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    Mr e Mrs Dursley, di Privet Drive numero 4, erano orgogliosi di poter affermare che erano perfettamente normali, e grazie tante. Erano le ultime persone al mondo da cui aspettarsi che avessero a che fare con cose strane o misteriose, perché sCiocchezze del genere proprio non le approvavano.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Mr Dursley era direttore di una ditta di nome Grunnings, che fabbricava trapani. Era un uomo corpulento, nerboruto, quasi senza collo e con un grosso paio di baffi. Mrs Dursley era magra, bionda e con un collo quasi due volte più lungo del normale, il che le tornava assai utile, dato che passava gran parte del tempo ad allungarlo oltre la siepe del giardino per spiare i viCini. I Dursley avevano un figlioletto di nome Dudley e secondo loro non esisteva al mondo un bambino più bello.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Possedevano tutto quel che si poteva desiderare, ma avevano anche un segreto, e il loro più grande timore era che qualcuno potesse scoprirlo. Non credevano che avrebbero potuto sopportare che qualcuno venisse a sapere dei Potter. Mrs Potter era la sorella di Mrs Dursley, ma non si vedevano da anni. Anzi, Mrs Dursley faceva addirittura finta di non avere sorelle, perché Mrs Potter e quel buono a nulla del marito non avrebbero potuto essere più diversi da loro di così. I Dursley rabbrividivano al solo pensiero di quel che avrebbero detto i viCini se i Potter si fossero fatti vedere nei paraggi. Sapevano che i Potter avevano anche loro un figlio piccolo, ma non lo avevano mai visto. E il ragazzino era un'altra buona ragione per tenere i Potter a distanza: non volevano che Dudley frequentasse un bambino di quel genere.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Quando i coniugi Dursley si svegliarono, la mattina di quel martedì grigio e coperto in cui inizia la nostra storia, nel Cielo nuvoloso nulla faceva presagire le cose strane e misteriose che di lì a poco sarebbero accadute in tutto il paese. Mr Dursley scelse canticchiando la cravatta da giorno più anonima del suo guardaroba, e Mrs Dursley continuò a chiacchierare ininterrottamente mentre con grande sforzo costringeva sul seggiolone Dudley che urlava a squarCiagola.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Alle otto e mezzo, Mr Dursley prese la sua valigetta ventiquattr'ore, sfiorò con le labbra la guanCia della moglie, e tentò di dare un baCio a Dudley, ma lo mancò perché, in quel momento, in preda a un furioso capricCio, il pupo stava scagliando i suoi fiocchi d'avena contro il muro. ‘Piccolo monello!’ commentò ridendo Mr Dursley mentre usCiva di casa. Salì in macchina e percorse a marCia indietro il vialetto del numero 4.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)


   Fu all'angolo della strada che notò le prime avvisaglie di qualcosa di strano: un gatto che leggeva una mappa. Per un attimo, Mr Dursley non si rese conto di quel che aveva visto; poi girò di scatto la testa e guardò di nuovo. C'era un gatto soriano ritto sulle zampe posteriori, all'angolo di Privet Drive, ma di mappe neanche l'ombra. Ma che diavolo aveva per la testa? La luce doveva avergli giocato qualche brutto tiro. Si stropicCiò gli occhi e fissò il gatto, che gli ricambiò l'occhiata. Mentre l'auto girava l'angolo e percorreva un tratto di strada, Mr Dursley tenne d'occhio il gatto nello specchietto retrovisore. In quel momento il felino stava leggendo il cartello stradale che indicava Privet Drive. No, lo stava guardando; i gatti non sanno leggere le mappe e neanche i cartelli stradali. Mr Dursley si riscosse da quei pensieri e allontanò il gatto dalla mente. Mentre si dirigeva in Città, non pensò ad altro che al grosso ordine di trapani che sperava di ricevere quel giorno.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Ma una volta giunto ai sobborghi della Città, avvenne qualcos'altro che gli fece usCire di mente i trapani. Fermo nel solito ingorgo del mattino, non poté fare a meno di notare che in giro c'erano un sacco di persone vestite in modo strano. Gente con indosso dei mantelli. Mr Dursley non sopportava le persone che si vestivano in modo stravagante: bisognava vedere come si conCiavano certi giovani! Immaginò che si trattasse di qualche stupidissima nuova moda. Mentre tamburellava con le dita sul volante, lo sguardo gli cadde su un capannello di quegli strampalati, viCinissimo a lui. Si stavano bisbigliando qualcosa tutti ecCitati. Mr Dursley sentì montargli la rabbia nel constatare che ce n'erano un paio tutt'altro che giovani. Ma che roba! Quello lì doveva essere più anziano di lui, e portava un mantello verde smeraldo! Che facCia tosta! Poi però gli venne in mente che potesse trattarsi di qualche sCiocca trovata. Ma certo! Era gente che faceva una colletta per qualche motivo. Sì, doveva essere proprio così. In quella, il traffico riprese a scorrere e alcuni minuti più tardi Mr Dursley giunse al parcheggio della Grunnings con la mente di nuovo tutta presa dai trapani.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Nel suo uffiCio, al nono piano, Mr Dursley sedeva sempre con la schiena rivolta alla finestra. Se così non fosse stato quella mattina avrebbe avuto ancor più difficoltà a concentrarsi sui suoi trapani. Lui non vide i gufi volare a sCiami in pieno giorno, ma la gente per strada sì. E li additavano, guardandoli a bocca aperta, passare a tutta veloCità, uno dopo l'altro sopra le loro teste. La maggior parte di quella gente non aveva mai visto un gufo neanche di notte. Ciononostante, Mr Dursley ebbe il privilegio di una mattinata perfettamente normale, del tutto immune dai gufi. Uscì dai gangheri con Cinque persone diverse. Fece molte telefonate importanti e qualche altro urlacCio. Fino all'ora di pranzo, il suo umore si mantenne ottimo. A quel punto deCise che, per sgranchirsi le gambe, avrebbe attraversato la strada per andarsi a comperare una Ciambella dal fornaio di fronte.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Aveva completamente dimenticato la gente con il mantello fino a che non ne superò un gruppetto proprio accanto al fornaio. Mentre passava, scoccò loro un'occhiata furente. Non sapeva perché, ma avvertì un certo disagio. Anche questi bisbigliavano tutti ecCitati, ma di bossoli per la colletta nemmeno l'ombra. Fu passandogli accanto di ritorno dal fornaio, con in mano l'involto di un'enorme Ciambella, che colse qualcosa di quello che stavano dicendo.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘I Potter, proprio così, è quel che ho sentito...’
‘... già, il figlio, Harry...’
Mr Dursley si fermò di colpo. Fu invaso dalla paura. Si voltò a guardare il capannello di maldicenti come se volesse dire loro qualcosa, ma poi Ci ripensò.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Attraversò la strada a preCipizio e raggiunse in tutta fretta il suo uffiCio; intimò alla segretaria di non disturbarlo per nessuna ragione, afferrò il telefono, e aveva quasi finito di fare il numero di casa quando cambiò idea. Mise giù il ricevitore, si lisCiò i baffi, pensando... no, era stato uno stupido. Potter non era poi un nome così insolito. Era certo che esistessero miriadi di persone chiamate Potter che avevano un figlio di nome Harry. E poi, ora che Ci pensava, non era neanche tanto sicuro che suo nipote si chiamasse proprio Harry. Del resto, non lo aveva neanche mai visto. Avrebbe potuto chiamarsi Harvey. O Harold. Non c'era ragione di impensierire Mrs Dursley; se la prendeva tanto ogni volta che le si parlava della sorella! E non poteva darle torto: se l'avesse avuta lui, una sorella così... E tuttavia, quella gente avvolta nei mantelli...
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Quel pomeriggio trovò molto più diffiCile concentrarsi sui suoi trapani, e quando lasCiò l'uffiCio alle Cinque in punto era ancora talmente assorto che, appena varcata la soglia, andò a sbattere dritto dritto contro una persona.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘Scusi’ bofonchiò, mentre il poveretto - un uomo anziano e mingherlino - inCiampava e per poco non finiva lungo disteso. Ci volle qualche secondo perché Mr Dursley si rendesse conto che l'uomo indossava un mantello viola. L'ometto però non aveva affatto l'aria di essersela avuta a male per essere stato quasi scaraventato a terra. Al contrario, il volto gli si illuminò di un largo sorriso e con una voCina stridula che destò l'attenzione dei passanti disse: ‘Non si scusi, mio caro signore, perché oggi non c'è niente che possa turbarmi! Si rallegri, perché Lei-Sa-Chi finalmente se n'è andato! Anche i Babbani come lei dovrebbero festeggiare questo felice, feliCissimo giorno!’
A quel punto, il vecchietto abbracCiò Mr Dursley Cingendolo alla vita e poi si allontanò.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

    Mr Dursley rimase lì impalato. Era stato abbracCiato da un perfetto sconosCiuto. Gli tornò anche in mente che quel tale lo aveva chiamato ‘Babbano’, qualsiasi cosa volesse dire. Era esterrefatto. Si affrettò a raggiungere la macchina e partì alla volta di casa, sperando di aver lavorato di fantasia, cosa che non aveva mai sperato prima perché non approvava le fantasie.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Non appena ebbe imboccato il vialetto del numero 4 di Privet Drive, la prima cosa che scorse - e che certo non contribuì a migliorare il suo umore - fu il gatto soriano che aveva visto la mattina. Seduto sul muro di Cinta del giardino. Era assolutamente certo che fosse quello della mattina: aveva gli stessi segni intorno agli occhi.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)


   ‘SCiò!’ gli gridò Mr Dursley.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Il gatto non si mosse. Si limitò a fissarlo con sguardo severo. Mr Dursley si chiese se normalmente i gatti si comportavano così. Cercando di riprendersi, entrò in casa. Era ancora deCiso a non dire niente alla moglie.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘E infine, da tutte le postazioni gli avvistatori di uccelli riferiscono che oggi, sull'intero territorio nazionale, i gufi hanno manifestato un comportamento molto insolito. Sebbene normalmente escano di notte a cacCia di prede e ben di rado vengano avvistati di giorno, fin dall'alba sono stati segnalati centinaia di gufi che volavano in tutte le direzioni. Gli esperti non sanno spiegare perché, tutt'a un tratto, i gufi abbiano modificato il loro ritmo sonno/veglia’. Lo speaker si lasCiò andare a un sorrisetto. ‘Molto misterioso. E ora, la parola a Jim McGuffin per le previsioni del tempo. Si prevedono altri scrosCi di gufi, stanotte, Jim?’
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘Francamente, Ted’ rispose il meteorologo, ‘su questo non so dirti niente, ma quest'oggi non sono stati soltanto i gufi a comportarsi in modo strano. Gli osservatori di località distanti fra loro come il Kent, lo Yorkshire e Dundee mi hanno telefonato per informarmi che, al posto della pioggia che avevo promesso ieri, hanno avuto un diluvio di stelle cadenti. Chissà? Forse si è festeggiata in antiCipo la Notte dei Fuochi. Ma, gente, la Notte dei Fuochi è soltanto tra una settimana! Comunque, posso assicurare che stanotte pioverà’.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Mr Dursley rimase seduto in poltrona, come paralizzato. Stelle cadenti in tutta la Gran Bretagna? Gufi che volano di giorno? Gente misteriosa che si aggira dappertutto avvolta in mantelli? E quelle voCi, quei bisbigli sui Potter...
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘Mah, non so... al telegiornale hanno detto cose strane’ bofonchiò Mr Dursley. ‘Gufi... stelle cadenti... e oggi, in Città, un sacco di gente strampalata...’
‘E allora?’ sbottò Mrs Dursley.
‘Niente, pensavo soltanto... forse... qualcosa che avesse a che fare con... hai capito, no?... con lei e i suoi’.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Mrs Dursley sorseggiò il tè a labbra strette. Mr Dursley si chiedeva intanto se avrebbe mai osato dirle di aver sentito pronunCiare il nome ‘Potter’. DeCise che non avrebbe osato. E invece, con il tono più naturale che gli riuscì di trovare, disse: ‘Il figlio... dovrebbe avere la stessa età di Dudley, non è vero?’
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Salirono in camera per andare a dormire senza più dire una parola sull'argomento. Mentre la moglie era in bagno, Mr Dursley si avviCinò guardingo alla finestra della camera da letto e sbirCiò fuori, nel giardino. Il gatto era ancora lì. Stava scrutando Privet Drive, come se aspettasse qualcosa.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   La sua fantasia galoppava troppo? Tutto questo poteva avere qualcosa a che fare con i Potter? Se sì... Cioè, se veniva fuori che loro erano parenti di una coppia di... be', non credeva proprio di poterlo sopportare.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Se Mr Dursley era sCivolato in un sonno agitato, il gatto, seduto sul muretto di fuori, non dava alcun segno di aver sonno. Sedeva immobile come una statua, con gli occhi fissi e senza batter Ciglio sull'angolo opposto di Privet Drive. E non ebbe il minimo soprassalto neanche quando, nella strada accanto, la portiera di una macchina sbatté forte, né quando due gufi gli sfrecCiarono sopra la testa. Dovette farsi quasi mezzanotte prima che il gatto facesse il minimo movimento.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)


   In Privet Drive non s'era mai visto niente di simile. Era alto, magro e molto vecchio, a giudicare dall'argento dei capelli e della barba, talmente lunghi che li teneva infilati nella Cintura. Indossava abiti lunghi, un mantello color porpora che strusCiava per terra e stivali dai tacchi alti con le fibbie. Dietro gli occhiali a mezzaluna aveva due occhi di un azzurro chiaro, luminosi e sCintillanti, e il naso era molto lungo e ricurvo, come se fosse stato rotto almeno due volte. L'uomo si chiamava Albus Silente.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Aveva trovato quel che stava cercando nella tasca interna del mantello. Sembrava un accendino d'argento. Lo aprì con uno scatto, lo tenne sollevato e lo accese. Il lampione più viCino si fulminò con un piccolo schiocco. L'uomo lo fece scattare di nuovo, e questa volta si fulminò il lampione appresso. DodiCi volte fece scattare quel suo ‘Spegnino’, fino a che l'unica illuminazione rimasta in tutta la strada furono due capocchie di spillo in lontananza: gli occhi del gatto che lo fissavano. Se in quel momento qualcuno - perfino quell'occhio di lince di Mr Dursley - avesse guardato fuori della finestra, non sarebbe riusCito a vedere niente di quel che accadeva in strada. Silente si fece sCivolare di nuovo nella tasca del mantello il suo ‘Spegnino’ e si incamminò verso il numero 4 di Privet Drive, dove si mise a sedere sul muretto, accanto al gatto. Non lo guardò, ma dopo un attimo gli rivolse la parola.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Si voltò verso il soriano con un sorriso, ma quello era scomparso. Al suo posto, davanti a lui c'era una donna dall'aspetto piuttosto severo, che portava un paio di occhiali squadrati della forma identica ai segni che il gatto aveva intorno agli occhi. Anche lei indossava un mantello, ma color smeraldo. I capelli neri erano raccolti in uno chignon. Aveva l'aria deCisamente scombussolata.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘Anche lei sarebbe rigido se fosse rimasto seduto tutto il giorno su un muretto di mattoni’ rimbeccò la professoressa Mcgranitt.
‘Tutto il giorno? Quando invece avrebbe potuto festeggiare? Venendo qui mi sono imbattuto in una deCina e più di feste e banchetti’.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘Eh già, sono proprio tutti lì che festeggiano’ disse con tono impaziente. ‘Ci si sarebbe potuti aspettare che fossero un po' più prudenti, macché... anche i Babbani hanno notato che sta succedendo qualcosa. Lo hanno detto ai loro telegiornali’. E così dicendo si voltò verso la finestra buia del soggiorno dei Dursley. ‘L'ho sentito personalmente. Stormi di gufi... stelle cadenti... Be', non sono mica del tutto stupidi. Prima o poi dovevano notare qualcosa. Stelle cadenti nel Kent... Ci scommetto che è stato Dedalus Lux. sempre stato un po' svitato’.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘Non gli si può dar torto’ disse Silente con dolcezza. ‘Per undiCi anni abbiamo avuto ben poco da festeggiare’.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   A quel punto, lanCiò a Silente un'occhiata obliqua e penetrante, sperando che lui dicesse qualcosa; ma così non fu. Allora continuò: ‘Sarebbe un bel guaio se, proprio il giorno in cui sembra che Lei-Sa-Chi sia finalmente scomparso, i Babbani dovessero venire a sapere di noi. Ma siamo proprio sicuri che se n'è andato, Silente?’ ‘Sembra proprio di sì’ rispose questi. ‘Dobbiamo essere molto grati. Le andrebbe un ghiacCiolo al limone?’
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘Un che?’
‘Un ghiacCiolo al limone. un dolce che fanno i Babbani: io ne vado matto’.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘No grazie’ rispose freddamente la professoressa Mcgranitt, come a voler dire che non era il momento dei ghiacCioli. ‘Come dicevo, anche se Lei-Sa-Chi se ne è andato veramente...’
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘Mia cara professoressa, una persona di buonsenso come lei potrebbe deCidersi a chiamarlo anche per nome!! Tutte queste allusioni a "Lei-Sa-Chi" sono una vera stupidaggine... Sono undiCi anni che cerco di convincere la gente a chiamarlo col suo vero nome: Voldemort’. La professoressa Mcgranitt trasalì, ma Silente, che stava scartando un ghiacCiolo al limone, sembrò non farvi caso. ‘Crea tanta di quella confusione continuare a dire "Lei-Sa-Chi". Non ho mai capito per quale ragione bisognasse avere tanta paura di pronunCiare il nome di Voldemort’.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)


   ‘Meno male che è buio. Non arrossivo tanto da quella volta che Madama Chips mi disse quanto le piacevano i miei nuovi paraorecchi’.
La professoressa Mcgranitt scoccò a Silente un'occhiata penetrante, poi disse: ‘I gufi sono niente in confronto alle voCi che sono state messe in giro. Sa che cosa dicono tutti? Sul perché è scomparso? Su quel che l'ha fermato una buona volta?’
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Sembrava che la professoressa Mcgranitt avesse toccato il punto che più le premeva di discutere, la vera ragione per cui era rimasta in attesa tutto il giorno su quel muretto freddo e duro, perché mai - né da gatto né da donna - aveva fissato Silente con uno sguardo così penetrante. Era chiaro che qualsiasi cosa ‘tutti’ mormorassero, lei non l'avrebbe creduto sin quando Silente non le avesse detto che era vero. Ma lui era occupato col suo ghiacCiolo al limone, e non rispose.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘Lily e James... Non posso crederCi... Non volevo crederCi... Oh, Albus...’
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   La Mcgranitt proseguì con voce tremante: ‘E non è tutto. Dicono che ha anche cercato di ucCidere il figlio dei Potter, Harry. Ma che... non c'è riusCito. Quel picCino, non è riusCito a ucCiderlo. Nessuno sa perché né come, ma dicono che quando Voldemort non ce l'ha fatta a ucCidere Harry Potter, in qualche modo il suo potere è venuto meno... ed è per questo che se n'è andato’.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘è vero?’ balbettò la professoressa Mcgranitt. ‘Dopo tutto quel che ha fatto... dopo tutti quelli che ha ammazzato... non è riusCito a ucCidere un bambino indifeso? strabiliante... di tutte le cose che avrebbero potuto fermarlo... Ma in nome del Cielo, come ha fatto Harry a sopravvivere?’
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   La professoressa McGranitt tirò fuori un fazzoletto di trina e si asCiugò gli occhi dietro gli occhiali. Con un profondo sospiro, Silente estrasse dalla tasca un orologio d'oro e lo esaminò. Era un orologio molto strano. Aveva dodiCi lancette, ma al posto dei numeri c'erano alcuni piccoli pianeti che si muovevano lungo il bordo del quadrante. Evidentemente Silente lo sapeva leggere, perché lo ripose di nuovo nella tasca e disse: ‘Hagrid è in ritardo. A proposito, suppongo sia stato lui a dirle che sarei venuto qui’.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘Sì’ rispose la McGranitt, ‘anche se non credo che lei mi dirà perché mai, di tanti posti, abbia scelto proprio questo’.
‘Sono venuto a portare Harry dai suoi zii. Sono gli uniCi parenti che gli rimangono’.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘Non vorrà mica dire... Non saranno mica quei due che abitano lì!’ esclamò la Mcgranitt balzando in piedi e indicando il numero 4. ‘Silente... non è possibile! E' tutto il giorno che li osservo. Non avrebbe potuto trovare persone più diverse da noi. E poi quel ragazzino che hanno... l'ho visto prendere a calCi sua madre per tutta la strada, urlando che voleva le caramelle! Harry Potter... venire ad abitare qui?’.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Il silenzio che li Circondava era stato lacerato da un rombo cupo. Mentre Silente e la Mcgranitt percorrevano con lo sguardo la stradina per vedere se si avviCinassero dei fari, il rumore si fece sempre più forte, fino a diventare un boato. Entrambi levarono lo sguardo al Cielo e dall'aria piovve una gigantesca motoCicletta che atterrò sull'asfalto proprio davanti a loro.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Pur colossale com'era, la moto sembrava niente a confronto con l'uomo che la inforcava. Era alto Circa due volte un uomo normale e almeno Cinque volte più grosso. Sembrava semplicemente troppo per essere vero, e aveva un aspetto terribilmente selvaggio: lunghe Ciocche di ispidi capelli neri e una folta barba gli nascondevano gran parte del volto; ogni mano era grande come il coperchio di un bidone dei rifiuti e i piedi, che calzavano stivali di cuoio, sembravano due piccoli delfini. Tra le bracCia immense e muscolose reggeva un involto di coperte.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘Un prestito, professor Silente’; e così dicendo, il gigante scese con Circospezione dalla motoCicletta. ‘Del giovane Sirius Black. Lui ce l'ho qui, signore’.
Ci sono stati problemi?’
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘No, signore; la casa era distrutta, diCiamo, ma io sono riusCito a tirarlo fuori prima che il posto si riempisse di Babbani. Si è addormentato mentre volavamo su Bristol’.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Silente e la Mcgranitt si chinarono sull'involto di coperte. Dentro, appena visibile, c'era un bambino profondamente addormentato. Sotto il Ciuffo di capelli corvini che gli spuntava sulla fronte, scorsero un taglio dalla forma bizzarra, simile a una saetta.
‘E' qui che...’ chiese in un bisbiglio la professoressa Mcgranitt.
‘Sì’ rispose Silente. ‘Questa Cicatrice se la terrà per sempre’.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘E lei non può farCi niente, Silente?’
‘Anche se potessi, non lo farei. Le CicatriCi possono tornare utili. Anch'io ne ho una, sopra il ginocchio sinistro, che è una piantina perfetta della metropolitana di Londra. Bene... Dammelo qua, Hagrid; vediamo di concludere’.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Silente prese Harry tra le bracCia e si voltò verso la casa dei Dursley.
‘Posso... posso fargli un salutino, signore?’ chiese Hagrid.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Chinò la grossa e ispida testa su Harry e gli dette un baCio rasposo per via di tutto quel pelo. Poi, d'un tratto, emise un ululato come di cane ferito.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘S-s-s-scusatemi...’ singhiozzò Hagrid tirando fuori un immenso fazzoletto tutto chiazzato e tuffandoCi il viso dentro, ‘ma proprio n-n-non ce la facCio... Lily e James morti... e il povero piccolo Harry che se ne va a vivere con i Babbani...’.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘Sì, certo, è molto triste, ma vedi di controllarti, Hagrid, o Ci scopriranno’ sussurrò la Mcgranitt battendogli con cautela un colpetto sul bracCio mentre Silente, scavalcando il basso muricCiolo del giardino, si avviava verso la porta d'ingresso. Depose dolcemente Harry sul gradino, tirò fuori dal mantello una lettera, la ripose tra le coperte che avvolgevano Harry e tornò verso gli altri due. Per un lungo minuto i tre rimasero lì a guardare quel fagottino; Hagrid era scosso dai singhiozzi, la professoressa Mcgranitt non faceva che battere le palpebre, e lo sCintillio che normalmente emanava dagli occhi di Silente sembrava svanito.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   AsCiugandosi gli occhi inondati di lacrime con la manica della giacca, Hagrid si rimise a cavalCioni della motoCicletta e accese il motore; si sollevò in aria con un rombo e sparì nella notte.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘Penso che Ci rivedremo presto, professoressa Mcgranitt’ disse Silente facendole un cenno col capo. Per tutta risposta, lei si soffiò il naso.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Silente si voltò e si avviò lungo la strada. Giunto all'angolo, si fermò ed estrasse il suo ‘Spegnino’ d'argento. Uno scatto, e dodiCi sfere luminose si riaccesero di colpo nei lampioni, illuminando Privet Drive di un bagliore aranCiato. A quel chiarore scorse un gatto soriano che se la svignava dietro l'angolo all'altro capo della strada. Da quella distanza vedeva appena il mucchietto di coperte sul gradino del numero 4.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘Buona fortuna, Harry’ mormorò. Poi girò sui tacchi e, con un frusCio del mantello, sparì.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Una lieve brezza scompigliava le siepi ben potate di Privet Drive, che riposava, ordinata e silenziosa, sotto il Cielo nero come l'inchiostro. L'ultimo posto dove Ci si sarebbe aspettati di veder accadere cose stupefacenti. Sotto le sue coperte, Harry Potter si girò dall'altra parte senza svegliarsi. Una manina si richiuse sulla lettera che aveva accanto e lui continuò a dormire, senza sapere che era speCiale, senza sapere che era famoso, senza sapere che di lì a qualche ora sarebbe stato svegliato dall'urlo di Mrs Dursley che apriva la porta di casa per mettere fuori le bottiglie del latte, né che le settimane successive le avrebbe trascorse a farsi riempire di spintoni e pizzicotti dal cugino Dudley... Non poteva sapere che, in quello stesso istante, da un capo all'altro del paese, c'era gente che si riuniva in segreto e levava i caliCi per brindare ‘a Harry Potter il bambino che è sopravvissuto’.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Erano passati quasi dieCi anni da quando i Dursley si erano svegliati una mattina e avevano trovato il nipote sul gradino di casa, ma Privet Drive non era cambiata affatto. Il sole sorgeva sugli stessi giardinetti ben tenuti e illuminava il numero 4 d'ottone sulla porta d'ingresso dei Dursley; si insinuava nel loro soggiorno, che era pressoché identico a quella sera in cui Mr Dursley aveva visto il fatidico telegiornale che parlava di gufi. Soltanto le fotografie sulla mensola del caminetto denotavano quanto tempo fosse passato in realtà. DieCi anni prima c'era un'infinità di fotografie di quello che sembrava un grosso pallone da spiaggia rosa, con indosso cappellini di vari colori. Ma Dudley Dursley non era più un lattante, e ora le fotografie ritraevano un bambinone biondo in sella alla sua prima biCicletta, sulle giostre alla fiera, che giocava al computer col padre, o che si faceva abbracCiare e baCiare dalla madre. Nulla, in quella stanza, denotava che in casa viveva anche un altro bambino.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   ‘Sveglia!’ urlò. Harry sentì i suoi passi avviarsi verso la cuCina e poi il rumore della padella che veniva messa sul fornello. Si girò sulla schiena e cercò di ricordare il sogno che stava facendo. Era un bel sogno. C'era una motoCicletta volante. Ebbe la strana sensazione di averlo già fatto qualche altra volta.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   ‘Sono quasi pronto’ rispose Harry.
‘Be', vedi di spicCiarti, voglio che sorvegli il bacon che ho messo sul fuoco. E non ti azzardare a farlo bruCiare. Voglio che tutto sia perfetto, il giorno del compleanno di Duddy’.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Harry si lasCiò sfuggire un gemito.
‘Cosa hai detto?’ chiese aspra la zia da dietro la porta.
‘Niente, niente...’
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Il compleanno di Dudley... come aveva potuto dimenticarlo? Si alzò lentamente e cominCiò a cercare i calzini. Ne trovò un paio sotto al letto e, dopo aver tolto un ragno da uno dei due, se li infilò. Harry c'era abituato perché il ripostiglio sotto la scala pullulava di ragni, e lui dormiva lì.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Una volta che si fu vestito, attraversò l'ingresso diretto in cuCina. Il tavolo scompariva quasi completamente sotto la pila dei regali di compleanno di Dudley. Sembrava proprio che Dudley fosse riusCito a ottenere il nuovo computer che desiderava tanto, per non parlare del secondo televisore e della biCi da corsa. Il motivo preCiso per cui Dudley voleva una biCi da corsa era un mistero per Harry, visto che Dudley era molto grasso e detestava fare moto, a meno che - inutile dirlo - non si trattasse di prendere a pugni qualcuno. Il punching-ball preferito di Dudley era Harry, quando riusCiva ad acchiapparlo, il che non era faCile. Non sembrava, ma Harry era molto veloce. Forse per il fatto che viveva in un ripostiglio buio Harry era sempre stato piccolo e mingherlino per la sua età. E lo sembrava ancor più di quanto in realtà non fosse, perché non aveva altro da indossare che i vestiti smessi di Dudley, e Dudley era Circa quattro volte più grosso di lui. Harry aveva un viso sottile, ginocchia nodose, capelli neri e occhi verde chiaro. Portava un paio di occhiali rotondi, tenuti insieme con un sacco di nastro adesivo per tutte le volte che Dudley lo aveva preso a pugni sul naso. L'unica cosa che a Harry piaceva del proprio aspetto era una Cicatrice molto sottile sulla fronte, che aveva la forma di una saetta. Per quanto ne sapeva, l'aveva da sempre, e la prima domanda che ricordava di aver mai rivolto a zia Petunia era stata come se la fosse fatta.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   ‘Nell'inCidente d'auto in cui sono morti i tuoi genitori’ le aveva risposto lei, ‘e non fare domande’.
Non fare domande: questa era la prima regola per vivere in pace, con i Dursley.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Zio Vernon entrò in cuCina mentre Harry stava girando il bacon.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Circa una volta alla settimana, zio Vernon alzava gli occhi dal suo giornale e urlava che Harry doveva tagliarsi i capelli. Di tagliarsi i capelli Harry aveva bisogno più di tutti i suoi compagni di classe messi insieme; ma non c'era niente da fare: crescevano in quel modo... dappertutto.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Quando Dudley e sua madre entrarono in cuCina, Harry stava friggendo le uova. Dudley assomigliava molto a zio Vernon. Aveva un gran facCione roseo, quasi niente collo, occhi piccoli di un celeste acquoso, e folti capelli biondi e lisCi che gli pendevano su un gran testone. Spesso zia Petunia diceva che Dudley sembrava un angioletto; Harry invece, diceva che sembrava un maiale con la parrucca.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Harry mise in tavola i piatti con le uova al bacon, un'operazione non particolarmente faCile, dato che lo spazio era poco. Nel frattempo, Dudley contava i regali. Gli si lesse sul viso il disappunto.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   ‘D'accordo, trentasette’ disse Dudley tutto paonazzo. Harry, avendo capito che era in arrivo uno dei terrificanti capricCi alla Dudley, cominCiò a trangugiare il suo bacon il più in fretta possibile, nel caso il cugino avesse buttato il tavolo a gambe all'aria.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Evidentemente, anche zia Petunia annusò il pericolo, perché si affrettò a dire: ‘E oggi, mentre siamo fuori, ti compreremo altri due regali. Che ne diCi, tesorucCio? Altri due regali. Va bene così?’
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Dudley Ci pensò su un attimo. Lo sforzo sembrò immenso. Alla fine disse lentamente: ‘Così ne avrò trenta... trenta...’
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   ‘Ah!’ Dudley si lasCiò cadere pesantemente su una sedia e afferrò il pacchetto più viCino. ‘Allora va bene’.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   In quel momento, squillò il telefono e zia Petunia andò a rispondere mentre Harry e zio Vernon rimasero a guardare Dudley scartare la biCicletta da corsa, una Cinepresa, un aeroplano telecomandato, sediCi nuovi videogiochi e un videoregistratore. Stava strappando l'incarto di un orologio da polso d'oro quando zia Petunia tornò nella stanza con l'aria arrabbiata e preoccupata a un tempo.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Dudley spalancò la bocca inorridito, ma il cuore di Harry balzò di gioia. Ogni anno, per il compleanno di Dudley, i genitori portavano lui e un suo amico fuori per tutto il giorno, in giro per parchi, a fare scorpacCiate di hamburger o al Cinema. Ogni anno Harry rimaneva con Mrs Figg, una vecchia signora mezza matta che viveva due traverse più avanti. Harry detestava quella casa. Puzzava di cavolo e Mrs Figg lo costringeva a guardare le fotografie di tutti i gatti che aveva posseduto in vita sua.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   ‘E ora che si fa?’ chiese zia Petunia guardando furibonda Harry come se fosse colpa sua. Harry sapeva che avrebbe dovuto dispiacersi per il fatto che Mrs Figg si era rotta la gamba, ma non gli fu faCile quando gli venne in mente che ancora per un intero anno non sarebbe stato costretto a guardare tutti i Fuffi, i Baffi, i Mascherini e le Palline di questo mondo.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   ‘Non dire sCiocchezze, Vernon, lo sai benissimo che lo detesta’.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   ‘Cosa ne diCi di... come si chiama... la tua amica... Yvonne?’
‘E' in vacanza a Maiorca’ rimbeccò zia Petunia.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   ‘Potreste lasCiarmi semplicemente qui’ azzardò Harry speranzoso (una volta tanto, avrebbe potuto guardare quel che voleva alla televisione o persino provare il computer di Dudley).
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Zia Petunia fece una facCia come se avesse appena ingoiato un limone.
‘Per trovare la casa in rovina quando torniamo?’ ringhiò.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   ‘Mica la facCio saltare in aria’ disse Harry, ma nessuno lo ascoltò.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   ‘Forse potremmo portarlo allo zoo’ disse Petunia lentamente ‘...e lasCiarlo in macchina...’
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Dudley cominCiò a piangere forte. In realtà, non stava piangendo; erano anni che non piangeva sul serio, ma sapeva che se contorceva la facCia e si lagnava la madre gli avrebbe dato qualsiasi cosa lui avesse chiesto.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   ‘Duddy tesorino caro, non piangere! Mammina non permetterà che quello ti rovini la festa!’ esclamò stringendolo tra le bracCia.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   ‘N-n-non... voglio... che... venga... pure lui!’ gridò Dudley tra un finto singhiozzo e l'altro. ‘Lui rovina s-s-sempre tutto!’ E lanCiò a Harry un'occhiata malevola attraverso uno spiraglio tra le bracCia della madre.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   In quel preCiso momento suonò il campanello: ‘Santo Cielo, sono arrivati!’ esclamò zia Petunia frenetica. E un attimo dopo, l'amico del cuore di Dudley, Piers Polkiss, entrò insieme alla madre. Piers era un ragazzo tutto pelle e ossa, con una facCia da topo. Era lui che in genere immobilizzava le persone con le bracCia dietro la schiena mentre Dudley le picchiava. Dudley smise all'istante di far finta di piangere.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Mezz'ora più tardi, Harry, che non riusCiva a credere a tanta fortuna, aveva preso posto sul sedile posteriore della macchina dei Dursley insieme a Piers e a Dudley, diretto allo zoo per la prima volta in vita sua. Lo zio e la zia non erano riusCiti a inventarsi niente di diverso per lui, ma prima di usCire, zio Vernon lo aveva preso da parte.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   ‘Ti avverto’ gli aveva detto piazzandoglisi davanti col suo facCione paonazzo a un millimetro dal suo naso, ‘ti avverto una volta per tutte, ragazzino, niente cose strane, niente di niente, intesi? O resterai chiuso in quel ripostiglio fino a Natale’.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Ad esempio, una volta zia Petunia, stanca di veder tornare Harry dal barbiere come se non Ci fosse stato affatto, aveva preso un paio di forbiCi da cuCina e gli aveva tagliato i capelli talmente corti da lasCiarlo quasi pelato, tranne per la frangetta, che non aveva toccato per ‘nascondere quell'orribile Cicatrice’. Dudley era scoppiato a ridere a crepapelle al vedere Harry così conCiato, e lui aveva passato una notte insonne al pensiero di come sarebbe andata l'indomani a scuola, dove già tutti lo prendevano in giro per i vestiti sformati e gli occhiali tenuti insieme con lo scotch. Ma la mattina dopo, al risveglio, aveva trovato i capelli esattamente come erano prima che zia Petunia glieli avesse rapati. Per questo era stato punito con una settimana di reclusione nel ripostiglio, sebbene avesse cercato di spiegare che non sapeva spiegare come mai gli fossero ricresCiuti così in fretta.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Un'altra volta, la zia aveva cercato di infilargli a forza un orrendo maglione smesso di Dudley (marrone con dei pompon aranCioni). Ma più cercava di infilarglielo dalla testa, più il maglione si rimpicCioliva, fino a che avrebbe potuto andar bene a una marionetta, ma non certo a Harry. Zia Petunia aveva decretato che doveva essersi ritirato in lavatrice, e questa volta Harry, con suo gran sollievo, non venne punito.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Invece, il giorno che fu trovato sul tetto delle cuCine della scuola, passò un guaio terribile. La banda di amiCi di Dudley lo stava rincorrendo, come al solito, quando, con immensa sorpresa di Harry e di tutti, lui si era ritrovato seduto sul comignolo. I Dursley avevano ricevuto una lettera molto indignata della direttrice, la quale li informava che Harry aveva dato la scalata all'edifiCio scolastico. Eppure, lui aveva soltanto cercato (come gridò a zio Vernon attraverso la porta sprangata del ripostiglio) di saltare dietro i grossi bidoni della spazzatura fuori della cuCina. E credeva che, a metà di quel salto, una folata di vento lo avesse sollevato in aria.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Strada facendo, zio Vernon si lamentava con zia Petunia. A lui piaceva lamentarsi di tutto: i colleghi di lavoro, Harry, il consiglio, Harry, la banca, Harry erano solo alcuni dei suoi argomenti preferiti. Quella mattina aveva scelto di lamentarsi delle motoCiclette.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Per poco zio Vernon non tamponò la macchina che lo precedeva. Si voltò di scatto e urlò a Harry, con la facCia che assomigliava a una gigantesca barbabietola con i baffi: ‘LE MOTOCiCLETTE NON VOLANO!’
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Era un sabato assolato, e lo zoo era pieno di famigliole. All'ingresso, i Dursley comperarono a Dudley e a Piers due enormi gelati al Cioccolato e poi, siccome la sorridente barista del baracchino aveva chiesto a Harry cosa volesse prima che loro avessero potuto allontanarlo, gli comperarono un economico ghiacCiolo al limone. E non era neanche male, pensò Harry, leccandolo, mentre guardavano un gorilla che si grattava la testa e assomigliava terribilmente a Dudley, tranne che non era biondo.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Fu la mattinata più felice che Harry avesse avuto da molto tempo. Ebbe cura di camminare a una certa distanza dai Dursley in modo che Dudley e Piers, che per l'ora di pranzo avevano già cominCiato ad annoiarsi degli animali, non tornassero al loro passatempo preferito di prenderlo a pugni. Pranzarono al ristorante dello zoo e quando Dudley fece un capricCio perché la sua fetta di dolce non era abbastanza grande, zio Vernon gliene comperò un altro e a Harry fu permesso di finire la prima.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Dopo pranzo, andarono al serpentario. Il luogo era fresco e semibuio, con vetrine illuminate lungo tutte le pareti. Dietro ai vetri, lucertole e serpenti di ogni speCie strisCiavano e si arrampicavano su tronchi di legno e sassi. Dudley e Piers volevano vedere i giganteschi e velenosi cobra e i grossi pitoni capaCi di stritolare un uomo. Dudley fu molto veloce nell'individuare il serpente più grosso di tutti. Avrebbe potuto benissimo avvolgersi due volte intorno alla macchina di zio Vernon e ridurla alle dimensioni di un bidone per la spazzatura, ma al momento non sembrava in vena. Anzi, era profondamente addormentato. Dudley rimase con il naso spiacCicato contro il vetro, a contemplarne le spire brune e lucenti.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   D'un tratto il serpente aprì gli occhi piccoli e lucCicanti. Lentamente, molto lentamente, sollevò la testa finché si trovarono all'altezza di quelli di Harry.
Gli fece l'occhiolino.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Il serpente girò la testa di scatto verso zio Vernon e Dudley, poi alzò gli occhi al Cielo. Dette a Harry un'occhiata che equivaleva a dire:
‘Questo è quel che mi tocca sempre’.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   ‘Era un bel posto?’
Il boa colpì di nuovo con la coda il cartellino e Harry lesse ancora: Questo esemplare è nato e cresCiuto in cattività. ‘Ah, capisco, non sei mai stato in Brasile, tu!’
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   ‘Fuori dai piedi, tu!’ intimò mollando un pugno nelle costole a Harry, il quale, colto alla sprovvista, cadde a terra come un sacco. Quel che seguì avvenne così in fretta che nessuno si rese conto del come: un attimo prima Piers e Dudley erano chini viCinissimo al vetro, e un attimo dopo erano saltati all'indietro tra grida di orrore. Harry si tirò su a sedere boccheggiando; il vetro anteriore della teca del boa constrictor era scomparso. Il grosso serpente stava svolgendo rapidamente le sue spire e sCivolando sul pavimento, mentre in tutto il serpentario la gente si metteva a urlare e cominCiava a correre verso le usCite.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Mentre gli sCivolava accanto a tutta veloCità, Harry avrebbe giurato di aver udito una voce bassa e sibilante dire: ‘Brasile, aspettami che arrivo... Grrrrazie, amigo’.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Il direttore dello zoo in persona preparò a zia Petunia una tazza di tè dolce molto forte, e intanto non la finiva più di scusarsi. Piers e Dudley non riusCivano a far altro che farfugliare. Per quel che aveva visto Harry, il serpente non aveva fatto altro che dargli un colpettino giocoso sui tacchi, mentre passava, ma fecero appena a tempo a tornare tutti nella macchina di zio Vernon che già Dudley raccontava come il boa gli avesse quasi staccato la gamba a morsi, mentre Piers giurava che aveva cercato di soffocarlo nella sua stretta mortale. Ma il peggio, almeno per Harry, fu che Piers riuscì a calmarsi quel tanto che gli consentì di dire: ‘Harry gli ha parlato. Non è vero, Harry?’
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Zio Vernon aspettò che Piers fosse usCito di casa prima di cominCiare a prendersela con Harry. Era così arrabbiato che parlava a stento. Riuscì a malapena a dire: ‘Vattene... ripostiglio... rimani lì... senza mangiare’ prima di crollare su una sedia, tanto che zia Petunia dovette correre a prendergli un grosso bicchiere di brandy.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Molto più tardi Harry, steso al buio nel suo ripostiglio, avrebbe desiderato avere un orologio. Non sapeva che ora fosse e non era sicuro che i Dursley fossero andati a dormire. Fino a quel momento, non poteva rischiare di sgattaiolare in cuCina a mangiare qualcosa.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Viveva con i Dursley da quasi dieCi anni, dieCi anni di infeliCità, per quanto poteva ricordare, fin da quando era piccolo e i suoi genitori erano morti in quell'inCidente d'auto. Non ricordava di essere stato anche lui nella macchina al momento della loro morte. Talvolta, quando sforzava la memoria durante le lunghe ore trascorse nel ripostiglio, gli veniva una strana visione: un lampo accecante di luce verde e un dolore bruCiante sulla fronte. Quello, immaginava, era stato l'inCidente, anche se non riusCiva a capire da dove venisse la luce verde. I genitori, non li ricordava affatto. Gli zii non ne parlavano mai e, naturalmente, era proibito fare domande al riguardo. In casa, non c'era neanche una loro fotografia.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Quando era più piccolo aveva sognato tante volte che qualche parente sconosCiuto venisse a portarlo via, ma questo non era mai accaduto; gli uniCi suoi parenti erano i Dursley. Eppure, talvolta gli sembrava (o forse era una speranza) che gli estranei per strada lo riconoscessero. Ed erano degli estranei veramente strani. Una volta un ometto mingherlino col Cilindro viola gli aveva fatto un inchino mentre era a far spese con zia Petunia e Dudley. Furiosa, dopo avergli chiesto se conosceva quell'uomo, zia Petunia li aveva trasCinati fuori dal negozio senza comperare niente. Un'altra volta, in autobus, un'anziana donna dall'aspetto stravagante, tutta vestita di verde, lo aveva salutato allegramente. Qualche giorno prima, un uomo calvo, con indosso un mantello color porpora molto lungo, gli aveva stretto la mano per strada e poi si era allontanato senza una parola. La cosa più stramba di tutte quelle persone era che sembravano dileguarsi nel nulla nel momento stesso in cui Harry cercava di guardarle da viCino.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   A scuola, Harry non aveva amiCi. Tutti sapevano che la ghenga di Dudley odiava quello strano Harry Potter, infagottato nei suoi vestiti smessi e con gli occhiali rotti, e a nessuno piaceva mettersi contro la ghenga di Dudley.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

    La fuga del boa constrictor brasiliano costò a Harry il castigo più lungo mai ricevuto fino a quel momento. Quando finalmente gli fu permesso di usCire dal ripostiglio, erano ormai iniziate le vacanze estive e Dudley aveva già rotto la nuova Cinepresa, mandato a sbattere l'aeroplanino telecomandato, e la prima volta che aveva provato la biCicletta da corsa aveva investito l'anziana Mrs Figg che attraversava Privet Drive con le stampelle.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Harry era molto contento che la scuola fosse finita, ma non c'era modo di sfuggire alla ghenga di Dudley che veniva a casa ogni santo giorno. Piers, Dennis, Malcolm e Gordon erano grandi, grossi e stupidi, ma poiché Dudley era il più grande e il più stupido di tutti, il capo era lui. Tutti gli altri erano ben feliCi di unirsi a lui nel praticare il suo sport preferito: la cacCia a Harry.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   ‘Lo sai che a Stonewall il primo giorno di scuola ti ficcano la testa nella tazza del gabinetto?’ disse a Harry. ‘Vuoi venire di sopra a fare eserCizio?’
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   ‘Grazie no’ rispose Harry. ‘La povera tazza del gabinetto non si è mai vista cacCiare dentro niente di più orribile della tua testa; potrebbe sentirsi male’. Poi scappò via prima che Dudley potesse capire quello che aveva detto.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Un giorno di luglio, zia Petunia accompagnò Dudley a Londra per comperare l'uniforme di Snobkin, lasCiando Harry da Mrs Figg. Quel giorno, la vecchia signora era meno peggio del solito. Si era rotta la gamba inCiampando in uno dei suoi gatti e quindi non sembrava più entusiasta di loro come prima. Permise a Harry di guardare la televisione e gli diede un pezzo di torta al Cioccolato, che sapeva di stantio come se stesse lì da qualche anno.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Quella sera, Dudley fece passerella in salotto per la famiglia, nella sua uniforme nuova di zecca. I ragazzi di Snobkin indossavano una giacchetta color melanzana, pantaloni alla zuava aranCione e un copricapo piatto detto paglietta. Erano inoltre dotati di un bastone nodoso usato per picchiarsi a vicenda quando gli insegnanti non guardavano. Si riteneva che questo fosse un buon addestramento per la vita futura.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Guardando Dudley nei nuovi pantaloni alla zuava, zio Vernon disse con tono burbero che non si era mai sentito tanto orgoglioso in vita sua. Zia Petunia scoppiò in lacrime e disse che non le sembrava vero che quello fosse il suo piccolino, da quanto era bello e cresCiuto. Harry non si arrischiò a parlare. Aveva l'impressione di essersi rotto un paio di costole nel tentativo di non ridere.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   La mattina dopo, quando Harry entrò in cuCina, c'era un odore orribile che sembrava provenire da una grossa baCinella di metallo che era dentro il lavandino. Si avviCinò per dare un'occhiata. La baCinella era piena di quelli che sembravano stracCi sporchi a mollo in un'acqua grigia.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Harry guardò di nuovo dentro la baCinella.
‘Oh!’ disse. ‘Non avevo capito che dovesse essere tanto bagnata’.
‘Non fare lo sCiocco!’ lo apostrofò aspramente zia Petunia. ‘Ti sto tingendo di grigio alcuni vestiti smessi di Dudley. Quando avrò finito sembreranno uguali a quelli di tutti gli altri’.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Dudley e zio Vernon entrarono in cuCina ed entrambi arricCiarono il naso per via dell'odore che emanava la nuova uniforme di Harry. Zio Vernon aprì come al solito il giornale e Dudley picchiò il tavolo con il bastone di Snobkin, che ormai portava dappertutto.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   ‘Vai a prendere la posta, Dudley’ disse zio Vernon da dietro il giornale.
‘MandaCi Harry’.
‘Vai a prendere la posta, Harry’.
‘MandaCi Dudley’.
‘Punzecchialo con il bastone di Snobkin, Dudley’.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Harry la raccolse e la fissò con il cuore che gli vibrava come un gigantesco elastico. Nessuno in vita sua gli aveva mai scritto. E chi avrebbe dovuto farlo? Non aveva amiCi, non aveva altri parenti; non era neanche soCio della biblioteca e quindi non aveva mai ricevuto perentori avvisi di restituire i libri presi in prestito. Eppure, eccola lì, una lettera dall'indirizzo così inequivocabile da non poter essere frainteso: Mr H. Potter Ripostiglio del sottoscala 4, Privet Drive Little Whinging Surrey
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   ‘Allora, sbrigati un po'!’ gridò lo zio Vernon dalla cuCina. ‘Che cosa stai facendo, controlli se c'è una bomba nella posta?’ E ridacchiò della propria battuta.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Harry tornò in cuCina continuando a fissare la lettera. Consegnò a zio Vernon la fattura e la cartolina, si sedette lentamente e cominCiò ad aprire la busta gialla.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   ‘E chi mai ti scriverebbe?’ sibilò zio Vernon scuotendo la lettera con una mano per aprirla e gettandovi un'occhiata. In men che non si dica, la facCia gli passò dal rosso al verde più rapida di un semaforo. Ma non finì lì. Nel giro di pochi secondi, divenne di un colore bianco grigiastro, come semolino ranCido.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   ‘Fuori, tutti e due!’ gridò zio Vernon con voce rauca ricacCiando la lettera nella busta.
Harry non si mosse.
‘VOGLIO LA MIA LETTERA!’ gridò.
‘Falla vedere a me!’ fece Dudley.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   ‘FUORI!’ tuonò zio Vernon prendendoli entrambi per la collottola e scaraventandoli nell'ingresso; poi sbatté loro la porta di cuCina in facCia. Immediatamente, i due ragazzi ingaggiarono una lotta furibonda ma silenziosa per deCidere chi dovesse guardare dal buco della serratura. Vinse Dudley, per cui Harry, con gli occhiali che gli pendevano da un orecchio, si stese a panCia in sotto sul pavimento per ascoltare attraverso la fessura della porta.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   ‘Vernon’ stava dicendo zia Petunia con voce stridula, ‘guarda l'indirizzo... Ma come fanno a sapere dove dorme? Pensi che stiano sorvegliando la casa?’
‘Sorvegliando... spiando... forse Ci pedinano’ borbottò zio Vernon fuori di sé.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Harry vedeva le scarpe nere e tirate a luCido di zio Vernon misurare a grandi passi la cuCina.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   ‘Dov'è la mia lettera?’ chiese il ragazzo non appena zio Vernon fu riusCito a passare dallo sportello. ‘Chi mi scrive?’
‘Nessuno. Era indirizzata a te per sbaglio’ disse zio Vernon tagliando corto. ‘L'ho bruCiata’.
‘Non è stato uno sbaglio’ disse Harry arrabbiato. ‘Sopra c'era l'indirizzo del mio ripostiglio’.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   ‘SILENZIO!’ urlò zio Vernon, e due ragni caddero dal soffitto. Fece un paio di respiri profondi e poi si costrinse a un sorriso che parve costargli molto sforzo.
‘Ehm... già, Harry... a proposito del ripostiglio. Con tua zia stavamo pensando... sei davvero cresCiuto troppo per starCi dentro... pensavamo che sarebbe carino se ti trasferissi nella seconda camera da letto di Dudley’.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   La casa dei Dursley aveva quattro camere da letto: una per zio Vernon e zia Petunia, una per gli ospiti (in genere, la sorella di zio Vernon, Marge), una dove Dudley dormiva e un'altra dove Dudley teneva tutti i giocattoli e le cose che non entravano nella sua prima camera. A Harry bastò un solo viaggio per trasferire dal ripostiglio tutti i suoi averi. Si sedette sul letto e si guardò intorno. Non c'era una cosa che fosse sana. La Cinepresa vecchia di appena un mese era buttata sopra una speCie di camionetta con cui una volta Dudley aveva investito il cane dei viCini; in un angolo c'era il primo televisore di Dudley, che il ragazzo aveva sfondato con un calCio quando avevano soppresso il suo programma preferito; c'era una grossa gabbia per uccelli, che un tempo era servita per un pappagallo che Dudley aveva barattato a scuola con un fuCile vero ad aria compressa, ora poggiato su una mensola con un'estremità tutta contorta perché lui Ci si era seduto sopra. Gli altri scaffali erano pieni di libri. Quelli erano l'unica cosa nella stanza che sembrava non essere mai stata toccata.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Da sotto giungeva la voce di Dudley che urlava a sua madre con quanto fiato aveva in gola: ‘Non ce lo voglio... quella stanza mi serve... fallo usCire...!’
Harry sospirò e si stese sul letto. Ieri avrebbe dato qualsiasi cosa per essere lì. Oggi avrebbe preferito tornare nel suo ripostiglio con la lettera, piuttosto che essere lassù senza.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   L'indomani mattina, a colazione, tutti erano piuttosto taCiturni. Dudley era stravolto. Aveva gridato, picchiato suo padre con il bastone, aveva vomitato di proposito, preso a calCi sua madre e fatto volare la tartaruga sopra il tetto della serra, e ancora non aveva ottenuto di riavere la sua camera. Harry pensava alla mattina precedente alla stessa ora e rimpiangeva amaramente di non aver aperto la lettera nell'ingresso. Zio Vernon e zia Petunia si scambiavano sguardi cupi.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Con un grido strozzato, zio Vernon balzò dalla sedia e si preCipitò nell'ingresso, con Harry alle calcagna. Zio Vernon dovette lottare e atterrare Dudley perché mollasse la lettera, il che fu reso diffiCile dal fatto che Harry aveva afferrato per il collo zio Vernon, da dietro. Dopo qualche minuto di grande confusione in cui a nessuno furono risparmiati i colpi di bastone di Dudley, zio Vernon si raddrizzò annaspando per riprendere fiato, con la lettera di Harry stretta in mano.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   ‘Va' nel ripostiglio... Cioè, volevo dire, in camera tua!’ intimò ansimando a Harry. ‘E tu, Dudley... va' fuori!...EsCi!’
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Harry misurava a gran passi la sua nuova stanza. Qualcuno sapeva che aveva traslocato dal ripostiglio e apparentemente sapeva anche che non aveva ricevuto la prima lettera. Questo significava che Ci avrebbe provato di nuovo? Se sì, avrebbe fatto in modo che non fallisse. Aveva un piano.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   La mattina dopo, la sveglia, che era stata riparata, suonò alle sei. Harry la bloccò subito e si vestì senza far rumore. Non doveva svegliare i Dursley. Sgattaiolò giù per le scale senza accendere le luCi.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   ‘AAAAARRRRGGGGHHHH!’
Harry fece un salto: aveva inCiampato in qualcosa di grosso e flacCido steso sullo zerbino... una cosa viva!
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Di sopra si accesero le luCi e con orrore Harry si rese conto che la cosa grossa e flacCida era la facCia di suo zio Vernon. Aveva dormito in un sacco a pelo, davanti alla porta di casa, per esser certo che Harry non facesse esattamente quel che aveva cercato di fare. Sbraitò contro di lui per Circa mezz'ora e poi gli ordinò di andare a preparargli una tazza di tè. Harry si trasferì tristemente in cuCina e al suo ritorno la posta era arrivata dritta dritta sulle ginocchia di zio Vernon. Vide tre lettere con l'indirizzo scritto con l'inchiostro verde.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   ‘Voglio...’ cominCiò, ma zio Vernon le stava facendo a pezzi davanti ai suoi occhi.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Quel giorno, zio Vernon non andò in uffiCio. Rimase a casa e sigillò la cassetta delle lettere.
‘Vedi’ spiegò a zia Petunia con una manCiata di chiodi in bocca, ‘se non riescono a consegnarla, Ci rinunceranno e basta’.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Venerdì arrivarono non meno di dodiCi lettere per Harry. Poiché non passavano dalla buca delle lettere, erano state infilate sotto la porta, nelle fessure laterali e alcune persino nella finestrella della toilette al piano terra.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Zio Vernon rimase di nuovo a casa. Dopo averle bruCiate tutte, tirò fuori chiodi e martello e chiuse con delle assi tutte le possibili fessure sulla porta davanti e quella del retro, cosicché non si poteva più usCire. Mentre lavorava, canticchiava un allegro motivetto, e trasaliva a ogni minimo rumore.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Sabato la cosa cominCiò a sfuggire di mano. Ventiquattro lettere indirizzate a Harry trovarono il modo di entrare in casa avvolte e nascoste dentro ognuna delle due dozzine di uova che il lattaio, perplesso, aveva consegnato a zia Petunia attraverso la finestra del soggiorno. Mentre zio Vernon faceva telefonate inferoCite all'uffiCio postale e alla latteria, cercando qualcuno con cui prendersela, zia Petunia, in cuCina, sminuzzava le lettere col frullatore.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Domenica mattina, zio Vernon si sedette per fare colazione con un'aria stanca e sofferente, ma felice.
‘Niente posta, la domenica’ ricordò agli altri tutto contento, spalmando il giornale di marmellata d'aranCia. ‘Oggi niente maledettissime lettere...’
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Mentre pronunCiava queste parole, qualcosa piovve con un frusCio giù per la cappa del camino e lo colpì sulla nuca. Un attimo dopo, trenta o quaranta lettere piombarono giù come una gragnuola di proiettili. I Dursley le schivarono, ma Harry fece un balzo per cercare di prenderne una...
‘Fuori! FUORI!’
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Zio Vernon abbrancò Harry all'altezza della vita e lo scaraventò nell'ingresso. Una volta che zia Petunia e Dudley furono corsi fuori coprendosi il viso con le bracCia, zio Vernon sbatté la porta. Da fuori, si sentivano ancora le lettere inondare la stanza, rimbalzando sulle pareti e sul pavimento.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   ‘Questo è troppo’ disse zio Vernon cercando di parlare con calma e al tempo stesso strappandosi a Ciuffi i folti baffi. ‘Vi voglio qui tra Cinque minuti, pronti a partire. Ce ne andiamo. Prendete solo qualche abito. Niente discussioni’.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Aveva un'aria così minacCiosa, con i baffi che gli mancavano per metà, che nessuno osò contraddirlo. DieCi minuti dopo, si erano aperti un varco strappando le assi inchiodate sulle porte ed erano saliti in macchina, dirigendosi a tutta veloCità verso l'autostrada. Dudley, seduto sul sedile posteriore, stava frignando; suo padre gli aveva dato uno scapacCione perché si era attardato a cercare di imballare il televisore, il videoregistratore e il computer nella sacca da ginnastica.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Andarono. E poi continuarono ad andare. Neanche zia Petunia osava chiedere dove. Ogni tanto zio Vernon invertiva la marCia e per un po' procedeva nella direzione opposta.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Per tutto il giorno non si fermarono né per bere né per mangiare. Giunta l'ora di cena, Dudley ululava dalla disperazione. In vita sua non aveva mai passato una giornata brutta come quella. Aveva fame, aveva perso Cinque programmi televisivi che avrebbe voluto vedere, e non era mai rimasto tanto tempo senza far saltare in aria un alieno sul suo computer.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Finalmente, zio Vernon si fermò davanti a uno squallido albergo, alla periferia di una grande Città. Dudley e Harry divisero una stanza a due letti, rifatti con lenzuola umide e muffe. Dudley cominCiò a russare, ma Harry rimase sveglio, seduto sul davanzale della finestra, a fissare i fari delle macchine che passavano per la strada e a riflettere...
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Il giorno dopo, per colazione, mangiarono corn-flakes stantii e toast con pomodori in scatola. Avevano appena finito, quando la proprietaria dell'albergo si avviCinò al loro tavolo.
‘Chiedo scusa, ma uno di voi è Mr H. Potter? Di là sul bancone ho un centinaio di queste’.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   ‘Non sarebbe meglio andarsene a casa, caro?’ suggerì timidamente zia Petunia ore dopo, ma zio Vernon sembrò non sentirla. Nessuno di loro sapeva esattamente che cosa stesse cercando. Li condusse nel bel mezzo di una foresta, scese dall'auto, si guardò intorno, scosse il capo, risalì a bordo e ripartirono. La stessa cosa accadde nel centro esatto di un campo arato, a metà di un ponte sospeso e in Cima a un parcheggio a più piani.
‘Papà è ammattito, vero?’ chiese Dudley con voce piatta a zia Petunia verso sera. Zio Vernon aveva parcheggiato l'auto in riva al mare, li aveva chiusi tutti dentro ed era scomparso.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   CominCiò a piovere. Grossi gocCioloni tambureggiavano sul tettucCio dell'auto. Dudley tirò su col naso.
‘lunedì’ disse alla madre. ‘Stasera Ci sono i cartoni. Voglio andare da qualche parte dove hanno il televisore’.
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   Lunedì. Questo ricordò qualcosa a Harry. Se era lunedì - e in genere si poteva star certi che Dudley sapesse i giorni della settimana per via della televisione - allora l'indomani, martedì, era l'undicesimo compleanno di Harry. Naturalmente, i suoi compleanni non erano mai quel che si dice divertenti: l'anno prima i Dursley gli avevano regalato una grucCia appendiabiti e un paio di calzini smessi di zio Vernon. Tuttavia, undiCi anni non si compiono mica tutti i giorni.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Fuori dall'auto faceva molto freddo. Zio Vernon stava indicando qualche cosa al largo che rassomigliava a un grosso scoglio. Appollaiata in Cima allo scoglio c'era la catapecchia più miserabile che si possa immaginare. Una cosa era certa: là dentro di televisori non ce n'erano.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   ‘Le previsioni per stasera annunCiano tempesta!’ disse zio Vernon in tono gaio, battendo le mani. ‘Questo signore ha gentilmente acconsentito a prestarCi la sua barca!’
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Un vecchio sdentato venne verso di loro a passo lento, additando, con un ghigno alquanto malvagio sulla facCia, una vecchia barca a remi che ballonzolava sulle acque grigio ferro proprio sotto di loro.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   ‘Ho già comprato un po' di provviste’ disse zio Vernon, ‘perCiò tutti a bordo!’
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Sulla barca faceva un freddo cane. Spruzzi d'acqua gelida e gocce di pioggia gli scendevano giù per il collo e un vento glaCiale gli frustava la facCia. Dopo quelle che sembrarono ore raggiunsero lo scoglio dove zio Vernon, fra uno sCivolone e una sdrucCiolata, li guidò alla casetta diroccata.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Le provviste di zio Vernon si rivelarono essere un pacchetto di patatine a testa e quattro banane. Cercò di fare un fuoco, ma i pacchetti di patatine vuoti si limitarono a fare un gran fumo e ad accartocCiarsi.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Al calar della notte, la tempesta annunCiata esplose attorno a loro. La schiuma delle onde altissime schizzava sulle pareti della catapecchia e un vento feroce faceva sbattere le luride finestre. Zia Petunia trovò alcune coperte tutte ammuffite nella seconda stanza e arrangiò un letto per Dudley sul divano tutto roso dalle tarme. Lei e zio Vernon si sistemarono sul materasso bitorzoluto della stanza accanto e Harry dovette trovarsi il punto più morbido del pavimento e rannicchiarsi sotto una coperta sottile e sbrindellata.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   La notte avanzava e la tempesta infuriava sempre più feroce. Harry non riusCiva a dormire. Scosso da brividi, si rigirava alla ricerca di una posizione comoda, con lo stomaco che gli gorgogliava per la fame. Il russare di Dudley era soffocato dal cupo rumore del tuono che iniziò attorno a mezzanotte. Il quadrante luminoso dell'orologio di Dudley, che pendeva oltre il bordo del divano al suo polso grassocCio, informò Harry che avrebbe compiuto undiCi anni di lì a dieCi minuti. Restò sdraiato a guardare il suo compleanno avviCinarsi a ogni ticchettio, a chiedersi se i Dursley se ne sarebbero ricordati, a domandarsi dove fosse adesso l'autore delle lettere.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Ancora Cinque minuti. Harry udì qualcosa che scricchiolava all'interno della capanna. Sperò che il tetto non crollasse. Ancora quattro minuti. Forse, al loro ritorno, la casa di Privet Drive sarebbe stata talmente piena di lettere che in qualche modo sarebbe riusCito a rubarne una.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Ancora un minuto e avrebbe compiuto undiCi anni. Trenta secondi... venti... dieCi... nove... forse avrebbe svegliato Dudley soltanto per dargli fastidio... tre... due... uno. BUM!
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Alle loro spalle si udì uno schianto e zio Vernon piombò slittando nella stanza. In mano brandiva un fuCile... ora sapevano che cosa conteneva l'involto lungo e sottile che si erano portati dietro.
‘Chi va là?’ gridò. ‘Vi avverto... sono armato!’
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Ci fu una pausa. Poi...
SMASH!
La porta venne colpita con una tale forza che uscì di netto dai cardini e atterrò con uno schianto assordante sul pavimento.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Sulla soglia si stagliò un uomo gigantesco. Aveva il volto quasi nascosto da una criniera lunga e scomposta e da una barba incolta e aggrovigliata, ma si distinguevano gli occhi che sCintillavano come neri scarafaggi sotto tutto quel pelame.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   ‘Che, si potrebbe avere una tazza di tè? Non è stato un viaggio per niente faCile...’
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   A gran passi, si avviCinò al divano dove Dudley giaceva pietrificato dal terrore.
‘Muoviti, CicCione!’ gli intimò lo straniero.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Con uno squittio, Dudley corse a nascondersi dietro la madre, che per il terrore si era accucCiata dietro zio Vernon.
‘Oh, ecco Harry!’ disse il gigante.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Harry alzò lo sguardo su quella facCia feroce, tutta coperta di pelo incolto e vide gli occhi luCidi come neri scarafaggi socchiudersi in un sorriso.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   ‘L'ultima volta che ti ho visto, eri ancora un soldo di caCio’ disse il gigante. ‘Hai preso dal tuo papà, ma gli occhi sono della mamma’.
Zio Vernon emise uno strano rumore stridulo.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   ‘Le ingiungo di usCire immediatamente, signore!’ disse. ‘Questa è un'effrazione bella e buona!’
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   ‘Ma chiudi il becco, sCimunito d'un Dursley!’ esclamò il gigante; allungò la mano oltre lo schienale del divano, strappò il fuCile dalle mani di zio Vernon, Ci fece un nodo con la massima faCilità come fosse stato di gomma, e lo scaraventò in un angolo.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   ‘Allora, Harry’ disse il gigante voltando le spalle ai Dursley, ‘buon compleanno! Ho una cosetta per te... mi sa che mi Ci sono seduto sopra, ma il sapore dovrebbe essere ancora buono’.
Da una tasca interna del suo pastrano nero estrasse una scatoletta leggermente schiacCiata. Harry l'aprì con dita tremanti. Dentro c'era una torta al Cioccolato grossa e appicCicosa con su scritto, a lettere verdi di glassa: ‘Buon Compleanno Harry’.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Harry guardò il gigante. Voleva dirgli grazie, ma le parole si persero prima di arrivargli alle labbra, e quel che invece gli uscì detto fu: ‘Chi sei?’
Il gigante ridacchiò.
‘Giusto, va', non mi sono presentato. Rubeus Hagrid, Custode delle Chiavi e dei Luoghi a Hogwarts’.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Tese una mano enorme e strinse tutto il bracCio di Harry.
‘Allora, questo tè?’ disse poi stropicCiandosi le mani. ‘Badate bene, non direi di no a qualcosa di più forte, se c'è’.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Lo sguardo gli cadde sul focolare vuoto, a eccezione dei pacchetti di patatine accartocCiati, e sbuffò. Si chinò sul caminetto; gli altri non potevano vedere quel che faceva, ma quando si ritrasse un attimo dopo, il fuoco scoppiettava, illuminando l'umida catapecchia di un tremulo bagliore. Harry sentì il calore inondarlo come se si fosse immerso in un bagno caldo.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Il gigante tornò a sedersi sul divano che cedette sotto il suo peso, e cominCiò a tirare fuori dalle tasche del pastrano ogni sorta di oggetti: un bollitore di rame, un pacchetto di salsicce tutto molle, un attizzatoio, una teiera, alcune tazze sbeccate e un flacone contenente un liquido color ambra di cui bevve una sorsata prima di cominCiare a fare il tè. Ben presto la catapecchia fu piena dello sfrigolio e dell'odore di salsicCia. Nessuno disse una parola mentre il gigante si dava da fare, ma non appena ebbe fatto sCivolare dall'attizzatoio le prime sei salsicce, grasse, succulente e leggermente abbrustolite, Dudley diede segni di irrequietezza. Zio Vernon gli disse in tono aspro: ‘Non toccare niente di quel che ti dà, Dudley!’
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Il gigante ridacchiò beffardo.
‘Quel CicCione di tuo figlio non ha bisogno di ingrassare ancora, Dursley, non ti preoccupare’.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   E passò le salsicce a Harry: il ragazzo era talmente affamato che gli parve di non aver mai assaggiato niente di così squisito; intanto, non riusCiva a togliere gli occhi di dosso al gigante. Infine, visto che nessuno si deCideva a dare spiegazioni, disse: ‘Scusa, ma ancora non ho capito bene chi sei’.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Il gigante bevve un sorso di tè e si asCiugò la bocca col dorso della mano.
‘Chiamami Hagrid’ disse, ‘tutti mi chiamano così. E ho il piacere di informarti che sono il Custode delle Chiavi a Hogwarts. Naturalmente, saprai tutto di Hogwarts’.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   ‘Ehm... no’ disse Harry.
Hagrid fece una facCia sbalordita.
‘Mi spiace’ si affrettò a dire Harry.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Balzò in piedi. Arrabbiato com'era, sembrava riempire tutta la stanza. I Dursley erano appiattiti contro la parete.
‘Volete forse dirmi’ gli ringhiò in facCia, ‘che questo ragazzo - questo ragazzo! - non sa niente... di NIENTE?’
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   ‘DURSLEY!’ sbottò.
Zio Vernon, che si era fatto pallidissimo, biasCicò qualcosa che suonò come un pio pio io... Hagrid fissò Harry furibondo.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Anche un uomo più coraggioso di Vernon Dursley avrebbe tremato di paura sotto lo sguardo furibondo che Hagrid gli lanCiò. Quando il gigante parlò, ogni sillaba fu uno scoppio di rabbia.
‘Non glielo hai mai detto? Non gli hai mai detto che cosa c'era scritto nella lettera che Silente gli ha appicCicato addosso? Guarda che io c'ero. Ho visto Silente che lo faceva, Dursley! E gliel'hai tenuta nascosta per tutti questi anni?’
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   SCUOLA DI MAGIA
E STREGONERIA DI HOGWARTS
Direttore: Albus Silente
(Ordine di Merlino, Prima Classe, Grande EsorCista, Stregone Capo, Supremo Pezzo Grosso, Confed. Internaz. dei Maghi)
Caro Mr Potter, siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l'elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
I corsi avranno inizio il 1o settembre.
Restiamo in attesa della Sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.

Con ossequi,
Minerva Mcgranitt
Vicedirettrice
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Harry sentì una ridda di domande che gli esplodeva nella testa come un fuoco d'artifiCio, ma non riusCiva a deCidere da quale cominCiare. Dopo alcuni minuti balbettò: ‘Che cosa significa che aspettano il mio gufo?’
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   ‘Per mille fulmini! L'avevo dimenticato’ disse Hagrid battendosi una mano sulla fronte così forte che avrebbe mandato a zampe all'aria un cavallo da tiro, e dall'ennesima tasca interna del pastrano estrasse un gufo - un gufo in carne e ossa, con le penne tutte arruffate - una lunga penna d'oca e un rotolo di pergamena. Con la lingua tra i denti per lo sforzo, buttò giù un biglietto che Harry riuscì a leggere all'incontrario:
Per Silente, ho consegnato la lettera a Harry. Domani lo accompagno a comperare quello che serve. Qui il tempo è orribile. Spero che Lei stia bene.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Hagrid Poi arrotolò la pergamena, la porse al gufo che l'afferrò col becco e, direttosi verso la porta, lanCiò il volatile nella bufera. Quindi tornò indietro e si sedette come se tutta quella faccenda fosse la cosa più naturale del mondo.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Harry, rendendosi conto che la bocca gli pendeva aperta per lo stupore, si affrettò a richiuderla. ‘Dove eravamo arrivati?’ riprese Hagrid, ma in quello stesso momento zio Vernon, ancora terreo in volto ma con espressione molto arrabbiata, si avviCinò al fuoco.
‘Non Ci andrà’ disse.
Hagrid grugnì.
‘Vorrei proprio vedere un Babbano della tua speCie che ferma Harry’ disse.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   ‘Un che cosa?’ chiese Harry tutto interessato.
‘Un Babbano’ disse Hagrid, ‘è così che chiamiamo le persone senza poteri magiCi, come loro. Ed è una grande sfortuna che tu sei cresCiuto nella famiglia dei Babbani peggio che ho mai visto’.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   ‘Quando lo abbiamo preso, abbiamo giurato di farla finita con tutte queste stupidaggini’ disse zio Vernon, ‘che gliel'avremmo fatta passare, con le buone o con le cattive. Magia! FiguriamoCi!’
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Si interruppe per riprendere fiato e poi ricominCiò a sbraitare. Sembrava che avesse atteso per anni il momento di sputar fuori tutto.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   ‘Poi, a scuola conobbe quel Potter. Scapparono insieme, si sposarono e nascesti tu, e naturalmente sapevo benissimo che tu saresti stato identico a loro, altrettanto strampalato, altrettanto... anormale... e poi, se permetti, hanno avuto la bella idea di saltare in aria, ed ecco che tu Ci sei piombato tra capo e collo!’
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Harry era sbiancato in volto. Non appena ebbe ritrovato la voce disse: ‘Saltati in aria? Mi avete detto che erano morti in un inCidente d'auto’. ‘INCiDENTE D'AUTO?’ tuonò Hagrid saltando su così infuriato che i Dursley corsero a rintanarsi nel loro cantone. ‘Come avrebbero potuto Lily e James Potter rimanere ucCisi in un inCidente d'auto? un affronto! Ed è scandaloso che Harry Potter ignori la propria storia, quando non c'è mocCioso nel nostro mondo che non conosca il suo nome!’
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   LanCiò un'occhiatacCia ai Dursley. ‘Be', è meglio che sai quel che posso dirti io... Bada però che non posso raccontarti tutto, perché è un gran mistero, grande assai’.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   ‘Chi?’ ‘Be', preferisco non nominarlo, se posso. Tutti preferiscono, tutti’. ‘E perché?’ ‘Per tutti i gargoyle, Harry, la gente è ancora terrorizzata. Oh, povero me, quant'è diffiCile! Vedi, c'era questo mago che poi ha... ha preso la via del male. Tutto il male che riesCi a immaginare. Il peggio. Il peggio del peggio. Il suo nome era...’
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Hagrid prese fiato ma non gli uscì una parola di bocca. ‘Puoi scriverlo?’
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   ‘No, non so scriverlo. E va bene: Voldemort’ - Hagrid rabbrividì - ‘ma non farmelo ripetere. A ogni modo, Circa venti anni fa, questo mago cominCiò a mettersi in cerca di seguaCi. E li trovò.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Alcuni lo seguirono per paura, altri perché volevano una briCiola del suo potere: perché lui, di potere, ne stava conquistando molto. Tempi bui, Harry. Senza sapere di chi potersi fidare, senza osare fare amiCizia con maghi e streghe sconosCiuti... Sono successe cose terribili. Lui stava prendendo il sopravvento.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Naturalmente, qualcuno cercò di fermarlo... e lui lo ucCise. In modo orribile. Uno dei pochi posti ancora sicuri era Hogwarts.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   ‘Ora, e qui si arriva alla tua mamma e al tuo papà, erano i migliori che io ho mai conosCiuto. Ai loro tempi, erano i primi della scuola, a Hogwarts. Il mistero è perché Tu-Sai-Chi non ha cercato mai di tirarli dalla sua parte... Forse sapeva che erano troppo viCini a Silente e non volevano avere niente a che fare con il Lato Oscuro.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   ‘Forse pensava di riusCire a convincerli... forse voleva soltanto che si levavano dai piedi. Tutto quel che si sa è che dieCi anni fa, nel giorno di Halloween, spuntò nel villaggio dove abitavate voi. Tu avevi appena un anno. Lui entrò in casa e... e...’
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   ‘Tu-Sai-Chi li ucCise. E poi - e questa è la cosa veramente misteriosa - cercò di ucCidere anche te. Chissà, voleva fare piazza pulita, o forse a quel tempo ammazzava solo per il gusto di farlo. Ma non Ci riuscì. Ti sei mai chiesto come hai quella Cicatrice sulla fronte? Non fu un taglio qualsiasi. Quello è il segno che ti rimane quando vieni toccato da un caso potente e maligno: non ha risparmiato la tua mamma e il tuo papà, e neanche la casa, ma su di te non ha funzionato, e questo è il motivo per cui sei famoso, Harry. Nessuno di quelli che lui aveva deCiso di ucCidere l'ha fatta franca, nessuno, tu solo. E bada bene che ha ucCiso maghi e streghe tra i migliori del suo tempo: i McKinnon, i Bone, i Prewett; e tu, che eri soltanto un neonato, ce l'hai fatta’.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   ‘E ora, sta' a sentire, ragazzo’ disse in tono adirato. ‘Mi sta bene che in te Ci sia qualcosa di strano, probabilmente nulla che non sarebbe guarito con una buona sculacCiata... Ma quanto a tutte queste storie sui tuoi genitori... è vero, erano strampalati, inutile negarlo, e a mio parere il mondo sta molto meglio senza di loro. Quel che gli è capitato se lo sono cercato, a forza di frequentare tutti quei maghi... accaduto proprio quel che avevo previsto; ho sempre saputo che avrebbero fatto una brutta fine’.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Ma in quel preCiso istante, Hagrid balzò in piedi ed estrasse da sotto il pastrano un ombrello rosa tutto contorto. Puntandolo contro zio Vernon come una spada, disse: ‘Ti avverto, Dursley... ti avverto: un'altra parola e...’
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   ‘Ma che ne è stato di Vol... ehm, scusa, di Tu-Sai-Chi?’ ‘Buona domanda, Harry. Scomparso. Svanito nel nulla. La notte stessa che cercò di ucCiderti. E questo ti ha reso ancor più famoso. Questo è il mistero dei misteri, vedi... Lui stava diventando sempre più potente. Perché sparire?
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   ‘Alcuni dicono che è morto. Balle, secondo me. Non so se dentro aveva ancora qualcosa di abbastanza umano da morire. Altri dicono che è ancora lì che aspetta il momento buono, ma io non Ci credo. Gente che stava dalla sua parte è tornata dalla nostra. Sembrava quasi che usCissero da una trance. Non credo che potevano farlo se lui tornava.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Hagrid guardava Harry e nei suoi occhi brillavano calore e rispetto; Harry, dal canto suo, anziché sentirsi compiaCiuto e orgoglioso, era sicuro che Ci dovesse essere un terribile errore.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Un mago? Lui? Com'era possibile? Aveva passato una vita a farsi picchiare da Dudley e angariare da zia Petunia e da zio Vernon; se fosse stato veramente un mago, perché non si erano trasformati in rospi verrucosi ogni volta che avevano cercato di rinchiuderlo nel ripostiglio? Se una volta aveva sconfitto il più grande stregone del mondo, come mai Dudley lo aveva sempre preso a calCi come un pallone?
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Harry fissò il fuoco. Ora che Ci pensava... tutte le cose strane che mandavano gli zii su tutte le furie erano sempre accadute quando lui, Harry, era turbato o arrabbiato... Quando era inseguito dalla ghenga di Dudley, chissà come, si ritrovava sempre fuori tiro... Quando aveva avuto paura di andare a scuola con quel ridicolo taglio di capelli era riusCito a farseli ricrescere... E poi, l'ultima volta che Dudley lo aveva picchiato non si era forse preso la rivinCita, senza neanche rendersene conto? Non gli aveva aizzato contro un boa constrictor?
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   ‘Mi pareva di averle detto che il ragazzo non Ci va, in quel posto’ sibilò. ‘Andrà a Stonewall e dovrà anche ringraziarCi. Ho letto tutte quelle lettere in cui chiedono un mucchio di stupidaggini... Libri di incantesimi, bacchette magiche...’
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   ‘Se lui vuole andarsene, neanche un grosso Babbano come te riusCirà a fermarlo’ ringhiò Hagrid. ‘Impedire al figlio di Lily e James Potter di andare a Hogwarts! Roba da pazzi! Il suo nome è scritto da quando è nato. Frequenterà la migliore scuola di stregoneria e sortilegio del mondo. Sette anni laggiù e non si riconoscerà più neanche lui. Starà insieme a giovani della sua speCie, tanto per cambiare, sotto il più grande direttore che Hogwarts ha mai avuto, Albus Silen...’
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Sferzando l'aria con l'ombrello, lo puntò contro Dudley: Ci fu un bagliore di luce violetta, un rumore come di petardo e un acuto squittio. Un attimo dopo, Dudley ballava con le mani serrate sul grosso deretano, ululando di dolore. Quando volse loro le spalle, Harry vide un codino arricCiato da maialetto che gli spuntava da un buco nei pantaloni.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Hagrid guardò l'ombrello e si stropicCiò la barba. ‘Non dovevo dar di matto’ disse con aria dolente. ‘Ma tanto, non ha funzionato. Volevo trasformarlo in un maiale ma gli assomiglia già tanto che il lavoro da fare non era molto’.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Gettò uno sguardo in tralice a Harry da sotto le sopracCiglia cespugliose.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   ‘Perché non ti è permesso fare magie?’ chiese Harry. ‘Oh, be', sai... anch'io un tempo frequentavo la scuola di Hogwarts, ma... ehm... per dirla tutta, sono stato espulso. Al terzo anno. Mi hanno spezzato la bacchetta magica a metà, eccetera eccetera. Ma Silente mi ha permesso di rimanere come guardiacacCia. Grand'uomo, Silente!’
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   ‘E perché sei stato espulso?’
‘Mi sa che si fa tardi e domani abbiamo un mucchio di cose da fare’ disse Hagrid alzando la voce. ‘Dobbiamo arrivare in Città, comprare i libri e tutto il resto’.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   SCUOLA di MAGIA e
STREGONERIA di HOGWARTS
Uniforme
Gli studenti del primo anno dovranno avere:
Tre completi da lavoro in tinta unita (nero)
Un cappello a punta in tinta unita (nero) da giorno
Un paio di guanti di protezione (in pelle di drago o simili)
Un mantello invernale (nero con alamari d'argento)
N.B. Tutti gli indumenti degli allievi devono essere
contrassegnati da una targhetta con il nome.
Libri di testo
Tutti gli allievi dovranno avere una copia dei seguenti testi:
Manuale degli Incantesimi, Volume primo, di Miranda Gadula
Storia della Magia, di Bathilda Bath
Teoria della Magia, di Adalbert Incant
Guida pratica alla trasfigurazione per prinCipianti, di Emeric Zott
Mille erbe e funghi magiCi, di Phyllida Spore
Infusi e pozioni magiche, di Arsenius Brodus
Gli animali fantastiCi: dove trovarli, di Newt Scamandro
Le Forze Oscure: guida all'autoprotezione, di Dante Tremante
Altri accessori
1 bacchetta magica
1 calderone (in peltro, misura standard 2)
1 set di provette di vetro o cristallo
1 telescopio
1 bilanCia d'ottone
Gli allievi possono portare anche un gufo, oppure un gatto, oppure un rospo.
Si ricorda ai genitori che agli allievi del primo anno non è consentito l'uso di maniCi di scopa personali.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Sul treno la gente li scrutava più che mai. Hagrid occupava due posti a sedere e aveva preso a sferruzzare quello che sembrava un tendone da Circo color giallo canarino.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Avevano raggiunto la stazione. Il treno per Londra partiva di lì a Cinque minuti. Hagrid, che non capiva i ‘soldi dei Babbani’, come li chiamava lui, diede le banconote a Harry perché comperasse i biglietti.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Hagrid’ disse Harry ansimando un poco mentre correva per tenergli dietro, ‘mi dicevi che alla Gringott Ci sono i draghi?’
‘Be', così dicono’ rispose Hagrid. ‘Perbacco, mi piacerebbe tanto avere un drago’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘E perché?’
‘Perché? Ma dai, Harry, perché tutti allora vogliono risolvere i loro problemi con la magia. No, è meglio che non Ci immischiamo’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   In quel momento, la barca urtò dolcemente la banchina del porto. Hagrid ripiegò il giornale, ed entrambi risalirono la scaletta di pietra che portava sulla strada. I passanti guardavano Hagrid con tanto d'occhi, mentre i due attraversavano la Cittadina diretti alla stazione. Harry non sapeva dar loro torto. Non soltanto Hagrid era due volte più alto del normale, ma continuava ad additare cose del tutto comuni, come i parchimetri, dicendo ad alta voce: ‘Vedi, Harry? Questa è la roba che si inventano i Babbani!’
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Ma che cosa fa il Ministero della Magia?’
‘Be', il compito più importante è non far sapere ai Babbani che in giro per il paese Ci sono ancora streghe e maghi’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Certo’ rispose Hagrid. ‘Naturalmente, come ministro volevano Silente, ma lui non lascerebbe mai Hogwarts, e così l'incarico è andato al vecchio Cornelius Caramell. E' pasticCione come pochi: perCiò, tutte le mattine intruppa Silente di gufi, per chiedere consigli’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Magie... incantesimi’ disse Hagrid, sfogliando il giornale mentre parlava. ‘Dicono che a guardia delle camere blindate Ci sono dei draghi. E poi bisogna trovare la strada... Vedi, la Gringott si trova centinaia di chilometri sotto Londra. Molto più giù della metropolitana. Anche se riesCi a mettere le mani su un bel bottino, prima di rivedere la luce fai a tempo a crepare di fame’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Harry continuava a pensare a tutte queste cose mentre Hagrid leggeva il giornale, La Gazzetta del Profeta. Zio Vernon gli aveva insegnato che alla gente piace essere lasCiata in pace quando legge il giornale, ma era molto diffiCile farlo, perché non gli si erano mai affollate in mente tante domande in vita sua.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Certo che sì’ disse Harry, che non vedeva l'ora di assistere ad altre magie. Hagrid estrasse di nuovo l'ombrello rosa, lo batté due volte sulla fiancata della barca e partirono verso terra a tutta veloCità. ‘Perché Ci sarebbe da esser matti a organizzare una rapina alla Gringott?’ chiese Harry.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Presero posto nella barca. Ma Harry continuava a guardare Hagrid, cercando di immaginarlo volare.
‘Che seccatura dover remare, però’ disse Hagrid lanCiando a Harry un'altra delle sue occhiate in tralice. ‘Io cerco di fare un po' più in fretta; ti va di non dire niente, quando saremo a Hogwarts?’
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Hai preso tutto? Allora andiamo’ disse poi. Harry seguì Hagrid fuori, sullo scoglio. Ora il Cielo era terso e il mare lucCicava sotto il sole. La barca che zio Vernon aveva preso in affitto era ancora lì, piena d'acqua per via del temporale.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Folletti?’
‘Sì... E bisogna essere matti per tentare una rapina, te lo dico io. Con i folletti non si scherza. La Gringott è il posto più sicuro del mondo, se vuoi mettere qualcosa al sicuro... tranne Hogwarts, forse. Ora che Ci penso, alla Gringott Ci devo andare in tutti i modi. Per Silente. Questioni che riguardano Hogwarts’. Hagrid gonfiò il petto tutto fiero. ‘In genere lui mi manda a fare le sue commissioni importanti. Venire a prendere te... portargli certe cose dalla Gringott... Sa che di me si può fidare, capisCi?
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Esistono banche dei maghi?’
‘Una sola, la Gringott. Sono i folletti che se ne occupano’. Harry lasCiò cadere il pezzo di salsicCia che aveva in mano.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Ma se la loro casa è andata distrutta!’
‘Non tenevano mica l'oro in casa, ragazzo! Allora, prima fermata alla Gringott. La banca dei maghi. Acchiappa una salsicCia; fredde non sono niente male... e non mi dispiacerebbe neanche una fetta della tua torta di compleanno’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Che ti preoccupi?’ rispose Hagrid alzandosi e grattandosi vigorosamente la testa. ‘Pensi che i tuoi genitori non ti hanno lasCiato niente?’
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Hagrid sbadigliò rumorosamente, si mise seduto e si stiracchiò.
‘Meglio che andiamo, Harry, abbiamo un sacco di cose da fare, oggi: dobbiamo arrivare a Londra e fare gli acquisti per la scuola’. Harry si stava rigirando tra le mani le monete magiche e le osservava. Gli era appena venuto in mente un pensiero che lo fece sentire come se quel pallonCino di feliCità gli si fosse bucato.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Dagli Cinque zellini’ disse Hagrid con voce assonnata.
‘Zellini?’
‘Le monetine di bronzo’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Harry contò Cinque piccole monete di bronzo e il gufo allungò la zampa per consentirgli di mettere il denaro in un borsellino di cuoio che vi portava legato. Poi volò via dalla finestra aperta.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Sembrava che il pastrano di Hagrid fosse fatto soltanto di tasche. Mazzi di chiavi, proiettili per fionda, gomitoli di spago, mentine, bustine di tè... finalmente, Harry tirò fuori una manCiata di monete dall'aspetto strano.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Harry scattò in piedi, ed era talmente contento che si sentiva leggero come un pallonCino. Andò alla finestra e la spalancò. Il gufo volò dentro e lasCiò cadere il giornale su Hagrid, e poiché non si svegliava, cominCiò a svolazzare sul pavimento beccando il suo soprabito.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Non fare così’.
Harry cercò di scacCiarlo con la mano, ma quello batté il becco con aria feroce e continuò a infierire sul mantello.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

    ‘EccoCi arrivati’ disse Hagrid fermandosi. ‘Il paiolo magico. Un posto famoso’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Era un piccolo pub, dall'aspetto sordido. Se Hagrid non glielo avesse indicato, Harry non Ci avrebbe neanche fatto caso. I passanti frettolosi non gli gettavano neanche un'occhiata. Gli sguardi andavano dalla grossa libreria su un lato della strada al negozio di dischi sull'altro, come se per loro Il paiolo magico fosse invisibile. E infatti, Harry aveva la stranissima?sensazione che solo lui e Hagrid lo vedessero. Prima che potesse dire una parola, Hagrid lo aveva spinto dentro.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Per essere un posto famoso, Il paiolo magico era molto buio e dimesso. Alcune vecchie erano sedute in un angolo e sorseggiavano un bicchierino di sherry. Una di loro fumava una lunga pipa. Un omino col cappello a Cilindro stava parlando al vecchio barman, completamente calvo, che sembrava una noce di gomma. Il sordo brusio della conversazione si arrestò al loro ingresso. Sembrava?che tutti conoscessero Hagrid; lo salutarono e gli sorrisero, e?il barman prese un bicchiere dicendo: ‘Il solito, Hagrid?’
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Mi venisse un colpo...’ sussurrò con un filo di voce il vecchio barman. ‘Ma è Harry Potter! Quale onore!’
Uscì di corsa da dietro il bancone, si preCipitò verso Harry e gli afferrò la mano con le lacrime agli occhi.
‘Bentornato, Mr Potter, bentornato!’
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Ci fu un grande tramestio di sedie, e subito dopo Harry si trovò
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   a stringere la mano di tutti i presenti.?‘Sono Doris Crockford, Mr Potter. Non riesco a crederCi!
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Mi chiamo Lux, Dedalus Lux’.?‘Ma io la conosco!’ disse Harry, mentre a Dedalus Lux cadeva il cappello a Cilindro per l'emozione. ‘Una volta mi ha fatto l'inchino in un negozio’.
‘Se lo ricorda!’ gridò l'omino guardando tutti a uno a uno. ‘Avete sentito? Si ricorda di me!’
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Ma gli altri non gli permisero di accaparrarsi Harry tutto per sé. Ci vollero almeno dieCi minuti per liberarsi di tutti. Finalmente, Hagrid riuscì a farsi udire al di sopra del CicalecCio.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Doris Crockford strinse un'ultima volta la mano a Harry e Hagrid gli fece strada attraverso il bar; usCirono in un piccolo cortile Circondato da un muro, dove non c'era altro che un bidone della spazzatura e qualche erbacCia.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Il mattone che aveva colpito vibrò... si contorse... al centro, apparve un piccolo buco... si fece sempre più grande... e un attimo dopo si trovarono di fronte un arco abbastanza largo da far passare Hagrid. L'arco dava su una strada selCiata tutta curve, di cui non si vedeva la fine.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Sorrise allo stupore di Harry. Attraversarono l'arco. Harry gettò una rapida occhiata alle sue spalle e vide l'arco rimpicCiolirsi, ridiventando un muro compatto.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Il sole splendeva illuminando una pila di calderoni fuori del negozio più viCino. Un'insegna appesa sopra diceva: Calderoni. Tutte le dimensioni. Rame, ottone, peltro, argento. Autorimestanti. Pieghevoli.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Te ne servirà uno’ disse Hagrid, ‘ma prima dobbiamo andare a prenderCi i soldi’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Harry avrebbe voluto avere altre quattro paia di occhi. Strada facendo, si girava di qua e di là nel tentativo di vedere tutto e subito: i negozi, le cose esposte all'esterno, la gente che?faceva le spese. Mentre passavano, una donna grassottella, appena usCita da una farmaCia, scuoteva la testa commentando: ‘Fegato di drago diCiassette falCi l'etto: roba da matti!’
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Da un negozio buio la cui insegna diceva: Emporio del Gufo: gufi selvatiCi, barbagianni, gufi da granaio, gufi bruni e?Civette bianche si udiva provenire un richiamo basso e soffocato. Molti ragazzi, più o meno dell'età di Harry, tenevano il naso schiacCiato contro la vetrina, dove erano esposti dei maniCi di scopa. ‘Guarda’ Harry sentì dire uno di loro, ‘il Nimbus Duemila, il più veloce di tutti’. Alcuni negozi vendevano abiti, altri telescopi e bizzarri strumenti d'argento che Harry non aveva mai visto prima; c'erano vetrine stipate di barili impilati, contenenti milze di pipistrello e pupille d'anguilla, mucchi pericolanti di libri di incantesimi, penne d'oca e rotoli di pergamena, bottiglie di pozioni, globi lunari...
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Erano giunti a un edifiCio bianco come la neve che svettava sopra le piccole botteghe. Ritto in piedi, dietro un portale di bronzo brunito, con indosso un'uniforme scarlatta e oro, c'era...
‘Proprio così, quello è un folletto’ disse Hagrid tutto tranquillo, mentre salivano gli scalini di candida pietra diretti verso di lui. Il folletto era più basso di Harry di quasi tutta?la testa. Aveva un viso dal colorito scuro e dall'aria?intelligente, una barba a punta e, come Harry poté notare, dita e piedi molto lunghi. Si inchinò al loro passaggio. Ora si trovavano di fronte una seconda porta, questa volta d'argento, su cui erano inCise le seguenti parole:
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Quando attraversarono la porta d'argento, una coppia di?folletti si inchinò davanti a loro e li introdusse in un grande salone marmoreo. Un centinaio di altri folletti seduti su alti scranni dietro un lungo bancone scribacchiavano su grandi libri mastri, pesavano le monete su bilance di bronzo, ed esaminavano pietre preziose con la lente. Le porte erano troppo numerose per poterle contare, e altri folletti erano occupati ad aprirle e richiuderle per fare entrare e usCire le persone. Hagrid e Harry si avviCinarono al bancone.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Devo averla da qualche parte’ fece Hagrid, cominCiando a svuotare le tasche sul banco, e sparpagliando sul libro contabile del folletto una manCiata di biscotti ammuffiti per cani. Il folletto storse il naso. Harry, intanto, osservava un altro?folletto alla loro destra pesare un mucchio di rubini grossi come tizzoni accesi.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Il folletto la osservò da viCino. ‘Sembra che vada bene’.
‘E qui ho anche una lettera del professor Silente’ disse Hagrid col petto in fuori, ostentando un'aria d'importanza. ‘Riguarda il Lei-Sa-Cosa della camera blindata settecentotrediCi’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Il folletto lesse attentamente la lettera.
‘Molto bene’ disse restituendola a Hagrid, ‘qualcuno vi accompagnerà in entrambe le camere blindate. UnCi-unCi!’ chiamò.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Arrivò un folletto diverso. Hagrid ripose tutti i biscotti per cani nelle tasche del suo pastrano, e insieme a Harry seguì UnCi-unCi verso una delle porte di usCita della sala.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Che cos'è il Lei-Sa-Cosa della camera blindata settecentotrediCi?’ chiese Harry.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Questo non te lo posso dire’ rispose Hagrid con fare misterioso. ‘E' una cosa segretissima. Faccende di Hogwarts. Silente mi ha dato fiduCia. Non è nei miei compiti dirtelo’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   UnCi-unCi tenne la porta aperta per farli passare. Harry, che si era aspettato di vedere altro marmo, restò sorpreso. Si trovarono in uno stretto passaggio di pietra, illuminato da torce. Scendeva ripido e scosceso e per terra correvano i binari di una piccola ferrovia. UnCi-unCi fischiò e un piccolo carrello
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Da prinCipio percorsero un dedalo di passaggi tortuosi. Harry cercava di tenere a mente: sinistra, destra, sinistra, bivio di mezzo, destra, sinistra, ma era impossibile. Il carrello sferragliante sembrava conoscere da solo la strada, perché UnCi-unCi non manovrava.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   A Harry bruCiavano gli occhi per via dell'aria fredda che gli sferzava la facCia, ma li tenne bene aperti. A un certo punto, pensò di aver visto una fiammata in fondo a un passaggio e si girò per vedere se era un drago, ma troppo tardi: scesero ancora più giù, superando un lago sotterraneo dove, dal soffitto e dal pavimento, spuntavano enormi stalattiti e stalagmiti.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Infatti aveva un colorito verde, e quando scese, dopo che il carrello si fu finalmente fermato accanto a una portiCina sul muro di comunicazione, dovette appoggiarsi alla parete per farsi passare la tremarella alle gambe.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   UnCi-unCi fece scattare la serratura della porta. Ne fuoriuscì una nube di fumo verde e, quando si fu dissipata, Harry rimase senza fiato. Dentro, c'erano montagne di monete d'oro. Cumuli d'argento. Mucchi di piccoli zellini di bronzo.
‘Tutto tuo’ disse Hagrid con un sorriso.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Quelli d'oro sono galeoni’ spiegò. ‘DiCiassette falCi d'argento fanno un galeone e ventinove zellini fanno un falCi: faCilissimo no? Bene, questo dovrebbe bastare per un paio di trimestri. Il resto te lo terremo da conto’. Si rivolse a UnCi-unCi: ‘E ora, alla camera blindata settecentotrediCi, per favore, che... si potrebbe andare un po' più piano?’
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Ha una marCia sola’ rispose UnCi-unCi.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Stavolta scesero ancora più giù, guadagnando veloCità. A ognuna delle strettissime curve, l'aria si faceva più fredda.?Oltrepassarono un burrone sotterraneo e Harry si sporse fuori per cercare di vedere quel che c'era nel fondo, immerso nell'oscurità, ma Hagrid, con un ruggito, lo tirò dentro afferrandolo per la collottola.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   La camera blindata settecentotrediCi non aveva serratura.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘State indietro’ disse UnCi-unCi, dandosi un'aria d'importanza. Colpì leggermente la porta con un dito lunghissimo e quella, semplicemente, scomparve.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Se chiunque non sia un folletto della Gringott provasse a farlo, verrebbe risucchiato attraverso la porta e rimarrebbe prigioniero dentro’ disse UnCi-unCi.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Circa ogni dieCi anni’ rispose UnCi-unCi con un sorriso che pareva un ghigno.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Dentro quella camera blindata di massima sicurezza doveva esserCi qualche cosa di veramente straordinario, Harry ne era certo; così, si sporse in avanti pieno di curiosità, aspettandosi?di vedere come minimo gioielli favolosi, ma in un primo momento pensò che fosse vuota. Poi notò, sul pavimento, un fagotto tutto sporco, avvolto in carta da pacchi. Hagrid lo raccolse e lo ripose accuratamente nel suo pastrano. Harry non vedeva l'ora di sapere che cosa fosse, ma sentiva che era meglio non chiedere.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Hogwarts, caro?’ chiese quando Harry cominCiò a parlare. ‘Ho qui tutto l'occorrente... Di là c'è un altro giovanotto che sta provando l'uniforme’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Nel retro del negozio, un ragazzino dal viso pallido e appuntito stava ritto su uno sgabello, mentre un'altra strega gli appuntava con gli spilli l'orlo di una lunga tunica nera. Madama Mcclan fece salire Harry su un altro sgabello viCino al primo, infilò anche a lui una lunga veste dalla testa e cominCiò ad appuntarlo per farla della giusta lunghezza.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Ciao’ disse il ragazzo. ‘Anche tu a Hogwarts?’
‘Sì’ rispose Harry.
‘Mio padre, nel negozio qui accanto, mi sta comperando i libri, e mia madre sta guardando le bacchette magiche, un po' più avanti’ disse il ragazzo. Aveva una voce annoiata e strasCicata. ‘Dopo li trasCinerò via per andare a vedere le scope da corsa. Non capisco proprio perché noi del primo anno non possiamo averne di personali. Penso che costringerò mio padre a comperarmene una e la porterò dentro di straforo, in un modo o nell'altro’.
A Harry ricordò molto Dudley.
‘E tu ce l'hai, un manico di scopa tuo?’ proseguì il ragazzo.
‘No’ disse Harry.
‘Sai giocare a Quidditch?’
‘No’ rispose di nuovo Harry chiedendosi in cuor suo di che cosa mai stesse parlando.
‘Io sì. Papà dice che sarebbe un delitto se non mi scegliessero per far parte della squadra del mio dormitorio, e devo dire che sono proprio d'accordo. Tu sai già in quale dormitorio andrai a stare?’
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Mmmm...’ rispose Harry, rammaricandosi di non riusCire a dire niente di più interessante.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Ehi! Guarda quello!’ disse d'un tratto il ragazzo indicando con un cenno del capo la vetrina prinCipale. Hagrid era lì, ritto in piedi, sorridendo a Harry e indicando due grossi gelati per fargli capire che non poteva entrare.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

    ‘Oh’ disse il ragazzo, ‘l'ho sentito nominare. una speCie di inserviente, vero?’
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘il guardiacacCia!’ ribatté Harry. Ogni attimo che passava, quel ragazzino gli stava sempre meno simpatico.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Sì, proprio così, ho sentito dire che è una speCie di selvaggio... vive in una capanna nel comprensorio della scuola. Ogni tanto si ubriaca, cerca di fare delle magie e finisce con l'appiccare il fuoco al suo letto’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Oh, scusa’ disse l'altro, senza mostrare il minimo rincresCimento. ‘Ma erano come noi?’
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Io non penso che dovrebbero permettere agli "altri" di frequentare, non trovi? Loro non sono come noi, non sono capaCi di fare quello che facCiamo noi. Pensa che alcuni, quando hanno ricevuto la lettera, non avevano mai neanche sentito parlare di Hogwarts. Secondo me, dovrebbero limitare la frequenza alle più antiche famiglie di stregoni. A proposito, tu come ti chiami di cognome?’
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Bene, penso che Ci rivedremo a Hogwarts’ si congedò il ragazzo, sempre con la stessa parlata lenta e strasCicata.
Harry gustò in silenzio il gelato che Hagrid gli aveva comperato (Cioccolato e lamponi con granella di nocCioline).
‘Che cosa c'è?’ chiese Hagrid.
‘Niente’ mentì Harry. Si fermarono per acquistare pergamena e penne d'oca. Harry divenne di un umore un po' più allegro quando trovò una bottiglia d'inchiostro che, scrivendo, cambiava colore. Una volta fuori dal negozio chiese: ‘Hagrid, che cos'è il Quidditch?’
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘E ha detto che ai ragazzi cresCiuti in famiglie di Babbani non dovrebbe essere permesso di frequentare’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Ma tu non vieni da una famiglia di Babbani. Se sapevano chi sei... Conosce il tuo nome da quando è nato, se i suoi genitori sono gente che pratica la stregoneria... li hai visti al Paiolo magico. In ogni caso, ha un bel dire il ragazzo, alcuni tra i migliori erano gli uniCi dotati di poteri magiCi in una lunga stirpe di Babbani... Prendiamo il caso di tua madre! Guarda che razza di sorella aveva!’
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘il nostro sport. Lo sport dei maghi. come... come il calCio nel mondo dei Babbani: tutti seguono il Quidditch. Si gioca in aria, cavalcando maniCi di scopa, e con quattro palle... diffiCile spiegare le regole’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘E che cosa sono Serpeverde e Tassorosso?’
‘Sono dormitori. A Hogwarts ce ne sono quattro. Tutti dicono che quelli di Tassorosso sono un branco di mollacCioni, ma...’
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Vol... oh, scusa... Tu-Sai-Chi è stato a Hogwarts?’
‘Tanti anni fa’ disse Hagrid.
Comperarono i libri di testo per Harry in un negozio chiamato Il ghirigoro dove gli scaffali erano stipati fino al soffitto di libri grossi come lastroni di pietra e rilegati in pelle; libri delle dimensioni di un francobollo, foderati in seta; libri pieni di simboli strani e alcuni con le pagine bianche. Anche Dudley, che non leggeva mai niente, avrebbe fatto pazzie per metterCi le mani sopra. Hagrid dovette quasi trasCinare via Harry da Maledizioni e Contromaledizioni (Stregate gli amiCi e confondete i nemiCi con l'ultimo grido delle vendette: caduta dei capelli, gambe di ricotta, lingua legata e molte altre ancora) del professor Vindictus Viridian.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Non dico che non è una buona idea, ma nel mondo dei Babbani non devi usare la magia che in Circostanze speCiali’ disse Hagrid. ‘E in tutti i modi, ancora non puoi riusCire a vendicarti in nessuna?maniera: devi studiare molto di più per arrivare a quel punto’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Hagrid non permise a Harry neanche di comperare un calderone d'oro massicCio (‘Nella lista c'è scritto "peltro"‘), ma acquistarono una graziosa bilanCia per pesare gli ingredienti delle pozioni, e un telescopio pieghevole in ottone. Poi andarono in farmaCia, luogo talmente interessante da ripagare del pessimo odore che vi regnava, un misto di uova fradice e cavoli marCi. Per terra c'erano barili di roba visCida; vasi di erbe offiCinali, radiCi secche e polveri dai colori brillanti erano allineati lungo le pareti; fasCi di piume, di zanne e artigli aggrovigliati pendevano dal soffitto. Mentre Hagrid chiedeva all'uomo dietro il bancone una provvista di alcuni ingredienti fondamentali per preparare pozioni, Harry esaminava alcuni corni di unicorno in argento, che costavano ventuno galeoni Ciascuno, e minuscoli occhi di coleottero di un nero lucente (a Cinque zellini la manCiata).
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Una volta fuori della farmaCia, Hagrid spuntò di nuovo la lista di Harry.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Harry arrossì.
‘Ma non devi...’
‘Lo so che non devo. Ecco che cosa farò: ti regalerò un animale.
Non un rospo, i rospi sono passati di moda anni fa, ti riderebbero dietro... e i gatti non mi piacCiono, mi fanno starnutire. Ti prenderò un gufo. Tutti i ragazzini vogliono i gufi, sono assai utili, portano la posta e tutto il resto’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Venti minuti dopo, usCivano dall'Emporio del Gufo, un locale buio, pieno di animali che raspavano e frullavano in aria, con gli occhi lucCicanti come gemme preziose. Ora Harry trasportava una grossa gabbia che conteneva una bella Civetta bianca come la neve, profondamente addormentata con la testa sotto l'ala. Non riusCiva a smettere di balbettare ringraziamenti, tanto che sembrava il professor Raptor.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Ma di niente!’ rispondeva Hagrid burbero. ‘Non credo che i Dursley ti hanno mai fatto molti regali. E ora Ci rimane solo Olivander... è l'unico posto per comprare una bacchetta magica; vai da Olivander, e avrai il meglio, parlando di bacchette’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Quest'ultimo negozio era angusto e sporco. Un'insegna a lettere d'oro scortecCiate sopra la porta diceva: Olivander: Fabbrica di bacchette di qualità superiore dal 382 a.C.. Nella vetrina polverosa, su un cusCino color porpora stinto, era esposta una sola bacchetta.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Ah, sì’ disse l'uomo. ‘Sì, sì, sì, ero sicuro che l'avrei?conosCiuto presto. Harry Potter’. Non era una domanda. ‘Ha gli occhi di sua madre. Sembra ieri che è venuta qui a comperare la sua prima bacchetta magica. Lunga dieCi polliCi e un quarto, sibilante, di?salice. Una bella bacchetta per un lavoro d'incanto’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Mr Olivander si avviCinò a Harry. Quest'ultimo avrebbe dato chissà che cosa per vedergli abbassare le palpebre. Quegli occhi d'argento gli facevano venire la pelle d'oca.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Suo padre, invece, preferì una bacchetta di mogano. UndiCi polliCi. Flessibile. Un po' più potente e ottima per la trasfigurazione. Be', ho detto che suo padre l'aveva preferita... ma in realtà, è la bacchetta a scegliere il mago, naturalmente’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Mr Olivander si era fatto talmente viCino da toccare quasi il naso di Harry, che si vedeva riflesso in quegli occhi velati.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Mr Olivander toccò con un dito lungo e bianco la Cicatrice a forma di saetta sulla fronte di Harry.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Mi spiace dire che sono stato io a vendere la bacchetta che ha?fatto questo’ disse con un filo di voce. ‘TrediCi polliCi e mezzo.?Sì. Una bacchetta potente, molto potente, nelle mani sbagliate... Bene, se avessi saputo che cosa sarebbe andata a fare per il mondo...’
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Rubeus! Rubeus Hagrid! Che piacere rivederti! QuerCia, sediCi polliCi, piuttosto flessibile; non era così?’
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Ehm, vediamo’ disse Mr Olivander lanCiando a Hagrid un'occhiata penetrante. ‘Allora, Mr Potter, vediamo un po'‘ e tirò fuori dalla tasca un lungo metro a nastro con le tacche d'argento. ‘Qual è il bracCio con cui usa la bacchetta?’
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Alzi il bracCio. Così’. Misurò il bracCio di Harry dalla spalla?alla punta delle dita, poi dal polso al gomito, dalla spalla a terra,?dal ginocchio all'ascella e poi prese anche la Circonferenza della testa. E intanto diceva: ‘Ogni bacchetta costruita da Olivander ha il nucleo fatto di una potente sostanza magica, Mr Potter. Usiamo peli di unicorno, penne della coda della fenice e corde del cuore di draghi. Non esistono due bacchette costruite da Olivander che siano uguali, così come non esistono due unicorni, due draghi o due feniCi del tutto identiCi. E naturalmente, non si ottengono mai risultati altrettanto buoni con la bacchetta di un altro mago’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   All'improvviso, Harry si accorse che il metro a nastro, che gli stava misurando la distanza fra le nariCi, stava facendo tutto da solo. Mr Olivander, infatti, volteggiava tra gli scaffali, tirando giù scatole.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Può bastare così’ disse, e il metro a nastro si afflosCiò sul pavimento. ‘Allora, Mr Potter, provi questa. Legno di faggio e corde di cuore di drago. Nove polliCi. Bella flessibile. La prenda e la agiti in aria’.
Harry prese la bacchetta e, sentendosi un po' sCiocco, la agitò debolmente, ma Mr Olivander gliela strappò quasi subito di mano.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Acero e piume di fenice. Sette polliCi. Molto flessibile. La provi’.
Harry la provò, ma ancora una volta, non aveva fatto in tempo ad alzarla che Mr Olivander gli strappò di mano anche quella.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘No, no... ecco, ebano e peli di unicorno, otto polliCi e mezzo, elastica. Avanti, avanti, la provi’.
Harry provò, provò ancora. Non aveva idea di che cosa cercasse Mr Olivander. Le bacchette si stavano ammucchiando sulla sedia, ma più Mr Olivander ne tirava fuori dagli scaffali, più sembrava felice.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Un cliente diffiCile, eh? No, niente paura, troveremo quella che va a pennello... Ora, mi chiedo... sì, perché no... combinazione insolita... agrifoglio e piume di fenice, undiCi polliCi, bella flessibile’.
Harry la prese in mano. Avvertì un calore improvviso alle dita. La alzò sopra la testa, la abbassò sferzando l'aria polverosa e una sCia di sCintille rosse e d'oro si sprigionò dall'estremità come un fuoco d'artifiCio, proiettando sulle pareti minuscoli riflessi danzanti di luce. Hagrid gridò d'entusiasmo e batté le mani e Mr Olivander esclamò: ‘Bravo! Sì, proprio così, molto bene. Bene, bene, bene... che strano... ma che cosa davvero strana...’
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Sì, trediCi polliCi e mezzo. Legno di tasso. Curioso come accadano queste cose. la bacchetta che sceglie il mago, lo ricordi. Credo che?da lei dobbiamo aspettarCi grandi cose, Mr Potter... Dopo tutto, Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato ha fatto grandi cose... terribili, è vero, ma grandi’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Harry rabbrividì. Non era certo di trovare molto simpatico quel Mr Olivander. Pagò sette galeoni d'oro per la sua bacchetta, e mentre usCivano, Mr Olivander li salutò con un inchino da dentro il negozio.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Era ormai pomeriggio avanzato e il sole era basso sull'orizzonte quando Harry e Hagrid si misero sulla via del ritorno ripercorrendo Diagon Alley, riattraversarono il muro, fino al Paiolo magico, ormai deserto. Lungo il tragitto, Harry non disse una parola; non notò nemmeno quanta gente li guardasse a bocca aperta, in metropolitana, carichi com'erano di tutti quei pacchi dalle forme bizzarre, e con la Civetta candida addormentata sulle ginocchia. Su per un'altra scala mobile, fuori di nuovo, giù verso Paddington Station; Harry si rese conto di dove si trovavano soltanto quando Hagrid gli batté sulla spalla.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Ti senti bene, Harry? Sei molto zitto’ disse Hagrid.
Harry non era sicuro di riusCire a spiegarsi. Quello era stato il più bel compleanno della sua vita. Eppure... Continuò a mangiare il suo hamburger cercando di trovare le parole.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Tutti pensano che io sia speCiale’ disse infine. ‘Tutte quelle persone del Paiolo magico, il professor Raptor, Mr Olivander... ma io, di magia, non ne so niente. Come fanno ad aspettarsi grandi cose? Sono famoso, ma non ricordo neanche il motivo per cui sono famoso. Non so che cosa è successo quando Vol... scusa... voglio dire, la notte che i miei genitori sono morti’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Hagrid si chinò verso di lui. Dietro la barba incolta e le folte sopracCiglia faceva capolino un sorriso pieno di gentilezza.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Non preoccuparti, Harry. Imparerai presto. A Hogwarts tutti i prinCipianti sono uguali. Starai benone. Basta che sei te stesso. Lo so che è dura. Tu sei un prescelto, e questo fa sempre la vita diffiCile. Ma starai benissimo a Hogwarts... così è stato per me, e lo è ancora, davvero’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Questo è il biglietto per Hogwarts’ disse. ‘1o settembre, King's Cross... è tutto scritto sul biglietto. Se hai problemi con i Dursley, spedisCimi una lettera con la tua Civetta, lei saprà dove trovarmi... A presto, Harry’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Il treno uscì dalla stazione. Harry avrebbe voluto seguire Hagrid con lo sguardo fin quando non l'avesse perso di vista; si alzò in piedi sul sedile e schiacCiò il naso contro il finestrino, ma non fece in tempo a battere le palpebre che Hagrid era sparito.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Albus Silente, attuale preside di Hogwarts. Considerato da molti il più grande mago dell'era moderna, Silente è noto soprattutto per avere sconfitto nel 1945 il mago del male Grindelwald, per avere scoperto i dodiCi modi per utilizzare sangue di drago e per i suoi esperimenti di alchimia, insieme al collega Nicolas Flamel. Il professor Silente ama la musica da camera e il bowling.’
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Harry rigirò di nuovo la figurina e con suo grande stupore vide che la facCia di Silente era scomparsa.
‘sparito!’
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Be', non puoi mica pretendere che se ne rimanga lì tutto il giorno’ disse Ron. ‘Tornerà. No! Ho trovato un'altra Morgana, e ne ho già sei... La vuoi tu? Puoi cominCiare a fare la raccolta’.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Lo sguardo di Ron si perse sulla montagna di Cioccorane che aspettavano ancora di essere scartate.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Ma davvero? Cioè non si muovono per niente?’ Ron sembrava molto stupito. ‘Che strano!’
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Harry rimase con tanto d'occhi nel vedere Silente che ricompariva sulla figurina e gli rivolgeva un impercettibile sorriso. A Ron interessava più mangiare le rane che non fare la spunta delle figurine dei Maghi e delle Streghe più famosi; Harry, invece, non riusCiva a staccarne gli occhi. Ben presto non ebbe più soltanto Silente e Morgana, ma anche Hengist il folletto dei Boschi, Alberico Grunnion, Circe, Paracelso e Merlino. Finalmente, si deCise ad alzare gli occhi da Cliodna la druida, che si stava grattando il naso, per aprire un pacchetto di Tuttigusti+1.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Un ragazzo con i capelli ricCi ricCi era Circondato da una piccola folla.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Il ragazzo sollevò il coperchio di una scatola che teneva tra le bracCia e quando qualcosa, da dentro, allungò una zampa lunga e pelosa, quelli che gli stavano intorno cominCiarono a gridare e a strepitare.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Harry si fece largo tra la folla finché non trovò uno scompartimento vuoto verso la coda del treno. Prima di tutto sistemò Edvige e poi cominCiò a spingere e a tentare di sollevare il baule per caricarlo sul treno. Cercò di fargli superare i gradini, ma riuscì a malapena a sollevarne un'estremità, e due volte se lo fece cadere dolorosamente su un piede.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘E quella che cos'è?’ chiese d'un tratto uno dei gemelli indicando la Cicatrice che aveva sulla fronte.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Il più piccolo cercò di scansarsi, ma lei lo afferrò e cominCiò a strofinargli la punta del naso.
‘Mamma... piantala!’ Ron si divincolò liberandosi dalle sue grinfie.
‘Ah! Ronnie piccolino ha qualcosa sul nasino?’ cantilenò uno dei gemelli.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   In quel momento apparve il maggiore dei fratelli. Si era già cambiato d'abito e indossava l'ampia uniforme nera di Hogwarts, e Harry notò che sul petto gli brillava un distintivo d'argento con su inCisa la lettera P.
‘Non posso trattenermi a lungo, mamma’ disse. ‘Sono sulla carrozza di testa, i prefetti hanno due scompartimenti riservati...’
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘E come mai Percy ha degli abiti nuovi?’ chiese uno dei gemelli. ‘Perché lui è un prefetto’ disse la madre tutta intenerita. ‘Bene, caro, buon anno scolastico e... mandami un gufo quando sei arrivato’. Lo baCiò sulla guanCia e il ragazzo si allontanò. Poi la madre si rivolse ai gemelli.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘E ora, voi due... quest'anno vedete di comportarvi bene. Se ricevo un altro gufo che mi dice che avete... che avete fatto saltare in aria una toilette o...’
‘Saltare in aria una toilette? Ma noi non l'abbiamo mai fatto’. ‘Che bella idea Ci hai dato, grazie mamma!’
‘Niente scherzi. E badate a Ron’.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

    Harry si ritrasse rapidamente per non dare a vedere che li stava guardando.
‘Sai quel ragazzo coi capelli neri che era viCino a noi alla stazione? Lo sai chi è?’
‘Chi è?’
‘Harry Potter’.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Harry udì la voCina della più piccola.
‘Oh, mamma, posso salire sul treno per vederlo? Mamma, ti prego...’ ‘L'hai già visto, Ginny, e quel povero ragazzo non è mica un animale dello zoo. Ma davvero è lui, Fred? Come lo sai?’ ‘Gliel'ho chiesto. Ho visto la Cicatrice. proprio... come un fulmine’.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Svelti, su!’ disse la madre, e i tre ragazzi si arrampicarono sul treno. Si sporsero dal finestrino per un ultimo baCio di addio, e la sorellina più piccola si mise a piangere.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Il treno si mosse. Harry vide la madre salutare i ragazzi con la mano e la sorellina, tra il riso e le lacrime, rincorrere il treno, ma quello guadagnò veloCità e lei rimase indietro, e allora continuò a salutare con la mano.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Harry guardò la ragazzina e la madre scomparire dietro la prima curva. Dal finestrino vedeva le case sfrecCiare via veloCi. Sentì un fremito di ecCitazione. Non sapeva bene a che cosa stesse andando incontro... ma certamente doveva essere meglio di quel che si stava lasCiando alle spalle.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Harry scosse la testa e il ragazzo si sedette. LanCiò una rapida occhiata a Harry e poi si mise subito a osservare il paesaggio fuori del finestrino, facendo finta di non averlo guardato. Harry notò che aveva ancora un segno nero sul naso.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Va bene’ borbottò Ron.
‘Harry’ disse il secondo gemello ‘Ci siamo presentati? Fred e George Weasley. E questo è nostro fratello Ron. Allora, Ci vediamo dopo’.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Ciao’ fecero Harry e Ron. I gemelli si richiusero alle spalle la porta scorrevole dello scompartimento.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Harry si scostò la frangia per mostrare la Cicatrice a forma di saetta.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Cinque’ preCisò Ron. Per qualche ignota ragione, aveva assunto un'espressione depressa. ‘Io sono il sesto della nostra famiglia a frequentare Hogwarts. Puoi ben dire che mi tocca essere all'altezza di un sacco di aspettative. Bill e Charlie hanno già finito... Bill era capoclasse e Charlie capitano della squadra di Quidditch. E adesso Percy è prefetto. Fred e George sono un po' dei perdigiorno, ma hanno ottimi voti e tutti li trovano davvero spiritosi. In famiglia, Ci si aspetta che io sia all'altezza degli altri, ma se poi Ci riesco, nessuno la considererà una grande impresa, visto che loro l'hanno fatto prima di me. E poi, con Cinque fratelli, non riesCi mai a metterti un vestito nuovo. Io mi vesto con gli abiti smessi di Bill, uso la vecchia bacchetta di Charlie e il vecchio topo di Percy’.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Ron si mise la mano nella giacca e tirò fuori un topo grigio e grasso, profondamente addormentato.
‘Si chiama Crosta e non serve a niente; non si sveglia quasi mai. Percy ha ricevuto in dono un gufo da papà, per via che è stato fatto prefetto, ma i miei non si potevano perm... Cioè, voglio dire, io invece, ho ricevuto Crosta’.
Le orecchie gli erano diventate rosse. Forse pensava di aver detto troppo, perché tornò a guardare fuori dal finestrino.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Harry non pensava Ci fosse niente di male nel fatto di non potersi permettere un gufo. Dopo tutto, fino a un mese prima, lui stesso non aveva mai avuto un soldo in tasca, e lo disse a Ron, raccontandogli che anche lui portava sempre gli abiti smessi di Dudley e che non aveva mai ricevuto un regalo di compleanno decente. Il ragazzo sembrò sollevato.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Hai pronunCiato il nome di Tu-Sai-Chi!’ disse Ron con l'aria sconvolta e colpita a un tempo. ‘Avrei creduto che proprio tu, fra tutti...’
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Non sto cercando di fare il coraggioso o cose del genere, pronunCiando quel nome’ rispose Harry. ‘Il fatto è che io, semplicemente, non sapevo che non si dovesse fare. CapisCi che cosa intendo? Ho un mucchio di cose da imparare... Scommetto’ aggiunse esprimendo ad alta voce per la prima volta una preoccupazione che lo aveva assillato negli ultimi tempi, ‘scommetto che sarò l'ultimo della classe’.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Ma no, vedrai. Ci sono molti ragazzi che vengono da famiglie Babbane e che imparano abbastanza velocemente’.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Harry, che non aveva fatto colazione, balzò in piedi, ma Ron, cui si erano di nuovo arrossate le orecchie, bofonchiò che lui aveva portato dei panini. Harry uscì nel corridoio.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Con i Dursley, non aveva mai avuto soldi per i dolCi, ma ora che le tasche gli rigurgitavano d'oro e d'argento, era pronto a comperarsi tutti i Mars che voleva. Ma la signora non ne aveva. Aveva invece gelatine Tuttigusti+1, gomme Bolle Bollenti, Cioccorane, Zuccotti di zucca, polentine, Bacchette Magiche alla Liquirizia e un'infinità di altre strane cose che Harry non aveva mai visto in vita sua. Poiché non voleva perdersene nessuna, prese un po' di tutto, e pagò alla donnina undiCi falCi d'argento e sette zellini di bronzo.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Ron lo guardò con tanto d'occhi, quando tornò con tutto quel bendiddio nello scompartimento, rovesCiandolo su un sedile vuoto.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘FacCiamo cambio: ti do uno di questi’ disse Harry porgendo un dolce. ‘Dai!...’
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Ma questo è immangiabile, è tutto secco’ disse Ron. ‘Mamma non ha molto tempo’ si affrettò ad aggiungere, ‘sai, con Cinque figli...’
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

    ‘Dai, prendi un dolce’ ripeté Harry che fino a quel momento non aveva mai avuto niente da dividere con gli altri, o meglio, nessuno con cui dividere qualcosa. Era una sensazione piacevole, starsene lì seduto con Ron a dar fondo a tutto quel bendiddio di dolCi e gelatine, dimenticandosi dei panini.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘E queste, che cosa sono?’ chiese Harry a Ron mostrandogli un pacco di Cioccorane. ‘Non saranno mica delle rane vere?’ CominCiava a pensare che tutto fosse possibile.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Oh, certo, tu non puoi sapere... Dentro alle Cioccorane Ci sono delle figurine... sai, per fare collezione... Streghe e maghi famosi. Io ne ho Circa Cinquecento, ma mi mancano Agrippa e Tolomeo’.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Harry scartò la sua Cioccorana e prese la figurina. C'era su il viso di un uomo. Portava occhiali a mezza luna, aveva un naso lungo e adunco e capelli, barba e baffi fluenti e argentei. Sotto, c'era scritto il nome: Albus Silente.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Le prime due carrozze erano già gremite di studenti, alcuni si sporgevano dai finestrini a parlare con i familiari, altri si litigavano un posto. Harry spinse il suo carrello lungo il binario in cerca di un posto libero. Passò accanto a un ragazzo dalla facCia tonda che stava dicendo: ‘Nonna, ho perso di nuovo il mio rospo’.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Rimaneva chiuso nella sua stanza, in compagnia della sua nuova Civetta. Aveva deCiso di chiamarla Edvige: il nome l'aveva trovato in una Storia della magia. I libri di testo erano interessantissimi.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Steso sul letto, leggeva fino a notte fonda, con Edvige che andava e veniva, libera, dalla finestra aperta. Fortuna che zia Petunia non veniva più a passare l'aspirapolvere, perché Edvige non faceva che portare dentro topi morti. Ogni sera, prima di andare a dormire, Harry spuntava un altro giorno sul foglio di carta che aveva appeso alla parete, facendo il conto alla rovesCia fino al primo di settembre.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   L'ultimo giorno di agosto ritenne opportuno dire agli zii che il giorno dopo si sarebbe dovuto recare alla stazione di King's Cross; per questo scese in soggiorno, dove loro stavano guardando un programma di quiz alla televisione. Si schiarì la gola per segnalare la sua presenza, e Dudley si preCipitò urlando fuori dalla stanza.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Stava per tornarsene di sopra, quando lo zio Vernon si deCise a parlare.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Tirò fuori dalla tasca il biglietto che gli aveva dato Hagrid. ‘So solo che devo prendere il treno delle undiCi in punto al binario nove e tre quarti’ lesse.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Ma quelli’ disse zio Vernon, ‘sono tutti svitati, matti da legare.
Vedrai, vedrai. Aspetta e vedrai. E va bene, ti porteremo a King's Cross. Tanto per la cronaca, a Londra Ci dobbiamo andare comunque, domani. Altrimenti non mi prenderei il disturbo’.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Il mattino dopo, Harry si svegliò alle Cinque, ma era troppo ecCitato e nervoso per riaddormentarsi. Si alzò e si infilò i jeans, perché non voleva arrivare alla stazione con gli abiti da mago: si sarebbe poi cambiato in treno. Controllò ancora una volta l'elenco di Hogwarts per accertarsi di avere tutto quel che gli serviva, verificò che Edvige fosse ben chiusa nella sua gabbia, e cominCiò a passeggiare per la stanza, in attesa che i Dursley si alzassero. Due ore dopo, il suo voluminoso e pesante baule era stato caricato sulla macchina dei Dursley, zia Petunia era riusCita a convincere Dudley a sedersi accanto a Harry, ed erano partiti.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Raggiunsero King's Cross alle dieCi e mezzo. Zio Vernon mollò il baule su un carrello, spingendolo poi personalmente fin dentro la stazione. Harry si stupì per quel gesto stranamente cortese, ma si ricredette quando zio Vernon si fermò di botto, davanti ai binari, con un ghigno malevolo sul volto.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘EccoCi arrivati, ragazzo. Binario nove... binario dieCi. Il tuo dovrebbe essere Circa a metà strada, ma non sembra che l'abbiano ancora costruito, o sbaglio?’
Era evidente che aveva pienamente ragione. Sopra un binario torreggiava un grosso numero nove, in plastica, e su quello accanto un altrettanto grosso numero dieCi, sempre in plastica; ma tra i due, niente.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Buon anno scolastico’ disse zio Vernon con un sorriso ancor più maligno. Si allontanò senza aggiungere altro. Harry si voltò e vide i Dursley ripartire in macchina. Ridevano tutti e tre. Gli si seccò la bocca. Che cosa diavolo avrebbe fatto? Intanto, stava cominCiando ad attirare molti sguardi incuriositi per via di Edvige. Avrebbe dovuto chiedere a qualcuno.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Fermò un poliziotto di passaggio, ma non osò fare parola del binario nove e tre quarti. L'agente non aveva mai sentito parlare di Hogwarts e quando si rese conto che Harry non era in grado di dirgli neanche in che regione si trovasse, cominCiò a infastidirsi, come se Harry facesse apposta a fare lo stupido. Disperato, Harry chiese del treno in partenza alle undiCi, ma la guardia disse che non ce n'erano. Finì che la guardia si allontanò imprecando contro i perditempo. A quel punto, Harry lottava per non cadere nel panico. Se il grosso orologio che sovrastava il cartellone degli arrivi funzionava, aveva ancora solo dieCi minuti per prendere il treno per Hogwarts, e non aveva la più pallida idea di come fare. Era lì, nel bel mezzo della stazione ferroviaria, con un baule che a stento riusCiva a sollevare, le tasche piene di soldi dei maghi e una grossa Civetta.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Hagrid doveva aver dimenticato di dirgli qualcosa di essenziale, come quando, per esempio, per entrare in Diagon Alley era stato necessario battere sul terzo mattone a sinistra. Si chiese se non fosse il caso di tirare fuori la bacchetta magica e cominCiare a colpire la macchinetta dei biglietti tra i binari nove e dieCi.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Harry si voltò di scatto. A parlare era stata una signora grassottella, che si rivolgeva a quattro ragazzi dai capelli rosso fiamma. Ciascuno spingeva un baule come quello di Harry... e aveva anche una Civetta.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Col cuore che gli martellava in petto, Harry li seguì, sempre spingendo il suo carrello. Quando si fermarono lui fece altrettanto, abbastanza viCino per sentire quel che dicevano.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Allora, binario numero?’ chiese la donna, che era la madre dei ragazzi.
‘Nove e tre quarti!’ disse con voCina stridula una ragazzina, anch'essa con i capelli rossi, che dava la mano alla madre. ‘Mamma, posso andare anch'io...’
‘Tu sei troppo piccola, Ginny. Sta' zitta, adesso. Va bene, Percy, vai avanti tu’.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Quello che sembrava il maggiore, si avviò verso i binari nove e dieCi. Harry stette a guardare, bene attento a non battere Ciglio per non perdere nessun particolare... ma proprio nel momento in cui il ragazzo aveva raggiunto lo spartitraffico tra i due binari, un folto gruppo di turisti gli passò davanti togliendogli la visuale, e quando l'ultimo zaino si fu tolto di mezzo, il ragazzo dai capelli rossi era sparito.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Fred, ora tocca a te’, disse la donna grassottella.
‘Ma io non sono Fred, sono George’ disse il ragazzo. ‘Parola mia, donna! E diCi di essere nostra madre? Non lo vedi che sono George?’
‘Scusami, George caro’.
‘Te l'ho fatta! Io sono Fred’ disse il ragazzo, e si avviò. Il suo gemello gli gridò di sbrigarsi, e lui dovette affrettarsi a seguire, perché un attimo dopo era sparito... ma come aveva fatto?
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Non ti preoccupare’ disse lei. ‘Devi soltanto camminare dritto in direzione della barriera tra i binari nove e dieCi. Non ti fermare e non aver paura di andarCi a sbattere contro: questo è molto importante. Se sei nervoso, meglio andare a passo di corsa. E adesso vai, prima di Ron’.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   CominCiò a camminare in quella direzione. La gente lo urtava, dirigendosi verso i binari nove e dieCi. Harry affrettò il passo.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

    Stava per andare dritto dritto a sbattere contro il tornello, e allora sarebbero stati guai... Chinandosi in avanti sul carrello, spiccò una corsa... la barriera si avviCinava sempre di più... ecco, non sarebbe più riusCito a fermarsi... aveva perso il controllo del carrello... era a un passo... chiuse gli occhi, pronto all'urto...
Ma l'urto non venne... lui continuò a correre... aprì gli occhi.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Una nube di fumo proveniente dalla locomotiva si alzava in grossi anelli sopra la testa della folla rumorosa, mentre gatti di ogni colore si aggiravano qua e là tra le gambe della gente. Gufi e Civette si chiamavano l'un l'altro col loro verso cupo, quasi di malumore, sovrastando il CicalecCio e il rumore dei pesanti bauli che venivano trasCinati.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Con quelle devi fare attenzione’ lo ammonì Ron. ‘Tuttigusti vuol dire proprio tutti i gusti... puoi trovare quelli più comuni come Cioccolato, menta e marmellata d'aranCia, ma può anche capitarti spinaCi, fegato e trippa. George dice che una volta ne ha trovate alcune alle caccole’.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Ora, la campagna che sfrecCiava sotto i loro occhi si era fatta più selvaggia. Niente più campi pettinati. C'erano boschi, fiumi tortuosi e colline coperte di una vegetazione color verde scuro.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Qualcuno bussò alla porta del loro scompartimento: era il ragazzo dal facCione rotondo che Harry aveva superato al binario nove e tre quarti. Sembrava in lacrime.
‘Scusate’ disse, ‘avete mica visto un rospo?’
Quando loro scossero la testa disse in tono lamentoso: ‘L'ho perso! Continua a scappare!’
‘Vedrai, tornerà’ disse Harry.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Il topo stava ancora ronfando sulle ginocchia di Ron.
‘Potrebbe essere morto e non Ci si farebbe neanche caso’ disse Ron disgustato. ‘Ieri ho cercato di farlo diventare giallo per renderlo un po' più interessante, ma l'incantesimo non ha funzionato. Guarda, ti facCio vedere...’
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Rovistò nel suo baule e tirò fuori una bacchetta magica dall'aria malconCia. In alcuni punti era rosicchiata e all'estremità baluginava qualcosa di bianco.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Sei sicuro che sia un incantesimo, vero?’ chiese la ragazza. ‘Comunque, non funziona molto bene, o sbaglio? Io ho provato a fare alcuni incantesimi sempliCi sempliCi e mi sono riusCiti tutti. Nella mia famiglia, nessuno ha poteri magiCi; è stata una vera sorpresa quando ho ricevuto la lettera, ma mi ha fatto un tale piacere, naturalmente, voglio dire, è la migliore scuola di magia che esista, ho sentito dire... Ho imparato a memoria tutti i libri di testo, naturalmente, spero proprio che basti... E... a proposito, io mi chiamo Hermione Granger, e voi?’
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Tutto questo l'aveva detto quasi senza riprendere fiato.
Harry lanCiò un'occhiata a Ron e si sentì molto sollevato nel vedere dal suo viso attonito che neanche lui aveva imparato a memoria i libri di testo.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Io sono Ron Weasley’ bofonchiò.
‘Harry Potter’ si presentò Harry.
‘Davvero?’ disse Hermione. ‘So tutto di te, naturalmente... ho comperato alcuni libri facoltativi, come letture preparatorie, e ho visto che sei Citato in Storia moderna della magia, in Ascesa e declino delle Arti Oscure e anche in Grandi eventi magiCi del Ventesimo Secolo’.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Sul serio?’ chiese Harry sentendosi tutto confuso.
‘Ma santo Cielo, non lo sapevi? Io, se fossi in te, avrei cercato di sapere tutto il possibile’ disse Hermione. ‘Sapete in quale dormitorio andrete? Io ho chiesto in giro, e spero di essere a Grifondoro; sembra di gran lunga il migliore; ho sentito dire che c'è andato anche Silente, ma penso che anche Pecoranera non dovrebbe poi essere tanto male... Comunque, meglio che Ci muoviamo e andiamo a cercare il rospo di Neville. E voi due fareste bene a cambiarvi, sapete? Credo che tra poco saremo arrivati’.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Grifondoro’ disse Ron. E di nuovo sembrò offuscato da un velo di tristezza. ‘Anche papà e mamma sono stati lì. Chissà che cosa diranno se io non Ci vado. Non credo che Pecoranera sarebbe tanto male, ma pensa se mi mettono a Serpeverde...’
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Sì’ confermò Ron. E si lasCiò cadere seduto con l'aria depressa. ‘Sai? Mi sembra che le punte dei baffi di Crosta siano diventate un po' più chiare’ disse Harry cercando di distrarlo dal pensiero dei dormitori. ‘E... dimmi, che cosa faranno i tuoi fratelli più grandi ora che hanno finito?’
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Niente. Per questo la notizia ha fatto tanto scalpore. Non li hanno presi. Papà dice che ad aggirarsi intorno alla Gringott deve essere stato un potente mago del Male, ma si pensa che non sia stato preso niente, questa è la cosa strana. Naturalmente, quando succedono cose di questo genere tutti si spaventano pensando che dietro Ci sia Tu-Sai-Chi’.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Harry rimuginò la notizia. CominCiava ad avvertire un fremito di paura ogni volta che veniva nominato Tu-Sai-Chi. Riteneva che questo facesse parte del suo ingresso nel mondo della magia, ma si era sentito molto più a suo agio a dire ‘Voldemort’ senza preoccuparsi.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Che cosa?’ Ron era esterrefatto. ‘Aspetta e vedrai, è il più bel gioco del mondo...’ Ed eccolo partito in quarta a spiegare tutto sulle quattro palle e sulla posizione dei sette giocatori, a descrivere le partite famose cui aveva assistito con i suoi fratelli, e il manico di scopa che gli sarebbe piaCiuto comperarsi se avesse avuto i soldi. Stava illustrando a Harry gli aspetti più interessanti del gioco quando la porta dello scompartimento si spalancò di nuovo; ma questa volta non erano né Neville, il ragazzo che aveva perso il rospo, e neanche Hermione Granger.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Non tarderai a scoprire che alcune famiglie di maghi sono molto migliori di altre, Potter. Non vorrai mica fare amiCizia con le
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Io Ci andrei piano se fossi in te, Potter’ disse lentamente. ‘Se
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   non diventi più gentile, farai la stessa fine dei tuoi genitori. Neanche loro sapevano come Ci si comporta. Continua a frequentare gentaglia come i Weasley e quell'altro Hagrid là, e diventerai né più né meno come loro’.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Harry e Ron balzarono entrambi in piedi. La facCia di Ron era rossa come i suoi capelli.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Oh, oh, e adesso che cosa fai, Ci prendi a pugni?’ ghignò Malfoy. ‘Sì, se non usCite immediatamente di qui’ intimò Harry con più
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

    Goyle fece per prendere le Cioccorane posate viCino a Ron... Questi fece un balzo in avanti, ma non aveva fatto in tempo a sfiorare Goyle che quest'ultimo emise un grido lacerante.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   scomparvero immediatamente. Forse avevano creduto che tra i dolCi avrebbero fatto capolino altri topi, o forse avevano udito dei passi. Infatti, un attimo dopo era entrata Hermione Granger.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Che cosa diavolo è successo, qui?’ chiese guardando tutti i dolCi per terra e Ron che raccoglieva Crosta per la coda.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Penso che me l'hanno fatto fuori’ disse Ron a Harry. Poi lo guardò più da viCino. ‘No... è incredibile... si è addormentato di nuovo!’
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   tra i primi a tornare dalla nostra parte dopo che Tu-Sai-Chi è scomparso. Dissero che erano stati stregati. Papà non Ci crede. Dice che al padre di Malfoy non serviva una scusa per passare dalla Parte Oscura’. Poi, volgendosi a Hermione: ‘Possiamo esserti utili in qualcosa?’
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘E' stato Crosta, non noi’ disse Ron guardandola storto. ‘Ti spiacerebbe usCire mentre Ci cambiamo?’
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Ron continuò a guardarla mentre usCiva. Harry sbirCiò fuori dal finestrino. Stava calando la sera. Le montagne e le foreste si stagliavano contro un Cielo violaceo. Sembrò che il treno rallentasse.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Una voce risuonò per tutto il treno: ‘Tra Cinque minuti arriveremo a Hogwarts. Siete pregati di lasCiare il bagaglio sul treno; verrà portato negli edifiCi della scuola separatamente’.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Harry, che aveva lo stomaco chiuso per l'emozione, si accorse che Ron era pallido, sotto le lentiggini. Infilarono nelle tasche gli ultimi dolCi rimasti e si unirono alla calca che affollava il corridoio.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Dopo aver rallentato, infine il treno si fermò. La gente procedette a spintoni verso lo sportello e poi scese sul marCiapiedi stretto e buio. Harry rabbrividì all'aria gelida della notte. Poi, sopra le
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Il facCione peloso di Hagrid sorrideva radioso sopra il mare di teste.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Coraggio, seguitemi... C'è qualcun altro del primo anno? E ora attenti a dove mettete i piedi. Quelli del primo anno mi seguano!’ SCivolando e incespicando, seguirono Hagrid giù per quello che
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Fra un attimo: prima vista panoramica di Hogwarts!’ annunCiò Hagrid parlando da sopra la spalla, ‘ecco, dopo questa curva!’
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Ci fu un coro di ‘Ohhhh!’
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Lo stretto sentiero si era spalancato all'improvviso sul bordo di un grande lago nero. Appollaiato in Cima a un'alta montagna sullo sfondo, con le finestre illuminate che brillavano contro il Cielo pieno di stelle, si stagliava un grande castello con molte torri e torrette.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Non più di quattro per battello’ avvertì Hagrid indicando una flotta di piccole imbarcazioni in acqua, viCino alla riva. Harry e Ron furono seguiti a bordo da Neville e Hermione.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   E le barchette si staccarono dalla riva, sCivolando sul lago lisCio come vetro. Tutti tacevano, lo sguardo fisso sul grande castello che li sovrastava. Torreggiava su di loro, man mano che si avviCinavano alla rupe su cui era arroccato.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Oscar!’ gridò Neville al settimo Cielo tendendo le mani. Poi si arrampicarono lungo un passaggio nella rocCia, preceduti dalla lampada di Hagrid, e finalmente emersero sull'erba morbida e umida, proprio all'ombra del castello.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Salirono la scalinata di pietra e si affollarono davanti all'immenso portone di querCia.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Ci siamo tutti? E tu, ce l'hai ancora il tuo rospo?’ Hagrid alzò il pugno gigantesco e bussò tre volte.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Ognuno terminò la canzone in tempi diversi. Alla fine, erano rimasti solo i gemelli Weasley a cantare a un ritmo lento da marCia funebre. Silente diresse le ultime battute con la bacchetta magica e, alla fine, fu uno di quelli che applaudirono più fragorosamente.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   ‘Ah, la musica’ disse asCiugandosi gli occhi. ‘Una magia che supera tutte quelle che noi facCiamo qui! E adesso, è ora di andare a letto. Via di corsa’.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Aprendosi un varco tra la ressa che si attardava ancora in chiacchiere, i Grifondoro del primo anno seguirono Percy, usCirono dalla Sala Grande e salirono al piano di sopra passando per la scala di marmo.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Harry aveva di nuovo le gambe pesanti come il piombo, ma solo perché era stanco e con la panCia piena. Aveva troppo sonno per stupirsi del fatto che i ritratti lungo i corridoi bisbigliavano e si facevano segno, al loro passaggio, o che un paio di volte Percy fece passare i ragazzi attraverso porte nascoste dietro a pannelli scorrevoli e arazzi appesi alle pareti. Salirono altre scale, sbadigliando e strasCicando i piedi, e Harry stava già chiedendosi quanto avrebbero dovuto camminare ancora, quando si fermarono di colpo.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   ‘Oh, ma allora conosCi già Raptor! Non c'è da stupirsi che sia così nervoso; quello è il professor Piton. Insegna Pozioni, ma non gli piace; tutti sanno che fa la corte alla materia di Raptor. Piton sa un sacco di cose sulle Arti Oscure’.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Finalmente scomparvero anche i dolCi e il professor Silente si alzò di nuovo in piedi. Nella sala cadde il silenzio.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   ‘Ehm... solo poche parole ancora, adesso che siamo tutti sazi di Cibo e di bevande. Ho da darvi alcuni annunCi di inizio anno.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   E gli occhi sCintillanti di Silente scoccarono un'occhiata in direzione dei gemelli Weasley.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Silente diede un colpetto alla sua bacchetta magica, come se stesse cercando di scacCiarne una mosca dalla punta, e ne fluì un lungo nastro d'oro che si sollevò alto in aria, sopra i tavoli, e cominCiò a contorcersi a mo' di serpente, formando delle parole.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Hogwarts, Hogwarts del nostro cuore,
te ne preghiamo, insegnaCi bene giovani, vecchi, o del Pleistocene,
la nostra testa tu sola riempi
con tante cose interessanti.
Perché ora è vuota e piena di venti,
di mosche morte e idee deliranti. InsegnaCi dunque quel che è richiesto, dalla memoria cancella l'oblio
fai del tuo meglio, a noi spetta il resto finché al cervello daremo l'addio.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   ‘Ah!’ esclamò Harry passandosi una mano sulla fronte. ‘Che cosa c'è?’ chiese Percy.
‘N-niente’.
Il dolore era svanito così come era venuto. Più diffiCile da scuotersi di dosso fu la sensazione che Harry aveva provato per via dello sguardo dell'insegnante... la sensazione di non essergli affatto simpatico.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Harry, che cominCiava a sentire caldo e sonno, alzò di nuovo lo sguardo verso il tavolo delle autorità. Hagrid era tutto intento a bere dal suo calice. La professoressa Mcgranitt conversava con il professor Silente. Il professor Raptor, con il suo assurdo turbante, parlava con un altro insegnante dai capelli neri e untuosi, il naso adunco e la pelle giallastra.
Accadde all'improvviso. L'insegnante dal naso adunco guardò dritto negli occhi di Harry, oltre il turbante di Raptor, e un dolore acuto attraversò la Cicatrice sulla fronte del ragazzo.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Dall'altro lato di Harry, Percy Weasley e Hermione stavano parlando delle lezioni (‘Spero proprio che cominCino subito, c'è tanto da imparare, a me interessa in modo particolare la Trasfigurazione, sai, quando un oggetto viene cambiato in qualcos'altro, naturalmente è ritenuta una pratica molto diffiCile... Si cominCia dalle cose più sempliCi, che so, trasformare fiammiferi in aghi e cose del genere...’).
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   ‘Io sono un... mezzo sangue’ raccontava Seamus. ‘Papà è un Babbano. Mamma non gli ha detto di essere una strega fino a dopo sposati. stato un bel colpo per lui!’
Tutti risero.
‘E tu, Neville?’
‘Be', io sono stato allevato da mia nonna, che è una strega’ prese a raccontare Neville, ‘ma in famiglia per molto tempo hanno pensato che io fossi soltanto un Babbano. Il mio prozio Algie ha cercato per anni di cogliermi alla sprovvista e di strapparmi qualche magia - una volta mi ha buttato in acqua dal molo di Blackpool e per poco non affogavo - ma non è successo niente fino a che non ho avuto otto anni. Zio Algie era venuto a prendere il tè e mi teneva appeso per le caviglie fuori da una finestra del secondo piano, quando zia Enid gli offrì una meringa e lui, senza farlo apposta, mi lasCiò andare. Ma io caddi in giardino, e rimbalzando arrivai fino in strada. Tutti erano feliCi, mia nonna piangeva per la contentezza. E avreste dovuto vedere le facce, quando sono stato ammesso qui... perché pensavano che non avessi abbastanza poteri magiCi, capite? Zio Algie era così contento che mi ha comperato il rospo’.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Mentre Harry si serviva un pasticCino al miele, il discorso tornò sulle famiglie.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Quando tutti si furono rimpinzati a più non posso, gli avanzi del Cibo scomparvero dai piatti lasCiandoli puliti e splendenti come prima. Un attimo dopo apparvero i dolCi. Montagne di gelato di tutti i gusti immaginabili, torte alle mele, pasticCini al miele, bignè al Cioccolato e Ciambelle alla marmellata, zuppa inglese, fragole, gelatina, dolCi di riso...
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

    Forse pensate che non son bello,
ma non giudicate da quel che vedete
io ve lo giuro che mi scappello
se uno più bello ne troverete.
Potete tenervi le vostre bombette
i vostri Cilindri luCidi e alteri,
son io quello che al posto vi mette
e al mio confronto gli altri son zeri.
Non c'è pensiero che nascondiate
che il mio potere non sappia vedere,
quindi indossatemi ed ascoltate
qual è la casa in cui rimanere.
forse Grifondoro la vostra via,
culla dei coraggiosi di cuore:
audaCia, fegato, cavalleria
fan di quel luogo uno splendore.
O forse è a Tassorosso la vostra vita,
dove chi alberga è giusto e leale:
qui la pazienza regna infinita
e il duro lavoro non è innaturale.
Oppure Corvonero, il vecchio e il saggio,
se siete svegli e pronti di mente,
ragione e sapienza qui trovan linguaggio
che si confà a simile gente.
O forse a Serpeverde, ragazzi miei,
voi troverete gli amiCi migliori
quei tipi astuti e affatto babbei
che qui raggiungono fini ed onori!
Venite dunque senza paure
E mettetemi in capo all'istante
Con me sarete in mani sicure
Perché io sono un Cappello Parlante!
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Harry gettò un'occhiata al tavolo dei Serpeverde e vide, lì seduto, un orribile fantasma dallo sguardo fisso e vuoto, il volto maCilento e gli abiti tutti imbrattati di sangue argentato. Era seduto proprio viCino a Malfoy che - Harry lo notò con piacere - non sembrava molto soddisfatto per l'assegnazione dei posti.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   ‘Così’ disse irritato. Si afferrò l'orecchio destro e tirò. Tutta la testa gli si staccò dal collo e gli ricadde sulla spalla come se fosse incernierata. Qualcuno aveva evidentemente provato a decapitarlo, ma non lo aveva fatto a dovere. Tutto compiaCiuto per gli sguardi sbalorditi che lesse sui loro volti, con un movimento deCiso, Nick-Quasi-Senza-Testa si rimise la testa sul collo, tossì e disse: ‘Allora... nuovi Grifondoro! Spero che Ci aiuterete a vincere il campionato di quest'anno. Non è mai successo che Grifondoro non vincesse per tanto tempo: Serpeverde ha vinto la coppa per sei anni di fila! Il Barone Sanguinario sta diventando a dir poco insopportabile... ehm... sarebbe il fantasma di Serpeverde’.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   ‘Preferirei che mi chiamassi Sir Nicholas de Mimsy...’ cominCiò a dire tutto impettito il fantasma, ma Seamus Finnigan dai capelli color sabbia lo interruppe.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   ‘Ma perché, tu non puoi...?’
‘Sono Circa quattrocento anni che non mangio’ disse il fantasma.
‘Naturalmente, non ne ho bisogno, ma uno finisce col sentirne la mancanza. Forse non mi sono presentato. Sir Nicholas de Mimsy-Porpington al tuo servizio. Il fantasma uffiCiale di Grifondoro’.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   patate arrosto, patatine fritte, Yorkshire pudding, piselli, carote, ragù, salsa ketchup e, per qualche strana ragione, dolCi alla menta.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Non si poteva dire che i Dursley lo lasCiassero morire di fame, ma certo non gli veniva mai permesso di mangiare a sazietà. Dudley prendeva sempre tutto quello che faceva gola a Harry, anche a costo di sentirsi male. Harry si riempì il piatto di un po' di tutto, tranne i dolCi alla menta, e cominCiò a mangiare. Era tutto squisito. ‘Ha l'aria di essere molto buona’ disse il fantasma con la gorgiera in tono triste, guardando Harry che tagliava la bistecca.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Harry rimase a bocca aperta. Di colpo, i piatti davanti a lui erano pieni zeppi di pietanze. Non aveva mai visto tante cose buone tutte insieme su un solo tavolo: roast beef, pollo arrosto, braCiole di maiale e di agnello, salsicce, bacon e bistecche, patate lesse,
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   ‘Benvenuti!’ disse. ‘Benvenuti al nuovo anno scolastico di Hogwarts! Prima di dare inizio al nostro banchetto, vorrei dire qualche parola. E Cioè: Pigna, pizzicotto, manicotto, tigre! Grazie!’
E tornò a sedersi. Tutti batterono le mani e gridarono entusiasti. Harry non sapeva se ridere o no.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Albus Silente si era alzato in piedi. Sorrideva agli studenti con uno sguardo radioso, le bracCia aperte, come se niente potesse fargli più piacere del vederli tutti lì riuniti.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Harry batté le mani forte con tutti gli altri, mentre Ron si accasCiava sulla sedia viCino alla sua.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   E ora erano rimaste solo tre persone da smistare. ‘Turpin Lisa’ divenne una Pecoranera e poi fu il turno di Ron. Il ragazzo aveva assunto ormai un colorito terreo. Harry incroCiò le dita sotto il tavolo, e un attimo dopo il cappello gridò: ‘GRIFONDORO!’
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Ora poteva vedere bene il tavolo delle autorità. All'estremità più viCina a lui sedeva Hagrid, che incroCiò lo sguardo col suo e gli fece un segno di vittoria. Harry gli rispose con un sorriso. E là, al centro, su un ampio scranno d'oro, sedeva Albus Silente. Harry lo riconobbe subito per via della figurina che aveva trovato nella Cioccorana, sul treno. La chioma argentea di Silente era l'unica cosa, in tutta la sala, che lucCicasse quanto i fantasmi. Harry intravide anche il professor Raptor, il giovanotto nervoso che aveva incontrato al Paiolo magico. Aveva un'aria molto strana, e in testa un gran turbante color porpora.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Harry udì il cappello gridare l'ultima parola a tutta la sala. Se lo tolse di testa e si avviò con passo vaCillante verso il tavolo dei Grifondoro. Il sollievo di essere stato scelto per quel dormitorio e non per Serpeverde era tale che a malapena si accorse di essere stato salutato dall'applauso più fragoroso. Il prefetto Percy si alzò in piedi e gli strinse vigorosamente la mano, mentre i gemelli Weasley si sgolavano: ‘Potter è dei nostri! Potter è dei nostri!’ Harry si sedette davanti al fantasma con la gorgiera che aveva visto prima. Questo gli batté un colpetto sul bracCio, dandogli l'improvvisa, orribile sensazione di averlo appena immerso in un catino di acqua ghiacCiata.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   ‘Ehm...’ gli sussurrò una voCina all'orecchio. ‘DiffiCile. Molto diffiCile. Vedo coraggio da vendere. E neanche un cervello da buttar via. C'è talento, oh, acCipicchia, sì... e un bel desiderio di mettersi alla prova. Molto interessante... Allora, dove ti metto?’
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   ‘Non a Serpeverde, eh?’ disse la voCina. ‘Ne sei proprio così sicuro? Potresti diventare grande, sai: qui, nella tua testa, c'è di tutto, e Serpeverde ti aiuterebbe sulla via della grandezza, su questo non c'è dubbio... No? Be', se sei proprio così sicuro... meglio GRIFONDORO!’
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   ‘Potter Harry!’
Mentre Harry si avviCinava allo sgabello, la sala fu percorsa d'un tratto da sussurri simili allo scoppiettio di tanti piccoli fuochi. ‘Potter, ha detto?’
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Malfoy si presentò con aria tracotante, quando venne chiamato il suo nome, e fu esaudito immediatamente: il cappello gli aveva appena sfiorato la testa quando gridò: ‘SERPEVERDE!’
Malfoy andò a unirsi ai suoi amiCi Tiger e Goyle, con aria molto compiaCiuta.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Poi fu chiamato il ragazzo che perdeva continuamente il suo rospo, Neville PaCiock, il quale, lungo il percorso verso lo sgabello, cadde. Con lui, il cappello impiegò molto tempo a deCidere. Quando finalmente gridò ‘GRIFONDORO!’, Neville corse via senza neanche toglierselo dalla testa, e tra scrosCi di risa dovette correre a consegnarlo a ‘Macdougal Morag’.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Harry notò che qualche volta il cappello gridava all'istante il nome del dormitorio e altre volte, invece, Ci metteva un po' a deCidersi. ‘Finnigan Seamus’, il ragazzo dai capelli color sabbia che precedeva Harry nella fila rimase seduto quasi per un minuto prima di venire dichiarato un Grifondoro.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Ora cominCiava a sentirsi veramente male. Ricordava quando, nella sua vecchia scuola, era stato scelto per la squadra sportiva. Lui era stato sempre scelto per ultimo, non perché non fosse bravo, ma perché nessuno voleva che Dudley pensasse che era simpatico a qualcuno.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   ‘Quando chiamerò il vostro nome, voi metterete il cappello in testa e vi siederete sullo sgabello per essere smistati’ disse. ‘Abbott Hannah!’
Una ragazzina dalla facCia rosea e con due codini biondi venne fuori dalla fila inCiampando, indossò il cappello che le ricadde sopra gli occhi e si sedette. Un attimo di pausa...
‘TASSOROSSO!’ gridò il cappello.
Il tavolo dei Tassorosso, a destra, si rallegrò e batté le mani quando Hannah andò a prendervi posto. Harry vide il fantasma del Frate Grasso salutarla allegramente con la mano.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

    Non appena ebbe terminato la sua filastrocca, tutta la sala scoppiò in un applauso fragoroso. Il cappello fece un inchino a Ciascuno dei quattro tavoli e poi tornò immobile.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Harry sorrise debolmente. Sì, indossare il cappello era molto meglio che dover fare un incantesimo, ma gli sarebbe piaCiuto che la cosa avvenisse in separata sede, non sotto gli occhi di tutti.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Forse sarebbe stato chiesto loro di estrarne un coniglio, pensò Harry tutto emozionato. Sembrava proprio il genere di cosa che... poi, notando che tutti, nella sala, stavano fissando il cappello, fece altrettanto. Per qualche secondo regnò il silenzio più assoluto. Poi il cappello si contrasse. Uno strappo viCino al bordo si spalancò come una bocca, e lui cominCiò a cantare:
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Era addirittura diffiCile credere che Ci fosse un soffitto, e che la Sala Grande non si spalancasse semplicemente sul Cielo aperto.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   luce tremula delle candele, le centinaia di facce che li guardavano sembravano tante pallide lanterne. Qua e là, tra gli studenti, i fantasmi punteggiavano la sala come velate luCi argentee. Soprattutto per evitare tutti quegli occhi che li fissavano, Harry alzò lo sguardo in alto e vide un soffitto di velluto nero trapunto di stelle. Udì Hermione bisbigliare: ‘per magia che somiglia al Cielo di fuori! L'ho letto in Storia di Hogwarts’.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Harry non aveva mai immaginato in vita sua che potesse esistere un posto tanto splendido e sorprendente. Era illuminato da migliaia e migliaia di candele sospese a mezz'aria sopra quattro lunghi tavoli, intorno ai quali erano seduti gli altri studenti. I tavoli erano apparecchiati con piatti e caliCi d'oro sCintillanti. In fondo alla
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Harry, con la strana sensazione che le gambe gli fossero diventate di piombo, si mise in fila dietro a un ragazzo dai capelli color sabbia, e Ron dietro di lui. UsCirono dalla stanza, attraversarono di nuovo la sala d'ingresso, oltrepassarono un paio di doppie porte, ed entrarono nella Sala Grande.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   ‘E ora, sgombrare!’ ordinò una voce aspra. ‘Sta per cominCiare la Cerimonia dello Smistamento’.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Un fantasma in calzamaglia e gorgiera aveva d'un tratto notato gli studenti del primo anno.
Nessuno rispose.
‘Nuovi studenti!’ disse il Frate Grasso abbracCiando tutti con un sorriso. ‘In attesa di essere smistati, suppongo’.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   ‘Mio caro Frate, non abbiamo forse dato a Pix tutte le possibilità che meritava? Non fa che gettare discredito sul nostro nome, e poi lo sai, non è neanche un vero e proprio fantasma... Ehi, dico, che cosa Ci fate qui?’
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Si sentì mancare il fiato, e come lui tutti gli altri. Una ventina di fantasmi erano appena entrati nella stanza, attraversando la parete in fondo. Di color bianco perlaceo e leggermente trasparenti, sCivolavano per la stanza parlando tra loro e quasi senza guardare gli allievi del primo anno. Sembrava che stessero discutendo. Quello che assomigliava a un monaco piccolo e grasso stava dicendo: ‘Io dico che bisogna perdonare e dimenticare; dobbiamo dargli un'altra possibilità...’
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Uscì dalla stanza. Harry deglutì.
‘Di preCiso, in che modo Ci smistano per dormitorio?’ chiese a Ron. ‘Una speCie di prova, credo. Fred ha detto che fa un sacco male, ma penso che stesse scherzando’.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   E così dicendo, i suoi occhi indugiarono per un attimo sul mantello di Neville, che era abbottonato sotto l'orecchio sinistro, e sul naso sporco di Ron. Harry cercò di lisCiarsi i capelli nervosamente.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   ‘I quattro dormitori si chiamano Grifondoro, Tassorosso, Pecoranera e Serpeverde. Ciascuno ha la sua nobile storia e Ciascuno ha sfornato maghi e streghe di prim'ordine. Per il tempo che resterete a Hogwarts, i trionfi che otterrete faranno vincere punti al vostro dormitorio, mentre ogni violazione delle regole gliene farà perdere. Alla fine dell'anno, il dormitorio che avrà totalizzato più punti verrà premiato con una coppa, il che costituisce un grande onore. Spero che ognuno di voi darà lustro al dormitorio cui verrà destinato.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Spalancò la porta. La sala d'ingresso era così grande che Ci sarebbe entrata comodamente tutta la casa dei Dursley. Le pareti di pietra erano illuminate da torce fiammeggianti come quelle della Gringott, il soffitto era talmente alto che si scorgeva a malapena, e di fronte a loro una sontuosa scalinata in marmo conduceva ai piani superiori.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   I ragazzi seguirono la professoressa Mcgranitt calpestando il pavimento tutto lastre. Harry udiva il brusio di centinaia di voCi provenire da una porta a destra - il resto della scolaresca doveva essere già arrivato - ma la professoressa Mcgranitt condusse quelli del primo anno in una saletta vuota, oltre la sala d'ingresso. Ci si assieparono dentro, molto più pigiati di quanto normalmente avrebbero fatto, guardandosi intorno tutti nervosi.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Un fasCio di bastoni da passeggio fluttuava a mezz'aria davanti a loro e, quando Percy fece per avviCinarsi, quelli cominCiarono a menargli colpi all'impazzata.
‘Pix’ sussurrò Percy a quelli del primo anno. ‘Un Poltergeist’. Poi, alzando la voce: ‘Pix... fatti vedere!’
Rispose un suono potente e volgare, come quando si fa usCire di colpo l'aria da un pallone.
‘Vuoi che vada dal Barone Sanguinario?’
Ci fu uno schiocco e un omino dai neri occhi maligni e una gran bocca apparve galleggiando nell'aria a gambe incroCiate, e afferrò i bastoni.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   ‘Oooooooh!’ esclamò con una risata maligna. ‘Pivellini del primo anno. Ma che bello!’
Si gettò a capofitto su di loro. Tutti si chinarono per schivarlo.
‘Vattene, Pix, o dirò tutto al Barone, sta' sicuro!’ gli ringhiò Percy.
Pix svanì con una linguacCia, lasCiando cadere i bastoni sulla testa di Neville. Lo udirono allontanarsi di corsa, sbatacchiando le armature al suo passaggio.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   ‘Dovete guardarvi da Pix’ disse Percy mentre riprendevano a camminare. ‘Il Barone Sanguinario è l'unico che riesca a controllarlo; Pix non dà retta neanche a noi prefetti. EccoCi arrivati’.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   All'estremità del corridoio, era appeso il ritratto di una donna molto grassa, con indosso un abito di seta rosa.
‘La parola d'ordine?’ chiese.
‘Caput Draconis’ disse Percy, e il ritratto si staccò dal muro scoprendo un'apertura Circolare. Passarono tutti, aiutandosi con le mani e coi piedi - Neville ebbe bisogno di una spinta - e sbucarono nella sala di ritrovo di Grifondoro, una stanza accogliente a pianta rotonda, piena di soffiCi poltrone.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Percy indicò alle ragazze una porta che conduceva al loro dormitorio, e un'altra ai ragazzi. In Cima a una scala a chiocCiola - era chiaro che si trovavano in una delle torri - finalmente trovarono i loro letti: Cinque letti a baldacchino Circondati da tende di velluto rosso scuro. I loro bauli erano già stati portati su. Troppo stanchi per parlare, indossarono il pigiama e si infilarono sotto le coperte.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Harry voleva chiedere a Ron se aveva mangiato il pasticCino al miele, ma si addormentò quasi immediatamente.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Forse Harry aveva mangiato un po' troppo, perché fece un sogno molto strano. Indossava il turbante del professor Raptor, e il turbante gli parlava senza posa, dicendogli che doveva trasferirsi a Serpeverde immediatamente, perché a quello era destinato. Harry gli rispondeva che no, non voleva andarCi; allora il turbante diventava sempre più pesante e Harry cercava di sfilarselo dalla testa, ma quello lo stringeva sempre più facendogli molto male; e c'era anche Malfoy che si faceva beffe di lui, mentre era alle prese col turbante, e poi Malfoy si tramutava nell'insegnante dal naso adunco, Piton, che rideva in modo stridulo e glaCiale. Poi Ci fu un bagliore di luce verde e Harry si destò, madido di sudore e scosso dai brividi.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Si girò dall'altra parte e riprese sonno, e quando si svegliò, il mattino seguente, non conservava il minimo ricordo del sogno.
‘Guarda lì!’
‘Dove?’
‘ViCino a quello alto coi capelli rossi’.
‘Quello con gli occhiali?’
‘Ma hai visto che facCia?’
‘E la Cicatrice, l'hai vista?’
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Harry raccontò a Hagrid della lezione di Piton. E Hagrid, al pari di Ron, gli disse di non prendersela, perché a Piton praticamente non andava a genio nessuno degli studenti.
‘Ma a me, sembrava proprio che mi odiasse’.
‘SCiocchezze!’ esclamò Hagrid. ‘E perché mai?’
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   ‘Un altro Weasley, eh?’ chiese Hagrid guardando le lentiggini di Ron. ‘Ho passato metà della vita a dar la cacCia ai tuoi fratelli gemelli per la foresta’.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Li fece entrare, cercando di trattenere per il collare un enorme cane nero, di quelli usati per la cacCia al Cinghiale.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   La casa era formata da un'unica stanza. Dal soffitto pendevano prosCiutti e fagiani; sopra una piccola catasta di legna già accesa c'era un bollitore di rame e, in un angolo, un letto imponente coperto con una trapunta a patchwork.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   ‘Fate come se foste a casa vostra’ disse Hagrid lasCiando andare Thor che si avventò dritto dritto su Ron, cominCiando a leccargli le orecchie. Al pari di Hagrid, Thor non era poi così feroce come sembrava.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   La sua grossa facCia pelosa apparve da dietro la porta socchiusa, prima che la spalancasse.
‘Aspettate un attimo!’ disse. ‘Sta' giù, Thor!’
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   ‘Su col morale’ disse Ron. ‘Piton non fa altro che togliere punti a Fred e a George. Posso venire con te a trovare Hagrid?’
Alle tre meno Cinque avevano lasCiato il castello e avanzavano attraverso il parco. Hagrid viveva in una casetta di legno al limitare della foresta proibita. Fuori della porta erano poggiati una balestra e un paio di stivali di gomma.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   La cosa era così ingiusta che Harry aprì bocca per ribattere, ma Ron gli diede un calCio da dietro al loro calderone. ‘Non esagerare’ gli soffiò a bassa voce. ‘Ho sentito dire che Piton può diventare molto cattivo’.
Un'ora dopo, lasCiato il sotterraneo, mentre risalivano le scale, la mente di Harry galoppava e il suo umore era... sottoterra. In una sola settimana, aveva fatto perdere due punti a Grifondoro... Ma perché Piton lo odiava tanto?
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Neville frignava perché le bolle avevano cominCiato a spuntargli anche sul naso.
‘Portalo in infermeria!’ intimò Piton a Seamus in tono sprezzante. Poi si girò verso Harry e Ron, che avevano lavorato accanto a Neville.
‘E tu, Potter... perché non gli hai detto di non aggiungere gli aculei? Pensavi che se lui sbagliava ti saresti messo in luce, non è vero? E questo è un altro punto in meno per i Grifondoro’.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Ci fu un improvviso rovistare in cerca di penne e pergamene. Sovrastando il rumore, Piton disse: ‘E al dormitorio di Grifondoro verrà tolto un punto per la tua facCia tosta, Potter’.
Col procedere della lezione di Pozioni, la situazione dei Grifondoro non migliorò. Piton li divise in coppie e li mise a fabbricare una semplice pozione per curare i foruncoli. Intanto, avvolto nel suo lungo mantello nero, si aggirava di qua e di là per la classe, osservandoli pesare ortiche secche e schiacCiare zanne di serpente, muovendo critiche praticamente a tutti tranne che a Malfoy, che sembrava stargli simpatico. Aveva appena cominCiato a dire agli altri di osservare il modo perfetto in cui Malfoy aveva stufato le sue lumache cornute, quando il sotterraneo fu invaso da una nube di fumo verde e aCido e da un sibilo potente. Non si sa come, Neville era riusCito a fondere il calderone di Seamus trasformandolo in un ammasso di metallo contorto, e la loro pozione, colando sul pavimento di pietra, bruCiava le scarpe degli astanti facendoCi dei buchi. In pochi secondi, tutti i ragazzi erano saltati sugli sgabelli, salvo Neville, che si era bagnato con la pozione quando il calderone si era bucato e adesso piangeva di dolore, mentre sulle bracCia e sulle gambe gli spuntavano bolle infiammate.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Alcuni risero; Harry colse lo sguardo di Seamus e Seamus ammiccò. Ma Piton non lo trovò affatto divertente.
‘Sta' seduta!’ ordinò secco a Hermione. ‘Per tua norma e regola, Potter, asfodelo e artemisia insieme fanno una pozione soporifera talmente potente da andare sotto il nome di Distillato della Morte Vivente. Un bezoar è una pietra che si trova nella panCia delle capre e che salva da molti veleni. Per quanto riguarda l'Aconitum napellus e l'Aconitum lycoctonum, sono la stessa pianta, nota anche con il semplice nome di aconito. Be'? Perché non prendete appunti?’
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   ‘Immagino che tu non abbia neanche aperto un libro prima di venire qui, vero, Potter?’
Harry si costrinse a continuare a guardare fisso quegli occhi glaCiali. In realtà aveva dato una scorsa ai libri, quando era ancora dai Dursley, ma forse Piton si aspettava che si ricordasse tutto quel che era scritto in Mille erbe e funghi magiCi?
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   ‘Potter’ disse Piton d'un tratto. ‘Che cosa ottengo se verso della radice di asfodelo in polvere dentro un infuso di artemisia?’
Radice in polvere di che cosa, in un infuso di che cosa? Harry lanCiò un'occhiata a Ron, che appariva altrettanto sconcertato; invece Hermione era già lì con la mano alzata.
‘Non lo so, signore’ disse Harry.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Anche questo discorsetto cadde nel silenzio. Harry e Ron si scambiarono un'occhiata alzando le sopracCiglia. Hermione Granger era seduta sul bordo della sedia e sembrava non vedesse l'ora di dimostrare che lei non era una ‘testa di legno’.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

    ‘Siete qui per imparare la delicata sCienza e l'arte esatta delle Pozioni’ cominCiò. Le sue parole erano poco più di un sussurro, ma ai ragazzi non ne sfuggiva una: come la professoressa Mcgranitt, Piton aveva il dono di mantenere senza sforzo il silenzio in classe. ‘Poiché qui non si agita insulsamente la bacchetta, molti di voi stenteranno a credere che si tratti di magia. Non mi aspetto che comprendiate a fondo la bellezza del calderone che bolle a fuoco lento, con i suoi vapori sCintillanti, il delicato potere dei liquidi che scorrono nelle vene umane ammaliando la mente, stregando i sensi... Io posso insegnarvi a imbottigliare la fama, la gloria, addirittura la morte... sempre che non siate una manica di teste di legno, come in genere sono tutti gli allievi che mi toccano’.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Draco Malfoy e i suoi amiCi Tiger e Goyle nascosero un ghigno dietro la mano. Piton finì di fare l'appello e alzò lo sguardo sulla classe. Aveva gli occhi neri come quelli di Hagrid, ma del tutto privi del suo calore. Erano gelidi e vuoti, e facevano pensare a due tunnel immersi nel buio.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Harry si fece prestare la penna d'oca da Ron e buttò giù la risposta sul retro del biglietto: ‘Sì, grazie, Ci vediamo più tardi’. E la consegnò a Edvige perché la recapitasse.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   A Harry, Edvige non aveva ancora portato niente. Ogni tanto, veniva per mordicchiargli l'orecchio e farsi dare un pezzetto di toast prima di tornare a dormire nella grande voliera insieme agli altri pennuti della scuola. Ma quella mattina si posò fra la zuccheriera e la coppetta della marmellata d'aranCia, lasCiando cadere un biglietto sul piatto di Harry. Il ragazzo lacerò immediatamente la busta. arry (c'era scritto con una calligrafia tutta scarabocchi), so che il venerdì pomeriggio sei libero: ti va di venire a prendere una tazza di tè con me intorno alle tre? Voglio sapere tutto della tua prima settimana. Mandami la risposta con Edvige.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   In quel momento arrivò la posta. Oramai Harry Ci aveva fatto l'abitudine, ma il primo giorno era rimasto alquanto impressionato quando un centinaio di gufi avevano fatto irruzione all'improvviso nella Sala Grande, durante la colazione, descrivendo cerchi sopra i tavoli finché, individuato il proprio padrone, non gli avevano lasCiato cadere in grembo lettere e pacchetti.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

    Il venerdì successivo fu un giorno importante per Harry e Ron. Finalmente riusCirono ad arrivare alla Sala Grande per colazione senza perdersi neanche una volta.
‘Cosa abbiamo oggi?’ chiese Harry a Ron versandosi lo zucchero nel tè.
‘Pozioni doppie per i Serpeverde’ disse Ron. ‘Il capo del dormitorio Serpeverde è Piton, e quelli di Serpeverde dicono che lui li favorisce sempre... vedremo se è vero’.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Il corso che tutti non vedevano l'ora di frequentare era Difesa contro le Arti Oscure, ma le lezioni di Raptor si dimostrarono un po' una barzelletta. L'aula odorava fortemente di aglio: tutti dicevano servisse a tenere lontano un vampiro che egli aveva incontrato in Romania, e che temeva che sarebbe tornato un giorno o l'altro a prenderlo per portarlo via. Il turbante, così disse ai suoi allievi, lo aveva ricevuto in dono da un prinCipe africano, come pegno di gratitudine per averlo liberato di un fastidioso zombie; ma loro non erano così sicuri che quella storia fosse vera. Tanto per cominCiare, quando Seamus Finnigan aveva chiesto a Raptor di raccontare come aveva fatto a scacCiare lo zombie, lui era diventato tutto rosso e aveva cominCiato a parlare del tempo. E poi avevano notato che intorno al turbante aleggiava uno strano odore, e i gemelli Weasley insistevano che anche quello era imbottito d'aglio, perché Raptor fosse protetto ovunque andasse.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Poi trasformò la sua cattedra in un maiale e viceversa. Tutti rimasero molto impressionati e non vedevano l'ora di cominCiare, ma ben presto si resero conto che Ci sarebbe voluto un bel po' di tempo prima che diventassero capaCi di trasformare un mobile in un animale. Presero un mucchio di appunti complicati, dopodiché a Ciascuno fu dato un fiammifero che dovevano provare a trasformare in un ago. Alla fine della lezione, solo Hermione Granger aveva cambiato qualche cosa nel suo fiammifero; la professoressa Mcgranitt mostrò alla classe che era diventato tutto d'argento e acuminato, e gratificò Hermione con uno dei suoi rari sorrisi.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   ‘La Trasfigurazione è una delle materie più complesse e pericolose che apprenderete a Hogwarts’ disse. ‘Chiunque facCia confusione nella mia aula verrà espulso e non sarà più riammesso. Siete avvisati’.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Invece il professor Vitious, l'insegnante di Incantesimi, era un mago basso e mingherlino che doveva salire sopra una pila di libri per vedere al di là della cattedra. All'inizio della prima lezione prese il registro e, quando arrivò al nome di Harry diede un gridolino ecCitato e ruzzolò giù, scomparendo alla vista.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Indubbiamente, la lezione più noiosa era Storia della Magia, l'unico corso tenuto da un fantasma. Il professor Ruf era già molto, molto vecchio quando si era addormentato davanti al camino della sala dei professori e, la mattina dopo, alzatosi per andare a fare lezione, si era lasCiato dietro il corpo. R f non la finiva più di parlare con voce monotona, mentre i ragazzi prendevano nota di nomi e date, facendo una solenne confusione tra Emeric il Maligno e Uric Testamatta.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Ogni mercoledì a mezzanotte bisognava studiare il Cielo stellato con i telescopi e imparare il nome delle stelle e i movimenti dei pianeti. Tre volte alla settimana, Ci si doveva recare nella serra dietro al castello per studiare Erbologia con una strega piccola e tarchiata, la professoressa Sprite, con la quale i ragazzi imparavano a coltivare tutte le piante e i funghi più strani, e a scoprire a cosa servivano.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   E poi, una volta che uno riusCiva a trovare la classe, c'erano le lezioni. Come Harry scoprì ben presto, la magia era tutt'altra cosa dall'agitare semplicemente la bacchetta magica pronunCiando parole incomprensibili.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Gazza possedeva una gatta di nome Mrs Purr, una creatura color polvere, tutta pelle e ossa, con due occhi sporgenti come fari, spicCicata al suo padrone. La gatta pattugliava i corridoi da sola. Bastava infrangere una regola di fronte a lei, mettere appena un piede fuori riga, ed eccola correre in cerca di Gazza, il quale puntualmente appariva due secondi dopo, tutto ansimante. Gazza conosceva i passaggi segreti della scuola meglio di chiunque altro (tranne forse i gemelli Weasley) ed era capace di sbucare fuori all'improvviso al pari dei fantasmi. Gli studenti lo detestavano, e desideravano con tutto il cuore di riusCire ad assestare un bel calCio a Mrs Purr.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Ancor peggio di Pix, se possibile, era il custode Argus Gazza. Harry e Ron riusCirono a prenderlo per il verso sbagliato fin dalla prima mattina. Gazza li sorprese mentre cercavano di passare per una porta, che sfortunatamente risultò essere l'entrata al corridoio del terzo piano di cui era vietato l'accesso agli studenti. Non volle credere che si fossero smarriti, convinto com'era che stessero cercando di forzarne l'entrata di proposito, e minacCiò di rinchiuderli in prigione, se non fosse stato per il professor Raptor che passava in quel momento e li salvò.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Neanche i fantasmi contribuivano a rendere più semplice la situazione. Era assai sgradevole quando uno di loro, all'improvviso, sCivolava attraverso una porta che un ragazzo stava cercando di aprire. Nick-Quasi-Senza-Testa era sempre felice di indicare ai Grifondoro la giusta direzione, ma Pix il Poltergeist, se lo incontravi quando eri in ritardo per una lezione, era capace di farti trovare due porte sprangate e una scala a trabocchetto. Ti tirava in testa il cestino della carta stracCia, ti sfilava il tappeto da sotto i piedi, ti lanCiava addosso pezzi di gesso oppure, avviCinatosi di soppiatto, ti afferrava il naso e strillava: ‘PRESO!’
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Il giorno dopo, da quando Harry ebbe lasCiato il dormitorio, fu inseguito da una miriade di bisbigli. I ragazzi, in fila fuori delle classi, si alzavano in punta dei piedi per dargli un'occhiata anche solo per un attimo, oppure lo superavano lungo i corridoi per poi tornare indietro a osservarlo meglio. Harry avrebbe preferito che non lo facessero, perché stava cercando di concentrarsi sul percorso da seguire per arrivare in classe. A Hogwarts c'erano centoquarantadue scalinate: alcune ampie e spaziose; altre strette e pericolanti; alcune che il venerdì portavano in luoghi diversi; altre con a metà un gradino che scompariva e che bisognava ricordarsi di saltare. Poi c'erano porte che non si aprivano, a meno di non chiederglielo cortesemente o di non far loro il solletico nel punto giusto, e porte che non erano affatto porte ma facevano finta di esserlo. Molto diffiCile era anche ricordare dove fossero le cose, perché tutto sembrava soggetto a continui spostamenti: i personaggi dei ritratti si allontanavano continuamente per farsi visita l'uno con l'altro, e Harry avrebbe giurato che le armature camminassero.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Eppure Harry non poté fare a meno di notare che Hagrid, nel pronunCiare quelle parole, evitava il suo sguardo.
‘E tuo fratello Charlie, come sta?’ chiese Hagrid a Ron. ‘Mi stava molto simpatico... con gli animali era fantastico’.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Harry si chiese se Hagrid l'aveva fatto apposta a cambiare argomento. Mentre Ron raccontava a Hagrid che lavoro faceva Charlie con i draghi, Harry prese un pezzetto di carta che era stato lasCiato sul tavolo, sotto la teiera. Era il ritaglio di un trafiletto dalla Gazzetta del Profeta:
ULTIMISSIME SULLA RAPINA ALLA GRINGOTT
Proseguono le indagini sulla rapina avvenuta alla Gringott il 31 luglio scorso a opera di ignoti maghi o streghe dalle Arti Oscure. Oggi i folletti della Gringott hanno ripetutamente affermato che nulla è stato trafugato. Anzi, la camera di sicurezza che i rapinatori avevano preso di mira era stata svuotata il giorno stesso.
‘Ma tanto non vi diremo che cosa conteneva; quindi, se non volete guai, non ficcate il naso in questa faccenda’: così ha dichiarato oggi pomeriggio il folletto portavoce della Gringott. Harry ricordò che, sul treno, Ron gli aveva detto che qualcuno aveva cercato di rapinare la Gringott, ma senza dire in che data.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Non c'erano dubbi: anche stavolta Hagrid evitò lo sguardo di Harry. Bofonchiò qualcosa e gli offrì un altro biscotto. Harry rilesse il trafiletto: ‘Anzi, la camera di sicurezza che i rapinatori avevano preso di mira era stata svuotata il giorno stesso’. Hagrid aveva vuotato la camera numero settecentotrediCi... questo, beninteso, se prelevare il lurido pacchetto che c'era dentro si poteva definire svuotarla. Era di quello che i ladri andavano in cerca?
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   ‘No, se non Ci fai la spia, Pix. Ti prego!’
‘Dovrei proprio dirlo a Gazza’ disse Pix con voce serafica, ma gli occhi gli brillavano di cattiveria. ‘E' per il vostro bene, sapete?’ ‘Ma levati di mezzo!’ sbottò Ron colpendolo con forza... ma fu un grosso errore.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Era Pix. Li vide ed emise uno squittio di contentezza. ‘Zitto, Pix... per piacere... o Ci farai espellere’.
Pix ridacchiò.
‘In giro per il castello a mezzanotte, pivellini? Ah, ah, ah! SCiocchi e insulsi, sarete espulsi!’
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Harry pensò che la ragazza avesse ragione, ma non era disposto a dirglielo.
‘Andiamo’.
La cosa non sarebbe stata tanto semplice. Non avevano fatto neanche una deCina di passi che il pomello di una porta Cigolò e qualcosa schizzò come una pallottola fuori da un'aula di fronte a loro.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Credo che lo abbiamo seminato’ ansimò Harry appoggiandosi contro la parete fredda e asCiugandosi la fronte. Neville era piegato in due, e ansimava senza riusCire a riprender fiato.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘CORRETE!’ gridò Harry e tutti e quattro si misero a correre per la galleria, senza guardarsi indietro per vedere se Gazza li stesse seguendo. Girarono dietro lo stipite di una porta, percorsero un corridoio, e poi un altro, Harry in testa, senza la minima idea di dove si trovassero o di dove stessero andando. Passarono attraverso un arazzo, lacerandolo, e si ritrovarono in un passaggio nascosto, lo percorsero a preCipizio e sbucarono viCino all'aula di Incantesimi, che sapevano essere lontana mille miglia dalla sala dei trofei.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Da questa parte!’ Harry bisbigliò agli altri e, in preda al terrore, cominCiarono a sgattaiolare lungo la galleria che rigurgitava di armature. Sentivano avviCinarsi Gazza. D'un tratto, Neville lanCiò un gridolino di terrore e spiccò la corsa... incespicò, afferrò Ron per la vita e franarono entrambi sopra un'armatura.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Poi, un rumore nella stanza accanto li fece sobbalzare. Harry aveva appena fatto in tempo a sollevare la bacchetta magica quando udì qualcuno parlare... ma non era Malfoy.
‘Annusa qua dentro, CicCina, potrebbero essere nascosti in un angolo’.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Malfoy e Tiger non erano ancora arrivati. Le teche di cristallo dei trofei lucCicavano nei punti illuminati dai raggi della luna. Coppe, scudi, piatti e statue, era tutto uno sCintillio d'oro e d'argento. StrisCiavano lungo i muri, tenendo d'occhio le porte situate a entrambe le estremità della stanza. Harry estrasse la sua bacchetta nel caso Malfoy fosse arrivato e avesse attaccato subito... I minuti scorrevano lentamente.
‘in ritardo. Forse ha avuto paura’ fece Ron in un sussurro.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

    SCivolarono lungo corridoi illuminati a strisce dal chiarore lunare proveniente dalle alte finestre. Ogni volta che giravano un angolo, Harry si aspettava di imbattersi in Gazza o in Mrs Purr, ma ebbero fortuna. Salirono a tutta veloCità su per una scala fino al terzo piano, e in punta di piedi si avviarono verso la sala dei trofei.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Non mi lasCiate!’ li scongiurò il ragazzo balzando in piedi. ‘Non voglio rimanere qui da solo, il Barone Sanguinario è già passato due volte’.
Ron guardò l'orologio e poi lanCiò un'occhiata furibonda a Hermione e a Neville.
‘Se uno di voi due si fa beccare, non avrò pace finché non avrò imparato quella Maledizione dei Fantasmi di cui Ci ha parlato Raptor, e giuro che la userò contro di voi’.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Come va il bracCio?’ chiese Harry.
‘Bene’ rispose Neville mostrandoglielo. ‘Madama Chips me lo ha aggiustato in meno di un minuto’.
‘Bene. E ora, Neville... dobbiamo andare in un certo posto. Ci vediamo più tardi...’
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Meno male! Mi avete trovato! Sono ore e ore che sono qui. Non riusCivo a ricordarmi la parola d'ordine per andare a letto’.
‘Parla piano, Neville. La parola d'ordine è "grugno di porco", ma ora non ti servirà a niente: la Signora Grassa è andata a zonzo’.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Era una speCie di ronfo.
‘Mrs Purr?’ chiese in un sussurro Ron scrutando le tenebre. Non era Mrs Purr. Era Neville. Stava lì raggomitolato sul pavimento, profondamente addormentato; ma non appena gli si furono avviCinati, si svegliò di colpo e saltò su.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Bella facCia tosta, non c'è che dire...’ cominCiò Ron.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Pensate che io me ne resti lì fuori ad aspettare che Gazza mi scopra? Se Ci trova tutti e tre, gli dirò la verità: gli dirò che stavo cercando di fermarvi, e voi mi appoggerete’.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘E ora che cosa facCio?’ strillò.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘A voi non interessa niente di Grifondoro. A voi interessa solo di voi stessi. Io non voglio che i Serpeverde vincano la coppa, e voi Ci farete perdere tutti i punti che ho ottenuto dalla professoressa Mcgranitt quando mi ha interrogato sugli Incantesimi di Trasfigurazione’.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Hermione non aveva nessuna intenzione di darsi per vinta così faCilmente. Seguì Ron attraverso il passaggio, sibilandogli contro la propria ira, come un'oca inferoCita.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Harry non riusCiva a capaCitarsi che potessero esistere persone tanto invadenti.
‘Andiamo’ disse a Ron. Fece cadere il ritratto della Signora Grassa e si arrampicò attraverso il passaggio che si era aperto nel muro.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Una lampadina brillò nel buio. Era Hermione Granger, con indosso una vestaglia rosa e la facCia aggrondata.
‘Tu!’ disse Ron furibondo. ‘Tornatene a letto!’
‘Stavo per dire tutto a tuo fratello’ sbottò Hermione. ‘Percy... lui che è un prefetto, saprebbe come metter fine a questa faccenda’.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Sono le undiCi e mezzo’ bisbigliò finalmente Ron. ‘Dobbiamo andare’.
Si infilarono la vestaglia, presero Ciascuno la propria bacchetta magica e attraversarono la stanza della torre, scesero per la scala a chiocCiola e raggiunsero la sala di ritrovo di Grifondoro. Dal camino, arrivava ancora il bagliore di alcuni tizzoni, che trasformava le poltrone in ombre nere e contorte. Avevano quasi raggiunto il buco coperto dal ritratto, quando, dalla poltrona più viCina, si sentì una voce: ‘Non Ci posso credere, Harry! Ma che cosa stai facendo?’
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Ciao, eh!’ la salutò Ron.
In tutti i casi, non era quel che si dice il modo ideale di concludere la giornata, pensò Harry molto più tardi, mentre giaceva sveglio ad ascoltare Dean e Seamus che si addormentavano beatamente (Neville non era ancora tornato dall'infermeria). Ron aveva passato tutta la serata a dargli consigli del tipo: ‘Se cerca di lanCiarti una maledizione, sarà meglio che la schivi, perché non mi ricordo come si fa a bloccarla’. Le probabilità che Gazza o Mrs Purr li trovassero erano molte, e Harry sentiva di star sfidando la sorte a infrangere una seconda volta le regole della scuola nell'arco della stessa giornata. D'altro canto, nel buio, continuava a vedere il ghigno di Malfoy: quella era la sua grande occasione per vedersela con lui da uomo a uomo. Non poteva perderla.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Quando Malfoy se ne fu andato, Ron e Harry si guardarono.
‘Che cos'è un duello tra maghi?’ chiese Harry. ‘E che vuol dire che sei il mio secondo?’
‘Be', il secondo è quello che prende il tuo posto se muori’ disse Ron disinvolto, cominCiando finalmente a mangiare il suo pasticCio di carne ormai freddo. Poi, cogliendo l'espressione sul viso di Harry, si affrettò ad aggiungere: ‘Ma si muore soltanto nei duelli veri, sai, i duelli tra maghi veri. Il massimo che potrete fare, tu e Malfoy, sarà mandarvi addosso un po' di sCintille. Nessuno di voi due conosce abbastanza magia per farvi male sul serio. Comunque, scommetto che si aspettava che tu rifiutassi’.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Certo che ne ha sentito parlare’ disse Ron voltandosi bruscamente. ‘Io sono il suo secondo, e il tuo chi è?’
Malfoy squadrò Tiger e Goyle valutandone la stazza.
‘Tiger’ disse. ‘Ti va bene a mezzanotte? Ci troviamo nella sala dei trofei, che non è mai chiusa a chiave’.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Bene, ora dobbiamo andare. Lee Jordan è convinto di aver trovato un nuovo passaggio segreto per usCire dalla scuola’.
‘Scommetto che è quello dietro alla statua di Gregory il VisCido che abbiamo scoperto la prima settimana. Ciao!’
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Ve lo dico io, quest'anno la coppa la vinCiamo noi’ disse Fred. ‘da quando Charlie se n'è andato che non vinCiamo più, ma quest'anno la squadra promette bene. Devi essere proprio bravo, Harry; Baston stava praticamente saltando di gioia quando ce l'ha detto’.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Fred e George Weasley entrarono in quel momento nella sala, scorsero Harry e si avviCinarono in fretta.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘CominCio l'allenamento la settimana prossima’ disse Harry. ‘Solo, non dirlo a nessuno. Baston vuole mantenere segreta la cosa’.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Ron era talmente stupefatto, talmente impressionato che non riusCiva a staccare gli occhi da Harry, e continuava a guardarlo a bocca aperta.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Da un secolo’ disse Harry cacCiandosi in bocca un grosso pezzo di pasticCio. Era particolarmente affamato, dopo le emozioni di quel pomeriggio. ‘Me l'ha detto Baston’.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Era l'ora di cena. Harry aveva appena finito di raccontare a Ron quel che era accaduto quando aveva lasCiato il campo di allenamento con la professoressa Mcgranitt. Ron era rimasto con un boccone di pasticCio di carne a mezz'aria, dimenticando di metterselo in bocca. ‘Cercatore?’ disse. ‘Mai quelli del primo anno... Tu devi essere il più giovane giocatore del dormitorio da...’
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Voglio vedertiCi sudare, Potter, su questo allenamento, altrimenti potrei cambiare idea sul fatto di non punirti’.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Parlerò con il professor Silente e vedremo di fare un'eccezione alla regola che esclude quelli del primo anno. Sa il Cielo se abbiamo bisogno di una squadra migliore di quella dell'anno scorso. I Serpeverde Ci hanno stracCiato nell'ultima partita... Per settimane non ho avuto il coraggio di guardare in facCia Severus Piton...’
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Ora Baston aveva deCisamente l'aria di uno che vede d'un tratto realizzarsi i suoi sogni.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Ha afferrato quella palla con una mano sola, dopo una picchiata di venti metri’ disse la professoressa Mcgranitt a Baston. ‘E non si è fatto neanche un graffio. Neanche Charlie Weasley Ci sarebbe riusCito’.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Harry annuì in silenzio. Non aveva la più pallida idea di che cosa stesse accadendo, ma non sembrava che lo avrebbero espulso, e pian piano cominCiò a risentirsi saldo sulle gambe.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Da perplesso che era, Baston divenne l'immagine della feliCità. ‘Dice sul serio, professoressa?’
Ci puoi giurare’ rispose lei tutta animata. ‘Il ragazzo ha un talento naturale. Non ho mai visto niente di simile. Era la prima volta che salivi su un manico di scopa, Potter?’
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Fuori, Pix!’ gli gridò. Pix lanCiò il gessetto in un reCipiente, facendolo risuonare rumorosamente, e sparì imprecando. La Mcgranitt gli sbatté la porta alle spalle e si voltò a guardare i due ragazzi.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Ma, come scoprì ben presto, Baston era una persona, un ragazzo corpulento del quinto anno, che uscì esitante dall'aula.
‘Voi due, venite con me’ disse la professoressa Mcgranitt; i due ragazzi la seguirono lungo il corridoio. Baston guardava Harry incuriosito.
‘Qui dentro’.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Su per le scale esterne, su per la scala di marmo, e la professoressa Mcgranitt non gli aveva ancora detto una parola. Spalancava le porte con violenza e correva per i corridoi, con lui che le trotterellava dietro disperato. Forse lo stava accompagnando da Silente. Pensò a Hagrid, che era stato espulso, ma che poi aveva avuto il permesso di rimanere come guardiacacCia. Forse avrebbe potuto fargli da assistente. Sentì lo stomaco che gli si torceva a quella prospettiva: vedere Ron e gli altri diventare maghi, e lui lì, in giro per il castello, a far da galoppino a Hagrid.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   A Harry non sfuggirono le facce trionfanti di Malfoy, Tiger e Goyle, mentre si allontanava come inebetito dietro alla professoressa Mcgranitt, in direzione del castello. Sarebbe stato espulso, lo sapeva benissimo. Voleva dire qualcosa per difendersi, ma la voce sembrava non volergli usCire. La professoressa Mcgranitt procedeva a passo veloce senza neanche degnarlo di uno sguardo. Per tenerle dietro, doveva correre. Ecco, era tutto finito. Non aveva resistito neanche due settimane. Entro dieCi minuti avrebbe fatto le valige.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Mai... da quando sono a Hogwarts...’
La Mcgranitt era quasi senza parole per l'indignazione e gli occhiali le lampeggiavano furiosamente. ‘Come osi... avresti potuto romperti l'osso del collo...’
‘Non è stata colpa sua, professoressa...’
‘TaCi, signorina Patil...’
‘Ma Malfoy...’
‘Basta così, Weasley. Potter, seguimi immediatamente’.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Harry vide, come al rallentatore, la palla sollevarsi in aria e poi cominCiare a ricadere giù. Si chinò in avanti e puntò il manico della scopa verso il basso: un istante dopo, stava acquistando veloCità in una picchiata preCipitosa, alla rincorsa della palla, con il vento che gli fischiava nelle orecchie, confondendosi con le grida degli astanti. Allungò la mano, e a pochi metri da terra la afferrò, appena in tempo per raddrizzare la scopa; poi atterrò dolcemente sull'erba stringendo in mano la Ricordella sana e salva.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Sembrò che anche a Malfoy fosse venuto in mente lo stesso pensiero. ‘Prendila, se Ci riesCi!’ gli gridò, gettando la palla di vetro in aria e poi lanCiandosi di nuovo in picchiata verso terra.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Ma Harry, chissà come, sapeva che cosa fare. Si piegò in avanti, afferrò saldamente la scopa con entrambe le mani e partì come una frecCia in direzione di Malfoy. Malfoy fece appena in tempo a scansarsi; Harry invertì la rotta bruscamente tenendo ben salda la sua cavalcatura. Qualcuno, a terra, batté le mani.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Virò con deCisione in modo da trovarsi di fronte a Malfoy, a mezz'aria. Malfoy aveva l'aria esterrefatta.
‘Dammela’ gli gridò Harry, ‘o ti butto giù da quel tuo manico di scopa!’
‘Ah, sì?’ rispose l'altro con un ghigno che però non dissimulava la sua preoccupazione.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Harry la ignorò. Sentiva il sangue pulsargli nelle orecchie. Inforcò la scopa, calCiò forte il suolo e via, si levò in alto, con il vento che gli scompigliava i capelli e gli sfilava di dosso gli abiti... e in un impeto di gioia selvaggia si rese conto di aver scoperto una cosa che sapeva fare senza bisogno di studiare... era faCile, era meraviglioso. Sollevò leggermente la punta del bastone per salire ancora più in alto, e udì le grida e il respiro ansimante delle ragazze rimaste a terra, e l'urlo di ammirazione di Ron.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Harry afferrò la sua scopa.
‘No!’ gridò Hermione Granger. ‘Madama Bumb Ci ha detto di non muoverCi... Ci caccerai tutti nei guai!’
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Penso che la metterò in un postiCino dove PaCiock dovrà andarsela a riprendere... cosa ne dite, per esempio... della Cima di un albero?’
‘Dammela!’ gridò Harry, ma Malfoy era già balzato in sella al suo manico di scopa ed era decollato. Non aveva mentito: volava proprio bene; tenendosi in quota all'altezza dei rami più alti di una querCia, gridava: ‘Vienitela a prendere, Potter!’
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Guardate!’ disse Malfoy facendo un balzo in avanti e raccogliendo qualcosa fra l'erba. ‘quello stupido aggeggio che la nonna ha mandato a PaCiock’.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Oh, non prenderai mica le difese di PaCiock!’ disse Pansy Parkinson, una ragazza Serpeverde dai lineamenti duri. ‘Non avrei mai creduto che proprio a te, Calì, stessero simpatiCi i piagnucolosi, e per di più CicCioni’.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Non erano ancora fuori della portata di voce che Malfoy scoppiò in una sonora risata.
‘Hai visto che facCia, quel gran salame che non è altro?’ Gli altri Serpeverde si unirono a lui nel prenderlo in giro. ‘Chiudi il becco, Malfoy!’ sbottò Calì Patil.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Nessuno si muova mentre io lo accompagno in infermeria. LasCiate le scope dove si trovano, o verrete espulsi da Hogwarts prima di avere il tempo di dire "a". Andiamo, caro’.
Neville, con il volto rigato dalle lacrime e reggendosi il polso, si avviò zoppicando insieme a Madama Bumb, che lo Cingeva con il bracCio.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   WHAM! Un tonfo, uno schianto sinistro e Neville era lì sull'erba, facCia a terra, come un fagotto informe.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Ma Neville, nervoso e sovrecCitato com'era, nel timore di rimanere a terra, si diede la spinta prima ancora che il fischietto avesse sfiorato le labbra di Madama Bumb.
‘Torna indietro, ragazzo!’ gridò lei, ma Neville si stava sollevando in aria come un turacCiolo esploso da una bottiglia... tre metri... sei metri... Harry vide che era terreo in volto mentre guardava il suolo che si allontanava sempre più, vide che gli mancava il fiato, poi lo vide sCivolare dal manico, e...
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘E ora, quando suonerò il fischietto, datevi una spinta premendo forte i piedi per terra’ disse Madama Bumb. ‘Tenete ben salde le scope e sollevatevi di un metro Circa; poi tornate giù inclinandovi leggermente in avanti. Al mio fischio... tre... due...’
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   A quel punto, Madama Bumb mostrò a tutti come montare il manico di scopa senza sCivolare verso il fondo, e poi passò in rassegna la scolaresca per correggere la presa. Harry e Ron se la godettero un mondo quando disse che erano anni che Malfoy usava la presa sbagliata.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   A Harry, la scopa saltò immediatamente in mano, ma fu una delle poche. Quella di Hermione Granger si era limitata a rotolare per terra e quella di Neville non si era neanche mossa. Forse i maniCi di scopa, come i cavalli, lo sentivano quando avevi paura, pensò Harry; c'era stato un tremito, nella voce di Neville, che aveva tradito il suo desiderio di rimanere con i piedi piantati in terra.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Giunse l'insegnante, Madama Bumb. Era una donna bassa, coi capelli grigi e gli occhi gialli come un falco.
‘Be', che cosa state aspettando?’ sbraitò. ‘Ciascuno prenda posto accanto a un manico di scopa. Di corsa, muoversi!’
Harry abbassò lo sguardo sulla sua scopa. Era vecchia, e alcuni rametti sporgevano formando strani angoli.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   I Serpeverde erano già arrivati, e per terra c'erano anche venti maniCi di scopa ordinatamente disposti in tante file. Harry aveva sentito Fred e George Weasley lamentarsi delle scope della scuola, dicendo che, se uno volava troppo alto, alcune cominCiavano a vibrare, oppure sbandavano leggermente a sinistra.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Che cosa succede qui?’
‘Professoressa, Malfoy mi ha preso la Ricordella’.
Tutto corrucCiato, Malfoy rimise prontamente la palla sul tavolo. ‘Stavo solo guardando’ disse, e se la svignò con Tiger e Goyle al seguito.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   E tutta la sua ecCitazione svanì perché Ricordella era diventata d'un tratto scarlatta: ‘...vuol dire che hai dimenticato qualcosa...’
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Quel giorno, il barbagianni portò a Neville un pacchetto da parte della nonna. Lui lo aprì tutto ecCitato e mostrò una palla di vetro, che sembrava piena di fumo bianco.
‘una Ricordella!’ spiegò il ragazzo. ‘Nonna sa che dimentico sempre le cose... Questa ti dice se c'è qualcosa che hai dimenticato di fare. Guardate: uno la tiene stretta così, e se diventa rossa... Oh!’
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Dopo il biglietto di Hagrid, Harry non aveva ricevuto più missive, cosa che naturalmente Malfoy non aveva mancato di notare. A lui, il suo gufo reale portava sempre pacchi di dolCi da casa, che il ragazzo apriva con gioia maligna alla tavola dei Serpeverde.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Hermione Granger era nervosa quanto Neville al pensiero di volare. Il volo non era certo una cosa che si potesse imparare a memoria sui libri. IntendiamoCi bene, non che lei non Ci avesse mai provato. Giovedì, durante la colazione, li aveva rintontiti a forza di leggere notizie e informazioni sul volo in un libro della biblioteca intitolato Il Quidditch attraverso i secoli. Neville pendeva letteralmente dalle sue labbra, nel disperato tentativo di carpire qualcosa che potesse aiutarlo a reggersi in sella alla scopa, ma gli altri furono più che contenti quando l'arrivo della posta interruppe la conferenza di Hermione.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Neville non era mai salito in vita sua su un manico di scopa, perché sua nonna non gli aveva mai neanche permesso di toccarne uno. Personalmente, Harry pensava che la signora avesse le sue buone ragioni, visto che Neville riusCiva a procurarsi una quantità incredibile di inCidenti anche quando stava con entrambi i piedi per terra.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   millantava avventure mirabolanti che finivano sempre con lui che sfuggiva per un pelo ai Babbani, volando via a bordo di un elicottero. Ma non era il solo: a sentire Seamus Finnigan, pareva che da bambino non avesse fatto altro che scorrazzare per la campagna a cavallo del suo manico di scopa. E anche Ron raccontava a chiunque fosse disposto ad ascoltarlo di quella volta che, a cavallo della vecchia scopa di Charlie, era quasi andato a sbattere contro un deltaplano. Chiunque provenisse da una famiglia di maghi non faceva che parlare del Quidditch. Ron aveva già avuto una grossa discussione con Dean Thomas, che apparteneva al loro dormitorio, a proposito delle partite di calCio. Non riusCiva a capire che cosa Ci fosse di tanto ecCitante in un gioco che prevedeva una sola palla e dove non era permesso volare. Harry lo aveva sorpreso a stuzzicare il poster della squadra di calCio del cuore di Dean, nella speranza di far muovere i giocatori.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Harry non avrebbe mai creduto possibile incontrare un ragazzo più odioso di Dudley; questo, prima di conoscere Draco Malfoy. Eppure, i Grifondoro del primo anno frequentavano con i Serpeverde soltanto il corso di Pozioni e quindi non gli toccava sopportarlo troppo a lungo. O per lo meno, fu così fino a quando, nella bacheca della sala di ritrovo di Grifondoro, non comparve un avviso che li fece gemere di disperazione. Il giovedì successivo sarebbero iniziate le lezioni di volo, cui Grifondoro e Serpeverde avrebbero parteCipato insieme.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘ALLIEVI fuori dalle camerate!’ cominCiò a gridare Pix, ‘ALLIEVI fuori dalle camerate, nel CORRIDOIO degli INCANTESIMI!’ Si tuffarono sotto di lui e spiccarono una corsa con tutta la forza che avevano nelle gambe, dritti verso l'estremità del corridoio, dove andarono a sbattere contro una porta... chiusa a chiave.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Vi deCidete a fare qualcosa?’ sbottò Hermione. Afferrò la bacchetta di Harry, colpì il lucchetto e sussurrò: ‘Alohomora!’
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘NIENTE! Ah-ha! Te l'avevo detto che non avrei detto niente se non dicevi per favore! Ha ha! Haaaa!’ E i ragazzi udirono Pix allontanarsi con un sibilo mentre Gazza, furente, lanCiava maledizioni.
‘Crede che questa porta sia chiusa a chiave’ bisbigliò Harry. ‘Penso che siamo salvi... E piantala, Neville!’ Infatti, era un minuto Circa che Neville tirava la manica della vestaglia di Harry. ‘Che cosa c'è?’
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Harry si voltò... e vide chiaramente che cosa c'era. Per un attimo, fu pronto a giurare di essere preCipitato in un incubo: era troppo, dopo tutto quel che aveva passato fino a quel momento.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Stavano fissando dritto negli occhi un cane mostruoso, un bestione che riempiva tutto lo spazio tra il soffitto e il pavimento. Aveva tre teste. Tre paia di occhi roteanti, dallo sguardo folle; tre nasi che si contraevano e vibravano nella loro direzione; tre bocche sbavanti, con la saliva che pendeva come tante funi visCide dalle zanne giallastre.
Era lì, perfettamente immobile, tutti e sei gli occhi fissi su di loro, e Harry capì che l'unica ragione per cui non erano ancora morti era che la loro improvvisa comparsa lo aveva colto di sorpresa, sorpresa che però stava superando rapidamente: il suo ringhiare sordo non dava adito a equivoCi.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Harry branCicò in cerca del pomello della porta: tra Gazza e la morte sicura preferiva Gazza.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Non fa niente... grugno di porco, grugno di porco’ ansimò Harry e il ritratto sCivolò. Si inerpicarono su per il passaggio e raggiunsero la sala di ritrovo; qui si lasCiarono cadere, tremanti, sulle poltrone.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Che cosa lo tengono a fare, un mostro come quello, chiuso a chiave in una scuola?’ disse infine Ron. ‘Se mai c'è stato un cane che ha bisogno di fare del moto, è proprio lui’.
Hermione aveva ritrovato il fiato e anche il suo solito caratteracCio.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Si alzò guardandoli con odio.
‘Spero che siate soddisfatti di voi stessi. Avete corso il rischio di essere ucCisi... o peggio ancora, espulsi. E ora, se non vi dispiace, io vado a letto’.
Ron la guardò allontanarsi, a bocca aperta.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘No, non Ci dispiace affatto’ disse. ‘A sentire lei, sembra che le abbiamo chiesto noi di seguirCi!’
Ma Hermione aveva dato a Harry qualcos'altro cui pensare, mentre si infilava a letto. Il cane faceva la guardia a qualcosa... Che cosa aveva detto Hagrid? La Gringott era il posto più sicuro al mondo, se si voleva nascondere qualcosa... eccetto forse Hogwarts.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Aveva scoperto dove si trovava il lurido pacchetto preso dalla camera di sicurezza numero settecentotrediCi.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Un improvviso sbattere di porte e un gran rumore di passi obbligarono tutti e tre ad alzare lo sguardo. Non si erano resi conto di quale e quanto baccano avessero fatto, ma naturalmente, di sotto, qualcuno doveva aver sentito il frastuono e i barriti. Un attimo dopo, la professoressa Mcgranitt faceva irruzione nel locale, seguita da Piton e da Raptor che chiudeva il terzetto. Raptor lanCiò un'occhiata al mostro, emise un flebile gemito e si sedette rapidamente su una tazza del gabinetto tenendosi una mano premuta sul cuore.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   La clava sfuggì improvvisamente dalle mani del mostro, si sollevò in aria, in alto, sempre più in alto, poi lentamente invertì direzione e ricadde pesantemente sulla testa del suo proprietario, con uno schianto assordante. Il mostro vaCillò e poi cadde a muso avanti con un tonfo che fece tremare tutta la stanza.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Hermione, terrorizzata, si era accasCiata al suolo; Ron tirò fuori la bacchetta magica e, senza sapere neanche che cosa avrebbe fatto, udì la propria voce gridare il primo incantesimo che gli veniva in mente: ‘Wingardium Leviosa!’
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Ululando di dolore, il mostro cominCiò a roteare la sua clava e a menar colpi, con Harry sempre aggrappato alla schiena che cercava di vendere cara la pelle; da un momento all'altro, avrebbe potuto scrollarselo di dosso o assestargli una tremenda mazzata con la clava.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   A quel punto, Harry fece una cosa al tempo stesso molto coraggiosa e molto stupida: presa la rincorsa, spiccò un salto e cercò di aggrapparsi al collo del mostro, Cingendolo con le bracCia da dietro. Il mostro non si accorse che Harry gli si era attaccato; ma non poté ignorare il pezzo di legno che gli venne infilato su per il naso. Quando Harry aveva spiccato il salto aveva la bacchetta magica in mano, quella si era introdotta in una delle nariCi del bestione.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Le grida e il frastuono sembrarono rendere furioso il mostro. Emise un altro barrito poderoso e si avviò veloce in direzione di Ron che era il più viCino e non aveva vie di scampo.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Il mostro si fermò a pochi metri da Hermione. Si girò goffamente, sbattendo gli occhi con espressione ottusa per vedere che cosa avesse provocato quel rumore. I suoi occhietti malvagi videro Harry. Esitò, poi deCise di dirigersi verso di lui, cosa che fece brandendo la clava.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Hermione Granger stava rannicchiata contro la parete opposta e aveva tutta l'aria di essere sul punto di svenire. Il mostro avanzava verso di lei e, nella sua marCia, strappava via dal muro i lavandini.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Era l'ultima cosa che avrebbero voluto fare, ma quale altra scelta avevano? Fecero dietrofront, ripercorsero all'impazzata il corridoio fino alla porta e girarono la chiave, annaspando per il panico. Harry la spalancò ed entrambi si preCipitarono dentro.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   StrisCiando lungo il muro, raggiunsero la porta, che era aperta; avevano la bocca secca e pregavano in cuor loro che il mostro non avesse deCiso di usCire. Con un grande balzo, Harry riuscì ad afferrare la chiave, chiuse la porta e la sprangò. ‘Ecco fatto!’
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Il mostro si fermò viCino a una porta e guardò dentro. Agitò le lunghe orecchie cercando, con la sua mente limitata, di prendere una deCisione; poi, con andatura goffa e lenta, entrò.
‘La chiave è nella toppa’ bisbigliò Harry. ‘Potremmo chiuderlo dentro’.
‘Buona idea’ disse Ron nervoso.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   E poi lo udirono: un cupo grugnito e i passi strasCicati di piedi giganteschi; all'estremità di un passaggio sulla sinistra, qualcosa di enorme avanzava verso di loro. Si ritirarono in ombra e lo stettero a guardare mentre si ergeva da una pozza di luce lunare.
Fu una visione orripilante. Alto più di tre metri, aveva la pelle di un color grigio granito senza sfumature, il corpo bitorzoluto come un sasso, con in Cima una testa piccola e glabra, come una noce di cocco. Le gambe erano corte e tozze come tronchi d'albero e i piedi piatti e ricoperti di corno. L'odore che emanava da quella creatura era incredibile. Aveva in mano un'immensa clava di legno che strasCinava per terra per via delle bracCia troppo lunghe.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Si sta dirigendo al terzo piano’ disse Harry, ma Ron gli prese la mano.
‘Non senti uno strano odore?’
Harry annusò l'aria e gli giunse alle nariCi un orrendo fetore, un misto di calzini sporchi e di gabinetto pubblico non pulito da tempo.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Ron si morse il labbro.
‘E va bene!’ esclamò. ‘Ma è meglio che Percy non Ci veda’.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Come furono riusCiti a farsi largo a spintoni tra una folla di Tassorosso agitatissimi, all'improvviso Harry afferrò il bracCio di Ron.
‘M'è venuto in mente soltanto ora... Hermione!’ ‘Che cosa le è successo?’
‘Non sa del mostro’.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Nacque un tumulto. Ci vollero diversi petardi viola della bacchetta magica del professor Silente per ripristinare il silenzio.
‘Prefetti’ tuonò, ‘riportate immediatamente i ragazzi nei rispettivi dormitori, immediatamente!’
Percy era nel suo elemento.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Harry si stava servendo una patata farCita, quando il professor Raptor entrò nella sala di corsa, con il turbante di traverso e il terrore dipinto in volto. Tutti gli sguardi erano puntati su di lui mentre si avviCinava alla sedia del professor Silente, inCiampava sul tavolo e con un filo di voce diceva: ‘Un mostro... nei sotterranei... pensavo di doverglielo dire’.
E si accasCiò a terra svenuto.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Hermione non si presentò alla lezione successiva e non si fece vedere per tutto il pomeriggio. Mentre si avviavano verso la Sala Grande per la festa di Halloween, Harry e Ron sentirono Calì Patil dire alla sua amica Lavanda che Hermione stava piangendo nel bagno delle femmine e voleva essere lasCiata in pace. A questa notizia, Ron si sentì ancora più imbarazzato, ma un attimo dopo erano nella Sala Grande, dove le decorazioni per Halloween fecero loro dimenticare Hermione.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Molto bene!’ gridò il professor Vitious battendo le mani. ‘Avete visto tutti? Miss Granger c'è riusCita!’
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Harry si sentì battere su una spalla da qualcuno che lo superò. Era Hermione. Le intravide il volto... e si rese conto con stupore che era in lacrime.
‘Credo che ti abbia sentito’.
‘E allora?’ disse Ron, ma aveva l'aria un po' imbarazzata. ‘Deve essersi resa conto che non ha amiCi’.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   La piuma si sollevò dal banco e rimase sospesa in aria a Circa un metro e mezzo sopra le loro teste.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Lo stai dicendo sbagliato’ Harry udì Hermione sbottare.
‘Wing-gar-dium Levi-o-sa: devi pronunCiare il "gar" bello lungo’. ‘E fallo te, visto che sei tanto brava!’ la rimbeccò Ron. Hermione si rimboccò le maniche della tunica, agitò la bacchetta magica e disse: ‘Wingardium Leviosa!’
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Ron, nel banco accanto, non aveva maggiore fortuna. ‘Wingardium Leviosa!’ gridò agitando le lunghe bracCia come un mulino a vento.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Era molto diffiCile. Harry e Seamus agitarono e colpirono, ma la piuma che avrebbero dovuto mandare verso l'alto era sempre lì sopra il banco. L'impazienza di Seamus fu tale che il ragazzo la stuzzicò con la bacchetta magica e le appiccò fuoco... e Harry dovette spegnerlo con il cappello.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Non dimenticate quel grazioso movimento del polso che Ci siamo eserCitati a ripetere!’ strillò il professor Vitious, arrampicato, come al solito, sopra la sua pila di libri. ‘Agitare e colpire, ricordate, agitare e colpire. Un'altra cosa molto importante è pronunCiare correttamente le parole magiche... Non dimenticate mai il Mago Baruffio che disse "s" invece di "z" e si ritrovò steso a terra con un orso sopra il petto’.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Per l'eserCitazione, il professor Vitious divise la scolaresca in coppie. Il compagno di Harry fu Seamus Finnigan (il che fu un sollievo per lui, dato che Neville aveva già cercato di cavargli un occhio). Ma a Ron toccò Hermione Granger. Era diffiCile dire chi dei due fosse più scontento della cosa. Lei non aveva più rivolto la parola a nessuno dei due dal giorno in cui era arrivato il manico di scopa di Harry.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   La mattina di Halloween si svegliarono al profumo delizioso di zucca al forno che aleggiava per i corridoi. E per giunta, durante la lezione di Incantesimi, il professor Vitious aveva annunCiato che li riteneva pronti a far volare gli oggetti, una cosa che morivano dalla voglia di provare fin da quando gli avevano visto far girare vorticosamente per la classe il rospo di Neville.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Forse per tutte le cose che aveva da fare, con gli allenamenti di Quidditch tre sere a settimana oltre alla gran quantità di compiti, Harry stentava a credere che fossero passati quasi due mesi da quando era arrivato a Hogwarts. Al castello, si sentiva come a casa sua, molto più di quanto non gli fosse mai accaduto a Privet Drive. Anche le lezioni stavano cominCiando a diventare sempre più interessanti, ora che avevano imparato a padroneggiare le nozioni fondamentali.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘La Coppa del Quidditch porterà il nostro nome, quest'anno’ disse Baston felice mentre arrancavano verso il castello. ‘Non mi sorprenderebbe che tu diventassi più bravo di Charlie Weasley, e lui avrebbe potuto giocare per la nazionale, se non se ne fosse andato a cacCia di draghi’.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Harry non ne mancò neanche una e Baston era... al settimo Cielo. Mezz'ora dopo, s'era fatto buio pesto e dovettero smettere di giocare.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

    Harry scosse la testa. Aveva capito molto bene quel che doveva fare, e il problema stava proprio nel farlo.
‘Per stasera, non Ci alleneremo con il BocCino’ disse Baston riponendolo con cura nella cassa; ‘è troppo buio e potremmo perderlo. Proviamo con qualcuna di queste’.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Questo’ disse Baston, ‘è il BocCino d'Oro, ed è la palla più importante di tutte. molto diffiCile prenderla perché è veloCissima e non si distingue bene. Compito del Cercatore è acchiapparla. Tu devi muoverti a zigzag tra CacCiatori, Battitori, Bolidi e Pluffa per prendere il BocCino prima del Cercatore dell'altra squadra, perché chi lo prende per primo guadagna alla sua squadra altri centoCinquanta punti, e quindi la squadra vince quasi sempre. Ecco perché ai Cercatori vengono fischiati tanti falli. Una partita di Quidditch termina soltanto quando il BocCino viene acchiappato, e quindi può andare avanti per intere settimane... Mi pare che il record sia stato di tre mesi, e hanno dovuto fare continue sostituzioni perché i giocatori potessero riposarsi un po'. Questo è tutto. Domande?’
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Tre CacCiatori cercano di segnare con la Pluffa; il Portiere difende i pali della porta; i Battitori tengono i Bolidi lontani dalla squadra’ snocCiolò Harry a memoria.
‘Molto bene’ disse Baston.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Vedi?’ disse ansimando Baston, che rimetteva a fatica il Bolide dentro la scatola legandolo saldamente. ‘I Bolidi schizzano da una parte all'altra cercando di disarCionare i giocatori dalla scopa. Ecco perché Ci sono due Battitori per squadra - i nostri sono i Weasley - per proteggere i loro compagni di squadra dai Bolidi, e dirottarli contro l'altra squadra. Allora... pensi di aver capito tutto?’
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Stai indietro’ Baston avvertì Harry. Si chinò e ne liberò una.
La palla nera schizzò in aria all'istante, altissima, e poi si diresse dritta dritta verso la facCia di Harry. Lui la colpì con la mazza per cercare di impedirle di rompergli il naso, e la rilanCiò zigzagando in aria; la palla vorticò sopra le loro teste e poi si diresse su Baston, che Ci si tuffò sopra e riuscì a inchiodarla al suolo.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Ora ti facCio vedere a che cosa servono i Bolidi’ disse Baston. ‘I Bolidi sono questi due’.
E mostrò a Harry due palle identiche, nere come l'inchiostro e leggermente più piccole della Pluffa rossa. Harry notò che sembravano volersi liberare dalle Cinghie che le tenevano ferme nella scatola.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Tre CacCiatori e un Portiere’ ripeté Harry, ben deCiso a ricordare tutto. ‘E giocano con la Pluffa. Va bene, questo l'ho capito. E le altre a che cosa servono?’ chiese indicando le tre palle rimaste nella scatola.
‘Ora te lo facCio vedere’ disse Baston. ‘Prendi questa’.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘I CacCiatori si lanCiano la Pluffa e segnano quando la fanno passare attraverso gli anelli’ reCitò Harry. ‘Insomma... sarebbe un po' come la pallacanestro su maniCi di scopa con sei anelli, ho capito bene?’
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Che cos'è la pallacanestro?’ chiese Baston curioso.
‘LasCia perdere’ si affrettò a dire Harry.
‘Ogni squadra ha un giocatore che si chiama Portiere... Io sono il Portiere del Grifondoro. Il mio compito è volare intorno agli anelli e impedire agli avversari di segnare’.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Questa palla si chiama Pluffa. I CacCiatori si lanCiano la Pluffa e cercano di farla entrare in uno degli anelli per fare goal. DieCi punti ogni volta che la Pluffa passa per uno degli anelli. Mi segui?’
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Tre CacCiatori’ ripeté Harry, mentre Baston tirava fuori una palla di colore rosso brillante, all'inCirca delle dimensioni di un pallone da calCio.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Aprì la cassetta che conteneva quattro palle di dimensioni diverse. ‘Bene’ disse Baston. ‘Ora, il Quidditch è abbastanza faCile da capire, anche se giocare non lo è altrettanto. Ci sono sette giocatori per parte. Tre di loro si chiamano CacCiatori’.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Molto bene!’ commentò Baston con gli occhi che gli sCintillavano. ‘Ora capisco che cosa intendeva la professoressa Mcgranitt... tu possiedi veramente un talento naturale. Questa sera ti insegnerò soltanto le regole; poi, parteCiperai agli allenamenti della squadra tre volte alla settimana’.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Ehi, Potter, scendi giù!’
Oliver Baston era arrivato portando sotto bracCio una grossa cassetta di legno. Harry atterrò viCino a lui.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Mancava poco alle sette e faceva già scuro quando Harry lasCiò il castello per avviarsi al campo di Quidditch. Non era mai stato dentro allo stadio. Tutt'intorno c'erano centinaia di sedili a gradinate, per dar modo agli spettatori di vedere dall'alto lo svolgimento della partita. A Ciascuna delle estremità del campo c'erano tre pali d'oro con degli anelli in Cima. A Harry ricordarono i bastonCini di plastica attraverso i quali i ragazzini dei Babbani soffiavano le bolle di sapone; ma questi erano alti Circa quindiCi metri.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Anche Harry, che pure ignorava tutto dei maniCi di scopa, pensò che era meraviglioso. Sottile e sCintillante, con una maniglia di mogano, aveva una lunga chioma di rametti perfettamente diritti e in Cima, in lettere d'oro, la scritta Nimbus Duemila.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Quel giorno, Harry ebbe molte difficoltà a rimanere concentrato sulle lezioni. Continuava ad andare con la mente al dormitorio dove si trovava il suo manico di scopa nuovo fiammante, riposto sotto il letto, o a vagare per il campo di Quidditch dove quella sera avrebbe imparato a giocare. Trangugiò la cena senza neanche far caso a quel che stava mangiando e poi si preCipitò su per le scale, seguito da Ron, per andare a scartare finalmente la sua Nimbus Duemila.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Dai, non smettere proprio adesso’ disse Ron, ‘Ci fa talmente piacere!’
Hermione si allontanò sdegnosa, col naso all'aria.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Be' è proprio vero’ disse Harry tutto gongolante quando furono in Cima alla scala di marmo, ‘se non avesse rubato la Ricordella di Neville, ora non sarei nella squadra...’
‘E magari pensi che questa sia la ricompensa per avere infranto le regole!’ gli arrivò proprio da dietro una voce irata. Hermione stava risalendo rumorosamente le scale lanCiando sguardi di disapprovazione al pacco che Harry teneva in mano.
‘Mica starai dicendo a noi?’ fece Harry.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Già, proprio così’ disse il professor Vitious sorridendo a Harry soddisfatto. ‘La professoressa Mcgranitt mi ha raccontato tutto sulle Circostanze speCiali, Potter. E che modello è?’
‘Una Nimbus Duemila, signore’ disse Harry lottando per non ridere alla facCia inorridita di Malfoy. ‘Ed è proprio a Malfoy che lo devo’ soggiunse indicando il ragazzo.
Harry e Ron corsero su per le scale soffocando le risate per la rabbia e la confusione che Malfoy non era riusCito a dissimulare.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Ma questo è un manico di scopa’ disse restituendolo sgarbatamente a Harry, con un misto di gelosia e di dispetto dipinti sul volto. ‘Questa volta sei rovinato, Potter, a quelli del primo anno non è permesso possederne di personali’.
Ron non riuscì a trattenersi.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   LasCiarono la sala velocemente, impazienti di scartare il pacco in separata sede prima dell'inizio delle lezioni, ma nella sala d'ingresso trovarono l'accesso alle scale sbarrato da Tiger e Goyle. Malfoy afferrò il pacco dalle mani di Harry e cominCiò a tastarlo.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Quando, come di consueto, i volatili invasero la Sala Grande, l'attenzione generale fu attratta immediatamente da un pacco lungo e sottile, trasportato da sei grossi barbagianni. Come tutti, anche Harry era curioso di sapere che cosa contenesse, e si stupì quando gli uccelli scesero in picchiata e lo lasCiarono cadere proprio davanti a lui, facendo cadere per terra la sua pancetta affumicata. Quelli non avevano fatto in tempo ad allontanarsi, che ecco arrivare un altro barbagianni con una lettera, che lasCiò cadere sopra il pacco.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Hermione si rifiutava di parlare con Harry e Ron, ma era talmente prepotente e saccente che i ragazzi consideravano il fatto un'insperata fortuna.
Il loro desiderio più grande era di trovare un modo per farla pagare a Malfoy e, con loro grande soddisfazione, quell'occasione si presentò Circa una settimana più tardi, con la distribuzione della posta.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘una cosa o molto preziosa o molto pericolosa’ commentò Ron. ‘O tutt'e due’ concluse Harry.
Ma dal momento che l'unica informazione certa che avevano sull'oggetto misterioso erano le sue dimensioni, Circa sei centimetri di lunghezza, senza ulteriori indizi, non avevano molte possibilità di indovinare che cosa fosse.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Il giorno dopo, quando Malfoy vide Harry e Ron ancora a Hogwarts, stanchi, ma allegri come non mai, non riusCiva a credere ai suoi occhi. A dire il vero, dopo averCi dormito su, Harry e Ron erano arrivati alla conclusione che l'incontro con il cane a tre teste era stata una splendida avventura, e non vedevano l'ora di averne un'altra. Nel frattempo, Harry aveva informato Ron sul pacchetto che sembrava essere stato trasferito dalla Gringott a Hogwarts, e quindi i due ragazzi passarono un bel po' di tempo a fare congetture su cosa poteva aver bisogno di una sorveglianza così stretta.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Piton si chinò sul mostro. La Mcgranitt guardava i ragazzi. Harry non l'aveva mai vista tanto arrabbiata. Aveva le labbra livide. La speranza di guadagnare Cinquanta punti per i Grifondoro svanì all'istante.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Che cosa diavolo credevate di fare?’ chiese la Mcgranitt con una furia glaCiale nella voce. Harry guardò Ron, che stava ancora con la bacchetta sospesa in aria. ‘Avete corso il rischio di venire ammazzati. Perché non eravate nel vostro dormitorio?’
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Piton lanCiò a Harry uno sguardo rapido e penetrante. Harry abbassò il suo a terra. Avrebbe voluto che Ron mettesse giù quella bacchetta magica.
Poi, dall'ombra, si sentì una voCina flebile.
‘La prego, professoressa Mcgranitt... erano venuti a cercare me’. ‘Signorina Granger!’
Finalmente, Hermione era riusCita a mettersi in piedi.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   A Ron cadde la bacchetta di mano. Hermione Granger che mentiva sfacCiatamente a un insegnante!
‘Se non mi avessero trovato, sarei morta. Harry gli ha infilato la bacchetta nel naso e Ron l'ha steso con un colpo della sua stessa clava. Non hanno avuto il tempo di andare a chiamare nessuno. Quando sono arrivati, il mostro stava per ucCidermi’.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

    Harry e Ron cercarono di darsi l'aria di sapere tutto da prima.
‘Be'... in questo caso...’ disse la Mcgranitt guardandoli tutti e tre. ‘Signorina Granger, piccola incosCiente, come hai potuto pensare di affrontare da sola un mostro di montagna?’
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Hermione chinò la testa. Harry era senza parole: Hermione era l'ultima persona al mondo capace di infrangere una regola, ed eccola là, a fingere di averlo fatto, per scagionare loro. Era come se Piton avesse cominCiato a distribuire caramelle.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Signorina Granger, per questo a Grifondoro verranno tolti Cinque punti’ disse la professoressa Mcgranitt. ‘Mi hai molto delusa. Se non sei ferita, torna immediatamente alla torre di Grifondoro. Gli studenti stanno finendo di festeggiare Halloween nei rispettivi dormitori’.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Hermione uscì.
La professoressa Mcgranitt si rivolse a Harry e Ron.
‘Bene, torno a dire che siete stati fortunati, ma non molti allievi del primo anno avrebbero saputo tenere testa a un mostro di montagna così grosso. Vincete Cinque punti Ciascuno per Grifondoro. Il professor Silente ne sarà informato. Potete andare’.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Corsero via e non spicCicarono parola fino a che non furono arrivati due piani più su. A parte il resto, fu un sollievo lasCiarsi alle spalle il tanfo di quel mostro.
‘Avremmo meritato di guadagnare più di dieCi punti’ bofonchiò Ron.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Vorrai dire Cinque, una volta sottratti i Cinque punti di Hermione’.
‘Èstata buona a toglierCi dai guai in quel modo’ ammise Ron. ‘Ma non dimentichiamo che siamo stati noi a salvare lei!’
‘Però, non avrebbe avuto bisogno di nessun salvataggio se non avessimo chiuso a chiave quel coso insieme a lei’ gli ricordò Harry.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   La sala di ritrovo era gremita di gente e molto rumorosa. Tutti stavano mangiando le pietanze spedite su dalle cuCine. Hermione era sola soletta, viCino alla porta, e li aspettava. Ci fu un silenzio pieno d'imbarazzo. Poi, senza guardarsi negli occhi, tutti e tre dissero ‘Grazie’ e corsero via a procurarsi dei piatti.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Ma da quel momento, Hermione Granger divenne loro amica. impossibile condividere certe avventure senza finire col fare amiCizia, e mettere K.O. un mostro di montagna alto quattro metri è fra quelle.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Ma era bastato. Su in aria, Harry riuscì d'un tratto a rimettersi a cavallo della sua scopa.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Ci vollero forse trenta secondi perché Piton si rendesse conto di aver preso fuoco. Un improvviso grido di dolore fece capire alla ragazza che aveva ottenuto il suo scopo. Richiamò il fuoco e lo rinchiuse in un piccolo barattolo, se lo mise in tasca, e rifece il percorso inverso. Piton non avrebbe mai saputo quel che era successo.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Hermione si era fatta largo tra gli spettatori per raggiungere il palco dove si trovava Piton e ora stava correndo lungo la fila di sedili alle spalle di lui; non si fermò neanche per chiedere scusa al professor Raptor, quando lo urtò facendolo cadere a facCia avanti. Una volta raggiunto Piton, si accucCiò, tirò fuori la bacchetta magica e bisbigliò alcune parole scelte con cura. Dalla bacchetta sprizzarono delle fiamme blu che andarono a colpire l'orlo dell'abito di Piton.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Prima che Ron potesse proferire un'altra sola parola, Hermione era scomparsa. Ron puntò di nuovo il binocolo su Harry. La scopa stava vibrando così forte che sarebbe stato praticamente impossibile tenerCisi attaccato ancora a lungo. Gli spettatori erano tutti in piedi, e guardavano inorriditi, mentre i gemelli Weasley volavano in soccorso dell'amico, cercando di trarlo in salvo su una delle loro scope, ma invano: ogni volta che gli si accostavano, la scopa di Harry faceva un balzo più in alto. Allora scesero di quota e si disposero in cerchio sotto di lui, sperando di riusCire ad afferrarlo al volo quando fosse caduto. Marcus Flitt, impossessatosi della Pluffa, segnò Cinque volte senza che nessuno se ne accorgesse.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   ‘E ora che facCiamo?’
‘LasCia fare a me’.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   A queste parole, Hermione afferrò il binocolo di Hagrid, ma anziché guardare in alto verso Harry, cominCiò febbrilmente a scrutare le file del pubblico.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   ‘Ma che diavolo stai facendo?’ chiese Ron con la facCia livida. ‘Lo sapevo!’ ansimò Hermione. ‘Piton... guarda!’
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   D'un tratto, gli occhi di tutti furono puntati su Harry. La sua scopa aveva cominCiato a fare le capriole, mentre lui riusCiva a stento a reggersi in sella. Poi tutti gli spettatori trattennero il fiato. La scopa aveva dato uno strattone fortissimo e Harry era stato disarCionato. Ora il ragazzo penzolava giù, reggendosi al manico con una sola mano.
‘successo qualcosa alla scopa quando Flitt lo ha bloccato?’ sussurrò Seamus.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Lee stava ancora commentando.
‘Palla al Serpeverde... Flitt ha la Pluffa... oltrepassa Spinnet... supera Bell... viene colpito in facCia da un Bolide, spero che gli abbia rotto il naso... ma no, professoressa, sto solo scherzando... il Serpeverde segna... oh, no...’
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Poi accadde di nuovo. Era come se la scopa stesse cercando di disarCionarlo. Ma una Nimbus Duemila non deCideva da sola, tutto d'un tratto, di disarCionare il suo cavaliere. Harry cercò di tornare indietro verso i pali della porta del Grifondoro; aveva una mezza idea di chiedere a Baston di far fischiare un intervallo. Ma poi si rese conto che la scopa non rispondeva assolutamente più ai comandi. Non riusCiva a sterzare. Non riusCiva a dirigerla dove voleva. Zigzagava nell'aria dando dei violenti scossoni che stavano per disarCionarlo.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Accadde quando Harry evitò un altro Bolide che gli passò pericolosamente viCino alla testa. La sua scopa, d'un tratto, ebbe uno scarto pauroso. Per una frazione di secondo, il ragazzo credette di essere sul punto di cadere. Si afferrò stretto stretto al manico della scopa serrando le ginocchia. Non aveva mai provato niente di simile.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

    ‘Bisognerebbe cambiare le regole. Flitt avrebbe potuto buttare di sotto Harry’.
Intanto, Lee Jordan trovava diffiCile mantenersi distaccato. ‘Quindi... dopo questa lampante e ignobile scorrettezza...’ ‘Jordan!’ ringhiò la professoressa Mcgranitt.
‘Voglio dire, dopo questo fallo palese e schifoso...’ ‘Jordan, ti avverto...’
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Giù, sugli spalti, Dean Thomas stava gridando: ‘Arbitro, mandalo fuori! Espulsione! Cartellino rosso!’
‘Guarda che non siamo mica a una partita di calCio’ gli ricordò Ron. ‘A Quidditch non si possono espellere i giocatori... E poi, che cos'è un cartellino rosso?’
Ma Hagrid era dello stesso parere di Dean.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Madama Bumb si rivolse a Flitt con parole irate e poi ordinò un rigore a favore del Grifondoro. Ma, come era da aspettarsi, in tutta quella confusione il BocCino era scomparso di nuovo.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Harry lo vide. In un impeto di ecCitazione, si tuffò in picchiata dietro quella sCia d'oro. Anche il Cercatore del Serpeverde, Terence Higgs, lo aveva avvistato. Testa a testa, si lanCiarono entrambi alla rincorsa del BocCino, e intanto sembrava che i CacCiatori avessero dimenticato il loro ruolo, sospesi a mezz'aria, tutti intenti a guardare.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Un mormorio percorse gli spalti, mentre Adrian Pucey lasCiava cadere la Pluffa, troppo preso a seguire con lo sguardo il lampo dorato che gli aveva sfiorato l'orecchio sinistro ed era passato oltre.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   ‘Palla ai Serpeverde’ stava dicendo Lee Jordan, ‘il CacCiatore Pucey schiva due Bolidi, due Weasley e il CacCiatore Bell, e avanza veloce verso... aspettate un attimo... ma quello non era il BocCino?’
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Quando Angelina aveva segnato, Harry aveva fatto un paio di giri della morte per dare sfogo all'euforia. Ora era tornato a scrutare il campo in cerca del BocCino. A un certo punto, aveva intravisto uno sprazzo dorato, ma era soltanto un riflesso dell'orologio da polso di uno dei gemelli Weasley, e un'altra volta un Bolide aveva deCiso di schizzare verso di lui come una palla di cannone, ma lui l'aveva schivato e Fred Weasley si era messo a inseguirlo.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   ‘Tieniti fuori tiro finché non vedi il BocCino’ gli aveva detto Baston. ‘inutile esporsi ad attacchi prima del necessario’.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   In alto, sopra le loro teste, il ragazzo correva qua e là a cavallo della scopa, strizzando gli occhi per avvistare il BocCino. Questo faceva parte del piano di gioco che aveva messo a punto insieme a Baston.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Hagrid portandosi il binocolo agli occhi e puntandolo verso il Cielo, alla ricerca di Harry che appariva come un puntino lontano lontano.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   ‘Spostatevi un po', voi, scorrete più giù’.
‘Hagrid!’
Ron e Hermione si strinsero per far posto a Hagrid viCino a loro. ‘Finora ho guardato dalla mia capanna’ disse Hagrid mostrando orgogliosamente un grosso binocolo che gli pendeva sul petto, ‘ma non è mica lo stesso che allo stadio! Il BocCino finora non s'è visto, eh?’
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   A commentare la partita era Lee Jordan, l'amico dei due gemelli Weasley, sorvegliato a vista dalla professoressa Mcgranitt. ‘...La ragazza si muove davvero veloce, lassù. Effettua un passaggio puntuale ad AliCia Spinnet, un'ottima scoperta di Oliver Baston, che l'anno scorso ha giocato soltanto come riserva... indietro alla Johnson e... no, la Pluffa è stata intercettata dal capitano del Serpeverde Marcus Flitt, che se la porta via: eccolo che vola alto come un'aquila... sta per... no, bloccato da un'ottima azione del Portiere del Grifondoro Baston, e il Grifondoro è di nuovo in possesso della Pluffa. Ed ecco la CacCiatrice del Grifondoro Katie Bell... bella picchiata intorno a Flitt, poi di nuovo su... AHI!... deve averle fatto male quel colpo di Bolide dietro la testa! La Pluffa ritorna al Serpeverde. Ecco Adrian Pucey che parte a tutta birra verso i pali della porta, ma è bloccato da un secondo Bolide lanCiatogli contro da Fred o George Weasley, non riesco a distinguere chi dei due... comunque, davanti a lei il campo è sgombero, e si allontana e letteralmente vola via - schiva un miCidiale Bolide... è davanti alla porta - vai, Angelina! - il Portiere Bletchley si tuffa... manca il bersaglio... IL GRIFONDORO HA SEGNATO!
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Johnson del Grifondoro... che brava CacCiatrice è questa ragazza, e anche piuttosto carina...’
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   QuindiCi scope si levarono in volo, in alto, sempre più in alto. La partita era iniziata.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Harry salì in arCione alla sua Nimbus Duemila.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Harry notò che sembrava rivolgersi in modo speCiale al capitano dei Serpeverde, Marcus Flitt, un alunno del quinto anno. Harry pensò che Flitt potesse avere del sangue di mostro nelle vene. Con la coda dell'occhio vide lo strisCione che sventolava sopra la folla con il motto fosforescente Potter sei tutti noi. Il cuore gli balzò in petto. Si sentì tornare un po' di coraggio.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   ‘Allora, ragazzi...’ disse.
‘...e ragazze’ completò la CacCiatrice Angelina Johnson. ‘E ragazze’ convenne Baston. ‘Ci siamo’.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Ron e Hermione si unirono a Neville, Seamus e Dean, il tifoso del calCio, che erano sulla gradinata più alta. Per fare una sorpresa a Harry, avevano dipinto un grosso strisCione, ricavato da uno dei lenzuoli che il topo Crosta aveva rosicchiato. Sopra Ci avevano scritto Potter sei tutti noi, e sotto Dean, che era molto bravo a disegnare, aveva schizzato un grosso leone, simbolo di Grifondoro. Poi Hermione aveva fatto un piccolo, ingegnoso incantesimo per cui i colori apparivano cangianti.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Per le undiCi, tutta la scolaresca era sugli spalti, intorno al campo di Quidditch. Molti erano armati di binocoli. Anche se i sedili potevano sollevarsi in aria, a volte era comunque diffiCile seguire quel che succedeva in campo.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   All'alba dell'indomani, la giornata si presentava luminosa e fredda. La Sala Grande era piena del profumo delizioso delle salsicce fritte e dell'allegro chiacchiericCio dei ragazzi che non vedevano l'ora di assistere a una bella partita.
‘Devi mangiare qualcosa’.
‘Non voglio niente’.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Harry andò a dormire con quella domanda che gli ronzava per la testa. Neville russava forte, ma lui non riuscì ad addormentarsi. Cercò di liberarsi la mente - aveva bisogno di dormire, doveva farlo, tra qualche ora avrebbe giocato la sua prima partita a Quidditch - ma non era faCile dimenticare l'espressione di Piton quando lui gli aveva visto la gamba.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   ‘Ci sei riusCito?’ chiese Ron quando Harry li ebbe raggiunti. ‘Che cosa è successo?’
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   ‘Mi chiedevo soltanto se potevo riavere indietro il mio libro’. ‘ESCi FUORI! FUORI!’
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Piton e Gazza erano nella stanza, soli. Piton si teneva il mantello sollevato al disopra delle ginocchia. Aveva una gamba tutta maCiullata e sanguinante. Gazza gli stava porgendo delle bende.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Chissà che Piton non avesse lasCiato il libro là dentro? Valeva la pena tentare. Socchiuse la porta e sbirCiò. Una scena orribile gli si parò davanti agli occhi.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   ‘Non lo so, ma spero che gli facCia molto male’ commentò Ron amareggiato.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

    Quella sera, la sala di ritrovo di Grifondoro era tutta un brusio di voCi. Harry, Ron e Hermione sedevano insieme viCino a una finestra. Hermione stava correggendo i compiti di Incantesimi di Harry e Ron. Lei non avrebbe mai permesso che copiassero (‘Altrimenti, come imparate?’) ma chiedendole di correggerglieli, i due ragazzi riusCivano a ottenere comunque le soluzioni esatte.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   ‘È proibito portare fuori dagli edifiCi scolastiCi i libri della biblioteca’ disse Piton. ‘Dammelo. Cinque punti in meno per Grifondoro’.
‘Questa regola se l'è inventata’ borbottò Harry risentito mentre Piton si allontanava zoppicando. ‘Mi chiedo che cosa si è fatto alla gamba’.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Da quando Harry e Ron l'avevano salvata dal mostro, Hermione era diventata un po' meno rigida per quanto riguardava l'osservanza delle regole, il che la rendeva molto più simpatica. La vigilia della prima partita di Harry, si trovavano tutti e tre fuori nel cortile gelido, durante la ricreazione, e lei aveva fatto apparire per incanto un fuoco di un azzurro splendente, che si poteva trasportare tenendolo in un barattolo della marmellata. Ci si stavano scaldando tutti e tre la schiena, quando Piton attraversò il cortile. Harry notò immediatamente che zoppicava. I tre ragazzi si strinsero intorno al fuoco per impedirne la vista; erano sicuri che fosse proibito. Purtroppo, l'espressione colpevole che portavano dipinta in facCia attirò l'attenzione di Piton. Il professore venne avanti. Non aveva notato il fuoco, ma sembrava che stesse cercando un pretesto per rimproverarli.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Harry imparò così che esistevano settecento modi di commettere un fallo a Quidditch, e che durante una partita di campionato mondiale, nel 1473, si erano verificati tutti quanti; che in genere i Cercatori erano i giocatori più piccoli e più veloCi e che gli inCidenti più gravi sembravano capitare proprio a loro; che sebbene i giocatori morissero di rado durante una partita di Quidditch, si aveva notizia di arbitri svaniti nel nulla e ricomparsi nel deserto del Sahara a distanza di mesi.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Quasi nessuno aveva visto Harry giocare, perché Baston aveva deCiso che, essendo l'arma segreta della squadra, non si doveva sapere della sua presenza in campo. Ma non si sa come, la notizia che avrebbe giocato come Cercatore era trapelata, e lui non sapeva che cosa fosse peggio: sentirsi dire che si sarebbe certamente comportato da campione o che qualcuno, a terra, avrebbe dovuto correre su e giù tenendogli sotto un materasso.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   All'inizio di novembre cominCiò a fare molto freddo. Le montagne intorno alla scuola si tinsero di un grigio glaCiale e il lago divenne una lastra di gelido metallo. Tutte le mattine il terreno era coperto di brina. Dalle finestre delle scale dei piani superiori si vedeva Hagrid intento a scongelare i maniCi di scopa nel campo da Quidditch, infagottato in un lungo pastrano di fustagno, guanti di pelo di coniglio ed enormi stivali foderati di castoro. La stagione del Quidditch era iniziata. Quel sabato, Harry avrebbe giocato la sua prima partita dopo settimane di allenamento: Grifondoro contro Serpeverde. Se avesse vinto, il Grifondoro avrebbe rimontato la classifica, passando al secondo posto nel campionato dei dormitori.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   ‘Ma Piton sta cercando di rubarlo!’
‘Stupidate!’ tornò a ripetere Hagrid. ‘Piton è un insegnante di Hogwarts, vuoi che facCia una cosa del genere?’
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Hagrid si lasCiò cadere di mano la teiera.
‘E voi che ne sapete di Fuffi?’
‘Fuffi?’
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Harry, Ron e Hermione si guardarono l'un l'altro, chiedendosi che cosa dovessero dirgli. Harry deCise per la verità.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   ‘È stato Piton’ spiegava Ron. ‘Hermione e io lo abbiamo visto; stava lanCiando una maledizione sulla tua scopa, borbottava e non ti levava gli occhi di dosso’.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   ‘Non l'ha preso, l'ha quasi inghiottito’ strillava Flitt ancora venti minuti dopo, ma tanto non aveva importanza. Harry non aveva violato nessuna regola e Lee Jordan stava ancora annunCiando a squarCiagola il risultato: il Grifondoro aveva vinto per centosettanta a sessanta. Ma tutto questo Harry non lo udì. Era nella capanna di Hagrid insieme a Ron e a Hermione, e si stava facendo preparare una tazza di tè.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   ‘Neville, ora puoi guardare!’ disse Ron. Per tutti gli ultimi Cinque minuti Neville aveva singhiozzato col viso nascosto nella giacca di Hagrid.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   ‘Ho preso il BocCino!’ gridò agitandolo sopra la testa, e la partita terminò nel caos generale.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Solo quando fu di nuovo a letto, a Harry venne in mente che forse Silente non aveva detto la verità. Ma in fin dei conti, rifletté mentre scacCiava dal cusCino il topo Crosta, la sua era stata una domanda forse troppo personale.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Domani, lo Specchio delle Brame verrà portato in una nuova dimora, Harry, e io ti chiedo di non cercarlo mai più. Se mai ti Ci imbatterai di nuovo, sarai preparato. Ricorda: non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere. E ora, perché non ti rimetti addosso quel meraviglioso mantello e non te ne torni a letto?’
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Harry rimase per un po' soprappensiero. Poi disse lentamente: ‘Ci vediamo dentro quel che desideriamo... le cose che vogliamo...’
‘Sì e no’ disse Silente tranquillo. ‘Ci mostra né più né meno quello che desideriamo più profondamente e più irresistibilmente in cuor nostro. Tu, che non hai mai conosCiuto i tuoi genitori, ti vedi Circondato da tutta la famiglia. Ronald Weasley, che è sempre vissuto all'ombra dei suoi fratelli, si vede come il migliore di tutti. E tuttavia questo specchio non Ci dà né la conoscenza né la verità. Ci sono uomini che si sono smarriti a forza di guardarCisi, rapiti da quel che avevano visto, oppure hanno perso il senno perché non sapevano se quel che esso mostra è reale o anche solo possibile.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Harry scosse la testa.
‘Allora te lo spiego. L'uomo più felice della terra riusCirebbe a usare lo Specchio delle Brame come un normale specchio, vale a dire che, guardandoCi dentro, vedrebbe se stesso esattamente com'è. CominCi a capire?’
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Suppongo però che ormai abbia capito a che cosa serve’.
‘Sì... be'... Ci vedo la mia famiglia...’
‘E il tuo amico Ron Ci si è visto capoclasse’.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘E lei come lo sa...?’
‘Io non ho bisogno di un mantello per diventare invisibile’ disse Silente con dolcezza. ‘CapisCi adesso che cos'è che noi tutti vediamo nello Specchio delle Brame?’
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Allora’ disse Silente lasCiandosi sCivolare giù dal banco per venirsi a sedere a terra accanto a Harry. ‘Tu, come centinaia di altri prima di te, hai scoperto le dolcezze dello Specchio delle Brame’.
‘Non sapevo che si chiamasse così, signore’.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Harry sentì le budella congelarglisi dentro la panCia. Si guardò alle spalle. Seduto su uno dei banchi appoggiati al muro, c'era nientedimeno che Albus Silente. Harry doveva essergli passato accanto senza neanche vederlo, tanto era stato disperato il desiderio di tornare davanti allo specchio.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Ed ecco di nuovo sua madre e suo padre che gli sorridevano, e uno dei nonni che gli faceva cenno col capo, tutto allegro. Harry si lasCiò sCivolare a terra e finì seduto sul pavimento di fronte allo specchio. Niente gli avrebbe impedito di restarsene lì tutta la notte con la sua famiglia. Niente di niente.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Quella terza notte, riuscì a trovare la strada molto più rapidamente delle precedenti. Camminava così in fretta da fare più rumore di quanto consigliasse la prudenza, ma non incontrò nessuno.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Io lo so a che cosa stai pensando, Harry: a quello specchio. Ma questa notte non Ci tornare’.
‘E perché no?’
‘Boh. So solo che ho una sensazione strana... e poi troppe volte te la sei cavata per il rotto della cuffia. Gazza, Piton e Mrs Purr fanno la ronda. Credi di essere al sicuro solo perché non ti vedono? E se ti vengono a sbattere addosso? E se fai cadere qualcosa?’
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Non siamo al sicuro... potrebbe essere andata a cercare Gazza. Sono certo che Ci ha sentiti. Dai, andiamocene!’
E Ron spinse Harry fuori della stanza.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   La mattina dopo, la neve non si era ancora sCiolta. ‘Vuoi fare una partita a scacchi, Harry?’ chiese Ron. ‘No’.
‘Perché non andiamo a trovare Hagrid?’
‘No... vacCi tu...’
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Harry riuscì a coprire sé e l'amico col mantello, proprio nel momento in cui apparivano sulla porta gli occhi fosforescenti di Mrs Purr. I due ragazzi si immobilizzarono. Entrambi furono colpiti da uno stesso pensiero: il mantello funzionava coi gatti? Dopo quella che parve un'eternità, la gatta voltò la coda e se ne andò.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Che diCi, questo specchio fa vedere il futuro?’
‘E com'è possibile? I miei sono tutti morti... Fammi guardare un'altra volta’.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Senti, tu l'hai avuto tutto per te la notte scorsa. LasCiami guardare ancora un po'!’
‘Ma tu ti vedi semplicemente con in mano la coppa di Quidditch! Che cosa c'è di tanto interessante? Io voglio vedere i miei genitori’.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Ma no, guarda bene! Dai, mettiti dove sono io’.
Harry si fece da parte, ma con Ron davanti allo specchio non riusCiva più a vedere la sua famiglia, soltanto lui con il suo pigiama a pallini.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Aprirono la porta. Harry si lasCiò cadere il mantello dalle spalle e corse verso lo specchio.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Erano tutti lì. Suo padre e sua madre irradiavano feliCità al vederlo.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Passarono accanto al fantasma di una strega spilungona che sCivolava nella direzione opposta, ma non videro nessun altro. Proprio quando Ron ricominCiava a lamentarsi dei piedi gelati, Harry scorse l'armatura.
‘qui... proprio qui... sì!’
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Sto morendo di freddo’ disse Ron alla fine. ‘LasCiamo perdere e torniamo indietro’.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Harry aveva lo stomaco chiuso. Aveva conosCiuto i suoi genitori e quella notte li avrebbe rivisti. Di Flamel si era quasi dimenticato. Non sembrava più tanto interessante. Che cosa gliene importava di quel che custodiva il cane? Che cosa gliene importava, in fondo, se Piton lo rubava?
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Ti senti bene?’ chiese Ron. ‘Hai un'aria strana’. Quel che Harry temeva di più era di non riusCire a ritrovare la stanza dello specchio. La notte seguente, con Ron anche lui sotto il mantello, dovette camminare molto più lentamente. Nel tentativo di ritrovare la strada che aveva percorso Harry partendo dalla biblioteca, vagarono per Circa un'ora nei corridoi immersi nel buio.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Avresti anche potuto svegliarmi’ disse Ron seccato.
‘Puoi venire stanotte. Ho intenzione di tornarCi, voglio mostrarti lo specchio’.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   I Potter continuavano a sorridergli e a salutarlo, e lui tornò a guardarli, anelante, con le mani premute contro lo specchio come se sperasse di caderCi dentro e di raggiungerli. Dentro di sé provava un dolore acuto, fatto per metà di gioia e per metà di una terribile tristezza.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Ora Harry era così viCino allo specchio che con la punta del naso sfiorava la sua stessa immagine.
‘Mamma’ mormorò. ‘Papà’.
I due si limitarono a fissarlo sorridendo. E a poco a poco, Harry si voltò a guardare i volti delle altre persone riflesse nello specchio, e vide altre paia di occhi verdi come i suoi, altri nasi come il suo, e anche un vecchino che sembrava avere le sue stesse ginocchia ossute... Per la prima volta in vita sua, Harry vedeva la sua famiglia.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Era una donna molto carina. Aveva capelli rosso scuro e gli occhi... sì, i suoi occhi sono proprio come i miei, pensò Harry facendosi un po' più accosto allo specchio. Occhi verde chiaro... esattamente la stessa forma. Poi però vide che stava piangendo: sorrideva e piangeva al tempo stesso. L'uomo alto, magro e coi capelli scuri che le era accanto la Cinse con un bracCio. Aveva una chioma ribelle, di quelle che non stanno mai a posto. Proprio come quella di Harry.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Tornò a guardare nello specchio. Una donna, ritta in piedi proprio dietro alla sua immagine, gli sorrideva e lo salutava con un gesto della mano. Allungò un bracCio dietro di sé, ma non sentì altro che aria. Se Ci fosse stata veramente, avrebbe potuto toccarla, tanto le loro immagini erano viCine, e invece tastò soltanto aria: quella donna, e tutte quelle altre persone, esistevano soltanto nello specchio.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Era lì, riflesso sulla sua superfiCie, pallido e atterrito, e riflesse dietro di lui c'erano almeno altre dieCi persone. Harry tornò a guardare dietro di sé da sopra la spalla, ma ancora una volta, la stanza era vuota. Oppure anche gli altri erano invisibili? Forse si trovava in una stanza piena di gente invisibile, e il trucco dello specchio era di rifletterli tutti, invisibili o meno che fossero?
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Il panico era svanito, ora che non c'era più tracCia di Gazza e di Piton, e Harry si avviCinò allo specchio col desiderio di guardarCisi dentro e ancora una volta non vedere il suo riflesso. Ci si piazzò di fronte.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Era uno specchio meraviglioso, alto fino al soffitto, con una cornice d'oro riccamente decorata che si reggeva su due zampe di leone. In Cima, portava inCisa un'iscrizione: ‘Erouc li amotlov li ottelfirnon’.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Aveva l'aspetto di un'aula in disuso. Le oscure sagome dei banchi e delle sedie erano accostate lungo le pareti e c'era anche un cestino per la carta stracCia capovolto. Ma appoggiato al muro, di fronte a lui, c'era un oggetto che appariva fuori luogo in quell'aula, come se qualcuno ce l'avesse messo per toglierlo dalla Circolazione.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Harry si sentì sbiancare. Dovunque si trovasse, Gazza doveva conoscere una scorCiatoia, perché la sua voce melliflua e untuosa si stava avviCinando e, con suo orrore, a rispondergli fu Piton:
‘Il Reparto Proibito? Be' non possono essere lontani, li prenderemo’.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Harry rimase inchiodato lì dove si trovava, mentre Gazza e Piton giravano l'angolo venendo dalla sua parte. Naturalmente non potevano vederlo, ma il corridoio era stretto e se si fossero avviCinati di più lo avrebbero urtato: il mantello lo rendeva invisibile, ma non incorporeo.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Indietreggiò silenziosamente. Alla sua sinistra c'era una porta socchiusa. Era la sua unica speranza. Ci si infilò, trattenendo il fiato, cercando di non farla Cigolare, e con suo grande sollievo riuscì a insinuarsi dentro senza che i due lo notassero. Quando l'ebbero oltrepassata Harry si appoggiò alla parete, tirò un profondo respiro e tese l'orecchio ai loro passi che si perdevano in lontananza. Gli erano passati viCino, molto viCino. Dovettero trascorrere alcuni secondi prima che si rendesse conto di quel che conteneva la stanza dove si era nascosto.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Improvvisamente, si fermò davanti a un'alta armatura. Tutto preso dalla fretta di allontanarsi dalla biblioteca, non aveva prestato attenzione a dove andava. Forse perché era buio, non aveva la minima idea di dove si trovava. C'era un'armatura viCino alle cuCine, questo lo sapeva, ma lui doveva essere Cinque piani più su.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Il silenzio fu rotto da un grido lacerante, da far gelare il sangue nelle vene. Proveniva dal libro! Harry si affrettò a richiuderlo, ma il grido continuò ancora: un'unica nota acuta, ininterrotta, assordante. Arretrando, il ragazzo inCiampò e urtò la lampada che si spense all'istante. Terrorizzato, udì dei passi lungo il corridoio all'esterno. Ripose nello scaffale il libro urlante e se la diede a gambe. IncroCiò Gazza quasi sulla porta. Lo sguardo di quegli occhi pallidi e furenti lo attraversò da parte a parte senza vederlo: Harry sgattaiolò sotto il bracCio alzato del guardiano, e spiccò una corsa furibonda per il corridoio, con le grida del libro che gli risonavano ancora nelle orecchie.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Doveva pur cominCiare da qualche parte. Sistemò con Circospezione la lampada a terra, guardò lungo lo scaffale più basso in cerca di un libro interessante. Un grosso libro nero e argento colpì la sua attenzione. Lo tirò fuori con difficoltà, perché era molto pesante e, appoggiandoselo sulle ginocchia, lo aprì.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Nella biblioteca era buio pesto e c'era un'atmosfera da brivido. Harry accese una lampada per vedere le file di libri. La lampada sembrava galleggiare a mezz'aria, e anche se Harry sapeva di reggerla lui col bracCio, la sua vista gli faceva venire la pelle d'oca.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Tutto d'un tratto, Harry si sentì completamente sveglio. Con indosso il mantello, tutta Hogwarts gli si spalancava davanti. Si sentì invadere dall'ecCitazione, mentre se ne stava lì, avvolto dal buio e dal silenzio. Con quella protezione poteva andare dovunque senza che Gazza lo venisse a sapere.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   SCivolò fuori dal dormitorio, scese per le scale, attraversò la sala di ritrovo e si arrampicò su per il buco coperto dal ritratto.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Doveva provarlo, e subito. SCivolò dal letto e vi si avvolse dentro. Guardando in basso, verso le gambe, vide soltanto chiaro di luna e ombre. Era una sensazione molto strana.
Fanne buon uso.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Suo padre... quel mantello era appartenuto a suo padre. Si lasCiò scorrere il tessuto tra le mani, più soffice della seta, leggero come l'aria. Fanne buon uso, diceva il biglietto.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Per Harry, era stato il miglior Natale della sua vita. Eppure, per tutta la giornata aveva cercato di soffocare un pensiero che lo tormentava. Solo dopo che si fu infilato sotto le coperte si sentì libero di rifletterCi su: riguardava il mantello che rendeva invisibili, e colui o colei che glielo aveva mandato.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Dopo la merenda a base di tè, panini al tacchino, focacCine, zuppa inglese e dolce di Natale, erano tutti troppo satolli e assonnati per aver voglia di fare qualsiasi cosa prima di andare a letto, se non assistere allo spettacolo di Percy che rincorreva Fred e George per tutta la torre del dormitorio, perché i due monelli gli avevano preso il suo distintivo da prefetto.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Quando finalmente Harry si alzò da tavola, era carico di tutti gli strani oggetti venuti fuori dalle confezioni dei petardi, fra cui un pacchetto di pallonCini luminosi a prova di spillo, un kit ‘fai-da-te’ per far spuntare le verruche e una scacchiera magica tutta nuova, completa di pezzi. I topolini bianchi erano scomparsi, e Harry fu assalito dall'atroce dubbio che potessero diventare il pranzo natalizio della gatta Mrs Purr.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Ai tacchini seguirono i dolCi di Natale flambé. Poco mancò che Percy non si rompesse un dente su una moneta d'argento nascosta nella fetta che gli era toccata. Harry non perdeva d'occhio Hagrid, che a forza di versarsi bicchieri di vino stava diventando sempre più paonazzo, finché baCiò addirittura sulla guanCia la professoressa Mcgranitt, la quale, con grande sorpresa del ragazzo, rise e arrossì, incurante del Cilindro sulle ventitré.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Un pranzo di Natale come quello, Harry non l'aveva mai visto in vita sua. Un centinaio di grassi tacchini arrosto, montagne di patate arrosto e bollite, vassoi di oleose salsicce alla Cipolla, zuppiere di piselli al burro, salsiere d'argento con salse dense e saporite alla carne e al mirtillo, e montagne di petardi magiCi disposte a intervalli lungo la tavola. Quei fantastiCi petardi non avevano niente a che fare con quelli insignificanti, da Babbani, che compravano i Dursley, e che tutt'al più contenevano giocattolini di plastica e insulsi cappellini di carta. Quando Harry, con l'aiuto di Ron, fece scoppiare un petardo magico, quello non si limitò a fare bum!, ma sparò come un cannone avvolgendoli in una nuvola di fumo blu, mentre da dentro schizzavano fuori un tricorno da Contrammiragli, e una miriade di topolini bianchi vivi. Intanto, alla Tavola delle autorità, Silente aveva barattato il suo cappello a punta da mago con una cuffia a fiori e stava ridendo a crepapelle di una storiella che il professor Vitious gli aveva appena letto.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Oggi, levati dalla testa di sederti al tavolo dei prefetti!’ disse George. ‘Il Natale si passa in famiglia’.
E lo trasCinarono via di peso, in quattro, approfittando che aveva le bracCia imprigionate nel pullover.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Che cos'è tutto questo chiasso?’
Percy Weasley infilò la testa dentro la stanza con aria di disapprovazione. Si vedeva che anche lui aveva cominCiato a scartare i suoi regali, perché, come i fratelli, si era buttato sul bracCio un maglione bitorzoluto, che Fred afferrò subito.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Sul tuo non c'è nessuna lettera’ osservò George. ‘Segno che mamma crede che tu non ti dimentichi come ti chiami. Ma neanche noi siamo stupidi... sappiamo benissimo che Ci chiamiamo Gred e Forge!’
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Quello di Harry è più bello del nostro, però’ disse Fred tenendolo aperto perché lo vedessero. ‘Naturalmente, mamma Ci mette più impegno se non sei della famiglia’.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Che cos'è?’ Harry raccolse da terra lo sCintillante tessuto argenteo. Era stranissimo al tatto, come fosse tessuto con l'acqua.
‘il mantello che rende invisibili’ disse Ron, e sul volto gli si era dipinto un timore reverenziale. ‘Ne sono sicuro... provalo!’
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Ne ho sentito parlare, di quelli’ disse in un sussurro, lasCiando cadere la scatola di Tuttigusti+1 che aveva ricevuto da Hermione. ‘Se è quel che penso... sono molto rari e veramente preziosi’.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Rimaneva un ultimo pacchetto. Harry lo prese in mano e tastò. Era molto leggero. Lo scartò.
Ne sCivolò qualcosa di fluente e grigio argento che cadde a terra formando un mucchietto di pieghe lucenti. Ron rimase senza fiato.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Ma che gentile!’ disse Harry assaggiando una caramella, che era molto gustosa.
Anche il pacco successivo conteneva dolCi: una grossa scatola di Cioccorane da parte di Hermione.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Harry aveva aperto il pacchetto e Ci aveva trovato un pesante maglione di lana lavorato ai ferri, color verde smeraldo, e una grossa scatola di caramelle mou fatte in casa.
Ci fa un maglione per uno tutti gli anni’ disse Ron scartando il suo, ‘e i miei sono sempre color melanzana’.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Molto carino da parte loro’ disse Harry. Ron era affasCinato dalla moneta.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Harry prese il primo pacchetto dalla Cima del mucchio. Era avvolto in una spessa carta da pacchi, con su scarabocchiato: ‘A Harry da Hagrid’. Dentro c'era un flauto di legno rozzamente intagliato. Evidentemente, Hagrid lo aveva lavorato con le sue mani. Harry Ci soffiò dentro... faceva un suono simile al verso di una Civetta.
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   Invece Harry giocava con gli scacchi che gli aveva prestato Seamus Finnigan, e i pezzi non avevano la minima fiduCia in lui. Ancora non era un bravo giocatore, e loro non facevano che gridare consigli contraddittori che finivano per confonderlo: ‘Non mi mandare da quella parte, non vedi che lì c'è il cavallo di quell'altro? Manda lui; lui possiamo permetterCi di perderlo!’
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   Ron cominCiò anche a insegnare a Harry a giocare a scacchi magiCi. Le regole erano esattamente come quelle degli scacchi dei Babbani, tranne che i pezzi erano vivi, per cui diventava un po' come comandare delle truppe in battaglia. La scacchiera di Ron era molto vecchia e malconCia. Come tutto quello che gli apparteneva, anch'essa un tempo era stata di qualche membro della sua famiglia, in quel caso suo nonno. E tuttavia, giocare con dei pezzi vecchi non era affatto un problema: Ron li conosceva talmente bene, che non aveva difficoltà a convincerli a fare quel che voleva lui.
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   Una volta iniziate le vacanze, Ron e Harry si divertivano troppo per pensare a Flamel. Avevano il dormitorio tutto per loro, e la sala di ritrovo era molto meno affollata del solito, per cui potevano accaparrarsi le poltrone migliori, quelle viCino al camino. Stavano lì seduti per ore e ore di fila, mangiando qualsiasi cosa si potesse infilzare su un forchettone e arrostire alla fiamma - focacCine, salsicce, caldarroste - e architettando stratagemmi per far espellere Malfoy: tutte cose di cui era molto divertente parlare, anche se diffiCilmente avrebbero funzionato.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Cinque minuti dopo, Ron e Hermione lo raggiunsero scuotendo la testa delusi. Andarono a pranzo.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Harry aspettò fuori nel corridoio per vedere se i due amiCi avessero trovato qualcosa, ma non nutriva molte speranze. Erano Circa due settimane che portavano avanti la loro ricerca, ma dato che potevano farlo solo nei ritagli di tempo tra una lezione e l'altra, c'era poco da stupirsi che non avessero trovato ancora niente. Quello di cui avrebbero avuto veramente bisogno era di poter cercare a lungo e con comodo, senza sentirsi sul collo il fiato di Madama Pince.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Madama Pince, la bibliotecaria, brandiva contro di lui un piumino per la polvere.
‘Allora farai meglio ad andartene. Fila... fuori!’
Rimpiangendo di non essere stato più veloce a inventare qualche scusa, Harry lasCiò la biblioteca. Con Ron e Hermione aveva convenuto che era meglio non chiedere a Madama Pince dove poter trovare notizie su Flamel. Lei sarebbe stata certamente in grado di dirglielo, ma non potevano rischiare che le loro intenzioni giungessero all'orecchio di Piton.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   uno qualsiasi dei libri proibiti occorreva un'apposita autorizzazione firmata da uno dei professori, e lui sapeva benissimo che non sarebbe mai riusCito a procurarsela. Quelli erano i libri che contenevano i potenti segreti della Magia Nera che non veniva mai insegnata a Hogwarts, e venivano letti soltanto dagli allievi più anziani che si perfezionavano nella Difesa contro le Arti Oscure.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Hermione tirò fuori un elenco di materie e di titoli che aveva deCiso di cercare mentre Ron si avviava lungo un corridoio e cominCiava a estrarre libri a caso dagli scaffali. Harry si aggirava invece nel Reparto Proibito. Da un pezzo si chiedeva se Flamel non si trovasse in qualche libro di quel reparto. Purtroppo, per prendere
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Era vero che, da quando Hagrid se l'era fatto sfuggire di bocca, avevano sfogliato libri su libri in cerca di quel nome perché in quale altro modo avrebbero potuto scoprire che cosa stava cercando di rubare Piton? Il guaio era che non sapevano da dove cominCiare, ignorando quel che Flamel poteva aver fatto per essere Citato in un libro. Non compariva in Grandi maghi del ventesimo secolo, e neanche in Esponenti di rilievo della magia del nostro tempo; non era Citato in Scoperte importanti della magia moderna, né in Rassegna dei recenti sviluppi della magia. E poi, naturalmente, c'era il problema delle dimensioni della biblioteca; deCine di migliaia di volumi; migliaia di scaffali, centinaia di stretti corridoi.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Ho le labbra cuCite’ disse Hagrid categorico.
‘Allora, non Ci rimane che scoprirlo da soli’ disse Ron. LasCiarono Hagrid con l'aria contrariata, e si avviarono di corsa verso la biblioteca.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘A meno che non voglia dircelo tu, così Ci risparmi la fatica’ soggiunse Harry. ‘Abbiamo già sfogliato centinaia di libri e non l'abbiamo trovato da nessuna parte... DacCi almeno una dritta! Io so soltanto che il suo nome l'ho letto da qualche parte’.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Che cosa?’ Hagrid sembrava sconvolto. ‘Statemi bene a sentire... Ve l'ho già detto... lasCiate perdere. Che cosa custodisce il cane non sono affari vostri’.
‘Vogliamo soltanto sapere chi è Nicolas Flamel, tutto qui’ disse Hermione.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘In biblioteca?’ chiese Hagrid seguendoli fuori del salone. ‘Prima delle vacanze? Dite un po', ma non è che esagerate con lo studio?’ ‘Non è per studiare’ gli spiegò Harry tutto allegro. ‘da quando Ci hai parlato di Nicolas Flamel che stiamo cercando di scoprire chi diavolo è’.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Quanti giorni mancano alle vacanze?’ chiese Hagrid.
‘Soltanto uno’ rispose Hermione. ‘E questo mi fa venire in mente... Harry, Ron, manca mezz'ora al pranzo, dobbiamo andare in biblioteca’.
‘Ah, già, è vero’ disse Ron distogliendo lo sguardo dal professor Vitious, che dalla sua bacchetta magica stava facendo usCire festoni di bolle che si depositavano sui rami del nuovo albero.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   La sala era davvero uno spettacolo. Dalle pareti pendevano ghirlande d'agrifoglio e di pungitopo, e tutto intorno erano disposti non meno di dodiCi giganteschi alberi di Natale, alcuni decorati di ghiacCioli sCintillanti, altri illuminati da centinaia di candeline.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Su, basta coi musi, è quasi Natale!’ disse Hagrid. ‘Adesso sapete che cosa facCiamo? Vi porto a vedere la Sala Grande. E' tutta una festa!’
Così, seguirono Hagrid e il suo albero fino alla Sala Grande, dove la professoressa Mcgranitt e il professor Vitious erano tutti indaffarati a sistemare le decorazioni natalizie.
‘Ah, ecco Hagrid con l'ultimo albero... Mettilo in quell'angolo laggiù, ti spiace?’
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Malfoy, Tiger e Goyle passarono di corsa accanto all'abete, spargendone gli aghi dappertutto e sfoderando un sorriso compiaCiuto.
‘Gliela facCio vedere io’ disse Ron digrignando i denti contro Malfoy che ormai gli dava le spalle. ‘Uno di questi giorni, gliela facCio vedere io...’.
‘Li odio tutti e due, Malfoy e Piton’ disse Harry.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Quale che sia la ragione, Hagrid, fare a pugni è contro le regole di Hogwarts’ disse Piton con voce flautata. ‘Cinque punti in meno a Grifondoro, Weasley, e ringrazia il Cielo che non te ne tolga di più. Levatevi di torno, tutti quanti!’
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Ci è stato tirato, professor Piton’ disse Hagrid sporgendo il facCione irsuto da dietro l'albero. ‘Malfoy insultava la sua famiglia’.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Ron si buttò a testa bassa contro Malfoy proprio mentre Piton saliva le scale.
‘WEASLEY!’
Ron, che aveva afferrato Malfoy per il davanti della tunica, lasCiò la presa.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Ehi, Hagrid, serve una mano?’ chiese Ron ficcando la testa tra i rami.
‘Nooo, ce la facCio da solo, Ron, grazie tante’.
‘Ti spiacerebbe tanto toglierti di mezzo?’ fece dietro di loro la voce strasCicata e glaCiale di Malfoy. ‘Che cosa c'è, stai cercando di guadagnare qualche spicCiolo, Weasley? Forse speri di diventare anche tu guardiacacCia quando te ne andrai da Hogwarts... la capanna di Hagrid deve sembrarti una reggia, in confronto a dove abita la tua famiglia’.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Quando lasCiarono i sotterranei alla fine della lezione di Pozioni, i ragazzi trovarono un grosso abete che bloccava il corridoio. I due enormi piedi che sbucavano da sotto l'albero e il rumore ansimante fecero capire loro che dietro c'era Hagrid.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Harry sarebbe stato sostituito come Cercatore da una rana dalla bocca larga. Ma poi si era reso conto che non faceva ridere nessuno, perché tutti erano rimasti ammirati dal modo in cui Harry era riusCito a rimanere in sella alla sua scopa nonostante quella cercasse di disarCionarlo. Per cui, Malfoy, geloso e gonfio di rabbia, era tornato a punzecchiare il compagno con la scusa che non aveva una vera e propria famiglia.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Quidditch, Malfoy era diventato, se possibile, ancora più antipatico. Deluso per la sconfitta del Serpeverde, aveva cercato di susCitare l'ilarità di tutti con una battuta, e Cioè che la volta successiva
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Tutti quanti non vedevano l'ora che cominCiassero le vacanze. Mentre nella sala di ritrovo di Grifondoro e nella Sala Grande ardevano fuochi scoppiettanti, i corridoi pieni di spifferi erano gelidi, e un vento sferzante faceva sbattere le imposte nelle aule. Il peggio erano le lezioni del professor Piton, che si tenevano nei sotterranei, dove il respiro si condensava in nuvolette e tutti cercavano di starsene il più viCino possibile ai calderoni bollenti.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Natale si stava avviCinando. Un mattino di metà dicembre, il castello Hogwarts si svegliò sotto una coltre di neve alta più di un metro. Il lago era diventato una spessa lastra di ghiacCio e i gemelli Weasley erano stati puniti per aver fatto un incantesimo alle palle di neve, che si erano messe a inseguire Raptor dovunque andasse rimbalzando sul dietro del suo turbante. I pochi gufi che riusCivano a fendere il Cielo temporalesco per consegnare la posta dovevano poi essere curati da Hagrid prima di poter riprendere il volo.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

    Con Circospezione, si aprì un varco fra i rami, sempre tenendo stretto il suo manico di scopa, nel tentativo di vedere fra le foglie.
Sotto di lui, in una radura già immersa nell'ombra, c'era Piton ritto in piedi, ma non da solo. C'era anche Raptor. Harry non distingueva l'espressione sul suo viso, ma balbettava peggio che mai. Dovette fare uno sforzo per sentire quello che i due si stavano dicendo.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Gli alberi erano talmente fitti che non vedeva dov'era andato. Descrisse in aria dei cerchi sempre più bassi, sfiorando le Cime dei rami più alti degli alberi, fino a quando non udì alcune voCi. Si diresse verso di loro e atterrò senza fare rumore fra le fronde di un altissimo faggio.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Harry raggiunse la rimessa. Si appoggiò alla porta di legno e alzò lo sguardo su Hogwarts, con le finestre che lucCicavano nel rosso del tramonto. Il Grifondoro era in testa alla classifica. Ce l'aveva fatta, gliel'aveva fatta vedere lui a quel Piton...
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   A proposito di Piton...
Una figura incappucCiata scendeva rapidamente i gradini all'entrata del castello. Camminava il più in fretta possibile, diretto alla foresta proibita, nel chiaro intento di non farsi vedere. A quella vista, l'euforia della vittoria svanì dalla mente di Harry. Il ragazzo riconobbe la camminata furtiva del personaggio. Era Piton, che sgattaiolava nella foresta mentre tutti gli altri cenavano. Che cosa c'era dietro?
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Harry uscì da solo dagli spogliatoi qualche tempo dopo, per riportare la sua Nimbus Duemila nella rimessa. Non ricordava di essersi mai sentito tanto felice in vita sua. Aveva davvero fatto una cosa di cui andare fiero: nessuno avrebbe più potuto dire che il suo era soltanto un nome famoso. L'aria della sera non era mai stata così dolce. Camminava sull'erba umida, rivivendo l'ora appena trascorsa nella sua mente piacevolmente confusa: quelli del Grifondoro che gli correvano incontro e se lo issavano sulle spalle; Hermione e Ron in lontananza che saltavano su e giù, con quest'ultimo, in preda a una forte emorragia dal naso, che urlava di gioia.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Harry saltò giù dalla sua scopa, a trenta centimetri da terra. Non riusCiva a crederCi. Ce l'aveva fatta: la partita era finita dopo essere durata appena Cinque minuti. Mentre i giocatori del Grifondoro sfilavano sul campo, scorse Piton che atterrava lì accanto, livido e con le labbra strette. Poi sentì una mano posarglisi sulla spalla e, quando levò lo sguardo, si vide davanti il volto sorridente di Silente.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

    Le gradinate esplosero in un urlo di gioia: era un record, nessuno ricordava che il BocCino d'Oro fosse mai stato conquistato tanto rapidamente.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   ‘Ron! Ron! Ma dove ti sei cacCiato? La partita è finita! Harry ha vinto! Abbiamo vinto! Il Grifondoro è in testa alla classifica!’ strillava Hermione, improvvisando un balletto sul suo sedile e abbracCiando Calì Patil, che sedeva nella fila davanti.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Intanto, su per aria, Piton sterzò il suo manico di scopa appena in tempo per scorgere qualcosa di rosso che gli sfrecCiava accanto mancandolo di pochi centimetri. Un istante dopo, Harry emerse dalla sua picchiata, le bracCia levate in alto in segno di trionfo, tenendo saldamente in mano il BocCino.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Harry aveva appena effettuato una picchiata spettacolare, salutata con applausi dal pubblico rimasto col fiato sospeso. Hermione balzò in piedi, con le dita incroCiate in bocca, mentre Harry planava a tutta veloCità verso terra.
‘Sei fortunato, Weasley: Potter deve aver visto una monetina caduta in terra!’ fece Malfoy.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Malfoy, Tiger e Goyle si sbellicarono dalle risate, ma Ron, sempre senza osare distogliere lo sguardo dal gioco, sibilò: ‘Cantagliele, Neville’.
‘Ehi, PaCiock, se il cervello valesse tanto oro quanto pesa, saresti più povero di Weasley... ed è tutto dire!’
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Neville si fece paonazzo ma si limitò a girarsi per guardare Malfoy dritto in facCia.
‘Io ne valgo dodiCi come te, Malfoy’ balbettò.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   ‘Sai come penso che facCiano, per scegliere chi gioca per il Grifondoro?’ disse Malfoy a voce alta qualche istante dopo, mentre Piton regalava un altro rigore al Tassorosso senza motivo. ‘Scelgono quelli che gli fanno pena. E difatti Ci gioca Potter, che non ha i genitori, Ci giocano i Weasley, che non hanno il becco d'un quattrino... anche tu dovresti far parte della squadra, PaCiock, visto che non hai cervello’.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   ‘Mi chiedo quanto a lungo resterà in sella Potter questa volta. Si accettano scommesse! Tu che ne diCi, Weasley?’ Ron non rispose; Piton aveva appena assegnato un rigore al Tassorosso perché George Weasley gli aveva spedito addosso un Bolide. Hermione, che teneva le mani in grembo con tutte le dita incroCiate, aveva gli occhi socchiusi e fissava Harry, che sorvolava il campo da gioco descrivendo cerchi in aria come un falco, nella speranza di avvistare il BocCino d'Oro.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Forse era per quello che Piton aveva l'aria così inviperita quando le due squadre entrarono in campo. Lo notò anche Ron.
‘Non gli ho mai visto in facCia un'espressione tanto feroce’ confidò a Hermione. ‘Ehi, guarda, partono. Ahi!’
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   ‘Silente?’ disse, preCipitandosi fuori a controllare. Fred aveva proprio ragione: quella barba argentea era inconfondibile.
A Harry venne quasi da ridere per il sollievo. Era salvo. Era semplicemente impossibile che Piton si azzardasse a cercar di fargli male, se fra il pubblico c'era Silente.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   ‘Ehi, là fuori c'è tutta la scuola!’ esclamò Fred Weasley dopo aver fatto capolino fuori della porta. ‘C'è persino... mi venga un colpo! Anche Silente è venuto a vederCi!’
Il cuore di Harry fece una capriola.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Tornati negli spogliatoi, Baston aveva preso da parte Harry.
‘Non per metterti sotto pressione, Potter, ma mai come oggi abbiamo bisogno di acchiapparlo subito, quel BocCino. Vedi di concludere il gioco prima che Piton riesca a regalare troppo vantaggio al Tassorosso’.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Nel frattempo, Ron e Hermione si erano trovati un posto a sedere sugli spalti viCino a Neville, che non riusCiva a capire perché avessero quelle facce da funerale, né perché entrambi si fossero portati alla partita la bacchetta magica. Harry non immaginava nemmeno che Ron e Hermione, in gran segreto, si erano eserCitati a fare l'Incantesimo delle Pastoie. L'idea gli era venuta dal fatto che Malfoy se n'era servito contro Neville, ed erano prontissimi a usarlo anche con Piton, se questi avesse dato l'impressione di voler fare del male a Harry.
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   Il pomeriggio seguente, quando Ron e Hermione gli augurarono buona fortuna all'ingresso dello spogliatoio, Harry era ben consapevole che i due si stavano domandando se l'avrebbero mai rivisto vivo. E quel pensiero non era preCisamente consolante. Mentre si infilava la tenuta da Quidditch e inforcava la sua Nimbus Duemila, Harry non sentì quasi una parola del discorsetto d'inCitamento pronunCiato da Oliver Baston.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Harry non sapeva se fosse tutta un'idea sua oppure no, ma gli sembrava di imbattersi in Piton dovunque andasse. A volte si chiedeva persino se Piton lo stesse pedinando, nel tentativo di sorprenderlo da solo. Le lezioni di Pozioni si stavano trasformando in una speCie di tortura settimanale, tanto Piton lo assillava. Era mai possibile che avesse intuito che avevano scoperto la storia della Pietra Filosofale? Harry non capiva come, ma a volte aveva l'agghiacCiante sensazione che Piton sapesse leggere nel pensiero.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Via via che si avviCinava il giorno della partita, però, il nervosismo di Harry non faceva che aumentare, nonostante quel che aveva detto a Ron e a Hermione. Neanche gli altri giocatori della squadra erano tanto tranquilli. L'idea di superare il Serpeverde nel campionato dei dormitori faceva sognare: erano sette anni che non succedeva, ma Ci sarebbero riusCiti, con un arbitro così poco imparziale?
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   ‘Scenderò in campo’ disse ai suoi due amiCi. ‘Altrimenti, tutti quelli del Serpeverde penseranno che ho troppa paura per affrontare Piton. Gliela farò vedere... se vinCiamo, gli cancellerò il sorriso dalla facCia’.
‘Sempre che loro non cancellino te dal campo da gioco!’ commentò Hermione.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   ‘Una pietra che fabbrica l'oro e rende immortali!’ esclamò Harry. ‘E Ci credo che Piton le dà la cacCia! Chiunque vorrebbe possederla’.
‘E Ci credo che non trovavamo Flamel in quella Rassegna dei recenti sviluppi della magia’ aggiunse Ron. ‘Se ha seicentosessantaCinque anni, non è poi tanto recente! Voi che ne dite?’
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   La mattina seguente, a lezione di Difesa dalle Arti Oscure, mentre ricopiavano diverse ricette per la cura del morso di lupo mannaro, Harry e Ron continuarono a parlare di quel che avrebbero fatto con una Pietra Filosofale se l'avessero avuta. Solo quando Ron disse che Ci si sarebbe comprato un'intera squadra di Quidditch, a Harry tornò in mente Piton e la partita imminente.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Nel corso dei secoli si è parlato molto della Pietra Filosofale, ma l'unica che esista attualmente appartiene a Nicolas Flamel, noto alchimista e appassionato di opera lirica. Flamel, che l'anno scorso ha festeggiato il suo seicentosessantaCinquesimo compleanno, conduce una vita tranquilla nel Devon insieme alla moglie, Peronella, che ha seicentoCinquantotto anni. ‘Capito?’ disse Hermione quando ebbero terminato. ‘Di certo, il cane fa la guardia alla Pietra Filosofale di Flamel! Scommetto che ha chiesto a Silente di custodirla, perché sono amiCi e lui sapeva che qualcuno ne era in cacCia. Ecco perché ha voluto far portare via la Pietra dalla Gringott!’
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   L'Antica disCiplina dell'alchimia si occupa di fabbricare la Pietra Filosofale, una sostanza leggendaria dai poteri sbalorditivi. La pietra è in grado di trasformare qualsiasi metallo in oro puro e per giunta produce l'Elisir di Lunga Vita, che rende immortale chi lo beve.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Ma non sortì preCisamente l'effetto che si aspettava.
‘La che?’ chiesero Harry e Ron a una voce.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   ‘Adesso possiamo parlare?’ fece Ron imbronCiato. Hermione lo ignorò.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   ‘Non ho mai pensato di guardare qui dentro!’ sussurrò tutta ecCitata. ‘Questo l'ho preso dalla biblioteca qualche settimana fa, quando cercavo una lettura un po' leggera...’
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   ‘Leggero, quello?’ esclamò Ron, ma Hermione gli disse di star zitto finché non avesse trovato qualcosa, e cominCiò a girare febbrilmente le pagine borbottando fra sé e sé.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Hermione saltò su. Non aveva quell'aria euforica dalla prima volta che avevano ricevuto i voti per i loro eserCizi.
‘Restate lì!’ disse, e corse difilato su per le scale diretta ai dormitori delle ragazze. Harry e Ron ebbero appena il tempo di scambiarsi un'occhiata perplessa che lei era già di ritorno a tutta veloCità, portando fra le bracCia un enorme e vecchio librone.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   ‘L'ho trovato!’ bisbigliò. ‘Ho trovato Flamel! Ve l'avevo detto che quel nome l'avevo già letto da qualche parte! stato sul treno, venendo qui a Hogwarts. State a sentire: "Il Professor Silente è noto soprattutto per avere sconfitto nel 1945 il mago del male Grindelwald, per avere scoperto i dodiCi modi per utilizzare sangue di drago e per i suoi esperimenti di alchimia, insieme al collega Nicolas Flamel"!’
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   ‘Tu vali dodiCi Malfoy’ disse. ‘E' stato il Cappello Parlante ad assegnarti a Grifondoro, non è vero? E Malfoy, dov'è finito? In quella fogna di Serpeverde’.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Le labbra di Neville si stiracchiarono in un debole sorriso, mentre scartava la Cioccorana.
‘Grazie, Harry... Credo che me ne andrò a letto. Vuoi la figurina? Tu fai collezione, no?’
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   ‘Non hai bisogno di dirmi che non sono abbastanza coraggioso per far parte della squadra del Grifondoro: Ci ha già pensato Malfoy’ fece Neville con voce strozzata.
Harry si cacCiò una mano nella tasca del mantello e ne estrasse una Cioccorana, l'ultimissima della scatola che Hermione gli aveva regalato a Natale. La porse a Neville, che sembrava sull'orlo delle lacrime.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   ‘Non voglio altri guai’ bofonchiò.
‘Ma Neville, devi tenergli testa!’ disse Ron. ‘Quello è abituato a passare sopra al prossimo, ma questa non è una ragione per prosternarsi davanti a lui e rendergli più faCile il compito’.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   ‘Che cosa ti è successo?’ chiese Hermione mentre lo accompagnava a sedersi viCino a Harry e a Ron.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   In quel preCiso istante, Neville piombò nella sala di ritrovo. Non si capiva come avesse fatto a passare dal buco dietro il ritratto, perché aveva le gambe bloccate insieme da quello che riconobbero immediatamente come l'Incantesimo della Pastoia: probabilmente aveva fatto tutta la strada fino alla torre di Grifondoro a balzelloni, come un coniglio.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Tutti si rotolarono dalle risate salvo Hermione, che saltò su e gli fece subito un controincantesimo. Le gambe di Neville si sCiolsero dagli invisibili lacCioli e lui si mise in piedi tutto tremante.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Parlando a bassa voce, in modo che nessun altro sentisse, Harry rivelò ai due amiCi dell'improvviso, infausto desiderio di Piton di fare l'arbitro di Quidditch.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   ‘Aspetta un attimo prima di parlare’ disse Ron quando Harry si sedette accanto a lui, ‘ho bisogno di concen...’ Poi vide l'espressione che si era dipinta sul volto di Harry. ‘Ma che ti prende? Hai una facCia spaventosa!’
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Anche il resto della squadra atterrò accanto a George per lamentarsi.
‘Non è colpa mia’ disse Baston, ‘dobbiamo semplicemente fare in modo di giocare senza scorrettezze, per non offrire a Piton nessun pretesto per stuzzicarCi’.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   ‘Ma volete piantarla di fare confusione!’ strillò. ‘Questo è preCisamente il genere di sCiocchezze che Ci farà perdere la partita! Stavolta, l'arbitro è Piton, che certo non mancherà di trovare tutte le scuse per togliere punti al Grifondoro!’
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Baston faceva lavorare la squadra sempre più duramente. Neanche la pioggia incessante che aveva preso il posto della neve riusCiva a smorzare la sua foga. I gemelli Weasley si lamentavano che Baston stava diventando un fanatico, ma Harry stava dalla sua parte. Se avessero vinto il prossimo incontro, stavolta contro il Tassorosso, per la prima volta da sette anni avrebbero superato il Serpeverde nel campionato dei dormitori. E poi, a parte il desiderio di vincere, Harry aveva notato che, quando andava a letto esausto dopo l'allenamento; aveva meno incubi.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Avevano quasi abbandonato ogni speranza di trovare Flamel nei libri della biblioteca, sebbene Harry fosse sempre sicuro di aver letto quel nome chissà dove. All'inizio del trimestre, si rimisero a sfogliare libri ogni volta che avevano ricreazione. Harry aveva ancor meno tempo a disposizione degli altri due, perché erano ricominCiati gli allenamenti di Quidditch.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Silente aveva convinto Harry a non andare di nuovo in cerca dello Specchio delle Brame, e per il resto delle vacanze di Natale il mantello che rende invisibili rimase piegato in fondo al suo baule. Harry sperava di poter dimenticare faCilmente quel che aveva visto nello specchio, ma non Ci riuscì. CominCiò ad avere incubi notturni. Non faceva che sognare i suoi genitori che scomparivano in un lampo di luce verde, mentre una voce stridula rideva in modo sinistro.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   ‘...n-non ca-capisco pe-pe-perché hai vo-voluto che Ci ve-vedessimo qui, Se-severus, con ta-tanti altri po-posti che Ci sono...’
‘Oh, be', non volevo farlo sapere in giro’ rispose Piton in tono gelido. ‘In fin dei conti, è bene che gli studenti non sappiano della Pietra Filosofale’.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Harry si piegò in avanti. Raptor stava borbottando qualcosa, quando Piton lo interruppe.
‘Hai scoperto come si fa a mettere fuori combattimento quella bestiacCia che Hagrid ha piazzato lì dentro?’
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   In quella, un gufo lanCiò un forte ululato e Harry quasi cadde dall'albero. Si riprese in tempo per udire Piton che diceva: ‘... quei tuoi abracadabra da quattro soldi. Io resterò ad aspettare’.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   ‘M-ma i-io n-non so...’
‘Benissimo’ tagliò corto Piton. ‘Faremo presto un'altra bella chiacchierata, quando avrai avuto il tempo di pensarCi su e di deCidere da che parte stai’.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   ‘Harry! Ma dove ti eri cacCiato?’ squittì Hermione.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   E così dicendo, si gettò il mantello sul capo e si allontanò a gran passi dalla radura. Ormai era quasi buio, ma Harry riuscì a scorgere Raptor, che era rimasto lì, come pietrificato.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   ‘Abbiamo vinto! Hai vinto! Abbiamo vinto!’ gridò Ron, mollandogli una pacca sulla schiena. ‘E io ho fatto un occhio nero a Malfoy, mentre Neville si batteva da solo contro Tiger e Goyle! ancora in coma, ma Madama Chips dice che non ha niente. L'avevamo detto che gliel'avremmo fatta vedere noi, a quelli del Serpeverde! Sono tutti nella sala di ritrovo che ti aspettano. Abbiamo organizzato una festa: Fred e George hanno sgraffignato dalle cuCine un po' di dolCi e altra roba buona’.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   ‘Adesso lasCiamo stare’ disse Harry ancora ansimante. ‘Vediamo di trovare una stanza vuota: ho qualcosa da dirvi...’
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Quando andarono giù da Hagrid per dirgli tutto, trovarono Thor seduto fuori della porta con la coda bendata. Hagrid parlò loro attraverso la finestra.
‘Non vi facCio entrare’ spiegò. ‘Norberto è in vena di dispetti... ma io so bene come trattarlo’.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   Harry e Hermione non ebbero neanche il tempo di rispondere. In quel preCiso istante, entrò Madama Chips e li mise alla porta, dicendo che Ron aveva bisogno di dormire.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘A mezzanotte di sabato!’ esclamò con voce arrochita. ‘Oh no... oh no... mi è appena tornato in mente che... dentro il libro che Malfoy mi ha chiesto in prestito c'era la lettera di Charlie! Adesso sa che stiamo per disfarCi di Norberto’.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Non è soltanto la mano’ sussurrò, ‘anche se mi sento come se mi stesse per cadere. Malfoy ha detto a Madama Chips che voleva prendere in prestito uno dei miei libri, e con questa scusa è venuto a farsi quattro risate alla facCia mia. Non ha smesso un attimo di minacCiare di spifferare da che cosa sono stato morso... Io avevo detto che era stato un cane, ma non penso che la Chips mi abbia creduto. Non avrei proprio dovuto picchiarlo, alla partita di Quidditch: è per questo che adesso se la prende con me’ concluse Ron.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   A fine giornata, Harry e Hermione si preCipitarono in infermeria dove trovarono Ron a letto, in condizioni pietose.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   Si guardarono.
‘Abbiamo il mantello che rende invisibili’ disse poi Harry. ‘Non dovrebbe essere troppo diffiCile... mi pare che il mantello sia grande abbastanza da coprire due di noi e Norberto’.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   I tre accostarono le teste per leggere il messaggio, che diceva:
Ron, come stai? Grazie della lettera. Sarei lieto di prendere con me il Dorsorugoso norvegese, ma non sarà faCile farlo arrivare fin qui. Credo che la cosa migliore sia affidarlo a certi amiCi miei che verranno a trovarmi la settimana prossima. Il problema è che non debbono farsi vedere a trasportare un drago di nascosto.
Potresti far salire il Dorsorugoso sulla torre più alta, a mezzanotte di sabato? Loro possono venirti incontro lì e portarselo via finché fa buio.
Mandami una risposta al più presto.
Tanti baCi,
Charlie
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Mi ha morso!’ disse mostrando loro la mano fasCiata in un fazzoletto insanguinato. ‘Non riusCirò a tenere in mano una penna d'oca per una settimana. Ve lo dico io: il drago è l'animale più orribile che ho mai visto, ma da come lo tratta Hagrid, si direbbe un tenero coniglietto bianco. Quando Norberto mi ha morso, Hagrid mi ha rimproverato che l'avevo spaventato. E quando sono usCito gli stava cantando la ninnananna’.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Geniale!’ commentò Ron. ‘Che ne diCi, Hagrid?’
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Hagrid’ disse Harry ad alta voce, ‘da qui a quindiCi giorni, Norberto sarà lungo quanto la tua casa. Malfoy potrebbe andare in qualsiasi momento a spifferare tutto a Silente’.
Hagrid si morse le labbra.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Ho deCiso di chiamarlo Norberto’ disse guardando il drago con gli occhi luCidi. ‘Mi riconosce davvero: guardate. Norberto! Norberto! Dov'è la mamma?’
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Ma non posso’ rispondeva Hagrid. ‘troppo piccolo. Morirebbe’. Guardarono il drago. Nel giro di una settimana la sua lunghezza si era già triplicata. Dalle nariCi continuavano a usCirgli volute di fumo. Hagrid aveva trascurato i suoi doveri di guardiacacCia, tanto da fare aveva con il drago. Il pavimento era coperto di bottiglie di brandy vuote e di penne di pollo.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Senti, lasCialo andare’ lo esortava Harry. ‘Liberalo’.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   C'era qualcosa nel sorrisetto beffardo che Malfoy portò dipinto in facCia per tutta la settimana seguente, che innervosiva molto Harry, Ron e Hermione. I tre passarono gran parte del tempo libero nella capanna semibuia di Hagrid, cercando di farlo ragionare.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Hagrid’ disse Hermione, ‘quanto Ci mette esattamente un Dorsorugoso della Norvegia a crescere?’
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   D'un colpo si udì raschiare e l'uovo si spaccò in due. Il draghetto cadde sul tavolo con un piccolo tonfo. Non era esattamente quel che si dice grazioso. A Harry parve assomigliasse a un piccolo ombrello nero tutto raggrinzito. Le ali, coperte da aculei, erano enormi a confronto del corpiCino esile e nero come la pece. Aveva il muso allungato, nariCi larghe, due cornini appena accennati e sporgenti occhi aranCioni. Il draghetto starnutì e dal naso gli usCirono un paio di sCintille.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Il draghetto è usCito quasi del tutto’. Li accompagnò all'interno. L'uovo era posato sul tavolo, inCiso da crepe profonde: dentro c'era qualcosa che si muoveva e dall'interno proveniva un curioso ticchettio. Tutti trasCinarono le seggiole viCino al tavolo e stettero a guardare col fiato sospeso.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   Malfoy era a pochi metri di distanza e si era fermato di colpo per ascoltare. Quanto aveva udito di quel che avevano detto? A Harry non piacque affatto l'espressione della sua facCia. Ron e Hermione fecero litigando la strada fino all'aula di Erbologia, e alla fine la ragazza acconsentì a scendere da Hagrid con gli altri due durante la ricreazione. Quando si udì la campana del castello che annunCiava la fine della lezione, tutti e tre lasCiarono cadere contemporaneamente gli attrezzi da giardinaggio e si affrettarono ad attraversare il parco fino al margine della foresta. Hagrid li accolse col volto arrossato per l'ecCitazione.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Ma abbiamo le lezioni! Ci cacceremo nei guai, ed è ancora niente in confronto a quel che capiterà a Hagrid quando si scoprirà quel che sta facendo!’
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   E così, adesso avevano un'altra cosa di cui preoccuparsi, e Cioè quel che sarebbe potuto accadere a Hagrid se qualcuno avesse scoperto che nascondeva nella sua capanna un drago di contrabbando.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Mi domando com'è vivere una vita tranquilla’ sospirò Ron, una delle tante sere di fila che passarono a sgobbare sulla montagna di compiti che gli avevano dato. Ormai Hermione aveva cominCiato a compilare programmi di ripasso anche per Harry e Ron, facendoli diventare matti.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   Aveva un'aria tutta compiaCiuta, ma Hermione non lo era altrettanto.
‘Hagrid, tu abiti in una capanna di legno’ osservò.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Ma che cosa farai, quando si schiude?’ chiese Hermione.
‘Be', mi sono dato un po' alla lettura’ disse Hagrid estraendo un librone da sotto il materasso. ‘In biblioteca ho preso questo:
Allevare draghi per lavoro e per hobby... Naturalmente è un pochino superato, ma dentro c'è proprio tutto. Bisogna tenere l'uovo nel caminetto acceso, perché a quanto pare le mamme drago scaldano i loro piccoli col fiato... Poi, quando si schiude, ogni mezz'ora bisogna dare al piccolo un secchio di brandy mescolato a sangue di pollo. E qui, vedete?, spiega come riconoscere le diverse speCie dall'uovo...
Il mio, sembra, è un Dorsorugoso di Norvegia. Una speCie molto rara’.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Dove l'hai preso, Hagrid?’ chiese Ron chinandosi sul focolare per vedere l'uovo da viCino. ‘Dev'esserti costato una fortuna’.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Impossibile, Harry, mi dispiace’ disse Hagrid. Harry notò che lanCiava un'occhiata di sbieco al focolare. Lo guardò anche lui.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   Il petto di Hagrid si gonfiò d'orgoglio a queste ultime parole. Harry e Ron lanCiarono a Hermione un'occhiata raggiante.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Dai, Hagrid, magari non ce lo vuoi dire, ma lo sai. Tu sai tutto quel che avviene in questo luogo’ lo adulò Hermione con voce calda e suadente. La barba di Hagrid ebbe un fremito: i ragazzi avrebbero giurato che il gigante stesse sorridendo. ‘Ci chiedevamo soltanto chi si sia occupato della protezione’ proseguì Hermione. ‘Cioè, volevamo sapere, a parte te, di chi può essersi fidato Silente al punto da lasCiarsi aiutare’.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   Harry lo guardò aggrottando le sopracCiglia.
‘Certo che non te lo posso dire’ rispose. ‘Primo, non lo so neanch'io. Secondo, ne sapete già troppo e quindi non ve lo direi in nessun caso. Quella Pietra è qui per una buona ragione. Poco Ci è mancato che dalla Gringott non la rubassero... penso che a questo Ci siete arrivati, no? Però, mi venisse un colpo se capisco come avete fatto a sapere di Fuffi’.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Allora, volevate chiedermi qualcosa?’
‘Sì’ disse Harry. Non era il caso di menare il can per l'aia. ‘Ci chiedevamo se potevi dirCi da che cosa è protetta la Pietra Filosofale, oltre che da Fuffi’.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Ma allora, che cosa diavolo ha in mente Hagrid?’
Un'ora dopo, quando bussarono alla porta del guardiacacCia, furono sorpresi nel vedere che tutte le tende erano tirate. Hagrid chiese: ‘Chi va là?’ prima di farli entrare e poi si richiuse velocemente la porta alle spalle.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘E che, in Gran Bretagna esistono draghi selvatiCi?’ chiese Harry.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Ma è contro le nostre leggi’ disse Ron. ‘L'allevamento dei draghi è stato dichiarato fuori legge dalla Convenzione degli Stregoni del 1709, questo lo sanno tutti. diffiCile non farsi notare dai Babbani se alleviamo un drago in giardino, e comunque non si possono addomesticare: troppo pericoloso. Dovreste vedere le bruCiature che si è beccato Charlie in Romania coi draghi selvatiCi’.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Draghi!’ sussurrò. ‘Hagrid stava consultando la letteratura sui draghi! Guardate qui: SpeCie di draghi della Gran Bretagna e dell'Irlanda... Dall'uovo agli inferi: guida pratica per l'allevatore di draghi’.
‘Hagrid ha sempre desiderato un drago, me lo ha detto fin dalla prima volta che Ci siamo conosCiuti’ disse Harry.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Pensi che avesse a che fare con la Pietra?’
‘Io vado a vedere in che reparto è stato’ disse Ron che ne aveva abbastanza di studiare. Un attimo dopo era di ritorno con una pila di libri che lasCiò cadere sul tavolo.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Sto solo a dare un'occhiata’ disse con una voce ambigua che attrasse subito la loro attenzione. ‘Voi, piuttosto, che cosa Ci fate qui?’ Di colpo, parve farsi sospettoso. ‘Non starete mica ancora dietro a Nicolas Flamel, vero?’
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   Harry, che stava cercando la voce ‘Dittamo’ nel volume Cento erbe e funghi magiCi, non alzò gli occhi dai libri se non quando udì Ron esclamare: ‘Hagrid, che cosa Ci fai tu in biblioteca?’
Hagrid era apparso, nascondendo qualcosa dietro la schiena. Sembrava assolutamente fuori posto nel suo pastrano di fustagno.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Questo non riusCirò mai a ricordarmelo’ esplose Ron un pomeriggio, poggiando la penna d'oca e guardando nostalgico fuori della finestra della biblioteca. Era la prima vera, bella giornata di sole che avevano avuto da mesi. Il Cielo era di un tenue color non ti scordar di me e nell'aria c'era il profumo dell'estate imminente.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   Purtroppo pareva che gli insegnanti la pensassero come Hermione. Li caricarono di tanti di quei compiti per le vacanze di Pasqua, che quanto a divertimento le vacanze di Pasqua non assomigliarono di certo a quelle di Natale. Era diffiCile rilassarsi con Hermione accanto che reCitava i dodiCi usi del sangue di drago e si eserCitava nei movimenti della bacchetta magica. Bofonchiando e sbadigliando, Harry e Ron trascorsero la maggior parte del tempo libero con la ragazza in biblioteca cercando di portare a termine i compiti delle vacanze.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘A che cosa mi serve? Ma sei matto? Ti rendi conto che questi esami dobbiamo passarli per andare al secondo anno? Sono molto importanti, avrei dovuto cominCiare a studiare un mese fa, non so proprio che cosa mi ha preso...’
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘DieCi settimane’ preCisò impaziente Hermione, ‘dieCi settimane non sono secoli, e per Nicolas Flamel sono un attimo’.
‘Ma noi non abbiamo seicento anni come Flamel’ le ricordò Ron. ‘E comunque, si può sapere a che cosa ti serve fare il ripasso, visto che sai già tutto?’
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   Ogni volta che passavano per il corridoio del terzo piano, Harry, Ron e Hermione accostavano l'orecchio alla porta per controllare che dentro Fuffi ringhiasse ancora. Piton si faceva vedere in giro di malumore come al solito, il che certamente significava che la Pietra era ancora in salvo. In quei giorni ogni volta che Harry incroCiava Raptor lo gratificava di una sorta di sorriso di incoraggiamento e Ron aveva cominCiato a redarguire quelli che ridevano della balbuzie del professore. Hermione, invece, aveva altre cose cui pensare oltre la Pietra Filosofale. Aveva cominCiato a fare il programma dei ripassi e a dividere i suoi appunti per argomenti e attribuire un colore diverso a Ciascuno. A Harry e a Ron non sarebbe mai passato per la testa, ma lei continuava a pungolarli perché facessero lo stesso. ‘Ma, Hermione, agli esami mancano secoli!’
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Addio, Norberto!’ singhiozzò Hagrid mentre Harry e Hermione ricoprivano la cassa con il mantello che rende invisibili e Ci s'infilavano sotto anche loro. ‘La mamma non ti dimenticherà mai!’
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   Neanche loro capirono mai come fecero a trasCinare quella cassa su fino al castello. Era quasi mezzanotte quando sollevarono la cassa con dentro Norberto per farle salire la scalinata di marmo e la trasCinarono attraverso l'ingresso e lungo i corridoi bui. Poi un'altra scala, e un'altra ancora: neppure la scorCiatoia che conosceva Harry servì a faCilitare il compito.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Ci siamo quasi!’ esclamò il ragazzo ansimando, quando raggiunsero il corridoio situato al disotto della torre più alta.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Ma che sCiocchezze! Come osi raccontare balle del genere! Avanti, Malfoy... riferirò tutto al professor Piton!’
Dopo quel che avevano udito, salire la ripida scala a chiocCiola che conduceva in Cima alla torre sembrò loro la cosa più faCile del mondo. Soltanto quando furono usCiti fuori nell'aria fredda della notte si tolsero di dosso il mantello, lieti di poter finalmente tornare a respirare come si deve. Hermione improvvisò una speCie di balletto.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   Sempre ridendosela per la sorte di Malfoy, rimasero in attesa, mentre Norberto si agitava nella sua cassa. Dopo Circa dieCi minuti, videro sbucare di colpo dall'oscurità quattro maniCi di scopa.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   Gli amiCi di Charlie erano dei tipi simpatiCi. Mostrarono a Harry e a Hermione i finimenti che avevano fabbricato in modo da poter volare con Norberto sospeso fra di loro. Tutti dettero una mano per assicurare la cassa a quei sostegni, e alla fine Harry e Hermione strinsero la mano agli altri ringraziandoli sentitamente.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   Allora scesero di nuovo la scala a chiocCiola, col cuore leggero, adesso che si erano liberati del drago. Norberto se n'era andato, Malfoy era in castigo... ormai, che cosa avrebbe potuto guastare la loro feliCità?
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   La risposta li attendeva in fondo alla scala. Appena misero piede nel corridoio, dalle tenebre sbucò all'improvviso la facCia di Gazza.
‘Ben, bene, bene’ mormorò, ‘vedo che Ci siamo cacCiati di nuovo nei pasticCi!’
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   Avevano lasCiato sulla torre il mantello che rende invisibili.
Le cose non avrebbero potuto andare peggio di così.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   Fiorenzo si voltò di scatto e, mentre Harry si reggeva come meglio poteva per non cadere, partì al galoppo tuffandosi nella foresta e lasCiandosi alle spalle Conan e Cassandro.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Ma non vedete quell'unicorno?’ esclamò Fiorenzo rivolto a Cassandro. ‘Non capite perché è stato ucCiso? Forse i pianeti non vi hanno rivelato quel segreto? Io mi ribello contro Ciò che si aggira per questa foresta, Cassandro, proprio così, e al fianco degli esseri umani, se è necessario’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Cassandro, adirato, scalCiò con le zampe posteriori.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Per il meglio! E questo che cosa c'entra con noi? I centauri si occupano di Ciò che è stato predetto! Non è compito nostro correre qua e là come asini, inseguendo esseri umani che si sono smarriti nella nostra foresta!’
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Che cosa gli hai detto?’ chiese Cassandro a denti stretti. ‘Ricordati bene, Fiorenzo, noi abbiamo giurato di non ribellarCi al Cielo. Non abbiamo forse letto quel che accadrà nel movimento dei pianeti?’
Conan scalpitava nervosamente.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Improvvisamente, si udì di nuovo un rumore di zoccoli al galoppo, che proveniva dall'estremità opposta della radura. Dal folto degli alberi usCirono di gran carriera Conan e Cassandro, con i fianchi ansimanti e coperti di sudore.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Ma tu sei il giovane Potter!’ esclamò. ‘Faresti bene a tornare da Hagrid. A quest'ora la foresta è un posto pericoloso, speCie per te. Sai andare a cavallo? In questo modo farai più in fretta.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Il centauro non rispose. Aveva occhi di un blu stupefacente, come pallidi zaffiri. Guardò Harry con attenzione, soffermandosi a osservare la Cicatrice che gli spiccava livida sulla fronte.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Il dolore alla testa era talmente forte che Harry cadde in ginocchio, e Ci vollero un paio di minuti prima che passasse. Quando il ragazzo levò lo sguardo, la figura era scomparsa. Davanti a lui c'era un centauro, ma non Conan, né Cassandro; dall'aspetto era più giovane, e aveva chiome biondo chiarissimo e un corpo da sauro.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   In quella, gli trapassò la testa una fitta di dolore come non ne aveva mai provate: era come se la sua Cicatrice avesse preso fuoco. Mezzo accecato, arretrò barcollando. Dietro di sé udì un rumore di zoccoli al galoppo, e qualche cosa lo superò d'un balzo, piombando addosso all'incappucCiato.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘AAAAAARGH!’
Malfoy si lasCiò sfuggire un grido agghiacCiante e schizzò via, e con lui Thor. L'incappucCiato alzò il capo e puntò lo sguardo su Harry, con il sangue dell'unicorno che gli colava sul petto. Poi si alzò in piedi e gli si avviCinò a rapidi passi. Harry non riusCiva a muoversi per il terrore.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Harry aveva già fatto un passo verso l'unicorno, quando un frusCio lo fece fermare di colpo. Ai margini della radura, un cespuglio fremette... Poi, dall'ombra, uscì una figura incappucCiata che avanzò strisCiando come un animale da preda. Harry, Malfoy e Thor rimasero impietriti. La figura incappucCiata si avviCinò all'unicorno, chinò il capo sulla ferita che si apriva nel fianco dell'animale e si mise a berne il sangue.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Per terra c'era qualcosa di bianco che sCintillava. Si avviCinarono con grande Circospezione.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Guarda...’ mormorò, tendendo il bracCio per fermare Malfoy.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   E così, Harry si incamminò verso il folto della foresta insieme a Malfoy e a Thor. Camminarono per quasi mezz'ora, addentrandosi sempre di più, fino a quando seguire il sentiero divenne quasi impossibile, tanto erano fitti gli alberi. A Harry sembrò che le macchie di sangue si facessero più frequenti. C'erano schizzi sulle radiCi di un albero, come se quella povera creatura ferita si aggirasse là attorno. Davanti a sé, attraverso i rami intricati di un'antica querCia, Harry scorse di nuovo una radura.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Ormai, dopo tutto il baccano che avete fatto voi due, saremo fortunati se riusCiremo a trovare qualcosa. D'accordo, adesso i due gruppi si scambiano. Neville, tu stai con me e con Hermione, e tu Harry, vai con Thor e con questo cretino. Scusami’ aggiunse poi bisbigliando rivolto a Harry, ‘ma spaventare te è un po' più diffiCile, e noi questa missione la dobbiamo concludere’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Alla fine, un gran rumore di rami spezzati annunCiò il ritorno di Hagrid, seguito da Malfoy, Neville e Thor. Hagrid era furioso. A quanto pareva, Malfoy, per fare uno scherzo, si era avviCinato a Neville da dietro e l'aveva afferrato. Dalla paura, Neville aveva perso la testa e aveva fatto scoccare le sCintille.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   I due ragazzi lo sentirono correre via, facendo scricchiolare il sottobosco al suo passaggio, e rimasero a guardarsi terrorizzati, fino a quando non udirono più niente attorno a loro, salvo il frusCiare delle foglie.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Hagrid, guarda! SCintille rosse! Gli altri sono in difficoltà!’
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Avanzarono nella foresta fitta e buia. Harry, nervoso, non la smetteva di guardarsi indietro. Aveva la sgradevole sensazione che qualcuno li stesse osservando. Era contento che con loro Ci fosse Hagrid con la sua balestra. Avevano appena oltrepassato una curva del sentiero, quando Hermione afferrò il bracCio di Hagrid.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   E così dicendo uscì dalla radura, seguito da Harry e Hermione, che si voltarono per guardare Conan e Cassandro fino a quando la visuale fu ostruita dagli alberi.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Non c'è malacCio. Senti un po', ho appena fatto la stessa domanda a Conan: hai mica visto qualcosa di strano da queste parti, ultimamente? Pare che in giro c'è un unicorno ferito: tu ne sai niente?’
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Cassandro si avviCinò a Conan. Poi volse lo sguardo verso il Cielo. ‘Marte è molto luminoso stasera’ disse in tono piano.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Questa solfa l'avevamo già sentita’ rispose Hagrid seccato. ‘Be', se uno di voi due vede qualcosa, me lo facCia sapere, d'accordo? Noi ora andiamo’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Dietro Conan, fra gli alberi, si udì un frusCio che indusse Hagrid ad alzare di nuovo la balestra; ma era soltanto un altro centauro, stavolta con i capelli e il corpo nero, e con un aspetto più feroce di Conan.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Ancora una volta, Conan Ci mise un po' prima di rispondere. Alla fine disse: ‘La foresta nasconde molti segreti’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Marte è molto luminoso stanotte’ ripeté Conan mentre Hagrid gli lanCiava un'occhiata impaziente. ‘Non capita spesso’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Conan non rispose subito. Continuò a fissare il Cielo, poi tornò a sospirare.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Un po'. Be', è già qualcosa’ sospirò Conan. Poi rovesCiò il capo all'indietro e guardò il Cielo. ‘Marte è molto luminoso, stasera’. ‘Già’ fece Hagrid guardando anche lui in alto. ‘Senti un po', Conan, sono proprio contento che ti abbiamo incontrato, perché c'è in giro un unicorno ferito. Tu hai visto niente?’
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   In quella, avanzò nella radura... ma era un uomo o un cavallo? Fino alla Cintola era un uomo, con barba e capelli rossi, ma dalla vita in giù aveva un corpo di cavallo di un bel marrone castagna, con una lunga coda rossastra. Harry e Hermione restarono a bocca aperta.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Lo sapevo’ mormorò. ‘Qua c'è in giro qualcosa che non Ci dovrebbe essere’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Hagrid afferrò Harry e Hermione e li trasCinò via dal sentiero, perché si riparassero dietro un'altissima querCia. Poi estrasse una frecCia dalla faretra, la infilò nella balestra e sollevò l'arma, pronto a colpire. Rimasero tutti e tre in ascolto. Là viCino c'era qualcosa che strisCiava sulle foglie secche: dal suono sembrava un mantello che toccasse per terra. Hagrid cercò di aguzzare lo sguardo per vedere più in là, lungo il sentiero buio, ma dopo qualche secondo il rumore svanì.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Tutto bene, Hermione?’ sussurrò a un certo punto Hagrid. ‘Non ti preoccupare, se sta davvero male non può essere andato lontano, e noi riusCiremo a... PRESTO, nascondetevi dietro quell'albero!’
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Passarono accanto a un tronco d'albero ricoperto di muschio. Harry udì uno scrosCiare d'acqua: là viCino doveva esserCi un torrente. Lungo il sentiero serpeggiante, continuarono a trovare macchie sparse di sangue di unicorno.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Può essere stato un lupo mannaro a ucCidere gli unicorni?’ gli chiese.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Macché, i lupi mannari non sono così veloCi’ rispose Hagrid. ‘Acchiappare un unicorno non è mica faCile. Sono creature con grandi poteri magiCi. Prima d'adesso non avevo mai sentito dire che un unicorno è rimasto ferito’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘D'accordo, ma ti avverto che è un gran vigliacco’ disse Hagrid. ‘Allora io, Harry e Hermione andremo da una parte, e Draco, Neville e Thor dall'altra. Se uno dei due gruppi trova l'unicorno, sprizza subito delle sCintille verdi. Va bene? Adesso tirate fuori le bacchette magiche e fate un po' di eserCizio... bene così... e se qualcuno si trova in difficoltà, mandi delle sCintille rosse, e tutti verremo ad aiutarlo. Allora, fate molta attenzione. Andiamo’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Bene: adesso Ci divideremo in due gruppi e seguiremo le tracce ognuno da una parte. C'è sangue dappertutto: l'unicorno ferito deve vagare almeno dalla notte scorsa’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Niente che vive nella foresta può farvi del male, se siete con me o con Thor’ rispose Hagrid. ‘E poi, non lasCiate mai il sentiero.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘E se chi ha ferito l'unicorno Ci trova prima lui?’ fece Malfoy, incapace di non lasCiar trasparire la paura dalla sua voce.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Guardate lì’ fece Hagrid, ‘vedete quella roba che lucCica per terra? Quella roba argentata? sangue di unicorno. Là dentro c'è un unicorno ferito. la seconda volta che succede, questa settimana. Mercoledì scorso ne ho trovato uno morto. Noi cercheremo di andare a salvarlo, povera bestia. Ma forse dovremo abbatterlo, per non farlo più soffrire’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Li condusse fino al margine della foresta. Tenendo alto il lume, additò uno stretto sentiero serpeggiante, che scompariva fra il fitto degli alberi, immerso nell'oscurità. Una brezza leggera scompigliò loro i capelli, mentre si sporgevano a sbirCiare fra la folta vegetazione.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘...ti direbbe che a Hogwarts si è sempre fatto così’ lo rimbeccò Hagrid. ‘FiguriamoCi: eserCizi! E a che cosa servirebbero? No: farete qualcosa di utile, oppure vi sbatteranno fuori. Se credi che tuo
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Ma questa è roba da servi, mica da studenti. Io pensavo che Ci avrebbero dato degli eserCizi o roba del genere... Se lo sapesse mio padre, quel che mi state facendo, lui...’
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Io in quella foresta non Ci metto piede’ disse, e Harry fu contento di sentire che nella sua voce c'era una nota di panico.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Ci andrai, eccome, se vuoi restare a Hogwarts!’ ribatté Hagrid in tono feroce. ‘Avete combinato un guaio, e adesso dovete pagare’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Forse è per questo che siete in ritardo, signore?’ chiese Hagrid a Gazza aggrottando le sopracCiglia. ‘Perché ha perso tempo a fargli la lezione? Ma non è compito suo, questo. Lei ha fatto la sua parte, da
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Hagrid emerse dalle tenebre e si avviCinò a loro, seguito a ruota da Thor. Portava in mano la sua grossa balestra, e una faretra piena di frecce a tracolla.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘quello che ti fa paura, eh?’ fece Gazza con la voce che tradiva la sua gioia maligna. ‘Ai lupi mannari dovevi pensarCi prima di combinare tutti quei pasticCi, non credi?’
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Nella foresta?’ ripeté, e non col suo solito tono sicuro. ‘Ma non si può mica andarCi di notte... Ci sono in giro un sacco di bestie strane... lupi mannari, dicono’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Sei tu, Gazza? Sbrigati, che voglio incominCiare’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   La luna splendeva in Cielo, ma ogni tanto una nube le passava davanti oscurandola, e sprofondava anche loro nel buio. Davanti a sé, Harry scorse le finestre illuminate della capanna di Hagrid. Poi udirono un grido in lontananza.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Adesso credo proprio che Ci penserete due volte, prima di violare di nuovo il regolamento della scuola, eh?’ fece in tono di scherno. ‘Se volete sapere come la penso io, i migliori insegnanti sono il lavoro duro e le punizioni... proprio un peccato che non ne diano più spesso come una volta... Allora ti appendevano al soffitto per i polsi e ti Ci lasCiavano per qualche giorno! Ho ancora le catene in uffiCio: le tengo ben oliate, nel caso che servano... Allora, andiamo, e non sognatevi di filarvela proprio adesso: se Ci provate, sarà peggio per voi’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Quella sera alle undiCi, salutarono Ron nella sala di ritrovo e scesero nell'ingresso insieme a Neville. Gazza era già lì ad attenderli, e con lui c'era Malfoy. Harry aveva dimenticato che anche Malfoy si era beccato la stessa punizione.
‘Seguitemi’ disse Gazza, accendendo un lume e conducendoli fuori.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Nella gran confusione susCitata dalla retrocessione di Grifondoro, Harry aveva dimenticato che li attendeva il castigo. Temeva quasi che Hermione protestasse perché avrebbero perso un'intera nottata di ripasso. Ma la ragazzina non disse una parola: al pari di Harry, anche lei sentiva che se l'erano meritata.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Il mattino seguente, Harry, Hermione e Neville, sedendosi al tavolo della colazione, trovarono dei messaggi a loro indirizzati. Erano tutti identiCi, e dicevano:
Per punizione, andrete in cella d'isolamento a partire dalle undiCi di stasera. Presentatevi al signor Gazza nel salone d'ingresso.
Prof.ssa McGranitt
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘No’ ribatté secco Harry, ‘abbiamo già indagato abbastanza’.
E Ciò detto, tirò a sé una mappa di Giove e incominCiò a mandare a memoria i nomi delle sue lune.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Va' da Silente. E' quello che dovremmo aver fatto già da un sacco di tempo. Se tentiamo qualcosa noi, Ci sbattono fuori di sicuro’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Ma non abbiamo prove!’ disse Harry. ‘Raptor ha troppa paura per tenerCi bordone. Basta solo che Piton dica di non sapere come ha fatto a entrare quel mostro a Halloween, e che lui al terzo piano non Ci è neanche andato viCino... Secondo voi, a chi crederanno, a lui o a noi? Che noi non possiamo soffrire Piton, non è preCisamente un segreto. Silente penserà che Ci siamo inventati tutto per farlo licenziare. Gazza non Ci aiuterebbe per tutto l'oro del mondo: è troppo amico di Piton, e dal suo punto di vista, più studenti vengono rispediti a casa, meglio è. E poi, non dimenticate che noi non ne dovremmo proprio sapere nulla, né della pietra né di Fuffi. Sarà dura spiegare come l'abbiamo saputo’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Però, c'è sempre Fuffi’ obiettò Hermione.
‘Forse Piton ha scoperto come eludere la sua sorveglianza senza chiedere niente a Hagrid’ disse Ron alzando gli occhi sulle migliaia di volumi che li Circondavano. ‘Scommetto che qua dentro, da qualche parte, c'è un libro che spiega come fare per mettere fuori combattimento un gigantesco cane a tre teste. E allora, che cosa facCiamo, Harry?’
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Eppure, avrebbe scommesso dodiCi Pietre Filosofali che da quell'aula era appena usCito Piton. E da quanto aveva appena sentito, Piton doveva essere tutto ringalluzzito: sembrava che finalmente Raptor avesse ceduto.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Passò appena un secondo, e dall'aula uscì in gran fretta Raptor, tutto intento a rimettersi il turbante per il verso giusto. Era pallido e sembrava sul punto di scoppiare in lacrime. Si allontanò fino a sparire alla vista, e Harry ebbe l'impressione che non lo avesse neanche notato. Attese che l'eco dei suoi passi si spegnesse, poi fece capolino nell'aula per dare un'occhiata. Era vuota, ma all'estremità opposta c'era una porta spalancata. A metà strada, Harry ricordò che aveva promesso a se stesso di non immischiarsi in faccende che non lo riguardavano.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘No, no, un'altra volta no, ti prego...’
A sentire quelle parole, sembrava che qualcuno lo stesse minacCiando. Harry si avviCinò ancora.
‘E va bene... va bene’ sentì Raptor singhiozzare.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Poi, a Circa una settimana dall'inizio degli esami, la risoluzione che Harry aveva preso - Cioè di non immischiarsi in cose che non lo riguardavano - fu messa alla prova in maniera inattesa. Un pomeriggio, mentre, da solo, tornava dalla biblioteca, udì una voce lamentosa provenire da una delle aule. Quando si avviCinò, capì che si trattava di Raptor.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Dimissioni?’ tuonò Baston. ‘E a che cosa servirebbero? Come facCiamo a riacquistare punti, se non vinCiamo a Quidditch?’
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Era un po' tardi per rimediare al danno, ma Harry giurò a se stesso che da allora in poi non si sarebbe più immischiato in cose che non lo riguardavano. Doveva piantarla di andarsene in giro di nascosto a cacCiare il naso qua e là. Provava tanta vergogna che andò da Baston a offrirgli le sue dimissioni dalla squadra di Quidditch.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Però non hanno mai fatto perdere a Grifondoro centoCinquanta punti in un colpo solo! O no?’ rispose Harry affranto.
‘Be'... effettivamente no’ ammise Ron.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   L'unico che gli rimase viCino fu Ron.
‘Di qui a poche settimane si saranno scordati tutto. Fred e George gli hanno fatto perdere tanti di quei punti, da quando sono qui... eppure i compagni gli vogliono ancora bene’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Il mattino seguente, passando accanto alle gigantesche clessidre che segnavano il punteggio di Grifondoro, gli studenti in un primo momento pensarono che si trattasse di un errore. Com'era possibile che il dormitorio avesse improvvisamente centoCinquanta punti meno del giorno prima? Poi cominCiò a spargersi la voce: Harry Potter, il famoso Harry Potter, l'eroe di ben due partite a Quidditch, aveva fatto perdere loro tutti quei punti. Lui e un altro paio di imbeCilli del primo anno.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Non riuscì a chiudere occhio. Stette ad ascoltare Neville che singhiozzava nel suo cusCino per ore e ore, gli parve. Non gli veniva in mente niente da dirgli per consolarlo. Sapeva bene che Neville, come lui, attendeva l'alba con terrore. Che cosa sarebbe successo quando i loro compagni di dormitorio avessero saputo quel che avevano combinato?
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   CentoCinquanta punti in meno! Grifondoro sarebbe finito all'ultimo posto della classifica. Nel giro di una sola notte, avevano mandato a monte la possibilità che il loro dormitorio vincesse la coppa. Harry aveva l'impressione che il mondo gli fosse crollato addosso. Come avrebbe potuto rimediare a una cosa del genere?
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Cinquanta?’ esclamò Harry con voce strozzata: avrebbero perso il vantaggio, quel vantaggio che avevano conquistato con l'ultima partita a Quidditch.
Cinquanta punti a testa’ preCisò la Mcgranitt, respirando pesantemente con quel suo naso a punta.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Sono indignata’ disse la Mcgranitt. ‘Quattro studenti che si alzano e vanno in giro nella stessa nottata! Non si è mai sentito niente del genere! Quanto a te, signorina Granger, credevo che avessi più senno. E tu, Potter: credevo che Grifondoro significasse qualcosa di più per te. Adesso, andrete in castigo tutti e tre... sì, anche tu, PaCiock, perché nulla ti autorizza ad andartene a zonzo per la scuola di notte, speCie di questi tempi! troppo pericoloso! E in più, toglierò Cinquanta punti a Grifondoro’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Harry incroCiò lo sguardo di Neville e tentò di dirgli, sempre senza parlare, che non era vero, perché Neville aveva un'espressione attonita e ferita. Povero Neville, sempre così maldestro! Harry sapeva bene quanto doveva essergli costato cercare di raggiungerli al buio per avvertirli.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Era la prima volta che Hermione non riusCiva a rispondere alla domanda di un insegnante. Stava lì in piedi a fissarsi le pantofole, immobile come una statua.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Credo di sapere che cosa è successo’ disse a un certo punto la Mcgranitt. ‘Non Ci vuole certo un genio per capirlo. Avete raccontato a Malfoy chissà quali balle a proposito di un drago, nel tentativo di attirarlo fuori del letto e di combinare qualche pasticCio. Comunque, l'ho già pescato. Presumo vi sembri divertente che PaCiock, qui, abbia sentito le vostre storie e Ci abbia anche creduto!’
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Harry!’ esclamò questi nell'istante in cui vide gli altri due, ‘ti stavo cercando per avvertirti! Ho sentito Malfoy dire che ti avrebbe beccato, e ha detto che hai un dra...’
Harry scosse violentemente il capo per far segno a Neville di tacere, ma la professoressa Mcgranitt l'aveva visto. A vederla lì, torreggiante sopra le teste di tutti e tre, non Ci si sarebbe stupiti se le fossero usCite fiamme dal naso, come a Norberto.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Gazza li portò giù al primo piano, nello studio della professoressa Mcgranitt, dove si sedettero in attesa senza scambiarsi una parola. Hermione tremava. Nel cervello di Harry si accavallavano scuse, alibi e racconti di una fantasia sfrenata, ma uno più debole dell'altro. Stavolta, non vedeva proprio come avrebbero potuto fare per tirarsi fuori dei pasticCi. Erano in trappola. Come avevano potuto essere così stupidi da dimenticarsi il mantello? La professoressa Mcgranitt non avrebbe mai accettato nessuna delle scuse che potevano addurre per essere scesi dal letto ed essersi messi a girare per la scuola a notte fonda, per non parlare poi di quando erano saliti sulla torretta più alta, che serviva da osservatorio astronomico, l'accesso alla quale era proibito salvo che in orario di lezione. Se a Ciò si aggiungeva Norberto e il mantello che rende invisibili, si capiva che potevano anche cominCiare a fare i bagagli.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Harry Potter, ma tu lo sai che cosa Ci si fa con il sangue di unicorno?’
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Questo perché ucCidere un unicorno è una cosa mostruosa’ ribatté Fiorenzo. ‘Soltanto uno che non ha niente da perdere e tutto da guadagnare commetterebbe un delitto del genere. Il sangue dell'unicorno ti mantiene in vita anche se sei a un passo dalla morte; ma il costo da pagare è tremendo. Poiché hai ucCiso una cosa pura e indifesa per salvarti, dall'istante che il sangue tocca le tue labbra non vivrai che una mezza vita, una vita dannata’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘vero’ concordò Fiorenzo, ‘a meno che non ti basti restare vivo per il tempo necessario a bere qualcos'altro... qualcosa che ti restituisca tutta la tua forza e il tuo potere, qualcosa che fa sì che tu non possa morire mai. Signor Potter, tu lo sai che cosa è nascosto dentro la scuola, in questo preCiso momento?’
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Era come se un pugno di ferro si fosse improvvisamente serrato attorno al cuore di Harry. Oltre il frusCio delle fronde, gli sembrava di udire di nuovo quel che gli aveva detto Hagrid la sera che si erano conosCiuti: ‘Alcuni dicono che è morto. Balle, secondo me. Non so se dentro avesse ancora qualcosa di abbastanza umano da morire’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Ma io sto benissimo’ rispose Harry quasi senza sapere quel che diceva. ‘L'unicorno è morto, Hagrid, e sta nella radura lì dietro’. ‘A questo punto, io ti lasCio’ mormorò Fiorenzo, mentre Hagrid si affrettava nella direzione indicata per vedere l'unicorno. ‘Adesso sei al sicuro’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Harry sCivolò giù dalla sua groppa.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Così dicendo, si voltò e caracollando si addentrò nel folto della foresta, lasCiandosi alle spalle Harry scosso dai brividi.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Harry non riusCiva a sedersi. Andava su e giù a gran passi davanti al fuoco. Tremava ancora.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Piantala di pronunCiare quel nome!’ sussurrò Ron terrorizzato, come se credesse che Voldemort potesse udirli.
Ma Harry non lo ascoltava.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Fiorenzo mi ha salvato, ma non avrebbe dovuto farlo... Cassandro era arrabbiatissimo... parlava di interferenze con quello che predicono i pianeti... Probabilmente, secondo i pianeti Voldemort sta per tornare... Secondo Cassandro, Fiorenzo avrebbe dovuto lasCiare che Voldemort mi ucCidesse... Credo proprio che anche questo fosse scritto nelle stelle’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Ma la pianti di pronunCiare quel nome?’ sibilò Ron.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Tu-Sai-Chi abbia mai avuto paura. Se c'è in giro Silente, Tu-Sai-Chi non ti torcerà un capello. Ma comunque, chi ha detto che i centauri hanno ragione? A me sembra roba da chiromanti, e anche la professoressa Mcgranitt ha detto che quella è una branca della magia molto impreCisa’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Prima che avessero finito di parlare, il Cielo si era rischiarato. Andarono a letto esausti, con la gola che doleva. Ma le sorprese di quella nottata non erano finite.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   La regina bianca volse verso di lui la testa senza volto. ‘Sì...’ disse piano Ron, ‘è l'unico modo... devo lasCiarmi mangiare’.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘Ci siamo quasi’ borbottò a un tratto. ‘Fatemi pensare... fatemi pensare’.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘Ho dovuto lasCiarglielo fare’ disse Ron con aria sconvolta, ‘così tu, Hermione, sarai libera di mangiare quell'alfiere. Dai, muoviti’.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   Ogniqualvolta perdevano un pezzo, i bianchi si mostravano spietati. Ben presto i pezzi neri cominCiarono ad allinearsi contro il muro, inerti come pupazzi. Per due volte Ron si accorse appena in tempo che Harry e Hermione erano in pericolo. Frattanto, schizzava da una parte all'altra della scacchiera, mangiando tanti bianchi quanti erano i neri che avevano perso.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   Il primo choc vero arrivò quando fu mangiato l'altro loro cavallo. La regina bianca lo sbatté a terra e lo trasCinò via dalla scacchiera: rimase immobile, facCia a terra.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘I bianchi muovono sempre per primi, a scacchi’ fece Ron lanCiando un'occhiata al lato opposto dell'enorme scacchiera. ‘E difatti, guardate...’
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   Ron cominCiò a dirigere le mosse dei neri, che si spostavano silenziosamente seguendo i suoi ordini. A Harry tremavano le gambe: e se avessero perso?
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘Allora, Harry, tu prendi il posto di quell'alfiere, e tu, Hermione, mettiti viCino a lui, al posto di quella torre’.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   Sembrava che i pezzi degli scacchi li avessero sentiti, perché a quelle parole un cavallo, un alfiere e una torre voltarono le spalle ai pezzi bianchi e se ne andarono dalla scacchiera lasCiando tre caselle vuote, che vennero occupate da Harry, Ron e Hermione.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘Figurati se Ci offendiamo’ ribatté subito Harry. ‘DicCi soltanto che cosa dobbiamo fare’.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘Qua bisogna pensarCi bene...’ disse. ‘Credo che dovremo prendere il posto di tre dei pezzi neri...’
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘E come facCiamo?’ chiese nervosa Hermione.
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   ‘E adesso, che cosa facCiamo?’ sussurrò Harry.
‘Ma è chiaro, no?’ disse Ron. ‘Dobbiamo iniziare a giocare e via via attraversare la stanza fino ad arrivare dall'altra parte’.
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   Atterrarono in gran fretta e Harry corse verso il portone, con la chiave che gli si dimenava in mano. La infilò senza tanti complimenti nella serratura e la girò: funzionava. Nel momento preCiso in cui la serratura si aprì con uno scatto, la chiave si sfilò e volò via di nuovo, tutta ammaccata dopo essere stata acchiappata per due volte.
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   ‘Dobbiamo Circondarla!’ disse Harry senza mai distogliere lo sguardo dalla chiave con l'ala rovinata. ‘Ron, tu sorvegliala da sopra... e tu, Hermione, resta sotto e impedisCile di scendere... io cercherò di prenderla. Forza: uno, due, TRE!’
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   Ron scese in picchiata, Hermione schizzò verso l'alto, la chiave schivò tutti e due e Harry si gettò all'inseguimento. Quella partì come una frecCia verso il muro. Harry si chinò in avanti e con un rumore sinistro la inchiodò con una mano sulla pietra. Le grida di giubilo di Ron e di Hermione echeggiarono sotto la volta della vasta camera.
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   Ron si preCipitò a tutta veloCità nella direzione che Harry gli indicava, sbatté contro il soffitto e rischiò di cadere dalla sua scopa.
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   Ma non per nulla Harry era il Cercatore più giovane da un secolo a quella parte: aveva un vero e proprio talento per avvistare cose che gli altri non vedevano neppure. Dopo aver zigzagato per Circa un minuto attraverso quel turbine di piume di tutti i colori dell'arcobaleno, notò una grossa chiave argentata che aveva un'ala piegata, come se fosse stata già catturata e infilata bruscamente nella serratura.
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   I tre afferrarono un manico di scopa Ciascuno e, balzati in sella, si dettero la spinta e si sollevarono da terra fino a ritrovarsi in mezzo a quella nube di chiavi volanti. Tesero le mani cercando di afferrarne qualcuna, ma quelle erano stregate e gli sfuggivano, alzandosi e abbassandosi così rapidamente che era quasi impossibile prenderne una.
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   Stettero a guardare le creature che si libravano nell'aria, sCintillanti... sCintillanti?
‘Ma questi non sono uccelli!’ esclamò Harry a un tratto. ‘Sono chiavi! Chiavi alate! Guardate bene! Allora, questo vuol dire che...’ e si guardò attorno per la stanza, mentre gli altri due scrutavano lo sCiame di chiavi. ‘Ma sì: guardate! Prendiamo i maniCi di scopa! Dobbiamo acchiappare la chiave che apre il portone!’
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   Inspirò profondamente, si coprì il viso con le bracCia e spiccò la corsa per attraversare la camera. Si aspettava di sentirsi piombare addosso da un momento all'altro becchi acuminati e artigli, ma non accadde nulla. Raggiunse incolume il portone. Tirò la maniglia, ma quello era chiuso a chiave.
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   ‘Pensate che Ci attaccheranno se attraversiamo la camera?’ disse Ron.
‘Probabilmente’ rispose Harry. ‘Non sembrano molto cattivi, ma immagino che se scendessero tutti insieme in picchiata... Be', non c'è nient'altro da fare... Parto io’.
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   ‘Non sentite niente?’ bisbigliò Ron.
Harry tese l'orecchio. Si udiva un lieve frusCio e tintinnio, che sembrava provenire dall'alto.
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   A parte i loro stessi passi, l'unico altro rumore era un lieve gocCiolio di acqua che scorreva lungo le pareti. Lo stretto corridoio procedeva in discesa, e a Harry ricordò molto la Gringott. Con uno spiacevole tuffo al cuore, gli tornarono in mente i draghi che si diceva montassero la guardia alle camere di sicurezza nella banca dei maghi. Se avessero incontrato un drago, un drago adulto... con Norberto era già stata abbastanza dura...
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   ‘Già’ fece Ron, ‘e fortuna che Hermione non perde mai la testa in situazioni di emergenza... "Non c'è legna!"... ma insomma!’ ‘Da questa parte’ riprese Harry, additando l'unica via di usCita che si scorgesse: un passaggio fra due pareti di pietra.
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   ‘Fortuna che a lezione di Erbologia stai sempre attenta, Hermione’ disse Harry appoggiandosi al muro accanto a lei e asCiugandosi il sudore dalla facCia.
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   ‘MA sei diventata matta?’ ruggì Ron. ‘SEI una strega, sì o no?’
‘E va bene!’ fece Hermione. Estrasse la sua bacchetta magica, l'agitò nell'aria, bofonchiò qualcosa e sparò contro la pianta un getto di fiamme color campanula, le stesse che aveva usato su Piton. Nel giro di pochi istanti, i due ragazzi avvertirono la presa che si allentava, mentre la pianta si ritraeva dalla luce e dal calore. I tentacoli si accartocCiarono sbattendo e srotolandosi dai loro corpi, e i due riusCirono finalmente a liberarsi.
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   ‘Zitti! Sto cercando di ricordare come si fa ad ammazzarla!’
‘Be', spicCiati, non respiro più!’ disse Harry col fiato mozzo, cercando di divincolarsi dalla pianta che gli si avvinghiava intorno al torace.
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   Hermione era riusCita a divincolarsi prima che la pianta la immobilizzasse del tutto, e adesso guardava inorridita i due ragazzi tentare di strapparsi di dosso i tentacoli della pianta: ma più si sforzavano, più quella rinsaldava la presa.
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   Balzò in piedi e cercò di appoggiarsi alla parete umida. Fu uno sforzo immane, perché nell'istante stesso in cui era atterrata, la cosiddetta pianta aveva cominCiato ad avvolgerle attorno alle caviglie certi tentacoli simili a serpenti. Quanto a Harry e a Ron, non se n'erano accorti, ma avevano le gambe già strette nella morsa di quelle lunghe propaggini.
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   ‘È stata proprio una bella fortuna che Ci fosse questa pianta’ commentò Ron.
‘Fortuna?’ strillò Hermione. ‘Guardatevi un po'!’
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   In lontananza, la musica cessò. Si udì il cagnone abbaiare forte, ma ormai la ragazza era saltata. Atterrò viCino a Harry, dall'altra parte.
‘Dobbiamo trovarCi metri e metri sottoterra, al disotto della scuola’ osservò subito.
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    Aveva l'impressione di stare seduto su una speCie di pianta. ‘Tutto a posto!’ gridò in direzione della luCina piccola come un francobollo che era l'imboccatura della botola. ‘Si atterra sul morbido, potete saltare!’
Ron lo seguì immediatamente, e atterrò lungo disteso accanto a lui. ‘Che cos'è questa roba?’ furono le prime parole che disse.
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   E Harry mollò la presa. Con il volto sferzato da un'aria fredda e umida, preCipitò in basso, sempre più in basso, finché... FLOMP. Era atterrato su qualcosa di soffice, che produsse uno strano tonfo attutito. Si tirò su a sedere e si tastò intorno alla Cieca: i suoi occhi non si erano ancora abituati a tutto quel buio.
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   ‘D'accordo’ fece Ron.
Ci vediamo tra un attimo, o almeno spero...’
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   Harry le passò lo strumento. Nei pochi secondi di silenzio che trascorsero, il cane si agitò ed emise una speCie di grugnito, ma non appena la ragazza prese a suonare, tornò a dormire profondamente.
Harry lo scavalcò e guardò giù nella botola. Il fondo non si scorgeva neanche.
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   ‘E va bene’. Ron strinse i denti e scavalcò con Circospezione le zampe del cane. Poi, chinatosi, tirò forte l'anello della botola, che si spalancò all'istante.
‘Che cosa vedi?’ chiese Hermione ansiosa.
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   ‘Credo che in tre riusCiremo ad aprirla’ disse Ron sbirCiando oltre il dorso dell'animale. ‘Vuoi andare tu per prima, Hermione?’
‘Manco per sogno!’
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   ‘Continua a suonare’ consigliò Ron a Harry mentre sgusCiavano fuori da sotto il mantello e strisCiavano verso la botola. Passando accanto alle tre teste gigantesche del cane, sentirono il suo fiato caldo e puzzolente.
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   ‘Che cos'è quella cosa ai suoi piedi?’ bisbigliò Hermione. ‘Sembra un'arpa’ fece Ron. ‘Deve averla lasCiata qui Piton’. ‘Probabilmente, quella bestia si sveglia quando uno smette di suonare’ commentò Harry. ‘Be', cominCiamo...’
Si portò alle labbra il flauto di Hagrid e cominCiò a soffiarCi dentro. Non era un vero e proprio motivo, eppure fin dalla prima nota le palpebre del cagnone cominCiarono a socchiudersi. Harry suonava quasi senza riprendere fiato. Lentamente il brontolio cessò: il cane osCillò un poco sulle zampone e poi cadde in ginocchio. Alla fine sCivolò a terra, profondamente addormentato.
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   ‘Ecco fatto: Ci siamo’ disse Harry a bassa voce. ‘Piton è già riusCito a entrare evitando Fuffi’.
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   ‘Ma certo, signore, Ci conti, signore’ rispose Pix levandosi in alto. ‘Spero che passi una buona nottata, barone: io non la disturberò’.
E se la filò senza guardarsi indietro.
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   Pix rimase tanto sCioccato che stava per cadere giù dall'aria.
Ma si riprese in tempo e rimase a galleggiare a trenta centimetri dai gradini.
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   Non incontrarono nessun altro fino a quando non furono saliti al terzo piano. A metà della rampa c'era Pix che, ballonzolando a mezz'aria, scostava il tappeto nella speranza che qualcuno Ci inCiampasse.
‘Chi è là?’ chiese a un tratto mentre salivano. Poi socchiuse i maligni occhi scuri. ‘Anche se non vi vedo, lo so che siete lì. Siete mostriCini, fantasmini o insulsi studentini?’
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   Giunti ai piedi della prima scalinata, avvistarono Mrs Purr appiattata sull'ultimo gradino.
‘Oh senti, diamole un bel calCio, per una volta’ soffiò Ron all'orecchio di Harry, ma questi scosse la testa. Mentre l'aggiravano con Circospezione, Mrs Purr puntò su di loro i suoi occhi simili a fari, ma non fece niente.
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   ‘Capirai dopo, Neville’ disse Ron mentre lo scavalcavano e si coprivano con il mantello che rende invisibili.
Ma lasCiare il compagno steso immobile per terra non sembrava molto di buon auspiCio. Nervosi com'erano, vedevano Gazza nell'ombra di ogni statua, e in ogni alito di vento che soffiava a distanza credevano di sentire Pix che piombava su di loro.
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   Hermione corse verso di lui e lo girò. Le mascelle di Neville erano talmente serrate insieme che non riusCiva a parlare. Solo gli occhi si muovevano, volgendo sui due compagni uno sguardo inorridito.
‘Ma che cosa gli hai fatto?’ bisbigliò Harry.
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   Le bracCia del ragazzo si bloccarono con uno scatto lungo i fianchi; le gambe si strinsero insieme. Il suo corpo s'irrigidì come uno stoccafisso, e il povero ragazzo ondeggiò paurosamente per poi cadere in avanti, lungo disteso e tutto d'un pezzo.
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   Fece un passo avanti e Neville lasCiò cadere il rospo Oscar, che si allontanò a grandi balzi.
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   ‘Non potete usCire’ insisté Neville. ‘Vi pescheranno un'altra volta, e Grifondoro sarà nei guai più di prima’.
‘Non capisCi’ disse Harry, ‘è importante’.
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   Harry lanCiò un'occhiata alla pendola, accanto alla porta. Non potevano permettersi di perdere altro tempo: forse, proprio in quel momento, Piton stava suonando la ninnananna a Fuffi.
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   ‘Il mantello sarà il caso di mettercelo qui, ed essere ben certi che Ci copra tutti e tre... Se Gazza nota anche soltanto un piede che se ne va a spasso per conto suo...’
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   ‘Meglio prendere il mantello’ borbottò Harry quando Lee Jordan si deCise finalmente ad andarsene, stiracchiandosi e sbadigliando. Harry corse di sopra, nel loro dormitorio già buio. Tirò fuori il mantello, e poi lo sguardo gli cadde sul flauto che Hagrid gli aveva regalato per Natale. Se lo mise in tasca per usarlo con Fuffi: di cantare, non se la sentiva proprio.
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   Dopo cena, i tre, nervosissimi, si sedettero Ciascuno per suo conto nella sala di ritrovo. Nessuno venne a seccarli; nessuno dei loro compagni di dormitorio aveva più niente da dire a Harry. Era la prima sera che la cosa lo lasCiava indifferente. Hermione sfogliava i suoi appunti nella speranza di ritrovare qualcuno degli incantesimi che quella notte avrebbero dovuto spezzare. Harry e Ron quasi non aprirono bocca. Entrambi pensavano a quello che stavano per fare.
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   ‘Ma se Ci pescano, sarete espulsi anche voi’.
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   ‘Non se posso evitarlo’ ribatté la ragazza in tono cupo. ‘Vitious mi ha detto in gran segreto che al suo esame ho preso centododiCi su cento. Con un voto del genere, non mi butteranno fuori’.
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   ‘Oh, falla finita, mica penserai che ti lasCiamo andare da solo?’ ‘Levatelo dalla testa’ disse Hermione in tono spicCio. ‘Come pensi che faresti ad arrivare alla Pietra senza di noi? Sarà meglio che vada a sfogliare i miei libri, potrei trovare qualcosa di utile...’
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   ‘Ma basterà a coprirCi tutti e tre?’ chiese Ron.
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   ‘E chi se ne importa!’ gridò Harry. ‘Ma non capite? Se Piton si porta via la Pietra, Voldemort torna! Non avete sentito che cosa è successo quando ha tentato di fargli le scarpe? Non Ci sarà più una Hogwarts da cui essere espulsi! La raderà al suolo, o la trasformerà in una scuola di Magia Nera! Ormai, perdere punti non ha più importanza, non lo capite? O credete forse che, se il Grifondoro vince il campionato dei dormitori, lui lascerà in pace noi e le nostre famiglie? Se mi pescano prima che io riesca a prendere la Pietra, be', dovrò tornarmene dai Dursley e aspettare che Voldemort mi venga a cercare. Come dire che morirò un po' prima del previsto, visto che io con la Magia Nera non voglio aver niente a che fare! Guardate: io stanotte passo attraverso quella botola, e nulla di quel che direte potrà fermarmi! Ve lo ricordate o no, che Voldemort ha ucCiso i miei genitori?’
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   ‘Be', Ci siamo, no?’ disse Harry.
Gli altri due lo guardarono allibiti. Era pallido e gli brillavano gli occhi.
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   ‘Allora voi vi credete più furbi di una sfilza di incantesimi!’ li aggredì. ‘Ne ho abbastanza di questa storia! Se vengo a sapere che vi siete avviCinati un'altra volta a questa porta, tolgo altri Cinquanta punti a Grifondoro! Sì, Weasley, hai capito bene: e lo farò anche se è il mio dormitorio!’
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   ‘Noi invece Ci apposteremo fuori del corridoio del terzo piano’ concluse Harry rivolto a Ron. ‘Dai, vieni’.
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   ‘Uno di noi terrà d'occhio Piton: aspetterà fuori dalla sala professori, e se esce lo seguirà. Sarà bene che lo facCia tu, Hermione’.
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   ‘Stavamo...’ cominCiò Harry, senza avere la minima idea di come continuare.
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   ‘Voi dovete stare più attenti’ fece Piton. ‘Se Ciondolate così, la gente può pensare che state combinando chissà cosa. E Grifondoro non può mica permettersi di perdere altri punti, no?’
Harry arrossì. Si voltarono per tornare fuori, ma Piton li richiamò.
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   ‘per stanotte’ disse Harry quando si fu accertato che la professoressa McGranitt non era più a tiro di voce. ‘Stanotte Piton ha intenzione di passare attraverso la botola. Ha trovato tutto quello che gli occorre, e per di più adesso Silente è fuori Circolazione. E' stato lui a mandare quel gufo: Ci scommetto che al Ministero della Magia resteranno a bocca aperta quando vedranno arrivare Silente’.
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   Harry deglutì. Che dire?
‘Be', sarebbe un segreto...’ disse, ma subito rimpianse di averlo detto, perché le nariCi dell'insegnante cominCiarono a fremere. ‘Il professor Silente è usCito dieCi minuti fa’ disse poi in tono gelido. ‘Ha ricevuto un gufo urgente dal Ministero della Magia ed è subito partito in volo per Londra’.
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   ‘Basterà che...’ cominCiò Harry, ma all'improvviso una voce risuonò nel salone.
‘Che cosa Ci fate qui dentro, voi tre?’
Era la professoressa Mcgranitt, che portava una grossa pila di libri.
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   ‘Dobbiamo andare da Silente’ disse Harry. ‘Hagrid ha raccontato a quello straniero come si fa a eludere la sorveglianza di Fuffi, e sotto quel mantello c'era o Piton o Voldemort... Dev'essere stato faCile, dopo aver fatto sbronzare Hagrid. Spero solo che Silente creda a quello che gli diCiamo. Fiorenzo potrebbe darCi manforte, sempre che Cassandro non glielo impedisca. Dov'è lo studio di Silente?’
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   Di colpo, un'espressione di orrore si dipinse sul volto di Hagrid.
‘AcCidenti, non ve lo dovevo dire!’ farfugliò. ‘Dimenticate tutto! Ehi... ma dove andate?’
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   ‘Può darsi’ rispose Hagrid aggrottando le sopracCiglia nello sforzo di ricordare. ‘Sì... Mi ha chiesto che mestiere facevo e io gli ho detto che facevo il guardiacacCia qui... Allora ha chiesto di che genere di creature mi occupavo. Io gliel'ho detto... e ho anche detto che avevo sempre desiderato avere un drago... Poi... non ricordo tanto bene, perché quello non faceva che offrirmi da bere. Vediamo... sì, allora ha detto che lui aveva un uovo di drago e se lo volevo potevamo giocarcelo a carte... Però dovevo promettergli che lo tenevo bene: non voleva che finiva al chiuso in qualche casa... Allora io gli ho detto che, dopo Fuffi, tenere un drago era la cosa più faCile del mondo...’
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   Harry si lasCiò cadere a terra, viCino alla Ciotola di piselli.
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   ‘Non è mica una cosa tanto strana, di gente bizzarra ce n'è tanta al pub della "Testa di Porco", giù al villaggio. Poteva essere un trafficante di draghi, no? Comunque, in facCia non l'ho mai visto, si è sempre tenuto il cappucCio’.
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   ‘Boh’ rispose Hagrid, vago, ‘non si è mai tolto il mantello’.
Quando si accorse che tutti e tre lo fissavano allibiti, alzò un sopracCiglio.
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   Hagrid era seduto in poltrona davanti alla porta di casa; aveva le maniche e le gambe dei pantaloni arrotolate e stava sgusCiando piselli in una grossa Ciotola.
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   ‘A voi non sembra un po' strano’ proseguì Harry mentre risalivano il declivio erboso, ‘che la cosa che Hagrid più desidera al mondo sia un drago, e che si presenti uno sconosCiuto che per caso si ritrova un uovo di drago in tasca? Quanta gente c'è che va in giro con in tasca uova di drago, visto che è vietato dalla legge dei maghi? stato fortunato a incontrare Hagrid, non vi pare? Oh, ma perché non Ci ho pensato prima?’
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   Eppure, Harry era convinto che quella fastidiosa sensazione non avesse nulla a che fare con lo studio. Guardò un gufo svolazzare nel luminoso Cielo azzurro, diretto alla scuola, con un messaggio stretto nel becco.
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   Harry annuì, ma non riusCiva a liberarsi dalla fastidiosa sensazione che c'era qualcosa che aveva dimenticato di fare: qualcosa di importante. Quando tentò di spiegarsi, Hermione commentò: ‘l'effetto degli esami. Io la notte scorsa mi sono svegliata, e prima di ricordarmi quello che avevamo fatto, ero già arrivata a sfogliare metà dei miei appunti sulle Trasfigurazioni’.
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   Harry si stava stropicCiando la fronte.
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   ‘Come vorrei sapere che cosa significa!’ disse con uno scatto di rabbia. ‘Questa Cicatrice non la pianta di farmi male... mi è già capitato, ma mai tanto spesso’.
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   ‘Rilassati, Harry: Hermione ha ragione, la Pietra è al sicuro fino a che c'è in giro Silente. In ogni caso, non abbiamo mai avuto alcuna prova che Piton abbia scoperto come eludere la sorveglianza di Fuffi. Una volta si è quasi fatto strappare una gamba: vedrai che aspetterà prima di riprovarCi. E prima che Hagrid abbandoni Silente, Neville avrà fatto in tempo a entrare nella nazionale di Quidditch’.
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   Hermione si divertiva sempre a rivedere gli eserCizi dopo l'esame, ma Ron le disse che gli faceva venire mal di stomaco, e così si diressero verso il laghetto e si stesero comodamente sotto un albero. I gemelli Weasley e Lee Jordan stavano facendo il solletico ai tentacoli di un calamaro gigante che si crogiolava nell'acqua tiepida e poco profonda.
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   ‘E' stato molto più faCile di quanto credessi’ gli disse Hermione mentre si univano alla folla dei compagni che sCiamavano fuori, sul prato assolato. ‘Era perfettamente inutile imparare a memoria il Codice di Comportamento dei Lupi Mannari del 1637 e studiare la rivolta di Elfric l'Avido’.
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   L'ultimo esame fu quello di Storia della Magia. Dopo aver passato un'ora a rispondere a domande su qualche vecchio mago svitato, inventore del calderone che si mescola da sé, sarebbero stati liberi, liberi per una settimana intera, prima che usCissero i risultati. Quando il fantasma del professor R f ordinò loro di riporre le penne d'oca e di arrotolare le pergamene, Harry non poté fare a meno di rallegrarsi.
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   Forse perché non avevano visto quel che aveva visto Harry nella foresta, o perché non avevano CicatriCi bruCianti in fronte, Ron e Hermione non sembravano altrettanto ossessionati di Harry dalla Pietra Filosofale. Naturalmente, il pensiero di Voldemort li atterriva, ma almeno non turbava i loro sonni, ed erano talmente impegnati a ripassare le lezioni che non avevano il tempo di scervellarsi a pensare che cosa potesse combinare Piton o chiunque altro.
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   Harry fece del suo meglio, sforzandosi di ignorare le penetranti fitte alla fronte che lo tormentavano fin da quella sua usCita nella foresta. Siccome Harry non riusCiva a dormire, Neville era convinto che soffrisse di un grave esaurimento da esami. Ma la verità era che veniva puntualmente svegliato dal solito incubo, solo che adesso era peggio che mai: vi appariva una figura incappucCiata che gocCiolava sangue.
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   Gli esami comprendevano anche eserCitazioni pratiche. Il professor Vitious li aveva chiamati a uno a uno nella sua aula per vedere se erano capaCi di eseguire lo speCiale Tip-tap dell'Ananasso sulla scrivania. La professoressa Mcgranitt li stette a guardare mentre trasformavano un topolino in una tabacchiera: se la tabacchiera era carina si guadagnavano punti, se aveva i baffi se ne perdevano. Piton li rese tutti nervosi fiatandogli nel collo mentre cercavano di ricordare come si fabbricava la pozione che fa dimenticare le cose.
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   Faceva un caldo miCidiale, speCie nella grande aula dove si svolgevano gli scritti. Per l'esame avevano ricevuto penne d'oca speCiali, nuove di zecca, che erano state stregate con un incantesimo particolare per impedire loro di copiare.
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   ‘Pronti?’ gridò Ron, pallido ma con aria deCisa. ‘Io vado... ma ricordate: non restate in giro a Ciondolare, dopo che avrete vinto’. E così dicendo, fece un passo avanti e la regina lo colpì. Gli diede una forte botta in testa con il bracCio di pietra e il ragazzo cadde a terra di schianto. Hermione si lasCiò sfuggire un grido, ma rimase ferma sulla sua casella. La regina bianca trasCinò Ron da una parte: il ragazzo sembrava proprio K.O.
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   Tutto tremante, Harry si spostò di tre caselle a sinistra.
A quel punto, il re bianco si tolse la corona di testa e la gettò ai piedi di Harry. I neri avevano vinto. I pezzi si divisero in due gruppi e Ciascun gruppo si inchinò all'altro, lasCiando intravedere la porta aperta in fondo alla stanza. Gettando un'ultima occhiata disperata in direzione di Ron, rimasto indietro, Harry e Hermione spiccarono la corsa, e varcata la porta si diressero di gran carriera lungo il corridoio.
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   ‘E se Ron...?’
‘Andrà tutto bene’ disse Harry, cercando di convincere soprattutto se stesso. ‘Secondo te, che cos'altro Ci manca?’
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   ‘Be', Sprite il suo tiro ce l'ha già giocato, con il Tranello del Diavolo... A stregare le chiavi sarà stato senz'altro Vitious... La McGranitt ha fatto una Trasfigurazione ai pezzi degli scacchi facendoli diventare vivi... Ci manca l'incantesimo di Raptor e poi quello di Piton...’
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   Le loro nariCi furono invase da un odore nauseabondo, che costrinse entrambi a coprirsi il naso con il mantello. Con gli occhi pieni di lacrime videro, steso per terra davanti a loro, un mostro ancor più grosso di quello con cui avevano già avuto a che fare. Giaceva inerte con un bernoccolo insanguinato in testa.
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   ‘Meno male che non abbiamo dovuto vedercela anche con questo’ mormorò Harry mentre, con Circospezione, scavalcavano una delle zampone massicce. ‘Vieni, qui dentro non si respira’.
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   Hermione si lasCiò sfuggire un gran sospiro, e Harry, allibito, vide che sorrideva: era proprio l'ultima cosa che a lui sarebbe venuto di fare.
‘Geniale!’ disse la ragazza. ‘Questa non è magia: è logica. Si tratta di una sCiarada. Ci sono tanti grandi maghi che non hanno un briCiolo di logica: loro sì che resterebbero bloccati qui in eterno’.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘E anche noi, vero?’
‘Certo che no’ disse Hermione. ‘Su questa carta c'è scritto tutto quel che Ci serve sapere. Sette bottiglie: tre contengono veleno, due vino, una Ci farà attraversare sani e salvi il fuoco nero e una Ci aiuterà a superare quello viola per tornare indietro’.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘Ma come facCiamo a sapere da quale bere?’
‘Dammi un minuto di tempo’.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘Ho capito!’ esclamò. ‘Quella più piccola Ci farà attraversare il fuoco nero... per raggiungere la Pietra’.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   Harry guardò la bottiglia più picCina.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘E qual è che Ci farà tornare indietro attraversando le fiamme viola?’
Hermione indicò una bottiglia panCiuta, all'estremità destra della fila.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘Bevi tu da quella’ disse Harry. ‘No, sta' a sentire... torna indietro e va' a prendere Ron... acchiappate le scope nella stanza delle chiavi volanti. Con quelle riusCirete a usCire dalla botola e a evitare Fuffi... Poi, andate dritti filati alla voliera dei gufi, e mandate Edvige da Silente: abbiamo bisogno di lui. Io posso forse riusCire a tenere a bada Piton per un po', ma non sono certo un avversario alla sua altezza’.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘Ma Harry... che farai se con lui c'è Tu-Sai-Chi?’
‘Be'... ho avuto fortuna una volta, non è vero?’ disse Harry additando la sua Cicatrice. ‘Potrei aver fortuna di nuovo’.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

    Le labbra di Hermione tremarono, e all'improvviso si slanCiò verso Harry e gli gettò le bracCia al collo.
‘Ma Hermione!’
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘Io!’ disse Hermione. ‘Ma figurati: soltanto libri... e un po' di furbizia! Ma Ci sono cose più importanti di questa: l'amiCizia, il coraggio e... Oh, Harry! Ti prego, sta' attento!’
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘Ma certo’ rispose Hermione. Dopodiché bevve una lunga sorsata dalla bottiglia panCiuta e fu scossa da un brivido.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘Non sarà mica veleno?’ fece Harry tutto ansioso. ‘No... ma sembra ghiacCio’.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   Fu proprio come se il suo corpo venisse invaso dal ghiacCio. Posò la bottiglia e fece un passo avanti; strinse i pugni, vide le fiamme nere che lambivano il suo corpo, ma non ne avvertì il calore... Per un istante non vide altro che fuoco nero... poi si ritrovò dall'altra parte, nell'ultima stanza.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

    Il frastuono divenne assordante. Quelli che erano riusCiti a fare il conto mentre gridavano a squarCiagola, sapevano che il Grifondoro aveva raggiunto quattrocentosettantadue punti, esattamente come il Serpeverde. La coppa sarebbe stata loro… se soltanto Silente avesse dato a Harry un punto in più!
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Ma Piton ha tentato di ucCidermi!»
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «No, no, no! Sono stato io. La tua amica Granger mi ha urtato involontariamente quando è corsa ad appiccare fuoco a Piton, durante la partita a Quidditch. Con quello spintone ha interrotto il mio contatto visivo con te: ancora pochi secondi, e sarei riusCito a disarCionarti dalla scopa. Anzi, Ci sarei riusCito anche prima, se Piton non avesse continuato a borbottare controincantesimi nel tentativo di salvarti».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Ma certo» disse Raptor, sempre in tono gelido. «Perché credi che volesse arbitrare lui la tua seconda partita? Cercava di evitare che io Ci riprovassi. Veramente buffo… Non c’era bisogno che si desse tanta pena. Non avrei potuto fare niente comunque, con Silente che assisteva alla partita. Tutti gli altri insegnanti pensavano che Piton stesse cercando di ostacolare la vittoria del Grifondoro, lui si è reso veramente impopolare… e che gran perdita di tempo, visto che nonostante tutto, stanotte ti ammazzo».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Tu sei troppo ficcanaso per continuare a vivere, Potter. Andartene in giro a quel modo per tutta la scuola, il giorno di Halloween! Per quanto ne sapevo io, mi avevi visto benissimo mentre venivo a sincerarmi di che cosa Ci fosse a guardia della Pietra».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Ma certamente. Ho un talento speCiale con i mostri, io… Avrai visto senz’altro che cosa ho fatto a quello della stanza qua accanto. Ma purtroppo, mentre tutti correvano dappertutto cercando di stanarlo, Piton, che già sospettava di me, è venuto dritto filato al terzo piano per intercettarmi, e non solo il mio mostro non ti ha fatto a pezzi, ma neanche il cane a tre teste è riusCito a staccare la gamba a morsi a Piton come si deve.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Solo in quell’istante Harry si rese conto dell’oggetto che si trovava alle spalle di Raptor. Era lo Specchio delle Brame. «Lo specchio è la chiave per trovare la Pietra» mormorava Raptor mentre tastava la cornice. «FiguriamoCi se Silente non escogitava una cosa del genere… ma tanto lui è a Londra… e per quando sarà tornato, io sarò già molto lontano».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Tutto quello cui Harry riusCiva a pensare era di continuare a impegnare Raptor nella conversazione, impedendogli di concentrarsi sullo specchio.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Ho visto lei e Piton nella foresta…» gli uscì detto.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Raptor venne fuori da dietro lo specchio e Ci guardò dentro avidamente.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Oh, per odiarti, ti odia» disse Raptor con tono di noncuranza, «Ci puoi giurare che ti odia. Era a Hogwarts con tuo padre, lo sapevi? Si detestavano cordialmente. Però non ti ha mai voluto morto».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Eppure professore, qualche giorno fa io l’ho sentita singhiozzare… Pensavo che Piton la stesse minacCiando…»
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «A volte» disse, «trovo diffiCile seguire le istruzioni del mio padrone… lui è un mago grande e potente, mentre io sono debole…».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Lui è con me ovunque io vada» disse Raptor in tono pacato. «Lo incontrai all’epoca in cui giravo il mondo. Allora ero un giovanotto scervellato, pieno di idee ridicole sul bene e sul male. Il Signore Voldemort mi ha dimostrato quanto avessi torto. Bene e male non esistono. Esistono soltanto il potere e coloro che sono troppo deboli per ricercarlo… Da allora l’ho sempre servito fedelmente, benché lo abbia deluso molte volte. Ha dovuto essere molto duro con me». Raptor d’improvviso rabbrividì. «Non perdona faCilmente gli errori.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Quando ho fallito il colpo alla Gringott lui ne è stato molto dispiaCiuto. Mi ha punito… Ha deCiso di tenermi sotto più stretta sorveglianza…»
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    ‘Quel che voglio più di qualsiasi altra cosa al mondo in questo momento’ pensava, ‘è trovare la Pietra prima di Raptor. PerCiò se mi guardo nello specchio, dovrei vedermi nell’atto di trovarla… il che significa che dovrei vedere dove è nascosta! Ma come facCio a specchiarmi senza che Raptor capisca le mie intenzioni?’ Cercò di spostarsi verso sinistra per trovarsi di fronte allo specchio senza che Raptor lo notasse, ma le corde intorno alle caviglie erano troppo strette: incespicò e cadde. Raptor continuava a ignorarlo e a parlare tra sé e sé.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Raptor gli si avviCinò e si fermò alle sue spalle. Harry respirò lo strano odore che sembrava provenire dal turbante di Raptor. Chiuse gli occhi, andò a mettersi davanti allo specchio e li apri di nuovo.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    All’inizio vide riflesso il suo viso, pallido e con un’espressione atterrita. Ma un attimo dopo, la sua immagine gli sorrise, mise una mano in tasca e ne tirò fuori una pietra color rosso sangue. Ammiccò e si rimise la pietra in tasca… Nell’attimo stesso in cui l’immagine compiva quel gesto, Harry sentì qualcosa di pesante sCivolargli in tasca. Non sapeva come, era accaduto l’incredibile: la Pietra era in suo possesso.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Ma non aveva fatto neanche Cinque passi, quando una voce stridula parlò, benché Raptor non avesse aperto bocca.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Fammi parlare con lui… facCia a facCia…»
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Harry provò la stessa sensazione di quando il Tranello del Diavolo lo aveva inchiodato dove si trovava. Non riusCiva a muovere un muscolo. Pietrificato, guardò Raptor che gli si avviCinava e incominCiava a svolgersi il turbante. Che cosa voleva fare? Il turbante cadde a terra. Senza quel copricapo, la testa di Raptor sembrava stranamente piccola. Poi lentamente, Raptor fece dietro-front.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Harry avrebbe voluto urlare ma non riuscì a emettere alcun suono. Nel punto dove normalmente avrebbe dovuto trovarsi la nuca del professore, c’era un volto, il volto più orrendo che Harry avesse mai visto. Era bianco come il gesso, con occhi rossi che mandavano bagliori, e per nariCi due fessure, come un serpente.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Lo vedi che cosa sono diventato?» disse il volto. «Pura ombra e vapore… io prendo forma soltanto quando posso abitare il corpo di qualcuno… Ma Ci sono sempre state persone disposte ad aprirmi il cuore e la mente… Il sangue di unicorno mi ha rinvigorito, nelle scorse settimane… Hai visto quando il fedele Raptor l’ha bevuto per me. nella foresta… Una volta che sarò entrato in possesso dell’Elisir di Lunga Vita, potrò crearmi un corpo tutto mio… E ora, veniamo a noi… Perché non mi dai quella pietra che hai in tasca?»
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Allora sapeva. Harry ricominCiò a sentirsi le gambe. Barcollò all’indietro.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Non fare l’idiota» ringhiò il volto. «È meglio che ti salvi la vita e ti unisCi a me… altrimenti farai la stessa fine dei tuoi genitori! Loro sono morti implorando la mia clemenza…»
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Ma che cosa commovente…» sibilò. «Io apprezzo sempre molto il coraggio… Sì, ragazzo, i tuoi genitori erano coraggiosi… Per primo ho ucCiso tuo padre: lui aveva ingaggiato un’intrepida lotta… Tua madre, invece, non era necessario che morisse… stava solo cercando di proteggerti… E ora dammi quella pietra, se non vuoi che sia morta invano».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Harry balzò verso la porta lambita dalle fiamme, ma Voldemort gridò: «PRENDILO!», e un istante dopo Harry sentì la mano di Raptor stringerglisi intorno al polso. Di colpo, una fitta acuta corse lungo tutta la Cicatrice che Harry aveva sulla fronte: era come se la testa gli si spaccasse in due. Gridò, lottando con tutte le sue forze, e con suo grande stupore Raptor lasCiò la presa. Il dolore alla testa diminuì. Harry si guardò intorno, in preda alla disperazione, per vedere dove fosse finito Raptor, e lo vide, piegato in due per il dolore, guardarsi le dita, che si stavano riempiendo di vesCiche a vista d’occhio.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Prendilo! PRENDILO!» gridò di nuovo Voldemort con voce stridula, e Raptor fece un balzo in avanti mandando Harry lungo disteso per terra e afferrandogli il collo con entrambe le mani. Il dolore della Cicatrice quasi lo accecava, ma Ciò non gli impedì di vedere Raptor torcersi in preda agli spasimi.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    E Raptor, pur continuando a tenere inchiodato il ragazzo a terra con le ginocchia, mollò la presa sul suo collo per contemplarsi inorridito i palmi delle mani. Anche Harry li vide: erano bruCiacchiati, con la carne al vivo, rossa e lucente.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «E allora ammazzalo, idiota, e facCiamola finita!» gridò Voldemort con la sua voce stridula.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Raptor alzò la mano per eseguire un sortilegio mortale, ma Harry, istintivamente, gli afferrò la facCia…
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Raptor gli rotolò via di dosso, e questa volta anche il volto gli si era coperto di vesCiche. A quel punto Harry capì: Raptor non poteva toccarlo senza provare un atroce dolore. La sua unica speranza, quindi, era di non mollarlo: quel contatto doloroso gli avrebbe impedito di fare incantesimi.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Harry balzò in piedi, afferrò Raptor per un bracCio e lo tenne più stretto che poteva. Raptor gridava e cercava di scrollarselo di dosso. Il dolore alla testa di Harry aumentava: ormai udiva soltanto le terribili strida di Raptor, Voldemort che gridava: «UCCiDILO! UCCiDILO!», e poi altre voCi (queste forse esistevano soltanto nella sua testa) che urlavano il suo nome.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Sentì il bracCio di Raptor sfuggirgli di mano, capì che tutto era perduto, e sprofondò giù, sempre più giù, in un buio senza fine…
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Un oggetto dorato lucCicava proprio sopra di lui. Era il BocCino! Cercò di afferrarlo, ma si sentiva le bracCia troppo pesanti.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Sbatté gli occhi. Non era affatto il BocCino. Era un paio di occhiali. Ma che strano.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Harry deglutì e si guardò intorno. Si rese conto di essere nell’infermeria del castello. Era adagiato in un letto dalle candide lenzuola di lino, e sul comodino accanto sembrava fosse stato trasferito un intero negozio di dolCiumi.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Quelli sono pegni di affetto dei tuoi amiCi e ammiratori» disse Silente illuminandosi in volto. «Quel che è accaduto giù nei sotterranei tra te e il professor Raptor è segretissimo, quindi naturalmente tutta la scuola ne è al corrente. Credo che i tuoi amiCi Fred e George Weasley abbiano cercato di mandarti la tavoletta di una tazza del gabinetto: devono aver creduto che ti saresti divertito. Ma Madama Chips non l’ha giudicata una cosa molto igienica, e quindi l’ha confiscata».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Vedo che non è faCile distrarti. Molto bene, parliamo della Pietra. Il professor Raptor non è riusCito a portartela via. Io sono arrivato in tempo per impedirlo, anche se devo ammettere che te la stavi cavando molto bene da solo».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Ma lei Ci è arrivato sul luogo dell’appuntamento? Ha ricevuto la Civetta da Hermione?»
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Ci dobbiamo essere incroCiati a mezz’aria. Non avevo neanche messo piede a Londra, che ho capito subito che il luogo dove dovevo andare era quello che avevo appena lasCiato. Sono arrivato giusto in tempo per toglierti di mano a Raptor…»
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Ah, sai di Nicolas?» disse Silente con un tono di voce che sembrava deliziato. «Hai fatto proprio le cose per bene, eh? Be’, Nicolas e io abbiamo fatto due chiacchiere, e abbiamo deCiso che era la cosa migliore».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Dispongono di una quantità suffiCiente di Elisir per sistemare i loro affari, dopodiché… ebbene si, moriranno».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «No, Harry, non se n’è andato per sempre. È ancora là fuori, da qualche parte, forse in cerca di un altro corpo da abitare… Visto che non è veramente vivo, è impossibile ucCiderlo. Ha lasCiato morire Raptor: ha tanta poca compassione per i seguaCi quanto per i nemiCi. Comunque, Harry, se tu hai ritardato il suo ritorno al potere, la prossima volta Ci vorrà semplicemente qualcun altro che sia in grado di sostenere quella che sembra una battaglia persa… Ma se il suo desiderio di potere continuerà a venire ostacolato, forse non lo riconquisterà mai più».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Harry annuì, ma smise subito, perché quel movimento gli faceva dolere la testa. Poi disse: «Signore, Ci sono alcune altre cose che mi piacerebbe sapere, se lei può rispondermi… cose sulle quali vorrei sapere la verità».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Bene… Voldemort ha detto di avere ucCiso mia madre soltanto perché lei cercava di impedirgli di ucCidere me. Ma lui perché voleva farmi fuori?»
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Purtroppo, alla prima domanda non posso rispondere. Non oggi. Non ora. Un giorno lo saprai… ma per adesso, Harry, non Ci pensare. Quando sarai più grande… Lo so che non sopporti di sentirtelo dire, ma… quando sarai pronto, lo saprai».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Vedi, tua madre è morta per salvarti. Ora, se c’è una cosa che Voldemort non riesce a concepire, è l’amore. Non poteva capire che un amore potente come quello di tua madre, lasCia il segno: non una Cicatrice, non un segno visibile… Essere stati amati tanto profondamente Ci protegge per sempre, anche quando la persona che Ci ha amato non c’è più. È una cosa che ti resta dentro, nella pelle. Raptor, che avendo ceduto l’anima a Voldemort era pieno di odio, di brama e di ambizione, non poteva toccarti per questa ragione. Per lui era un tormento toccare una persona segnata da un marchio di tanta bontà».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    A quel punto l’attenzione di Silente fu attratta da un uccellino che si era posato sul davanzale della finestra, il che lasCiò a Harry il tempo di asCiugarsi gli occhi col lenzuolo. Quando ebbe ritrovato la voce, il ragazzo disse: «E il mantello che rende invisibili… lei sa chi me l’ha mandato?»
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Ah… si dà il caso che tuo padre lo abbia lasCiato a me, e io ho pensato che avrebbe potuto farti piacere averlo». Gli occhi di Silente ammiccarono. «Sono cose utili… Quando era qui, tuo padre lo usava soprattutto per sgattaiolare in cuCina e far fuori qualche buon bocconCino».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «E… Ci sarebbe ancora un’altra cosa…»
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «E Cioè?»
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Harry cercò di capire quel diffiCile concetto, ma poiché gli faceva dolere la testa, Ci rinunCiò.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Ah, sono proprio contento che tu me lo chieda. E stata una delle mie idee più brillanti… e, detto fra noi, è tutto dire! Vedi, soltanto chi avesse voluto trovare la Pietra… bada bene: trovarla, non usarla… sarebbe stato capace di prenderla. Altrimenti lo specchio gli avrebbe rimandato l’immagine di uno che fabbrica oro o che beve Elisir di Lunga Vita. Devo dire che certe volte il mio cervello mi sorprende… Be’, adesso basta con le domande. Propongo che tu cominCi ad assaggiare qualcuno di questi dolCi. Ah! Gelatine Tuttigusti+1! Da giovane ho avuto la sfortuna di trovarne una al gusto di vomito, e da allora devo dire che per me hanno perso ogni attrattiva… Ma se prendo una bella caramella mou, non dovrei correre rischi… Tu che diCi
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Sorrise e si cacCiò in bocca un cubetto dal bel colore ambrato. Appena l’ebbe masticata, esclamò: «Povero me! Cerume!»
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Solo Cinque minuti» implorò Harry.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Ma ha lasCiato entrare il professor Silente…»
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «E va bene» acconsentì lei, «ma soltanto Cinque minuti».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    E lasCiò entrare Ron e Hermione.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Hermione sembrava sul punto di gettargli di nuovo le bracCia al collo, ma Harry fu contento che si trattenesse, perché la testa gli doleva ancora molto.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Era uno dei rari casi in cui la storia vera è ancor più strana e appassionante delle voCi incontrollate. Harry raccontò loro tutto; gli parlò di Raptor, dello specchio, della Pietra e di Voldemort. Ron e Hermione erano un pubblico ideale; trattenevano il fiato al momento giusto, e quando Harry disse quel che c’era sotto il turbante di Raptor, la ragazza cacCiò un urlo.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Be’, io sono riusCita a ritornare indietro sana e salva» disse Hermione. «Ho fatto rinvenire Ron, e c’è voluto un bel po’ di tempo… Quando siamo corsi su alla voliera per mandare il messaggio a Silente, lo abbiamo incontrato nel salone d’ingresso. Sapeva già tutto, e ha detto soltanto: ‘Harry gli è andato dietro, vero?’ Poi si è preCipitato su al terzo piano».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Be’» esplose Hermione, «se è così… voglio dire, è terribile… potevi anche rimanerCi
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «No, non è così» disse Harry pensieroso. «È un tipo strano, Silente. Penso che abbia voluto darmi una possibilità. Sapete, credo che sappia più o meno tutto quel che accade qui. PerCiò doveva essergli abbastanza chiaro che noi Ci avremmo provato, e invece di fermarCi, Ci ha insegnato tanto da darCi una mano. Non credo sia un caso, il fatto che mi abbia lasCiato scoprire come funzionava lo specchio: probabilmente, ha pensato che era mio diritto affrontare Voldemort, se ce la facevo…»
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Sì, Silente lo va strombazzando ai quattro venti» disse Ron tutto orgoglioso. «Senti, devi rimetterti in piedi per la festa di fine anno di domani. Il conteggio dei punti è stato ultimato, e naturalmente i Serpeverde hanno vinto: tu mancavi all’ultima partita di Quidditch e, senza di te, il Corvonero Ci ha stracCiati… Ma almeno il rinfresco sarà ottimo».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Siete rimasti quasi quindiCi minuti, e ora… FUORI!» disse in tono che non ammetteva repliche.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Voglio andare alla festa» disse a Madama Chips mentre questa era occupata a rimettere in ordine le molte scatole di dolCi sul tavolino. «Posso, no?»
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Il professor Silente dice che bisogna dartelo, questo permesso» disse in tono un po’ sdegnoso, come se a parer suo il professor Silente ignorasse quanto potessero essere rischiose le feste. «Comunque, qui Ci sono altre visite per te».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Mentre parlava, Hagrid era sgattaiolato dentro la stanza. Come sempre, quando si trovava in un luogo chiuso, sembrava troppo grosso per starCi tutto. Si sedette accanto a Harry, gli lanCiò un’occhiata e poi scoppiò in lacrime.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «È stata… tutta… colpa… mia… maledetto me!» singhiozzò con la facCia tra le mani. «Sono stato io a dire a quel malvagio come sfuggire alla sorveglianza di Fuffi! Proprio io gliel’ho detto! Era l’unica cosa che non sapeva, e io gliel’ho detta! Tu potevi morire! E tutto per un uovo di drago! Giuro che non berrò più neanche un gocCio! Mi meritavo d’essere buttato fuori e mandato a vivere fra i Babbani!»
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Hagrid!» disse Harry scosso, vedendo Hagrid tremare di pena e di rimorso, con i lucCiconi che gli rotolavano giù per la barba. «Dài, Hagrid, l’avrebbe scoperto lo stesso. Parliamo di Voldemort: l’avrebbe scoperto anche senza che glielo dicessi tu!»
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    A quel punto Harry gridò con quanto fiato aveva: «Voldemort!» Hagrid rimase talmente sconvolto che smise di piangere. «Io l’ho conosCiuto, e lo chiamo per nome. Dài, Hagrid, consolati: abbiamo salvato la Pietra, ora non c’è più e lui non può usarla. Su, prendi una Cioccorana, ne ho a vagoni…»
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Hagrid si asCiugò il naso con il dorso della mano e disse: «Questo mi fa tornare in mente che ho un regalo per te».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Ho mandato gufi e Civette a tutti i vecchi compagni di scuola dei tuoi genitori, chiedendogli delle foto… Sapevo che tu non ne avevi… Ti piace?»
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Harry non riusCiva a parlare, ma Hagrid capì ugualmente.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Quando Harry entrò, Ci fu un improvviso silenzio: poi tutti cominCiarono a parlare ad alta voce. Lui si infilò in un posto rimasto libero tra Ron e Hermione al tavolo di Grifondoro, facendo finta di non vedere che tutti gli altri erano in piedi e lo guardavano.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Un altro anno è passato!» iniziò Silente con tono allegro. «E io devo tediarvi con una chiacchierata da vecchio bacucco, prima che possiamo affondare i denti nelle nostre deliziose leccornie. Che anno è stato questo! Si spera che adesso abbiate la testa un po’ meno vuota di quando siete arrivati… E ora, avete tutta l’estate davanti a voi per tornare a vuotarvela, prima che cominCi il nuovo anno…
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Ora, se ho ben capito» proseguì, «deve essere assegnata la Coppa delle Case, e la classifica è questa: al quarto posto Grifondoro, con trecentododiCi punti; terzo Tassorosso con trecentoCinquantadue punti; secondo Corvonero, con quattrocentoventisei punti e primo Serpeverde, con quattrocentosettantadue».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Sì, sì, molto bene, Serpeverde» continuò Silente. «Ma Ci sono alcuni recenti avvenimenti che vanno presi in considerazione».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Ron si fece tutto rosso in facCia: sembrava un ravanello gravemente ustionato dal sole.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «…per la migliore partita a scacchi che si sia vista a Hogwarts da molti anni a questa parte, attribuisco al Grifondoro Cinquanta punti».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Secondo, alla signorina Hermione Granger… per avere usato freddamente la sua logica di fronte al fuoco, attribuisco al dormitorio di Grifondoro Cinquanta punti».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Hermione si nascose il viso tra le bracCia; Harry ebbe il forte sospetto che fosse scoppiata in lacrime. Alla tavola di Grifondoro, i ragazzi non stavano più nella pelle… avevano guadagnato cento punti!
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Esistono molti tipi di coraggio» disse Silente sorridendo. «Affrontare i nemiCi richiede notevole ardimento. Ma altrettanto ne occorre per affrontare gli amiCi. E pertanto… attribuisco dieCi punti al signor Neville PaCiock».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Chi si fosse trovato fuori della sala avrebbe potuto credere che Ci fosse stata un’esplosione, tanto fu il baccano che scoppiò alla tavola del Grifondoro. Harry, Ron e Hermione si erano alzati in piedi gridando e battendo le mani, mentre Neville, bianco come un cenCio per lo shock, scompariva sotto un capannello di compagni che cercavano di abbracCiarlo. Prima di allora, non aveva mai vinto neanche un punto per Grifondoro! Harry, che stava ancora applaudendo, diede qualche calCio sugli stinchi a Ron indicandogli Malfoy, il quale non avrebbe potuto apparire più stupefatto e inorridito se qualcuno gli avesse fatto l’Incantesimo della Pastoia Total-Body.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Ciò significa» riprese Silente sovrastando l’uragano di applausi dei Corvonero e dei Tassorosso, anche loro al settimo Cielo per la sconfitta di Serpeverde, «Ciò significa che dovremo ritoccare un po’ quelle decorazioni!»
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Batté le mani, e istantaneamente i parati verdi si fecero scarlatti e quelli d’argento divennero d’oro; l’enorme serpente di Serpeverde scomparve, lasCiando il posto al leone rampante di Grifondoro. Piton stringeva la mano alla professoressa McGranitt con stampato in volto un orribile sorriso stiracchiato. Il suo sguardo incroCiò quello di Harry e il ragazzo capì all’istante che i sentimenti di Piton verso di lui non erano cambiati di un ette. Ma questo non lo preoccupava: a quanto pareva, l’anno seguente la vita sarebbe tornata normale… o quanto meno, normale per Hogwarts.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    A Harry era passato di mente che non erano ancora usCiti i risultati degli esami; ma quelli puntualmente arrivarono. Con loro grande sorpresa, sia lui che Ron erano stati promossi con ottimi voti; quanto a Hermione, com’era da prevedere, risultò l’alunna migliore dell’anno. Persino Neville riuscì a passare per il rotto della cuffia: i buoni voti che aveva preso in Erbologia avevano compensato quelli disastrosi in Pozioni. Avevano sperato che Goyle, stupido quasi quanto cattivo, venisse buttato fuori; ma anche lui venne promosso. Era un gran peccato ma, come disse Ron, nella vita non si poteva avere tutto.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Poi, un bel giorno, i loro guardaroba si svuotarono di colpo, i bauli si riempirono, il rospo di Neville fu trovato acquattato in un angolo dei bagni; a tutti gli studenti vennero distribuiti avvisi scritti di non usare la magia durante le vacanze («Spero sempre che si dimentichino di darceli» aveva detto Fred Weasley tutto triste). Hagrid si presentò per accompagnarli giù al porticCiolo sul lago, dove li attendeva una flottiglia di barche per traghettarli; tutti salirono a bordo del Hogwarts Express, ridendo e chiacchierando mentre la campagna filava via sempre più verde e ordinata. Si rimpinzarono di caramelle Tuttigusti+1 mentre fuori del finestrino guardavano sfrecCiare le Città dei Babbani; si tolsero di dosso i mantelli da mago e rimisero giacche e cappotti; poi, finalmente, giunsero al binario nove e tre quarti della stazione di King’s Cross.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Ci volle un po’, prima che tutti si allontanassero dal binario. Al tornello c’era un anziano vigile tutto rugoso che li fece usCire a due o tre alla volta, in modo che non attirassero l’attenzione saltando fuori tutti insieme da un muro e non susCitassero allarme fra i Babbani.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Dovete venire tutti e due a trovarCi, quest’estate» disse Ron, «vi manderò un gufo».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Ciao, Harry!»
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Ci vediamo, Potter!»
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Lui, Ron e Hermione usCirono insieme dai cancelli.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Era zio Vernon, paonazzo in volto come sempre, baffuto come sempre, e come sempre arrabbiato per la facCia tosta di Harry, che nel bel mezzo di una stazione affollata di gente comune andava in giro con una Civetta in gabbia. Dietro di lui c’erano zia Petunia e Dudley, che alla sola vista di Harry assunse un’espressione atterrita.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «In un certo senso» rispose zio Vernon. «SpicCiati, ragazzo, non abbiamo mica tempo da perdere». E si avviò.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Allora Ci vediamo quest’estate».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Spero che tu… ehm… facCia buone vacanze» disse Hermione lanCiando un’occhiata dubbiosa a zio Vernon, ancora incredula che qualcuno potesse essere tanto antipatico.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Tre volte in una settimana!» tuonò dall’altra parte del tavolo. «Se non riesCi a tenere a bada quella Civetta, dovrà andarsene!»
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    «Si annoia» disse. «Edvige è abituata a volare all’aperto. Se solo potessi lasCiarla libera di notte…»
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    «Ma mi hai preso per scemo?» ringhiò zio Vernon con un pezzetto di uovo fritto impigliato nei baffoni. «So bene cosa succederebbe a lasCiar libero quell’animale».
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    «Ce n’è tanto nella padella, tesorucCio» disse zia Petunia, posando uno sguardo tenero sul suo grasso figliolo. «Devi mangiare, finché sei a casa… La mensa di quella scuola non mi convince affatto…»
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    «SCiocchezze, Petunia. Io non ho mai avuto fame, quando ero a Snobkin» disse zio Vernon accalorandosi. «Dudley mangia abbastanza; non è vero, figliolo?»
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Quelle parole ebbero un effetto incredibile sul resto della famiglia: Dudley boccheggiò e cadde dalla sedia con un tonfo che fece tremare tutta la cuCina; la signora Dursley lanCiò un gridolino e si mise le mani sulla bocca; il signor Dursley balzò in piedi con le vene delle tempie che gli pulsavano.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    «Intendevo ‘per favore’!» rispose Harry preCipitosamente. «Non volevo dire…»
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    «E COME OSI MINACCiARE DUDLEY!» ruggì zio Vernon nello stesso tono, battendo il pugno sul tavolo.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Hogwarts gli mancava così tanto che era come avere costantemente mal di stomaco. Gli mancava il castello con i suoi passaggi segreti e i suoi fantasmi, le lezioni (anche se magari non quelle di Piton, il professore di Pozioni), la posta consegnata via gufo, i banchetti nella Sala Grande, i sonni nel suo letto a baldacchino nel dormitorio della torre, le visitine al guardiacacCia Hagrid nella capanna viCino alla foresta proibita, e soprattutto il Quidditch, lo sport più popolare nel mondo dei maghi (sei alti pali alle porte, quattro palle volanti e quattordiCi giocatori a cavallo di un manico di scopa).
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Tutti i libri di magia, la bacchetta magica, gli abiti, il calderone e il suo superbo manico di scopa Nimbus Duemila erano stati chiusi a doppia mandata da zio Vernon in un armadio nel sottoscala nel momento stesso in cui Harry era arrivato a casa. Che gliene importava ai Dursley se lui perdeva il ruolo nella squadra di Quidditch perché non si era allenato per tutta l’estate? Era forse affar loro se tornava a scuola senza aver fatto i compiti delle vacanze? I Dursley erano quello che i maghi chiamavano Babbani (senza neanche una gocCia di sangue di mago nelle vene) e per loro un mago in famiglia rappresentava la vergogna più nera. Zio Vernon aveva addirittura messo un lucchetto alla gabbia di Edvige, la Civetta di Harry, per impedirle di portare messaggi a chiunque facesse parte del mondo dei maghi.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Harry non assomigliava affatto al resto della famiglia. Zio Vernon era grasso e senza collo, con enormi baffi neri; zia Petunia aveva una facCia cavallina ed era tutta pelle e ossa; Dudley era biondo e roseo come un porcello. Harry, al contrario, era piccolo e magro, con brillanti occhi verdi e capelli nerissimi, sempre arruffati. Portava occhiali rotondi e sulla fronte aveva una sottile Cicatrice a forma di saetta.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Era quella Cicatrice a rendere Harry cosi fuori dall’ordinario, anche fra i maghi: era l’unico segno del suo misterioso passato, della ragione per cui, undiCi anni prima, era stato deposto davanti alla porta di casa Dursley.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    All’età di un anno Harry era scampato a una maledizione lanCiata dal più grande stregone di tutti i tempi, Voldemort, un nome che la maggior parte delle streghe e dei maghi non osava ancora pronunCiare. L’attacco sferrato da Voldemort era costato la vita ai genitori di Harry, ma lui si era salvato, con la sua Cicatrice a forma di saetta, e per qualche ragione — nessuno sapeva perché — i poteri di Voldemort erano andati distrutti nel momento stesso in cui non era riusCito a ucCidere il ragazzo.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Harry quindi era stato allevato dalla sorella della defunta madre e da suo marito. Aveva trascorso dieCi anni con i Dursley senza mai capire perché gli accadesse di far succedere cose strane senza averne l’intenzione, e credendo alla storia che gli avevano raccontato i Dursley, che Cioè quella Cicatrice se l’era procurata nell’inCidente d’auto in cui erano morti i suoi genitori.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    E poi, esattamente un anno prima, Harry aveva ricevuto una lettera da Hogwarts e aveva scoperto la verità. Harry era andato a occupare il posto che gli spettava nella scuola dei maghi, dove lui e la sua Cicatrice erano famosi… ma ora l’anno scolastico era finito e lui era tornato dai Dursley per le vacanze estive, a essere trattato come un cane rognoso.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    I Dursley non si erano neanche ricordati che quel giorno era il suo dodicesimo compleanno. Non che lui Ci avesse sperato molto (da loro non aveva mai ricevuto un regalo, per non parlare di una torta), ma ignorarlo del tutto…
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    In quel preCiso momento, zio Vernon si schiarì la gola con aria sussiegosa e disse: «Allora, come tutti sappiamo, oggi è un giorno molto importante».
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    «Proprio così» disse zio Vernon aCido. «Io li farò accomodare in salotto, gli presenterò te, Petunia, e gli verserò da bere. Alle otto e un quarto…»
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    «Mi permette di accompagnarla in sala da pranzo, signora Mason?» disse Dudley offrendo il suo bracCione a una donna invisibile.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    «PreCisamente. Ora, durante la cena, dovremmo cercare di fare qualche bel complimento. Petunia, ti viene in mente qualcosa?»
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    «Che ne diCi di questo? ‘Signor Mason, a scuola abbiamo fatto un tema su “Eroi del nostro tempo” e io ho parlato di lei’».
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Questo era davvero troppo sia per zia Petunia che per Harry. Lei scoppiò in lacrime e abbracCiò il figlio; Harry scoppiò a ridere e si ficcò sotto il tavolo per non farsi vedere.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    «E Ci mancherebbe altro!» disse zio Vernon con forza. «I Mason non sanno niente di te né sapranno mai. Quando la cena sarà finita, tu, Petunia, riaccompagnerai la signora Mason in salotto per il caffè e io porterò la conversazione sui trapani. Con un po’ di fortuna, avrò in mano il contratto firmato e controfirmato prima del telegiornale delle dieCi. Domani a quest’ora staremo trattando l’acquisto di una casa a Maiorca».
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    La notizia non ecCitò minimamente Harry. Non pensava che sarebbe andato più a genio ai Dursley a Maiorca che a Privet Drive.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Harry usCi dalla stanza passando per la porta sul retro. Era una luminosa giornata di sole. Attraversò il prato e si lasCiò cadere sulla panchina del giardino, canticchiando tra sé: «Tanti auguri a me… tanti auguri a me…»
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Niente cartoline, niente regali e, per giunta, avrebbe trascorso la serata a far finta di non esistere. Il suo sguardo sconsolato si posò sulla siepe. Non si era mai sentito cosi solo. Più di qualsiasi altra cosa avesse lasCiato a Hogwarts, più ancora del Quidditch, Harry aveva nostalgia dei suoi migliori amiCi, Ron Weasley e Hermione Granger. Ma loro non sembravano sentire la sua mancanza. Nessuno dei due gli aveva scritto per tutta l’estate, anche se Ron aveva detto che lo avrebbe invitato a passare qualche giorno da lui.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Migliaia di volte Harry era stato sul punto di aprire con la magia la gabbia di Edvige e di mandarla da Ron e da Hermione con una lettera, ma non valeva la pena rischiare. Ai maghi minorenni non era permesso di fare incantesimi fuori della scuola. Questo ai Dursley non lo aveva detto; sapeva che solo il terrore di venire trasformati in scarafaggi li aveva trattenuti dal chiudere anche lui nell’armadio del sottoscala insieme alla bacchetta magica e al manico di scopa. Durante le ultime due settimane Harry si era divertito a farfugliare tra sé parole senza senso e guardare Dudley catapultarsi fuori dalla stanza a tutta la veloCità permessa dalle sue gambe grasse. Ma il lungo silenzio di Ron e di Hermione aveva fatto sentire Harry così tagliato fuori dal mondo della magia che anche tormentare Dudley aveva perso il suo fasCino… e ora Ron e Hermione avevano dimenticato il suo compleanno.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Non che l’anno trascorso a Hogwarts fosse stato tutto rose e fiori. Alla fine dell’ultimo trimestre Harry si era trovato facCia a facCia nientemeno che con Voldemort in persona. Voldemort poteva anche essere un relitto di Ciò che era stato, ma era ancora terrificante, scaltro, determinato a riconquistare il potere. Ancora una volta Harry era riusCito a sfuggire alle sue grinfie, ma per un pelo, e anche adesso, a distanza di molte settimane, il ragazzo continuava a svegliarsi di notte coperto di sudore freddo chiedendosi dove fosse Voldemort in quel momento, senza riusCire a dimenticare quel volto livido, quegli occhi folli e sbarrati…
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    «Meglio che tu non ti facCia sentire da tua madre a parlare della mia scuola» disse Harry in tono glaCiale.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Dudley indietreggiò all’istante, incespicando, con il panico stampato in facCia.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    «T-tu non puoi… Papà t-ti ha d-detto che non d-devi fare magie… ha d-detto che t-ti b-butta fuori di casa… e tu non hai un posto dove andare… non hai amiCi che ti accolgano…»
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    «MAMMA!» urlò Dudley incespicando nei propri piedi mentre si preCipitava verso casa. «MAMMA! Harry sta facendo quella cosa lì!»
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Mentre Dudley Ciondolava in giro mangiando gelati, Harry pulì i vetri, lavò l’auto, falCiò il prato e rassettò le aiuole, potò e annaffiò le rose e ridipinse la panchina del giardino. Il sole sfolgorante gli bruCiava la nuca. Harry sapeva che non avrebbe dovuto cadere nel tranello di Dudley, ma lui aveva detto esattamente quel che Harry rimuginava dentro di sé… forse era vero che non aveva neanche un amico a Hogwarts…
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    ‘Come vorrei che vedessero il famoso Harry Potter adesso!’ pensava furibondo mentre spargeva conCime sulle aiuole, tutto sudato e con la schiena dolorante.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Harry fu felice di raggiungere la penombra della cuCina tirata a luCido. In Cima al frigorifero troneggiava il dolce preparato per la cena: un’immensa montagna di panna montata guarnita di violette di zucchero. Un arrosto di maiale stava sfrigolando in forno.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    «Mangia, svelto! I Mason saranno qui tra poco!» lo incalzò zia Petunia indicando due fette di pane e un pezzo di formaggio sul tavolo di cuCina. Lei indossava già un abito da cocktail rosa salmone.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Passando davanti alla porta del salotto Harry intravide zio Vernon e Dudley in cravatta a farfalla e smoking. Era appena arrivato al pianerottolo quando il campanello suonò e la facCia furibonda di zio Vernon apparve in fondo alle scale.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Harry raggiunse la sua camera da letto in punta di piedi, vi sCivolò dentro, chiuse la porta e si voltò per buttarsi sul letto.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

   Harry riuscì a non cacCiare un urlo, ma Ci andò molto viCino. La piccola creatura che si trovava sul letto aveva enormi orecchie da pipistrello e due occhi verdi sporgenti, grandi come palle da tennis. Harry capì all’istante che era stato lui, quella mattina, a guardarlo attraverso la siepe del giardino.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    La creatura sCivolò giù dal letto e fece un inchino così profondo da toccare la moquette con la punta del suo naso lungo e sottile. Harry notò che indossava qualcosa di simile a una vecchia federa, con degli strappi da cui usCivano le bracCia e le gambe.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    «G-grazie» disse Harry sgattaiolando lungo la parete e sprofondando nella sedia davanti alla scrivania, viCino alla gabbia di Edvige. Avrebbe voluto chiedere: ‘Che cosa sei?’, ma pensando che suonasse poco gentile disse invece: «Chi sei?»
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    «Non che non mi facCia piacere conoscerti» si affrettò a dire Harry, «ma… sei qui per qualche ragione preCisa?»
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    «Oh, sì, signore» rispose Dobby tutto compunto. «Dobby è venuto a dirle, signore… è diffiCile, signore… Dobby non sa da che parte cominCiare».
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Harry credette di sentire le voCi di sotto farsi più basse.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Harry, cercando di zittirlo e confortarlo al tempo stesso, lo spinse sul letto, dove l’elfo si sedette in preda ai singhiozzi, simile a una bambola grossa e brutta. Finalmente riuscì a controllarsi e rimase seduto, fissando Harry con i grandi occhi carichi di lacrimosa adorazione.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    «Devi aver conosCiuto dei maghi molto maleducati» disse Harry cercando di fargli tornare un po’ d’allegria.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Dobby scosse la testa. Poi, all’improvviso, saltò su e prese furiosamente a capocCiate la finestra gridando: «Cattivo Dobby! Cattivo Dobby!»
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    «Dobby ne dubita, signore. Dobby deve continuamente punirsi per qualcosa, signore. E loro lasCiano fare Dobby, signore. A volte gli ricordano di darsi qualche castigo in più…»
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    «E pensare che credevo non Ci fosse niente di peggio del dover restare qui per altre quattro settimane» disse. «A sentire te, i Dursley mi sembrano quasi umani. Non c’è nessuno che possa aiutarti? Non posso aiutarti io?»
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Subito dopo Harry desiderò di non aver parlato. Dobby si sCiolse di nuovo in gemiti di gratitudine.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Harry, che si sentiva il viso deCisamente in fiamme, disse: «Qualsiasi cosa tu abbia sentito dire sulla mia grandezza… sono tutte stupidaggini. Non sono neanche il primo del mio corso, a Hogwarts. Hermione lo è; lei sì che…»
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Dobby si mise le mani sulle orecchie da pipistrello e mugolò: «Ah, non pronunCi quel nome, signore! Non pronunCi quel nome!»
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    «Dobby ha sentito dire» disse con voce rauca, «che Harry Potter ha incontrato l’Oscuro Signore una seconda volta, appena poche settimane fa… che Harry Potter è riusCito a sfuggirgli di nuovo!»
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    «Ah, signore!» ansimò asCiugandosi la facCia con l’angolo della federa lerCia che aveva addosso. «Harry Potter è valente e audace! Ha già affrontato coraggiosamente così tanti pericoli! Ma Dobby è venuto per proteggere Harry Potter, per avvertirlo, anche se poi gli toccherà chiudersi le orecchie nello sportello del forno… Harry Potter non deve tornare a Hogwarts».
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Ci fu un silenzio rotto solo dal tintinnio delle posate proveniente dalla sala da pranzo e dal ronzio lontano della voce di zio Vernon.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    «Co-cosa?» balbettò Harry. «Ma io devo tornarCi… L’anno scolastico inizia il primo di settembre. E l’unica cosa che mi aiuta ad andare avanti. Tu non sai com’è qui. Io non appartengo a questo posto. Appartengo al vostro mondo… a Hogwarts».
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    «Basta così!» gridò Harry afferrando l’elfo per un bracCio. «Non puoi dirlo, capisco. Ma perché stai avvertendo proprio me?» Un pensiero improvviso e spiacevole gli attraversò la mente. «Aspetta un po’… è qualcosa che ha a che fare con Vol… scusa… con Tu-Sai-Chi, è vero? Basta che tu facCia di sì o di no con la testa» aggiunse in fretta, perché la testa di Dobby tornò a lanCiarsi pericolosamente contro il muro.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    «Albus Silente è il più grande direttore che Hogwarts abbia mai avuto. Dobby lo sa, signore. Dobby ha sentito dire che Silente è grande quanto Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato quando era al culmine della sua forza. Ma, signore» e qui la voce di Dobby divenne un sussurro conCitato, «Ci sono poteri che Silente non può… poteri che nessun mago per bene…»
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    E prima che Harry potesse fermarlo Dobby saltò giù dal letto, afferrò la lampada dalla scrivania e cominCiò a darsela in testa con guaiti assordanti.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Di sotto si fece un improvviso silenzio. Un attimo dopo Harry, con il cuore che gli batteva furiosamente in petto, udi zio Vernon andare nell’ingresso dicendo: «Ancora una volta, Dudley deve aver lasCiato la televisione accesa, quel monello!»
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    «Svelto! Nell’armadio!» sussurrò Harry spingendoCi dentro Dobby, richiudendo lo sportello e infilandosi a letto proprio nel momento in cui la maniglia della porta si abbassava.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    «Che cosa… diavolo… stai… facendo?» disse zio Vernon digrignando i denti e avviCinando orribilmente il viso a quello di Harry. «Mi hai appena rovinato il finale della barzelletta sul golfista giapponese… Ancora un rumore e ti facCio pentire di essere nato!»
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    E uscì dalla stanza col passo pesante dei suoi piedi piatti.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Harry, tutto tremante, fece usCire Dobby dall’armadio.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    «Lo vedi come si vive qui?» disse. «Lo capisCi perché devo tornare a Hogwarts? È l’unico posto dove ho… be’, dove penso di avere degli amiCi».
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    «AmiCi che neanche scrivono a Harry Potter?» disse Dobby maliziosamente.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    «Suppongo che abbiano… aspetta un attimo» disse Harry aggrottando la fronte. «Come fai a sapere, tu, che i miei amiCi non mi hanno scritto?»
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    «Dobby ce le ha qui, signore» disse l’elio. Allontanandosi agilmente dalla portata di Harry, tirò fuori dalla federa che aveva indosso un gran fasCio di buste. Harry riconobbe la scrittura nitida di Hermione, gli scarabocchi disordinati di Ron e anche due righe buttate giù in fretta che sembravano di Hagrid, il guardiacacCia di Hogwarts.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Dobby sbirCiò Harry con ansia.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    «Harry Potter non deve arrabbiarsi… Dobby sperava… se Harry Potter pensava di essere stato dimenticato dagli amiCi… forse Harry Potter non avrebbe più voluto tornare a scuola, signore…»
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    «Harry Potter le avrà, signore, se darà a Dobby la sua parola d’onore che non tornerà a Hogwarts. Ah, signore, è un rischio che non deve affrontare! Dica che non Ci tornerà, signore!»
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    «No!» disse Harry infuriato. «Dammi le lettere dei miei amiCi
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    «Allora Harry Potter non lasCia a Dobby altra scelta» disse l’elfo tristemente.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Con la bocca secca, lo stomaco stretto, Harry si preCipitò dietro di lui, cercando di non far rumore. Saltò a pie’ pari gli ultimi sei gradini, atterrò come un gatto sul tappeto dell’ingresso e si guardò intorno in cerca dell’elfo. Dal salotto, udiva la voce di zio Vernon che diceva: «…signor Mason, racconti a Petunia quella buffissima storiella degli idrauliCi americani… lei muore dalla voglia di sentirla…»
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Harry corse in cuCina e il cuore gli si fermò.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Il capolavoro di pasticceria di zia Petunia, la montagna di panna cosparsa di violette di zucchero, stava galleggiando in aria, viCino al soffitto. In Cima a un armadio, nell’angolo, stava accovacCiato Dobby.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Dobby gli lanCiò un’occhiata tragica.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Si udirono delle grida provenire dalla sala da pranzo. Zio Vernon irruppe in cuCina dove trovò Harry, impalato, coperto da capo a piedi di panna e violette.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    All’inizio sembrò che riusCisse a trovare una buona scusa per quel disastro («È soltanto nostro nipote… un ragazzo molto disturbato… vedere estranei lo mette a disagio, per questo lo abbiamo tenuto di sopra…»). Rispedì i Mason, sconvolti, nella sala da pranzo, promise a Harry che quando gli ospiti fossero andati via lo avrebbe scorticato vivo e gli allungò uno stracCio. Zia Petunia ripescò un gelato dal freezer e Harry, ancora tremante, cominCiò a darsi da fare per pulire la cuCina.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Zia Petunia stava facendo girare un cestino di Cioccolatini digestivi alla menta, quando un immenso gufo entrò dalla finestra, lasCiò cadere una lettera sulla testa della signora Mason e volò via. La signora Mason gridò come un’ossessa e fuggì dalla casa urlando qualcosa sui matti. Il signor Mason rimase il tempo necessario a spiegare ai Dursley che sua moglie aveva un terrore mortale degli uccelli di ogni forma e dimensione e a chiedere se avevano pensato di essere divertenti.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    In cuCina Harry si aggrappava allo stracCio per farsi forza, mentre zio Vernon avanzava verso di lui con i piccoli occhi porCini accesi di una luce diabolica.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Abbiamo avuto notizia che nel luogo dove lei risiede, questa sera, alle nove e dodiCi minuti, è stato praticato un Incantesimo di Librazione.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Mafalda Hopkirk UffiCio per l’Uso Improprio delle Arti Magìche Ministero della Magia
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    «Non Ci avevi detto che non ti era consentito usare la magia fuori della scuola» disse zio Vernon con un lampo di furore negli occhi. «Hai dimenticato di dirlo… ti è passato di mente, immagino…»
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    E con una risata isterica trasCinò Harry al piano di sopra.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Zìo Vernon fu spietato quanto le sue parole. Il mattino seguente chiamò un uomo perché mettesse le sbarre alla finestra della camera di Harry. Lui personalmente installò alla porta una gattaiola appena suffiCiente a far passare piccole quantità di Cibo tre volte al giorno. Poteva usCire solo per andare in bagno, di sera e di mattina. Per il resto, il ragazzo rimaneva chiuso a chiave in camera ventiquattr’ore su ventiquattro.
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    Tre giorni dopo i Dursley non davano segno di allentare la guardia e Harry non vedeva via di usCita da quella situazione. Se ne stava steso a letto guardando il sole sparire dietro le sbarre della finestra e si chiedeva sconsolato cos’altro gli sarebbe accaduto.
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    A che scopo usCire dalla stanza con un incantesimo se poi a Hogwarts lo avrebbero espulso per averlo fatto? Ma la vita a Privet Drive non era mai stata così insopportabile. Ora che i Dursley sapevano che non sarebbero stati trasformati in scarafaggi, lui aveva perso la sua unica arma. Dobby poteva anche averlo salvato da eventi orribili a Hogwarts, ma per come stavano andando le cose probabilmente lui sarebbe morto comunque: di fame.
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    La gattaiola Cigolò e apparve la mano di zia Petunia, che introdusse nella stanza una Ciotola di minestra in scatola. Harry, che aveva mal di stomaco per la fame, saltò dal letto e l’afferrò. La zuppa era gelata, ma lui ne trangugiò la metà in un sol sorso. Poi si avviCinò alla gabbia di Edvige e versò nella sua mangiatoia vuota le verdure mollicce che galleggiavano sul fondo della Ciotola. Lei arruffò tutte le penne e gli lanCiò un’occhiata di profondo disgusto.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Rimise la Ciotola vuota viCino alla gattaiola e tornò a stendersi sul letto, ancora più affamato di prima.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Ammettendo di essere ancora vivo di lì a quattro settimane, che cosa sarebbe successo se non fosse tornato a Hogwarts? Forse avrebbero mandato qualcuno a cercarlo? Sarebbero riusCiti a convincere i Dursley a lasCiarlo andare?
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Sognò di essere in mostra, in uno zoo, dentro una gabbia con su un cartello: ‘Mago Minorenne’. La gente lo guardava stralunata, mentre lui, debole e affamato, se ne stava rannicchiato su un pagliericCio. Tra la folla vedeva la facCia di Dobby, gridava per chiedergli aiuto, ma Dobby rispondeva: «Qui Harry Potter è al sicuro, signore!» e svaniva. Allora apparivano i Dursley, e Dudley picchiava contro le sbarre della gabbia ridendogli in facCia.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    «Smettila» bofonchiava Harry, mentre quel rumore secco gli rimbombava nella testa dolorante. «LasCiami in pace… smettila… sto cercando di dormire…»
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

   «Ron!» esclamò in un soffio Harry, strisCiando verso la finestra e aprendola in modo da poter parlare attraverso le sbarre. «Ron, come hai… che cosa…?»
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    Lo spettacolo che gli si presentò davanti agli occhi lo lasCiò senza fiato. Ron si sporgeva fuori dal finestrino posteriore di una vecchia automobile color turchese, parcheggiata a mezz’aria. E dai sedili anteriori i gemelli Fred e George, i fratelli maggiori di Ron, guardavano Harry sorridendo.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Ma che cosa ti è capitato?» chiese Ron. «Perché non hai risposto alle mie lettere? Ti ho chiesto almeno una dozzina di volte di venire a stare da noi, e quando papà è tornato a casa e ha detto che avevi avuto un richiamo uffiCiale per avere usato la magia di fronte ai Babbani…»
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Non Ci servono gli incantesimi» disse Ron con un ghigno accennando ai sedili anteriori. «Dimentichi chi è con me».
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    Quando le sbarre furono al sicuro sul sedile posteriore, accanto a Ron, Fred fece marCia indietro avviCinandosi il più possibile alla finestra di Harry.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Chiusi nell’armadio del sottoscala, e io non posso usCire da questa stanza…»
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    Fred e George si arrampicarono cautamente sulla finestra ed entrarono nella camera di Harry. ‘Avrei dovuto pensarCi’, si disse Harry mentre George estraeva dalla tasca una comune forCina da capelli e cominCiava a forzare la serratura.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Molti maghi pensano che imparare questo tipo di trucchi da Babbani sia una perdita di tempo» disse Fred, «ma per noi sono cose che vale la pena di imparare, anche se Ci vuole un po’ di tempo».
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    Finalmente, ansimanti, i ragazzi raggiunsero il pianerottolo e portarono il baule attraverso la stanza fino alla finestra. Fred risalì in macchina e cominCiò a tirare insieme a Ron, mentre Harry e George spingevano da dentro. Un centimetro dopo l’altro, il baule sCivolò fuori.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «QUELLA DANNATA CiVETTA!»
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    Harry attraversò di corsa la stanza mentre si accendeva la luce sul pianerottolo; afferrò la gabbia di Edvige, si preCipitò alla finestra e la consegnò a Ron. Si stava arrampicando di nuovo sul cassettone, quando zio Vernon mollò un pugno sulla porta che, non essendo chiusa a chiave, si spalancò.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    Per una frazione di secondo zio Vernon rimase lì, incorniCiato dalla porta; poi muggì come un toro inferoCito e si lanCiò su Harry afferrandolo per una caviglia.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    Ron, Fred e George avevano preso l’amico per le bracCia e tiravano con tutta la forza possibile.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    Harry non riusCiva a crederCi… era libero. Tirò giù il finestrino, con l’aria della notte che gli scompigliava i capelli, e guardò i tetti di Privet Drive che si allontanavano alle sue spalle. Zio Vernon, zia Petunia e Dudley erano rimasti a guardare, ammutoliti, dalla finestra di Harry.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Ci vediamo la prossima estate!» gridò lui.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Libera Edvige» disse a Ron. «Può seguirCi in volo. Sono mesi che non ha modo di sgranchirsi le ali».
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    George passò la forCina da capelli a Ron e un attimo dopo Edvige si librava felice in aria, seguendoli come un fantasma.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    Harry raccontò tutto di Dobby, dell’avvertimento che gli aveva dato, del disastro del dolce guarnito di violette. Quando ebbe terminato Ci fu un lungo silenzio sbalordito.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «DeCisamente incomprensibile» convenne George. «E non ti ha neanche detto chi sarebbe l’autore di questo complotto?»
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Credo che non potesse farlo» disse Harry. «Vi dico, ogni volta che stava per lasCiarsi sfuggire di bocca qualcosa cominCiava a sbattere la testa contro il muro».
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Be’» disse Fred, «mettiamola cosi: gli elfi domestiCi hanno poteri magiCi propri, ma in genere non possono usarli senza il permesso del loro padrone. Mi sa che il vecchio Dobby è stato mandato per impedirti di tornare a Hogwarts. Qualcuno ha pensato di farti uno scherzo. Sai di nessuno, a scuola, che ce l’abbia con te?»
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Draco Malfoy?» fece George voltandosi. «Per caso il figlio di LuCius Malfoy?»
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «E quando Tu-Sai-Chi scomparve» disse Fred girandosi per guardare in facCia Harry, «LuCius Malfoy tornò dicendo che lui non aveva mai avuto cattive intenzioni. Un mucchio di stupidaggini… Papà pensa che facesse parte della cerchia più stretta di Tu-Sai-Chi».
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    Harry aveva già sentito voCi del genere a proposito della famiglia di Malfoy e quindi non ne fu affatto sorpreso. Al suo confronto, Dudley Dursley diventava un ragazzo gentile, premuroso e sensibile.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Il sogno di mamma è di avere un elfo domestico che le stiri il bucato» disse George. «Ma Ci dobbiamo accontentare di un vecchio fantasma pidocchioso che vive in soffitta e di certi gnomi che girano per il giardino. Gli elfi domestiCi si presentano quando si è proprietari di immensi manieri e antichi castelli, e altri posti del genere. In casa nostra stai tranquillo che non ce ne trovi neanche uno…»
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    Harry taceva. A giudicare dal fatto che Draco Malfoy aveva in genere il meglio del meglio, la sua famiglia doveva nuotare nell’oro, oro di maghi. Non gli riusCiva diffiCile immaginare Malfoy aggirarsi tutto tronfio in un grande maniero. E anche mandare il servo di famiglia per impedire a Harry di tornare a Hogwarts suonava come il genere di cose di cui Malfoy poteva essere capace. Era forse stato ingenuo, Harry, a prendere sul serio Dobby?
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Percy si è comportato in modo molto strano tutta l’estate» disse George aggrottando la fronte. «Ha mandato un sacco di lettere e ha passato un sacco di tempo chiuso in camera sua… Voglio dire, ma quante volte vorrà luCidarlo un distintivo da Prefetto! …Stai virando troppo a ovest, Fred» soggiunse, indicando una bussola sul cruscotto. Fred sterzò.
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    «Ehm… no» rispose Ron. «Lui stanotte doveva lavorare. Se siamo fortunati riusCiremo a rimetterla in garage senza che mamma si accorga che l’abbiamo fatta volare».
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Lavora nella divisione più noiosa» disse Ron. «L’UffiCio per l’Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani».
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Si occupa di oggetti di Babbani, appartenenti a maghi che li hanno stregati per impedire ai Babbani di usarli di nuovo. L’anno scorso, per esempio, è morta una vecchia strega e il suo servizio da tè è stato venduto a un negozio di antiquariato. Lo ha comprato una Babbana, se lo è portato a casa e ha cercato di servirCi il tè a degli amiCi. E stato un incubo… papà ha dovuto fare straordinari per settimane intere».
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    «La teiera era impazzita e schizzava tè bollente dappertutto, e un signore è finito in ospedale con le pinze per lo zucchero appese al naso. Papà ha lavorato come un pazzo, in uffiCio Ci sono soltanto lui e un vecchio stregone di nome Perkins, e hanno dovuto fare Incantesimi di Memoria e ogni sorta di artifiCi per mettere a tacere la cosa…»
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    Fred scoppiò a ridere. «Sì, papà va matto per tutto quel che riguarda i Babbani; abbiamo il capanno pieno zeppo di aggeggi che provengono dal loro mondo. Lui li smonta, Ci introduce qualche incantesimo dentro e poi li rimonta. Se facesse un’ispezione in casa nostra dovrebbe mettersi subito agli arresti. È una cosa che manda mamma fuori dai gangheri».
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Quella è la strada prinCipale» disse George guardando in giù attraverso il parabrezza. «Tra dieCi minuti siamo arrivati… meno male, sta albeggiando…»
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Ci siamo!» disse Fred quando, con un lieve sobbalzo, ebbero toccato il suolo. Erano atterrati viCino a un garage malandato, in un piccolo cortile, e Harry vide per la prima volta la casa di Ron.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    Aveva l’aria di essere stata, un tempo, un grosso porCile di pietra, ma qua e là erano state aggiunte delle stanze per un’altezza di diversi piani e, così contorta, la costruzione sembrava proprio reggersi in piedi per magia (il che, come Harry rammentò a se stesso, era probabilmente vero). Sul tetto rosso facevano capolino quattro o Cinque comignoli. Su un’insegna sbilenca fissata a terra, viCino all’entrata, si leggeva: ‘La Tana’. Dietro alla porta prinCipale, alla rinfusa, erano ammucchiati degli stivaloni di gomma e un calderone tutto arrugginito. Molte galline marroni ben pasCiute andavano beccando qua e là per l’aia.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Ora saliamo senza far rumore» disse Fred, «e aspettiamo che mamma Ci chiami per la colazione. Poi tu, Ron, scendi giù saltellando e diCi: ‘Mamma, guarda chi è arrivato stanotte!’; lei sarà tutta contenta di vedere Harry e nessuno dovrà mai sapere che abbiamo fatto volare la macchina».
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    La signora Weasley stava attraversando il cortile a passo di marCia, gettando lo scompiglio tra i polli, e per quanto fosse una donna bassa, rotondetta e dal viso gentile, in quel momento assomigliava notevolmente a una tigre dai denti a sCiabola.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «AcCidenti…» fece eco George.
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    «ScusaCi, mamma, ma vedi, dovevamo…»
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Letti vuoti! Neanche un biglietto… L’auto sparita… Potevate esservi schiantati… Ero fuori di me dall’angosCia… Ma a voi che vi importava?… Mai in tutta la vita… Ma aspettate che vostro padre torni a casa. Bill, Charlie e Percy non Ci hanno mai dato preoccupazioni di questo genere…»
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    Si voltò e rientrò in casa e Harry, dopo aver lanCiato uno sguardo nervoso a Ron, che annuì con fare incoraggiante, la seguì.
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    La cuCina era piccola e piuttosto ingombra. Nel mezzo c’era un misero tavolo di legno con delle sedie; Harry si sedette sul bordo di una di esse, guardandosi intorno. Non era mai stato in una casa di maghi.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    L’orologio, sulla parete di fronte, aveva una sola lancetta e niente numeri. Sul quadrante c’erano scritte cose come: ‘Ora di fare il tè’, ‘Ora di dar da mangiare ai polli’ e ‘Sei in ritardo’. Sulla mensola del camino, uno sopra l’altro, erano accatastati libri con titoli come Incantate il vostro formaggio, Incantesimi da forno, e Banchetti in un minuto: questa sì che è magia! E a meno che le orecchie di Harry non lo ingannassero, la vecchia radio viCino al lavandino aveva appena annunCiato «L’ora della magia, con l’incantatrice pop Celestina Warbeck».
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    La signora Weasley si muoveva per la stanza rumorosamente, preparando la colazione un po’ alla buona e gettando occhiate bieche ai suoi figli mentre lanCiava le salsicce nella padella. Di tanto in tanto bofonchiava frasi del tipo: «Non so cosa avete in testa» oppure: «Non me lo sarei mai aspettato».
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    «Non ce l’ho con te, caro» rassicurò Harry, lasCiando cadere otto o nove salsicce nel suo piatto. «Arthur e io eravamo preoccupati anche per te. Proprio ieri sera dicevamo che saremmo venuti noi stessi a prenderti se per venerdì Ron non avesse ricevuto una tua risposta. Ma veramente!» (ora gli stava aggiungendo nel piatto tre uova fritte) «Volare con una macchina non regolamentare per tutto il paese… chiunque avrebbe potuto vedervi…»
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    Poi, con noncuranza, agitò la bacchetta magica verso i piatti da lavare nel lavandino e quelli cominCiarono a pulirsi da soli, con un lieve acCiottolio di sottofondo.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Il Cielo era coperto, mamma» disse Fred.
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    «Lo stesso vale per te!» disse la signora Weasley, ma fu con un’espressione lievemente addolCita che cominCiò a tagliare il pane per Harry e a imburrarglielo.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    In quel momento una figuretta dai capelli rossi e dalla lunga camiCia da notte comparve in cuCina, lanCiò un gridolino e corse via di nuovo.
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    «Sì, vedrai che ti chiederà l’autografo, Harry» commentò Fred ridendo, ma poi, cogliendo l’occhiata di sua madre, chinò la facCia sul piatto senza più dire una parola. Regnò il silenzio fino a che tutti e quattro i piatti non furono puliti, il che richiese un tempo sorprendentemente breve.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «E molto gentile da parte tua, ma è un lavoro noioso» disse la signora Weasley. «Vediamo un po’ cosa ha da dirCi Allock in proposito».
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    Sbadigliando e borbottando, i fratelli Weasley usCirono trasCinando i piedi. Harry li seguì: il giardino era grande e corrispondeva esattamente alla sua idea di giardino. Ai Dursley non sarebbe piaCiuto: era pieno di erbacce e aveva urgente bisogno di una sistemata, ma tutt’intorno al muro di Cinta c’erano alberi nodosi, dalle aiuole spuntavano piante che Harry non aveva mai visto e c’era un grosso stagno verde pieno di ranocchie.
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    Di certo non assomigliava a Babbo Natale. Era piccolo e coriaceo, con una grossa testa calva e bitorzoluta, tale e quale a una patata. Ron lo tenne sospeso in aria, mentre quello scalCiava con i suoi piccoli piedi duri. Lo prese per le caviglie e lo mise a testa in giù.
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    «Ecco come bisogna fare» disse. Sollevò lo gnomo sopra la testa («Lasssiami!») e lo fece roteare in aria come un lazo, descrivendo grandi cerchi. Poi vide la facCia sconvolta di Harry e aggiunse: «Non si fanno male… Ma bisogna stordirli in modo che non ritrovino la strada delle loro tane».
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    Mollò la presa e quello volò a dieCi metri di altezza per poi atterrare con un tonfo nel campo oltre la siepe.
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    «Fai pena» disse Fred. «Scommetto che io riesco a lanCiare il mio oltre quella ceppaia».
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    Hany imparò ben presto a non provare troppo dispiacere per gli gnomi. Stava per lanCiare il primo che prese al di là della siepe, ma lo gnomo, avvertendo la sua indeCisione, gli affondò i denti affilati come rasoi nel dito e Harry ebbe molta difficoltà a scrollarselo di dosso fino a che…
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    «Ehi, Harry… devi averlo tirato a più di quindiCi metri…»
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    «Lo vedi? Non sono molto intelligenti» disse George afferrandone Cinque o sei alla volta. «Quando capiscono che si sta facendo la disinfestazione escono tutti fuori per guardare. Ormai dovrebbero avere imparato a starsene fermi».
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    Poco dopo, frotte di gnomi cominCiarono ad allontanarsi dal giardino in ordine sparso.
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    «Torneranno» disse Ron guardandoli scomparire nella siepe, dall’altra parte del campo. «Ci stanno bene qui… Papà è troppo indulgente con loro, li trova divertenti…»
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    Il signor Weasley era crollato su una sedia in cuCina, si era tolto gli occhiali e se ne stava a occhi chiusi. Era magro e quasi calvo, ma quei pochi capelli che gli erano rimasti erano dello stesso colore rosso di tutti i suoi figli. Indossava un lungo abito verde, tutto impolverato e sgualCito dal viaggio.
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    «Tutto quel che sono riusCito a prendere è qualche chiave che si rimpicCiolisce e un bollitore che morde» sbadigliò il signor Weasley. «Abbiamo visto anche roba molto sospetta, ma per fortuna non era di mia competenza. Morlake è stato portato via per essere interrogato su alcuni stranissimi furetti, ma questo, grazie al Cielo, riguarda il Comitato per gli Incantesimi Sperimentali…»
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    «Perché uno si dovrebbe prendere la briga di far rimpicCiolire delle chiavi?» chiese George.
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    «È una trappola per i Babbani» sospirò il signor Weasley. «Vendergli una chiave che si rimpicCiolisce, in modo che quando ne hanno bisogno non riescono a trovarla… Naturalmente è molto diffiCile arrestare qualcuno, perché non esiste Babbano che ammetterebbe che la sua chiave rimpicCiolisce… Direbbe di averla persa. Benedetta gente, farebbero qualsiasi cosa per far finta che la magia non esiste, anche quando ce l’hanno sotto il naso… D’altra parte, è da non credersi la roba su cui i nostri fanno gli incantesimi…»
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    «M-macchine, diCi, Molly cara?»
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    «Arthur Weasley, quando hai scritto quella legge hai fatto in modo che Ci fosse una scappatoia!» gridò la moglie. «Così potevi continuare a rabberCiare nel tuo capanno tutto quel Ciarpame dei Babbani! E perché tu lo sappia, con la macchina che non avevi intenzione di far volare, stamattina è arrivato Harry!»
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    «Santo Cielo, ma è Harry Potter? Molto lieto di conoscerti. Ron Ci ha parlato così tanto di…»
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    «Ma davvero?» disse il signor Weasley tutto ecCitato. «Ed è andato tutto bene? V-voglio dire» balbettò mentre gli occhi di sua moglie mandavano faville, «a-avete f-fatto m-molto male, ragazzi… molto molto male…»
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    «LasCiamoli a sbrogliarsela da soli» bisbigliò Ron a Harry, mentre la signora Weasley si gonfiava come un tacchino. «Vieni, ti facCio vedere la mia stanza».
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    SgusCiarono fuori dalla cuCina e attraversarono uno stretto corridoio fino a una scala zigzagante che conduceva ai piani superiori. Al terzo c’era una porta socchiusa: Harry fece in tempo a vedere un paio di occhi scuri e luminosi che lo guardavano fisso prima che la porta si chiudesse con uno scatto.
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    Harry entrò, sfiorando con la testa il soffitto spiovente, e sbatté gli occhi: era come entrare in una fornace. Quasi tutto, nella stanza di Ron, sembrava essere di un violento color aranCio: il copriletto, le pareti, perfino il soffitto. Poi Harry si rese conto che Ron aveva ricoperto quasi completamente la consunta carta da parati con poster delle stesse sette persone, che salutavano animatamente, tutti con indosso sgargianti abiti aranCioni, e muniti di maniCi di scopa.
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    «I Cannoni di Chudley» disse Ron indicando il copriletto aranCione guarnito con due ‘C’ gigantesche e una palla di cannone lanCiata a tutta veloCità. «Nona in classifica».
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    I libri di scuola di Ron erano ammonticchiati in un angolo, accanto a una pila di fumetti della serie Le avventure di Martin Miggs, il Babbano matto. La bacchetta magica di Ron era buttata sul davanzale della finestra, sopra una bocCia da pesCi piena di uova di rana; in un angolino assolato dormiva beatamente Crosta, il topo grigio.
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    Harry scavalcò un mazzo di carte da gioco Autorimescolanti sparse sul pavimento e guardò fuori dall’angusta finestra. Nei campi, in lontananza, vide un eserCito di gnomi strisCiare furtivi, in fila indiana, sotto la siepe dei Weasley. Poi si voltò a guardare Ron, che lo stava osservando piuttosto nervoso, come in attesa della sua opinione.
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   La vita alla Tana era quanto di più diverso da Privet Drive si potesse immaginare. Ai Dursley piaceva che tutto fosse pulito e in ordine; la casa dei Weasley era tutta stranezze e imprevisti. Harry rimase sCioccato la prima volta che, guardandosi allo specchio sul camino della cuCina, quello gli gridò: «Infilati la camiCia dentro i pantaloni, sCiamannato!». Lo spiritello della soffitta ululava e batteva sui tubi ogni volta che gli pareva regnasse troppa calma, e le piccole esplosioni provenienti dalla camera di Fred e George erano considerate perfettamente normali. Ma quello che Harry trovava estremamente insolito, per quanto riguardava la sua vita a casa di Ron, non erano lo specchio parlante e lo spiritello rumoroso: era la sensazione di essere simpatico a tutti.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    «AffasCinante!» disse quando Harry gli spiegò l’uso del telefono. «Ingegnoso, veramente! Quanti modi hanno trovato i Babbani per cavarsela senza la magia!»
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    Harry ricevette notizie da Hogwarts una mattina di sole, Circa una settimana dopo essere arrivato alla Tana. Lui e Ron erano scesi per fare colazione e avevano trovato i signori Weasley e Ginny già seduti a tavola. Nel vedere Harry, Ginny rovesCiò fragorosamente la sua Ciotola di porridge: sembrava che la ragazzina tendesse a far cadere qualcosa ogni volta che Harry entrava in una stanza. Si infilò sotto il tavolo per recuperare la Ciotola e ne emerse rossa come il sole al tramonto. Facendo finta di non essersi accorto di niente, Harry si sedette e prese il toast che mamma Weasley gli porgeva.
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    Fred, che aveva finito di leggere il suo elenco, sbirCiò quello di Harry.
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    «Questa volta non ce la caviamo con poco» disse George lanCiando un’occhiata ai genitori. «I libri di Allock costano parecchio…»
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    Andò a posare Errol su un trespolo dietro la porta posteriore, cercando di farlo stare dritto, ma quello si accasCiò di nuovo, per cui Ron lo distese sullo scolatoio mormorando: «Patetico!» Poi strappò la busta e lesse ad alta voce la lettera di Hermione:
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    Spero che tutto sia andato lisCio, e che Harry stia bene e che non abbiate fatto niente di illegale per portarlo via, Ron, perché se così fosse questo metterebbe nei guai anche lui. Sono stata sinceramente preoccupata e se Harry sta bene, fatemelo sapere immediatamente (magari usando un altro gufo, perché forse un’altra consegna sarebbe fatale a quello che avete ora).
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    Naturalmente ho molto da fare con i compiti di scuola («Ma come fa?» disse Ron in preda all’orrore. «Siamo in vacanza!») e il prossimo mercoledì andremo a Londra a comprare i libri per il nuovo anno. Perché non Ci vediamo a Diagon Alley?
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    «Be’, casca proprio a fagiolo. Possiamo andare anche noi a comprare tutto quel che vi serve» disse mamma Weasley cominCiando a sparecchiare. «Quali sono i vostri programmi?»
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    Harry, Ron, Fred e George pensavano di risalire la collina fino a un piccolo campo reCintato di proprietà dei Weasley. Era Circondato da alberi che lo nascondevano alla vista del villaggio sottostante, il che significava potersi allenare a Quidditch, purché non volassero troppo alto. Non potevano usare vere palle da Quidditch perché se avessero raggiunto il villaggio in qualche lanCio troppo audace sarebbe stato diffiCile dare spiegazioni; così si eserCitavano lanCiandosi delle mele. A turno usavano la Nimbus Duemila, la scopa volante di Harry, che era la migliore di tutte; la vecchia Stella Cadente di Ron spesso veniva superata in volo da farfalle sfaccendate.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    Cinque minuti dopo eccoli in marCia verso la collina, scope in spalla. Avevano invitato anche Percy, ma lui aveva risposto che aveva troppo da fare. Fino a quel momento Harry lo aveva visto soltanto alle ore dei pasti; per tutto il resto del tempo se ne stava chiuso in camera.
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    «Mi piacerebbe sapere che cosa sta combinando» disse Fred aggrottando la fronte. «Non è più lui. I risultati degli esami sono usCiti il giorno prima che arrivassi tu: dodiCi G.U.F.O., e lui a mala pena se n’è rallegrato».
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    «Giudizio Unico per i Fattucchieri Ordinari» spiegò George vedendo lo sguardo interrogativo di Harry. «Anche Bill aveva preso dodiCi. Se non stiamo attenti, rischiamo di avere un altro Caposcuola in famiglia. Penso che non reggerei alla vergogna».
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    Bill era il più grande dei fratelli Weasley. Lui e Charlie, il secondogenito, avevano già lasCiato Hogwarts. Harry non li aveva mai incontrati, ma sapeva che Charlie era in Romania a studiare i draghi e Bill in Egitto a lavorare per la Gringott, la banca dei maghi.
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    «Non so proprio come faranno papà e mamma ad affrontare tutte le spese della scuola, quest’anno» disse George dopo un po’. «Cinque serie di libri di Allock! E Ginny ha bisogno di vestiti, bacchetta magica e tutto il resto…»
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    Harry non disse niente. Si sentiva un po’ a disagio. Chiusa nei sotterranei della Gringott, a Londra, c’era una piccola fortuna che i suoi genitori gli avevano lasCiato. Naturalmente solo nel mondo dei maghi lui possedeva dei soldi; non era possibile usare galeoni, zellini e falCi nei negozi dei Babbani. Non aveva mai parlato ai Dursley del suo conto in banca alla Gringott; era sicuro che il loro orrore per qualsiasi cosa avesse a che fare con la magia sarebbe scomparso d’incanto di fronte a un bel gruzzolo d’oro.
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    Il mercoledì successivo mamma Weasley li svegliò tutti di buon’ora. Dopo uno spuntino veloce, di soli Cinque o sei panini al prosCiutto a testa, si infilarono i giubbotti; mamma Weasley prese un vaso da fiori sulla mensola del camino e Ci guardò dentro.
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    «Non ora, Arthur» lo pregò mamma Weasley. «La Polvere Volante è molto più veloce, caro, ma, santo Cielo, se non l’hai mai usata prima…»
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    Prese dal vaso un pizzico di polvere sCintillante, si avviCinò al fuoco e la gettò tra le fiamme.
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    Con un rombo, dal camino si sollevò una fiammata altissima verde smeraldo. Fred Ci saltò dentro, gridò: «Diagon Alley!» e scomparve.
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    «Be’, Ci sono un mucchio di focolari magiCi tra cui scegliere, sai? Ma se hai parlato chiaramente…»
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    «Se la caverà, Molly, non gli confondere le idee» disse il signor Weasley prendendo anche lui una manCiata di Polvere Volante.
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    «Ma non farti prendere dal panico, e non usCire troppo presto. Aspetta di vedere Fred e George».
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    Cercando disperatamente di tenere a memoria tutte quelle istruzioni, Harry prese un pizzico di Polvere Volante e si avviCinò al fuoco. Respirò profondamente, gettò la polvere tra le fiamme e fece un passo in avanti: il fuoco sembrava una brezza calda. Aprì la bocca e immediatamente inghiottì una gran quantità di cenere bollente.
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    Ebbe la sensazione di essere risucchiato in un gigantesco imbuto. Gli sembrò di girare vorticosamente… il rombo nelle orecchie era assordante… Cercò di tenere gli occhi aperti, ma il turbinio delle fiamme verdi lo faceva sentir male… Qualcosa di duro gli colpì il gomito, e lui se lo strinse al corpo, continuando a roteare… Poi gli parve che delle mani gelide lo stessero schiaffeggiando… Socchiuse gli occhi e attraverso gli occhiali vide una fila confusa di camini, con dietro delle stanze… 1 panini al prosCiutto gli ballavano nello stomaco… Chiuse gli occhi, desiderando per l’ennesima volta di fermarsi e poi… cadde a facCia in giù su una fredda pietra e senti gli occhiali andare in frantumi.
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    In una teca di vetro c’erano una mano avvizzita, appoggiata su un cusCino, un mazzo di carte macchiate di sangue e un occhio di vetro che lo guardava fisso. Dalle pareti, maschere dall’espressione maligna sembravano spiarlo, sopra al bancone era accatastato un assortimento di ossa umane e dal soffitto pendevano strumenti arrugginiti e acuminati. Ma la cosa peggiore di tutte era che la strada stretta e buia che Harry intravedeva attraverso la vetrina polverosa deCisamente non era Diagon Alley.
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    Prima usCiva di lì e meglio era. Con il naso ancora dolorante nel punto in cui aveva sbattuto contro la pietra del focolare Harry si affrettò a raggiungere silenziosamente la porta, ma era appena a mezza strada quando, dall’altra parte del vetro, apparvero due individui… uno dei quali era l’ultima persona che Harry spaesato, coperto di fuliggine e con un paio di occhiali rotti sul naso avrebbe voluto incontrare in quel momento: Draco Malfoy.
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    Harry si guardò velocemente intorno e vide un grosso armadio nero alla sua sinistra: Ci si infilò dentro e chiuse gli sportelli, lasCiando una piccola fessura per guardare fuori. Un attimo dopo un campanello suonò e Malfoy entrò nel negozio.
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    «E a cosa serve, se non sono nella squadra?» disse Malfoy tutto imbronCiato e stizzito. «L’anno scorso Harry Potter aveva una Nimbus Duemila e un permesso speCiale di Silente per farlo giocare con il Grifondoro. E non è nemmeno così bravo! Solo perché è famoso… famoso per quella stupida Cicatrice sulla fronte…»
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    «…E tutti lo considerano brillante! Potter il Magnifico, con la sua Cicatrice e la sua scopa…»
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    Un signore curvo era apparso dietro al bancone, scostandosi dal viso una Ciocca di capelli unti.
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    «Oggi non sono venuto per comprare, Sinister, ma per vendere» disse LuCius Malfoy.
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    «Ancora non ho ricevuto nessun avviso. Il nome dei Malfoy impone ancora un certo rispetto; e tuttavia il Ministero si sta facendo sempre più invadente. Girano voCi su una nuova Legge per la Protezione dei Babbani: senza dubbio, dietro Ci deve essere quel pidocchioso Babbanofilo di Arthur Weasley…»
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    «Capisco, signore, naturalmente» disse Sinister. «Mi facCia vedere…»
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    «Mi compri quella?» interruppe Draco indicando la mano avvizzita sul cusCino.
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    «Ah, la Mano della Gloria!» esclamò Sinister abbandonando l’elenco di Malfoy e preCipitandosi verso Draco. «Se vi inserite una candela, fa luce, ma solo a colui che la regge! È l’amica fidata di ladri e scassinatori. Suo figlio ha molto gusto, signore!»
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    «Spero bene che mio figlio riusCirà a fare qualcosa di meglio che non il ladro o lo scassinatore, Sinister» disse freddamente Malfoy e Sinister si affrettò a rispondere: «Non volevo certo offenderla signore, no certo…»
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    «Non per me» disse Malfoy con le nariCi frementi.
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    CominCiarono a contrattare. Con un certo nervosismo Harry vide Draco avviCinarsi sempre più al suo nascondiglio, esaminando gli oggetti in vendita. Il ragazzo si fermò a guardare un lungo rotolo di corda per impiccagioni e si soffermò a leggere, con un ghignetto, il cartellino appeso su una stupenda collana di opali: Attenzione: non toccare. Letale. Fino a oggi è costata la vita a diCiannove Babbane che l’hanno posseduta.
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    Draco si girò e vide l’armadio proprio di fronte a sé. Si avviCinò… allungò la mano sulla maniglia…
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    Harry si asCiugò la fronte con la manica mentre Draco si allontanava.
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    Poi, bofonchiando parole oscure, Sinister scomparve nel retrobottega. Harry attese qualche minuto, nel caso fosse tornato indietro, poi, più furtivamente possibile, sgusCiò fuori dell’armadietto, oltrepassò le teche di vetro e uscì dal negozio.
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    Tenendosi alla meglio gli occhiali rotti sul naso, si guardò intorno. Era emerso in un sordido vicolo dove sembravano esserCi esclusivamente negozi dedicati alle Arti Oscure. Quello da cui era appena usCito. Magie Sinister, sembrava il più grande, ma di fronte c’era un’orribile mostra di teste avvizzite e due porte più giù un’immensa gabbia brulicava di giganteschi ragni neri. Due maghi in malarnese lo osservavano da dietro un portale bisbigliando tra loro. Con un certo nervosismo Harry si avviò, sempre tenendosi gli occhiali e augurandosi, contro ogni speranza, di trovare la strada per usCire da quel posto.
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    «HARRY! Che Ci fai da ’ste parti, ragazzo?»
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    Il cuore balzò in petto al ragazzo. E anche alla strega; un mucchio di unghie le cascarono ai piedi e lei imprecò, mentre la sagoma massicCia di Hagrid, il guardiacacCia di Hogwarts, si avviCinava a gran passi, con gli occhi neri come il carbone che lampeggiavano tra la barba irsuta.
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    «Hagrid!» chiocCiò Harry con sollievo. «Mi sono perso… La Polvere Volante…»
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    Hagrid lo agguantò per la collottola e lo tirò via dalla strega, buttandole all’aria il vassoio. Le sue strida li inseguirono lungo il vicolo tortuoso, fin quando furono fuori, alla luce del sole. In lontananza, Harry vide un edifiCio di marmo candido che gli risultò familiare: la banca Gringott. Hagrid lo aveva portato dritto dritto a Diagon Alley.
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    «Me ne sono reso conto» disse Harry cercando di schivare un’altra energica spazzolata. «Te l’ho detto, mi sono perso… E tu, allora, che Ci facevi?»
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    «Sto a casa dei Weasley, ma Ci siamo divisi» spiegò Harry. «Devo andare a cercarli».
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    «lo a te t’ho scritto, perché tu no?» chiese Hagrid mentre Harry gli trotterellava accanto (per ogni falcata degli enormi stivali del guardiacacCia lui doveva fare tre passi). Harry gli raccontò di Dobby e dei Dursley.
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    Harry guardò in alto e vide Hermione Granger in Cima alla candida scalinata della Gringott. Lei spiccò una corsa per andargli incontro, con i folti capelli castani al vento.
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    «Cos’è successo ai tuoi occhiali? Ciao, Hagrid… Oh, è meraviglioso rivedervi… Stai andando alla Gringott, Harry?»
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    Harry e Hermione si guardarono intorno; su per la strada affollata, Ron, Fred, George, Percy e il signor Weasley si stavano avviCinando a grandi passi.
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    «Harry» ansimò il signor Weasley. «Speravamo che tu fossi sceso solo un focolare più in là». Si asCiugò la pelata lucente. «Molly è disperata… Sta arrivando».
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    «Dove sei usCito?» chiese Ron.
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    «Noi non abbiamo mai avuto il permesso di andarCi» commentò Ron pieno di invidia.
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    In quel momento, spuntò di gran carriera la signora Weasley, stringendo in una mano la borsa che le sbatteva di qua e di là e trasCinando Ginny con l’altra.
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    «Harry!… Oh, santo Cielo… potevi finire chissà dove…»
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    Riprendendo fiato, tirò fuori dalla borsa una grossa spazzola da panni e cominCiò a togliergli di dosso la fuliggine che Hagrid non era riusCito a eliminare con le sue manate. Il signor Weasley prese gli occhiali di Harry, gli diede un colpetto con la sua bacchetta magica e glieli restituì come nuovi.
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    «Be’, io me ne vado» disse Hagrid, a cui mamma Weasley stava quasi storcendo una mano («Notturn Alley! Pensa se non lo avessi trovato, Hagrid!»). «Ci becchiamo a Hogwarts!» E si allontanò a gran passi, sovrastando chiunque altro nella strada affollata.
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    «E LuCius Malfoy ha comprato niente?» chiese il signor Weasley in tono tagliente.
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    «Allora è preoccupato» commentò il signor Weasley con segreta soddisfazione. «Oh, quanto mi piacerebbe incastrare LuCius Malfoy!»
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    «E così tu pensi che io non sappia tenere testa a LuCius Malfoy?» chiese il signor Weasley indignato; ma subito dopo venne distratto dalla vista dei genitori di Hermione, in piedi tutti nervosi davanti al bancone che correva lungo la sala marmorea, in attesa di essere presentati.
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    «Ma voi siete Babbani!» esclamò ecCitato il signor Weasley. «Dobbiamo brindare! Che cos’è che avete là? Ah, state cambiando la moneta dei Babbani. Guarda, Molly!» e indicò entusiasticamente le banconote da dieCi sterline che il signor Granger teneva in mano.
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    «Ci rivediamo qui» disse Ron a Hermione, mentre i Weasley e Harry venivano accompagnati da un altro folletto della banca alle loro camere blindate sotterranee.
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    Le camere blindate venivano raggiunte utilizzando dei piccoli carrelli guidati da folletti che, lungo rotaie in miniatura, correvano per i sotterranei della banca. A Harry piacque molto la scarrozzata a rotta di collo fino alla camera blindata dei Weasley ma si sentì terribilmente a disagio, molto peggio di come si era sentito a Notturn Alley, quando venne aperta. C’era un esiguo mucchietto di zellini d’argento e soltanto un galeone d’oro. Mamma Weasley ispezionò ben bene gli angoli, prima di raccogliere tutto nella borsa. Harry si sentì ancor peggio quando raggiunsero la sua camera blindata. Cercò di impedire la vista di quel che conteneva, mentre in fretta e furia infilava alcune manCiate di monete in una borsa di cuoio.
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    «Ci vediamo tra un’ora al Ghirigoro per comprare i libri» disse mamma Weasley allontanandosi con Ginny. «E state lontani da Notturn Alley!» gridò ai due gemelli che già stavano dandosela a gambe.
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    Harry, Ron e Hermione si avviarono lungo l’acCiottolato della via tortuosa. Le monete d’oro, d’argento e di bronzo tintinnavano allegramente nella borsa di Harry e reclamavano di essere spese. Fu cosi che comprò tre grossi gelati alla fragola e al burro di nocCioline che divorarono tutti feliCi, gironzolando e guardando le vetrine. Ron si fermò estasiato di fronte a una divisa completa dei Cannoni di Chudley esposta da Accessori di Prima Qualità per il Quidditch, finché Hermione non li trasCinò a comprare inchiostro e pergamena al negozio accanto. Nella bottega di Scherzi da maghi incontrarono Fred, George e Lee Jordan che facevano rifornimento di Favolosi Fuochi d’ArtifiCio Freddi del dottor Filibuster con Innesco ad Acqua, e in un piccolo negozio di Cianfrusaglie, pieno di bacchette magiche rotte, di traballanti bilance d’ottone e di vecchi mantelli tutti impataccati trovarono Percy, immerso nella lettura di un noiosissimo libretto dal titolo: Prefetti che hanno conquistato il potere.
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    «Studio sui prefetti di Hogwarts e sulla loro carriera» Citò Ron ad alta voce leggendo dal retro della copertina. «Sembra davvero affasCinante…»
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    «Certo, lui è molto ambizioso. Ha programmato tutto… Vuole diventare Ministro della Magia…» disse sottovoce Ron a Harry e Hermione mentre lasCiavano Percy al suo destino.
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    Un’ora più tardi si avviarono verso Il Ghirigoro. Ma non erano certo i soli: quando furono più viCini, videro con grande sorpresa una vera e propria folla che sgomitava per entrare. La ragione di tutto Ciò era spiegata da una grande insegna, appesa alle vetrine del piano superiore:
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    Gilderoy Allock apparve lentamente, seduto a un tavolo e Circondato da gigantografie della sua facCia. Erano tutte ammiccanti e mostravano alla folla due file di denti di un candore abbagliante. Il vero Allock indossava un abito color non-ti-scordar-di-me, che si adattava perfettamente al colore dei suoi occhi; sui capelli ondulati portava, disinvoltamente poggiato di lato, il cappello a punta da mago.
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    Un ometto basso e irasCibile gli danzava intorno scattando foto con una grossa macchina fotografica nera che a ogni guizzo accecante del flash emetteva nuvolette di fumo color porpora.
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    «Ma chi ti credi di essere?» commentò Ron stropicCiandosi il piede che il fotografo gli aveva pestato.
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    La folla fece largo, bisbigliando tutta ecCitata. Allock si tuffò letteralmente in avanti, prese Harry per un bracCio e lo trasCinò in prima fila. Il pubblico scoppiò in un applauso. Harry era paonazzo, mentre Allock gli stringeva la mano per essere ripreso dal fotografo, che scattava foto all’impazzata inondando di fumo denso tutti i Weasley.
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    Quando finalmente lasCiò la mano di Harry, il ragazzo non si sentiva più le dita. Cercò di sgattaiolare verso i Weasley, ma Allock gli mise di nuovo un bracCio intorno alle spalle e lo strinse a sé.
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    «Signore e signori» disse a voce alta, chiedendo il silenzio con un gesto della mano. «Che momento straordinario è mai questo! È arrivata l’ora di fare un piccolo annunCio che rimando da troppo tempo! Quando, oggi, il giovane Harry è entrato al Ghirigoro, voleva semplicemente acquistare la mia autobiografia, che ora sono lieto di regalargli» (qui la folla applaudì un’altra volta) «e non aveva la minima idea» continuò Allock dando a Harry un colpetto che gli fece sCivolare gli occhiali sulla punta del naso, «che di lì a poco avrebbe avuto ben più del mio libro Magicamente io. Infatti, lui e i suoi compagni avranno magicamente me in carne e ossa. Sì, signore e signori, ho il grande piacere e l’orgoglio di annunCiare che a settembre assumerò l’incarico di insegnante di Difesa contro le Arti Oscure alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts!»
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    Tutti si rallegrarono e batterono le mani e Harry si ritrovò tra le bracCia l’intera pila delle opere complete di Gilderoy Allock. Barcollando leggermente sotto tutto quel peso riuscì a farsi largo fuori dai riflettori guadagnando il fondo della sala, dove si trovava Ginny, in piedi accanto al suo nuovo paiolo.
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    «Scommetto che ti è piaCiuto, non è vero, Potter?» disse una voce che Harry non stentò a riconoscere. Si raddrizzò e si trovò facCia a facCia con Draco Malfoy, che portava stampato sul viso il suo solito ghigno.
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    «LasCialo in pace, non è stato lui a volere tutto questo!» disse Ginny. Era la prima volta che parlava di fronte a Harry. Stava guardando fisso fisso Malfoy.
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    «Potter, ti sei fatto una ragazza!» esclamò Malfoy strasCicando le parole. Ginny arrossì violentemente. Intanto, facendosi largo, Ron e Hermione si avviCinarono, carichi di libri di Allock.
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    Ron diventò paonazzo come Ginny. Anche lui lasCiò cadere i libri dentro al calderone e fece per lanCiarsi contro Malfoy, ma Harry e Hermione lo afferrarono per la giacca.
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    «LuCius» lo salutò Weasley con un freddo cenno del capo.
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    Si avviCinò al calderone di Ginny e dal mucchio dei libri nuovi fiammanti di Allock estrasse una copia vecchia e consunta di Guida pratica alla trasfigurazione per prinCipianti.
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    «Ovviamente no» prosegui. «Santo Cielo, a che serve essere un’onta al nome stesso di mago se non la pagano neanche a suffiCienza?»
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    Ci fu un tonfo metallico e il calderone di Ginny volò in aria; il signor Weasley si era avventato su LuCius Malfoy, scaraventandolo contro uno scaffale. DeCine di pesanti libri di incantesimi caddero sulle loro teste con gran fracasso. Si udì il grido unanime di Fred e George: «Prendilo, papà!» Anche mamma Weasley gridava: «No, Arthur, no!» La folla si ritrasse, facendo cadere altri scaffali. «Signori, vi prego… vi prego!» gridava il mago-commesso, e poi una voce che superava quella di tutti gli altri intimò: «Basta un po’, gente!»
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    Hagrid avanzava verso di loro attraverso quel mare di libri. In un attimo separò Weasley e Malfoy. Il primo aveva un labbro spaccato, mentre l’altro era stato colpito a un occhio da un volume dell’EnCiclopedia dei funghi velenosi. Stringeva ancora in mano il vecchio libro di trasfigurazione di Ginny. Lo lanCiò alla ragazzina, con un guizzo maligno negli occhi. «Tieni, ragazzina… prendi il tuo libro… è tutto quel che tuo padre riesce a darti!»
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    E liberandosi dalla presa di Hagrid, fece un cenno a Draco e uscì in tutta fretta dal negozio.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    «Non Ci dovevi dar retta, Arthur» disse Hagrid quasi sollevando il signor Weasley da terra, mentre lui si ricomponeva gli abiti. «MarCissimi sono, tutta la famiglia, lo sanno tutti. Non c’è un Malfoy che vale un fico secco. Sangue cattivo, ecco cos’è. Andiamo, su».
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    Sembrò che il commesso volesse impedire loro di usCire, ma poiché arrivava a stento alla Cintola di Hagrid parve ripensarCi. Si incamminarono in fretta, i Granger ancora spaventati e la signora Weasley fuori di sé per la rabbia.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    «Era tutto contento» disse Fred. «Non lo hai sentito mentre usCivamo? Stava chiedendo a quel tizio della Gazzetta se nel suo articolo poteva accennare alla rissa… ha detto che era tutta pubbliCità».
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    Ma era un gruppo ormai placato quello che giunse al Paiolo magico, da dove Harry, i Weasley e tutti i loro acquisti avrebbero fatto ritorno alla Tana usando la Polvere Volante. Si accomiatarono dai Granger, che stavano uscendo dal pub diretti dalla parte opposta, per raggiungere i quartieri dei Babbani. Il signor Weasley cominCiò a chiedergli come funzionavano le fermate degli autobus, ma vista la facCia della moglie si affrettò a interrompersi.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    Prima di prendere una manCiata di Polvere Volante Harry si tolse gli occhiali e li mise in salvo nella tasca. DeCisamente, non era il suo modo preferito di viaggiare.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

   La fine delle vacanze estive arrivò troppo presto per i gusti di Harry. Non vedeva l’ora di tornare a Hogwarts, ma il mese passato alla Tana era stato il più felice della sua vita. Gli riusCiva diffiCile non invidiare Ron quando pensava ai Dursley e al benvenuto che doveva aspettarsi da parte loro, non appena avesse rimesso piede a Privet Drive.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    L’ultima sera mamma Weasley organizzò una cena sontuosa con tutte le pietanze preferite di Harry e, per finire, un budino di melassa da far venire l’acquolina in bocca. Fred e George conclusero degnamente la serata con uno spettacolo di fuochi d’artifiCio Filibuster inondando la cuCina di stelle rosse e blu che rimbalzarono dal soffitto alle pareti per una buona mezz’ora. Infine, venne il momento di un’ultima tazza di Cioccolata calda, e poi a letto.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    La mattina dopo Ci volle la mano di dio per riusCire a partire. Si erano alzati al canto del gallo, ma non si sa come tutti avevano un mucchio di cose da fare. Mamma Weasley correva di qua e di là in cerca di calzini spaiati e di penne d’oca; nel trambusto, tutti si scontravano su e giù per le scale, mezzi svestiti e masticando panini, e poco mancò che il signor Weasley non si rompesse il collo inCiampando in una gallina di passaggio mentre attraversava il cortile per caricare in macchina il baule di Ginny.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Harry non capiva in che modo otto persone, sei grossi bauli, due gufi e un topo potessero entrare in una piccola Ford Anglia. Ma naturalmente non aveva fatto i conti con le modifiche speCiali apportate dal signor Weasley.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    «Non una parola con Molly» bisbigliò quest’ultimo a Harry quando apri il bagagliaio e gli mostrò l’incantesimo che aveva fatto per allargarlo, così da farCi entrare comodamente i bauli.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Il signor Weasley mise in moto e l’auto si avviò fuori del cortile. Harry si voltò a dare un’ultima occhiata alla casa. Ma non aveva fatto in tempo a chiedersi quando l’avrebbe rivista, che già erano tornati indietro: George aveva dimenticato la scatola dei suoi fuochi d’artifiCio Filibuster. Cinque minuti dopo, nuova brusca frenata nel cortile perché Fred doveva correre a prendere il suo manico di scopa. Avevano quasi raggiunto l’autostrada, quando Ginny, con uno strillo, disse di aver dimenticato il diario. Quando la ragazzina si fu di nuovo arrampicata in macchina erano deCisamente in ritardo e gli animi si stavano surriscaldando.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    «Ma nessuno Ci vedrebbe. Questo bottonCino qui è il Turbo Invisibile che ho installato… che Ci farebbe sollevare… e poi voleremmo sopra le nuvole. Arriveremmo in dieCi minuti e nessuno ne saprebbe niente…»
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Arrivarono alla stazione di King’s Cross alle undiCi meno un quarto. Il signor Weasley attraversò di corsa la strada per procurarsi i carrelli portabagagli e poi, tutti insieme, si preCipitarono in stazione.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Già l’anno prima Harry aveva preso l’Espresso per Hogwarts. Il diffiCile era arrivare al binario nove e tre quarti, ben nascosto agli occhi dei Babbani. Per riusCirCi bisognava passare attraverso la robusta barriera che divideva le banchine nove e dieCi. Non faceva male, ma era un’impresa che richiedeva molta concentrazione perché i Babbani non si accorgessero che uno spariva.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    «Prima Percy» disse mamma Weasley guardando nervosamente il grande orologio della stazione, dal quale risultava che avevano soltanto Cinque minuti per scomparire tutti quanti disinvoltamente attraverso la barriera.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Harry si assicurò che la gabbia di Edvige fosse ben fissata sopra al baule e portò il suo carrello di fronte alla barriera. Si sentiva perfettamente sicuro di sé; questo non era diffiCile come usare la Polvere Volante. Tutti e due i ragazzi si chinarono sull’impugnatura dei loro carrelli e si incamminarono verso la barriera, acquistando veloCità. A pochi metri di distanza spiccarono una corsa e…
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Entrambi i carrelli urtarono contro la barriera e rimbalzarono all’indietro. Il baule di Ron ruzzolò con un gran tonfo. Harry fu scaraventato a terra, la gabbia di Edvige rimbalzò sul pavimento consumato e l’uccello rotolò via, gridando tutto indignato. La gente lì viCino li guardava con tanto d’occhi e una guardia li apostrofò: «Ma cosa diavolo vi salta in mente?»
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    «Abbiamo perso il controllo del carrello» ansimò Harry tastandosi le costole mentre si rimetteva in piedi. Ron fece una corsa a riprendere Edvige, a causa della quale il capannello di curiosi riuniti lì intorno aveva cominCiato a inveire contro le crudeltà verso gli animali.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    «Perché non riusCiamo a passare?» sibilò Harry a Ron.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    «Perderemo il treno» bisbigliò Ron. «Non riesco a capire perché l’usCita si è sbarrata…»
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Harry alzò gli occhi sul gigantesco orologio con una sensazione dolorosa alla bocca dello stomaco. DieCi secondi… nove secondi…
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Harry rise cupamente. «I Dursley non mi danno la paghetta da Circa sei anni».
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    «Non si sente niente» disse tutto teso. «E ora che facCiamo? Non so quanto Ci metteranno papà e mamma a tornare indietro».
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    «Siamo bloccati, giusto? E a scuola Ci dobbiamo andare, giusto? E anche i maghi minorenni sono autorizzati a fare magie se si tratta di una vera emergenza, articolo 19 o qualcosa di simile della Legge sulla Restrizione dei cosi…»
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    «Non c’è problema» disse Ron girando il carrello verso l’usCita. «Su, andiamo! Se Ci sbrighiamo riusCiremo a seguire l’Espresso per Hogwarts».
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Si avviarono fendendo la folla di Babbani incuriositi, usCirono dalla stazione e raggiunsero la strada laterale dove era parcheggiata la vecchia Ford Anglia.
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    «Controlla che nessuno stia guardando» disse Ron accendendo il motore con un altro colpo di bacchetta magica. Harry sporse la testa fuori del finestrino: sulla via prinCipale il traffico era sostenuto, ma la strada dove si trovavano loro era deserta.
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    Ron premette un bottonCino d’argento sul cruscotto. La macchina divenne invisibile e altrettanto accadde a loro. Harry sentiva vibrare il sedile, sentiva il motore, si sentiva le mani poggiate sulle ginocchia e gli occhiali sul naso, ma a quel che poteva vedere era diventato un paio di pupille fluttuanti a pochi metri da terra, in una squallida strada piena di macchine parcheggiate.
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    Il suolo e gli edifiCi anneriti su entrambi i lati si allontanarono man mano che l’auto si sollevava; nel giro di qualche secondo tutta Londra si stendeva ai loro piedi, fumosa e lucente.
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    Poi Ci fu uno scoppio e l’auto, Harry e Ron ritornarono visibili.
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    «Rotta nord» disse Ron controllando la bussola sul cruscotto. «Molto bene, dovremo solo fare un controllo ogni mezz’ora Circa. Tieniti forte…» e sparirono dentro le nuvole. Un attimo dopo, sbucarono in un trionfo di luce.
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    Era tutto un altro mondo. Le ruote dell’auto sfioravano il mare di soffiCi nubi, il Cielo era di un blu luminoso e infinito, sotto gli abbaglianti raggi del sole.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    «L’unica cosa di cui dobbiamo preoccuparCi ora sono gli aeroplani» disse Ron.
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    Si guardarono e scoppiarono a ridere e per molto tempo non riusCirono a smettere.
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    Era come essere immersi in un sogno favoloso. Questo, pensava Harry, era certamente il modo migliore di viaggiare: tra mulinelli e torri di nuvole bianche come la neve, comodamente seduti in un’auto baCiata da un sole caldo e luminoso, con un pacco di caramelle nel cassetto del cruscotto e la prospettiva di far morire d’invidia Fred e George quando fossero atterrati trionfalmente sul grande prato davanti al castello di Hogwarts.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Controllarono regolarmente il percorso del treno, mentre volavano sempre più a nord, e ogni immersione sotto le nuvole mostrava loro un paesaggio diverso. A Londra, che fu ben presto lontana, si sostituirono i contorni nitidi dei campi verdi, che si avvicendavano alla brughiera selvaggia color violaceo, ai villaggi dalle chiese piccole come giocattoli, e alla vista di una grande Città brulicante di automobili, come tante formiche dai mille colori.
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    Ma dopo molte ore trascorse senza eventi degni di nota, Harry dovette ammettere che un po’ del divertimento era svanito. Le caramelle gli avevano messo una gran sete e loro non avevano niente da bere. Si erano tolti i maglioni, ma la T-shirt di Harry si appicCicava al sedile, e gli occhiali continuavano a sCivolargli sulla punta del naso sudato. Le forme fantastiche delle nuvole non gli interessavano più, e pensava con nostalgia al treno che correva qualche miglio sotto di loro, dove una strega paffutella spingeva un carrello da cui si poteva comprare succo di zucca ghiacCiato. Ma perché non erano riusCiti a raggiungere il binario nove e tre quarti?
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    «Non dovremmo essere molto lontani, non trovi?» disse Ron qualche ora più tardi con voce arrochita, mentre il sole cominCiava a sprofondare dietro le nuvole che gli facevano da pista, colorandole di un rosa intenso. «Sei pronto per un altro controllo al treno?»
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    Ron premette il piede sull’acceleratore e tornarono a risalire, ma il motore cominCiò a gemere.
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    Ed entrambi finsero di non accorgersi del Cigolio che andava aumentando, mentre il Cielo si oscurava sempre più. Nel buio, cominCiarono a spuntare le stelle. Harry si rimise il maglione, cercando di ignorare che ora i tergicristalli si muovevano debolmente, in segno di protesta.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Ma l’auto aveva cominCiato a scuotersi e a perdere veloCità.
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    «Dài, su» la inCitò Ron con fare persuasivo, dando una piccola scossa al volante, «dai, Ci siamo quasi…»
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    Il motore gemette. Da sotto il cofano usCivano sottili getti di vapore. Mentre volavano diretti verso il lago, Harry si aggrappò con tutte le forze ai bordi del sedile.
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    L’auto ebbe un fremito sinistro. Guardando fuori dal finestrino, un miglio sotto di loro, Harry vide la superfiCie dell’acqua lisCia, nera e cristallina. Le nocche di Ron erano bianche dallo sforzo di reggere il volante. L’auto tremò ancora.
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    Ci fu un rumore di ferraglie, un crepitio e il motore si spense del tutto.
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    Col muso in giù, la macchina cominCiò a perdere rapidamente quota. Stavano preCipitando e acquistavano veloCità, dritti contro la massicCia muraglia del castello.
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    Con un tonfo assordante di metallo che si schiantava contro il legno colpirono il grosso tronco e piombarono a terra con un gran sobbalzo. Dal cofano accartocCiato usCiva vapore a fiotti; Edvige gridava di terrore; nel punto in cui Harry aveva battuto la testa si era formato un bernoccolo grosso quanto una palla da golf e, alla sua destra, Ron emise un gemito soffocato e lamentoso.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    La bacchetta si era spezzata praticamente in due; la punta Ciondolava inerte, tenuta insieme da qualche scheggia di legno.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Harry aprì bocca per dire che certamente a scuola avrebbero saputo aggiustargliela, ma non riuscì a pronunCiare neanche una parola. In quel momento, infatti, qualcosa colpì l’auto dalla sua parte con la forza di un toro inferoCito, scaraventandolo addosso a Ron, mentre un altro colpo altrettanto forte faceva tremare il tetto.
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    «Diamocela a gambe!» gridò Ron buttandosi di peso contro la portiera dalla sua parte; ma un attimo dopo era stato scagliato indietro tra le bracCia di Harry da un pugno vigoroso sferratogli da un altro ramo.
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    «Siamo spacCiati!» gemette mentre il tetto cedeva; ma tutt’a un tratto il pianale dell’auto cominCiò a vibrare: il motore si era riacceso.
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    «Ingrana la retromarCia!» gridò Harry, e l’auto partì all’indietro come una frecCia. L’albero stava ancora cercando di colpirli; udivano le sue radiCi scricchiolare come se avesse voluto svellersi dal suolo, e continuava a menare fendenti, mentre i ragazzi cercavano di mettersi in salvo.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Ma l’auto era giunta ormai allo stremo. Con due schiocchi le portiere si spalancarono e Harry sentì che il suo sedile veniva sbalzato di lato. Poi non seppe più niente fino a quando si ritrovò sdraiato sul terreno umido. Alcuni tonfi sordi gli fecero capire che l’automobile stava sputando dal bagagliaio le loro cose; la gabbia di Edvige volò in aria e si spalancò; l’uccello ne uscì emettendo un grido stridulo e arrabbiato e volò via verso il castello senza voltarsi indietro. Poi, tutta ammaccata, scorticata e fumante, l’automobile si immerse rombando nell’oscurità, con le luCi posteriori che lampeggiavano di collera.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Si voltò a guardare l’annosa pianta che ancora agitava minacCiosamente i suoi rami.
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    Non fu proprio l’arrivo trionfale che avevano immaginato. Indolenziti, infreddoliti e pieni di lividi, presero i loro bauli e cominCiarono a trasCinarli su per il pendio erboso, verso i grandi portali di querCia dell’entrata prinCipale.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    «Penso che la festa sarà già cominCiata» disse Ron lasCiando il baule davanti agli scalini dell’entrata e avviCinandosi con Circospezione per guardare da una finestra vivacemente illuminata. «Ehi, Harry, vieni a vedere… è lo Smistamento».
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Harry lo raggiunse di corsa e insieme sbirCiarono nella Sala Grande.
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    Innumerevoli candele galleggiavano a mezz’aria sopra quattro lunghi tavoli riccamente apparecchiati; i piatti e i caliCi d’oro sCintillavano. In alto, il soffitto incantato che rifletteva la volta celeste era tutto sfavillante di stelle.
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    Attraverso il mare di cappelli neri a punta dell’uniforme di Hogwarts, Harry vide una lunga fila di allievi del primo anno dall’aria spaurita che stava facendo il suo ingresso. Tra questi c’era Ginny, riconosCibile per via dei capelli rossi marca Weasley. Nel frattempo la professoressa McGranitt, una strega occhialuta con i capelli raccolti in uno stretto chignon, sistemava il famoso Cappello Parlante su uno sgabello di fronte ai nuovi arrivati.
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    Ogni anno quel millenario cappello, tutto rappezzato, consunto e lerCio, assegnava i nuovi studenti ai dormitori delle quattro Case di Hogwarts (Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde). Harry ricordava bene quando lo aveva indossato lui, esattamente un anno prima, ed era rimasto impalato, ad aspettare la sua deCisione, mentre quello gli bofonchiava all’orecchio i suoi commenti. Per alcuni, spaventosi secondi aveva temuto che il cappello lo avrebbe assegnato a Serpeverde, la Casa da cui, più di qualsiasi altra, erano usCiti streghe e maghi malefiCi… ma invece era stato assegnato a Grifondoro, insieme a Ron, Hermione e a tutti gli altri fratelli Weasley. Nell’ultimo semestre, Harry e Ron avevano contribuito a far vincere a Grifondoro la Coppa di fine anno, sconfiggendo Serpeverde per la prima volta dopo sette anni.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    «O forse» disse una voce glaCiale alle loro spalle, «sta aspettando di sapere perché voi due non siete arrivati con il treno della scuola».
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    Rabbrividendo, i due entrarono nell’uffiCio di Piton. Sulle pareti spettrali erano allineati scaffali carichi di grossi vasi di vetro nei quali galleggiavano oggetti rivoltanti di ogni genere, di cui, al momento, Harry non voleva proprio sapere il nome. Il focolare era nero e vuoto. Piton chiuse la porta e si voltò a squadrarli.
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    «Siete stati visti!» sibilò Piton mostrandogli il titolo di testa: UNA FORD ANGLIA VOLANTE SCONCERTA I BABBANI. CominCiò a leggere ad alta voce: «’Due Babbani, a Londra, affermano di aver visto una vecchia automobile volare sopra la torre dell’uffiCio postale… a mezzogiorno, a Norfolk, la signora Hetty Bayliss, mentre stava stendendo il bucato… il signor Angus Fleet, di Peebles, ha riferito alla polizia…’ sei o sette Babbani in tutto. Sbaglio o tuo padre lavora nell’UffiCio per l’Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani?» chiese alzando lo sguardo su Ron con un sorriso ancor più maligno. «Per tutti i gargoyle… proprio suo figlio…»
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    «Silenzio!» intimò di nuovo Piton. «Con mio grandissimo rammarico, voi non appartenete alla mia Casa e la deCisione di espellervi non compete a me. Ora vado a cercare qualcuno cui spetta questo felice compito. Voi restate qui».
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    Harry e Ron si guardarono, bianchi come cenCi. Harry non aveva più fame: ora si sentiva male. Cercò di non guardare un oggetto grosso e visCido che galleggiava in un liquido verde su uno scaffale dietro alla scrivania di Piton. Se Piton era andato a chiamare la professoressa McGranitt, responsabile del Grifondoro, la loro sorte non sarebbe stata certo migliore. Lei avrebbe potuto essere più giusta di Piton, ma era comunque estremamente severa.
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    Piton tornò dieCi minuti dopo e naturalmente con lui c’era la professoressa McGranitt. Sebbene Harry l’avesse vista arrabbiata in molte occasioni, o aveva dimenticato quanto potessero diventare sottili le sue labbra, o non l’aveva mai vista tanto in collera. Nell’entrare, la McGranitt levò in aria la sua bacchetta magica. Harry e Ron indietreggiarono, ma lei la puntò semplicemente sul caminetto spento, dove subito guizzò il fuoco.
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    Ron si lanCiò nel racconto, cominCiando dalla barriera della stazione che si era rifiutata di lasCiarli passare.
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    «Perché non Ci avete mandato una lettera via gufo? Penso che tu abbia un gufo» chiese la McGranitt gelida, rivolgendosi a Harry.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    «Io… io non Ci ho pensato…»
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    Se avesse gridato sarebbe stato meglio. Harry non sopportava la delusione che si avvertiva nella sua voce. Per qualche ragione non riuscì a guardarlo negli occhi e quindi parlò fissando le sue ginocchia. Gli disse tutto, tranne il fatto che il signor Weasley possedeva un’auto stregata, facendo sembrare che a lui e a Ron era capitato per caso di trovare un’auto volante, parcheggiata fuori della stazione. Sapeva che Silente non l’avrebbe bevuta, ma il preside non fece domande sull’automobile. Quando Harry ebbe terminato il racconto continuò semplicemente a guardarli attraverso gli occhiali.
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    «Sarà la professoressa McGranitt a deCidere la punizione, Severus» disse con calma Silente. «Loro appartengono alla sua Casa e quindi la responsabilità è sua». Poi, rivolgendosi alla McGranitt: «Io devo tornare al banchetto, Minerva, devo dare alcuni annunCi. Venga, Severus, c’è un dolce alla crema dall’aspetto delizioso che non voglio perdermi».
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    Piton scoccò un’occhiata di puro veleno a Harry e Ron mentre veniva trasCinato fuori del suo uffiCio e i due rimasero soli con la professoressa McGranitt, che li stava ancora guardando come un’aquila inferoCita.
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    «Non molto» disse Ron asCiugandosi in fretta con la manica il taglio che aveva sopra l’occhio. «Professoressa, volevo vedere lo Smistamento di mia sorella…»
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    La McGranitt gli lanCiò un’occhiata penetrante, ma lui fu sicuro che avesse quasi sorriso. In tutti i modi, le sue labbra erano diventate meno taglienti.
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    La McGranitt sollevò di nuovo la bacchetta magica e la puntò verso la scrivania di Piton. Con uno schiocco apparvero un vassoio di tramezzini, due caliCi d’argento e una caraffa di succo di zucca ghiacCiato.
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    «Pensavo di essere spacCiato» disse afferrando un tramezzino.
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    «Ma ti rendi conto quanto siamo stati sfortunati?» disse Ron con la bocca piena di pollo e prosCiutto. «Fred e George devono aver fatto volare quella macchina almeno Cinque o sei volte e nessun Babbano li ha mai visti, a loro». Inghiottì e dette un altro grosso morso al tramezzino. «Ma perché non siamo riusCiti a passare attraverso la barriera?»
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    Harry si strinse nelle spalle. «Dobbiamo stare molto attenti a quel che facCiamo, d’ora in poi» disse bevendo un sorso di succo di zucca ristoratore. «Quanto mi sarebbe piaCiuto andare al banchetto…»
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    «Lei non ha voluto farCi pubbliCità» disse saggiamente Ron. «Non vuole che gli altri pensino che arrivare con un’auto volante sia una prodezza».
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    Quando ebbero mangiato quanti più tramezzini potevano (il vassoio tornava a riempirsi da solo) si alzarono e lasCiarono la stanza, percorrendo il familiare tragitto fino alla torre dei Grifondoro. Il castello era immerso nel silenzio; sembrava che la festa fosse terminata. Oltrepassarono i ritratti brontoloni e le armature Cigolanti, salirono le anguste rampe della scala di pietra e finalmente raggiunsero il passaggio dove si trovava l’ingresso segreto alla torre dei Grifondoro, dietro al quadro a olio della Signora Grassa nel suo vestito di seta rosa.
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    «Parola d’ordine?» chiese lei quando si furono avviCinati.
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    «Eccovi! Ma dove vi eravate cacCiati? Sono girate le voCi più assurde… c’è chi dice che siete stati espulsi perché avete avuto un inCidente con una macchina volante».
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    «Risparmiati la ramanzina» disse Ron impaziente, «e dicCi la nuova parola d’ordine».
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    Ma le sue parole vennero interrotte da un’improvvisa raffica di applausi, quando il ritratto della Signora Grassa lasCiò aperto il varco. Sembrava che l’intero dormitorio di Grifondoro fosse sveglio: erano tutti pigiati nella sala comune Circolare, in piedi sopra i tavoli sbilenchi e sulle molli poltrone, in attesa del loro arrivo. Alcune bracCia si tuffarono attraverso l’apertura lasCiata dal quadro per tirare dentro Harry e Ron, e a Hermione non rimase che affrettarsi a seguirli.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    «Complimenti» disse un ragazzo del quinto anno con cui Harry non aveva mai parlato; qualcuno gli stava battendo sulle spalle come se avesse appena vinto una maratona. Fred e George si fecero largo per guadagnare la prima fila e dissero all’unisono: «Dite un po’, perché non Ci avete chiamati?»
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    Ron era paonazzo e sorrideva imbarazzato, ma Harry vide qualcuno con l’aria tutt’altro che allegra. Percy sovrastava alcuni ragazzi del primo anno, ecCitatissimi, e sembrava assolutamente intenzionato a dargli una lavata di capo. Harry diede una gomitata nelle costole a Ron e accennò al fratello. Ron afferrò al volo.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    «Devo andare di sopra… sono un po’ stanco» disse, e insieme a Harry cominCiò a farsi largo verso l’altra parte della stanza, dove si trovava la porta che conduceva alla scala a chiocCiola e ai dormitori.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    «’Notte» disse Harry a Hermione che aveva messo su un Cipiglio come quello di Percy.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    RiusCirono a guadagnare il lato opposto della sala comune, sempre accompagnati da sonore pacche sulle spalle, e poi, finalmente, raggiunsero la pace della scala a chiocCiola. Salirono di corsa fino in Cima e, come Dio volle, ecco la porta del loro vecchio dormitorio, che ora portava un’insegna con su scritto ‘Alunni del secondo anno’. Entrarono nella ben nota stanza rotonda, con i Cinque letti a baldacchino Circondati da tende di velluto rosso scuro e con le finestre alte e strette. I bauli erano già stati portati di sopra e posti ai piedi dei loro letti.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    La porta del dormitorio si spalancò ed entrarono i loro compagni del secondo anno, Seamus Finnigan, Dean Thomas e Neville PaCiock.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Harry non poté resistere. Anche lui si sCiolse in un largo sorriso.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

   Ma il giorno dopo Harry sorrise molto meno. Le cose cominCiarono a mettersi male fin dalla prima colazione, nella Sala Grande. Le quattro lunghe tavole, sotto il soffitto magico (quel giorno di un grigio nuvoloso uniforme), erano apparecchiate con zuppiere di porridge, piatti di aringhe affumicate, montagne di toast e vassoi di uova e bacon. Harry e Ron si sedettero al tavolo di Grifondoro accanto a Hermione, che teneva aperta la sua copia di In viaggio con i vampiri, appoggiandola contro una brocca di latte. Ci fu una sfumatura lievemente rigida nel modo in cui disse «Buongiorno», il che fece capire a Harry che ancora disapprovava il modo in cui erano arrivati. Neville PaCiock, al contrario, li salutò allegramente. Neville era un ragazzo dalla facCia rotonda un tantino maldestro; era una delle persone più smemorate che Harry avesse conosCiuto.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    Harry aveva appena cominCiato a mangiare il suo porridge quando, com’era prevedibile, si udì un frusCio preCipitoso e Circa un centinaio di gufi irruppero, volteggiando per la sala e lasCiando cadere lettere e pacchetti sulla folla dei ragazzi voCianti. Un grosso pacchetto bitorzoluto rimbalzò sulla testa di Neville e dopo un istante qualcosa di grosso e grigio cadde nella brocca di Hermione, spruzzandoli tutti di latte e piume.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    Ma tutta l’attenzione di Ron era concentrata sulla busta, che aveva cominCiato a emettere fumo dagli angoli.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    «…ASSOLUTAMENTE DISGUSTATA! IN UFFICiO TUO PADRE VERRÀ SOTTOPOSTO A UN’INCHIESTA! È TUTTA COLPA TUA, E SE PROVI A FARE UN ALTRO PASSO FALSO TI RIPORTIAMO DRITTO FILATO A CASA!»
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    Cadde un silenzio assoluto. La busta rossa, caduta dalla mano di Ron, prese fuoco e si contorse fino a ridursi in cenere. Harry e Ron sedevano attoniti, come se gli fosse passata sopra l’onda di un maremoto. Alcuni risero e lentamente si levò di nuovo un brusio di voCi.
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    Harry allontanò il suo porridge. Si sentiva bruCiare dai sensi di colpa. Il signor Weasley sarebbe stato sottoposto a un’inchiesta. Dopo tutto quel che i Weasley avevano fatto per lui, durante l’estate…
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    Ma non ebbe tempo di rimuginare su questi pensieri; la professoressa McGranitt si stava avviCinando al tavolo del Grifondoro per distribuire gli orari delle lezioni. Harry prese il suo e vide che per cominCiare avrebbero fatto due ore di Erbologia con i Tassorosso.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    Harry, Ron e Hermione lasCiarono insieme il castello, attraversarono il fazzoletto d’orto e si diressero verso le serre dove venivano custodite le piante magiche. Per lo meno, dalla Strillettera una cosa buona era venuta: sembrava che Hermione pensasse che i suoi amiCi fossero stati puniti abbastanza ed era tornata amichevole come sempre.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    AvviCinandosi alle serre videro il resto della classe in attesa della professoressa Sprite. I tre ragazzi avevano appena fatto in tempo a unirsi ai compagni quando lei apparve attraversando il prato a gran passi, accompagnata da Gilderoy Allock. Portava una bracCiata di bende e con un’altra fitta al cuore Harry vide da lontano che il Platano Picchiatore aveva molti rami fasCiati.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    «Serra numero Tre, ragazzi!» disse la professoressa Sprite che appariva deCisamente contrariata e non allegra come al solito.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    Ci fu un mormorio di curiosità. Fino a quel momento avevano lavorato soltanto nella Serra numero Uno. Ma nella numero Tre c’erano piante molto più interessanti e pericolose. La professoressa Sprite si staccò dalla Cintura una grossa chiave e aprì la porta. Harry percepì un odore di terra umida e di conCime, che si mischiava al greve profumo di alcuni fiori giganti, delle dimensioni di un ombrello, appesi al soffitto. Stava per entrare dietro a Ron e a Hermione quando Allock tese una mano verso di lui.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    A giudicare dall’espressione acCigliata della professoressa le spiaceva eccome, ma Allock disse: «Questo è lo scotto» e le chiuse la porta della serra in facCia.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    Harry non aveva la minima idea di che cosa volesse dire. Stava per aprire bocca, ma Allock proseguì: «Non sono mai rimasto tanto sCioccato. Far volare un’automobile fino a Hogwarts! Be’, naturalmente ho capito subito perché l’avevi fatto. Era lampante. Harry, Harry, Harry».
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    Era incredibile come riusCisse a mostrare uno per uno quei suoi denti smaglianti anche quando non parlava.
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    «Ti ho fatto provare il gusto per la pubbliCità, non è vero?» proseguì Allock. «Ti ho contagiato. Sei finito sulla prima pagina del giornale insieme a me e non vedevi l’ora che accadesse di nuovo».
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    «Harry, Harry, Harry» ripeté Allock allungando un bracCio e passandoglielo intorno alle spalle. «Io ti capisco. È naturale voler riassaporare una cosa che si è gustata per la prima volta… e io devo rimproverarmi per esserne stato la causa, perché dovevo prevedere che ti avrebbe dato alla testa… Ma vedi, giovanotto, non puoi cominCiare a far volare le automobili per cercare di farti notare. Ti devi calmare, d’accordo? Avrai tutto il tempo per farlo quando sarai più grande. Sì, sì, lo so cosa stai pensando! ‘Fa presto a parlare lui che è già un mago famoso in tutto il mondo!’ Ma quando avevo dodiCi anni non ero proprio nessuno, come te adesso. Anzi, direi che ero ancor meno che nessuno! Voglio dire che qualcuno ha già sentito parlare di te, non è così? Tutte quelle storie a proposito di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato!» LanCiò un’occhiata alla Cicatrice a forma di saetta sulla fronte di Harry. «Lo so, lo so che non è piacevole come vincere Cinque volte di fila il Premio per il Sorriso-Più-AffasCinante indetto dal Settimanale delle Streghe, come è successo a me… ma è comunque un modo per iniziare, Harry, è un modo per iniziare».
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    La professoressa Sprite era in piedi dietro a un bancone poggiato su due cavalietti, al centro della serra. Sul bancone erano posate Circa venti paia di paraorecchi di colore diverso. Quando Harry ebbe preso posto tra Ron e Hermione l’insegnante disse: «Oggi rinvaseremo le mandragole. Allora, chi sa dirmi le proprietà della mandragola?»
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    «Ottimo. DieCi punti per il Grifondoro» disse la professoressa Sprite. «La mandragola è un componente fondamentale della maggior parte degli antidoti. Ma è anche pericolosa. Chi sa dirmi perché?»
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    «Proprio così. Altri dieCi punti» disse la professoressa Sprite. «Ora, le mandragole che abbiamo qui sono tutte molto giovani».
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    Così dicendo indicò una fila di vaschette profonde, e tutti si sporsero in avanti per vedere meglio. Dentro, tutte in fila, vi crescevano un centinaio di pianticelle ricche di Ciuffi color verde marCio. A Harry, che non aveva la minima idea di quel che intendesse Hermione quando aveva parlato del ‘pianto’ della mandragola, non parvero particolarmente degne di nota.
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    Ci fu una mischia perché nessuno voleva finire con un vaporoso paraorecchi rosa.
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    Al posto delle radiCi, dalla terra venne fuori un minuscolo neonato coperto di fango e terribilmente brutto. Le foglie gli spuntavano direttamente dalla testa. Aveva la pelle verdastra tutta chiazze ed era chiaro che stava urlando con quanta forza aveva nei polmoni.
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    La professoressa Sprite prese un grosso vaso da sotto il tavolo e vi ficcò dentro la mandragola, sotterrando il pupo sotto uno strato di conCime nero e umido e lasCiando fuori soltanto i Ciuffi di foglie. Poi si scrollò la terra dalle mani, dette il segnale convenuto e si tolse i paraorecchi.
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    «Poiché le nostre mandragole sono solo piantine da semenzaio, il loro pianto ancora non ucCide» disse tranquilla, come se non avesse fatto niente di più emozionante che annaffiare una begonia. «Però possono mettervi fuori combattimento per molte ore e poiché sono sicura che nessuno di voi vuole perdersi il primo giorno di lezioni, quando Ci lavorate assicuratevi di indossare correttamente i paraorecchi. Quando sarà ora di interrompere, vi farò il solito cenno.
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    «Quattro per ogni vaschetta… lì c’è una grossa riserva di vasi… il conCime è nei sacchi, là… e fate attenzione ai Tentacoli Velenosi, stanno mettendo i denti».
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    Cosi dicendo colpì seccamente una pianta rosso scuro, tutta aculei, facendole ritirare i lunghi tentacoli che fino a quel momento le avevano strisCiato sulle spalle a mo’ di serpenti.
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    A Harry, Ron e Hermione si unì un ragazzo ricCioluto del Tassorosso, che Harry conosceva di vista ma con cui non aveva mai parlato.
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    «Quell’Allock è veramente eccezionale, non trovate?» disse Justin garrulo mentre cominCiavano a riempire i vasi di conCime allo sterco di drago. «È un tipo terribilmente coraggioso. Avete letto i suoi libri? Io sarei morto di paura se fossi stato intrappolato in una cabina telefonica da un lupo mannaro; ma lui no, ha mantenuto il sangue freddo e… zac… Semplicemente fantastico.
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    «Io avrei dovuto andare a Eton, sapete? Ma non so dirvi quanto sono felice di essere venuto qui. Naturalmente mia madre è rimasta un po’ delusa, ma da quando le ho fatto leggere i libri di Allock credo che abbia cominCiato a capire quanto sia utile avere in famiglia un mago bene addestrato…»
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    Dopo di che non ebbero molte altre occasioni di parlare. Avevano indossato di nuovo i paraorecchi e dovevano concentrarsi sulle mandragole. A sentire la professoressa Sprite sembrava una cosa estremamente faCile, ma non lo era affatto. Alle mandragole non piaceva venire fuori da sotto terra, ma non sembrava piacergli neanche tornarCi dentro. Si dimenavano, scalCiavano, battevano i piccoli pugni e digrignavano i denti; Harry passò dieCi minuti buoni a cercare di cacCiarne una particolarmente grassa in un vaso.
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    Alla fine della lezione Harry, come gli altri, era sudato, dolorante e tutto sporco di terricCio. Fecero ritorno al castello per darsi una lavata veloce, e poi i Grifondoro si affrettarono per la lezione di Trasfigurazione.
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    Le lezioni della professoressa McGranitt erano sempre pesanti, ma quel giorno fu particolarmente diffiCile. Tutto quel che Harry aveva imparato l’anno prima sembrava essergli usCito completamente dalla testa durante l’estate. Quel che gli veniva richiesto, quella mattina, era di trasformare uno scarafaggio in un bottone, ma riuscì solo a far fare un bel po’ di ginnastica al suo scarafaggio, che scorrazzava sulla scrivania evitando la sua bacchetta magica.
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    Nel frattempo Ron era alle prese con problemi assai peggiori. Aveva aggiustato alla meglio la sua bacchetta con del nastro adesivo magico preso in prestito, ma sembrava danneggiata irreparabilmente. Di tanto in tanto scoppiettava, lanCiava sCintille nei momenti più impensati e ogni volta che Ron la usava per trasformare il suo scarafaggio, quello gli spruzzava addosso un puzzolente fumo grigio. E dato che questo gli impediva di vedere quel che faceva, Ron schiacCiò inavvertitamente il suo scarafaggio con il gomito, e quindi dovette chiederne un altro. La professoressa McGranitt non fu molto contenta.
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    Harry fu molto sollevato nell’udire la campanella del pranzo. Si sentiva il cervello come una spugna strizzata. Tutti usCirono in fila dalla classe tranne lui e Ron, che stava sbatacchiando furiosamente la bacchetta magica sul banco.
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    Scesero a pranzo, dove l’umore di Ron non migliorò di certo quando Hermione mostrò la manCiata di perfetti bottoni da soprabito da lei prodotti durante la lezione di Trasfigurazione.
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    «E perché» chiese Ron strappandole di mano l’orario, «hai incorniCiato tutte le lezioni di Allock con dei cuoriCini?»
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    Terminato il pranzo usCirono in cortile: il Cielo era tutto nuvoloso. Hermione si sedette su un gradino di pietra e sprofondò di nuovo nella lettura di In viaggio con i vampiri. Harry e Ron rimasero a parlare di Quidditch per qualche minuto prima che Harry si rendesse conto che qualcuno lo stava osservando attentamente. Alzando lo sguardo scorse il ragazzo mingherlino, dai capelli color topo che la sera prima aveva visto provarsi il Cappello Parlante. Lo fissava come pietrificato. Si teneva stretta quella che sembrava una comune macchina fotografica da Babbani e quando Harry lo guardò arrossì violentemente.
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    «Così potrò dimostrare di averti incontrato» disse Colin Canon tutto ecCitato avviCinandosi ancora un poco. «Io so tutto di te. Tutti ne parlano. Che sei sopravvissuto quando Tu-Sai-Chi cercò di ucCiderti e che lui è scomparso e tutto il resto e che tu hai ancora sulla fronte una Cicatrice a forma di saetta» (e qui i suoi occhi scrutarono rapidamente l’attaccatura dei capelli di Harry), «e un ragazzo del mio dormitorio ha detto che se svilupperò la pellicola nella pozione giusta, le foto si muoveranno». Colin tirò un profondo respiro di emozione che lo fece fremere e proseguì: «È meraviglioso qui, non è vero? Io non ho mai saputo che tutte le strane cose che riusCivo a fare erano magiche fino a che non ho ricevuto la lettera da Hogwarts. Mio padre fa il lattaio, e neanche lui voleva crederCi. Per questo sto scattando montagne di foto da mandargli. E sarebbe davvero stupendo averne una tua» guardò Harry con aria implorante, «forse la potrebbe scattare il tuo amico così io mi metto accanto a te? E poi me la potresti firmare?»
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    «Foto autografate? DistribuisCi foto autografate, Potter?»
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    Nel cortile risuonò, sonora e aspra, la voce di Draco Malfoy. Si era fermato proprio dietro a Colin, scortato, come sempre quando era a Hogwarts, da quei due teppisti di grossa stazza che erano suoi amiCi Tiger e Goyle.
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    «È solo che sei geloso» si sentì la voCina di Colin che, tutto intero, era alto più o meno quanto il collo di Tiger.
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    «Geloso?» disse Malfoy che ora non aveva più bisogno di gridare, dato che metà del cortile lo stava ascoltando. «E di che cosa? Grazie tante, ma non voglio certo una stupida Cicatrice sulla fronte. Per quanto mi riguarda, non penso che farsi spaccare la testa in due renda così speCiali».
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    «Ma vai a farti un bagno, Malfoy!» disse Ron arrabbiato. Tiger smise di ridere e cominCiò a strofinarsi con aria minacCiosa le nocche grandi come castagne.
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    «Attento a te, Weasley» fece Malfoy con una smorfia. «Non vuoi cacCiarti in un altro guaio, vero? Altrimenti la tua mammina dovrà venire a prenderti e a portarti via da scuola». E con voce acuta e penetrante proseguì: «SE PROVI A FARE UN ALTRO PASSO FALSO…»
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    «Cosa succede qui?» Gilderoy Allock si stava avviCinando con l’abito turchese svolazzante. «Chi è che sta distribuendo autografi?»
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    Harry aveva cominCiato a spiegarsi, ma fu interrotto da Allock che gli mise un bracCio intorno alle spalle e tuonò con voce gioviale: «Non c’era bisogno di chiederlo! Ci incontriamo un’altra volta, Harry!»
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    «A buon intenditor poche parole, Harry» gli disse Allock in tono paterno mentre entravano nell’edifiCio per la porta laterale. «Io ti ho coperto, con il giovane Canon… Con una foto scattata anche a me, i tuoi compagni non penseranno che tu ti creda chissà chi…»
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    Sordo al balbettio di Harry, Allock lo trasCinò lungo un corridoio gremito di studenti curiosi e poi su per una scala.
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    Avevano raggiunto la classe di Allock, che finalmente lasCiò andare il ragazzo. Harry si riassestò i vestiti e andò a sedersi molto in fondo, dove fu occupatissimo a impilare tutti e sette i libri di Allock davanti a sé, in modo da risparmiarsi la vista dell’autore in carne e ossa.
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    Quando tutta la classe fu entrata Allock si schiari rumorosamente la gola e cadde il silenzio. Lui si avviCinò ai banchi, prese la copia del suo Trekking con i troll dal banco di Neville PaCiock e la sollevò per mostrare il proprio ritratto ammiccante in copertina.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    «Io» disse indicandolo e ammiccando lui stesso, «Gilderoy Allock, Ordine di Merlino, Terza Classe, Membro Onorario della Lega per la Difesa contro le Arti Oscure e Cinque volte vinCitore del premio per il Sorriso più Seducente promosso dal Settimanale delle Streghe… ma lasCiamo stare. Non mi sono certo liberato della strega Bandon facendole un sorriso!»
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    «Oh, oh… quasi nessuno ricordava che il mio colore preferito è il lilla. Lo dico in Un anno con lo yeti. E poi alcuni di voi dovranno leggere con più attenzione A passeggio con i lupi mannari… Nel capitolo dodiCi dico chiaramente che il mio regalo di compleanno ideale sarebbe l’armonia tra il popolo dei maghi e dei non maghi… anche se non rifiuterei una bella bottiglia di Whisky Incendiario Ogden Stravecchio!»
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    LanCiò alla scolaresca un’altra occhiatina maliziosa. Ron lo fissava con un’espressione incredula; Seamus Finnigan e Dean Thomas, che sedevano ai primi banchi, erano scossi da sussulti di riso represso. Hermione, invece, ascoltava Allock con attenzione rapita e trasalì quando lui pronunCiò il suo nome.
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    «Ottimo!» sorrise Allock. «Veramente ottimo! Lei conquista dieCi punti per il Grifondoro! E ora, al lavoro…»
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    Seamus Finnigan non riuscì a controllarsi. Sbottò in una risata che neanche Allock riuscì a prendere per un grido di terrore.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    «Se fossi in te non ne sarei tanto sicuro» disse Allock scuotendo un dito ammonitore in direzione del ragazzo. «Possono essere tipetti discretamente diaboliCi
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    I folletti erano di colore blu elettrico, alti Circa venti centimetri, con visetti appuntiti e voCi così penetranti che era come sentire il CicalecCio di un nugolo di pappagallini. Appena tolta la coperta avevano cominCiato a Ciarlare e a saettare di qua e di là, scuotendo le sbarre e facendo le boccacce a quelli seduti più viCino.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    «Bene» disse Allock ad alta voce. «Vediamo che cosa siete capaCi di farne!» E aprì la gabbia.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    Ci fu un pandemonio. I folletti schizzavano in tutte le direzioni come missili. Due di loro afferrarono Neville per le orecchie e lo sollevarono in aria. Molti si fiondarono contro le finestre, innaffiando di vetri rotti quelli dell’ultima fila. Gli altri si impegnarono a distruggere la classe meglio di un rinoceronte infuriato. Afferrarono i calamai e spruzzarono inchiostro dappertutto, ridussero a brandelli libri e fogli di carta, strapparono i quadri dalle pareti, rovesCiarono il cestino della carta, afferrarono borse e libri e li scaraventarono fuori dalle finestre rotte; nel giro di pochi minuti metà della classe si riparava sotto i banchi e Neville osCillava appeso al candelabro sul soffitto.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    Non accadde assolutamente nulla; uno dei folletti ghermì la bacchetta di Allock e scaraventò anche quella fuori dalla finestra. Allock strabuzzò gli occhi e si tuffò sotto la cattedra, evitando per un pelo di essere schiacCiato da Neville, che si schiantò al suolo perché il candelabro aveva ceduto.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    La campanella suonò e Ci fu un fuggi fuggi verso l’usCita. Nella calma relativa che seguì Allock si rialzò in piedi, vide Harry, Ron e Hermione che avevano quasi raggiunto la porta e disse: «Bene, affido a voi il compito di acchiappare quelli che sono rimasti fuori e di rimetterli nella gabbia». Li sorpassò come una saetta e si chiuse rapidamente la porta alle spalle.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    «Vuole semplicemente farCi fare esperienza» disse Hermione mentre immobilizzava in un colpo due folletti con un astuto Incantesimo di Congelamento e li rimetteva nella gabbia.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    «SCiocchezze» disse Hermione. «Hai letto i suoi libri… Guarda tutte le cose strabilianti che ha fatto…»
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

   Nei giorni successivi, Harry passò molto tempo a mimetizzarsi ogni volta che intravedeva Gilderoy Allock per un corridoio. Più diffiCile da evitare era Colin Canon, che sembrava avesse imparato a memoria i suoi orari. Niente sembrava emozionarlo di più del chiedergli sei o sette volte al giorno: «Tutto bene, Harry?» e del sentirsi rispondere da lui un laconico ed esasperato «Ciao, Colin».
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    PerCiò, fra una cosa e l’altra, Harry fu molto contento che fosse arrivato il week-end. Lui, Ron e Hermione volevano andare a trovare Hagrid il sabato mattina. Ma proprio quel sabato Harry fu svegliato da Oliver Baston, il capitano della squadra di Quidditch del Grifondoro, diverse ore prima di quanto avrebbe voluto.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Harry sbirCiò fuori della finestra. Sospesa tra il rosa e l’oro del Cielo c’era una nebbiolina sottile. Ora che si era svegliato non riusCiva a capire come avesse potuto dormire con tutto il baccano degli uccelli.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Appunto» disse Baston. Era un ragazzo del sesto anno, alto e tarchiato, e in quel momento lo sguardo gli brillava di un folle entusiasmo. «Fa parte del nostro nuovo programma di allenamento. Muoviti, prendi il tuo manico di scopa e andiamo» disse conCitato. «Nessuna delle altre squadre ha cominCiato gli allenamenti, noi saremo i primi in classifica quest’anno…»
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Tra brividi e sbadigli Harry scese dal letto e cominCiò a cercare la tuta da Quidditch.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Molto bene, vecchio mio» disse Baston. «Ci vediamo sul campo tra un quarto d’ora».
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Trovata la tuta scarlatta e buttatosi sulle spalle il mantello per scaldarsi un po’, Harry scarabocchiò un biglietto per Ron spiegandogli dove era andato e, Nimbus Duemila in spalla, scese la scala a chiocCiola che portava alla sala comune. Aveva quasi raggiunto il varco coperto dal ritratto quando udì un rumore alle sue spalle: era Colin Canon che scendeva come un razzo giù per la scala a chiocCiola, con la macchina fotografica appesa al collo che osCillava furiosamente e qualcosa stretto in mano.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Un Allock in bianco e nero strattonava un bracCio che Harry riconobbe come suo. Fu con piacere che vide la propria immagine fotografica lottare niente male e rifiutarsi di essere inquadrata. Poi vide Allock rinunCiare e cadere, ansimando, contro il bordo bianco della foto.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «No» rispose Harry in tono deCiso, guardandosi intorno per controllare che nella stanza non Ci fosse nessuno. «Scusami, Colin, ma ho fretta… allenamento di Quidditch».
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Si arrampicò su per il varco lasCiato libero dal quadro.
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    «Tu sei il giocatore più giovane del Grifondoro negli ultimi cento anni, non è vero, Harry? Di’, non è vero?» insistette Colin trotterellandogli a fianco. «Devi essere molto bravo. Io non ho mai volato. È faCile? E quella scopa è proprio tua? È la migliore che esiste?»
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Be’, la Pluffa — una palla rossa, piuttosto grossa — serve per fare goal. Tre CacCiatori per ogni squadra si lanCiano la Pluffa e cercano di farla passare attraverso i pali all’estremità del campo: sono tre lunghi pali con in Cima degli anelli».
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «…è il BocCino d’Oro» disse Harry, «che è molto piccolo, molto veloce e diffiCilissimo da prendere. Ma quello è compito dei Cercatori, perché la partita non finisce fino a che non viene preso il BocCino d’Oro. E il Cercatore che Ci riesce guadagna altri centoCinquanta punti per la sua squadra».
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Sì» rispose Harry; intanto erano usCiti dal castello e si avviavano giù per il pendio bagnato di rugiada. «E c’è anche il Portiere. A difesa delle porte. Tutto qua, davvero».
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Ma non Ci fu verso che Colin smettesse di tempestarlo di domande mentre attraversavano i prati che degradavano verso il campo da gioco e Harry riuscì a levarselo di torno soltanto quando arrivò agli spogliatoi. Colin gli gridò dietro con la sua vocetta stridula: «Vado a scegliermi un posto in prima fila, Harry!» e spiccò una corsa verso le tribune.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Anche gli altri giocatori della squadra del Grifondoro avevano raggiunto gli spogliatoi. Baston sembrava l’unico davvero sveglio. Fred e George Weasley se ne stavano seduti con gli occhi gonfi di sonno e i capelli scompigliati viCino a una ragazza del quarto anno, AliCia Spinnet, che sembrava sul punto di addormentarsi in piedi contro la parete. Dalla parte opposta le sue compagne CacCiatriCi, Katie Bell e Angelina Johnson, sbadigliavano una accanto all’altra.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Baston aveva in mano la grande pianta di un campo di gioco, su cui erano state tracCiate linee, frecce e croCi con inchiostri di colore diverso. Tirò fuori la bacchetta magica con cui diede un colpetto al suo grafico e le frecce cominCiarono a contorcersi come millepiedi. Mentre Baston si lanCiava in una dissertazione sulla sua nuova tattica Fred Weasley abbandonò la testa sulla spalla di AliCia Spinnet e cominCiò a russare.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Ci vollero Circa venti minuti per spiegare il primo grafico, ma sotto a quello ce n’era un altro e poi un terzo. Harry cominCiò a sonnecchiare mentre Baston, con voce monotona, continuava le sue spiegazioni.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Allora!» concluse Baston scuotendo Harry da una nostalgica fantasia al pensiero di quel che avrebbe potuto mangiare a colazione, in quel preCiso momento, su al castello. «Tutto chiaro? Ci sono domande?»
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Statemi bene a sentire tutti» disse guardandoli torvo. «L’anno scorso avremmo dovuto vincere il Campionato di Quidditch. Siamo senz’altro la squadra migliore. Ma purtroppo, a causa di Circostanze indipendenti dalla nostra volontà…»
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Baston Ci mise qualche secondo per riprendere il controllo. Era chiaro che quell’evento gli scottava ancora atrocemente.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Quindi quest’anno Ci alleneremo molto più di quanto non abbiamo mai fatto… Bene, ora andiamo a mettere in pratica le nostre nuove teorie!» esclamò Baston afferrando il suo manico di scopa e precedendoli fuori dagli spogliatoi. Con i muscoli freddi e ancora sbadigliando, la squadra lo segui.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Non abbiamo neanche cominCiato» rispose Harry guardando con invidia il toast e la marmellata d’aranCia che Ron e Hermione si erano portati dalla Sala Grande. «Baston Ci ha insegnato delle nuove mosse».
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    Inforcò il suo manico di scopa, si dette la spinta e si sollevò in volo. L’aria fredda del mattino gli sferzò la facCia, svegliandolo assai più del lungo sermone di Baston. Era meraviglioso trovarsi di nuovo sul campo di Quidditch. Sorvolò lo stadio a tutta veloCità, facendo a gara con Fred e George.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Che succede?» chiese Baston acCigliato, raggiungendoli in volo. «Perché quel ragazzo del primo anno scatta foto? Non mi piace. Potrebbe essere una spia dei Serpeverde che cerca di saperne di più sul nuovo programma di allenamento».
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Perché diCi così?» chiese Baston con aria inquisitoria.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Un gruppetto in tuta verde stava facendo il suo ingresso in campo, maniCi di scopa in resta.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Non Ci posso credere!» sibilò Baston indignato. «Il campo l’ho prenotato io per tutta la giornata! Adesso la vedremo!»
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    «Flitt!» gridò Baston al capitano dei Serpeverde. «Questo è il nostro turno di allenamento. Ci siamo alzati di buon’ora apposta. E ora fuori dai piedi!»
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    Si erano avviCinate anche Angelina, AliCia e Katie. Non c’erano ragazze nella squadra dei Serpeverde… che, spalla a spalla, facevano muro davanti ai Grifondoro gettando occhiate maliziose a qualcuno dietro di loro.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Ah!» replicò Flitt, «ma io ho un permesso speCiale del professor Piton. Il sottoscritto, professor S. Piton, autorizza la squadra del Serpeverde ad allenarsi oggi sul campo di Quidditch per l’istruzione del suo nuovo Cercatore».
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Non sei per caso il figlio di LuCius Malfoy?» chiese Fred guardando il ragazzo con aria disgustata.
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    «Strano che tu nomini il padre di Draco» disse Flitt mentre gli altri sorridevano ancora più apertamente. «LasCia che io ti mostri il generoso dono che ha fatto alla squadra dei Serpeverde».
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Tutti e sette sfoderarono la propria scopa. Al sole del primo mattino, sette maniCi lustri e sette targhette d’oro fino, con su scritto ‘Nimbus Duemila Uno’ brillarono sotto il naso dei Grifondoro.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Ultimissimo modello. È usCito soltanto il mese scorso» disse Flitt con aria indifferente togliendo un granello di polvere dalla sua scopa. «Credo che superi di molto il vecchio modello Duemila. Quanto poi alle Scopalinda» proseguì con un sorriso maligno a Fred e George che avevano entrambi una Scopalinda Cinque, «potete anche spazzarCi il campo!»
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Ron e Hermione si stavano avviCinando per vedere cosa stesse accadendo.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Che succede?» chiese Ron a Harry. «Perché non giocate? E lui che Ci fa qui?»
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Io sono il nuovo Cercatore dei Serpeverde, Weasley» gli rispose il ragazzo con aria compiaCiuta. «E tutti stanno ammirando i maniCi di scopa che mio padre ha comprato alla nostra squadra».
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Ron rimase a guardare a bocca aperta i sette superbi maniCi di scopa che gli si paravano davanti agli occhi.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Belli, vero?» disse Malfoy con voce suadente. «Ma non è detto che anche la squadra dei Grifondoro non riesca a mettere insieme un po’ di soldi per comprarsi delle scope nuove. Se mettete all’asta quelle vecchie carrette della Scopalinda Cinque, vedrete che qualche museo pagherà per averle».
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    L’aria soddisfatta di Malfoy vaCillò.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Harry capì subito che Malfoy doveva aver detto una cosa veramente cattiva perché le sue parole susCitarono un’istantanea ribellione. Flitt dovette tuffarsi davanti a Malfoy per impedire che Fred e George gli saltassero addosso; AliCia strillò: «Ma come osi!» e Ron affondò la mano nelle pieghe del vestito, estrasse la bacchetta magica gridando: «Questa la paghi, Malfoy!» e la puntò furibondo contro di lui.
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    Uno scoppio tremendo risuonò per tutto lo stadio: un fasCio di luce verde uscì dalla parte sbagliata della bacchetta di Ron, lo colpì allo stomaco e lo scaraventò a terra.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Ron fece per parlare ma non riuscì a dire neanche una parola. Emise invece un potente rutto e dalla bocca gli usCirono una quantità di lumache che gli caddero sulle ginocchia.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Forse è meglio portarlo da Hagrid, che è più viCino» disse Harry a Hermione, la quale annuì coraggiosamente; entrambi cominCiarono a tirare Ron per le bracCia.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Che cosa è successo, Harry? Che cosa è successo? Sta male? Ma tu puoi curarlo, non è vero?» Colin si era preCipitato giù dalla tribuna e ora gli saltellava intorno, mentre loro lasCiavano il campo. Ron ebbe un altro enorme conato di vomito, anche questo seguito da una fuoriusCita di lumache.
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    «Oooh!» esclamò Colin affasCinato, brandendo la macchina fotografica. «Harry, riesCi a tenermelo fermo?»
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    «Fuori dai piedi, Colin!» gli gridò Harry infuriato. Poi, insieme a Hermione, trasCinò Ron fuori dello stadio e poi giù, attraverso i campi, verso il limitare della foresta.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Siamo quasi arrivati, Ron» disse Hermione quando si intravide il capanno del guardiacacCia. «Vedrai che fra un attimo starai bene… siamo quasi arrivati…»
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Erano a meno di sessanta metri dalla capanna di Hagrid quando la porta si apri, ma a usCirne non fu il guardiacacCia, bensì Gilderoy Allock, che quel giorno indossava un abito color malva pallido.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Svelti, nascondetevi qua dietro» sibilò Harry trasCinando Ron dietro a un cespuglio lì viCino. Hermione lo seguì, anche se con una certa riluttanza.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «È semplice, se sai quel che fai» stava dicendo Allock a Hagrid parlando a voce molto alta. «Se hai bisogno di aiuto, sai dove trovarmi! Ti farò avere una copia del mio libro… Mi sorprende che tu non l’abbia già. La firmo stanotte e poi te la mando. Bene, arrivederCi!» e si allontanò a gran passi verso il castello.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Harry attese che Allock fosse sparito, quindi estrasse Ron dal cespuglio e lo trasCinò fino alla porta del capanno. Bussarono con impazienza.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Meglio fuori che dentro» disse allegramente, scaraventandogli davanti ai piedi un grosso baCile di rame. «Buttale fuori tutte, Ron».
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Credo che non Ci sia altro da fare che aspettare che finiscano» disse Hermione ansiosa, osservando Ron. «Già è una magia diffiCile in condizioni ottimali, figuriamoCi con una bacchetta rotta…»
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Hagrid si stava dando da fare a preparare un tè. Thor, il suo cane da cacCia nero, faceva le feste a Harry.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Uh, mi diceva come cavare gli spiritelli dal pozzo» grugnì Hagrid togliendo dal tavolo malconCio un galletto mezzo spennato e poggiandovi la teiera. «Non c’ho capito niente. E poi come aveva fatto a sgominare non so che streghe. Mi mangio il paiolo se c’era solo mezza parola di vero!»
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Il solo, non il migliore» disse Hagrid offrendo ai ragazzi un vassoio di caramelle mou, mentre Ron tossiva e vomitava nel baCile. «Solo come l’occhio di un orbo nel paese dei Ciechi. Diventa sempre più tosto rimediare qualcuno per le Arti Oscure. Girano tutti al largo, capito? Pensano che la materia porta male. Nessuno resiste a lungo. Ma ditemi un po’» proseguì accennando con il capo a Ron, «chi ha cercato di incantare?»
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    «Forse è la cosa più offensiva che gli poteva venire in mente» disse Ron boccheggiante, riemergendo da sopra il baCile. «’Mezzosangue’ è un insulto spregevole e significa un mago nato Babbano… voglio dire, da genitori non maghi. Alcuni — come la famiglia di Malfoy, per esempio — pensano di essere meglio di tutti perché sono quello che la gente chiama ‘purosangue’». Ebbe un lieve conato e questa volta un’unica lumaca gli cadde nella mano tesa. La gettò nel baCile e proseguì: «Tutti quanti noi sappiamo che non fa nessuna differenza. Prendi Neville PaCiock: lui è un purosangue, eppure non riesce neanche a fare star dritto un paiolo».
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «È una cosa disgustosa da dire a una persona» disse Ron asCiugandosi con mano tremante il sudore che gli imperlava la fronte. «Sangue misto. Come dire sangue sporco. È roba da matti. Tanto, oggigiorno, quasi tutti i maghi sono mezzosangue. Se non avessimo sposato dei Babbani saremmo tutti estinti».
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    Fu scosso da un altro conato e si tuffò di nuovo sul baCile.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Be’, avevi ragione a fargli qualcosa, Ron» disse Hagrid a voce alta per coprire i tonfi di altre lumache che cadevano nel baCile. «Ma magari è meglio che hai fatto Cilecca. Se gli avevi incantato il piccolo, Malfoy grande era già qui a strepitare. Almeno non sei nei guai».
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Harry avrebbe voluto dire che non vedeva guaio peggiore del dover vomitare lumache, ma non Ci riuscì; la caramella mou che gli aveva dato Hagrid gli aveva cementato le mascelle.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Oh, Harry» disse Hagrid tutt’a un tratto come colpito da un pensiero improvviso. «Ora che Ci penso… Com’è che mandi in giro le tue foto a tutti tranne che a me?»
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Furibondo, Harry riuscì a staccare i denti da quella morsa appicCicosa.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Ci sei cascato!» disse dandogli una manata gioviale sulla schiena che lo mandò a sbattere con la facCia sul tavolo. «Lo sapevo che non eri stato tu. Gliel’ho detto al professor Coso: tu non ce n’hai bisogno, sei più famoso di lui senza sbracCiarti tanto».
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Scommetto che non gli è piaCiuto» disse Harry raddrizzandosi e strofinandosi il mento.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Nel piccolo orto dietro alla capanna c’era una dozzina di zucche, le più grosse che Harry avesse mai visto. Avevano le dimensioni di un maCigno.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Con che cosa le hai conCimate?» chiese Harry.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Harry notò l’ombrello rosa a fiori di Hagrid appoggiato alla parete, in fondo alla capanna. Harry aveva già avuto ragione di credere che quell’ombrello non fosse soltanto quel che sembrava; in realtà, aveva la netta impressione che vi fosse nascosta la bacchetta magica dei tempi in cui Hagrid frequentava la scuola. Hagrid non poteva usare la magia. Era stato espulso da Hogwarts quando faceva il terzo anno, ma Harry non era mai riusCito a scoprire perché: un minimo accenno all’argomento e subito Hagrid cominCiava a schiarirsi fragorosamente la gola e diventava stranamente sordo, fino a che non si cambiava discorso.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Lo dice pure tua sorella piccola» disse Hagrid accennando a Ron. «L’ho incontrata proprio ieri». Hagrid lanCiò a Harry un’occhiata sbieca mentre rideva sotto i baffi. «Diceva che stava facendo un giretto, ma mi sa che sperava di beccare qualcun altro, qui». Strizzò l’occhio a Harry. «Se vuoi sapere la mia, a lei non farebbe affatto schifo la tua foto con…»
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Tu luCiderai l’argento nella sala dei trofei insieme a Gazza» disse la McGranitt. «E niente magie, Weasley… olio di gomito».
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Oh, no… Non posso andare anch’io a luCidare l’argento?» chiese Harry disperato.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Certo che no» rispose la McGranitt sollevando le sopracCiglia. «Il professor Allock ha chiesto espressamente di te. Alle otto in punto. Tutti e due».
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Harry e Ron si trasCinarono fino alla Sala Grande in uno stato di profonda prostrazione, seguiti da Hermione che aveva inaugurato un’espressione del tipo così-imparate-a-violare-il-regolamento. Harry non gustò il pasticCio di carne e puré come aveva pensato. Sia lui che Ron ritenevano di essere stati trattati ingiustamente.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Gazza mi terrà lì tutta la notte» disse Ron depresso. «Niente magia! In quella stanza Ci saranno almeno cento coppe da luCidare. Io non sono bravo nelle faccende da Babbani!»
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Gli sembrò che quel sabato pomeriggio fosse volato via e in men che non si dica furono le otto meno Cinque; Harry si avviò di malavoglia lungo il corridoio del secondo piano, verso l’uffiCio di Allock. Strinse i denti e bussò.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Sulle pareti pendevano un’infinità di sue fotografie, incorniCiate e illuminate dalla luce di molte candele. Alcune erano anche autografate. Sulla scrivania ne troneggiava un’altra pila.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    I minuti passavano con lentezza esasperante. Harry si lasCiava scorrere addosso la voce di Allock e di tanto in tanto rispondeva con un «Mmm», «Giusto», «Già». Sporadicamente faceva caso a una frase del tipo: «La fama è un’amica volubile, caro Harry», oppure: «La celebrità è passeggera, non dimenticarlo mai».
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Poi udì qualcosa, qualcosa di molto diverso dallo sfrigolio delle candele morenti e dalle Ciance di Allock sulle sue ammiratriCi.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Era una voce, una voce che gelava il sangue, una voce così velenosa da togliere il respiro, una voce gelida come il ghiacCio.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Vieni… vieni da me… Ti squarterò… Ti farò a pezzi… Ti ucCiderò…»
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Lo so» disse Allock. «Sei mesi di seguito in Cima alle classifiche dei best-seller! Ho polverizzato ogni record!»
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Harry non rispose. Tendeva l’orecchio, ma ora l’unico suono era la voce di Allock che gli diceva di non aspettarsi una punizione gratificante come quella ogni volta che si fosse beccato una consegna. Completamente stordito, Harry lasCiò la stanza.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Era così tardi che la sala comune dei Grifondoro era quasi deserta. Harry salì dritto filato al dormitorio. Ron non era ancora tornato. Indossò il pigiama, si infilò a letto e rimase in attesa. Mezz’ora più tardi arrivò l’amico, massaggiandosi il bracCio destro e portandosi dietro nella stanza buia una gran puzza di luCidante per l’argento.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Non mi sento più i muscoli» gemette sprofondando nel letto. «Mi ha fatto strofinare quattordiCi volte la coppa del Quidditch prima di essere soddisfatto. E poi ho avuto un altro attacco di lumache e ho vomitato tutto sopra un Premio SpeCiale per i Servigi resi alla Scuola. Mi Ci sono voluti secoli per togliere tutta quella bava… Come è andata con Allock?»
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

   Arrivò ottobre, che stese una coltre di freddo umido sui campi e nel castello. In infermeria, Madama Chips ebbe il suo daffare a curare un’improvvisa epidemia di raffreddore che aveva colpito professori e studenti. Il suo decotto Tiramisù aveva un effetto immediato, anche se lasCiava con le orecchie fumanti per molte ore. Ginny Weasley, che aveva anche lei un’aria smunta, fu costretta da Percy a berne un po’. E col fumo che le usCiva da sotto i capelli rosso fuoco sembrava proprio che avesse la testa in fiamme.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Per giorni e giorni, gocce di pioggia grosse come pallottole picchiarono sulle finestre del castello; il livello del lago salì, le aiuole divennero rigagnoli fangosi e le zucche di Hagrid raggiunsero le dimensioni di capanni da giardino. Ma l’entusiasmo di Oliver Baston nell’organizzare regolarmente gli allenamenti non venne meno; fu per questo motivo che in un tempestoso sabato pomeriggio, pochi giorni prima di Halloween, Harry fu visto far ritorno alla torre del Grifondoro fradiCio fino al midollo e completamente inzaccherato.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Harry aveva imboccato il corridoio, sCiaguattando con le scarpe piene d’acqua, quando incontrò qualcuno dall’aria preoccupata quasi quanto la sua. Nick-Quasi-Senza-Testa, il fantasma della Torre del Grifondoro, stava guardando cupamente fuori dalla finestra e bofonchiava tra sé e sé: «…non risponde ai requisiti… un centimetro e mezzo, a dir tanto…»
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Salve, salve» rispose lui sobbalzando e guardandosi intorno. Di traverso sui lunghi capelli ondulati portava un magnifico cappello piumato e indossava una tunica con una gorgiera che nascondeva la sua testa quasi del tutto reCisa dal collo. Era pallido come un cenCio e attraverso il suo corpo diafano Harry poteva vedere il Cielo scuro e la pioggia che veniva giù a catinelle.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    A dispetto del tono disinvolto, la sua facCia esprimeva una profonda amarezza.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Ma non avresti pensato anche tu» sbottò tutto d’un tratto ritirando fuori la lettera, «che essere stati colpiti al collo quarantaCinque volte con un’asCia non affilata avrebbe dovuto rappresentare un buon passaporto per parteCipare alla CacCia dei Senzatesta?»
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Possiamo accettare soltanto CacCiatori la cui testa si sia completamente separata dal corpo. Lei comprenderà certamente che altrimenti non sarebbe possibile ai soCi parteCipare ad attività di cacCia quali i Giochi di Destrezza a Cavallo con LanCio e Ripresa della Testa e il Polo con le Teste al posto della Palla. E quindi la informiamo, con grandissimo rammarico, che lei non risponde ai nostri requisiti. Con i migliori auguri, Sir Patrick Delaney-Podmore.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «È meglio che te ne vada di qui, Harry» si affrettò a suggerirgli Nick. «Mastro Gazza non è di buon umore. Prima di tutto ha l’influenza e poi alcuni studenti del terzo anno gli hanno impiastricCiato di cervello di rana tutto il soffitto del sotterraneo numero Cinque. Lui ha passato la mattina a pulire e se ti vede schizzare fango dappertutto…»
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «D’accordo» disse Harry sottraendosi allo sguardo accusatore di Mrs Purr. Ma non fu abbastanza rapido. Attirato sul luogo dalla forza misteriosa che sembrava legarlo alla sua malefica gatta, tutt’a un tratto Gazza schizzò fuori da un arazzo alla destra di Harry, ansimante e stralunato, alla cacCia del trasgressore. Intorno alla testa portava una pesante sCiarpa scozzese e aveva il naso rosso come un peperone.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «SudiCiume!» gridò con la pappagorgia tremula e gli occhi che mandavano pericolosi bagliori, indicando la pozza fangosa prodotta dalla tuta di Harry. «Disordine e sporco dappertutto! Adesso ne ho abbastanza! Seguimi, Potter!»
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Prima di allora Harry non era mai stato nell’uffiCio di Gazza; la maggior parte degli studenti cercava di tenersene alla larga. Era un locale squallido e privo di finestre, illuminato da un’unica lampada a petrolio che pendeva dal basso soffitto. Su tutto, aleggiava un vago odore di pesce fritto. Lungo le pareti erano appoggiati degli armadi da archivio di legno e dalle etichette Harry capì che contenevano i rapporti su tutti gli alunni puniti da Gazza. Fred e George Weasley avevano un intero cassetto tutto per loro. Appesa sulla parete dietro alla scrivania, faceva mostra di sé una collezione lustra e smagliante di catene e manette. Tutti sapevano che Gazza implorava continuamente Silente di lasCiargli appendere qualche studente al soffitto per le caviglie.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Gazza afferrò una penna d’oca da un calamaio posto sulla scrivania e cominCiò a frugare in cerca di una pergamena.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Solo un pochino di fango per te, ragazzo, ma per me è un’ora di più da sgobbare!» sbraitò Gazza mentre una sgradevole gocCiolina gli pendeva dal naso bitorzoluto. «Reato… InsudiCiava il castello… Condanna proposta…»
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Strofinandosi il naso gocCiolante, Gazza socchiuse gli occhi e rivolse uno sguardo antipatico a Harry che aspettava il verdetto col fiato sospeso.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Ma Gazza non aveva fatto in tempo ad abbassare la penna quando un colpo tremendo sul soffitto dell’uffiCio fece tremare la lampada a olio.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    E senza degnare più di uno sguardo Harry, si preCipitò fuori dall’uffiCio seguito a ruota da Mrs Purr.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Pix il Poltergeist era il folletto del castello, una minacCia volante dal ghigno malevolo, che viveva per provocare scompiglio e dare il tormento. A Harry, Pix non stava molto simpatico, ma non poté fare a meno di essergli grato per il suo tempismo. Confidava che qualsiasi danno avesse combinato (questa volta sembrava che l’avesse fatta grossa), avrebbe allontanato da lui l’attenzione di Gazza.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Pensando di dover aspettare il ritorno del custode, Harry si lasCiò cadere nella poltrona tarmata viCino alla scrivania, su cui era appoggiato un solo oggetto, a parte il modulo lasCiato a metà: una grossa e luCida busta color viola, con qualcosa scritto in lettere d’argento. Harry lanCiò un rapido sguardo alla porta per controllare che Gazza non stesse tornando, la prese e lesse:
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Corso di Magia per Corrispondenza per PrinCipianti
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Non vi sentite al passo nel moderno mondo della magia? Vi accorgete di ricorrere a qualsiasi scusa pur di non eseguire gli incantesimi più sempliCi?
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    SpeedyMagic è un nuovissimo corso dai risultati garantiti, rapido e di faCile apprendimento. Maghi e streghe a centinaia hanno tratto grandi benefiCi dal metodo SpeedyMagic!
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Ecco cosa Ci scrive la Signora Z. Ortica di Topsham:
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Non ricordavo nessun incantesimo e in famiglia le mie pozioni erano una barzelletta. Ora, dopo il corso SpeedyMagic, sono diventata il centro dell’attenzione a tutti i ricevimenti e gli amiCi non fanno che chiedermi la ricetta del mio Decotto di SCintillazione!»
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Mia moglie mi prendeva sempre in giro per i miei mediocri incantesimi, ma dopo un mese del vostro favoloso corso SpeedyMagic sono riusCito a trasformarla in uno yak. Grazie, SpeedyMagic!»
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    AffasCinato, Harry esaminò il resto del plico. Perché mai Gazza voleva seguire il corso SpeedyMagic? Forse significava che non era un mago nel vero senso della parola? Harry si stava acCingendo a leggere la prima lezione: Come tenere la bacchetta magica (suggerimenti pratiCi), quando dei passi strasCicati lungo il corridoio annunCiarono il ritorno di Gazza. Rimise tutto dentro la busta e fece appena in tempo a scaraventarla sulla scrivania che la porta si apri.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    I suoi occhi caddero su Harry e poi subito dopo sulla busta della SpeedyMagic che, come Harry si rese conto troppo tardi, si trovava a mezzo metro da dove Gazza l’aveva lasCiata.
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    La facCia grigia del custode divenne paonazza. Harry si preparò a essere sommerso da un’ondata di furore. Incespicando Gazza si avviCinò alla scrivania, afferrò la busta e la gettò dentro al cassetto.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Harry lo fissava allarmato; il custode non gli era mai sembrato così fuori di sé. Strabuzzava gli occhi, e una delle sue guance flacCide era in preda a un tic che la sCiarpa di lana scozzese non riusCiva a nascondere.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Molto bene… vattene pure… e acqua in bocca… non che… e comunque, se diCi che non l’hai letta… ora vattene pure. Devo scrivere il rapporto di Pix… vattene».
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Stupefatto di tanta fortuna, Harry si catapultò fuori e fece il corridoio e le scale di corsa. Venire via dall’uffiCio di Gazza senza una punizione era probabilmente una sorta di record scolastico.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Nick-Quasi-Senza-Testa sgusCiò furtivo da una classe. Dietro di lui, Harry vide il relitto di un grosso armadio nero e oro che sembrava fosse stato fatto cadere da una grande altezza.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Ho convinto Pix a farlo cadere esattamente sopra l’uffiCio di Gazza» disse Nick ecCitato. «Ho pensato che potesse distrarlo…»
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Come vorrei poter fare qualcosa per aiutarti a parteCipare alla CacCia» disse Harry.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Nick si fermò di scatto e Harry gli passò attraverso. Avrebbe voluto non averlo fatto: fu come passare sotto una docCia gelata.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Bene, quest’anno, a Halloween, ricorre il Cinquecentesimo anniversario della mia morte» spiegò Nick raddrizzandosi tutto e assumendo un contegno solenne.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Darò una festa giù in una delle grandi sale dei sotterranei. Verranno amiCi da ogni parte. Sarebbe un tale onore se Ci fossi anche tu! Anche il signor Weasley e la signorina Granger sarebbero i benvenuti, naturalmente… ma forse preferisCi la festa della scuola?» e guardava Harry come fosse sui carboni ardenti.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Una Festa di Complemorte?» commentò Hermione interessata quando Harry, dopo essersi cambiato, finalmente raggiunse lei e Ron nella sala comune. «Scommetto che non sono molti i vivi che possono vantarsi di aver parteCipato a uno di questi festini… Sarà affasCinante!»
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    La pioggia continuava a battere contro i vetri, che ora erano neri come l’inchiostro, ma dentro l’atmosfera era calda e allegra. I bagliori del fuoco illuminavano le soffiCi poltrone dove i ragazzi erano sprofondati chi a leggere, chi a parlare, chi a fare i compiti o, come nel caso di Fred e George Weasley, a scoprire cosa sarebbe successo se una salamandra avesse inghiottito un fuoco d’artifiCio Filìbuster. Infatti, Fred aveva ‘salvato’ da una lezione di Cura delle Creature Magiche una Salamandra del Fuoco di un bel colore aranCio brillante, che in quel momento stava bruCiando dolcemente su un tavolo, Circondata da un capannello di curiosi.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Harry stava per raccontare a Ron e Hermione di Gazza e del corso SpeedyMagic quando d’un tratto la salamandra schizzò in aria con un fischio, scoppiettando e sprigionando botti e sCintille, e cominCiò a vorticare all’impazzata per la stanza. La vista di Percy che imprecava contro Fred e George fino a perdere la voce, lo spettacolo di stelle grosse come mandarini che piovevano dalla bocca della salamandra e la sua fuga nel fuoco, accompagnata da esplosioni, fecero sparire sia Gazza che il corso SpeedyMagic dalla mente di Harry.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Nei giorni che lo separavano da Halloween, Harry ebbe tutto il tempo di rimpiangere la promessa affrettata di parteCipare alla Festa di Complemorte. Tutti gli altri stavano felicemente pregustando l’evento organizzato dalla scuola; la Sala Grande era stata decorata con i soliti pipistrelli vivi, le colossali zucche di Hagrid erano state svuotate e trasformate in lanterne tanto grandi da ospitare tre uomini seduti e si voCiferava che Silente avesse ingaggiato una compagnia di scheletri danzanti per uno spettacolo.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Miei cari amiCi» disse cupo, «benvenuti, benvenuti… sono così contento che siate potuti venire…»
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    «Stai attento a non passare attraverso gli spettri» disse Ron nervoso, e si avviarono lungo il bordo della pista da ballo. Passarono accanto a un gruppo di malinconiche suore, a un uomo stracCiato in catene e al Frate Grasso, un allegro fantasma del Tassorosso, che stava parlando con un cavaliere con una frecCia conficcata in fronte. Harry non fu sorpreso di vedere che gli altri fantasmi facevano largo intorno al Barone Sanguinario, un fantasma dei Serpeverde, maCilento, dallo sguardo fisso, coperto di macchie di sangue argenteo.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Sì. È tutto l’anno che è fuori uso perché lei non fa altro che avere crisi di nervi e allaga tutto. Io non Ci andavo mai, se potevo evitarlo. È terribile cercare di andare al gabinetto con quella che non la smette di piagnucolare…»
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Dall’altra parte del sotterraneo c’era un lungo tavolo, anch’esso coperto di velluto nero. Si avviCinarono entusiasti, ma si fermarono di botto, inorriditi. L’odore era assolutamente disgustoso. Grandi pesCi putridi erano stati disposti su bei vassoi d’argento; torte bruCiate, nere come il carbone, erano ammonticchiate su altri piatti da portata; c’erano poi una zuppiera di frattaglie verminose, una forma di formaggio coperto di uno spesso strato di muffa verde e pelosa e, al posto d’onore, un’enorme torta grigia a forma di pietra tombale su cui, tracCiata con glassa color catrame, c’era la seguente iscrizione:
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Harry guardò esterrefatto un fantasma corpulento avviCinarsi al tavolo, piegarsi e attraversare un salmone puzzolente a bocca spalancata.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «RiesCi a sentire il sapore, se Ci passi attraverso?» gli chiese Harry.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Immagino che lo abbiano fatto andare a male per renderlo più saporito» commentò Hermione con aria saccente, tappandosi il naso e avviCinandosi per guardare meglio le frattaglie putride.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Ma non avevano fatto in tempo a girarsi che all’improvviso, da sotto il tavolo, sgusCiò fuori un ometto che gli si parò davanti, a mezz’aria.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    A differenza dei fantasmi presenti, il folletto Pix era tutto meno che pallido e trasparente. Indossava un cappellino di carta aranCione, una cravatta a farfalla che girava come un’elica, e sul facCione maligno era stampato un largo sorriso.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Volete sgranocchiare?» disse affabilmente, offrendo una Ciotola di nocCioline ammuffite.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Oh, no, ti prego, Pix, non riferirle quel che ho detto, Ci rimarrà malissimo» bisbigliò Hermione tutta affannata. «Non intendevo… Non mi importa se lei… Ehm, salve Mirtilla».
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Il fantasma tarchiato di una ragazza si era avviCinato furtivamente. Aveva la facCia più malinconica che Harry avesse mai visto, per metà nascosta dai capelli dritti come spinaCi e da un paio di spessi occhiali periati.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Dicevo… dicevo che stasera sei veramente carina!» disse Hermione lanCiando un’occhiatacCia a Pix.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Non mi raccontate frottole» singhiozzò Mirtilla; ora le lacrime le inondavano la facCia, mentre Pix se la rideva felice sopra la sua spalla. «Pensate che non sappia quel che la gente mi dice dietro? Mirtilla grassona! Mirtilla racchiona! Mirtilla piagnona, malcontenta, Mirtilla che fa le boccacce!»
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    La malcontenta Mirtilla scoppiò in singhiozzi disperati e abbandonò il sotterraneo. LanCiandole dietro le nocCioline ammuffite, Pix la rincorse gridando: «Brufolosa! Brufolosa!»
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Ma proprio in quel momento l’orchestra tacque. Tutti, compresi i tre ragazzi, ammutolirono, guardandosi intorno ecCitatissimi. Un corno da cacCia prese a suonare.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Ah, ecco che cominCia!» disse Nick a denti stretti.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Attraverso le pareti del sotterraneo irruppero una dozzina di cavalli-fantasma, montati da cavalieri senza testa. Il pubblico applaudì entusiasta; anche Harry cominCiò ad applaudire, ma smise subito alla vista della facCia di Nick-Quasi-Senza-Testa.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    I cavalli arrivarono al galoppo al centro della pista da ballo e lì si fermarono, impennandosi e poi ricadendo in avanti. Alla testa della squadra, un fantasma corpulento che teneva sottobracCio la propria testa barbuta e suonava il corno, balzò a terra, sollevò in aria la testa per avere una visione panoramica della folla (risate generali) e, ricacCiandosela poi sul collo, si avviò a gran passi verso Nick.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Non fate caso a Nick!» gridò la testa di Sir Patrick da terra dove si trovava. «È ancora arrabbiato perché non lo abbiamo ammesso alla CacCia. Ma voglio dire… guardatelo, il nostro amico…»
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Io trovo» snocCiolò Harry tutto d’un fiato a un’occhiata d’intesa lanCiatagli da Nick, «trovo che Nick mette veramente paura… incute terrore e… ehm…»
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Signore e signori, se posso avere la vostra attenzione, è arrivato il momento del mio discorso» disse Nick-Quasi-Senza-Testa alzando la voce, e si arrampicò sul podio sotto il fasCio della gelida luce bluastra di un riflettore.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Ma nessuno udì più di questo. In quello stesso momento, Sir Patrick e gli altri CacCiatori Senzatesta avevano iniziato una partita di Hockey con LanCio della Testa e tutti si erano girati a guardare. Nick cercò di riconquistare l’attenzione dell’uditorio, ma quando la testa di Sir Patrick gli volò davanti al naso, seguita da un applauso fragoroso, rinunCiò.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Non credo che riusCirò a resistere ancora» bofonchiò Ron battendo i denti, mentre l’orchestra rientrava in azione e i fantasmi tornavano a occupare la pista da ballo.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Forse il pudding non è ancora finito» disse speranzoso Ron precedendo i suoi amiCi su per le scale che portavano all’ingresso.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «…squartare… fare a pezzi… ucCidere…»
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Era la voce di prima, la stessa voce fredda e sinistra che aveva sentito nell’uffiCio di Allock.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    InCiampò e dovette fermarsi, aggrappandosi al muro di pietra; tese l’orecchio fino allo spasimo, si guardò intorno, scrutò in lungo e in largo il corridoio debolmente illuminato.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «…ucCidere… giunto il momento di ucCidere…»
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    La voce andava affievolendosi. Harry fu certo che si stesse allontanando, spostandosi verso l’alto. Mentre fissava il soffitto buio, fu preso da un misto di paura e di ecCitazione: come faceva la voce a spostarsi verso l’alto? Era forse un fantasma, per il quale i soffitti di pietra non significavano nulla?
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Da questa parte!» gridò, e cominCiò a correre su per le scale raggiungendo la Sala d’Ingresso. Lì, non c’era speranza di sentire qualcosa, perché dalla Sala Grande veniva il chiasso della festa. Harry imboccò di corsa la scala di marmo che conduceva al primo piano, con Ron e Hermione che cercavano di tenergli dietro.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Harry, che diavolo è successo?» chiese Ron asCiugandosi il sudore dalla facCia. «Io non ho sentito niente…»
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Sulla parete davanti a loro lucCicava qualcosa. Si avviCinarono lentamente, scrutando le tenebre. Sulla parete tra le due finestre, era stata dipinta una scritta a lettere cubitali e lucCicava alla luce delle torce.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    LA CAMERA DEI SEGRETI È STATA APERTATEMETE, NEMICi DELL’EREDE
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Si avviCinarono, e Harry per poco non Ci sCivolò sopra: sul pavimento c’era una grossa pozza d’acqua. Ron e Hermione lo riacCiuffarono e si spostarono lentamente verso la scritta, con gli occhi fissi su un’ombra scura sottostante. Capirono subito cosa fosse e fecero un balzo all’indietro spruzzando l’acqua della pozzanghera.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Mrs Purr, la gatta del custode, pendeva appesa per la coda dal bracCio della torCia. Era rigida come uno stoccafisso e gli occhi spalancati fissavano il vuoto.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Date retta a me» disse Ron. «Non Ci conviene farCi trovare qui».
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Troppo tardi. Un rombo, come tuoni in lontananza, annunCiò la fine della festa. Dall’estremità del corridoio giunse lo scalpicCio di centinaia di piedi che salivano le scale e il CicalecCio soddisfatto di chi ha ben mangiato; un attimo dopo, gli studenti irruppero nel corridoio.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    CicalecCio, brusio e rumore si spensero di colpo alla vista della gatta. Harry, Ron e Hermione erano soli, in mezzo al passaggio, quando il silenzio cadde tra la folla degli studenti che si accalcavano per vedere quell’orrendo spettacolo.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Temete, NemiCi dell’Erede! La prossima volta tocca a voi, mezzosangue!»
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Tu!» gridò, «Tu! Sei stato tu a ucCidere la mia gatta. Sei stato tu a ucCiderla! Io ti ammazzo! Io…»
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    Silente era giunto sulla scena del delitto, seguito da molti altri insegnanti. Superò velocemente Harry, Ron e Hermione e in un attimo staccò Mrs Purr dal bracCio della torCia dove era appesa.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Il mio uffiCio è il più viCino, signor Preside… qui al piano di sopra… la prego di fare come se fosse a casa sua…»
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    La folla ammutolita indietreggiò per lasCiarli passare. Allock, infervorato e dandosi arie di grande importanza, si affrettò dietro a Silente, seguito dalla McGranitt e da Piton.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    Quando entrarono nel suo uffiCio completamente buio si udì un grande fermento su tutte le pareti: Harry vide scomparire dalle corniCi appese al muro molte fotografie di Allock con i bigodini in testa. Allock — quello in carne e ossa — accese le candele sulla scrivania e si fece da parte. Silente stese Mrs Purr sul piano luCido e cominCiò a esaminarla. Harry, Ron e Hermione si scambiarono un’occhiata nervosa, poi andarono a sedersi in un angolo fuori dal cono di luce e rimasero a guardare.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    La punta del lungo naso aquilino di Silente si trovava a poco più di un centimetro dal pelo di Mrs Purr. La stava osservando da viCino, attraverso i suoi occhiali a mezzaluna e le sue dita tastavano e premevano con garbo. Anche la McGranitt era china sulla bestiola, quasi altrettanto viCina, e i suoi occhi erano due fessure. Piton si teneva in disparte dietro di loro, per metà in ombra, e sul volto aveva l’espressione più strana che si potesse immaginare: era come se stesse facendo di tutto per non sorridere. Quanto ad Allock, gironzolava di qua e di là avanzando ipotesi.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «È stata certamente una maledizione a ucCiderla… probabilmente la Tortura Transilvanica. L’ho vista fare molte volte. Peccato che non fossi presente: conosco il contro-incantesimo che l’avrebbe salvata…»
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    I commenti di Allock erano punteggiati dai singhiozzi secchi e rumorosi di Gazza. Il custode si era lasCiato cadere pesantemente su una sedia accanto alla scrivania con il viso tra le mani, incapace di guardare Mrs Purr. Per quanto lo detestasse, Harry non poté fare a meno di provare pena per lui, ma non quanta ne provava per se stesso. Se Silente avesse creduto alla versione di Gazza, lui sarebbe stato certamente espulso.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «…Ricordo che a Ouagadougou è accaduto qualcosa di molto simile» diceva intanto Allock. «Una serie di aggressioni: racconto tutto nella mia autobiografia. Allora riusCii a dare agli abitanti alcuni amuleti che risolsero la situazione una volta per tutte…»
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    Allock interruppe di colpo la litania di tutti gli omiCidi che era riusCito a sventare.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Non è morta?» disse Gazza con voce soffocata guardando Mrs Purr da dietro le mani con cui si era coperto la facCia. «Ma allora perché è così… rigida e congelata?»
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Lo chieda a lui!» strillò Gazza volgendo verso Harry la facCia chiazzata e rigata di lacrime.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Sì, sì, è stato lui!» continuava a gridare Gazza con il viso gonfio e paonazzo. «Lei ha visto quel che ha scritto sul muro! Ha scoperto… nel mio uffiCio… lui sa che io sono… che io sono…» il viso gli si contorse in una smorfia orribile. «Lui sa che io sono un Magonò!» concluse.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «SCiocchezze!» sbraitò Gazza. «Ha visto la lettera che mi è arrivata da SpeedyMagic!»
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Può darsi semplicemente che a Potter e ai suoi amiCi sia capitato di trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato» disse Piton con un sorriso che gli incurvava le labbra in una smorfia, come se dubitasse delle sue stesse parole. «Ma qui abbiamo una serie di Circostanze sospette. Perché si trovavano nel corridoio del terzo piano? E perché non erano alla festa di Halloween?»
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    Harry, Ron e Hermione si lanCiarono in una spiegazione Circostanziata della Festa di Complemorte: «…c’erano centinaia di fantasmi; loro potranno dirvi che eravamo là…»
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Perché… perché…» cominCiò lui con il cuore che gli martellava in petto; qualcosa gli diceva che se avesse raccontato che aveva seguito una voce disincarnata che soltanto lui aveva udito sarebbe parsa una spiegazione molto stiracchiata. «Perché eravamo stanchi e volevamo andare a letto» disse.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Senza cena?» chiese Piton, e un sorriso trionfante gli guizzò sul volto ossuto. «Non sapevo che, alle loro feste, i fantasmi offrissero Cibo commestibile per i vivi».
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Preside, secondo me Potter non sta dicendo tutta la verità» disse. «Sarebbe bene che egli venisse privato di certi privilegi fino a che non si deCide a vuotare il sacco. Personalmente, ritengo che fintanto che non si sente disposto a essere sincero dovrebbe essere espulso dalla squadra di Quidditch di Grifondoro».
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Ma insomma, Severus!» disse la professoressa McGranitt con voce tagliente. «Non vedo il motivo di impedire al ragazzo di giocare a Quidditch. La gatta non è stata colpita alla testa da un manico di scopa. Non Ci sono prove che Potter abbia fatto qualcosa di male».
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    Silente lanCiò a Harry un’occhiata inquisitoria. Sotto lo sguardo dei suoi sCintillanti occhi azzurri il ragazzo si sentì come trapassato da parte a parte.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «RiusCiremo a curarla, Gazza» disse Silente con grande pazienza. «Ultimamente, la professoressa Sprite è riusCita a procurarsi alcune Mandragole. Non appena saranno cresCiute farò una pozione che riporterà in vita Mrs Purr».
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «LasCi fare a me» si mise in mezzo Allock. «Devo averla fatta centinaia di volte. La Pozione ricostituente alla mandragola so prepararla a occhi chiusi …»
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Fino a prova contraria» disse Piton glaCiale, «l’esperto di Pozioni in questa scuola sono io».
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    I tre ragazzi usCirono più in fretta che poterono senza dare l’impressione di tagliare la corda. Quando ebbero messo un piano di distanza tra loro e l’uffiCio di Allock entrarono in una classe vuota e, senza far rumore, si richiusero la porta alle spalle. Harry scrutò i volti acCigliati dei due amiCi.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «No» rispose Ron senza esitazione. «Udire voCi che nessun altro sente non è un buon segno, neanche tra i maghi».
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Mezzanotte» disse Harry. «È meglio che andiamo a letto prima che arrivi Piton e provi ad accusarCi di qualcos’altro».
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    Per alcuni giorni, a scuola, non si parlò d’altro che dell’attentato a Mrs Purr. Ci pensava Gazza a tenerne desto il ricordo, pattugliando il corridoio dove era avvenuto il misfatto, come se pensasse che il colpevole sarebbe tornato sulla scena del delitto. Harry lo aveva visto darsi da fare con il Solvente Magico di Nonna Acetonella per Ogni Tipo di SporCizia, per cancellare il messaggio scritto sulla parete, ma invano. Le lettere continuavano a lucCicare sulla pietra, imperterrite. Quando Gazza non montava la guardia al luogo del misfatto si appiattava nei corridoi con gli occhi iniettati di sangue e poi saltava fuori all’improvviso davanti agli studenti ignari, pretendendo di punirli accusandoli di ‘respirare rumorosamente’, oppure di ‘avere l’aria felice’.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Ma in fondo tu Mrs Purr non l’hai neanche conosCiuta» le disse Ron per rincuorarla. «Te lo assicuro, senza di lei stiamo tutti molto meglio». A Ginny tremarono le labbra. «Cose di questo genere non capitano spesso a Hogwarts» la rassicurò il fratello. «Vedrai che acCiufferanno quel matto che l’ha aggredita e lo sbatteranno fuori in un batter d’occhio. Spero solo che prima di venire espulso ce la facCia a pietrificare Gazza. Sto scherzando…» si affrettò ad aggiungere, perché Ginny era sbiancata come un cenCio.
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    L’attentato aveva avuto ripercussioni anche su Hermione che aveva sempre letto moltissimi libri, ma ora non faceva quasi più nient’altro. Né Harry né Ron riusCivano a farle spicCicare parola quando le chiedevano cosa avesse in mente. Questo fino al mercoledì successivo, quando lo scoprirono.
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    «Non Ci posso credere, mi mancano ancora ventiCinque centimetri…» disse Ron furibondo mollando la pergamena che tornò ad arrotolarsi. «E pensare che Hermione ha fatto un tema di un metro e mezzo, e per giunta ha una calligrafia piccola!»
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    «Non c’è più una copia disponibile di Hogwarts: storia di una Scuola di Magia» disse andandosi a sedere viCino ai suoi amiCi. «E c’è una lista d’attesa di due settimane. Come vorrei non aver lasCiato la mia a casa! Ma con tutti quei libri di Allock non sono riusCita a farlo entrare nel baule!»
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    «Non se ne parla neanche!» lo redarguì lei, divenuta d’un tratto severa. «Hai avuto dieCi giorni per finirlo».
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    Storia della Magia era la materia più noiosa del programma. La teneva il professor Rüf, l’unico insegnante fantasma, e la cosa più ecCitante mai accaduta durante le sue lezioni era il suo ingresso in aula attraverso la lavagna. Decrepito e avvizzito, molti dicevano che non si era accorto di essere morto. Era accaduto semplicemente che un giorno, alzatosi per andare a lezione, aveva lasCiato il proprio corpo su una poltrona davanti al camino, nella stanza dei professori; ma anche così, le sue abitudini non erano minimamente cambiate.
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    Quel giorno, come al solito, la lezione era noiosa. Rüf aprì i suoi appunti e cominCiò a leggere: la sua voce era un ronzio monotono, come un vecchio aspirapolvere, tanto che tutta la classe cadde in un torpore profondo, risvegliandosi di tanto in tanto per prendere nota di un nome o di una data, e poi tornando a dormire. Rüf parlava da Circa mezz’ora, quando accadde qualcosa di assolutamente inedito: Hermione aveva alzato la mano.
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    «Granger, professore. Mi chiedevo se lei poteva dirCi qualcosa sulla Camera dei Segreti» chiese la ragazza con voce limpida.
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    Dean Thomas, che fino a quel momento aveva guardato fuori dalla finestra, uscì dalla trance con un sussulto; Lavanda Brown rialzò la testa che aveva appoggiato sulle bracCia e a Neville sCivolò il gomito giù dal banco.
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    «Be’» rispose lentamente, «sì, suppongo che questa tesi sia sostenibile». Scrutò Hermione come se fino a quel momento non avesse mai visto bene in facCia uno studente. «Ma la leggenda di cui lei parla è un racconto talmente fantastico, addirittura ridicolo…»
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    «Naturalmente, sapete tutti che Hogwarts è stata fondata più di mille anni fa — si ignora la data preCisa — dai due maghi e dalle due streghe più famosi dell’epoca. Le quattro Case prendono nome da loro: Godric Grifondoro, Tosca Tassorosso, PrisCilla Corvonero e Salazar Serpeverde. Insieme, essi costruirono questo castello, lontano dagli occhi curiosi dei Babbani, perché a quel tempo la magia era molto temuta dalla gente comune, e maghi e streghe erano crudelmente perseguitati».
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    S’interruppe, volse intorno alla stanza uno sguardo opaco e proseguì: «Per alcuni anni, i quattro fondatori lavorarono insieme in grande armonia, andando in cerca di giovani che mostrassero doti magiche e portandoli al castello per educarli. Ma un giorno tra loro nacquero dei dissapori. Fra Serpeverde e gli altri cominCiò a crearsi una spaccatura. Serpeverde voleva essere più severo nella scelta degli studenti da ammettere a Hogwarts. Era convinto che il sapere magico dovesse essere custodito nelle famiglie di maghi. Non gli piaceva prendere studenti nati in famiglie di Babbani: li riteneva inaffidabili. Dopo qualche tempo, tra Grifondoro e Serpeverde scoppiò una gravissima lite al riguardo e Serpeverde lasCiò la scuola».
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    «Tutto Ciò proviene da fonti storiche sicure» proseguì, «ma questi fatti chiari e inoppugnabili sono stati offuscati dalla fantasiosa leggenda della Camera dei Segreti. Si racconta che Serpeverde costruì nel castello una stanza segreta, di cui gli altri fondatori ignoravano l’esistenza.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Si ritiene che si tratti di una speCie di mostro, da cui solo l’erede di Serpeverde riesce a farsi obbedire» rispose il professor Rüf con la sua solita voce esile e asCiutta.
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    «Stupidaggini, Gannifin» disse Rüf annoiato. «Se tanti direttori e direttriCi di Hogwarts non hanno trovato…»
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    «Ma forse bisogna che Ci sia un legame con Serpeverde; per questo Silente non è riusCito…» cominCiò a dire Dean Thomas. Ma Rüf ne aveva abbastanza.
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    Nel giro di Cinque minuti la classe era sprofondata di nuovo nel torpore di sempre.
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    Hermione annuiva calorosamente, ma Harry taceva. Gli si era chiuso lo stomaco, ed era una sensazione deCisamente sgradevole.
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    Harry non aveva mai raccontato a Ron e a Hermione che il Cappello Parlante aveva preso in seria considerazione la possibilità di mandare lui dai Serpeverde. Ricordava come fosse stato ieri quel che gli aveva detto all’orecchio la voCina, un anno prima, quando si era messo il cappello in testa: Potresti diventare grande, sai: qui, nella tua testa, c’è di tutto, e Serpeverde ti aiuterebbe sulla via della grandezza, su questo non c’è dubbio…
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    «Ciao, Harry!»
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    Ma Colin era così basso di statura che non riusCiva a contrastare il flusso di persone che lo sospingevano verso la Sala Grande; non avevano fatto in tempo a sentirlo strillare: «Ci vediamo, Harry!» che era già scomparso.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Non lo so» rispose lei aggrottando la fronte. «Silente non è riusCito a curare Mrs Purr, e questo mi fa pensare che qualsiasi cosa abbia colpito la gatta non è… ehm… umana».
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    Chiacchierando, i tre ragazzi girarono un angolo e si trovarono proprio all’estremità del corridoio dove era avvenuto il fattacCio. Si fermarono a guardare. La scena era esattamente come l’avevano vista la sera prima, tranne che ora al bracCio della torCia non c’era appeso nessun gatto rigido e stecchito come un baccalà, mentre invece, contro la parete c’era una sedia con su appoggiato il seguente messaggio: ‘La Camera è stata aperta’.
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    «Segni di bruCiature!» disse. «Qui… e qui…»
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    Harry si rialzò in piedi e si avviCinò alla finestra, accanto al messaggio scritto sulla parete. Hermione indicava il pannello di vetro in alto, dove una ventina di ragni si davano alla fuga azzuffandosi per passare attraverso una piccola fenditura. Un lungo filo argenteo pendeva a mo’ di fune, come se tutti, nella fretta di andarsene, se ne fossero serviti per arrampicarsi.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Non… mi… piacCiono… i ragni» rispose nervoso.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Non c’è niente da ridere» disse Ron arrabbiato. «Se proprio volete saperlo, quando avevo tre anni Fred ha trasformato il mio… il mio orsacchiotto in un orrendo ragno grossissimo, perché io gli avevo rotto il suo manico di scopa. Neanche a voi piacerebbero, se quando tenevate in bracCio il vostro orsacchiotto tutt’a un tratto gli fossero spuntate zampe da tutte le parti e…»
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    Si interruppe e rabbrividì. Naturalmente Hermione stava ancora facendo di tutto per non ridere. Harry si rese conto che era meglio cambiare argomento e disse: «Vi ricordate tutta quell’acqua per terra? Da dove sarà venuta? Qualcuno l’ha asCiugata».
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Era pressappoco qui» disse Ron che si era ripreso ed era riusCito a fare qualche passo oltre la sedia di Gazza, indicando un punto, «all’altezza di questa porta».
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Oh, Ron, di sicuro non c’è nessuno» disse Hermione avviCinandosi. «Questo è il regno di Mirtilla Malcontenta. Vieni, su, andiamo a dare un’occhiata».
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    Era il bagno più squallido e deprimente dove Harry avesse mai messo piede. Sotto un grosso specchio rotto e macchiato c’era una fila di lavandini in pietra sbreccati. Il pavimento era bagnaticCio e rifletteva la luce fioca di alcuni mozziconi di candela; le porte di legno dei gabinetti erano graffiate e scorticate e una Ciondolava fuori dai cardini.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    Harry e Ron si avviCinarono per guardare. Mirtilla Malcontenta era sospesa a mezz’aria sopra la cassetta dello scarico e si stava strizzando un brufolo sul mento.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Questo è un bagno per ragazze» disse lanCiando un’occhiata sospettosa a Ron e Harry. «Loro non sono ragazze».
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Nessuno vuole farmi star male, eh? Questa sì che è buona!» gemette cupa Mirtilla. «In questo posto la vita non mi ha dato che infeliCità e ora mi vogliono rovinare anche la morte!»
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Non Ci ho fatto caso» rispose Mirtilla con aria melodrammatica. «Pix mi ha sconvolto così tanto, quella sera, che me ne sono venuta qui e ho cercato di ammazzarmi. Poi naturalmente mi sono ricordata che sono… che sono…»
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    Percy Weasley si era fermato di botto in Cima alle scale, con il cartellino di Prefetto che gli lucCicava sul petto e sul volto un’espressione completamente sconvolta.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Fuori… di… qui…» disse avviCinandosi a grandi passi, e cominCiò a inseguirli battendo le mani. «Non vi importa proprio niente di quel che si potrebbe pensare di voi? Tornare qui mentre tutti sono a pranzo…»
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «E perché mai non dovremmo essere qui?» disse Ron risentito, fermandosi e dando un’occhiatacCia al fratello.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «È quel che ho detto a Ginny» disse Percy con foga, «ma a quanto sembra, lei continua a pensare che sarete espulsi: non l’ho mai vista così sconvolta, piange come una fontana. Potreste anche pensare a lei: tutti quelli del primo anno sono assolutamente sovrecCitati per questa faccenda…»
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Cinque punti in meno al Grifondoro!» tagliò corto Percy indicando il suo cartellino di Prefetto. «E spero che questo ti insegni qualcosa. Niente più giocare al detective o scrivo a mamma!»
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Aspetta, fammi pensare» disse Ron con finta perplessità. «Chi conosCiamo che pensa che i figli di Babbani siano il rifiuto della soCietà?»
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «E di chi altro?» disse Ron. «L’hai sentito: ‘La prossima volta tocca a voi, mezzosangue!’ Dài, basta che gli guardi quella stupida facCia da topo per capire che è lui…»
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Guarda la sua famiglia» disse Harry chiudendo anche lui il libro. «Sono stati sempre tutti Serpeverde, lui non fa che vantarsene in continuazione. Non è impossibile che discendano da Serpeverde in persona. Il padre di Malfoy è deCisamente abbastanza cattivo per esserlo».
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Un modo Ci sarebbe» disse lentamente Hermione, abbassando ancora di più la voce e lanCiando una rapida occhiata a Percy, all’altro capo della stanza. «Naturalmente è diffiCile. E pericoloso, molto pericoloso. Se lo facessimo, immagino che infrangeremmo almeno Cinquanta regole della scuola».
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Va bene» disse Hermione in tono gelido. «Dovremmo introdurCi nella sala di ritrovo dei Serpeverde e fare a Malfoy qualche domanda senza che lui sappia che siamo noi».
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «È una pozione che ti trasforma in un’altra persona. PensateCi! Potremmo trasformarCi in tre studenti del Serpeverde. Nessuno saprebbe che siamo noi. È assai probabile che Malfoy sputerebbe fuori tutto. Forse se ne sta vantando nella sala di ritrovo dei Serpeverde in questo preCiso momento, se solo potessimo ascoltarlo».
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Questa roba Polisucco mi sembra un po’ pericolosa» disse Ron aggrottando la fronte. «E se Ci rimane addosso per sempre la facCia dei tre Serpeverdi?»
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Dopo un po’ svanisce da sola» disse Hermione con un gesto d’impazienza. «Resta il fatto che impadronirsi della ricetta sarà molto diffiCile. Piton ha detto che si trova in un libro intitolato De Potentissimis Potionibus, che viene custodito nel Reparto Proibito della biblioteca».
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Il diffiCile è spiegare perché lo vogliamo» disse Ron, «se non per cercare di eseguire una delle ricette».
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Ma che diCi! Nessun insegnante Ci cascherà» la rimbeccò Ron. «Dovrebbero essere veramente ottusi…»
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

   Dal giorno del disastroso episodio con i Folletti della Cornovaglia Allock non aveva più portato in classe creature vive. Ora leggeva agli alunni brani dai suoi libri e a volte inscenava alcuni degli episodi più drammatiCi. In genere chiamava Harry a farsi aiutare in queste ricostruzioni; fino a quel momento Harry era stato costretto a reCitare la parte di un contadino sempliCiotto della Transilvania che Allock aveva curato per un Incantesimo Tartagliante, uno yeti inCimurrito e un vampiro che da quando Allock gli aveva prestato le sue cure non era riusCito a mangiare nient’altro che lattuga.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Un bell’ululato, Harry… proprio così… e poi, che Ci crediate o no, gli sono piombato addosso… così… l’ho scaraventato a terra… così… con una mano sono riusCito a tenerlo fermo e con l’altra gli ho ficcato la bacchetta magica in gola. Poi ho raccolto le ultime forze e ho eseguito il diffiCilissimo Incantesimo Omosembiante. Lui ha emesso un lamento pietoso… forza, Harry… più forte… bene così… il pelo è scomparso, le zanne si sono ritratte e lui è tornato uomo. Semplice, e tuttavia efficace… E un altro villaggio mi ricorderà sempre come l’eroe che li ha liberati dal terrore degli attacchi del lupo mannaro, che si ripetevano tutti i mesi».
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Gli alunni cominCiarono a usCire. Harry si preCipitò in fondo alla classe, dove Ron e Hermione lo stavano aspettando.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Si avviCinò alla cattedra, tenendo stretto in mano un pezzo di carta. Harry e Ron la seguirono.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Ah, A spasso con gli spiriti!» disse Allock prendendo il biglietto che gli tendeva Hermione e rivolgendole un grande sorriso. «Forse è il mio libro preferito. Le è piaCiuto?»
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    TracCiò un’enorme firma tutta svolazzi e ghirigori e restituì il biglietto a Hermione.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Non riesco a crederCi» disse mentre tutti e tre contemplavano la firma sul biglietto. «E non ha neanche letto che libro volevamo».
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Questo perché è un imbeCille senza cervello» disse Ron. «Ma che ce ne importa! Abbiamo quel che Ci serve».
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Non è un imbeCille senza cervello» lo rimbeccò Hermione alzando la voce mentre si avviavano quasi di corsa verso la biblioteca.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Madama Pince mise il biglietto sotto la luce come se fosse deCisa a scoprire un falso, ma la prova fu superata. Sparì tra gli alti scaffali e dopo un po’ tornò con un grosso libro ammuffito. Hermione lo ripose cautamente nella cartella e i tre ragazzi usCirono, cercando di non affrettare troppo il passo o di non avere l’aria colpevole.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Cinque minuti dopo erano barricati di nuovo nel bagno ‘guasto’ di Mirtilla Malcontenta. Hermione aveva scartato le obiezioni di Ron spiegando che era l’ultimo posto dove chiunque sano di mente sarebbe andato, e che quindi potevano contare su una certa riservatezza. Mirtilla stava piangendo rumorosamente nel suo gabinetto, ma la ignorarono e lei fece altrettanto.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Hermione aprì cautamente il tomo e tutti e tre si chinarono sulle pagine macchiate di umidità. Bastò un’occhiata per capire perché venisse custodito nel Reparto Proibito. Alcune pozioni avevano effetti raccapricCianti soltanto a pensarli e c’erano alcune illustrazioni molto sgradevoli, tra cui quella di un uomo che sembrava fosse stato rivoltato come un guanto, e di una strega sulla cui testa spuntavano numerose paia di bracCia.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «È la pozione più complicata che io abbia mai visto» disse Hermione mentre esaminavano la ricetta. «Mosche Crisopa, sanguisughe, erba fondente e centinodia» lesse quasi tra sé, scorrendo con il dito la lista degli ingredienti. «Bene, non è diffiCile procurarseli, sono nella dispensa degli studenti, possiamo prenderli da soli. Oh, guardate, polvere di corno di Bicorno: questo non so proprio dove andremo a pescarlo… pelle tritata di Girilacco: anche questo sarà complicato… e naturalmente, un pezzetto della persona nella quale desiderate trasformarvi».
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Di questo non dobbiamo preoccuparCi, per il momento, perché sono ingredienti che vanno aggiunti per ultimi…»
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Sentite, se voi avete paura ad andare avanti, per me va bene» disse. Aveva due macchie rosso vivo sulle guance e gli occhi erano più accesi del solito. «A me non piace infrangere le regole, lo sapete bene. Ma penso che minacCiare i figli dei Babbani sia molto peggio che preparare una pozione complicata. Ma se non vi interessa scoprire se è Malfoy, io vado dritta dritta da Madama Pince e le restituisco il libro…»
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Non avrei mai creduto che sarebbe venuto il giorno in cui tu avresti cercato di convincere noi a violare le regole» disse Ron. «Va bene, facCiamolo. Ma niente unghie dei piedi, d’accordo?»
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Quanto Ci vorrà per prepararla?» chiese Harry mentre Hermione, molto più contenta, riapriva il libro.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Bene, visto che l’erba fondente va raccolta con la luna piena e le mosche Crisopa vanno fatte cuocere a fuoco lento per ventuno giorni… direi che Ci vorrà Circa un mese, se riusCiamo a procurarCi tutti gli ingredienti».
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Poi, mentre Hermione controllava se avevano via libera per usCire dal bagno, Ron bisbigliò a Harry: «Avremo meno problemi se domani riesCi semplicemente a buttare giù Malfoy dalla sua scopa!»
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Sabato mattina Harry si svegliò di buon’ora e rimase a letto pensando all’imminente partita a Quidditch. Lo innervosiva il pensiero di quel che avrebbe detto Baston se il Grifondoro avesse perso, ma anche l’idea di dover affrontare una squadra che montava le più veloCi scope da corsa reperibili sul mercato. Mai come in quel momento aveva desiderato battere i Serpeverde. Rimase mezz’ora steso a letto a rimuginare tutti questi pensieri, poi si alzò, si vestì e scese a fare colazione. Era presto, e nella Sala Grande trovò gli altri compagni di squadra del Grifondoro seduti intorno al lungo tavolo semideserto, taCiturni e tesi.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Sul far delle undiCi, tutta la scuola cominCiò ad avviarsi allo stadio. Era una giornata umida e coperta, e nell’aria c’era odore di temporale. Ron e Hermione arrivarono di corsa per augurare buona fortuna a Harry che stava entrando negli spogliatoi per cambiarsi. La squadra indossò la tuta scarlatta dei Grifondoro e poi si sedette ad ascoltare, come di consueto, il fervorino di Baston prima della partita.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «I Serpeverde hanno scope migliori delle nostre» cominCiò, «inutile negarlo. Ma a cavallo delle nostre scope Ci sono giocatori più valenti. Ci siamo allenati più di loro, abbiamo volato col sole e con la pioggia…» («Troppo vero» bofonchiò tra sé George Weasley. «Non ricordo di avere mai indossato vestiti completamente asCiutti, da agosto fino a oggi») «…e gli faremo rimpiangere il giorno che hanno permesso a quello schifoso di Malfoy di comperarsi l’ammissione nella squadra».
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Starà a te» gli disse, «dimostrargli che per essere un bravo Cercatore non basta avere un babbo coi quattrini. Metti le mani su quel BocCino prima di Malfoy anche a costo della vita, Harry, perché oggi dobbiamo vincere, dobbiamo assolutamente vincere».
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Quando entrarono in campo furono accolti da un boato, soprattutto applausi, perché il Tassorosso e il Corvonero erano ansiosi di vedere battuto il Serpeverde, ma in mezzo alla folla, questi ultimi fecero sentire anche i loro fischi e le loro grida. Madama Bumb, l’insegnante di Quidditch, chiese a Flitt e a Baston di scambiarsi una stretta di mano, cosa che loro fecero lanCiandosi occhiate velenose e stringendo un bel po’ più del necessario.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    La folla esultò al decollo dei giocatori; i quattordiCi ragazzi si sollevarono nel Cielo plumbeo. Harry volava più in alto di tutti, scrutando in cerca del BocCino.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Tutto bene, Sfregiato?» gli gridò Malfoy saettando sotto di lui come se volesse mostrare la veloCità della sua scopa.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Harry non ebbe il tempo di replicare. In quel preCiso istante, un pesante Bolide nero gli si scagliò contro; lui lo evitò per un pelo, tanto che si sentì scarmigliare i capelli al suo passaggio.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Fuori uno, Harry» gli disse George sfrecCiandogli accanto a tutta veloCità con la mazza in resta, pronto a colpire il Bolide e rinviarlo ai Serpeverde. Harry lo vide centrarlo con un gran fendente in direzione di Adrian Pucey, ma a mezza strada il Bolide cambiò rotta e puntò di nuovo su Harry.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Con uno scatto di veloCità, Harry si preCipitò verso l’estremità opposta del campo. Dietro di sé, sentiva il sibilo del Bolide. Che cosa stava succedendo? I Bolidi non prendevano mai di mira un solo giocatore, perché il loro compito era quello di disarCionarne il più possibile.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «E con questo è fuori uso!» gridò felice Fred. Ma si sbagliava. Come attratto magneticamente da Harry, il Bolide si scagliò di nuovo contro di lui e il ragazzo fu costretto ad allontanarsi a tutta veloCità.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Aveva cominCiato a piovere; Harry sentì alcune gocce pesanti cadergli sul viso e schizzargli gli occhiali. Non aveva la minima idea di come se la stessero cavando i suoi compagni, fino a quando non udì Lee Jordan, che faceva la radiocronaca, annunCiare: «I Serpeverde sono in vantaggio per sessanta a zero».
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    La superiorità delle scope dei Serpeverde stava dando i suoi frutti, mentre il Bolide impazzito faceva di tutto per disarCionare Harry. Fred e George gli volavano talmente viCini che Harry non vedeva altro che un agitarsi di bracCia e non riusCiva a individuare il BocCino, figuriamoCi acchiapparlo.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Qualcuno… ha manomesso… questo… aggeggio…» borbottò Fred colpendo violentemente il Bolide, che si era di nuovo lanCiato a cacCia di Harry.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Qui Ci serve un intervallo» disse George cercando di fare un segnale a Baston e, al tempo stesso, di impedire al Bolide di spaccare il naso a Harry.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Che succede?» chiese Baston quando la squadra del Grifondoro si fu riunita, mentre i Serpeverde facevano partire una bordata di fischi. «Ci stanno facendo a pezzi. Fred, George, dove eravate quando l’altro Bolide ha impedito ad Angelina di segnare?»
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Stavamo sei metri sopra di lei, cercando di evitare che l’altro massacrasse Harry» disse George tutto arrabbiato. «Qualcuno lo ha truccato. Non ha lasCiato in pace Harry neanche un attimo, per tutta la partita non ha inseguito nessun altro. I Serpeverde devono avergli fatto qualche incantesimo».
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Ma dall’ultimo allenamento i Bolidi sono rimasti sempre chiusi a chiave nell’uffiCio di Madama Bumb, e allora funzionavano bene…» disse Baston ansioso.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Madama Bumb si stava avviCinando. Alle sue spalle, Harry vedeva la squadra dei Serpeverde fischiare e indicare dalla sua parte.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Sentite» disse Harry mentre lei si avviCinava, «se voi due mi volate intorno tutto il tempo, il BocCino lo potrò prendere soltanto se mi si infila dentro una manica. Tornate col resto della squadra e lasCiate che me la cavi da solo con quell’aggeggio».
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Non essere sCiocco» disse Fred, «quello ti stacca la testa».
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Oliver, è pazzesco!» disse AliCia Spinnett tutta arrabbiata. «Non puoi lasCiare che Harry affronti quel coso da solo. Chiediamo un’indagine…»
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Se Ci fermiamo adesso perdiamo la partita!» disse Harry. «E non Ci lasceremo certo sconfiggere dai Serpeverde solo per un Bolide impazzito! Su, Oliver, convinCili a lasCiarmi in pace!»
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «E tutta colpa tua» disse George risentito a Baston. «’Prendi il BocCino anche a costo della vita’. Non potevi dirgli una cosa più stupida!!»
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «E va bene» disse. «Fred, George, avete sentito Harry? LasCiategli affrontare il Bolide da solo».
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Ora la pioggia cadeva più fitta. Al fischio di Madama Bumb Harry scalCiò con forza sollevandosi in aria, e subito udì il sibilo che tradiva la presenza del Bolide alle sue spalle. Il ragazzo volò sempre più in alto. Descrisse ampie curve e scese a capofitto, si mosse a spirale, a zig-zag e si capovolse. Anche se lievemente stordito, riusCiva a tenere gli occhi bene aperti. La pioggia picchiettava sui suoi occhiali e, quando Harry dovette fare una capriola per evitare un’altra picchiata feroce del Bolide, gli si infilò su per le nariCi. Da terra, gli giungeva l’eco delle risate della folla; si rendeva conto di essere molto ridicolo, ma il Bolide fellone era pesante e non poteva cambiare direzione rapidamente come lui. CominCiò a salire e scendere in picchiata lungo tutto il perimetro dello stadio, cercando di distinguere, attraverso il fitto lenzuolo di pioggia argentea, la porta del Grifondoro, dove Adrian Pucey stava cercando di superare Baston…
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Un sibilo viCino all’orecchio gli disse che il Bolide lo aveva mancato un’altra volta per un pelo; girò immediatamente e si diresse a tutta veloCità dalla parte opposta.
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    «Ti alleni per il balletto, Potter?» gli gridò Malfoy mentre Harry era costretto a fare una stupida piroetta a mezz’aria per evitare il Bolide. Harry volò via sempre con il Bolide alle calcagna, che lo tallonava a breve distanza. Poi, mentre si girava per lanCiare uno sguardo carico d’odio a Malfoy, lo vide: eccolo li, il BocCino d’Oro. Era sospeso pochi centimetri sopra l’orecchio sinistro di Malfoy che, troppo impegnato a farsi beffe di lui, non se n’era accorto.
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    Per un attimo, Harry rimase immobile, sospeso a mezz’aria, senza osare lanCiarsi verso Malfoy per paura che lui alzasse gli occhi e vedesse il BocCino.
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    Era rimasto fermo un secondo di troppo. Il Bolide alla fine lo aveva colpito al gomito, e Harry sentì l’osso rompersi. Lentamente, stordito dal dolore bruCiante, sCivolò dal manico di scopa, fradiCio di pioggia, e vi rimase aggrappato con un ginocchio mentre il bracCio destro gli Ciondolava inerte lungo il fianco. Il Bolide tornò indietro per sferrare un secondo attacco alla facCia di Harry, che lo schivò. Nella sua mente confusa, un’idea fissa: raggiungere Malfoy.
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    Con la vista annebbiata dalla pioggia e dal dolore, si tuffò verso la facCia luCida e sogghignante di Malfoy e vide i suoi occhi sbarrati dal terrore: pensava che Harry volesse attaccarlo.
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    Harry staccò dal manico la mano rimasta, nel tentativo disperato di afferrare il BocCino; sentì le dita stringersi intorno al freddo metallo, ma ora si reggeva alla scopa soltanto con le gambe, e quando si lanCiò a capofitto verso terra, cercando di non perdere conoscenza, la folla urlò di terrore.
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    Con un tonfo e uno spruzzo, cadde sul terreno fangoso e rotolò giù dalla scopa. Il bracCio rotto gli pendeva inerte, formando un angolo innaturale. Inebetito dal dolore, udì fischi e grida, come se venissero da una grande distanza. Si concentrò sul BocCino che teneva stretto in mano.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Quando riprese i sensi era steso sul campo da gioco, con la pioggia che gli sferzava la facCia; qualcuno era chino su di lui. Vide un bagliore di denti.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Non sa quel che dice» commentò Allock a voce alta ai preoccupati giocatori del Grifondoro radunati attorno a lui. «Niente paura, Harry, adesso ti rimetto a posto il bracCio».
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Cercò di mettersi seduto, ma il dolore era terribile. Li viCino, sentì un clic che gli era familiare.
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    «Stenditi, Harry» disse Allock in tono suadente. «È una magia sempliCissima. L’ho usata un’infinità di volte».
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    «Davvero, ha ragione, professore» disse Baston. Era tutto sporco di fango e non riusCiva a non sorridere, anche se il suo Cercatore era rimasto ferito. «Gran colpo, Harry, veramente spettacolare, direi il migliore finora».
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    Attraverso la fitta barriera di gambe che lo Circondavano, Harry intravide Fred e George Weasley che cercavano di cacCiare il Bolide in una scatola, ma quello opponeva ancora una fiera resistenza.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «No… la prego, no…» disse debolmente Harry. Ma Allock stava già facendo roteare la bacchetta magica e un attimo dopo la puntò sul bracCio del ragazzo.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Harry avvertì una sensazione sgradevole che partiva dalla spalla e si diffondeva nel bracCio, fino alla punta delle dita. Era come se il bracCio gli si fosse sgonfiato. Non osò guardare quel che era successo. Aveva chiuso gli occhi e girato il viso dall’altra parte, ma i suoi peggiori timori dovevano essersi avverati perché le persone sopra di lui trattennero il fiato e Colin Canon cominCiò a scattare foto all’impazzata. Il bracCio non gli doleva più… ma nemmeno dava segno di essere ancora un bracCio.
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    «Ah!» esclamò Allock. «Sì, a volte può succedere. Ma l’importante è che le ossa non sono più rotte. Questo è quel che bisogna tenere presente. PerCiò, Harry, vai su in infermeria — e… signor Weasley, signorina Granger, vorreste accompagnarlo? — e vedrai che Madama Chips sarà in grado di… ehm… rimetterti un po’ in sesto».
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Quando Harry si alzò in piedi si sentì stranamente sbilenco. Fece un respiro profondo e si deCise a guardarsi la parte destra. E poco mancò che non svenisse di nuovo.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Avresti dovuto venire dritto filato da me!» lo redarguì sollevando lo squallido e flosCio avanzo di quello che, soltanto mezz’ora prima, era stato un bracCio perfettamente funzionante. «A riaggiustare le ossa Ci metto un attimo… ma a farle ricrescere…»
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Ci riusCirà, non è vero?» chiese Harry con la disperazione nella voce.
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    «Certo che Ci riusCirò, ma sarà doloroso» disse Madama Chips arCigna, lanCiandogli un pigiama. «Dovrai passare la notte qui…»
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    Hermione era rimasta ad aspettare dietro alla tenda che era stata tirata intorno al letto di Harry e Ron lo aiutò a infilarsi il pigiama. Ci volle un po’ per cacCiare nella manica il bracCio disossato e gommoso.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Di’ un po’, Hermione, come fai a difendere ancora Allock, eh?» chiese Ron da dietro la tenda mentre tirava fuori dal polsino le dita flacCide dell’amico. «Se Harry avesse voluto essere disossato, l’avrebbe chiesto».
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Quando si mise a letto, il bracCio gli sbatacchiò di qua e di là, inutilizzabile.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Hermione e Madama Chips si avviCinarono. Quest’ultima reggeva una grossa bottiglia con un’etichetta su cui era scritto ‘Ossofast’.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Preparati a una nottatacCia» disse versandogli in un bicchiere il liquido fumante e porgendoglielo. «Far ricrescere le ossa è proprio una faccenda poco piacevole».
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    E lo fu anche ingurgitare quell’intruglio. Mentre Harry lo mandava giù, gli bruCiò la bocca e la gola, facendolo tossire e sputare. Sempre borbottando di sport pericolosi e di insegnanti inetti, Madama Chips si allontanò, lasCiando a Ron e Hermione il compito di aiutare Harry a bere qualche sorso d’acqua.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Però abbiamo vinto» disse Ron, illuminandosi. «Tutto merito della tua parata. Avessi visto la facCia di Malfoy… sembrava pronto a ucCidere!»
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Possiamo aggiungere anche questa all’elenco di domande che gli faremo quando avremo preso la Pozione Polisucco» disse Harry appoggiandosi sui cusCini. «Spero che sia meglio di questa roba…»
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    In quel momento, la porta dell’infermeria si spalancò. Sporchi e fradiCi, i compagni di squadra del Grifondoro erano venuti a trovare Harry.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Un volo incredibile, Harry» disse George. «Ho visto Marcus Flitt prendersela con Malfoy. Gli diceva qualcosa sul fatto che aveva il BocCino sopra la testa e non se n’era accorto. Malfoy non aveva l’aria troppo felice».
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Avevano portato torte, dolCi, bottiglie di succo di zucca; si radunarono intorno al letto e stavano per dare il via a quello che prometteva di essere un bel festino quando Madama Chips piombò come una furia gridando. «Questo ragazzo ha bisogno di riposo, gli devono ricrescere trentatré ossa! Fuori! Fuori, ho detto!»
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    E Harry rimase solo, senza niente che lo distraesse dal dolore che gli trafiggeva il bracCio inerte.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Molte ore più tardi, nel cuore della notte, si svegliò all’improvviso ed emise un lieve gemito di dolore: ora il bracCio sembrava come pieno di grosse schegge. Per un attimo pensò fosse stato quello a svegliarlo. Ma poi, con un brivido di orrore, si rese conto che qualcuno, nel buio, gli stava bagnando la fronte con una spugna.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Harry si sollevò sui cusCini e scansò la spugna.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Che cosa Ci fai qui?» chiese. «E come fai a sapere che ho perso il treno?»
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Sei stato tu\» disse scandendo le parole. «Tu hai impedito che la barriera Ci lasCiasse passare!»
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Proprio così, signore» disse Dobby annuendo vigorosamente, con le orecchie sbatacchiati. «Dobby si è nascosto e ha aspettato Harry e ha sprangato l’entrata, e dopo Dobby si è dovuto stirare le mani» — mostrò a Harry dieCi lunghe dita bendate — «ma a Dobby non importava niente, signore, perché pensava che Harry Potter era salvo, e Dobby non si è neanche sognato che Harry Potter arrivasse a scuola per un’altra strada!»
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Dobby è rimasto così sconvolto quando ha sentito che Harry Potter era tornato a Hogwarts che ha fatto bruCiare il pranzo del suo padrone! Dobby non aveva mai ricevuto una frustata come quella, signore…»
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Harry si appoggiò di nuovo sui cusCini.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Hai quasi rischiato di farCi espellere, a me e a Ron» disse arrabbiato. «E meglio che tu sparisca prima che mi tornino a posto le ossa, Dobby, altrimenti ti strangolo».
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Dobby è abituato alle minacce di morte, signore. Dobby ne riceve Cinque volte al giorno, quando è a casa».
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Questo, signore?» chiese Dobby attorCigliando un altro pizzo della federa. «Questo è un segno della schiavitù dell’elfo della casa, signore. Dobby può essere liberato soltanto se il padrone gli regala dei vestiti veri, signore. La famiglia sta bene attenta a non passare a Dobby neanche un calzino, signore, perché altrimenti lui sarebbe libero di lasCiare la casa per sempre».
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Si asCiugò gli occhi gonfi e disse d’un tratto: «Harry Potter deve andare a casa! Dobby pensava che il suo Bolide bastasse a fargli…»
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Ah, se solo Harry Potter sapesse!» gemette Dobby inondando di altre lacrime la sua federa cenCiosa. «Se lui sapesse cosa significa per noi, per noi ultimi, per noi schiavi, per noi che siamo la fecCia del mondo della magia! Dobby ricorda com’era quando Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato era al culmine del suo potere, signore! Noi elfi della casa eravamo trattati come vermi, signore! Naturalmente Dobby viene ancora trattato così, signore» ammise asCiugandosi la facCia sulla federa, «ma in generale, per la gente della mia speCie, signore, la vita è migliorata da quando lei ha trionfato su Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Harry Potter è sopravvissuto e il potere del Signore Oscuro si è infranto, ed è sorto un nuovo giorno, signore, e Harry Potter ha brillato come un raggio di speranza per quelli di noi che pensavano che i giorni Oscuri non avrebbero mai avuto fine, signore… E ora a Hogwarts stanno per accadere cose terribili, forse stanno già accadendo, e Dobby non può lasCiare che Harry Potter rimanga qui ora che la storia sta per ripetersi, ora che la Camera dei Segreti è di nuovo aperta…»
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Dobby si raggelò, inorridito, poi afferrò la caraffa dell’acqua dal comodino e se la diede in testa, rotolando via. Un attimo dopo strisCiava sul letto, gli occhi strabiCi, borbottando: «Cattivo Dobby, cattivissimo Dobby…»
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Harry Potter rischia la vita per i suoi amiCi!» mugolò Dobby in una sorta di estasi sconsolata. «Così nobile! Così valoroso! Ma lui deve salvarsi, deve, Harry Potter non deve…»
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Dobby si impietrì un’altra volta e le sue orecchie da pipistrello cominCiarono a tremare. Anche Harry l’udì. Era il rumore di passi fuori nel corridoio.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Dobby deve andare!» ansimò l’elfo terrorizzato; si udì uno schiocco, e il polso che Harry stringeva svani. Harry ricadde pesantemente sul letto, con gli occhi rivolti alla porta buia dell’infermeria, mentre i passi si avviCinavano.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Chiama Madama Chips» bisbigliò Silente, e la McGranitt passò in fretta davanti al letto di Harry e scomparve. Harry rimase immobile, fingendo di dormire. Udì voCi conCitate e poi vide riapparire la professoressa McGranitt seguita da Madama Chips che si stava infilando un golf di lana sopra la camiCia da notte. Udì un brusco respiro.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Proprio così» rispose la McGranitt. «Ma mi vengono i brividi al pensiero… Se Albus non fosse sceso di sotto per prendere una Cioccolata calda chissà che cosa avrebbe potuto…»
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Pensate che sia riusCito a scattare una foto del suo aggressore?» chiese ansiosamente la professoressa McGranitt.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Uno sbuffo di vapore uscì con un sibilo dalla macchina fotografica. Harry, a tre letti di distanza, percepì l’odore acre della plastica bruCiata.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

   Quel sabato mattina Harry si svegliò alla luce del sole invernale che inondava la stanza e con il bracCio riossificato, anche se ancora molto rigido. Si mise a sedere e sbirCiò il letto di Colin, che però era stato escluso alla vista dalle lunghe tende dietro cui Harry si era cambiato il giorno prima. Vedendolo sveglio, Madama Chips si avviCinò solleCita con il vassoio della colazione e poi cominCiò a piegargli il bracCio e a stirargli le dita.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Tutto a posto» disse mentre lui cercava a fatica di cacCiarsi in bocca il porridge con la mano sinistra. «Quando hai finito di mangiare puoi andartene».
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Harry si vestì più in fretta che poté e si avviò di gran carriera verso la torre dei Grifondoro, ansioso di raccontare a Ron e a Hermione di Colin e di Dobby. Ma non li trovò. Partì alla loro ricerca, chiedendosi dove si fossero cacCiati e sentendosi un po’ offeso dal loro disinteresse per la sorte del suo bracCio.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Mentre passava davanti alla biblioteca ne uscì Percy Weasley, che pareva di umore assai migliore dell’ultima volta che si erano incontrati.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Salve, Harry» lo salutò. «Ottimo volo, ieri, veramente superbo. Il Grifondoro è già in testa alla classifica per la Coppa delle Case… hai vinto Cinquanta punti!»
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Harry si costrinse a ridere, aspettò che Percy fosse andato via e poi si diresse difilato al bagno di Mirtilla Malcontenta. Non riusCiva a capire perché Ron e Hermione avrebbero dovuto essere di nuovo lì, ma dopo essersi assicurato che né Gazza né qualche Prefetto fossero nei paraggi aprì la porta e udì le loro voCi provenire da un gabinetto chiuso a chiave.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Sono io» disse chiudendosi la porta alle spalle. Da dentro il gabinetto si udì qualcosa cadere rumorosamente dentro l’acqua e un respiro soffocato; poi Harry vide l’occhio di Hermione sbirCiare attraverso il buco della serratura.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Harry!» esclamò. «Ci hai fatto prendere un colpo! Entra… come va il bracCio?»
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Bene» disse lui trattenendo il respiro per riusCire a infilarsi nel gabinetto. Sul water era stato sistemato un vecchio calderone e da uno scoppiettio proveniente da sotto Harry capì che era stato acceso un fuoco. Accendere fuochi portatili a prova d’acqua era una delle speCialità di Hermione.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Dovevamo venire a trovarti, ma abbiamo deCiso di cominCiare a preparare la Pozione Polisucco» spiegò Ron mentre Harry richiudeva a chiave il gabinetto con una certa difficoltà. «Abbiamo deCiso che questo è il posto più sicuro dove nasconderla».
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Harry cominCiò a raccontare di Colin, ma Hermione lo interruppe: «Lo sappiamo già; questa mattina abbiamo sentito la McGranitt che lo diceva a Vitious. Per questo abbiamo deCiso che era meglio iniziare…»
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Questo spiega tutto» disse Ron con voce trionfante. «LuCius Malfoy deve aver aperto la Camera quando studiava qui e ora ha spiegato al caro Draco come si fa. E evidente. Peccato che Dobby non ti abbia detto di che tipo di mostro si tratta. Mi chiedo come sia possibile che nessuno l’abbia mai incontrato in giro per la scuola».
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «E così è stato Dobby a impedirCi di salire sul treno e a romperti il bracCio…» Scosse il capo. «Sai una cosa, Harry? Se non la smette di cercare di salvarti la pelle finisce che ti ammazza».
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Il lunedì mattina la notizia che Colin Canon era stato aggredito e che ora giaceva come morto in infermeria era ormai di dominio pubblico. L’aria si fece subito greve di voCi e di sospetti. Ora gli studenti del primo anno si spostavano per il castello a ranghi serrati, temendo di venire aggrediti se si fossero avventurati da soli.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Ginny Weasley, compagna di banco di Colin alla lezione di Incantesimi, aveva l’aria disperata, e Harry riteneva che Fred e George avessero scelto il modo sbagliato per farla ridere: a turno, si coprivano di pelo o di bolle e poi sbucavano all’improvviso di fronte a lei da dietro le statue. Smisero soltanto quanto Percy, inferoCito, li minacCiò di scrivere alla madre che Ginny soffriva di incubi notturni.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Nel frattempo, all’insaputa dei professori, fra gli studenti prendeva piede un fiorente commerCio di talismani, amuleti e altre protezioni. Neville PaCiock acquistò una grossa Cipolla verde e maleodorante, un cristallo appuntito color viola e una coda di tritone putrefatta prima che i suoi compagni del Grifondoro gli spiegassero che lui non correva pericolo: essendo un purosangue, era assai improbabile che venisse aggredito.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Ma il primo che hanno attaccato è stato Gazza» disse Neville col terrore dipinto sul facCione rotondo, «e tutti sanno che io sono praticamente un Magonò».
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Purtroppo la pozione era pronta solo per metà. Mancavano ancora il corno di Bicorno e la pelle di Girilacco, e l’unico posto dove reperirli era la dispensa privata di Piton. Personalmente, Harry avrebbe preferito affrontare il leggendario mostro di Serpeverde piuttosto che essere scoperto da Piton a rubare nel suo uffiCio.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Quel che Ci serve» disse Hermione animatamente mentre si avviCinava la doppia lezione di Pozioni del giovedì pomeriggio, «è distrarlo. A quel punto, uno di noi sgattaiola nel suo uffiCio e prende gli ingredienti».
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Penso che del furto vero e proprio è meglio che me ne occupi io» continuò Hermione in tono pratico. «Se vi cacCiate in qualche altro guaio, voi due rischiate di venire espulsi; io, invece ho la fedina pulita. Allora, quel che dovete fare voi è semplicemente creare abbastanza confusione da tenere occupato Piton più o meno per Cinque minuti».
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Harry sorrise debolmente. Provocare confusione di proposito durante la lezione di Pozioni di Piton era pericoloso almeno quanto cacCiare un dito nell’occhio di un drago addormentato.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Le lezioni di Pozioni si tenevano in una vasta sala dei sotterranei. Quel giovedì pomeriggio la lezione si svolse nel modo consueto. Venti calderoni fumanti erano stati sistemati fra i banchi di legno, su cui erano poggiate bilance d’ottone e i barattoli degli ingredienti necessari. Piton si aggirava in mezzo a tutto quel fumo, facendo osservazioni pungenti sul lavoro dei Grifondoro, mentre i Serpeverde sogghignavano in segno di approvazione. Draco Malfoy, che era il cocco del professore, continuava a lanCiare occhi di pesce-palla su Ron e Harry, il quale sapeva che qualsiasi rappresaglia sarebbe costata loro una punizione immediata.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    La Soluzione Dilatante di Harry era troppo liquida, ma lui aveva per la testa cose più importanti. Stava aspettando il segnale di Hermione e quando Piton si fermò per fare commenti sarcastiCi su quel liquido acquoso lo ascoltò a malapena. Poi Piton si voltò e andò a prendere in giro Neville; a quel punto Hermione incontrò lo sguardo di Harry e fece un cenno d’intesa.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Harry scomparve rapidamente dietro al suo calderone, tirò fuori dalla tasca uno dei fuochi d’artifiCio Filibuster di Fred e lo colpì leggermente con la bacchetta magica. Quello cominCiò a sibilare e a crepitare. Ben sapendo di avere soltanto pochi secondi, Harry si raddrizzò in piedi, si fece coraggio, lo lanCiò in aria, e quello andò a infilarsi dritto dritto nel calderone di Goyle.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    La pozione di Goyle esplose, inondando la classe. Tutti gridavano, colpiti dagli schizzi di Pozione Dilatante. Malfoy se ne prese uno spruzzo in facCia, e il naso cominCiò a gonfiarglisi come un pallone; Goyle brancolava per la stanza, con le mani sugli occhi, che gli erano diventati come due scodelle, e Piton cercava di riportare la calma e di capire cosa fosse successo. Nella confusione generale, Harry vide Hermione sgattaiolare furtivamente fuori dall’aula.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Harry cercò di non scoppiare a ridere alla vista di Malfoy che si preCipitava fuori con la testa che gli Ciondolava in avanti sotto il peso di un naso diventato grande come un melone. Mentre metà della classe si accalcava intorno alla cattedra di Piton, chi con un bracCio come una mazza, chi incapace di parlare per le labbra gonfie a dismisura, Harry vide Hermione tornare furtiva nell’aula: sotto gli abiti si intravedeva un grosso bozzo.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Quando tutti ebbero sorseggiato l’antidoto e fu posto rimedio alle varie tumefazioni, Piton si avviCinò al calderone di Goyle e trovò i resti contorti del fuoco d’artifiCio. Di colpo cadde il silenzio.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Se scopro chi ha tirato questo coso» sibilò Piton, «state pur certi che lo facCio espellere».
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Harry assunse un’espressione perplessa, o almeno sperò che sembrasse tale. Piton lo stava fissando dritto negli occhi e il suono della campanella che arrivò dieCi minuti dopo non giunse mai tanto a proposito.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Hermione gettò i nuovi ingredienti nel calderone e cominCiò a rimescolare febbrilmente.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Sarà pronto tra una quindiCina di giorni» disse con entusiasmo.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Conoscendo Piton, qualche tiro manCino» rispose Harry, mentre la pozione continuava a schiumare e bollire.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Una settimana dopo, Harry, Ron e Hermione stavano attraversando la Sala d’Ingresso quando videro un gruppo di studenti intorno alla bacheca della scuola, intenti a leggere una pergamena che era appena stata affissa. Seamus Finnigan e Dean Thomas, ecCitatissimi, gli fecero cenno di avviCinarsi.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Potrebbe essere utile» disse a Harry e Hermione mentre si avviavano a pranzo. «Ci andiamo anche noi?»
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    I due amiCi furono d’accordissimo, e perCiò quella sera alle otto scesero di nuovo nella Sala Grande. Gli immensi tavoli da pranzo erano scomparsi e lungo una parete era apparso un palcoscenico d’oro, illuminato da migliaia di candele sospese in aria. Sotto la magica volta del soffitto, di un nero vellutato, sembravano essersi dati convegno quasi tutti, armati di bacchette magiche e molto ecCitati.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Purché non sia…» cominCiò Harry, ma si interruppe con un gemito: in quel momento Gilderoy Allock comparve sul palcoscenico, splendido nel suo abito color prugna scuro, e accompagnato nientemeno che da Piton, come al solito vestito di nero.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Allock chiese il silenzio con un gesto, poi gridò: «AvviCinatevi! AvviCinatevi! Mi vedete tutti? Mi sentite tutti? Molto bene! Il professor Silente mi ha dato il permesso di fondare questo piccolo Club dei Duellanti perché possiate allenarvi, nel caso doveste avere bisogno di difendervi, come è capitato a me innumerevoli volte. Per ulteriori particolari, si vedano i lavori da me pubblicati.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Permettete che vi presenti il mio assistente, il professor Piton» continuò Allock con un largo sorriso stampato in facCia. «Mi dice di intendersi un po’ dell’arte del duello e molto sportivamente ha accettato di collaborare per una breve dimostrazione, prima di iniziare. Niente paura, ragazzi… quando avrò finito avrete ancora il vostro insegnante di Pozioni tutto intero, non temete!»
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Come potete vedere, stiamo tenendo le bacchette nella posizione regolamentare di combattimento» commentava Allock per la folla che assisteva in silenzio. «Al tre, Ci lanceremo i primi incantesimi. Nessuno dei due mirerà a ucCidere, naturalmente».
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Entrambi sollevarono la bacchetta in alto puntandola poi sulla spalla dell’altro. Piton gridò: «Expelliarmus!» Ci fu un accecante bagliore di luce scarlatta e Allock fu scaraventato a gambe all’aria: volò all’indietro giù dal palco e sbatté contro la parete, su cui si accasCiò, finendo a terra.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Piton aveva uno sguardo omiCida. Probabilmente Allock se ne rese conto, perché soggiunse: «Basta con le dimostrazioni! Ora io passo in mezzo a voi e formerò delle coppie. Professor Piton, se vuole aiutarmi…»
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    «No, non penso proprio!» disse Piton con un sorriso glaCiale. «Venga qui, signor Malfoy. Vediamo cosa è capace di fare del famoso Potter. E lei, signorina Granger… lei può andare con la signorina Bulstrode».
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Bacchette in posizione!» gridò Allock. «Al mio ‘tre’, lanCiate l’incantesimo di disarmo al vostro avversario… soltanto per disarmarlo, naturalmente… non vogliamo inCidenti. Uno… due… tre…»
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Harry sollevò la bacchetta sopra la spalla, ma Malfoy aveva cominCiato al ‘due’: il suo incantesimo colpì Harry con inaudita violenza, come una formidabile padellata in testa. Il ragazzo barcollò, ma poiché non sembrava fosse accaduto niente, senza perdere altro tempo, puntò la sua bacchetta magica contro Malfoy, gridando: «Rictusempra!»
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Un fasCio di luce argentata colpì allo stomaco Malfoy, che si piegò in due con un gemito.
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    «Ho detto di disarmare soltanto!» gridò Allock allarmato sovrastando gli sfidanti, mentre Malfoy cadeva in ginocchio; Harry lo aveva colpito con un Incantesimo di Solletico e Malfoy, preso da un convulso di risa, poteva muoversi a stento. Harry si ritirò, con la vaga sensazione che sarebbe stato poco sportivo fare un sortilegio a Malfoy mentre era a terra, ma fu un errore. Riprendendo fiato, quello puntò la sua bacchetta sulle ginocchia di Harry e gridò: «Tarantallegra!» Un attimo dopo, le gambe di Harry avevano preso ad agitarsi senza controllo, in una speCie di forsennata tarantella.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Una cortina di fumo verdastro aleggiava sulla scena. Neville e Justin giacevano a terra, ansimanti; Ron stava aiutando Seamus, pallido come un cenCio, a rialzarsi, scusandosi per quel che la sua bacchetta rotta aveva provocato; ma Hermione e Millicent Bulstrode combattevano ancora; Millicent aveva afferrato per la testa Hermione che strillava, ma le loro bacchette giacevano a terra, dimenticate. Harry fece un balzo in avanti e allontanò Millicent, anche se con difficoltà, perché la ragazza era molto più corpulenta di lui.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Oh santo Cielo!» esclamò Allock svolazzando tra la folla e contemplando le conseguenze provocate dal duello. «Su, in piedi, Macmillan… attenta là, signorina Fawcett… stringi forte, Boot, e vedrai che in un attimo smetterà di sanguinare…
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    «Penso sarà meglio che vi insegni a bloccare gli incantesimi ostili» disse agitato, in mezzo alla sala. Gettò un’occhiata a Piton, che lo stava fulminando con gli occhi, e subito distolse lo sguardo. «Proviamo con una coppia di volontari… PaCiock e Finch-Fletchley, vi va?»
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    «Pessima idea, professor Allock» disse Piton muovendosi silenzioso come un grosso e sinistro pipistrello. «PaCiock fa guai anche con gli incantesimi più sempliCi. Vogliamo mandare dritti in infermeria i resti di Finch-Fletchley dentro una scatola di fiammiferi?» Il facCione di Neville diventò ancor più paonazzo. «Che ne dice di Malfoy e Potter?» suggerì Piton con un sorriso che era piuttosto un ghigno.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    E così dicendo, sollevò la sua bacchetta, tentò una speCie di complicata contorsione e se la lasCiò sfuggire di mano. Piton sorrise malignamente, mentre Allock la raccoglieva lesto commentando: «Ohi, ohi!… la mia bacchetta magica è un po’ sovrecCitata».
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    Piton si avviCinò a Malfoy, si piegò e gli bisbigliò qualcosa all’orecchio. Anche Malfoy sorrise maligno. Harry guardò nervosamente Allock e disse: «Professore, potrebbe mostrarmi di nuovo quella mossa per bloccare…?»
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    «Non ti muovere, Potter» disse Piton con tono indolente, palesemente divertito alla vista di Harry che, immobile, fissava negli occhi il serpente arrabbiato. «Ci penso io a mandarlo via…»
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    «Mi consenta!» esclamò Allock. Brandì la sua bacchetta contro il rettile. Ci fu un boato; anziché scomparire, il serpente volò a tre metri di altezza e poi ricadde a terra con un gran tonfo. InferoCito, sibilando furiosamente, strisCiò verso Justin Finch-Fletchley, si eresse un’altra volta, a zanne scoperte, pronto a colpire.
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    In seguito Harry si chiese che cosa l’avesse indotto ad agire. Non si rese neanche conto di averlo fatto. Sapeva soltanto che le gambe lo avevano spinto in avanti, come se avesse avuto le rotelle, e che aveva gridato stupidamente al serpente: «LasCialo stare!» E come per miracolo — inspiegabilmente — quello si era accsCiato a terra, innocuo come un tubo di gomma per annaffiare, e ora guardava Harry. Harry sentì dissolversi la paura dentro di sé. Sapeva che ora il rettile non avrebbe più attaccato nessuno, anche se non avrebbe saputo spiegare cosa gliene desse la certezza.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «A che gioco stai giocando?» gli gridò, e prima che Harry potesse dire una parola gli aveva voltato le spalle ed era usCito di corsa dalla sala.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Ron lo trasCinò fuori dalla sala e Hermione li seguì. Quando attraversarono il portone, tutti si ritrassero facendogli ala, come se temessero di prendersi un contagio. Harry non aveva la più pallida idea di quel che stesse accadendo, e Ron e Hermione non gli diedero spiegazioni fino a che non lo ebbero trasCinato nella sala di ritrovo del Grifondoro. Allora Ron lo costrinse a sedere in poltrona e disse: «Tu sei un Rettilofono… Perché non ce l’hai detto?»
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Lo so» disse Harry. «Voglio dire che è solo la seconda volta che lo facCio. Una volta mi è capitato per caso di aizzare un boa constrictor contro mio cugino Dudley, allo zoo — è una lunga storia —, ma lui mi aveva detto che non aveva mai visto il Brasile e io, senza volerlo, l’ho liberato. È accaduto prima di sapere che ero un mago…»
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    «Che cosa c’è di malefico?» chiese Harry che cominCiava davvero ad arrabbiarsi. «Ma che cosa vi prende a tutti quanti? Stammi bene a sentire, se non avessi detto a quel serpente di non attaccare Justin…»
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Io parlavo un’altra lingua? Ma… non me ne sono accorto… Come facCio a parlare una lingua senza sapere di conoscerla?»
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Ron scosse la testa. Sia lui che Hermione avevano una facCia da funerale. Harry non riusCiva a capire che cosa Ci fosse di tanto terribile.
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    «Conta, eccome!» disse Hermione prendendo finalmente la parola con voce strozzata. «Perché la capaCità di parlare ai serpenti era la cosa per cui era famoso Salazar Serpeverde. Per questo il simbolo della sua Casa è un serpente».
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Ma non è vero!» disse Harry preso da un panico che non riusCiva a spiegarsi.
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    «Non ti sarà faCile dimostrarlo» disse Hermione. «Lui è vissuto Circa mille anni fa; per quanto ne sappiamo potresti benissimo esserlo».
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    Quella notte Harry rimase sveglio per ore. Da uno spiraglio delle cortine del suo letto a baldacchino, rimase a guardare la neve che cominCiava a fioccare davanti alla finestra della torre, e rimuginava tra sé.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    A bassa voce cercò di dire qualcosa in Serpentese. Ma le parole non gli venivano. Perché Ciò accadesse, sembrava che dovesse trovarsi facCia a facCia con un rettile.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    ‘Ah!’ esclamò una voCina maligna dentro di lui. ‘Ma il Cappello Parlante voleva metterti tra i Serpeverde, non ti ricordi?’
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Harry si voltò dall’altra parte. Il giorno dopo avrebbe visto Justin alla lezione di Erbologia e gli avrebbe spiegato che aveva richiamato il serpente, non il contrario: ma qualsiasi stupido l’avrebbe capito, pensò prendendo furiosamente a pugni il cusCino.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Ma la mattina dopo la neve che aveva cominCiato a cadere di notte si era trasformata in una tormenta così fitta che l’ultima lezione di Erbologia del trimestre fu sospesa. La professoressa Sprite voleva mettere calze e sCiarpe alle mandragole, un’operazione delicata che non si sentiva di affidare a nessuno, ora che era diventato così importante che le mandragole crescessero in fretta per riportare in vita Mrs Purr e Colin Canon.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Harry rimuginava tutto questo, seduto accanto al fuoco nella sala di ritrovo del Grifondoro, mentre Ron e Hermione ingannavano il tempo giocando a scacchi magiCi.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Per l’amor del Cielo, Harry» esclamò Hermione esasperata mentre un alfiere di Ron le faceva fuori un cavallo, trasCinandolo via dalla scacchiera. «Vai a cercare Justin, se per te è così importante!»
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Harry si alzò e uscì dalla sala passando per il buco del Ritratto e chiedendosi dove mai potesse essere Justin.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Il castello, che già normalmente era buio anche di giorno, quella mattina lo era ancor più del solito per via della fitta neve grigia che fioccava, oscurando tutte le finestre. Scosso da un brivido, Harry passò davanti alle classi dove si tenevano le lezioni, cercando di capire che cosa stesse accadendo dentro. La professoressa McGranitt stava rimproverando qualcuno che, a quanto pareva, aveva trasformato il suo amico in un tasso. Resistendo all’impulso di entrare a dare un’occhiata Harry passò oltre, pensando che forse Justin aveva deCiso di sfruttare l’ora libera per portarsi avanti con i compiti per l’indomani, e deCise di andare a vedere prima in biblioteca.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Infatti, un gruppetto di ragazzi del Tassorosso che avrebbero dovuto essere alla lezione di Erbologia si trovavano nel retro della biblioteca, ma non sembrava stessero studiando. Tra le lunghe file degli alti scaffali, Harry poteva vederli raccolti in Circolo, impegnati in una conversazione animata. Non riuscì a vedere se tra loro c’era Justin. Mentre si avviCinava colse un brandello di quella conversazione e si fermò ad ascoltare, nascosto nel Reparto Invisibilità.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «In ogni caso» stava dicendo un ragazzo corpulento, «ho detto a Justin di nascondersi nel nostro dormitorio. Voglio dire, se Potter lo ha preso di mira come sua prossima vittima è meglio che lui si tenga alla larga per un po’. Inutile dire che Justin si aspettava qualcosa del genere da quando s’era lasCiato sfuggire con Potter che era figlio di Babbani. In realtà Justin gli ha spiattellato che era stato scelto per Eton, e non è certo il genere di cose che uno va a strombazzare quando è in giro l’erede di Serpeverde, non trovate?»
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Ma allora, Ernie, sei proprio sicuro che sia Potter?» chiese ansiosamente una ragazza con le trecCine bionde.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Queste parole furono seguite da un animato mormorio; poi Ernie prosegui: «Vi ricordate quel che era scritto sui muri? Temete, NemiCi dell’Erede. Potter ha avuto una speCie di battibecco con Gazza. Sappiamo che subito dopo la gatta di Gazza ha subito un attentato. Quel ragazzo del primo anno, Canon, ha infastidito Potter durante la partita di Quidditch, scattandogli foto mentre lui era lungo disteso nel fango. E non passano poche ore che anche Canon viene aggredito».
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Ernie abbassò la voce come per svelare qualcosa di misterioso; i suoi compagni gli si strinsero intorno e Harry si avviCinò tanto da poter udire le sue parole.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Nessuno sa come ha fatto a sopravvivere a quell’attacco di Voi-Sapete-Chi. Voglio dire, a quell’epoca era soltanto un neonato. Normalmente sarebbe stato fatto a pezzi. Solo un Mago Oscuro veramente potente poteva sopravvivere a un’offensiva del genere». A questo punto, la sua voce divenne un bisbiglio: «Questa è probabilmente la vera ragione per cui Voi-Sapete-Chi voleva ucCiderlo. Non voleva la concorrenza di un altro Signore Oscuro. Chissà quali altri poteri nasconde Potter».
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Harry non poté trattenersi oltre. Schiarendosi rumorosamente la gola, uscì da dietro gli scaffali. Non fosse stato per la gran rabbia che aveva dentro avrebbe trovato buffa la scena che accolse il suo arrivo: tutti i Tassorosso sembrarono effettivamente pietrificati al vederlo ed Ernie divenne pallidissimo.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Non mi importa un acCidente del tuo sangue!» disse Harry con fermezza. «Perché mai dovrei voler attentare ai figli dei Babbani?»
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Girò sui tacchi e uscì di corsa dalla biblioteca, procurandosi un’occhiatacCia da parte di Madama Pince che stava luCidando la copertina dorata di un librone d’incantesimi.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Lezione sospesa» spiegò Harry rialzandosi. «E tu cosa Ci fai qui?»
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Scrutò Harry più da viCino da sotto le folte sopracCiglia piene di neve.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Naturalmente Justin aspettava che qualcosa del genere accadesse fin da quando si era lasCiato sfuggire con Potter che era figlio di Babbani…
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Salì le scale e poi svoltò per un altro corridoio, particolarmente buio; le torce erano state spente da un forte spiffero gelato che soffiava attraverso una finestra semichiusa. Giunto a metà strada, inCiampò e cadde sopra qualcosa che giaceva sul pavimento.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Steso a terra, rigido e freddo, c’era Justin Finch-Fletchley, la facCia contratta in un’espressione di terrore e gli occhi vuoti, fissi al soffitto. E non era tutto. Accanto a lui c’era un’altra sagoma, lo spettacolo più strano che Harry avesse mai visto.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Harry si rialzò; ansimava e il cuore gli batteva come un tamburo contro le costole. Disperato, guardò su e giù lungo il corridoio deserto e vide una fila di ragni che si allontanavano dai due corpi a tutta veloCità. Gli uniCi rumori erano le voCi attutite degli insegnanti che provenivano dalle classi lungo il corridoio.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Avrebbe potuto correre via e nessuno avrebbe mai saputo che era stato lì. Ma non poteva lasCiare quei due stesi li per terra… doveva chiamare aiuto. Avrebbero creduto che con quella faccenda lui non c’entrava niente?
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Ah, c’è Potter picchiatello!» chiocCiò il folletto passando davanti a Harry a tutta veloCità e mandandogli di traverso gli occhiali. «Che cosa sta facendo Potter? Perché Potter si aggira furtivo…»
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Poi si interruppe, facendo un salto mortale a mezz’aria. Da sotto in su, vide Justin e Nick-Quasi-Senza-Testa. Tornò in posizione eretta, si riempì i polmoni d’aria e prima che Harry potesse fermarlo cominCiò a gridare: «ATTENTATO! ATTENTATO! NÉ MORTALI NÉ FANTASMI SONO AL SICURO! METTETEVI IN SALVO! ATTENTATOOOOOO!»
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Sbam… sbam… sbam… una dopo l’altra, le porte del corridoio si spalancarono e gli studenti usCirono preCipitosamente dalle aule. Per alcuni lunghi minuti regnò una tale confusione che Justin corse il pericolo di venire schiacCiato e nessuno si accorse di occupare lo spazio incorporeo di Nick-Quasi-Senza-Testa.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Harry si trovò schiacCiato contro la parete mentre gli insegnanti chiedevano a gran voce di fare silenzio. La professoressa McGranitt sopraggiunse di corsa seguita dai suoi allievi, uno dei quali aveva ancora i capelli a strisce bianche e nere. Batté un grande colpo di bacchetta magica, ripristinando il silenzio, quindi ordinò a tutti di andare in classe. Era appena tornato un po’ d’ordine quando il Tassorosso Ernie arrivò sulla scena col fiatone.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Colto sul fatto!» gridò con il viso bianco come uno stracCio lavato e puntando il dito contro Harry con gesto drammatico.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Ora Pix svolazzava per aria, con un sorriso maligno, osservando la scena: a Pix era sempre piaCiuta la confusione. Quando gli insegnanti si chinarono su Justin e su Nick-Quasi-Senza-Testa per esaminarli intonò la canzonCina:
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    È Potter canaglia che infuria e si scaglia Che ucCide studenti e ride tra i denti…
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Smettila, Pix!» tuonò la McGranitt, e lui piroettò facendo una linguacCia a Harry.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Sorbetto al limone!» disse lei. Evidentemente era una parola d’ordine, perché tutt’a un tratto il mascherone prese vita e fece un balzo di lato, mentre la parete si apriva. Quantunque molto spaventato per quel che sarebbe successo, Harry non riuscì a trattenere lo stupore. Dietro la parete c’era una scala a chiocCiola che si muoveva dolcemente verso l’alto, come una scala mobile. Vi sali insieme alla McGranitt e a quel punto udì il tonfo della parete che si richiudeva alle loro spalle. Salirono a spirale, su su, sempre più in alto, fino a che Harry, leggermente stordito, vide davanti a sé una porta di querCia lucente con un batacchio di rame a forma di grifone.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

   Una volta giunti in Cima scesero dalla scala mobile di pietra. La professoressa McGranitt bussò alla porta, che si aprì senza fare rumore. Entrarono. Poi la McGranitt disse a Harry di attendere e lo lasCiò da solo.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Il ragazzo si guardò intorno. Una cosa era certa: di tutte le stanze degli insegnanti che gli era capitato di vedere fino a quel momento, lo studio di Silente era senza dubbio il più interessante. Non fosse stato per la paura matta di essere espulso dalla scuola sarebbe stato entusiasta di dare un’occhiata a quel luogo. Era una stanza Circolare, grande e bella, piena di rumorini strani. Su alcuni tavoli dalle gambe lunghe e sottili, avvolti in nuvolette di fumo, erano posati molti curiosi strumenti d’argento. Le pareti erano ricoperte di ritratti di vecchi e vecchie presidi, garbatamente appisolati nelle loro corniCi. C’era anche un’enorme scrivania con le zampe ad artiglio, e dietro, su uno scaffale, era poggiato un cappello da mago, frusto e stracCiato… il Cappello Parlante.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Il ragazzo esitò. Gettò un’occhiata Circospetta ai maghi e alle streghe addormentati tutt’intorno, sulle pareti. In fondo, che male c’era se prendeva il cappello e se lo metteva in testa un’altra volta? Solo per vedere… solo per accertarsi che lo avesse effettivamente assegnato al dormitorio giusto.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Piano, senza far rumore, passò dietro alla scrivania, prese il cappello dallo scaffale e cautamente se lo mise in testa. Il cappello era troppo largo e gli sCivolò fin sopra gli occhi, come era già accaduto quando lo aveva indossato la prima volta. Harry rimase lì in attesa, fissando la fodera nera. Poi una voCina gli disse: «Pulce nell’orecchio, eh, Harry Potter?»
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Ti chiedi se ti ho messo nel posto giusto» disse il cappello con grande perspicaCia. «Sì, devo ammetterlo… è stata una deCisione particolarmente diffiCile. Ma rimango del mio parere» il cuore di Harry gli balzò in petto, «saresti stato benissimo tra i Serpeverde».
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Il ragazzo si sentì mancare il respiro. Afferrò il cappello per la punta e se lo tolse. Quello gli si afflosCiò tra le mani, sudiCio e consunto. Lo rimise sullo scaffale; aveva la nausea.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Allora non era solo! Su un trespolo d’oro, dietro alla porta, stava appollaiato un uccello dall’aria decrepita, che assomigliava terribilmente a un tacchino spennacchiato. Harry lo fissò e quello gli restituì un’occhiata minacCiosa, continuando a fare il suo verso gutturale. Harry pensò che aveva un’aria molto malandata. Il suo sguardo era opaco, e mentre Harry lo fissava gli caddero un paio di penne dalla coda.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    ‘Ci manca solo che l’uccello preferito di Silente deCida di andare al creatore proprio mentre sono qui con lui, da solo’ pensò il ragazzo. E in quel preCiso istante l’uccello prese fuoco.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Fuori di sé, Harry lanCiò un grido e indietreggiò verso la scrivania. Si guardò febbrilmente intorno, nel caso da qualche parte Ci fosse un bicchier d’acqua, ma non ne vide. Intanto l’uccello, che era diventato una palla di fuoco, emise un grido stridulo e un attimo dopo era scomparso, lasCiando sul pavimento soltanto un mucchietto di ceneri fumanti.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    La porta dell’uffiCio si apri. Entrò Silente. Aveva un’aria torva.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Era pure ora!» disse. «Erano giorni che aveva un’aria terrificante. Gliel’ho detto tante volte che doveva deCidersi».
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Vedi, Harry, Fanny è una Fenice. E le FeniCi, quando è arrivato il momento di morire, prendono fuoco e poi rinascono dalle loro stesse ceneri. Sta’ a vedere…»
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Peccato che tu l’abbia vista soltanto oggi, il Giorno del Falò» proseguì Silente sedendosi dietro alla scrivania. «Per la maggior parte della sua vita è un animale veramente bello, con uno splendido piumaggio rosso e oro. Creature affasCinanti, le feniCi. Riescono a trasportare carichi pesantissimi, le loro lacrime hanno poteri curativi e, come animali domestiCi, sono fedelissimi».
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Ma prima che il Preside avesse il tempo di aprire bocca, la porta dell’uffiCio si spalancò con un colpo violento e Hagrid irruppe nella stanza. Aveva lo sguardo stravolto, il passamontagna sulle ventitré, capelli arruffati e il galletto morto tra le mani.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Non è stato Harry, professor Silente!» proruppe. «Ci ho parlato un attimo prima che l’altro ragazzino… Cioè… non poteva avere il tempo, signore…»
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Ah, be’!» esclamò Hagrid, e il galletto gli si afflosCiò lungo il fianco. «Bene. Allora aspetto fuori, Signore».
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    E uscì rumorosamente, imbarazzato.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Harry non sapeva cosa dire. Pensò a Malfoy che aveva gridato: La prossima volta toccherà a voi, mezzosangue! e alla Pozione Polisucco che bolliva pian piano nel bagno di Mirtilla Malcontenta. Poi pensò alle due volte che aveva udito la voce disincarnata e ricordò le parole di Ron: ‘Udire voCi che nessun altro sente non è un buon segno, neanche tra i maghi’. Pensò anche a tutte le dicerie che giravano su di lui e alla sua crescente paura di avere in qualche modo a che fare con Salazar Serpeverde…
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Dopo il duplice attentato a Justin e a Nick-Quasi-Senza-Testa, quello che fino a quel momento era serpeggiato come un semplice nervosismo divenne vero e proprio panico. Strano a dirsi, quel che sembrava preoccupare di più era la sorte toccata a Nick-Quasi-Senza-Testa. Chi poteva fare una cosa del genere a un fantasma? Quale forza terribile aveva il potere di far del male a chi era già morto? Tutti si preCipitarono a prenotare i posti sull’Espresso di Hogwarts per tornare a casa per Natale.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Di questo passo, rimarremo soli» disse Ron a Harry e a Hermione. «Noi, Malfoy, Tiger e Goyle. Bella vacanza che Ci si prepara!»
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Harry non se la prendeva; lo confortava il pensiero che almeno Fred e George giudicassero ridicola l’idea che lui fosse l’erede di Serpeverde. Chi invece sembrava infastidito da quelle pagliacCiate era Draco Malfoy, che reagiva ogni volta in maniera sempre più irritata.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Finalmente il trimestre si chiuse e sul castello scese un silenzio profondo, come quello che regnava sui campi bianchi di neve. Harry trovava confortevole e non triste quell’atmosfera, e gli piaceva molto che lui, Hermione e i fratelli Weasley avessero il dominio incontrastato della torre del Grifondoro, il che significava poter giocare a Spara Schiocco senza disturbare nessuno, ed eserCitarsi fra di loro a duello. Fred, George e Ginny avevano preferito rimanere a scuola, anziché andare a trovare Bill in Egitto, con i genitori. Percy, che li disapprovava per quello che definiva un comportamento puerile, non passava molto tempo nella sala di ritrovo del Grifondoro. Aveva spiegato con gran sussiego che rimaneva a scuola per Natale soltanto perché era suo dovere di Prefetto aiutare gli insegnanti in quel momento di difficoltà.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    L’alba del giorno di Natale si annunCiò gelida e nevosa. Harry e Ron, i soli rimasti nel loro dormitorio, furono svegliati di buon’ora da Hermione che irruppe nella stanza vestita di tutto punto, carica di regali per entrambi.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Buon Natale anche a te» disse Hermione lanCiandogli il suo regalo. «Io sono in piedi da quasi un’ora e sono andata ad aggiungere la Crisopa nella pozione. È pronta».
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    «Affermativo» disse Hermione spostando Crosta, il topo di Ron, in modo da potersi sedere ai piedi del letto. «Se siamo sempre deCisi a farlo, io dico che dovrebbe essere per stasera».
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    «Ciao» la salutò Harry felice, mentre l’uccello atterrava sul suo letto. «Siamo di nuovo amiCi
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Gli altri regali di Natale furono molto più gratificanti. Da Hagrid ricevette una grossa scatola di caramelle mou, che Harry mise ad ammorbidire davanti al fuoco; Ron gli aveva regalato un libro intitolato I MagnifiCi Sette, pieno di aneddoti interessanti sulla sua squadra del cuore; Hermione gli aveva comperato una lussuosa penna d’aquila. Nell’ultimo pacco Harry trovò un altro dei famosi maglioni fatti a mano dalla signora Weasley e un grosso Ciambellone. Mentre sistemava il suo bigliettino di auguri fu assalito di nuovo dai sensi di colpa al pensiero dell’automobile del signor Weasley, che da quando era andata a schiantarsi contro il Platano Picchiatore non s’era vista più, e di tutto quel po’ po’ di regole che lui e Ron stavano organizzando di infrangere.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    La Sala Grande era uno splendore. Non solo era addobbata con una dozzina di alberi di Natale coperti di ghiacCio e con grossi festoni di agrifoglio e di vischio che andavano da una parte all’altra del soffitto, ma dall’alto fioccava anche neve magica, calda e asCiutta. Silente diresse il canto corale di alcune delle sue carole preferite, mentre Hagrid, man mano che tracannava grog, batteva il tempo sempre più freneticamente. Percy non s’era accorto che Fred aveva fatto un incantesimo al suo cartellino di Prefetto, su cui ora si leggeva ‘Perfetto’, e continuava a chiedere che avessero tanto da ridere. Dalla tavola dei Serpeverde, Draco Malfoy, con voce stentorea, faceva commenti maligni sul maglione nuovo di Harry, ma lui lo ignorava. Con un po’ di fortuna, di lì a poche ore lo avrebbe sistemato a dovere.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Dobbiamo ancora procurarCi un pezzetto delle persone nelle quali dobbiamo trasformarCi» disse in tono molto pratico, come se li stesse mandando al supermercato a comperare detersivo per i piatti. «Naturalmente il massimo sarebbe che riusCiste a procurarvi qualcosa di Tiger e Goyle; sono i migliori amiCi di Malfoy, e lui, con loro, vuoterà il sacco. E poi c’è da accertarsi che i veri Tiger e Goyle non spuntino come funghi mentre noi stiamo facendo il terzo grado al loro capo.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Ho pensato a tutto» proseguì senza riprender fiato, ignorando le facce sbigottite di Harry e Ron. Mostrò loro due soffiCi pasticCini al Cioccolato. «Li ho riempiti di una semplice Pozione Soporifera. Basta fare in modo che Tiger e Goyle li trovino. Lo sapete quanto sono golosi; non resisteranno e li mangeranno di certo. Una volta che si saranno addormentati strappategli alcuni capelli e nascondeteli».
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Io ho già quel che mi serve!» disse Hermione animandosi ed estraendo dalla tasca una bottiglietta con un unico capello dentro. «Vi ricordate Millicent Bulstrode con cui mi sono accapigliata al Club dei Duellanti? Quando stava cercando di strangolarmi mi ha lasCiato questo sul vestito. Lei è andata a casa per Natale… ma basterà che io dica ai Serpeverde che ho deCiso di tornare».
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Ma con grande sorpresa di Harry e Ron, la fase numero uno dell’operazione andò lisCia come Hermione aveva previsto. Dopo il tè, si attardarono nella Sala d’Ingresso deserta in attesa di Tiger e Goyle che, rimasti soli al tavolo dei Serpeverde, si stavano rimpinzando di una quarta porzione di zuppa inglese. Harry aveva appoggiato i pasticCini al Cioccolato sulla balaustra delle scale. Quando videro Tiger e Goyle usCire dalla Sala Grande, Harry e Ron si nascosero in fretta dietro a un’armatura, accanto al portone prinCipale.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Ma si può essere così idioti?» bisbigliò Ron in tono estatico quando Tiger indicò allegramente a Goyle i pasticCini e li afferrò. Ridendo come due ebeti, fecero sparire i dolCi in un sol boccone. Per un attimo masticarono ingordamente con aria di trionfo: poi, senza cambiare facCia, andarono giù come birilli.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    La parte più complicata fu nasconderli dentro l’armadio, dalla parte opposta della stanza. Poi, una volta che li ebbero messi al sicuro tra secchi e stracCi, Harry strappò un paio di peli dalle irsute sopracCiglia di Goyle e Ron strappò alcuni capelli a Tiger. Gli portarono via anche le scarpe, perché le loro erano troppo piccole per piedi di quella misura. Poi, ancora esterrefatti per quel che erano riusCiti a fare, si affrettarono a raggiungere il bagno di Mirtilla Malcontenta.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Ci si vedeva a malapena, per via del denso fumo nero che usCiva dal gabinetto dove Hermione stava rimestando la Pozione. Coprendosi la facCia con i vestiti, Harry e Ron bussarono discretamente alla porta.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Udirono stridere il chiavistello, e la ragazza uscì, la facCia luCida e lo sguardo ansioso. Dietro di lei, si sentiva il blop blop della pozione che sobbolliva. Sul sedile della tazza erano pronti tre bicchieri di vetro.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Tutti e tre guardarono dentro al calderone. Vista da viCino, la pozione sembrava una fanghiglia densa e scura.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «La versiamo nei bicchieri e poi Ci mettiamo i capelli dentro».
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Hermione versò alcune cucchiaiate in ogni bicchiere e nel primo, con mano tremante, lasCiò cadere il capello di Millicent Bulstrode.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Harry lasCiò cadere il pelo di Goyle nel bicchiere di mezzo e Ron il capello di Tiger nell’ultimo. In entrambi, la pozione cominCiò a sibilare e a schiumare: quella di Goyle assunse il color cachi, tipico dei fantasmi, mentre quella di Tiger divenne marrone scuro.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Aspettate un attimo» disse Harry, mentre Ron e Hermione allungavano la mano verso i loro bicchieri. «È meglio che non la beviamo qua dentro: appena Ci saremo trasformati non Ci staremo più. E anche Millicent Bulstrode non è un cosino da niente».
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Attento a non versarne neanche una gocCia, Harry si infilò in quello di mezzo.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Pronti» risposero all’unisono le voCi di Ron e Hermione.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Immediatamente sentì torcersi le budella come se avesse inghiottito dei serpenti vivi: piegato in due, si chiedeva quando avrebbe vomitato; poi si sentì bruCiare tutto, dallo stomaco fino alla punta delle dita delle mani e dei piedi. Un attimo dopo ebbe l’orribile sensazione di sCiogliersi, come se tutta la pelle fosse fatta di cera bollente, e davanti agli occhi le mani crebbero, le dita s’ingrossarono, le unghie si allargarono e le nocche si gonfiarono come bulloni. Le spalle gli si stirarono dolorosamente e dal prurito sulla fronte capì che i capelli gli stavano crescendo quasi attaccati alle sopracCiglia; il torace gli si allargò come un barile a cui saltassero i cerchioni, gli abiti si strapparono; aveva i piedi doloranti per via delle scarpe, che erano di quattro misure più piccole…
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Così com’era iniziato, tutto cessò di colpo. Harry si stese facCia a terra sul freddo pavimento di pietra, ascoltando il cupo gorgogliare di Mirtilla. Si tolse le scarpe con difficoltà e si alzò in piedi. Dunque, ecco come Ci si sentiva nei panni di Goyle. Con la grossa mano tremante si tolse i calzoni che gli arrivavano due palmi sopra le caviglie, si infilò quelli nuovi e si allacCiò le scarpe di Goyle, che sembravano due barche. Fece per togliersi i capelli dagli occhi, ma sentì soltanto peli ispidi e corti che gli crescevano lungo la bassa attaccatura della fronte. Poi si rese conto che gli occhiali gli davano fastidio, perché ovviamente Goyle non ne aveva bisogno. Se li tolse e chiese: «Tutto bene, voi due?» con la voce bassa e gracchiante di Goyle.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Si aprì la porta di Ron. I due ragazzi si fissarono. A parte il pallore e l’aria stravolta, Ron non si sarebbe potuto distinguere da Tiger: tutto era identico a lui dal taglio dei capelli a Ciotola capovolta alle bracCia da gorilla.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «È incredibile» esclamò Ron avviCinandosi allo specchio e grattando il naso piatto di Tiger. «Incredibile!»
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «È meglio che Ci avviamo» disse Harry allentando il Cinturino dell’orologio che gli stava segando il grosso polso da Goyle. «Dobbiamo ancora scoprire dov’è la sala di ritrovo dei Serpeverde. Speriamo soltanto di incontrare qualcuno da seguire…»
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Ecco, così sei proprio Goyle» osservò Ron. «Questa è la sua facCia ogni volta che un insegnante gli fa una domanda».
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Harry guardò l’ora. Cinque dei loro sessanta preziosi minuti erano già passati.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Ci ritroviamo qui, d’accordo?» chiese.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Harry e Ron aprirono con cautela la porta del bagno, controllarono che non Ci fosse nessuno e si avviarono.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Non dondolare le bracCia a quel modo» bisbigliò Harry a Ron.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «La mattina i Serpeverde arrivano sempre da lì» disse Ron indicando l’ingresso ai sotterranei. Aveva appena finito di parlare che una ragazza dai lunghi capelli ricCi apparve dalla porta d’ingresso.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Scusa» disse Ron avviCinandosi di corsa, «abbiamo dimenticato come si fa per raggiungere la nostra sala comune».
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Harry e Ron scesero di corsa la scala di pietra e si trovarono immersi nell’oscurità; i loro passi erano particolarmente rumorosi, perché i grossi piedi di Tiger e Goyle pestavano pesantemente il pavimento: i due ragazzi cominCiarono a pensare che la cosa non sarebbe stata poi così faCile come avevano sperato.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    I passaggi labirintiCi erano deserti. Continuarono a scendere sempre più giù, nei sotterranei della scuola, controllando l’ora per vedere quanto tempo gli restava. Dopo un quarto d’ora, mentre stavano per perdere le speranze, a un tratto udirono qualcuno muoversi davanti a loro.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Ah!» esclamò Ron tutto ecCitato. «Eccone uno!»
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Videro una figura usCire da una stanza laterale. Ma avviCinandosi ebbero un tuffo al cuore: non era un Serpeverde, era Percy.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «E tu cosa Ci fai quaggiù?» chiese Ron sorpreso.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    D’un tratto, sentirono una voce dietro di loro. Draco Malfoy si stava avviCinando: fu la prima volta in vita sua che Harry fu lieto di vederlo.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Ah, eccovi!» disse con voce strasCicata guardandoli. «Siete stati tutto questo tempo a rimpinzarvi nella Sala Grande? Vi ho cercato dappertutto. Voglio farvi vedere una cosa veramente buffa».
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Poi lanCiò un’occhiata raggelante a Percy.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «E tu che cosa Ci fai quaggiù, Weasley?» ghignò.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Percy» lo corresse Ron, senza pensarCi.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «…O come diavolo si chiama» disse Malfoy. «Ho notato che ultimamente se ne va in giro con aria equivoca. E scommetto di sapere cos’ha in testa: pensa di riusCire a scovare da solo l’erede di Serpeverde».
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Fece una breve risata di scherno. Harry e Ron si scambiarono occhiate cariche di ecCitazione.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Arthur Weasley, Direttore dell’UffiCio per l’Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani, ha ricevuto oggi una multa di Cinquanta Galeoni per aver stregato un’automobile dei Babbani.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    LuCius Malfoy, membro del Consiglio di amministrazione della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, dove l’automobile stregata si è schiantata all’inizio di quest’anno, ha chiesto le dimissioni del signor Weasley.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Non siamo riusCiti a raccogliere il commento del signor Weasley, ma sua moglie ha intimato ai giornalisti di togliersi dai piedi minacCiando di sguinzagliare il fantasma di famiglia.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    La facCia di Ron — o meglio, di Tiger — era contratta per la rabbia.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Be’, vattene in infermeria, e dài un calCio da parte mia a tutti quei mezzosangue» disse Malfoy con un ghigno. «Strano che La Gazzetta del Profeta non abbia ancora dato notizia di tutti questi attentati» proseguì pensieroso. «Immagino che Silente stia cercando di mettere tutto a tacere. Se la cosa non finisce presto gli daranno il benservito. Mio padre dice sempre che Silente è la peggior disgrazia che sia mai capitata a questo posto, perché adora i figli dei Babbani. Un preside decente non avrebbe mai dovuto ammettere un rifiuto della soCietà come quel Canon».
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    E Malfoy cominCiò a scattare foto con un’immaginaria macchina fotografica, in una replica di Colin crudele ma perfetta: «Potter, posso avere una tua foto, Potter? Mi fai un autografo? Per favore, posso leccarti le scarpe, Potter?»
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Abbassò le bracCia e fissò Harry e Ron.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    A Ron-Tiger la mascella si afflosCiò cosi tanto che la sua facCia sembrò ancor più ebete del solito. Per fortuna Malfoy non Ci fece caso, e Harry, cercando freneticamente di farsi venire in mente qualcosa, disse: «Ma tu avrai sicuramente un’idea di chi c’è dietro a tutto questo…»
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Lo sai che non ce l’ho, Goyle, quante volte te lo devo ripetere?» sbottò Malfoy. «E mio padre non vuole dirmi niente sull’ultima volta che la Camera è stata aperta. Certo, è successo Cinquant’anni fa, e quindi prima che lui fosse a Hogwarts, ma conosce la storia nei minimi particolari e dice che fu messo tutto a tacere; per cui, se io ne sapessi troppo apparirebbe sospetto. Una cosa, però, la so: l’ultima volta che la Camera dei Segreti è stata aperta è morto un mezzosangue. PerCiò scommetto che è soltanto questione di tempo: anche questa volta uno di loro Ci rimetterà la pelle… Spero proprio che sia la Granger» concluse tutto soddisfatto.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Si agitò sulla sedia e poi aggiunse: «Mio padre mi dice di non immischiarmi e di lasCiare che l’erede di Serpeverde prosegua il suo lavoro. Dice che la scuola deve essere liberata da tutti quegli sporchi mezzosangue, ma che io non me ne devo impicCiare. Naturalmente in questo momento lui ha ben altro da fare. Lo sapete che il Ministero della Magia ha perquisito il nostro Castello, la settimana scorsa?»
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Malfoy lo fissò, e altrettanto fece Harry. Ron arrossì. Anche i capelli gli si stavano tornando rossi. E anche il naso, pian piano, gli si stava allungando. L’ora era scaduta. Ron stava ridiventando Ron, e dall’occhiata inorridita che lanCiò a Harry, anche a lui stava capitando la stessa cosa.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Presto, una mediCina per il mal di stomaco!» grugnì Ron, e senza altre storie attraversarono di corsa la sala comune dei Serpeverde, si lanCiarono contro la parete di pietra e attraversarono il passaggio segreto, sperando ardentemente che Malfoy non si fosse accorto di nulla. Harry rimpicCioliva e sentiva i piedi sCiacquare dentro le enormi scarpe di Goyle e i vestiti ballargli addosso. Fecero di volata le scale verso la sala d’ingresso, che era avvolta nell’oscurità: dall’armadio dove erano rinchiusi Tiger e Goyle provenivano dei colpi soffocati. LasCiarono le scarpe fuori dall’armadio e, con i soli calzini ai piedi, fecero di corsa la scalinata di marmo, dritti al bagno di Mirtilla Malcontenta.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Harry andò a controllare la propria facCia sullo specchio incrinato. Era tornato normale. Inforcò gli occhiali, mentre Ron bussava alla porta del gabinetto di Hermione.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Hermione si fece sCivolare i vestiti dalla testa e Ron arretrò fino al lavabo.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    La facCia di Hermione era tutta coperta di pelo nero. Gli occhi erano diventati gialli e tra i capelli facevano capolino due orecchiette a punta.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Ci volle del bello e del buono per convincere Hermione a usCire dal bagno. Mirtilla Malcontenta li inseguì ridendo come una matta.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

   Hermione rimase in infermeria per diverse settimane. Quando gli studenti tornarono dalle vacanze di Natale corsero varie voCi sulla sua scomparsa, perché naturalmente tutti pensarono che fosse l’ennesima vittima. Erano talmente tanti gli studenti che facevano la fila fuori dell’infermeria per farle visita che Madama Chips tirò di nuovo fuori le famose tende e le appese tutt’attorno al letto, per risparmiarle la vergogna di farsi vedere con la facCia pelosa.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Harry e Ron andavano a trovarla tutte le sere. Quando ricominCiò il trimestre le portavano i compiti del giorno.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Magari mi fossero spuntati i baffi anche a me, almeno potrei prendermi una vacanza!» sospirò Ron una sera, rovesCiando una pila di libri sul comodino di Hermione.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Non essere sCiocco, Ron, io devo tenermi al passo» gli rispose lei vivace. Il suo umore era molto migliorato da quando i peli se ne erano andati dalla facCia e gli occhi stavano ritornando lentamente del loro colore. «Ci sono novità?» aggiunse in un sussurro per non farsi sentire da Madama Chips.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «E quello cos’è?» chiese Harry indicando un oggetto d’oro che spuntava da sotto il cusCino di Hermione.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Soltanto un cartonCino di auguri» disse in fretta Hermione, cercando di farlo sparire. Ma Ron fu più veloce di lei. Lo tirò fuori, lo aprì e lesse ad alta voce:
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Alla signorina Granger, con l’augurio di una pronta guarigione, dal suo preoccupato insegnante, Professor Gilderoy Allock, Ordine di Merlino, Terza Classe, Membro Onorario della Lega per la Difesa contro le Arti Oscure e Cinque volte vinCitore del premio per il Sorriso-più-AffasCinante promosso dal Settimanale delle streghe».
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «E dormi tenendotelo sotto il cusCino?»
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    L’arrivo provvidenziale di Madama Chips, che portava la mediCina della sera, evitò a Hermione di rispondere.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Non trovi che Allock è l’individuo più visCido che hai mai incontrato in vita tua?» chiese Ron a Harry mentre lasCiavano il dormitorio e si avviavano su per le scale verso la torre del Grifondoro. Piton gli aveva assegnato tanti di quei compiti che si sarebbero ritrovati al sesto anno senza averli ancora finiti. Ron si stava appunto rammaricando di non aver chiesto a Hermione quante code di topo andavano aggiunte alla pozione Drizzacapelli, quando, dal piano di sopra, gli giunse alle orecchie uno scoppio di grida.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «…ancora altro lavoro! È tutta la notte che asCiugo pavimenti, come se non avessi già abbastanza da fare! No, questa è la gocCia che fa traboccare il vaso! Adesso vado da Silente…»
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Mirtilla Malcontenta stava piangendo, se possibile, ancor più rumorosa e disperata di prima. Sembrava fosse nascosta nel solito gabinetto. Il locale era buio, perché le candele erano state spente dallo scrosCio d’acqua che aveva inondato pareti e pavimento.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Harry si avviCinò al suo cubicolo e disse: «E perché dovrei scaraventarti addosso qualcosa?»
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Non lo chiedere a me!» gridò Mirtilla emergendo e provocando un’altra ondata d’acqua che finì sul pavimento già fradiCio. «Io me ne sto qui, a farmi i fatti miei, ed ecco che qualcuno si diverte a tirarmi addosso un libro…»
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Ma, deCisamente, aveva detto la cosa sbagliata. Mirtilla si gonfiò tutta e strillò: «Molto bene! Allora facCiamo che tutti tirino libri addosso a Mirtilla, tanto lei non sente dolore! DieCi punti se le attraversi lo stomaco! Cinquanta se le attraversi la testa! Benone, ha, ha, ha! Ma che gioco divertente! Per tutti, tranne che per me!»
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Harry e Ron guardarono sotto il lavandino, nella direzione indicata da Mirtilla. Per terra c’era un libricCino. Aveva una copertina nera molto malandata e, come tutto il resto nel gabinetto, era fradiCio. Harry si avviCinò e lo raccolse, ma Ron allungò un bracCio per trattenerlo.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Non si sa mai!» esclamò Ron guardando il libricCino con apprensione. «Fra i libri confiscati dal Ministero… mi ha detto papà… ce n’era uno che ti bruCiava gli occhi. E quelli che leggevano Sonetti di uno stregone dopo parlavano in versi per tutta la vita. Una vecchia strega che viveva a Bath aveva un libro che non si riusCiva mai a smettere di leggere! Eri costretto ad andartene in giro con il naso incollato alle pagine, cercando di fare tutto con una mano sola. E…»
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Il libricCino era ancora lì per terra, tutto zuppo e dall’aria apparentemente inoffensiva.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Vide subito che si trattava di un diario e dalla data scolorita sulla copertina capi che risaliva a Cinquant’anni prima. Lo aprì con impazienza. Nella prima pagina riuscì soltanto a deCifrare un nome, scritto con un inchiostro sbavato: ‘T.O. Riddle’.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Aspetta un po’» disse Ron che si era avviCinato cautamente e stava guardando da sopra la spalla di Harry. «Io questo nome lo conosco… Cinquant’anni fa T.O. Riddle ebbe un premio per servigi speCiali resi alla scuola».
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Perché Gazza mi ha fatto pulire la sua targa Cinquanta volte, quando ero in castigo» disse Ron ancora risentito al pensiero. «È quello su cui ho vomitato tutte quelle lumache. Te ne ricorderesti anche tu se avessi passato un’ora a ripulire un’iscrizione dalla bava di lumaca!»
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Harry scollò le pagine bagnate. Erano completamente bianche. Non v’era tracCia di scrittura, neanche, tanto per dire: ‘Oggi è il compleanno di zia Mabel’, oppure: ‘Ore quindiCi e trenta: dentista’.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Non Ci ha mai scritto niente» disse Harry deluso.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Be’, non è un’informazione che Ci torni particolarmente utile» commentò Ron. Poi, abbassando la voce: «Cinquanta punti se riesCi a farlo passare attraverso il naso di Mirtilla».
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    I primi di febbraio una Hermione finalmente priva di baffi, coda e pelo lasCiò l’infermeria. La sera stessa del suo ritorno alla Torre del Grifondoro Harry le mostrò il diario di T.O. Riddle e le raccontò in che modo lo avevano trovato.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Vorrei proprio sapere perché qualcuno abbia cercato di buttarlo via» disse Harry. «E anche in che modo Riddle si è guadagnato quel premio per servigi speCiali a Hogwarts».
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Be’, la Camera dei Segreti è stata aperta Cinquant’anni fa, non è vero?» disse. «Così ha detto Malfoy».
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «E questo diario ha Cinquant’anni» disse Hermione indicandolo con il dito, elettrizzata.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Dài, Ron, svegliati!» sbottò Hermione con impazienza. «Noi sappiamo che la persona che ha aperto la Camera l’ultima volta è stata espulsa Cinquant’anni fa. Sappiamo che Cinquant’anni fa T.O. Riddle ha ricevuto un premio per servigi speCiali resi alla scuola. Che ne diresti se Riddle avesse ottenuto il premio per aver scoperto chi era l’Erede di Serpeverde? Probabilmente il suo diario potrebbe dirCi tutto: dove si trova la Camera, come si fa ad aprirla e che genere di creatura Ci vive chiusa dentro. La persona che oggi sta dietro agli attentati non vorrebbe certo che il diario andasse in giro, non trovi?»
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Colpì tre volte il diario e disse: «ApareCium!»
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Date retta a me, dentro a quel diario non c’è proprio un fico secco da scoprire!» disse Ron. «È successo semplicemente che Riddle ha ricevuto un diario per Natale e che non si è dato la pena di scriverCi su».
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Harry non riuscì a spiegare neanche a se stesso perché non gettasse via il diario di Riddle. Il fatto era che, pur sapendo che le sue pagine erano intonse, continuava a sfogliarle distrattamente, come se Ci fosse scritta una storia che voleva finire di leggere. Era sicuro di non a’ver mai sentito prima il nome di T.O. Riddle, e tuttavia gli pareva che significasse qualcosa per lui, come se Riddle fosse un amico d’infanzia, quasi dimenticato. Ma tutto questo era assurdo. Lui non aveva mai avuto amiCi prima di andare a Hogwarts: Dudley aveva fatto di tutto per impedirglielo.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Ma Harry era deCiso a saperne di più su Riddle. Per questo il giorno dopo durante la ricreazione si avviò verso la sala dei trofei con l’intenzione di esaminare il premio speCiale; lo seguivano Hermione, curiosissima, e Ron, sempre scettico, dichiarando che della sala dei trofei aveva visto abbastanza per tutta la vita.
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    La targa d’oro brunito di Riddle era riposta in un armadio d’angolo. Mancavano i particolari del perché gli fosse stata conferita («Meno male!» commentò Ron, «altrimenti sarebbe stata ancora più grande e io sarei ancora qui a luCidarla!»). Ma trovarono il nome di Riddle su una vecchia Medaglia al Merito Magico e su un elenco di vecchi Caposcuola.
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    «Sembra Percy» disse Ron arricCiando il naso disgustato. «Prefetto, Caposcuola… probabilmente sempre il primo della classe…»
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    «Lo diCi come se fosse un delitto» lo rimbeccò Hermione un po’ urtata.
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    Un sole pallido aveva ricominCiato a brillare su Hogwarts. Nel castello, l’umore tendeva allo speranzoso. Dopo l’aggressione a Justin e a Nick-Quasi-Senza-Testa gli attentati non si erano più ripetuti e Madama Chips era lieta di far sapere che le mandragole stavano diventando lunatiche e scontrose, il che significava che stavano rapidamente uscendo dall’infanzia.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Forse l’erede di Serpeverde si era scoraggiato, pensò Harry. Doveva essere sempre più rischioso aprire la Camera dei Segreti, con la scuola così allertata e sospettosa. Chissà, forse in quello stesso momento il mostro — di qualsiasi cosa si trattasse — si stava preparando ad andare in letargo per altri Cinquant’anni…
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    «Non credo che Ci saranno altri disordini, Minerva» disse battendosi un dito sul naso con l’aria di chi la sa lunga e ammiccando. «Credo proprio che stavolta la Camera sia stata chiusa per sempre. Il colpevole deve essersi reso conto che io l’avrei stanato: era solo questione di tempo. Ragionevole, direi, a essersi fermato ora, prima che lo massacrassi.
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    «Vede, quello di cui la scuola ha bisogno in questo momento è un sostegno morale. Cancellare i ricordi dell’ultimo trimestre! Ora non voglio antiCipare niente, ma credo di sapere esattamente di che cosa…»
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    Le pareti erano coperte di grossi fiori di un rosa acceso. Come se non bastasse, dal soffitto color azzurro pallido piovevano coriandoli a forma di cuore. Harry si avviCinò al tavolo dei Grifondoro, dove Ron sembrava in preda a un attacco di nausea e Hermione rideva in maniera insulsa.
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    Ron indicò il tavolo degli insegnanti, troppo disgustato per parlare. Allock, che indossava un abito dello stesso colore rosa acceso delle decorazioni, stava agitando le bracCia per chiedere silenzio. Gli insegnanti che sedevano al suo fianco erano impassibili, come pietrificati. Dal punto dove si trovava, Harry vedeva un muscolo contrarsi sulla guanCia della McGranitt. Quanto a Piton, pareva gli avessero propinato un bel bicchierone di Ossofast.
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    Così dicendo batté le mani e dalle porte della Sala d’Ingresso entrarono una dozzina di nani dall’aria arCigna. Ma non erano nani qualsiasi. Allock li aveva dotati tutti di ali dorate e di un’arpa.
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    «I miei amiCi cupidi, postini d’amore!» annunCiò raggiante Allock. «Oggi andranno in giro per tutta la scuola, consegnando i vostri auguri di San Valentino! E il bello non finisce qui. Sono sicuro che i miei colleghi vorranno condividere lo spirito della festa! Perché non chiedete al professor Piton di mostrarvi in quattro e quattr’otto come si prepara una Pozione d’Amore? E già che Ci siamo, il professor Vitious, quel vecchio furbacchione, di Incantesimi Incantevoli ne sa più di qualsiasi mago io abbia mai conosCiuto!»
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    Il professor Vitious si nascose la facCia tra le mani. Quanto a Piton, la prima persona che si fosse azzardata a chiedergli una Pozione d’Amore rischiava l’avvelenamento.
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    «Ti prego, Hermione, dimmi che non sei tra quei quarantasei!» disse Ron quando ebbero lasCiato la Sala Grande per la prima ora di lezione. Ma tutt’a un tratto Hermione sentì il bisogno impellente di cercare l’orario nella borsa e non rispose.
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    «Oh, proprio te, Harry Potter!» gridò. Aveva l’aria particolarmente arCigna, e si fece largo a gomitate per raggiungere il ragazzo.
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    Infuriato al pensiero di ricevere un San Valentino davanti a una folla di studenti del primo anno, tra cui Ginny Weasley, Harry cercò di scappare. Ma il nano gli tagliò la ritirata tra la folla tirando calCi sugli stinchi a tutti e lo raggiunse prima che avesse potuto fare due passi.
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    «Ho un messaggio musicale da consegnare a Harry Potter in persona» disse pizzicando l’arpa con fare stranamente minacCioso.
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    «LasCiami andare!» ringhiò Harry dando uno strattone.
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    Si udì il rumore di qualcosa che si lacerava e la sua cartella si strappò in due. I libri, la bacchetta magica, la pergamena e la penna d’oca si sparpagliarono a terra, e sopra a tutto andò a rovesCiarsi la bottiglietta dell’inchiostro.
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    Harry cercò di raccogliere la sua roba prima che il nano cominCiasse a cantare, provocando una speCie di ingorgo nel corridoio.
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    «Che cosa succede qui?» Era la voce fredda e strasCicata di Draco Malfoy. Con movimenti febbrili Harry cominCiò a infilare tutto nella cartella sconquassata, nel disperato tentativo di riusCire a filarsela prima che Malfoy potesse sentire il suo San Valentino musicale.
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    Occhi verdi e lucenti di rospo in salamoia Capelli neri e luCidi come di corvo in volo Vorrei che fosse mio — quale divina gioia! — L’eroe che ha sgominato del Mago Oscuro il dolo.
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    «Via, via tutti, la campanella è già suonata da Cinque minuti, tutti in classe ora!» gridò spingendo alcuni dei più giovani. «Anche tu, Malfoy!»
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    «Chissà cosa Ci ha scritto Potter?» disse Malfoy che ovviamente non aveva notato la data sulla copertina e pensava che si trattasse del diario personale di Harry. Fra gli astanti cadde il silenzio. Ginny guardava ora Harry ora il diario con aria terrorizzata.
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    «Non prima di averCi dato un’occhiata» replicò sarcasticamente Malfoy sventolando il libretto in direzione di Harry.
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    Percy cominCiò: «Come Prefetto della scuola…» ma Harry aveva perso la pazienza. Tirò fuori la bacchetta magica e gridò: «Expelliarmus!» E come Piton aveva disarmato Allock, così Malfoy si vide volare via di mano il diario, che Ron afferrò con un largo sorriso stampato in facCia.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Ma a Harry non importava un acCidente: aveva avuto la meglio su Malfoy, e per questo valeva la pena di far perdere anche Cinque punti al Grifondoro. Malfoy era furibondo e quando Ginny gli passò accanto per entrare in classe, le gridò dietro con voce dispettosa: «Non credo proprio che a Potter sia piaCiuto il tuo San Valentino!»
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Soltanto quando furono in classe Harry notò qualcosa di strano nel diario di Riddle. Tutti i suoi libri erano imbrattati d’inchiostro scarlatto a parte il diario, che era immacolato come prima che la boccetta dell’inchiostro vi cadesse sopra. Cercò di farlo notare a Ron, ma in quel momento l’amico aveva qualche difficoltà con la sua bacchetta, dalla cui estremità usCivano grosse bolle viola, per cui non era interessato a niente altro.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Si sedette sul suo letto a baldacchino e sfogliò velocemente le pagine bianche, senza alcuna macchia d’inchiostro scarlatto. Poi dal comodino prese una nuova boccetta d’inchiostro, vi intinse la penna d’oca e lasCiò cadere una gocCia sulla prima pagina.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Le parole brillarono un istante sulla pagina, poi svanirono senza lasCiar tracCia. Alla fine accadde qualcosa.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Anche queste parole svanirono, ma non prima che Harry cominCiasse a scrivere una risposta.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Cosa intendi dire? scarabocchiò Harry, seminando qualche macchia d’inchiostro per l’ecCitazione.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Certo che so della Camera dei Segreti. Ai miei tempi Ci dissero che era una leggenda, che non esìsteva. Ma era una bugia. Quando frequentavo il quinto anno, la Camera venne aperta, il mostro aggredì molti studenti e alla fine ne ucCise una. Io presi la persona che aveva aperto la Camera e questa fu espulsa. Ma il professor Dippet, il Preside, vergognandosi che a Hogwarts fosse accaduta una cosa del genere, mi proibì di raccontare la verità. Fu messa in giro la storia che la ragazza era morta in un misterioso inCidente. A me, per il disturbo, fu consegnato un bel trofeo lucente tutto istoriato, e mi fu intimato di tenere la bocca chiusa. Ma sapevo che la cosa avrebbe potuto ripetersi. Il mostro rimase in vita e l’unica persona dotata del potere di liberarlo non fu messa in prigione.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Nella fretta di rispondere, per poco Harry non rovesCiò la boccetta dell’inchiostro.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Tutto si sta ripetendo in questo momento. Ci sono stati tre attentati e sembra che nessuno sappia chi c’è dietro. Chi è stato l’ultima volta?
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Harry esitò, con la penna d’oca sospesa a mezz’aria, sopra il diario. Che cosa voleva dire Riddle? Come poteva essere trasportato dentro ai ricordi di un’altra persona? LanCiò un’occhiata nervosa alla porta del dormitorio, dove il buio si stava facendo sempre più fitto. Quando tornò a posare gli occhi sul diario, vide che si stavano formando nuove parole.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    LasCia che ti mostri.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Le pagine del diario cominCiarono a sfogliarsi come al soffio di un vento forte e si fermarono a metà del mese di giugno. Con la bocca spalancata per lo stupore, Harry vide che il riquadro della data del 13 giugno sembrava essere diventato un minuscolo schermo televisivo. Con mani tremanti, sollevò il libro per mettere l’occhio sulla piccola finestra e prima ancora di sapere cosa stesse accadendo si trovò piegato in avanti verso la finestra che si allargava. Sentì il proprio corpo lasCiare il letto, poi fu scaraventato a capofitto nella pagina, in un turbinio di luCi e ombre.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    A un tratto sentì i piedi poggiarsi sulla terraferma; rimase immobile, tremante, mentre le sagome dapprima sfocate acquistavano contorni preCisi.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Seppe immediatamente dove si trovava. Quella stanza Circolare con i ritratti addormentati alle pareti era l’uffiCio di Silente… ma quello seduto dietro alla scrivania non era Silente. Un mago grinzoso e dall’aria fragile, calvo tranne che per qualche raro Ciuffo di capelli bianchi, stava leggendo una lettera al lume di candela. Harry non l’aveva mai visto prima.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Ma il mago non alzò lo sguardo. Continuò a leggere, aggrottando leggermente la fronte. Harry si avviCinò alla scrivania e balbettò: «Ehm… che facCio, me ne vado?»
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Fuori il Cielo era di un rosso rubino; sembrava il tramonto. Il mago tornò alla scrivania, si sedette e si girò i polliCi, fissando la porta.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Harry si guardò intorno. Niente fenice Fanny; niente strani congegni d’argento. Questa era Hogwarts come l’aveva conosCiuta Riddle, e Ciò significava che il Preside era quel mago sconosCiuto e non Silente, e che lui, Harry, era poco più di un fantasma, invisibile per la gente di Cinquant’anni prima.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Entrò un ragazzo di Circa sediCi anni, togliendosi il cappello a punta. Sul petto gli brillava il cartellino d’argento da Prefetto. Era molto più alto di Harry, ma anche lui aveva capelli neri come l’inchiostro.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Il fatto è, Tom» sospirò, «che si sarebbe anche potuto fare uno strappo alla regola per te, ma date le attuali Circostanze…»
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Parla di tutti questi attentati, signore?» chiese Riddle. Il cuore balzò in petto a Harry, che si avviCinò per paura di perdere qualche battuta.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Proprio così» disse il preside. «Mio caro ragazzo, devi capire quanto sarebbe irragionevole da parte mia lasCiarti rimanere al castello, una volta terminato il trimestre. SpeCialmente alla luce della recente tragedia… la morte di quella povera ragazza… Sarai molto più al sicuro nel tuo orfanotrofio. Il Ministero della Magia sta parlando addirittura di chiudere la scuola. Non abbiamo fatto nessun progresso nell’individuare la… ehm… fonte di questa antipatica…»
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Riddle si alzò e uscì dalla stanza. Harry lo segui.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Scesero la scala a chiocCiola mobile e usCirono viCino al mascherone, nel corridoio ora sempre più buio. Riddle si fermò e altrettanto fece Harry, fissandolo. Avrebbe giurato che Riddle stesse pensando qualcosa di serio. Si mordicchiava le labbra e aveva la fronte aggrottata.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Poi, come se avesse finalmente preso una deCisione, si allontanò in fretta, e Harry gli tenne dietro senza far rumore. Non incontrarono nessuno fino a che non furono nella Sala d’Ingresso; lì un mago molto alto dai lunghi capelli castani e dalla barba fluente chiamò Riddle dalla scalinata di marmo.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Harry lo guardò. Era Silente, di Cinquant’anni più giovane.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Be’, fila a letto» disse Silente, lanCiandogli la stessa occhiata penetrante che Harry conosceva così bene. «In questi giorni è meglio non girovagare per i corridoi. Almeno da quando…»
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    A Harry sembrò di essere rimasto lì almeno un’ora. L’unica cosa che riusCiva a scorgere era Riddle, appostato viCino alla porta, immobile come una statua, spiare attraverso la fessura. La tensione dell’attesa si allentò, e proprio mentre Harry cominCiava a desiderare di tornare al presente, udì qualcosa muoversi fuori della porta.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Seguirono i passi forse per Cinque minuti; poi Riddle si fermò di scatto, teso all’ascolto di nuovi rumori. Harry udì il Cigolio di una porta che si apriva e poi un bisbiglio rauco.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Con un balzo improvviso, Riddle svoltò l’angolo. Harry gli andò dietro. Vide la sagoma nera di un ragazzo enorme, accucCiato davanti a una porta aperta, con accanto uno scatolone.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Tom, che Ci sei venuto a fare quaggiù?»
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Riddle gli si avviCinò.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Non penso che tu volessi ucCidere nessuno. Ma i mostri non possono diventare animali domestiCi. Suppongo che tu l’abbia fatto usCire solo per fargli sgranchire un po’ le zampe e…»
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Coraggio, Rubeus» disse Riddle avviCinandosi. «I genitori della ragazza morta saranno qui domani. Il minimo che Hogwarts può fare è assicurarsi che la cosa che gli ha ucCiso la figlia sia fatta fuori…»
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    L’incantesimo accese il corridoio di un’improvvisa luce fiammeggiante. La porta alle spalle del ragazzo corpulento si spalancò con tale forza che lo mandò a sbattere contro la parete opposta. La cosa che uscì fece emettere a Harry un grido lungo e penetrante, che lui solo sembrò udire.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Tutto cominCiò a girare vorticosamente, il buio divenne completo, Harry si sentì cadere e con un tonfo atterrò all’indietro, a bracCia e gambe aperte, sul suo letto a baldacchino, nel dormitorio del Grifondoro. Sulla panCia giaceva, aperto, il diario di Riddle.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «È stato Hagrid, Ron. Hagrid ha aperto la Camera dei Segreti, Cinquant’anni fa».
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

   Harry, Ron e Hermione avevano sempre saputo dell’incresCiosa simpatia di Hagrid per le creature grandi e mostruose. Durante il primo anno a Hogwarts, Hagrid aveva tentato di allevare un drago nella sua capanna di legno e i tre non avrebbero dimenticato tanto faCilmente il gigantesco cane a tre teste da lui battezzato Fuffi. Se poi, da ragazzo, Hagrid avesse sentito dire che da qualche parte, nel castello, si nascondeva un mostro, Harry era certo che avrebbe fatto carte false pur di dargli un’occhiata. Probabilmente aveva pensato che era un peccato tenere il mostro rinchiuso tanto a lungo e che meritava di sgranchirsi le sue innumerevoli zampe. Poteva vederlo, il tredicenne Hagrid, cercare di infilargli guinzaglio e collare. Ma era altrettanto sicuro che non avesse mai voluto ucCidere.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Ma quanti mostri pensi che Ci siano in questo posto?» chiese Ron ostinato.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Riddle assomiglia a Percy… e comunque, chi gli ha chiesto di denunCiare Hagrid?»
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Ma il mostro aveva ucCiso una persona, Ron» gli fece presente Hermione.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Tutti e tre tacquero. Dopo una lunga pausa, con voce esitante Hermione si deCise a fare la domanda più spinosa: «Pensate che sia il caso di andare a parlarne con lui?»
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Allora si che Ci sarebbe da ridere!» disse Ron. «Salve, Hagrid, dicCi un po’, non è che per caso, ultimamente, hai sguinzagliato nel castello un coso pazzo e peloso?»
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Alla fine deCisero di non dirgli niente a meno che non si verificasse un’altra aggressione, e visto che i giorni passavano e la voce disincarnata non si faceva sentire, cominCiarono a sperare che non Ci sarebbe mai stato bisogno di chiedergli perché era stato espulso. Erano Circa quattro mesi che Justin e Nick-Quasi-Senza-Testa erano stati pietrificati e quasi tutti sembravano dell’idea che l’aggressore, chiunque fosse, avesse rinunCiato una volta per tutte. Pix si era finalmente stancato di canticchiare È Potter canaglia che infuria e si scaglia; un giorno, alla lezione di Erbologia, Ernie Macmillan chiese a Harry con grande gentilezza di passargli un secchio di funghi; e a marzo, nella Serra numero Tre, molte mandragole fecero festa a lungo e rumorosamente, il che rese molto felice la professoressa Sprite.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Non come la insegna Allock» disse Ron. «L’unica cosa che ho imparato da lui è non lasCiare liberi i folletti».
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Neville PaCiock era stato inondato di lettere da tutti i maghi e le streghe della sua famiglia, ricevendo da ognuno un consiglio diverso. Confuso e preoccupato, leggeva l’elenco delle materie con la lingua di fuori, chiedendo a tutti se pensavano che Aritmanzia fosse più diffiCile delle Antiche Rune. Dean Thomas, che come Harry era cresCiuto tra i Babbani, finì per chiudere gli occhi e puntare la bacchetta magica sull’elenco delle materie: avrebbe scelto a caso. Hermione non chiese consiglio a nessuno e le scelse tutte.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Dipende da dove vuoi andare, Harry» disse. «Non è mai troppo presto per pensare al futuro, per questo ti suggerirei Divinazione. La gente dice che Babbanologia sia una scelta al ribasso, ma personalmente penso che i maghi dovrebbero conoscere a fondo la soCietà dei non-maghi, speCie se pensano di lavorare in stretto contatto con loro… Guarda mio padre: lui ha a che fare tutto il tempo con i Babbani. Mio fratello Charlie è stato sempre amante dell’aria aperta e quindi ha scelto Cura delle Creature Magiche. Scegli le materie in cui sei forte, Harry».
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    La prossima partita di Quidditch il Grifondoro l’avrebbe giocata contro i Tassorosso. Baston insisteva per allenare la squadra tutte le sere dopo cena, per cui Harry non aveva tempo per altro che non fossero il Quidditch e i compiti. Ma le sessioni di allenamento stavano migliorando, o quantomeno si facevano più all’asCiutto, e la sera della vigilia dell’incontro Harry salì nel suo dormitorio per posare il manico di scopa con la sensazione che le probabilità dei Grifondoro di vincere la coppa non erano mai state tanto alte.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Ma l’allegria fu di breve durata. In Cima alle scale incontrò Neville PaCiock che pareva fuori di sé.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Il contenuto del suo baule era stato sparpagliato dappertutto. Il mantello giaceva a terra, strappato. Il pigiama era stato tolto da sotto il cusCino, il cassetto del comodino era stato tirato fuori e il contenuto sparso sul materasso.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Harry si avviCinò al letto, a bocca aperta, calpestando alcune pagine strappate del volume Trekking con i troll.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Harry cominCiò a raccogliere tutte le sue cose, buttandole alla rinfusa dentro il baule. Ma solo quando vi ebbe scaraventato dentro l’ultimo libro di Allock si accorse di quel che mancava.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Harry si girò nervosamente verso la porta della stanza e Ron uscì dietro di lui. Scesero di corsa nella sala comune del Grifondoro, mezza deserta, e si avviCinarono a Hermione che, tutta sola, stava leggendo un libro dal titolo Metodo semplificato per la lettura delle Antiche Rune.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    La notizia la lasCiò sbalordita.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Condizioni perfette per il Quidditch» disse Baston entusiasticamente al tavolo della colazione, riempiendo di uova strapazzate i piatti dei giocatori. «DacCi dentro, Harry, devi fare una colazione decente».
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Harry continuava a scrutare l’affollato tavolo dei Grifondoro, chiedendosi se per caso il nuovo proprietario del diario di Riddle non si trovasse proprio di fronte a lui. Hermione aveva insistito perché denunCiasse il furto, ma a lui l’idea non piaceva. Avrebbe dovuto raccontare tutto a un insegnante; ma quanti sapevano il motivo per cui Hagrid era stato espulso, Cinquant’anni prima? Non voleva certo essere lui a riportare a galla quella storia.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Aveva appena lasCiato la Sala Grande insieme a Ron e Hermione per andare a prendere il suo equipaggiamento da Quidditch, quand’ecco che un’altra angosCia si aggiunse al già nutrito elenco delle sue preoccupazioni. Non aveva fatto in tempo a poggiare un piede sul primo gradino della scala di marmo che la udì di nuovo: «UcCidere adesso… fare a pezzi… squartare…»
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    LanCiò un grido e Ron e Hermione si ritrassero allarmati.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Harry non si mosse, indeCiso, cercando di udire di nuovo la voce, ma ormai tutti stavano uscendo dalla Sala Grande parlando a voce alta e imboccavano la porta prinCipale diretti al campo di Quidditch.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Meglio che ti muovi» lo incalzò Ron. «Sono quasi le undiCi… la partita».
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Harry salì di corsa alla torre del Grifondoro per prendere la sua Nimbus Duemila e poi si unì alla folla che sCiamava verso il campo; ma con la mente era ancora al castello, dove aveva udito la voce. Mentre negli spogliatoi s’infilava la tuta scarlatta, la sua unica consolazione fu il pensiero che in quel momento tutti erano fuori per la partita.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Le squadre entrarono in campo tra uno scrosCiare di applausi. Oliver Baston decollò per un volo di riscaldamento intorno ai pali delle porte, Madama Bumb mise in campo le palle. I Tassorosso, che giocavano in tuta giallo canarino, riuniti a capannello, stavano terminando le consultazioni sulla tattica di gioco.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «La partita è stata annullata» annunCiò la McGranitt, rivolta allo stadio gremito. Si udirono fischi e grida. Oliver Baston, sconvolto, planò a terra e si preCipitò verso la McGranitt senza neanche scendere dalla scopa.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Tra gli studenti che passavano loro accanto, alcuni si lamentavano che la partita fosse stata annullata, altri avevano l’aria preoccupata. Harry e Ron seguirono la professoressa dentro la scuola e poi su per la scalinata di marmo. Questa volta, però, non furono accompagnati nell’uffiCio di nessuno degli insegnanti.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Madama Chips era china su una ragazza del quinto anno dai lunghi capelli ricCiuti. Harry la riconobbe per la Corvonero cui avevano chiesto casualmente informazioni sulla sala di ritrovo dei Serpeverde. E sul letto viCino al suo c’era…
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Le hanno trovate viCino alla biblioteca» disse la McGranitt. «Sapreste spiegarmi che cos’è questo? Era per terra, viCino a loro…»
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    E così dicendo mostrò ai ragazzi uno specchietto Circolare.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «D’ora in avanti, tutti gli studenti rientreranno nelle sale comuni entro le sei di sera. Nessuno di loro dovrà lasCiare il dormitorio dopo quell’ora. Un insegnante vi scorterà alle lezioni. Nessuno studente deve usare il bagno se non è accompagnato da un insegnante. Tutti gli allenamenti e le partite di Quidditch dovranno essere rinviati. Le attività serali sono soppresse».
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    I Grifondoro, tutti stipati nella sala comune, la ascoltavano in silenzio. La McGranitt riavvolse il rotolo di pergamena che aveva appena letto e disse con voce soffocata: «Inutile dire che raramente ho provato tanta angosCia. È probabile che la scuola verrà chiusa, a meno che il responsabile di tutti questi attentati non venga preso. Raccomando a chiunque pensi di sapere qualcosa al riguardo di farsi avanti».
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    UsCi a fatica dal buco del ritratto e subito tra i Grifondoro si accese un’animata conversazione.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «E con questo i Grifondoro colpiti sono due, senza contare un fantasma del Grifondoro, una Corvonero e un Tassorosso» commentò Lee Jordan, l’amico dei gemelli Weasley, contando sulla punta delle dita. «Nessuno degli insegnanti ha notato che i Serpeverde sono tutti incolumi? Non è evidente che all’origine di tutta questa storia c’è Serpeverde? L’erede di Serpeverde, il mostro di Serpeverde… perché non li buttano fuori tutti?» tuonò tra cenni di assenso e sporadiCi applausi.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Ma Harry lo ascoltava solo per metà. Non riusCiva a togliersi dalla mente l’immagine di Hermione, immobile sul letto dell’infermeria come una statua di pietra. Quanto a lui, se il colpevole non veniva preso in tempo, la prospettiva che gli si parava davanti era una vita intera con i Dursley. Tom Riddle aveva denunCiato Hagrid perché anche lui, se la scuola avesse chiuso, avrebbe trascorso i suoi anni migliori in un orfanotrofio di Babbani. Ora Harry sapeva perfettamente come doveva essersi sentito.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Che cosa facCiamo?» gli chiese Ron all’orecchio. «Pensi che sospettino di Hagrid?»
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Dobbiamo parlargli» disse Harry prendendo una deCisione. «Non posso credere che questa volta sia lui, ma se l’ultima volta ha liberato il mostro, saprà bene come entrare nella Camera dei Segreti. Intanto cominCiamo da questo».
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Il tragitto attraverso i corridoi bui e deserti non fu piacevole. Spesso Harry aveva girovagato per il castello di notte, ma non l’aveva mai visto cosi frequentato, dopo il tramonto. Insegnanti. Prefetti e fantasmi pattugliavano i corridoi a coppie per controllare che non si tenessero attività insolite. Il Mantello dell’invisibilità non impediva ai due ragazzi di fare rumore e Ci fu un momento di particolare tensione quando Ron urtò qualcosa con il piede a pochi metri dal luogo dove Piton montava la guardia. Per fortuna Piton starnutì quasi nello stesso momento in cui Ron si faceva sfuggire un’imprecazione. Raggiungere e aprire le porte di querCia dell’ingresso prinCipale fu un vero sollievo.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Bussarono, e dopo qualche attimo Hagrid spalancò la porta. ImbracCiava una balestra e gliela puntava contro, mentre Thor, dietro di lui, abbaiava a perdifiato.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Oh!» esclamò il guardiacacCia abbassando l’arma e fissandoli. «Che cosa Ci fate qui voi due?»
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Niente… niente…» balbettò Hagrid. «Stavo aspettando… non fa niente… Sedetevi… Vi facCio un tè…»
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Sembrava che non sapesse quel che stava facendo. Per poco non spense il fuoco, versandoCi sopra dell’acqua dal bollitore, poi mandò in frantumi la teiera urtandola con la sua manona poderosa.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Hagrid lasCiò cadere il dolce. Harry e Ron si scambiarono un’occhiata terrorizzata, poi si buttarono addosso il Mantello dell’Invisibilità e si acquattarono in un angolo. Hagrid controllò che fossero ben nascosti, afferrò la balestra e tornò ad aprire la porta.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Lo straniero era un uomo basso, corpulento, aveva capelli grigi tutti arruffati e un’espressione ansiosa. Indossava una strana accozzaglia di indumenti: un abito gessato, una cravatta scarlatta, un soprabito nero e stivali a punta color viola. Sotto bracCio portava una bombetta verde.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Ma quello è il prinCipale di papà!» disse Ron in un soffio, «Cornelius Caramell, il Ministro della Magia!»
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Hagrid era diventato pallido e sudava. Si lasCiò cadere su una sedia, con lo sguardo che andava da Silente a Cornelius Caramell.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Voglio che sia chiaro, Cornelius, che Hagrid gode della mia piena fiduCia» disse Silente rivolto a Caramell, aggrottando la fronte.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Prendermi?» chiese Hagrid che aveva cominCiato a tremare. «Per portarmi dove?»
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    LuCius Malfoy entrò a gran passi nella capanna, avvolto in un lungo mantello nero da viaggio; sul volto, aveva stampato un sorriso freddo e soddisfatto. Thor cominCiò a ringhiare.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Brav’uomo, ti prego di credere che non mi piace affatto trovarmi nella tua… ehm… questa la chiami casa, vero?» disse LuCius Malfoy lanCiando un’occhiata alla piccola stanza con un ghigno malevolo. «Ero semplicemente venuto a scuola e mi hanno detto che il Preside si trovava qui».
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «E, di preCiso, che cosa voleva da me, LuCius?» chiese Silente. Parlava in tono gentile, ma i suoi occhi azzurri mandavano fiamme.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Una cosa molto spiacevole, Silente» disse Malfoy con voce strasCicata, estraendo un grosso rotolo di pergamena. «Ma i consiglieri ritengono che sia arrivato il momento che lei si facCia da parte. Questo è un Ordine di Sospensione… in calce troverà tutte e dodiCi le firme. Mi spiace dire che riteniamo che lei stia perdendo la sua autorità. Quanti attentati Ci sono stati finora? Altri due questo pomeriggio, vero? Di questo passo non Ci resterà neanche più un figlio di Babbano, a Hogwarts, e tutti sappiamo quale terribile perdita sarebbe per la scuola».
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Su, andiamo, LuCius» disse Caramell allarmato. «Silente sospeso… no, no… è l’ultima cosa che deve succedere in questo momento…»
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «L’incarico o la sospensione del Preside sono di competenza dei consiglieri, Caramell» disse Malfoy con aria serafica. «E siccome Silente non è riusCito a mettere fine agli attentati…»
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «LuCius, devi capire una cosa: se non Ci riesce Silente…» disse Caramell con il labbro superiore madido di sudore, «voglio dire… chi può riusCirCi
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Questo è tutto da vedere» replicò Malfoy con un sorriso maligno. «Ma dal momento che abbiamo votato tutti e dodiCi…»
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Non potete mandare via Silente!» gridò Hagrid, tanto che Thor guaì e corse a rannicchiarsi nella sua cucCia. «Mandatelo via e i figli dei Babbani non avranno una sola possibilità! La prossima volta ammazzeranno qualcuno!»
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Calmati, Hagrid» gli intimò Silente duro. Poi fissò LuCius Malfoy.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Silente non aveva smesso di fissare i suoi luminosi occhi azzurri in quelli freddi e grigi di LuCius Malfoy.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «In ogni caso» proseguì Silente parlando con grande lentezza e scandendo le parole, in modo che nessuno potesse perderne neanche una, «lei si accorgerà che io avrò veramente lasCiato la scuola soltanto quando non Ci sarà più nessuno che mi sia fedele. E si accorgerà anche che a Hogwarts chi chiede aiuto lo trova sempre».
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Sentimenti ammirevoli» disse Malfoy inchinandosi. «Tutti sentiremo la mancanza… ehm… del suo… modo personalissimo… di fare le cose, Albus, e non Ci resterà che sperare che chi prenderà il suo posto riusCirà a impedire qualsiasi… ehm… eventuale… assassinio».
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Si diresse verso la porta, la spalancò, salutò l’usCita di Silente con un inchino. Caramell, sempre giocherellando con la bombetta, aspettava che Hagrid lo precedesse, ma il gigante non si mosse d’un passo, fece un respiro profondo e sillabò: «Chi ha voglia di trovare qualcosa, deve seguire i ragni. Questo lo porterà sulla pista giusta. E tutto quel che ho da dire».
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Ora sì che siamo nei guai» disse con voce roca. «Tanto varrebbe che chiudessero la scuola stanotte stessa. Senza più Silente, Ci sarà un attentato al giorno».
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Thor cominCiò a guaire raspando la porta chiusa.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

   Nel parco intorno al castello si sentiva il profumo dell’estate; il Cielo e il lago erano di un blu pervinca e fiori grossi come cavoli sbocCiavano nelle serre. Ma a Harry, che dalle finestre non vedeva più Hagrid andare per i campi con Thor alle calcagna, lo scenario non sembrava quello giusto; e certo non era meglio dell’atmosfera che si respirava al castello, dove le cose andavano tragicamente storte.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Non vogliamo più correre rischi» aveva detto Madama Chips severa, parlandogli attraverso una fessura della porta. «No, mi dispiace, ma il rischio che l’aggressore si rifacCia vivo per dare il colpo di grazia a queste persone è troppo grosso…»
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Con l’allontanamento di Silente la paura era dilagata come mai prima di allora e per quanto il sole intiepidisse le mura del castello sembrava non riusCisse a varcare le finestre. Non c’era sguardo, a scuola, che non apparisse preoccupato e teso, e se per i corridoi si udiva una risata questa risuonava stridula e innaturale e veniva soffocata rapidamente.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Harry non faceva che ripetersi l’ultima frase di Silente: Io avrò lasCiato veramente la scuola soltanto quando non Ci sarà più nessuno che mi sia fedele… A Hogwarts chi chiede aiuto lo trova sempre. Ma a che cosa servivano quelle parole? A chi avrebbero dovuto chiedere aiuto, quando tutti erano spaventati e confusi quanto loro?
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Molto più faCile da capire era l’allusione di Hagrid ai ragni…
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Una sola persona sembrava godere dell’atmosfera di terrore e di sospetto: Draco Malfoy se ne andava in giro tutto tronfio come se fosse stato appena nominato Caposcuola. Harry comprese cosa lo rendeva tanto contento solo durante la lezione di Pozioni, una quindiCina di giorni dopo che Silente e Hagrid se n’erano andati, quando, seduto proprio dietro di lui, lo udì per caso gongolare malignamente con Tiger e Goyle.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Ho sempre pensato che mio padre sarebbe riusCito a liberarsi di Silente» disse senza preoccuparsi di abbassare la voce. «Ve lo dicevo che per lui Silente è il Preside peggiore che la scuola abbia mai avuto. Forse ora riusCiremo ad averne uno decente. Qualcuno che non vorrà che la Camera dei Segreti venga chiusa. La McGranitt non durerà a lungo, sta soltanto facendo le veCi…»
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Andiamo, Malfoy!» disse Piton senza tuttavia riusCire a trattenere un sorriso a mezza bocca. «Il professor Silente è stato semplicemente sospeso dal consiglio di amministrazione. Credo che tornerà fra noi abbastanza presto».
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Sì, sì, va bene» disse Malfoy con un ghigno. «Ma credo che se lei volesse fare domanda per quell’incarico avrebbe senz’altro il voto di mio padre, signore. Ci penserò io a dirgli che qui lei è il migliore insegnante, signore…»
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Piton sorrideva compiaCiuto mentre passava fra i banchi, e buon per Seamus Finnigan che Piton non lo vide far finta di vomitare nel suo calderone.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Strano che i mezzosangue non abbiano ancora fatto le valige» proseguì Malfoy. «Scommetto Cinque galeoni che il prossimo morirà. Peccato non sia toccato alla Granger…»
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Fortunatamente in quel preCiso momento suonò la campanella. Alle ultime parole di Malfoy, infatti, Ron era balzato in piedi e nella confusione del raccogliere libri e cartelle i suoi tentativi di saltare addosso a Malfoy passarono inosservati.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Ora Ci penso io» ringhiava mentre Harry e Dean lo trattenevano per le bracCia. «Non me ne importa niente! Non mi serve la bacchetta magica, lo ammazzo a mani nude…»
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Su, sbrigatevi, vi devo accompagnare alla lezione di Erbologia» sbraitò Piton per superare il frastuono della classe. Harry e Dean usCirono per ultimi, sempre tenendo Ron che si divincolava. Lo lasCiarono soltanto dopo che Piton li ebbe accompagnati fuori del castello e la classe si fu avviata verso l’orto.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    La classe di Erbologia era deCimata; ora mancavano due studenti all’appello: Justin e Hermione.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    La professoressa Sprite li mise tutti a potare i Fichi Avvizziti dell’Abissinia. Harry uscì per andare a buttare una bracCiata di rami secchi nel mucchio della composta e si trovò facCia a facCia con Ernie Macmillan. Ernie tirò un profondo respiro e disse in tono molto formale: «Volevo dirti, Harry, che mi dispiace di aver sospettato di te. So che non avresti mai aggredito Hermione Granger e quindi ti chiedo scusa per tutte le cose che ho detto. Siamo tutti nella stessa barca ora, e be’…»
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «No» rispose Harry, e il suo tono era talmente deCiso che Ernie e Hannah alzarono gli occhi per guardarlo.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Un istante dopo Harry vide qualcosa che lo spinse a colpire la mano di Ron con le forbiCi da potatura.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Dovremo ritirare fuori il Mantello dell’Invisibilità» disse Harry. «Possiamo portarCi dietro Thor. Lui è abituato ad andare nella foresta con Hagrid. Potrebbe esserCi di aiuto».
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Giusto» convenne Ron rigirandosi nervosamente tra le mani la bacchetta magica. «Ehm… non è previsto… non si dice che nella foresta Ci siano i lupi mannari?» soggiunse mentre, come sempre durante la lezione di Allock, prendevano posto nei banchi dell’ultima fila.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Harry preferì non rispondere a questa domanda, e invece disse: «Ci sono anche cose benevole, là dentro. I centauri sono buoni e anche gli unicorni sono buoni».
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Allock entrò piroettando nell’aula sotto lo sguardo esterrefatto di tutta la classe. Gli altri insegnanti avevano un’espressione più grave del solito ma lui, invece, sembrava deCisamente euforico. «Ma insomma!» sbottò volgendo attorno uno sguardo lieto. «Cosa sono tutti questi musi lunghi?»
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Signor Weasley, mi pregio di saperne un pizzico più di lei sull’arresto di Hagrid» disse Allock in tono compiaCiuto.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Ron voleva dire che non ne era poi tanto sicuro, ma si interruppe a metà frase, raggiunto sotto il banco da un calCio di Harry.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Ma l’irritante buonumore di Allock, i suoi accenni al fatto che aveva sempre pensato che Hagrid fosse un poco di buono, la sua convinzione che tutta la faccenda fosse ormai superata, urtarono Harry a tal punto che ebbe voglia di tirare su quella stupida facCia uno dei suoi libri di testo. Invece si limitò a scrivere una sola parola per Ron: ‘Stanotte’.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Letto il messaggio, a Ron si seccò la gola; poi si voltò a guardare il posto vuoto di Hermione. A quella vista la sua deCisione parve rafforzarsi, e annuì.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Harry andò a prendere il Mantello dell’Invisibilità nel suo baule e trascorse la serata seduto sopra, in attesa che tutti se ne andassero. Fred e George sfidarono Harry e Ron a qualche partita di Spara Schiocco e Ginny si sedette a guardarli, molto abbattuta, sulla sedia occupata di solito da Hermione. Harry e Ron cominCiarono a perdere di proposito, cercando di finire rapidamente le partite, ma anche così quando Fred, George e Ginny si deCisero ad andare a letto, la mezzanotte era passata da un pezzo.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Attraversare il castello evitando gli insegnanti di ronda, fu ancora una volta un’impresa ardua. Ma alla fine raggiunsero la Sala d’Ingresso, tirarono il chiavistello del portone di querCia, lo socchiusero e, cercando di evitare il minimo scricchiolio, sgattaiolarono fuori, sui campi illuminati dalla luna.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    LasCiò la frase in sospeso con una nota di speranza.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Harry lasCiò sul tavolo il Mantello dell’Invisibilità. Non ne avrebbero avuto bisogno nel buio pesto della foresta.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Vieni, Thor, andiamo a fare una passeggiata» disse poi battendogli su una zampa, e il cane li seguì felice fuori di casa, preCipitandosi veloce come una frecCia fino al limitare della foresta, dove fece pipì contro un grosso sicomoro.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Harry estrasse la bacchetta magica, pronunCiò la parola: «Lumos!» e in punta si accese una flebile luce, suffiCiente a illuminare il sentiero e le tracce dei ragni.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Harry gli batté sulla spalla, indicando l’erba. Due ragni solitari stavano scappando a gran veloCità dal cono di luce della bacchetta per rifugiarsi all’ombra degli alberi.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Così, con Thor che gli saltellava intorno annusando radiCi e foglie, si addentrarono nella selva. Alla tenue luce della bacchetta di Harry, seguirono la fila ininterrotta dei ragni che si spostavano lungo il sentiero. Camminarono per Circa venti minuti, senza parlare, ma tendendo spasmodicamente l’orecchio ai rumori che non fossero lo scricchiolio di un ramo o il frusCio delle foglie. Poi, quando gli alberi si fecero talmente fitti da impedire la vista del Cielo stellato, e l’unica luce a brillare in quel mare di tenebre fu la bacchetta di Harry, videro i ragni abbandonare il sentiero.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Harry si fermò cercando di individuare in quale direzione andassero, ma fuori del piccolo fasCio di luce della sua bacchetta era buio pesto. Non si era mai addentrato così tanto nella foresta. Nella sua mente era vivissimo il ricordo dell’ultima volta che c’era stato, e di Hagrid che lo ammoniva a non abbandonare il sentiero. Ora, invece, Hagrid era lontano centinaia di chilometri, probabilmente chiuso in una cella di Azkaban, e per giunta gli aveva detto di seguire i ragni.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Cosa facCiamo?» chiese a Ron, nei cui occhi si rifletteva la luce della bacchetta.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Seguirono quindi l’ombra dei ragni che si dirigevano rapidi nel folto degli alberi. Ora non potevano procedere spediti: radiCi e tronchi, appena visibili nel buio, rallentavano il loro cammino. Harry sentiva sulla mano l’alito caldo di Thor. Più di una volta dovettero fermarsi e accovacCiarsi per ritrovare i ragni alla luce della bacchetta.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Sentire me, diCi?» esclamò Ron con la voce in falsetto dalla paura. «Ma ha già sentito Thor!»
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Poi, da destra, furono investiti da un improvviso fasCio di luce così intenso, dopo tutto quel buio, che entrambi alzarono le bracCia per ripararsi gli occhi. Thor guaì e cercò mettersi a correre, ma rimase impigliato in un groviglio di spine e ricominCiò a guaire ancora più forte.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    L’automobile del signor Weasley era là, in uno spiazzo contornato da grossi alberi, sotto una volta di rami frondosi, vuota e con i fari accesi. Quando Ron fece per avviCinarsi, a bocca aperta per lo stupore, cominCiò ad avanzare lentamente verso di lui, esattamente come un grosso cane color turchese che corra incontro al padrone.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Infatti le ali della macchina erano scorticate e coperte di fango. A quanto pareva, se n’era andata in giro da sola per la foresta. Thor non si mostrava affatto entusiasta; si teneva viCino a Harry, che lo sentiva tremare. Con il respiro via via meno affannoso Harry ripose la bacchetta magica fra le pieghe del mantello.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «E noi che pensavamo Ci volesse aggredire!» esclamò Ron chinandosi sul veicolo e dandogli dei colpetti affettuosi. «Mi ero chiesto dove fosse andata a finire!»
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Ron non parlò. Non si mosse. I suoi occhi fissavano un punto a Circa tre metri dal suolo, proprio dietro Harry. Era livido di terrore.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Harry non ebbe neanche il tempo di voltarsi. Si udì un forte schiocco, e tutt’a un tratto il ragazzo sentì qualcosa di lungo e peloso ghermirlo alla vita e sollevarlo da terra, lasCiandolo penzolare a testa in giù. Terrorizzato, cercò di divincolarsi ma, dopo un altro schiocco, vide anche i piedi di Ron staccarsi da terra, udì Thor guaire e ululare e un attimo dopo fu trasCinato nel folto degli alberi.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Con la testa Ciondoloni, Harry vide la cosa che lo aveva ghermito camminare su otto zampe lunghissime e pelose: le due anteriori lo tenevano stretto sotto un paio di chele nere e lucenti. Dietro di sé avvertiva la presenza di un’altra creatura simile, che doveva certamente trasportare Ron. Si stavano inoltrando sempre più nel folto della foresta. Harry sentiva Thor che lottava per liberarsi da un terzo mostro, abbaiando forte. Anche se avesse voluto, non avrebbe potuto gridare; gli sembrava che la sua voce fosse rimasta con l’automobile, nella radura.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Non seppe mai per quanto tempo rimase tra le grinfie della creatura; si accorse solo che d’un tratto l’oscurità si era diradata e ora poteva vedere che il terreno coperto di foglie pullulava di ragni. SbirCiando di lato, si rese conto che avevano raggiunto il Ciglio di una grande cavità, una cavità dove gli alberi erano stati abbattuti, e dove le stelle illuminavano la scena più orrenda che lui avesse mai visto.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Ragni. Non ragni piccoli come quelli che si arrampicavano sulle foglie sottostanti. Ragni delle dimensioni di cavalli da tiro, con otto occhi e otto zampe, neri, pelosi, giganteschi. L’enorme esemplare che lo stava trasportando imboccò la ripida discesa, diretto verso una ragnatela a cupola, avvolta nella caligine, proprio al centro della cavità, mentre i suoi compagni si richiudevano a cerchio schioccando le chele, ecCitati alla vista del suo carico.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    D’un tratto, Harry si rese conto che il ragno che lo aveva lasCiato cadere a terra stava dicendo qualcosa. Era diffiCile capire cosa dicesse, perché a ogni parola faceva schioccare le chele.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    E dal bel mezzo della caliginosa ragnatela a cupola, molto lentamente, emerse un ragno dalle dimensioni di un piccolo elefante. La schiena e le zampe erano grigie, e sulla testa orribile, fornita di chele, spiccavano gli occhi color bianco latte. Era Cieco.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «È Hagrid?» chiese Aragog avviCinandosi, con i suoi occhi lattiginosi che vagavano senza posarsi su niente.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «UcCideteli» schioccò Aragog stizzito. «Io stavo dormendo…»
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Siamo amiCi di Hagrid» gridò Harry. Era come se il cuore gli fosse schizzato via dal petto e gli battesse furiosamente in gola.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Harry avrebbe voluto alzarsi in piedi, ma deCise che era meglio di no; era convinto che le gambe non lo avrebbero retto. Parlò da terra, senza muoversi, con il tono più calmo che gli riuscì di tirare fuori.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Ma questo è successo tanti anni fa» disse Aragog stizzito. «Anni e anni fa. Me lo ricordo bene. È stata quella la ragione per cui lo hanno costretto a lasCiare la scuola. Credevano che fossi io il mostro che vive in quella che loro chiamano la Camera dei Segreti. Pensavano che Hagrid avesse aperto la Camera e mi avesse liberato».
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Mai» rispose il vecchio ragno con voce roca. «Non che non ne avessi l’istinto, ma per rispetto verso Hagrid non ho mai torto un capello a un essere umano. Il corpo della ragazza che era stata ucCisa fu trovato in un gabinetto. Io non ho mai visto niente del castello, tranne la credenza dove sono cresCiuto. La nostra speCie ama il buio e il silenzio…»
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Ma allora… Tu conosCi la cosa che ha ucCiso la ragazza?» chiese Harry. «Perché, di qualsiasi cosa si tratti, è tornata e le aggressioni sono ricominCiate…»
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Queste ultime parole furono sommerse da uno scrosCio di schiocchi e dallo scalpicCio rabbioso di molte lunghe zampe; grosse ombre nere si mossero intorno al ragazzo.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «La cosa che vive al castello» disse Aragog, «è un’antica creatura che noi ragni temiamo più di ogni altra al mondo. Ricordo che quando ebbi la percezione che la bestia scorrazzava per il castello pregai Hagrid di lasCiarmi andare».
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Ancora schiocchi e ancora scalpicCii. Sembrava che i ragni si stessero avviCinando.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Noi non ne parliamo!» disse Aragog in tono perentorio. «Non pronunCiamo nemmeno il nome di quella terrificante creatura! Non l’ho detto mai neanche a Hagrid, eppure lui me l’ha chiesto molte volte».
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Harry non volle insistere, visto che i ragni lo Circondavano. Sembrava che Aragog fosse stanco di parlare. Lentamente, tornò a rintanarsi nella sua ragnatela a cupola, ma gli altri continuarono ad avanzare inesorabilmente verso i due ragazzi.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Be’, allora noi andiamo!» gridò Harry disperato ad Aragog, sentendo ormai viCinissimo, dietro di sé, il frusCio delle foglie calpestate.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «A Hagrid i miei figli e le mie figlie non torcono un capello perché obbediscono a un mio ordine. Ma non posso certo negargli il piacere della carne fresca, quando qualcuno sconfina nel nostro territorio e Ci si offre con tanta spontaneità. Addio, amiCi di Hagrid!»
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Prendi Thor!» gridò Harry tuffandosi sul sedile anteriore. Ron afferrò il cane per la panCia e lo lanCiò, ululante, sul sedile posteriore. Le portiere sbatterono. Ron non toccò neanche l’acceleratore, ma il veicolo non aveva bisogno di lui. Parti con un rombo, urtando altri ragni. Risalirono il pendio a tutta veloCità, usCirono dalla fossa e ben presto attraversarono la foresta, con i rami che sbattevano contro i finestrini. L’automobile, con grande sagaCia, seguiva il percorso migliore, scegliendo i passaggi meno angusti, lungo un tragitto che aveva tutta l’aria di conoscere bene.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Avanzavano a tutta veloCità attraverso il sottobosco; Thor latrava rumorosamente sul sedile posteriore e quando passarono molto viCino a una grossa querCia Harry vide lo specchio retrovisore esterno staccarsi di schianto dall’ala. Dopo dieCi minuti di quella frastornante gimcana gli alberi si fecero più radi e Harry riuscì a intravedere di nuovo qualche fazzoletto di Cielo.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Poi la macchina inchiodò così all’improvviso che per poco i ragazzi non furono scaraventati contro il parabrezza. Erano arrivati al limitare della foresta. Thor, che non vedeva l’ora di scendere, si lanCiava contro il finestrino e quando Harry aprì la portiera schizzò via attraverso gli alberi, verso la casa di Hagrid, con la coda tra le zampe. Uscì anche Harry e Ron, che sembrava aver recuperato l’uso degli arti, dopo un paio di minuti lo seguì con il collo ancora rigido e lo sguardo fisso. Harry diede un colpetto di gratitudine all’automobile mentre questa ingranava la marCia indietro e tornava a immergersi nella foresta.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Harry tornò nella capanna di Hagrid per recuperare il Mantello dell’Invisibilità. Thor, nella cucCia, tremava tutto. Quando Harry uscì trovò Ron che vomitava nel campo delle zucche.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Seguite i ragni» disse Ron con voce flebile, asCiugandosi la bocca sulla manica. «Questa non gliela perdono, a Hagrid. Siamo vivi per miracolo».
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Scommetto che deve aver pensato che Aragog non avrebbe mai fatto del male ai suoi amiCi» disse Harry.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Questo è esattamente il problema di Hagrid» disse Ron battendo un pugno sulla parete della capanna. «Lui pensa sempre che i mostri non siano cattivi come li si dipinge, ma guarda questo dove l’ha portato! In una cella ad Azkaban!» Ora non riusCiva più a frenare un tremito convulso. «A che cosa è servito mandarCi fin lì? Che cosa abbiamo scoperto? Mi piacerebbe proprio saperlo!»
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Che Hagrid non ha mai aperto la Camera dei Segreti» disse Harry buttandogli addosso il mantello e tirandolo per un bracCio per farlo camminare. «Che era innocente».
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Quando furono più viCini al castello Harry sistemò con cura il mantello per assicurarsi che fossero nascosti fino ai piedi e socchiuse il portone Cigolante. Riattraversarono con cautela la Sala d’Ingresso quindi risalirono la scalinata di marmo, trattenendo il fiato mentre percorrevano i corridoi pattugliati da vigili sentinelle. Finalmente furono in salvo nella sala comune dei Grifondoro, dove il fuoco si era consumato lasCiando soltanto un mucchio di braCi tremolanti. Si tolsero il mantello e salirono la scala a chiocCiola che portava al dormitorio.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    La creatura annidata da qualche parte, nel castello, pensava, sembrava una speCie di Voldemort mostruoso… neanche gli altri mostri volevano pronunCiare il suo nome. Ma lui e Ron non avevano saputo niente di più su chi fosse, o in che modo pietrificasse le sue vittime. Neanche Hagrid aveva mai saputo cosa si nascondesse nella Camera dei Segreti.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Tirò su le gambe e si sedette sul letto, appoggiato ai cusCini, guardando la luna che, attraverso la finestra della torre, lo inondava di luce.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Non riusCiva a capire cos’altro potessero fare. Da qualunque lato esaminasse la situazione erano a un punto morto. Riddle aveva preso la persona sbagliata, l’erede di Serpeverde se l’era svignata, e nessuno era in grado di dire se questa volta fosse stata la stessa persona o qualcun altro ad aprire la Camera. Non c’era più nessuno a cui poter chiedere. Harry si sdraiò, continuando a pensare alle parole di Aragog.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Ron… la ragazza che è morta. Aragog ha detto che fu trovata in un gabinetto» disse Harry ignorando Neville che russava fragorosamente dall’altra parte della stanza. «E se non fosse mai usCita dal gabinetto? E se fosse ancora là?»
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Ron si stropicCiò gli occhi e, alla luce della luna, Harry lo vide aggrottare la fronte. Poi capì.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Era già stata un’ardua impresa seguire i ragni. Ma sfuggire alla sorveglianza degli insegnanti per intrufolarsi nel bagno delle ragazze, che per giunta era viCino al luogo della prima aggressione, sarebbe stato quasi impossibile.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Ma durante la prima lezione del mattino, quella di Trasfigurazione, accadde qualcosa che, per la prima volta da settimane, gli fece passare di mente la Camera dei Segreti. A dieCi minuti dall’inizio della lezione, la professoressa McGranitt annunCiò che gli esami avrebbero avuto inizio il primo di giugno, di lì a una settimana.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Dietro a Harry si udì un gran tonfo, perché la bacchetta magica di Neville PaCiock era sCivolata, facendo scomparire una delle gambe del banco. La professoressa McGranitt la riparò con un sol gesto della sua e si voltò acCigliata verso Seamus.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Impegnare nello studio! A Harry non era mai passato neanche per la testa che in quelle condizioni Ci potessero essere gli esami. La classe insorse, cosa che rese ancora più inflessibile la professoressa McGranitt.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Le istruzioni del professor Silente sono di mantenere il normale andamento della scuola» disse. «E non serve ricordarvi che Ciò significa verificare quanto avete appreso quest’anno».
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Mi Ci vedi, tu, a fare gli esami con questa?» chiese a Harry mostrando la bacchetta magica che proprio in quel momento aveva cominCiato a sibilare rumorosamente.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Mancavano tre giorni alla prima prova d’esame quando, a colazione, la professoressa McGranitt fece un altro annunCio.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Ho buone notizie» disse, e nella Sala Grande non solo non si fece silenzio, ma Ci fu uno scoppio di gioia.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Torna Silente!» gridarono molti, feliCi.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «RicominCiano le partite di Quidditch!» tuonò Baston saltando sulla sedia.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Quando il baccano si fu placato la professoressa McGranitt disse: «La collega Sprite mi ha informato che le mandragole sono finalmente pronte per essere raccolte. Stanotte saremo in grado di rianimare le persone che sono state pietrificate. Inutile ricordarvi che una di loro potrebbe essere in grado di dirCi chi, o che cosa, li ha aggrediti. Ho la speranza che quest’anno tremendo si concluderà con la cattura del colpevole».
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Ci fu un’esplosione di applausi. Harry lanCiò un’occhiata al tavolo dei Serpeverde e non fu affatto sorpreso nel constatare che Draco Malfoy non si era unito al tripudio. Ron, invece, sembrava felice come non lo vedeva da molti giorni.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Allora non importa se non abbiamo mai interrogato Mirtilla!» disse a Harry. «Quando la risveglieranno, Hermione avrà probabilmente tutte le risposte. Tieni presente che quando scoprirà che fra tre giorni Ci sono gli esami le prenderà una crisi di nervi. Non ha fatto il ripasso. Forse sarebbe più gentile lasCiarla dov’è fino a che non finiscono».
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Proprio in quel momento, Ginny Weasley si avviCinò e andò a sedersi accanto a Ron. Aveva l’aria tesa e nervosa, e Harry notò che si tormentava le mani in grembo.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Sembrava che la ragazzina non riusCisse a trovare le parole giuste.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Ginny aprì bocca, ma non ne uscì alcun suono. Harry si piegò in avanti e parlò sottovoce, in modo che solo Ginny e Ron potessero udirlo.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Ginny saltò su come se nella sedia fosse passata la corrente elettrica, lanCiò di sfuggita a Percy un’occhiata spaventata e se la diede a gambe. Percy si sedette e prese una tazza dal centro del tavolo.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Percy!» disse Ron arrabbiato. «Stava per dirCi qualcosa di importante!»
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    «Le avevo appena chiesto se aveva visto niente di strano e lei aveva cominCiato a dire…»
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «E tu che ne sai?» chiese Ron alzando le sopracCiglia.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Harry sapeva bene che tutto il mistero avrebbe potuto essere risolto l’indomani, senza il loro contributo, ma non intendeva rinunCiare a parlare con Mirtilla. L’occasione si presentò a metà mattinata, mentre l’intera classe si recava, accompagnata da Gilderoy Allock, alla lezione di Storia della Magia.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Ricordatevi bene quel che vi dico» annunCiò quando ebbero svoltato un angolo, «le prime parole che usCiranno dalla bocca di quei poveri esseri pietrificati saranno: è stato Hagrid. Francamente, mi meraviglio che la professoressa McGranitt ritenga necessario tutte queste misure di sicurezza».
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Sono d’accordo con lei, signore» disse Harry lasCiando Ron talmente di stucco che gli caddero di mano tutti i libri.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Giusto» commentò Ron che stavolta aveva capito. «Perché non Ci lasCia qui, signore? Ci è rimasto un solo corridoio da percorrere».
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    LasCiarono che i compagni li superassero, poi sgusCiarono svelti lungo un passaggio laterale in direzione del bagno di Mirtilla Malcontenta. Ma proprio mentre si stavano congratulando a vicenda per il piano astuto che avevano escogitato…
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Sono secoli che non la vediamo, professoressa» proseguì Harry preCipitosamente, mollando un pestone a Ron, «e… be’… pensavamo di sgattaiolare in infermeria per andarle a dire che le mandragole sono quasi pronte, e… ehm… di non preoccuparsi».
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Ma certo» disse, e con grande stupore di Harry nei suoi piccoli occhi lucenti spuntò una lacrima. «Certo, mi rendo conto che chi ha sofferto di più sono gli amiCi dei ragazzi che sono stati… Capisco benissimo. Si, Potter, certo che potete andare a trovare la signorina Granger. Lo dirò io al professor Rüf. Dite a Madama Chips che il permesso ve l’ho dato io».
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Chissà se ha visto chi l’ha aggredita?» chiese Ron fissando tristemente il volto rigido della ragazza. «Perché se si è avviCinato a tutti di soppiatto, nessuno saprà mai…»
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Non fu faCile. La mano di Hermione era talmente serrata attorno a quel bigliettino che a un certo punto Harry temette di strapparlo. Mentre Ron montava la guardia Harry tirò e spinse finché, dopo parecchi minuti di tensione, riuscì a estrado.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Era una pagina strappata da un vecchio volume della biblioteca. EcCitato, Harry la lisCiò e Ron si avviCinò per leggere a sua volta.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Dei molti, spaventosi animali e mostri che popolano la nostra terra, nessuno è più insolito e miCidiale del Basilisco, noto anche come il Re dei Serpenti. Questo serpente, che può raggiungere dimensioni gigantesche e che vive molte centinaia di anni, nasce da un uovo di gallina covato da un rospo. Esso ucCide in modo portentoso: oltre alle zanne, che contengono un potente veleno, anche lo sguardo del Basilisco provoca morte istantanea. I ragni fuggono davanti al Basilisco, perché è il loro nemico mortale e il Basilisco fugge solo quando ode il canto del gallo, che gli è fatale.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Il Basilisco ucCide le persone con lo sguardo. Ma nessuno era morto… perché nessuno l’ha guardato dritto negli occhi. Colin lo ha visto attraverso l’obbiettivo della macchina fotografica. Lo sguardo del Basilisco gli ha bruCiato la pellicola, ma Colin è rimasto soltanto pietrificato. Justin… Justin deve aver visto il Basilisco attraverso Nick-Quasi-Senza-Testa! Nick ne è stato investito in pieno, ma non poteva mica morire di nuovo… e accanto a Hermione e all’altra ragazza, il Prefetto dei Corvonero, è stato trovato uno specchio. Hermione aveva capito che il mostro era un Basilisco. Sono pronto a scommettere che ha avvertito la prima persona che ha incontrato di non girare un angolo senza prima averCi guardato dietro con uno specchio! Così quella ragazza ha tirato fuori lo specchietto… e…»
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «E Mrs Purr?» sussurrò ecCitato.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Il canto del gallo gli è fatale» lesse ad alta voce. «I galli di Hagrid sono stati ucCisi! Una volta aperta la Camera, l’Erede di Serpeverde non ne voleva vedere neanche uno intorno al castello! I ragni fuggono davanti a lui! Torna tutto!»
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Tutt’a un tratto, Ron afferrò Harry per un bracCio.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Ciò significa» disse Harry, «che qui a scuola io non sono l’unico Rettilofono. Anche l’Erede di Serpeverde lo è. Ecco come ha tenuto sotto controllo il Basilisco».
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «E adesso cosa facCiamo?» chiese Ron con gli occhi lucenti di ecCitazione. «Andiamo difilato a dirlo alla McGranitt?»
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Andiamo nella sala dei professori» propose Harry balzando in piedi. «Lei Ci sarà fra una dieCina di minuti. È quasi l’ora della ricreazione».
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Fecero le scale di corsa. Poiché non volevano essere scoperti a bighellonare in un altro corridoio, s’infilarono direttamente nella sala dei professori, che era deserta. Era una stanza grande, rivestita di legno, piena di sedie, anch’esse di legno scuro. Harry e Ron passeggiarono avanti e indietro, troppo ecCitati per sedersi.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Che cosa facCiamo?» chiese Ron atterrito. «Torniamo al dormitorio?»
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Si nascosero; sopra la loro testa sentirono il trambusto di centinaia di piedi; poi la porta della sala venne spalancata. Spiando attraverso le pieghe ammuffite dei mantelli, i due ragazzi videro entrare gli insegnanti. Alcuni avevano l’aria perplessa, altri apparivano deCisamente spaventati. Infine arrivò la professoressa McGranitt.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Il professor Vitious si lasCiò sfuggire un grido soffocato. La professoressa Sprite si serrò le mani contro la bocca. Piton afferrò lo schienale di una sedia e chiese: «Come fai a esserne tanto sicura?»
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «L’Erede dei Serpeverde ha lasCiato un altro messaggio» disse la professoressa McGranitt pallidissima. «Proprio sotto al primo. Il suo scheletro giacerà nella Camera, per sempre».
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Di chi si tratta?» chiese Madama Bumb, cui si erano piegate le ginocchia e che si era accasCiata su una sedia. «Chi è la ragazza?»
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Al suo fianco, Harry sentì Ron afflosCiarsi lungo la parete dell’armadio.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «LasCiamo la cosa nelle tue mani, Gilderoy» disse la professoressa McGranitt. «Stanotte sarà il momento ideale per intervenire. Provvederemo a che nessuno ti intralCi. Potrai affrontare il mostro tutto da solo. Carta bianca, finalmente!»
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    E uscì dalla stanza.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Bene» disse la McGranitt con le nariCi frementi. «E con questo ce lo siamo levato dai piedi. I Responsabili devono informare gli studenti dell’accaduto. Dite loro che l’Espresso di Hogwarts li riporterà a casa domani al più presto. Gli altri, sono pregati di accertarsi che nessuno studente sia rimasto fuori del proprio dormitorio».
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Gli insegnanti si alzarono e usCirono uno a uno.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Per Harry quello fu forse il giorno peggiore della sua vita. Insieme a Ron, Fred e George se ne rimase seduto in un angolo della sala comune dei Grifondoro; i quattro ragazzi non riusCirono a scambiarsi neanche una parola. Percy si era assentato. Era andato a spedire un gufo ai signori Weasley e poi si era chiuso nella sua stanza.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Quel pomeriggio sembrò eterno, e mai la torre dei Grifondoro era stata tanto affollata e al tempo stesso tanto silenziosa. Al tramonto, Fred e George se ne andarono a letto, incapaCi di rimanere lì seduti un attimo di più.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Lei sapeva qualcosa, Harry» disse Ron parlando per la prima volta da quando si erano infilati nell’armadio della sala dei professori. «Per questo è stata rapita. Non si trattava neanche lontanamente di Percy: aveva scoperto qualcosa sulla Camera dei Segreti. Deve essere questo il motivo per cui è stata…» Ron si strofinò energicamente gli occhi. «Voglio dire, lei era una purosangue. Non può esserCi altra ragione».
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Harry» chiese Ron, «pensi che Ci sia qualche probabilità che Ginny non sia… hai capito, no…?»
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Siccome Harry non riusCi a pensare a niente di meglio e voleva disperatamente avere qualcosa da fare, acconsentì. Intorno a loro, gli altri Grifondoro erano così tristi e sconsolati e talmente dispiaCiuti per i Weasley che nessuno cercò di fermarli quando si alzarono, attraversarono la sala e usCirono passando per il buco del ritratto.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Scendeva il buio mentre si avviavano verso l’uffiCio di Allock. Da fuori si sentiva un grande affaccendarsi. I ragazzi udirono stropicCii, colpi e un frettoloso andirivieni.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Quando Harry bussò, all’interno cadde un improvviso silenzio. Poi la porta venne socchiusa di pochi millimetri e i due ragazzi videro uno degli occhi di Allock che sbirCiava attraverso la fessura.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Ehm… be’… non è proprio tanto…» Il lato della facCia di Allock che rimaneva visibile sembrava molto a disagio. «Voglio dire… be’… e va bene».
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Il suo uffiCio era quasi del tutto smantellato. Per terra c’erano due grossi bauli spalancati. In uno, ripiegati in fretta, c’erano abiti di tutti i colori: verde giada, lilla, blu notte. Nell’altro erano ammonticchiati alla rinfusa dei libri. Le fotografie che avevano ricoperto le pareti erano stipate dentro alcune scatole appoggiate sulla scrivania.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Ehm… be’… sì» disse Allock staccando da dietro la porta un poster che lo raffigurava a grandezza naturale e cominCiando ad arrotolarlo. «Una chiamata urgente… improrogabile… devo andare…»
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Harry, Harry» disse Allock scuotendo la testa con impazienza. «Non è così semplice. Non ho mica lavorato poco, sai? Ho dovuto andare a scovare queste persone. Chiedergli come erano riusCite a compiere le loro imprese. Poi ho dovuto fargli un Incantesimo di Memoria perché non ricordassero più quel che avevano fatto. Se c’è una cosa di cui vado fiero è proprio il mio Incantesimo di Memoria. No, davvero, il lavoro da fare è stato tanto, Harry. Non basta firmare autografi sui libri e distribuire foto pubbliCitarie, sai? Se vuoi la fama devi essere pronto a faticare, con costanza».
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Harry riuscì ad afferrare la propria bacchetta appena in tempo. Allock aveva sollevato in aria la sua, quando Harry gridò: «Expelliarmus!»
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Non avrebbe dovuto permettere che il professor Piton Ci insegnasse questo incantesimo» disse Harry furibondo, scansando con un calCio il baule di Allock. Quest’ultimo levò lo sguardo su di lui, sempre più pallido e ansioso. Harry lo teneva sempre sotto tiro.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Che cosa volete che facCia?» chiese Allock debolmente. «Io ignoro dove si trovi la Camera dei Segreti. Non posso fare niente».
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Spinsero Allock fuori dall’uffiCio, e poi giù per la più viCina rampa di scale e lungo il corridoio dove erano esposti i messaggi fino alla porta del gabinetto di Mirtillla Malcontenta.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Non ne ho la più pallida idea» disse Mirtilla in tono confidenziale. «Ricordo solo di aver visto due immensi occhi gialli. È stato come se tutto il mio corpo si fermasse e poi svanisse galleggiando…» Guardò Harry con occhi sognanti. «Poi sono tornata. Ero deCisa a perseguitare Olive Hornby sotto forma di fantasma, capisCi? L’ho fatta pentire di avermi preso in giro per gli occhiali!»
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Harry e Ron vi si preCipitarono. Allock si teneva indietro con un’espressione di terrore indiCibile.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Sembrava uno scarico qualunque. Lo esaminarono centimetro per centimetro, dentro e fuori, compresi i tubi sottostanti. Poi, d’un tratto, Harry lo vide: inCiso su uno dei rubinetti di rame c’era un piccolo serpente.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Harry, di’ qualcosa in Serpentese» suggerì Ron. «Ma…» Harry si concentrò a pensare a qualcosa da dire. Le uniche volte che era riusCito a parlare quella lingua misteriosa era stato quando si era trovato davanti a un serpente vero. Fissò la piccola inCisione, cercando di immaginare che fosse un serpente in carne e ossa. «Apriti!» disse.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Questa volta le parole ebbero un suono diverso: usCirono in uno strano sibilo e subito il rubinetto brillò di una vivida luce bianca e prese a girare. Un attimo dopo il lavandino cominCiò a muoversi. Sprofondò e scomparve alla vista lasCiando scoperto un grosso tubo, un tubo largo abbastanza da lasCiar passare un uomo.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Io mi Ci calo dentro» disse. Doveva farlo, speCie ora che avevano trovato l’ingresso della Camera e che c’era la speranza — per quanto pallida, remota e tenue — che Ginny fosse viva.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Ci fu una pausa.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Be’, mi sembra proprio che di me non Ci sia bisogno» disse Allock che aveva recuperato un’ombra del suo antico sorriso. «Quasi quasi io…»
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Pallido come un cenCio e senza bacchetta, Allock si avviCinò all’apertura.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Non credo proprio…» cominCiò a dire, ma Ron gli diede uno spintone e Allock sparì. Harry lo seguì rapido. Si calò lentamente nel tubo e lasCiò la presa.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Fu come sCivolare lungo una pista visCida e senza fondo. Vide altri tubi diramarsi in tutte le direzioni, ma nessuno era grosso come il loro, ripido, tutto curve e giravolte. Capì che stavano sprofondando sotto il livello della scuola, addirittura oltre quello dei sotterranei. Dietro sentiva Ron che, a ogni curva, urtava leggermente contro le pareti.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Poi, quando già cominCiava a preoccuparsi di quel che sarebbe accaduto se avessero toccato terra, il tubo tornò in piano e lui fu catapultato fuori con uno splash, atterrando sul pavimento bagnato di un buio tunnel di pietra, abbastanza spazioso da permettergli di stare in piedi. Un po’ più in là, Allock si stava rialzando, coperto di melma e pallido come un cenCio. Harry si fece da parte, mentre anche Ron schizzava fuori dal tubo.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Dobbiamo trovarCi a centinaia di metri sotto la scuola» disse Harry, e dall’oscurità del tunnel gli giunse l’eco della sua voce.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Probabilmente siamo sotto il lago» disse Ron perlustrando le pareti nere e visCide.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Il tunnel era così buio che riusCivano a vedere soltanto a pochi metri dal naso. Alla flebile luce della bacchetta le loro ombre sulle pareti gocCiolanti assumevano forme mostruose.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Appena sentite qualcosa muoversi» disse Harry a bassa voce mentre procedevano con Circospezione, «ricordatevi di chiudere immediatamente gli occhi…»
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Quel che videro li raggelò. Harry riuscì a intravedere soltanto la sagoma di qualcosa di immenso, tutto spire, steso di traverso nel tunnel. Era immobile.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Molto lentamente, tenendo gli occhi aperti solo quel tanto che gli consentisse di vederCi, avanzò tenendo la bacchetta magica sollevata.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Allock si rialzò… e poi si lanCiò su Ron, scaraventandolo a terra.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    La bacchetta esplose con la forza di una bomba. Harry si coprì la testa con le bracCia e spiccò una corsa, sCivolando sopra le spire della pelle di serpente e cercando di schivare i grossi massi che dal soffitto franavano fragorosamente a terra. Un attimo dopo si ritrovò solo, davanti a una parete compatta di detriti di rocCia.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Si udì un tonfo sordo e un sonoro «Ahi!», come se Ron avesse mollato ad Allock un calCio sugli stinchi.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «E ora che cosa facCiamo?» chiese Ron disperato. «Non possiamo passare. Ci vorrebbero secoli…»
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Harry alzò lo sguardo sul soffitto del tunnel, dove si erano aperte crepe enormi. Non aveva mai provato a usare la magia per spaccare in due cose grosse quanto quei maCigni e adesso non gli sembrava il momento più opportuno per provarCi… E se tutta la volta del tunnel avesse ceduto?
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Ci fu una pausa carica di tensione.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Ci vediamo tra poco» disse Harry cercando di dare alla sua voce tremante un tono fiduCioso.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Ben presto non sentì più il rumore dei massi spostati da Ron. Superò un’altra curva e poi un’altra ancora. Sentiva ogni nervo tendersi in modo sgradevole. Non vedeva l’ora di arrivare alla fine del tunnel, eppure aveva paura di quel che avrebbe trovato in fondo. Poi, dopo un’ennesima curva si trovò di fronte una parete su cui erano scolpiti due serpenti attorCigliati che al posto degli occhi avevano due grandi smeraldi sCintillanti.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Harry si avviCinò. Aveva la gola secca. Questa volta non c’era nessun bisogno di fingere che i serpenti di pietra fossero veri: i loro occhi, infatti, sembravano stranamente vivi.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    I serpenti si sCiolsero dal loro groviglio e la parete cominCiò a spalancarsi, dividendosi in due metà. Tremando dalla testa ai piedi, Harry entrò.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Tirò fuori la bacchetta magica e cominCiò ad avanzare fra le colonne sinuose. L’eco dei suoi passi Circospetti rimbalzava sulle pareti nere. Harry teneva gli occhi semichiusi, pronto a serrarli del tutto alla prima avvisaglia di movimento. Gli pareva che le orbite vuote dei serpenti di pietra lo seguissero. Più di una volta, con una stretta allo stomaco, credette di vedere qualcosa muoversi nell’ombra.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Dovette piegare indietro il collo per riusCire a intravedere il volto gigantesco che lo sovrastava: era il volto antico e sCimmiesco di un vecchio mago, con una lunga barba rada che gli arrivava quasi fino all’orlo della veste scolpita, lunga fino a terra, e due enormi piedi grigi che poggiavano sul pavimento levigato della stanza. Tra i piedi, giaceva bocconi una figurina vestita di nero dai capelli rosso fiamma.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Ginny!» bisbigliò Harry preCipitandosi verso di lei. «Ginny! Dimmi che non sei morta! Ti prego, dimmi che non sei morta!» Poggiò la bacchetta accanto a sé, prese la ragazzina per le spalle e la voltò. Aveva il volto bianco e freddo come l’alabastro ma gli occhi erano chiusi, il che significava che non era pietrificata. Ma allora, voleva dire che era…?
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Ginny, ti prego, svegliati!» bisbigliò disperato, scuotendola. La testa di Ginny Ciondolò inerte.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Al pilastro più viCino era appoggiato un ragazzo alto dai capelli neri. I contorni della sua figura erano stranamente sfocati, come se Harry lo vedesse attraverso una finestra appannata. Ma come non riconoscerlo?
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Harry lo fissò. Tom Riddle aveva studiato a Hogwarts Cinquant’anni prima, eppure eccolo lì, avvolto in un’aura misteriosa e opalescente: non poteva avere più di sediCi anni.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Un ricordo» rispose Riddle abbassando la voce. «Un ricordo conservato in un diario per Cinquant’anni».
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Senti» disse Harry tutto affannato con le ginocchia che cominCiavano a cedergli sotto il peso morto di Ginny, «dobbiamo andarcene di qui! Se arriva il Basilisco…»
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Harry depose Ginny a terra, incapace di tenerla in bracCio più a lungo.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Harry lo fissava. Stavano succedendo cose molto strane, che non riusCiva ad afferrare.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Questa sì che è una domanda interessante» disse Riddle con tono amabile. «Ed è anche una storia molto lunga. Suppongo che la prinCipale ragione dello stato in cui si trova Ginny è che ha aperto il suo cuore a un estraneo invisibile, rivelandogli tutti i suoi segreti».
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Il diario» rispose Riddle. «Il mio diario. Sono mesi che la piccola Ginny Ci scrive fiumi di parole, raccontandomi tutte le sue lacrimevoli preoccupazioni e angosce: che i suoi fratelli la prendono in giro, che è dovuta venire a scuola con abiti e libri di seconda mano, che…» — e qui gli occhi di Riddle mandarono un lampo — «…che non pensava di riusCire mai a piacere al famoso, al bravo, al grande Harry Potter…»
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «È una gran noia dover stare a sentire gli sCiocchi, piccoli turbamenti di una ragazzina di undiCi anni» proseguì. «Ma sono stato paziente. Le ho risposto, sono stato comprensivo, sono stato gentile. E adesso lei mi adora. ‘Nessuno mi ha mai capito come te, Tom… Sono così felice di avere questo diario a cui confidarmi… è come avere un amico da portare sempre con me in tasca…’»
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Modestia a parte, Harry, ho sempre avuto il dono di affasCinare le persone di cui avevo bisogno. Così, Ginny mi ha schiuso la sua anima e la sua anima era esattamente quella che io volevo. Mi sono alimentato delle sue paure più profonde, dei suoi segreti più oscuri, che mi hanno reso sempre più forte. Sono diventato potente, molto più potente della piccola Ginny Weasley. Abbastanza da cominCiare a raccontarle qualcuno dei miei segreti, da cominCiare a riversare un po’ della mia anima nella sua…»
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Non hai ancora capito, Harry Potter?» chiese Riddle con dolcezza. «È stata Ginny Weasley ad aprire la Camera dei Segreti. È stata lei a strangolare i galli e a scrivere messaggi minacCiosi sulle pareti. Lei ad aizzare il Serpente di Serpeverde contro quattro mezzosangue oltre che contro la gatta di Gazza».
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «E invece sì» riprese Riddle con calma. «Naturalmente all’inizio lei non sapeva quel che stava facendo. Era molto divertente. Quanto vorrei che tu avessi potuto leggere le annotazioni che scriveva via via sul diario… Col tempo, sono diventate sempre più interessanti… ‘Caro Tom’ reCitò fissando il volto inorridito di Harry ‘credo di star perdendo la memoria. Mi trovo attaccate ai vestiti penne di gallo e non so come Ci siano arrivate. Caro Tom, non mi ricordo quel che ho fatto la notte di Halloween, ma un gatto è stato aggredito e io sono tutta sporca di vernice. Caro Tom, Percy continua a ripetermi che sono pallida e che non sembro più io, penso che sospetti di me… Oggi c’è stata un’altra aggressione, e io non so dove mi trovavo. Tom, che cosa devo fare? Forse sto impazzendo… Credo di essere io quella che aggredisce tutti, Tom!’»
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «C’è voluto molto tempo perché la piccola, stupida Ginny smettesse di fidarsi del suo diario» proseguì Riddle. «Ma alla fine ha cominCiato ad avere dei sospetti e ha cercato di disfarsene. Ed ecco dove entri in scena tu, Harry. Tu l’hai trovato, e io sono andato in brodo di giuggiole. Fra tutti quelli che avrebbero potuto venirne in possesso, quello che più desideravo incontrare eri tu…»
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Vedi, Ginny mi ha raccontato tutto di te, Harry» disse Riddle. «Tutta la tua affasCinante storia». Posò gli occhi sulla Cicatrice a forma di saetta e la sua espressione divenne ancor più famelica. «Sapevo di dover scoprire altre cose sul tuo conto, di doverti parlare, incontrarti, se potevo. Per questo ho deCiso di mostrarti l’episodio della mia famosa cattura di quel gran sempliCiotto di Hagrid: per conquistarmi la tua fiduCia».
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Era la mia parola contro quella di Hagrid. Be’, puoi immaginare da te com’è rimasto il vecchio Armando Dippet. Da una parte Tom Riddle, povero in canna ma brillante, orfano ma così coraggioso, Prefetto della scuola, studente modello; dall’altra quel gran pasticCione confusionario di Hagrid, che si metteva nei guai una settimana sì e una no, che tentava di allevare cucCioli di lupi mannari sotto il letto, che sgattaiolava nella foresta proibita per combattere i troll. Ma devo ammettere che persino io sono rimasto sorpreso della riusCita del mio piano. Pensavo che qualcuno si sarebbe reso conto che l’Erede di Serpeverde non poteva assolutamente essere Hagrid. C’erano voluti a me Cinque anni interi per scoprire quel che c’era da sapere sulla Camera dei Segreti e trovarne l’ingresso… figuriamoCi se Hagrid poteva avere il cervello o il potere per farlo!
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Soltanto Silente, l’insegnante di Trasfigurazione, sembrava persuaso dell’innocenza di Hagrid. Convinse Dippet a tenerlo e a istruirlo come guardiacacCia. Si, credo che Silente avesse indovinato. Silente non mi ha mai apprezzato quanto gli altri insegnanti…»
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Be’, certo, dopo l’espulsione di Hagrid non mi ha mai perso d’occhio, e la cosa era molto seccante» disse Riddle con indifferenza. «Sapevo che riaprire la Camera mentre ero ancora a scuola non era prudente. Ma non avevo certo intenzione di buttare al vento tutti gli anni che avevo passato a cercarla. DeCisi allora di lasCiare un diario che conservasse tra le sue pagine la memoria di quel che io ero a sediCi anni; in questo modo, con un po’ di fortuna, sarei riusCito a istruire qualcuno abbastanza per seguire le mie orme e a portare a compimento la nobile opera di Salazar Serpeverde».
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Immagina la mia rabbia quando ho scoperto che chi aveva riaperto il diario per scrivermi non eri tu, ma Ginny. Lei te l’ha visto in mano ed è stata presa dal panico. Cosa sarebbe successo se tu avessi scoperto come funzionava e se io ti avessi spiattellato tutti i suoi segreti? O se — peggio ancora — io ti avessi detto chi era stato a strangolare i galli? Cosi, quella stupida mocCiosa ha aspettato che nel tuo dormitorio non Ci fosse nessuno e ha trafugato il diario. Ma io sapevo cosa fare. Ormai mi era chiaro che tu eri sulle tracce dell’Erede di Serpeverde. Da tutto quel che Ginny mi aveva detto di te, sapevo che avresti risolto il mistero a ogni costo, speCie poi se a essere aggredita fosse stata una delle tue migliori amiche. E Ginny mi aveva detto che a scuola aveva susCitato un grande scalpore il fatto che tu parlassi il Serpentese…
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «PerCiò, ho convinto Ginny a scrivere un addio sul muro, a venire quaggiù e ad aspettare. Lei ha pianto, si è dimenata, ed è diventata davvero noiosa. Ma in lei non è rimasta più tanta vita: ha messo troppo di sé nel diario, dentro di me. Abbastanza, comunque, da permettermi di abbandonare finalmente quelle pagine. Da quando siamo quaggiù non ho fatto che aspettare il tuo arrivo. Sapevo che saresti venuto. Ho molte domande da farti, Harry Potter».
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Be’» disse Riddle sorridendo amabilmente, «come è potuto accadere che un neonato senza alcun particolare talento magico sia riusCito a sconfiggere il più grande mago di tutti i tempi? Come hai fatto a cavartela solo con una Cicatrice, mentre i poteri di Lord Voldemort sono andati distrutti?»
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Nei suoi occhi fameliCi brillava ora un sinistro bagliore rossastro.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Tirò fuori dalla tasca la bacchetta magica di Harry e cominCiò a rotearla in aria, tracCiando tre parole sCintillanti:
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Vedi?» bisbigliò. «Era un nome che già usavo a Hogwarts, ma naturalmente soltanto con gli amiCi più intimi. Credi forse che intendessi usare per sempre lo sporco nome da Babbano di mio padre? Io, che per parte di madre ho nelle vene il sangue di Salazar Serpeverde? Io, chiamarmi con il nome di uno stupido Babbano qualunque, che mi aveva abbandonato ancor prima che nascessi solo perché aveva scoperto che sua moglie era una strega? No, Harry. Mi sono creato un nuovo nome, un nome che, quando fossi diventato il più grande stregone di tutti i tempi, al solo pronunCiarlo avrebbe fatto tremare tutti i maghi della terra!»
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    A Harry parve che il cervello gli si fosse inceppato. Fissava con sguardo ottuso Riddle, l’orfano cresCiuto per ucCidere i suoi genitori, e tanti altri ancora… Finalmente si costrinse a parlare.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «È bastato il ricordo di me a cacCiare Silente da questo castello!» sibilò.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Non credere che se ne sia andato come pensi!» ribatté Harry. Stava parlando a vanvera, col solo desiderio di spaventare Riddle; sperava che le sue parole fossero vere, ma non osava crederCi.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Da qualche parte risuonò una musica. Riddle si guardò intorno, scrutando con gli occhi la camera vuota. La musica risuonò più forte. Aveva un che di misterioso, di ultraterreno, faceva correre i brividi lungo la schiena; Harry sentì rizzarsi i capelli in testa e il cuore allargarsi come se fosse raddoppiato di volume. Poi la musica raggiunse un volume cosi alto che se la sentì vibrare dentro la cassa toraCica; fu allora che, sulla sommità della colonna più viCina, eruppe una fiamma.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Apparve un uccello vermiglio delle dimensioni di un Cigno, che riempiva la stanza del suo canto arcano, fino alle volte del soffitto. Aveva una coda d’oro sCintillante lunga quanto quella di un pavone e due artigli, anche quelli d’oro lucente, tra cui stringeva un fagotto cenCioso.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Un attimo dopo volò in direzione di Harry. LasCiò cadere ai suoi piedi l’involto stracCiato, poi atterrò pesantemente sulla sua spalla, ripiegando le grandi ali. Sollevando lo sguardo, Harry vide che aveva un lungo becco aguzzo, anch’esso dorato, e piccoli occhi neri.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    L’uccello smise di cantare. Immobile e tiepido, sfiorava la guanCia di Harry, fissando Riddle.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «E quello…» proseguì Riddle senza neanche degnare di uno sguardo lo stracCio che Fanny aveva lasCiato cadere, «quello è il vecchio Cappello Parlante».
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Riddle ricominCiò a ridere: una risata così forte che tutta la stanza buia ne risuonò, come se a ridere fossero dieCi Riddle.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Al lavoro, Harry» disse Riddle, sfoggiando il solito sorriso. «Due volte… nel tuo passato, nel mio futuro… Ci siamo incontrati. E per due volte non sono riusCito a ucCiderti. Come diavolo hai fatto a sopravvivere? Raccontami tutto. Più a lungo parli» aggiunse piano, «più tardi morirai».
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Nessuno sa perché hai perso i tuoi poteri quando mi hai aggredito» disse a un tratto. «Non lo so neanche io. Ma so perché non sei riusCito a ucCidermi. Perché mia madre è morta per salvarmi. Mia madre, nata dalla volgare stirpe dei Babbani» aggiunse, tremando d’ira repressa. «È stata lei a impedire che tu mi ucCidessi. E io ho visto chi tu sei veramente. Ti ho visto l’anno scorso. Sei un relitto. Più morto che vivo. Ecco dove ti ha portato tutto il tuo potere. Vivi nascosto. Sei brutto, sei un vigliacco!»
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «E così tua madre è morta per salvarti? Sì, devo ammettere che si tratta di un potente contro-incantesimo. Ora lo capisco… in fin dei conti, in te non c’è niente di speCiale. Me lo chiedevo, capisCi? Perché fra noi, Harry Potter, esistono strane somiglianze. Perfino tu devi averle notate. Tutti e due siamo mezzosangue, orfani, e allevati da Babbani. Probabilmente gli uniCi Rettilofoni che mai abbiano frequentato Hogwarts dai tempi del grande Serpeverde. Anche fisicamente Ci assomigliamo un po’… Ma in fondo a salvarti da me è stato solo un caso, un caso fortunato. Era quello che m’interessava sapere».
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    LanCiò uno sguardo divertito a Fanny e al Cappello Parlante poi si allontanò. Harry, con le gambe intorpidite e molli per la paura, lo vide fermarsi fra le due immense colonne e guardare in alto, verso il volto di pietra di Serpeverde, che lo sovrastava nella semioscurità. Riddle spalancò la bocca, e ne uscì un sibilo. Ma Harry capiva quel che stava dicendo.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    E dentro la bocca qualcosa si mosse. Qualcosa risaliva strisCiando dalle profondità delle sue viscere di pietra.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Harry indietreggiò fino a sbattere contro la parete opposta; strinse forte gli occhi e si sentì sfiorare la guanCia dall’ala di Fanny che si era alzata in volo. Voleva gridare: «Non lasCiarmi!» ma che possibilità aveva una fenice contro il re dei serpenti?
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Qualcosa di pesante cadde con un tonfo sul pavimento di pietra: Harry lo senti tremare sotto i piedi. Sapeva quel che stava accadendo, lo intuiva, gli sembrava quasi di vedere il serpente gigantesco srotolarsi dalla bocca di Serpeverde. Poi udì il sibilo di Riddle: «UcCidilo!»
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Il Basilisco strisCiò verso Harry; il ragazzo sentiva il suo corpo massicCio sCivolare pesantemente sul pavimento polveroso. Con gli occhi ancora ben chiusi, cominCiò a correre di lato, alla Cieca, aiutandosi con le mani per trovare la strada. Riddle rideva…
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Harry inCiampò. Cadde di peso sulla pietra e sentì in bocca il sapore del sangue. Il serpente era a pochi metri da lui, lo sentiva avviCinarsi.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Proprio sopra di lui si udì un sibilo lacerante, poi Harry fu colpito da qualcosa di molto pesante che lo schiacCiò contro la parete. Aspettò di sentire le zanne del serpente affondargli nella carne, ma il sibilo si fece sempre più furibondo e qualcosa si dibatté violentemente fra le colonne.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    L’immenso serpente dal lucente corpo verde fiele, grosso come il tronco di una querCia, si era rizzato e la sua grossa testa massicCia ondeggiava fra le colonne, come se fosse ubriaco. Harry tremava: non appena il mostro si fosse girato era pronto a richiudere gli occhi; ma proprio in quel momento vide cos’era stato a distrarlo.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Fanny gli volteggiava sopra la testa, e il Basilisco cercava furiosamente di addentarla con le zanne lunghe e sottili come sCiabole.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «No!» Harry udì Riddle gridare. «LasCia perdere l’uccello! LasCia perdere l’uccello’. Il ragazzo è dietro di te! Puoi ancora fiutarlo! UcCidilo!»
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Il serpente accecato si dimenò, confuso, ma ancora miCidiale. Fanny gli volteggiava sopra la testa: aveva ripreso a cantare la sua arcana melodia, colpendo il naso squamoso del mostro che continuava a sanguinare dagli occhi trafitti.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Ancora una volta, la coda del serpente sferzò il pavimento. Harry la schivò. Poi fu colpito in facCia da un oggetto morbido.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Il Basilisco gli aveva fatto volare tra le bracCia il Cappello Parlante. Harry lo afferrò. Era tutto quel che gli rimaneva, l’unica e ultima possibilità. Se lo cacCiò in testa e poi si buttò a terra, dove rimase steso, mentre la coda del Basilisco continuava a infierire su di lui.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Ammazza il ragazzo! LasCia stare l’uccello! Il ragazzo è dietro di te! Annusa… fiuta!»
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Harry balzò in piedi, pronto al combattimento. La testa del Basilisco Ciondolava, il corpo si afflosCiava e si attorCigliava, sbattendo contro i pilastri. Harry vide le immense cavità sanguinanti di quelli che erano stati i suoi occhi, vide la sua bocca spalancarsi tanto da inghiottirlo tutto intero, mostrando una fila di denti lunghi come la sua spada, sottili, luCidi, velenosi…
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Il Basilisco fece un balzo in avanti, alla Cieca. Harry lo schivò, facendolo sbattere contro la parete. Quello fece un altro balzo, e la sua lingua biforcuta sferzò il fianco del ragazzo. Harry sollevò la spada con entrambe le mani.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Il Basilisco scattò di nuovo, dritto contro di lui. Harry prese lo slanCio e gli conficcò la spada nel palato fino all’elsa.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Mentre il sangue caldo gli inzuppava le bracCia, avvertì un dolore lanCinante proprio sopra al gomito. Una lunga zanna velenosa si stava conficcando sempre più a fondo nel suo bracCio e si spezzò dentro, quando il Basilisco si rovesCiò sul fianco e ricadde a terra con uno spasimo.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Harry si afflosCiò lungo la parete e cadde. Afferrò la zanna che gli spargeva il veleno nel corpo e se la strappò dal bracCio. Ma era tardi, lo sapeva. Lento, ma inesorabile, un dolore incandescente si irradiava dalla ferita. Mentre lasCiava cadere il frammento di zanna e guardava il suo stesso sangue inzuppargli i vestiti, gli si annebbiò la vista. La stanza si dissolse in un turbinio di colori opachi.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Sei spacCiato, Harry Potter» disse dall’alto la voce di Riddle. «SpacCiato. Anche la fenice di Silente lo sa. Vedi cosa fa, Potter? Piange».
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Questa è la fine del famoso Harry Potter» disse la voce lontana di Riddle. «Solo, nella Camera dei Segreti, abbandonato dagli amiCi, sconfitto finalmente dal Signore Oscuro che così incautamente ha osato sfidare. Presto rivedrai la tua amata madre mezzosangue, Harry… Ti ha regalato dodiCi anni di vita… ma Lord Voldemort ti ha preso, alla fine, come ben sapevi che sarebbe successo».
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Ma stava morendo davvero? Anziché dissolversi, la Camera sembrava rimettersi a fuoco. Harry scosse lievemente il capo e sentì che Fanny gli teneva ancora la testa poggiata sul bracCio. Una macchia perlacea formata dalle sue lacrime lucCicava intorno alla ferita… solo che la ferita non c’era più.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Harry sollevò il capo. Riddle stava puntando la bacchetta magica di Harry contro Fanny; Ci fu uno scoppio, come una fuCilata, e Fanny si librò di nuovo in aria in una nuvola d’oro e vermiglio.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Le lacrime della fenice» disse Riddle piano, fissando il bracCio di Harry. «Ma certo… poteri taumaturgiCi… avevo dimenticato…»
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Era sparito. La bacchetta di Harry cadde a terra poi fu il silenzio. Silenzio, salvo il gocCiolio continuo dell’inchiostro che trasudava ancora dal diario. Il veleno del Basilisco, attraversandolo, l’aveva bruCiato, producendo un buco che ancora sfrigolava.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    In quel momento, dall’altra estremità della Camera giunse un lamento flebile. Ginny si stava muovendo. Harry le fu subito accanto e lei si mise seduta. I suoi occhi stupefatti andavano dalla grossa sagoma della testa del Basilisco morto a Harry e ai suoi abiti tutti insanguinati, e poi al diario che il ragazzo teneva in mano. Sospirò profondamente e rabbrividì; poi le lacrime cominCiarono a rigarle il viso.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Non ti preoccupare» disse Harry sollevando il piccolo volume e mostrando a Ginny il buco prodotto dalla zanna. «Riddle è finito. Guarda! Lui e il Basilisco: sono finiti. Vieni, Ginny, usCiamo di qui…»
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Volteggiando all’ingresso della Camera, Fanny li stava aspettando. Harry sospinse Ginny verso l’usCita. Nell’oscurità che risuonava di echi, scavalcarono le spire inanimate del Basilisco morto e poi ripercorsero il tunnel. Harry udi la porta di pietra richiudersi alle loro spalle con un lieve sibilo.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Gli rispose il grido soffocato dell’amico e dopo l’ultima curva scorsero la sua facCia ansiosa scrutare attraverso il grosso varco che era riusCito ad aprire nel mucchio di massi.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Ginny!» Ron allungò un bracCio attraverso il varco per aiutarla a passare per prima. «Sei viva! Non riesco a crederCi! Cos’è successo?»
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Cercò di abbracCiarla, ma Ginny lo tenne a distanza, sempre singhiozzando.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «È di Silente» spiegò Harry facendosi piccolo piccolo per sgusCiare dall’apertura.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «E come mai tu hai una spada?» chiese Ron sbirCiando l’arma lucente che Harry teneva in mano.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Te lo spiegherò quando saremo usCiti da qui» disse Harry lanCiando un’occhiata a Ginny.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Guidati da Fanny, le cui ali illuminavano di un tenue bagliore dorato l’oscurità, rifecero il percorso fino all’imboccatura del tubo. Lì stava seduto Gilderoy Allock, canticchiando plaCidamente fra sé e sé.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «No» rispose Ron guardando Harry e sollevando le sopracCiglia.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Hai pensato come facCiamo a risalire?» chiese a Ron.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Fanny» disse Harry, «non è un uccello qualunque». Si voltò rapido verso gli altri. «Dobbiamo aggrapparCi formando una catena. Ginny, dài la mano a Ron. Professor Allock, lei…»
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Harry si fissò alla Cintura la spada e il Cappello Parlante. Ron si mise dietro di lui e lo afferrò per gli abiti, mentre Harry si afferrò alle piume della coda di Fanny che erano stranamente bollenti.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Bleah!» fu il commento di Ron mentre usCivano dal gabinetto e si incamminavano lungo il corridoio buio e deserto. «Harry! Credo che Mirtilla sia innamorata di te! Ginny, hai una concorrente!»
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Che cosa c’è adesso?» chiese Ron lanCiandole un’occhiata trepidante. Harry gli fece segno di lasCiarla tranquilla.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Fanny apriva la fila e illuminava il corridoio di una luce dorata. Il piccolo drappello la seguì e poco dopo si ritrovarono tutti fuori dell’uffiCio della professoressa McGranitt.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Era mamma Weasley, che per tutto quel tempo era rimasta seduta, in lacrime, davanti al camino. Balzò in piedi, seguita dal marito, e insieme si preCipitarono verso la figlia.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    Ma Harry guardava oltre. Silente era in piedi accanto al camino, chino sulla professoressa McGranitt che ansimava premendosi il petto. Fanny si alzò in volo sfiorando l’orecchio di Harry e andò ad appollaiarsi sulla spalla di Silente; in quello stesso istante, Harry e Ron si ritrovarono tra le bracCia di mamma Weasley.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    Mamma Weasley lasCiò andare Harry, che per un attimo esitò, poi si avviCinò alla scrivania, dove posò il Cappello Parlante, la spada ornata di rubini e quel che rimaneva del diario di Riddle,
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    Poi cominCiò a raccontare. Per Circa un quarto d’ora parlò, Circondato da un silenzio assorto: raccontò della voce incorporea, di come alla fine Hermione avesse capito che si trattava della voce di un Basilisco, di come lui e Ron avessero seguito i ragni nella foresta; raccontò di Aragog, che gli aveva detto dove era morta l’ultima vittima del Basilisco; di come lui aveva indovinato che la vittima era Mirtilla Malcontenta e che l’ingresso della Camera dei Segreti avrebbe potuto essere nel suo gabinetto…
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Va bene» lo incalzò la McGranitt quando lui si interruppe. «Hai scoperto dove era l’ingresso… dovrei aggiungere, infrangendo almeno un centinaio di regole della scuola! Ma come diavolo siete riusCiti a venirne fuori vivi, Potter?»
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «È stato questo diario» si affrettò a dire Harry, prendendo in mano il libretto e mostrandolo a Silente. «Riddle lo ha scritto quando aveva sediCi anni».
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    Silente lo prese dalle mani di Harry e, dall’alto del suo lungo naso adunco, ne scrutò le pagine bruCiacchiate e zuppe.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Pochi sanno che una volta Voldemort si chiamava Tom Riddle. Io stesso sono stato uno dei suoi insegnanti, Cinquant’anni fa, qui a Hogwarts. Dopo che ebbe lasCiato la scuola scomparve… viaggiò per ogni dove… si immerse profondamente nelle Arti Oscure, si alleò con i peggiori della nostra speCie, subì tali e tante trasformazioni pericolose e magiche, che quando ricomparve come Lord Voldemort era quasi irriconosCibile. Quasi nessuno lo collegò al ragazzo brillante e avvenente che un tempo era stato Caposcuola qui».
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Il suo d-diario!» singhiozzò Ginny. «Per tutto l’anno io Ci ho scritto su i miei segreti, e lui ha continuato a rispondermi…»
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Ginny!» esclamò il signor Weasley esterrefatto. «Ma allora io non ti ho insegnato proprio niente? Che cosa ti ho sempre detto? Non ti fidare mai di niente che pensi da solo se non riesCi a capire dove ha il cervello. Perché non hai mostrato il diario a me o a tua madre? Un oggetto tanto sospetto, era chiaro che fosse strapieno di magia nera!»
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «I-io n-non lo sapevo» singhiozzò Ginny. «L’ho trovato dentro uno dei libri che mi ha comprato mamma. Io pe-pensavo che qualcuno ce lo avesse lasCiato e poi l’avesse dimenticato…»
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    «La signorina Weasley dovrebbe salire immediatamente in infermeria» interruppe Silente con voce ferma. «È stata una prova terribile per lei. Non Ci saranno punizioni. Maghi più vecchi e saggi di lei sono stati messi nel sacco da Voldemort». Avanzò verso la porta e l’aprì. «Riposo a letto e, perché no?, una grossa tazza di Cioccolata bollente. A me fa tornare sempre il buonumore» aggiunse con una garbata strizzatina d’occhi. «Vedrai che Madama Chips è ancora sveglia. Sta distribuendo la pozione di mandragola… Credo che le vittime del Basilisco stiano per svegliarsi da un momento all’altro».
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Non Ci sono stati danni irreversibili» disse Silente.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Sai Minerva» disse Silente pensieroso rivolgendosi alla McGranitt, «credo proprio che dopo tutta questa vicenda Ci voglia un bel banchetto. Posso chiederti di scendere ad avvisare le cuCine?»
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Senz’altro» disse lei animatamente, avviandosi verso la porta. «La lasCio solo a vedersela con Potter e Weasley, va bene?»
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    La McGranitt lasCiò la stanza, e Harry e Ron levarono sul preside uno sguardo perplesso. Che cosa aveva voluto intendere, la professoressa McGranitt, dicendo che Silente doveva vedersela con loro? Non che dovevano essere puniti! Oppure sì?
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Mi sembra di ricordare di avervi avvertito che se aveste infranto un’altra volta le regole della scuola avrei dovuto espellervi» cominCiò Silente.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Il che sta a dimostrare che anche i migliori fra noi, a volte, sono costretti a rimangiarsi quel che dicono» proseguì Silente con un sorriso. «Riceverete entrambi un Encomio SpeCiale per i Servigi resi alla scuola e poi… vediamo un po’… sì, duecento punti Ciascuno per il Grifondoro».
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    «Ma c’è uno fra noi che ha le labbra cuCite e a quanto pare non vuol parlare del suo ruolo in questa pericolosa avventura» soggiunse Silente. «A che dobbiamo tanta modestia, Gilderoy?»
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Professor Silente» si affrettò a dire Ron, «c’è stato un inCidente, giù nella Camera dei Segreti. Il professor Allock…»
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    «Ah, sono un professore?» chiese quello vagamente sorpreso. «Santo Cielo, sono proprio un disastro, non è vero?»
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    Allock si avviò verso l’usCita. Mentre richiudeva la porta Ron gettò un’occhiata incuriosita a Silente e all’amico.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    Silente si avviCinò a una delle sedie accanto al fuoco.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Prima di tutto, Harry, voglio ringraziarti» disse Silente con occhi di nuovo brillanti. «Devi avermi dimostrato una vera lealtà, giù nella Camera. Soltanto quella può avere indotto Fanny ad avviCinarsi a te».
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    Accarezzò la fenice, che si era accovacCiata sulle sue ginocchia. Harry sorrise imbarazzato mentre Silente lo guardava.
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    «E così hai conosCiuto Tom Riddle» disse Silente pensieroso. «Immagino che fosse molto interessato a te…»
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    Tutt’a un tratto, la cosa che tormentava Harry gli uscì di getto dalle labbra. «Professor Silente… Riddle ha detto che io sono come lui. Strane somiglianze, ha detto…»
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    «Ah sì? Ma davvero?» chiese Silente guardando pensieroso il ragazzo da sotto le folte sopracCiglia d’argento. «E tu che ne pensi, Harry?»
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    Ma poi tacque, perché un dubbio gli si era riaffacCiato alla mente.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Harry, tu parli il Serpentese» disse calmo Silente, «perché Voldemort — che è l’ultimo discendente rimasto di Salazar Serpeverde — parla il Serpentese. A meno che io non mi sbagli di grosso, la notte in cui ti ha lasCiato quella Cicatrice ti ha trasmesso alcuni dei suoi poteri. Anche se di certo non ne aveva intenzione…»
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    «Ti ha assegnato al Grifondoro» disse Silente sempre calmo. «Ascoltami bene, Harry. Si dà il caso che tu abbia molte qualità che Salazar Serpeverde apprezzava nei suoi alunni, che selezionava accuratamente. Il dono molto raro del Serpentese… intraprendenza… determinazione… un certo disprezzo per le regole» soggiunse, e ancora una volta i suoi baffi vibrarono. «E tuttavia, il Cappello Parlante ti ha assegnato al Grifondoro. Tu sai perché. PensaCi».
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    «Appunto» disse Silente ancora una volta tutto raggiante. «Il che ti rende assai diverso da Tom Riddle. Sono le scelte che facCiamo, Harry, che dimostrano quel che siamo veramente, molto più delle nostre capaCità». Harry sedeva immobile, esterrefatto. «Se vuoi una prova che appartieni al Grifondoro, ti consiglio di dare un’occhiata più da viCino a questo».
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    Così dicendo, si avviCinò alla scrivania della McGranitt, prese la spada d’argento macchiata di sangue e gliela porse. Come inebetito, Harry la rivoltò; i rubini mandavano bagliori luminosi alla luce del fuoco. Fu allora che vide il nome inCiso proprio sotto l’elsa.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Quello di cui hai bisogno, Harry, è un buon pasto e una buona dormita. Ti consiglio di scendere per il banchetto, mentre io scrivo ad Azkaban: è urgente che il nostro guardiacacCia torni. E poi devo anche buttare giù un’inserzione per la Gazzetta del Profeta» aggiunse pensieroso. «Ci servirà un nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure. Poveri noi! Li perdiamo uno dopo l’altro, non ti pare?»
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    Sulla soglia c’era LuCius Malfoy con la facCia contorta dalla rabbia. E rannicchiato sotto il suo bracCio, tutto avvolto in bende, c’era Dobby.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Buona sera, LuCius» lo salutò Silente con tono affabile.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    Malfoy si preCipitò dentro quasi travolgendo Harry. Dobby lo seguiva a passettini, aggrappato all’orlo del suo mantello, con uno sguardo di terrore servile.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Allora!» esclamò LuCius Malfoy fissando Silente con i suoi occhi gelidi. «È tornato. I consiglieri l’avevano sospeso, e tuttavia lei ha creduto bene di tornare a Hogwarts».
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Vede, LuCius» disse Silente con un sorriso che era l’immagine della serenità, «oggi sono stato contattato dagli altri undiCi consiglieri. A dire il vero, è stato come essere investiti da una grandinata di gufi. Avevano sentito dire che la figlia di Arthur Weasley era stata ucCisa e hanno voluto che io tornassi immediatamente. Sembravano convinti che io fossi l’uomo più adatto a risolvere la situazione. E mi hanno raccontato anche delle strane storie. Sembra che lei abbia minacCiato molti di loro di fare un malefiCio sulle loro famiglie se non acconsentivano a sospendermi dall’incarico».
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Allora… è riusCito a fermare le aggressioni?» disse con un ghigno sarcastico. «Ha preso il colpevole?»
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Lo stesso dell’altra volta, LuCius» disse Silente. «Ma questa volta Voldemort ha agito attraverso un’altra persona. Servendosi di questo diario».
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    Gli porse il libricCino nero forato al centro e rimase a osservare attentamente Malfoy. Harry, invece, osservava Dobby.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «E immagini» proseguì Silente, «cosa avrebbe potuto succedere dopo… I Weasley sono una delle nostre famiglie di purosangue più in vista. Immagini le conseguenze per Arthur Weasley e la sua Legge per la Protezione dei Babbani se fosse venuto fuori che sua figlia aggrediva e ucCideva i figli dei Babbani. Fortunatamente è stato trovato il diario e i ricordi di Riddle ne sono stati cancellati. Chissà, altrimenti, quali avrebbero potuto essere le conseguenze…»
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Una vera fortuna» disse glaCiale.
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    LuCius Malfoy si voltò verso di lui.
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    «Come facCio a sapere in che modo è finito in mano a quella stupidella?» chiese.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Perché glielo ha dato lei» disse Harry. «Al Ghirigoro. Lei, signor Malfoy, ha preso il suo vecchio libro di Trasfigurazione e Ci ha fatto sCivolare dentro il diario, non è forse così?»
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    «Oh, nessuno è in grado di farlo» disse Silente sorridendo a Harry. «Non ora che Riddle è scomparso dal libro. D’altro canto le consiglierei, LuCius, di non andare più in giro a distribuire vecchie cose di scuola di Voldemort. Se un’altra ancora dovesse cadere nelle mani di un innocente penso che Arthur Weasley, tanto per dirne una, farebbe di tutto per risalire a lei…»
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    LuCius Malfoy rimase immobile per un attimo e Harry vide chiaramente la sua mano destra contrarsi come se volesse agguantare la bacchetta magica. Invece si volse all’elfo e disse:
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    Aprì con malagrazia la porta e quando l’elfo gli si avviCinò correndo, gli assestò un calCio che lo fece volare fuori della stanza. Lo sentirono lamentarsi lungo il corridoio. Harry rimase immobile per un attimo, riflettendo intensamente. Poi gli venne un’idea.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    Harry afferrò il diario e si preCipitò fuori della stanza. Si udivano ancora le grida di dolore di Dobby, che si allontanavano lungo il corridoio. Rapido, sperando che il suo piano funzionasse, si tolse una scarpa, si sfilò il calzino sudiCio e infangato e Ci infilò dentro il diario. Poi spiccò una corsa lungo il corridoio immerso nel buio.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    Li raggiunse in Cima alle scale.
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    «Signor Malfoy!» ansimò, frenando la corsa con uno sCivolone. «Ho qui una cosa per lei».
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    Malfoy estrasse il diario dal calzino, che gettò via, poi guardò furibondo ora il libretto tutto stracCiato ora Harry.
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    LuCius Malfoy rimase impietrito, fissando l’elfo. Poi si scagliò contro Harry.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    Si udì uno scoppio fragoroso e Malfoy si ritrovò scaraventato all’indietro. PreCipitò per le scale, ruzzolando tre gradini alla volta e atterrando come un ammasso informe sul pianerottolo. Si rialzò, livido in volto, e tirò fuori la bacchetta magica, ma Dobby alzò un lungo dito minacCioso.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Harry Potter ha liberato Dobby» strillava l’elfo levando lo sguardo verso Harry, mentre la luce della luna, dalla finestra più viCina, si rifletteva nei suoi occhi a palla. «Harry Potter ha liberato Dobby!»
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    Dobby gettò le bracCia intorno alla vita di Harry e lo strinse forte. «Harry Potter è molto, molto più grande di quanto sapeva Dobby!» singhiozzò. «Addio, Harry Potter!»
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    Harry aveva parteCipato a molti banchetti a Hogwarts, ma nessuno poteva essere paragonato a quello. Tutti indossavano il pigiama e i festeggiamenti durarono tutta la notte. Non avrebbe saputo dire quale fosse stato il momento più bello. Forse quando Hermione gli era corsa incontro gridando: «Ce l’hai fatta! Ce l’hai fatta!»; oppure quando Justin, alzandosi dal tavolo dei Tassorosso per andargli a stringere la mano, non la finiva più di chiedergli scusa per avere sospettato di lui; o quando era tornato Hagrid, alle tre e mezzo del mattino, e aveva dato a lui e a Ron una pacca sulla spalla così poderosa da mandarli con la facCia dentro al piatto di zuppa inglese; o quando avevano saputo di aver guadagnato quattrocento punti per il Grifondoro, assicurandosi così la vittoria della Coppa per il secondo anno consecutivo. O ancora, quando la professoressa McGranitt si era levata in piedi per annunCiare che gli esami erano stati annullati come regalo della scuola («Oh, noi» aveva esclamato Hermione). O quando Silente aveva annunCiato che purtroppo il professor Allock non avrebbe potuto tornare a insegnare l’anno seguente, perché doveva andare a recuperare la memoria. Non pochi insegnanti si unirono all’ovazione che accolse questo annunCio.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Peccato!» disse Ron servendosi un bombolone alla marmellata. «CominCiava a starmi simpatico».
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    Il resto dell’estate trascorse in un trionfo di sole. Hogwarts era tornata alla normalità con pochi piccoli cambiamenti: le lezioni di Difesa contro le Arti Oscure erano state annullate («tanto, abbiamo fatto un bel po’ di eserCizio» aveva commentato Ron con Hermione, contrariata per la notizia) e LuCius Malfoy era stato licenziato dal suo incarico di amministratore della scuola. Draco non se ne andava più in giro tutto tronfio come se fosse il padrone del posto. Al contrario, aveva un’aria risentita e imbronCiata. Infine Ginny Weasley era tornata la ragazzina felice che era sempre stata.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    Il giorno del rientro a casa con l’Espresso di Hogwarts giunse fin troppo presto. Harry, Ron, Hermione, Fred, George e Ginny occuparono uno scompartimento tutto per loro. Sfruttarono al massimo le ultime ore che gli restavano per sparare magie all’impazzata prima delle vacanze. Giocarono a Spara Schiocco, fecero scoppiare gli ultimi fuochi d’artifiCio Filibuster di Fred e George e si eserCitarono a disarmarsi a vicenda con incantesimi vari. Harry stava diventando un campione in questa speCialità.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «È il Prefetto dei Corvonero, Penelope Light» disse Ginny. «Ecco a chi scriveva l’estate scorsa. Per tutto l’anno scolastico si sono incontrati in segreto. Un giorno li ho visti che si baCiavano in una classe vuota. Lui era così sconvolto quando lei… be’… quando lei è stata aggredita. Non lo prenderete in giro, vero?» aggiunse preoccupata.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Questo si chiama numero di telefono» disse a Ron scrivendolo due volte. Poi strappò in due la pergamena e ne consegnò un pezzo a Ciascuno. «L’estate scorsa ho spiegato a vostro padre come si usa un telefono, lui saprà come fare. Chiamatemi dai Dursley, d’accordo? Non sopporto proprio l’idea di passare due mesi a parlare soltanto con Dudley…»
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

   Harry deCise che avrebbe pensato a Hogsmeade al suo risveglio, tornò a letto e si sporse per cancellare un altro giorno sulla tabella che contava i
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Per quanto fosse un ragazzo deCisamente insolito, in quel momento Harry Potter si sentì proprio come chiunque altro: felice, per la prima volta nella vita, che fosse il suo compleanno.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Edvige ed Errol osservarono con interesse Harry che afferrava il libro e lo stringeva saldamente fra le bracCia, correva verso il cassettone e ne estraeva una Cintura, che strinse attorno al curioso oggetto. Il Libro Mostro fu scosso dalla rabbia, ma non poteva più aprirsi e chiudersi di scatto. Così Harry lo gettò sul letto e prese il biglietto di Hagrid.
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   A Harry parve alquanto allarmante che Hagrid considerasse utile un libro mordace, ma mise il suo biglietto viCino a quelli di Ron e di Hermione, con un sorriso più largo che mai. Restava solo la lettera da Hogwarts.
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   Ci pregiamo di informarla che il nuovo anno scolastico comincerà il primo settembre. L'Espresso di Hogwarts partirà dalla stazione di King's Cross, binario nove e tre quarti, alle undiCi in punto.
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   C'era un grosso barattolo di LuCido per maniCi Extra Lusso Il QuerCione, un paio di lucenti ForbiCi codaCiuffi d'argento, una piccola bussola d'ottone da assicurare al manico durante i lunghi viaggi e un Manuale faidate intitolato La Manutenzione dei ManiCi di Scopa.
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   Oltre ai suoi amiCi, la cosa di Hogwarts che a Harry mancava di più era il Quidditch, lo sport più popolare del mondo della magia: altamente pericoloso, molto ecCitante, si giocava su maniCi di scopa. Harry eccelleva nel Quidditch; era il più giovane giocatore degli ultimi cento anni. Una delle
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   Mise da parte l'astucCio di pelle e prese l'ultimo pacco. Riconobbe immediatamente lo scarabocchio sulla carta marrone: era di Hagrid, il guardiacacCia di Hogwarts. Strappò il primo strato di carta e intravide qualcosa di verde, apparentemente di pelle, ma prima che finisse di scartarlo il pacchetto ebbe uno strano fremito, e il suo contenuto, qualunque cosa fosse, fece uno schiocco secco e forte, come se avesse le mascelle.
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   Ne uscì un libro. Harry ebbe appena il tempo di notare la bella copertina verde, con sopra inCiso a lettere d'oro il titolo Il Libro Mostro dei Mostri, prima che il volume scattasse in equilibrio sul bordo dandosi alla fuga di traverso sul letto come un granchio bizzarro.
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   Il libro si chiuse di colpo sulla sua mano e poi corse via sbatacchiando, sempre di sghembo sui bordi della copertina. Harry avanzò carponi, si slanCiò in avanti e cercò di appiattirlo. Dalla camera accanto giunse un grugnito sonnolento di zio Vernon.
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   Sono in vacanza in FranCia al momento e non sapevo come fare a spedirti questo pacco: e se per caso lo aprivano alla frontiera? Ma poi è spuntata Edvige! Credo che volesse essere sicura che tu ricevessi qualcosa per il tuo compleanno, tanto per cambiare. Ti ho comprato questo regalo via gufo, c'era la pubbliCità sulla Gazzetta del Profeta (me la facCio recapitare qui, è bello tenersi aggiornati sulle novità del mondo della magia). Hai visto la foto di Ron e della sua famiglia una settimana fa? Scommetto che sta imparando un sacco di cose, sono davvero invidiosa: i maghi dell'antico Egitto erano affasCinanti.
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   Anche qui Ci sono tracce di un passato di stregoneria, comunque. Ho riscritto tutto il tema di Storia della Magia per inserire alcune delle cose che ho scoperto. Spero che non sia troppo lungo, sono due rotoli di pergamena in più di quello che ha chiesto il professor Rüf.
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   Ron dice che sarà a Londra l'ultima settimana di vacanze. Tu ce la farai? Tua zia e tuo zio ti lasceranno venire? Spero proprio di sì. Altrimenti Ci vediamo sull'Espresso di Hogwarts il primo settembre!
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   P.S. Ron dice che Percy è diventato Caposcuola. Ci scommetto che ne è felice. Ron invece non sembra troppo contento.
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   Harry rise di nuovo, mise da parte la lettera di Hermione e prese il suo regalo. Era molto pesante. Conoscendo Hermione, era certo che fosse un grosso libro pieno di incantesimi molto diffiCili: e invece no. Il cuore di Harry diede un gran balzo mentre lui strappava la carta. Quello che vide fu una custodia di pelle nera, con su scritto a lettere d'argento: Kit di Manutenzione per ManiCi di Scopa.
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   Harry ricordava fin troppo bene la Circostanza in cui la vecchia bacchetta di Ron si era spezzata. Era successo quando l'auto volante con cui stavano andando a Hogwarts si era schiantata contro un albero nel cortile della
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   Torneremo una settimana prima dell'inizio della scuola e andremo a Londra a comprare la mia bacchetta e i libri nuovi. Ci vediamo là?
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   Harry guardò di nuovo le fotografie. Percy, che frequentava il settimo e ultimo anno a Hogwarts, aveva l'aria particolarmente compiaCiuta. Un nuovo distintivo d'argento sCintillava sul fez che portava sopra gli occhiali cerchiati di corno.
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   Harry, questo è uno Spioscopio Tascabile. Se nei dintorni c'è qualcuno di cui non fidarsi, dovrebbe accendersi e cominCiare a girare. Bill dice che è robacCia per maghi in vacanza e che non Ci si può far conto, perché ieri sera ha continuato ad accendersi per tutta la cena. Ma non si era accorto che Fred e George gli avevano messo degli scarafaggi nella minestra.
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   Ciao da Ron
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   Non Ci potevo credere quando papà ha vinto il Super Galeone d'Oro della Gazzetta. Settecento galeoni! Li abbiamo spesi quasi tutti per questa vacanza, ma mi compreranno una nuova bacchetta magica per il nuovo anno scolastico.
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   Harry si voltò verso gli altri uccelli. Uno dei due, una grossa Civetta candida, era la sua Edvige. Anche lei portava un grosso pacco, e sembrava estremamente soddisfatta di sé. Diede a Harry un colpetto affettuoso col becco mentre lui la liberava del fardello, poi volò attraverso la stanza per raggiungere Errol.
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   Harry si sedette sul letto e prese il pacco di Errol, strappò l'involucro e scoprì un regalo avvolto in carta dorata, insieme al primo biglietto d'auguri della sua vita. Con dita tremanti, aprì la busta. Ne sCivolarono fuori due fogli di carta: una lettera e un ritaglio di giornale.
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   Arthur Weasley, Direttore dell'UffiCio per l'Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani al Ministero della Magia, ha vinto il primo premio della lotteria annuale Super Galeone d'Oro della Gazzetta del Profeta.
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   Harry guardò la foto animata, e un gran sorriso gli si allargò in volto quando vide tutti i nove Weasley che lo salutavano agitando freneticamente un bracCio, in piedi davanti a un'alta piramide. La piccola e rotondetta signora Weasley, l'alto signor Weasley, sempre più stempiato, sei figli e una figlia, tutti quanti (anche se dall'immagine in bianco e nero non si vedeva) forniti di capelli rosso fiamma. Proprio al centro della foto c'era Ron, alto e dinoccolato, con il topo Crosta sulla spalla e il bracCio attorno alle spalle della sorellina Ginny.
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   Cinava, c'era una grande creatura stranamente sghemba, che volava verso di lui. Harry rimase immobile a fissarla. Per un attimo esitò, la mano sulla maniglia della finestra, chiedendosi se non fosse il caso di chiuderla rapidamente. Ma poi la bizzarra creatura planò su uno dei lampioni di Privet Drive, e Harry, che finalmente aveva capito cosa fosse, fece un balzo di lato per farla passare.
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   Dalla finestra entrarono tre gufi. Due di loro sorreggevano il terzo, che sembrava privo di sensi. Atterrarono con un morbido flump sul letto di Harry, e il gufo in mezzo, che era grosso e grigio, si rovesCiò su un fianco e giacque immobile. Aveva un voluminoso pacco legato alle zampe.
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   Harry, benché ancora piuttosto piccolo e mingherlino per la sua età, era cresCiuto di qualche centimetro nell'ultimo anno. I suoi capelli nerissimi, comunque, erano quelli di sempre: ostinatamente in disordine, qualunque cosa facesse. Gli occhi dietro le lenti erano verdi e brillanti, e sulla fronte, chiaramente visibile attraverso il Ciuffo, c'era una sottile Cicatrice a forma di saetta.
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   Di tutte le cose insolite di Harry, quella Cicatrice era la più straordinaria. Non era, come i Dursley avevano sostenuto per dieCi anni, il segno dell'inCidente d'auto in cui erano morti i genitori di Harry, perché Lily e James Potter non erano morti in un inCidente. Erano stati ucCisi dal più temuto stregone degli ultimi cent'anni, Voldemort. Ma Harry era scampato all'attacco senz'altro segno che quella Cicatrice: la maledizione di Voldemort, invece di ucCiderlo, si era ritorta contro chi l'aveva scagliata. Più morto che vivo, lo stregone era fuggito...
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   In seguito, Harry si era trovato facCia a facCia con lui a Hogwarts. Nel ricordare il loro ultimo incontro, lì in piedi davanti alla finestra buia, Harry dovette ammettere di essere fortunato ad aver raggiunto il suo tredicesimo compleanno.
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   Scrutò il Cielo stellato alla ricerca di un segno di Edvige, magari di ritorno con un topo morto penzolante dal becco, in attesa di lodi. Il suo sguardo vagava assente sui tetti, così Ci mise qualche secondo a capire cosa fosse Ciò che gli si parò davanti agli occhi.
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   Harry finì di scrivere di Guendalina la GuerCia e tese di nuovo l'orecchio. Il silenzio nella casa buia era rotto solo dal lontano, fragoroso russare del suo enorme cugino Dudley. Doveva essere molto tardi. Gli occhi di Harry bruCiavano dalla stanchezza. Forse era meglio finire il tema domani notte...
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   Harry richiuse la boccetta, prese una vecchia federa, vi infilò la torCia, la Storia della Magia, il tema, la penna e l'inchiostro, si alzò e nascose il tutto
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   Era l'una di notte. Lo stomaco di Harry fece un buffo sobbalzo. Aveva trediCi anni già da un'ora, senza saperlo.
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   Harry attraversò la stanza buia, oltrepassò la grande gabbia vuota di Edvige e andò verso la finestra aperta. Si sporse sul davanzale: l'aria fresca della notte era piacevole sulla facCia dopo tutto quel tempo passato sotto le coperte. Edvige era via da due notti ormai. Harry non era preoccupato, era stata lontana da casa altrettanto a lungo prima di allora, ma sperava che tornasse presto: era l'unica creatura vivente in quella casa che non si scomponesse alla sua vista.
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   Ron Weasley, uno dei migliori amiCi di Harry a Hogwarts, proveniva da un'intera famiglia di maghi e sapeva un sacco di cose che Harry ignorava, ma non aveva mai usato un telefono. Per colmo di sfortuna era stato zio Vernon a sollevare la cornetta.
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   «RON WEASLEY!» urlò Ron in risposta, come se lui e zio Vernon si stessero parlando dagli estremi opposti di un campo di calCio. «SONO UN COMPAGNO DI SCUOLA DI HARRY!»
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   «QUI NON CÈ NESSUN HARRY POTTER!» ruggì tenendo il ricevitore più lontano possibile, come se temesse di vederlo esplodere. «NON SO DI CHE SCUOLA STAI PARLANDO! NON CHIAMARE MAI PIÙ! NON OSARE AVVICiNARTI ALLA MIA FAMIGLIA!»
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   Così Harry non aveva notizie dei suoi amiCi da Cinque lunghe settimane, e quell'estate si stava rivelando brutta quasi come quella precedente. Ci fu solo un piccolissimo miglioramento: dopo aver giurato che non l'avrebbe usata per spedire lettere a nessuno dei suoi amiCi, Harry aveva avuto il permesso di lasCiare libera almeno di notte la sua Civetta, Edvige. Zio Vernon aveva ceduto per via del fracasso che Edvige faceva se restava sempre chiusa in gabbia.
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   Era quasi mezzanotte, e Harry era steso sul letto a panCia in giù, le coperte tirate sulla testa come una tenda, una torCia in mano e un grosso libro rilegato in pelle (Storia della magia, di Adalbert Incant) aperto e appoggiato al cusCino. Fece scorrere la punta della penna d'aquila sulla pagina, aggrottando le sopracCiglia, alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarlo a scrivere il tema: Perché i roghi di streghe nel Quattordicesimo Secolo furono completamente inutili.
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   La penna si arrestò all'inizio di un paragrafo promettente. Harry si spinse su per il naso gli occhiali rotondi, avviCinò la torCia al libro e lesse:
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   Nel Medioevo, i non-maghi (comunemente noti come Babbani) nutrivano un particolare timore per la magia, ma non erano molto abili nel riconoscerla. Nelle rare occasioni in cui catturavano una vera strega o un vero mago, i roghi non avevano comunque alcun effetto. La strega o il mago eseguivano un semplice Incantesimo Freddafiamma e poi fingevano di urlare di dolore mentre in realtà provavano una piacevole sensazione di solletico. Guendalina la GuerCia era così contenta di farsi bruCiare che si lasCiò catturare non meno di quarantasette volte sotto vari travestimenti.
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   Harry si infilò la penna tra i denti e frugò sotto il cusCino in cerca dell'inchiostro e di un rotolo di pergamena. Lentamente e con molta attenzione stappò la boccetta, vi intinse la penna e cominCiò a scrivere, interrompendosi ugni tanto per tendere l'orecchio, perché se uno dei Dursley andando in bagno avesse sentito lo scricchiolio della penna, probabilmente
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   La famiglia Dursley di Privet Drive numero 4 era il motivo per cui Harry non si era mai goduto le vacanze estive. Zio Vernon, zia Petunia e il loro figlio Dudley erano i suoi uniCi parenti, tutti e tre Babbani e con un atteggiamento davvero medioevale nei confronti della magia. I genitori scomparsi di Harry, una strega e un mago, non venivano mai nominati sotto il tetto dei Dursley, e per anni zia Petunia e zio Vernon avevano tiranneggiato Harry in tutti i modi, nella speranza di soffocare in lui ogni sCintilla di magia. Con loro grande scorno, avevano fallito, e in quei giorni vivevano nel terrore che qualcuno scoprisse che Harry aveva trascorso gran parte degli ultimi due anni alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Il massimo che potevano fare, comunque, era mettere sotto chiave i libri di incantesimi, la bacchetta magica, il calderone e il manico di scopa di Harry sin dall'inizio delle vacanze estive e proibirgli di parlare con i viCini.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Il sequestro dei libri era un autentico problema per Harry, dal momento che aveva da fare un sacco di compiti per le vacanze. Tra l'altro l'insegnante meno amato da Harry, il professor Piton, gli aveva assegnato un tema particolarmente diffiCile sulle Pozioni Restringenti e non aspettava altro che una scusa per punirlo un mese di fila; così Harry aveva colto l'occasione durante la prima settimana di vacanza. Mentre zio Vernon, zia Petunia e Dudley erano in giardino ad ammirare la nuova auto aziendale (a voce molto alta, in modo che si sapesse in tutto il viCinato), Harry era sCivolato dabbasso, aveva aperto il lucchetto del ripostiglio del sottoscala, aveva afferrato rapidamente alcuni libri e li aveva nascosti sotto il letto. Fintantoché non lasCiava macchie di inchiostro sulle lenzuola, i Dursley non avrebbero mai scoperto che studiava di notte.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Per Harry nessuno meritava di vincere un bel mucchio d'oro più dei Weasley, che erano molto simpatiCi ed estremamente poveri. Prese la lettera di Ron e la aprì.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   La famiglia Weasley trascorrerà un mese in Egitto, ma tornerà in tempo per l'inizio del nuovo anno scolastico a Hogwarts, dove attualmente sono iscritti Cinque dei sette ragazzi Weasley.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   È bellissimo qui in Egitto. Bill Ci ha portati a vedere le tombe e non ti immagini nemmeno tutte le maledizioni che quegli antichi maghi egizi Ci hanno ficcato dentro. La mamma non ha voluto che Ginny mettesse piede nell'ultima. Era piena di scheletri mutanti, di Babbani che erano riusCiti a entrare e gli erano cresCiute delle teste in più e roba del genere.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Scoccò un malevolo sguardo obliquo a Harry, la cui chioma ribelle lo aveva sempre molto infastidito. Ma in confronto all'uomo sullo schermo, il volto magro incorniCiato da un groviglio sporco che gli arrivava alle spalle, Harry si sentì molto ordinato.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Black è armato ed estremamente pericoloso. È stata attivata una linea telefonica speCiale, e chiunque lo avvisti è pregato di comunicarlo immediatamente alle autorità».
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Harry sedette tra Dudley e zio Vernon, un omone bene in carne con il collo cortissimo e folti baffi. Nessuno si sognò di augurare buon compleanno a Harry, anzi nessuno dei Dursley diede segno di accorgersi che fosse entrato in cuCina, ma Harry Ci era troppo abituato per farCi caso. Prese una fetta di pane tostato e guardò il mezzobusto sullo schermo: parlava di un detenuto evaso...
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Zia Marge era la sorella di zio Vernon. Anche se per lui era solo una parente acquisita (la madre di Harry era la sorella di zia Petunia), era costretto a chiamarla zia. Zia Marge viveva in campagna, in una casa con un grande giardino, e allevava bulldog. Non veniva spesso a Privet Drive, perché non riusCiva a separarsi dai suoi amatissimi cani, ma tutte le sue visite erano vividamente, orribilmente impresse nella memoria di Harry.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Marge rimarrà da noi per una settimana» sibilò zio Vernon, «e visto che siamo in argomento, sarà il caso di chiarire qualche cosetta prima che io vada a prenderla» aggiunse, puntando un grasso dito minacCioso verso Harry.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Harry, i cui pensieri erano tutti per il suo Kit di Manutenzione per ManiCi di Scopa, ripiombò bruscamente nella realtà.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Verissimo» disse zia Petunia, ancora intenta a sbirCiare tra i rampicanti del viCino.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Zio Vernon finì il suo tè, guardò l'orologio e disse: «Esco tra un minuto, Petunia, il treno di Marge arriva alle dieCi».
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Ehi!» abbaiò zio Vernon, fissando furente il giornalista. «Non Ci hai detto da dove è fuggito quel maniaco! Che razza di modo è? Quel pazzo potrebbe spuntare qui intorno da un momento all'altro!»
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Zia Petunia, una donna ossuta con la facCia cavallina, si alzò di scatto e gettò un'occhiata fuori dalla finestra della cuCina. Harry sapeva che zia Pe
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   tunia sarebbe stata feliCissima di poter chiamare il numero speCiale. Era la donna più ficcanaso del mondo e passava gran parte del suo tempo a spiare i viCini, anche se erano noiosi e rispettosi della legge.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Terzo» riprese zio Vernon, gli occhietti malvagi ridotti a fessure nel facCione violaceo, «abbiamo detto a Marge che frequenti il Centro di Massima Sicurezza San Bruto per Giovani Criminali Irrecuperabili».
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «E sarà meglio che tu glielo lasCi credere, ragazzo, o saranno guai» ribatté zio Vernon.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «No» rispose Dudley. Ora che suo padre aveva smesso di minacCiare Harry, era tornato a guardare la televisione.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Zio Vernon diede una pacca sulla spalla porCina di Dudley.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Ci vediamo fra poco, allora» disse, e uscì.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Harry, che era rimasto immobile come impietrito dall'orrore, all'improvviso ebbe un'idea. LasCiò perdere il pane tostato, scattò in piedi e seguì zio Vernon nell'ingresso.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «E allora?» scattò zio Vernon prendendo le chiavi dell'auto da un ganCio viCino alla porta.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Be'» spiegò Harry scegliendo con cura le parole, «non sarà faCile per me far finta con zia Marge di frequentare quel Centro Nonsoche...»
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Esatto» disse Harry, fissando tranquillamente il facCione paonazzo di zio Vernon. «È lungo da ricordare. E dovrò sembrare credibile, vero? E se per sbaglio mi lasCio scappare qualcosa?»
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Harry non tornò in cuCina. Invece andò di sopra, nella sua camera. Se doveva comportarsi come un vero Babbano, era meglio cominCiare subito. Lentamente, malinconicamente, raccolse i regali e i biglietti di auguri e li nascose sotto il letto insieme ai compiti. Poi andò alla gabbia di Edvige. Errol si era ripreso; lui ed Edvige erano addormentati, il capo sotto l'ala. Harry sospirò, poi li svegliò.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   DieCi minuti dopo, Errol ed Edvige (che aveva un messaggio per Ron legato a una zampa) volarono fuori dalla finestra e sparirono. Harry, deCisamente triste, ripose la gabbia vuota nell'armadio.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Harry non capiva perché dovesse cercare di lisCiarsi i capelli. Zia Marge adorava criticarlo, e quindi più lui era disordinato più sarebbe stata contenta.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Sulla soglia c'era zia Marge. Somigliava molto a zio Vernon: larga, bene in carne e paonazza, aveva perfino i baffi, anche se non cespugliosi come quelli dello zio. In una mano reggeva un'enorme valigia, e infilato sotto l'altro bracCio c'era un vecchio bulldog dal pessimo carattere.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Dudley caracollò avanti, i capelli biondi incollati piatti sul testone, il cravattino appena visibile sotto moltepliCi strati di doppio mento. Zia Marge scagliò la valigia nello stomaco di Harry, mozzandogli il respiro, sollevò da terra Dudley, lo strizzò forte con il bracCio libero e gli stampò un grosso baCio sulla guanCia.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Harry sapeva benissimo che Dudley tollerava gli abbracCi di zia Marge solo perché veniva ben ricompensato, ed era certo che, una volta sCiolto l'abbracCio, Dudley avesse una crocchiante banconota da venti sterline ben stretta nel pugno CicCione.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Quando tornò in cuCina, a zia Marge erano stati serviti tè e torta alla frutta e Squarta, in un angolo, leccava rumorosamente il piattino. Harry vide zia Petunia rabbrividire impercettibilmente notando le gocce di tè e bava che macchiavano il pavimento pulito. Zia Petunia odiava gli animali.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Quando Harry scese a colazione la mattina dopo, trovò i tre Dursley già seduti al tavolo di cuCina a guardare la televisione. L'apparecchio era nuovo di zecca, un regalo di fine scuola per Dudley, che si era sempre lamentato del lungo tragitto dal frigo alla tivù del salotto. Dudley aveva passato gran parte dell'estate in cuCina, masticando ininterrottamente, con i piccoli occhi porCini fissi sullo schermo e i Cinque doppi menti che tremolavano.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Petunia!» esclamò zia Marge passando davanti a Harry come se fosse un appendiabiti. Zia Marge e zia Petunia si baCiarono, o meglio, zia Marge urtò il mascellone contro lo zigomo ossuto di zia Petunia.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Squarta prende il tè dal mio piattino» disse zia Marge mentre entravano tutti in cuCina, lasCiando Harry solo nell'ingresso con la valigia. Ma lui non si lamentò; ogni scusa era buona per non dover stare con zia Marge. Così prese a trasCinare la valigia di sopra, nella stanza degli ospiti, e Ci mise più tempo che poteva.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Oh, c'è il Colonnello Fubster che si occupa di loro» esclamò zia Marge. «Ora è in pensione, ed è contento di avere qualcosa da fare. Ma non ho proprio potuto lasCiare a casa il povero vecchio Squarta. Quando è lontano da me piange».
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   «Non fare quelle smorfie!» tuonò zia Marge. «Vedo che non sei affatto migliorato dall'ultima volta. Speravo che la scuola ti avrebbe ficcato in testa un po' di buone maniere». Prese una gran sorsata di tè, si asCiugò i baffi e disse: «Dove hai detto che lo mandate, Vernon?»
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Ottimo» disse zia Marge. «Io non la capisco, questa mania di non darle alla gente che se lo merita. È da smidollati, da mollacCioni. Una bella battuta è quello che Ci vuole in novanta casi su cento. E te, ti picchiano spesso?»
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Mentre zia Marge cominCiava a fare come se fosse a casa sua, Harry si sorprese a pensare con nostalgia alla vita al numero 4 senza di lei. Zio Vernon e zia Petunia di solito lo esortavano a stare fuori dai piedi, cosa che Harry faceva con gran gioia. Zia Marge, invece, voleva tenere Harry sempre sott'occhio, in modo da poter dispensare consigli su come migliorare i suoi modi. Era felice di poter paragonare Harry a Dudley; provava un gran piacere nel comprare al nipote regali costosi e nel darglieli fissando Harry, sfidandolo a chiedere perché non Ci fosse un regalo anche per lui. In più. continuava a lasCiar cadere cupe allusioni su Ciò che faceva di Harry una persona così manchevole.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Non devi rimproverarti per come è venuto su il ragazzo, Vernon» disse a pranzo il terzo giorno. «Se c'è qualcosa di marCio dentro, uno non può farCi niente».
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «È una delle regole base dell'allevamento» disse. «Con i cani è sempre così. Se c'è qualcosa che non va nella madre, anche i cucCioli avranno qualcosa che non...»
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   In quel momento, il bicchiere esplose in mano a zia Marge. Frammenti di vetro volarono in tutte le direzioni e zia Marge prese a sputacchiare e a strizzare gli occhi, il facCione rosso grondante di vino.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Non è niente» grugnì zia Marge, asCiugandosi la facCia col tovagliolo. «Devo averlo stretto troppo. Mi è successa la stessa cosa l'altro giorno a casa del Colonnello Fubster. Non agitarti, Petunia, è solo che ho una presa molto salda...»
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Ma zia Petunia e zio Vernon lanCiarono a Harry occhiate sospettose. Così lui deCise che era meglio saltare il dolce e allontanarsi da tavola più in fretta che poteva.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Harry era ancora un mago minorenne, e la legge dei maghi gli proibiva di fare magie fuori dalla scuola. Ma il suo curriculum non era proprio immacolato in questo senso. Solo l'estate precedente aveva ricevuto una severa ammonizione uffiCiale: se il Ministero avesse avuto notizia di altre pratiche magiche compiute a Privet Drive, Harry sarebbe stato espulso da Hogwarts.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Harry riuscì a superare i tre giorni che seguirono sforzandosi di pensare al Manuale di Manutenzione per ManiCi di Scopa tutte le volte che zia Marge se la prendeva con lui. La cosa funzionò, anche se a quanto pare lo costringeva a una certa fissità dello sguardo, tanto che zia Marge cominCiò a voCiferare che secondo lei Harry doveva essere anormale.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Finalmente arrivò l'ultima sera della vacanza di zia Marge. Zia Petunia preparò una cenetta speCiale e zio Vernon stappò parecchie bottiglie di vino. Mangiarono la minestra e il salmone senza far cenno ai difetti di Harry; al momento della meringata al limone, zio Vernon li tediò tutti con un lungo discorso sulla Grunnings, la sua ditta produttrice di trapani; poi zia Petunia fece il caffè e zio Vernon tirò fuori una bottiglia di brandy.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Zia Marge aveva già bevuto parecchio. Il suo facCione era molto rosso.
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   «Aah» disse zia Marge schioccando le labbra, e posò il bicchiere vuoto. «Che mangiata, Petunia. Di solito la sera mi facCio due cosette veloCi, con dodiCi cani a cui badare...» Ruttò sonoramente e si batté il grosso stomaco ricoperto di tweed. «Scusate. Ma mi piace vedere un ragazzo sano» riprese, strizzando l'occhio a Dudley. «Diventerai un bell'omone, Dudders, proprio come tuo padre. Sì, ancora un po' di brandy, Vernon... Ma quello lì...»
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Quello lì ha l'aria poco sana, è così piccolo. Succede anche con i cani. Il Colonnello Fubster l'anno scorso me ne ha annegato uno. Una speCie di topo, ecco cos'era. Debole. Malnutrito».
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Dipende tutto dal sangue, come dicevo l'altro giorno. Cattivo sangue non mente. Ora, non sto dicendo che la tua famiglia ha qualcosa che non va, Petunia» e batté sulla mano ossuta di Petunia con la sua, simile a un badile, «ma tua sorella era la mela marCia. Capita anche nelle migliori famiglie. Poi è scappata con un buono a nulla ed ecco il risultato».
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Harry fissò il piatto, uno strano ronzio nelle orecchie. Prendete la scopa per la coda con fermezza, pensò. Ma non riusCiva a ricordare cosa veniva dopo. La voce di zia Marge si faceva strada dentro di lui come uno dei trapani di zio Vernon.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Lui... non lavorava» disse zio Vernon, lanCiando a Harry un'occhiata obliqua. «Era disoccupato».
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   «Lo immaginavo!» disse zia Marge buttando giù una gran sorsata di brandy e asCiugandosi il mento con la manica. «Un fannullone, un mangiapane a ufo, uno sfaticato che...»
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   «No, Vernon» disse zia Marge. Le era venuto il singhiozzo. Tese una mano per interrompere il fratello, gli occhietti iniettati di sangue fissi su Harry. «Va' avanti, ragazzo, va' avanti. Sei fiero dei tuoi genitori, vero? Figurati, due che si ammazzano in un inCidente d'auto. Saranno stati ubriachi...»
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   «Non sono morti in un inCidente!» esclamò Harry scattando in piedi.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Sono morti in un inCidente, piccolo perfido bugiardo, e ti hanno scaricato come un fardello sulle spalle dei loro bravi, operosi parenti!» strillò zia Marge furiosa. «Sei un insolente, ingrato mocCioso...»
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Ma zia Marge all'improvviso tacque. Per un attimo, fu come se le mancassero le parole. Sembrava gonfia di una rabbia inesprimibile, una rabbia che continuava a premere, a premere da dentro. Il suo facCione rosso cominCiò ad allargarsi, i suoi occhietti presero a sporgere e la sua bocca si stirò a tal punto da impedirle di parlare. Un attimo dopo, parecchi bottoni saltarono dalla giacca di tweed e rimbalzarono sulle pareti. Si stava gonfiando come un pallone mostruoso, con lo stomaco che esplodeva dalla gonna di tweed e le dita simili a salsicce.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «MARGE!» gridarono zio Vernon e zia Petunia in coro, mentre il corpo di zia Marge cominCiava a sollevarsi dalla sedia e a librarsi verso il soffitto. Ormai era completamente rotonda, un'enorme boa di salvataggio con gli occhi porCini, e le mani e i piedi sporgevano in modo bizzarro mentre navigava a mezz'aria, con uno scoppiettio soffocato. Squarta entrò a sCivoloni, abbaiando furiosamente.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Harry scattò prima che qualcuno potesse fermarlo, diretto al ripostiglio del sottoscala. La porta si spalancò da sola per magia. In un attimo, trasCinò il suo baule verso la porta. Filò su per le scale e si gettò sotto il letto, strappò l'asse mobile e afferrò la federa che conteneva i libri e i regali di compleanno. StrisCiò fuori, prese la gabbia vuota di Edvige e si preCipitò di nuovo dabbasso, proprio mentre zio Vernon usCiva dalla sala da pranzo, la gamba del pantalone ridotta a brandelli sanguinolenti.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Ma Harry, preso da una rabbia incontenibile, apri con un calCio il baule, afferrò la bacchetta magica e la puntò su zio Vernon.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   E un attimo dopo era fuori, lungo la strada buia e tranquilla, trasCinando il baule, con la gabbia di Edvige sottobracCio.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Ma dopo dieCi minuti di solitudine totale nella stradetta buia, una nuova emozione lo travolse: il panico. Non si era mai trovato in un guaio peggiore, in tutti i sensi. Era solo, abbandonato nel cupo mondo Babbano, senza un posto dove andare. E, quel che era peggio, aveva appena praticato una vera magia, il che voleva dire che sarebbe stato quasi certamente espulso da Hogwarts. Aveva violato il Decreto per la Restrizione delle Arti Magiche tra i Minorenni con tanta evidenza che era sorpreso che gli emissari del Ministero della Magia non gli fossero già alle costole.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Non aveva nemmeno del denaro Babbano. C'erano alcune monete magiche in un sacchetto in fondo al baule, ma il resto della fortuna ereditata dai genitori era depositato in una camera blindata della Banca per Maghi Gringott a Londra. E non sarebbe mai riusCito a trasCinare il baule fino a Londra. A meno che...
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Guardò la bacchetta, che teneva ancora stretta in pugno. Se era già praticamente espulso (al pensiero il cuore gli batteva così forte da fargli male), un altro po' di magia non poteva guastare. Aveva il Mantello dell'Invisibilità ereditato da suo padre: e se avesse gettato un incantesimo sul baule per renderlo leggero come una piuma, lo avesse legato al manico di scopa, si fosse avvolto nel mantello e fosse volato fino a Londra? Così avrebbe potuto prelevare il resto del denaro dalla camera blindata e... cominCiare la sua vita di reietto. Era una prospettiva orribile, ma Harry non poteva restare li seduto per sempre, a meno di non voler spiegare a un poliziotto Babbano che cosa Ci faceva nel cuore della notte con un manico di scopa e un mucchio di libri d'incantesimi.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Avvertiva un curioso formicolio alla nuca: era come se qualcuno lo stesse osservando. Ma la strada pareva deserta, e le luCi erano tutte spente nelle grandi case squadrate.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Si chinò di nuovo sul baule, ma si rialzò quasi immediatamente e strinse più forte la bacchetta. Lo avvertiva, più che sentirlo con le orecchie: c'era qualcuno o qualcosa lì nello stretto passaggio tra il garage e la stacCionata alle sue spalle. Harry cercò di strizzare gli occhi per vedere meglio. Se solo la cosa si fosse mossa, avrebbe scoperto se si trattava di un gatto randagio o di qualcos'altro.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Lumos» mormorò Harry, e una luce abbagliante apparve sulla punta della bacchetta. La tenne alta sopra la testa, e l'intonaco incrostato di ghiaino del numero 2 all'improvviso prese a brillare; la porta del garage sCintillò e Harry scorse distintamente il vasto profilo di qualcosa di molto grosso, dagli enormi occhi lucenti...
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Harry fece un passo indietro, inCiampò nel baule e cadde. La bacchetta gli sfuggì di mano mentre Harry allungava un bracCio per attutire la caduta. Il ragazzo atterrò bruscamente nel canaletto di scolo...
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Con un grido, rotolò sul marCiapiedi, appena in tempo. Un attimo dopo, un gigantesco paio di ruote sovrastate da due enormi fanali frenava bruscamente a pochi centimetri da lui. Come Harry poté constatare, il tutto apparteneva a un autobus a tre piani di un viola intenso, apparso dal nulla. Le lettere d'oro sul parabrezza dicevano: Il Nottetempo.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Il bigliettaio s'interruppe alla vista di Harry, che era ancora seduto per terra. Harry afferrò la bacchetta e si rialzò. Visto da viCino, Stan Picchetto sembrava poco più grande di lui: aveva diCiotto, diCiannove anni al massimo, con grandi orecchie a sventola e un bel po' di brufoli.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Che Ci fai lì per terra?» domandò Stan, abbandonando il tono professionale.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Non l'ho fatto apposta» rispose Harry seccato. Aveva i jeans strappati al ginocchio, e la mano che aveva gettato indietro per frenare la caduta sanguinava. All'improvviso gli venne in mente perché era caduto, e si voltò rapido a guardare il passaggio tra il garage e la stacCionata. I fari del Nottetempo lo inondavano di luce, ed era vuoto.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Guardò Stan, che lo fissava a bocca aperta. A disagio, Harry vide lo sguardo di Stan posarsi sulla Cicatrice che aveva sulla fronte.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Niente» rispose rapido Harry schiacCiandosi i capelli sulla Cicatrice. Se il Ministero della Magia lo stava cercando, non voleva certo faCilitargli il compito.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Neville PaCiock» disse Harry sparando il primo nome che gli venne in mente. «Allora... questo autobus» riprese in fretta, sperando di distrarre Stan, «hai detto che va dappertutto?»
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Orpo!» disse Stan tutto fiero. «Dove ti pare, finché c'è strada. Sott'acqua però no che non Ci va. Ehi» disse, di nuovo sospettoso, «Ci hai fermato, eh? Hai messo fuori la bacchetta, vero?»
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «UndiCi falCi» rispose Stan, «ma per trediCi ti diamo anche una Cioccolata bella fumante, e per quindiCi una borsa dell'acqua calda e uno spazzolino da denti, del colore che vuoi, eh».
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Dentro non c'erano i sedili; al loro posto, una mezza dozzina di letti, viCini ai finestrini chiusi da tende. Accanto a ogni letto c'era una candela accesa in un candeliere, che illuminava il rivestimento a pannelli di legno della carrozza. In fondo al pullman, un piccolo mago con un berretto da notte mormorò: «Non ora, grazie, sto mettendo le lumache in salamoia» e si rigirò nel sonno.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Puoi metterti qui» sussurrò Stan spingendo il baule di Harry sotto il letto dietro il conducente, seduto in poltrona al volante. «Questo è il nostro autista, Ernie Urto. Questo è Neville PaCiock, Ern».
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «DiamoCi una mossa, Ern» disse Stan prendendo posto nella poltrona accanto a quella di Ernie.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Si udi un altro terribile BANG, e un attimo dopo Harry si trovò lungo disteso sul letto, sbalzato all'indietro dalla veloCità del Nottetempo. Si raddrizzò, guardò fuori dal finestrino e vide che sfrecCiavano lungo una strada del tutto nuova. Stan osservò divertito l'espressione stupefatta di Harry.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «È qui che eravamo quando Ci hai chiamati» spiegò. «Dov'è che siamo, Ern? In Galles?»
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Figurati!» disse Stan sprezzante. «Non Ci sentono e non Ci vedono. Non si accorgono mai di nulla, quelli».
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Stan superò il letto di Harry e scomparve su per una scaletta di legno. Harry guardò ancora fuori dal finestrino, sempre più nervoso. Pareva che Ernie non avesse idea di come si usa un volante. Il Nottetempo continuava a salire sobbalzando sul marCiapiede, ma non urtava nulla: file di lampioni, cassette delle lettere e bidoni si ritraevano al suo passaggio e tornavano al loro posto subito dopo.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «EccoCi, Madama Palude» disse Stan allegramente, mentre Ern frenava di colpo e i letti sCivolavano in avanti. Madama Palude si portò un fazzoletto alla bocca e scese i gradini barcollando. Stan le lanCiò la borsa e richiuse la portiera; Ci fu un altro BANG assordante, ed eccoli avanzare rombando lungo una stretta stradina di campagna, con gli alberi che si toglievano di torno a balzi.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Harry non sarebbe riusCito a dormire nemmeno se fosse stato a bordo di un autobus che non faceva bang e non andava a centoCinquanta all'ora. Senti una stretta allo stomaco mentre tornava a riflettere su quello che lo aspettava e a chiedersi se i Dursley erano riusCiti a far scendere zia Marge dal soffitto.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   BLACK ANCORA LATITANTE
Sirius Black, probabilmente il più efferato criminale mai rinchiuso nella fortezza di Azkaban, è ancora in libertà, come ha confermato oggi il Ministero della Magia.
«Stiamo facendo tutto il possibile per riacCiuffare Black» ha dichiarato stamane il Ministro della Magia, Cornelius Caramell, «e chiediamo alla comunità magica di mantenere la calma».
Caramell è stato criticato da alcuni membri della Federazione Internazionale dei Maghi per aver informato il Primo Ministro Babbano della fuga di Black.
«Ho dovuto farlo» ha ribattuto Caramell, seccato. «Black è pazzo. È un pericolo per chiunque lo incontri, mago o Babbano. Il Primo Ministro mi ha personalmente garantito che non svelerà a nessuno la vera identità di Black. E poi, diCiamocelo, chi gli crederebbe se lo facesse?»
Mentre tra i Babbani è stata diffusa la notizia che Black è armato di pistola (una speCie di bacchetta magica di metallo che i Babbani usano per ucCidersi a vicenda), la comunità magica vive nel terrore di una strage come quella di dodiCi anni fa, quando Black ucCise trediCi persone con un solo incantesimo».

Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Ha ucCiso trediCi persone?» chiese Harry restituendo la pagina a Stan. «Con un solo incantesimo?»
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Sì» disse Stan, «in mezzo alla folla. In pieno giorno, sì sì. Bel pasticCio, vero, Ern?»
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Sì sì» disse Stan senza smettere di massaggiarsi il petto. «Sì, proprio così. Molto viCino a TuSaiChi, dicono. Ma quando il piccolo Harry Potter ha dato una bella lezione a TuSaiChi...»
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «... hanno beccato tutti quelli che stavano con TuSaiChi, vero, Ern? Molti hanno capito che era finita, senza più TuSaiChi, e si sono calmati. Ma Sirius Black no. Dicono che credeva di essere il bracCio destro di TuSaiChi. Comunque, hanno Circondato Black in una via piena di Babbani; lui ha tirato fuori la bacchetta e ha fatto saltare tutta la via, e così Ci ha rimesso la pelle un mago più una dozzina di Babbani che passavano di lì. Ti rendi conto? E lo sai che cos'ha fatto dopo, Black?» continuò Stan in un sussurro.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «E adesso è fuori» disse Stan tornando a osservare la foto della facCia scavata di Black sul giornale. «Nessuno era mai scappato da Azkaban, vero Ern? Chissà come ha fatto. Spaventoso, eh? Voglio dire, contro le guardie di Azkaban dev'essere stata una bella fatica, eh, Ern?»
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Parliamo di qualcos'altro, Stan, da bravo. Quelle guardie di Azkaban mi fanno venire il mal di panCia solo a pensarCi».
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Stan, riluttante, ripiegò il giornale e Harry appoggiò la fronte al finestrino del Nottetempo. Si sentiva malissimo. Non riusCiva a immaginare che cosa avrebbe raccontato Stan ai passeggeri di lì a qualche notte.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Lui, Harry, aveva infranto la legge dei maghi proprio come Sirius Black. Gonfiare zia Marge era così grave da farlo finire ad Azkaban? Harry non sapeva nulla della prigione dei maghi, anche se ne parlavano tutti con autentico terrore. Hagrid, il guardiacacCia di Hogwarts, Ci aveva trascorso due mesi solo l'anno prima. Harry non avrebbe dimenticato faCilmente la paura sul viso di Hagrid quando gli avevano detto dove l'avrebbero portato, e Hagrid era una delle persone più coraggiose che Harry conoscesse.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Il Nottetempo viaggiava nell'oscurità, mettendo in fuga parchimetri e cespugli, alberi e cabine del telefono, e Harry, disteso sul materasso di piume nell'oscurità, si sentiva irrequieto e abbattuto. Dopo un po', Stan si ricordò che Harry aveva pagato la Cioccolata calda, ma gliela versò tutta sul cusCino mentre il bus si trasferiva bruscamente da Anglesea ad Aberdeen. Uno alla volta, maghi e streghe in vestaglia e Ciabatte vennero giù dai piani superiori per scendere dall'autobus. Sembravano tutti molto feliCi di farlo.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Ed eccoli sfrecCiare lungo Charing Cross Road. Harry si rizzò a sedere e osservò gli edifiCi e le panchine che si ritraevano dal percorso del Nottetempo. Il Cielo impallidiva lentamente. Harry rifletté sul da farsi: stare
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Ern schiacCiò il freno e il Nottetempo si arrestò davanti a un piccolo pub dall'aria squallida, il Paiolo magico, dietro il quale c'era l'ingresso segreto a Diagon Alley.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Ma Stan era distratto. In piedi viCino alla portiera, scrutava il buio ingresso del Paiolo magico.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Come l'ha chiamato Neville, Ministro?» domandò, ecCitato.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Neville?» ripeté acCigliato. «Questo è Harry Potter».
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Lo sapevo!» strillò Stan giulivo. «Ern! Ern! Indovina chi è il nostro Neville, Ern! E Harry Potter, si sì! Ha la Cicatrice!»
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Sì» disse Caramell asCiutto, «e sono molto contento che il Nottetempo abbia dato un passaggio a Harry, ma io e lui ora dobbiamo entrare al Paiolo magico...»
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Alle loro spalle si sentì un rumore di cose trasCinate e una serie di sbuffi, e apparvero Ern e Stan con il baule di Harry e la gabbia di Edvige. I due si guardarono intorno ecCitati.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Orpo, perché non ce l'hai detto subito chi eri, Neville?» chiese Stan sorridendo, mentre la facCia gufesca di Ernie spiava curiosa da sopra la sua spalla.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Caramell guidò Harry lungo lo stretto corridoio, e seguendo la lanterna si ritrovarono in un salottino. Tom schioccò le dita, il fuoco si accese nella stufa, e l'oste usCi con un profondo inchino.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Siediti, Harry» disse Caramell indicando una sedia viCino al fuoco.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Harry sedette, con la pelle d'oca sulle bracCia nonostante il calore. Caramell si sfilò il mantello gessato e lo gettò da una parte, poi si tirò su i pantaloni del completo verde bottiglia e si sedette davanti a Harry.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Harry lo sapeva già, naturalmente: aveva già visto Caramell una volta, ma siccome in quella Circostanza indossava il Mantello dell'Invisibilità di suo padre, Caramell non poteva e non doveva saperlo.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Tom ricomparve con un grembiule infilato sulla camiCia da notte: portava un vassoio con tè e tartine. Lo posò sul tavolo tra Caramell e Harry e uscì dal salottino, richiudendosi la porta alle spalle.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Bene, Harry» disse Caramell versando il tè, «Ci hai fatto prendere un bello spavento, lo ammetto. Scappare così da casa dei tuoi zii! CominCiavo a pensare... ma sei sano e salvo, e questa è la cosa importante».
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Mangia, Harry, sembri un fantasma. Allora... ti farà piacere sapere che abbiamo risolto l'incresCioso gonfiore della signora Marge Dursley. Due membri del Dipartimento di Cancellazione della Magia AcCidentale sono stati mandati a Privet Drive qualche ora fa. La signora Dursley è stata bucata e la sua memoria è stata modificata. Non ricorda nulla dell'inCidente. È tutto, ed è finita bene».
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Caramell sorrise a Harry sopra l'orlo della tazza di tè, come uno zio che osservi il nipote preferito. Harry, che non credeva alle sue orecchie, aprì la bocca, non riuscì a pensare a niente di sensato da dire e la richiuse.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Harry finalmente riuscì a parlare.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Quindi» riprese Caramell imburrandosi un'altra tartina, «resta da deCidere dove passerai le ultime tre settimane di vacanza. Il mio suggerimento è che tu prenda una stanza qui al Paiolo magico e...»
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Oh, caro ragazzo, non vogliamo certo punirti per una cosetta del genere!» esclamò Caramell, agitando impaziente la tartina. «È stato un inCidente! Nessuno finisce ad Azkaban solo per aver gonfiato una zia!»
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Ma Ciò non collimava affatto con i precedenti di Harry con il Ministero della Magia.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «L'anno scorso ho ricevuto un'ammonizione uffiCiale solo perché un elfo domestico ha spiacCicato una torta in casa di mio zio!» disse a Caramell. acCigliato. «Il Ministero della Magia ha detto che sarei stato espulso da Hogwarts se avessi praticato un altro incantesimo laggiù!»
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   A meno che i suoi occhi non lo ingannassero, Harry notò che Caramell assumeva all'improvviso un'aria Circospetta.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Le Circostanze cambiano, Harry... dobbiamo tener conto... nel clima attuale... non vuoi essere espulso, vero?»
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Caramell uscì dal salottino mentre Harry lo fissava stupito. Stava succedendo qualcosa di molto strano. Perché Caramell lo aveva atteso al Paiolo magico, se non per punirlo? E ora che Ci pensava, era normale che il Ministro della Magia in persona si occupasse di incantesimi di minorenni?
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   te le sere prima che facCia buio. Sono certo che capirai. Tom ti terrà d'occhio per conto mio».
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Allora, arrivederCi».
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   E con un ultimo sorriso e un'ultima stretta di mano, Caramell uscì dalla stanza. Tom si avviCinò con un ampio sorriso.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Harry seguì Tom su per una bella scala di legno fino a una porta con il numero 11 in Cifre d'ottone. Tom l'aprì con la chiave.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Dentro c'erano un letto dall'aria molto comoda, mobili di querCia luCidissimi, un fuoco che scoppiettava allegramente e, appollaiata in Cima all'armadio...
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   La Civetta candida fece schioccare il becco e volò sulla spalla di Harry.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Gran bella Civetta» disse Tom ridendo. «È arrivata Cinque minuti prima di lei. Se ha bisogno di qualcosa, signor Potter, non esiti a chiederla».
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Harry rimase seduto a lungo sul letto, accarezzando Edvige con aria assente. Il Cielo oltre il vetro mutò rapidamente da un blu intenso e vellutato a un freddo grigio acCiaio e poi, piano piano, si fece rosa e oro. Harry non riusCiva a credere di aver lasCiato Privet Drive solo poche ore prima, di non essere stato espulso e di avere davanti a sé due intere settimane lonta-no dai Dursley.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   E senza nemmeno togliersi gli occhiali, sprofondò nel cusCino e si addormentò.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Harry Ci mise diversi giorni ad abituarsi alla nuova, strana libertà. Prima di allora non aveva mai potuto alzarsi quando voleva o mangiare quello che gli andava. Poteva perfino andare dove gli pareva, purché rimanesse a Diagon Alley; e dal momento che sulla lunga via acCiottolata si affacCiavano uno accanto all'altro i negozi di magia più affasCinanti del mondo, Harry non provò il desiderio di mancare alla parola data a Caramell e di addentrarsi nel mondo Babbano.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Harry faceva colazione ogni mattina al Paiolo magico, osservando gli altri ospiti: buffe streghette di campagna, in Città per un giorno di shopping; maghi dall'aspetto venerabile che discutevano l'ultimo articolo su Trasfigurazione Oggi; stregoni dall'aria selvatica, nani rauchi e una volta perfino una fattucchiera, che ordinò un piatto di fegato crudo parlando attraverso un pesante passamontagna di lana.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   non permetterò a nessuno dei ragazzi di usCire da solo finché quello non torna al sicuro ad Azkaban»). Harry non doveva più fare i compiti sotto le coperte alla luce della torCia; ora poteva sedersi alla luce del sole, fuori dalla Gelateria Florian di Florian FortebracCio, a finire i compiti, e a volte gli dava una mano Florian FortebracCio in persona, che, oltre a sapere un sacco di cose sui roghi di streghe nel Medioevo, gli serviva un gelato gratis ogni mezz'ora.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Dopo aver riempito la borsa di galeoni d'oro, falCi d'argento e zellini di bronzo ritirati dalla sua camera blindata alla Gringott, Harry dovette eserCitare un notevole autocontrollo per non spendere tutto in una volta. Solo continuando a ripetersi che lo aspettavano ancora Cinque anni a Hogwarts, e quanto sgradevole sarebbe stato dover chiedere ai Dursley il denaro per i libri di incantesimi, riuscì a trattenersi dal comprare un magnifico set di Gobbiglie d'oro massicCio (un gioco magico simile alle biglie, in cui le sferette spruzzavano un liquido puzzolente sulla facCia dell'avversario quando perdeva un punto). Fu tremendamente tentato anche dal perfetto, commovente modellino della galassia in una grande sfera di vetro, che gli sarebbe servito per non dover seguire più nemmeno una lezione di Astronomia. Ma la cosa che più mise alla prova la fermezza di Harry comparve nel suo negozio preferito, Accessori di Prima Qualità per il Quidditch, una settimana dopo il suo arrivo al Paiolo magico.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Curioso di scoprire che cosa attirasse la folla nel negozio, Harry riuscì a sgusCiare dentro e si infilò tra le streghe e i maghi ecCitati, finché non riuscì a scorgere un espositore nuovo di zecca nel quale troneggiava il manico di scopa più bello che avesse mai visto.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «È appena usCito... è un prototipo...» disse un mago dalla mascella volitiva rivolto al suo viCino.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «È la scopa più veloce del mondo, vero, papà?» strillò un ragazzino più piccolo di Harry, strattonando il bracCio del padre.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Una grassa strega davanti a Harry si spostò, e così lui riuscì a leggere il cartello appeso sotto il manico di scopa:
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   FIREBOLT
Questa scopa da corsa all'avanguardia è fornita di un raffinato, aerodinamico manico di frassino, trattato con vernice adamantina e numerato a mano. I ramoscelli di betulla che formano la coda, selezionati uno per uno, sono stati sfrondati e lavorati fino a raggiungere un perfetto design per offrire alla Firebolt un ineguagliabile equilibrio e una preCisione millimetrica. La Firebolt ha un'accelerazione da 0 a 250 km orari in dieCi secondi. In dotazione un Incantesimo Frenante indistruttibile.
Prezzo su richiesta.

Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Harry dovette comunque fare degli acquisti. Andò in farmaCia a rifornire le scorte di ingredienti per pozioni, e dal momento che la sua divisa ormai si era accorCiata parecchio, andò da Madama McClan: Abiti per tutte le occasioni e ne scelse una nuova. Ma soprattutto dovette comprare i libri, compresi quelli per le due nuove materie, Cura delle Creature Magiche e Divinazione.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   In libreria Harry ebbe una sorpresa. Invece della solita bella mostra di libri di incantesimi grandi come mattonelle con le scritte in oro, in vetrina c'era una grande gabbia di legno che conteneva un centinaio di copie del Libro Mostro dei Mostri. Pagine strappate volavano dappertutto mentre i libri si azzuffavano fra loro, allacCiati in furiosi combattimenti di lotta libera, schioccando aggressivi.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Harry estrasse la lista dei libri dalla tasca e la lesse per la prima volta. Il Libro Mostro dei Mostri era nell'elenco come volume di testo per Cura delle Creature Magiche. Ora Harry capiva perché Hagrid aveva scritto che si sarebbe rivelato utile. Si sentì sollevato: allora Hagrid non aveva bisogno d'aiuto con qualche nuovo cucCiolo terrificante.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Hogwarts?» gli chiese a bruCiapelo. «Sei venuto a comprare i libri nuovi?»
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Davvero?» Sul viso del libraio apparve un'espressione di enorme sollievo. «Grazie al Cielo. Mi hanno già morsicato Cinque volte stamattina...»
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Basta! Basta!» gridò il libraio infilando il bastone tra le sbarre e dividendo i libri con un colpo deCiso. «Non li terrò mai più, mai più! È un manicomio! Credevo che avessimo toccato il fondo quando abbiamo comprato duecento copie del Libro Invisibile dell'Invisibilità: Ci sono costate una fortuna e non le abbiamo mai trovate... be'... ti serve altro?»
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Ah, quest'anno cominCi Divinazione, eh?» disse il libraio, sfilandosi i guanti e guidando Harry nel retrobottega, dove c'era un angolo dedicato alla lettura del futuro. Un tavolino era carico di libri come Prevedere l'Imprevedibile: Proteggetevi dai Traumi e Sfere Infrante: Quando le Sorti si rovesCiano.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   DieCi minuti più tardi Harry uscì dal Ghirigoro con i libri nuovi sotto il bracCio e fece ritorno al Paiolo magico. Camminava come in trance e urtò parecchie persone.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Salì le scale fino alla sua camera, entrò e fece sCivolare i libri sul letto. Qualcuno era venuto a riordinare; le finestre erano aperte e il sole entrava a fiotti. Harry sentiva gli autobus sfrecCiare lungo la strada Babbana alle sue spalle, e il rumore della folla invisibile di sotto, lungo Diagon Alley. Vide il proprio riflesso nello specchio sopra il lavandino.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Mentre i giorni passavano, Harry prese a cercare Ron o Hermione dappertutto. Molti studenti di Hogwarts arrivavano a Diagon Alley, con l'inizio della scuola ormai cosi viCino. Harry incontrò Seamus Finnigan e Dean Thomas, due del Grifondoro, da Accessori di Prima Qualità per il Quidditch, dove anche loro occhieggiavano la Firebolt; e fuori dal Ghirigoro incroCiò Neville PaCiock, un ragazzino tondo e distratto. Harry non si fermò a chiacchierare: Neville a quanto pareva aveva perso la lista dei libri e sua nonna, una vecchietta terribile, lo stava sgridando.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Erano lì tutti e due, seduti a un tavolino della gelateria di Florian FortebracCio. Ron era incredibilmente lentigginoso, Hermione molto abbronzata, e tutti e due lo salutavano freneticamente con la mano.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Finalmente!» disse Ron, sorridendo a Harry che prendeva posto al loro tavolo. «Siamo andati al Paiolo magico, ma Ci hanno detto che eri usCito, e poi al Ghirigoro, e da Madama McClan, e...»
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Anch'io» ammise Harry. «A parte l'espulsione, credevo che mi avrebbero arrestato». Guardò Ron. «Tuo padre non sa perché Caramell mi ha lasCiato andare?»
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Probabilmente perché sei tu, no?» disse Ron scrollando le spalle, con un'ultima risatina. «Il famoso Harry Potter eccetera eccetera. Preferisco non sapere che cosa farebbe a me il Ministero se gonfiassi una zia. Comunque dovrebbero prima tirarmi fuori dalla fossa, perché mamma mi ucCiderebbe di sicuro. Puoi sempre chiederlo direttamente a papà stasera. Anche noi dormiamo al Paiolo magico! Cosi domattina possiamo andare insieme a King's Cross! E c'è anche Hermione!»
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Guarda un po'» disse Ron. Estrasse da una borsa una lunga scatola piatta e l'aprì. «Bacchetta nuova di zecca. QuattordiCi polliCi, legno di salice, con un crine di coda di unicorno incorporato. E abbiamo tutti i libri» disse indicando una grossa borsa sotto la sedia. «Forti, quei Libri Mostri, eh? Il commesso si è quasi messo a piangere quando gli abbiamo detto che ne volevamo due».
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Ma sarà affasCinante studiarli dal punto di vista dei maghi» disse Hermione entusiasta.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Ho ancora dieCi galeoni» disse controllando il portafogli. «Fra poco è il
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   mio compleanno, e mamma e papà mi hanno dato dei soldi perché mi comprassi un regalo in antiCipo».
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Crosta era più magro del solito, e i baffi gli ricadevano flosCi.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Due enormi rospi violetti dall'aria bavosa si stavano facendo una scorpacCiata di tafani morti. Una tartaruga gigante con il carapace tempestato di pietre preziose lucCicava viCino alla finestra. Parecchie lumache velenose di color aranCione strisCiavano lente su per la parete del loro terrario di vetro, e un grasso coniglio bianco continuava a trasformarsi in un cappello a Cilindro e poi di nuovo in coniglio, accompagnando ogni metamorfosi con uno schiocco secco. Poi c'erano gatti di tutti i colori, una rumorosa gabbia di corvi, un cestino di buffe palle di pelo color crema che ronzavano forte e, sul bancone, una grande gabbia piena di lustri topi neri che giocavano a saltare la corda con le lunghe code pelate.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Il mago del tritone a due code uscì e Ron si avviCinò al bancone.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Ron prese Crosta dalla tasca interna della giacca e lo posò viCino alla gabbia dei topi, che smisero di saltare e si affollarono contro la rete per ve
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Come quasi tutte le cose di Ron, il topo Crosta era di seconda mano (prima era appartenuto al fratello di Ron, Percy) e un po' sCiupato. ViCino ai luCidi topi della gabbia, sembrava particolarmente abbacchiato.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Che poteri ha?» chiese la strega osservando Crosta da viCino.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Ehm...» disse Ron. La verità era che Crosta non aveva mai mostrato la minima tracCia di qualche potere interessante. La strega spostò lo sguardo dall'orecchio sinistro del topo, che era tutto smozzicato, alla zampa anteriore, a cui mancava un dito, e fece un verso di disapprovazione.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Un topo ordinario, comune o da giardino come questo non può vìvere più di tre anni» disse la strega. «Se cerchi qualcosa che si consumi di meno, forse ti potrebbe andar bene uno di questi...» e indicò i topi neri, che subito ricominCiarono a saltare.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Be', se invece non vuoi sostituirlo, puoi provare con questo SCiroppo Ratto» disse la strega estraendo una bottiglietta rossa da sotto il banco.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Ron barcollò. Dalla sommità della gabbia più alta qualcosa di grosso e aranCione era piombato sulla sua testa, per poi lanCiarsi verso Crosta, soffiando furiosamente.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Impiegarono quasi dieCi minuti per riprendere Crosta, che si era rifugiato sotto un cestino della carta stracCia davanti ad Accessori di Prima Qualità per il Quidditch. Ron si ficcò in tasca il topo tremante e si alzò massaggiandosi la testa.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Questione di gusti, pensò Harry. Il gatto aveva un bel pelo fulvo e soffice, ma le zampe erano deCisamente storte e il muso era imbronCiato e un po' schiacCiato, come se il suo proprietario si fosse schiantato contro un muro. Ora che Crosta non era in vista, comunque, il gatto faceva le fusa soddisfatto tra le bracCia di Hermione.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «A proposito, hai dimenticato lo SCiroppo Ratto» disse Hermione, e porse a Ron la bottiglietta rossa. «Smettila di preoccuparti. Grattastinchi starà nel mio dormitorio e Crosta nel tuo, dov'è il problema? Povero Grattastinchi, la strega ha detto che ce l'aveva in negozio da un secolo, nessuno lo voleva».
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «No» rispose il signor Weasley in tono molto serio. «Al Ministero Ci hanno dispensato dagli incarichi ordinari per concentrarCi tutti sulle ricerche, ma finora non abbiamo avuto fortuna».
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Non essere ridicolo, Ron» disse il signor Weasley, che da viCino appariva molto stanco e teso. «Black non si farà prendere da un mago di trediCi anni. Saranno le guardie di Azkaban a riacCiuffarlo, vedrete».
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   In quel momento entrò la signora Weasley, carica di borse e sacchetti, seguita dai gemelli, Fred e George, che stavano per cominCiare il quinto anno a Hogwarts, dal neoeletto Caposcuola, Percy, e dalla più piccola della
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Ginny, che aveva da sempre una grande passione per Harry, fu ancora più imbarazzata del solito quando lo vide, probabilmente perché lui le aveva salvato la vita l'anno prima a Hogwarts. Diventò tutta rossa e mormorò 'Ciao' senza guardarlo. Percy, invece, gli tese la mano con solennità, come se lui e Harry non si conoscessero, e disse:
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Ciao, Percy» replicò Harry cercando di non ridere.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Non ne dubito» disse la signora Weasley, improvvisamente acCigliata. «Voi due non siete diventati Prefetti, a quanto ne so».
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Abbiamo cercato di chiuderlo in una piramide» disse a Harry. «Ma la mamma Ci ha scoperti».
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   La cena fu molto piacevole. Tom l'oste unì tre tavoli nel salottino e i sette Weasley, Harry e Hermione consumarono insieme Cinque deliziose portate.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Come facCiamo ad andare a King's Cross domattina, papà?» chiese Fred mentre attaccavano un sontuoso budino al Cioccolato.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Il Ministero Ci presta un paio di macchine» disse il signor Weasley.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «È per te, Perce» disse George serissimo. «E Ci saranno tante bandierine sul cofano, con scritto sopra G.Z....»
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Perché il Ministero Ci dà le macchine, papà?» chiese di nuovo Percy in tono austero.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Be', siccome noi non ce l'abbiamo più...» spiegò il signor Weasley, «e visto che lavoro per loro, Ci fanno questo piacere...»
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   «Sarà meglio che tu vada a fare i bagagli come si deve, Ron, perché domattina non avremo molto tempo» disse la signora Weasley. Ron lanCiò un'occhiata torva a Percy.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Dopo cena tutti erano sazi e sonnolenti. Uno dopo l'altro, salirono nelle loro camere a controllare che tutto fosse in ordine per il giorno dopo. Ron e Percy dormivano nella stanza accanto a quella di Harry. Quest'ultimo aveva appena chiuso a chiave il suo baule quando sentì un'esplosione di voCi dall'altra parte della parete. Incuriosito, andò a vedere che cosa succedeva.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Era qui, sul comodino, l'ho tirato fuori per luCidarlo...»
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Anche lo SCiroppo Ratto di Crosta» disse Ron, lanCiando una serie di oggetti fuori dal suo baule. «Forse l'ho lasCiato giù al bar...»
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Era a metà del corridoio verso il bar, a quell'ora molto buio, quando sentì altre due voCi conCitate provenire dal salottino. Un attimo dopo, le riconobbe: erano quelle dei signori Weasley. Esitò: non voleva che lo scoprissero ad ascoltarli mentre litigavano. Ma quando sentì pronunCiare il suo nome si fermò e si avviCinò alla porta.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «...non ha senso non dirglielo» stava dicendo il signor Weasley in tono accalorato. «Harry ha il diritto di sapere. Ho cercato di spiegarlo a Caramell, ma lui insiste nel trattare Harry come un bambino... ha trediCi anni e...»
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Arthur, la verità lo spaventerebbe troppo!» disse la signora Weasley con voce acuta. «Vuoi davvero che torni a scuola con un peso del genere? Per l'amor del Cielo, può essere solo felice di non saperlo!»
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Non voglio spaventarlo, voglio metterlo in guardia!» ribatté il signor Weasley. «Lo sai come sono fatti Harry e Ron, sempre in giro per conto loro: sono entrati due volte nella foresta proibita! Ma Harry quest'anno non deve farlo assolutamente! Quando penso a cosa gli sarebbe potuto succedere la notte che è scappato di casa! Se il Nottetempo non gli avesse dato un passaggio, scommetto che sarebbe stato ucCiso prima che il Ministero lo ritrovasse».
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Molly, dicono che Sirius Black è pazzo, e forse lo è, ma è stato abbastanza furbo da fuggire da Azkaban, e questo dovrebbe essere impossibile. Sono passate tre settimane e nessuno ne ha visto l'ombra, e non mi importa quello che Caramell continua a ripetere alla Gazzetta del Profeta, non siamo più viCini alla cattura di Black che all'invenzione delle bacchette autoincantanti. La sola cosa che sappiamo per certo è Ciò che Black sta cercando...»
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Credevamo che Azkaban fosse un posto assolutamente sicuro. Se Black è riusCito a fuggire da Azkaban, può anche penetrare a Hogwarts...»
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Molly, quante volte te lo devo ripetere? Non era scritto sui giornali perché Caramell ha voluto che non si sapesse, ma Caramell è andato ad Azkaban la notte della fuga di Black. Le guardie gli hanno detto che Black negli ultimi giorni parlava nel sonno. Diceva sempre le stesse cose... 'è a Hogwarts... è a Hogwarts...' Black è incontrollabile, Molly, e vuole Harry morto. Secondo me, è convinto che l'assassinio di Harry riporterà al potere TuSaiChi. Black ha perso tutto la notte in cui Harry ha fermato TuSaiChi, e ha avuto dodiCi anni di solitudine ad Azkaban per meditarCi sopra...»
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   Cadde il silenzio. Harry si avviCinò alla porta, ansioso di saperne di più.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «A Silente le guardie di Azkaban non piacCiono» disse il signor Weasley. «E nemmeno a me, se è per quello... ma quando si ha a che fare con un mago come Black, a volte bisogna allearsi con forze da cui sarebbe meglio tenersi lontano».
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Lo SCiroppo Ratto era sotto il tavolo della cena. Harry attese finché non sentì chiudersi la porta della camera dei Weasley, poi prese il flaconCino e andò di sopra.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Harry rimase disteso ad ascoltare le grida soffocate nella camera accanto e a chiedersi perché si sentisse così poco spaventato. Sirius Black aveva ucCiso trediCi persone con un solo incantesimo; i Weasley erano convinti che Harry sarebbe stato preso dal panico se avesse saputo la verità. Ma Harry era d'accordo con la signora Weasley, il posto più sicuro del mondo era quello dove si trovava Albus Silente; non dicevano tutti che Silente era l'unica persona di cui Voldemort avesse mai avuto paura? Di sicuro Black, il bracCio destro di Voldemort, lo temeva allo stesso modo.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   E poi c'erano le guardie di Azkaban, di cui tutti parlavano. Pareva potessero far impazzire la gente di paura, e se si piazzavano attorno alla scuola, le probabilità che Black riusCisse a entrare sembravano molto remote.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Fissò imbronCiato il soffitto buio. Credevano che non sapesse badare a se stesso? Era sfuggito tre volte a Voldemort, quindi non era proprio una frana...
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Nessuno sta per ucCidermi» disse Harry ad alta voce.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Prima saliamo sul treno meglio è» disse. «Almeno a Hogwarts riusCirò a stare alla larga da Percy. Ora mi accusa di aver versato il tè sulla sua foto di Penelope Light. Sai» Ron fece una smorfia, «la sua fidanzata. Si è nascosta sotto la cornice perché ha il naso tutto a macchie...»
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Scesero per la colazione. Il signor Weasley leggeva acCigliato la prima pagina della Gazzetta del Profeta e la signora Weasley raccontava a Ginny e a Hermione di un Filtro d'Amore che aveva preparato da ragazza. Avevano tutte e tre la ridarella.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Harry non riuscì a parlare con Ron né con Hermione nel caos della partenza: furono troppo occupati a trasCinare tutti i loro bauli giù per la stretta scala del Paiolo magico e accatastarli viCino alla porta, con Edvige e Hermes, il gufo di Percy, in Cima al tutto nelle loro gabbie. Un cestino di vimini viCino al mucchio di bauli sputacchiava rumorosamente.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Va tutto bene, Grattastinchi» lo blandì Hermione attraverso i vimini. «Ti farò usCire sul treno».
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Il signor Weasley, che era usCito ad aspettare le auto del Ministero, infilò dentro la testa.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Il signor Weasley scortò Harry verso la prima delle due auto fuori moda verde scuro, Ciascuna delle quali aveva al volante un mago dall'aria furtiva in uniforme di velluto verde smeraldo.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Il viaggio fino a King's Cross fu molto tranquillo in confronto alla gita di Harry sul Nottetempo. Le auto del Ministero della Magia sembravano quasi normali, anche se Harry notò che sgusCiavano nel traffico come la macchina nuova della ditta di zio Vernon non sarebbe mai riusCita a fare. Raggiunsero King's Cross con venti minuti di antiCipo; gli autisti del Ministero trovarono dei carrelli, scaricarono i bauli, salutarono il signor Weasley sfiorandosi il berretto e ripartirono, riuscendo misteriosamente a scattare in testa a una fila di macchine ferme ai semafori.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Il signor Weasley puntò verso la barriera che separava i binari nove e dieCi, spingendo il carrello di Harry, apparentemente molto interessato all'InterCity 125 che era appena arrivato al binario nove. Con un'occhiata eloquente a Harry, si appoggiò in maniera casuale alla barriera. Harry lo imitò.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Ah, ecco Penelope!» disse Percy, lisCiandosi i capelli e diventando tutto rosa. Ginny intercettò lo sguardo di Harry ed entrambi si voltarono per nascondere le risate mentre Percy avanzava verso una ragazza dai lunghi capelli ricCi, camminando col petto così in fuori che nessuno avrebbe potuto ignorare il distintivo splendente.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   La signora Weasley baCiò tutti i suoi figli, poi Hermione e alla fine Harry, che fu un po' imbarazzato ma anche contento quando la mamma di Ron lo strinse in un abbracCio supplementare.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Farai attenzione, vero, Harry?» gli disse cercando di ricomporsi, con gli occhi stranamente luCidi. Poi aprì la capace borsetta e disse: «Ho preparato i sandwich per tutti... tieni, Ron... no, non è carne secca... Fred? Dov'è Fred? Eccoti qui, caro...»
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   SCivolò dietro una colonna, e Harry lo seguì, lasCiando gli altri attorno alla signora Weasley.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Il signor Weasley si ritrasse sentendo pronunCiare quel nome, ma non fece i soliti commenti.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Perché dovrei andare a cercare qualcuno che vuole ucCidermi?» chiese Harry senza capire.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Il vapore schizzava dal treno, che aveva cominCiato a muoversi. Harry corse verso la portiera, Ron la spalancò e fece un passo indietro per lasCiarlo salire. Poi tutti si sporsero dal finestrino per salutare i Weasley finché il treno non fece una curva e li cancellò dalla loro vista.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Devo parlarvi in privato» mormorò Harry a Ron e Hermione mentre il treno prendeva veloCità.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Dentro c'era un solo passeggero, un uomo profondamente addormentato, seduto viCino al finestrino. Harry, Ron e Hermione rimasero sulla soglia a guardarlo. L'Espresso di Hogwarts di solito era riservato agli studenti e non avevano mai visto un adulto a bordo, a parte la strega che portava il tè e i sandwich.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Lo sconosCiuto indossava un completo da mago molto consunto, rammendato in più punti. Aveva l'aria stanca e malata. Benché fosse piuttosto giovane, i suoi capelli castano chiaro erano striati di grigio.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «C'è scritto sulla valigia» rispose Hermione, indicando la reticella sopra lo sconosCiuto, occupata da una valigetta lisa tenuta insieme da una grande quantità di spago legato con cura. Il nome professor R.J. Lupin era stampato su un angolo a lettere un po' sbucCiate.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Be', spero che sia all'altezza» disse Ron in tono dubbioso. «Ha l'aria di uno che basta una bella fattura a sistemarlo, no? Comunque...» e si voltò verso Harry, «che cosa dovevi dirCi
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   ucCiderlo» commentò Ron, scosso.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Non si sa come è riusCito a fuggire da Azkaban» disse Ron, nervoso. «Nessuno c'era mai riusCito prima. Ed era anche un sorvegliato speCiale».
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Ma lo prenderanno, vero?» intervenne Hermione in tono vivace. «Voglio dire, Ci sono anche tutti quei Babbani che gli danno la cacCia...»
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Era una sorta di fischio debole e tintinnante... Cercarono dappertutto nello scompartimento. «Viene dal tuo baule, Harry» disse Ron, alzandosi per raggiungere il bagaglio di Harry sulla reticella. Un momento dopo aveva estratto lo Spioscopio Tascabile dalle cose di Harry. L'oggetto vorticava sul palmo della mano di Ron, sCintillando.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Quello è uno Spioscopio?» disse Hermione incuriosita, avviCinandosi per vedere meglio.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Possiamo farlo controllare a Hogsmeade» disse Ron, e si sedette di nuovo. «Da Mondomago vendono cose del genere, strumenti magiCi, cose così, me l'hanno detto Fred e George».
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «È un negozio di dolCi» disse Ron con aria sognante, «dove hanno di tutto... Le Piperille, che ti fanno usCire il fumo dalla bocca, e dei Cioccoli giganti ripieni di crema alla fragola e panna, e certe deliziose penne d'aqui
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Ma Hogsmeade è un posto molto interessante, vero?» insistette Hermione entusiasta. «In Siti StoriCi della Stregoneria c'è scritto che la locanda è stata il quartier generale della Rivolta dei Folletti nel 1612, e la Stamberga Strillante dovrebbe essere l'edifiCio più infestato dai fantasmi di tutto il paese...»
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Che bello, poter usCire da scuola per un po' e fare un giro a Hogsmeade».
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Ron!» esclamò Hermione deCisa. «Non credo che Harry dovrebbe sgattaiolare fuori dalla scuola con Black in libertà...»
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Oh, Ron, non dire sCiocchezze» lo zittì Hermione. «Black ha già ucCiso un mucchio di persone in una strada affollata. Credi davvero che rinuncerebbe ad aggredire Harry solo perché Ci siamo noi?»
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Mentre parlava, giocherellava con le Cinghiette che chiudevano il cestino di Grattastinchi.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Non far usCire quella cosa!» disse Ron. Troppo tardi: Grattastinchi balzò fuori dal cestino, si stiracchiò, sbadigliò e balzò sulle ginocchia di Ron. Il rigonfiamento nella tasca di Ron si mise a tremare, mentre il ragazzo spingeva via il gatto con rabbia.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Ron, lasCialo stare!» esclamò Hermione arrabbiata.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   L'Espresso di Hogwarts puntava dritto a nord e il paesaggio fuori dal finestrino diventava sempre più cupo e selvaggio mentre le nuvole nel Cielo s'infittivano. Oltre la porta dello scompartimento i ragazzi si rincorrevano avanti e indietro. Grattastinchi si era sistemato su un sedile vuoto, col muso schiacCiato rivolto verso Ron e gli occhi gialli fissi sulla tasca interna della sua giacca.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   All'una esatta la grassa strega col carrello del Cibo si presentò sulla soglia.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Hermione si avviCinò cauta al professor Lupin.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Forse non era un tipo di gran compagnia, ma la presenza del professor Lupin nello scompartimento si rivelò utile. A metà pomeriggio, proprio mentre la pioggia cominCiava a cadere confondendo i profili delle colline che scorrevano oltre il finestrino, risuonarono dei passi nel corridoio, e sulla soglia comparvero le tre persone meno gradite a Harry e ai suoi amiCi: Draco Malfoy, accompagnato dai suoi scherani, Vincent Tiger e Gregory Goyle.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Draco Malfoy e Harry erano nemiCi sin dal momento in cui si erano incontrati durante il primo viaggio verso Hogwarts. Malfoy, che aveva un viso pallido, appuntito e beffardo, era nella Casa dei Serpeverde; giocava da Cercatore nella squadra di Quidditch del Serpeverde, lo stesso ruolo di Harry nel Grifondoro. Tiger e Goyle sembravano essere al mondo solo per
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   eseguire gli ordini di Malfoy. Erano entrambi grossi e muscolosi; Tiger era più alto, con un taglio di capelli a scodella e il collo taurino, Goyle aveva ispidi capelli corti e lunghe bracCia sCimmiesche.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Ho sentito dire che finalmente tuo padre ha messo le mani su un po' di soldi, Weasley» disse Malfoy. «Tua madre Ci è rimasta secca dalla meraviglia?»
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Ron si alzò così in fretta che rovesCiò a terra il cestino di Grattastinchi. Il professor Lupin grugnì nel sonno.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Gli occhi pallidi di Malfoy diventarono due fessure: non era così sCiocco da attaccare briga sotto gli occhi di un insegnante.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   La pioggia s'infittì mentre il treno filava verso nord; i finestrini ora erano di un grigio compatto e lucCicante, che s'incupì gradualmente finché le luCi non si accesero lungo i corridoi e sopra le reticelle. Il treno sferragliava, la pioggia tamburellava, il vento ululava, ma il professor Lupin continuò a dormire.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Dovremmo esserCi ormai» disse Ron, sporgendosi per guardare, oltre il professor Lupin, il finestrino ormai completamente nero.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Non è possibile che Ci siamo già» disse Hermione guardando l'orologio.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «E allora perché Ci fermiamo?»
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Il treno perdeva veloCità. Mentre il rumore degli stantuffi cessava, il vento e la pioggia urlavano ancora più forte oltre i vetri.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Harry, che era il più viCino alla porta, si alzò e dette un'occhiata in corridoio. In tutto il vagone teste curiose spuntavano dagli scompartimenti.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Il treno si arrestò con uno scossone e una serie di tonfi lontani annunCiò loro che i bagagli erano caduti dalle reticelle. Poi, senza alcun preavviso, tutte le luCi si spensero e cadde la più completa oscurità.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Credete che Ci sia un guasto?»
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   La porta dello scompartimento si aprì all'improvviso e qualcuno inCiampò nelle gambe di Harry.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Ciao, Neville» disse Harry, tendendo le mani nel buio fino ad afferrare Neville per il mantello.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Ci fu un sibilo acuto e un gemito di dolore. Neville aveva cercato di sedersi su Grattastinchi.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Non qui!» disse Harry in fretta. «Qui Ci sono io!»
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Si udì un basso crepitio e una luce tremolante riempi lo scompartimento. Il professor Lupin teneva in mano una manCiata di fiammelle. Gli illuminavano il viso grigio e stanco, ma gli occhi erano attenti e guardinghi.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Restate dove siete» disse con la stessa voce roca, e si alzò lentamente tenendo davanti a sé la manCiata di fiammelle.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   In piedi sulla soglia, illuminata dalle fiammelle danzanti nella mano di Lupin, c'era una figura ammantata che torreggiava fino al soffitto. Aveva il volto completamente nascosto dal cappucCio. Gli occhi di Harry sfrecCiarono in basso, e quello che vide gli diede una stretta allo stomaco. Una mano spuntava dal mantello, ed era sCintillante, grigiastra, visCida e rugosa, come una cosa morta rimasta troppo a lungo nell'acqua...
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Gli occhi di Harry si rovesCiarono. Non vedeva più niente. Annegava nel gelo. Senti un rumore come uno scrosCio d'acqua, e poi fu trasCinato verso il basso, e il rombo diventava più forte...
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   E poi, da molto lontano, sentì urlare. Urla terribili, di orrore, di supplica. Chiunque fosse, Harry pensò di aiutarlo, ma non Ci riuscì: una fitta nebbia biancastra aleggiava vorticando attorno a lui, dentro di lui...
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Harry aprì gli occhi. C'erano luCi sopra di lui, e il pavimento vibrava. L'Espresso di Hogwarts era di nuovo in movimento ed era tornata la luce. Era sCivolato a terra. Ron e Hermione erano inginocchiati viCino a lui, dietro di loro Neville e il professor Lupin lo stavano guardando. Harry si sentiva malissimo; quando alzò la mano per aggiustarsi gli occhiali, sentì il viso coperto di sudore freddo.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Sì» rispose Harry, guardando in fretta verso la porta. La creatura incappucCiata era sparita. «Che cosa è successo? Dov'è quella... quella cosa? Chi è stato a urlare?»
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Un colpo secco li fece sobbalzare tutti quanti. Il professor Lupin stava spezzando un'enorme tavoletta di Cioccolato.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Harry prese il Cioccolato ma non lo mangiò.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Un Dissennatore» disse Lupin, distribuendo il Cioccolato agli altri. «Uno dei Dissennatori di Azkaban».
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Tutti lo guardarono. Il professor Lupin appallottolò la carta del Cioccolato e se la mise in tasca.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Non capisco... che cosa è successo?» chiese Harry, asCiugandosi il sudore.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Be'... quella cosa... il Dissennatore... era lì in piedi che si guardava intorno... Cioè, credo, non l'ho visto in facCia, e tu... tu...»
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Credevo che ti prendesse un colpo» disse Ron, ancora spaventato. «Sei diventato tutto rigido e sei caduto dal sedile e hai cominCiato a muoverti strano...»
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «E il professor Lupin ti ha scavalcato, è andato verso il Dissennatore e ha preso la bacchetta magica» disse Hermione, «e poi ha detto: 'Nessuno di noi tiene nascosto Sirius Black sotto il mantello. Vai via'. Ma il Dissennatore non si è mosso, e cosi Lupin ha mormorato qualcosa, e dalla sua bacchetta è usCita una cosa d'argento diretta contro quell'essere, e poi è volata via...»
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Ginny, che era rannicchiata nel suo angolino con l'aria sconvolta quasi quanto Harry, ruppe in un piccolo singhiozzo; Hermione le si avviCinò e le mise un bracCio attorno alle spalle.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Non ho messo il veleno in quel Cioccolato, sapete...»
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Saremo a Hogwarts tra dieCi minuti» disse il professor Lupin. «Stai bene, Harry?»
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Non parlarono molto durante il resto del viaggio. Finalmente il treno si fermò alla stazione di Hogsmeade, e la discesa fu un gran caos: i gufi tubavano, i gatti miagolavano e il rospo di Neville graCidava da sotto il berretto del suo padrone. Sulla stretta banchina si gelava; scrosCiava una pioggia ghiacCiata.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «State bene, voi tre?» urlò Hagrid sopra la folla. Lo salutarono con la mano, ma non poterono parlare con lui perché la corrente di ragazzi li spingeva lungo il binario. Harry, Ron e Hermione seguirono gli altri fino a un sentiero fangoso, dove almeno cento carrozze attendevano il resto degli studenti. Ciascuna era trainata, ne dedusse Harry, da un cavallo invisibile, perché quando furono saliti ed ebbero chiuso le portiere, le carrozze partirono da sole, formando una lunga fila traballante e osCillante.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   glio dopo il Cioccolato, ma era ancora debole. Ron e Hermione continuavano a lanCiargli occhiate preoccupate, come se temessero di vederlo svenire di nuovo.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Mentre la carrozza attraversava una maestosa cancellata in ferro battuto, affiancata da colonne di pietra sormontate da Cinghiali alati, Harry vide altri due Dissennatori torreggianti e incappucCiati che facevano la guardia ai lati dell'ingresso. Un'ondata di freddo malessere minacCiò di assalirlo di nuovo; appoggiò la schiena al sedile bitorzoluto e chiuse gli occhi finché non furono passati. La carrozza prese veloCità sul lungo viale che saliva al castello; Hermione si sporse dal finestrino a guardare le torri e i torrioni avviCinarsi. Infine, la carrozza si fermò, e Ron e Hermione scesero.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Mentre Harry li seguiva, una voce strasCicata ed euforica gli risuonò nelle orecchie.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Sei svenuto, Potter? PaCiock ha detto la verità? Sei davvero svenuto?»
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Hermione diede una spinta a Ron per farlo muovere, e i tre si unirono alla folla che sCiamava per le scale, attraversava i portoni di querCia ed entrava nella Sala d'Ingresso illuminata da torce fiammeggianti, da cui partiva una maestosa scalinata di marmo che portava ai piani superiori.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   pelli raccolti in uno stretto chignon; i suoi occhi penetranti erano incorniCiati da occhiali rettangolari. Harry si fece largo verso di lei con un vago presentimento: la professoressa McGranitt aveva un certo modo di farlo sentire sempre in colpa.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Non c'è bisogno di fare quella facCia: voglio solo parlarvi nel mio uffiCio» disse loro. «Tu va' pure avanti, Weasley».
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Giunti nel suo uffiCio, una stanzetta con un gran camino acceso, la professoressa McGranitt fece segno a Harry e Hermione di sedersi. Si sedette dietro la scrivania ed esordì senza preamboli:
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Oh, si tratta di te» disse Madama Chips senza battere Ciglio e chinandosi su di lui per osservarlo da viCino. «Suppongo che stessi facendo di nuovo qualcosa di pericoloso».
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Mettere tutti quei Dissennatori attorno alla scuola» mormorò, spingendo indietro i capelli di Harry per sentirgli la fronte. «Non è certo il primo a svenire. Sì, è tutto appicCicoso. Sono terrificanti, davvero, e l'effetto che fanno su persone che sono già di per sé cagionevoli...»
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Io non sono cagionevole!» esclamò Harry imbronCiato.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Di cosa ha bisogno?» chiese la McGranitt asCiutta. «Riposo? È meglio se stanotte dorme in infermeria?»
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Be', come minimo dovrebbe mangiare un po' di Cioccolato» disse Ma
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Harry tornò in corridoio con Madama Chips, che si avviò verso l'infermeria parlottando tra sé. Dovette aspettare solo qualche minuto, e poi Hermione uscì con l'aria molto soddisfatta, seguita dalla professoressa McGranitt, e il terzetto ridiscese le scale fino alla Sala Grande.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Era un mare di cappelli neri a punta; ognuna delle tavolate era affollata di studenti, i visi illuminati dalle fiammelle di migliaia di candele che galleggiavano a mezz'aria sui tavoli. Il professor Vitious, un piccolo mago con un gran Ciuffo di capelli bianchi, stava portando via un cappello antico e uno sgabello a tre piedi.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Oh» disse Hermione piano, «Ci siamo persi lo Smistamento!»
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   I nuovi arrivati a Hogwarts indossavano il Cappello Parlante, che li assegnava strillando alle case a cui erano più adatti (Grifondoro, Corvonero, Tassorosso o Serpeverde). La professoressa McGranitt si avviò verso il suo posto al tavolo degli insegnanti, mentre Harry e Hermione si dirigevano, cercando di non farsi notare, verso il tavolo dei Grifondoro. Tutti si voltarono a guardarli mentre strisCiavano lungo il muro della sala, e alcuni indicarono Harry. La storia del suo svenimento davanti al Dissennatore si era diffusa cosi in fretta?
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Harry cominCiò a spiegargli tutto in un sussurro, ma in quel momento il Preside si alzò, e così Harry fu costretto a tacere.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Il professor Silente, benché molto vecchio, comunicava sempre una grande energia. Aveva i capelli e la barba d'argento, piuttosto lunghi, occhialetti a mezzaluna e il naso molto adunco. Spesso era stato definito il più grande mago del suo tempo, ma non era per questo che Harry lo rispettava. Non si poteva fare a meno di avere fiduCia in Albus Silente, e mentre
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Benvenuti!» disse Silente, con la luce delle candele che gli risplendeva nella barba. «Benvenuti a un altro anno a Hogwarts! Devo dirvi solo poche cose, e siccome sono tutte molto serie, credo che sia meglio toglierCi il pensiero prima che finiate frastornati dal nostro ottimo banchetto...»
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Sono di guardia a tutti gli ingressi» riprese Silente, «e finché rimarranno con noi, voglio che sia chiaro che nessuno deve allontanarsi da scuola senza permesso. I Dissennatori non devono essere presi in giro con trucchi o travestimenti, né tantomeno coi Mantelli dell'Invisibilità» aggiunse in tono neutro, e Harry e Ron si scambiarono un'occhiata. «Non fa parte della natura di un Dissennatore comprendere eventuali scuse o suppliche. Di conseguenza vi metto in guardia tutti quanti: non date loro motivo di farvi del male. Conto sui Prefetti, e sui nuovi Capiscuola, perché facCiano in modo che nessuno entri in conflitto con i Dissennatori» disse.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Percy, che era seduto poco distante da Harry, spinse di nuovo il petto in fuori lanCiando occhiate autoritarie tutto intorno. Silente tacque di nuovo; fece scorrere uno sguardo molto serio sulla sala, e tutti rimasero immobili, in silenzio.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Quanto alla nostra seconda nuova nomina» riprese Silente, mentre il tiepido applauso per il professor Lupin si spegneva, «sono spiacente di dovervi dire che il professor Kettleburn, il nostro insegnante di Cura delle Creature Magiche, è andato in pensione alla fine dell'anno scorso per godersi gli anni, nonché le membra, che gli restano. Comunque sono lieto di annunCiarvi che il suo posto verrà preso nientemeno che da Rubeus Hagrid, che ha accettato di assumere il ruolo di insegnante in aggiunta al suo compito di guardiacacCia».
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Dovevamo immaginarlo!» raggi Ron battendo il pugno sul tavolo. «Chi altri poteva dirCi di comprare un libro che morde?»
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Harry, Ron e Hermione furono gli ultimi a smettere di applaudire, e mentre il professor Silente riprendeva a parlare, videro che Hagrid si asCiugava gli occhi con la tovaglia.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Bene, credo di avervi detto tutte le cose importanti» concluse Silente. «Che la festa cominCi
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Finalmente, quando gli ultimi bocconi di torta di zucca furono spariti dai piatti d'oro, Silente annunCiò che era ora di andare a dormire, e i ragazzi colsero al volo l'opportunità.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Congratulazioni, Hagrid!» strillò Hermione, mentre si avviCinavano al tavolo degli insegnanti.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Eccovi qui, voi tre» disse Hagrid, asCiugandosi la facCia lustra nel tovagliolo. «Non Ci credo ancora... grand'uomo, Silente... è venuto da me dopo che il professor Kettleburn ha detto che non Ci stava più... era proprio quello che desideravo...»
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Harry, Ron e Hermione si unirono ai Grifondoro che sCiamavano su per la scalinata di marmo e, sempre più stanchi, percorrevano altri corridoi e salivano altre scale fino all'ingresso nascosto alla Torre di Grifondoro. Un grande ritratto di una signora grassa vestita di rosa chiese loro: «Parola d'ordine?»
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Oh, no» mormorò Neville PaCiock sconsolato. Per lui tenere a mente la parola d'ordine era sempre stato un problema.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Dopo aver oltrepassato l'ingresso e la sala comune, i ragazzi e le ragazze si separarono; Harry si arrampicò su per la scala a chiocCiola senza alcun pensiero se non la gioia di essere di ritorno; raggiunsero il familiare dormitorio Circolare con i suoi Cinque letti a baldacchino e Harry, guardandosi intorno, si sentì finalmente a casa.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Ehi, Potter!» strillò Pansy Parkinson, una ragazza di Serpeverde con la facCia da carlino. «Potter! Stanno arrivando i Dissennatori. Potter! Uuuuuu!»
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Harry si lasCiò cadere su una sedia al tavolo dei Grifondoro, accanto a George Weasley.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   «Malfoy» disse Ron, sedendosi dall'altro lato di George e lanCiando un'occhiata al tavolo dei Serpeverde.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   «È come se ti ghiacCiassero dentro, vero?» aggiunse Fred.
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   «LasCia perdere, Harry» lo esortò George. «Papà è dovuto andare ad Azkaban una volta, ti ricordi, Fred? E ha detto che è il posto peggiore in cui sia mai stato. È tornato che era tutto un tremito... è come se portassero via la feliCità, i Dissennatori. Quasi tutti i prigionieri impazziscono là dentro».
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   L'unica volta che Harry e Malfoy si erano trovati di fronte in una partita a Quidditch, Malfoy ne era usCito deCisamente malconCio. Un po' rincuorato, Harry si servì di salsicce e pomodori fritti.
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   «Oh bene, oggi cominCiamo le nuove materie» disse allegramente.
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   «Hermione» disse Ron acCigliato, guardando sopra la sua spalla, «hanno fatto un pasticCio col tuo orario. Guarda, ti hanno iscritto a dieCi materie al giorno. Non c'è abbastanza tempo».
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   «Ce la farò. Ho deCiso tutto insieme alla McGranitt».
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   «Ma guarda» esclamò Ron ridendo, «hai visto stamattina cosa ti tocca? Alle nove, Divinazione. E lì sotto, alle nove, Babbanologia. E...» Ron avviCinò il foglio, incredulo, «guarda... sotto, Aritmanzia, alle nove. Voglio dire, lo so che sei brava, Hermione, ma nessuno è così bravo. Come fai a seguire tre lezioni contemporaneamente?»
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   «Non essere sCiocco» disse Hermione secca. «Certo che non seguirò tre lezioni contemporaneamente».
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   «Oh, Ron, che cosa t'importa se il mio orario è un po' affollato?» scattò Hermione. «Te l'ho detto, ho deCiso tutto con la McGranitt».
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   «Tutto bene?» disse allegramente, fermandosi al tavolo dei Grifondoro. «La mia prima lezione! Subito dopo pranzo! Sono in piedi dalle Cinque che preparo tutto... spero che va tutto bene... io, insegnante... davvero...»
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   La sala cominCiava a svuotarsi mentre i ragazzi si avviavano alla prima lezione; Ron consultò il suo orario.
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   «Meglio andare, guardate, Divinazione è in Cima alla Torre Nord, Ci vogliono dieCi minuti per arrivarCi...»
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   «CidevepuressereunascorCiatoia» disse Ron sbuffando mentre salivano la settima rampa di scale e approdavano su un pianerottolo sconosCiuto, dove non c'era altro che un grande dipinto di una strisCia d'erba appeso al muro di pietra.
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   Harry stava guardando il quadro. Un grasso pony pomellato grigio si era appena fatto avanti e ora brucava con aria noncurante. Harry era abituato al fatto che i soggetti dei quadri di Hogwarts si muovessero e usCissero dalle corniCi per farsi visita, ma osservarli era sempre un divertimento. Un attimo dopo, un basso, tozzo cavaliere in armatura entrò nel quadro sferragliando, all'inseguimento del pony. A giudicare dalle macchie d'erba sulle ginocchiere di metallo, era appena caduto.
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   I tre osservarono stupefatti il piccolo cavaliere che sfoderava la spada e prendeva a menare fendenti brutali, saltellando su e giù, furioso. Ma la spada era troppo lunga per lui; un colpo particolarmente brusco gli fece perdere l'equilibrio, e il cavaliere cadde nell'erba, a facCia in giù.
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   «Tutto bene?» disse Harry avviCinandosi al quadro.
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   Il cavaliere rialzò la spada e vi si puntellò per rimettersi in piedi, ma la lama penetrò a fondo nell'erba e, per quanto lui tirasse con tutte le sue forze, non riuscì a sfilarla. Alla fine si lasCiò cadere di nuovo a terra e sollevò il Cimiero per asCiugarsi il viso.
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   «Senta» disse Harry, approfittando della stanchezza del cavaliere, «stiamo cercando la Torre Nord. Non sa dirCi la strada, per caso?»
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   «Una missione!» L'ira del cavaliere svanì in un istante. L'ometto si rialzò in un clangore metallico ed esclamò: «Seguitemi, cari amiCi, e troveremo la nostra meta, o periremo eroicamente nell'impresa!»
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   Diede alla spada un altro vano strattone, cercò inutilmente di salire sul grasso pony, rinunCiò e gridò:
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   «Ora in marCia, buoni signori e gentile damigella! Avanti! Avanti!»
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   «Siate coraggiosi e di cuor saldo, il peggio deve ancora venire!» esortò il cavaliere, ricomparendo davanti a un gruppo di allarmate dame in crinolina, ritratte in un quadro appeso sul muro di una stretta scala a chiocCiola.
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   «Addio!» gridò il cavaliere, infilando la testa in un quadro che raffigurava alcuni monaCi dall'aria sinistra. «Addio, miei compagni d'armi! Se mai avrete bisogno di un nobile cuore e nervi d'acCiaio, cercate di Sir Cadogan!»
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   «Sibilla Cooman, insegnante di Divinazione» lesse Harry. «Come facCiamo a salire?»
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   Spuntò nell'aula più strana che avesse mai visto. In effetti non aveva l'aspetto di un'aula; sembrava più un incroCio tra un solaio e una sala da tè vecchio stile. Ospitava almeno venti tavolini rotondi, tutti Circondati da poltronCine foderate di chintz e piccoli, grassi sgabelli. Il tutto era illuminato da una bassa luce scarlatta; le tende alle finestre erano tirate, e le numerose lampade erano drappeggiate con sCiarpe rosso scuro. C'era un caldo soffocante, e il fuoco che ardeva nel camino lambendo un grosso bollitore di rame emanava un profumo intenso, quasi malsano. Gli scaffali che correvano tutto attorno ai muri Circolari erano stipati di piume dall'aria polverosa, mozziconi di candele, scatole di vecchie carte da gioco, innumerevoli sfere di cristallo argentate e una gran varietà di tazze da tè.
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   Una voce uscì all'improvviso dall'ombra, una voce dolce e misteriosa.
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   La prima impressione che Harry ne ebbe fu quella di un grosso insetto lucCicante. La professoressa Cooman avanzò nel cerchio di luce del fuoco, e videro che era molto magra; gli spessi occhiali le rendevano gli occhi molto più grandi del normale, ed era avvolta in uno sCialle leggero, tutto ricamato di perline. Innumerevoli catene e collane le pendevano dal collo esile, e le mani e le bracCia erano cariche di bracCialetti e anelli.
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   Nessuno commentò questa straordinaria dichiarazione. La professoressa Cooman riaccomodò con grazia lo sCialle e riprese: «Allora, avete deCiso di studiare Divinazione, la più diffiCile di tutte le arti magiche. Devo però dirvi subito che se non avete la Vista, potrò insegnarvi assai poco. I libri
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   Sia Harry che Ron sorrisero e lanCiarono un'occhiata a Hermione, allarmata alla notizia che i libri non sarebbero stati di grande aiuto in questa materia.
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   «Molte streghe e molti maghi, per quanto talento possano avere nel campo delle esplosioni e degli odori e delle sparizioni improvvise, non sono tuttavia in grado di penetrare i misteri velati del futuro» riprese la professoressa Cooman, con gli enormi occhi sCintillanti che si spostavano da un volto all'altro. «È un Dono concesso a pochi. Tu, ragazzo» disse improvvisamente rivolta a Neville, che quasi cadde dallo sgabello, «sta bene tua nonna?»
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   «Quest'anno Ci occuperemo dei metodi base della Divinazione. Il primo trimestre sarà dedicato alla Lettura delle Foglie di Tè. Nel prossimo passeremo alla Lettura della Mario. Comunque, mia cara» disse, rivolgendosi d'un tratto a Calì Patil, «guardati da un uomo coi capelli rossi».
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   «Nell'ultimo trimestre» proseguì la professoressa Cooman, «passeremo alla Sfera di Cristallo, se avremo finito con i Presagi di Fuoco, naturalmente. Purtroppo, a febbraio avremo la classe deCimata da una brutta epidemia di influenza. Io stessa perderò la voce. E attorno a Pasqua, uno di noi Ci lascerà per sempre».
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   «Tu, cara» disse a Lavanda Brown, che era la più viCina e si ritrasse sulla sua sedia, «ti dispiace passarmi la teiera d'argento, quella grande?»
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   «Grazie, cara. Ah, fra l'altro, quella cosa che temi... succederà venerdì sediCi ottobre».
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   mano sinistra, poi rovesCiate la tazza sul piattino, aspettate che il tè rimasto coli via e passate la vostra tazza al compagno per la lettura. Interpreterete i disegni consultando le pagine 5 e 6 di Svelare il Futuro. Io girerò fra di voi e vi darò una mano. Oh, caro» esclamò afferrando per il bracCio Neville, che si stava alzando, «dopo che avrai rotto la prima tazza, vorresti essere così gentile da prenderne una di quelle con il disegno blu? Sono piuttosto affezionata a quelle rosa».
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   Neville, in effetti, non aveva ancora raggiunto lo scaffale quando si udì un tintinnio di ceramica infranta. La professoressa Cooman si avviCinò al ragazzo, gli tese paletta e scopino e disse: «Una di quelle blu, caro, se non ti dispiace... grazie...»
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   «Aprite le vostre menti, cari, e lasCiate che i vostri occhi vedano al di là del concreto!» disse la professoressa Cooman nella penombra.
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   «Bene, nella tua c'è una speCie di croce tutta storta...» disse consultando Svelare il Futuro. «Vuol dire che dovrai affrontare 'prove e sofferenze', mi dispiace, ma c'è una cosa che potrebbe essere il sole... aspetta... vuol dire 'grande gioia...' quindi soffrirai ma poi sarai molto felice...»
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   La professoressa Cooman si avviCinò mentre Harry scoppiava a ridere.
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   Harry e Ron la guardarono con un misto di stupore e ammirazione. Non avevano mai sentito Hermione rivolgersi in quel tono a un professore. La professoressa Cooman deCise di non ribattere. Abbassò i grandi occhi sulla tazza di Harry e riprese a farla ruotare.
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   Si udì un altro fragore di ceramica infranta. Neville aveva rotto la sua seconda tazza. La professoressa Cooman sprofondò in una poltrona vuota, con la mano sCintillante posata sul cuore e gli occhi chiusi.
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   «Che cosa c'è, professoressa?» chiese Dean Thomas all'improvviso. Si erano alzati tutti e lentamente avevano Circondato il tavolo di Harry e Ron, avviCinandosi alla professoressa Cooman per guardare nella tazza di Harry.
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   «Il Gramo, mio caro, il Gramo!» esclamò la professoressa Cooman, stupita che Harry non avesse capito. «Il cane fantasma gigante che infesta i Cimiteri! Caro ragazzo, è un presagio... il peggior presagio di morte!»
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   «Avete finito di deCidere se devo morire o no?» disse Harry cogliendo tutti, anche se stesso, di sorpresa. Ora nessuno sembrava aver voglia di guardarlo.
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   «Credo che per oggi Ci fermeremo qui» disse la professoressa Cooman con la sua voce più velata. «Sì... vi prego di portar via le vostre cose...»
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   Harry, Ron e Hermione scesero la scaletta e la scala a chiocCiola in silenzio, poi si diressero alla lezione di Trasfigurazione della professoressa McGranitt. Ci misero tanto a trovare la sua classe che, per quanto fossero usCiti in antiCipo da Divinazione, arrivarono appena in tempo.
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   «Ci scusi, professoressa, abbiamo appena avuto la prima ora di Divinazione, e stavamo leggendo le foglie di tè e...»
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   «Ah, certo» esclamò la professoressa McGranitt acCigliata. «Non c'è bisogno di aggiungere altro, signorina Granger. Ditemi, chi di voi morirà quest'anno?»
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   La professoressa McGranitt s'interruppe, e tutti notarono che aveva le nariCi bianche e dilatate. Poi riprese, più tranquilla:
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   «La Divinazione è uno dei settori più impreCisi della magia. Non vi nasconderò che facCio fatica a tollerarla. I veri Veggenti sono molto rari, e la professoressa Cooman...»
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   Hermione rise. Harry si sentì un po' meglio. Era più diffiCile aver paura di un mucchietto di foglie di tè lontano dalla debole luce rossa e dal profumo troppo intenso dell'aula della professoressa Cooman. Non tutti erano convinti, comunque. Ron aveva ancora l'aria preoccupata, e Lavanda sussurrò: «Ma allora, la tazza di Neville?»
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   Ron si servì e prese la forchetta, ma non cominCiò a mangiare.
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   «Una coinCidenza» disse Hermione in tono leggero, versandosi del succo di pompelmo.
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   «Non sai che cosa diCi!» esclamò Ron, che stava cominCiando ad arrabbiarsi. «I Grami ghiacCiano il sangue di mago nelle vene!»
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   Ron la guardò acCigliato.
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   «Ma che cosa dice?» chiese a Harry. «Non Ci è ancora andata, a lezione di Aritmanzia».
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   Harry fu lieto di usCire dal castello dopo pranzo. La pioggia del giorno prima era sparita; il Cielo era grigio pallido e l'erba umida ed elastica sotto i piedi mentre si avviavano alla prima lezione di Cura delle Creature Magiche.
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   Ron e Hermione non si parlavano. Harry marCiò accanto a loro in silenzio mentre attraversavano i prati scendendo verso la capanna di Hagrid, al
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   Hagrid aspettava gli allievi sulla soglia della sua capanna. Era in piedi, imbacuccato nel cappotto di talpa, con Thor il cane da cacCia accanto a sé, e sembrava impaziente di cominCiare.
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   «Forza, avanti, muovetevi!» disse mentre i ragazzi si avviCinavano. «Oggi ho una cosa speCialissima per voi! Una gran lezione! Ci siete tutti? Bene, allora seguite me!»
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   Per un terribile istante, Harry temette che Hagrid li stesse per condurre nella foresta, dove aveva vissuto tanti brutti momenti da bastargli per tutta la vita. Invece Hagrid si limitò a costeggiare gli alberi esterni, e Cinque minuti più tardi si arrestarono accanto a un reCinto. Dentro non c'era niente.
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   «Tutti attorno alla stacCionata, qui!» gridò Hagrid. «Ecco... mettetevi così che vedete bene... adesso per prima cosa aprite i libri...»
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   «Come?» disse la voce fredda e strasCicata di Draco Malfoy.
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   «Come facCiamo ad aprire i libri?» ripeté Malfoy. Prese la sua copia del Libro Mostro dei Mostri, che aveva chiuso con uno spago. Anche gli altri estrassero i loro. Alcuni, come Harry, avevano chiuso i libri con una Cintura; altri li avevano infilati in borse strettissime o avevano fissato le pagine con un mucchio di graffette.
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   «Nes... nessuno di voi è riusCito ad aprire il suo libro?» chiese Hagrid disorientato.
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   «Oh, che sCiocchi!» sibilò Malfoy. «Dovevamo accarezzarli! Perché non l'abbiamo capito subito?»
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   «Oh, terribilmente divertenti!» esclamò Malfoy. «Davvero spiritoso, assegnarCi un libro che cerca di mangiarti le mani!»
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   «TaCi, Malfoy» disse Harry piano. Hagrid sembrava umiliato e Harry desiderava che la sua prima lezione fosse un successo.
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   «TaCi, Malfoy» ripeté Harry.
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   «Oooooh!» strillò Lavanda Brown, indicando il lato opposto del reCinto.
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   Almeno una dozzina di creature, le più bizzarre che Harry avesse mai visto, trotterellavano verso di loro. Avevano i corpi, le zampe posteriori e le code da cavallo, le zampe anteriori, le ali e la testa di aquile giganti, becchi feroCi color dell'acCiaio e grandi occhi di un aranCione squillante. Gli artigli sulle zampe davanti erano lunghi più di quindiCi centimetri e avevano l'aria letale. Ciascuna delle bestie portava uno spesso collare di cuoio attorno al collo, fissato a una lunga catena, e tutte le estremità delle catene erano strette nelle manone di Hagrid, che entrò correndo nel reCinto, dietro le creature.
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   «Fermi qui, adesso!» ruggì, agitando le catene e spingendo le creature verso lo steccato dove i ragazzi erano in attesa. Tutti fecero un passo indietro mentre Hagrid li raggiungeva e legava le creature alla stacCionata.
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   Harry capì che cosa intendeva dire Hagrid. Una volta superato il primo moto di spavento alla vista di una cosa che era metà cavallo metà uccello, cominCiavi ad apprezzare i mantelli lucenti degli Ippogrifi, che mutavano gradualmente da piuma a pelo, Ciascuno di un colore diverso: grigio tempesta, bronzo, fulvo rosato, castagna lucente, nero inchiostro.
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   «Allora» disse Hagrid sfregandosi le mani e sorridendo, «se volete venire un po' più viCini...»
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   Nessuno sembrava desideroso di farlo. Harry, Ron e Hermione, comunque, si avviCinarono cautamente alla stacCionata.
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   «Ora, la prima cosa da sapere degli Ippogrifi è che sono orgogliosi» disse Hagrid. «FaCili da offendere, ecco come sono. Mai insultarne uno, perché può essere l'ultima cosa che fate».
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   «Dovete sempre lasCiargli fare la prima mossa» continuò Hagrid. «È educato, capito? Camminate verso l'Ippogrifo, fate un inchino, e aspettate. Se anche lui fa un inchino, potete toccarlo. Se non lo fa, via veloCi, perché quegli artigli fanno male. Bene, chi va per primo?»
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   Harry le ignorò. Si arrampicò sulla stacCionata.
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   Slegò una delle catene, allontanò l'Ippogrifo grigio dai suoi compagni e gli sfilò il collare di cuoio. Dall'altra parte del reCinto, i ragazzi trattennero il fiato. Gli occhi di Malfoy si strinsero malvagi.
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   Gli occhi di Harry presero subito a lacrimare, ma non li chiuse. Fierobecco aveva voltato la testa, e lo fissava con un'altera pupilla aranCione.
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   «Va bene così, Harry» disse Hagrid. «Ora ti lasCia salire in groppa, guarda».
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   «Sali da lì, dietro l'ala» disse Hagrid, «e ricordati di non strapparCi nessuna piuma, lui non è contento se lo fai...»
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   Senza preavviso, le ali lunghe più di tre metri si spalancarono; Harry ebbe appena il tempo di afferrare il collo dell'Ippogrifo e già quello si librava nell'aria. Non era affatto come un manico di scopa, e Harry sapeva quale dei due preferiva; le ali dell'Ippogrifo battevano scomodamente, urtandogli le gambe e dandogli l'impressione di stare per cadere da un momento all'altro; le piume lucenti sCivolavano sotto le sue dita e Harry d'altra parte non osava aggrapparsi più forte; abituato ai movimenti fluidi della sua Nimbus Duemila, ora beccheggiava avanti e indietro mentre i fianchi dell'Ippogrifo si alzavano e si abbassavano insieme alle ali.
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   Fierobecco gli fece fare un giro del reCinto e poi puntò di nuovo verso terra. Era questo il momento temuto da Harry: si ritrasse mentre il collo lisCio si abbassava, certo di sCivolare sul becco dell'animale; poi sentì un colpo secco mentre le quattro zampe male assortite toccavano terra, e riuscì a stento a reggersi e a raddrizzarsi.
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   Incoraggiati dal successo di Harry, gli altri ragazzi si arrampicarono cautamente sulla stacCionata. Hagrid slegò gli Ippogrifi uno a uno, e ben presto tutti furono impegnati in una serie di nervosi inchini. Neville si ritrasse dal suo Ippogrifo, che sembrava non avere nessuna intenzione di inchinarsi. Ron e Hermione fecero qualche prova con quello color castagna, mentre Harry li guardava.
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   «È faCilissimo» borbottò Malfoy abbastanza forte da farsi sentire da Harry. «Lo sapevo, se ce l'ha fatta Potter... Scommetto che non sei per
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   Fu un attimo, un lampo di artigli d'acCiaio. Malfoy cacCiò uno strillo acuto. Hagrid infilò di nuovo il collare a Fierobecco e si chinò rapido sul ragazzo, che giaceva rannicchiato sull'erba, col sangue che sgorgava a fiotti inzuppandogli i vestiti.
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   «Muoio!» strillò Malfoy, mentre tutta la classe seguiva la scena, terrorizzata. «Muoio, guardate! Mi ha ucCiso!»
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   Hermione corse ad aprire il cancello mentre Hagrid sollevava Malfoy senza sforzo. Mentre passavano, Harry vide che Malfoy aveva una lunga, profonda ferita al bracCio: il sangue colava macchiando l'erba. Hagrid corse su per la collina, verso il castello, con il ragazzo fra le bracCia.
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   «È tutta colpa di Malfoy!» ribatté Dean Thomas. Tiger e Goyle gli mostrarono i pugni con aria minacCiosa.
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   «È un vero peccato che sia successo alla prima lezione di Hagrid, però, vero?» disse Ron, preoccupato. «Ci scommetto che Malfoy cercherà di metterlo nei guai...»
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   «Non lo licenzieranno, vero?» chiese Hermione ansiosa, senza toccare il pasticCio di rognone.
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   «Sarà meglio di no» disse Ron. Anche lui non riuscì a mangiare.
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   Harry teneva d'occhio il tavolo dei Serpeverde. Un bel gruppo che comprendeva Tiger e Goyle era immerso in un fitto conCiliabolo. Harry era sicuro che stessero mettendo a punto la loro versione di come Malfoy era
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   «Se Ci sbrighiamo, possiamo andare a trovarlo, è ancora presto...»
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   Così riposero i libri e usCirono dal buco del ritratto. Con somma soddisfazione non incontrarono nessuno fino al portone, dal momento che non erano proprio sicuri di poter usCire.
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   Hagrid era seduto in maniche di camiCia al rozzo tavolo di legno; il suo cagnone, Thor, gli teneva la testa in grembo. Bastò loro uno sguardo per capire che Hagrid aveva bevuto; davanti a lui c'era una caraffa di peltro grossa come un sécchio, e il loro amico sembrò metterli a fuoco a fatica.
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   «Mi sa che è un record» farfugliò quando li ebbe riconosCiuti. «Credo che non hanno mai avuto un insegnante che è durato un giorno solo».
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   «Il Consiglio della Scuola lo sa, certo» disse Hagrid. «Dice che ho cominCiato con una cosa troppo diffiCile. Dovevo lasCiare gli Ippogrifi per dopo... cominCiare con i Vermicoli o cose del genere... e io pensavo che era una bella prima lezione... è tutta colpa mia...»
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   «Sì, non pensarCi, Hagrid, noi siamo con te» intervenne Ron.
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   Dagli angoli dei luCidi occhi neri di Hagrid caddero calde lacrime. L'omone afferrò Harry e Ron e li stritolò in un abbracCio da frattura.
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   «Credo che tu abbia bevuto abbastanza, Hagrid» disse Hermione in tono deCiso. Prese la caraffa dal tavolo e uscì a vuotarla.
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   «Sì, forse lei ha ragione» balbettò Hagrid, lasCiando andare Harry e Ron, che barcollarono un po' massaggiandosi le costole. Hagrid si alzò a fatica dalla sedia e seguì Hermione all'aperto con passo malfermo. Si udì un gran sCiacquio.
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   Hagrid tornò dentro, i lunghi capelli e la barba grondanti acqua, e si asCiugò gli occhi.
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   «CHE COSA CREDI DI FARE, EH?» ruggì, così all'improvviso che fecero un salto tutti e tre. «TU NON DEVI ANDARE IN GIRO QUANDO C'È BUIO, HARRY! E VOI DUE CHE GLIELO LASCiATE FARE!»
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Si avviCinò a Harry, lo afferrò per un bracCio e lo spinse verso la porta.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   «Andiamo!» esclamò arrabbiato. «Vi riaccompagno a scuola, e non voglio più vedere voi che usCite e venite a trovare me con il buio, mai più. Non ne vale la pena!»
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Malfoy non si ripresentò a lezione fino a martedì mattina tardi, quando i Serpeverde e i Grifondoro erano a metà della doppia ora di Pozioni. Entrò spavaldo nel sotterraneo, il bracCio destro bendato e appeso al collo, con l'aria baldanzosa, almeno secondo Harry, di uno che è eroicamente sopravvissuto a una tremenda battaglia.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Sì» disse Malfoy inalberando un Cipiglio coraggioso. Ma Harry lo vide strizzare l'occhio a Tiger e a Goyle quando Pansy distolse lo sguardo.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Quel giorno stavano provando una nuova Pozione Restringente. Malfoy sistemò il suo paiolo viCino a Harry e Ron, che si trovarono così a dover preparare gli ingredienti sullo stesso tavolo.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Signore» disse Malfoy, «signore, ho bisogno che qualcuno mi aiuti a tagliare queste radiCi di margherita, perché ho il bracCio...»
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Weasley, taglia tu le radiCi a Malfoy» disse Piton senza alzare gli occhi.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Il tuo bracCio sta benissimo» sibilò a Malfoy.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Weasley, hai sentito che cosa ha detto il professor Piton. Tagliami quelle radiCi».
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Ron prese il coltello, afferrò le radiCi di Malfoy e prese a tritarle grossolanamente, a pezzi di grandezza diversa.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Professore» disse Malfoy con la sua voce strasCicata, «Weasley sta mutilando le mie radiCi».
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Piton avanzò verso il tavolo, avviCinò il naso adunco alle radiCi, poi rivolse a Ron un sorriso sgradevole da sotto la cortina di lunghi, neri capelli unticCi.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Dài le tue radiCi a Malfoy, Weasley».
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Ron aveva passato l'ultimo quarto d'ora a sezionare con cura le sue radiCi dividendole in pezzi tutti uguali.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Ron spinse le sue radiCi ben tagliate verso Malfoy e riprese il coltello.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Signore, ho bisogno che qualcuno mi sbucCi questo Grinzafico» disse Malfoy ridacchiando sotto i baffi.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Potter, sbucCia il Grinzafico di Malfoy» disse Piton, rivolgendo a Harry
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Harry prese il Grinzafico di Malfoy mentre Ron cercava di riparare il danno fatto alle radiCi che era costretto a usare. SbucCiò il Grinzafico più veloce che poté e lo lanCiò a Malfoy senza dire una parola. Malfoy sfoderò un ghigno ancora più ampio del solito.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «...ha protestato con il Consiglio della Scuola. E con il Ministero della Magia. Mio padre è un uomo molto influente, sapete. E una ferita permanente come questa...» disse sospirando, «...chissà se il mio bracCio tornerà mai come prima?»
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Be'» disse Malfoy abbassando la voce fino a un sussurro, «in parte è così, Potter. Ma Ci sono anche degli altri vantaggi. Weasley, affettami il bruco».
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Qualche paiolo più in là, Neville era nei guai. Le lezioni di Pozioni gettavano sempre Neville nel panico; era la materia in cui andava peggio, e il terrore che gli incuteva il professor Piton non faceva che peggiorare le cose. La sua pozione, che sarebbe dovuta essere di uno splendente verde aCido, era diventata...
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «AranCione, PaCiock» disse Piton, pescandone un po' con il mestolo e facendola colare di nuovo nel calderone, in modo che tutti vedessero. «AranCione. Dimmi, ragazzo, non ti entra proprio niente in quel testone? Non mi hai sentito quando ho detto che bastava una sola milza di gatto? Non ho detto che bastava una spruzzata di succo di sanguisuga? Che cosa devo fare perché tu capisca, PaCiock?»
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Non ricordo di averti chiesto di esibirti, signorina Granger» disse Piton gelido, e Hermione diventò rossa come Neville. «PaCiock, alla fine della lezione daremo un po' della pozione al tuo rospo e staremo a vedere che
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Piton si allontanò, lasCiando Neville senza fiato per la paura.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Ehi, Harry» disse Seamus Finnigan, allungandosi sul tavolo per prendere in prestito la bilanCia d'ottone di Harry, «hai sentito? Pare che Sirius Black sia stato avvistato, c'era scritto sulla Gazzetta del Profeta di oggi».
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Non lontano da qui» disse Seamus ecCitato. «L'ha visto una Babbana. Naturalmente non è che Ci abbia capito molto. I Babbani sono convinti che sia un criminale comune, no? Così ha chiamato il numero speCiale. Quando sono arrivati quelli del Ministero della Magia, era sparito».
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Non lontano da qui...» ripeté Ron, rivolgendo a Harry uno sguardo eloquente. Si voltò e vide Malfoy che li guardava fisso. «Che cosa vuoi, Malfoy? Hai bisogno che ti sbucCi qualcos'altro?»
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Forse è meglio che non rischi la pelle» disse. «Meglio lasCiar fare ai Dissenatori, vero? Ma se si trattasse di me, vorrei vendicarmi. Sarei io a dargli la cacCia».
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Ormai dovreste aver finito di mescolare gli ingredienti. Questa pozione ha bisogno di cuocere prima che sia possibile berla. Mettete via tutto mentre bolle e poi proveremo quella di PaCiock...»
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Che cosa voleva dire Malfoy?» mormorò Harry a Ron, ficcando le mani sotto il getto ghiacCiato che sprizzava da una bocca di gargoyle. «Perché dovrei vendicarmi di Black? Non mi ha fatto niente, non ancora».
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Ormai la lezione era quasi finita. Piton si avviCinò a Neville, rannicchiato accanto al suo paiolo.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Tutti qui» ordinò Piton, con gli occhi neri che sCintillavano, «e guardate che cosa succede al rospo di PaCiock. Se è riusCito a preparare una Pozione Restringente, diventerà un girino. Se ha sbagliato, e non ho alcun dubbio in proposito, è probabile che il suo rospo finisca avvelenato».
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   I Grifondoro osservarono la scena intimoriti. I Serpeverde avevano l'aria ecCitata. Piton prese il rospo e lo sistemò nella mano sinistra, immerse un cucchiaino nella pozione di Neville, che ora era verde, e ne fece colare alcune gocce nella gola di Oscar.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Ci fu un attimo di silenzio, e Oscar deglutì. Poi si udì un piccolo pop, e Oscar il girino si contorse nella mano di Piton.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   I Grifondoro applaudirono. Piton, irritato, prese una bottiglietta dalla tasca del mantello e versò qualche gocCia sul rospo, che ritornò della sua taglia adulta.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Cinque punti in meno per i Grifondoro» disse Piton, cancellando in un attimo i sorrisi dalle facce dei ragazzi. «Ti avevo detto di non aiutarlo, signorina Granger... La lezione è finita».
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Cinque punti in meno perché la pozione andava bene! Perché non hai mentito, Hermione? Dovevi dire che Neville l'aveva preparata da solo!»
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Anche Harry si voltò. Erano in Cima ai gradini e gli altri li stavano superando, diretti alla Sala Grande per il pranzo.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Una cuCitura della sua borsa era saltata. Harry non ne fu stupito: dentro c'erano almeno una dozzina di libri grossi e pesanti.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Ma...» Ron guardò le copertine dei libri che lei gli porgeva. «Oggi non Ci sono queste lezioni. Nel pomeriggio abbiamo solo Difesa contro le Arti Oscure».
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Oh, si» disse Hermione vaga, rimettendo tutti i libri nella borsa. «Spero che per pranzo Ci sia qualcosa di buono: ho una fame...» aggiunse, dirigendosi verso la Sala Grande.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Non hai la sensazione che Hermione Ci stia nascondendo qualcosa?» chiese Ron a Harry.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Lupin, che li guidò fuori dalla classe, lungo il corridoio deserto e oltre un angolo, dove la prima cosa che videro fu Pix il Poltergeist che fluttuava a mezz'aria a testa in giù e ficcava una gomma masticata nella toppa più viCina.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Pix fece finta di niente finché il professor Lupin non gli fu viCinissimo, poi agitò i piedi dalle dita arricCiate e canticchiò:
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Se fossi in te, Pix, toglierei quella Cicca dalla toppa» disse in tono amabile. «O Mastro Gazza non riusCirà a prendere le sue scope».
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Sollevò il bracCio, disse «Waddiwasi!» e puntò la bacchetta verso Pix.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   La sala, una stanza lunga, rivestita di legno, piena di vecchie sedie scompagnate, era vuota, tranne che per un insegnante. Il professor Piton era seduto in una poltrona bassa, e alzò lo sguardo mentre la classe entrava. Aveva gli occhi sCintillanti e una smorfia antipatica sul viso. Mentre il professor Lupin entrava e chiudeva la porta alle sue spalle, Piton disse:
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «LasCiala aperta, Lupin. Preferisco non assistere».
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   ma in questa classe c'è Neville PaCiock. Ti consiglio di non affidargli compiti troppo diffiCili. A meno che la signorina Granger non gli borbotti suggerimenti nell'orecchio».
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Neville si fece paonazzo. Harry fissò Piton: era già abbastanza spiacevole che maltrattasse Neville durante le sue ore, figuriamoCi davanti agli altri insegnanti.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Il professor Lupin inarcò le sopracCiglia.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   La facCia di Neville diventò se possibile ancora più scarlatta. Le labbra di Piton si arricCiarono, ma il mago se ne andò sbattendo la porta.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Allora» disse il professor Lupin radunando la classe verso l'altro capo della stanza, occupato solo da un vecchio armadio in cui gli insegnanti tenevano i mantelli di ricambio. Mentre il professor Lupin si avviCinava, l'armadio ondeggiò all'improvviso, sbattendo contro il muro. Alcuni ragazzi balzarono indietro, spaventati.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Niente paura» commentò il professore con la massima calma. «C'è un MollicCio lì dentro».
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Quasi tutti sembravano convinti che Ci fosse da aver paura, eccome. Neville rivolse al professor Lupin un'occhiata di puro terrore, e Seamus Finnigan fissò con apprensione la maniglia che aveva preso a sbatacchiare.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «I MollicCi amano i luoghi chiusi e oscuri» spiegò il professor Lupin. «Gli armadi, gli spazi sotto i letti, le antine sotto i lavandini... Una volta ne ho incontrato uno che si era insediato in una pendola. Questo si è trasferito lì dentro ieri pomeriggio, e ho chiesto al Preside di lasCiarcelo per poter fare un po' di pratica con voi del terzo anno. Allora, la prima domanda che dobbiamo porCi è questa: che cos'è un MollicCio?»
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «E un Mutaforma» disse. «Può assumere l'aspetto di quello che ritiene Ci spaventi di più».
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Non avrei saputo dirlo meglio» approvò il professor Lupin, e Hermione sorrise radiosa. «Quindi il MollicCio che sta lì al buio non ha ancora assunto una forma. Non sa ancora che cosa spaventerà la persona dall'altra parte della porta. Nessuno sa che aspetto ha un MollicCio quando è solo, ma quando lo farò usCire, diventerà immediatamente Ciò di cui Ciascuno di noi ha più paura. Questo significa» disse il professor Lupin, ben deCiso a ignorare il farfugliare terrorizzato di Neville, «che abbiamo un grosso vantaggio sul MollicCio prima di cominCiare. Hai capito quale, Harry?»
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Cercare di rispondere a una domanda con Hermione al fianco che saltellava da un piede all'altro, la mano per aria, era piuttosto spiazzante, ma Harry Ci provò.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «PreCisamente» disse il professor Lupin, e Hermione abbassò il bracCio, un po' delusa. «È sempre meglio avere compagnia quando si ha a che fare con un MollicCio. Così lo si confonde. Che cosa diventerà, un cadavere senza testa o una lumaca carnivora? Una volta ho visto un MollicCio commettere l'errore di cercare di spaventare due persone contemporaneamente. Alla fine si è trasformato in mezza lumaca. Nemmeno lontanamente spaventoso.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «L'incantesimo per respingere un MollicCio» continuò Lupin, «è semplice, ma richiede una grande forza mentale. Sapete, Ciò che sconfigge un MollicCio sono le risate. Quello che dovete fare è costringerlo ad assumere una forma che trovate divertente. Ora proveremo l'incantesimo senza le bacchette magiche. Dopo di me, prego... Riddikulus!»
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Le labbra di Neville si mossero, ma non ne uscì nulla.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Ehm... si» ammise Neville nervosamente. «Ma... non voglio che il MollicCio si trasformi in lei».
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «No, no, mi hai frainteso» disse il professor Lupin con un sorriso. «Mi chiedevo solo se puoi dirCi che genere di abiti porta di solito tua nonna».
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   impagliato in Cima. E un vestito lungo... quasi sempre verde... e a volte un collo di volpe»
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Va bene» disse il professor Lupin. «RiesCi a immaginarti bene questi vestiti, Neville? RiesCi a vederli con l'occhio della mente?»
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Quando il MollicCio usCirà dall'armadio, Neville, e ti vedrà, assumerà l'aspetto del professor Piton» disse Lupin. «E tu alzerai la bacchetta, così, griderai Riddikulus e ti concentrerai al massimo sugli abiti di tua nonna. Se tutto va bene, Ci ritroveremo davanti il professor MollicCio Piton con tanto di cappello, avvoltoio, vestito verde e borsa grande rossa».
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Se Neville ce la fa, è probabile che il MollicCio concentri la sua attenzione su Ciascuno di noi, a turno» prosegui il professor Lupin. «Vorrei che tutti voi ora vi soffermaste a pensare qual è la cosa che più vi fa paura, e a immaginare come fare per renderla comica...»
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Il suo primo pensiero andò a Voldemort, un Voldemort ancora al culmine dei suoi poteri. Ma prima ancora di cominCiare a pensare a un possibile contrattacco da sferrare contro un MollicCioVoldemort, una cosa orribile affiorò nella sua mente fluttuando...
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Una mano luCida, in decomposizione, che sCivolava fuori da un mantello nero... un lungo respiro spezzato che usCiva da una bocca invisibile... poi un freddo cosi pungente che era come annegare...
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Harry rabbrividì, poi si guardò attorno, nella speranza che nessuno si fosse accorto di niente. Molti dei suoi compagni avevano gli occhi chiusi. Ron stava borbottando fra sé «strappagli le zampe». Harry era sicuro di sapere a cosa alludeva. Ciò che Ron temeva di più erano i ragni.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Si ritrassero tutti lungo le pareti, lasCiando Neville solo di fronte all'armadio. Era pallido e spaventato, ma si era rimboccato le maniche del mantello e teneva pronta la bacchetta magica.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Un getto di sCintille sprizzò dalla punta della bacchetta di Lupin e colpì la maniglia. L'armadio si spalancò. Ne uscì il professor Piton, arCigno e minacCioso, gli occhi che lampeggiavano, puntati su Neville.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   I ragazzi scoppiarono a ridere; il MollicCio si fermò, confuso, e il professor Lupin urlò:
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Calì avanzò con fare deCiso. Piton le girò intorno. Si udì un altro schiocco, e al suo posto comparve una mummia tutta fasCiata, grondante sangue. Il suo volto senza occhi era rivolto verso Calì e la cosa cominCiò ad avanzare verso di lei, molto lentamente, strasCicando i piedi, le bracCia rigide che si alzavano...
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Una benda si dipanò dai piedi della mummia, che inCiampò, cadde in avanti e perse la testa, che rotolò via.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «È confuso!» gridò Lupin. «Ce la facCiamo! Dean!»
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Crack! La pupilla diventò una mano tagliata, che si drizzò sulle dita e cominCiò ad arrancare sul pavimento come un granchio.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Qualcuno urlò. Un ragno gigante, alto due metri e coperto di peli, avanzava verso Ron, agitando le tenaglie, minacCioso. Per un attimo, Harry pensò che Ron fosse come paralizzato. E poi...
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Avanti, Neville, finisCilo!» disse Lupin, mentre il MollicCio cadeva a terra sotto forma di scarafaggio. Crack! Ricomparve Piton. Questa volta Neville avanzò con aria deCisa.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Riddikulus!» gridò, e tutti per un brevissimo istante ebbero una seconda visione di Piton vestito di pizzo. Poi Neville scoppiò a ridere. Il MollicCio esplose e si dissolse in mille volute di fumo.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Eccellente!» tuonò il professor Lupin mentre la classe applaudiva. «Eccellente, Neville. Siete stati tutti bravi... vediamo un po'... Cinque punti per Ciascuno ai Grifondoro che hanno affrontato il MollicCio, dieCi a Neville perché l'ha fatto due volte... e Cinque per Ciascuno a Hermione e Harry».
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Tu e Hermione avete risposto correttamente alle mie domande all'inizio della lezione, Harry» disse Lupin in tono allegro. «Molto bene, un'ottima lezione. Per compito, siete pregati di leggere il capitolo sui MollicCi e di farne il riassunto... consegna lunedì. È tutto».
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Chiacchierando ecCitati, i ragazzi usCirono dalla sala professori. Harry però non si sentiva soddisfatto. Il professor Lupin gli aveva deliberatamente impedito di affrontare il MollicCio. Perché? Era perché aveva visto Harry svenire sul treno, e credeva che non fosse in grado di farcela? Credeva forse che Harry avrebbe perso conoscenza un'altra volta?
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «E stata la più bella lezione di Difesa contro le Arti Oscure che abbiamo mai seguito, vero?» disse Ron ecCitato mentre tornavano in classe a prendere le borse.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Sembra un ottimo insegnante» disse Hermione in tono d'approvazione. «Ma avrei voluto provarCi anch'io, con il MollicCio...»
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «E per te che cosa sarebbe diventato?» le chiese Ron ridacchiando. «Un compito in cui prendi nove invece dei tuoi soliti dieCi
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Ma nessun altro badava agli abiti lisi e rattoppati del professor Lupin. Le lezioni che seguirono furono interessanti quanto la prima. Dopo i MollicCi, studiarono i Berretti Rossi, piccole, malvagie creature simili ai goblin che si aggiravano ovunque vi fosse stato uno spargimento di sangue, nelle segrete dei castelli e nelle buche dei campi di battaglia deserti, in attesa di colpire con un randello chi si era smarrito. Dai Berretti Rossi passarono ai Kappa, tetre creature acquatiche che sembravano sCimmie squamose, con mani palmate pronte a strangolare gli ignari nuotatori negli stagni.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Il peggiore di tutti era Pozioni. Piton in quel periodo era particolarmente vendicativo, e nessuno aveva dubbi sul perché. La storia del MollìcCio che aveva assunto le sue sembianze, e di come Neville gli aveva fatto indossare gli abiti di sua nonna, si era propagata per tutta la scuola alla veloCità del fulmine. Piton non la trovò affatto divertente. I suoi occhi lampeggiavano minacCiosi solo a sentir nominare il professor Lupin, e strapazzava Neville più che mai.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Harry era arrivato a temere anche le ore che trascorreva nella torretta soffocante della professoressa Cooman, deCifrando forme e simboli sbilenchi, cercando di ignorare gli enormi occhi dell'insegnante che si riempivano di lacrime tutte le volte che lo guardava. La professoressa Cooman non riusCiva a piacergli, anche se gran parte della classe la trattava con un rispetto che sconfinava nella reverenza. Calì Patil e Lavanda Brown avevano cominCiato a frequentare la torre all'ora di pranzo, e tornavano sempre con un irritante atteggiamento di superiorità, come se sapessero cose ignote agli altri. Avevano cominCiato anche a parlare sottovoce quando si rivolgevano a Harry, come se fosse sul letto di morte.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   A nessuno piaceva davvero Cura delle Creature Magiche, che, dopo la prima lezione tutta emozioni e colpi di scena, era diventata estremamente tediosa. Hagrid sembrava aver perso la fiduCia in se stesso. Ora passavano lezioni intere a imparare come badare ai Vermicoli, che probabilmente erano tra le creature più noiose del mondo.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Perché uno dovrebbe occuparsi di loro?» disse Ron dopo un'altra ora trascorsa infilando strisCioline di lattuga giù per le gole visCide dei Vermicoli.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   All'inizio di ottobre, comunque, Harry ebbe qualcos'altro a cui pensare, qualcosa di così piacevole da compensare le lezioni insoddisfacenti. Si avviCinava la stagione del Quidditch, e Oliver Baston, capitano della squadra dei Grifondoro, un giovedì sera indisse una riunione per discutere le tattiche per il nuovo campionato.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Una squadra di Quidditch era formata da sette giocatori: tre CacCiatori, il cui compito consisteva nel segnare i punti facendo passare la Pluffa (una palla rossa grande come un pallone da calCio) in uno degli anelli posti all'altezza di quindiCi metri alle due estremità del campo; due Battitori, provvisti di mazze robuste per respingere i Bolidi (due pesanti palle nere che sfrecCiavano in giro cercando di colpire i giocatori); un Portiere, che difendeva le reti, e il Cercatore, che aveva il compito più diffiCile, quello di prendere il BocCino d'Oro, una pallina alata grossa come una noce la cui
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   cattura poneva fine alla partita e guadagnava alla squadra del Cercatore centoCinquanta punti extra.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Oliver Baston era un corpulento ragazzo di diCiassette anni che frequentava il settimo e ultimo anno a Hogwarts. C'era una sorta di quieta disperazione nella sua voce quando si rivolse ai sei compagni di squadra negli spogliatoi gelidi ai confini del campo di Quidditch già immerso nelle tenebre.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Questa è la nostra ultima possibilità la mia ultima possibilità di vincere la Coppa del Quidditch» disse camminando avanti e indietro. «Alla fine di quest'anno me ne andrò. Non avrò un'altra occasione. Il Grifondoro non vince da sette anni. Ok, siamo stati sfortunatissimi: prima gli inCidenti, poi l'annullamento del torneo l'anno scorso...» Baston deglutì, come se il ricordo gli facesse venire ancora un groppo in gola. «Ma sappiamo anche che la nostra è la squadra migliore della scuola» disse, battendo col pugno sul palmo della mano, con l'antico bagliore fanatico negli occhi.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Abbiamo tre ottimi CacCiatori».
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Baston indicò AliCia Spinnet, Angelina Johnson e Katie Bell.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Piantala, Oliver, Ci metti in imbarazzo» dissero in coro Fred e George Weasley, fingendo di arrossire.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «E abbiamo un Cercatore che Ci ha sempre portato alla vittoria!» ruggì Baston, fissando Harry con una sorta di furioso orgoglio. «E poi Ci sono io» disse, come ripensandoCi.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Il punto è» continuò Baston, riprendendo a camminare avanti e indietro «che la Coppa del Quidditch avrebbe dovuto essere nostra negli ultimi due anni. Da quando Harry è entrato in squadra, ho pensato che ce l'avessimo in tasca. Ma non abbiamo vinto, e quest'anno è l'ultima possibilità che abbiamo di vedere il nostro nome inCiso sul trofeo...»
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Una sera dopo gli allenamenti Harry tornò nella sala comune del Grifondoro intirizzito e indolenzito, ma soddisfatto di com'erano andate le cose, e trovò la stanza pervasa da un ronzio ecCitato.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Che cosa è successo?» chiese a Ron e Hermione, seduti in due dei posti migliori viCino al camino, intenti a completare delle mappe stellari per Astronomia.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Harry si lasCiò cadere in una sedia accanto a Ron, mentre il suo buonumore svaniva. Hermione parve leggergli nella mente.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Black non è così sCiocco da tentare qualcosa a Hogsmeade» disse Ron. «Chiedi alla McGranitt se puoi venire questa volta, Harry, la prossima chissà quando sarà...»
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Sì, credo che lo farò» deCise Harry.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Deve proprio mangiarlo davanti a noi?» chiese Ron acCigliato.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Harry sbadigliò. Voleva andare a dormire, ma anche lui doveva completare la mappa stellare. Si tirò viCino la borsa dei libri, prese pergamena, inchiostro e penna, e cominCiò.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Hermione, che disapprovava chi copia, strinse le labbra ma non disse niente. Grattastinchi continuava a fissare Ron senza battere Ciglio, agitando
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «EHI!» ruggì Ron, afferrando la borsa, mentre Grattastinchi vi affondava gli artigli e cominCiava a tirare e strappare con furia. «VATTENE, STUPIDO ANIMALE!»
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «PRENDETE QUEL GATTO!» urlò Ron, mentre Grattastinchi si districava dai resti della borsa, sfrecCiava sotto il tavolo e si gettava all'inseguimento di uno spaventatissimo Crosta.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   George Weasley cercò di bloccare il gatto, ma non Ci riuscì; Crosta passò attraverso venti paia di gambe e s'infilò sotto un vecchio cassettone; Grattastinchi si immobilizzò, si appiattì e prese a sferrare zampate furiose sotto il mobile.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Ron e Hermione corsero verso di lui; Hermione lo afferrò e lo portò via; Ron si gettò panCia a terra e, con grande difficoltà, tirò fuori Crosta prendendolo per la coda.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Grattastinchi non può capire!» disse Hermione con voce tremante. «Tutti i gatti danno la cacCia ai topi, Ron!»
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Oh, che sCiocchezza» disse Hermione impaziente. «Grattastinchi ha sentito l'odore, Ron, altrimenti come avrebbe fatto a...»
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Quel gatto ce l'ha con Crosta!» insistette Ron, ignorando i compagni che cominCiavano a ridacchiare. «E Crosta era qui prima di lui, ed è anche malato!»
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Attento, Weasley, attento!» esclamò la professoressa Sprite mentre i fagioli sbocCiavano all'improvviso davanti ai loro occhi.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Subito dopo avevano Trasfigurazione. Harry, che aveva deCiso di chiedere alla professoressa McGranitt se poteva andare a Hogsmeade con gli altri, si unì alla coda fuori dalla classe pensando al modo migliore di sostenere la propria causa. Ma qualcosa all'inizio della fila lo distrasse.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Lavanda Brown era in singhiozzi. Calì le teneva un bracCio attorno alle spalle e spiegava qualcosa a Seamus Finnigan e a Dean Thomas, entrambi molto seri.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Ha ricevuto una lettera da casa stamattina» sussurrò Calì. «È il suo coniglio, Binky. E stato ucCiso da una volpe».
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Il sediCi ottobre! 'Quella cosa che temi succederà il sediCi ottobre!' Vi ricordate? Aveva ragione, aveva ragione!»
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Tu... tu avevi paura che Binky venisse ucCiso da una volpe?»
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «N... no!» singhiozzò Lavanda. «E... era solo un cucCiolo!»
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Calì strinse più forte il bracCio attorno alle spalle dell'amica.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Harry non aveva ancora deCiso che cosa dire alla professoressa McGranitt quando suonò la campana alla fine della lezione, ma fu lei ad affrontare l'argomento Hogsmeade per prima.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Un momento, prego!» esclamò a voce alta, mentre i ragazzi si preparavano a usCire. «Dal momento che siete tutti della mia Casa, dovete consegnarmi i permessi per andare a Hogsmeade prima di Halloween. Niente permesso, niente gita al villaggio, quindi cercate di ricordarvene!»
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Tua nonna l'ha spedito direttamente a me, PaCiock» disse la professoressa McGranitt. «A quanto pare, credeva che fosse più sicuro. Bene, è tutto, potete andare».
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Il banchetto di Halloween era sempre grandioso, ma avrebbe avuto un altro sapore se fosse arrivato a chiusura di una giornata a Hogsmeade con tutti gli altri. Niente di quello che dissero i ragazzi riuscì a consolare Harry. Dean Thomas, che era abile con la penna, si offrì di falsificare la firma di zio Vernon sul modulo, ma dal momento che Harry aveva già detto alla professoressa McGranitt che il permesso non era stato firmato, era del tutto inutile. Ron suggerì con scarso entusiasmo l'uso del Mantello dell'Invisibilità, ma Hermione fu irremovibile e gli ricordò che Silente aveva detto loro che i Dissennatori potevano vedere attraverso la stoffa. Quanto a Percy, riuscì a pronunCiare le parole meno consolanti in assoluto.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Parlano tanto di Hogsmeade, ma te lo assicuro, Harry, non è come raccontano» disse serio. «Certo, il negozio di caramelle non è male, e L'Emporio degli Scherzi di Zonko è deCisamente pericoloso, e sì, la Stamberga Strillante vale una visita, ma sul serio, Harry, a parte queste cose, non ti perdi proprio niente».
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Ti porteremo un sacco di dolCi di Mielandia» disse Hermione, profondamente dispiaCiuta per lui.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Non preoccupatevi per me» disse Harry in un tono che sperava suonasse disinvolto, «Ci vediamo al banchetto. Divertitevi».
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Li accompagnò fino all'ingresso. Mastro Gazza, il custode, era in piedi sulla porta e controllava i nomi di chi usCiva su una lunga lista, scrutando i ragazzi uno per uno con sospetto e assicurandosi che nessuno sgattaiolasse fuori senza avere il permesso.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Il ritratto si aprì e Harry entrò attraverso il buco nella sala comune. Era piena di studenti del primo e del secondo anno che chiacchieravano, e c'era anche qualche studente più anziano che evidentemente aveva visitato Hogsmeade tante di quelle volte da non trovarla più una novità ecCitante.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Harry! Harry! Ciao, Harry!»
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   «Non vai a Hogsmeade, Harry? Come mai? Ehi...» Colin guardò i suoi amiCi con impazienza, «perché non vieni a sederti qui con noi, Harry?»
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Ehm... no, grazie, Colin» disse Harry, che non aveva voglia di star lì con deCine di occhi avidamente puntati sulla sua Cicatrice. «Devo... devo andare in biblioteca a fare una ricerca».
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Il ragazzo vagò scoraggiato in direzione della biblioteca, ma a metà strada cambiò idea; non aveva voglia di studiare. Si voltò e si trovò facCia a facCia con Gazza, che doveva aver appena congedato l'ultimo dei ragazzi in partenza per Hogsmeade.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Niente!» ripeté aspro Gazza, con le guance flosce che tremolavano. «FiguriamoCi! Sei qui che vai in giro tutto furtivo... Perché non sei a Hogsmeade a comprare Pallottole Puzzole, Polvere Ruttosa e Vermi Sibilanti come quelle canagliette dei tuoi amiCi
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Ah» disse Lupin. Studiò Harry per un attimo.«Perché non entri? Mi è appena arrivato un AvvinCino per la prossima lezione».
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Seguì Lupin nel suo studio. Nell'angolo c'era un grande acquario pieno. Una creatura di un verde malsano con piccole corna sulla fronte schiacCiava il muso contro il vetro, facendo delle smorfie e piegando le lunghe dita magre.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Un demone acquatico» disse Lupin, studiando l'AvvinCino soprappensiero. «Non dovremmo avere problemi con lui, non dopo i Kappa. Il trucco è allentare la sua presa. Vedi che dita lunghe ha? Forti, ma molto fragili».
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   L'AvvinCino scoprì i denti verdi e poi sprofondò in un groviglio di alghe in un angolo.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Pensò per un attimo di raccontare a Lupin del cane che aveva visto in Magnolia Crescent, ma deCise che era meglio di no. Non voleva che Lupin lo credesse un vigliacco, soprattutto perché il professore sembrava già convinto che non potesse affrontare un MollicCio.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Parte dei suoi pensieri dovette leggerglisi in facCia, perché Lupin disse:
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «No» mentì lui. Bevve un sorso di tè, osservando l'AvvinCino che brandiva un pugno minacCioso contro di lui. «Sì» disse all'improvviso, posando la tazza sulla scrivania di Lupin. «Si ricorda il giorno che abbiamo sfidato il MollicCio?»
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Lupin sollevò le sopracCiglia.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Be'» disse Lupin un po' acCigliato, «ho pensato che se il MollicCio ti avesse visto, avrebbe assunto la forma di Voldemort».
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Harry lo fissò stupito. Non solo era l'ultima risposta che si sarebbe aspettata, ma Lupin aveva pronunCiato il nome di Voldemort. L'unica altra persona che osasse farlo ad alta voce (a parte Harry) era il professor Silente.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Capisco» disse Lupin assorto. «Bene bene... sono colpito». Fece un piccolo sorriso quando vide la sorpresa sul viso di Harry. «Ciò rivela che quello di cui hai più paura è... la paura. Molto saggio, Harry».
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Allora hai creduto che non ti ritenessi in grado di combattere il MollicCio?» chiese Lupin con perspicaCia.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Stavo mostrando a Harry il mio AvvinCino» spiegò Lupin in tono amichevole, indicando l'acquario.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «AffasCinante» disse Piton senza guardare. «Dovresti berla subito, Lupin».
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Di niente» disse Piton, ma nei suoi occhi balenò un'espressione che non piacque a Harry. Uscì dalla stanza senza sorridere, guardingo.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Perché...?» Harry esordì. Lupin lo guardò e rispose alla domanda lasCiata a metà.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Disgustosa» dichiarò. «Bene, Harry, ora è meglio che torni al lavoro. Ci vediamo al banchetto, più tardi».
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Una pioggia di caramelle dai colori brillanti si rovesCiò in grembo a Harry. Era il tramonto, e Ron e Hermione erano appena apparsi nella sala comune, le guance accese dal vento freddo, con l'aria di chi ha appena trascorso la più bella giornata della sua vita.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   A quanto pareva, dappertutto. Da Mondomago Accessori magiCi, da Zonko l'Emporio degli Scherzi, ai Tre ManiCi di Scopa per bere una pinta di Burrobirra bollente e in molti altri posti.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «E l'uffiCio postale, Harry! Ci sono duecento gufi, tutti sugli scaffali, divisi per colore secondo la veloCità che vuoi per la tua lettera!»
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Forse abbiamo visto un orco, davvero, c'è di tutto ai Tre ManiCi di Scopa...»
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Meglio scendere, sapete, il banchetto cominCia fra Cinque minuti...» Corsero via attraverso il buco del ritratto e si tuffarono nella folla, continuando a parlare di Piton.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Sì, può darsi» disse Harry mentre raggiungevano l'ingresso ed entravano nella Sala Grande. Era stata decorata con centinaia e centinaia di zucche piene di candele accese, un nugolo di pipistrelli veri svolazzanti e tantissime stelle filanti di un color aranCione fiammeggiante, che guizzavano pigramente lungo il soffitto coperto di nuvole come luminosi serpenti d'ac qua.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Il Cibo era delizioso; anche Hermione e Ron, che erano pieni da scoppiare di caramelle di Mielandia, si servirono una seconda porzione di tutto. Harry continuava a guardare verso il tavolo degli insegnanti. Il professor Lupin sembrava allegro e quanto mai in forma. Discuteva animatamente con il piccolo professor Vitious, l'insegnante di Incantesimi. Lo sguardo di Harry percorse tutto il tavolo e si arrestò su Piton. Era la sua immaginazione, o gli occhi di Piton dardeggiavano verso Lupin più spesso di quanto non fosse normale?
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   La serata era stata così piacevole che il buonumore di Harry non fu scalfito nemmeno da Malfoy, che urlò tra la folla, mentre usCivano dalla Sala Grande: «I Dissennatori ti mandano i loro più cari saluti, Potter!»
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Un attimo dopo, ecco il professor Silente avanzare verso il ritratto. I Grifondoro si fecero da parte per lasCiarlo passare, e Harry, Ron e Hermione si avviCinarono per vedere che cosa stava succedendo.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Oh, Cielo...» Hermione afferrò Harry per un bracCio.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Oh, sì, Capodirettore, signore» disse Pix con l'aria di uno che culla una bomba. «Sa, si è arrabbiato moltissimo quando lei non l'ha lasCiato entrare». Pix fece una capriola e rivolse un ghigno a Silente di sotto in su, con la testa che spuntava tra le gambe. «Che caratteracCio, quel Sirius Black».
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Il professor Silente rispedì tutti i ragazzi del Grifondoro nella Sala Grande, dove dieCi minuti più tardi li raggiunsero gli studenti di Tassorosso, Corvonero e Serpeverde, tutti estremamente confusi.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Io e gli insegnanti dobbiamo perquisire il castello» disse loro Silente mentre i professori McGranitt e Vitious chiudevano tutte le porte della sala. «Temo che per la vostra sicurezza dovrete passare la notte qui. Voglio che i Prefetti facCiano la guardia agli ingressi. Affido la responsabilità ai Capiscuola. Ogni anomalia deve essermi riferita immediatamente» aggiunse rivolto a Percy, che sembrava molto compreso nel suo ruolo. «Comunicate via fantasma».
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Un cenno casuale della mano e i lunghi tavoli si addossarono alle pareti; un altro cenno, e il pavimento si coprì di centinaia di soffiCi sacchi a pelo violetti.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   La Sala si riempì in un attimo di mormoni ecCitati; i Grifondoro raccontarono l'accaduto al resto della scuola.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Tutti nei sacchi a pelo!» esclamò Percy. «Forza, basta con le chiacchiere! Fra dieCi minuti luCi spente!»
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Andiamo» disse Ron a Harry e Hermione. Presero tre sacchi a pelo e li trasCinarono in un angolo.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Forse è capace di Materializzarsi» disse un Corvonero viCino a loro. «Sa apparire dal nulla, insomma».
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Perché il castello è protetto da qualcosa di più che dalle mura» disse Hermione. «Ci sono incantesimi di ogni sorta per impedire alla gente di entrare di soppiatto. Non Ci si può Materializzare e basta, qui. Mi piacerebbe vedere il travestimento in grado di ingannare i Dissennatori. Sorvegliano ogni singolo ingresso. Se fosse venuto in volo, lo avrebbero visto. E Gazza conosce tutti i passaggi segreti, immagino che siano sorvegliati anche quelli...»
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Si spengono le luCi!» gridò Percy. «Tutti nei sacchi a pelo e silenzio assoluto!»
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Le candele si spensero tutte in una volta. L'unica luce residua emanava dai fantasmi argentati che fluttuavano parlando in tono serio con i Prefetti, e dal soffitto incantato, che, come il Cielo fuori dalle finestre, era trapunto di stelle. Un po' per quello, un po' per i sussurri che ancora echeggiavano, a Harry parve di dormire all'aperto, sotto un vento leggero.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Ogni ora un insegnante tornava nella sala per controllare che tutto fosse a posto. Verso le tre del mattino, quando molti studenti finalmente si erano addormentati, entrò il professor Silente. Harry lo vide cercare Percy, che si aggirava tra i sacchi a pelo sgridando chi ancora chiacchierava. Percy era a poca distanza da Harry, Ron e Hermione, che finsero subito di dormire mentre i passi di Silente si avviCinavano.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Qualche tracCia di lui, professore?» chiese Percy in un sussurro.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Harry sentì la porta della sala aprirsi di nuovo Cigolando, e altri passi avviCinarsi.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Harry alzò appena la testa per sentirCi anche con l'altro orecchio.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Harry aprì gli occhi per un istante e li strizzò nella direzione delle voCi. Silente gli dava le spalle, ma poteva vedere il volto di Percy, concentratissimo, e il profilo di Piton, che sembrava arrabbiato.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Non credo che nel castello Ci sia una sola persona che avrebbe aiutato Black a entrare» ribatté Silente, facendo capire che l'argomento era chiuso così chiaramente che Piton non osò replicare. «Devo scendere dai Dissennatori» disse Silente. «Ho detto che li avrei informati alla fine dell'ispezione».
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Percy parve confuso. Silente uscì dalla sala a passi rapidi e silenziosi. Piton rimase ancora un attimo, guardando il Preside con un'espressione di profondo rancore, poi se ne andò a sua volta.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Harry rivolse un'occhiata a Ron e Hermione. Entrambi avevano gli occhi spalancati che riflettevano il Cielo stellato.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Nei giorni seguenti, a scuola non si parlò d'altro che di Sirius Black. Le teorie su come era riusCito a penetrare nel castello diventarono sempre più improbabili; Hannah Abbott di Tassorosso trascorse gran parte della lezione di Erbologia dicendo a tutti che Black era in grado di trasformarsi in un cespuglio fiorito.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   sospetto, su ordine di sua madre) lo seguiva ovunque come un cane da guardia estremamente pomposo. E per finire, la professoressa McGranitt convocò Harry nel suo uffiCio con un'espressione così cupa che Harry pensò che fosse morto qualcuno.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   La McGranitt lo fissò intensamente. Harry sapeva che Ci teneva molto alle sorti della squadra dei Grifondoro; dopotutto, lei era stata la prima a proporlo come Cercatore. Attese, trattenendo il respiro.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Mmm...» La professoressa McGranitt si alzò e guardò fuori dalla finestra, verso il campo da Quidditch, a stento visibile attraverso la pioggia. «Be'... il Cielo sa quanto vorrei che finalmente vincessimo la Coppa... ma comunque, Potter... sarei più tranquilla se fosse presente un insegnante. Chiederò a Madama Bumb di assistere ai vostri allenamenti».
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   Il tempo peggiorò costantemente mentre si avviCinava la prima partita di Quidditch. Imperterrita, la squadra dei Grifondoro si allenava più deCisa che mai sotto gli occhi di Madama Bumb. Poi, agli ultimi allenamenti prima della partita del sabato, Oliver Baston comunicò alla sua squadra alcune spiacevoli novità.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «La scusa di Flitt è che il loro Cercatore ha il bracCio ancora fuori uso» spiegò Baston, digrignando i denti furioso. «Ma è chiaro il perché. Non vogliono giocare con questo tempo. Credono di avere meno possibilità...»
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Il bracCio di Malfoy non ha niente che non va!» esclamò Harry rabbioso. «Fa finta!»
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   Angelina, AliCia e Kate presero a ridacchiare.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Che c'è?» disse Baston, irritato da quel comportamento così superfiCiale.
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   «È silenzioso solo perché è troppo tonto per mettere due parole in fila» disse Fred impaziente. «Non so perché ti preoccupi, Oliver, i Tassorosso sono una faCile preda. L'ultima volta che abbiamo giocato contro di loro, Harry ha preso il BocCino d'Oro dopo Cinque minuti, ti ricordi?»
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Ma giocavamo in condizioni completamente diverse!» urlò Baston, gli occhi un po' sporgenti. «Diggory ha messo su una squadra molto forte! È un ottimo Cercatore! Era proprio quello che temevo, che la prendeste così alla leggera! Non dobbiamo rilassarCi! Dobbiamo restare concentrati! I Serpeverde stanno cercando di prenderCi in contropiede! Dobbiamo vincere!»
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Ah, se solo il mio bracCio stesse un po' meglio!» sospirava, mentre la tempesta scuoteva le finestre.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Harry non aveva altro in mente se non la partita. Oliver Baston continuava a correre da lui tra una lezione e l'altra per dargli dei suggerimenti. La terza volta, Baston lo trattenne così a lungo che Harry all'improvviso si rese conto di essere in ritardo di dieCi minuti per Difesa contro le Arti Oscure, e si allontanò correndo, con Baston che gli urlava alle spalle:
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Harry si fermò con uno sCivolone fuori dalla classe di Difesa contro le
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Arti Oscure, aprì la porta e sfrecCiò dentro.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «La lezione è cominCiata dieCi minuti fa, Potter, quindi suppongo che dovremo togliere dieCi punti ai Grifondoro. Siediti».
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   Gli occhi neri di Piton sCintillarono.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Niente di mortale» disse, con l'aria di desiderare che invece fosse così. «Altri Cinque punti in meno per i Grifondoro, e se devo chiederti un'altra volta di sederti, diventeranno Cinquanta».
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   «Come dicevo prima che Potter Ci interrompesse, il professor Lupin non mi ha lasCiato appunti sugli argomenti che avete affrontato finora...»
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Signore, abbiamo fatto i MollicCi, i Berretti Rossi, i Kappa e gli AvvinCini» disse Hermione in fretta, «e stavamo per cominCiare...»
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «È il miglior insegnante di Difesa contro le Arti Oscure che abbiamo mai avuto» disse Dean Thomas coraggiosamente, accompagnato dal mormorio di approvazione della classe. Piton parve più minacCioso che mai.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Vi accontentate di poco. Lupin non vi sta certo caricando di lavoro... Saper affrontare i Berretti Rossi e gli AvvinCini è roba da primo anno. Oggi parleremo di...»
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Ma signore» saltò su Hermione senza riusCire a trattenersi, «non dovremmo fare i Lupi Mannari, non ancora, dobbiamo cominCiare i MarCiotti...»
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Con molti sguardi torvi e delusi e qualche mormorio imbronCiato, i ra
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «È la seconda volta che parli non richiesta, signorina Granger» disse tranquillamente Piton. «Altri Cinque punti in meno ai Grifondoro, per essere un'insopportabile sotutto».
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Lei Ci ha fatto una domanda e Hermione sa la risposta! Perché lo chiede, se poi non vuole ascoltarla?»
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Punizione per Weasley» disse Piton con voce soave, avviCinando il volto a quello di Ron. «E se ti sento ancora criticare il mio modo di insegnare, te ne farò pentire».
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Spiegazione insuffiCiente... questo è sbagliato, il Kappa si trova più comunemente in Mongolia... Il professor Lupin ti ha dato otto per questa
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Dovete fare un tema su come si riconoscono e si ucCidono i Lupi Mannari. Voglio due rotoli di pergamena, e li voglio per lunedì mattina. È ora che qualcuno prenda in pugno questa classe. Weasley, rimani, dobbiamo deCidere la tua punizione».
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Harry e Hermione usCirono con il resto della classe, che aspettò finché non fu fuori portata e poi esplose in una furiosa invettiva contro Piton.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Piton non si è mai comportato così con gli altri insegnanti di Difesa contro le Arti Oscure, anche se voleva lui il posto» disse Harry a Hermione. «Perché ce l'ha con Lupin? Credi che sia per via del MollicCio?»
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Ron li raggiunse Cinque minuti dopo, arrabbiatissimo.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Harry cercò a tentoni la sveglia e la guardò. Erano le quattro e mezzo. Maledicendo Pix, si ridistese e cercò di riprendere sonno, ma era molto diffiCile, ora che era sveglio, ignorare il rombo del tuono, l'urto del vento contro i muri del castello e gli scricchiolii lontani degli alberi nella foresta proibita. Di lì a poche ore sarebbe stato fuori, sul campo da Quidditch, a combattere nella tempesta. Alla fine rinunCiò a dormire, si alzò, si vestì, prese la sua Nimbus Duemila e uscì dal dormitorio senza fare rumore.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Mentre apriva la porta, qualcosa gli si strusCiò contro la gamba. Si chinò appena in tempo per afferrare Grattastinchi per la coda cespugliosa e trasCinarlo fuori.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   rivolto al gatto. «Ci sono un sacco di topi qui in giro, vai a prenderli. Dài» aggiunse, spingendo Grattastinchi col piede giù per la scala a chiocCiola, «lasCia in pace Crosta».
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Il fragore della tempesta sembrava più forte dalla sala comune. Harry sapeva che la partita non sarebbe stata cancellata; gli incontri di Quidditch non venivano annullati per sCiocchezze come i temporali. Comunque cominCiava a preoccuparsi. Baston gli aveva indicato Cedric Diggory in corridoio; Diggory era uno del quinto anno, molto più robusto di Harry. Di solito i Cercatori erano leggeri e veloCi, ma il peso di Diggory sarebbe stato un vantaggio con quel tempacCio, perché era meno probabile che finisse spazzato via.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Davanti a una grossa Ciotola di porridge si sentì meglio, e quando ebbe addentato il pane tostato anche il resto della squadra era seduto a tavola.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Sarà dura» disse Baston, che non toccò Cibo.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Smettila di preoccuparti, Oliver» disse AliCia cercando di consolarlo, «non sarà un po' di pioggia a fermarCi».
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   La squadra s'infilò la divisa scarlatta e attese che Baston facesse il solito discorsetto d'incoraggiamento prepartita, ma il discorso non venne. Baston cercò più volte di prendere la parola, emise uno strano singulto, poi scosse la testa sfiduCiato e fece loro cenno di seguirlo.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Il vento era cosi forte che entrando in campo barcollarono. Se la folla applaudì, non la sentirono: ogni altro rumore era sovrastato dai tuoni. La pioggia schizzava gli occhiali di Harry. Come acCidenti avrebbe fatto a vedere il BocCino d'Oro?
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   giallo canarino. I Capitani si diressero uno verso l'altro e si strinsero la mano; Diggory sorrise a Baston, ma Baston sembrava avere la mascella paralizzata e fece appena un cenno. Harry vide le labbra di Madama Bumb scandire le parole 'in sella alle scope'; estrasse il piede destro dal fango con uno schiocco e montò sulla Nimbus Duemila. Madama Bumb si portò il fischietto alle labbra e ne trasse un fischio penetrante e lontano. Era cominCiata.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Harry decollò rapido, ma la sua Nimbus osCillava leggermente per via del vento. Cercò di tenerla più dritta che poteva, strizzando gli occhi per vedere nella pioggia.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Di lì a Cinque minuti era bagnato fradiCio e congelato, e riusCiva a stento a vedere i suoi compagni, per non parlare del minuscolo BocCino. Volò avanti e indietro per il campo, rincorrendo sagome sfuocate rosse e gialle, senza avere idea di cosa stesse succedendo. Non sentiva i commenti, con quel vento. La folla era nascosta sotto un mare di mantelli e ombrelli malconCi. Harry rischiò due volte di essere disarCionato da un Bolide; la sua vista era così appannata dalla pioggia sugli occhiali che non li aveva visti arrivare.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Perse il senso del tempo. Tenere dritto il manico di scopa divenne sempre più diffiCile. Il Cielo s'incupiva, come se la notte avesse deCiso di arrivare in antiCipo. Due volte Harry colpì un altro giocatore, senza sapere se fosse un compagno o un avversario; ormai erano tutti così zuppi, e la pioggia era così fitta, che riusCiva a stento a distinguerli...
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Si strinsero al bordo del campo sotto un grosso ombrello; Harry si sfilò gli occhiali e li asCiugò in fretta sulla maglietta.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Cinquanta a zero per noi» disse Baston, «ma se non prendiamo in fretta il BocCino, giocheremo al buio».
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Non ce la facCio con questi» disse Harry esasperato, sventolando gli occhiali.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Baston l'avrebbe baCiata.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   L'incantesimo di Hermione fece il miracolo. Harry era ancora intirizzito, era ancora più zuppo di quanto non fosse mai stato in vita sua, ma almeno Ci vedeva. Pieno di una nuova determinazione, spinse la scopa nell'aria turbolenta, cercando il BocCino in tutte le direzioni, evitando un Bolide, tuffandosi sotto Diggory che filava nella direzione opposta...
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Si udì un altro tuono, seguito immediatamente da un fulmine a zigzag. Il gioco era sempre più pericoloso. Harry doveva prendere il BocCino in fretta...
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Si voltò, deCiso a tornare verso il centro del campo, ma in quell'istante un altro lampo illuminò le tribune, e Harry vide qualcosa che lo sconvolse: la sagoma di un enorme cane nero dal pelo ispido, stagliata nettamente contro il Cielo, immobile nella vuota fila di sedili più in alto.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Le mani infreddolite di Harry sCivolarono sul manico di scopa e la sua Nimbus scese di alcuni metri. Scuotendosi via dagli occhi la frangia inzuppata, Harry guardò di nuovo verso la tribuna. Il cane era sparito.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Harry!» Arrivò l'urlo angosCiato di Baston. «Harry, dietro di te!»
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Con un moto di panico, Harry si appiattì sul manico di scopa e filò verso il BocCino.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   E poi un'ondata di gelo orribilmente familiare si abbatté su di lui, lo invase, mentre Harry cominCiava a distinguere qualcosa che si muoveva laggiù sul campo...
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Prima di avere il tempo di riflettere, Harry distolse lo sguardo dal BocCino e guardò in basso.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Ciate rivolte verso di lui. Fu come se il suo petto si riempisse di acqua gelata, che gli perforava lo stomaco. E poi lo udì di nuovo... qualcuno gridava, gridava dentro la sua testa... una donna...
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Harry no! Prendi me piuttosto, ucCidi me, ma non Harry!»
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Una nebbia confusa e vorticante riempiva la mente di Harry... Che cosa stava facendo? Perché era in volo? Doveva aiutarla... stava per morire... stava per essere ucCisa...
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Harry cadde, cadde nella nebbiolina ghiacCiata.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Harry sentiva un mormorio di voCi, ma non avevano alcun senso. Non aveva idea di dove fosse, o di come Ci fosse arrivato, o di cosa avesse fatto prima. Tutto quello che sapeva è che aveva male dappertutto, come se qualcuno l'avesse picchiato.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Spaventosa... la cosa più spaventosa... nere figure incappucCiate.... freddo... grida...
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Harry spalancò gli occhi. Era in infermeria. La squadra di Quidditch dei Grifondoro, schizzata di fango da capo a piedi, era riunita attorno al suo letto. C'erano anche Ron e Hermione, con l'aria di essere appena usCiti da una pisCina.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Era come se la memoria di Harry avesse premuto il tasto di avanzamento veloce. I lampi... Il Gramo... il BocCino... e i Dissennatori...
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Sei caduto» spiegò Fred. «Da... almeno... quindiCi metri».
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Credevamo che fossi morto» disse AliCia, tremante.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Diggory ha preso il BocCino» disse George. «Dopo che sei caduto. Non si è accorto di quello che era successo. Quando si è guardato indietro e ti ha visto per terra, ha cercato di far sospendere la partita. Voleva che rigiocassimo. Ma hanno vinto lealmente... lo ha ammesso anche Baston».
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Harry lasCiò cadere la testa fra le ginocchia e si mise le mani nei capelli. Fred lo prese per la spalla e lo scosse con forza.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Dài, Harry, non avevi mai perso un BocCino».
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Dopo una deCina di minuti, Madama Chips venne a dire alla squadra di lasCiarlo in pace.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   I ragazzi usCirono lasCiando dietro di sé una sCia di fango. Madama Chips chiuse la porta alle loro spalle, con uno sguardo di disapprovazione. Ron e Hermione si avviCinarono al letto di Harry.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Poi ha fatto apparire una barella e ti Ci ha fatto salire con un incantesimo» disse Ron. «Ed è tornato a scuola con te che Ci galleggiavi sopra. Tutti credevano che fossi...»
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Il professor Vitious l'ha riportata indietro poco prima che ti svegliassi» disse Hermione con una voCina piccola piccola.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Lentamente, si chinò per prendere una borsa ai suoi piedi, la rovesCiò e fece cadere sul letto dei pezzetti di legno e saggina scheggiati e spezzati, i soli resti del fedele manico di scopa di Harry, definitivamente distrutto.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Madama Chips insistette per trattenere Harry in infermeria per tutto il finesettimana. Lui non discusse e non si lamentò, ma non le permise di buttare via i miseri resti della sua Nimbus Duemila. Sapeva che era stupido, sapeva che la Nimbus non poteva essere riparata, ma era più forte di lui; era come se avesse perduto uno dei suoi migliori amiCi.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Harry ebbe fiumi di visitatori, tutti deCisi a tenerlo di buonumore. Hagrid gli mandò un mazzo di fiori imparruccati che sembravano cavoli gialli e Ginny Weasley, arrossendo furiosamente, sì presentò con un biglietto d'auguri che aveva fatto lei e che cantava a squarCiagola a meno che Harry non lo tenesse chiuso sotto la Ciotola della frutta. La squadra dei Grifondoro tornò a fargli visita domenica mattina, questa volta accompagnata da Baston, che con voce cupa e desolata assicurò a Harry che non lo riteneva assolutamente responsabile della sconfitta. Ron e Hermione si allontanavano dal letto di Harry solo la sera. Ma nulla e nessuno poteva far stare meglio Harry, perché nessuno sapeva nemmeno la metà di Ciò che lo turbava.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Non aveva raccontato a nessuno del Gramo, nemmeno a Ron e Hermione, perché sapeva che Ron si sarebbe spaventato e Hermione lo avrebbe preso in giro. Comunque, restava il fatto che ormai era apparso due volte, e che entrambe le sue apparizioni erano state seguite da inCidenti quasi mortali; la prima volta aveva rischiato di essere travolto dal Nottetempo, la seconda era volato giù dal manico di scopa, e da una grande altezza. Il Gramo aveva intenzione di perseguitarlo fino a ottenere la sua morte? Doveva passare il resto dei suoi giorni a guardarsi le spalle dalla bestia?
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   E poi c'erano i Dissennatori. Harry si sentiva umiliato tutte le volte che Ci pensava. Tutti dicevano che i Dissennatori erano orribili, ma nessun altro sveniva tutte le volte che gli si avviCinavano... nessun altro udiva risuonare nella testa l'eco della voce dei propri genitori in punto di morte.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Perché Harry ormai sapeva di chi erano quelle grida. Aveva sentito quelle parole, le aveva sentite e risentite durante le ore della notte in infermeria, mentre giaceva sveglio a guardare le strisce di luce lunare sul soffitto. Quando i Dissenatori gli si avviCinavano, riascoltava gli ultimi istanti di vita di sua madre, i suoi tentativi di proteggere lui, Harry, da Voldemort, e la risata di Voldemort appena prima che la ucCidesse... Harry dormiva sonni agitati, sprofondava in sogni affollati di mani marce e appicCicose e di suppliche impietrite, e si svegliava di soprassalto cercando di fissare nella mente la voce di sua madre, cercando di ricordarla.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Per Harry fu un sollievo tornare al caos della scuola il lunedì, essere costretto a pensare ad altro, anche se dovette sopportare la persecuzione di Draco Malfoy. Malfoy era quasi fuori di sé per la gioia dopo la sconfitta dei Grifondoro. Finalmente si era tolto le bende, e festeggiava il recuperato uso di entrambe le mani producendosi in ispirate imitazioni di Harry che preCipitava dal manico di scopa. Malfoy trascorse gran parte della lezione di Pozioni imitando i Dissennatori per tutto il sotterraneo; Ron alla fine non ne poté più e gli lanCiò contro un grosso, visCido cuore di coccodrillo che gli si spiacCicò sulla facCia e diede a Piton l'opportunità di togliere Cinquanta punti ai Grifondoro.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Non è giusto, era solo una supplenza, perché Ci ha dato dei compiti?»
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Avete detto al professor Piton che non c'eravamo ancora arrivati?» chiese Lupin un po' acCigliato.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Oh, no» esclamò Hermione delusa, «io l'ho già finito!» La lezione fu molto piacevole. Il professor Lupin aveva portato con sé un barattolo di vetro con dentro un MarCiotto, una piccola creatura con una zampa sola, dall'aria fragile e innocua, che sembrava fatta di fili di fumo.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Il MarCiotto emise un rumore orrendo e si scagliò contro il vetro.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Harry tornò indietro e osservò il professor Lupin che ricopriva il barattolo del MarCiotto con un telo.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Mi hanno detto della partita» disse Lupin, tornando verso la cattedra e cominCiando a stipare la valigetta di libri, «e mi dispiace per il tuo manico di scopa. C'è qualche speranza di ripararlo?»
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Hanno piantato il Platano Picchiatore l'anno che sono arrivato a Hogwarts. Allora facevamo un gioco, bisognava cercare di avviCinarsi e toccare il tronco. Alla fine un ragazzo, David Gudgeon, ha quasi perso un occhio, e Ci è stato proibito di avviCinarCi. Sarebbe ora di sradicarlo... Ne parlerò con il professor Silente...»
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Non ha niente a che vedere con la debolezza» disse il professor Lupin seccamente, come se gli avesse letto nel pensiero. «I Dissennatori tormentano te più degli altri perché nel tuo passato Ci sono cose terribili che gli altri non hanno vissuto».
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «I Dissennatori sono le creature più disgustose della terra. Infestano i luoghi più cupi e sporchi, esultano nella decadenza e nella disperazione, svuotano di pace, speranza e feliCità l'aria che li Circonda. Perfino i Babbani avvertono la loro presenza, anche se non li vedono. Se ti avviCini troppo a un Dissennatore, ogni sensazione piacevole, ogni bel ricordo ti verrà succhiato via. Se appena può, il Dissennatore si nutrirà di te abbastanza a lungo da farti diventare simile a lui... malvagio e senz'anima. Non ti rimarranno altro che le peggiori esperienze della tua vita. E le cose peggiori che sono successe a te, Harry, bastano a far preCipitare chiunque da un manico di scopa. Non hai niente di cui vergognarti».
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Quando mi si avviCinano...» Harry fissò la cattedra di Lupin, con la gola stretta, «sento Voldemort che ucCide mia madre».
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Lupin fece un gesto improvviso, come se volesse mettere una mano sulla spalla di Harry, ma poi Ci ripensò. Ci fu un attimo di silenzio; e poi...
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «CominCiano ad aver fame» rispose Lupin tranquillo, chiudendo la valigetta con un colpo secco. «Silente non li lasCia entrare a scuola, quindi la loro provvista di prede umane si è esaurita... credo che non abbiano resistito al pensiero della folla attorno al campo da Quidditch. Tutta quell'ecCita
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «La fortezza si trova su un'isoletta in mezzo al mare, ma non servono mura e acqua per trattenere i prigionieri, non quando sono tutti intrappolati nelle proprie teste, incapaCi di formulare un solo pensiero allegro. Quasi tutti impazziscono entro qualche settimana».
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   La valigetta di Lupin sCivolò dalla cattedra; lui l'afferrò di scatto prima che cadesse.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Sì» disse, rialzandosi. «Black deve aver trovato il modo di combatterli. Non l'avrei creduto possibile... i Dissennatori sono in grado di prosCiugare un mago dei suoi poteri se rimane nelle loro mani troppo a lungo...»
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Ma lei è riusCito a mandar via quel Dissennatore sul treno» disse Harry all'improvviso.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Ci sono... delle difese a cui si può ricorrere» disse Lupin. «Ma c'era un solo Dissennatore sul treno. Più sono, più è diffiCile resistergli».
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   Un po' per la promessa di Lupin di dargli qualche lezione AntiDissennatore, un po' per il pensiero che forse non avrebbe mai più dovuto riascoltare la morte di sua madre, un po' per il fatto che Corvonero aveva schiacCiato Tassorosso nell'incontro alla fine di novembre, l'umore di Harry migliorò deCisamente. Grifondoro dopotutto non era fuori gara, anche se non poteva permettersi di perdere un'altra partita. Baston tornò in possesso della sua energia frenetica, e fece lavorare la squadra come sempre nei turbini di pioggia gelida che continuarono anche in dicembre. Harry non vide tracCia di Dissenatori nel territorio della scuola. La furia di Silente sembrava trattenerli nelle loro postazioni agli ingressi.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Due settimane prima della fine del trimestre, il Cielo si illuminò all'im
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   provviso di un candore opalino e abbagliante e una mattina i prati fangosi si ricoprirono di gelo lucente. Nel castello c'era aria di Natale. Il professor Vitious, l'insegnante di Incantesimi, aveva già decorato le classi con luCi sCintillanti che si rivelarono essere autentiche fate svolazzanti. Gli studenti discutevano allegramente dei loro progetti per le vacanze. Sia Ron che Hermione avevano deCiso di rimanere a Hogwarts, e anche se Ron disse che era perché non poteva sopportare l'idea di due settimane con Percy, e Hermione insistette che aveva bisogno di andare in biblioteca, Harry sapeva benissimo che lo facevano per tenergli compagnia, e gliene fu molto grato.
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   Rassegnato al fatto che sarebbe stato l'unico studente del terzo anno a rimanere al castello, Harry prese in prestito da Baston una copia di Guida ai ManiCi di Scopa e deCise di passare la giornata a informarsi sulla fabbricazione delle scope. Agli allenamenti cavalcava una scopa in dotazione alla scuola, una vecchia StellasfrecCia. che era molto lenta e instabile; deCisamente, aveva bisogno di una scopa nuova.
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   Il sabato mattina della gita a Hogsmeade, Harry salutò Ron e Hermione, imbacuccati in mantelli e sCiarpe, poi sali da solo la scalinata di marmo e si diresse verso la Torre dei Grifondoro. Fuori aveva cominCiato a nevicare, e il castello era molto tranquillo.
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   «Regalo di Natale in antiCipo per te, Harry».
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   «Darlo a te è una vera sofferenza» disse Fred, «ma ieri sera abbiamo deCiso che tu ne hai più bisogno di noi».
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   «E cosa me ne facCio di una vecchia pergamena?» chiese Harry.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Cosi Ci ha trasCinato nel suo uffiCio e ha cominCiato a minacCiarCi con il solito repertorio...»
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   «Be', tu che cosa avresti fatto?» chiese Fred. «George l'ha distratto lanCiando un'altra Caccabomba, io ho aperto il cassetto e ho preso... questa».
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Ma certo» disse Fred con un ghigno. «Questo tesorino Ci ha insegnato più cose di tutti gli insegnanti della scuola messi insieme».
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   E all'improvviso sottili righe d'inchiostro cominCiarono a spuntare come una ragnatela dal punto in cui la bacchetta di George aveva toccato il foglio. Si univano, si incroCiavano, si allargavano in tutti gli angoli della pergamena. Parole presero a fiorire in testa alla pagina, grosse parole verdi e aggraziate che proclamavano:
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   I SIGNORI LUNASTORTA, CODALISCiA, FELPATO E RAMOSO
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   CONSIGLIERI E ALLEATI DEI MAGICi MALFATTORI
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Era una mappa che mostrava ogni particolare del castello e del parco di Hogwarts. Ma la cosa davvero sorprendente erano le minuscole macchie d'inchiostro che si muovevano sulla carta, Ciascuna contrassegnata da un nome scritto molto piccolo su un cartiglio. Stupefatto, Harry si curvò sulla cartina. Una macchiolina con il suo cartiglio nell'angolo superiore sinistro mostrava il professor Silente intento a camminare su e giù per il suo studio; il gatto del custode, Mrs Purr, si aggirava per il secondo piano, e Pix il Poltergeist al momento attraversava a balzi la sala dei trofei. E mentre il suo sguardo percorreva i familiari corridoi, Harry notò qualcos'altro.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «...dritto a Hogsmeade» disse Fred, indicandone uno col dito. «Ce ne sono sette in tutto. Ora, Gazza conosce questi quattro» e li segnò, «ma siamo certi di essere i soli a conoscenza di questi. LasCia perdere quello dietro lo specchio del quarto piano. L'abbiamo usato fino all'inverno scorso, ma c'è stata una frana e adesso è bloccato. E crediamo che nessuno abbia mai usato questo, perché il Platano Picchiatore si trova proprio sopra l'entrata. Ma questo porta dritto nella cantina di Mielandia. L'abbiamo usato un sacco di volte. E come avrai notato, l'ingresso è fuori da questa stanza. Si passa dalla gobba di quella vecchiacCia orba».
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   «Lunastorta, CodalisCia, Felpato e Ramoso» sospirò George, accarezzando la parte superiore del foglio. «Gli dobbiamo così tanto».
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Ci vediamo da Mielandia» disse George, con una strizzatina d'occhi.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   E i due gemelli usCirono con una smorfia soddisfatta.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Ma mentre era lì, invaso dall'ecCitazione, gli venne in mente una cosa detta tempo prima dal signor Weasley.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   La mappa era uno di quei pericolosi oggetti magiCi da cui il signor Weasley li aveva messi in guardia... Consiglieri e Alleati dei MagiCi Malfattori... ma comunque, ragionò Harry, lui voleva usarla solo per andare a Hogsmeade, non era come se volesse rubare qualcosa o aggredire qualcuno... e Fred e George l'avevano usata per anni e non era successo niente di terribile...
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Poi, all'improvviso, come rispondendo a un ordine, arrotolò la mappa, la infilò sotto gli abiti e corse alla porta della classe. La socchiuse. Non c'era nessuno fuori. Con grande cautela uscì dalla stanza e si infilò dietro la statua della strega con un occhio solo.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Che cosa doveva fare? Estrasse di nuovo la mappa e vide, con grande stupore, che era comparsa una nuova figurina d'inchiostro, con sotto un cartiglio che diceva 'Harry Potter'. La figurina si trovava esattamente dove si trovava il vero Harry Potter, Circa a metà del corridoio del terzo piano. Harry la guardò con attenzione. Il suo minuscolo doppio d'inchiostro stava colpendo la strega con la sua microscopica bacchetta magica; Harry prese rapidamente la sua bacchetta e colpì la statua. Non successe nulla. Guardò di nuovo la mappa. ViCino alla figurina era comparsa una minuscola nuvola, con dentro una parola: Dissendium.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   SdrucCiolò per un bel tratto lungo quello che sembrava uno sCivolo di pietra, poi atterrò sul terreno freddo e umido. Si alzò e si guardò intorno. Era buio pesto. Alzò la bacchetta, mormorò «Lumos!» e vide che si trovava in un cunicolo molto stretto, basso, scavato nel terricCio. Prese la mappa, la colpì con la punta della bacchetta e mormorò «Fatto il misfatto!» La mappa si cancellò subito. Harry la piegò con cura, la mise via di nuovo e poi, col cuore che batteva forte, ecCitato e preoccupato insieme, partì.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Il passaggio era tutto curve e zigzag, un po' come la tana di un coniglio gigante. Harry lo percorse in fretta, inCiampando spesso sul terreno sconnesso, la bacchetta sfoderata davanti a sé.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Gli Ci volle un secolo, ma il pensiero di Mielandia lo sosteneva. Dopo quella che gli parve almeno un'ora, il passaggio cominCiò a salire. Ansante, Harry accelerò, il viso bollente, i piedi gelati.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   DieCi minuti dopo, giunse ai piedi di una gradinata di pietra consunta, che partiva davanti a lui e si perdeva nel buio. Stando attento a non far rumore, Harry prese a salire. Cento gradini, duecento gradini, perse il conto, guardandosi i piedi... poi, a sorpresa, urtò con la testa contro qualcosa di duro.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Si trovava in una cantina piena di casse e scatole di legno. Harry uscì dalla botola e la richiuse: combaCiava così perfettamente con il pavimento polveroso che era impossibile individuarla. Harry strisCiò lentamente verso la scala di legno che portava di sopra. Ora sentiva delle voCi, oltre al tintinnio di un campanello e a una porta che si apriva e si chiudeva.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Incerto sul da farsi, all'improvviso sentì una porta spalancarsi molto più viCino; qualcuno stava per scendere.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Svelto e silenzioso, Harry sbucò dal suo nascondiglio e salì le scale; guardò indietro e vide una schiena immensa e una luCida testa calva spro
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   fondate in una scatola. Harry raggiunse la porta in Cima alle scale, la superò e si trovò dietro il banco di Mielandia. Si chinò, strisCiò di lato e poi si alzò.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Mielandia era così affollato di studenti di Hogwarts che nessuno notò Harry. Il ragazzo si fece largo tra loro, guardandosi intorno, e soffocò una risatina immaginando lo stupore sulla facCia porCina di Dudley se avesse potuto vederlo in quel momento.
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   C'erano scaffali su scaffali di dolCi e caramelle, i più deliziosi che sì potessero immaginare. Blocchi di torrone cremoso, quadretti rosa lucenti coperti di glassa al cocco, mou color del miele; centinaia di tipi diversi di Cioccolato disposti in pile ordinate: c'era un barile di Gelatine Tuttigusti + 1, e un altro di Api Frizzole. le palline di sorbetto levitante di cui aveva parlato Roti; lungo un'altra parete c'erano le caramelle Effetti SpeCiali; la SuperPallaGomma di Drooble (che riempiva una stanza di palloni color genziana che si rifiutavano di scoppiare per giorni interi), i curiosi frammenti di Fildimenta Interdentali, le minuscole Piperille nere («sputate fuoco davanti ai vostri amiCi!»), I TopoghiacCi («per far squittire i vostri denti!»), i Rospi alla Menta («saltano nello stomaco come se fossero veri!»), fragili piume di zucchero filato e bonbon esplosivi.
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   «Harry!» squittì Hermione. «Che cosa Ci fai qui? Come... come hai...»
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   «E Sirius Black?» disse Hermione in un soffio. «Potrebbe usare uno dei passaggi che Ci sono su quella mappa per entrare nel castello! Gli insegnanti lo devono sapere!»
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   «Non può entrare attraverso un passaggio segreto» disse Harry in fretta. «Ce ne sono sette sulla mappa, giusto? Fred e George suppongono che Gazza ne conosca già quattro. Quanto agli altri tre, uno è bloccato, quindi nessuno può prenderlo. Uno ha il Platano Picchiatore piantato sull'ingresso, quindi di lì non si può usCire. E quello che ho appena usato... be'... è molto diffiCile vedere l'entrata giù in cantina... quindi, a meno che non sapesse già della sua esistenza...»
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   «Visto?» disse piano Ron. «Vorrei proprio vederlo, Sirius Black che cerca di entrare da Mielandia con il villaggio che brulica di Dissennatori. Comunque, Hermione, i proprietari di Mielandia lo sentirebbero se Ci provasse, non credi? Abitano sopra il negozio!»
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   «Sì, ma... ma...» Hermione sembrava deCisa a trovare un altro problema. «Insomma, Harry non dovrebbe venire comunque a Hogsmeade, non ha il permesso firmato! Se qualcuno lo scopre, finirà nei guai, e guai seri! E non è ancora il calar del sole... cosa succede se Sirius Black si fa vedere oggi? Adesso, magari?»
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   «Hai intenzione di denunCiarmi?» le chiese Harry con un sorriso.
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   «Hai visto le Api Frizzole, Harry?» disse Ron, trasCinandolo verso un barile. «E le Lumache Gelatinose? E i Pallini ACidi? Fred me ne ha dato uno quando avevo sette anni... mi ha fatto un buco nella lingua. Mi ricordo che mamma gliele ha date con la scopa». Ron fissò la scatola dei Pallini ACidi, soprappensiero. «Chissà se Fred mangerebbe un po' di Scarafaggi a Grappolo, se gli dico che sono nocCioline...»
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   Quando Ron e Hermione ebbero pagato tutti i dolCi, il terzetto uscì da Mielandia e si tuffò nella tormenta.
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   Harry tremava; a differenza degli altri due, non aveva il mantello. Risalirono la via, le teste chine contro il vento, Ron e Hermione intenti a urlare attraverso le sCiarpe.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Quello è l'UffiCio Postale...»
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Sapete cosa vi dico?» propose Ron, coi denti che battevano. «Perché non andiamo a prenderCi una Burrobirra ai Tre ManiCi di Scopa?»
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Harry e Hermione si fecero strada fino in fondo al locale, dove c'era un tavolino libero tra la finestra e un bell'albero di Natale viCino al camino. Ron tornò Cinque minuti dopo con tre boccali schiumanti di Burrobirra bollente.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Una corrente improvvisa gli scompigliò i capelli. La porta dei Tre ManiCi si era riaperta. Harry gettò uno sguardo in quella direzione da sopra l'orlo del boccale e la Burrobirra gli andò di traverso.
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   I professori McGranitt e Vitious erano appena entrati nel pub in un vortice di fiocchi di neve, seguiti a poca distanza da Hagrid, immerso in una fitta conversazione con un uomo robusto che indossava una bombetta verde aCido e un mantello gessato: Cornelius Caramell, Ministro della Magia.
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   L'albero di Natale accanto al tavolo si sollevò di mezzo metro, sCivolò di lato e atterrò con un tonfo morbido esattamente davanti al loro tavolo, nascondendoli alla vista degli insegnanti. Attraverso i fitti rami più in basso Harry vide quattro sedie allontanarsi dal tavolo accanto al loro, poi sentì i grugniti e i sospiri degli insegnanti e del Ministro mentre si sedevano.
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   Subito dopo vide avviCinarsi un altro paio di piedi, calzati in sCintillanti scarpe turchese col tacco alto, e sentì una voce femminile.
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   «Uno sCiroppo di Ciliegia con seltz, ghiacCio e ombrellino...»
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   «Grazie, Rosmerta cara» disse Caramell. «È davvero bello rivederti. Prendi qualcosa anche tu... UnisCiti a noi».
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   Harry vide i tacchi sCintillanti allontanarsi e poi tornare indietro. Il cuore gli pulsava in gola. Perché non gli era venuto in mente che era l'ultimo finesettimana del trimestre anche per gli insegnanti? E quanto sarebbero rimasti lì seduti? Aveva bisogno di tempo per intrufolarsi di nuovo dentro Mielandia se voleva tornare a scuola prima di notte... La gamba di Hermione scattò nervosa viCino a lui.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Mi sono giunte delle voCi» ammise Madama Rosmerta.
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   «Rosmerta, cara, a me non piacCiono più che a te» disse Caramell imbarazzato. «Una precauzione necessaria... spiacevole, ma insomma... ne ho appena incontrati alcuni. Sono furiosi con Silente... non gli lasCia metter piede nel territorio del castello».
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Direi proprio di no» disse la professoressa McGranitt deCisa. «Come faremmo a insegnare con quegli orrori in Circolazione?»
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   «Lo sa che facCio ancora fatica a crederCi?» disse Madama Rosmerta pensierosa. «Di tutti quelli che passano al Lato Oscuro, Sirius Black era l'ultimo che mi sarei immaginata... voglio dire, me lo ricordo da ragazzo a Hogwarts. Se lei mi avesse detto allora che cosa sarebbe diventato, avrei pensato che forse aveva bevuto troppo idromele».
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Le cose peggiori?» chiese Madama Rosmerta incuriosita. «Peggio che ucCidere tutta quella povera gente, intende dire?»
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Non Ci posso credere. Che cosa potrebbe essere peggio di questo?»
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «DiCi che te lo ricordi a Hogwarts, Rosmerta» mormorò la professoressa
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Harry lasCiò cadere il boccale che finì a terra con un tonfo. Ron gli sferrò un calCio.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «PreCisamente» disse la professoressa McGranitt. «Black e Potter. I capi della loro piccola banda. Tutti e due molto brillanti, è ovvio straordinariamente brillanti, in effetti ma non credo che a scuola Ci siano mai state delle pesti come loro...»
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Molto peggio, mia cara...» Caramell abbassò la voce e continuò in una sorta di basso brontolio. «I Potter sapevano che VoiSapeteChi dava loro la cacCia. Silente, che naturalmente lavorava senza sosta per fermare VoiSapeteChi, aveva parecchie utili spie. Una di loro lo avvertì, e lui lo disse subito a James e Lily. Consigliò loro di nascondersi. Be', naturalmente non era faCile nascondersi da VoiSapeteChi. Silente disse loro che la cosa migliore era usare l'Incanto Fidelius».
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «È un incantesimo incredibilmente complesso» disse stridulo, «che consiste nel nascondere con la magia un segreto dentro una sola persona vivente. L'informazione è nascosta dentro la persona prescelta, o Custode Segreto, e quindi è impossibile da trovare... a meno che, naturalmente, il Custode Segreto non deCida di renderla nota. Finché il Custode Segreto si fosse rifiutato di parlare, VoiSapeteChi avrebbe potuto perquisire per anni il paesino dove erano nascosti James e Lily senza trovarli, nemmeno se fosse andato a sbattere il naso contro la finestra del loro salotto!»
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Era certo che qualcuno viCino ai Potter stesse tenendo informato VoiSapeteChi sui loro spostamenti» disse cupamente la professoressa McGranitt. «In verità da qualche tempo sospettava che qualcuno dalla nostra parte avesse tradito e stesse passando un sacco di informazioni a VoiSapeteChi».
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Proprio così. Black era stanco di fare il doppio gioco, era pronto a dichiarare apertamente che stava dalla parte di VoiSapeteChi, e pare che avesse progettato di farlo alla morte dei Potter. Ma, come tutti sappiamo, VoiSapeteChi fallì col piccolo Harry Potter. Svaniti i suoi poteri, terribilmente debole, fuggì. E questo lasCiò Black in una posizione molto spiacevole. Il suo Signore era caduto proprio nel momento in cui lui, Black, aveva mostrato la sua vera anima di traditore. Non ebbe altra scelta se non fuggire a sua volta...»
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Io l'ho incontrato!» ringhiò Hagrid. «Devo essere stato l'ultimo che l'ha visto prima che ammazzasse tutte quelle persone! Sono io che ho portato via Harry dalla casa di Lily e James dopo che li ha ucCisi! L'ho portato via da quelle rovine, povero piccolino, con una ferita grossa sulla fronte, e i suoi genitori morti... e Sirius Black salta fuori con quella sua moto volante. Non avevo capito che cosa faceva là. Non sapevo che era il Custode Segreto dei Potter. Pensavo che aveva appena sentito la notizia dell'attacco di VoiSapeteChi e che era venuto a vedere cosa poteva fare. Tutto bianco e tremante, era. E sapete che cosa ho fatto? HO CONSOLATO QUEL TRADITORE ASSASSINO!» ruggì Hagrid.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Come facevo a sapere che non era disperato per Lily e James? Invece lui pensava a VoiSapeteChi! E poi mi dice 'Dammi Harry, Hagrid, sono il suo padrino, lo curo io...' Ha! Ma io avevo ordini preCisi da Silente, e ho detto a Black che no, che Silente ha detto che Harry deve andare da suo zio e sua zia. Black ha insistito ma alla fine si è arreso.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Ma io dovevo saperlo che c'era qualcosa che non andava. Lui amava quella moto, perché allora la dava a me? Perché non gli serviva più? Perché era troppo faCile da trovare. Silente lo sapeva che lui era il Custode Segreto dei Potter. Black sapeva che doveva scappare quella notte, sapeva che era questione di ore prima che il Ministero gli dava la cacCia.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «E se gli davo Harry, eh? Ci scommetto che lo buttava giù dalla moto dritto in mare. Il figlio del suo migliore amico! Ma quando un mago passa al Lato Oscuro, non c'è niente e nessuno che gli importa più...»
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Ma non è riusCito a sparire, eh? Il Ministero della Magia l'ha catturato il giorno dopo!»
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Su, su, Minerva» disse Caramell gentilmente, «Minus è morto da eroe. I testimoni Babbani, naturalmente, poi abbiamo cancellato i loro ricordi Ci hanno raccontato come Minus ha affrontato Black. Dicono che singhiozzava: 'Lily e James, Sirius! Come hai potuto!' E poi ha preso la bacchetta magica. Be', naturalmente Black è stato più veloce. Ha polverizzato Minus...»
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Stupido ragazzo... sCiocco ragazzo... era sempre un disastro nei duelli... doveva lasCiar fare al Ministero...»
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Non sai quello che diCi, Hagrid» disse Caramell severo. «Nessuno, a parte i Maghi Tiratori Scelti della Squadra SpeCiale Magica, sarebbe riusCito a far fronte a Black, una volta in trappola. Io ero viceministro al Dipartimento delle Catastrofi Magiche a quell'epoca, e fui uno dei primi ad arrivare dopo che Black ucCise tutta quella gente. Io... io non lo scorderò mai. A volte me lo sogno ancora. Un cratere al centro della strada, cosi profondo che aveva distrutto la fognatura. Corpi dappertutto. Babbani che urlavano. E Black li in piedi che rideva davanti a Ciò che era rimasto di Minus... un mucchietto di stoffa macchiata di sangue e qualche... qualche frammento...»
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Caramell si interruppe bruscamente. Cinque nasi furono soffiati.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Be', adesso lo sai, Rosmerta» disse Caramell con voce roca. «Black fu portato via da venti uomini della Pattuglia della Squadra SpeCiale Magica e Minus ricevette l'Ordine di Merlino, Prima Classe, alla memoria, che credo fu di qualche consolazione per la sua povera madre. Da allora Black è sempre rimasto ad Azkaban».
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Vorrei poterlo dire» esclamò Caramell lentamente. «Credo che certamente la sconfitta del suo maestro lo abbia messo fuori gioco per un po'. L'assassinio di Minus e di tutti quei Babbani fu l'atto di un uomo disperato, senza via di scampo: crudele e inutile. Ho incontrato Black nella mia ultima ispezione ad Azkaban. Sapete, gran parte dei prigionieri stanno seduti e borbottano tra sé nel buio, privi di senno... ma vedere come Black sembrava normale mi ha lasCiato di stucco. Mi ha parlato come un essere ragionevole. È stato snervante. Sembrava solo annoiato: mi ha chiesto se avevo finito di leggere il giornale, tranquillissimo, ha detto che gli mancavano i cruCiverba. Sì, mi ha stupito lo scarso effetto che i Dissennatori sembrano avere su di lui... ed era uno dei prigionieri più sorvegliati, sapete. Dissennatori fuori dalla sua cella giorno e notte».
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Ma perché crede che sia fuggito?» chiese Madama Rosmerta. «Santo Cielo, Ministro, non starà cercando di riunirsi a LeiSaChi, vero?»
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Oserei dire che questo è il suo piano... finale» disse Caramell evasivo. «Ma speriamo di catturarlo molto prima. Devo ammettere che VoiSapeteChi solo e senza compliCi è una cosa... ma ridategli il suo servitore più fedele, e tremo al pensiero di come potrebbe risorgere in fretta...»
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Cornelius, se deve cenare con il Preside sarà meglio che Ci avviamo verso il castello» disse la professoressa McGranitt.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Un paio dopo l'altro, i piedi davanti a Harry si caricarono di nuovo del peso dei loro proprietari; orli di mantelli fluttuarono di fronte ai suoi occhi e i tacchi sCintillanti di Madama Rosmerta sparirono dietro il bancone. La porta dei Tre ManiCi si apri di nuovo, entrò un altro turbine di neve e gli insegnanti scomparvero.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Harry non aveva idea di come fosse riusCito a tornare nella cantina di Mielandia, nel tunnel e infine al castello. Sapeva solo che il viaggio di ritorno gli era parso rapidissimo, e che si era a stento reso conto di quello che faceva, perché nella sua testa rimbombava ancora la conversazione che aveva appena ascoltato.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Ron e Hermione studiarono Harry nervosamente per tutta la cena, senza avere il coraggio di parlare di quello che avevano origliato, perché Percy era seduto accanto a loro. Quando salirono nell'affollata sala comune, scoprirono che Fred e George avevano fatto scoppiare una mezza dozzina di Caccabombe in un attacco di allegria da fine trimestre. Harry, che non voleva che Fred e George gli chiedessero se fosse riusCito a raggiungere Hogsmeade, sgattaiolò piano su nel dormitorio vuoto, e si diresse verso il suo comodino. Spinse da una parte i libri e trovò subito quello che cercava: l'album delle fotografie rilegato in cuoio che Hagrid gli aveva regalato due anni prima, pieno di foto animate di suo padre e sua madre. Si sedette sul letto, tirò le tende tutto attorno e cominCiò a voltare le pagine, cercando, finché...
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Harry sparati in tutte le direzioni. Ecco sua madre, splendente di feliCità, che lo teneva sottobracCio. E li viCino... doveva essere lui. Il loro testimone... Harry non Ci aveva mai pensato prima.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Se non avesse saputo che si trattava della stessa persona, non avrebbe mai indovinato che quello nella foto era Black. Il suo viso non era incavato e cereo, ma bello e ridente. Lavorava già per Voldemort quando quella foto era stata scattata? Progettava già la morte delle due persone a lui più viCine? Sapeva che avrebbe dovuto affrontare dodiCi anni ad Azkaban, dodiCi anni che l'avrebbero reso irriconosCibile?
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Ma i Dissennatori non gli fanno niente, pensò Harry, fissando la bella facCia radiosa. Lui non sente gridare la mamma se si avviCinano troppo...
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Un odio che non aveva mai provato prima scorreva dentro di lui come veleno. Vedeva Black che rideva di lui nell'oscurità, come se qualcuno gli avesse incollato davanti agli occhi la foto dell'album. Rimase a guardare, come se qualcuno gli mostrasse un frammento di film, Sirius Black che fulminava Peter Minus (che somigliava a Neville PaCiock) mandandolo in mille pezzi. Sentiva un basso mormorio ecCitato, anche se non aveva idea di come potesse suonare la voce di Black. «È accaduto, mio Signore... I Potter mi hanno nominato loro Custode Segreto...» E poi ecco un'altra voce, una risata penetrante, la stessa risata che Harry sentiva echeggiare dentro la testa tutte le volte che i Dissennatori si avviCinavano...
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Harry non era riusCito a dormire fino all'alba. Al risveglio aveva trovato il dormitorio deserto, si era vestito ed era sceso in una sala comune completamente vuota, tranne che per Ron, che stava mangiando un Rospo alla Menta e si massaggiava lo stomaco, e Hermione, che aveva sparpagliato libri e quaderni su tre tavoli.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Partiti! È il primo giorno di vacanza, ricordi?» disse Ron, guardando Harry da viCino. «È quasi ora di pranzo, sarei venuto a svegliarti tra un
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Harry sprofondò in una poltrona viCino al fuoco. La neve continuava a cadere oltre i vetri. Grattastinchi era disteso davanti al fuoco come un grosso tappeto rosso.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Sapete che cosa vedo e sento tutte le volte che mi si avviCina un Dissennatore?» Ron e Hermione scossero la testa, preoccupati. «Sento mia madre che grida e supplica Voldemort. E se voi sentiste vostra madre che urla così e sta per essere ucCisa, non ve la dimentichereste tanto in fretta. E se scopriste che uno che doveva essere un suo amico l'ha tradita e ha messo Voldemort sulle sue tracce...»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Tu non puoi farCi niente!» esclamò Hermione sconvolta. «I Dissennatori prenderanno Black e lui tornerà ad Azkaban e... e avrà quello che si merita!»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «E allora, che cosa vorresti dire?» disse Ron, tesissimo. «Vuoi... ucCidere Black?»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Non essere sCiocco» intervenne Hermione col panico nella voce. «Harry non vuole ucCidere nessuno, vero, Harry?»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Malfoy lo sa» disse bruscamente. «Vi ricordate che cosa mi ha detto alla lezione? 'Se fossi io, gli darei la cacCia personalmente... Vorrei vendicarmi'».
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Hai intenzione di seguire i consigli di Malfoy invece dei nostri?» disse Ron con rabbia. «Ascolta... lo sai che cosa hanno dato alla madre di Minus dopo che Black ebbe finito con lui? Me l'ha detto papà... L'Ordine di Merlino, Prima Classe, e un dito di Minus in una scatola. Il pezzo più grande che sono riusCiti a ritrovare. Black è un pazzo, Harry, ed è pericoloso...»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Malfoy deve averlo saputo da suo padre» disse Harry, ignorando Ron. «Era uno degli amiCi di Voldemort...»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «...e a Malfoy piacerebbe tanto vederti esplodere in un milione di pezzi, come Minus! Svegliati, Malfoy spera solo che tu ti facCia ucCidere prima di doverti affrontare al Quidditch».
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Harry, ti prego» disse Hermione, con gli occhi luCidi di lacrime, «ti prego, sii ragionevole. Black ha fatto una cosa terribile, ma nnon devi metterti in pericolo, è proprio quello che vuole... Oh, Harry, se andassi a cercarlo faresti il suo gioco. Tua madre e tuo padre non vorrebbero che tu ti facessi del male, no? Non vorrebbero mai che tu andassi a cercare Black!»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Non saprò mai che cosa vogliono o no, perché grazie a Black non Ci ho mai parlato» concluse Harry.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «No!» disse Hermione in fretta. «Harry non deve usCire dal castello, Ron...»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Oppure potremmo fare una partita a scacchi» esclamò rapido, «o a Gobbiglie, Percy ha lasCiato qui le sue...»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Così presero i mantelli, passarono attraverso il ritratto («Combattete, cani rognosi dal ventre giallo!»), scesero nel castello deserto e usCirono dal portone di querCia.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Si avviarono lentamente giù per il prato, scavando uno stretto passaggio nella neve sCintillante e polverosa, le calze e gli orli dei mantelli inzuppati. La foresta proibita sembrava avvolta da un incantesimo, con tutti gli alberi drappeggiati d'argento, e la capanna di Hagrid pareva un dolce con la glassa.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Anche Harry e Hermione avviCinarono le orecchie alla porta. Dall'interno della capanna veniva una serie di bassi gemiti singhiozzanti.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Hagrid!» gridò Harry, bussando forte. «Hagrid, Ci sei?»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Siccome Hagrid era grosso almeno il doppio di un uomo normale, non era una cosa da ridere. Harry, sul punto di crollare sotto il suo peso, fu salvato da Ron e Hermione che afferrarono il guardiacacCia da una parte e dall'altra e con l'aiuto di Harry lo spinsero nella capanna. Hagrid si lasCiò condurre verso una sedia e si abbandonò sul tavolo, singhiozzando in maniera incontrollabile, il volto rigato di lacrime che gli sCivolavano nella barba ingarbugliata.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Harry notò una lettera dall'aria uffiCiale aperta sul tavolo.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   I singhiozzi del guardiacacCia raddoppiarono, ma l'omone spinse la lettera verso Harry, che la prese e lesse ad alta voce:
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   in seguito alla nostra inchiesta sull'aggressione di uno studente da parte di un Ippogrifo durante la sua lezione, abbiamo accettato le assicurazioni del professor Silente sul fatto che lei non è responsabile del malaugurato inCidente.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   spalla. Ma il guardiacacCia non smise di singhiozzare e agitò una manona invitando Harry a continuare.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Ciononostante, dobbiamo esprimere la nostra preoccupazione sull'Ippogrifo in questione. Abbiamo deCiso di accogliere la protesta uffiCiale del signor LuCius Malfoy, e il caso sarà dunque sottoposto al Comitato per la Soppressione delle Creature Pericolose. L'udienza avrà luogo il 20 aprile. Le chiediamo di presentarsi con il suo Ippogrifo nella data suddetta presso gli uffiCi del Comitato a Londra. Nel frattempo, l'Ippogrifo deve essere tenuto legato e isolato.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Tu non li conosCi quei gargoyle del Comitato per la Soppressione delle Creature Pericolose!» esclamò Hagrid con voce soffocata, asCiugandosi gli occhi sulla manica. «Loro ce l'hanno con le creature interessanti!»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Non potevo lasCiarlo legato là fuori nella neve!» esclamò Hagrid. «Tutto solo! A Natale!»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Dovrai costruirti una difesa convincente, Hagrid» disse Hermione, sedendosi e passando una mano sull'enorme avambracCio dell'amico. «Sono certa che puoi dimostrare che Fierobecco è un animale tranquillo».
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Non cambierà niente!» singhiozzò Hagrid. «Quei diavoli della Soppressione, LuCius Malfoy ce li ha in saccocCia! Hanno paura di lui! E se perdo, Fierobecco...»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Hagrid si passò il dito sulla gola, poi diede in un alto gemito e si gettò in avanti, nascondendo il viso fra le bracCia.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Ron e Hermione alzarono lo sguardo verso Harry, aspettandosi che cominCiasse a rimproverare Hagrid di non avergli detto la verità su Black. Ma Harry non Ci riuscì, non con un Hagrid così depresso e spaventato.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Ascolta, Hagrid» disse. «Non puoi arrenderti. Hermione ha ragione, hai solo bisogno di una buona difesa. Puoi chiamarCi a testimoniare...»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Thor, il grosso cane da cacCia di Hagrid, uscì timidamente da sotto il tavolo e posò la testa sul ginocchio del suo padrone.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Io non sono più io ultimamente» disse Hagrid, accarezzando Thor con una mano e asCiugandosi la facCia con l'altra. «Sono preoccupato per Fierobecco, e le mie lezioni non piacCiono a nessuno...»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «A noi piacCiono!» mentì prontamente Hermione.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Sì, sono straordinarie!» disse Ron incroCiando le dita sotto il tavolo. «Ehm... come stanno i Vermicoli?»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Oh, no!» disse Ron arricCiando il labbro.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «E quei Dissennatori mi fanno sentire tutto strano» disse Hagrid, con un brivido improvviso. «Ci devo passare davanti tutte le volte che vado ai Tre ManiCi di Scopa per un goccetto. È come essere ancora ad Azkaban...»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Non avete idea» disse Hagrid piano. «Mai stato in un posto così. Credevo di diventare matto. Continuavo a pensare cose terribili dentro la mia testa... al giorno che mi hanno buttato fuori da Hogwarts... al giorno che il mio papà è morto... al giorno che ho dovuto lasCiar andare Norberto...»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Gli occhi gli si riempirono di lacrime. Norberto era il cucCiolo di drago che Hagrid una volta aveva vinto alle carte.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Dopo un po' non ti ricordi più chi sei. E non sai più che senso ha vivere. Mi ricordo che speravo di morire nel sonno... quando mi hanno fatto usCire è stato come nascere un'altra volta, tutto che tornava vivo, la cosa più bella del mondo. Ma i Dissennatori non erano contenti di lasCiarmi andare».
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Credi che a quelli gli importa? No che non gli importa. Basta che hanno cento o duecento umani chiusi là con loro e gli possono succhiare via tutta la feliCità, e non gli importa mica chi ha la colpa e chi non ha la colpa».
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Questo potrebbe servirCi... una Manticora ha fatto a pezzi qualcuno nel 1296, e l'hanno lasCiata andare... oh... no, è stato solo perché avevano tutti troppa paura per avviCinarsi...»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   gliose decorazioni natalizie, anche se non era rimasto quasi nessuno a godersele. Fitte ghirlande di vischio e agrifoglio furono appese nei corridoi, luCi misteriose brillavano dall'interno delle armature e la Sala Grande ospitava come sempre dodiCi abeti sCintillanti di stelle d'oro. Un robusto, delizioso aroma di Cibo pervadeva i corridoi, e per la Vigilia di Natale era diventato così intenso che anche Crosta mise il muso fuori dal suo rifugio nella tasca di Ron per annusare l'aria speranzoso.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   La mattina di Natale, Harry fu svegliato da Ron che gli gettava addosso un cusCino.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Harry ce l'aveva. La signora Weasley gli aveva mandato un golf scarlatto con il leone dei Grifondoro ricamato davanti, una dozzina di tortini fatti in casa, un dolce di Natale e una scatola di croccante alle nocCiole. Mentre metteva da parte tutte queste cose, scorse un lungo pacchetto sottile che era rimasto sotto.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Harry strappò la carta e trattenne il respiro mentre un meraviglioso manico di scopa lucente rotolava sul copriletto. Ron lasCiò cadere le calze e balzò giù dal letto per vedere più da viCino.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Non Ci posso credere» disse con voce roca.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Era una Firebolt, la gemella della meraviglia che Harry era andato a vedere tutti i giorni a Diagon Alley. Il manico sCintillò mentre lo afferrava. Harry lo sentì vibrare e lasCiò la presa: si librò a mezz'aria, da solo, esattamente all'altezza giusta per essere inforcato. Lo sguardo di Harry si spostò dal numero di serie inCiso in oro sulla punta del manico, e poi giù giù fino agli aerodinamiCi ramoscelli di betulla perfettamente levigati che formavano la coda.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Ecco perché non vuole dire che è stato lui!» esclamò Ron. «Perché un idiota come Malfoy non possa dire che fa dei favoritismi. Ehi, Harry...» aggiunse scoppiando a ridere, «Malfoy! Aspetta che ti veda con quella! Ci resterà secco! Questa è una scopa mondiale!»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Non posso crederCi» mormorò Harry, facendo scorrere una mano sulla Firebolt, mentre Ron sprofondava sul suo letto, ridendo come un matto al pensiero di Malfoy. «Chi...?»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Sì, però tu gli piaCi» disse Ron. «E non c'era quando la tua Nimbus è andata in pezzi, e può darsi che l'abbia sentito raccontare e che abbia deCiso di andare a Diagon Alley a prenderti questa...»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Hermione era appena entrata. Era in vestaglia e portava in bracCio Grattastinchi, che aveva l'aria molto imbronCiata e un festone argentato legato al collo.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Non portarlo qui dentro!» disse Ron, estraendo in fretta Crosta dalle profondità del suo letto e ficcandoselo nella tasca del pigiama. Ma Hermione non gli diede retta. LasCiò cadere Grattastinchi sul letto vuoto di Seamus e fissò la Firebolt a bocca aperta.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Con sua grande sorpresa, Hermione non fu né ecCitata né incuriosita dal
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Che cosa importa?» disse Ron impaziente. «Senti, Harry, posso farCi un giro? Posso?»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Che cosa pensi che Ci farà Harry, spazzarCi il pavimento?» chiese Ron.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «PORTALO FUORI DI QUI!» ruggi Ron, mentre gli artigli di Grattastinchi gli strappavano il pigiama e Crosta tentava una fuga disperata sulla sua spalla. Ron afferrò Crosta per la coda e sferrò al gatto un calCio che invece colpì il baule ai piedi del letto di Harry. Il baule si rovesCiò e Ron prese a saltellare, strillando.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Il pelo di Grattastinchi si rizzò all'improvviso. Un acuto fischio metallico riempi la stanza. Lo Spioscopio Tascabile era sCivolato fuori dai vecchi calzini di zio Vernon e ora vorticava e riluceva sul pavimento.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «È meglio se porti via quel gatto, Hermione» disse Ron furioso. Era seduto sul letto di Harry e si massaggiava l'alluce. «Non puoi spegnere quella roba?» aggiunse rivolto a Harry, mentre Hermione usCiva con Grattastinchi che teneva ancora i maligni occhi gialli fissi su Ron.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «È lo stress!» ribatté Ron. «Starebbe benissimo se quella grossa stupida palla di pelo lo lasCiasse in pace!»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Ma Harry, che ricordava quanto aveva detto la strega del Serraglio Stregato sul fatto che i topi vivono solo tre anni, non poté fare a meno di pensare che, a meno che Crosta non possedesse poteri che non aveva mai rivelato, la sua fine era viCina. E nonostante Ron si lamentasse spesso di Crosta definendolo un topo noioso e inutile, Harry era certo che Ron sarebbe stato molto triste se Crosta fosse morto.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Lo spirito natalizio era deCisamente scarso nella sala comune dei Grifondoro quella mattina. Hermione aveva chiuso Grattastinchi nel dormitorio femminile, ma era arrabbiata con Ron perché aveva cercato di dargli un calCio; Ron era ancora furibondo per il recente tentativo di Grattastinchi di divorare Crosta. Harry rinunCiò a cercare di farli parlare tra loro e si dedicò a un attento esame della Firebolt, che si era portato di sotto. Per qualche motivo, anche questo parve irritare Hermione, che non disse nulla, ma continuò a guardare cupamente la scopa come se anche quella avesse criticato il suo gatto.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   All'ora di pranzo scesero nella Sala Grande e scoprirono che i tavoli erano stati di nuovo disposti lungo le pareti, e che al centro della stanza c'era un solo tavolo, preparato per dodiCi. I professori Silente, McGranitt, Piton, Sprite e Vitious erano seduti con Gazza, il guardiano, che aveva sostituito il solito cappotto marrone con un frac dall'aria molto vecchia e piuttosto muffita. C'erano solo altri tre studenti, due del primo anno, che sembravano parecchio tesi, e un imbronCiato Serpeverde del quinto anno.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Buon Natale!» esclamò Silente mentre Harry, Ron e Hermione si avviCinavano al tavolo. «Siccome siamo così pochi, Ci sembrava sCiocco usare i tavoli dei dormitori... sedete, sedete!»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Harry, Ron e Hermione presero posto viCini all'altro capo del tavolo.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «I cracker!» disse Silente entusiasta, offrendo l'estremità di un involto d'argento a Piton, che lo prese con riluttanza e tirò. Con uno schiocco simile a un colpo di fuCile, il cracker si spezzò rivelando un grosso cappello da strega, a punta, sormontato da un avvoltoio impagliato.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Harry, memore del MollicCio, intercettò lo sguardo di Ron ed entrambi sorrisero; la bocca di Piton diventò una fessura e l'insegnante spinse il cappello verso Silente, che se lo mise subito al posto del suo.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «CominCiate!» disse con un sorriso.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Mentre Harry si serviva di patate arrosto, le porte della Sala Grande si aprirono di nuovo. Era la professoressa Cooman, che sCivolò verso di loro come se avesse le ruote. Per l'occasione indossava un abito verde coperto di lustrini, che la faceva somigliare più che mai a una sCintillante libellula gigante.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   E in effetti con un cenno della bacchetta sollevò a mezz'aria una sedia che roteò su se stessa per qualche secondo prima di cadere con un tonfo tra il professor Piton e la professoressa McGranitt. La professoressa Cooman comunque non si sedette; i suoi occhi enormi passarono in rassegna il tavolo, e all'improvviso lei emise una speCie di strillo soffocato.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Non oso, professore! Se mi siedo con voi, saremo in trediCi! La peggiore delle sfortune! Non dimenticate che quando trediCi persone pranzano insieme, la prima ad alzarsi sarà la prima a morire!»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   La professoressa Cooman esitò, poi prese posto sulla sedia vuota, gli occhi chiusi, la bocca serrata, come in attesa che un fulmine colpisse la tavola. La professoressa McGranitt affondò un grosso cucchiaio nella zuppiera più viCina.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Ma naturalmente tu lo sapevi già, vero, Sibilla?» disse la professoressa McGranitt inarcando le sopracCiglia.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Certo che lo sapevo, Minerva» disse piano. «Ma non si ostenta la propria OnnisCienza. Spesso mi comporto come se non possedessi l'Occhio Interiore, per non innervosire gli altri».
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Dubito» intervenne Silente con voce allegra ma deCisa a porre fine alla conversazione, «che il professor Lupin corra un pericolo immediato. Severus, gli hai preparato di nuovo quella pozione?»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Bene» disse Silente. «Quindi dovrebbe riusCire ad alzarsi molto presto... Derek, hai preso un po' di queste? Sono ottime».
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   La professoressa Cooman si comportò quasi normalmente fino alla fine del pranzo di Natale, due ore più tardi. Pieni da scoppiare di Cibo squisito, indossando ancora i cappelli spuntati dai cracker, Harry e Ron furono i primi ad alzarsi da tavola, e l'insegnante cacCiò uno strillo.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Dubito che facCia molta differenza» disse gelida la professoressa McGranitt, «a meno che un pazzo armato di asCia non sia appostato dietro la porta pronto a fare a pezzi il primo che attraversa l'ingresso».
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Probabilmente cercherà di farsi aumentare le lezioni» disse Ron con uno sbadiglio mentre attraversavano l'ingresso, completamente sgombro di pazzi armati di asCia.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Quando raggiunsero il ritratto trovarono Sir Cadogan che festeggiava il Natale con un paio di frati, parecchi precedenti direttori di Hogwarts e il suo grasso pony. Sollevò il Cimiero e brindò a loro alzando un calice di idromele.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Altrettanto a voi, messere!» ruggì Sir Cadogan, mentre il dipinto si spostava per lasCiarli passare.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Harry andò dritto nel dormitorio, prese la Firebolt e il Kit di Manutenzione che Hermione gli aveva regalato per il suo compleanno, li portò di sotto e cercò di trovare qualcosa da fare alla Firebolt: ma non c'erano ramoscelli da potare, e il manico splendeva talmente che era inutile luCidarlo. Lui e Ron rimasero lì ad ammirarla da tutte le parti, finché il ritratto non si aprì lasCiando entrare Hermione, accompagnata dalla professoressa McGranitt.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Anche se la McGranitt era la responsabile del Grifondoro, Harry l'aveva vista solo una volta nella sala comune, ed era stato per dare un annunCio molto serio. Lui e Ron la fissarono, stringendo entrambi la Firebolt. Hermione li superò, si sedette, prese il libro più viCino e vi nascose la facCia.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Allora è questo, vero?» disse la professoressa McGranitt senza preamboli, avviCinandosi al fuoco e osservando la Firebolt. «La signorina Granger mi ha appena informato che qualcuno ti ha regalato un manico di scopa, Potter».
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Harry e Ron guardarono Hermione. Videro la sua fronte diventare rossa oltre il margine del libro, che teneva a rovesCio.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Non Ci vorrà più di qualche settimana» disse l'insegnante. «La riavrai quando saremo sicuri che non sia stregata».
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   La professoressa McGranitt girò sui tacchi e portando con sé la Firebolt riattraversò il buco del ritratto, che si chiuse alle sue spalle. Harry rimase a guardare nel vuoto anche quando fu sparita, con il barattolo di LuCido per maniCi ancora stretto in mano. Ron si voltò come una furia verso Hermione.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Hermione gettò via il libro. Era ancora tutta rossa in facCia, ma si alzò e guardò Ron con aria di sfida.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Harry sapeva che Hermione aveva agito con le migliori intenzioni, ma questo non gli impedì di arrabbiarsi con lei. Per poche, brevi ore era stato il proprietario di uno dei migliori maniCi di scopa del mondo, e ora, grazie alla sua intromissione, non sapeva se l'avrebbe mai più rivisto. Era certo che al momento non Ci fosse niente che non andava nella Firebolt, ma in che condizioni sarebbe stata dopo aver subito ogni genere di test antimalocchio?
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Ci sto lavorando» disse Harry in fretta. «Il professor Lupin ha detto che mi avrebbe insegnato a tenere lontani i Dissennatori. Dovremmo cominCiare questa settimana, ha detto che dopo Natale avrebbe trovato il tempo».
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Cosa? Sarà meglio che ti sbrighi, sai... non puoi cavalcare quella StellasfrecCia contro i Corvonero!»
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Sirius Black» disse Harry stancamente. «Pare che mi dia la cacCia. Quindi la McGranitt crede che possa averla mandata lui».
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Trascurando il fatto che un celebre assassino desse la cacCia al suo Cercatore, Baston disse:
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Lo so» disse Harry, «ma la McGranitt ha deCiso di farla smontare...»
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Il giorno dopo ricominCiarono le lezioni. L'ultima cosa che si potesse desiderare era passare due ore all'aperto in una gelida mattina di gennaio, ma Hagrid aveva preparato un falò pieno di Salamandre per divertirli, e trascorsero una lezione insolitamente piacevole raccogliendo legna secca e foglie per alimentare il fuoco, mentre le bestiole scorrazzavano su e giù per i ceppi incandescenti che si sgretolavano. La prima lezione di Divinazione del nuovo trimestre fu molto meno divertente; la professoressa Cooman era passata alla Lettura della Mano, e informò subito Harry che aveva le linee della vita più brevi che avesse mai visto.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Era a Difesa contro le Arti Oscure che Harry aveva davvero voglia di andare; dopo la conversazione con Baston, voleva cominCiare le lezioni
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Ah, sì» disse Lupin quando Harry gli ricordò la promessa alla fine della lezione. «Fammi un po' vedere... cosa ne diCi di giovedì sera alle otto? La classe di Storia della Magia dovrebbe essere grande abbastanza... Dovrò pensare bene a come possiamo fare... non possiamo far entrare nel castello un vero Dissennatore per fare eserCizio...»
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Non lo sa» commentò Ron, guardandola. «Sta solo cercando di convincerCi a parlarle di nuovo».
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Alle otto di giovedì sera, Harry uscì dalla Torre dei Grifondoro e si diresse verso la classe di Storia della Magia. Era buia e vuota quando arrivò, ma accese le lanterne con la bacchetta magica e dopo soli Cinque minuti apparve il professor Lupin con una grossa cassa da imballaggio, che posò sulla scrivania del professor Rüf.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Un altro MollicCio» rispose Lupin, togliendosi il mantello. «È da martedì che setacCio il castello, e per fortuna l'ho trovato nascosto nello schedario di Mastro Gazza. È la cosa più simile a un Dissennatore che abbiamo. Appena ti vedrà, il MollicCio si trasformerà in un Dissennatore, quindi potremo eserCitarCi con lui. Quando non lo usiamo posso tenerlo nel mio uffiCio, sotto la scrivania c'è un armadietto che gli piacerà».
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Be', quando funziona correttamente, evoca un Patronus» spiegò Lupin, «che è una speCie di AntiDissennatore. Un guardiano che fa da schermo fra te e il Dissennatore».
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Harry ebbe un'improvvisa visione di se stesso rannicchiato dietro una figura formato Hagrid armata di una grossa mazza. Il professor Lupin riprese: «Il Patronus è una forza positiva, una proiezione delle cose di cui si alimenta il Dissennatore: la speranza, la feliCità, il desiderio di sopravvivere. Ma non può provare la disperazione come i veri esseri umani, quindi i Dissennatori non sono in grado di fargli del male. Devo però avvertirti, Harry, che l'incantesimo potrebbe essere troppo avanzato per te. Molti maghi qualificati incontrano serie difficoltà».
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Ciascuno è unico per il mago che lo evoca».
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Va bene» disse, cercando di richiamare alla mente con più preCisione che poteva la meravigliosa sensazione del volo avvertita nello stomaco.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «L'ha visto?» esclamò Harry ecCitato, «è successo qualcosa!»
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Molto bene» disse Lupin con un sorriso. «Ora... sei pronto a provarCi con un Dissennatore?»
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Sì» disse Harry, stringendo forte la bacchetta e spostandosi al centro della classe deserta. Cercò di mantenere il pensiero fisso sul volo, ma qualcos'altro continuava a interferire... rischiava di risentire sua madre in ogni istante... ma non doveva pensarCi, altrimenti l'avrebbe risentita davvero, e non voleva... o invece voleva?
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Un Dissennatore si levò lentamente, il viso incappucCiato rivolto verso Harry, una mano spettrale e coperta di croste che tratteneva il mantello. Le lanterne tutto intorno guizzarono e si spensero. Il Dissennatore uscì dalla cassa e prese ad avanzare in silenzio verso Harry, traendo respiri rotti e profondi. Un'ondata di gelo pungente investì il ragazzo...
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   ScrosCi di risa penetranti... Si divertiva al suo terrore...
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Harry tornò alla vita. Era disteso sul pavimento, a panCia in su. Le lanterne della classe erano di nuovo accese. Non dovette chiedere che cos'era successo.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Ecco...» Lupin gli porse una Cioccorana. «Mangiala prima di riprovare. Non mi aspettavo che ce la facessi la prima volta. In effetti mi sarei stupito se ti fosse riusCito».
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Continuiamo!» esclamò Harry deCiso, ficcandosi in bocca il resto della Cioccorana. «Devo farlo! E se i Dissennatori si presentano alla partita contro i Corvonero? Non posso permettermi di cadere di nuovo. Se perdiamo quell'incontro perderemo la Coppa del Quidditch!»
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Harry rifletté e deCise che i suoi sentimenti quando il Grifondoro aveva vinto la Coppa delle Case l'anno prima si potevano proprio definire di grande feliCità. Brandì di nuovo la bacchetta con forza, e riprese il suo posto al centro della classe.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Il rumore di qualcuno che si preCipita fuori da una stanza... una porta che si spalanca... una risatina acuta...
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Lupin lo stava schiaffeggiando. Questa volta Harry Ci mise un po' di più a capire perché era disteso sul polveroso pavimento di una classe.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Harry all'improvviso si accorse che aveva il viso bagnato di lacrime. Chinò il capo più che poteva e si asCiugò le guance con un lembo del vestito, fingendo di allacCiarsi la scarpa, per non farsi vedere da Lupin.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Si...» A volto asCiutto, Harry alzò gli occhi. «Perché... lei non conosceva mio padre, vero?»
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Io... sì, in realtà» disse Lupin. «Eravamo amiCi a Hogwarts. Ascolta, Harry... forse per questa sera dovremmo lasCiar perdere. Questo incantesimo è troppo avanzato... Non dovevo nemmeno proporti di provarCi...»
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «No!» esclamò Harry. Si rialzò. «Proverò un'altra volta! Non penso a cose abbastanza feliCi, ecco cos'è... aspetti...»
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Il momento in cui aveva scoperto che era un mago, e che avrebbe lasCiato casa Dursley per andare a Hogwarts! Se non era quello un ricordo felice, allora... Concentrandosi molto intensamente su Ciò che aveva provato quando aveva capito che se ne sarebbe andato da Privet Drive, Harry si alzò e affrontò ancora una volta la cassa.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Alzò il coperchio della cassa per la terza volta, e il Dissennatore ne uscì; la stanza divenne fredda e buia...
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   L'urlo dentro la sua testa era ricominCiato, solo che questa volta era come se usCisse da una radio male sintonizzata. Diminuiva, aumentava, diminuiva di nuovo... e Harry vide ancora il Dissennatore... si era fermato... e poi una grande ombra argentea esplose dalla punta della bacchetta di Harry, si alzò fluttuando tra lui e il Dissennatore, e anche se Harry si sentiva le gambe molli, era ancora in piedi... anche se non sapeva per quanto avrebbe resistito...
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Qualcosa si spezzò sonoramente, e il Patronus nebuloso di Harry sparì assieme al Dissennatore; Harry si lasCiò cadere su una sedia, esausto come se avesse appena corso per un miglio, le gambe tremanti. Con la coda dell'occhio vide il professor Lupin che a colpi di bacchetta costringeva il MollicCio a rientrare nella cassa; era tornato di nuovo un globo argenteo.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Eccellente!» disse Lupin avviCinandosi. «Eccellente, Harry! Davvero un buon inizio!»
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   E porse a Harry una grossa tavoletta del migliore Cioccolato di Mielandia.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Mangialo tutto, o Madama Chips mi farà a pezzi. Ci vediamo la prossima settimana alla stessa ora?»
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Ok» disse Harry. Diede un morso al Cioccolato e guardò Lupin che spegneva le lanterne, che si erano riaccese dopo la scomparsa del Dissennatore. Gli era appena venuta in mente una cosa.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   nosCiuto anche Sirius Black».
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Che cosa te lo fa pensare?» disse in tono asCiutto.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Niente... voglio dire, so solo che anche loro erano amiCi qui a Hogwarts...»
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Harry uscì dalla classe, percorse il corridoio e girò un angolo, poi fece una deviazione dietro un'armatura e si sedette sul piedistallo per finire il Cioccolato, desiderando di non aver nominato Black, visto che chiaramente Lupin non era entusiasta dell'argomento. Poi il pensiero di Harry tornò a sua madre e suo padre...
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Si sentiva esausto e stranamente svuotato, anche se era così pieno di Cioccolato. Per quanto terribile fosse ascoltare gli ultimi istanti di vita dei suoi genitori ripetersi nella sua testa, erano le sole volte che aveva sentito le loro voCi da quando era molto piccolo. Ma non sarebbe mai stato in grado di far apparire un vero Patronus se parte di luì desiderava riascoltare i suoi genitori...
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Sono morti» si disse deCiso. «Sono morti e ascoltare i loro echi non li riporterà indietro. Meglio che ti controlli se vuoi quella Coppa del Quidditch».
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Si alzò, si ficcò in bocca l'ultimo pezzo di Cioccolato e si diresse verso la Torre dei Grifondoro.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Corvonero giocò contro Serpeverde una settimana dopo l'inizio del trimestre. Vinse Serpeverde, anche se di stretta misura. Secondo Baston, era un bene per Grifondoro, che si sarebbe piazzato secondo se a sua volta avesse battuto Corvonero. Quindi Baston portò il numero degli allenamenti a Cinque la settimana. Con le lezioni AntiDissennatore di Lupin, che da sole erano più faticose di sei allenamenti di Quidditch, Harry aveva solo una sera la settimana per fare i compiti. Anche così, non parve accusare lo sforzo tanto quanto Hermione, il cui immenso carico di lavoro cominCiava a farsi sentire. Tutte le sere, senza eccezioni, Hermione era in un angolo della sala comune, con parecchi tavoli coperti di libri, schemi di Aritmanzia, dizionari di rune, diagrammi di Babbani che sollevavano oggetti pesanti e quaderni su quaderni di appunti fitti fitti; quasi non parlava con nessuno, e quando veniva interrotta scattava, nervosissima. «Come fa?»
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   bisbigliò Ron rivolto a Harry una sera, mentre quest'ultimo finiva un tema complicato sui Veleni IrriconosCibili per Piton. Harry alzò gli occhi. Hermione si vedeva a stento dietro una pila di libri in bilico.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «A star dietro a tutte le lezioni!» disse Ron. «Questa mattina l'ho sentita che parlava con la professoressa Vector, quella di Aritmanzia. Discutevano della lezione di ieri, ma Hermione non può esserCi andata, perché era con noi a Cura delle Creature Magiche! Ed Ernie McMillan mi ha detto che non ha mai perso una lezione di Babbanologia, ma metà delle ore coinCidono con Divinazione, e non ne ha mai saltata una neanche di quelle!»
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Brutte notizie, Harry. Sono appena stato dalla professoressa McGranitt a parlare della Firebolt. Lei... ehm... si è un po' arrabbiata con me. Mi ha detto che non capivo che cos'è più importante. Ha detto che m'importava di più di vincere la Coppa che della tua vita. Solo perché le ho detto che non era un problema se la scopa ti disarCionava, purché prima tu fossi riusCito a prendere il BocCino». Baston scosse la testa incredulo. «Davvero, dovevi sentire come urlava... neanche avessi detto una cosa terribile... poi le ho chiesto quanto tempo pensava di tenersela...» Fece una smorfia e imitò la voce severa della professoressa McGranitt: «'Per tutto il tempo necessario, Baston'... credo che sia ora di ordinarti una scopa nuova, Harry. C'è un modulo in fondo a Guida ai ManiCi di Scopa... potresti prendere una Nimbus Duemilauno, come quella di Malfoy».
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Gennaio si trasformò quietamente in febbraio, senza alcun cambiamento nel tempo, ancora freddo pungente. La partita contro i Corvonero si avviCinava, ma Harry non aveva ancora ordinato una scopa nuova. Ormai chiedeva alla professoressa McGranitt notizie della Firebolt dopo ogni lezione di Trasfigurazione, con Ron ritto al suo fianco, speranzoso, e Hermione che li superava guardando dall'altra parte.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «No, Potter, non puoi ancora riaverla» gli disse la professoressa McGranitt la dodicesima volta, prima ancora che aprisse bocca. «Abbiamo controllato quasi tutte le maledizioni prinCipali, ma il professor Vitious ritiene che la scopa potrebbe essere infestata da un Incantesimo di LanCio. Te lo
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   A peggiorare le cose, le legioni AntiDissennatore non stavano andando affatto bene come sperava. Per parecchie volte di fila, Harry riuscì a produrre una confusa ombra argentata tutte le volte che il MollicCioDissennatore gli si avviCinava, ma il suo Patronus era troppo debole per scacCiarlo. Non faceva altro che aleggiare come una nuvola semitrasparente, prosCiugando le energie di Harry che lottava per trattenerlo. Harry era arrabbiato con se stesso e si sentiva in colpa per il suo segreto desiderio di risentire le voCi dei genitori.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Pretendi troppo da te stesso» disse il professor Lupin severo la quarta settimana di lezioni. «Per un mago di trediCi anni, anche un Patronus confuso è un gran risultato. E poi non svieni più, no?»
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Credevo che un Patronus... schiacCiasse i Dissennatori, o roba del genere» disse Harry scoraggiato. «Che li facesse sparire...»
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Un vero Patronus lo fa» disse Lupin. «Ma tu hai fatto grandi progressi in pochissimo tempo. Se i Dissennatori si fanno vedere alla prossima partita di Quidditch, sarai in grado di tenerli a bada abbastanza a lungo da riusCire a tornare a terra».
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Ha detto che è più diffiCile se sono in tanti» disse Harry.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Ho la massima fiduCia in te» disse Lupin sorridendo. «Ecco... ti sei meritato una bibita... arriva dai Tre ManiCi di Scopa... non credo che tu l'abbia mai assaggiata...»
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Lupin alzò un sopracCiglio.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Bevvero la Burrobirra in silenzio, finché Harry non deCise di chiedere qualcosa a cui pensava da un po'.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Che cosa c'è sotto il cappucCio dei Dissennatori?»
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Mmm... be', i soli a saperlo non sono in grado di raccontarcelo. Vedi, il Dissennatore abbassa il cappucCio solo per usare la sua arma estrema, la peggiore».
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Lo chiamano il BaCio del Dissennatore» disse Lupin con un sorriso un po' obliquo. «È quello che fanno i Dissennatori quando vogliono distruggere completamente qualcuno. Immagino che Ci siano delle fauCi lì sotto, perché le stringono sulla bocca della vittima e... le succhiano l'anima».
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Cosa... ucCidono...?»
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Oh, no» disse Lupin. «È molto peggio. Puoi esistere anche senza l'anima, sai, purché il cuore e il cervello funzionino ancora. Ma non avrai più nessuna idea di te stesso, nessun ricordo... nulla. Non è possibile guarire. Esisti e basta. Come un gusCio vuoto. E la tua anima se n'è andata per sempre... è perduta».
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Avrebbe voluto dire a Lupin della conversazione su Black che aveva origliato ai Tre ManiCi di Scopa, di come Black aveva tradito sua madre e suo padre, ma per farlo avrebbe dovuto rivelare di essere andato a Hogsmeade senza permesso, e sapeva che a Lupin questo non sarebbe piaCiuto. Così finì la sua Burrobirra, ringraziò Lupin e uscì dall'aula di Storia della Magia.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Harry quasi rimpianse di aver chiesto che cosa c'era sotto il cappucCio di un Dissennatore. La risposta era così orribile, e lui era così assorto a chiedersi che cosa si dovesse provare a farsi succhiar via l'anima, che a metà delle scale andò a sbattere dritto contro la professoressa McGranitt.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Sono appena venuta a cercarti nella sala comune dei Grifondoro. Be', allora, abbiamo fatto tutto quello che Ci veniva in mente, e sembra che non abbia niente che non va... hai un vero amico da qualche parte, Potter...»
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Ammutolito, Harry portò la Firebolt di sopra, nella Torre dei Grifondoro. Mentre girava un angolo, vide Ron che sfrecCiava verso di lui con un sorriso da un orecchio all'altro.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Svoltarono nel corridoio che portava alla Torre del Grifondoro e videro Neville PaCiock che supplicava Sir Cadogan, che non lo voleva lasCiar entrare.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Oh, stai zitto» disse Ron, mentre lui e Harry si avviCinavano a Neville.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Stiletto!» disse Harry a Sir Cadogan, che fu molto deluso e si spostò malvolentieri per lasCiarli entrare nella sala comune. Un improvviso mormorio d'ecCitazione si propagò tra i ragazzi, e in un attimo Harry si ritrovò Circondato da una piccola folla ecCitata.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Dopo una deCina di minuti, durante i quali la Firebolt passò di mano in mano e fu ammirata da tutte le angolazioni, la folla si disperse e Harry e
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Ron videro Hermione, la sola a non essersi preCipitata su di loro, china sui libri, bene attenta a evitare i loro occhi. Harry e Ron si avviCinarono al suo tavolo e alla fine lei alzò lo sguardo.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «La porto io!» si offrì Ron entusiasta. «Devo dare a Crosta il suo SCiroppo Ratto».
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Harry guardò il tavolo sovraccarico, il lungo tema di Aritmanzia con l'inchiostro ancora umido, il tema ancora più lungo di Babbanologia (Perché i Babbani hanno bisogno dell'elettriCità) e la traduzione in rune su cui era china Hermione.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Oh, be'... sai... studio tanto» disse Hermione. Da viCino, Harry notò che aveva l'aria stanca quasi quanto Lupin.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Perché non lasCi perdere un paio di materie?» le chiese mentre lei spostava i libri per cercare il vocabolario runico.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Ma Harry non scoprì mai che cosa Ci fosse di tanto meraviglioso nell'Aritmanzia. In quel preCiso istante, un urlo strozzato echeggiò dalla scala dei ragazzi. Tutti i presenti tacquero e fissarono l'ingresso, pietrificati. Poi risuonarono passi frettolosi, sempre più forti... e alla fine comparve Ron, trasCinando un lenzuolo.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «GUARDA!» urlò, avviCinandosi al tavolo di Hermione. «GUARDATE!» gridò, scuotendo il lenzuolo davanti agli amiCi.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Quella parve la fine dell'amiCizia tra Ron e Hermione. Erano tutti e due così arrabbiati che Harry non capiva come avrebbero potuto far pace.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Ok, stai con Ron, tanto lo sapevo!» disse con voce acuta. «Prima la Firebolt, poi Crosta, è sempre colpa mia, vero? LasCiami stare, Harry, ho un sacco di compiti!»
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Il suo momento di gloria» disse Fred, incapace di restar serio. «Che la Cicatrice sul dito di Goyle sia perenne tributo alla sua memoria. Dài, Ron, vai a Hogsmeade e comprati un topo nuovo. A cosa serve lamentarsi?»
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Madama Bumb, che continuava ad assistere agli allenamenti dei Grifondoro per tenere d'occhio Harry, fu colpita dalla Firebolt quanto gli altri. Prima del decollo la prese, la studiò da viCino ed espresse il suo giudizio tecnico.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Che equilibrio! Se la serie Nimbus ha un difetto, è un piccolo solco nella coda: spesso dopo qualche anno cominCia a fare attrito. Hanno anche modernizzato il manico, è un po' più sottile delle Scopalinda, mi ricorda le vecchie Frecce d'Argento, peccato che abbiano smesso di produrle, io Ci ho imparato a volare, ed era una gran bella vecchia scopa anche quella...»
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Ehm... Madama Bumb? Le spiace restituire la Firebolt a Harry? Dovremmo proprio allenarCi...»
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Lei e Ron usCirono dal campo e presero posto sulle tribune, mentre la squadra dei Grifondoro si riuniva attorno a Baston per le istruzioni finali prima della partita del giorno dopo.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Harry, ho appena scoperto chi sarà il Cercatore di Corvonero. Cho Chang. È una del quarto anno, ed è bravina... Speravo che non fosse in forma, ha avuto qualche problema...» Baston espresse il suo disappunto per la completa ripresa di Cho Chang, poi disse: «D'altra parte, cavalca una Comet Duecentosessanta, che sarà semplicemente ridicola viCino alla Firebolt». Dedicò alla scopa di Harry uno sguardo di fervente ammirazione, poi disse: «Ok, andiamo...»
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   E finalmente Harry si mise a cavalCioni della Firebolt e decollò.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Era come sognare. La Firebolt girava al minimo tocco, sembrava obbedire ai suoi pensieri più che alla sua presa; filava per il campo a una tale veloCità che lo stadio diventò una macchia verde e grigia; Harry la fece voltare così bruscamente che AliCia Spinnet urlò, poi si tuffò in una pic
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   chiata perfettamente controllata, sfiorando il campo erboso con le punte dei piedi prima di innalzarsi di nuovo a dieCi, dodiCi, quindiCi metri...
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Harry, ora libero il BocCino!» gridò Baston.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Harry si voltò e inseguì un Bolide fino alla porta; lo superò senza sforzo, vide il BocCino sfrecCiare da dietro Baston e di lì a dieCi secondi lo teneva stretto in mano.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   La squadra urlò di gioia. Harry lasCiò andare il BocCino, gli diede un vantaggio di un minuto, poi scattò all'inseguimento, slalomando fra gli altri; lo vide rotolare viCino al ginocchio di Katie Bell, fece un giro della morte e lo afferrò di nuovo.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Fu l'allenamento più riusCito di tutti; la squadra, contagiata dalla presenza della Firebolt, provò le sue tattiche migliori senza errori, e quando atterrò di nuovo, Baston non ebbe una sola critica da fare, cosa che, come fece notare George Weasley, non era mai successa prima di allora.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Non so proprio che cosa potrebbe fermarCi domani!» disse Baston. «A meno che... Harry, hai risolto il tuo problema con i Dissennatori, vero?»
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «I Dissennatori non torneranno, Oliver, Silente andrebbe su tutte le furie» disse Fred fiduCioso.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Harry si mise in spalla la Firebolt e lui e Ron usCirono dallo stadio buio, discutendo l'andatura straordinariamente regolare della scopa, la sua fenomenale accelerazione e la sua preCisione nelle svolte. Erano a metà strada quando Harry, guardando a sinistra, vide qualcosa che gli mozzò il fiato: due occhi che sCintillavano nell'oscurità.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Un raggio di luce attraversò l'erba, colpì un albero e ne illuminò i rami; lì, accovacCiato tra le foglie nuove, c'era Grattastinchi.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Vattene via!» ruggì Ron, chinandosi per raccogliere un grosso sasso, ma prima che lo potesse lanCiare, Grattastinchi sparì con un guizzo della lunga coda rossicCia.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Visto?» disse Ron furioso, lasCiando cadere il sasso. «Continua a lasCiarlo andare dove vuole. Probabilmente adesso sta mandando giù Crosta con un paio di uccelli...»
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Harry non disse niente. Respirò a fondo lasCiandosi pervadere dal sollievo; per un attimo aveva creduto che quegli occhi appartenessero al Gramo. Ripartirono alla volta del castello. Vergognandosi un po' di quell'attacco di panico, Harry non disse nulla a Ron, e non si guardò né a destra né a sinistra finché non furono nella Sala d'Ingresso bene illuminata.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   La mattina dopo Harry scese a colazione con gli altri ragazzi del suo dormitorio, tutti convinti che la Firebolt meritasse una sorta di drappello d'onore. Quando Harry entrò nella Sala Grande, tutti si voltarono a guardare la Firebolt, e si diffuse un mormorio di ecCitazione. Harry vide con enorme soddisfazione che la squadra dei Serpeverde sembrava colpita da un fulmine.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Visto che facCia ha fatto?» disse Ron allegramente, fissando Malfoy. «Non Ci può credere! Che bello!»
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Mettila qui, Harry» disse, posando la scopa in mezzo al tavolo e voltandola in modo che il nome fosse ben visibile. Alcuni ragazzi di Corvonero e Tassorosso si avviCinarono per darle un'occhiata, Cedric Diggory andò a complimentarsi con Harry per aver acquistato una sostituta così straordinaria della Nimbus, e la fidanzata di Percy, Penelope Light di Corvonero, chiese se poteva prenderla in mano.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Su, su, Penny, niente sabotaggi!» disse Percy cordialmente, mentre la ragazza esaminava la Firebolt da viCino. «Io e Penelope abbiamo fatto una scommessa» disse agli altri. «DieCi galeoni sul risultato della partita!»
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Harry, fai in modo di vincere» disse Percy con un sussurro frettoloso. «Io non ce li ho, dieCi galeoni. Sì, vengo, Penny!» E si affrettò a raggiungerla davanti a una fetta di pane tostato.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Sei sicuro di riusCire a controllare quella scopa, Potter?» disse una
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   fredda voce strasCicata.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Draco Malfoy si era avviCinato per vedere meglio, con Tiger e Goyle alle spalle.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Ha un sacco di effetti speCiali, vero?» chiese Malfoy, con gli occhi che brillavano maligni. «Peccato che non abbia anche un paracadute, nel caso si avviCini un Dissennatore».
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Peccato che non ti possa spuntare un bracCio in più, Malfoy» rispose Harry. «Così forse ce la faresti a prendere il BocCino».
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Alle undiCi meno un quarto, la squadra di Grifondoro si avviò agli spogliatoi. Il tempo non avrebbe potuto essere più diverso da quello della partita contro Tassorosso. Era una giornata limpida e fresca, con un venticello leggero; questa volta non Ci sarebbero stati problemi di visibilità, e Harry, seppur nervoso, cominCiava ad avvertire l'ecCitazione che solo una partita di Quidditch poteva portare con sé. Udirono il resto della scuola che prendeva posto nello stadio. Harry si tolse la divisa scolastica nera, estrasse la bacchetta dalla tasca e la infilò nella maglietta che avrebbe indossato sotto la divisa da Quidditch. Sperava solo di non averne bisogno. All'improvviso si chiese se il professor Lupin sarebbe stato tra la folla a guardare.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Sapete che cosa dobbiamo fare» disse Baston mentre si preparavano a usCire dagli spogliatoi. «Se perdiamo questa partita, siamo fuori gara. Voi... comportatevi come all'allenamento di ieri e andrà tutto bene!»
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   UsCirono in campo, accolti da un tumultuoso applauso. La squadra di Corvonero, vestita di blu, era già schierata a metà campo. Il loro Cercatore, Cho Chang, era l'unica ragazza della squadra. Era più bassa di Harry di almeno tutta la testa, e Harry non poté fare a meno di notare, pur teso com'era, che era molto carina. Lei sorrise a Harry mentre le squadre si fronteggiavano dietro i loro capitani, e lui avvertì una lieve stretta dalle parti dello stomaco, una cosa che non aveva nulla a che fare con i nervi.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Baston, Davies, stringetevi la mano» disse Madama Bumb spicCia, e Baston tese la mano al capitano di Corvonero.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Harry si librò a mezz'aria e la Firebolt scattò più alta e più veloce di ogni altra scopa; il suo cavaliere fece un giro di prova sopra lo stadio e prese a guardarsi in giro in cerca del BocCino, ascoltando la cronaca affidata all'amico dei gemelli Weasley, Lee Jordan.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Sono partiti, e l'attenzione di tutti in questa partita è puntata sulla Firebolt che Harry Potter cavalca per Grifondoro. Secondo la Guida ai ManiCi di Scopa, la Firebolt sarà la scopa prescelta dalle squadre nazionali alla Coppa del Mondo di quest'anno...»
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Jordan, ti dispiacerebbe dirCi che cosa succede in campo?» lo interruppe la voce della professoressa McGranitt.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Ok, ok, Grifondoro in possesso di palla, Katie Bell di Grifondoro sfrecCia verso la porta...»
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Harry oltrepassò Katie puntando nella direzione opposta e guardandosi in giro in cerca di uno sCintillio dorato. Cho Chang se ne accorse subito, lo tallonava. Era una giocatrice esperta: continuava a tagliargli la strada, costringendolo a cambiare direzione.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Falle vedere come acceleri, Harry!» urlò Fred, superandolo per puntare a un Bolide che si dirigeva verso AliCia.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Harry spinse in avanti la Firebolt mentre giravano attorno alle porte di Corvonero, e Cho rimase indietro. Proprio mentre Katie segnava il primo goal della partita, e i giocatori di Grifondoro esultavano, lo vide: il BocCino era quasi a terra e svolazzava viCino a una delle barriere.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Harry scese in picchiata; Cho lo vide e si lanCiò al suo inseguimento. Harry accelerò, pervaso dall'ecCitazione; le picchiate erano la sua speCialità, mancavano solo tre metri...
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   In quel momento un Bolide, colpito da uno dei Battitori di Corvonero, balzò fuori dal nulla. Harry deviò e lo evitò per un pelo. In quei pochi cruCiali istanti, il BocCino sparì.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Dai tifosi di Grifondoro si alzò un grosso «Oooooh» di delusione e dall'ala di Corvonero esplose un fragoroso applauso per il Battitore. George Weasley manifestò il suo disappunto sparando il secondo Bolide direttamente contro il Battitore avversario, che fu costretto a rovesCiarsi a mezz'aria per evitarlo.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   girare, e la Comet di Chang non è certo all'altezza, la preCisione e l'equilibrio della Firebolt sono davvero straordinari in questi lunghi...»
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «JORDAN! TI PAGANO PER FARE PUBBLICiTÀ ALLE FIREBOLT? VAI AVANTI CON LA CRONACA!»
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Corvonero si riscosse; segnò tre reti, lasCiando a Grifondoro un vantaggio di soli Cinquanta punti. Se Cho avesse preso il BocCino prima di Harry, Corvonero avrebbe vinto. Harry planò verso il basso, evitando di stretta misura un CacCiatore di Corvonero, e scrutò il campo, in ansia. Un brillio d'oro, un palpito di piccole ali... il BocCino era laggiù, attorno alla porta di Grifondoro...
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Harry si voltò e vide Cho che sorrideva. Il BocCino era sparito di nuovo. Harry puntò verso l'alto la Firebolt e presto fu a oltre sessanta metri. Con la coda dell'occhio, vide che Cho lo seguiva... aveva deCiso di marcarlo stretto invece di andare a cercare il BocCino... benissimo... se voleva inseguirlo, doveva subirne le conseguenze...
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Si tuffò di nuovo in picchiata, e Cho, convinta che avesse visto il BocCino, cercò di stargli dietro; Harry si rialzò bruscamente e lei continuò a preCipitare; lui scattò di nuovo, veloce come un proiettile, e poi lo vide per la terza volta. Il BocCino sCintillava alto sul campo, dalla parte di Corvonero.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Accelerò; così fece Cho, parecchi piedi più in basso. Harry era in vantaggio, si avviCinava al BocCino ogni secondo di più., e poi...
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Tre Dissennatori, tre alti, neri Dissennatori incappucCiati, guardavano verso di lui.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Qualcosa di enorme, di un bianco argenteo, spuntò dalla punta della bacchetta. Harry sapeva di averla puntata direttamente verso i Dissennatori ma non si fermò a vedere che cosa succedeva; con la mente ancora miracolosamente sgombra, guardò davanti a sé, c'era quasi, tese la mano che ancora stringeva la bacchetta e riuscì a stento a serrare le dita attorno al minuscolo BocCino che si divincolava.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Madama Bumb fischiò, Harry si voltò a mezz'aria e vide sei macchie scarlatte che puntavano su di lui. Un attimo dopo, tutta la squadra lo abbracCiava così forte che quasi lo fece cadere dalla scopa. In basso echeggiavano le urla dei Grifondoro tra la folla.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Così si fa!» ripeteva Baston urlando. AliCia, Angelina e Katie avevano baCiato Harry, Fred lo teneva così stretto che la testa rischiava di saltargli via. Nel caos più totale, la squadra riuscì a scendere a terra. Harry smontò dalla scopa e vide un branco schiamazzante di tifosi di Grifondoro che correvano in campo, Ron in testa. Prima di rendersene conto, si trovò Circondato da una folla festante.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Sì!» strillò Ron, alzando il bracCio di Harry. «Sì! Sì!»
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Benfatto, Harry!» disse Percy entusiasta. «Ho vinto dieCi galeoni! Devo andare a cercare Penelope, scusa...»
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Harry si voltò e vide il professor Lupin, insieme scosso e compiaCiuto.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «I Dissennatori non mi hanno fatto niente!» disse Harry ecCitato. «Non ho sentito niente!»
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Harry guardò la scena stupefatto. Per terra, in un mucchio aggrovigliato, c'erano Malfoy, Tiger, Goyle e Marcus Flitt, il capitano dei Serpeverde, che lottavano per liberarsi dei loro lunghi mantelli neri col cappucCio. A quanto pareva, Malfoy doveva essere salito sulle spalle di Goyle. La professoressa McGranitt, furiosa come non mai, era in piedi di fronte a loro.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Davvero un tiro spregevole!» urlava. «Un basso, vile tentativo di sabotare il Cercatore dei Grifondoro! Siete tutti puniti, e Cinquanta punti in meno per Serpeverde! Ne parlerò con il professor Silente, non dubitate! Ah, eccolo che arriva!»
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Andiamo, Harry!» disse George avviCinandosi, «andiamo a festeggiare! Nella sala comune di Grifondoro, subito!»
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Era come se avessero già vinto la Coppa del Quidditch; la festa proseguì per tutto il giorno, fino a sera tarda. Fred e George Weasley scomparvero per un paio d'ore e tornarono con bracCiate di bottiglie di Burrobirra, Zuccotti di zucca e parecchi sacchetti pieni di dolCi di Mielandia.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Come avete fatto?» strillò Angelina Johnson, mentre George lanCiava Rospi alla Menta tra la folla.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Con un piccolo aiuto di Lunastorta, CodalisCia, Felpato e Ramoso» sussurrò Fred all'orecchio di Harry.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Solo una persona non si unì ai festeggiamenti. Hermione, incredibile ma vero, rimase seduta in un angolo, cercando di leggere un libro enorme intitolato Vita domestica e abitudini soCiali dei Babbani inglesi. Harry si allontanò dal tavolo dove Fred e George avevano cominCiato a fare i giocolieri con le bottiglie di Burrobirra e le si avviCinò.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Dài, Hermione, vieni a mangiare qualcosa» disse Harry, cercando Ron con lo sguardo e chiedendosi se l'amico fosse abbastanza di buonumore da seppellire l'asCia di guerra.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Hermione scoppiò in lacrime. Prima che Harry potesse dire o fare qualcosa, si infilò il libro sottobracCio e tra i singhiozzi corse verso la scala che portava al dormitorio delle ragazze.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Non puoi lasCiarla un po' in pace?» chiese Harry a Ron, piano.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «No» rispose Ron in tono aspro. «Se almeno fosse un po' dispiaCiuta... ma non ammetterà mai di avere torto, Hermione. Si comporta ancora come se Crosta fosse in vacanza».
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   La festa dei Grifondoro finì solo quando la professoressa McGranitt comparve in vestaglia scozzese e retina sui capelli, all'una di notte, insistendo perché andassero tutti a dormire. Harry e Ron salirono nel dormitorio, discutendo la partita. Alla fine, esausto, Harry s'infilò nel letto, chiuse le tende del baldacchino per intercettare un raggio di luna, si distese e sCivolò quasi immediatamente nel sonno...
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Fece un sogno molto strano. Camminava in una foresta, con la Firebolt in spalla, seguendo qualcosa di un bianco argenteo che sCivolava tra gli alberi davanti a lui e che Harry intravedeva a fatica tra le foglie. Ansioso di raggiungere la cosa, si affrettò, ma la sua preda accelerava. Harry prese a correre e altrettanto fece la cosa. Ora correva, e davanti sentiva un frastuono di galoppo... poi svoltò in una radura e...
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Harry credette di sentire sbattere la porta del dormitorio. Alla fine riuscì a dividere le tende, le aprì di scatto e nello stesso istante Dean Thomas accese la lanterna.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Balzarono giù dal letto. Harry raggiunse per primo la porta del dormitorio, e filarono tutti giù per le scale. Si aprirono porte, echeggiarono voCi assonnate...
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «La professoressa McGranitt Ci ha detto di andare a dormire!»
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Magnifico, ricominCia la festa?» esclamò allegramente Fred Weasley.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Tornate tutti di sopra!» disse Percy, entrando di corsa nella sala comune e agganCiandosi il distintivo di Caposcuola sul pigiama.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «SCiocchezze!» esclamò Percy stupefatto. «Hai mangiato troppo, Ron... hai avuto un incubo...»
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   La professoressa McGranitt lo fissò incredula.
«Non dire sCiocchezze, Weasley, come avrebbe fatto a passare attraverso il ritratto?»
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Guardando Ron con sospetto, la professoressa McGranitt riaprì il ritratto e uscì. Tutta la sala comune tese le orecchie, il fiato sospeso.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Sir Cadogan, avete lasCiato entrare un uomo nella Torre di Grifondoro?»
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Chi mai» disse con voce spezzata, «chi mai è stato di una stupidità così abissale da scrivere le parole d'ordine della settimana e da lasCiarle in giro?»
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Calò il silenzio totale, rotto solo da una speCie di pigolio. Neville PaCiock, tremando dalla punta dei capelli ai piedi calzati in soffiCi pantofole, alzò lentamente la mano.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Quella notte nessuno dormì nella Torre del Grifondoro. Sapevano che il castello sarebbe stato perquisito un'altra volta, e tutta la Casa rimase sveglia nella sala comune, in attesa di scoprire se Black era stato catturato. La professoressa McGranitt tornò all'alba per far sapere ai ragazzi che era riusCito a fuggire.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Il giorno dopo riconobbero ovunque i segni di una sorveglianza più stretta. Il professor Vitious stava insegnando alle porte prinCipali a riconoscere Sirius Black da una grossa foto; Gazza andava su e giù per i corridoi a inchiodare assi dappertutto, dalle minuscole crepe nelle pareti alle tane di topo. Sir Cadogan era stato licenziato. Il suo ritratto era stato riportato su al solitario pianerottolo del settimo piano, e la Signora Grassa era tornata. Era stata restaurata da mani esperte, ma era ancora molto nervosa, e aveva accettato di tornare al lavoro solo con la garanzia di una protezione speCiale. Un gruppo di scontrosi troll guardiani era stato reclutato per sorvegliarla. MarCiavano per il corridoio in un drappello minacCioso, parlando a grugniti e confrontando la misura delle loro mazze.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Perché, poi?» aggiunse rivolto a Harry, mentre il gruppo di ragazze del secondo anno che avevano ascoltato l'agghiacCiante racconto si allontanava. «Perché è fuggito?»
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Harry si era chiesto la stessa cosa. Perché Black, una volta sbagliato letto, non aveva messo a tacere Ron e cercato lui? Black aveva dimostrato dodiCi anni prima che non aveva alcuno scrupolo a ucCidere persone innocenti, e questa volta si era trovato di fronte a Cinque ragazzi disarmati, quattro dei quali addormentati.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Forse sapeva che sarebbe stato diffiCile usCire di nuovo dal castello dopo che tu ti eri messo a gridare e avevi svegliato tutti» disse Harry pensieroso. «Avrebbe dovuto ucCidere tutta la Casa per riusCire a ripassare dal buco del ritratto... poi avrebbe incontrato gli insegnanti...»
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Neville era nella disgrazia più totale. La professoressa McGranitt era così arrabbiata con lui che gli aveva interdetto qualunque futura gita a Hogsmeade, lo aveva punito e aveva proibito a tutti di dirgli la parola d'ordine per entrare nella Torre. Il povero Neville era costretto ad aspettare tutte le sere fuori dalla sala comune che qualcuno lo facesse entrare, mentre i troll della sorveglianza lo fissavano minacCiosi. Nessuna di queste punizioni, comunque, uguagliava quella che sua nonna aveva in serbo per lui. Due giorni dopo l'incursione di Black, spedì a Neville la cosa peggiore che uno studente di Hogwarts potesse ricevere per colazione: una Strillettera.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Cari Harry e Ron,
cosa ne dite di venire a prendere il tè da me oggi pomeriggio verso le sei? Vengo a prendervi io al castello. ASPETTATE ME NELL'INGRESSO, NON DOVETE USCiRE DA SOLI.
Saluti,
Hagrid

L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   E così alle sei del pomeriggio Harry e Ron usCirono dalla Torre dei Grifondoro, superarono di corsa i troll della sorveglianza e scesero nella Sala d'Ingresso.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   La prima cosa che videro entrando nella capanna di Hagrid fu Fierobecco, allungato sulla coperta patchwork di Hagrid, le enormi ali ripiegate strette accanto al corpo, che si gustava un grosso piatto di furetti morti. Distogliendo lo sguardo da quella visione sgradevole, Harry vide un enorme vestito peloso marrone e un'orrenda cravatta gialla e aranCione penzolare nell'armadio di Hagrid.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Harry fu sopraffatto dai sensi di colpa. Si era completamente dimenticato che il processo a Fierobecco era così viCino, e a giudicare dallo sguardo imbarazzato di Ron, anche lui se n'era scordato. Avevano dimenticato anche la loro promessa di aiutare Hagrid a preparare la difesa dell'Ippogrifo; l'arrivo della Firebolt l'aveva cancellata dalle loro menti.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Hagrid servì loro il tè e offrì un piatto di focacCine, che rifiutarono; avevano già sperimentato fin troppe volte la cuCina di Hagrid.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Perché non sta bene, ecco perché. È venuta qui a trovarmi tante volte da Natale. Si sente sola. Prima non Ci parlavate, con lei, per via della Firebolt, adesso non Ci parlate perché il suo gatto...»
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Era davvero sconvolta, poverina, quando Black ti ha aggredito, Ron. Lei si che ha il cuore al posto giusto, lei, e voi due che non Ci parlate nemmeno...»
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Ah, be', la gente a volte è un po' stupida quando Ci parli dei suoi animali» disse Hagrid saggiamente. Alle sue spalle, Fierobecco sputò qualche osso di furetto sul cusCino.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Hogsmeade, il prossimo finesettimana!» disse Ron, sporgendosi sopra la folla di teste per leggere il nuovo avviso. «Cosa ne diCi?» sussurrò a Harry mentre andavano a sedersi.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Hermione aprì la bocca per ribattere, ma Grattastinchi le balzò in grembo soffiando dolcemente. Hermione lanCiò uno sguardo spaventato a Ron, prese in bracCio Grattastinchi e corse via verso il dormitorio delle ragazze.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Il sabato mattina, Harry mise il Mantello dell'Invisibilità nella borsa, si fece sCivolare in tasca la Mappa del Malandrino e scese a far colazione con tutti gli altri. Hermione continuava a scoccargli occhiate sospettose, ma lui ne evitò lo sguardo, e fece in modo che lei lo vedesse risalire la scalinata di marmo mentre tutti gli altri si dirigevano verso la porta d'ingresso.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Ciao!» disse Harry a Ron. «Ci vediamo al tuo ritorno!»
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Harry corse al terzo piano e mentre saliva estrasse la Mappa del Malandrino. Si accovacCiò dietro la strega orba e stese la cartina. Un puntino avanzava nella sua direzione. Harry strizzò gli occhi per metterlo a fuoco. La scritta minuscola accanto al puntino reCitava 'Neville PaCiock'.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Harry estrasse in fretta la bacchetta magica, mormorò «Dissendium!» e spinse la borsa dentro la statua, ma prima che riusCisse a seguirla, Neville girò l'angolo.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Ciao, Neville» disse Harry, allontanandosi in fretta dalla statua e rimettendosi in tasca la mappa. «Che cosa fai?»
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Noi... non Ci siamo dati appuntamento» disse Harry. «Ci siamo incontrati... per caso».
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Davvero?» disse Piton. «Tu hai l'abitudine di apparire nei posti più inaspettati, Potter, ed è raro che sia senza una buona ragione... Suggerirei che voi due torniate alla Torre dei Grifondoro, è preCisamente là che dovete stare».
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Harry e Neville si allontanarono senza ribattere. Mentre giravano l'angolo, Harry si voltò. Piton stava passando una mano sulla testa della strega orba e la osservava da viCino.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Harry riuscì a liberarsi di Neville davanti alla Signora Grassa, pronunCiando la parola d'ordine e fingendo poi di aver lasCiato il tema sui Vampiri in biblioteca per poter tornare indietro. Una volta lontano dalla vista dei troll della sorveglianza, estrasse di nuovo la mappa e l'avviCinò al naso.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Corse fino alla strega orba, le aprì la gobba, Ci s'infilò e sCivolò giù, raggiungendo la borsa ai piedi dello sCivolo di pietra. Cancellò di nuovo la Mappa del Malandrino e partì di gran carriera.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Come mai Ci hai messo tanto?» sibilò Ron.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Si avviarono lungo la strada prinCipale.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Dove sei?» bisbigliò Ron con l'angolo della bocca. «Ci sei ancora? È strano...»
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Andarono all'UffiCio Postale. Ron finse di controllare il prezzo di un gufo per Bill in Egitto e così Harry poté dare un'occhiata in giro. I gufi, almeno trecento, erano appollaiati tutto intorno e tubavano; si andava dai grandi esemplari di gufo grigio fino ai piccoli assioli ('Solo consegne locali'), così minuscoli che avrebbero potuto stare nel palmo della mano di Harry.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Poi andarono da Zonko, così affollato che Harry dovette fare molta attenzione per non calpestare nessuno seminando il panico. C'erano giochi e scherzi che avrebbero soddisfatto i desideri più sfrenati di George e Fred; Harry sussurrò a Ron una serie di ordini e gli passò del denaro da sotto il Mantello. UsCirono da Zonko con i portamonete deCisamente alleggeriti, ma in compenso avevano le tasche gonfie di Caccabombe, DolCi Singhiozzini, Sapone di Uova di Rana, più una Tazza da tè Mordinaso per Ciascuno.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   chiuso, così oltrepassarono i Tre ManiCi di Scopa e salirono la collina per andare a visitare la Stamberga Strillante, il luogo più infestato di tutta la Gran Bretagna. Era situata un po' più in alto del resto del villaggio, e anche alla luce del giorno era vagamente inquietante, con le finestre chiuse da tavolati e il cupo giardino inselvatichito.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Anche i fantasmi di Hogwarts la evitano» disse Ron, mentre si arrampicavano sulla stacCionata per guardare meglio. «Ho chiesto a NickQuasiSenzaTesta... dice che sa che Ci vivono dei tipi poco raccomandabili. Nessuno può entrare; Fred e George Ci hanno provato, naturalmente, ma tutti gli ingressi sono chiusi con i sigilli...»
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Harry, accaldato per la salita, meditava di togliersi il Mantello per qualche minuto, quando sentirono delle voCi avviCinarsi. Qualcuno saliva verso la casa dall'altra parte della collina; un istante dopo apparve Malfoy, seguito da viCino da Tiger e Goyle.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «...dovrei ricevere un gufo da mio padre a momenti» disse Malfoy. «È andato all'udienza per raccontare del mio bracCio... che non ho potuto muoverlo per tre mesi...»
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Suppongo che ti piacerebbe viverCi, eh, Weasley? Che sogno, avere una camera tutta per te... Ho sentito dire che a casa vostra dormite tutti nella stessa stanza... è vero?»
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Ci penso io» sibilò all'orecchio dell'amico.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   L'occasione era troppo perfetta per sprecarla. Harry strisCiò in silenzio dietro Malfoy, Tiger e Goyle, si chinò e raccolse una grossa manCiata di fango dal sentiero.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Stavamo proprio parlando del tuo amico Hagrid» disse Malfoy a Ron. «Cercavamo di immaginarCi che cosa sta dicendo al Comitato per la Soppressione delle Creature Pericolose. Credi che piangerà quando taglieranno la testa...»
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Ron scoppiò a ridere così fragorosamente che dovette aggrapparsi alla stacCionata per non cadere. Malfoy, Tiger e Goyle girarono stupidamente su se stessi, guardandosi intorno furenti, mentre Malfoy cercava di ripulirsi i capelli.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «È venuta da là!» disse Malfoy pulendosi la facCia e fissando un punto a un paio di metri da Harry.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Tiger scattò, le lunghe bracCia tese come uno zombie. Harry balzò via, prese un bastone e picchiò Tiger sulla schiena. Poi rimase lì, piegato in due da una risata silenziosa, mentre Tiger faceva una speCie di piroetta a mezz'aria per cercare di vedere chi era stato. Siccome Ron era l'unica persona in vista, fu verso di lui che puntò, ma Harry tese la gamba, Tiger inCiampò e il suo piedone piatto s'impigliò nell'orlo del Mantello di Harry, che sentì uno strattone mentre il cappucCio gli sCivolava via dal volto.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Harry!» esclamò Ron inCiampando in avanti e fissando desolato il punto in cui l'amico era scomparso di nuovo, «è meglio se scappi! Se Malfoy lo racconta a qualcuno... è meglio se torni subito al castello, presto...»
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Ci vediamo dopo» disse Harry, e senza aggiungere altro si avviò giù per il sentiero che portava a Hogsmeade.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Malfoy avrebbe creduto a quello che aveva visto? Qualcuno avrebbe creduto a Malfoy? Nessuno sapeva del Mantello dell'Invisibilità, nessuno tranne Silente. A Harry si rovesCiò lo stomaco: Silente avrebbe capito su
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Di ritorno a Mielandia, giù per i gradini della cantina, sotto il pavimento di pietra, attraverso la botola... Harry si sfilò il Mantello, se lo ficcò sottobracCio e corse, corse lungo il passaggio segreto... Malfoy sarebbe arrivato prima... quanto Ci avrebbe messo a trovare un insegnante? Ansimando, il fianco trafitto da un dolore acuto, Harry non rallentò finché non raggiunse lo sCivolo di pietra. Doveva lasCiare lì il Mantello, che lo avrebbe tradito se Malfoy aveva fatto la spiata a un insegnante. Lo nascose in un angolo buio, poi prese a salire, più veloce che poteva, le mani sudate che sdrucCiolavano sui lati dello sCivolo. Raggiunse l'interno della gobba della strega, la colpì con la bacchetta e si issò fuori; la gobba si chiuse, e proprio mentre Harry balzava fuori da dietro la statua, sentì dei passi rapidi avviCinarsi.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Era Piton. Raggiunse Harry con andatura deCisa, il manto nero che frusCiava, poi sì fermò davanti a lui.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Harry c'era già stato solo una volta, e anche in quell'occasione si trovava in guai seri. Da allora Piton aveva aggiunto altre cose visCide e schifose alla sua collezione di barattoli schierati sugli scaffali dietro la sua scrivania, sCintillanti alla luce del fuoco: un valido contributo all'atmosfera minacCiosa.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Dice che era viCino alla Stamberga Strillante quando ha incontrato Weasley, apparentemente solo».
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Gli occhi di Piton perforavano quelli di Harry. Era esattamente come cercare di fissare un Ippogrifo. Harry cercò disperatamente di non battere Ciglio.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Il signor Malfoy poi ha visto una straordinaria apparizione. RiesCi a immaginartela, Potter?»
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Che cosa Ci faceva la tua testa a Hogsmeade, Potter?» disse Piton piano. «La tua testa non ha il permesso di andare a Hogsmeade. Nessuna parte del tuo corpo ha il permesso di andare a Hogsmeade».
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Lo so» disse Harry sforzandosi di non sembrare colpevole o spaventato. «Pare che Malfoy abbia le alluCi...»
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Malfoy non ha le alluCinazioni» sibilò Piton, e si chinò verso Harry posando le mani sui bracCioli della sedia, finché il suo viso non fu viCinissimo a quello del ragazzo. «Se la tua testa era a Hogsmeade, vuol dire che c'era anche il resto».
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Harry non disse nulla. Le labbra sottili di Piton si arricCiarono in un sorriso orribile.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Sapessi quanto assomigli a tuo padre, Potter» disse Piton all'improvviso, con un bagliore negli occhi. «Anche lui era straordinariamente arrogante. Quel suo po' di talento a Quidditch gli dava la certezza di essere superiore agli altri. Come te. Andava in giro a pavoneggiarsi con i suoi amiCi e ammiratori... la somiglianza fra voi due è straordinaria».
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Mio padre non si pavoneggiava» disse Harry prima di riusCire a tratte nersi. «E nemmeno io».
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Il volto già pallido di Piton diventò del colore del latte inaCidito.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «E il Preside ti ha raccontato le Circostanze in cui tuo padre mi ha salvato la vita?» sussurrò. «O ha pensato che i dettagli fossero troppo spiacevoli per le orecchie delicate del caro Potter?»
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Mi dispiacerebbe che tu ti facessi un'idea sbagliata di tuo padre, Potter» disse, mentre un ghigno orribile gli deformava la facCia. «Hai forse immaginato un atto di glorioso eroismo? Allora lasCia che ti corregga. Il tuo santissimo padre e i suoi amiCi hanno fatto uno scherzo davvero spiritoso che si sarebbe concluso con la mia morte se tuo padre all'ultimo momento non avesse avuto paura. Non Ci fu niente di coraggioso in quello che fece. Fu solo per salvare la sua pelle quanto la mia. Se lo scherzo fosse riusCito, sarebbe stato espulso da Hogwarts».
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Me l'ha dato Ron» disse Harry, sperando di riusCire ad avvertire l'amico prima che Piton lo incontrasse. «Lui... li ha presi a Hogsmeade l'ultima volta...»
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Allora!» esclamò Piton, le lunghe nariCi vibranti. «È un altro prezioso regalo del signor Weasley? O è... qualcos'altro? Una lettera, magari, scritta con l'inchiostro invisibile? Oppure... le istruzioni per andare a Hogsmeade senza dover passare davanti ai Dissennatori?»
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Harry batté le Ciglia. Gli occhi di Piton s'illuminarono.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Come se una mano invisibile vi scrivesse, alcune parole apparvero sulla lisCia superfiCie della mappa:
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Il signor Ramoso è d'accordo con il signor Lunastorta, e Ci tiene ad aggiungere che il professor Piton è un brutto idiota».
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Il signor Felpato vorrebbe sottolineare il suo stupore per il fatto che un tale imbeCille sia diventato professore».
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Il signor CodalisCia augura buona giornata al professor Piton, e gli dà un consiglio: lavati i capelli, sporcacCione».
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Si avviCinò al fuoco, afferrò una manCiata di polvere sCintillante da un barattolo sopra il camino e la lanCiò tra le fiamme.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Profondamente stupito, Harry fissò il fuoco. Una grossa forma vorticante apparve tra le fiamme. Un attimo dopo, il professor Lupin usCiva dal camino, scuotendosi via la cenere dagli abiti lisi.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Piton indicò il foglio di pergamena sul quale le parole dei signori Lunastorta, Ramoso, Felpato e CodalisCia rilucevano ancora. Una strana espressione indeCifrabile apparve sul volto di Lupin.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Allora?» ripeté Piton. «Questa pergamena è chiaramente piena di Magia Oscura. Dovrebbe essere la tua speCialità, Lupin. Dove credi che Potter abbia trovato una cosa del genere?»
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Vuoi dire dal signor CodalisCia o da un altro di questi signori?» chiese. «Harry, conosCi qualcuna di queste persone?»
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Harry non osò guardare Piton mentre usCivano dallo studio. Lui, Ron e Lupin non parlarono prima di aver raggiunto l'ingresso. Poi Harry si voltò verso Lupin.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Non voglio sentire spiegazioni» disse Lupin secco. Si guardò intorno nella Sala d'Ingresso deserta e abbassò la voce. «So che questa mappa fu requisita da Mastro Gazza molti anni fa. Sì, so che è una mappa» disse in risposta agli sguardi stupiti di Ron e Harry. «Non voglio sapere come ne sei entrato in possesso. Comunque sono esterrefatto che tu non l'abbia consegnata. Soprattutto dopo quello che è successo l'ultima volta che uno studente ha lasCiato in giro delle informazioni sul castello. E non posso restituirtela, Harry».
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Non sperare che ti copra un'altra volta, Harry. Non riesco a farti prendere sul serio Sirius Black. Ma credevo che quello che senti quando i Dissennatori ti si avviCinano avesse prodotto qualche effetto su di te. I tuoi genitori hanno dato la loro vita per la tua, Harry. Bel modo di ricambiarli... barattare il loro sacrifiCio con un sacchetto di scherzi magiCi».
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Si allontanò, lasCiando Harry molto più depresso di quando si trovava nello studio di Piton. Lentamente, lui e Ron salirono la scalinata di marmo. Mentre Harry oltrepassava la strega orba, gli venne in mente il Mantello dell'Invisibilità: era ancora là sotto, ma non osò andare a prenderlo.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   S'interruppe; avevano raggiunto il corridoio sorvegliato dai troll della sicurezza, e Hermione avanzava verso di loro. A Harry bastò guardarla per convincersi che aveva sentito parlare dell'accaduto. Il cuore gli sprofondò in petto... l'aveva denunCiato alla professoressa McGranitt?
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Cara Hermione,
abbiamo perso. Mi hanno dato il permesso di riportarlo a Hogwarts. La data dell'esecuzione deve essere ancora fissata.
A Becco Londra è piaCiuta.
Non dimenticherò l'aiuto che Ci hai dato.
Hagrid

La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   «Il padre di Malfoy ha terrorizzato quelli del Comitato finché non si sono deCisi» disse Hermione asCiugandosi gli occhi. «Lo sapete che tipo è. Quelli sono un branco di vecchi rammolliti tremebondi, e hanno avuto paura. Ci sarà l'appello, comunque, c'è sempre. Ma non vedo speranze... non cambierà niente».
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   «Sì, invece» disse Ron deCiso. «Questa volta non dovrai fare tutto da sola, Hermione. Ti darò una mano».
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Hermione gettò le bracCia al collo di Ron e scoppiò a piangere senza ritegno. Ron, terrorizzato, l'accarezzò sulla testa, in imbarazzo. Alla fine Hermione si staccò da lui.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   «Oh... be'... era vecchio» disse Ron, deCisamente sollevato che l'avesse lasCiato andare. «Ed era proprio inutile. Non si sa mai, magari adesso i miei mi compreranno un gufo».
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   «È tutta colpa mia. Non ho saputo cosa dire. Erano tutti li seduti con i loro vestiti neri e continuavano a cadermi gli appunti e mi sono dimenticato tutte le date che mi avevi cercato, Hermione. E poi LuCius Malfoy si è alzato in piedi e ha fatto il suo discorso, e il Comitato ha fatto quello che diceva lui...»
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   «C'è ancora l'appello!» esclamò Ron. «Non devi arrenderti, Ci daremo da fare!»
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   «Non va bene, Ron» disse Hagrid tristemente mentre raggiungevano i gradini del castello. «LuCius Malfoy il Comitato ce l'ha in pugno. Posso solo fare una cosa, che quello che resta a Becco da vivere sia più felice che mai. Glielo devo...»
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   Furibondi, Harry e Ron scattarono verso Malfoy, ma Hermione fu più rapida e... SCiAFF!
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   «Harry, sarà meglio che tu lo batta alla finale di Quidditch!» disse Hermione con voce acuta. «Sarà meglio, perché se Serpeverde vince non riusCirò a sopportarlo!»
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   «Siete in ritardo, ragazzi!» disse loro l'insegnante in tono severo, mentre Harry apriva la porta. «Entrate, presto, fuori le bacchette, oggi proviamo gli Incantesimi Rallegranti, Ci siamo già disposti a coppie...»
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   «Un Incantesimo Rallegrante avrebbe fatto bene anche a lei» disse Ron mentre tutti andavano a pranzo con un gran sorriso stampato in facCia. L'Incantesimo Rallegrante aveva lasCiato in loro una sensazione di grande appagamento.
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   Hermione non si fece vedere nemmeno a pranzo. Quando ebbero finito la torta di mele, gli ultimi strasCichi dell'Incantesimo Rallegrante si dileguarono, e Harry e Ron cominCiarono a essere un po' preoccupati.
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   «Non posso crederCi!» disse Hermione in un lamento. «Il professor Vitious era arrabbiato? Oh, è colpa di Malfoy, stavo pensando a lui e mi sono distratta!»
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   «La sai una cosa, Hermione?» disse Ron guardando l'enorme libro di Aritmanzia che Hermione aveva usato come cusCino. «Credo che ti stiano saltando i nervi. Stai cercando di fare troppe cose insieme».
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   «No!» disse Hermione scostandosi i capelli dagli occhi e guardandosi in giro desolata alla ricerca della sua borsa. «Ho solo commesso un errore, tutto qui! È meglio che vada dal professor Vitious a chiedere scusa... Ci vediamo a Divinazione!»
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   «Non posso crederCi, ho perso gli Incantesimi Rallegranti! E scommetto che li chiederanno agli esami, il professor Vitious mi ha fatto capire che è molto probabile!»
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   «Credevo che non avremmo cominCiato con la Sfera di Cristallo fino al prossimo trimestre» borbottò Ron, guardandosi intorno con Circospezione nel caso che la professoressa Cooman fosse nelle viCinanze.
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   «Non lamentarti, vuol dire che almeno abbiamo chiuso con le palme» ribatté Harry in un mormorio. «CominCiavo a essere stanco di vederla sobbalzare tutte le volte che mi guardava le mani».
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   «Buona giornata a voi!» disse la familiare voce velata, e la professoressa Cooman fece il suo solito ingresso teatrale dall'ombra. Calì e Lavanda tremavano dall'ecCitazione, i volti illuminati dal brillio lattiginoso della loro sfera.
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   «Ho deCiso di cominCiare con la Sfera di Cristallo un po' in antiCipo sul programma» disse la professoressa Cooman sedendosi con la schiena ri
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   volta al fuoco e guardandosi in giro. «La sorte mi ha informato che il vostro esame a giugno verterà sull'Occhio, e Ci tengo che facCiate abbastanza pratica».
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   «Oh, andiamo... 'la sorte l'ha informata'... chi li deCide gli esami? Lei! Che profezia straordinaria!» disse, senza preoccuparsi di tener bassa la voce. Harry e Ron dovettero soffocare le risate.
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   Era diffiCile dire se la professoressa Cooman l'avesse sentita, perché il suo viso era in ombra. Comunque riprese come se niente fosse.
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   «La Lettura della Sfera di Cristallo è un'arte particolarmente avanzata» disse in tono sognante. «Non mi aspetto che tutti voi vediate quando scruterete per la prima volta negli infiniti abissi dell'Occhio. Cominceremo provando a rilassare la mente consapevole e gli occhi esterni». Ron prese a ridacchiare in maniera incontrollabile, e dovette ficcarsi un pugno in bocca per soffocare il rumore. «Così ripuliremo l'Occhio Interiore e il subconsCio. Forse, se saremo fortunati, qualcuno di voi vedrà prima della fine della lezione».
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   E così cominCiarono. Harry si sentiva un idiota a fissare con sguardo ebete la sfera di cristallo, cercando di tenere sgombra la mente quando pensieri del tipo 'che cosa stupida' continuavano ad attraversargliela. Le risatine di Ron e i mormorii perplessi di Hermione certo non contribuivano.
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   «Si, c'è una bruCiatura sul tavolo» disse Ron indicando la macchia. «Qualcuno ha fatto cadere la cera dalla candela».
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   La professoressa Cooman si avviCinò frusCiando.
«Qualcuno vuole che lo aiuti a interpretare i misteriosi prodigi del suo Occhio?» mormorò nel tintinnio dei suoi bracCialetti.
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   «Non ho bisogno di aiuto» bisbigliò Ron. «È chiaro quello che vuol dire. Ci sarà un sacco di nebbia stanotte».
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   «Insomma!» disse la professoressa Cooman mentre tutti si voltavano verso di loro. Calì e Lavanda erano scandalizzate. «Cosi interferite con le vibrazioni della preveggenza!» L'insegnante si avviCinò al tavolo e scrutò la loro sfera di cristallo. Harry si senti sprofondare il cuore in petto. Era si
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   «Mio caro...» mormorò la professoressa Cooman guardando Harry. «È qui, chiaro come non mai... mio caro, avanza verso di te, si avviCina... il Gr...»
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   «Oh, santo Cielo!» disse Hermione a voce alta. «Non sarà ancora quel ridicolo Gramo!»
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   Ci fu un attimo di silenzio. E poi...
«Bene!» disse Hermione all'improvviso, alzandosi e infilando Svelare il Futuro nella borsa. «Bene!» ripeté, mettendosi in spalla la borsa e facendo quasi cadere Ron dalla sedia. «Ci rinunCio! Me ne vado!»
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   E tra lo stupore di tutta la classe, Hermione si avviò verso la botola, l'apri con un calCio, e spari giù per la scala.
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   I ragazzi Ci misero qualche minuto a calmarsi. La professoressa Cooman sembrava essersi completamente dimenticata del Gramo. Si allontanò bruscamente dal tavolo di Harry e Ron, respirando forte e stringendosi nello sCialle di perline.
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   «Oooooh!» esclamò Lavanda all'improvviso, facendo sobbalzare tutti. «Oooooh, professoressa Cooman, mi è appena venuto in mente! L'aveva visto, che se ne sarebbe andata, vero? Vero, professoressa? 'Verso Pasqua, uno di noi Ci lascerà per sempre!' L'ha detto secoli fa, professoressa!»
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   «Sì, mia cara, in effetti sapevo che la signorina Granger Ci avrebbe lasCiati. Uno spera sempre, naturalmente, di aver frainteso i Segni... L'Occhio Interiore può essere un fardello, sapete...»
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   Lavanda e Calì sembravano profondamente colpite, e si avviCinarono per far posto all'insegnante al loro tavolo.
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   «Che giornata per Hermione, eh?» mormorò Ron a Harry in tono rispettoso. «Sì...»
Harry guardò nella sfera di cristallo, ma non vide altro che una nebbia bianca vorticante. La professoressa Cooman aveva visto davvero il Gramo un'altra volta? E lui? L'ultima cosa di cui aveva bisogno era un altro inCidente quasi letale, con la finale di Quidditch che si avviCinava.
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   Le vacanze di Pasqua non furono proprio distensive. Quelli del terzo anno non avevano mai avuto tanti compiti. Neville PaCiock sembrava sull'orlo di una crisi di nervi, e non era il solo.
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   Ma nessuno aveva tanto da fare quanto Hermione. Anche senza Divinazione, seguiva più materie di chiunque altro. Di solito era l'ultima a lasCiare la sala comune di sera, la prima a scendere in biblioteca la mattina dopo; aveva le occhiaie come Lupin e sembrava sempre sul punto di scoppiare in lacrime.
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   Harry, nel frattempo, doveva far convivere i compiti e le lezioni con l'allenamento quotidiano di Quidditch, per non parlare delle interminabili discussioni di tattica con Baston. La partita GrifondoroSerpeverde si sarebbe tenuta il primo sabato dopo le vacanze di Pasqua. Serpeverde era in testa di duecento punti esatti. Il che voleva dire (come Baston ricordava costantemente alla sua squadra) che dovevano vincere la partita con un vantaggio maggiore per conquistare la Coppa. Voleva dire anche che la responsabilità della vittoria pesava soprattutto su Harry, perché la cattura del BocCino valeva da sola centoCinquanta punti.
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   «Quindi devi prenderlo solo se siamo in vantaggio di più di Cinquanta punti» ripeteva Baston a Harry. «Solo se siamo sopra di più di Cinquanta punti, Harry, altrimenti vinCiamo la partita ma perdiamo la coppa. Hai ca
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   pito, vero? Devi prendere il BocCino solo se...»
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   Tutta la Casa di Grifondoro era ossessionata dall'imminente incontro. Grifondoro non vinceva il trofeo da quando il leggendario Charlie Weasley (il secondo fratello di Ron in ordine di età) era Cercatore. Ma Harry dubitava che tutti loro, Baston compreso, volessero vincere quanto lui. La rivalità tra Harry e Malfoy era giunta al culmine. A Malfoy bruCiava ancora l'inCidente col fango a Hogsmeade, ed era ancora più arrabbiato perché Harry in qualche modo era riusCito a evitare la punizione. Harry non aveva dimenticato il tentativo di Malfoy di farlo cadere nella partita contro Corvonero, ma era la faccenda Fierobecco a renderlo ancora più deCiso a battere Malfoy davanti all'intera scuola.
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   Per Harry fu un gran brutto periodo. Non poteva andare a lezione senza che qualche Serpeverde non cercasse di fargli lo sgambetto; Tiger e Goyle sbucavano da tutte le parti, e strisCiavano via delusi quando lo vedevano Circondato da altri ragazzi. Baston aveva dato istruzioni perché Harry venisse scortato ovunque, nel caso che i Serpeverde tentassero di metterlo fuori gioco. Tutta la Casa di Grifondoro raccolse la sfida con entusiasmo, così che per Harry era impossibile arrivare alle lezioni in orario perché era sempre Circondato da un'enorme folla rumorosa. Era più preoccupato per la sicurezza della sua Firebolt che per la propria. Quando non la cavalcava, la chiudeva al sicuro nel suo baule, e spesso durante gli intervalli sfrecCiava su nella Torre di Grifondoro a controllare che Ci fosse ancora.
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   C'era un gran frastuono. Fred e George Weasley affrontavano la tensione comportandosi in modo più chiassoso e scatenato che mai. Oliver Baston era chino sul modellino di un campo da Quidditch sul quale faceva avanzare minuscole figurine con la bacchetta magica, borbottando fra sé. Angelina, AliCia e Katie ridevano agli scherzi di George e Fred. Harry era seduto
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   con Ron e Hermione, in disparte, e cercava di non pensare al giorno dopo, perché tutte le volte che Ci pensava aveva l'orribile sensazione che qualcosa di molto grosso lottasse per usCire dal suo stomaco.
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   «Andrà tutto bene» gli disse Hermione, anche se sembrava deCisamente terrorizzata.
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   Harry dormì male. Prima sognò di aver dormito troppo, e che Baston gli strillava: «Dov'eri? Abbiamo dovuto far giocare Neville al tuo posto!» Poi sognò che Malfoy e il resto della squadra di Serpeverde erano arrivati alla partita a cavallo di draghi. Stava volando a rotta di collo, cercando di evitare una fiammata usCita dalle fauCi del destriero di Malfoy, quando gli venne in mente che aveva dimenticato la Firebolt. PreCipitò e si svegliò di soprassalto.
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   Gli Ci volle qualche secondo prima di ricordare che la partita non era ancora arrivata, che era al sicuro nel suo letto e che alla squadra di Serpeverde non sarebbe certo stato permesso di giocare a cavallo di draghi. Aveva molta sete. Più piano che poteva, scese dal letto a baldacchino e andò a versarsi dell'acqua dalla brocca d'argento sotto la finestra.
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   I prati erano calmi e tranquilli. Nemmeno un alito di vento sfiorava le Cime degli alberi della foresta proibita; il Platano Picchiatore era immobile e sembrava innocuo. Pareva che le condizioni per la partita sarebbero state perfette.
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   Ma era davvero solo Grattastinchi? Harry socchiuse gli occhi e schiacCiò il naso contro il vetro. A quanto pareva, Grattastinchi si era fermato. Harry era certo che qualcos'altro si stesse muovendo all'ombra degli alberi.
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   Baston passò tutta la colazione esortando la sua squadra a mangiare, ma lui non toccò Cibo. Poi si affrettò a farli correre in campo prima che gli altri finissero, per farsi un'idea delle condizioni in cui avrebbero giocato. Mentre usCivano dalla Sala Grande, tutti applaudirono di nuovo.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   «Agli spogliatoi» disse Baston asCiutto.
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   UsCirono in campo, accolti da un'ondata di fragoroso entusiasmo. I tre
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   quarti della folla portavano coccarde scarlatte, agitavano bandiere scarlatte con il leone di Grifondoro disegnato sopra o brandivano strisCioni con slogan come 'VAI GRIFONDORO!' e 'LA COPPA AI LEONI'. Dietro la porta di Serpeverde, comunque, erano schierate almeno duecento persone in verde; il serpente argentato di Serpeverde sCintillava sulle loro bandiere, e il professor Piton era seduto in prima fila, vestito di verde come tutti gli altri, con in facCia un sorriso sgradevole.
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   Flitt e Baston si avviCinarono e si strinsero forte la mano; era come se Ciascuno stesse cercando di spezzare le dita dell'altro.
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   Il fischio d'inizio andò perso nell'urlo della folla mentre quattordiCi scope si libravano a mezz'aria. Harry sentì i capelli volargli via dalla fronte; la tensione si sCiolse nell'emozione del volo; si guardò intorno, vide Malfoy che lo tallonava e accelerò in cerca del BocCino.
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   «Grifondoro in possesso di palla. AliCia Spinnet di Grifondoro ha la Pluffa e si dirige verso la porta di Serpeverde, vai così, AliCia! Argh, no... Pluffa intercettata da Warrington, Warrington di Serpeverde attraversa il campo... WHAM! Bel colpo di Bolide per George Weasley, Warrington perde la Pluffa, la prende Johnson, Grifondoro è di nuovo in possesso, forza, Angelina... bel dribbling su Montague... stai giù, Angelina, è un Bolide!... E SEGNA! DIECi A ZERO PER GRIFONDORO!»
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   Angelina fini quasi disarCionata mentre Marcus Flirt la urtava.
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   Un attimo dopo, Fred Weasley colpi Flitt in testa con la sua mazza da Battitore. Il naso di Flitt finì spiacCicato contro il manico della sua scopa e prese a sanguinare.
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   «Basta così!» strillò Madama Bumb sfrecCiando fra di loro. «Rigore a Grifondoro, per attacco immotivato al suo CacCiatore! Rigore a Serpeverde, per deliberata aggressione al suo CacCiatore!»
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   «Ma insomma, Madama!» ululò Fred, ma Madama Bumb soffiò il fischietto e AliCia scattò in avanti per battere il rigore.
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   «Forza, AliCia!» strillò Lee nel silenzio che era sceso sulla folla. «SÌ! HA BATTUTO IL PORTIERE! VENTI A ZERO PER GRIFONDORO!»
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   Harry voltò bruscamente la Firebolt e vide Flitt che, sempre sanguinando abbondantemente, volava in avanti per battere il rigore a favore di Serpeverde. Baston era accovacCiato davanti alla porta di Grifondoro, le mascelle serrate.
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   «Naturalmente Baston è un ottimo Portiere!» disse Lee Jordan alla folla, mentre Flitt aspettava il fischio di Madama Bumb. «Superbo! Molto diffiCile da prendere... davvero molto diffiCile... SÌ! NON Ci CREDO! L'HA PARATA!»
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   Sollevato, Harry sfrecCiò via, cercando il BocCino con lo sguardo, ben attento a non perdere una parola del commento di Lee. Era fondamentale tenere Malfoy lontano dal BocCino finché Grifondoro non avesse avuto almeno Cinquanta punti di vantaggio...
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Montague, un CacCiatore di Serpeverde, aveva scartato davanti a Katie, e invece di prendere la Pluffa le aveva afferrato la testa. Katie si rovesCiò in aria, riuscì a rimanere in sella ma lasCiò cadere la Pluffa.
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   Il fischietto di Madama Bumb sibilò di nuovo mentre lei sfrecCiava verso Montague e gli urlava contro. Un minuto dopo, Katie segnò un'altra rete.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   «Jordan, se non riesCi a commentare in modo imparziale...»
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   Harry avvertì un'ondata di ecCitazione. Aveva visto il BocCino... sCintillava accanto a una delle porte di Grifondoro... ma non doveva prenderlo,
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   Fingendo un'improvvisa concentrazione, Harry voltò la Firebolt e filò verso il campo di Serpeverde. Funzionò. Malfoy si affrettò a inseguirlo, convinto che Harry avesse visto il BocCino laggiù...
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   Un Bolide sfrecCiò accanto all'orecchio destro di Harry, colpito dal gigantesco Battitore di Serpeverde, Derrick. Un attimo dopo...
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Il secondo Bolide sfiorò il gomito di Harry. L'altro Battitore, Bole, si avviCinava.
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   «Ha haaa!» urlò Lee Jordan, mentre i Battitori di Serpeverde si allontanavano l'uno dall'altro tenendosi la testa fra le mani. «Peccato, ragazzi! Dovete darvi una sveglia se volete battere una Firebolt! E Grifondoro è di nuovo in possesso, ecco Johnson che prende la Pluffa... Flitt la segue... colpisCilo nell'occhio, Angelina! Scherzavo, professoressa, scherzavo... oh, no... Flitt in possesso, Flitt vola verso le reti di Grifondoro, dài, Baston, prendila!»
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   Ma Flitt aveva segnato; Ci fu uno scoppio di applausi dall'ala di Serpeverde e Lee disse una parolacCia così grossa che la McGranitt cercò di strappargli il megafono magico.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   «Mi perdoni, professoressa, mi perdoni! Non succederà più! Allora, Grifondoro è in vantaggio trenta a dieCi, ed è in possesso...»
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Stava diventando la partita più sporca a cui Harry avesse mai preso parte. Furiosi che Grifondoro fosse passato in vantaggio così in fretta, i Serpeverde ricorrevano ormai a ogni mezzo per prendere la Pluffa. Bole colpì AliCia con la mazza e si giustificò dicendo che l'aveva scambiata per un Bolide. George Weasley in cambio diede una gomitata in facCia a Bole. Madama Bumb assegnò altri rigori a entrambe le squadre, e Baston fece un altro salvataggio spettacolare. Il punteggio era quaranta a dieCi per Grifondoro.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Il BocCino era sparito di nuovo. Malfoy continuava a stare alle calcagna di Harry che sorvolava la partita cercando di individuare la pallina sCintillante: quando Grifondoro fosse stato in vantaggio di Cinquanta punti...
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Katie segnò. Cinquanta a dieCi. Fred e George Weasley le sfrecCiarono
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   E Angelina segnò. Sessanta a dieCi. Un attimo dopo, Fred Weasley sparò un Bolide contro Warrington, facendogli perdere la Pluffa; AliCia la prese e la spedì nella porta di Serpeverde. Settanta a dieCi.
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   La folla di Grifondoro si sgolava: ora la squadra aveva sessanta punti di vantaggio, e se Harry avesse preso il bocCino, avrebbe vinto la Coppa. Harry sentiva centinaia di occhi seguirlo mentre volava per il campo, alto sulla partita, con Malfoy che filava alle sue spalle.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   E poi lo vide. Il BocCino brillava sei metri più in alto.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Si guardò intorno con orrore. Malfoy si era lanCiato in avanti, aveva afferrato la coda della Firebolt e la tratteneva a viva forza.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Harry era talmente furioso che avrebbe volentieri picchiato Malfoy, ma non riuscì a raggiungerlo. Malfoy ansimava per lo sforzo di trattenere la Firebolt, ma i suoi occhi sCintillavano maligni. Aveva ottenuto quello che voleva: il BocCino era di nuovo scomparso.
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   «Rigore! Rigore per Grifondoro! Non ho mai visto un comportamento simile!» strillò Madama Bumb, sfrecCiando in su mentre Malfoy risCivolava a cavalCioni della sua Nimbus Duemilauno.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   «TU, CANAGLIA, IMBROGLIONE!» ululava Jordan nel megafono, saltellando fuori dalla portata della professoressa McGranitt, «TU, SUDICiO IMPOSTORE BAST...»
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   AliCia batté il rigore per Grifondoro, ma era così arrabbiata che mancò la porta di diversi metri. La squadra di Grifondoro stava perdendo la concentrazione e i Serpeverde, ecCitati dal fallo di Malfoy su Harry, cavalcavano a spron battuto, sempre più in alto.
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   Harry ora marcava Malfoy così stretto che le loro ginocchia continuavano a urtarsi. Harry non aveva intenzione di lasCiar avviCinare Malfoy al BocCino...
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Gli avversari si dispersero mentre la Firebolt sfrecCiava contro di loro; Angelina aveva via libera...
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   E poi vide qualcosa che gli paralizzò il cuore. Malfoy era in picchiata, trionfante. Laggiù, a pochi piedi dalla superfiCie dell'erba, c'era un lieve sCintillio d'oro...
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   «Vai! Vai! Vai!» Harry spronò la scopa... stavano per raggiungere Malfoy... Harry si appiattì lungo il manico mentre Bole gli lanCiava contro un Bolide... era alle calcagna di Malfoy... era pari...
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   Harry si gettò in avanti, staccò entrambe le mani dalla scopa... allontanò con un colpo secco il bracCio di Malfoy e...
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Poi Baston sfrecCiò verso Harry, accecato dalle lacrime; gli saltò al collo e scoppiò in un pianto irrefrenabile sulla sua spalla. Harry sentì due colpi secchi sulle spalle, il saluto di Fred e George; poi le voCi di Angelina, AliCia e Katie: «Abbiamo vinto la Coppa! Abbiamo vinto la Coppa!» Aggrovigliata in un enorme abbracCio collettivo, la squadra di Grifondoro scese
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   lentamente a terra, urlando a squarCiagola.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Ondate di tifosi scarlatti si riversarono in campo scavalcando le barriere. Mani festanti battevano sulle schiene dei giocatori. Harry ebbe una confusa impressione di rumore e di corpi che premevano contro il suo. Poi lui e il resto della squadra furono issati sulle spalle della folla. Spinto verso la luce, vide Hagrid tappezzato di coccarde scarlatte. «Li hai battuti, Harry, li hai battuti! Aspetta solo che lo dico a Fierobecco!» C'era Percy che, dimenticata ogni dignità, saltava su e giù come un pazzo. La professoressa McGranitt singhiozzava più forte di Baston, asCiugandosi gli occhi in un'enorme bandiera di Grifondoro; e laggiù c'erano Ron e Hermione che si facevano largo a fatica verso Harry. Non trovarono le parole. Sorrisero e basta, mentre Harry veniva trasportato verso le tribune, dove Silente attendeva in piedi con l'enorme Coppa del Quidditch tra le mani.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Se solo Ci fosse stato un Dissennatore nei dintorni... Mentre un singhiozzante Baston passava la Coppa a Harry e lui la alzava in aria, sentì che avrebbe potuto far apparire il Patronus migliore del mondo.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   L'euforia di Harry per aver finalmente conquistato la Coppa del Quidditch durò almeno una settimana. Anche il tempo sembrava festeggiare: con l'avviCinarsi di giugno, le giornate si fecero serene e afose, e l'unica cosa che veniva voglia di fare era passeggiare nei prati e gettarsi lunghi distesi sull'erba con parecchie pinte di succo di zucca gelato, a giocare qualche distratta partita a Gobbiglie o a guardare l'enorme piovra che avanzava sognante sulla superfiCie del lago.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   Ma non potevano permetterselo: gli esami erano viCini, e invece di impigrire in giro, gli studenti erano costretti a rimanere al castello, cercando di obbligare i cervelli a concentrarsi mentre seducenti sbuffi di aria estiva penetravano dalle finestre. Anche Fred e George Weasley furono visti studiare: dovevano ottenere il G.U.F.O. (Giudizio Unico per i Fattucchieri Ordinari). Percy invece si preparava per il M.A.G.O. (Magia Avanzata Grado Ottimale), il diploma più alto che si potesse prendere a Hogwarts. Dal momento che sperava di entrare al Ministero della Magia, doveva ottenere il massimo dei voti. Diventava sempre più irritabile, e assegnava punizioni molto severe a chiunque disturbasse la pace serale della sala comune. In effetti, l'unica persona più tesa di lui era Hermione.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   Harry e Ron avevano rinunCiato a chiederle come facesse a seguire più corsi contemporaneamente, ma non riusCirono a trattenersi quando videro l'orario degli esami che si era preparata. Nella prima colonna c'era scritto:
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   «No» rispose Hermione asCiutta. «Qualcuno ha visto la mia copia di Numerologia e Grammatica?»
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   «Oh, sì, l'ho presa io per leggere qualcosa prima di dormire» disse Ron, molto piano. Hermione prese a sparpagliare fogli di pergamena sul tavolo, in cerca del libro. In quel momento alla finestra si udì un frusCio ed Edvige entrò volando, con un biglietto stretto nel becco.
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   «Portano il boia all'appello! Ma è come se avessero già deCiso!»
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   deCidere per il Comitato per la Soppressione delle Creature Pericolose. Draco, che dal trionfo di Grifondoro nella finale di Quidditch era stato insolitamente tranquillo, negli ultimi giorni aveva riacquistato un po' della vecchia spavalderia. A giudicare da qualche sprezzante osservazione colta per caso, Malfoy era certo che Fierobecco sarebbe stato giustiziato, e sembrava assolutamente soddisfatto di sé per essere riusCito a ottenere quel risultato. Harry riuscì a stento a trattenersi dall'imitare Hermione prendendo a schiaffi Malfoy, in quelle occasioni. E la cosa peggiore era che non avevano né il tempo né la possibilità di andare a trovare Hagrid, perché le nuove, severe misure di sicurezza non erano state allentate, e Harry non osava recuperare il Mantello dell'Invisibilità dall'interno della strega orba.
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   La settimana degli esami cominCiò e una quiete innaturale scese sul castello. Il lunedì i ragazzi del terzo anno usCirono da Trasfigurazione all'ora di pranzo, mogi e pallidi, confrontando i risultati e lamentandosi per la difficoltà delle prove, compresa la trasformazione di una teiera in una testuggine. Hermione riuscì a irritare tutti brontolando sul fatto che la sua testuggine sembrava più una tartaruga, cosa che era l'ultima preoccupazione di tutti gli altri.
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   «La mia aveva ancora il beccucCio al posto della coda, che incubo...»
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   «Aveva il gusCio decorato a foglioline, credi che mi abbasseranno il voto?»
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   La mattina dopo Hagrid assistette all'esame di Cura delle Creature Magiche con aria davvero molto preoccupata; sembrava che pensasse ad altro. Aveva preparato una grossa vasca di Vermicoli per la classe, e disse loro che per passare la prova il loro Vermicolo doveva essere ancora vivo di lì a un'ora. Dal momento che i Vermicoli prosperavano se lasCiati a se stessi, fu l'esame più faCile che avessero mai sostenuto, e in più diede a Harry, Ron e Hermione la possibilità di parlare con Hagrid.
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   Quel pomeriggio Ci fu l'esame di Pozioni, che fu un disastro totale. Per quanto Ci provasse, Harry non riuscì a far addensare il suo Intruglio Confondente, e Piton, che era rimasto lì a guardarlo con un'aria di vendicativa soddisfazione, prima di allontanarsi scarabocchiò qualcosa di terribilmente simile a uno zero nei suoi appunti.
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   Poi a mezzanotte fu la volta di Astronomia, sulla torre più alta; il mercoledì mattina toccò a Storia della Magia, e Harry nel suo tema scrisse tutto quello che Florian FortebracCio gli aveva raccontato sulla cacCia alle streghe nel Medioevo, desiderando ardentemente uno dei gelati alla CiocconocCiola di FortebracCio, visto il caldo soffocante. Il mercoledì pomeriggio Ci fu Erbologia, alle serre, sotto un sole cocente; poi tutti di nuovo in sala comune, col collo e la schiena scottati, a desiderare che fosse già il giorno dopo alla stessa ora, quando sarebbe stato tutto finito.
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   Il penultimo esame, il giovedì mattina, fu Difesa contro le Arti Oscure. Il professor Lupin aveva architettato la prova più insolita che avessero mai affrontato: una sorta di corsa a ostacoli all'aperto, in cui dovevano attraversare una piccola vasca che conteneva un AvvinCino, superare una serie di buche piene di Berretti Rossi, farsi strada lungo un sentiero nella palude ignorando i consigli maliziosi di un MarCiotto e infine arrampicarsi dentro un vecchio tronco e combattere contro un MollicCio.
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   «Ottimo, Harry» mormorò Lupin con un sorriso mentre Harry usCiva dal tronco. «Punteggio pieno».
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   Fiero del proprio successo, Harry rimase nei paraggi per vedere come se la cavavano Ron e Hermione. Ron andò molto bene finché non arrivò al MarCiotto, che riuscì a confonderlo e a farlo sprofondare fino alla vita nell'acquitrino. Hermione fece tutto alla perfezione finché non fu arrivata al tronco con il MollicCio dentro. Dopo un minuto, sbucò fuori urlando.
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   «La p... p... professoressa McGranitt!» esclamò Hermione senza fiato, indicando il tronco. «Di... dice che sono stata bocCiata in tutte le materie!»
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   Ci volle un po' per calmare Hermione. Quando alla fine ebbe ripreso il controllo di sé, lei, Harry e Ron tornarono al castello. Ron aveva ancora una certa voglia di ridere del MollicCio di Hermione, ma la lite fu sviata alla vista di Ciò che li attendeva in Cima alle scale.
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   Prima che Caramell potesse rispondere, due maghi usCirono dal castello e lo raggiunsero. Uno era così vecchio che sembrava avvizzire davanti a loro; l'altro era alto e robusto, con sottili baffi neri. Harry dedusse che fossero rappresentanti del Comitato per la Soppressione delle Creature Pericolose, perché il primo mago strizzò gli occhi verso la capanna di Hagrid e disse con voce acuta:
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   «Cielo, sono troppo vecchio per queste cose... è alle due, vero, Caramell?»
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   Il mago coi baffi neri stava sfiorando qualcosa che gli pendeva dalla Cintura; Harry guardò meglio e vide che faceva scorrere il grosso pollice sulla lama di un'asCia lucente. Ron aprì la bocca per dire qualcosa, ma Hermione gli diede una gomitata e fece un cenno verso la Sala d'Ingresso.
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   «Perché mi hai interrotto?» disse Ron furioso mentre entravano nella Sala Grande per il pranzo. «Li hai visti? Hanno già l'asCia pronta! Questa non è giustizia!»
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   L'ultimo esame di Harry e Ron era Divinazione; quello di Hermione, Babbanologia. Salirono insieme la scalinata di marmo. Hermione li salutò al primo piano e Harry e Ron salirono fino al settimo, dove molti della loro classe erano seduti sulla scala a chiocCiola che portava all'aula della professoressa Cooman, impegnati in un ripasso affannoso dell'ultimo minuto.
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   «Ci vuole vedere uno alla volta» li informò Neville mentre si sedevano viCino a lui. Aveva Svelare il Futuro aperto in grembo alle pagine dedicate alla Lettura della Sfera di Cristallo. «Qualcuno di voi ha mai visto qualcosa in una sfera di cristallo?» chiese loro con aria infelice.
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   La coda di persone davanti alla classe si accorCiava molto lentamente. Tutte le volte che uno di loro scendeva dalla scaletta d'argento, gli altri chiedevano in un sussurro:
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   «È probabile» disse Ron sprezzante. «Sai, sto cominCiando a pensare che Hermione avesse ragione a proposito di quella» e puntò il pollice verso la botola in alto. «E davvero una vecchia impostora».
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   E corse giù per la scala a chiocCiola incontro a Lavanda.
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   «Ci vediamo in sala comune» mormorò Ron mentre la voce della professoressa Cooman chiamava «Harry Potter!»
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   La stanzetta della torre era più calda che mai; le tende erano tirate, il fuoco acceso, e il solito aroma nauseante fece tossire Harry mentre inCiampava nella folla di sedie e tavoli fino a raggiungere la professoressa Cooman, che lo aspettava seduta davanti a una grossa sfera di cristallo.
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   Il calore era soffocante e le nariCi di Harry bruCiavano per il fumo profumato che si alzava dal fuoco. Pensò a quello che aveva appena detto Ron e deCise di fingere.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   «A cosa assomiglia?» sussurrò la professoressa Cooman. «PensaCi...»
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   «A un Ippogrifo» disse deCiso.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   «Sicuro?» insistette la professoressa Cooman. «Sei sicuro, caro? Non lo vedi contorcersi a terra, magari, con una sagoma scura che brandisce l'asCia dietro di lui?»
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   «No!» disse Harry, che cominCiava ad avvertire un vago malessere.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   «Be'. caro, credo che Ci fermeremo qui... un po' deludente... ma sono certa che hai fatto del tuo meglio».
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   Ma la professoressa Cooman parve non sentirlo. I suoi occhi si rovesCiarono. Harry rimase lì spaventato. Sembrava che lei stesse per avere una speCie di attacco. Esitò, pensando di correre fino all'infermeria. Poi la professoressa Cooman parlò di nuovo con quella voce dura, cosi diversa dal solito:
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   «Il Signore Oscuro è solo e senza amiCi, abbandonato dai suoi seguaCi. Il suo servo è rimasto in catene per dodiCi anni. Questa notte, prima di mezzanotte, il servo si libererà e cercherà di unirsi al padrone. Il Signore Oscuro risorgerà con l'aiuto del servo, più grande e più orribile che mai. Questa notte... prima di mezzanotte... il servo... si libererà... per unirsi... al padrone...»
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   La professoressa Cooman parve deCisamente stupita.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   Harry ridiscese la scaletta e la scala a chiocCiola, stupefatto... aveva appena ascoltato la professoressa Cooman formulare una vera profezia? O forse aveva solo pensato di concludere l'esame con una scena impressionante?
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   Cinque minuti dopo filava oltre i troll della sorveglianza, verso l'ingresso della Torre di Grifondoro, con in mente l'eco delle parole della profes
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   soressa Cooman. I compagni lo incroCiarono diretti dalla parte opposta, ridendo e scherzando, puntando verso i prati e un po' di quella libertà a lungo agognata; quando Harry ebbe superato il buco del ritratto ed entrò nella sala comune, la trovò quasi deserta. Tn un angolo però c'erano Ron e Hermione.
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   Il biglietto di Hagrid questa volta era asCiutto, senza macchie di lacrime, ma la sua mano doveva aver tremato mentre scriveva, tanto che il messaggio si leggeva a stento.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   «Al tramonto, però» disse Ron, che guardava nel vuoto fuori dalla finestra. «Non Ci daranno mai il permesso... speCialmente a te, Harry...»
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   Harry le disse di averlo lasCiato nel passaggio sotto la strega orba.
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   Scesero a cena con tutti gli altri, ma alla fine non tornarono alla Torre di Grifondoro. Harry aveva nascosto il Mantello sotto i vestiti; doveva tenere le bracCia incroCiate per nascondere il rigonfio. S'infilarono in una stanza vuota accanto alla Sala d'Ingresso, in ascolto, finché non furono certi che fosse deserta. Sentirono ancora qualcuno attraversare l'ingresso di corsa, e una porta che sbatteva. Hermione fece capolino dalla porta.
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   Camminando molto viCini in modo che nessuno li vedesse, attraversarono l'ingresso in punta di piedi, coperti dal Mantello, poi scesero i gradini di pietra fino al prato. Il sole già calava dietro la foresta proibita, spruzzando d'oro le Cime degli alberi.
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   Raggiunsero la capanna di Hagrid e bussarono. Il guardiacacCia Ci mise un po' a rispondere, e quando lo fece, si guardò intorno in cerca del visitatore, pallido e tremante.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   «Siamo noi» sibilò Harry. «Abbiamo addosso il Mantello dell'Invisibilità. FacCi entrare, così possiamo levarcelo».
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   La mano di Hagrid tremava cosi forte che il bricco del latte gli sCivolò tra le dita e finì in mille pezzi.
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   «Ci penso io, Hagrid» disse rapida Hermione, affrettandosi a ripulire.
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   «Ce n'è un altro nella credenza» disse Hagrid sedendosi e asCiugandosi la fronte sulla manica. Harry guardò Ron, che gli restituì lo sguardo, desolato.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   «Ci ha provato» disse Hagrid. «Non ha il potere, lui, di annullare quello
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   che deCide il Comitato. L'ha detto, a loro, che Fierobecco è a posto, ma hanno paura... lo sapete com'è LuCius Malfoy... li ha minacCiati, credo io... e il boia, Macnair, è un vecchio amico di Malfoy... ma farà in fretta... e io gli starò viCino...»
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   Hagrid deglutì. I suoi occhi sfrecCiavano da una parte all'altra della capanna, in cerca di un briCiolo di speranza e di conforto.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   Hermione, che stava cercando nella credenza di Hagrid, si lasCiò sfuggire un piccolo singhiozzo soffocato. Si alzò con l'altro bricco in mano, lottando per trattenere le lacrime.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   Lacrime silenziose solcavano ora il viso di Hermione, che cercò di non farsi vedere da Hagrid dandosi da fare per preparare il tè. Poi, mentre prendeva la bottiglia del latte per versarne un po' nel bricco, si lasCiò sfuggire uno strillo.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   «Ron! Io... non posso crederCi... è Crosta!»
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   Hermione posò il bricco sul tavolo e lo rovesCiò. Con uno squittìo disperato, agitando freneticamente le zampe nel tentativo di tornare dentro, il topo Crosta sCivolò sul tavolo.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   «Crosta!» esclamò Ron esterrefatto. «Crosta, che cosa Ci fai qui?»
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   Afferrò il topo che si contorceva tutto e lo sollevò. Crosta aveva un aspetto orribile. Era più magro che mai, grosse chiazze di pelo erano cadute lasCiando ampie macchie rosate, e si contorceva tra le mani di Ron, cercando disperatamente di liberarsi.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   gento che sCintillava nel sole morente. ViCino a lui trotterellava Cornelius Caramell. Li seguivano il vecchio, fragile membro del Comitato e il boia, Macnair.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   «Vi facCio usCire dalla porta dietro» disse Hagrid.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   «Non possono ucCiderlo...»
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   «Andate!» esclamò Hagrid deCiso. «È già abbastanza brutto senza che finite tutti nei guai!»
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   Non avevano scelta. Mentre Hermione gettava il Mantello sopra Harry e Ron, sentirono delle voCi davanti alla capanna. Hagrid guardò il punto in cui erano appena spariti.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   «Vi prego, muoviamoCi» sussurrò Hermione. «Non lo sopporto, non ce la facCio...»
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   Presero a risalire il prato verso il castello. Ora il sole calava rapido; il Cielo era diventato di un grigio chiaro striato di viola, ma verso ovest c'era un bagliore rosso rubino.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   Sentirono una porta aprirsi alle loro spalle e il suono di alcune voCi maschili.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   «Oh, Ron, muoviamoCi, ti prego, stanno per farlo!» sussurrò Hermione.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   Proseguirono; Harry, come Hermione, cercò di non prestare orecchio alle voCi alle loro spalle. Ron si fermò di nuovo.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   «Non riesco a tenerlo fermo... Crosta, stai zitto o Ci sentiranno...»
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   Il topo squittiva selvaggiamente, ma non abbastanza forte da coprire i rumori che arrivavano dal giardino di Hagrid. Si udì un intrecCio indistinto di voCi maschili, poi venne il silenzio e poi, senza preavviso, l'inconfondibile sibilo di un'asCia, seguito da un tonfo.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   «L'hanno fatto!» sussurrò a Harry. «Io non... non Ci posso credere... l'hanno fatto!»
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   «Hagrid» mormorò Harry. Senza riflettere, fece per voltarsi, ma Ron e Hermione lo afferrarono per le bracCia.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Non possiamo» disse Ron, bianco come un cenCio. «Finirà in un altro guaio se scoprono che siamo andati a trovarlo...»
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Ma Harry aveva appena visto Grattastinchi che sCivolava verso di loro, il corpo appiattito, i grandi occhi gialli che sCintillavano inquietanti nell'oscurità. Non seppe dire se li vedesse o se stesse seguendo gli squittii di Crosta.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Ma il gatto si avviCinava...
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Troppo tardi. Il topo sCivolò tra le dita di Ron che cercava di trattenerlo, cadde a terra e fuggì. In un balzo, Grattastinchi scattò alle sue calcagna, e prima che Harry o Hermione potessero impedirglielo, Ron si tolse il Mantello dell'Invisibilità e sparì nell'oscurità.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Lei e Harry si scambiarono un'occhiata. Era impossibile correre sotto il Mantello, così usCirono allo scoperto e si gettarono all'inseguimento di Ron: sentivano i suoi passi risuonare davanti a loro, e le sue grida contro Grattastinchi.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Preso! Vattene via, gattacCio puzzolente...»
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Harry e Hermione quasi inCiamparono addosso a Ron; riusCirono a stento a fermarsi davanti a lui. Era per terra, lungo disteso, ma Crosta era di nuovo nella sua tasca; il ragazzo teneva le mani strette sul rigonfiamento tremante.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Ron... dài... torna sotto il Mantello...» ansimò Hermione. «Silente... il Ministro... usCiranno tra un attimo...»
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Ma prima che riusCissero a ricoprirsi, prima ancora che potessero riprendere fiato, sentirono i tonfi soffocati di zampe giganti. Qualcosa avanzava a balzi verso di loro: un enorme cane nero come la pece, con gli occhi chiari.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Ron era in piedi, pronto. Mentre il cane balzava di nuovo verso di loro, spinse da un lato Harry; le mascelle della belva si chiusero sul bracCio teso di Ron; Harry si protese e afferrò una manCiata di peli del mostro, ma l'animale trasCinava via Ron come se fosse una bambola di pezza...
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Harry cercò la bacchetta, tentando di ricacCiare indietro il sangue che gli colava negli occhi...
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   La luce della bacchetta magica illuminò il tronco di un grosso albero; l'inseguimento di Crosta li aveva portati all'ombra del Platano Picchiatore e i suoi rami scricchiolavano, come scossi da un forte vento, menando frustate avanti e indietro per impedire loro di avviCinarsi.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   E là, alla base del tronco, c'era il cane, che trasCinava Ron dentro una grossa fessura delle radiCi. Ron lottava con furia, ma già la testa e il busto non si vedevano più...
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Tutto quello che si vedeva ormai era una gamba di Ron, agganCiata a una radice nel tentativo di impedire al cane di trasCinarlo più giù. Ma un terribile scricchiolio spezzò l'aria come un colpo di pistola: la gamba di Ron si era rotta, e un attimo dopo il suo piede spariva nel buco.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Non ce la faremo mai se qualcuno non Ci aiuta...»
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Se può entrare quel cane, possiamo anche noi» disse Harry col fiato grosso, correndo di qua e di là nel tentativo di aprirsi la strada fra i perfidi rami sibilanti, ma non era possibile avviCinarsi alle radiCi senza finire a tiro dell'albero.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Grattastinchi balzò in avanti. StrisCiò come un serpente tra i rami agitati e appoggiò le zampe anteriori sopra un nodo nel tronco.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Grattastinchi!» sussurrò Hermione incerta. Poi strinse forte il bracCio di Harry, tanto da fargli male. «Come faceva a sapere...?»
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   In un attimo raggiunsero il tronco, ma prima di arrivare alla fessura nelle radiCi, Grattastinchi li precedette sCivolando all'interno con un guizzo della coda cespugliosa. Harry lo seguì; avanzò a quattro zampe e sCivolò giù per una china di terra fino al fondo di un tunnel molto basso. Grattastinchi era un po' più avanti, gli occhi che lampeggiavano alla luce della bacchetta di Harry. Un attimo dopo, Hermione strisCiò al suo fianco.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Avanzavano più velocemente possibile, quasi piegati in due; davanti a loro, la coda di Grattastinchi spariva e riappariva. La galleria proseguiva, sembrava lunga almeno come quella per Mielandia. Harry riusCiva a pensare solo a Ron e a quello che l'enorme cane poteva fargli... boccheggiava, traendo brevi respiri dolorosi, e correva chino...
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Harry lanCiò uno sguardo a Hermione, che aveva l'aria molto spaventata ma annui.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Harry si spinse fuori dall'apertura e si guardò attorno. La stanza era deserta, ma c'era una porta aperta alla loro destra, che conduceva in un'anticamera buia. All'improvviso Hermione afferrò di nuovo il bracCio di Harry. Osservava le finestre sbarrate con gli occhi sgranati.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   In quel momento sentirono uno scricchiolio sopra le loro teste. Qualcosa si era mosso al piano di sopra. Fissarono entrambi il soffitto. Hermione gli stringeva il bracCio cosi forte che Harry stava perdendo la sensibilità delle dita. La guardò alzando le sopracCiglia; lei annuì e mollò la presa.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Più silenziosamente possibile, avanzarono nell'anticamera e presero a salire la scala che andava in pezzi. Tutto era ricoperto da uno spesso strato di polvere tranne il pavimento, dove una larga strisCia luCida indicava che qualcosa era stato trasCinato di sopra.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Nox» sussurrarono insieme, e le luCi sulla punta delle bacchette si spensero. C'era solo una porta aperta. Mentre la raggiungevano furtivi, avvertirono dei movimenti dall'altra parte; un sordo gemito, e poi un intenso ronzio di fusa. Si scambiarono un ultimo sguardo, un ultimo cenno.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Con la bacchetta ben stretta in mano e tesa davanti a sé, Harry sferrò un calCio alla porta e la spalancò.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Harry e Hermione si preCipitarono verso di lui.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Una massa di sudiCi capelli aggrovigliati gli scendeva fino alle spalle. Se non avesse avuto quegli occhi brillanti dentro le orbite cupe e infossate, avrebbe potuto essere un cadavere. La pelle cerea era così tirata sulle ossa
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Le bacchette di Harry e Hermione balzarono via dalle mani, in alto, e Black le afferrò. Poi si avviCinò di un passo. Aveva gli occhi puntati su Harry.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Ero sicuro che saresti venuto ad aiutare il tuo amico» disse rauco. La sua voce aveva l'aria di non essere stata usata da un pezzo. «Tuo padre avrebbe fatto lo stesso per me. Sei stato coraggioso a non andare a chiamare un insegnante. Te ne sono grato... questo renderà le cose molto più sempliCi...»
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   L'allusione a suo padre risuonò nelle orecchie di Harry come se Black l'avesse urlata. Un odio ribollente gli esplose nel petto e prese il posto della paura. Per la prima volta nella vita, voleva riavere la bacchetta in mano non per difendersi, ma per attaccare... per ucCidere. Senza sapere che cosa stava facendo, avanzò, ma Ci fu un improvviso movimento ai suoi lati e due paia di mani lo afferrarono trattenendolo.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «No, Harry!» ansimò Hermione con un sussurro agghiacCiato; Ron invece, che si era rialzato a fatica, si rivolse a Black.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Se vuoi ucCidere Harry, dovrai ucCidere anche noi!» disse con fierezza, benché lo sforzo di reggersi in piedi lo rendesse sempre più pallido, e osCillando leggermente.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Mi hai sentito?» disse Ron debolmente, aggrappandosi a fatica a Harry per non cadere. «Dovrai ucCiderCi tutti e tre!»
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Perché?» esplose Harry, cercando di liberarsi dalla presa di Ron e Hermione. «L'ultima volta non Ci hai badato, vero? Non ti è importato niente di ucCidere tutti quei Babbani per arrivare a Minus... che cosa succede, Azkaban ti ha rammollito?»
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «HA UCCiSO MIA MADRE E MIO PADRE!» ruggì Harry, e con grande sforzo si liberò dalla stretta di Ron e Hermione e balzò in avanti...
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Si era dimenticato della magia... si era dimenticato di essere piccolo, magro e di avere solo trediCi anni, mentre Black era un uomo fatto, e molto alto, anche. Harry sapeva solo che voleva fargli più male che poteva e che
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Forse fu lo stupore nel veder fare a Harry una cosa così sCiocca, ma Black non alzò le bacchette in tempo. Una delle mani di Harry si strinse attorno al suo polso ossuto, deviando le bacchette; l'altra colpì la testa di Black e caddero tutti e due all'indietro, verso il muro...
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Hermione strillò; Ron urlò; Ci fu un lampo accecante mentre le bacchette nella mano di Black sparavano in aria un getto di sCintille che mancò per un soffio il viso di Harry; quest'ultimo sentì il bracCio rattrappito agitarsi follemente sotto le sue dita, ma non mollò la presa, mentre con l'altra mano colpiva tutte le parti di Black che gli capitavano a tiro...
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Poi vide il piede di Hermione scattar fuori dal nulla. Black lasCiò andare Harry con un grugnito di dolore. Ron si gettò sulla mano armata di bacchette di Black, e Harry udì un lieve rumore...
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Grattastinchi si era tuffato nella mischia e aveva affondato gli artigli nel bracCio di Harry, che se lo scrollò di dosso. Ma Grattastinchi scattò verso la bacchetta...
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «NON FARLO!» urlò Harry sferrando al gatto un calCio che lo fece balzare da una parte soffiando; Harry afferrò la bacchetta e si voltò...
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Non se lo fecero dire due volte. Hermione, cercando di riprendere fiato, il labbro sanguinante, scattò di lato, recuperando la sua bacchetta e quella di Ron. Ron strisCiò fino al letto a baldacchino, e vi si lasCiò cadere, ansante, la facCia pallida ora quasi verdastra, le mani che stringevano la gamba rotta.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Black giaceva scompostamente viCino al muro. Il suo petto si alzava e si abbassava in fretta mentre lui osservava Harry avviCinarsi lentamente, la bacchetta puntata dritta al suo cuore.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Vuoi ucCidermi, Harry?» sussurrò.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Hai ucCiso i miei genitori» disse Harry con voce appena tremante, ma
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Devi ascoltarmi» disse Black, con una nota di urgenza nella voce. «Altrimenti lo rimpiangerai... non capisCi...»
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Capisco molte più cose di quello che credi tu» esclamò Harry, con voce più tremante che mai. «Non l'hai mai sentita, vero? Mia madre... che cerca di impedire a Voldemort di ucCidermi... e sei stato tu... sei stato tu...»
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Prima che uno dei due potesse aggiungere altro, qualcosa di rosso sfrecCiò davanti a Harry; un attimo dopo, Grattastinchi balzò su Black e si sistemò sul suo petto. Black batté le palpebre e guardò il gatto.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Ma Grattastinchi affondò gli artigli negli abiti di Black e non si mosse. Voltò il brutto muso schiacCiato verso Harry e lo guardò con gli occhioni gialli. Alla sua destra, Hermione ruppe in un singhiozzo.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Harry guardò Black e Grattastinchi, la presa sempre più salda sulla bacchetta. E allora, che cosa gli importava di dover ucCidere anche il gatto? Era alleato di Black... se era pronto a morire per cercare di proteggerlo, non erano affari di Harry... se Black voleva salvarlo, era solo la prova che gli importava più di Grattastinchi che dei genitori di Harry...
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Harry alzò la bacchetta. Era il momento di agire. Era il momento di vendicare suo padre e sua madre. Stava per ucCidere Black. Doveva ucCidere Black. Era la sua occasione...
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Black fece un gesto di sorpresa che riuscì quasi a far sloggiare Grattastinchi; Harry strinse convulsamente la bacchetta... Fallo adesso! disse una voce dentro di lui, ma i passi ormai risuonavano sulle scale e Harry non era ancora entrato in azione.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   La porta della stanza si spalancò in una pioggia di sCintille rosse e Harry
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   si voltò mentre il professor Lupin si preCipitava dentro, il viso esangue, la bacchetta levata e pronta. I suoi occhi guizzarono da Ron disteso sul letto a Hermione rannicchiata viCino alla porta a Harry, che torreggiava su Black con la bacchetta alzata, e infine a Black, rannicchiato e sanguinante ai piedi di Harry.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Ma non finì mai la domanda, perché quello che vide gli spense la voce in gola. Lupin stava abbassando la bacchetta. Un momento dopo era al fianco di Black, gli afferrava la mano, lo aiutava a rialzarsi facendo cadere a terra Grattastinchi e lo abbracCiava come un fratello.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «NON Ci CREDO!» gridò Hermione.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Lupin lasCiò andare Black e si voltò verso di lei. Si era alzata da terra e indicava Lupin, lo sguardo febbrile. «Lei... lei...»
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Ti sbagli» disse Lupin. «Per dodiCi anni non sono stato amico di Sirius, ma ora lo sono... lasCia che ti spieghi...»
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Ron fece un eroico sforzo per rialzarsi, ma ricadde con un gemito di dolore. Lupin gli si avviCinò preoccupato, ma Ron disse, respirando affannosamente:
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Ne sarà felice» disse Lupin freddamente. «Ha assegnato quel tema nella speranza che qualcuno capisse che cosa significavano i miei sintomi. Hai controllato il calendario lunare e hai capito che ero sempre ammalato quando c'era la luna piena? O hai capito che il MollicCio si trasformava nella luna quando mi vedeva?»
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Per la tua età, sei la strega più brillante che abbia mai conosCiuto, Hermione».
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «E SI SBAGLIAVA! LEI LO HA SEMPRE AIUTATO!» urlò Harry indicando Black, che all'improvviso andò verso il letto e vi sprofondò, il volto nascosto da una mano tremante. Grattastinchi gli balzò accanto e gli si piazzò in grembo, facendo le fusa. Ron si ritrasse da entrambi, trasCinando la gamba.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Prese le bacchette di Harry, Ron e Hermione una alla volta e le lanCiò ai loro proprietari; Harry afferrò la sua, stupefatto.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Allora» disse Lupin, infilando di nuovo la sua nella Cintura. «Voi siete armati, noi no. Ora volete ascoltare?»
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Se non l'ha aiutato» disse, lanCiando a Black uno sguardo furioso, «come faceva a sapere che era qui?»
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Ma certo che so come farla funzionare» disse Lupin, agitando la mano con impazienza. «Ho dato una mano a disegnarla. Io sono Lunastorta: i miei amiCi mi chiamavano cosi, a scuola».
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Aveva cominCiato a camminare avanti e indietro, guardandoli. Nuvolette di polvere si alzavano ai suoi piedi.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Non riusCivo a credere ai miei occhi» disse Lupin senza smettere di camminare avanti e indietro, ignorando l'interruzione. «Credevo che la mappa fosse difettosa. Come poteva trovarsi con voi?»
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «E poi ho visto un altro puntino che si spostava in fretta verso di voi, e sotto c'era scritto Sirius Black... L'ho visto scontrarsi con voi, ho visto che trasCinava due di voi dentro il Platano Picchiatore...»
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Lupin si avviCinò a Ron. Parve trattenere il respiro mentre studiava Crosta con grande attenzione.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Cosa?» ripeté Ron, tenendosi viCino Crosta, con aria spaventata. «Che cosa c'entra il mio topo con tutto il resto?»
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Ci volle qualche secondo prima che l'assurdità dell'affermazione colpisse nel segno. Poi Ron espresse ad alta voce quello che anche Harry stava pensando.
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   «Peter Minus è morto!» disse Harry. «L'ha ucCiso lui dodiCi anni fa!»
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   «Hanno... il... diritto... di... sapere... tutto!» ansimò Lupin, trattenendo Black. «Era l'animaletto di Ron! Ci sono dettagli che non capisco nemmeno io! E Harry... a Harry devi la verità, Sirius!»
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   «NON È PETER, È CROSTA!» urlò Ron, cercando di ricacCiare il topo nella tasca davanti, ma Crosta si agitava troppo; Ron barcollò e perse l'equilibrio, e Harry lo afferrò e lo risospinse sul letto. Poi, ignorando Black, Harry si voltò verso Lupin.
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   «Tutti hanno creduto che Sirius avesse ucCiso Peter» spiegò Lupin. «Io stesso ne ero convinto... finché stasera non ho visto la mappa. Perché la Mappa del Malandrino non mente mai... Peter è vivo. Ce l'ha in mano Ron,
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   Harry fissò Ron, e mentre i loro sguardi s'incroCiavano, convennero in silenzio: Black e Lupin erano fuori di senno. La loro storia non aveva alcun senso. Come faceva Crosta a essere Peter Minus? Azkaban doveva aver sconvolto la mente di Black, dopotutto... ma perché Lupin gli dava corda?
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   «Perché non può essere vero?» chiese Lupin tranquillamente, come se fossero in classe e Hermione avesse semplicemente incontrato una difficoltà in un esperimento con gli AvvinCini.
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   «Se hai intenzione di raccontargli tutta la storia, stringi, Remus» ringhiò Black, che continuava a studiare tutte le mosse disperate di Crosta. «Ho aspettato dodiCi anni e non ho intenzione di aspettare ancora a lungo».
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   «Va bene... ma dovrai darmi una mano, Sirius» disse Lupin. «Io so solo com'è cominCiata...»
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   Lupin s'interruppe. Alle sue spalle si udì un forte Cigolio. La porta si aprì da sola. Tutti e Cinque la fissarono. Poi Lupin andò a guardare fuori, sul pianerottolo.
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   «CominCia tutto da qui... da quando sono diventato un Lupo Mannaro. Niente di tutto questo sarebbe successo se non fossi stato morso... e se non fossi stato così sconsiderato...»
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   «Prima che la Pozione Antilupo venisse scoperta, comunque, una volta al mese diventavo un mostro a tutti gli effetti. Sembrava impossibile che riusCissi a frequentare Hogwarts. Gli altri genitori non avrebbero voluto che i loro figli entrassero in contatto con me.
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   «Ma poi Silente diventò Preside, e trovò la soluzione. Disse che se prendevamo alcune precauzioni non c'era motivo per cui io non potessi venire a scuola...» Lupin sospirò e guardò apertamente Harry. «Qualche mese fa ti ho detto che il Platano Picchiatore fu piantato l'anno che sono arrivato a Hogwarts. La verità è che fu piantato perché sono arrivato a Hogwarts. Questa casa...» e Lupin si guardò intorno desolato, «...e il tunnel che porta qui... furono costruiti per me. Una volta al mese mi facevano usCire di nascosto dal castello e venivo qui a trasformarmi. L'albero fu messo all'entrata del tunnel per impedire a chiunque di incroCiarmi quando ero pericoloso».
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   «Le mie trasformazioni in quei giorni erano... erano terribili. È molto doloroso trasformarsi in un Lupo Mannaro. Non avevo intorno degli umani da mordere, cosi mordevo e graffiavo me stesso. Gli abitanti del villaggio udivano il rumore e le urla e credettero che si trattasse di spiriti particolarmente violenti. Silente incoraggiò le dicerie... anche adesso che la casa è silenziosa da anni, gli abitanti di qui non osano avviCinarsi...
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   «Ma trasformazioni a parte, ero più felice di quanto non fossi mai stato. Per la prima volta avevo degli amiCi, tre grandi amiCi. Sirius Black... Peter
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   «Ora, i miei tre amiCi non poterono fare a meno di notare che una volta al mese sparivo. Inventai ogni genere di storie. Dissi loro che mia madre era ammalata e che dovevo andare a casa a trovarla... Temevo che mi abbandonassero, una volta scoperto chi ero. Ma naturalmente loro scoprirono la verità, come te, Hermione...
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   «Sì, certo» rispose Lupin. «Gli Ci vollero quasi tre anni per capire come fare. Tuo padre e Sirius erano gli studenti più brillanti della scuola, e per fortuna, perché la trasformazione in Animagus può finire molto male: ecco perché il Ministero tiene sotto stretta sorveglianza chi cerca di compierla. Peter ebbe bisogno di tutto l'aiuto di James e Sirius per farcela. Alla fine, il quinto anno di scuola, Ci riusCirono. Furono in grado di trasformarsi Ciascuno in un animale diverso, a loro piaCimento».
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   «Non potevano farmi compagnia da umani, e così mi facevano compagnia da animali» disse Lupin. «Un Lupo Mannaro è un pericolo solo per le persone. Ogni mese sgattaiolavano fuori dal castello sotto il Mantello dell'Invisibilità di James. Si trasformavano... Peter, che era il più piccolo, riusCiva a sCivolare sotto i rami aggressivi del Platano e premeva il nodo che lo blocca. Poi si calavano nel tunnel e mi raggiungevano. Sotto il loro influsso, diventai meno pericoloso. Il mio corpo era ancora lupesco, ma la mia mente lo era molto meno quando stavo con loro».
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   «Ci sto arrivando, Sirius, Ci sto arrivando... be', ora che potevamo trasformarCi tutti e quattro Ci si aprirono davanti parecchie ecCitanti opportunità. Ben presto di notte prendemmo ad abbandonare la Stamberga Strillante e a vagare per i prati del castello e per il villaggio. Sirius e James si trasformavano in animali così grossi che erano più che in grado di tener testa a un Lupo Mannaro. Dubito che qualche altro studente di Hogwarts abbia mai scoperto più cose sul parco e su Hogsmeade... E fu così che finimmo per disegnare la Mappa del Malandrino e firmarla con i nostri soprannomi. Sirius è Felpato. Peter è CodalisCia. James era Ramoso».
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   «Un pensiero che mi perseguita ancora» disse Lupin gravemente. «E Ci andammo viCino, molto spesso. Dopo, ne ridevamo. Eravamo giovani, spensierati... Ci facevamo trasCinare dalla nostra abilità.
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   «A volte mi sento in colpa per aver tradito la fiduCia di Silente, è chiaro... mi aveva ammesso a Hogwarts quando nessun altro Preside avrebbe fatto una cosa del genere, e non aveva idea che io infrangessi le regole che aveva stabilito per la mia sicurezza e quella degli altri. Non seppe mai che avevo indotto tre compagni a diventare Animagi illegalmente. Ma riusCivo sempre a dimenticare i miei sensi di colpa quando sedevamo insieme, noi quattro, a progettare l'avventura del prossimo mese. E non sono cambiato...»
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   Il volto di Lupin si era indurito, e nella sua voce c'era scarsa stima di sé. «Per tutto quest'anno ho combattuto con me stesso, chiedendomi se dovevo dire a Silente che Sirius era un Animagus. Ma non l'ho fatto. Perché? Perché ero troppo vigliacco. Avrebbe significato ammettere che avevo tradito la sua fiduCia quando ero qui a scuola, ammettere che avevo coinvolto altre persone... E la fiduCia di Silente ha significato tutto per me. Mi ha fatto entrare a Hogwarts da ragazzo, e mi ha dato un lavoro, quando tutti mi hanno sempre sfuggito in tutta la mia vita di adulto, e non sono mai riusCito a trovare un lavoro vero a causa di quello che sono. E così mi convinsi che Sirius cercasse di entrare a scuola servendosi di arti oscure apprese da Voldemort, che il fatto di essere un Animagus non c'entrava nulla... quindi, in un certo senso, Piton ha sempre avuto ragione sul mio conto».
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   «Il professor Piton era a scuola con noi. Si è battuto molto perché non mi venisse affidata la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure. È tutto l'anno che ripete a Silente che non bisogna fidarsi di me. Ha le sue ragioni... vedete, Sirius gli fece uno scherzo che quasi lo ucCise, uno scherzo che coinvolse me...».
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   Black se ne uscì con una risatina di scherno.
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   naso dappertutto, a cercare di scoprire che cosa facevamo... sperando di riusCire a farCi espellere...»
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   «Severus era molto curioso di sapere dove andavo tutti i mesi» spiegò Lupin a Ron, Harry e Hermione. «Eravamo nello stesso anno, sapete, e non... ehm... non Ci amavamo molto. Quello che gli piaceva meno di tutti era James. Era geloso, credo, del talento di James sul campo di Quidditch... comunque, Piton mi aveva visto attraversare il parco con Madama Chips una sera mentre mi accompagnava al Platano Picchiatore per trasformarmi. Sirius pensò che sarebbe stato... ehm... divertente dire a Piton che bastava premere il nodo sul tronco con un lungo bastone e avrebbe potuto seguirmi. Be', naturalmente Piton lo fece... se fosse riusCito ad arrivare fin qui, avrebbe incontrato un Lupo Mannaro completamente sviluppato... ma tuo padre, che aveva scoperto cosa aveva fatto Sirius, segui Piton e lo fece tornare indietro, mettendo a repentaglio la propria vita... Piton però riuscì a vedermi, alla fine del tunnel. Silente gli proibì di raccontare agli altri che cosa aveva visto, ma da allora seppe che cos'ero...»
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   «L'ho trovato alle radiCi del Platano Picchiatore» disse Piton gettando di lato il Mantello, bene attento a tenere la bacchetta puntata dritto al petto di Lupin. «Molto utile, Potter, ti ringrazio...»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   Piton era un po' ansante, ma la sua espressione traboccava di trionfo represso. «Forse vi state chiedendo come facevo a sapere che eravate qui?» disse, gli occhi lucCicanti. «Sono appena stato nel tuo studio, Lupin. Questa notte hai dimenticato di prendere la tua pozione, così te ne avevo portato un boccale intero. E meno male... meno male per me, voglio dire. Sulla tua scrivania c'era una certa mappa. Mi è bastata un'occhiata per sapere tutto quello che volevo. Vi ho visti sparire in questo passaggio».
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Severus...» cominCiò Lupin, ma Piton non lo lasCiò continuare.
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Severus, stai commettendo un errore» disse Lupin incalzante. «Non hai sentito tutta la storia... ti posso spiegare... Sirius non è qui per ucCidere Harry...»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   BANG! Sottili funi serpentine usCirono dalla punta della bacchetta di Piton e si avvolsero attorno alla bocca, ai polsi e alle caviglie di Lupin, che perse l'equilibrio e cadde a terra, immobilizzato. Black avanzò verso Piton, che gli puntò la bacchetta tra gli occhi.
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Ma se... se Ci fosse stato un errore...»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «STAI ZITTA, STUPIDA RAGAZZINA!» urlò Piton, perdendo il controllo all'improvviso. «NON PARLARE DI COSE CHE NON CAPISCi!» Qualche sCintilla sprizzò dalla punta della sua bacchetta, che era ancora puntata verso il volto di Black. Hermione tacque.
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «La vendetta è dolCissima» sibilò Piton a Black. «Quanto ho sperato di essere io a catturarti...»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Al castello?» disse Piton suadente. «Non credo che dovremo andare cosi in là. Non devo far altro che chiamare i Dissennatori, una volta usCiti dal Platano. Saranno feliCissimi di vederti, Black... così feliCi che ti daranno un bacetto, credo...»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Muovetevi, tutti quanti» disse. Schioccò le dita, e i capi delle funi che tenevano legato Lupin gli volarono in mano. «Io terrò il Lupo Mannaro. Forse i Dissennatori vorranno baCiare anche lui...»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Il professor Lupin avrebbe potuto ucCidermi cento volte quest'anno» disse Harry. «Sono rimasto solo con lui per ore, a prendere lezioni di difesa contro i Dissennatori. Se davvero stava aiutando Black, perché non mi ha finito allora?»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «SILENZIO! NON PERMETTO CHE MI SI PARLI CON QUESTO TONO!» strillò Piton, più folle che mai. «Tale padre tale figlio, Potter! Ti ho appena salvato la vita, dovresti ringraziarmi in ginocchio! Ti sarebbe stato proprio bene se ti avesse ucCiso! Saresti morto come tuo padre, sei troppo arrogante per credere che potresti esserti sbagliato sul conto di Black... ora fuori dai piedi, o ti Ci spedirò io... FUORI DAI PIEDI, POTTER!»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   Harry deCise in un lampo. Prima che Piton potesse fare anche solo un passo verso di lui, alzò la bacchetta.
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   sbatté contro il muro, poi sCivolò a terra, con un rivolo di sangue che gli scorreva tra i capelli. Era svenuto.
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   Harry si guardò intorno. Ron e Hermione avevano cercato di disarmare Piton esattamente nello stesso istante. La bacchetta di Piton disegnò un alto arco a mezz'aria e atterrò sul letto, viCino a Grattastinchi.
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Non dovevate farlo» disse Black, guardando Harry. «Dovevate lasCiarlo a me...»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   Lupin lottava per liberarsi dalle funi. Black si chinò in fretta e lo slegò. Lupin si rialzò e si strofinò le bracCia, dove le corde avevano lasCiato il segno.
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Andiamo» disse debolmente, «sta cercando di dire che è fuggito da Azkaban solo per mettere le mani su Crosta? Insomma...» Guardò Harry e Hermione, in cerca di sostegno. «D'accordo, diCiamo che Minus sapeva trasformarsi in un topo... Ci sono milioni di topi al mondo... come fa a sapere qual è quello che cercava se è rimasto chiuso ad Azkaban?»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Sai, Sirius, è una domanda intelligente» disse Lupin rivolto a Black, un po' acCigliato. «Come hai fatto a scoprire dov'era?»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   Black infilò una delle mani simili ad artigli sotto il vestito ed estrasse un foglio di carta stropicCiato, che distese e mostrò agli altri.
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Da Caramell» disse Black. «Quando è venuto per l'ispezione ad Azkaban l'anno scorso, mi ha dato il suo giornale. E in prima pagina c'era Peter... sulla spalla del ragazzo... l'ho riconosCiuto subito... quante volte l'ho visto trasformarsi? E la didascalia diceva che il ragazzo sarebbe tornato a Hogwarts... dove c'era Harry...»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Appena prima di trasformarsi» disse Black. «Quando l'ho stanato, ha urlato che avevo tradito Lily e James, per farsi sentire da tutta la strada. Poi, prima che potessi scagliargli una maledizione, ha fatto saltare la strada tenendo la bacchetta dietro la schiena, ha ucCiso tutti nel raggio di sei metri ed è filato via nelle fogne insieme agli altri topi...»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Da dodiCi anni, in effetti» disse Lupin. «Non ti sei mai chiesto come mai è vissuto così a lungo?»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   Ma non era vero, Harry rifletté all'improvviso... Crosta aveva cominCiato a non star bene prima di incontrare Grattastinchi... fin dal ritorno di Ron dall'Egitto... da quando Black era fuggito...
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Questo gatto non è pazzo» disse Black con voce rauca. Tese una mano ossuta ad accarezzare la testa soffice di Grattastinchi. «È l'esemplare più intelligente della sua speCie che io abbia mai incontrato. Ha riconosCiuto subito Peter per quello che era. E quando ha incontrato me, ha capito che non ero un cane. Ci ha messo un po' a fidarsi... alla fine, sono riusCito a spiegargli chi stavo cercando, e mi ha aiutato...»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   La luCidità di Harry parve vaCillare sotto il peso di tutte quelle rivelazioni. Era assurdo... eppure...
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   gatto... come lo avete chiamato, Grattastinchi?... mi ha detto che Peter aveva lasCiato del sangue sulle lenzuola... immagino che si sia morsicato... be', fingere la propria morte aveva già funzionato una volta...»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «E perché ha finto di essere morto?» disse furioso. «Perché sapeva che lei stava per ucCiderlo come aveva ucCiso i miei genitori!»
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   «Avrei dovuto lasCiare che Piton la portasse via!» gridò Harry.
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   «Harry» disse Lupin in fretta, «non capisCi? Per tutto questo tempo abbiamo creduto che Sirius avesse tradito i tuoi genitori e Peter lo avesse scoperto... ma era il contrario, non capisCi? Peter ha tradito tuo padre e tua madre... Sirius ha scoperto Peter...»
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   «NON È VERO!» urlò Harry. «ERA IL LORO CUSTODE SEGRETO! L'HA DETTO PRIMA CHE ARRIVASSE LEI! HA DETTO CHE LI HA UCCiSI!»
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   Indicò Black, che scosse la testa lentamente; gli occhi infossati all'improvviso divennero molto luCidi.
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   «Harry... è come se li avessi ucCisi» mormorò, rauco. «Io ho convinto Lily e James a scegliere Peter al mio posto all'ultimo momento, li ho convinti a scegliere lui come Custode Segreto invece di me... È colpa mia, lo so... La notte in cui morirono, avevo deCiso di andare da Peter, per assicurarmi che stesse bene, ma quando sono arrivato al suo nascondiglio, non c'era più. Eppure non c'erano segni di lotta. Qualcosa non andava. Mi sono spaventato. Ho deCiso di andare subito dai tuoi genitori. E quando ho visto la loro casa distrutta e i loro corpi... ho capito quello che doveva aver fatto Peter. Quello che io avevo fatto».
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   Ron esitò, ma alla fine tese Crosta e Lupin lo prese. Crosta cominCiò a squittire ininterrottamente, agitandosi e contorcendosi, gli occhietti neri sporgenti.
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   Black aveva già preso la bacchetta di Piton dal letto. Si avviCinò a Lupin e all'agitatissimo topo, e i suoi occhi umidi all'improvviso parvero bruCiare.
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   Un lampo di luce blu e bianca sprizzò da tutte e due le bacchette; per un attimo, Crosta rimase paralizzato a mezz'aria, una piccola sagoma nera che si contorceva follemente. Ron urlò. Il topo cadde per terra; Ci fu un altro lampo di luce accecante e poi...
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   Fu come vedere la ripresa accelerata di un albero che cresce. Dal suolo si levò una testa; spuntarono bracCia e gambe; un attimo dopo, nel punto in cui era caduto Crosta comparve un uomo che cercava di farsi piccolo piccolo e si torceva le mani. Grattastinchi soffiava e sibilava sul letto, col pelo ritto sulla schiena.
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   Era un ometto molto basso, poco più alto di Harry e Hermione. I suoi sottili capelli incolori erano in disordine e in mezzo alla testa aveva una larga chiazza calva. Aveva l'aspetto raggrinzito di un uomo grasso che avesse perso molto peso in poco tempo. La sua pelle sembrava sporca e malaticCia, come il pelo di Crosta, e qualcosa del topo era rimasto attorno al naso puntuto, agli occhietti acquosi. Si guardò intorno, il respiro rapido e irregolare. Harry vide i suoi occhi scattare verso la porta e tornare su tutti loro.
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   «Be', Ciao, Peter» disse Lupin in tono affabile, come se gli capitasse spesso di vedere un topo trasformarsi in un vecchio compagno di scuola. «È tanto che non Ci si vede».
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   «S... Sirius... R... Remus...» Anche la voce di Minus era uno squittio da topo. I suoi occhi dardeggiarono di nuovo verso la porta. «I miei amiCi... I miei vecchi amiCi...»
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   «Stavamo facendo una chiacchierata, Peter, su Ciò che accadde la notte in cui Lily e James morirono. Può darsi che tu ti sia perso i momenti più interessanti mentre eri lì che squittivi sul letto...»
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   «Remus» ansimò Minus, e Harry vide il sudore che gli imperlava la facCia pallida, «non credergli, ti prego... ha cercato di ucCidermi, Remus...»
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   «È venuto a cercare di ucCidermi un'altra volta!» squittì Minus all'improvviso, indicando Black, e Harry vide che usava il dito medio, perché non aveva più l'indice. «Ha ucCiso Lily e James e ora ucCiderà anche me... devi aiutarmi, Remus...»
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   «Nessuno cercherà di ucCiderti finché non avremo chiarito un po' di cose» disse Lupin.
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   «Chiarire?» gemette Minus guardandosi freneticamente intorno un'altra volta e studiando le finestre sbarrate e, ancora una volta, l'unica porta. «Sapevo che sarebbe venuto a cercarmi! Sapevo che sarebbe tornato per me! Sono dodiCi anni che aspetto!»
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   «Sapevi che Sirius sarebbe fuggito da Azkaban?» chiese Lupin, la fronte aggrottata. «Quando nessuno c'era mai riusCito?»
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   «Possiede poteri oscuri che tutti noi possiamo solo sognarCi!» strillò Minus con voce penetrante. «Come ha fatto altrimenti a usCire di là? Immagino che ColuiCheNonDeveEssereNominato gli abbia insegnato qualche trucchetto!»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Cos'è, hai paura di sentire il nome del tuo vecchio padrone?» disse Black. «Non ti biasimo, Peter. I suoi seguaCi non sono molto soddisfatti di te, vero?»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Non so... cosa intendi dire, Sirius...» balbettò Minus, il respiro più affannoso che mai. Ora aveva tutto il volto lucCicante di sudore.
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Non sono dodiCi anni che ti nascondi da me» disse Black. «Tu ti nascondi dagli antichi sostenitori di Voldemort. Ho sentito delle voCi ad Azkaban, Peter... Credono tutti che tu sia morto, perché altrimenti dovresti spiegare molte cose... Li ho sentiti gridare nel sonno. Sembrano convinti che il doppiogiochista abbia fatto il doppio gioco anche con loro. Voldemort è arrivato ai Potter seguendo le tue informazioni... e Voldemort là è caduto. E non tutti i suoi sostenitori sono finiti ad Azkaban, vero? Ce ne sono ancora molti liberi, che aspettano la loro occasione, fingendo di aver capito l'errore commesso... se mai venissero a sapere che sei ancora vivo,
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   «Non so... di che cosa parli...» disse di nuovo Minus, con voce più stridula che mai. Si asCiugò il viso sulla manica e guardò Lupin. «Tu non puoi credere a questa... a questa follia, Remus...»
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   «Devo ammettere, Peter, che ho qualche difficoltà a capire perché un uomo innocente voglia passare dodiCi anni da topo» disse Lupin tranquillamente.
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   «Innocente, ma spaventato!» squittì Minus. «Se i seguaCi di Voldemort mi davano la cacCia, era perché ho fatto rinchiudere ad Azkaban uno dei loro uomini migliori: la spia, Sirius Black!»
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   «Come osi?» ringhiò, improvvisamente simile all'enorme cane che era stato. «Io, la spia di Voldemort? Quando mai ho strisCiato attorno a persone più forti e potenti di me? Ma tu, Peter... non capirò mai come ho fatto a non vedere che la spia fin dall'inizio eri tu. Ti è sempre piaCiuto avere dei grandi amiCi che ti proteggessero, vero? Eravamo noi... io e Remus... e James...»
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   Minus si asCiugò di nuovo il viso; ormai quasi boccheggiava.
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   «Lily e James ti hanno scelto come Custode Segreto solo perché gliel'ho detto io» ringhiò Black in tono così velenoso che Minus fece un passo indietro. «Credevo che fosse un piano perfetto... un inganno... Voldemort avrebbe di certo dato la cacCia a me, non avrebbe mai immaginato che avessero scelto una creatura debole e ottusa come te... dev'essere stato il momento più bello della tua misera vita, dire a Voldemort che potevi consegnargli i Potter».
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   Minus borbottava distrattamente; Harry colse alcune parole, come 'incredibile' e 'follia', ma quello che notò fu il colore Cinereo del suo volto e il modo in cui i suoi occhi continuavano a saettare verso le finestre e la porta.
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   «Te lo dico io perché» disse Black. «Perché non hai mai fatto niente per nessuno se non hai il tuo tornaconto. Voldemort si nasconde da quindiCi anni, dicono che sia mezzo morto. Non avevi intenzione di commettere un assassinio proprio sotto il naso di Albus Silente per un mago in rovina, uno che ha perso tutto il suo potere, vero? Volevi essere sicuro che fosse il più forte di tutti prima di tornare da lui, vero? Altrimenti perché ti saresti trovato una famiglia di maghi? Per tenere le orecchie bene aperte, vero, Peter? Così, se il tuo vecchio protettore riconquistava la sua forza ed era possibile riunirsi a lui...»
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   «Mi scusi se glielo chiedo, ma come... come ha fatto a usCire da Azkaban, se non ha usato la magia nera?»
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   «Non so come ho fatto» disse lentamente. «Immagino che l'unico motivo per cui non sono impazzito è che sapevo di essere innocente. Non era un bel pensiero, quindi i Dissennatori non sono riusCiti a portarmelo via... ma mi ha conservato il senno, e non ho perso me stesso... mi ha aiutato a mantenere i miei poteri... così quando tutto è diventato... troppo... sono riusCito a trasformarmi nella mia cella... sono diventato un cane. I Dissennatori, sapete, non Ci vedono...» Deglutì. «Vanno a tentoni verso le persone captando le loro emozioni... capivano che le mie emozioni erano meno... meno umane, meno complesse quando ero un cane... ma naturalmente hanno pensato che stessi perdendo la testa come tutti gli altri là dentro, e non si sono preoccupati. Ma ero debole, molto debole, e non avevo alcuna speranza di allontanarli da me senza una bacchetta magica...
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Era come se qualcuno mi avesse acceso un fuoco nella testa, e i Dissennatori non potevano spegnerlo... non era una sensazione piacevole... era un'ossessione... ma mi diede forza, mi snebbiò la mente. Così, una sera, quando aprirono la porta della mia cella per portarmi il Cibo, sCivolai alle loro spalle in forma di cane... è molto più diffiCile per loro avvertire le emozioni di un animale, è diffiCile tanto da confonderli... io ero magro, abbastanza magro da passare attraverso le sbarre... da cane nuotai fino alla terraferma e da allora ho vissuto nella foresta... tranne quando sono venuto a vedere la partita di Quidditch, naturalmente... voli bene come tuo padre, Harry...»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   Minus era caduto in ginocchio, come se il cenno di Harry avesse decretato la sua condanna a morte. StrisCiò sulle ginocchia, prostrato, le mani giunte.
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   Black gli sferrò un calCio e Minus si ritrasse.
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Remus!» squittì Minus, voltandosi verso Lupin, contorcendosi supplichevole davanti a lui. «Tu non Ci credi... Sirius non ti avrebbe detto che avevano cambiato programma?»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Ma certo» disse Black, e il fantasma di un sorriso balenò sul suo volto scavato. Anche lui prese a rimboccarsi le maniche. «Lo ucCidiamo insieme?»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Voi non... voi...» esalò Minus, strisCiando verso Ron.
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Ron... non sono stato un buon amico... un bravo animaletto? Non lascerai che mi ucCidano, Ron, vero... stai dalla mia parte, vero?»
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   «Ti ho lasCiato dormire nel mio letto!» disse.
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Se sei stato migliore da topo che da umano, non c'è molto di cui andar fieri, Peter» disse Black in tono asCiutto. Ron, sempre più pallido per il dolore, trasCinò la gamba rotta fuori dalla portata di Minus. Minus si voltò sulle ginocchia, inCiampò in avanti e afferrò l'orlo dell'abito di Hermione.
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Tu non capisCi!» piagnucolò Minus. «Mi avrebbe ucCiso, Sirius!»
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   «E ALLORA AVRESTI DOVUTO MORIRE!» ruggì Black. «MEGLIO MORIRE CHE TRADIRE I TUOI AMICi! NOI PER TE LO AVREMMO FATTO!»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Avresti dovuto capirlo» disse Lupin piano. «Se Voldemort non ti avesse ucCiso, l'avremmo fatto noi. Addio, Peter».
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «No!» urlò Harry. Corse davanti a Minus, di fronte alle bacchette. «Non potete ucCiderlo» disse col fiato mozzo. «Non potete».
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   «Harry, questa fecCia è il motivo per cui sei orfano» esclamò Black irato. «Questo visCido sudiCio essere ti avrebbe guardato morire senza battere Ciglio. L'hai sentito. La sua pelle schifosa per lui contava più di tutta la tua famiglia».
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Lo so» disse Harry ansimando. «Lo porteremo al castello. Lo consegneremo ai Dissennatori. Può andare ad Azkaban... ma non ucCidetelo».
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Harry!» esclamò Minus, abbracCiandogli le ginocchia. «Tu... grazie... è più di quello che merito... grazie...»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Stammi lontano» disse Harry sprezzante, allontanando da sé le mani di Minus con una smorfia di disgusto. «Non lo facCio per te. Lo facCio perché... non credo che mio padre avrebbe voluto che loro... diventassero assassini... solo per colpa tua».
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Sei il solo ad avere il diritto di deCidere, Harry» disse Black. «Ma pensa... pensa a quello che ha fatto...»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Ma se ti trasformi, Peter» ringhiò Black, anche lui con la bacchetta puntata verso Minus, «allora ti ucCideremo. D'accordo, Harry?»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Bene» disse Lupin assumendo all'improvviso un'aria effiCiente. «Ron, io non so aggiustare le ossa bene come Madama Chips, quindi è meglio se per adesso Ci limitiamo a immobilizzarti la gamba finché non potremo accompagnarti in infermeria».
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   Si avviCinò a Ron, si chinò, batté la gamba rotta con la bacchetta e mormorò Ferula. Delle bende si avvolsero attorno alla gamba di Ron, legandola stretta a una stecca. Lupin lo aiutò ad alzarsi; Ron spostò cautamente il peso sulla gamba, senza una smorfia.
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «E il professor Piton?» chiese Hermione con una voCina sottile, guardando Piton lungo disteso per terra.
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   Mormorò Mobilicorpus. Come se una serie di fili invisibili fossero stati legati ai suoi polsi, al collo e alle ginocchia, Piton si rizzò in piedi, la testa Ciondolante simile a quella di una grottesca marionetta. Rimase sospeso a pochi centimetri da terra, con i piedi che pendevano flosCi. Lupin raccolse il Mantello dell'Invisibilità e se lo infilò al sicuro in tasca.
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Ci penso io» disse Lupin.
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   Black fece apparire dal nulla delle pesanti manette; presto Minus fu di nuovo in piedi, il bracCio sinistro incatenato al destro di Lupin, il destro al sinistro di Ron. Ron aveva un'espressione risoluta. Sembrava aver preso la vera identità di Crosta come un insulto personale. Grattastinchi balzò giù dal letto con leggerezza e precedette gli altri fuori dalla stanza, la coda cespugliosa ben diritta.
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   Tornare nel tunnel fu complicato. Lupin, Minus e Ron dovettero mettersi di lato per riusCirCi; Lupin aveva sempre Minus a tiro di bacchetta. Harry li vide avanzare goffamente nel tunnel uno a uno. Grattastinchi era ancora il primo della fila. Harry entrò subito dopo Black, che faceva galleggiare Piton davanti a loro; il professore continuava a picchiare la testa Ciondolante contro il soffitto basso. Harry aveva l'impressione che Black non facesse nessuno sforzo per evitarlo.
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   «Lo capisco, naturalmente, se vuoi restare con i tuoi zii» disse Black. «Ma... be'... riflettiCi. Una volta che avranno riconosCiuto la mia innocenza... se tu volessi una... una casa diversa...»
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   «Cosa... vivere con te?» chiese, battendo la testa contro una rocCia che sporgeva dal soffitto. «LasCiare i Dursley?»
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   «Sei matto?» disse Harry, la voce di colpo roca come quella di Black. «Ma certo che voglio lasCiare i Dursley! Tu hai una casa? Quando posso venire?»
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   Black si voltò a guardarlo; la testa di Piton strisCiava contro il soffitto, ma Black non Ci fece caso.
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   Il volto tormentato di Black si aprì nel primo vero sorriso che Harry vi avesse scorto finora. La differenza era sorprendente, come se una persona più giovane di dieCi anni brillasse attraverso la maschera incavata; per un attimo, riapparve l'uomo che aveva riso al matrimonio dei genitori di Harry.
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   Black fece passare Piton attraverso il buco, poi si ritrasse e lasCiò usCire Harry e Hermione. Finalmente furono tutti fuori.
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   «Una sola mossa falsa, Peter» disse Lupin minacCioso. Aveva ancora la bacchetta puntata sul petto di Minus.
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   Risalirono i prati in silenzio, mentre le luCi del castello si facevano sempre più grandi. Piton continuava a galleggiare in maniera bizzarra davanti a Black, con il mento che gli sobbalzava sul petto. E poi...
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   Black rimase immobile. Tese un bracCio per bloccare Harry e Hermione.
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   Harry vide la sagoma di Lupin che si irrigidiva. Poi bracCia e gambe presero a tremare.
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   «Oh, Cielo» esclamò Hermione col fiato mozzo. «Questa sera non ha preso la pozione! Non è innocuo!»
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   Ma Harry non riuscì a correre. Ron era incatenato a Minus e a Lupin. Balzò in avanti, ma Black lo trattenne e lo risospinse indietro.
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   «LasCiate fare a me. CORRETE!»
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   Minus si era tuffato in avanti per afferrare la bacchetta magica caduta a Lupin. Ron, in precario equilibrio sulla gamba bendata, cadde. Ci fu uno schiocco, un lampo di luce... E Ron giacque a terra immobile. Un altro schiocco... Grattastinchi volò per aria e ricadde a terra.
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   Troppo tardi. Minus si era trasformato. Harry vide la sua coda pelata scattare attraverso la manetta sul bracCio teso di Ron, e udì uno zampettare tra l'erba.
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   Harry partì di corsa, Hermione lo seguì. L'uggiolio sembrava provenire dal prato viCino alla riva del lago. Scattarono in quella direzione, e Harry, correndo più che poteva, sentì il gelo senza capire che cosa significava...
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   E poi Harry li vide. Dissennatori, almeno un centinaio, che sCivolavano in una massa nera attorno al lago, verso di loro. Si voltò di scatto, mentre il familiare freddo gelido gli pervadeva le viscere e la nebbia cominCiava a offuscare i suoi occhi; altri ancora ne apparivano dall'oscurità, da tutte le parti; li stavano accerchiando...
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   «Hermione, pensa a qualcosa di allegro!» urlò Harry, alzando la bacchetta e battendo furiosamente le palpebre per cercare di snebbiarsi la vista, scuotendo la testa per svuotarla dal debole urlo che aveva cominCiato a levarsi dentro di lui...
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   Ma non Ci riuscì. I Dissennatori si stavano avviCinando, ormai erano a poco più di tre metri. Formavano una muraglia attorno a Harry e Hermione, ed erano sempre più viCini...
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   Una sCia sottile di fumo sfuggì dalla sua bacchetta e aleggiò come una nebbiolina davanti a lui. Nello stesso istante, Harry sentì Hermione cadere al suo fianco. Era solo... completamente solo...
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   Alla debole luce del suo informe Patronus, vide un Dissennatore arrestarsi, molto viCino. Non riuscì ad attraversare la nuvola di nebbiolina argentea che Harry aveva evocato. Una visCida mano morta sCivolò fuori da sotto il mantello. Fece un gesto come per spingere da parte il Patronus.
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   Sentiva che lo stavano osservando, udiva il loro respiro spezzato come un vento maligno tutto intorno. Il Dissennatore più viCino parve studiarlo. Poi alzò entrambe le mani... e abbassò il cappucCio.
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   Dove avrebbero dovuto esserCi gli occhi c'era solo pelle sottile, grigia, butterata, tesa su orbite vuote. Ma c'era la bocca... un buco informe che si spalancava e risucchiava l'aria in un rantolo.
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   La nebbia bianca lo accecava. Doveva lottare... expecto Patronum... non vedeva niente... e a grande distanza sentì l'urlo familiare... expecto Patronum... cercò a tentoni Sirius nella foschia, e trovò il suo bracCio... non l'avrebbero preso...
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   Ma due mani robuste e appicCicose all'improvviso si strinsero attorno al collo di Harry. Costrinsero il suo viso a voltarsi verso l'alto... avvertì l'alito dell'essere... per prima cosa si sarebbe sbarazzato di lui.... ne fiutò l'alito putrido... sua madre urlava nella sua testa... sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe sentito...
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   A facCia in giù, troppo debole per muoversi, scosso dalla nausea e dai brividi, Harry aprì gli occhi. La luce accecante illuminava l'erba attorno a lui... L'urlo si era arrestato, il freddo arretrava...
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   Harry non capiva. Non riuscì più a pensare. Sentì che le ultime forze lo abbandonavano e batté il capo a terra, svenuto.
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   «Ordine di Merlino, Seconda Classe, direi. Anche Prima Classe, se solo Ci riesco!»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Black li aveva stregati, l'ho capito subito. Un Incantesimo Confundus, a giudicare dal loro comportamento. Sembravano convinti che potesse essere innocente. Non erano responsabili delle loro azioni. D'altra parte, il loro intervento avrebbe potuto consentire a Black di fuggire... Credo che fossero convinti di poterlo catturare da soli. L'hanno passata lisCia in un sacco di occasioni prima d'ora... e temo che si siano fatti un'alta opinione di se stessi... e naturalmente il Preside ha sempre concesso a Potter un'eccessiva li
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Si, ma è un bene concedergli un trattamento così speCiale? Personalmente cerco di trattarlo come tutti gli altri studenti. E qualunque altro studente verrebbe sospeso, come minimo, per aver messo a repentaglio le vite dei suoi amiCi come ha fatto lui. Ci pensi, Ministro: contro tutte le regole della scuola, dopo tutte le precauzioni prese per proteggerlo, usCire di notte, farsi complice di un Lupo Mannaro e di un assassino... e ho anche ragione di credere che abbia fatto visita illegalmente a Hogsmeade...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Be', be'... vedremo, Piton, vedremo... il ragazzo si è comportato come uno sCiocco, certo...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «No, Ministro... quando sono arrivato stavano già tornando alle loro postazioni viCino agli ingressi...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Ci fu una pausa. La mente di Harry parve muoversi un po' più rapida, e in fondo allo stomaco il ragazzo avvertì una sensazione strana, come un morso...
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Tutto era leggermente sfocato. Qualcuno gli aveva sfilato gli occhiali. Era disteso al buio, nell'infermeria. All'altra estremità della corsia, riconobbe Madama Chips che gli dava le spalle e si curvava su un letto. Harry socchiuse gli occhi. I capelli rossi di Ron spuntavano sotto il bracCio di Madama Chips.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Harry girò la testa sul cusCino. Nel letto alla sua destra giaceva Hermione. Era illuminata dalla luna. Anche lei aveva gli occhi aperti. Sembrava pietrificata, e quando si accorse che Harry era sveglio, si premette un dito sulle labbra, poi indicò la porta. Era socchiusa, e dal corridoio arrivavano le voCi di Cornelius Caramell e di Piton.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Madama Chips percorse a rapidi passi la corsia buia fino al letto di Harry, che si voltò a guardarla. Portava il più grosso pezzo di Cioccolato che avesse mai visto. Sembrava un piccolo maCigno.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Ah, sei sveglio!» disse sbrigativa. Posò il Cioccolato sul comodino di Harry e prese a farlo a pezzi con un martelletto.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Ce la farà» disse Madama Chips cupa. «Quanto a voi due... resterete qui finché non avrò deCiso che... Potter, che cosa credi di fare?»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Potter» disse Madama Chips in tono suadente, «va tutto bene. Hanno preso Black. È rinchiuso di sopra. I Dissennatori eseguiranno il BaCio da un momento all'altro...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Harry, Harry, che cosa c'è?» disse Caramell agitato. «Dovresti essere a letto... ha preso del Cioccolato?» chiese con ansia a Madama Chips.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Ministro, mi ascolti!» esclamò Harry. «Sirius Black è innocente! Peter Minus ha solo fatto finta di morire! L'abbiamo visto stanotte! Non può permettere che i Dissennatori facCiano quella cosa a Sirius, lui è...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Ministro, Ci ascolti, la prego» disse Hermione fissando Caramell con aria supplichevole. «L'ho visto anch'io, era il topo di Ron, è un Animagus, Minus, voglio dire, e...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Ma Madama Chips gli ficcò a tradimento un grosso pezzo di Cioccolato in bocca. Harry quasi soffocò, e lei ne approfittò per costringerlo a tornare a letto.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   La porta si aprì di nuovo. Era Silente. Harry inghiottì a fatica il boccone di Cioccolato e si alzò di nuovo.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Per l'amor del Cielo!» esclamò Madama Chips in tono isterico. «Questa è un'infermeria o che cosa? Preside, devo insistere...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «E la mia testimonianza non conta niente?» ringhiò Piton. «Peter Minus non era nella Stamberga Strillante, e non c'era tracCia di lui nel parco».
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Vorrei parlare con Harry e Hermione da solo» ripeté Silente in tono brusco. «Cornelius, Severus, Chips, per favore, lasCiateCi soli».
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Madama Chips, imbronCiata, si diresse verso il suo uffiCio all'altro capo della corsia e sbatté la porta. Caramell consultò il grosso orologio d'oro appeso al panCiotto.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «I Dissennatori dovrebbero essere arrivati» disse. «Andrò loro incontro. Silente, Ci vediamo di sopra».
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Sirius Black ha dimostrato di essere capace di ucCidere a sediCi anni» borbottò. «Non se l'è dimenticato, Preside, vero? Non ha dimenticato che una volta ha tentato di ucCidere me?»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Ora tocca a voi ascoltare, e vi prego di non interrompermi, perché abbiamo pochissimo tempo» disse con calma. «Non c'è una stracCio di prova a sostegno della storia di Black, eccetto la vostra parola... e la parola di due maghi di trediCi anni non convincerà nessuno. Tantissimi testimoni, una strada intera, hanno giurato di aver visto Sirius ucCidere Minus. Io stesso ho fornito al Ministero la prova che Sirius era il Custode Segreto dei Potter».
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Il professor Lupin può dirle...» esclamò Harry, senza riusCire a trattenersi.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Il professor Lupin al momento è nel cuore della foresta e non può dire niente a nessuno. Quando sarà tornato umano, sarà troppo tardi, Sirius sarà peggio che morto. Devo aggiungere che i Lupi Mannari godono di una così scarsa fiduCia presso gran parte di noi che il suo sostegno conterà pochissimo... e il fatto che lui e Sirius siano vecchi amiCi...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Ascoltami, Harry. È troppo tardi, mi capisCi? Devi ammettere che la versione del professor Piton è molto più convincente della vostra».
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Quello che Ci occorre» disse Silente con calma, lo sguardo azzurro che si spostava da Harry a Hermione, «è più tempo».
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Ora, attenzione» disse Silente, parlando molto piano e scandendo bene le parole. «Sirius è chiuso nell'uffiCio del professor Vitious al settimo piano. La tredicesima finestra a destra della Torre Ovest. Se tutto va bene, riusCirete a salvare più di una vita innocente stanotte. Ma ricordate tutti e due che non dovete farvi vedere. Signorina Granger, tu conosCi la legge... sai qual è la posta in gioco... nondovetefarvivedere».
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Vi chiuderò dentro. Ora» e consultò l'orologio, «è mezzanotte meno Cinque. Signorina Granger, tre giri dovrebbero bastare. Buona fortuna».
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Harry avanzò verso di lei, perplesso. Hermione teneva la catena tesa davanti a sé. Harry vide penzolare una piccola clessidra sCintillante.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Il buio si dissolse. Harry ebbe la sensazione di volare all'indietro, a grandissima veloCità. Un turbine veloCissimo di colori e forme gli sfrecCiò accanto, le orecchie gli pulsavano, cercò di gridare ma non riuscì a sentire
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Era in piedi viCino a Hermione nella Sala d'Ingresso deserta e una cascata di luce d'oro inondava il pavimento di pietra attraversando le porte spalancate. Guardò Hermione stupefatto, la catena con la clessidra che gli segava il collo.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Di qua!» Hermione afferrò Harry per un bracCio e lo trasCinò verso la porta di un armadio per le scope; lo aprì, spinse dentro Harry tra secchi e stracCi, poi chiuse bruscamente la porta alle loro spalle.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Hermione si sedette su un secchio rovesCiato. Aveva l'aria molto preoccupata, ma Harry voleva ancora qualche risposta.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «È una GiraTempo» sussurrò Hermione, «e me l'ha data la professoressa McGranitt il primo giorno di scuola quest'anno. E da allora che la uso per riusCire a frequentare tutte le lezioni. La professoressa McGranitt mi ha fatto giurare di non dirlo a nessuno. Ha dovuto scrivere un sacco di lettere al Ministero della Magia per farmene avere una. Ha dovuto spiegare che sono una studentessa modello, e che non l'avrei mai usata assolutamente per altro se non per lo studio... La giro e ho delle ore in più, è così che rie
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   sco a seguire tante lezioni contemporaneamente, capito? Ma... Harry, non capisco che cosa Silente vuole che facCiamo. Perché Ci ha detto di tornare indietro di tre ore? Come possiamo aiutare Sirius?»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Adesso sono tre ore fa, e noi stiamo andando da Hagrid» disse Hermione. «Ci siamo appena sentiti passare...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Silente ha detto... Ci ha detto qual è la finestra... la finestra dello studio di Vitious! Dove tengono chiuso Black! Dobbiamo far volare Fierobecco fino alla finestra e salvare Sirius! Sirius può fuggire con Fierobecco... possono fuggire insieme!»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Da quello che Harry riusCiva a vedere del suo viso, Hermione sembrava terrorizzata.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Se Ci riusCiamo senza farCi vedere sarà un miracolo!»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Sembra che non Ci sia nessuno... dài, andiamo...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Harry apri la porta dell'armadio. L'ingresso era deserto. Più in fretta possibile, cercando di non far rumore, sfrecCiarono fuori dall'armadio e scesero i gradini di pietra. Le ombre si stavano già allungando, le Cime degli alberi della foresta proibita ancora una volta bagnate d'oro.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Correremo» disse Harry deCiso. «Dritti nella foresta, d'accordo? Dovremo nasconderCi dietro un albero e stare a vedere...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «D'accordo, ma facCiamo il giro delle serre!» disse Hermione senza fiato. «Non dobbiamo passare davanti alla casa di Hagrid, o Ci vedrà! Ormai Ci siamo quasi!»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Cercando di tenere a mente le sue parole, Harry partì a gran veloCità seguito da Hermione. Tagliarono attraverso gli orti fino alle serre, si fermarono un momento al riparo, poi ripartirono, veloCissimi, attorno al Platano Picchiatore, e verso la foresta...
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Si addentrarono in silenzio fra gli alberi, tenendosi ai bordi della foresta. Poi. di fronte alla capanna di Hagrid, sentirono qualcuno bussare alla porta. Si ripararono in fretta dietro una grossa querCia e si sporsero appena per spiare.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Siamo noi» sibilò Harry. «Abbiamo addosso il Mantello dell'Invisibilità. FacCi entrare, così possiamo levarcelo».
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «È la cosa più strana che Ci sia mai successa» disse Harry con fervore.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «SpostiamoCi» mormorò Hermione. «Dobbiamo avviCinarCi di più a Fierobecco».
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   StrisCiarono fra gli alberi finché non giunsero in vista dell'Ippogrifo che scalpitava, nervoso, legato a un albero nell'orto di zucche di Hagrid.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Ci resteranno non più di sessanta secondi» disse Harry. L'impresa sembrava impossibile.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «No!» rispose Hermione in un sussurro terrorizzato. «Non capisCi? Stiamo infrangendo una delle leggi magiche più importanti! Nessuno dovrebbe cambiare il tempo, nessuno! Hai sentito Silente, se Ci vedono...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Ma Ci vedrebbero solo Hagrid e gli altri tre, insomma, noi stessi!»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Proprio così! Non capiresti, e forse attaccheresti te stesso! Non capisCi? La professoressa McGranitt mi ha raccontato le cose orribili che sono successe quando i maghi hanno interferito col tempo... tantissimi hanno finito per ucCidere i loro sé passati o futuri per errore!»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Ma Hermione gli fece un cenno e indicò il castello. Harry spostò appena la testa per riusCire a vedere chiaramente l'ingresso lontano. Silente, Caramell, il vecchio membro del Comitato e Macnair il boia stavano scendendo i gradini.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Fra poco usCiremo!» sussurrò Hermione.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   E in effetti, qualche istante dopo, la porta sul retro della capanna di Hagrid si apri, e Harry vide se stesso, Ron e Hermione usCire con Hagrid. Fu senza dubbio la sensazione più strana della sua vita, stare lì dietro l'albero e vedersi nell'orto delle zucche.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Non possono ucCiderlo...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Qualcuno bussò alla porta davanti. Il drappello d'esecuzione era arrivato. Hagrid si voltò e tornò nella capanna, lasCiando socchiusa la porta sul retro. Harry vide l'erba appiattirsi a tratti attorno alla capanna e udì tre paia di piedi che si allontanavano. Lui, Ron e Hermione se n'erano andati... ma l'Harry e la Hermione nascosti tra gli alberi poterono sentire quello che succedeva attraverso la porta aperta.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Il volto di Macnair sparì dalla finestra. Ora o mai più. «Aspettami qui» sussurrò Harry a Hermione. «Vado io». Mentre Caramell ricominCiava a parlare, Harry scattò da dietro l'albero, saltò la stacCionata in un balzo, atterrò nell'orto delle zucche e si avviCinò a Fierobecco.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Attento a non abbassare le palpebre, Harry incroCiò una volta ancora l'orgoglioso sguardo aranCione di Fierobecco e s'inchinò. Fierobecco cadde sulle ginocchia squamose e poi si rialzò. Harry prese a trafficare con la corda che legava Fierobecco alla stacCionata.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Be', facCiamola finita» disse la voce acuta del membro del Comitato dall'interno della capanna. «Hagrid, forse sarebbe meglio se restassi qui...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Harry sentì la voce di Silente, che continuava a parlare dentro la capanna. Diede un altro strattone alla corda. Fierobecco ruppe in un trotto riottoso. Ormai erano viCino agli alberi...
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Presto! Presto!» gemette Hermione scattando da dietro l'albero, afferrando a sua volta la corda e tirando con Harry per costringere Fierobecco a muoversi più in fretta. Il ragazzo guardò indietro: ora era impossibile vederli da casa di Hagrid; il giardino del guardiacacCia non si vedeva più.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Fermati!» mormorò a Hermione. «Potrebbero sentirCi...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Si udì un sibilo e il colpo di un'asCia. A quanto pareva, il boia l'aveva scagliata con rabbia contro la stacCionata. E poi venne l'ululato, e questa volta sentirono le parole di Hagrid tra i singhiozzi.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «È scappato! È scappato! Benedetto il suo beccucCio, è scappato! Deve essersi liberato! Becco, bravo ragazzo!»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Fierobecco cominCiò a tirare la corda, deCiso a tornare da Hagrid. Harry e Hermione rafforzarono la presa puntando i piedi per terra per cercare di trattenerlo.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Macnair, se Fierobecco è stato davvero portato via da qualcuno, crede che il ladro sia partito a piedi?» disse Silente, ancora più divertito. «Semmai frughi i Cieli, se vuole... Hagrid, mi andrebbe una tazza di tè. O un bel bicchiere di brandy».
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Na... naturale, professore» disse Hagrid, esausto dalla feliCità. «Entri, entri...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Dobbiamo restare qui nascosti» disse Hermione, molto turbata. «Dobbiamo aspettare finché non tornano al castello. Poi aspettiamo il momento giusto per far volare Fierobecco fino alla finestra di Sirius. Mancano almeno un paio d'ore... Oh... sarà diffiCile...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Dovremo spostarCi» disse Harry, concentrato. «Dovremo riusCire a vedere il Platano, altrimenti non sapremo che cosa succede».
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «D'accordo» convenne Hermione, stringendo la presa sulla corda di Fierobecco. «Ma dobbiamo fare in modo che non Ci vedano, Harry, ricordati...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Avanzarono lungo il limitare della foresta, mentre l'oscurità s'infittiva attorno a loro, finché non furono nascosti da un Ciuffo di alberi attraverso i quali si distingueva chiaramente il Platano.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Una sagoma scura sfrecCiò attraverso il prato e il suo grido echeggiò nell'aria immobile della sera.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Preso! Vattene via, gattacCio puzzolente...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Ecco Sirius!» disse Harry. La grossa sagoma del cane era spuntata dalle radiCi del Platano. Lo videro far cadere Harry, poi afferrare Ron...
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Visto da qui sembra ancora peggio, vero?» disse Harry osservando il cane che spingeva Ron tra le radiCi. «Ahia... guarda, l'albero mi ha appena colpito... e anche te... è strano...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Il Platano scricchiolava e assestava frustate con i rami più bassi; si videro sfrecCiare da tutte le parti, nel tentativo di raggiungere il tronco. E poi l'albero si immobilizzò.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Ed eccoCi...» mormorò Harry. «Siamo dentro».
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Nell'istante in cui scomparvero, l'albero riprese ad agitarsi. Qualche attimo dopo, sentirono dei passi viCini. Silente, Macnair, Caramell e il vecchio membro del Comitato risalivano verso il castello.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Sarebbero venuti anche Macnair e Caramell» disse Harry in tono amaro. «Scommetto qualunque cosa che Caramell avrebbe ordinato a Macnair di ucCidere Sirius immediatamente...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Ecco Lupin!» disse Harry, mentre un'altra sagoma sfrecCiava giù e correva verso il Platano. Harry guardò il Cielo. Le nuvole oscuravano completamente la luna.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Osservarono Lupin che raccoglieva un ramo spezzato e premeva il nodo sul tronco. L'albero cessò di lottare, e anche Lupin scomparve nella fessura tra le radiCi.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Harry, non dobbiamo farCi vedere!»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Hermione riuscì a trattenere Harry per i vestiti appena in tempo. Proprio in quel momento sentirono una canzone. Era Hagrid che saliva al castello, cantando a squarCiagola e barcollando un po'. Aveva con sé una grossa bottiglia.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Pochi minuti dopo, le porte del castello si riaprirono e Piton uscì di corsa, diretto al Platano.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Harry strinse i pugni mentre Piton si fermava viCino all'albero e gettava un'occhiata intorno. Poi Piton afferrò il Mantello e lo sollevò.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Giù quelle sudiCie mani» sibilò Harry sottovoce.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Ecco fatto» disse Hermione piano. «Siamo tutti là sotto... e adesso dobbiamo solo aspettare di usCire...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Afferrò il capo della corda che legava Fierobecco e lo annodò con cura attorno all'albero più viCino, poi si sedette sul terreno asCiutto e si abbracCiò le gambe.
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   Anche Harry sedette. Raccontò quello che aveva visto: come, mentre il Dissennatore più viCino si chinava verso di lui, una grande sagoma d'argento era arrivata al galoppo attraverso il lago e aveva costretto tutti i Dissennatori alla fuga.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Poteva essere solo una cosa, per riusCire a mettere in fuga i Dissennatori» disse Harry. «Un vero Patronus. Uno potente».
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Ma doveva essere un mago molto potente per far fuggire tutti quei Dissennatori... Se il Patronus brillava tanto, non era illuminato anche in facCia? Non hai visto...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Stava pensando a suo padre, e ai suoi più vecchi amiCi... Lunastorta, CodalisCia, Felpato e Ramoso... Quella notte erano tutti nel parco? CodalisCia era ricomparso proprio quella sera, quando tutti pensavano che fosse morto... era così impossibile che suo padre avesse fatto lo stesso? Era una visione, quella al di là del lago? La sagoma era troppo lontana per vedere distintamente... eppure si era sentito sicuro, per un attimo, prima di perdere i sensi...
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Le foglie sopra le loro teste frusCiarono appena nella brezza. La luna
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «EccoCi!» sussurrò Hermione.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Lei e Harry si alzarono. Fierobecco levò il capo. Videro Lupin, Ron e Minus che usCivano barcollando dalla fessura tra le radiCi. Poi fu la volta di Hermione, poi di Piton, privo di sensi, che fluttuava stranamente. Poi arrivarono Harry e Black. Si misero tutti in cammino verso il castello.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Il cuore di Harry prese a battere molto forte. Guardò il Cielo. Da un momento all'altro quella nuvola si sarebbe spostata rivelando la luna...
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Harry» mormorò Hermione, come se sapesse esattamente che cosa passava per la testa dell'amico, «dobbiamo stare tranquilli. Non dobbiamo farCi vedere. Non possiamo fare niente...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Come credi di riusCire a trovare un topo al buio?» sbottò Hermione. «Non possiamo farCi niente! Siamo tornati indietro per aiutare Sirius, non dobbiamo fare altro!»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Hermione!» esclamò all'improvviso Harry. «Dobbiamo muoverCi
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Presto!» gemette, correndo a slegare Fierobecco. «Presto! Dove andremo? Dove Ci nasconderemo? I Dissennatori stanno per arrivare...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   La capanna era in vista. Harry si lanCiò verso la porta e la spalancò; Hermione e Fierobecco si preCipitarono dentro; Harry li seguì di corsa e chiuse la porta col catenacCio. Thor, il cane di Hagrid, prese ad abbaiare forte.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Harry guardò fuori dalla finestra. Da lì era molto più diffiCile vedere che cosa succedeva. Fierobecco parve molto felice di ritrovarsi in casa di Hagrid. Si sedette davanti al fuoco, ripiegò le ali con aria soddisfatta e si preparò a fare un bel sonnellino.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «È meglio se esco, sai» disse Harry lentamente. «Non vedo niente... così non riusCiremo a capire quando è ora...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Harry uscì di nuovo e fece il giro della capanna. Sentì degli uggiolii lontani. I Dissennatori stavano accerchiando Sirius... lui e Hermione stavano per correre in suo aiuto...
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Per una frazione di secondo rimase lì, indeCiso, davanti alla porta della capanna di Hagrid. Non devi farti vedere. Ma lui non voleva essere visto. Voleva capire... doveva sapere...
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Ed ecco i Dissennatori. Affioravano dall'oscurità da tutte le parti, sCivolando attorno alle rive del lago... si allontanavano dal punto in cui si trovava Harry, andavano verso la riva opposta... non doveva avviCinarsi...
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Harry cominCiò a correre. Non aveva alcun pensiero in testa, tranne che suo padre... se era lui... se era davvero lui... doveva sapere, doveva scoprirlo...
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Il lago si avviCinava sempre più, ma non c'era tracCia di anima viva. Sulla riva opposta vide dei minuscoli barlumi d'argento: il suo tentativo di Patronus...
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   C'era un cespuglio viCinissimo all'acqua. Harry vi si nascose e spiò con ansia tra le foglie. Sull'altra riva i barlumi d'argento si spensero all'improvviso. Paura ed ecCitazione lo invasero... da un momento all'altro...
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Ma non venne nessuno. Harry alzò lo sguardo verso il cerchio di Dissennatori dall'altra parte del lago. Uno di loro si stava abbassando il cappucCio. Era ora che il salvatore apparisse... ma nessuno sarebbe corso in
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Harry si lanCiò fuori dal cespuglio ed estrasse la bacchetta.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   E dalla punta della bacchetta esplose non una nuvola di vapore informe, ma un accecante, abbagliante animale d'argento. Harry socchiuse gli occhi per cercare di vedere cos'era. Sembrava un cavallo. Galoppava silenzioso allontanandosi da lui, attraverso la superfiCie nera del lago; lo vide abbassare il capo e caricare i Dissennatori che sCiamavano... ora inseguiva le ombre nere sul terreno, e i Dissennatori cadevano all'indietro, si disperdevano, si ritiravano nell'oscurità... erano spariti.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Il Patronus si voltò. Tornò al trotto verso Harry sulla superfiCie immobile dell'acqua. Non era un cavallo. Non era nemmeno un unicorno. Era un cervo. Risplendeva luminoso come la luna nel Cielo... tornava verso di lui...
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Si fermò sulla riva. I suoi zoccoli non lasCiavano tracce sul suolo morbido mentre guardava Harry con i grandi occhi d'argento. Lentamente, abbassò il capo sormontato dalle grandi corna. E Harry capì...
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Harry rimase lì, con la mano ancora tesa. Poi, con un tuffo al cuore, sentì un rumore alle sue spalle: si voltò di scatto e vide Hermione che correva verso di lui, trasCinando Fierobecco.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Harry, non Ci posso credere... hai evocato un Patronus che ha cacCiato via tutti quei Dissennatori! Questa è magia molto, molto avanzata...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Va bene, è quasi ora» disse Hermione tesa, guardando l'orologio. «Ci restano Circa quarantaCinque minuti prima che Silente chiuda la porta dell'infermeria. Dobbiamo salvare Sirius e rientrare prima che qualcuno si accorga che non Ci siamo...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Harry fissò lo sguardo nell'oscurità. L'uomo correva sul prato, verso uno degli ingressi. Qualcosa di lucente brillava alla sua Cintura.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Hermione posò le mani sulla groppa di Fierobecco e Harry l'aiutò. Poi appoggiò il piede su uno dei rami più bassi del cespuglio e si issò a cavalCioni davanti a lei. Prese la corda che penzolava dal collo dell'animale e la legò dall'altra parte del collare, ottenendo un paio di redini.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Harry inCitò Fierobecco. Volarono lentamente verso i piani alti del castello... Harry diede uno strattone alla corda, verso sinistra, e Fierobecco piegò da quella parte. Harry cercò di contare le finestre che scorrevano davanti a loro...
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Black si puntellò con le mani ai lati della finestra e si spinse fuori. Era una fortuna che fosse tanto magro. In un attimo riuscì a lanCiare una gamba oltre il dorso di Fierobecco e a salire sull'Ippogrifo, dietro Hermione.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Un solo battito delle ali possenti dell'Ippogrifo ed eccoli di nuovo in volo, all'altezza della Cima della Torre Ovest. Fierobecco atterrò con uno scalpicCio sui bastioni, e Harry e Hermione sCivolarono immediatamente giù dal suo dorso.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Che cosa è successo all'altro ragazzo, Ron?» chiese Sirius conCitato.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Black fece voltare Fierobecco verso il Cielo aperto.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Ci rivedremo» disse. «Sei... davvero il figlio di tuo padre, Harry...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Harry!»
Hermione lo tirò per la manica e guardò l'orologio. «Abbiamo esattamente dieCi minuti per tornare nell'infermeria senza che nessuno Ci veda... prima che Silente chiuda a chiave la porta...»
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   «D'accordo» disse Harry, distogliendo lo sguardo dal Cielo, «andiamo...»
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   SCivolarono attraverso la porta alle loro spalle e discesero una stretta scala a chiocCiola. Giunti in fondo, udirono delle voCi. Si appiattirono contro il muro, in ascolto. Sembravano Caramell e Piton. Avanzavano rapidi nel corridoio ai piedi della scala.
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   «...sperare solo che Silente non facCia difficoltà» stava dicendo Piton. «Il BaCio verrà eseguito immediatamente?»
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   Harry strinse i denti. Colse di sfuggita il sorriso compiaCiuto di Piton mentre, al fianco di Caramell, oltrepassava il nascondiglio suo e di Hermione. Il suono dei loro passi si spense. Harry e Hermione attesero qualche istante per essere eerti che i due si fossero davvero allontanati, poi presero a correre nella direzione opposta; giù per una scala, poi un'altra, lungo un nuovo corridoio... poi sentirono una risatina davanti a loro.
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   Si preCipitarono in una classe deserta alla loro sinistra. Appena in tempo. Pix procedeva a balzi nel corridoio, ridendo come un pazzo, e sembrava di ottimo umore.
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   «Oh, è orribile» sussurrò Hermione, l'orecchio appoggiato alla porta. «Scommetto che è tutto ecCitato perché i Dissennatori vogliono finire Sirius...» Controllò l'orologio. «Tre minuti, Harry!»
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   Aspettarono finché la voce maligna di Pix non si spense in lontananza, poi sCivolarono di nuovo fuori dalla porta e ripresero a correre.
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   «Non voglio pensarCi!» mugolò Hermione, ricontrollando l'orologio. «Un minuto!»
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   «Vi chiuderò dentro» lo sentirono dire. «Ora è mezzanotte meno Cinque. Signorina Granger, tre giri dovrebbero bastare. Buona fortuna».
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   Silente uscì dalla stanza ed estrasse la bacchetta per chiudere a chiave la porta. Presi dal panico, Harry e Hermione scattarono. Silente li guardò e un gran sorriso comparve sotto i lunghi baffi d'argento. «Allora?» disse piano.
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   Harry e Hermione entrarono. L'infermeria era vuota a parte Ron, che giaceva ancora immobile nell'ultimo letto. Mentre la serratura scattava alle loro spalle, Harry e Hermione andarono in punta di piedi verso i loro letti. Hermione si infilò di nuovo la GiraTempo sotto il vestito. Un attimo dopo, Madama Chips usCiva a grandi passi dal suo uffiCio.
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   «È usCito il Preside? Ora posso occuparmi dei miei pazienti?»
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   Era di pessimo umore. Harry e Hermione pensarono bene di prendere il loro Cioccolato senza opporsi. Madama Chips li sorvegliò per assicurarsi che lo mangiassero. Ma Harry riusCiva a stento a deglutire. Lui e Hermione attesero, le orecchie tese, i nervi a fior di pelle... E poi, mentre tutti e due prendevano il quarto pezzo di Cioccolato, sentirono un lontano ruggito di rabbia echeggiare da un punto sopra di loro...
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   Risuonarono scoppi di voCi irate, sempre più forti. Madama Chips fissò la porta.
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   Harry cercò di sentire che cosa dicevano. Si stavano avviCinando...
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   «Dev'essersi Smaterializzato, Severus, avremmo dovuto lasCiare qualcuno di guardia nella stanza... quando si saprà...»
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   «NON SI È SMATERIALIZZATO!» ruggì Piton, ora molto viCino. «NON Ci SI PUÒ MATERIALIZZARE O SMATERIALIZZARE IN QUESTO CASTELLO! SONO SICURO CHE C'ENTRA POTTER!»
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   «L'HANNO AIUTATO A FUGGIRE, LO SO!» ululò Piton, indicando Harry e Hermione. Aveva la facCia deformata dalla rabbia e sputacchiava saliva dappertutto.
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   «Si calmi, amico!» abbaiò Caramell. «Sta dicendo delle sCiocchezze!»
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   «Basta così, Severus» disse Silente tranquillo. «Pensa a quello che diCi. Questa porta è chiusa da quando sono usCito dall'infermeria, dieCi minuti fa. Madama Chips, questi ragazzi si sono allontanati dai loro letti?»
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   Piton rimase lì, furibondo, lo sguardo che correva da Caramell, profondamente turbato dal suo comportamento, a Silente, i cui occhi sCintillavano dietro gli occhiali. Piton si voltò di scatto, con il mantello che frusCiava alle sue spalle, e uscì rapido dall'infermeria.
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   «Il ragazzo sembra piuttosto instabile» disse Caramell guardando nella sua direzione. «Se fossi in lei, Silente, Ci starei attento».
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   «Non è il solo!» sbuffò Caramell. «La Gazzetta del Profeta avrà di che sbizzarrirsi! Avevamo Black sotto chiave e Ci è sCivolato fra le dita un'altra volta! Ora Ci manca solo che trapeli la storia della fuga di quell'Ippogrifo e sarò lo zimbello di tutti! Be'... meglio che vada a informare il Ministero...»
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   somministrare il BaCio a un ragazzo innocente... del tutto incontrollabili... no, li farò rispedire ad Azkaban questa notte stessa... forse dovremmo pensare a qualche drago per l'ingresso della scuola...»
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   «Hagrid lo apprezzerebbe di sicuro» commentò Silente sorridendo a Harry e Hermione. Mentre lui e Caramell usCivano dall'infermeria, Madama Chips corse alla porta e la chiuse di nuovo a chiave. Borbottando furiosa fra sé, tornò nel suo uffiCio.
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   «Spiega tu» disse Harry, prendendo un altro po' di Cioccolato.
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   Quando Harry, Ron e Hermione usCirono dall'infermeria la mattina dopo a mezzogiorno, trovarono il castello semideserto. Grazie alla calura opprimente e alla fine degli esami tutti si stavano godendo un'altra visita a Hogsmeade. Né Ron né Hermione avevano voglia di andarCi, comunque, così vagarono per i prati assieme a Harry, discutendo ancora gli eventi straordinari della notte passata e chiedendosi dove fossero Sirius e Fierobecco in quel momento. Seduto viCino al lago, dove la piovra gigante muoveva pigramente i tentacoli sull'acqua, Harry si distrasse guardando verso la riva opposta. Solo la notte prima il cervo era venuto al galoppo verso di lui proprio da laggiù...
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   Un'ombra cadde su di loro. Alzarono lo sguardo e videro un Hagrid con gli occhi Cisposi che si asCiugava la facCia sudata con uno dei suoi fazzoletti formato tovaglia e sorrideva.
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   «È meraviglioso!» esclamò Hermione lanCiando a Ron un'occhiata di rimprovero, visto che pareva lì lì per scoppiare a ridere.
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   «Non m'importa. Voglio vederlo lo stesso. Ci troviamo qui».
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   La porta dello studio di Lupin era aperta. L'insegnante aveva già messo via quasi tutte le sue cose. L'acquario vuoto dell'AvvinCino era viCino alla sua vecchia valigia consunta, che era aperta e quasi colma. Lupin era chino su qualcosa sopra la scrivania, e alzò lo sguardo solo quando Harry bussò alla porta.
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   «Temo di sì» rispose Lupin. CominCiò ad aprire i cassetti della scrivania e a estrarne il contenuto.
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   «No. Il professor Silente è riusCito a convincere Caramell che stavo cercando di salvarvi la vita». Sospirò. «Per Severus è stata la gocCia che ha fatto traboccare il vaso. Credo che la perdita dell'Ordine di Merlino sia stata un duro colpo per lui. E così questa mattina a colazione lui si è fatto sfuggire... ehm... per caso che sono un Lupo Mannaro».
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   «Mi ha detto che Lunastorta, CodalisCia, Felpato e Ramoso avrebbero voluto attirarmi fuori dalla scuola... ha detto che l'avrebbero trovato divertente».
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   Lupin prese la sua vecchia valigia e l'acquario vuoto dell'AvvinCino.
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   vero piacere. Sento che Ci incontreremo di nuovo prima o poi. Preside, non c'è bisogno che mi accompagni al cancello, ce la facCio...»
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   «Allora addio, Remus» disse Silente laconico. Lupin spostò appena l'acquario dell'Avvinano per poter stringere la mano a Silente. Poi, con un ultimo cenno a Harry e un breve sorriso, uscì dallo studio.
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   «Ma...» Harry lo guardò sbalordito. Come faceva Silente a prenderla con tanta flemma? «Ma... io ho impedito a Sirius e al professor Lupin di ucCidere Minus! Allora è colpa mia se Voldemort ritorna!»
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   «Non è così» disse Silente tranquillo. «La tua esperienza con la GiraTempo non ti ha insegnato niente, Harry? Le conseguenze delle nostre azioni sono sempre così complicate, così mutevoli, che predire il futuro è davvero molto diffiCile... La professoressa Cooman, che Dio la benedica, ne è la prova vivente. Hai compiuto un gesto molto nobile risparmiando la
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   Harry non riusCiva a immaginare quando sarebbe potuto accadere. Silente parve capire che cosa stava pensando.
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   «Credi che le persone scomparse che abbiamo amato Ci lasCino mai del tutto? Non credi che le ricordiamo più chiaramente che mai nei momenti di grande difficoltà? Tuo padre è vivo in te, Harry, e si mostra soprattutto quando hai bisogno di lui. Altrimenti come avresti fatto a evocare proprio quel Patronus? Ramoso è tornato a correre la notte scorsa».
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   A Harry Ci volle qualche istante per capire quelle parole.
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   «La notte scorsa Sirius mi ha raccontato tutto di come sono diventati Animagi» disse Silente sorridendo. «Un risultato eccezionale... e sono anche riusCiti a farlo a mia insaputa. E poi mi è venuta in mente la forma assolutamente insolita assunta dal tuo Patronus quando ha attaccato Malfoy alla partita di Quidditch contro i Corvonero. Quindi ieri notte hai visto tuo padre, Harry... l'hai trovato dentro di te».
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   E Silente uscì dallo studio, lasCiando Harry solo con i suoi confusi pensieri.
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   Nessuno a Hogwarts seppe la verità su Ciò che accadde la notte in cui Sirius, Fierobecco e Minus scomparvero, a parte Harry, Ron, Hermione e il professor Silente. Mentre si avviCinava la fine del trimestre, Harry sentì molte teorie diverse su Ciò che era successo veramente, ma nessuna di esse si avviCinava alla verità.
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   Malfoy era furibondo per la faccenda di Fierobecco. Era convinto che Hagrid avesse trovato il modo di far sparire l'Ippogrifo e metterlo al sicuro, e sembrava offeso per il fatto che lui e suo padre fossero stati messi nel sacco da un guardiacacCia. Percy Weasley, nel frattempo, aveva da dire la sua sulla fuga di Sirius.
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   «Se riusCirò a entrare al Ministero, avrò un sacco di proposte da fare per l'Applicazione della Legge sulla Magia!» disse all'unica persona che lo stava a sentire, la sua fidanzata Penelope.
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   «Chissà chi Ci toccherà il prossimo anno» disse Seamus Finnigan in tono tetro.
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   Non era solo la partenza del professor Lupin a opprimere Harry. Non riusCiva a fare a meno di pensare alla profezia della professoressa Cooman. Continuava a chiedersi dove fosse Minus, se aveva già trovato rifugio da Voldemort. Ma la cosa che lo abbatteva di più era la prospettiva di tornare dai Dursley. Per forse mezz'ora, una gloriosa mezz'ora, aveva creduto che sarebbe andato a vivere con Sirius... il migliore amico dei suoi genitori... sarebbe stata la cosa più bella del mondo, a parte riaverli. E se nessuna nuova voleva deCisamente dire buona nuova, perché significava che Sirius era riusCito a nascondersi, Harry non poteva non sentirsi depresso quando pensava alla casa che avrebbe potuto avere, un desiderio ormai impossibile da realizzare.
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   I risultati degli esami furono annunCiati l'ultimo giorno del trimestre. Harry, Ron e Hermione erano stati promossi in tutte le materie. Harry fu
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   stupito di essersela cavata in Pozioni. Aveva il fondato sospetto che Silente fosse intervenuto per impedire a Piton di bocCiarlo. Il comportamento di Piton verso Harry durante l'ultima settimana era stato piuttosto preoccupante: Harry non riteneva possibile che l'avversione dell'insegnante nei suoi confronti potesse aumentare, ma di sicuro era così. Un muscolo si contraeva in maniera sgradevole a un angolo della bocca sottile di Piton tutte le volte che guardava Harry, e l'insegnante fletteva di continuo le dita, come se morisse dalla voglia di stringergliele attorno al collo.
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   Percy aveva ottenuto il suo M.A.G.O. a pieni voti; Fred e George erano riusCiti a strappare una manCiata di G.U.F.O. per Ciascuno. La Casa di Grifondoro, intanto, grazie soprattutto alla sua spettacolare prestazione nella Coppa del Quidditch, aveva vinto la Coppa delle Case per il terzo anno di fila. E così il banchetto di fine trimestre fu celebrato in un trionfo di decorazioni scarlatte e dorate, e il tavolo dei Grifondoro fu il più rumoroso di tutti, perché tutti festeggiavano. Perfino Harry riuscì a dimenticare per un po' il ritorno dai Dursley che lo attendeva l'indomani, mangiando, bevendo, chiacchierando e ridendo assieme agli altri.
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   «Sono andata a trovare la professoressa McGranitt questa mattina prima di colazione. Ho deCiso di lasCiar perdere Babbanologia».
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   «Lo so» sospirò Hermione, «ma non posso reggere un altro anno come questo. Quella GiraTempo mi stava facendo impazzire. L'ho restituita. Senza Babbanologia e Divinazione, riusCirò a riavere un orario normale».
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   «Non riesco ancora a credere che tu non ce l'abbia detto» disse Ron imbronCiato. «Dovremmo essere tuoi amiCi».
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   «Si, Ci stavo pensando anch'io» intervenne Ron. «Harry, devi venire da noi. Sistemo le cose con mamma e papà e poi ti chiamo. Adesso lo so come si usa un feletono...»
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   «Quest'estate c'è la Coppa del Mondo di Quidditch! Cosa ne diCi, Harry? Vieni da noi, e andremo a vederla! Di solito a papà danno i biglietti in uffiCio».
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   «Sì... scommetto che i Dursley sarebbero feliCi di lasCiarmi venire... speCialmente dopo quello che ho fatto a zia Marge...»
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   DeCisamente rinfrancato, Harry giocò alcune partite a SparaSchiocco con Ron e Hermione, e quando arrivò la strega col carrello del tè, fece un bel pranzetto, evitando accuratamente il Cioccolato.
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   «Harry» disse Hermione all'improvviso, lanCiando un'occhiata al di sopra della sua spalla. «Che cos'è quella cosa lì fuori dal finestrino?»
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   Harry si voltò e guardò fuori. Qualcosa di grigio e molto piccolo appariva e spariva oltre il vetro. Si alzò per vedere meglio e si accorse che era un piccolo gufo che trasportava una lettera deCisamente troppo grande per lui. Il gufo, in effetti, era così piccolo che continuava a rovesCiarsi a mezz'aria, sbatacchiato di qua e di là dalla corrente del treno. Harry aprì rapido il finestrino, tese il bracCio e lo afferrò. Sotto le dita sembrava un BocCino molto soffice. Lo tirò dentro cautamente. Il gufo lasCiò cadere la lettera sul sedile di Harry e prese a svolazzare nello scompartimento, evidentemente molto soddisfatto di aver portato a termine la sua missione. Edvige fece schioccare il becco in tono di dignitosa disapprovazione. Grattastinchi si mise seduto e prese a seguire il volo del gufo con i suoi grandi occhi gialli. Ron, che se n'era accorto, afferrò il gufo e lo mise al sicuro, fuori dalla portata del gatto.
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   «Cosa?» esclamarono Ron e Hermione ecCitati. «Leggila ad alta voce!»
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   Caro Harry,
Spero che questa lettera ti venga recapitata prima che tu arrivi dai tuoi zii. Non so se sono abituati alla posta via gufo.
Io e Fierobecco siamo in clandestinità. Non ti dirò dove, nel caso che questo messaggio finisca nelle mani sbagliate. Ho qualche dubbio sull'affidabilità del gufo, ma è il migliore che ho trovato, e sembrava impaziente di affrontare la missione.
Credo che i Dissennatori mi stiano ancora cercando, ma non hanno alcuna speranza di trovarmi qui dove sono. Sto progettando di farmi vedere al più presto da alcuni Babbani, molto lontano da Hogwarts, di modo che venga tolta la sorveglianza al castello.
C'è una cosa che non sono riusCito a dirti nel nostro unico breve incontro. Sono stato io a mandarti la Firebolt...

Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   Grattastinchi ha portato l'ordine all'UffiCio Gufi per conto mio. Ho usato il tuo nome, ma ho dato disposizione di prelevare il denaro dal sotterraneo numero 711 della Gringott, il mio. Ti prego di accettarla come dono del tuo padrino per il tuo tredicesimo compleanno.
Voglio anche chiederti scusa per lo spavento che temo di averti fatto prendere quella notte dell'anno scorso, quando te ne sei andato dalla casa dei tuoi zii. Speravo solo di poterti vedere per un attimo prima di intraprendere il viaggio verso nord, ma credo di averti fatto paura.
Accludo un'altra cosa per te, una cosa che credo renderà più piacevole il tuo prossimo anno a Hogwarts.
Se hai bisogno di me, manda un messaggio. Il tuo gufo mi troverà.
Ti scriverò presto.
Sirius

Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   Ron sgranò gli occhi. Il minuscolo gufo continuava a tubare ecCitato.
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   «Tenerlo?» disse in tono incerto. Per un attimo guardò il gufo da viCino, poi, con grande sorpresa di Harry e Hermione, lo tese a Grattastinchi perché lo annusasse.
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   «Cosa ne diCi?» chiese Ron al gatto. «Siamo sicuri che è un gufo?»
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   Harry lesse e rilesse la lettera di Sirius per tutto il viaggio fino alla Stazione di King's Cross. La teneva ancora stretta in mano quando insieme a Ron e Hermione riattraversò la barriera del binario nove e tre quarti. Harry vide subito zio Vernon. Era a una certa distanza dai signori Weasley e li squadrava sospettoso: quando la signora Weasley abbracCiò Harry per salutarlo, i suoi peggiori sospetti su di lei furono confermati.
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   «Si che ce l'ho» disse Harry felice. «Era il migliore amico di mamma e papà. È stato condannato per omiCidio, ma è fuggito dalla prigione dei maghi e ora è latitante. Comunque vuole tenersi in contatto con me... per sapere cosa mi succede ed essere sicuro che io sia felice...»
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   E sorridendo all'espressione di terrore apparsa sulla facCia di zio Vernon, Harry puntò all'usCita della stazione, con Edvige che volava davanti a lui, verso quella che prometteva essere un'estate molto migliore delle precedenti.
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   Gli abitanti di Little Hangleton la chiamavano ancora Casa Riddle, anche se erano passati tanti anni da quando i Riddle Ci abitavano. Si trovava sulla collina che dominava il villaggio: alcune delle finestre erano inchiodate, al tetto mancavano delle tegole e l’edera cresceva incolta sulla facCiata. Un tempo Casa Riddle era stata una dimora elegante, certo l’edifiCio più vasto e grandioso nel raggio di chilometri, ma ora era umida, desolata e disabitata.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Gli hangletoniani convenivano tutti che la vecchia casa era “sinistra”. Mezzo secolo prima, qualcosa di strano e terribile era successo là dentro, qualcosa di cui gli abitanti più anziani del villaggio amavano ancora discutere quando erano a corto di pettegolezzi. La storia era stata ripetuta così tante volte, e vi erano stati aggiunti cosi tanti fronzoli che nessuno era più certo di quale fosse la verità. Ogni versione del racconto, comunque, cominCiava allo stesso modo: Cinquant’anni prima, all’alba di una bella giornata d’estate, quando Casa Riddle era ancora ben tenuta e imponente, una cameriera era entrata in salotto e aveva trovato morti tutti e tre i Riddle.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Sono là stesi con gli occhi spalancati! Freddi come il ghiacCio! Ancora vestiti per la cena!»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Fu chiamata la polizia, e tutta quanta Little Hangleton si crogiolò in una curiosità atterrita e in una malcelata ecCitazione. Nessuno si sforzò di fingersi addolorato per i Riddle, che erano stati assolutamente impopolari. Gli anziani signori Riddle, marito e moglie, erano ricchi, snob e sgarbati, e il loro figlio ormai adulto, Tom, era anche peggio. Tutto quello che importava agli abitanti era l’identità dell’assassino: chiaramente, tre persone in apparenza sane non morivano di colpo per cause naturali nella stessa notte.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    L’Impiccato, il pub locale, fece affari d’oro quella sera: il villaggio al completo accorse per discutere gli omiCidi. E la ricompensa per quell’usCita serale arrivò quando la cuoca dei Riddle fece un ingresso teatrale e annunCiò al pub improvvisamente silenzioso che un uomo chiamato Frank Bryce era stato appena arrestato.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «E chi ce l’aveva la chiave della porta dietro, eh?» abbaiò la cuoca. «C’è sempre stata una chiave in più appesa nella casa del giardiniere, sempre, per quello che mi ricordo! Nessuno ha scassinato la porta! Niente finestre rotte! Frank non ha dovuto far altro che strisCiare fino alla casa grande mentre dormivano tutti…»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Un caratteracCio» annuì Dot con fervore. «Mi ricordo che quando era piccolo…»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Entro la mattina dopo, quasi tutti a Little Hangleton erano certi che Frank Bryce avesse ucCiso i Riddle.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Ma nella viCina Città di Great Hangleton, nella buia, squallida stazione di polizia, l’ostinato Frank continuava a ripetere che era innocente, e che la sola persona che aveva visto nei dintorni della casa il giorno della morte dei Riddle era un ragazzino, uno straniero pallido, coi capelli scuri. Nessun altro al villaggio aveva visto un ragazzo del genere, e la polizia era piuttosto convinta che Frank se lo fosse inventato.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    La polizia non aveva mai letto un referto così strano. Una commissione di mediCi aveva esaminato i corpi, e aveva concluso che nessuno dei Riddle era stato avvelenato, pugnalato, colpito da pallottole, strangolato, soffocato o (per quello che se ne poteva desumere) ferito in qualche modo. E aggiungeva, in tono di inequivocabile meraviglia, che in effetti i Riddle sembravano in perfetta salute, a parte il fatto che erano morti tutti e tre. I dottori, come a voler trovare a tutti i costi qualcosa che non andava nei cadaveri, osservarono che Ciascun Riddle aveva un’espressione di terrore sul volto: ma come disse la polizia delusa, chi ha mai sentito di tre persone morte di paura?
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Poiché non c’erano prove che i Riddle fossero stati assassinati, la polizia fu costretta a rilasCiare Frank. I Riddle furono sepolti nel Cimitero di Little Hangleton, e le loro tombe furono per un po’ oggetto di curiosità. Con sorpresa di tutti, e in una nube di sospetto, Frank Bryce tornò nella sua casetta sulla proprietà dei Riddle.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Per quello che ne so, li ha ucCisi lui, e non m’importa di quel che dice la polizia» dichiarò Dot all’Impiccato. «E se avesse un po’ di decenza, se ne andrebbe: lo sa che sappiamo che è stato lui».
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Ma Frank non se ne andò. Rimase a badare al giardino per conto della famiglia che venne ad abitare a Casa Riddle, e di quella dopo: perché nessuna delle due si fermò a lungo. Forse anche per via di Frank, ogni nuovo proprietario sosteneva infatti che su quel posto tirava una brutta aria. E questo, in assenza di abitanti, cominCiò ad andare in rovina.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Il proprietario di Casa Riddle, a quei tempi, era un ricco signore che non Ci abitava né la utilizzava in alcun modo; al villaggio dicevano che la teneva per “ragioni fiscali”, anche se nessuno diceva chiaramente quali potessero essere. Il ricco proprietario continuò comunque a pagare Frank perché badasse al giardino: lui ormai si avviCinava al suo settantasettesimo compleanno, era piuttosto sordo e la sua gamba ferita era più rigida che mai, ma lo si vedeva ancora affaccendarsi attorno alle aiuole quando c’era bel tempo, anche se le erbacce cominCiavano ad avere la meglio.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Le erbacce non erano la sola cosa con la quale Frank dovesse combattere. I ragazzi del villaggio si divertivano a tirare sassi alle finestre di Casa Riddle; sfrecCiavano in biCicletta sui prati che Frank faticava tanto a mantenere ben curati, e una o due volte s’intrufolarono nella vecchia casa, per scommessa. Sapevano che il vecchio Frank era devoto alla casa e alla proprietà, e li divertiva vederlo zoppicare per il giardino, brandendo il bastone e urlando contro di loro con voce gracchiante. Dal canto suo Frank era convinto che i ragazzi lo tormentassero perché, come i loro genitori e i loro nonni, lo credevano un assassino. Così, quando Frank si svegliò una notte d’agosto e vide qualcosa di molto strano su alla vecchia casa, si limitò a pensare che i ragazzi ne avessero inventata un’altra per punirlo.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Fu la gamba ferita a svegliare Frank; nella vecchiaia lo torturava come non mai. Si alzò, scese le scale zoppicando e andò in cuCina con l’idea di riempire di nuovo la borsa dell’acqua calda per dare sollievo al ginocchio. In piedi davanti al lavandino, mentre riempiva il bollitore, guardò verso Casa Riddle e vide balenare delle luCi alle finestre del piano superiore. Frank capì all’istante che cosa stava succedendo: i ragazzi erano penetrati di nuovo nella casa, e a giudicare dal riverbero avevano appiccato un incendio.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Frank non aveva il telefono, e comunque nutriva, una profonda sfiduCia nella polizia da quando questa lo aveva prelevato per interrogarlo sulla morte dei Riddle. Mise subito giù il bollitore e corse su per le scale quanto più velocemente glielo consentiva la gamba ferita. Ben presto fu di nuovo in cuCina, completamente vestito. Staccò una vecchia chiave arrugginita dal ganCio viCino alla porta, prese il bastone da passeggio, che era appoggiato al muro, e si addentrò nella notte.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    La porta prinCipale di Casa Riddle non sembrava forzata, e nemmeno le finestre. Frank raggiunse zoppicando il retro della casa e arrivò a una porta quasi completamente nascosta dall’edera, estrasse la vecchia chiave, la infilò nella toppa e aprì la porta senza far rumore.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Si ritrovò nella cuCina tenebrosa. Frank non entrava là dentro da molti anni; comunque, anche se era buio pesto, si ricordava dov’era la porta che si apriva sull’ingresso, e vi si diresse a tentoni, le nariCi piene dell’odore dell’abbandono, le orecchie tese a cogliere qualunque rumore di passi o voCi provenisse da sopra. Raggiunse il vasto ingresso, un po’ più illuminato grazie alle ampie finestre che si trovavano ai due lati dell’entrata, e prese a salire le scale, benedicendo lo spesso strato di polvere che ricopriva la pietra, perché smorzava il rumore dei suoi piedi e del bastone.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Di sopra, Frank voltò a destra, e vide subito dov’erano gli intrusi: proprio alla fine del corridoio c’era una porta socchiusa, e una luce intermittente brillava attraverso la fessura, disegnando una lunga lama d’oro sul pavimento nero. Frank si avviCinò, impugnando con forza il bastone. Da quella distanza, riusCiva già a vedere uno spicchio della camera.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Dopo» disse una seconda voce. Anche questa apparteneva a un uomo: ma era stranamente acuta, e fredda come un soffio improvviso di vento gelido. Qualcosa di quella voce fece drizzare i radi peli sulla nuca di Frank. «AvviCinami al fuoco, CodalisCia».
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Frank rivolse l’orecchio destro verso la porta per sentire meglio. Ci fu il tintinnio di una bottiglia posata su una superfiCie dura, e poi il tetro strofinio di una sedia pesante trasCinata sul pavimento. Frank riuscì a intravedere un ometto che dava le spalle alla porta e spingeva la sedia al suo posto. Indossava un lungo mantello nero, e c’era una chiazza calva sulla sua testa. Poi l’ometto scomparve di nuovo alla vista.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Devi mungerla prima di coricarCi, CodalisCia» disse la seconda voce. «Avrò bisogno di nutrirmi durante la notte. Il viaggio mi ha stancato immensamente».
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Con le sopracCiglia aggrottate, Frank avviCinò ancora di più l’orecchio buono alla porta, ascoltando con grande concentrazione. Ci fu una pausa, e poi l’uomo chiamato CodalisCia parlò di nuovo.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Mio signore, posso sapere quanto Ci fermeremo qui?»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Una settimana» disse la voce fredda. «Forse di più. Il posto è abbastanza comodo, e il piano non può ancora procedere. Sarebbe da sCiocchi agire prima che finisca la Coppa del Mondo di Quidditch».
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Frank s’infilò un dito deformato nell’orecchio per sturarlo. Senza dubbio doveva esserCi un tappo di cerume, perché aveva sentito la parola “Quidditch”, che non era affatto una parola.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «La… la Coppa del Mondo di Quidditch, mio signore?» disse CodalisCia. (Frank s’infilò il dito nell’orecchio con maggior vigore.) «Perdonatemi, ma… non capisco… perché dovremmo aspettare finché la Coppa del Mondo sarà finita?»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Perché, sCiocco, in questo preCiso momento i maghi si stanno riversando nel paese da tutto il mondo, e qualunque ficcanaso del Ministero della Magia sarà in servizio, pronto a cogliere il minimo segno di attività insolite, a controllare e ricontrollare l’identità dei maghi. Saranno ossessionati dalla sicurezza, per paura che i Babbani notino qualcosa. Quindi aspettiamo».
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Frank smise di cercare di stapparsi l’orecchio. Aveva sentito distintamente le parole “Ministero della Magia”, “maghi” e “Babbani”. Evidentemente ognuna indicava qualcosa di segreto, e Frank riusCiva a pensare a due soli tipi di persone che avrebbero parlato in codice: spie e criminali. Frank strinse il bastone ancora più forte e ascoltò ancor più attentamente.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Vostra signoria è ancora deCisa, dunque?» disse piano CodalisCia.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Certo che lo sono, CodalisCia». C’era una nota minacCiosa, ora, nella voce fredda.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Seguì una brevissima pausa, e poi CodalisCia parlò. Le parole gli usCirono affrettate, come se si stesse costringendo a pronunCiarle prima di perdere il coraggio.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Mio signore, non lo dico perché mi preoccupo per il ragazzo!» esclamò CodalisCia, la voce che si alzava stridula. «Lui non significa niente per me, niente di niente! È solo che se potessimo usare un’altra strega o un mago, uno qualunque, la cosa si potrebbe fare molto più in fretta! Se mi permetteste di lasCiarvi per un breve periodo — sapete bene che so travestirmi con molta abilità — potrei essere di ritorno in non più di due giorni con una persona adatta…»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Mio signore, sarebbe ragionevole» disse CodalisCia, ora deCisamente sollevato, «mettere le mani su Harry Potter sarebbe così diffiCile, è così ben protetto…»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «E così tu ti offri di andare a cercarmi un sostituto? Mi domando… forse il compito di accudirmi ti ha stancato, CodalisCia? Forse questo tuo suggerimento di abbandonare il piano non è altro che un tentativo di abbandonare me?»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Mio signore! Io… non ho alcun desiderio di lasCiarvi, nessuno…»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Non mentirmi!» sibilò la seconda voce. «Lo sai che ti scopro, CodalisCia! Tu ti stai pentendo di essere tornato da me. Io ti facCio orrore. Ti vedo fremere quando mi guardi, ti sento tremare quando mi tocchi…»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Bugiardo» esalò la seconda voce. «Non sono più in forze di prima, e qualche giorno da solo sarebbe suffiCiente a sottrarmi la poca salute che ho riguadagnato grazie alle tue cure maldestre. Silenzio!»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    CodalisCia, che aveva farfugliato in maniera incoerente, tacque all’improvviso. Per qualche istante, Frank non sentì altro che lo scoppiettio del fuoco. Poi il secondo uomo parlò di nuovo, in un sussurro che era quasi un sibilo.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Ho le mie ragioni per voler usare il ragazzo, come ti ho già spiegato, e non userò nessun altro. Ho aspettato trediCi anni. Qualche mese in più non farà alcuna differenza. Quanto alla protezione di cui gode, sono convinto che il mio piano funzionerà. Tutto quello che serve è un po’ di coraggio da parte tua, CodalisCia: coraggio che troverai, a meno che tu non voglia provare tutta la potenza dell’ira di Voldemort…»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Mio signore, devo parlare!» disse CodalisCia, la voce venata di panico. «Per tutto il viaggio Ci ho pensato e ripensato… Mio signore, la scomparsa di Bertha Jorkins non passerà a lungo inosservata, e se andiamo avanti, se facCio un incantesimo…»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Se?» sussurrò la prima voce. «Se? Se seguirai il piano, CodalisCia, il Ministero non dovrà mai sapere che qualcun altro è scomparso. Lo farai con calma, senza creare scompiglio; vorrei solo poterlo fare io, ma nelle mie attuali condizioni… andiamo, CodalisCia, basta rimuovere un altro ostacolo e la strada che Ci porta a Harry Potter sarà sgombra. Non ti sto chiedendo di farlo da solo. Per allora, il mio fedele servo Ci avrà raggiunto…»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Io sono un servo fedele» disse CodalisCia, con una vaga tracCia di risentimento nella voce.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «CodalisCia, ho bisogno di qualcuno dotato di cervello, qualcuno la cui lealtà non abbia mai vaCillato, e tu, sfortunatamente, non possiedi nemmeno uno di questi requisiti».
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Io vi ho trovato» disse CodalisCia, e ora nella sua voce c’era deCisamente una nota piagnucolosa. «Sono stato io a trovarvi. Io vi ho portato Bertha Jorkins».
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Questo è vero» disse il secondo uomo, in tono divertito. «Un lampo di prontezza che non avrei ritenuto possibile da parte tua, CodalisCia… anche se, a dire il vero, non sapevi quanto sarebbe stata utile quando l’hai catturata, vero?»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Io… io credevo che avrebbe potuto esserCi utile, mio signore…»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Bugiardo» disse di nuovo la prima voce, ancor più intrisa di crudele divertimento. «Comunque, non nego che le sue informazioni si sono rivelate di un valore incalcolabile. Senza di esse, non avrei mai potuto architettare il nostro piano, e per questo avrai la tua ricompensa, CodalisCia. Ti permetterò di svolgere un compito essenziale per me, un compito che molti dei miei seguaCi darebbero la mano destra per eseguire…»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «D-davvero, mio signore? Che cosa…?» CodalisCia era di nuovo terrorizzato.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Ah, CodalisCia, non vorrai che ti sCiupi la sorpresa? La tua parte verrà proprio alla fine… ma ti prometto che avrai l’onore di renderti utile come Bertha Jorkins».
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Voi… voi…» la voce di CodalisCia si fece all’improvviso roca, come se gli si fosse seccata la gola. «Voi… volete… ucCidere anche me?»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «CodalisCia, CodalisCia» disse la voce fredda in tono suadente, «perché dovrei ucCiderti? Ho ucCiso Bertha perché ho dovuto farlo. Non serviva più a niente dopo il mio interrogatorio, era praticamente inutile. E comunque, sarebbero Circolate strane domande se fosse tornata al Ministero con la notizia che ti aveva incontrato durante le vacanze. I maghi ritenuti morti farebbero bene a non incroCiare le streghe del Ministero della Magia in locande lontane…»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    CodalisCia borbottò qualcosa cosi piano che Frank non riuscì ad afferrarlo, ma sentì che il secondo uomo rideva: una risata del tutto priva di allegria, fredda come le sue parole.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Avremmo potuto modificarle la memoria? Ma gli Incantesimi di Memoria possono essere infranti da un mago potente, come ho dimostrato quando l’ho interrogata. Sarebbe stato un insulto alla sua memoria non usare le informazioni che le ho estorto, CodalisCia».
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Nel corridoio, Frank si accorse all’improvviso che la mano che stringeva il bastone era madida di sudore. L’uomo con la voce fredda aveva ucCiso una donna. Ne parlava senza nessun rimorso: sembrava divertito. Era pericoloso; era un pazzo. E progettava altri omiCidi: quel ragazzo, Harry Potter, chiunque fosse, era in pericolo…
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Un altro incantesimo… il mio fedele servo a Hogwarts… Harry Potter è praticamente già mio, CodalisCia. È deCiso. Non Ci saranno altre discussioni. Ma ora zitto… credo di aver sentito Nagini…»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    E la voce del secondo uomo cambiò. CominCiò a emettere suoni che Frank non aveva mai udito prima; sibilava e sputacchiava senza prendere fiato. Frank credette che fosse in preda a un qualche attacco.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Qualcosa strisCiava verso di lui sul pavimento del corridoio buio, e mentre si avviCinava allo spiraglio illuminato dal fuoco, Frank capì con un brivido di orrore che si trattava di un serpente gigantesco, lungo almeno quattro metri. Terrorizzato, esterrefatto, Frank lo fissò mentre il suo corpo ondeggiante tracCiava un ampio solco curvilineo sullo spesso strato di polvere che ricopriva il pavimento, avviCinandosi sempre di più… che fare? La sola via di scampo era entrare nella stanza dove due uomini sedevano tramando omiCidi, ma se fosse rimasto dov’era il serpente lo avrebbe ucCiso di sicuro…
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Ma prima che potesse deCidersi, il serpente gli fu di fronte, e poi, incredibilmente, miracolosamente, attirato dai sibili prodotti dalla voce fredda al di là della porta, lo superò: in pochi istanti la punta della sua coda sparì nello spiraglio.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Nagini porta notizie interessanti. CodalisCia» disse.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Davvero, sì» disse la voce. «Secondo Nagini, c’è un vecchio Babbano proprio lì dietro la porta che sta ascoltando tutto quello che diCiamo».
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Invitalo a entrare, CodalisCia. Hai dimenticato le buone maniere?»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    La voce fredda proveniva dalla poltrona antica davanti al fuoco, ma Frank non vide il suo occupante. Il serpente, invece, era acCiambellato sul tappeto consunto, come l’orribile imitazione di un cane da compagnia.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    CodalisCia fece cenno a Frank di entrare nella stanza. Benché ancora profondamente scosso, Frank serrò la presa sul bastone e oltrepassò la soglia zoppicando.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Il fuoco era l’unica sorgente di luce nella stanza e gettava lunghe ombre aguzze sulle pareti. Frank fissò lo schienale della poltrona; l’uomo seduto sembrava perfino più piccolo del suo servitore, perché Frank non riusCiva a vedergli nemmeno la sommità della testa.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Non so cosa vuoi dire con questo» disse Frank, con voce sempre più ferma. «Io so solo che stasera ho sentito parecchie cose che interesseranno la polizia, ecco. Avete già ucCiso e state per farlo ancora! E vi dirò un’altra cosa» aggiunse, preso da un’improvvisa ispirazione. «Mia moglie sa che sono qui, e se non torno a casa…»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Davvero?» disse Frank in tono rude. «Signore, hai detto? Be’, non mi pare che tu abbia poi delle gran maniere, mio signore. Voltati e guardami in facCia da uomo, coraggio!»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Ma io non sono un uomo, Babbano» disse la voce fredda, a stento percettibile sopra il crepitio delle fiamme. «Sono molto, molto più di un uomo. Comunque… perché no? Ti guarderò in facCia… CodalisCia, volta la mia poltrona».
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Mi hai sentito, CodalisCia».
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Lentamente, storcendo la facCia, come uno che avrebbe preferito fare qualunque cosa piuttosto che avviCinarsi al suo padrone e al tappeto dove si trovava il serpente, l’ometto avanzò e prese a voltare la poltrona. Il serpente sollevò la brutta testa triangolare e sibilò lievemente mentre le gambe della poltrona s’impigliavano nel tappeto.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Ed ecco che la poltrona fu di fronte a lui, e Frank vide che cosa vi era seduto. Il bastone da passeggio cadde a terra con un tonfo. Frank apri la bocca e urlò. Urlò cosi forte che non udi mai le parole che la cosa nella poltrona pronunCiò levando una bacchetta. Ci fu un lampo di luce verde, un rumore improvviso, e Frank Bryce si afflosCiò. Era morto prima ancora di toccare il pavimento.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

   Harry giaceva sulla schiena, il respiro affannoso, come se avesse corso. Si era svegliato da un sogno molto vivido con il viso nascosto tra le mani. La vecchia Cicatrice a forma di saetta sulla sua fronte scottava sotto le dita come se qualcuno gli avesse appena premuto un filo incandescente sulla pelle.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Harry sfiorò di nuovo la Cicatrice con le dita. Faceva ancora male. Accese la lampada, sCivolò fuori dal letto, attraversò la stanza, aprì l’armadio e si guardò nello specchio all’interno dello sportello. Un ragazzo smilzo di quattordiCi anni ricambiò il suo sguardo, i verdi occhi brillanti perplessi sotto i capelli neri spettinati. Esaminò più da viCino la Cicatrice a forma di saetta del suo riflesso. Sembrava normale, ma bruCiava ancora.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Harry cercò di ricordare che cosa stava sognando quando si era svegliato. Sembrava così reale… c’erano due persone che conosceva, e una che non conosceva… si concentrò intensamente, acCigliato, sforzandosi di ricordare…
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    L’immagine di una stanza nell’oscurità affiorò nella sua mente… c’era un serpente su un tappeto… un ometto di nome Peter, detto CodalisCia… e una voce fredda, acuta… la voce di Voldemort. Il solo pensiero fece sentire Harry come se un cubetto di ghiacCio gli fosse sCivolato nello stomaco…
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Chiuse gli occhi con forza e cercò di ricordare l’aspetto di Voldemort, ma fu impossibile… tutto quello che Harry sapeva era che nel momento in cui la poltrona di Voldemort era stata girata, e lui, Harry, aveva visto che cosa vi era seduto, uno spasmo di terrore lo aveva svegliato… o era stato il dolore della Cicatrice?
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    E chi era il vecchio? Perché di sicuro c’era un vecchio, Harry lo aveva visto cadere a terra. Ma tutto stava diventando confuso… Harry si copri il viso per non vedere la camera, cercando di restare aggrappato all’immagine di quella stanza appena illuminata, ma era come voler trattenere l’acqua con le mani; e più cercava di fermarli, più i dettagli sCivolavano via… Voldemort e CodalisCia stavano parlando di qualcuno che avevano ucCiso, anche se Harry non riusCiva a ricordarsi il nome… e progettavano di ucCidere qualcun altro… lui…
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Harry sollevò il viso dalle mani, aprì gli occhi e si guardò intorno come se si aspettasse di vedere qualcosa d’insolito. A dire il vero c’era una quantità straordinaria di cose insolite in quella stanza: un grosso baule di legno, spalancato ai piedi del letto, mostrava un calderone, un manico di scopa, abiti neri e svariati libri d’incantesimi. Rotoli di pergamena ingombravano quella parte della sua scrivania che non era occupata dalla grande gabbia vuota in cui di solito era appollaiata Edvige, la sua Civetta candida. Sul pavimento accanto al letto c’era un libro aperto; lo stava leggendo prima di addormentarsi la sera prima. Le figure del libro si muovevano: uomini in abiti aranCioni sfrecCiavano avanti e indietro cavalcando scope e lanCiandosi una palla rossa.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Harry si avviCinò al libro, lo raccolse e guardò uno dei maghi segnare un goal spettacolare lanCiando la palla attraverso un cerchio all’altezza di quindiCi metri. Poi chiuse il volume con un colpo secco. Nemmeno il Quidditch — secondo Harry, lo sport più bello del mondo — riusCiva a distrarlo in quel momento. Posò sul comodino I MagnifiCi Sette, si avviCinò alla finestra e tirò le tende per osservare la strada di sotto.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Eppure… eppure… Harry, irrequieto, tornò verso il letto e vi si sedette, toccandosi di nuovo la Cicatrice. Non era il dolore a preoccuparlo; male fisico e ferite non erano una novità per lui. Una volta aveva perso le ossa del bracCio destro, e gli erano ricresCiute tutte, dolorosamente, in una notte. Poco tempo dopo lo stesso bracCio era stato dilaniato da una zanna velenosa lunga trenta centimetri. Solo l’anno prima Harry aveva fatto un volo di quindiCi metri da un manico di scopa volante. Era abituato agli inCidenti più bizzarri: erano inevitabili, se frequentavi la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e avevi il dono di attirarti un sacco di guai.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    No, la cosa che turbava Harry era che l’ultima volta la Cicatrice gli aveva fatto male perché Voldemort era viCino… ma Voldemort non poteva essere lì in quel momento… l’idea di Voldemort appostato in Privet Drive era assurda, impossibile…
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Harry ascoltò spasmodicamente il silenzio attorno a lui, quasi aspettandosi di sentire lo scricchiolio di una scala, o il frusCio di un mantello… E all’improvviso sussultò, colto alla sprovvista da un fragoroso grugnito di suo cugino Dudley che dormiva nella stanza accanto.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Harry deCise di darsi una calmata. Si stava comportando da stupido: non c’era nessuno in casa con lui a parte zio Vernon, zia Petunia e Dudley, che dormivano della grossa, immersi in sogni tranquilli e indolori.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Addormentati: era così che Harry preferiva i Dursley; da svegli non erano per lui di alcuna utilità. Zio Vernon, zia Petunia e Dudley erano i soli parenti di Harry al mondo. Erano Babbani (ovvero non-maghi) che odiavano e disprezzavano la magia in qualunque forma, e questo significava che Harry era benvenuto nella loro casa quasi quanto una torma di insetti infestanti. Avevano raccontato a tutti che, negli ultimi tre anni, Harry era stato assente non perché frequentava Hogwarts, bensì il Centro di Massima Sicurezza San Bruto per Ragazzi Irrimediabilmente Criminali. Sapevano benissimo che, in quanto mago minorenne, Harry non aveva il permesso di usare la magia al di fuori di Hogwarts, ma erano sempre pronti ad accusarlo di qualunque cosa andasse storta a casa loro. Harry non aveva mai potuto contare su di loro, o rivelare alcunché della sua vita nel mondo dei maghi. La sola idea di parlargli della Cicatrice che gli faceva male e delle sue preoccupazioni per Voldemort era ridicola.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Eppure era soprattutto a causa di Voldemort che Harry era andato a vivere con i Dursley. Se non fosse stato per Voldemort, Harry non avrebbe avuto la Cicatrice a forma di saetta sulla fronte. Se non fosse stato per Voldemort, Harry avrebbe avuto ancora i suoi genitori…
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Harry aveva un anno la notte in cui Voldemort — il più potente Mago Oscuro del secolo, un mago che in undiCi anni aveva toccato le vette del potere — andò a casa sua e ucCise suo padre e sua madre. Poi Voldemort puntò la bacchetta su Harry; scagliò l’anatema che aveva stroncato molti maghi e molte streghe adulti nel corso della sua inarrestabile scalata al potere… e, incredibilmente, non funzionò. Invece di ucCidere il bambino, la maledizione rimbalzò contro Voldemort. Harry sopravvisse senza altro segno che la Cicatrice a forma di saetta sulla fronte, e Voldemort fu ridotto a una cosa che a malapena poteva dirsi viva. Persi i poteri, la vita quasi estinta, Voldemort fuggì; la cappa di terrore sotto la quale la comunità segreta dei maghi e delle streghe era vissuta tanto a lungo si dissolse, i seguaCi di Voldemort si dispersero, e Harry Potter diventò famoso.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Fu un bel colpo per Harry, in occasione del suo undicesimo compleanno, scoprire di essere un mago; e fu ancora più sconcertante rendersi conto che nel mondo segreto della magia tutti conoscevano il suo nome. Harry arrivò a Hogwarts per scoprire che ovunque andasse tutti si voltavano a guardarlo e un mormorio incessante lo seguiva. Ma ormai Ci si era abituato; alla fine dell’estate avrebbe cominCiato il suo quarto anno a Hogwarts, e stava già contando i giorni che lo separavano dal ritorno al castello.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Ma mancavano ancora due settimane all’inizio della scuola. Si guardò di nuovo intorno, smarrito, e il suo sguardo indugiò sui biglietti di compleanno che i suoi due migliori amiCi gli avevano spedito alla fine di luglio. Che cosa avrebbero detto se gli avesse scritto della Cicatrice dolorante?
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    «Ti ha fatto male la Cicatrice? Harry, è una cosa seria… Scrivi al professor Silente! Io intanto consulterò Comuni Disturbi e Malanni MagiCi… Forse dice qualcosa sulle CicatriCi da anatema…»
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    DeCisamente, quello sarebbe stato il consiglio di Hermione: andar dritto dal Preside di Hogwarts, e nel frattempo consultare un libro. Harry guardò fuori dalla finestra, verso il Cielo nero d’inchiostro. Dubitava alquanto che un libro lo potesse aiutare. Per quanto ne sapeva, era l’unico essere vivente sopravvissuto a una maledizione come quella di Voldemort; era altamente improbabile, quindi, trovare i suoi sintomi elencati in Comuni Disturbi e Malanni MagiCi. Quanto a informare il direttore, Harry non aveva idea di dove andasse Silente durante le vacanze estive. Si divertì per un attimo a immaginarlo, la lunga barba argentea, il mantello lungo da mago e il cappello a punta, disteso su una spiaggia, a spalmarsi l’abbronzante sul lungo naso adunco. Ovunque si trovasse Silente, Harry era certo che Edvige sarebbe stata in grado di trovarlo; la Civetta di Harry fino ad allora non aveva mai mancato di consegnare una lettera a chicchessia, anche senza indirizzo. Ma che cosa avrebbe scritto?
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Caro professor Silente, mi dispiace disturbarla, ma questa mattina mi ha fatto male la Cicatrice. Cordialmente, Harry Potter.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    E così cercò di immaginare la reazione di Ron Weasley, l’altro suo migliore amico, e in un attimo la facCia lentigginosa di Ron parve galleggiare davanti a lui, con un’espressione confusa.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    «Ti ha fatto male la Cicatrice? Ma… ma Tu-Sai-Chi non può essere nei dintorni adesso, no? Voglio dire… tu lo sapresti, no? Cercherebbe di farti secco di nuovo, no? Non so, Harry, forse le CicatriCi da anatema bruCiano sempre un po’… Lo chiederò a papà…»
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Il signor Weasley era il mago Direttore dell’UffiCio per l’Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani al Ministero della Magia, ma per quanto ne sapeva Harry non aveva particolari conoscenze in materia di incantesimi. E in ogni caso, a Harry non andava l’idea che tutta quanta la famiglia Weasley sapesse che lui, Harry, diventava isterico al primo doloretto. La signora Weasley si sarebbe agitata più di Hermione, e Fred e George, i fratelli gemelli sedicenni di Ron, avrebbero pensato che Harry s’era rammollito. I Weasley erano in assoluto la famiglia preferita di Harry; sperava che lo invitassero da loro da un momento all’altro (Ron aveva detto qualcosa a proposito della Coppa del Mondo di Quidditch) e non voleva che il suo soggiorno fosse costellato di ansiose indagini sulla sua Cicatrice.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    E poi arrivò la soluzione. Era così semplice, e così ovvio, che non riusCiva a credere di averCi messo così tanto… Sirius.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    C’era una ragione molto semplice per spiegare la totale assenza di Sirius dalla vita di Harry fino ad allora: Sirius si trovava ad Azkaban, la terribile prigione dei maghi, i cui guardiani erano creature chiamate Dissennatori, demoni Ciechi che succhiavano l’anima e che erano venuti a cercare Sirius a Hogwarts quando era fuggito. Ma Sirius era innocente: gli omiCidi per i quali era stato condannato erano stati commessi da CodalisCia, il servitore di Voldemort, che tutti credevano morto e che Harry, Ron e Hermione avevano incontrato facCia a facCia l’anno prima, anche se il solo a credere alla loro storia era stato il professor Silente.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Per un’ora gloriosa, Harry aveva creduto di poter finalmente lasCiare i Dursley, perché Sirius gli aveva offerto una casa, appena fosse stato scagionato. Ma questa possibilità era sfumata: CodalisCia era fuggito prima di essere arrestato, e Sirius era stato costretto a scappare per salvarsi. Harry lo aveva aiutato a fuggire a cavallo di un ippogrifo chiamato Fierobecco, e da allora Sirius era in fuga. L’idea della casa che avrebbe potuto avere se CodalisCia non fosse scappato aveva perseguitato Harry per tutta l’estate. Era stato doppiamente diffiCile tornare dai Dursley dopo essere stato sul punto di liberarsi di loro per sempre.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Da quando era tornato a Privet Drive, Harry aveva ricevuto due lettere da Sirius. Entrambe erano state recapitate non via gufo (com’era consuetudine tra maghi) ma da grandi, coloratissimi uccelli tropicali. Edvige non aveva approvato la presenza di questi vistosi intrusi; aveva accettato con estrema riluttanza che bevessero dalla sua Ciotola dell’acqua prima di ripartire. A Harry invece erano piaCiuti molto; gli facevano pensare a palme e spiagge candide, e sperava che ovunque Sirius si trovasse (Sirius non lo disse mai, nel caso che le sue lettere venissero intercettate) se la stesse spassando. Per qualche ragione, Harry faceva fatica a immaginare che i Dissennatori potessero sopravvivere a lungo alla luce diretta del sole; forse per questo Sirius era andato a sud. Le lettere di Sirius, al momento nascoste sotto la provvidenziale asse mobile sotto il letto di Harry, erano allegre, e in entrambe aveva ricordato a Harry di rivolgersi a lui se mai ne avesse avuto bisogno. Be’, ora ne aveva bisogno, e subito…
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    La luce della lampada di Harry parve affievolirsi mentre la fredda luce grigia che precede il levar del sole s’insinuava lentamente nella stanza. Alla fine, quando ormai il sole fu sorto, quando le pareti furono diventate d’oro e quando si cominCiarono ad avvertire piccoli movimenti dalla stanza di zio Vernon e zia Petunia, Harry sgombrò la scrivania dai fogli appallottolati di pergamena e rilesse la lettera finita.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Le cose qui vanno come al solito. La dieta di Dudley non procede troppo bene: ieri la zia lo ha sorpreso mentre si portava di nascosto le Ciambelle in camera. Gli hanno detto che gli leveranno la paghetta se continua così, e lui si è arrabbiato sul serio e ha buttato la PlayStation giù dalla finestra. E una speCie di computer con cui puoi fare dei giochi. Una cosa piuttosto stupida, perché adesso non ha nemmeno Mega Mutilation Tre per distrarsi.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Però questa mattina è successa una cosa strana. La Cicatrice mi ha fatto male di nuovo. L’ultima volta è successo quando Voldemort era a Hogwarts. Ma non credo che ora possa essere da queste parti, no? Sai per caso se le CicatriCi da anatema possono far male a distanza di anni?
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Ti spedirò questa lettera non appena torna Edvige: al momento è fuori a cacCia. Salutami Fierobecco.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Si, pensò Harry, andava bene. Non c’era motivo di parlare del sogno, non voleva sembrare troppo preoccupato. Arrotolò la pergamena e la mise sulla scrivania, da una parte, pronta per il ritorno di Edvige. Poi si alzò, si stiracchiò e aprì di nuovo l’armadio. Senza guardare il proprio riflesso, cominCiò a vestirsi prima di scendere a fare colazione.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

   Quando Harry arrivò in cuCina, i tre Dursley erano già seduti a tavola. Nessuno di loro alzò gli occhi quando entrò e si sedette. Il facCione rosso di zio Vernon era nascosto dietro il Daily Mail del mattino e zia Petunia stava dividendo in quattro un pompelmo, le labbra contratte sulla dentatura cavallina.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Zio Vernon e zia Petunia avevano cercato di trovare delle scuse per i suoi brutti voti, come al solito; zia Petunia insisteva sempre nel dire che Dudley era un ragazzo molto dotato che gli insegnanti non capivano, mentre zio Vernon sosteneva che «comunque non avrebbe voluto per figlio una femminucCia secchiona». In più, ignoravano le accuse di prepotenze riportate nel giudizio: «È un ragazzo vivace, ma non farebbe male a una mosca!» diceva zia Petunia in tono lacrimoso.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Comunque, in fondo alla pagella c’erano alcuni commenti accuratamente stilati dall’infermiera della scuola che nemmeno zio Vernon e zia Petunia poterono liquidare. Per quanto zia Petunia gemesse che Dudley era di costituzione robusta, e che il suo grasso era solo dovuto alla cresCita, e che era un ragazzo in via di sviluppo che aveva bisogno di mangiare molto, restava il fatto che i sarti fornitori della scuola non avevano più calzoni alla zuava abbastanza grandi per lui. L’infermiera scolastica aveva visto Ciò che gli occhi di zia Petunia — così acuti nell’individuare ditate sulle pareti sCintillanti di casa sua, e nell’osservare gli andirivieni dei viCini — semplicemente si rifiutavano di vedere: che, ben lungi dall’aver bisogno di Cibo in più, Dudley aveva raggiunto più o meno la taglia e il peso di una giovane orca assassina.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Così — dopo molte scenate, dopo liti che fecero tremare il pavimento della camera di Harry, e dopo che zia Petunia ebbe versato molte lacrime — il nuovo regime era cominCiato. La dieta prescritta dall’infermiera scolastica di Snobkin era stata attaccata al frigorifero, opportunamente svuotato di tutte le cose preferite da Dudley — bevande gassate e dolCi, Cioccolata e hamburger — e riempito invece di frutta e verdura e del genere di cose che zio Vernon definiva “roba da conigli”. Per non mettere Dudley a disagio, inoltre, zia Petunia aveva insistito che tutta la famiglia seguisse la dieta: così passò un quarto di pompelmo a Harry. Quest’ultimo notò che era molto più piccolo di quello di Dudley. Zia Petunia era convinta che la cosa migliore per far star su di morale Dudley era assicurarsi che almeno mangiasse più di Harry.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Ma zia Petunia non aveva idea di cosa era nascosto sotto l’asse mobile al piano di sopra. Non sospettava minimamente che Harry non stesse affatto seguendo la dieta. Nel momento in cui aveva capito che Ci si aspettava che sopravvivesse all’estate sgranocchiando carote, Harry aveva spedito Edvige dai suoi amiCi con richieste d’aiuto, e loro avevano risposto munificamente all’appello. Edvige era tornata da casa di Hermione con una grossa scatola piena zeppa di merendine senza zucchero (i genitori di Hermione facevano i dentisti). Hagrid, il guardiacacCia di Hogwarts, aveva offerto un sacco pieno dei suoi dolcetti rocCiosi fatti in casa (Harry non ne aveva toccato uno: aveva già sperimentato abbastanza la cuCina di Hagrid). E la signora Weasley aveva mandato il gufo di famiglia, Errol, con un’enorme torta alla frutta e pasticCini assortiti. Al povero Errol, che era vecchio e debole, Ci erano voluti Cinque giorni interi per riprendersi dal viaggio. E poi per il suo compleanno (che i Dursley avevano completamente ignorato) aveva ricevuto quattro splendide torte di compleanno, da Ron, da Hermione, da Hagrid e da Sirius. Harry ne aveva ancora due, e così, pregustando una vera colazione una volta tornato di sopra, prese a mangiare il suo pompelmo senza fiatare.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Zia Petunia gli scoccò uno sguardo severo, e poi fece un cenno verso Dudley, che aveva già finito la sua parte e occhieggiava quella di Harry con uno sguardo molto aCido negli occhietti porCini.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Harry senti parlottare, una risatina, e la risposta asCiutta dello zio. Poi la porta si chiuse e dall’ingresso giunse un rumore di carta strappata.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Zia Petunia posò la teiera sul tavolo e si guardò intorno incuriosita, cercando zio Vernon. Non dovette aspettare a lungo per scoprire dov’era finito; dopo un minuto Circa, eccolo di ritorno. Era livido.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    «Dunque» disse, marCiando verso il camino e voltandosi per fronteggiare Harry come se stesse per dichiararlo in arresto. «Dunque».
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Harry avrebbe tanto voluto dire «Dunque che cosa?» ma non credeva che l’umore di zio Vernon dovesse essere messo alla prova la mattina così presto, soprattutto in condizioni di forte stress a causa della mancanza di Cibo. Quindi deCise di mostrarsi educatamente meravigliato.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Come forse Harry vi avrà detto, la finale della Coppa del Mondo di Quidditch si terrà il prossimo lunedì sera, e mio marito Arthur è appena riusCito a procurarsi dei posti di tribuna grazie alle sue conoscenze all’UffiCio per i Giochi e gli Sport MagiCi.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Spero che Ci permetterete di portare Harry a vedere la partita, perché si tratta davvero di un’occasione di quelle che capitano una volta nella vita; la Gran Bretagna non ospita la Coppa da trent’anni e i biglietti sono molto diffiCili da trovare. Naturalmente saremmo lieti di avere da noi Harry per quel che resta delle vacanze estive, e di premurarCi che prenda il treno per la scuola.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Sarebbe meglio se Harry Ci spedisse la vostra risposta al più presto per via normale, perché il postino Babbano non ha mai consegnato lettere a casa nostra, e non sono nemmeno certa che sappia dove si trova.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    AugurandoCi di vedere presto Harry,
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    «Quindi Ci ha messo abbastanza francobolli» disse Harry, come a dire che quello della signora Weasley era un errore che chiunque poteva fare. Zio Vernon lo fulminò con gli occhi.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Zio Vernon continuava a scrutare Harry, che cercò di restare impassibile. Se non avesse detto o fatto qualcosa di stupido, forse poteva riusCire a levarsi la soddisfazione di tutta una vita. Attese che zio Vernon dicesse qualcosa, ma quello si limitò a fissarlo. Così Harry deCise di rompere il silenzio.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Un tic scosse il facCione violaceo di zio Vernon. I suoi baffi tremarono. Harry sapeva che cosa stava succedendo là dietro: la lotta furibonda tra due istinti basilari di zio Vernon. Permettergli di andare avrebbe reso Harry felice, una cosa contro cui zio Vernon combatteva da trediCi anni. D’altra parte, lasCiare che sparisse dai Weasley per il resto dell’estate voleva dire sbarazzarsi di lui due settimane prima di quanto avesse sperato, e zio Vernon odiava avere in casa Harry. Per concedersi il tempo di rifletterCi, finse di guardare di nuovo la lettera della signora Weasley.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Aveva quasi detto “Espresso di Hogwarts”, e quello era un modo sicuro per far arrabbiare lo zio. Nessuno pronunCiava mai il nome della scuola di Harry ad alta voce in casa Dursley.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Zio Vernon contrasse il facCione come se stesse cercando di ricordare qualcosa di molto spiacevole.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Harry si acCigliò. Era convinto che fosse un po’ eccessivo da parte di zio Vernon definire qualcuno “tarchiato” quando suo figlio Dudley era riusCito nell’impresa in cui prometteva sin dall’età di tre anni, diventando più largo che alto.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    «Quidditch» borbottò a mezza voce. «Quidditch… che cos’è questa robacCia?»
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    «E uno sport» disse asCiutto. «Si gioca su maniCi di…»
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    «Va bene, va bene!» disse zio Vernon ad alta voce. Harry notò con una certa soddisfazione che sembrava vagamente spaventato. In apparenza i suoi nervi non avrebbero retto nel sentir pronunCiare le parole “maniCi di scopa” nel suo salotto. Zio Vernon reagi strapazzando ancora la lettera. Harry vide le sue labbra formare le parole “Ci mandi la sua risposta per via normale”. Zio Vernon aggrottò le sopracCiglia.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Zio Vernon aveva l’aria offesa come se Harry avesse appena pronunCiato una disgustosa parolacCia. Tremante di rabbia, scoccò uno sguardo nervoso al di là della finestra, come aspettandosi di vedere qualcuno dei viCini con l’orecchio schiacCiato contro il vetro.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    «Solo dopo che Dudley li ha consumati» disse freddamente Harry, e in verità indossava una felpa così grande per lui che aveva dovuto rimboccare le maniche Cinque volte per poter usare le mani, e che scendeva oltre le ginocchia dei jeans estremamente cascanti.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Ma Harry non aveva intenzione di sopportarlo. Erano finiti i giorni in cui era costretto ad accettare ogni stupida singola regola dei Dursley. Non seguiva la dieta di Dudley, e non aveva intenzione di lasCiare che zio Vernon gli impedisse di andare alla Coppa del Mondo di Quidditch, non se poteva evitarlo.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    L’aveva fatto. Aveva pronunCiato le parole magiche. Osservò il colore violetto ritirarsi a chiazze dal viso di zio Vernon, facendolo assomigliare a un gelato al mirtillo mal mescolato.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    «Be’… sì» disse Harry, noncurante. «È un po’ che non gli do mie notizie, e sai com’è, se non mi sente potrebbe cominCiare a pensare che c’è qualcosa che non va».
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    A quel punto s’interruppe per godersi l’effetto delle parole. Poteva quasi vedere gli ingranaggi al lavoro sotto i capelli fitti e ben pettinati di zio Vernon. Se avesse impedito a Harry di scrivere a Sirius, questi avrebbe potuto pensare che Harry veniva maltrattato. Ma se gli avesse impedito di andare alla Coppa del Mondo di Quidditch, Harry lo avrebbe scritto a Sirius, che così avrebbe saputo che veniva maltrattato. C’era una sola cosa che zio Vernon potesse fare e Harry la vide delinearsi nella mente dello zio come se il facCione baffuto fosse trasparente. Cercò di non sorridere, di mantenersi più impassibile che poteva. E poi…
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    «Be’, allora va bene. Puoi andare a questa maledetta… a questa stupida… a questa Coppa del Mondo di nonsoché. Scrivi a questi… a questi Weasley e digli che devono venire a prenderti, però. Non ho tempo di accompagnarti in giro. E puoi dire al tuo… al tuo padrino… digli… digli che Ci vai».
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Si voltò e si avviò verso la porta del salotto, reprimendo a fatica la voglia di mettersi a saltare e gridare. Ci andava… andava dai Weasley, andava a vedere la Coppa del Mondo di Quidditch!
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Fuori nell’ingresso quasi si scontrò con Dudley, che origliava dietro la porta, con la chiara speranza di godersi la sfuriata. E invece Dudley fu sCioccato alla vista del sorriso trionfante di Harry.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    E ridendogli in facCia, Harry salì i gradini tre alla volta, e si preCipitò nella sua camera.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Era stato appena colpito in testa da quella che sembrava una piccola palla da tennis grigia e piumata. Harry si massaggiò vigorosamente, alzando lo sguardo per capire che cosa fosse, e vide un gufo minuscolo, tanto piccolo da entrare nel palmo della sua mano, che svolazzava ecCitato per la stanza come un fuoco d’artifiCio appena acceso. Il gufo aveva lasCiato cadere una lettera ai suoi piedi. Si chinò, riconobbe la calligrafia di Ron, poi strappò la busta. Dentro c’era un biglietto scritto di gran fretta.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Harry… PAPÀ HA I BIGLIETTI! Irlanda contro Bulgaria, lunedì sera. Mamma ha scrìtto ai Babbani per chiedergli di lasCiarti stare da noi. Forse hanno già ricevuto la lettera. Non so quanto è rapida la posta babbana, ma ho pensato comunque di mandarti questo con Leo.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Harry fissò la parola “Leo”, poi guardò il minuscolo gufo che ora sfrecCiava attorno al lampadario sul soffitto. Mai visto niente con un nome così poco appropriato. Forse non riusCiva a leggere la calligrafia di Ron. Tornò alla lettera:
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Verremo a prenderti, che ai Babbani piacCia o meno, non puoi perderti la Coppa del Mondo, solo che mamma e papà pensano che è meglio se facCiamo finta di chiedere il loro permesso prima. Se dicono di sì, manda subito indietro Leo con la risposta, e saremo da te domenica alle Cinque. Se dicono di no, rimanda subito Leo e verremo a prenderti domenica alle Cinque comunque. Hermione arriva oggi pomeriggio. Percy ha cominCiato a lavorare all’UffiCio per la Cooperazione Magica Internazionale. Non parlare assolutamente di Estero quando sarai qui a meno che tu non voglia farti strappar via le mutande dalla noia.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Il gufo scese svolazzando sulla gabbia di Edvige, che lo guardò gelida, come per sfidarlo ad avviCinarsi.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Ron, è tutto ok, ì Babbani hanno detto che posso venire. Ci vediamo domani alle Cinque. Non vedo l’ora.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Se vuoi metterti in contatto con me, sarò dal mio amico Ron Weasley per il resto dell’estate. Suo padre Ci ha trovato i biglietti per la Coppa del Mondo di Quidditch!
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Poi legò la lettera alla zampa di Edvige, che rimase insolitamente immobile, come deCisa a dimostrargli come dovrebbe comportarsi un vero gufo postino.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Lei gli becchettò affettuosamente il dito, poi, con un morbido frusCio, spalancò le ali enormi e decollò dalla finestra aperta.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Harry la guardò sparire, poi strisCiò sotto il letto, sollevò l’asse mobile ed estrasse un grosso pezzo di torta di compleanno. Rimase seduto sul pavimento a mangiarla, assaporando la feliCità che lo invadeva. Aveva un dolce, e Dudley non aveva altro che pompelmo, era una bella giornata estiva, avrebbe lasCiato Privet Drive l’indomani, la Cicatrice era di nuovo perfettamente normale, e avrebbe visto la Coppa del Mondo di Quidditch. Era diffiCile in quel momento preoccuparsi di qualcosa, perfino di Voldemort.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

   Per le dodiCi del giorno dopo, il baule di Harry era stipato delle sue cose di scuola e di tutti i suoi più cari averi: il Mantello dell’Invisibilità ereditato da suo padre, il manico di scopa ricevuto in dono da Sirius, la mappa incantata di Hogwarts regalatagli da Fred e George Weasley l’anno prima. Aveva svuotato di tutte le provviste il nascondiglio sotto l’asse mobile, controllato ogni angolo della camera da letto in cerca di libri d’incantesimi o penne d’aquila dimenticate, e staccato il foglio appeso al muro su cui contava i giorni che lo separavano dal primo settembre, la data del suo ritorno a Hogwarts.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    L’atmosfera al numero 4 di Privet Drive era estremamente tesa. L’imminente arrivo a casa loro di un assortimento di maghi stava rendendo i Dursley nervosi e irritabili. Zio Vernon apparve deCisamente allarmato quando Harry lo informò che i Weasley sarebbero arrivati alle Cinque del giorno dopo.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Harry ebbe un sinistro presentimento. Di rado aveva visto il signore e la signora Weasley indossare qualcosa che i Dursley avrebbero definito “normale”. I loro figli forse portavano abiti Babbani durante le vacanze, ma il signore e la signora Weasley di solito indossavano lunghe vesti a vari livelli di trascuratezza. Harry non si preoccupava di quello che potevano pensare i viCini, ma piuttosto di quanto i Dursley avrebbero potuto essere sgarbati con i Weasley se questi si presentavano addobbati secondo la loro peggiore idea di maghi.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Zio Vernon si era messo il suo vestito migliore. Ad alcuni questo sarebbe potuto sembrare un gesto di benvenuto, ma Harry sapeva che in realtà zio Vernon voleva apparire impressionante e minacCioso. Dudley, d’altro canto, pareva come rimpicCiolito. Non per gli effetti della dieta, ma per il terrore: l’ultima volta che si era imbattuto in un mago adulto ne era usCito con una coda di maiale a cavatappi che gli spuntava dal fondo dei pantaloni, e zia Petunia e zio Vernon avevano dovuto farlo operare in una clinica privata di Londra. Non c’era affatto da stupirsi, quindi, se Dudley continuava a strofinarsi nervosamente la mano sul sedere e si spostava da una stanza all’altra camminando di lato, come per non offrire lo stesso bersaglio al nemico.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Il pranzo fu consumato in un silenzio quasi assoluto. Dudley non protestò nemmeno per il Cibo (ricotta e sedano gratinato). Zia Petunia non mangiò nulla. Teneva le bracCia incroCiate, aveva le labbra strette e sembrava che si masticasse la lingua, come per trattenere la furiosa invettiva che avrebbe tanto voluto scagliare contro Harry.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Zio Vernon sbuffò tra i baffi. In Circostanze normali avrebbe chiesto che tipo di macchina aveva il signor Weasley; tendeva a giudicare gli altri dalle dimensioni e dal costo delle loro auto. Ma Harry dubitava che a zio Vernon sarebbe piaCiuto il signor Weasley anche se fosse arrivato a bordo di una Ferrari.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Harry passò quasi tutto il pomeriggio nella sua camera; non riusCiva a sopportare la vista di zia Petunia che ogni pochi secondi spiava attraverso le tendine, come se fosse stato dato l’allarme su un rinoceronte in fuga. Finalmente, alle Cinque meno un quarto, Harry scese in salotto.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Zia Petunia stava riordinando freneticamente i cusCini. Zio Vernon fingeva di leggere il giornale, ma i suoi occhietti non si muovevano, e Harry era certo che stesse tendendo le orecchie al massimo, in attesa del rumore di un’auto in arrivo. Dudley era incastrato in una poltrona, seduto sulle mani CicCione, strette saldamente al didietro. Harry non resistette alla tensione; uscì e andò a sedersi sugli scalini dell’ingresso, gli occhi fissi all’orologio e il cuore che batteva forte per l’ecCitazione e l’ansia.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Ma le Cinque arrivarono e passarono. Zio Vernon, leggermente sudato nel suo completo, aprì la porta, guardò su e giù per la strada, poi ritirò in fretta la testa.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Le Cinque e dieCi… le Cinque e un quarto… ormai anche Harry cominCiava a sentirsi in ansia. Alle Cinque e mezza, sentì zio Vernon e zia Petunia scambiarsi nervosi borbottii in salotto.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Harry balzò in piedi. Dall’altra parte della porta del salotto venivano i rumori dei tre Dursley che scalpicCiavano per la stanza, in preda al panico. Un attimo dopo, Dudley sfrecCiò nell’ingresso, terrorizzato.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Ma Dudley non sembrava in grado di parlare. Con le mani ancora strette al sedere, sparì in cuCina in un lampo. Harry si preCipitò in salotto.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    La risposta arrivò dopo un attimo. All’interno del camino bloccato risuonarono delle voCi.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    «Forse Harry Ci sente, papà… forse lui può farCi usCire…»
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    «Harry? Harry, Ci senti?»
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Si avviCinò al camino e gridò attraverso i pannelli: «Signor Weasley? Mi sente?»
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    «AcCidenti!» disse la voce del signor Weasley. «Perché diavolo hanno chiuso il camino?»
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    «Davvero?» disse la voce del signor Weasley, ecCitata. «Eclettico, hai detto? Con la spina? Cielo, devo vederlo… riflettiamo… ahia, Ron!»
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    «Sì, Ci stiamo divertendo da pazzi qui» disse George: la sua voce suonava soffocata, come se fosse schiacCiato contro il muro.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Il fuoco elettrico sfrecCiò attraverso la stanza mentre il camino chiuso esplodeva, espellendo il signor Weasley, Fred, George e Ron in una nube di calCinacCi e schegge vaganti. Zia Petunia strillò e cadde all’indietro, addosso al tavolino; zio Vernon la afferrò prima che toccasse terra e fissò a bocca spalancata i Weasley, che avevano tutti i capelli rosso vivo, compresi Fred e George, identiCi fino all’ultima lentiggine.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Alto, magro, un po’ calvo, il signor Weasley avanzò verso zio Vernon, la mano tesa, ma zio Vernon arretrò di alcuni passi, trasCinando con sé zia Petunia. Zio Vernon era senza parole. Il suo abito migliore era pieno di polvere bianca, che gli copriva baffi e capelli facendolo sembrare più vecchio di trent’anni.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    «Ehm… sì… mi dispiace per tutto questo» disse il signor Weasley, abbassando la mano e gettando un’occhiata al camino esploso alle sue spalle. «È tutta colpa mia, non mi è proprio venuto in mente che non saremmo riusCiti a usCire dall’altra parte. Vede, ho fatto collegare il suo camino alla Metropolvere, solo per un pomeriggio, sa, per venire a prendere Harry. I camini Babbani di norma non dovrebbero essere collegati, ma ho un contatto utile al Comitato per la Regolamentazione della Metropolvere e lui me l’ha sistemato. Posso rimetterlo a posto in un batter d’occhio, comunque, non si preoccupi. Accenderò il fuoco per rimandare indietro i ragazzi, e poi posso ripararvi il camino prima di Smaterializzarmi».
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    «Ciao, Harry!» disse allegramente il signor Weasley. «È pronto il tuo baule?»
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    «Andiamo a prenderlo» disse subito Fred. Strizzando l’occhio a Harry, lui e George usCirono dalla stanza. Sapevano dov’era la camera di Harry, visto che una volta erano andati a prenderlo nel cuore della notte. Harry sospettava che Fred e George sperassero di dare un’occhiatina a Dudley: ne avevano sentito parlare moltissimo da lui.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    «Bene» disse il signor Weasley dondolando un po’ le bracCia mentre cercava le parole per rompere quello spiacevole silenzio. «È proprio… ehm… è proprio un bel postiCino qui».
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Il signor Weasley si stava guardando intorno. Adorava tutto Ciò che riguardava i Babbani. Harry vide che moriva dalla voglia di andare a studiare da viCino il televisore e il videoregistratore.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    «Funzionano a eclettiCità, vero?» disse in tono saputo. «Ah, sì, vedo le spine. Io colleziono spine» disse a zio Vernon. «E pile. Ho una gran collezione di pile. Mia moglie pensa che sono matto…»
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Dudley spuntò all’improvviso, inseguito dai tonfi che provenivano dalle scale; strisCiò lungo il muro, fissando il signor Weasley con occhi terrorizzati, e tentò di nascondersi dietro sua madre e suo padre. Purtroppo la stazza di zio Vernon, pur in grado di coprire l’ossuta zia Petunia, non era nemmeno lontanamente suffiCiente a nascondere Dudley.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Fred e George rientrarono col baule scolastico di Harry, si guardarono intorno e riconobbero Dudley. I loro volti si storsero in due identiCi ghigni perfidi.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    «Ah, bene» disse il signor Weasley, «meglio che Ci muoviamo, allora».
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Si rimboccò le maniche ed estrasse la bacchetta magica. Harry vide i Dursley ritrarsi preCipitosamente verso il muro.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Nel camino le fiamme si alzarono all’istante, scoppiettando allegramente come se fossero accese da ore. Il signor Weasley estrasse un sacchetto dalla tasca, ne slegò il lacCio, prese un pizzico di polvere e lo gettò tra le fiamme, che divennero verde smeraldo e scoppiettarono più che mai.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Un sacchetto di dolCi era sCivolato fuori dalla tasca e il contenuto rotolava dappertutto: grosse, grasse caramelle morbide dentro incarti dai colori vivaCi.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Harry aiutò George a trasCinare il baule dentro le fiamme e a voltarlo in modo che potesse afferrarlo meglio. Poi, con un secondo risucchio, George gridò: «La Tana!» e anche lui partì.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    «Ci vediamo» disse Ron allegro ai Dursley. Fece un gran sorriso a Harry, poi entrò nel fuoco, gridò: «La Tana!» e sparì.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    «Be’… allora arrivederCi» disse Harry ai Dursley.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    «Harry vi ha detto arrivederCi» disse. «Non lo avete sentito?»
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    «Non rivedrete vostro nipote fino all’estate prossima» disse a zio Vernon con quieta indignazione. «Di certo vorrete dirgli arrivederCi…»
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Ma il signor Weasley aveva ancora la bacchetta in mano, e gli occhietti di zio Vernon sfrecCiarono verso di essa prima che dicesse, in tono molto risentito: «Allora, arrivederCi».
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    «Ci vediamo» disse Harry, mettendo un piede nelle fiamme verdi, che erano piacevoli come un caldo respiro. In quel momento, però, dietro di lui si levò un terribile rumore, il rumore che si fa quando qualcosa ti va per traverso, e zia Petunia prese a strillare.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Harry si voltò. Dudley non era più nascosto dietro i genitori. Era in ginocchio accanto al tavolino, e tossiva e sputacchiava per via di una cosa visCida, violetta, lunga una trentina di centimetri che gli spuntava dalla bocca. Uno stupefatto istante più tardi, Harry capì che la cosa lunga trenta centimetri era la lingua di Dudley, e che una carta colorata di caramella mou era li per terra accanto a lui.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Zia Petunia si preCipitò a terra viCino a Dudley, afferrò la punta della sua lingua gonfia e cercò di strappargliela dalla bocca; naturalmente Dudley urlò e sputacchiò ancora più di prima, cercando di respingerla. Zio Vernon ululava e agitava le bracCia, e il signor Weasley dovette urlare per farsi sentire.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    «Non preoccupatevi, lo sistemo io!» gridò, avviCinandosi a Dudley con la bacchetta tesa, ma zia Petunia strillò più forte che mai e si gettò su Dudley, riparandolo dal signor Weasley.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Ma invece di essere rassicurati, i Dursley furono ancor più presi dal panico: zia Petunia singhiozzava isterica, strattonando la lingua di Dudley come se fosse deCisa a strappargliela via; Dudley sembrava sul punto di soffocare grazie all’effetto combinato di sua madre e della sua lingua, e zio Vernon, che aveva perso completamente il controllo di sé, afferrò una statuetta di porcellana dalla credenza e la scagliò con tutte le sue forze contro il signor Weasley, che si chinò mandando il soprammobile in frantumi dentro il camino esploso.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    «Harry! Vai via!» urlò il signor Weasley, la bacchetta puntata contro zio Vernon. «Ci penso io!»
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Harry non voleva perdersi lo spettacolo, ma il secondo soprammobile di zio Vernon mancò per un pelo il suo orecchio sinistro, e tutto sommato deCise che era meglio lasCiare la situazione al signor Weasley. Entrò nel fuoco, esclamò: «La Tana!» e gettò un’ultima fugace occhiata a! salotto: il signor Weasley stava facendo esplodere con un colpo di bacchetta un terzo soprammobile nella mano di zio Vernon e zia Petunia strillava distesa sopra Dudley, la cui lingua Ciondolava come un grosso pitone bavoso. Un attimo dopo Harry fu risucchiato da un vortice, e il salotto dei Dursley sparì alla sua vista in una girandola di fiamme verde smeraldo.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    «Ho detto al signor Crouch che la finirò per martedì» diceva in tono pomposo. «È un po’ in antiCipo, ma mi piace essere tempestivo. Credo che mi sarà grato per averla finita prima del tempo. Voglio dire, al momento da noi c’è così tanto da fare, con tutti i preparativi per la Coppa del Mondo. È che non abbiamo tutto l’appoggio che Ci occorre dall’UffiCio per i Giochi e gli Sport MagiCi. Ludo Bagman…»
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    Alle sette i due tavoli erano carichi di piatti dell’eccellente cuCina della signora Weasley, e tutta la famiglia, più Harry e Hermione si sedettero a cena sotto un Cielo blu intenso e trasparente. Per uno che era vissuto tutta l’estate mangiando torta sempre più stantia, quello era il paradiso, e all’inizio Harry ascoltò più che parlare, servendosi di pasticCio di pollo e prosCiutto, patate bollite e insalata.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Molto male» disse Percy stizzito, e sbatté la finestra. Ridacchiando, Bill e Charlie fecero atterrare i tavoli al sicuro sull’erba, uno viCino all’altro; poi con un tocco di bacchetta, Bill riattaccò la gamba mancante e fece apparire le tovaglie dal nulla.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Dai» disse Ron in fretta a Harry, prendendo una manCiata di posate dal cassetto aperto, «andiamo ad aiutare Bill e Charlie».
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    LasCiarono la signora Weasley e usCirono nel cortile dalla porta sul retro.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    Avevano fatto solo pochi passi quando Grattastinchi, il gatto di Hermione, fulvo e dalle zampe alquanto storte, scattò fuori dal giardino, la coda a scovolo ritta in aria, inseguendo quella che sembrava una patata fangosa con le gambe. Harry riconobbe uno gnomo: alto a stento ventiCinque centimetri, aveva piedini callosi che scalpicCiavano rapidissimi mentre sfrecCiava attraverso il cortile e si tuffava di testa in uno degli stivali di gomma sparpagliati attorno alla porta. Harry udì lo gnomo ridacchiare come un pazzo mentre Grattastinchi infilava una zampa nello stivale, tentando di afferrarlo. Contemporaneamente, dal giardino sul lato opposto della casa si levò un fracasso tremendo: Bill e Charlie, con le bacchette sguainate, avevano incominCiato un duello tra due vecchi tavoli che fluttuavano a mezz’aria, facendoli cozzare uno contro l’altro nel tentativo di abbattersi a vicenda. Fred e George facevano il tifo; Ginny rideva e Hermione guardava in disparte, incerta se divertirsi o preoccuparsi.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Un’altra delle loro bacchette finte!» gridò. «Quante volte ho detto a quei due di non lasCiarle in giro?»
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Non so dove abbiamo sbagliato con loro» disse la signora Weasley, posando la bacchetta e cominCiando a tirar fuori altre padelle. «Da anni è sempre la stessa storia, una cosa dopo l’altra, e non ascoltano… OH, NON DI NUOVO!»
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    La signora Weasley puntò la bacchetta verso il cassetto delle posate, che si aprì di scatto. Harry e Ron si ritrassero rapidi mentre parecchi coltelli ne usCivano a schiera, attraversavano la cuCina a volo radente e cominCiavano ad affettare le patate, che la pentola aveva appena riversato nel lavandino.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    Sbatté una grande padella di rame sul tavolo della cuCina e cominCiò a girarvi dentro la bacchetta. Una salsa cremosa uscì dalla punta mentre lei mescolava.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Non è che non abbiano cervello» riprese seccata, mettendo la padella sul fornello e accendendolo con un altro colpo di bacchetta, «ma lo sprecano, e se non si rimettono in riga in fretta, finiranno nei guai, guai seri. Ho ricevuto più gufi da Hogwarts per loro che per tutti gli altri messi insieme. Se continuano così, finiranno davanti all’UffiCio per l’Uso Improprio della Magia».
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Oh, per l’amor del Cielo» sbottò, puntando la bacchetta verso una padella che balzò sul pavimento, raccogliendo le patate. «Quei due!» esplose irritata, estraendo pentole e pentoline da una credenza, e Harry capì che parlava di Fred e George. «Non so come andranno a finire, non lo so proprio. Non hanno nessuna ambizione, a parte combinare tutti i guai che possono…»
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Sì, va bene» disse Ron. Scesero tutti in cuCina, dove trovarono la signora Weasley, sola e molto arrabbiata.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Ceneremo in giardino» disse quando entrarono. «Non c’è posto per undiCi persone qui dentro. Potete portare fuori i piatti, ragazze? Bill e Charlie stanno preparando la tavola. Coltelli e forchette, per favore, voi due» disse a Ron e Harry, puntando la bacchetta magica con tale veemenza verso un mucchio di patate nel lavandino, che quelle schizzarono fuori dalle bucce come bolidi, rimbalzando sui muri e sul soffitto.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «E hai notizie di…?» cominCiò Ron, ma uno sguardo di Hermione lo zittì. Harry sapeva che Ron stava per chiedere di Sirius: Ron e Hermione lo avevano aiutato a sfuggire al Ministero della Magia, ed erano preoccupati per lui quasi quanto Harry; ma parlarne davanti a Ginny era comunque una pessima idea. Nessuno, a parte loro e il professor Silente, sapeva come era fuggito Sirius, o credeva nella sua innocenza.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Com’è andata l’estate, Harry?» chiese Hermione. «Hai ricevuto i nostri pacchi con i dolCi e il resto?»
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Allora a Percy piace il suo lavoro?» chiese Harry, sedendosi su uno dei letti e guardando i MagnifiCi Sette sfrecCiare dentro e fuori dai poster sul soffitto.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    Leo sfrecCiò nella gabbia, tubando in tono acutissimo. Harry conosceva Ron troppo bene per prenderlo sul serio. Si era lamentato continuamente del suo vecchio topo Crosta, ma era rimasto sconvolto quando sembrò che il gatto di Hermione, lo avesse divorato.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Sta’ zitto, Leo» disse Ron, infilandosi tra due dei quattro letti che erano stati fatti entrare a forza nella stanza. «Fred e George dormono con noi perché nella loro stanza Ci sono Bill e Charlie». disse a Harry. «Percy riesce a tenersi la camera tutta per sé perché deve lavorare».
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    La stanza in Cima alla casa dove dormiva Ron aveva quasi lo stesso aspetto dell’ultima volta che Harry era stato ospite da loro; la squadra di Quidditch preferita di Ron, i MagnifiCi Sette, sfrecCiavano e salutavano dai poster sulle pareti e sul soffitto spiovente, e l’acquario sul davanzale che prima conteneva uova di rana ora ospitava una rana estremamente grossa. Il vecchio topo di Ron, Crosta, non c’era più, ma in compenso c’era il gufetto grigio che aveva recapitato la lettera di Ron a Harry a Privet Drive. Stava saltando su e giù in una gabbietta, e cantava come un pazzo.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Ridi pure, Ron» disse riscaldandosi, «ma se non viene imposta una qualche legge internazionale Ci ritroveremo il mercato invaso da prodotti scadenti, col fondo sottile che mettono seriamente in pericolo…»
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Sì, si, d’accordo» disse Ron, e riprese a salire le scale. Percy sbatté la porta. Harry, Hermione e Ginny seguirono Ron per altre tre rampe di scale; dalla cuCina le grida della discussione echeggiavano fin lassù. A quanto pareva, il signor Weasley aveva detto alla signora Weasley delle caramelle.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Un rapporto per l’UffiCio per la Cooperazione Magica Internazionale» disse Percy compiaCiuto. «Stiamo cercando di uniformare lo spessore dei calderoni. Alcuni dei prodotti d’importazione sono un po’ troppo sottili… le perdite stanno crescendo quasi del tre per cento l’anno…»
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Oh, Ciao, Harry» disse Percy. «Mi stavo proprio chiedendo chi facesse tutto quel rumore. Sto cercando di lavorare, sai — devo finire una relazione per l’uffiCio — ed è piuttosto diffiCile concentrarsi quando c’è gente che continua a far chiasso su e giù per le scale».
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Ciao, Percy» disse Harry.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    In quel momento si aprì una porta sul secondo pianerottolo e spuntò una facCia con occhiali cerchiati di corno e un’espressione molto seccata.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Solo che gran parte della roba — be’, in realtà tutta — era un po’ pericolosa» disse Ron, «e, sai, pensavano di venderla a Hogwarts per fare un po’ di soldi, e mamma è andata fuori dai gangheri. Gli ha detto che non dovevano permettersi di andare oltre, e ha bruCiato tutti i moduli… è furiosa con loro perché, non hanno preso il G.U.F.O. che si aspettava».
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    Harry e Ron usCirono dalla cuCina, e con Hermione e Ginny attraversarono lo stretto ingresso e salirono le scale traballanti che zigzagavano attraverso la casa e portavano ai piani di sopra.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    Il signor Weasley esitò. Harry capì che, per quanto fosse arrabbiato con Fred e George, non intendeva davvero raccontare l’accaduto alla signora Weasley. Calò il silenzio, mentre il signor Weasley osservava la moglie, nervoso. Poi sulla soglia della cuCina apparvero due ragazze. Una, capelli castani molto mossi e denti davanti piuttosto grandi, era l’amica di Harry e Ron, Hermione Granger. L’altra, che era piccola e rossa di capelli, era la sorella minore di Ron, Ginny. Entrambe sorrisero a Harry, che fece un gran sorriso in risposta, cosa che fece diventare Ginny paonazza: aveva una cotta per Harry fin dalla sua prima visita alla Tana.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Oh, Ciao, Harry, caro» gli disse sorridendo. Poi il suo sguardo tornò a posarsi sul marito. «Dirmi che cosa, Arthur?»
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    La signora Weasley era appena entrata in cuCina. Era una donna bassa e pienotta con un viso molto gentile, anche se al momento i suoi occhi erano stretti dal sospetto.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «No, gliel’abbiamo data perché è un bullo CicCione e stupido» disse George. «Vero, Harry?»
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Ha superato il metro prima che i suoi genitori mi permettessero di rimpicCiolirla!»
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Non è stato divertente, Fred!» gridò. «Che cosa acCidenti hai dato a quel ragazzo Babbano?»
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    Bill si alzò sorridendo e strinse anche lui la mano a Harry. Bill fu piuttosto una sorpresa. Harry sapeva che lavorava per la banca dei maghi, la Gringott, che era stato Caposcuola di Hogwarts, e aveva sempre immaginato che fosse una versione più vecchia di Percy: irritabile se si trattava di infrangere delle regole e deCiso a trattare tutti dall’alto in basso. Invece Bill era — non c’era altra definizione — forte. Era alto, con lunghi capelli stretti in una coda. Portava un orecchino da cui pendeva una speCie di zanna. I suoi vestiti non sarebbero sembrati fuori posto a un concerto rock, a parte il fatto che gli stivali non erano di cuoio ma di pelle di drago.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Come va, Harry?» disse il più viCino dei due con un sorriso, tendendo una manona che Harry strinse, sentendo calli e vesCiche sotto le dita. Doveva essere Charlie, che lavorava con i draghi in Romania. Charlie aveva la stessa corporatura dei gemelli, più basso e più robusto di Percy e Ron, che erano entrambi alti e smilzi. Aveva una larga facCia aperta, segnata dalle intemperie e così lentigginosa che sembrava quasi abbronzato; le sue bracCia erano muscolose, e su una spiccava una grossa scottatura lucente.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    La piccola cuCina rimbombò di risate; Harry si guardò attorno e vide Ron e George seduti al tavolo di legno con due ragazzi dai capelli rossi che Harry non aveva mai visto prima, anche se capì subito chi erano: Bill e Charlie, i due Weasley maggiori.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

   Harry piroettò sempre più in fretta, i gomiti stretti ai fianchi, mentre caminetti confusi gli saettavano davanti, finché non cominCiò ad avere la nausea e chiuse gli occhi. Poi, quando finalmente sentì che stava rallentando, tese le mani e si fermò appena in tempo per non cadere a facCia in giù fuori dal camino della cuCina dei Weasley.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «L’ha mangiata?» gli chiese Fred ecCitato, tendendo una mano per aiutare Harry a rialzarsi.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Mi piace Ludo» disse il signor Weasley in tono mite. «È stato lui a procurarCi quegli ottimi biglietti per la Coppa. Io gli ho fatto un piccolo favore: suo fratello, Otto, si è messo un po’ nei guai — per via di un tagliaerba con poteri innaturali — e io ho sistemato la cosa».
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Oh, Bagman è piuttosto piacevole, naturalmente» disse Percy sbrigativo, «ma chissà come ha fatto a diventare Direttore dell’UffiCio… se si pensa al signor Crouch! Non ce lo vedo proprio, il signor Crouch, a perdere un membro del nostro UffiCio senza cercare di scoprire che cosa gli è successo. Ma vi rendete conto che Bertha Jorkins è sparita da più di un mese? È andata in vacanza in Albania e non è più tornata…»
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Sì, ne ho parlato con Ludo» disse il signor Weasley, acCigliato. «Dice che Bertha si è persa moltissime volte prima d’ora — anche se devo dire che se si trattasse di qualcuno del mio UffiCio, sarei in pensiero…»
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Oh, Bertha è un caso disperato, è vero» disse Percy. «Ho sentito dire che è stata trasferita da un UffiCio all’altro per anni, insomma, dà molti più guai di quanto non valga… ma comunque Bagman dovrebbe cercarla. Il signor Crouch si è interessato personalmente al caso — lei una volta lavorava da noi, sapete, e credo che al signor Crouch piacesse molto — ma Bagman non fa che ridere e dire che probabilmente teneva la cartina a rovesCio ed è finita in Australia invece che in Albania. Comunque» Percy fece un gran sospiro e bevve un bel sorso di vino di fior di sambuco, «abbiamo abbastanza da fare all’UffiCio per la Cooperazione Magica Internazionale senza metterCi a cercare anche i membri degli altri UffiCi. Come sapete, dobbiamo organizzare un altro evento importante dopo la Coppa del Mondo». Si schiarì la gola in tono eloquente e guardò verso l’estremità del tavolo, dov’erano seduti Harry, Ron e Hermione. «Tu sai di cosa parlo, papà». Alzò appena la voce. «La cosa top-secret».
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    Ron alzò gli occhi al Cielo e borbottò a Harry e Hermione: «Vuole che gli chiediamo di che si tratta, fa così fin da quando ha cominCiato a lavorare. Probabilmente è una mostra di calderoni col doppio fondo».
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «A me piacCiono» intervenne Ginny, che era seduta accanto a Bill. «Sei così fuori moda, mamma. Comunque, non sono affatto lunghi come quelli del professor Silente…»
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    ViCino alla signora Weasley, Fred, George e Charlie stavano parlando animatamente della Coppa del Mondo.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Ha perso con la Transilvania, trecentonovanta a dieCi» disse Charlie cupo. «Uno spettacolo agghiacCiante. E il Galles ha perso con l’Uganda, e il Lussemburgo ha massacrato la Scozia».
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    All’improvviso gli venne in mente la ragione per cui aveva scritto a Sirius e per un attimo fu lì lì per raccontare a Ron e Hermione della Cicatrice bruCiante e del sogno che lo aveva svegliato… Ma non voleva proprio metterli in agitazione in quel momento, non quando lui stesso si sentiva così felice e tranquillo.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Guardate un po’ l’ora» disse la signora Weasley all’improvviso, dando un’occhiata all’orologio da polso. «Dovreste proprio essere a letto, tutti quanti: dovrete alzarvi all’alba per andare alla Coppa. Harry, se mi lasCi la tua lista delle cose di scuola, te le prendo io domani a Diagon Alley, insieme a quelle dei ragazzi. Può darsi che non resti tempo dopo la Coppa del Mondo: l’ultima volta la partita è durata Cinque giorni».
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Be’, io no di certo» disse Percy in tono affettato. «Tremo al pensiero di quello che troverei sulla mia scrivania se mancassi Cinque giorni dall’uffiCio».
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Sì, qualcuno potrebbe scaricarCi di nuovo della cacca di drago, eh, Perce?» disse Fred.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    Si vestirono in silenzio, troppo intontiti per parlare, poi, sbadigliando e stiracchiandosi, tutti e quattro scesero le scale ed entrarono in cuCina.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    La signora Weasley stava mescolando il contenuto di un grosso tegame sul fornello, mentre il signor Weasley era seduto a tavola e controllava un fasCio di grossi biglietti di pergamena. Alzò gli occhi mentre entravano i ragazzi, e allargò le bracCia per farsi vedere: indossava una speCie di maglione da golfista e un paio di jeans vecchissimi, un po’ troppo larghi per lui, tenuti su da una spessa Cintura di pelle.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «Dove sono Bill, Charlie e Per-Per-Percy?» chiese George senza riusCire a soffocare un grande sbadiglio.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «Be’, loro si Materializzano, vero?» disse la signora Weasley, posando il tegame sul tavolo e cominCiando a versare il porridge nelle Ciotole. «Così possono dormire un po’ di più».
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    Harry sapeva che Materializzarsi era molto diffiCile; voleva dire sparire da un posto e riapparire quasi all’istante in un altro.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «Allora sono ancora a letto?» brontolò Fred, tirando a sé la sua Ciotola di porridge.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «Perché non possiamo MaterializzarCi anche noi?»
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    Si preCipitò fuori dalla cuCina su per le scale.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «Oh, sì» rispose il signor Weasley, infilando i biglietti al sicuro nella tasca posteriore dei jeans. «L’UffiCio del Trasporto Magico ha fatto una multa a due persone l’altro giorno per Materializzazione senza patente. Non è faCile, Materializzarsi, e quando non lo si fa come si deve possono succedere cose spiacevoli. I due di cui sto parlando Ci hanno provato e si sono spaccati».
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «Metà di loro è rimasta indietro» spiegò il signor Weasley, versando un bel po’ di melassa nel suo porridge. «Così, naturalmente, sono rimasti bloccati. Non potevano andare né di qua né di là. Hanno dovuto aspettare che venisse a liberarli la Squadra Cancellazione Magia AcCidentale. Ci sono volute un bel po’ di scartoffie, credetemi, perché i Babbani avevano visto le parti del corpo rimaste dall’altra parte…»
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    Harry ebbe l’improvvisa visione di due gambe e un occhio abbandonati sul marCiapiede di Privet Drive.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «Oh, sì» disse il signor Weasley in tono pratico. «Ma si sono presi una bella multa, e non credo che Ci riproveranno molto presto. Non si può scherzare con la Materializzazione. Ci sono un sacco di maghi adulti che non la praticano. Preferiscono le scope… sono più lente ma più sicure».
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «Ma Bill, Charlie e Percy sono capaCi tutti e tre?»
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «Charlie ha dovuto fare l’esame due volte» disse Fred con un gran ghigno. «La prima volta è stato bocCiato. È apparso Cinque miglia più a sud di dove doveva, proprio sopra a una poveretta che faceva la spesa, vi ricordate?»
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «Sì, be’, comunque al secondo tentativo ce l’ha fatta» disse la signora Weasley tornando in cuCina tra calorosi sogghigni.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «Percy è passato solo due settimane fa» disse George. «Da allora si Materializza in cuCina tutte le mattine, solo per far vedere che è capace».
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    Risuonarono dei passi nel corridoio e Hermione e Ginny entrarono in cuCina, tutte e due pallide e gonfie di sonno.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «Perché dobbiamo alzarCi così presto?» chiese Ginny, stropicCiandosi gli occhi e prendendo posto a tavola.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «No, no, è lontanissimo» spiegò il signor Weasley sorridendo. «Dobbiamo camminare solo un po’. Ma è molto diffiCile per un gran numero di maghi riunirsi senza attirare l’attenzione dei Babbani. Dobbiamo fare molta attenzione a come viaggiamo in qualunque Circostanza, e per un evento importante come la Coppa del Mondo di Quidditch…»
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    La signora Weasley puntò la bacchetta verso la tasca di George e disse: «AcCio!»
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    Alcuni piccoli oggetti dai colori vivaCi sfrecCiarono fuori dalla tasca di George; lui tentò di afferrarli ma li mancò, e quelli filarono nella mano tesa della signora Weasley.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    Fu una scena spiacevole: era chiaro che i gemelli avevano tentato di portare via da casa più caramelle che potevano, e solo con l’Incantesimo di Appello la signora Weasley riuscì a trovarle tutte.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «AcCio! AcCio! AcCio!» gridò, e frotte di mou sfrecCiarono fuori dai posti più improbabili, compresi l’orlo della giacca di George e i risvolti dei jeans di Fred.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «Ci abbiamo messo sei mesi a inventarle!» urlò Fred mentre sua madre le gettava via.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    Insomma, quando partirono l’atmosfera non era delle più distese. La signora Weasley era ancora fumante di rabbia mentre baCiava il signor Weasley sulla guanCia, anche se non quanto i gemelli, che si misero lo zaino in spalla e usCirono senza dirle una parola.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    Faceva freddo e la luna brillava nel Cielo. Solo una strisCia di una cupa tinta verdastra all’orizzonte sulla loro destra mostrava l’avviCinarsi dell’alba. Harry, che stava pensando alle migliaia di maghi che si affrettavano verso la Coppa del Mondo di Quidditch, accelerò per mettersi al passo con il signor Weasley.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «Ma allora come fanno tutti quanti ad arrivarCi senza che i Babbani se ne accorgano?» chiese.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «È stato un problema organizzativo cruCiale» sospirò il signor Weasley. «Il guaio è che alla Coppa del Mondo arrivano qualcosa come centomila maghi, e naturalmente non abbiamo un sito magico abbastanza grande da accoglierli tutti. Ci sono luoghi in cui i Babbani non possono entrare, ma prova a immaginare di stipare centomila maghi a Diagon Alley o sul binario nove e tre quarti. Così abbiamo dovuto trovare una bella landa deserta e mettere in atto tutte le precauzioni anti-Babbani possibili. L’intero Ministero Ci ha lavorato per mesi. Prima di tutto, naturalmente, bisogna scaglionare gli arrivi. Quelli con i biglietti più a buon mercato devono arrivare con due settimane d’antiCipo. Un numero limitato usa mezzi di trasporto babbani, ma gli altri non possono affollare i loro pullman e treni: ricorda che i maghi arrivano da tutto il mondo. Alcuni si Materializzano, naturalmente, ma dobbiamo trovare dei luoghi sicuri per la loro Materializzazione, a distanza di sicurezza dai Babbani. Credo che per questo Ci sia un bosco comodo. Per quelli che non vogliono o non possono Materializzarsi, Ci sono le Passaporte, oggetti che servono a trasportare i maghi da un posto all’altro in un orario prestabilito. Si possono organizzare gruppi numerosi, se occorre. Ci sono duecento Passaporte disposte in punti strategiCi in tutta la Gran Bretagna, e la più viCina a noi è in Cima al Col dell’Ermellino, ed è lì che siamo diretti».
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    Il signor Weasley indicò un punto davanti a loro, dove una grossa massa nera affiorava oltre la Cittadina di Ottery St Catchpole.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «Be’, possono essere qualsiasi cosa» disse il signor Weasley. «Cose che non si notano, ovviamente, così i Babbani non vanno a raccoglierle e non Ci giocano… cose che scambiano per rifiuti…»
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    Percorsero faticosamente l’umido viale scuro che portava al villaggio, il silenzio rotto solo dai loro passi. Il Cielo si illuminava molto lentamente mentre attraversavano il villaggio, e il nero d’inchiostro si diluiva in un blu fondo. Harry aveva le mani e i piedi congelati. Il signor Weasley continuava a controllare l’ora.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    Non ebbero fiato da sprecare per la conversazione quando cominCiarono a salire il Col dell’Ermellino, inCiampando ogni tanto in tane di coniglio nascoste, sCivolando su grosse zolle nere. A ogni respiro l’aria sembrava penetrare come una lama nel petto di Harry, e le gambe stavano cominCiando a irrigidirsi quando alla fine i suoi piedi incontrarono un terreno pianeggiante.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «Uff!» disse il signor Weasley ansante, togliendosi gli occhiali e strofinandoli sul golf. «Be’, è andata bene. Abbiamo ancora dieCi minuti…»
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «Ora Ci serve solo la Passaporta» disse il signor Weasley, infilando di nuovo gli occhiali e scrutando il terreno intorno. «Non dev’essere grossa… avanti…»
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    Due alte sagome si stagliavano contro il Cielo stellato sull’altro lato della collina.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «Vi presento Amos Diggory» disse il signor Weasley. «Lavora per l’UffiCio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche. E credo che conosCiate suo figlio Cedric».
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    Cedric Diggory era un ragazzo molto bello di Circa diCiassette anni. Era capitano e Cercatore della squadra di Quidditch della Casa di Tassorosso a Hogwarts.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «Ciao» disse Cedric volgendo lo sguardo intorno.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    Tutti risposero «Ciao» tranne Fred e George, che fecero appena un cenno. Non avevano mai veramente perdonato a Cedric di aver sconfitto la loro squadra, Grifondoro, nel primo incontro di Quidditch dell’anno passato.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «Ci siamo dovuti alzare alle due, vero, Ced? Te lo assicuro, sarò felice quando avrà passato l’esame di Materializzazione. Ma non mi lamento, la Coppa del Mondo di Quidditch non me la perderei per un sacco pieno di galeoni… e in effetti i biglietti costano quasi altrettanto. E tieni conto che me la sono cavata a buon mercato…» Amos Diggory lanCiò uno sguardo allegro ai ragazzi. «Sono tutti tuoi, Arthur?»
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    Era ormai abituato alla curiosità della gente e alle occhiate che tutti lanCiavano alla sua Cicatrice, ma si sentiva sempre a disagio.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «Ced mi ha parlato di te, naturalmente» disse Amos Diggory. «Ci ha detto tutto delle partite che avete giocato l’anno scorso, sai… E io gli ho detto: Ced, questa è una cosa che racconterai ai tuoi nipotini, sì… gli ho detto, hai battuto Harry Potter!»
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    Harry non riuscì a pensare a una risposta, così restò zitto. Fred e George erano di nuovo imbronCiati. Cedric sembrava vagamente imbarazzato.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «Harry è caduto dalla scopa, papà» mormorò. «Te l’ho detto… è stato un inCidente…»
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «No. i Lovegood sono già qui da una settimana e i Fawcett non sono riusCiti a trovare i biglietti» disse il signor Diggory. «Non ce ne sono altri di noi in questa zona, vero?»
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    Stavano tutti li in cerchio, mentre una brezza fredda accarezzava la Cima della collina. Nessuno parlò. All’improvviso a Harry venne in mente come sarebbe parsa strana la scena se un Babbano fosse salito lassù in quel momento… nove persone, due adulti, aggrappati a quel vecchio, logoro stivale nella semioscurità, in attesa…
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    Successe in un attimo. Per Harry fu come se una forza irresistibile lo avesse arpionato all’ombelico, strattonandolo in avanti. I suoi piedi si staccarono da terra, avvertì Ron e Hermione ai suoi fianchi, spalla contro spalla, e tutti sfrecCiarono in un ululato di vento e di colore vorticante; il suo indice era incollato allo stivale come trasCinato da una calamita, e poi…
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    I suoi piedi toccarono bruscamente il suolo: Ron gli barcollò addosso e lui cadde; la Passaporta piombò a terra con un tonfo sordo viCino alla sua testa.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «Era quella delle sette meno Cinque da Col dell’Ermellino» disse una voce.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

   Harry si districò da Ron e si alzò in piedi. Erano arrivati su quella che sembrava una strisCia deserta di brughiera nebbiosa. Davanti a loro c’era una coppia di maghi stanchi dall’aria scontrosa, uno dei quali reggeva un grosso orologio d’oro, l’altro un grosso rotolo di pergamena e una penna d’aquila. Erano entrambi camuffati da Babbani, anche se maldestramente; l’uomo con l’orologio indossava un completo di tweed con galosce al polpacCio; il suo collega, un kilt e un poncho.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Salute a te, Arthur» disse stancamente Basil. «Non sei in servizio, eh? Certi hanno tutte le fortune… è tutta la notte che siamo qui… meglio che ti tolga di torno, abbiamo una grossa comitiva in arrivo dalla Foresta Nera con la Passaporta delle sette e un quarto. Aspetta, ora vi trovo il campeggio… Weasley… Weasley…» Consultò la lista sulla pergamena. «A Circa Cinquecento metri da quella parte, il primo campeggio che incontrate. Il direttore si chiama Roberts. Diggory… secondo campeggio… chiedete del signor Payne».
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Si avviarono per la brughiera deserta, senza riusCire a vedere granché attraverso la nebbiolina. Dopo Circa venti minuti, cominCiarono a intravedere una piccola casa di pietra viCino a un cancello. Al di là, Harry distinse a stento le sagome spettrali di centinaia e centinaia di tende, erette sul fianco di un grande campo che saliva dolcemente verso un fitto bosco all’orizzonte. Salutarono i Diggory e si avviCinarono alla casa.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Ah… sicuro… certo…» disse il signor Weasley. Si allontanò di qualche passo e fece cenno a Harry di avviCinarsi. «Aiutami, Harry» bisbigliò, estraendo un mazzetto di banconote babbane dalla tasca e cominCiando a sfogliarle. «Questo è da… da… dieCi? Ah, sì, adesso vedo i numeri… allora questo è da Cinque?»
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Lei non è il primo ad aver problemi con i soldi» spiegò il signor Roberts, esaminando il signor Weasley da viCino. «DieCi minuti fa due tipi hanno cercato di pagarmi con delle monete d’oro grandi come coprimozzi».
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «È come una speCie di… non so… come una speCie di raduno» disse il signor Roberts. «Hanno l’aria di conoscersi tutti. Come una gran festa».
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    In quel momento, un mago con i pantaloni alla zuava apparve dal nulla viCino al signor Roberts.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Oblivion!» disse in tono secco, puntandogli contro la bacchetta. Immediatamente gli occhi del signor Roberts diventarono vacui, le sue sopracCiglia si spianarono e uno sguardo di sognante indifferenza cadde sul suo viso. Harry riconobbe gli effetti dell’Incantesimo di Memoria.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Il mago con i pantaloni alla zuava li accompagnò verso il cancello del campeggio. Sembrava sfinito; aveva il mento blu di barba non fatta e profonde ombre viola sotto gli occhi. Una volta fuori dalla portata del signor Roberts, bisbigliò al signor Weasley: «Mi sta dando un sacco di problemi. Ha bisogno di un Incantesimo di Memoria dieCi volte al giorno per starsene tranquillo. E Ludo Bagman non mi dà certo una mano. Va in giro a parlare di Bolidi e Pluffe a voce altissima, e non Ci pensa proprio alla sicurezza anti-Babbani. Cielo, sarò felice quando tutto questo sarà finito. Ci vediamo più tardi. Arthur».
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Ma il signor Bagman non è il Direttore dei Giochi e degli Sport MagiCi?» chiese Ginny con aria sorpresa. «Dovrebbe saperlo che non si parla di Bolidi coi Babbani in Circolazione, vero?»
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Dovrebbe» disse il signor Weasley sorridendo e guidandoli attraverso il cancello su per il campeggio, «ma Ludo è sempre stato un po’… be’… rilassato in fatto di sicurezza. In compenso non si potrebbe desiderare un Direttore dell’UffiCio per lo Sport più entusiasta. Giocava a Quidditch nella Nazionale Inglese, sapete. Ed è stato il miglior Battitore che le Vespe di Winbourne abbiano mai avuto».
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Siamo sempre gli stessi» disse il signor Weasley con un sorriso, «non possiamo fare a meno di esibirCi quando Ci ritroviamo. Ah, eccoCi, guardate, questo è il nostro posto».
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Avevano raggiunto il limitare del bosco in Cima al campo, e lì c’era uno spazio vuoto, con un piccolo cartello piantato per terra che diceva “Weezly”.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Non potevamo trovare un posto migliore!» disse allegramente il signor Weasley. «Lo stadio è proprio dall’altra parte del bosco, siamo viCinissimi». Si sfilò lo zaino dalle spalle. «Allora» disse in tono ecCitato, «vietato usare magia, e dico sul serio, non quando siamo così tanti in terra babbana. Monteremo queste tende a mano! Non dovrebbe essere troppo diffiCile… i Babbani lo fanno sempre… senti, Harry, secondo te da dove cominCiamo?»
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Harry non era mai andato in campeggio in vita sua; i Dursley non lo avevano mai portato in vacanza, preferendo lasCiarlo con la signora Figg, un’anziana viCina. Comunque, lui e Hermione scoprirono dove dovevano andare quasi tutti i pali e i picchetti, e anche se il signor Weasley fu più d’intralCio che d’aiuto, perché divenne deCisamente sovrecCitato quando fu il momento di usare il martelletto, alla fine riusCirono a montare due malinconiche tende a due posti.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Tutti quanti fecero un passo indietro per ammirare la loro opera. Nessuno, guardando quelle tende, avrebbe detto che appartenevano a dei maghi, pensò Harry, ma il guaio era che una volta arrivati Bill, Charlie e Percy, sarebbero stati in dieCi. Anche Hermione sembrava aver colto il problema; scoccò uno sguardo interrogativo a Harry mentre il signor Weasley si metteva a quattro zampe ed entrava nella prima tenda.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Harry s’infilò carponi sotto il lembo della tenda e rimase a bocca aperta. Era entrato in quello che sembrava un appartamento di tre stanze un po’ vecchiotto, completo di bagno e cuCina. Cosa bizzarra, era arredato esattamente allo stesso modo di quello della signora Figg; c’erano foderine all’unCinetto sulle sedie scompagnate, e un forte odore di gatto.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Be’, non dovremo starCi molto» disse il signor Weasley, asCiugandosi la pelata con un fazzoletto e dando un’occhiata ai quattro letti a castello stipati nella camera da letto. «Me l’ha prestata Perkins dell’uffiCio. Non va quasi più in campeggio, poveracCio, ha la lombaggine». Prese il bollitore polveroso e Ci guardò dentro. «Ci servirà dell’acqua…»
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «C’è un rubinetto segnato su questa mappa che Ci ha dato il Babbano» disse Ron, che aveva seguito Harry dentro la tenda, e sembrava assolutamente indifferente alle sue straordinarie dimensioni interne. «È dall’altra parte del campo».
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Be’, perché tu, Harry e Hermione non andate a prenderCi l’acqua, allora?» Il signor Weasley porse loro il bollitore e un paio di pentole. «Intanto noi andremo a raccogliere della legna per il fuoco».
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Ron, sicurezza anti-Babbani!» disse il signor Weasley, con l’aria di uno che pregusta qualcosa di speCiale. «Quando i veri Babbani vanno in campeggio, cuCinano sul fuoco all’aperto, li ho visti io!»
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Dopo un breve giro nella tenda delle ragazze, che era leggermente più piccola di quella dei maschi, anche se priva dell’odore di gatto, Harry, Ron e Hermione si acCinsero ad attraversare il campeggio con il bollitore e le pentole.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Ora, col sole appena sorto e la nebbiolina che si diradava, videro la Città di tende che si allargava in tutte le direzioni. Si fecero strada lentamente tra le file, guardandosi intorno incuriositi. Solo in quel momento Harry cominCiò a capire quanti maghi e quante streghe dovevano esserCi al mondo; non aveva mai pensato molto a quelli degli altri paesi.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Gli altri campeggiatori si stavano svegliando. Le prime ad alzarsi erano le famiglie con bambini; Harry non aveva mai visto prima maghi e streghe così piccoli. Un bambinetto di non più di due anni era accoccolato fuori da una gran tenda a forma di piramide, teneva in mano una bacchetta e la puntava allegramente verso una lumaca nell’erba, che si gonfiò piano piano fino a raggiungere la taglia di una salsicCia. Mentre gli passavano davanti, sua madre uscì in fretta dalla tenda.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Era sCivolata sulla lumaca gigante, che esplose. La sua invettiva li seguì nell’aria immobile, mescolata agli ululati del piccolo: «Rotto lumaca! Rotto lumaca!»
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Qua e là maghi e streghe adulti emergevano dalle loro tende e cominCiavano a preparare la colazione. Alcuni, gettandosi intorno occhiate furtive, accendevano il fuoco con la bacchetta; altri sfregavano fiammiferi con aria dubbiosa, come se fossero certi che non poteva funzionare. Tre maghi africani sedevano immersi in una seria conversazione, tutti vestiti con lunghe tuniche bianche, intenti a cuocere quello che sembrava un coniglio su un fuoco di un viola chiaro, mentre un gruppo di streghe americane di mezza età sedeva spettegolando allegramente sotto uno strisCione teso tra le loro tende che diceva: “Istituto delle Streghe di Salem”. Harry colse stralCi di conversazione in lingue strane man mano che oltrepassavano le tende, e anche se non riuscì a capire una sola parola, il tono di ogni voce era ecCitato.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Vi piacCiono le decorazioni?» disse Seamus con un sorriso, quando Harry, Ron e Hermione si avviCinarono per salutarlo. «Il Ministero non è molto contento».
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Le tende non erano state coperte di vegetali, ma Ciascuna di loro teneva appeso lo stesso poster, il poster di un volto molto corrucCiato con folte sopracCiglia nere. Naturalmente l’immagine si muoveva, ma non faceva altro che strizzare gli occhi e scoccare sguardi cupi.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Che facCia antipatica» disse Hermione, guardando i molti Krum che strizzavano gli occhi e lanCiavano loro occhiate torve.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «FacCia antipatica?» Ron alzò gli occhi al Cielo. «E chi se ne importa di che facCia ha? E incredibile. E poi è giovanissimo. Ha solo diCiott’anni o giù di lì. È un genio, stasera vedrete».
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    C’era già una piccola coda davanti al rubinetto nell’angolo del campo. Harry, Ron e Hermione si misero in fila, dietro a due uomini impegnati in un’accesa discussione. Uno era un mago molto anziano che indossava una lunga camiCia da notte a fiori. L’altro era chiaramente un mago del Ministero; sventolava un paio di pantaloni gessati e quasi urlava, esasperato:
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Al ritorno, carichi d’acqua, riattraversarono il campeggio più lentamente. Qua e là videro facce più familiari: altri studenti di Hogwarts con le loro famiglie. Oliver Baston, l’ex capitano della squadra di Quidditch della Casa di Grifondoro, che aveva appena lasCiato Hogwarts, trasCinò Harry fino alla tenda dei genitori per presentarlo, e gli disse in tono ecCitato che era appena stato ingaggiato nella riserva della squadra del Puddlemore United. Poi furono salutati da Ernie Macmillan, uno del quarto anno di Tassorosso, e un po’ più in là videro Cho Chang, una ragazzina molto graziosa che giocava da Cercatrice per la squadra di Corvonero. Salutò Harry con la mano e gli sorrise, e lui si rovesCiò parecchia acqua addosso per rispondere al saluto. Più che altro per far smettere Ron di fare smorfie, Harry indicò in fretta un bel gruppo di ragazzi che non aveva mai visto prima.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Mi sa che vengono da una scuola straniera» disse Ron. «So che ce ne sono altre, ma non ho mai conosCiuto nessuno che ne frequenti una. Bill aveva un amico di penna di una scuola in Brasile… è stato tanti anni fa… e voleva fare un viaggio-scambio, ma mamma e papà non potevano permetterselo. Quando gli ha fatto sapere che non poteva andare, il suo amico di penna si è offeso molto e gli ha mandato un cappello stregato. Gli ha accartocCiato le orecchie».
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Harry rise. Era rimasto sorpreso alla notizia che esistevano altre scuole di magia, ma ora che vedeva nel campeggio maghi di così tante nazionalità, pensò che era stato sCiocco a non capire che Hogwarts non poteva essere l’unica. Scoccò un’occhiata a Hermione, che non sembrava affatto stupita. Senza alcun dubbio aveva già letto la cosa in qualche libro.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Ci avete messo dei secoli» disse George quando finalmente furono di ritorno alla tenda dei Weasley.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Abbiamo incontrato un po’ di gente» disse Ron, posando il reCipiente con l’acqua. «Non avete ancora acceso il fuoco?»
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Il signor Weasley non riusCiva assolutamente ad accendere il fuoco, ma non era perché non Ci provasse. Fiammiferi spezzati ricoprivano il terreno tutto intorno, ma lui sembrava spassarsela come mai nella vita.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Oops!» disse quando riuscì ad accenderne uno, e subito lo lasCiò cadere per la sorpresa.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Alla fine riusCirono ad accendere il fuoco, anche se Ci volle almeno un’altra ora prima che fosse abbastanza caldo da poter cuocere qualcosa. Comunque c’era molto da fare nell’attesa: la loro tenda sembrava montata proprio accanto al sentiero prinCipale che conduceva allo stadio, e membri del Ministero continuavano a correre su e giù, salutando cordialmente il signor Weasley mentre passavano. Il signor Weasley faceva la cronaca, più che altro a uso di Harry e Hermione; i suoi figli sapevano troppo del Ministero per essere granché interessati.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Quello era Cuthbert Mockridge, Direttore dell’UffiCio Relazioni coi Goblin… ecco che arriva Gilbert Wimple, fa parte del Comitato di Incantesimi Sperimentali, è da un po’ che ha quelle corna… Ciao, Arnie… Arnold Peasegood, è un Obliviatore… un membro della Squadra Cancellazione Magia AcCidentale… e quelli sono Bode e Croaker… sono IndiCibili…»
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Dell’UffiCio Misteri, topsecret, non so che cosa fanno…»
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Finalmente il fuoco fu pronto, e avevano appena cominCiato a cuCinare uova e salsicce quando Bill, Charlie e Percy spuntarono dal bosco e si diressero verso di loro.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Ci siamo appena Materializzati, papà» disse Percy a voce alta. «Ah, ottimo, è ora di pranzo!»
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Erano a metà dei loro piatti di salsicce e uova quando il signor Weasley balzò in piedi sorridendo e sventolando un bracCio verso un uomo che veniva loro incontro.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Ludo Bagman era di gran lunga il personaggio più vistoso che Harry avesse mai visto fino a quel momento, compreso il vecchio Archie con la sua camiCia da notte a fiori. Indossava lunghi abiti da Quidditch a grosse strisce orizzontali giallo vivo e nero. Sul suo petto era stampato l’enorme disegno di una vespa. Doveva aver avuto un fisico possente, un tempo; ora gli abiti si tendevano su un panCione che certo non aveva nei giorni in cui giocava nella nazionale inglese di Quidditch. Aveva il naso schiacCiato (probabilmente rotto da un Bolide vagante, pensò Harry), ma i suoi tondi occhi blu, i corti capelli biondi e la carnagione rosea lo facevano assomigliare a uno studente troppo cresCiuto.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Ehilà a voi!» gridò Bagman allegramente. Camminava come se avesse delle molle sotto i piedi, ed era chiaramente in uno stato di folle ecCitazione.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Arthur, vecchio mio» disse ansando mentre si avviCinava al fuoco, «che giornata, eh? Che giornata! Potevamo desiderare un tempo migliore? Si prospetta una notte senza nuvole… e i preparativi vanno quasi alla perfezione… non ho niente da fare!»
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Proprio in quel momento, alle sue spalle, un gruppo di maghi del Ministero dall’aria tesa scattarono in direzione di un fuoco indubbiamente magico che spediva sCintille violette a sei metri d’altezza.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Percy corse avanti con la mano tesa. A quanto pareva, la sua disapprovazione del modo in cui Ludo Bagman gestiva il suo UffiCio non gli impediva di voler fare una buona impressione su di lui.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Ah… sì» disse il signor Weasley con un gran sorriso, «questo è mio figlio Percy, ha appena cominCiato a lavorare al Ministero… e questo è Fred… no, George, scusa… quello è Fred… Bill, Charlie, Ron… mia figlia Ginny… e gli amiCi di Ron. Hermione Granger e Harry Potter».
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Bagman fu colto alla sprovvista quando udì il nome di Harry, e subito i suoi occhi scattarono, come di consueto, verso la famosa Cicatrice.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Bagman fece un sorriso radioso e agitò la mano come per dire che erano sCiocchezze.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Ti va una scommessina sulla partita?» disse in tono entusiastico, facendo tintinnare quello che sembrava un bel mucchietto d’oro nelle tasche dell’abito giallo e nero. «Ho già Roddy Pontner che ha scommesso con me che la Bulgaria segnerà per prima — gli ho offerto una buona quotazione, visto che i tre CacCiatori dell’Irlanda sono i migliori in Circolazione da anni — e la piccola Agatha Timms ha puntato la metà del suo allevamento di anguille su una partita lunga una settimana».
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Scommettiamo trentasette galeoni, quindiCi zellini e tre falCi» disse Fred, mentre lui e George radunavano in fretta tutto il denaro che avevano, «l’Irlanda vince… ma Viktor Krum prende il BocCino. Oh, e aggiungiamo una bacchetta finta».
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Non vorrete mostrare al signor Bagman una porcheria del genere» sibilò Percy, ma Bagman parve di tutt’altra idea: la sua facCia da bambino splendette di ecCitazione quando la prese dalle mani di Fred, e quando la bacchetta diede in uno strillo acuto e si trasformò in un pollo di gomma, Bagman ruggì dalle risate.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Eccellente! Non ne vedevo una così credibile da anni! Pagherei Cinque galeoni per averla!»
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Non fare il guastafeste, Arthur!» tuonò Ludo Bagman, facendo risuonare le tasche ecCitato. «Sono abbastanza grandi da sapere quello che vogliono! Dite che vince l’Irlanda ma Krum prende il BocCino? Impossibile, ragazzi, impossibile… Vi darò delle buone quote per questa scommessa… aggiungeremo Cinque galeoni per quella buffa bacchetta, allora, d’accordo…»
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Il signor Weasley rimase a guardare impotente mentre Ludo Bagman estraeva un quadernino e una penna e cominCiava a scrivere i nomi dei gemelli.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Bagman tornò a rivolgersi allegramente al signor Weasley. «Non è che mi offri una tazza di broda, eh? Sto cercando Barty Crouch. Il mio corrispettivo bulgaro mi sta dando qualche problema, e non capisco una parola di quello che dice. Barty riusCirà a chiarire tutto. Parla quasi centoCinquanta lingue».
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Non una parola» rispose Bagman tranquillamente. «Ma si farà viva. Povera vecchia Bertha… ha una memoria come un paiolo bucato e zero senso dell’orientamento. Si è persa, ve lo dico io. Un giorno d’ottobre ricomparirà in uffiCio, convinta che sia ancora luglio».
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Un mago si era appena Materializzato accanto al loro falò, e non avrebbe potuto fare un contrasto maggiore con Ludo Bagman, sdraiato nell’erba con i suoi vecchi vestiti da Vespa. Barty Crouch era un uomo anziano, rigido e impettito, impeccabilmente vestito in completo e cravatta. La scriminatura nei suoi corti capelli grigi era diritta in maniera quasi innaturale e i baffetti a spazzolino avevano l’aria di essere stati spuntati con l’aiuto della riga millimetrata. Le sue scarpe erano luCidate con estrema accuratezza. Harry capì subito perché Percy lo idolatrava: lui era un convinto assertore delle regole e della necessità di seguirle a puntino, e il signor Crouch aveva osservato la regola sull’abbigliamento babbano così cosCienziosamente che avrebbe potuto passare per un direttore di banca; Harry dubitava che perfino zio Vernon sarebbe riusCito a riconoscerlo per quello che era.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «No, grazie, Ludo» disse Crouch, e c’era una vena d’impazienza nella sua voce. «Ti ho cercato dappertutto. I Bulgari insistono che aggiungiamo altri dodiCi posti alla Tribuna d’onore».
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Signor Crouch!» disse Percy senza fiato, sprofondando in una speCie di mezzo inchino che lo fece sembrare gobbo. «Vuole una tazza di te?»
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Alì è convinto che Ci sia una nicchia di mercato per un veicolo familiare» disse il signor Crouch. «Mi ricordo che mio nonno aveva un Axminster che poteva portare dodiCi persone… ma è stato prima che i tappeti venissero proibiti, naturalmente».
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Lo puoi ben dire» rispose asCiutto il signor Crouch. «Organizzare Passaporte in Cinque continenti non è una cosa da niente, Ludo».
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Il signor Crouch alzò le sopracCiglia rivolto a Bagman.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Eravamo d’accordo di non annunCiarlo finché tutti i dettagli…»
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Oh, i dettagli!» disse Bagman, scacCiando via la parola come un nugolo di moscerini. «Hanno firmato, no? Si sono accordati, no? Scommetto quello che vuoi che questi ragazzi lo scopriranno molto presto. Voglio dire, è a Hogwarts che…»
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Ci vediamo più tardi!» esclamò. «Sarete su in Tribuna d’onore con me… facCio la telecronaca!» Agitò la mano, Barty Crouch fece un breve cenno ed entrambi si Smaterializzarono.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Sono informazioni riservate fino a quando il Ministero non deCiderà di renderle pubbliche» disse Percy rigidamente. «Il signor Crouch ha fatto bene a non rivelarle».
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Un senso d’ecCitazione quasi palpabile sorse come una nuvola sul campeggio via via che il pomeriggio avanzava. Al tramonto, la stessa immobile aria estiva sembrava vibrare di attesa, e mentre l’oscurità si stendeva come un manto sulle migliaia di maghi in attesa, le ultime tracce di finzione scomparvero: il Ministero parve arrendersi all’inevitabile, e smise di combattere i segni della magia dirompente che ormai apparivano dappertutto.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Venditori ambulanti si Materializzavano ogni pochi metri, trasportando vassoi e spingendo carretti carichi di merCi straordinarie. C’erano coccarde luminose — verdi per l’Irlanda, rosse per la Bulgaria — che strillavano i nomi dei giocatori, cappelli a punta verdi coperti di trifogli danzanti, sCiarpe bulgare adorne di leoni che ruggivano per davvero, bandiere di entrambi i paesi che suonavano l’inno nazionale quando le agitavi; c’erano modellini di Firebolt che volavano veramente, e pupazzetti da collezione di giocatori celebri che camminavano sul palmo della mano, pavoneggiandosi.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Omniocolo» disse il venditore con foga. «Si può fare il replay dell’azione… passare tutto al rallentatore… e vedere tutto azione per azione, se vi va. È un affare: dieCi galeoni l’uno».
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «AcCidenti, ho già comprato questo» disse Ron indicando il cappello col trifoglio e fissando con desiderio gli Omniocoli.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Me ne dia tre» disse Harry deCiso.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «No… lasCia stare» disse Ron arrossendo. Lo metteva in imbarazzo il fatto che Harry, a cui i genitori avevano lasCiato una piccola fortuna, fosse molto più ricco di lui.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Non vi regalerò niente a Natale» gli disse Harry mettendo gli Omniocoli in mano a Ron e Hermione. «Per i prossimi dieCi anni, voglio dire».
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Fecero ritorno alle tende con le tasche deCisamente alleggerite. Bill, Charlie e Ginny esibivano le loro coccarde verdi, e il signor Weasley portava una bandiera irlandese. Fred e George non avevano niente: avevano dato a Bagman tutti i loro soldi.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «È ora!» disse il signor Weasley, ecCitato come tutti loro. «Avanti, andiamo!»
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

   Tenendo ben stretti i loro acquisti, il signor Weasley in I testa, si affrettarono tutti a entrare nel bosco, seguendo il percorso illuminato dalle lanterne. Sentivano i rumori di migliaia di persone che si muovevano attorno a loro, urla e risate, frammenti di canzoni. L’atmosfera di ecCitazione febbrile era altamente contagiosa; Harry non riusCiva a smettere di sorridere. Camminarono nel bosco per venti minuti, parlando e scherzando a voce alta, finché usCirono all’aperto e si ritrovarono all’ombra di uno stadio gigantesco. Anche se Harry riuscì a vedere solo una piccola porzione degli immensi muri d’oro che Circondavano il campo, si rese conto che dieCi cattedrali Ci sarebbero state dentro comodamente.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    «Ha centomila posti» disse il signor Weasley, intercettando l’aria sbalordita di Harry. «Una task force del Ministero, Cinquecento persone, Ci ha lavorato per un anno. Incantesimi Respingi-Babbani dappertutto. Tutte le volte che i Babbani Ci si avviCinavano, gli venivano in mente certi appuntamenti importanti a cui non potevano mancare e filavano via, benedetti loro» aggiunse con calore, guidandoli verso l’ingresso più viCino, che era già Circondato da uno sCiame di streghe e maghi urlanti.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Le scale dentro lo stadio erano coperte di tappeti viola. Si arrampicarono col resto della folla, che lentamente si disperdeva nei vari settori. Il gruppo del signor Weasley continuò a salire finché non arrivarono in Cima, e si ritrovarono in una piccola tribuna posta nel punto più alto dello stadio e sistemata esattamente a metà tra gli anelli d’oro per segnare i goal. C’erano una ventina di poltrone viola e oro disposte su due file, e quando Harry, infilandosi nei posti davanti coi Weasley, guardò verso il basso, vide una scena che non avrebbe mai potuto immaginare.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Centomila maghi e streghe prendevano posto sui sedili che si elevavano a strati sul lungo campo ovale. Tutto era pervaso da una misteriosa luce dorata che sembrava emanare dallo stadio stesso. Da lassù, il campo sembrava lisCio come velluto. Alle due estremità del campo c’erano tre cerchi d’oro a quindiCi metri di altezza; proprio di fronte a loro, quasi al livello dello sguardo di Harry, c’era un tabellone gigantesco. Una grafia d’oro continuava a sfrecCiare su di esso come se la mano di un gigante invisibile lo scarabocchiasse e poi cancellasse tutto; guardandolo, Harry vide che sparava messaggi pubbliCitari per tutto il campo.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    BLUEBOTTLE: UNA SCOPA PER TUTTA LA FAMIGLIA. SICURA, AFFIDABILE, CON ALLARME ANTIFURTO INCORPORATO… SOLVENTE MAGICO DI NONNA ACETONELLA PER OGNI TIPO DI SPORCiZIA: VIA LA MACCHIA, VIA IL DOLORE!… ABBIGLIAMENTO PER MAGHI STRATCHY SONS: LONDRA, PARIGI, HOGSMEADE…
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Harry si guardò intorno per vedere chi c’era in tribuna. Era ancora vuota, a parte una minuscola creatura seduta al terzultimo posto della fila dietro di loro. La creatura, dalle gambe cosi corte che stavano dritte davanti a lei sulla poltrona, indossava uno strofinacCio drappeggiato come una toga, e teneva la facCia tra le mani. Eppure quelle lunghe orecchie da pipistrello erano stranamente familiari…
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    «Il signore mi ha appena chiamato Dobby?» squitti tra le dita l’elfo incuriosito. La sua voce era più acuta di quella di Dobby, una vocetta tremolante e stridula, e Harry sospettò — anche se era molto diffiCile a dirsi, con un elfo domestico — che quella potesse essere una femmina. Ron e Hermione si voltarono a guardare: avevano sentito molto parlare di Dobby da Harry, ma non l’avevano mai incontrato. Anche il signor Weasley osservò la creatura con interesse.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    «Ma anch’io conosce Dobby, signore!» squitti l’elfa. Si riparava il viso come se la luce l’accecasse, anche se la Tribuna d’onore non era molto illuminata. «Mi chiamo Winky, signore… e il signore…» i suoi occhi marrone scuro diventarono grandi come piattini mentre si posavano sulla Cicatrice di Harry, «il signore è certo Harry Potter!»
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Winky parve inorridire all’idea, e riparò di nuovo la facCia dietro le mani.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    «Gli elfi domestiCi non si paga, signore!» disse con un pigolio soffocato. «No, no, no, io dice a Dobby, io dice trovati una bella famiglia e sistemati, Dobby. Lui sta facendo su un gran baccano, signore, e non è una cosa adatta a un elfo domestico. Vai avanti a far fracasso così, Dobby, io gli dice, e la prossima che sento è che sei finito davanti all’UffiCio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, come un goblin qualunque».
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    «Gli elfi domestiCi non dovrebbe divertirsi, Harry Potter» disse Winky in tono deCiso da dietro le mani. «Gli elfi domestiCi fa quello che gli diCi. A me non piace affatto le altezze, Harry Potter…» lanCiò un’occhiata oltre il bordo della tribuna e deglutì, «… ma il padrone mi manda alla Tribuna d’onore e io viene, signore».
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    «Perché ti ha mandato quassù, se sa che non ti piacCiono le altezze?» chiese Harry acCigliato.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    «Padrone… padrone vuole che gli tengo il posto, Harry Potter, ha tanto da fare» disse Winky, piegando la testa verso il posto vuoto al suo fianco. «Winky vorrebbe essere di ritorno nella tenda del padrone, Harry Potter, ma Winky fa quello che le diCi, Winky è una brava elfa domestica».
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Scoccò un altro sguardo terrorizzato al bordo della tribuna e affondò di nuovo la facCia nelle mani. Harry si voltò verso gli altri.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Ron puntò l’Omniocolo e cominCiò a provarlo, fissando la folla dall’altra parte dello stadio.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    La tribuna si riempì lentamente nella mezz’ora successiva. Il signor Weasley continuava a stringere la mano a maghi chiaramente molto importanti. Percy scattava in piedi così spesso che sembrava fosse seduto su un porcospino. Quando arrivò Cornelius Caramell, il Ministro della Magia in persona, Percy fece un inchino così profondo che gli occhiali gli caddero e si ruppero. DeCisamente imbarazzato, li riparò con un colpo di bacchetta, e da quel momento rimase seduto, lanCiando sguardi gelosi a Harry, che Cornelius Caramell aveva salutato come un grande amico: gli strinse la mano con fare paterno, gli chiese come stava e lo presentò ai maghi che sedevano al suo fianco.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Il mago bulgaro all’improvviso notò la Cicatrice di Harry e cominCiò a blaterare ad alta voce, tutto agitato, indicandola.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    «Lo sapevo che ce l’avremmo fatta» disse stancamente Caramell a Harry. «Non sono granché nelle lingue, ho bisogno di Barty Crouch per questo genere di cose. Ah, vedo che la sua elfa domestica gli sta tenendo il posto… buona idea, questi Bulgari continuano a infiltrarsi… ah, ecco LuCius!»
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Harry, Ron e Hermione si voltarono in fretta. Lungo la seconda fila, diretti verso tre posti ancora vuoti proprio dietro al signor Weasley, si stavano infilando nientemeno che i vecchi proprietari di Dobby l’elfo domestico: LuCius Malfoy, suo figlio Draco e una donna che Harry immaginò essere la madre di Draco.
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    Harry e Draco Malfoy erano nemiCi fin dal loro primo viaggio verso Hogwarts. Pallido, il viso a punta e i capelli di un biondo quasi bianco, Draco somigliava moltissimo a suo padre. Anche sua madre era bionda, alta e sottile, e sarebbe stata carina se non avesse avuto l’aria di chi ha una gran puzza sotto il naso.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    «Ah, Caramell» disse Malfoy, tendendo la mano mentre si avviCinava al Ministro della Magia. «Come stai? Ti presento mia moglie NarCissa… e nostro figlio Draco…»
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Fu un attimo di tensione. Il signor Weasley e il signor Malfoy si scambiarono un’occhiata e Harry rammentò con chiarezza l’ultima volta che si erano trovati facCia a facCia: era stato al Ghirigoro, e si erano presi a pugni. I freddi occhi grigi del signor Malfoy sCivolarono sul signor Weasley, e poi su e giù per la fila.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    «Santo Cielo, Arthur» disse tranquillamente. «Che cos’hai dovuto vendere per avere i biglietti in Tribuna d’onore? Di sicuro la tua casa non valeva tanto…»
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Caramell, che non aveva sentito, disse: «LuCius ha appena fatto un’offerta molto generosa all’Ospedale di San Mungo per Malattie e Ferite Magiche, Arthur. È mio ospite, qui».
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Gli occhi del signor Malfoy erano tornati a posarsi su Hermione, che arrossì un po’, ma sostenne il suo sguardo con fermezza. Harry sapeva esattamente che cosa faceva arricCiare il labbro del signor Malfoy: lui e la sua famiglia si vantavano di essere maghi purosangue, e Cioè consideravano di seconda categoria chiunque fosse di origini babbane, come Hermione. Comunque, in presenza del Ministro della Magia il signor Malfoy non si arrischiò a dire nulla: fece solo un cenno beffardo al signor Weasley, e raggiunse i suoi posti nella fila. Draco scoccò a Harry, Ron e Hermione un’occhiata sprezzante, poi sedette tra sua madre e suo padre.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    «VisCidi imbeCilli» borbottò Ron mentre lui, Harry e Hermione tornavano a guardare verso il campo. Un attimo dopo, Ludo Bagman prese posto in tribuna.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    «Tutti pronti?» disse, il volto rotondo radioso come una grande, ecCitatissima forma di formaggio. «Ministro… pronto a partire’?»
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    La risposta venne quando un centinaio di Veela si riversarono su! campo. Le Veela erano donne… le donne più belle che Harry avesse mai visto… solo che non erano — non potevano essere — umane. Harry rimase interdetto per un attimo, mentre cercava di indovinare che cosa potessero essere; che cosa potesse far brillare in quel modo la loro pelle di un candore lunare, o far ondeggiare i loro capelli d’oro pallido senza che Ci fosse il vento… ma poi cominCiò la musica, e Harry smise di preoccuparsi del fatto che non erano umane: in effetti, smise di preoccuparsi di qualunque cosa.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Le Veela avevano cominCiato a ballare, e la testa di Harry si era completamente, beatamente svuotata. Tutto Ciò che importava al mondo era continuare a guardare le Veela, perché se avessero smesso di ballare, sarebbero successe cose terribili…
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    La musica cessò. Harry sbatté le palpebre. Era in piedi, e una delle sue gambe era a cavalCioni del muretto della tribuna. Accanto a lui, Ron era paralizzato in una posa che lo faceva sembrare sul punto di tuffarsi da un trampolino.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Un attimo dopo, quella che pareva una gran cometa verde e oro entrò saettando nello stadio. Fece un giro completo, poi si divise in due comete più piccole che si scagliarono verso gli anelli dorati e all’improvviso un arcobaleno s’inarcò sul campo, unendo le due sfere di luce. La folla fece “oooh” e “aaah” come davanti a uno spettacolo di fuochi d’artifiCio. Poi l’arcobaleno sbiadì e le sfere di luce si riunirono e si fusero; avevano formato un enorme trifoglio splendente, che si alzò in Cielo e prese a fluttuare sulle tribune. Qualcosa di simile a una pioggia dorata parve cadere giù…
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    «Ecco qua» gridò Ron allegramente, ficcando una manCiata di monete in mano a Harry. «Per l’Omniocolo! Ora ti toccherà comprarmi il regalo di Natale, ha!»
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    L’enorme trifoglio si dissolse, i Lepricani planarono sul campo dal lato opposto delle Veela e sedettero a gambe incroCiate per vedere la partita.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Una sagoma in vesti scarlatte su un manico di scopa sfrecCiò in campo, così rapida da sembrare sfocata, scatenando gli applausi veementi dei tifosi bulgari.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Viktor Krum era magro, scuro e con la pelle olivastra, un gran naso a becco e folte sopracCiglia nere. Assomigliava a un uccello da preda troppo cresCiuto. Era diffiCile credere che avesse solo diCiotto anni.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Sette turbini verdi sfrecCiarono in campo; Harry girò una rotellina sul lato dell’Omniocolo e fece rallentare i giocatori quel tanto che bastò a leggere la parola FIREBOLT sul fianco di Ciascuna delle loro scope, e a vedere i loro nomi ricamati in argento sulla schiena.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Un mago piccolo e magrolino, completamente calvo ma con un paio di baffi da far concorrenza a zio Vernon, vestito d’oro puro per intonarsi allo stadio, entrò in campo. Da sotto i baffi gli spuntava un fischietto d’argento; portava una grossa cassa di legno sotto un bracCio e il suo manico di scopa sotto l’altro. Harry riportò l’Omniocolo sulla veloCità normale, osservando con attenzione Mustafà che montava sulla sua scopa e apriva la cassa con un calCio. Quattro palline balzarono a mezz’aria: la Pluffa scarlatta, i due Bolidi neri e (Harry lo intuì appena prima che sparisse) il minuscolo BocCino d’Oro alato. Con un soffio acuto di fischietto, Mustafà scattò in aria dietro le palline.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Era Quidditch come Harry non l’aveva mai visto giocare prima. Teneva l’Omniocolo cosi appicCicato agli occhi che gli occhiali si conficcavano nelle orbite. La veloCità dei giocatori era incredibile: i CacCiatori si passavano la Pluffa così in fretta che Bagman aveva appena il tempo di dire i loro nomi. Harry girò una rotellina sulla destra dell’Omniocolo, premette il pulsante “azione per azione” e seguì la partita al rallentatore, mentre lucCicanti lettere viola lampeggiavano sulle lenti, e il fragore della folla gli martellava i timpani.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    “FORMAZIONE D’ATTACCO TESTADIFALCO” lesse mentre guardava i tre CacCiatori irlandesi sfrecCiare viCinissimi, Troy al centro, appena un po’ più avanti di Mullet e Moran. lanCiarsi sui Bulgari. “PASSAGGIO DI PORSKOFF” lampeggiò subito dopo, mentre Troy finse di scattare in alto con la Pluffa, deviando la CacCiatrice bulgara Ivanova, e passando la Pluffa a Moran. Uno dei Battitori bulgari, Volkov, assestò un gran colpo a un Bolide di passaggio con la sua piccola mazza, scaraventandolo sulla traiettoria di Moran; Moran si abbassò per evitare il Bolide e lasCiò cadere la Pluffa: e Levski. che volava lì sotto, la prese…
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    «TROY SEGNA!» raggi Bagman, e lo stadio tremò all’esplosione di applausi e urla. «DieCi a zero per l’Irlanda!»
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    «Harry, se non vuoi guardare a veloCità normale, ti perderai un sacco di cose!» gridò Hermione, che ballava su e giù, agitando per aria le bracCia mentre Troy faceva un giro d’onore del campo. Harry guardò rapido al di sopra dell’Omniocolo, e vide che i Lepricani che seguivano la partita da bordo campo erano tutti decollati formando in aria l’enorme trifoglio lucente. Dall’altra parte, le Veela li osservavano imbronCiate.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Furioso con se stesso, Harry girò la rotella della veloCità fino a tornare in posizione normale. Il gioco riprese.
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    Harry se ne intendeva abbastanza di Quidditch da capire che i CacCiatori irlandesi erano straordinari. Lavoravano come una squadra compatta, sembrava che si leggessero nel pensiero gli schemi di gioco, e la coccarda sul petto di Harry continuava a strillare i loro nomi: «Troy-Mullet-Moran!» E dieCi minuti dopo, l’Irlanda aveva segnato altre due volte, conducendo per trenta a zero e susCitando una tonante marea di ululati e di applausi tra i tifosi verdevestiti.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    La partita si fece più serrata, ma anche più brutale. Volkov e Vulchanov, i Battitori bulgari, colpivano i Bolidi più ferocemente che potevano per disarCionare i CacCiatori irlandesi, e stavano riuscendo a sabotare alcune delle loro mosse migliori; due volte furono costretti a disperdersi, e poi, alla fine, Ivanova riuscì a spezzare i ranghi avversari, a scartare il Portiere, Ryan, e segnare la prima rete della Bulgaria.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    «Dita nelle orecchie!» ululò il signor Weasley mentre le Veela cominCiavano a danzare festanti. Harry strizzò gli occhi, anche; voleva restare concentrato sul gioco. Dopo qualche secondo, azzardò un’occhiata al campo. Le Veela avevano smesso di danzare, e la Bulgaria era di nuovo in possesso di Pluffa.
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    «Dimitrov! Levski! Dimitrov! Ivanova… oh, Cielo!» ruggì Bagman.
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    Centomila maghi e streghe trattennero il respiro mentre i due Cercatori, Krum e Lynch, preCipitavano in mezzo ai CacCiatori, così rapidi che parve che si fossero appena lanCiati da un aereo senza paracadute. Harry seguì la loro discesa con l’Omniocolo, strizzando gli occhi per vedere dov’era il BocCino…
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Aveva quasi ragione: all’ultimissimo istante, Viktor Krum interruppe la picchiata e ne uscì volando a spirale. Lynch, invece, colpì il suolo con un tonfo sordo che riecheggiò per tutto lo stadio. Un alto lamento si levò dalle tribune irlandesi.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    «SCiocco!» gemette il signor Weasley. «Quella di Krum era una finta!»
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    Harry premette in fretta i pulsanti “replay” e “azione per azione” del suo Omniocolo, ruotò appena la rotella della veloCità e se li portò di nuovo agli occhi.
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    Guardò Krum e Lynch scendere di nuovo in picchiata al rallentatore. “FINTA WRONSKY — PERICOLOSA AZIONE DIVERSIVA TRA CERCATORI” reCitavano le lucenti lettere viola oltre le lenti. Vide il viso di Krum deformato nello sforzo di concentrazione mentre scartava dalla picchiata appena in tempo, mentre Lynch si schiantava, e capì: Krum non aveva affatto visto il BocCino, voleva solo che Lynch lo imitasse. Harry non aveva mai visto nessuno volare così; Krum si muoveva nell’aria apparentemente senza peso, con tale naturalezza che non sembrava nemmeno usare un manico di scopa. Harry riportò l’Omniocolo a veloCità normale e mise a fuoco Krum. Stava volando in alti cerchi sopra Lynch, che in quel momento veniva rianimato dai medimaghi con caliCi di pozione. Harry usò lo zoom per inquadrare il viso di Krum e vide i suoi occhi scuri dardeggiare per tutto il campo trenta metri sotto. Stava usando il tempo in cui Lynch veniva rianimato per individuare il BocCino senza interferenze.
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    Lynch finalmente si rialzò, salutato da alte grida dei tifosi verdi, risalì sulla Firebolt e si levò di nuovo in aria. Il suo ritorno parve dare nuova forza all’Irlanda. Quando Mustafà fischiò di nuovo, i CacCiatori si misero in moto con un’abilità impareggiabile, che Harry mai aveva visto prima.
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    Dopo altri quindiCi serrati, furibondi minuti, l’Irlanda era in testa di altre dieCi reti. Ora conduceva per centotrenta a dieCi, e il gioco cominCiava a farsi più sporco.
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    Mentre Mullet sfrecCiava di nuovo tra le porte, tenendo stretta la Pluffa sotto il bracCio, il Portiere bulgaro, Zograf, scattò per prenderla. Ciò che accadde si concluse così in fretta che Harry non riuscì a capire, ma un urlo di rabbia dalle folle irlandesi, e il lungo, acutissimo fischio di Mustafà, gli dissero che era stato commesso fallo.
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    I Lepricani, che si erano alzati infuriati a mezz’aria come uno sCiame di calabroni lucenti quando era stato commesso fallo su Mullet, ora scattarono insieme per formare le parole “HA HA HA!” Le Veela dall’altra parte del campo balzarono in piedi, scossero le chiome con rabbia e ripresero a danzare.
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    Tutti insieme, i ragazzi Weasley e Harry si tapparono le orecchie, ma Hermione, che non Ci aveva badato, cominCiò a tirare Harry per il bracCio. Lui si voltò a guardarla, e lei gli sfilò impaziente le dita dalle orecchie.
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    Un medimago attraversò il campo, le dita infilate nelle orecchie, e diede a Mustafà un calCio negli stinchi. Quest’ultimo parve tornare in sé; attraverso l’Omniocolo, Harry vide che sembrava straordinariamente imbarazzato, e gridava contro le Veela, che avevano smesso di danzare e sembravano riottose.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    E fu così: i Battitori bulgari, Volkov e Vulchanov, erano atterrati ai lati di Mustafà, e presero a litigare furiosamente con lui, gesticolando verso i Lepricani, che in segno di scherno avevano formato le parole “HEE HEE HEE”. Mustafà non si lasCiò impressionare dagli argomenti dei Bulgari; agitava il dito in aria, e chiaramente diceva loro di riprendere il volo, e quando si rifiutarono, emise due fischi brevi col suo fischietto.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Il gioco raggiunse un livello di feroCia mai visto prima. I Battitori di entrambi i fronti agivano senza pietà: Volkov e Vulchanov roteavano con violenza le loro mazze e non sembravano avere scrupoli su chi o che cosa colpivano. Dimitrov mirò dritto su Moran, che aveva la Pluffa, e quasi la disarCionò dalla scopa.
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    «Dimitrov colpisce Moran — ha volato allo scopo deliberato di urtarla — e Ci dovrebbe essere un’altra penalità — sì, ecco il fischio dell’arbitro!»
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    I Lepricani si erano rialzati a mezz’aria e questa volta formarono una mano gigante, che faceva un gesto molto maleducato rivolto alle Veela dall’altra parte del campo. Per tutta risposta le Veela persero il controllo. Si slanCiarono attraverso il campo scagliando quelle che sembravano manCiate di fuoco contro i Lepricani. Harry vide attraverso l’Omniocolo che non erano affatto belle, in quel momento: al contrario, i loro volti si allungavano in affilate teste d’uccello dai becchi feroCi, e lunghe ali squamose spuntavano dalle loro spalle…
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Maghi del Ministero si affrettarono a scendere in campo per separare le Veela dai Lepricani, ma con scarso successo; nel frattempo, la battaglia campale di sotto non era nulla paragonata a quella in alto. Harry guardava da una parte e dall’altra con l’Omniocolo mentre la Pluffa cambiava mani con la veloCità di un proiettile…
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Ma le urla entusiaste dei tifosi irlandesi si sentivano a stento sopra gli strilli delle Veela, gli scoppi che usCivano dalle bacchette dei membri del Ministero e i ruggiti rabbiosi dei Bulgari. La partita riprese immediatamente; ora Levski aveva la Pluffa, ora Dimitrov…
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Il Battitore irlandese. Quigley, sferrò un gran colpo a un Bolide di passaggio, e lo spedi più forte che poteva verso Krum, che non si scansò abbastanza in fretta. Il Bolide lo colpì forte in facCia.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Dalla folla si alzò un gemito assordante; il naso di Krum sembrava rotto, c’era sangue dappertutto, ma Hassan Mustafà non fischiò. Era come distratto, e Harry non poteva biasimarlo; una delle Veela aveva scagliato una manCiata di fuoco e aveva incendiato la sua scopa.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Perché il Cercatore irlandese si era all’improvviso lanCiato in picchiata, e Harry era quasi certo che non si trattasse di una Finta Wronsky; questa volta era per davvero…
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    «Ha visto il BocCino!» urlò Harry. «L’ha visto! Guardate, ecco che va!»
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Metà dello stadio parve aver capito cosa stava accadendo, i tifosi irlandesi si alzarono in un’enorme onda verde, inCitando il loro Cercatore… ma Krum gli stava alle calcagna. Harry si domandò come facesse a vedere dove stava andando; c’erano schizzi di sangue nella sua sCia, ma ormai era quasi testa a testa con Lynch, mentre entrambi preCipitavano di nuovo verso il suolo…
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    E aveva ragione: per la seconda volta, Lynch colpì il terreno con forza tremenda, e fu immediatamente Circondato da un’orda di Veela infuriate.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    «Il BocCino, dov’è il BocCino?» ululò Charlie, nella mischia.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Krum, gli abiti rossi lucCicanti del sangue che gli colava dal naso, saliva dolcemente per aria, il pugno in alto, un bagliore d’oro racchiuso nella mano.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    «VINCE L’IRLANDA!» gridò Bagman, che, come gli Irlandesi, sembrava essere stato preso alla sprovvista dalla fine improvvisa della partita. «KRUM PRENDE IL BOCCiNO — MA VINCE L’IRLANDA — santo Cielo, credo che nessuno di noi se lo aspettasse!»
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    «Perché ha preso il BocCino?» strillò Ron mentre saltava su e giù, applaudendo con le bracCia tese sopra la testa. «Ha finito quando l’Irlanda era in testa di centosessanta punti, quell’idiota!»
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    «Sapeva che non avrebbero mai potuto rimontare» gli rispose urlando Harry sopra il frastuono, applaudendo forte anche lui. «I CacCiatori irlandesi erano troppo bravi… voleva finire a modo suo, tutto qui…»
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    «È stato molto coraggioso, vero?» disse Hermione, sporgendosi per guardare Krum che atterrava e lo sCiame di medi-maghi che si apriva un varco a bacchettate tra i Lepricani e le Veela in piena rissa per raggiungerlo. «Sembra ridotto male…»
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Harry riportò l’Omniocolo agli occhi. Era diffiCile vedere che cosa succedeva di sotto, perché i Lepricani sfrecCiavano esilarati per tutto il campo, ma riuscì a distinguere Krum, Circondato da medimaghi. Sembrava più corrucCiato che mai, e non permise che gli tamponassero il sangue. I suoi compagni di squadra lo attorniavano scuotendo la testa con aria sconfitta; poco più in là, i giocatori irlandesi ballavano in una pioggia d’oro che scendeva dalle loro Mascotte. Per tutto lo stadio sventolavano bandiere, l’inno nazionale irlandese risuonava da tutte le parti; le Veela stavano tornando al loro consueto bell’aspetto benché scoraggiate e depresse.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Uno per uno, i Bulgari sfilarono tra gli ordini di posti della tribuna, e Bagman gridò il nome di Ciascuno mentre stringevano la mano al loro Ministro e poi a Caramell. Krum, che era l’ultimo, era davvero in condizioni disastrose. Sul viso insanguinato gli si stavano gonfiando due occhi neri a veloCità spettacolare. Teneva ancora il BocCino. Harry notò che a terra sembrava molto meno coordinato: aveva un prinCipio di piedi piatti e le spalle piuttosto cascanti. Ma quando venne pronunCiato il suo nome, tutto quanto lo stadio rispose con un boato spaccatimpani.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    E poi venne la Nazionale Irlandese. Aidan Lynch era sorretto da Moran e Connolly; il secondo schianto sembrava averlo intontito e aveva uno sguardo deCisamente annebbiato. Ma fece un sorriso allegro quando Troy e Quigley sollevarono la Coppa e la folla di sotto tuonò la sua approvazione. Harry non si sentiva più le mani dagli applausi.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Perché Fred e George avevano appena scavalcato i loro sedili ed erano in piedi davanti a Ludo Bagman con un gran sorriso stampato in facCia e le mani tese.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Per un attimo, il signor Weasley sembrò sul punto di chiedere di quali progetti si trattava, ma poi, dopo una breve riflessione, deCise che non voleva saperlo.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Ben presto si trovarono imbottigliati nella folla in usCita dallo stadio verso il campeggio. Canti rauchi si levavano nell’aria notturna mentre ripercorrevano il cammino lungo il sentiero illuminato dalle lanterne, e i Lepricani continuavano a sfrecCiare sopra le loro teste, ridacchiando e agitando i loro lumini. Quando finalmente raggiunsero le tende, nessuno aveva voglia di dormire, e visto il livello di chiasso attorno a loro, il signor Weasley deCise che potevano prendere un’ultima tazza di Cioccolata insieme prima di coricarsi. Ben presto si ritrovarono a discutere animatamente sulla partita; il signor Weasley si fece trasCinare in una disputa con Charlie sulle sgomitate, e fu solo quando Ginny cadde addormentata sul tavolino e rovesCiò Cioccolata calda su tutto il pavimento che il signor Weasley dette un taglio ai commenti e li mandò tutti a letto. Hermione e Ginny entrarono nella tenda accanto, e Harry e gli altri Weasley s’infilarono il pigiama e si arrampicarono nei loro letti a castello. Dall’altra parte del campeggio si udivano ancora canti e l’eco di qualche sporadica esplosione.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Nel letto sopra quello di Ron, Harry rimase sveglio a fissare il soffitto di tela, da cui trapelava ogni tanto il bagliore di un’occasionale lanterna di Lepricani, e rivivendo nel pensiero alcune delle più spettacolari azioni di Krum. Moriva dalla voglia di tornare a cavallo della sua Firebolt e provare la Finta Wronsky… con tutti i suoi schemi contorti Oliver Baston non era mai riusCito a spiegare per bene come fare quell’azione… Harry si vide vestito di abiti con il suo nome ricamato sulla schiena, e immaginò la sensazione che si doveva provare ascoltando il ruggito di una folla di centomila persone, mentre la voce di Ludo Bagman echeggiava per tutto lo stadio: «Ecco a voi… Potter!»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    SCivolò giù dal letto a castello e cercò i suoi vestiti, ma il signor Weasley, che si era infilato i jeans sul pigiama, disse: «Non c’è tempo, Harry… prendi una giacca ed esCi… in fretta!»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Harry esegui e si preCipitò fuori dalla tenda, seguito da Ron. Alla luce dei pochi fuochi ancora accesi, vide gente che correva nei boschi, sfuggendo a qualcosa che si muoveva nel campo verso di loro, qualcosa che emetteva strani lampi di luce, e rumori simili a spari. Alti ululati, risate fragorose e urla di ubriachi avanzavano dalla loro parte; poi Ci fu un’esplosione di intensa luce verde, che illuminò la scena.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Una folla di maghi avanzava lentamente nel campo a ranghi serrati, le bacchette puntate verso l’alto. Harry strizzò gli occhi per vedere meglio… sembrava che non avessero facCia… poi capì che erano incappucCiati. Sopra di loro a mezz’aria, quattro sagome si divincolavano e si contorcevano in forme grottesche. Due di esse erano molto piccole. Era come se i maghi mascherati fossero burattinai, e le sagome sopra di loro burattini azionati da fili invisibili che spuntavano dalle bacchette.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Altri maghi si univano al gruppo, ridendo e additando i corpi galleggianti in alto. Tende si afflosCiavano e cadevano mentre la folla in marCia aumentava. Una o due volte Harry vide uno dei maghi far saltar via una tenda dal suo cammino con la bacchetta. Parecchie presero fuoco. Le urla si fecero più alte.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Il rogo di una tenda illuminò all’improvviso le persone in aria, e Harry riconobbe una di loro: era il signor Roberts, il direttore del campeggio. Gli altri tre dovevano essere sua moglie e i suoi figli. A un tocco di bacchetta di uno dei maghi in marCia la signora Roberts si ribaltò a testa in giù, e la camiCia da notte ricadde rivelando ampi mutandoni; lei cercò di coprirsi mentre la folla al di sotto strillava e fischiava sguaiatamente.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «È orribile» mormorò Ron, guardando il più piccolo dei bambini babbani, che aveva cominCiato a girare come una trottola, a venti metri dal suolo, la testa che Ciondolava da una parte all’altra. «È davvero orribile…»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Hermione e Ginny li raggiunsero di corsa, infilandosi le giacche sulle camiCie da notte, con il signor Weasley alle loro spalle. Nello stesso istante, Bill, Charlie e Percy affiorarono dalla tenda dei ragazzi, completamente vestiti, con le maniche rimboccate e le bacchette in pugno.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Bill, Charlie e Percy stavano già sfrecCiando verso la folla; il signor Weasley si lanCiò dietro di loro. Maghi del Ministero accorrevano da ogni parte. La moltitudine sotto i Roberts era sempre più viCina.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Andiamo» disse Fred, prendendo per mano Ginny e trasCinandola verso il bosco. Harry, Ron, Hermione e George li seguirono. Una volta raggiunti gli alberi si voltarono: videro i maghi del Ministero cercare di attraversare la calca per raggiungere i maghi incappucCiati al centro, ma era un’impresa diffiCile. Parevano non voler scagliare incantesimi che rischiassero di far preCipitare i Roberts.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Le lanterne colorate lungo il sentiero verso lo stadio erano state spente. Cupe sagome inCiampavano tra gli alberi; i bambini piangevano; urla angosCiate e voCi pervase dal panico rimbombavano attorno a loro nella fredda aria notturna. Harry si sentì spingere di qua e di là da gente di cui non poteva vedere il volto. Poi sentì Ron gridare di dolore.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Sono inCiampato su una radice» sbottò, rialzandosi.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Be’, con dei piedi di quelle dimensioni è diffiCile evitarlo» disse una voce melliflua alle loro spalle.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Harry, Ron e Hermione si voltarono di scatto. Draco Malfoy era lì accanto a loro, solo, appoggiato a un albero, deCisamente rilassato. Le bracCia incroCiate, in apparenza aveva seguito la scena del campeggio attraverso gli alberi.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Ron disse a Malfoy di fare una cosa che, Harry lo sapeva, non avrebbe mai osato pronunCiare davanti al signor Weasley.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Modera il linguaggio, Weasley» disse Malfoy, i pallidi occhi sCintillanti. «Non è meglio che vi muoviate, adesso? Non vorrete che riconoscano anche lei, vero?»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Granger, stanno cercando i Babbani» disse Malfoy. «Vuoi far vedere le mutande a tutti? Perché se è questo che vuoi, aspetta solo un attimo… vengono di qua, e almeno Ci faremo una bella risata».
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «LasCia stare, Ron» disse in fretta Hermione, trattenendolo per un bracCio mentre faceva un passo verso Malfoy.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Poi oltre gli alberi risuonò un’esplosione più fragorosa che mai. Parecchie persone viCine urlarono.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Dove sono i tuoi genitori?» disse Harry, sempre più arrabbiato. «Là fuori con il cappucCio in testa, vero?»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Andiamo» ripeté Hermione, trasCinando Ron e Harry di nuovo sul sentiero.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Scommetto quello che vuoi che suo padre è uno di quelli incappucCiati!» esclamò Ron veemente.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Be’, con un po’ di fortuna quelli del Ministero lo prenderanno!» disse Hermione con fervore. «Oh, non Ci posso credere, dove sono finiti gli altri?»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Un gruppo di ragazzini in pigiama stava litigando ad alta voce un po’ più avanti. Quando videro Harry, Ron e Hermione, una ragazza con fitti capelli ricCi si voltò e chiese in fretta: «Où est Madame Maxime? Nous l’avons perdue…»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Oh…» La ragazza che aveva parlato gli voltò le spalle, e mentre continuavano la marCia la sentirono dire chiaramente: «Hogvàrts».
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Un frusCio li fece sobbalzare tutti e tre. Winky l’elfa domestica si stava aprendo la strada in un mucchio di cespugli lì viCino. Si muoveva in modo singolare, apparentemente con grande difficoltà; era come se una mano invisibile cercasse di trattenerla.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Scommetto che non ha chiesto il permesso di nascondersi» disse Harry. Stava pensando a Dobby: tutte le volte che aveva cercato di fare qualcosa che non sarebbe piaCiuto ai Malfoy, era stato costretto a punirsi.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Ma insomma, gli elfi domestiCi sono trattati in maniera brutale!» esclamò Hermione indignata. «È schiavitù, ecco cos’è! Quel signor Crouch l’ha costretta a salire fino in Cima allo stadio, ed era terrorizzata, e l’ha stregata, così lei non può nemmeno correre quando cominCiano a calpestare le tende! Perché qualcuno non fa qualcosa?»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «È la gente come te, Ron» cominCiò Hermione infervorata, «che appoggia sistemi marCi e ingiusti solo perché è troppo pigra per…»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «MuoviamoCi di qui, va bene?» disse Ron, e Harry lo vide guardare Hermione nervosamente. Forse c’era del vero in quello che aveva detto Malfoy; forse Hermione era più in pericolo di loro. Ripartirono. Harry si frugò ancora le tasche, pur sapendo che la sua bacchetta non era lì.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Seguirono il sentiero oscuro nel profondo del bosco, continuando a guardarsi intorno alla ricerca di Fred, George e Ginny. Superarono un gruppo di goblin, che ridacchiavano su un sacco d’oro che evidentemente avevano vinto scommettendo sul risultato della partita, e che sembravano piuttosto indifferenti ai tafferugli del campeggio. Più avanti entrarono in una macchia di luce argentea, e tra gli alberi videro tre Veela, alte e bellissime, in una radura, Circondate da un gruppo di giovani maghi che parlavano tutti a voce molto alta.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Io guadagno cento sacchi di galeoni l’anno» gridò uno di loro. «FacCio il killer di draghi per il Comitato per la Soppressione delle Creature Pericolose!»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «No, non è vero» strillò il suo amico, «tu fai il lavapiatti al Paiolo Magico… ma io sono un CacCiatore di Vampiri, ne ho ucCisi novanta finora…»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Un terzo giovane mago, con brufoli ben visibili anche alla tenue luce argentea delle Veela, s’intromise: «Io sto per diventare il Ministro della Magia più giovane che Ci sia mai stato, io».
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Harry soffocò le risate. Aveva riconosCiuto il mago brufoloso: si chiamava Stan Picchetto e in verità era il bigliettaio della corriera magica a tre piani Nottetempo.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Si voltò per dirlo a Ron, ma la facCia del ragazzo era diventata stranamente molle, e un attimo dopo Ron urlò: «Ve l’ho detto che ho inventato un manico di scopa che viaggerà fino a Giove?»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

   «Ma insomma!» disse di nuovo Hermione, e lei e Harry afferrarono saldamente Ron per le bracCia, lo costrinsero a voltarsi e lo trasCinarono via. Erano ormai nel cuore della foresta quando le voCi delle Veela e dei loro ammiratori svanirono del tutto. Non c’era nessuno; tutto era molto più tranquillo.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Harry si guardò intorno. «Direi che possiamo aspettare qui, sentiremo chiunque si avviCini a un chilometro di distanza».
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Chi siete?» disse, sbattendo le palpebre verso di loro, cercando di distinguere i loro volti. «Che cosa Ci fate qui tutti soli?»
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    «Be’… c’è una speCie di rivolta» disse Ron.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Non è proprio sveglissimo, il signor Bagman, vero?» disse Hermione aggrottando le sopracCiglia.
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    «Pensa se tuo padre mette le mani su LuCius Malfoy» disse Harry, sedendosi viCino a Ron e osservando il Krum in miniatura trasCinarsi sulle foglie cadute. «Ha sempre detto che gli piacerebbe incastrarlo».
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Almeno questo cancellerebbe quella smorfia dalla facCia del vecchio Draco, certo» disse Ron.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    E poi. di colpo, una voce ruppe il silenzio. Una voce diversa da tutte quelle che avevano udito nel bosco, che non gridò di terrore, ma pronunCiò una speCie di incantesimo…
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    E qualcosa di enorme, verde e lucente sbucò dalla pozza di oscurità che gli occhi di Harry avevano tentato di penetrare: volò oltre le Cime degli alberi, su in Cielo.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Per un attimo, Harry pensò che fosse un’altra formazione di Lepricani. Poi vide: era un teschio colossale, fatto come di stelle di smeraldo, e con un serpente che gli usCiva dalla bocca come una lingua. Si levò sempre più in alto, sotto i loro occhi, stagliandosi vivido in una cortina di fumo verdastro, stampato contro il Cielo nero come una nuova costellazione.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Harry si voltò — Ron stava raccogliendo in fretta il suo miniKrum — e tutti e tre sfrecCiarono attraverso la radura; ma prima che potessero fare più di qualche passo affrettato, una serie di scoppiettii annunCiò l’arrivo di una ventina di maghi, che apparvero dal nulla e li Circondarono.
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    «STUPEFICiUM!» ruggirono venti voCi. Ci fu una serie di lampi accecanti e Harry sentì i capelli rizzarsi sulla nuca come se un vento potente avesse spazzato la radura. Alzando appena la testa vide lampi di luce di un rosso vivo scaturire dalle bacchette dei maghi e volare sopra di loro, incroCiandosi, rimbalzando sui tronchi, sfrecCiando indietro nel buio…
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    «Togliti di mezzo, Arthur» disse una fredda voce asCiutta.
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    «Non abbiamo fatto niente!» disse Ron, che si stava sfregando il gomito e guardava indignato suo padre. «Perché volevate attaccarCi
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    «Oh, erano là, eh?» disse il signor Crouch, gli occhi sporgenti piantati su Hermione, l’incredulità stampata in facCia. «Hanno scagliato un incantesimo, vero? Sembra molto ben informata su come si evoca il Marchio, signorina…»
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    «Non credo» disse un mago con un’ispida barba bruna. Era Amos Diggory, il padre di Cedric. «I nostri Schiantesimi sono andati dritti tra quegli alberi… Ci sono buone probabilità che li prendiamo…»
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    «Hai preso qualcuno?» gridò Crouch, deCisamente incredulo. «Chi? Chi è?»
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    Sentirono dei rametti spezzarsi, il frusCio delle foglie, e poi passi scricchiolanti mentre il signor Diggory ricompariva da dietro gli alberi. Tra le bracCia reggeva una figuretta abbandonata. Harry riconobbe subito lo strofinacCio. Era Winky.
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    Ma Crouch non sembrava disposto a crederCi. Lo sentirono muoversi, udirono il frusCio delle foglie mentre spostava i cespugli cercando qualcosa, o qualcuno.
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    «Guarda qui». Diggory mostrò una bacchetta al signor Weasley. «Ce l’aveva in mano. Quindi è infrazione dell’articolo tre del Codice dell’Uso delle Bacchette, tanto per cominCiare. A nessuna creatura non umana è permesso di portare o usare una bacchetta magica».
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Il Marchio Nero!» disse ansante, quasi inCiampando in Winky mentre si voltava verso i colleghi con aria interrogativa. «Chi è stato? Li avete presi? Barty! Che cosa sta succedendo?»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    All’improvviso un barlume di comprensione balenò sul facCione tondo e lucente di Bagman; guardò in su il teschio, giù verso Winky e poi Crouch.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «No!» disse. «Winky? Evocare il Marchio Nero? Non saprebbe come fare! Tanto per cominCiare le servirebbe una bacchetta!»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Winky si mosse debolmente. I suoi occhioni marroni si aprirono e sbatté più volte le palpebre, perplessa. Sotto gli occhi dei maghi silenziosi, si levò a sedere tremando. Vide i piedi del signor Diggory e lentamente, esitante, alzò gli occhi per guardarlo; poi, ancor più lentamente, guardò su in Cielo. Harry vide il teschio galleggiante riflesso due volte nei suoi enormi occhi vitrei. L’elfa trattenne il respiro, lanCiò uno sguardo terrorizzato alla radura affollata e scoppiò in singhiozzi disperati.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Elfa!» esclamò severo il signor Diggory. «Sai chi sono? Sono un membro dell’UffiCio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche!»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Winky cominCiò a osCillare avanti e indietro, il respiro rotto e affannoso. A Harry ricordò Dobby nei suoi momenti di terrorizzata disobbedienza.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Ehm… certo che no» borbottò Diggory. «Mi dispiace… mi sono lasCiato trasCinare…»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Io non fa magie con quella, signore!» squittì Winky mentre le lacrime le scorrevano ai lati del naso bitorzoluto e schiacCiato. «Io l’ha… io l’ha… io l’ha solo raccolta, signore! Io non fa il Marchio Nero, signore, io non sa come si fa!»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Non è stata lei!» intervenne Hermione. Parlare davanti a tutti quei maghi del Ministero la rendeva nervosa, ma proseguì con deCisione. «Winky ha una vocetta stridula e la voce che abbiamo sentito scagliare l’incantesimo era molto più profonda!» Si rivolse a Harry e Ron, cercando il loro sostegno. «Non sembrava affatto Winky, vero?»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «No» disse Harry scuotendo la testa. «DeCisamente non suonava come un elfo».
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Be’, lo vedremo presto» ringhiò Diggory, per niente colpito. «C’è un modo semplice per scoprire l’ultimo incantesimo lanCiato da una bacchetta, elfa, lo sapevi?»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Amos» intervenne il signor Weasley ad alta voce, «pensaCi… pochissimi maghi sanno come fare quell’incantesimo… dove l’avrebbe imparato?»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «È andato molto viCino ad accusare le due persone in questa radura che meno di tutte possono aver richiamato quel Marchio!» abbaiò Crouch. «Harry Potter… e me! Immagino che lei conosca la storia del ragazzo, Amos».
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Ma certo… la sanno tutti…» borbottò Diggory, deCisamente scornato.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «PreCisamente, Amos» disse il signor Weasley. «Potrebbe averlo imparato ovunque… Winky?» disse all’elfa in tono gentile, ma lei si ritrasse come se anche lui le stesse urlando contro. «Dove hai trovato esattamente la bacchetta di Harry?»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Winky torceva con tanta veemenza l’orlo del suo strofinacCio che questo le si stava sfilacCiando tra le dita.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Visto, Amos?» disse il signor Weasley. «Chiunque abbia richiamato il Marchio avrebbe potuto Smaterializzarsi appena commesso il fatto, lasCiando la bacchetta di Harry. Mossa astuta, non usare la propria, cosa che avrebbe potuto tradirlo. E la nostra Winky ha avuto la sfortuna di trovare la bacchetta qualche attimo dopo e di raccoglierla».
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Ma allora vuol dire che si è trovata viCinissima al colpevole!» disse Diggory con impazienza. «Elfa? Hai visto qualcuno?»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Amos» disse il signor Crouch seccamente, «sono pienamente consapevole che nell’ordinario corso degli eventi lei dovrebbe portare Winky al suo UffiCio per interrogarla. Ma le chiedo di lasCiarla a me».
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Crouch la fissò di rimando, il volto indurito, ogni ruga inCisa più profondamente. Non c’era pietà nel suo sguardo. «Questa sera Winky si è comportata in un modo che non avrei mai creduto possibile» disse lentamente. «Le avevo detto di restare nella tenda. Le avevo detto di restarCi mentre usCivo a sistemare la faccenda. E ora scopro che mi ha disubbidito. Questo vuol dire vestiti».
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Harry sapeva che l’unico modo per liberare un elfo domestico era donargli capi d’abbigliamento. Era penoso vedere Winky tormentare il suo strofinacCio mentre singhiozzava ai piedi di Crouch.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Ma era spaventata!» esplose rabbiosamente Hermione, fissando torva il signor Crouch. «La sua elfa ha paura dell’altezza, e quei maghi incappucCiati stavano facendo levitare la gente! Non può biasimarla perché ha voluto togliersi di torno!»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Crouch fece un passo indietro, evitando il contatto con l’elfa, che ora osservava come se fosse qualcosa di sporco e marCio che stava contaminando le sue luCidissime scarpe.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Calò un silenzio molto teso, interrotto dal signor Weasley che disse piano: «Be’, credo che riporterò i miei ragazzi alla tenda, se nessuno ha niente da obiettare. Amos, quella bacchetta Ci ha detto tutto quello che poteva… Puoi ridarla a Harry, per favore?»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Andiamo, voi tre» disse piano il signor Weasley. Ma Hermione non aveva l’aria di volersi muovere; non riusCiva a staccare gli occhi dall’elfa in singhiozzi. «Hermione!» disse il signor Weasley con più insistenza. Lei si voltò e seguì Harry e Ron fuori dalla radura e tra gli alberi.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Che cosa accadrà a Winky?» chiese, non appena furono usCiti dalla radura.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Era troppo buio, Ci siamo persi» disse Ron. «Papà, perché erano tutti così nervosi per la faccenda del teschio?»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Guidò Harry, Ron e Hermione attraverso la folla e poi di nuovo nel campeggio. Ora era tutto tranquillo; non c’era tracCia dei maghi mascherati, anche se alcune tende distrutte fumavano ancora.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Bill era seduto al tavolino della cuCina e teneva un lenzuolo contro il bracCio, che sanguinava abbondantemente. Charlie aveva un largo strappo nella camiCia, e Percy esibiva il naso insanguinato. Fred, George e Ginny sembravano illesi, anche se scossi.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Be’, il signor Crouch ha ragione a liberarsi di un’elfa del genere!» disse. «Fuggire quando le aveva detto espressamente di non farlo… metterlo in imbarazzo davanti a tutto il Ministero… che figura avrebbe fatto, se lei fosse dovuta comparire davanti all’UffiCio Regolazione e Controllo…»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Sentite, qualcuno potrebbe spiegarCi almeno che cos’era quel teschio?» intervenne Ron impaziente. «Non ha fatto male a nessuno… perché tutta quell’agitazione?»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «E non lo si vedeva da trediCi anni» aggiunse piano il signor Weasley. «È naturale che tutti si siano spaventati… è stato quasi come rivedere Voi-Sapete-Chi».
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Non capisco» disse Ron acCigliato. «Voglio dire… è pur sempre solo una sagoma in Cielo…»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Ron, Tu-Sai-Chi e i suoi seguaCi mostravano il Marchio Nero tutte le volte che ucCidevano» spiegò il signor Weasley. «Il terrore che ha provocato… non ne hai idea, sei troppo giovane. Ma immagina di tornare a casa e ritrovarti il Marchio Nero che incombe sul tuo tetto, sapendo quello che stai per trovare dentro…» il signor Weasley rabbrividì. «Il terrore più grande per chiunque… il più grande in assoluto…»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Poi Bill, togliendo il lenzuolo dal bracCio per controllare il suo taglio, disse: «Be’, non Ci ha aiutato questa notte, chiunque l’abbia evocato. Ha messo in fuga i Mangiamorte nell’istante in cui l’hanno visto. Si sono Smaterializzati tutti prima che riusCissimo ad avviCinarCi tanto da smascherarne uno. Siamo riusCiti ad afferrare i Roberts prima che toccassero terra, però. Gli stanno modificando la memoria proprio adesso».
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «È così che si fanno chiamare i sostenitori di Tu-Sai-Chi» disse Bill. «Credo che stanotte abbiamo visto quel che ne è rimasto: quelli che sono riusCiti a tenersi fuori da Azkaban, almeno».
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Non possiamo dimostrare che erano loro, Bill» disse il signor Weasley. «Anche se probabilmente lo erano» aggiunse sfiduCiato.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Sì, Ci scommetto che erano loro!» disse Ron all’improvviso. «Papà, c’era Draco Malfoy nel bosco, e praticamente Ci ha detto che suo padre era uno di quei pazzi mascherati! E sappiamo tutti che i Malfoy erano in combutta con Tu-Sai-Chi!»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Ma i sostenitori di Voldemort…» esordì Harry. Tutti sussultarono: come quasi tutti nel mondo dei maghi, i Weasley evitavano sempre di pronunCiare il nome di Voldemort. «Scusate» disse in fretta Harry. «Che cosa avevano in mente i sostenitori di Voi-Sapete-Chi, sollevando Babbani in aria? Voglio dire, a che scopo?»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «A che scopo?» disse il signor Weasley con una risata cupa. «Harry, è così che si divertono quelli. Metà degli omiCidi di Babbani al tempo in cui Tu-Sai-Chi era al potere furono commessi per divertimento. Suppongo che questa sera abbiano bevuto un po’ e non siano riusCiti a resistere alla tentazione di ricordare a tutti noi che molti di loro sono ancora in Circolazione. Per loro è stata una simpatica rimpatriata» concluse disgustato.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Usa il cervello, Ron» disse Bill. «Se erano davvero Mangiamorte, hanno fatto davvero una gran fatica per riusCire a restar fuori da Azkaban quando Tu-Sai-Chi cadde, e hanno detto un sacco di balle sul fatto che lui li aveva obbligati a ucCidere e torturare. Scommetto che avrebbero ancora più paura di tutti noi messi insieme se tornasse. Hanno negato di aver mai avuto niente a che fare con lui quando ha perso i suoi poteri, e sono tornati alla vita di tutti i giorni… Non credo che sarebbe molto soddisfatto di loro, no?»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Tre giorni prima — sembrava che fosse passato molto più tempo, ma erano solo tre giorni — si era svegliato con la Cicatrice che gli bruCiava. E quella notte, per la prima volta dopo trediCi anni, il Marchio di Voldemort era comparso nel Cielo. Cosa significava tutto questo?
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Pensò alla lettera che aveva scritto a Sirius prima di lasCiare Privet Drive. Chissà se Sirius l’aveva già ricevuta? Quando avrebbe risposto? Harry rimase disteso a guardare la tela, ma non sopraggiunsero fantasticherie di volo a conCiliargli il sonno, e fu molto dopo che il russare di Charlie ebbe riempito la tenda che Harry alla fine si assopì.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

   Il signor Weasley li svegliò dopo poche ore di sonno. Usò la magia per ripiegare le tende, e lasCiarono il campeggio più in fretta che poterono, passando davanti al signor Roberts che era sulla soglia della sua casetta. Roberts aveva una strana aria inebetita, e li salutò con la mano e con un vago «Buon Natale».
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    Udirono voCi conCitate mentre si avviCinavano al punto in cui si trovavano le Passaporte, e quando lo raggiunsero trovarono un gran numero di maghi e streghe attorno al custode Basil, tutti che insistevano per andarsene dal campeggio il più presto possibile. Il signor Weasley ebbe una frettolosa discussione con Basil; si misero in coda, e riusCirono a prendere un vecchio pneumatico per tornare al Col dell’Ermellino prima ancora che il sole sorgesse. Tornarono indietro attraverso Ottery St Catchpole diretti alla Tana nella luce dell’alba, parlando molto poco, tanto erano esausti, e pensando con desiderio alla colazione. Alla curva del sentiero, La Tana apparve ai loro occhi, e un grido echeggiò nell’aria.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Oh, grazie al Cielo, grazie al Cielo!»
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    La signora Weasley, che evidentemente li stava aspettando in giardino, corse loro incontro, con indosso ancora le pantofole, il viso pallido e teso, una copia stropicCiata della Gazzetta del Profeta stretta in mano. «Arthur… ero così preoccupata… così preoccupata…»
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    Gettò le bracCia al collo del marito, e la Gazzetta del Profeta cadde a terra. Harry guardò in giù e lesse il titolo: SCENE DI TERRORE ALLA COPPA DEL MONDO DI QUIDDITCH, completo di una foto balenante in bianco e nero del Marchio Nero sopra le Cime degli alberi.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    E con gran sorpresa di tutti, afferrò Fred e George e li strinse in un abbracCio così serrato che le loro teste cozzarono.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Ahia! Mamma… Ci stai strangolando…»
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Vi ho sgridati prima che partiste!» esclamò la signora Weasley, e cominCiò a singhiozzare. «Non ho pensato ad altro! E se Voi-Sapete-Chi vi avesse preso, e l’ultima cosa che vi avessi detto fosse stata che non avevate preso il G.U.F.O. che volevo? Oh, Fred… George…»
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Su, Molly, stiamo tutti benissimo» disse il signor Weasley in tono rassicurante, sCiogliendola dai gemelli e guidandola verso casa. «Bill» aggiunse a mezza voce, «raccogli quel giornale, voglio vedere che cosa dice…»
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    Quando furono tutti stipati nella piccola cuCina, e Hermione ebbe preparato alla signora Weasley una tazza di tè molto forte, nella quale il signor Weasley insistette per versare un gocCio di Whisky Incendiario Ogden Stravecchio, Bill tese il giornale al padre. Il signor Weasley scorse la prima pagina mentre Percy guardava da sopra la sua spalla.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Lo sapevo» disse il signor Weasley gravemente. «Il Ministero brancola nel buio… i colpevoli non sono stati catturati… servizio di sicurezza ineffiCiente… Maghi Oscuri in libertà… sventura nazionale… Di chi è? Ah… ma certo… Rita Skeeter».
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Quella donna ce l’ha con il Ministero della Magia!» esclamò Percy infuriato. «La settimana scorsa ha scritto che stiamo perdendo tempo a cavillare sullo spessore dei calderoni, quando dovremmo occuparCi di marchiare i vampiri! Come se non fosse espressamente stabilito nel paragrafo dodiCi delle Indicazioni per il Trattamento dei Non Maghi Semiumani…»
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «FacCi il favore, Perce» disse Bill sbadigliando, «chiudi il becco».
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Sono Citato» disse il signor Weasley, spalancando gli occhi dietro le lenti mentre arrivava alla fine dell’articolo della Gazzetta del Profeta.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Non con nome e cognome» disse il signor Weasley. «Sentite qui: Se i maghi e le streghe terrorizzati che attendevano col fiato sospeso qualche notizia ai margini del bosco si aspettavano di ricevere rassicurazioni dal Ministero della Magia, sono rimasti amaramente delusi. Un rappresentante del Ministero si è presentato parecchio tempo dopo l’apparizione del Marchio Nero, sostenendo che nessuno era rimasto ferito, ma rifiutandosi di fornire ulteriori informazioni. Resta da vedere se questa dichiarazione sarà suffiCiente a smentire le voCi secondo cui parecchi corpi sono stati portati via dal bosco un’ora dopo. FiguriamoCi» disse il signor Weasley esasperato, passando il giornale a Percy. «Nessuno è rimasto ferito, che cosa avrei dovuto dire? VoCi secondo cui parecchi corpi sono stati portati via dal bosco … be’, certo che gireranno delle voCi, adesso che ha scritto questa roba».
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    Trasse un profondo sospiro. «Molly, dovrò andare in uffiCio, Ci sarà bisogno di calmare le acque».
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    E sfrecCiò fuori dalla cuCina.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    La signora Weasley parve molto turbata. «Arthur, dovresti essere in vacanza! Questa faccenda non ha niente a che vedere col tuo uffiCio. Possono occuparsene senza di te, no?»
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Sì» disse lei rapida, e tutti e tre usCirono dalla cuCina e salirono le scale.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «C’è una cosa che non vi ho detto» disse Harry. «Sabato mattina mi sono svegliato con la Cicatrice che mi faceva male di nuovo».
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    Le reazioni di Ron e Hermione furono quasi esattamente quelle che Harry aveva immaginato nella sua stanza a Privet Drive. A Hermione si mozzò il fiato, poi prese a snocCiolare consigli uno dopo l’altro, Citando un gran numero di enCiclopedie, e tutti quanti da Albus Silente a Madama Chips, l’infermiera di Hogwarts.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    Ron era semplicemente ammutolito. «Ma… non era là, vero? Tu-Sai-Chi? Cioè… l’ultima volta che la Cicatrice ti faceva male, lui era a Hogwarts, vero?»
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Sono sicuro che non era a Privet Drive» disse Harry. «Ma l’ho sognato… lui e Peter — sapete, CodalisCia. Adesso non ricordo tutto, ma progettavano di ucCidere… qualcuno».
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Sì, ma lo era davvero?» disse Harry, voltandosi per guardare dalla finestra il Cielo sempre più chiaro. «È strano, no…? Mi fa male la Cicatrice, e tre giorni dopo i Mangiamorte sono in marCia, e il marchio di Voldemort è di nuovo su in Cielo».
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Non — pronunCiare — il — suo — nome!» sibilò Ron a denti stretti.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Voi non c’eravate» disse Harry. «Voi non l’avete sentita. Quella volta è stato diverso. Ve l’ho detto, è andata in trance — per davvero. E ha detto che il Signore Oscuro sarebbe risorto… più grande e terribile che mai… e Ci sarebbe riusCito perché il suo servo stava per tornare da lui… e quella notte CodalisCia è fuggito».
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    Calò il silenzio. Ron giocherellava con aria assente con un buco nel copriletto dei MagnifiCi Sette.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Ho scritto a Sirius della Cicatrice» disse Harry stringendosi nelle spalle. «Sto aspettando la sua risposta».
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Ma non sappiamo dove si trova… potrebbe essere in Africa, o qualcosa del genere, no?» disse Hermione con molto buonsenso. «Edvige non riusCirà a coprire una distanza del genere in pochi giorni».
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Sì, lo so» disse Harry, ma una morsa gli serrava lo stomaco mentre scrutava fuori dalla finestra il Cielo del tutto privo di Edvige.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    Hermione uscì dalla stanza, borbottando qualcosa che suonava molto come «Maschi».
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    Né il signor Weasley né Percy furono molto a casa la settimana seguente. Entrambi usCivano ogni mattina prima che il resto della famiglia si alzasse, e tornavano ogni sera parecchio dopo l’ora di cena.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «È un gran trambusto» disse loro Percy con solennità la domenica sera prima del previsto ritorno a Hogwarts. «Non ho fatto altro che spegnere incendi tutta la settimana. La gente continua a mandare Strillettere e naturalmente se non apri immediatamente una Strillettera quella esplode. BruCiature su tutta la mia scrivania e la mia penna d’aquila più bella ridotta in cenere».
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Perché tutti spediscono Strillettere?» chiese Ginny, che stava aggiustando la sua copia di Mille Erbe e Funghi MagiCi con il Magiscotch sul tappeto davanti al camino in salotto.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Protestano per il servizio di sicurezza alla Coppa del Mondo» disse Percy. «Vogliono il risarCimento dei danni per i loro averi che sono stati distrutti. Mundungus Fletcher ha inoltrato un reclamo per una tenda di dodiCi stanze e idromassaggio, ma io ce l’ho in pugno. So per certo che ha dormito sotto un mantello tenuto su con dei rami».
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    La signora Weasley gettò un’occhiata alla pendola del nonno nell’angolo. A Harry piaceva quell’orologio. Era del tutto inutile se uno voleva sapere che ora era, ma per altri versi forniva molte informazioni. Aveva nove lancette d’oro, e ognuna portava scritto il nome di un Weasley. Non c’erano Cifre sul quadrante, ma i posti dove poteva trovarsi Ciascun membro della famiglia. C’erano “casa”, “scuola” e “lavoro”, ma anche “perduto”, “ospedale”, “prigione” e, al posto del dodiCi, “pericolo mortale”.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «È dai giorni di Voi-Sapete-Chi che vostro padre non andava più in uffiCio nei fine settimana» disse. «Lo stanno facendo lavorare troppo. Gli si rovina la cena se non torna a casa presto».
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Be’, papà sente di dover rimediare al suo errore alla partita, vero?» disse Percy. «A dire il vero, è stato un po’ avventato fare una dichiarazione uffiCiale senza prima intendersi con il suo Capodipartimento…»
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Non osare dar la colpa a tuo padre per Ciò che ha scritto quella disgraziata di una Skeeter!» esclamò la signora Weasley, infiammandosi all’istante.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Be’, un po’ lunghi sono, caro» disse la signora Weasley dolcemente. «Se solo me li lasCiassi…»
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    La pioggia frustava la finestra del salotto. Hermione era immersa nella lettura del Manuale di Incantesimi, volume quarto: la signora Weasley ne aveva comprata una copia per lei, una per Ron e una per Harry a Diagon Alley. Charlie stava rammendando un passamontagna ignifugo. Harry lustrava la sua Firebolt, con il Kit di Manutenzione per ManiCi di Scopa che Hermione gli aveva regalato per il suo tredicesimo compleanno aperto ai suoi piedi. Fred e George sedevano in un angolo lontano, la penna in mano, e si scambiavano sussurri, le teste chine su un rotolo di pergamena.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Non starete per caso preparando un nuovo modulo di ordinazione, vero?» chiese la signora Weasley, in tono scaltro. «Non starete pensando di ricominCiare con i Tiri Vispi, per caso?»
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    La lancetta del signor Weasley era di colpo scattata da “lavoro” a “viaggio”; un secondo dopo si fermò vibrando su “casa” con le altre, e tutti sentirono la sua voce dalla cuCina.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Be’, adesso sì che siamo nei guai» disse alla signora Weasley sedendosi in una poltrona viCino al fuoco e giocherellando con scarso entusiasmo con il suo cavolfiore un po’ rattrappito. «È tutta la settimana che Rita Skeeter va in giro a ficcare il naso in cerca di altri pasticCi del Ministero di cui scrivere. E ora ha scoperto che la povera Bertha è sparita, così questa storia sarà in prima pagina domani sul Profeta. Io l’avevo detto a Bagman che doveva mandare qualcuno a cercarla un secolo fa».
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Ma insomma, Hermione!» ribatté Percy. «Un funzionario d’alto rango del Ministero come il signor Crouch merita un’obbedienza Cieca da parte dei suoi servitori…»
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    Harry richiuse il suo Kit di Manutenzione per ManiCi di Scopa, si mise la Firebolt in spalla e tornò di sopra con Ron. Lassù la pioggia rimbombava ancora più fragorosamente, ed era accompagnata da forti sibili e gemiti del vento, per non parlare degli sporadiCi ululati del fantasma che viveva in soffitta. Leo prese di nuovo a cantare e a sfrecCiare nella sua gabbia quando entrarono nella stanza di Ron. La vista dei bauli quasi pronti sembrava averlo preCipitato in un delirio d’ecCitazione.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Dagli dei Biscottini GufiCi» disse Ron, lanCiando un pacchetto a Harry, «così magari sta zitto».
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    Harry infilò alcuni Biscottini GufiCi tra le sbarre della gabbia di Leo, poi si voltò verso il suo baule. La gabbia di Edvige era li accanto, ancora vuota.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «No, Ci sarebbe scritto sulla Gazzetta del Profeta» disse Ron. «Il Ministero vorrebbe far sapere a tutti di aver preso qualcuno, no?»
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    Depose una pila di pacchi sulla brandina di Harry e vi lasCiò cadere accanto il sacchetto col denaro e un mucchio di calze. Harry prese ad aprire i pacchi: a parte il Manuale di Incantesimi, volume quarto, di Miranda Gadula, aveva un mazzetto di penne nuove, una dozzina di rotoli di pergamena e ricambi per il suo kit di pozioni — era a corto di leonella ed essenza di belladonna. Stava ammucchiando la biancheria nel calderone quando alle sue spalle Ron fece un versacCio di disgusto.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    Tra le mani reggeva una cosa che a Harry parve un lungo abito di velluto marrone. Aveva un orlo di pizzo dall’aria muffita attorno al collo e polsini di pizzo identiCi.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    Si sentì bussare alla porta e la signora Weasley entrò con una bracCiata di divise di Hogwarts lavate e stirate di fresco.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Ecco qui» disse, dividendo la pila in due. «Ora state attenti a metterle via bene in modo che non si stropicCino».
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Non fare lo sCiocco» ribatté la signora Weasley, «devi avere un abito da cerimonia, è sulla lista! Ne ho preso uno anche per Harry… faglielo vedere, Harry…»
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    E uscì sbattendo la porta. Alle loro spalle si udì un buffo rumore sputacchiante. Leo stava soffocando dopo aver inghiottito un Biscottino Gufico troppo grosso.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

   C’era deCisamente una tetraggine da fine-delle-vacanze nell’aria quando Harry si svegliò la mattina dopo. Una pioggia pesante picchiettava ancora contro la finestra mentre s’infilava i jeans e una felpa; la divisa della scuola l’avrebbe indossata sull’Espresso di Hogwarts.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    Harry si appiattì contro il muro mentre il signor Weasley scendeva Ciabattando freneticamente, col vestito alla rovesCia. Quando Harry e gli altri entrarono in cuCina, videro la signora Weasley che frugava preoccupata nei cassetti della credenza — «C’era una penna qui da qualche parte!» — e il signor Weasley chino sul fuoco, intento a parlare con…
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    La testa di Amos Diggory era lì in mezzo alle fiamme come un grosso uovo barbuto. Parlava molto in fretta, del tutto indifferente alle sCintille che le volavano attorno e alle fiamme che le lambivano le orecchie.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «… dei viCini Babbani hanno sentito dei colpi e delle urla, così sono andati a chiamare quei, come-si-chiamano… puliziotti. Arthur, devi andarCi subito…»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «… un vero colpo di fortuna averlo sentito» disse la testa di Diggory. «Dovevo andare in uffiCio presto per spedire un paio di gufi, e ho trovato tutti quelli dell’Uso Improprio della Magia che usCivano… se Rita Skeeter viene a sapere di questa cosa, Arthur…»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    La testa di Diggory alzò gli occhi al Cielo. «Dice che ha sentito un intruso in giardino. Dice che qualcuno strisCiava verso casa sua, ma è stato sorpreso dai suoi bidoni».
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Arthur, lo sai com’è fatto Malocchio» disse la testa di Diggory alzando di nuovo gli occhi al Cielo. «Qualcuno che strisCia nel suo giardino nel cuore della notte? È più probabile che da qualche parte Ci sia un gatto molto traumatizzato coperto di bucce di patata. Ma se quelli dell’Uso Improprio della Magia mettono le mani su Malocchio, è finito: pensa ai suoi precedenti. Dobbiamo farlo usCire con un’accusa minore, qualcosa del tuo UffiCio… quanto valgono i Bidoni Esplosivi?»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Forse potrebbe usCire su cauzione» disse il signor Weasley continuando a scrivere in fretta, le sopracCiglia aggrottate. «Malocchio non ha usato la bacchetta? Non ha aggredito nessuno?»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Scommetto che è schizzato giù dal letto e ha cominCiato a buttare dalla finestra tutto quello che gli capitava» disse il signor Diggory, «ma faranno fatica a dimostrarlo, non Ci sono vittime».
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Va bene, arrivo» disse il signor Weasley, poi s’infilò in tasca la pergamena con gli appunti e sfrecCiò fuori dalla cuCina.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Mi dispiace, Molly» disse più lentamente, «disturbarvi cosi presto… ma Arthur è il solo che possa tirar fuori Malocchio, e Malocchio dovrebbe cominCiare il nuovo lavoro oggi. Perché doveva scegliere proprio ieri notte…»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    La signora Weasley prese una fetta di pane imburrato da una pila sul tavolo della cuCina, la mise tra le molle del camino e la infilò in bocca a Diggory.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    Mentre il signor Weasley spariva, Bill e Charlie entrarono in cuCina.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Sì, certo. Papà colleziona spine, vero?» disse Fred a bassa voce, mentre la signora Weasley usCiva dalla stanza. «Chi si somiglia…»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «È in pensione, prima lavorava al Ministero» disse Charlie. «L’ho conosCiuto una volta che papà mi ha portato in uffiCio. Era un Auror, uno dei migliori… un cacCiatore di Maghi Oscuri» aggiunse in risposta allo sguardo vacuo di Harry. «Metà delle celle di Azkaban sono piene grazie a lui. Si è fatto un sacco di nemiCi, però… soprattutto le famiglie di quelli che ha catturato… e ho sentito che da vecchio è diventato davvero paranoico. Non si fida più di nessuno. Vede Maghi Oscuri dappertutto».
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    Bill e Charlie deCisero di accompagnare gli altri alla stazione di King’s Cross, ma Percy, profondendosi in scuse, disse che doveva proprio andare al lavoro.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Non posso proprio prendermi un altro permesso in questo momento» disse loro. «Il signor Crouch sta veramente cominCiando a contare su di me».
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    La signora Weasley aveva affrontato il telefono all’UffiCio Postale del villaggio per prenotare tre normali taxi babbani che li portassero a Londra.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Arthur ha cercato di farsi prestare delle auto del Ministero per noi» sussurrò a Harry mentre si trovavano nel giardino lavato dalla pioggia a guardare i tassisti che caricavano sei pesanti bauli di Hogwarts nei portabagagli. «Ma non ce n’erano libere… oh Cielo, non sembrano feliCi, vero?»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    Harry preferì non dire alla signora Weasley che i tassisti babbani trasportano di rado gufi sovrecCitati, e Leo stava facendo un fracasso spaccatimpani. Certo non contribuì il fatto che un certo numero di Favolosi Fuochi d’ArtifiCio Freddi del dottor Filibuster con Innesco ad Acqua partirono a sorpresa quando il baule di Fred si aprì di scatto, strappando al tassista ululati di paura e dolore mentre Grattastinchi si arrampicava ad artigli sguainati su per la gamba del poveretto.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    Il viaggio fu scomodo, poiché vennero tutti stipati nel retro dei taxi coi loro bauli. Grattastinchi Ci mise un po’ a riprendersi dai fuochi d’artifiCio, e Harry, Ron e Hermione arrivarono a Londra seriamente graffiati. Furono molto sollevati di scendere a King’s Cross, anche se la pioggia cadeva più fitta che mai, e per trasportare i bauli attraverso la strada affollata e dentro la stazione si inzupparono fino all’osso.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    Harry era ormai abituato a raggiungere il binario nove e tre quarti. Si trattava semplicemente di camminare dritti attraverso l’apparentemente solida barriera che separava i binari nove e dieCi. L’unica parte complicata era farlo così da non dare nell’occhio, in modo da evitare di attirare l’attenzione dei Babbani. Quel giorno lo fecero a gruppi; Harry, Ron e Hermione (i più vistosi, dal momento che avevano Leo e Grattastinchi) andarono per primi; si appoggiarono alla barriera con aria noncurante, chiacchierando tranquillamente, e sCivolarono di lato attraverso di essa… e il binario nove e tre quarti si materializzò davanti a loro.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Può darsi che Ci vedremo più presto di quel che pensate» disse Charlie con un gran sorriso mentre abbracCiava Ginny.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Grazie per averCi ospitati, signora Weasley» disse Hermione, mentre salivano a bordo, chiudevano la porta e si sporgevano dal finestrino per gli ultimi saluti.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Lo scoprirete questa sera, immagino» disse la signora Weasley con un sorriso. «Sarà molto ecCitante — badate, sono molto felice che le regole siano cambiate…»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «DicCi che cosa succederà a Hogwarts!» urlò Fred spenzolandosi dal finestrino mentre la signora Weasley, Bill e Charlie si allontanavano a gran veloCità. «Che regole sono cambiate?»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    Harry, Ron e Hermione tornarono nel loro scompartimento. La pioggia fitta che spruzzava i finestrini rendeva molto diffiCile guardare fuori. Ron aprì il suo baule, estrasse l’abito da cerimonia marrone e lo gettò sulla gabbia di Leo per farlo star zitto.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Bagman voleva dirCi che cosa succederà a Hogwarts» disse imbronCiato, sedendo viCino a Harry. «Alla Coppa del Mondo, vi ricordate? E mia madre non vuole dirmelo. Chissà cosa…»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «… Mio padre ha seriamente preso in considerazione l’idea di mandarmi a Durmstrang invece che a Hogwarts, sapete. Conosce il Preside, vedete. Be’, lo sapete che cosa pensa di Silente — quello ama i Mezzosangue — e Durmstrang non ammette quel genere di plebaglia. Ma a mia madre non piaceva l’idea che andassi a scuola così lontano. Mio padre dice che Durmstrang ha una posizione molto più ragionevole di Hogwarts sulle Arti Oscure. Gli studenti di Durmstrang le imparano, non fanno solo quelle sCiocchezze di difesa come noi…»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Quindi è convinto che Durmstrang sarebbe andata meglio per lui, vero?» disse con rabbia. «Vorrei tanto che Ci fosse andato, così non dovremmo sopportarlo noi».
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Be’, nessuno lo sa, no?» disse Hermione alzando le sopracCiglia.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Andiamo» disse Ron cominCiando a ridere. «Durmstrang dev’essere grande come Hogwarts, come si fa a nascondere un castello enorme?»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Be’, si può stregare un edifiCio in modo che sia impossibile riprodurlo su una cartina, no?»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Ehm… se lo diCi tu» disse Harry.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Ma io sono convinta che Durmstrang si trovi da qualche parte nell’estremo Nord, su su» disse Hermione pensierosa. «In un posto molto freddo, perché hanno anche mantelli di pellicCia come parte della divisa».
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Ah, pensate un po’» disse Ron sognante. «Sarebbe stato così faCile buttare Malfoy giù da un ghiacCiaio e farlo sembrare un inCidente… peccato che sua madre abbia voluto tenerselo viCino…»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    La pioggia divenne sempre più fitta mentre il treno avanzava verso nord. Il Cielo era così cupo e i finestrini così appannati che le lanterne vennero accese già a mezzogiorno. Il carrello del pranzo arrivò sferragliando lungo il corridoio, e Harry comprò un bel mucchio di dolCi da dividere con gli altri.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    Parecchi dei loro amiCi vennero a salutarli mentre il pomeriggio avanzava, compresi Seamus Finnigan, Dean Thomas e Neville PaCiock, un ragazzo molto distratto dalla facCia tonda che era stato cresCiuto da una formidabile nonna strega. Seamus portava ancora la coccarda dell’lrlanda. Un po’ della magia sembrava essersi consumata; strillava ancora «Troy! Mullet! Moran!» ma in tono molto debole e sfinito. Dopo una mezz’oretta, Hermione, stanca delle interminabili chiacchiere sul Quidditch, si seppellì di nuovo nel Manuale di Incantesimi, volume quarto, e cominCiò a cercare di imparare un Incantesimo di Appello.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    Neville ascoltò geloso gli altri mentre raccontavano i momenti più magiCi della finale.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Oh, wow» esclamò Neville sempre più invidioso, mentre Ron gli metteva Krum nella mano grassocCia.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «L’abbiamo visto anche da viCino» disse Ron. «Eravamo in Tribuna d’onore…»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    Draco Malfoy era comparso sulla porta. Dietro di lui c’erano Tiger e Goyle, i suoi enormi scagnozzi, entrambi cresCiuti, a quanto pareva, di almeno una trentina di centimetri durante l’estate. Evidentemente avevano origliato la conversazione dalla porta, che Dean e Seamus avevano lasCiato socchiusa.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Weasley… che cos’è quella?» disse Malfoy, indicando la gabbia di Leo. Una manica dell’abito da cerimonia di Ron penzolava, osCillando al movimento del treno, mettendo chiaramente in mostra il polsino di pizzo tarlato.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Allora… hai intenzione di parteCipare, Weasley? Vuoi provare a portare un po’ di gloria al nome di famiglia? C’è anche del denaro, sai… potresti permetterti dei vestiti decenti se vincessi…»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Hai intenzione di parteCipare?» ripeté Malfoy. «Immagino che tu Ci sarai, Potter. Non perdi mai l’occasione di metterti in mostra, vero?»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «DicCi cosa vuoi o sparisCi, Malfoy» disse Hermione seccamente, da sopra il Manuale di Incantesimi.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Non dirmi che non lo sai» disse, deliziato. «Hai il padre e un fratello al Ministero e non lo sai nemmeno? Santo Cielo, mio padre me l’ha detto secoli fa… l’ha sentito dire da Cornelius Caramell. Ma certo, mio padre ha sempre contatti di alto livello al Ministero… forse tuo padre è troppo in basso per saperlo. Weasley… sì… probabilmente non parlano di cose importanti in sua presenza…»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Ma certo» disse Hermione piano. «Non lasCiare che ti provochi, Ron…»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Lui! Provocarmi! FiguriamoCi!» disse Ron, afferrando uno dei dolCi rimasti e riducendolo in poltiglia.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    Mentre le portiere si aprivano, in alto echeggiò un rombo di tuono. Hermione avvolse Grattastinchi nel suo mantello e Ron lasCiò l’abito da cerimonia sopra Leo mentre scendevano dal treno, le teste chine e gli occhi ridotti a fessure per il diluvio. La pioggia ora scendeva così fitta e rapida che era come se sulle loro teste venissero continuamente rovesCiati secchi d’acqua ghiacCiata.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Ciao, Hagrid!» gridò Harry individuando una sagoma gigantesca all’estremità della banchina.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Tutto bene, Harry?» urlò di rimando Hagrid, agitando il bracCio. «Ci si vede alla festa se non si affoga prima!»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

   Le carrozze avanzarono pesantemente attraverso i cancelli, fiancheggiati da statue di Cinghiali alati, e su per il ripido viale, osCillando pericolosamente in quella che stava diventando in fretta una tempesta. La fronte contro il finestrino, Harry vide Hogwarts avviCinarsi, le molte finestre illuminate confuse e tremolanti al di là della fitta cortina di pioggia. Un fulmine dardeggiò nel Cielo mentre la loro carrozza si fermava davanti ai grandi portoni di querCia in Cima alla rampa di gradini di pietra. Chi era a bordo delle carrozze davanti a loro già si affrettava a salire e a entrare nel castello; anche Harry, Ron, Hermione e Neville balzarono giù e sfrecCiarono per gli scalini, alzando lo sguardo solo quando si trovarono al riparo nell’imponente Sala d’Ingresso illuminata dalle torce con la sua grandiosa scalinata di marmo.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «AcCidenti» disse Ron, scuotendo la testa e schizzando acqua dappertutto, «se continua cosi, il lago strariperà. Sono anneg… ARGH!»
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Un grosso pallonCino rosso pieno d’acqua era caduto giù dal soffitto sulla testa di Ron ed era esploso. Inzuppato e sputacchiante, Ron barcollò e urtò Harry; un secondo pallonCino mancò per un soffio Hermione ed esplose ai piedi di Harry, sollevando un’ondata di acqua fredda sulle sue scarpe da tennis e fin dentro i calzini. I ragazzi intorno strillarono e presero a spintonarsi nel tentativo di usCire dalla linea di tiro. Harry alzò la testa: sei metri più su, a mezz’aria, Pix il Poltergeist, un omino con il berretto coperto di campanelle e il papillon aranCione, prendeva la mira con la facCia maligna deformata dalla concentrazione.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    La professoressa McGranitt, vicepreside della scuola e direttrice della Casa di Grifondoro, era arrivata di fretta dalla Sala Grande; sCivolò sul pavimento bagnato e si aggrappò al collo di Hermione per non cadere. «Oops… Chiedo scusa, signorina Granger…»
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Pix, scendi SUBITO!» abbaiò la professoressa McGranitt, raddrizzandosi il cappello a punta e gettando un’occhiatacCia in su attraverso gli occhiali con la montatura squadrata.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Non facCio niente!» ridacchiò Pix, scagliando una bomba d’acqua contro alcune ragazze del quinto anno, che urlarono e si preCipitarono in Sala Grande. «Sono già bagnati, no? Piccoli presuntuosi! Vaaaaaaai!» E colpi un gruppo di ragazzi del secondo anno che erano appena arrivati.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Pix tirò fuori la lingua, scagliò gli ultimi gavettoni e sfrecCiò via su per la scalinata di marmo, ridendo come un pazzo.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Harry, Ron e Hermione attraversarono sdrucCiolando la Sala d’Ingresso e attraversarono la doppia porta sulla destra, con Ron che borbottava inviperito a mezza voce mentre si spingeva via dalla facCia i capelli inzuppati.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    La Sala Grande era magnifica come sempre, decorata per il banchetto d’inizio anno. Piatti e caliCi d’oro sCintillavano alla luce di centinaia e centinaia di candele che galleggiavano a mezz’aria sopra i tavoli. Le quattro lunghe tavolate delle case erano affollate di studenti voCianti; in fondo alla Sala, gli insegnanti sedevano lungo un solo lato di un quinto tavolo, di fronte ai loro allievi. Lì dentro faceva molto più caldo. Harry, Ron e Hermione passarono oltre i Serpeverde, i Corvonero e i Tassorosso e si sedettero con gli altri di Grifondoro all’estremità della Sala, viCino a Nick-Quasi-Senza-Testa, il fantasma di Grifondoro. Nick quella sera portava il suo solito farsetto, con una gorgiera particolarmente ampia, che serviva al doppio scopo di avere un’aria festaiola e di assicurare che la testa non Ciondolasse troppo sul collo in parte tagliato.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    La Cerimonia dello Smistamento degli studenti alle Case si svolgeva all’inizio di ogni anno scolastico, ma per una sfortunata serie di Circostanze Harry non aveva assistito a nessuna, dopo la sua. Aveva una certa voglia di vederla.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Era Colin Canon, uno del terzo anno per il quale Harry era una speCie di eroe.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Ciao, Colin» rispose Harry cauto.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «È davvero emozionato!» esclamò Colin, praticamente saltellando. «Spero solo che finisca a Grifondoro! IncroCia le dita, eh, Harry?»
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Oh, no, non necessariamente» disse Hermione. «La gemella di Calì Patil è a Corvonero, e sono identiche, Ci si aspetterebbe che stessero insieme, no?»
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Harry guardò il tavolo degli insegnanti. Sembrava che Ci fossero più posti vuoti del solito. Hagrid, naturalmente, stava ancora tentando di attraversare il lago con quelli del primo anno; la professoressa McGranitt probabilmente stava sovrintendendo all’asCiugatura del pavimento dell’ingresso, ma c’era anche un altro posto vuoto, e Harry non riuscì a capire chi altri mancasse.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Non avevano ancora avuto un insegnante di Difesa contro le Arti Oscure che fosse durato più di tre trimestri. Il preferito di Harry, di gran lunga, era stato il professor Lupin, che aveva dato le dimissioni l’anno prima. Guardò il tavolo dei professori in lungo e in largo. DeCisamente non c’erano facce nuove laggiù.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Forse non sono riusCiti a trovare nessuno!» disse Hermione preoccupata.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Harry scrutò il tavolo con maggiore attenzione. Il minuscolo professor Vitious, l’insegnante di Incantesimi, era seduto su una grossa pila di cusCini accanto alla professoressa Sprite, l’insegnante di Erbologia, che aveva il cappello di traverso sui capelli neri svolazzanti; stava parlando con la professoressa Sinistra di Astronomia. Accanto sedeva il giallastro, aquilino, untuoso insegnante di Pozioni, Piton — la persona meno gradita a Harry di tutta Hogwarts. Il disgusto di Harry per Piton era pari solo all’odio di Piton per lui, un odio che, se possibile, era aumentato l’anno prima, quando Harry aveva aiutato Sirius a fuggire sotto il lungo naso di Piton… Piton e Sirius erano nemiCi fin dai tempi della scuola.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    ViCino a Piton c’era un posto vuoto, che Harry immaginò fosse quello della professoressa McGranitt. Oltre, esattamente al centro del tavolo, sedeva il professor Silente, il Preside, i capelli argentei e la barba fluente che brillavano alla fiamma delle candele, gli splendidi abiti verde cupo ricamati di numerose stelle e lune. Silente posava il mento sulle lunghe dita sottili, fissando il soffitto attraverso gli occhiali a mezzaluna come se fosse perso nei suoi pensieri. Anche Harry guardò il soffitto che rifletteva per magia il Cielo fuori, e non l’aveva mai visto così tempestoso. Nuvole nere e viola lo attraversavano vorticando, e mentre rimbombava un altro tuono, saettò un fulmine.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Non fece in tempo a finire la frase che le porte della Sala Grande si aprirono, e cadde il silenzio. La professoressa McGranitt guidò una lunga fila di ragazzini del primo anno fino all’altro capo del salone. Se Harry, Ron e Hennione erano bagnati, non era niente a confronto dei nuovi arrivati: sembrava che invece di arrivare in barca avessero attraversato il lago a nuoto. Tutti tremavano di freddo e nervosismo mentre sfilavano lungo il tavolo degli insegnanti e si fermavano davanti al resto della scuola — tutti tranne il più piccolo, un ragazzino coi capelli color topo, avvolto in quello che Harry riconobbe come il cappotto di pellicCia di talpa di Hagrid. Il cappotto era così grande per lui che sembrava avviluppato in un tendone nero e peloso: il suo facCino spuntava da sopra il collo, quasi dolorosamente ecCitato. Quando ebbe preso posto accanto ai suoi terrorizzati coetanei, incroCiò lo sguardo di Colin Canon, alzò entrambi i polliCi e articolò: «Sono caduto nel lago!» Sembrava deCisamente divertito per l’accaduto.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    La professoressa McGranitt posò uno sgabello a quattro gambe davanti alla fila e vi sistemò sopra un cappello da mago estremamente vecchio, sporco e rattoppato. I ragazzini lo fissarono. Così tutti gli altri. Per un attimo calò il silenzio. Poi uno strappo viCino all’orlo si spalancò come una bocca e il cappello prese a cantare:
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Or son mille anni, o forse anche più, che l’ultimo punto cuCito mi fu: vivevano allor quattro maghi di fama, che ancora oggi celebri ognuno qui chiama. Il fier Grifondoro, di cupa brughiera, e Corvonero, beltà di scogliera, e poi Tassorosso, signor di vallata, e ancor Serpeverde, di tana infossata. Un solo gran sogno li accomunava, un solo progetto quei quattro animava: creare una scuola, stregoni educare. E Hogwarts insieme poteron fondare. Ciascuno dei quattro una casa guidava, Ciascuno valori diversi insegnava: ognuno stimava diverse virtù e quelle cercava di accrescer vieppiù. E se Grifondoro il coraggio cercava e il giovane mago più audace premiava, per Corvonero una mente brillante fu tosto la cosa davvero importante. Chi poi nell’impegno trovava diletto del buon Tassorosso vinceva il rispetto, e per Serpeverde la pura ambizione contava assai più di ogni nobile azione. I quattro, concordi, gli allievi diletti sceglievan secondo criteri corretti. Ma un giorno si dissero: chi li spartirà quando ognuno di noi defunto sarà? Così Grifondoro un modo trovava e me dal suo capo veloce sfilava: poi con i tre maghi una mente mi fece capace di scegliere in loro vece. E se sulle orecchie mi avrete calato, voi state pur certi, non ho mai sbagliato: nelle vostre teste un occhiata darò e alla Casa giusta vi assegnerò!
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Il piccolo Dennis Canon barcollò in avanti, inCiampando nella pellicCia di talpa di Hagrid, proprio mentre quest’ultimo sCivolava nella Sala attraverso una porta dietro il tavolo degli insegnanti. Alto due volte un uomo normale, e largo almeno tre, Hagrid, con la sua lunga barba nera aggrovigliata e incolta, aveva un aspetto vagamente inquietante — una falsa impressione, perché Harry, Ron e Hermione sapevano che Hagrid era di natura assai gentile. Il gigante fece loro l’occhiolino mentre sedeva all’estremità del tavolo degli insegnanti e guardava Dennis Canon infilarsi il Cappello Parlante. Lo squarCio viCino all’orlo si spalancò…
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Colin, ce l’ho fatta!» disse con voce acuta, lasCiandosi cadere su una sedia vuota. «È stato bellissimo! E qualcosa nell’acqua mi ha afferrato e mi ha spinto di nuovo sulla barca!»
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Forte!» disse Colin con lo stesso tono ecCitato. «Probabile che fosse la piovra gigante, Dennis!»
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    Lo Smistamento continuò; ragazzi e ragazze con vari gradi di paura stampati in facCia avanzavano uno dopo l’altro verso lo sgabello a tre gambe, e la fila diminuì lentamente mentre la professoressa McGranitt finiva la lettera L.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Insomma, Ron, lo Smistamento è più importante del Cibo» disse Nick-Quasi-Senza-Testa, mentre “Madley, Laura!” entrava a far parte di Tassorosso.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Il professor Silente si era alzato in piedi. Sorrise agli studenti, le bracCia allargate in segno di benvenuto.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Aaah, ’sì va ’eglio!» disse Ron con la bocca piena di patate schiacCiate.
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    «Siete fortunati che stasera Ci sia il banchetto, sapete» disse Nick-Quasi-Senza-Testa. «Sono successi dei guai in cuCina prima».
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    «Pix, naturalmente» disse Nick-Quasi-Senza-Testa scuotendo la testa, che osCillò pericolosamente. Sì sistemò la gorgiera un po’ più su e riprese: «La solita questione, sapete. Voleva parteCipare al banchetto: be’, non se ne parla proprio, sapete com’è fatto, così tremendamente inCivile, appena vede un piatto di Cibo lo lanCia. Abbiamo tenuto un consiglio di spettri — il Frate Grasso voleva che gli dessimo una possibilità — ma assai saggiamente, secondo me, il Barone Sanguinario è stato fermissimo».
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Sì, l’avevamo capito che Pix sembrava ecCitato per qualcosa» disse Ron cupo. «E allora che cos’ha combinato nelle cuCine?»
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    «Caos, turbamento e tafferuglio. Pentole dappertutto. Tutto allagato di minestra. Ha terrorizzato gli elfi domestiCi…»
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    Clang. Hermione aveva rovesCiato la sua coppa d’oro. Il succo di zucca dilagò sulla tovaglia, lasCiando una considerevole macchia aranCione sul lino candido, ma Hermione non Ci fece caso.
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    «Ci sono elfi domestiCi qui?» esclamò, guardando con orrore Nick-Quasi-Senza-Testa. «Qui a Hogwarts?»
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    «Be’, non escono quasi mai dalla cuCina di giorno, no?» disse Nick-Quasi-Senza-Testa. «Vengono fuori di notte per fare le pulizie… controllare i camini e così via… voglio dire, non dovresti vederli, no? È questa la caratteristica di un buon elfo domestico, no? Che non sai che c’è».
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    Nick-Quasi-Senza-Testa ridacchiò così forte che la gorgiera sCivolò via e la testa ricadde, penzolando dai tre centimetri scarsi di pelle e muscolo spettrale che la tenevano unita al collo.
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    «Permessi per malattia e pensione?» disse, risistemandosi la testa fra le spalle e bloccandola di nuovo con la gorgiera. «Gli elfi domestiCi non vogliono permessi per malattia e pensione!»
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    «Oh, andiamo, ’Er-mio-ne» disse Ron, spruzzando pezzetti di pasticCio di Yorkshire addosso a Harry. «Oops… scusa, ’arry». Deglutì. «Non sarà digiunando che gli farai dare i permessi per malattia!»
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    «Torta di melassa, Hermione!» disse Ron, spingendola apposta sotto il suo naso. «Guarda, torta marmorina! Dolce al Cioccolato!»
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    Ma Hermione gli scoccò un’occhiata così simile a quelle della professoressa McGranitt che lasCiò subito perdere.
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    Quando anche i dolCi furono demoliti, e le ultime briCiole furono svanite dai piatti, lasCiandoli lustri e puliti, Albus Silente si alzò di nuovo. Il chiacchiericCio che riempiva la Sala s’interruppe quasi all’istante, tanto da lasCiar udire solo l’ululato del vento e il picchiettio della pioggia.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Mastro Gazza, il custode, mi ha chiesto di dirvi che la lista di oggetti proibiti dentro le mura del castello quest’anno è stata estesa agli Yo-yo Ululanti, ai Frisbee Zannuti e ai Boomerang Rimbalzatutto. La lista completa comprende qualcosa come quattrocentotrentasette oggetti, credo, e può essere consultata nell’uffiCio di Mastro Gazza, se qualcuno volesse controllare».
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Gli angoli della bocca di Silente si arricCiarono.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Silente riprese: «Ciò è dovuto a un evento che prenderà il via in ottobre e continuerà per tutto l’anno scolastico, impegnando molto del tempo e delle energie degli insegnanti: ma sono certo che vi divertirete tutti enormemente. Ho l’immenso piacere di annunCiare che quest’anno a Hogwarts…»
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Sulla soglia c’era un uomo appoggiato a un lungo bastone, avvolto in un mantello nero da viaggio. Un lampo improvviso lo illuminò: tutte le teste dei ragazzi si volsero di scatto a guardarlo. L’uomo abbassò il cappucCio, scosse una folta chioma di lunghi capelli brizzolati, poi prese ad avanzare verso il tavolo degli insegnanti.
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    Un sordo clunk echeggiò nella Sala un passo sì e uno no. Lo sconosCiuto raggiunse l’estremità del tavolo, voltò a destra e zoppicò vistosamente verso Silente. Un altro lampo attraversò il soffitto. Hermione trattenne il respiro.
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    Una luce cruda aveva illuminato il volto dell’uomo, un volto diverso da tutti quelli che Harry avesse mai visto. Era come se fosse stato scolpito nel legno stagionato da qualcuno che avesse solo una vaga idea di come dovevano essere le facce umane, e non fosse molto abile con lo scalpello. Ogni centimetro di pelle sembrava coperto di CicatriCi. La bocca pareva un taglio diagonale, e mancava un grosso pezzo di naso. Ma furono gli occhi dell’uomo a spaventarlo.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Lo straniero raggiunse Silente. Tese una mano coperta di CicatriCi quanto il volto, e Silente la strinse, mormorando parole che Harry non riuscì a cogliere. Parve rivolgere qualche domanda allo straniero, che scosse la testa senza sorridere e rispose sottovoce. Silente annuì e fece segno all’uomo di sedere nel posto vuoto alla sua destra.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Lo straniero sedette, scosse via la chioma grigio scuro, trasse a sé un piatto di salsicce, lo portò a Ciò che restava del naso e lo annusò. Poi estrasse dalla tasca un coltellino, vi infilzò l’estremità della salsicCia e cominCiò a mangiare. L’occhio normale era fisso sulle salsicce, ma quello blu sfrecCiava ancora irrequieto tra le palpebre, abbracCiando la Sala e gli studenti.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Era consuetudine che i nuovi componenti del corpo insegnante venissero accolti con un applauso, ma nessuno, né fra i docenti né fra i ragazzi, batté le mani a parte Silente e Hagrid: il suono echeggiò lugubre nel silenzio, e ben presto smisero. Tutti gli altri sembravano troppo esterrefatti dalla bizzarra apparizione di Moody per riusCire a far altro che fissarlo.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Che cosa gli è successo?» sussurrò Hermione. «Che cosa è successo alla sua facCia?»
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Non lo so» mormorò Ron, osservando Moody affasCinato.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Moody parve del tutto indifferente all’accoglienza men che tiepida. Ignorando la caraffa di succo di zucca davanti a sé, infilò di nuovo la mano nel mantello da viaggio, estrasse una fiaschetta e bevve una lunga sorsata. Mentre alzava il bracCio, il mantello si sollevò leggermente da terra, e Harry vide sotto il tavolo parecchi centimetri di una gamba di legno intagliato che terminava in un piede a zampa di leone.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Il Torneo Tremaghi fu indetto per la prima volta settecento anni fa, come competizione amichevole tra le tre maggiori scuole europee di magia: Hogwarts, Beauxbatons e Durmstrang. Venne scelto un campione per rappresentare Ciascuna scuola, e i tre campioni gareggiarono in tre imprese magiche. Le scuole si alternavano nell’ospitare il Torneo ogni Cinque anni, e tutti convennero che fosse un modo eccellente per stabilire legami tra giovani streghe e maghi di diverse nazionalità… almeno fino a quando il tributo di morti non divenne così elevato che fu deCiso di sospendere il Torneo».
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Il tributo di morti?» sussurrò Hermione, preoccupata. Ma la sua agitazione non pareva condivisa dalla maggior parte degli studenti in sala; molti di loro parlottavano ecCitati, e Harry stesso era molto più interessato ad avere altre notizie sul Torneo che a preoccuparsi per decessi avvenuti centinaia di anni prima.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Ci furono parecchi tentativi nel corso dei secoli di riportare in auge il Torneo» continuò Silente, «nessuno dei quali ebbe molto successo. Comunque, i nostri UffiCi per la Cooperazione Internazionale Magica e per i Giochi e gli Sport MagiCi hanno deCiso che i tempi sono maturi per un nuovo tentativo. Abbiamo lavorato molto nel corso dell’estate per far sì che questa volta nessun campione o nessuna campionessa si trovi in pericolo mortale.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «I Presidi di Beauxbatons e di Durmstrang arriveranno in ottobre con la loro squadra scelta di campioni, e la selezione dei tre sfidanti avverrà a Halloween. Un giudice imparziale deCiderà quali studenti saranno più degni di gareggiare per la Coppa Tremaghi, la gloria della loro scuola e un premio personale in denaro pari a mille galeoni».
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Io Ci sto!» sibilò Fred Weasley lungo il tavolo, il viso acceso d’entusiasmo alla prospettiva di tanta gloria e ricchezza. Non era il solo a immaginarsi campione di Hogwarts: ai tavoli di Ciascuna Casa, Harry vide ragazzi e ragazze che guardavano rapiti verso Silente o confabulavano con i viCini. Ma in quel momento Silente parlò di nuovo, e la Sala si zittì un’altra volta.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Pur sapendo quanto Ciascuno di voi sia desideroso di portare a Hogwarts la Coppa Tremaghi» disse, «i Presidi delle scuole parteCipanti, assieme al Ministero della Magia, hanno convenuto di imporre un limite d’età per gli sfidanti di quest’anno. Solo gli studenti dell’età giusta — Cioè da diCiassette anni in su — potranno proporsi per la selezione. Questa» — Silente alzò un po’ la voce, perché una rumorosa protesta si scatenò a quelle parole, e i gemelli Weasley all’improvviso divennero furibondi — «è una misura che riteniamo necessaria, dal momento che le prove del Torneo saranno pur sempre diffiCili e pericolose, quali che siano le precauzioni che prenderemo, ed è altamente improbabile che gli studenti al di sotto del sesto e del settimo anno siano in grado di affrontarle. Mi assicurerò personalmente che nessuno studente di età inferiore inganni il nostro giudice imparziale e lo induca a nominarlo campione di Hogwarts». I suoi occhi azzurro chiaro sCintillarono indugiando sulle facce ribelli di Fred e George. «Pertanto vi prego di non perdere tempo a iscrivervi se avete meno di diCiassette anni.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Le delegazioni di Beauxbatons e Durmstrang arriveranno in ottobre e resteranno con noi per la maggior parte dell’anno. So che tutti voi tratterete con la massima gentilezza i nostri ospiti stranieri durante il loro soggiorno, e darete il vostro sincero sostegno al campione di Hogwarts quando verrà designato o designata. E ora è tardi e so quanto è importante che Ciascuno di voi sia ben sveglio e riposato quando comincerete le lezioni domani mattina. Ora di andare a letto! Forza, veloCi
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Silente si risedette e si voltò a parlare con Malocchio Moody. Ci fu un gran fracasso di sedie spostate e colpi secchi mentre tutti gli studenti si alzavano e sCiamavano nella Sala d’Ingresso attraverso le doppie porte.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Non possono farlo!» esclamò George Weasley, che non si era unito alla folla che avanzava verso la porta, ma era lì in piedi a guardare torvo verso Silente. «Compiamo diCiassette anni in aprile, perché non possiamo provarCi
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Non riusCiranno a impedirmi di parteCipare» disse Fred cocCiuto, scrutando acCigliato il tavolo degli insegnanti. «I campioni faranno un sacco di cose che normalmente uno non ha il permesso di fare. E il premio di mille galeoni!»
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Harry, Ron, Hermione, Fred e George si avviarono verso l’Ingresso, gli ultimi due impegnati a discutere come Silente avrebbe potuto impedire ai minori di diCiassette anni di prendere parte alle selezioni del Torneo.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Chi è il giudice imparziale che deCiderà i campioni?» chiese Harry.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Sì, ma non è lui a scegliere il campione, no?» disse Fred astuto. «Mi pare che una volta che questo giudice saprà chi vuole parteCipare, sceglierà il migliore di ogni scuola senza badare affatto all’età. Silente sta cercando di impedirCi di parteCipare».
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Ma Ci sono stati dei morti!» disse Hermione in tono petulante, mentre attraversavano una porta nascosta da un arazzo e imboccavano un’altra scalinata più stretta.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Sì» disse Fred con leggerezza, «ma è successo tanti anni fa, no? E poi, che gusto c’è senza un po’ di rischio? Ehi, Ron, e se scopriamo come aggirare Silente? Ti va di parteCipare?»
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Che cosa ne diCi?» Ron chiese a Harry. «Sarebbe forte esserCi, no? Ma temo che vorrebbero qualcuno più grande… non so se abbiamo imparato abbastanza…»
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Il piede di Neville era sprofondato in un gradino a metà della rampa. C’erano molte scale truccate a Hogwarts; a gran parte degli studenti più anziani veniva ormai istintivo saltare quel gradino in particolare, ma la memoria di Neville era notoriamente scarsa. Harry e Ron lo afferrarono sotto le ascelle e lo tirarono fuori, mentre un’armatura in Cima alle scale scricchiolava e sbatacchiava, scossa da una risata asmatica.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Il ritratto si apri come una porta rivelando un’apertura nel muro, che tutti attraversarono. Un fuoco scoppiettante riscaldava la sala comune Circolare, piena di tavoli e poltrone soffiCi. Hermione scoccò uno sguardo cupo alle fiamme che danzavano allegramente, e Harry la sentì distintamente mormorare “lavoro da schiavi”, prima di dar loro la buonanotte e di sparire al di là della porta che conduceva al dormitorio femminile.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Harry, Ron e Neville salirono l’ultima rampa di scale a spirale e raggiunsero il loro dormitorio, che si trovava in Cima alla Torre. Cinque letti a baldacchino con tende di un intenso rosso cremisi erano disposti lungo le pareti, Ciascuno con il baule del proprietario ai piedi. Dean e Seamus erano già pronti per dormire; Seamus aveva fissato la coccarda dell’Irlanda alla testata del letto, e Dean aveva appeso un poster di Viktor Krum sopra il comodino. Il suo vecchio manifesto della squadra di calCio dei West Ham era affisso lì accanto.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Potrei provarCi, sai» disse Ron assonnato nell’oscurità, «se Fred e George trovano il modo… il Torneo, non si sa mai, no?»
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Penso di sì…» Harry si rigirò, mentre una serie di nuove immagini sfolgoranti si formava nella sua testa… eccolo indurre il giudice imparziale a credere che aveva diCiassette anni… eccolo diventare il campione di Hogwarts… eccolo in campo, le bracCia alzate in segno di trionfo davanti a tutta la scuola impegnata ad applaudire e a urlare… aveva appena vinto il Torneo Tremaghi… il viso di Cho spiccava nitido nella folla confusa, raggiante di ammirazione…
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Harry sorrise nel cusCino, straordinariamente felice che Ron non potesse vedere quello che vedeva lui.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

   La mattina dopo la tempesta si era esaurita, anche se il soffitto della Sala Grande era ancora coperto; pesanti nuvole grigio peltro vorticavano in alto mentre Harry, Ron e Hermione studiavano i nuovi orari scolastiCi a colazione. Qualche sedia più in là, Fred, George e Lee Jordan discutevano i metodi magiCi per invecchiarsi e riusCire a essere ammessi di straforo al Torneo Tremaghi.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Oggi non è male… siamo fuori tutta la mattina» disse Ron, che scorreva col dito la colonna dell’orario dedicata al lunedì. «Erbologia con quelli di Tassorosso e Cura delle Creature Magiche… acCidenti, siamo ancora con i Serpeverde».
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Ho deCiso che Ci sono modi migliori per prendere posizione sui diritti degli elfi» disse Hermione altezzosa.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Sopra di loro si udì un improvviso frusCio, e un centinaio di gufi planarono dalle finestre aperte, carichi della posta del mattino. D’istinto Harry guardò in su, ma non c’era tracCia di qualcosa di bianco nella massa di bruno e grigio. I gufi volteggiarono sui tavoli, cercando i destinatari delle lettere e dei pacchi. Un grosso allocco calò su Neville PaCiock e gli depositò in grembo un pacchetto: Neville si dimenticava quasi sempre di mettere in valigia qualcosa. All’altro capo della Sala, il barbagianni di Draco Malfoy era atterrato sulla sua spalla, portando da casa quella che sembrava la consueta scorta di caramelle e dolCi. Cercando di nascondere la delusione che gli attanagliava lo stomaco, Harry tornò al suo porridge. Possibile che fosse successo qualcosa a Edvige, e che Sirius non avesse nemmeno ricevuto la sua lettera?
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Questo cupo pensiero lo accompagnò per tutto il sentiero inzuppato dell’orto finché non raggiunsero la serra numero tre, e lì venne distratto dalla professoressa Sprite che mostrò alla classe le piante più brutte che Harry avesse mai visto. Più che piante sembravano lumache nere giganti, e spuntavano in verticale dal terricCio. Ciascuna si contorceva ed era ricoperta di bozzi grossi e lucenti che sembravano pieni di liquido.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Che sCiocca ragazza» commentò la professoressa Sprite scuotendo la testa. «Ma Madama Chips alla fine le ha riattaccato il naso».
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Hagrid li aspettava fuori, la mano sul collare del suo enorme cane nero, Thor. Per terra ai suoi piedi c’erano parecchie casse di legno, e Thor uggiolava e tirava il collare, chiaramente impaziente di indagare più da viCino sul contenuto. Mentre si avviCinavano, udirono uno strano rumore di sonagli, punteggiato da quelle che sembravano piccole esplosioni.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    ’Bleah’ era una descrizione perfetta per gli Schiopodi, secondo Harry. Avevano l’aspetto di aragoste deformi senza corazza, orrendamente pallide e visCide, con le zampe che sbucavano da punti molto strani, e senza testa, almeno non visibile. In ogni cassa ce n’erano un centinaio, Ciascuno lungo una ventina di centimetri, e brulicavano l’uno addosso all’altro, urtando Ciechi contro i lati dei contenitori. Emanavano un foltissimo odore di pesce marCio. Ogni tanto dalla coda di uno Schiopodo volavano via delle sCintille, e con un piccolo fuut questo schizzava in avanti di parecchi centimetri.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Sono appena usCiti dall’uovo» disse Hagrid fiero, «così potete tirarli su voi! Ho pensato che poteva essere una bella ricerca!»
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Hagrid aprì la bocca, e parve riflettere intensamente; Ci fu una pausa di qualche secondo, poi rispose in tono rude: «Quella sarà la prossima lezione, Malfoy. Oggi dovete solo darCi da mangiare. Dovrete provare a darCi delle cose diverse — io non ne ho mai tenuti prima, non so che cosa Ci piace. Io ho qua uova di formica e fegato di rana e un po’ di bisce: provate un po’ di tutto».
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Solo il profondo affetto che provavano per Hagrid poté indurre Harry, Ron e Hermione ad afferrare visCide manCiate di fegato di rana e calarle nelle casse per tentare gli Schiopodi. Harry non riuscì a reprimere il sospetto che tutta la faccenda fosse completamente inutile, perché pareva proprio che gli Schiopodi non fossero provvisti di bocca.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Ahia!» strillò Dean Thomas dopo una deCina di minuti. «Mi ha preso!»
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Hagrid gli corse viCino, preoccupato.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Ah, certi hanno il pungiglione» disse Hagrid entusiasta (Lavanda ritrasse in fretta la mano dal contenitore). «Mi sa che sono i maschi… le femmine hanno delle cosette per succhiare sulla panCia… per succhiare il sangue, credo».
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Be’, adesso capisco perché stiamo cercando di tenerli in vita» disse Malfoy sarcastico. «Chi non vorrebbe un animaletto che bruCia, punge e morde contemporaneamente?»
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Adesso lo sono» disse Hermione con tono esasperato, «ma una volta che Hagrid avrà scoperto cosa mangiano, Ci scommetto che diventeranno lunghi due metri».
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «L’ho detto solo per zittire Malfoy» rispose Hermione. «Che, tra parentesi, secondo me ha ragione. La cosa migliore da fare sarebbe schiacCiarli tutti prima che cominCino ad attaccarCi».
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Sedettero al tavolo di Grifondoro e si servirono di costolette d’agnello e patate. Hermione cominCiò a mangiare così in fretta che Harry e Ron la fissarono esterrefatti.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Hermione alzò le spalle e continuò a ingurgitare Cibo come se non mangiasse da giorni. Poi balzò in piedi, disse «Ci vediamo a cena!» e si allontanò a gran veloCità.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Quando suonò la campana che segnalava l’inizio delle lezioni del pomeriggio, Harry e Ron si diressero alla Torre Nord: in Cima a una stretta scala a chiocCiola, una scaletta a pioli d’argento portava fino a una botola rotonda nel soffitto e alla stanza in cui viveva la professoressa Cooman.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Il familiare profumo dolCiastro che si sprigionava dal fuoco colpì le loro nariCi quando sbucarono in Cima alla scala. Come al solito, le tende erano tutte tirate; la stanza Circolare era immersa nella fioca luce rossastra delle molte lampade drappeggiate con sCiarpe e sCialli. Harry e Ron superarono la folla di poltrone e pouf di chintz già occupati che riempivano la stanza e sedettero insieme a un tavolino rotondo.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Molto esile, con enormi occhiali che rendevano i suoi occhi smisurati nel viso affilato, la professoressa Cooman sbirCiava Harry con l’espressione tragica che riservava solo a lui. Il consueto notevole quantitativo di perline, catenelle e bracCialetti che portava addosso sCintillava alla luce del fuoco.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Tu sei preoccupato, mio caro» disse a Harry in tono lugubre. «Il mio Occhio Interiore vede oltre il tuo viso spavaldo, vede l’anima inquieta che c’è dentro di te. E sono spiacente di dover dire che le tue preoccupazioni non sono infondate. Vedo che ti aspettano tempi diffiCili, ahimè… molto diffiCili… temo che la cosa di cui hai paura invero accadrà… e forse più presto di quel che credi…»
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    La sua voce si fece quasi un sussurro. Ron si voltò verso Harry con gli occhi al Cielo, e Harry gli rispose con uno sguardo impassibile. La professoressa Cooman li oltrepassò e sedette in una gran poltrona coi bracCioli davanti al camino, di fronte alla classe. Lavanda Brown e Calì Patil, che nutrivano una profonda ammirazione per la professoressa Cooman, sedevano su pouf, molto viCino a lei.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Miei cari, è giunto il momento di prendere in esame le stelle» annunCiò l’insegnante. «Il movimento dei pianeti e gli eventi misteriosi che rivelano solo a coloro che comprendono i passi della danza celestiale. Il destino umano può essere deCifrato attraverso i raggi planetari, che si mescolano…»
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Saturno, il pianeta Saturno!» disse la professoressa Cooman, questa volta deCisamente seccata che non fosse costernato dalla notizia. «Stavo dicendo che Saturno era di sicuro in una posizione di potere nei Cieli al momento della tua nasCita… i tuoi capelli scuri… la tua piccola statura… due tragiche perdite così presto… Credo di poter affermare a ragione, mio caro, che sei nato a metà inverno…»
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Mezz’ora dopo, a tutti era stata distribuita una complicata mappa Circolare, e Ciascuno tentava di definire la posizione dei pianeti al momento della sua nasCita. Era un lavoro noioso, che richiedeva ripetute consultazioni di schemi e calcoli di angoli.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Aaaaah» disse Ron, imitando il sussurro mistico della professoressa Cooman, «quando due Nettuni appaiono nel Cielo, è un segno sicuro che sta nascendo un piccoletto con gli occhiali, Harry…»
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Seamus e Dean, che lavoravano lì accanto, ridacchiarono forte, anche se non abbastanza da coprire gli squittii ecCitati di Lavanda Brown. «Oh, professoressa, guardi qui! Credo di avere un pianeta inaspettato! Oooh, che pianeta è, professoressa?»
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Maledetta vecchia pipistrella» disse Ron amaramente, mentre si univano alla folla che scendeva le scale diretta alla Sala Grande. «Ci vorrà tutto il fine settimana, Ci vorrà…»
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Be’, urrà per il professor Vector» disse Ron imbronCiato.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Cosa c’è?» disse Ron asCiutto.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Pare che i guai del Ministero della Magia non siano ancora finiti, scrive Rita Skeeter, inviato speCiale. Recentemente sotto accusa per lo scarso controllo alla Coppa del Mondo di Quidditch, e ancora incapace di giustificare la sparizione di una delle sue streghe, il Ministero è sprofondato di nuovo nell’imbarazzo ieri a opera di Arnold Weasley, dell’UffiCio per l’Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «FiguriamoCi, non sono nemmeno riusCiti a dare il nome giusto, Weasley: è come se fosse una completa nullità, vero?» gracchiò.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Arnold Weasley, che due anni fa fu accusato di possesso di un’auto volante, ieri è stato coinvolto in una zuffa con parecchi protettori della legge babbani (’poliziotti’) a causa di alcuni bidoni della spazzatura altamente aggressivi. Pare che il signor Weasley sia intervenuto in aiuto di Malocchio Moody, l’anziano ex Auror che è andato in pensione dal Ministero quando non è stato più in grado di distinguere fra una stretta di mano e un tentato omiCidio. Com’era prevedibile, il signor Weasley, all’arrivo presso la casa strettamente sorvegliata del signor Moody, ha scoperto che quest’ultimo aveva ancora una volta dato un falso allarme. Il signor Weasley è stato costretto a modificare parecchie memorie prima di riusCire a sfuggire ai poliziotti, ma si è rifiutato di rispondere alle domande della Gazzetta del Profeta sul perché abbia coinvolto il Ministero in una scena tanto indegna e potenzialmente imbarazzante.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Oh, certo, sei stato da loro quest’estate, vero, Potter?» sogghignò Malfoy. «Allora dimmi, sua madre è davvero così CicCiona, o è solo la foto?»
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Hai presente tua madre, Malfoy?» disse Harry che con Hermione tratteneva Ron per i vestiti, per impedirgli di scagliarsi su Malfoy. «Quella facCia che fa, come se avesse la cacca sotto il naso? Ce l’ha sempre avuta o è solo perché era con te?»
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Tieni la tua boccacCia chiusa, allora» disse Harry, voltandosi.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Parecchi ragazzi urlarono. Harry sentì qualcosa di incandescente graffiargli il lato del viso. Affondò la mano in tasca per prendere la bacchetta, ma prima ancora di riusCire a toccarla, udì un secondo forte BANG, e un ruggito che echeggiò per tutta la Sala d’Ingresso.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «LASCiALO!» gridò Moody.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «LasCiare… che cosa?» chiese Harry, esterrefatto.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Non tu, lui!» ringhiò Moody, puntando il pollice sopra la spalla per indicare Tiger, che si era appena immobilizzato sul punto di prendere in bracCio il furetto bianco. A quanto pareva, l’occhio di Moody era magico e poteva vedere dall’altra parte della testa.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Non — farlo — mai — più» disse Moody, pronunCiando ogni parola man mano che il furetto colpiva il pavimento di pietra e rimbalzava di nuovo.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    La professoressa McGranitt scendeva la scalinata di marmo con le bracCia cariche di libri.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «No!» urlò la professoressa McGranitt, scendendo la scala di corsa ed estraendo la bacchetta; un attimo dopo, con un forte schiocco, ricomparve Draco Malfoy, accasCiato a terra, i lisCi capelli biondi che coprivano la facCia rossa come un papavero. Malfoy si rialzò tremante.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Un altro vecchio amico» ringhiò Moody. «Avevo proprio voglia di fare una bella chiacchierata col vecchio Piton… vieni, tu…» E preso Malfoy per il bracCio, lo trasse in piedi senza tanti complimenti e lo condusse verso i sotterranei.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    La professoressa McGranitt rimase a fissarli preoccupata per qualche istante, poi agitò la bacchetta verso i libri sparsi a terra, che si alzarono galleggiando per aria e tornarono fra le sue bracCia.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Non dite niente» sussurrò Ron a Harry e Hermione, mentre poco dopo si sedevano al tavolo di Grifondoro, Circondati da chiacchiere ecCitate su Ciò che era appena accaduto.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Hermione!» esclamò Ron veemente, gli occhi di nuovo spalancati. «Stai sCiupando il momento più bello della mia vita!»
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Hermione sbuffò d’impazienza e prese di nuovo a mangiare a tutta veloCità.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Non sono compiti» rispose. In Cinque minuti vuotò il piatto e se ne andò.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Superforte» disse il migliore amico dei gemelli, Lee Jordan, sCivolando nel posto accanto a George. «L’abbiamo avuto oggi pomeriggio» disse a Harry e Ron.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

   I due giorni successivi trascorsero senza gravi inCidenti, a parte il fatto che Neville fuse il suo sesto calderone a Pozioni. Il professor Piton, che nel corso dell’estate sembrava aver raggiunto nuove vette di perfidia, lo punì costringendolo a sventrare un intero barile di rospi cornuti, e Neville tornò in uno stato di collasso nervoso.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Era noto a tutti che Piton desiderava ardentemente il posto di insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, e non era riusCito a ottenerlo per il quarto anno di fila. Piton aveva preso in antipatia tutti gli insegnanti precedenti, e l’aveva dimostrato, ma sembrava stranamente cauto nel manifestare aperta ostilità nei confronti di Malocchio Moody. A dire il vero, tutte le volte che Harry li vedeva insieme — ai pasti, o quando passavano nei corridoi — aveva la netta impressione che Piton evitasse l’occhio di Moody, sia quello magico che quello normale.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Rimisero i libri nelle borse. Ron sembrava deCisamente elettrizzato.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «Allora» disse, quando l’ultimo si fu dichiarato presente, «ho ricevuto una lettera dal professor Lupin a proposito di questa classe. Mi pare che abbiate una preparazione piuttosto solida nell’affrontare le Creature Oscure — avete fatto i MollicCi, i Berretti Rossi, i MarCiotti, gli AvvinCini, i Kappa e i Lupi Mannari, è esatto?»
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Ci fu un mormorio diffuso di assenso.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    L’occhio magico di Moody roteò per fissarsi su Ron, che cambiò facCia, spaventato; ma dopo un attimo Moody sorrise: era la prima volta che lo faceva. Ciò rese il suo volto segnato di CicatriCi più devastato e contorto che mai, ma fu confortante sapere che era in grado di fare una cosa amichevole come sorridere. Ron parve molto sollevato.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «Tu devi essere il figlio di Arthur Weasley, eh?» disse Moody. «Tuo padre mi ha tirato fuori da un bel guaio qualche giorno fa… sì, mi fermo solo quest’anno. Un favore speCiale a Silente… un anno, e poi torno alla mia vita tranquilla di pensionato».
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «Allora, cominCiamo subito. Le maledizioni. Assumono forze e forme diverse. Ora, secondo il Ministero della Magia dovrei insegnarvi le contromaledizioni e fermarmi lì. Non dovrei mostrarvi come sono fatti gli Anatemi Oscuri illegali prima del sesto anno. Si ritiene che non siate grandi abbastanza da affrontarli fino ad allora. Ma il professor Silente ha un’opinione più alta dei vostri nervi, pensa che possiate farcela, e prima sapete che cosa dovrete fronteggiare meglio è, dico io. Come potete difendervi da qualcosa che non avete mai visto? Un mago che sta per scagliarvi contro un anatema illegale non vi dirà cosa ha intenzione di fare. Non ha intenzione di comportarsi lealmente. Dovete essere preparati. Dovete essere vigili e attenti. Dovete mettere via quella roba, signorina Brown, quando parlo io».
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Lavanda sobbalzò e arrossì. Stava mostrando a Calì il suo oroscopo completo sotto il banco. Evidentemente l’occhio magico di Moody riusCiva a vedere attraverso il legno massicCio, oltre che dietro la testa.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Il ragno si calò con un balzo dalla mano di Moody appeso a un sottile filo di seta, e prese a dondolarsi avanti e indietro come su un trapezio. Tese le zampe rigidamente, poi fece un salto all’indietro, spezzando il filo e atterrando sulla scrivania, dove cominCiò a fare la ruota in cerchio. Moody agitò la bacchetta, e il ragno si alzò su due delle zampe posteriori e si esibì in quello che era un inconfondibile passo di tip tap.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «Controllo totale» disse Moody piano, mentre il ragno si appallottolava e cominCiava a rotolare. «Potrei costringerlo a saltare fuori dalla finestra, ad affogarsi, a ficcarsi giù per la gola di uno di voi…»
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «La Maledizione Imperius può essere contrastata, e io vi insegnerò come, ma Ciò richiede una gran forza di carattere, e non tutti ce l’hanno. Meglio evitare di esserne vittime, se potete. VIGILANZA COSTANTE!» abbaiò, e tutti sussultarono.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    La mano di Hermione scattò di nuovo, e sali anche, con lieve sorpresa di Harry, quella di Neville. L’unica lezione nella quale di solito Neville forniva volontariamente informazioni era Erbologia, che era di gran lunga la materia in cui riusCiva meglio. Neville stesso parve sorpreso della propria audaCia.
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    «Ce n’è una… la Maledizione CruCiatus» disse Neville, con la sua vocetta acuta ma ben chiara.
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    «Tu sei PaCiock?» disse, l’occhio magico che roteava in giù per consultare di nuovo il registro.
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    «La Maledizione CruCiatus» disse Moody. «Dev’essere un po’ più grosso perché possiate capire» disse, puntando la bacchetta contro il ragno. «Engorgio!»
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    Moody alzò di nuovo la bacchetta, la puntò contro il ragno e mormorò: «CruCio!»
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    D’un tratto, le zampe del ragno si piegarono sotto il suo corpo; l’animale si rovesCiò e prese a contorcersi orribilmente, dondolando da una parte all’altra. Non emise alcun suono, ma Harry fu certo che se avesse potuto, avrebbe urlato. Moody non spostò la bacchetta, e il ragno cominCiò a sobbalzare e ad agitarsi più violentemente…
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    «ReduCio» mormorò Moody, e il ragno rimpicCiolì fino a tornare della sua misura normale. Moody lo rimise nel barattolo.
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    «Dolore» disse Moody dolcemente. «Non c’è bisogno di pinze schiacCiapolliCi o coltelli per torturare qualcuno se sapete scagliare la Maledizione CruCiatus… anche quella era molto popolare, una volta. Bene… qualcuno ne conosce altre?»
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    «Ah» disse Moody, un altro vago sorriso che gli torceva la bocca storta. «Sì, l’ultimo, e il peggiore. Avada Kedavra… l’Anatema che ucCide».
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    Infilò la mano nel barattolo di vetro, e come se intuisse che cosa stava per succedere, il terzo ragno corse freneticamente sul fondo del barattolo, cercando di sfuggire alle dita di Moody, ma lui lo afferrò e lo depose sulla cattedra. Il ragno prese a zampettare affannosamente sulla superfiCie di legno.
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    Ci furono un lampo di luce verde accecante e un rumore improvviso, come se un’entità enorme e invisibile galleggiasse nell’aria: il ragno si rovesCiò sulla schiena all’istante, intatto ma inequivocabilmente morto. Parecchie ragazze lanCiarono grida soffocate; Ron si era gettato all’indietro e quasi cadde dalla sedia quando il ragno sCivolò verso di lui.
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    Da tre anni, Harry riviveva di continuo nella sua mente la morte dei suoi genitori, da quando aveva scoperto che erano stati assassinati, da quando aveva saputo cos’era successo quella notte: che CodalisCia aveva rivelato la posizione dei suoi genitori a Voldemort, e come lui era piombato loro addosso. Come Voldemort avesse ucCiso per primo suo padre, dopo che James Potter aveva cercato di trattenerlo, urlando a sua moglie di prendere Harry e fuggire… come Voldemort fosse avanzato verso Lily Potter ordinandole di farsi da parte, in modo da poter colpire Harry… come lei avesse offerto la propria vita in cambio di quella di Harry… e allora Voldemort aveva ucCiso anche lei, prima di puntare la bacchetta su Harry…
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    «Avada Kedavra è una maledizione che ha bisogno di essere sostenuta da un grande potere magico: potreste estrarre tutti le vostre bacchette adesso, puntarle contro di me, e pronunCiare le parole, e dubito che mi fareste usCire anche solo il sangue dal naso. Ma questo non ha importanza. Non sono qui per insegnarvi come si fa.
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    «Ora… questi tre anatemi — Avada Kedavra, Imperius e CruCiatus — sono noti come le Maledizioni Senza Perdono. L’uso su un essere umano basta a meritare una condanna a vita ad Azkaban. È questo che dovete combattere. È questo che devo insegnarvi a contrastare. Avete bisogno di preparazione. Avete bisogno di essere attrezzati. Ma soprattutto, avete bisogno di eserCitare una costante, incessante vigilanza. Fuori le penne… ricopiate…»
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Passarono il resto della lezione a prendere appunti su Ciascuna delle maledizioni senza perdono. Nessuno parlò finché non suonò la campana: ma quando Moody li ebbe congedati e furono usCiti dalla classe, esplose un torrente di chiacchiere. Quasi tutti discutevano le maledizioni con voCi intimorite: «Avete visto come si contorceva?», «E quando l’ha ucCiso, proprio così!»
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    Parlavano della lezione, pensò Harry, come se si fosse trattato di una speCie di spettacolo eccezionale, ma lui non l’aveva trovata molto divertente, e nemmeno Hermione, in apparenza.
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    «No» disse Hermione asCiutta, indicando un corridoio laterale. «Neville».
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    Neville era da solo in mezzo al passaggio e fissava il muro di pietra con gli stessi occhi sgranati e pieni di orrore di quando Moody aveva dato la dimostrazione della Maledizione CruCiatus.
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    «Oh, Ciao» disse, la voce molto più acuta del solito. «Una lezione interessante, vero? Chissà che cosa c’è a cena, io… io muoio di fame, e voi?»
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    «Va tutto bene, ragazzo» disse a Neville. «Perché non vieni su nel mio uffiCio? Andiamo… possiamo berCi una tazza di tè…»
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    Poi Moody disse: «Dovete sapere. Sembrerà duro, forse, ma dovete sapere. Fingere non serve a niente… bene… andiamo, PaCiock, ho dei libri che potrebbero interessarti».
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    Neville scoccò un’occhiata supplichevole a Harry, Ron e Hermione, ma loro non dissero niente, quindi non ebbe altra scelta che lasCiarsi condurre via, una delle mani nodose di Moody sulla spalla.
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    «Che lezione, però, eh?» disse Ron a Harry mentre si avviavano verso la Sala Grande. «Fred e George avevano ragione, vero? Sa il fatto suo, Moody, eh? Quando ha fatto l’Avada Kedavra, e quel ragno è morto sul serio, l’ha lasCiato lì stecchito…»
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    Ron colse l’espressione di Harry e tacque all’improvviso, né disse altro finché non furono giunti nella Sala Grande. Qui borbottò che secondo lui era meglio cominCiare subito con le predizioni della professoressa Cooman, perché Ci sarebbero volute ore.
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    Hermione non si unì alla conversazione di Harry e Ron durante la cena, ma mangiò a veloCità forsennata e poi ripartì alla volta della biblioteca. Harry e Ron tornarono alla Torre di Grifondoro, e stavolta fu Harry, che non aveva pensato ad altro per tutta la cena, ad affrontare l’argomento delle Maledizioni Senza Perdono.
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    «Moody e Silente non finirebbero nei guai con il Ministero se si sapesse che abbiamo visto gli anatemi illegali?» chiese Harry mentre si avviCinavano alla Signora Grassa.
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    «Sì, è probabile» disse Ron. «Ma Silente ha sempre fatto le cose a modo suo, no? E sono anni che Moody si cacCia nei guai, immagino. Prima attacca e poi chiede: prova a pensare ai bidoni della spazzatura. Guazzabuglio».
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    «A quanto pare, la professoressa Sprite ha detto al professor Moody che sono proprio bravo in Erbologia» disse Neville. Nella sua voce c’era una debole nota di orgoglio che Harry aveva colto di rado prima d’allora. «Così ha pensato che mi sarebbe piaCiuto».
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «Sai» disse Ron, i capelli ritti a furia di passarCi in mezzo le dita, preso dallo sconforto, «credo che sia ora di ricorrere alle vecchie misure d’emergenza per Divinazione».
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    «Sì» rispose Ron, spazzando via dal tavolo la gran massa di foglietti scarabocchiati, intingendo la penna nell’inchiostro e cominCiando a scrivere.
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    «Lunedì prossimo» annunCiò, «mi verrà la tosse, a causa dell’infelice congiunzione di Marte e Giove». Alzò lo sguardo su Harry. «La conosCi, no? Dalle un oceano di disgrazie e lei Ci sguazzerà».
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    «Giusto» disse Harry, appallottolando il suo primo tentativo e lanCiandolo nel fuoco, al di sopra delle teste di un gruppo di allievi del primo anno seduti a chiacchierare. «D’accordo, allora. Lunedì: rischio di… ehm… ustioni».
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    «Ci puoi giurare» fece Ron cupo, «lunedì Ci toccano di nuovo gli Schiopodi. Okay, martedì io… ehm…»
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    Guardandosi intorno e cercando di pensare a una sventura che non aveva ancora usato, Harry vide Fred e George seduti accanto al muro dall’altra parte della sala, le teste viCine, le penne in mano, chini sullo stesso rotolo di pergamena. Era deCisamente insolito vedere Fred e George appartati in un angolo a lavorare in silenzio; di solito amavano stare nel bel mezzo della mischia, e richiamare rumorosamente l’attenzione. C’era qualcosa di misterioso nel modo in cui lavoravano chini sulla pergamena, e a Harry ricordò il modo in cui confabulavano alla Tana. Allora aveva pensato che si trattasse di un altro modulo di ordinazione per i Tiri Vispi Weasley, ma questa volta sembrava diverso, o avrebbero certamente coinvolto Lee Jordan. Si chiese se Ciò che facevano avesse qualcosa a che vedere con la parteCipazione al Torneo Tremaghi.
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    Mentre Harry li osservava, George scosse la testa, scarabocchiò qualcosa e disse molto piano, ma senza riusCire a evitare che la sua voce risuonasse nella sala quasi deserta: «No… così sembra che lo stiamo accusando. Dobbiamo andarCi cauti…»
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Fred e George se n’erano andati da una deCina di minuti quando il ritratto si aprì e Hermione entrò nella sala comune con un fasCio di fogli in una mano e nell’altra una scatola il cui contenuto sbatacchiò. Grattastinchi inarcò la schiena e si mise a fare le fusa.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «Ciao» disse lei. «Ho appena finito!»
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    «Anch’io!» esclamò Ron trionfante, lasCiando cadere la penna.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «Non ti aspetta un gran bel mese, vero?» disse sardonica, mentre Grattastinchi le si acCiambellava in grembo.
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    «Non credi che sia un po’ troppo sfacCiato che ti sei inventato questa roba?» disse Hermione.
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    «Come osi!» disse Ron, fingendosi indignato. «Abbiamo lavorato come elfi domestiCi
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Hermione inarcò le sopracCiglia.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «È buffo che tu me lo chieda» rispose Hermione lanCiando uno sguardo feroce a Ron. Tolse il coperchio e mostrò il contenuto ai ragazzi.
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    Dentro c’erano una Cinquantina di spille, tutte di colori diversi, ma tutte con le stesse lettere: CREPA.
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    «C — R — E — P — A!» sbottò Hermione infiammandosi. «Volevo metterCi “Fermiamo il Vergognoso Abuso dei Nostri Compagni MagiCi” e “Campagna per il Mutamento del Loro Status Legale”, ma non Ci stava. Quindi quelli sono i titoli del nostro manifesto».
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    «I nostri obiettivi a breve termine» disse Hermione, parlando ancora più forte di Ron come se non avesse sentito una parola, «sono assicurare agli elfi domestiCi salari e condizioni di lavoro dignitosi. I nostri obiettivi a lungo termine comprendono la modifica della legge sul non uso della bacchetta magica, e il tentativo di insediare un elfo all’UffiCio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, perché sono spaventosamente sottorappresentati».
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «E come le facCiamo tutte queste cose?» chiese Harry.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «CominCiamo raccogliendo adesioni» disse allegramente Hermione. «Ho pensato che l’iscrizione può costare due zellini — compresa la spilla — e il ricavato può finanziare la nostra campagna di volantinaggio. Tu sei il tesoriere, Ron — di sopra ho una cassetta per te — e Harry, tu sei il segretario, così se credi puoi scrivere tutto quello che ho detto adesso come verbale della nostra prima riunione».
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Ci fu una pausa. Hermione fece un largo sorriso e, nel vedere la facCia di Ron, Harry fu seriamente combattuto tra il ridere di lui e il prendersela con lei.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Alla fine, il silenzio fu rotto non da Ron, che sembrava temporaneamente ammutolito, ma da un dolce picchiettio contro il vetro. Harry guardò attraverso la sala comune ormai vuota e vide, illuminata dalla luce lunare, una Civetta candida come la neve appollaiata sul davanzale.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «Ha la risposta!» disse Ron ecCitato, indicando il pezzetto di pergamena accartocCiata legato alla zampa di Edvige.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Volo immediatamente a nord. La notizia della tua Cicatrice è l’ultima di una serie di strane voCi che mi sono giunte fin qui. Se ti fa ancora male, vai subito da Silente: dicono che ha convinto Malocchio a tornare al lavoro, il che significa che sta leggendo i segni, anche se è l’unico.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Edvige gli lanCiò un’occhiata profondamente offesa e decollò attraverso la finestra aperta, schiaffeggiandolo sulla testa con l’ala tesa mentre partiva.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «Vado a dormire» disse Harry asCiutto. «Ci vediamo domattina».
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

   Il giorno dopo Harry si svegliò presto con in testa un piano dettagliato, come se nel sonno il suo cervello Ci avesse lavorato sopra tutta la notte. Si alzò, si vestì nella pallida luce dell’alba, uscì dal dormitorio senza svegliare Ron e scese nella sala comune deserta. Qui prese un foglio di pergamena dal tavolo sul quale si trovava ancora il suo compito di Divinazione, e scrisse la lettera che segue:
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Credo di aver solo immaginato che mi facesse male la Cicatrice. Ero mezzo addormentato l’ultima volta che ti ho scritto. Non serve che tu ritorni, qui va tutto bene. Non stare in pensiero per me, la mia testa è perfettamente a posto.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Poi uscì dal buco del ritratto, salì nel castello silenzioso (ostacolato solo per un attimo da Pix, che cercò di rovesCiargli addosso un grosso vaso a metà del corridoio del quarto piano), e infine giunse alla Guferia, che si trovava in Cima alla Torre Ovest.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    La Guferia era una stanza di pietra Circolare, piuttosto fredda e piena di spifferi, perché nessuna delle finestre era chiusa da vetri. Il pavimento era completamente coperto di paglia, cacche di gufo e scheletri rigurgitati di topi e ratti. Centinaia e centinaia di gufi di tutte le razze immaginabili erano appollaiati lassù su trespoli che s’innalzavano fino alla Cima della torre, quasi tutti addormentati, anche se qua e là un tondo occhio d’ambra scrutò torvo Harry. Lui individuò Edvige rannicchiata tra un barbagianni e un allocco, e le si avviCinò rapido, sCivolando un po’ sul pavimento ricoperto di escrementi.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Gli Ci volle un po’ per convincerla a svegliarsi e poi a dargli retta, mentre lei continuava a ritrarsi sul suo trespolo, mostrandogli la coda. Evidentemente era ancora offesa per la sua mancanza di gratitudine la sera prima. Alla fine Harry buttò lì che probabilmente era troppo stanca, e che forse avrebbe chiesto a Ron di prestargli Leo. E fu questo a indurla a tendere la zampa e a consentirgli di legarvi la lettera.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Trovalo e basta, d’accordo?» disse Harry, accarezzandole il dorso mentre la portava sul bracCio verso una delle aperture nel muro. «Prima dei Dissennatori».
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Quella è una bugia, Harry» disse Hermione bruscamente mentre facevano colazione, quando lui raccontò che cosa aveva fatto. «Non ti sei immaginato che ti faceva male la Cicatrice, e lo sai».
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «LasCia perdere» ribatté seccamente Ron quando lei aprì la bocca per discutere ancora, e per una volta Hermione gli diede retta e tacque.
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    Nelle due settimane che seguirono, Harry fece del suo meglio per non stare in pensiero per Sirius. A dire il vero, non poteva fare a meno di guardarsi attorno ansiosamente tutte le mattine quando arrivavano i gufi postini, e la sera prima di addormentarsi non riusCiva a scacCiare le orribili visioni di Sirius Circondato dai Dissennatori in qualche buia strada di Londra, ma durante il giorno cercava di non pensare al suo padrino. Desiderò di avere ancora il Quidditch a distrarlo; nulla funzionava meglio di un bell’allenamento intenso su una mente turbata. D’altra parte, le lezioni diventavano più diffiCili e impegnative di quanto non fossero mai state, in particolare Difesa contro le Arti Oscure.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Con loro sorpresa, il professor Moody aveva annunCiato che avrebbe scagliato la Maledizione Imperius su Ciascuno di loro a turno, per dimostrare il suo potere e per vedere se riusCivano a resistere ai suoi effetti.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Silente vuole che voi impariate che cosa si prova» disse Moody, mentre l’occhio magico roteava su Hermione e la fissava con uno sguardo immobile e inquietante. «Se preferisCi imparare nell’altro modo, quello più duro, quando qualcuno te la scaglia addosso per assumere il totale controllo di te, mi sta bene. Sei esonerata. Vattene».
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    Moody chiamò gli studenti uno alla volta e scagliò contro Ciascuno la Maledizione Imperius. Harry rimase a guardare i suoi compagni mentre, uno dopo l’altro, venivano obbligati a fare le cose più straordinarie: Dean Thomas fece per tre volte il giro della stanza a balzi, cantando l’inno nazionale; Lavanda Brown imitò uno scoiattolo; Neville si esibì in una serie di eserCizi ginniCi piuttosto stupefacenti che certo non sarebbe stato in grado di eseguire in condizioni normali. Nessuno di loro parve in grado di opporsi, e Ciascuno di loro si riprese solo quando Moody ebbe sCiolto l’incantesimo.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Harry provò una sensazione davvero straordinaria. Aveva l’impressione di galleggiare, come se tutti i pensieri e le preoccupazioni dentro la sua testa venissero dolcemente cancellati, lasCiando nient’altro che una vaga, indefinibile feliCità. Rimase lì, infinitamente rilassato, solo vagamente consCio che tutti lo stavano osservando.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Harry piegò doCilmente le ginocchia, preparandosi a balzare.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    No, non credo che lo farò, grazie, disse l’altra voce, un po’ più deCisa… no, davvero, non voglio farlo…
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    La cosa che Harry provò subito dopo fu parecchio dolore. Aveva spiccato un salto e contemporaneamente aveva cercato di trattenersi: il risultato fu che si schiantò a testa bassa contro il banco, rovesCiandolo. E a giudicare da come stavano le sue gambe, probabilmente aveva tutt’e due le rotule fratturate.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Guardate, tutti quanti… Potter si è opposto! L’ha contrastata, e mi venga un colpo, l’ha quasi sconfitta! Ci riproveremo, Potter, e voialtri state attenti: guardate i suoi occhi, è lì che lo vedete… molto bene, Potter, davvero molto bene! Faranno fatica a controllare te!»
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    «Da come parla» borbottò Harry un’ora dopo mentre usCiva zoppicando dall’aula (Moody aveva insistito per fargli ripetere tutto per quattro volte di fila, finché Harry non aveva completamente vinto la maledizione), «uno potrebbe pensare che stiamo per essere attaccati da un momento all’altro».
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Sì, lo so» disse Ron, che saltellava un passo sì e uno no. Aveva fatto molta più fatica di Harry a opporsi all’anatema, anche se Moody gli aveva assicurato che gli effetti sarebbero svaniti per l’ora di pranzo. «Quando si dice un paranoico…» Ron si guardò nervosamente alle spalle per controllare che Moody fosse fuori tiro, e riprese: «Non mi stupisco che siano stati contenti di farlo fuori al Ministero, hai sentito che cos’ha raccontato a Seamus, cos’ha fatto a quella strega che gli ha gridato “Buuu” alle spalle il primo aprile? E secondo lui quando dovremmo documentarCi su come resistere alla Maledizione Imperius con tutto quello che dobbiamo fare?»
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «State per affrontare una fase fondamentale della vostra istruzione magica!» disse, con gli occhi che sCintillavano pericolosamente dietro gli occhiali quadrati. «I vostri G.U.F.O. si avviCinano…»
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Forse no, Thomas, ma credimi, avrete bisogno di tutta la preparazione che riusCite a mettere insieme! La signorina Granger resta l’unica della classe che sia riusCita a trasformare un porcospino in un puntaspilli soddisfacente. Devo ricordarti che il tuo puntaspilli, Thomas, si appallottola ancora quando qualcuno gli si avviCina con uno spillo!»
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Hermione, che era arrossita di nuovo, parve sforzarsi di non sembrare troppo compiaCiuta.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Harry e Ron si divertirono da pazzi quando alla lezione di Divinazione la professoressa Cooman annunCiò a tutti e due che si erano meritati il massimo dei voti. L’insegnante lesse ampi passi delle loro predizioni, lodandoli per come accettavano senza batter Ciglio gli orrori che li attendevano; ma si divertirono molto meno quando chiese di fare lo stesso per il mese successivo. Entrambi erano ormai a corto di catastrofi.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Nel frattempo il professor Rüf, lo spettro che insegnava Storia della Magia, aveva assegnato un tema alla settimana sulle Rivolte dei Goblin del DiCiottesimo secolo, mentre Piton li stava costringendo a scoprire antidoti. Era una cosa che tutti prendevano molto sul serio, perché Piton aveva accennato all’ipotesi di avvelenare uno di loro prima di Natale per vedere se i loro antidoti erano efficaCi. Invece, il professor Vitious aveva chiesto di leggere tre libri in più per prepararsi alla lezione sugli Incantesimi di Appello.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Io non lo farò» dichiarò Draco Malfoy con deCisione, quando Hagrid fece questa proposta con l’aria di un Babbo Natale che estrae un giocattolo gigante dal suo sacco. «Ne ho abbastanza di vedere queste cose schifose durante le lezioni, grazie».
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Quando arrivarono nella Sala d’Ingresso, non riusCirono ad avanzare per la folla di studenti accalcati attorno a un gran cartello esposto ai piedi della scalinata di marmo. Ron, il più alto dei tre, cercò di sbirCiare oltre le teste assiepate davanti a loro e lesse a voce alta:
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Le delegazioni di Beauxbatons e Durmstrang arriveranno alle 6 in punto di venerdì 30 ottobre. Le lezioni termineranno con mezz’ora d’antiCipo…
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Magnifico!» esclamò Harry. «L’ultima ora del venerdì è Pozioni! Piton non avrà il tempo di avvelenarCi tutti!»
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Manca solo una settimana!» commentò Ernie Macmillan di Tassorosso, spuntando dalla folla, gli occhi sCintillanti. «Chissà se Cedric lo sa… Vado a dirglielo…»
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Diggory» preCisò Harry. «Credo che voglia parteCipare al Torneo».
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Quell’idiota, campione di Hogwarts?» disse Ron, mentre si facevano largo nella folla voCiante puntando verso la scala.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    La comparsa del cartello nella Sala d’Ingresso ebbe un effetto notevole su tutti. La settimana seguente, parve esserCi un solo argomento di conversazione, ovunque Harry andasse: il Torneo Tremaghi. Le voCi si propagavano di studente in studente come virus altamente contagiosi: chi voleva farsi avanti come campione di Hogwarts, in cosa sarebbe consistito il Torneo, in che cosa gli studenti di Beauxbatons e Durmstrang erano diversi da loro.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Harry notò anche che il castello fu ripulito da Cima a fondo. Parecchi ritratti sudiCi furono scrostati, con gran disappunto dei loro soggetti, che sedevano rannicchiati nelle corniCi, borbottavano cupi e trasalivano tastandosi i volti di un rosa acceso. Le armature all’improvviso diventavano sCintillanti e si muovevano senza Cigolare. E Argus Gazza, il custode, divenne talmente feroce con gli studenti che dimenticavano di pulirsi le scarpe che provocò una crisi isterica in un paio di ragazzine del primo anno.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «PaCiock, sei pregato di non far sapere a nessuno di Durmstrang che non sei nemmeno in grado di eseguire un semplice Incantesimo di Scambio!» abbaiò la professoressa McGranitt alla fine di una lezione particolarmente diffiCile, durante la quale Neville aveva trapiantato per errore le proprie orecchie su un cactus.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Quando scesero per colazione la mattina del 30 ottobre, scoprirono che la Sala Grande era stata addobbata durante la notte. Enormi stendardi di seta pendevano dai muri. Ciascuno rappresentava una Casa di Hogwarts: rosso con un leone d’oro per Grifondoro, blu con un’aquila di bronzo per Corvonero, giallo con un tasso nero per Tassorosso, e verde con un serpente d’argento per Serpeverde. Dietro il tavolo degli insegnanti, lo stendardo più grande di tutti portava il blasone di Hogwarts: leone, aquila, tasso e serpente uniti sotto una grande H.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «È un vero disastro» diceva George a Fred in tono depresso. «Ma se non vorrà parlare con noi, dovremo spedirgli comunque la lettera. O gliela metteremo in mano, non può evitarCi per sempre».
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Ho chiesto alla McGranitt come vengono scelti i campioni, ma non me l’ha voluto dire» rispose George in tono aspro. «Mi ha detto solo di star zitto e continuare a Trasfigurare il mio proCione».
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Chi sono i giudiCi?» chiese Harry.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Notò che tutti la fissavano e disse, con il solito tono d’impazienza nel constatare che nessun altro aveva letto i libri che lei invece conosceva: «È tutto scritto in Storia di Hogwarts. Anche se, naturalmente quel libro non è del tutto affidabile. Storia RIVEDUTA E CORRETTA di Hogwarts sarebbe un titolo più calzante. O anche Storia DECiSAMENTE PREVENUTA E SELETTIVA di Hogwarts, CHE GLISSA SUGLI ASPETTI PIÙ SPREGEVOLI DELLA SCUOLA».
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Degli elfi domestiCi!» esclamò Hermione ad alta voce, come Harry s’immaginava. «In oltre mille pagine di Storia di Hogwarts, non si dice nemmeno una volta che siamo tutti compliCi nello sfruttamento di un centinaio di schiavi!»
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Harry scosse la testa e si concentrò sulle uova strapazzate. Lo scarso entusiasmo suo e di Ron non era affatto riusCito a scalfire la determinazione di Hermione nel perseguire la giustizia per gli elfi domestiCi. Era vero, entrambi avevano sborsato due zellini per la spilla CREPA, ma l’avevano fatto solo per farla star calma. I loro zellini erano stati sprecati, comunque; semmai avevano reso Hermione più battagliera. Da allora perseguitava Harry e Ron prima perché portassero le spille, poi perché convincessero altri a fare lo stesso, e aveva anche cominCiato a battere la sala comune di Grifondoro tutte le sere, mettendo alle strette i compagni e scuotendo il salvadanaio sotto il loro naso.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Ma vi rendete conto che c’è qualcuno che vi cambia le lenzuola, vi accende il fuoco, vi pulisce le aule, vi cuCina i pasti, e che questo qualcuno è un gruppo di creature magiche che non vengono pagate e sono trattate come schiave?» continuava a ripetere con veemenza.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Alcuni, come Neville, avevano versato il loro obolo solo perché Hermione smettesse di fissarli minacCiosa. Qualcuno sembrava vagamente interessato a Ciò che aveva da dire, ma riluttante a prendere parte più attivamente alla campagna. Molti consideravano tutta la faccenda uno scherzo.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Senti, sei mai stata giù nelle cuCine, Hermione?»
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «No, certo che no» rispose lei asCiutta. «Non credo che gli studenti debbano…»
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Be’, noi Ci siamo stati» disse George, indicando Fred, «un sacco di volte, a prendere del Cibo. E li abbiamo visti, e sono feliCi. Sono convinti che il loro è il più bel lavoro del mondo…»
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «È perché non sono istruiti e gli hanno fatto il lavaggio del cervello!» sbottò Hermione in tono acceso, ma il resto della frase fu inghiottito dall’improvviso frusCio che annunCiava l’arrivo dei gufi postali. Harry guardò subito in alto e vide Edvige planare verso di lui. Hermione tacque all’istante; lei e Ron fissarono ansiosi Edvige che si posava sulla spalla di Harry, ripiegava le ali e tendeva stancamente la zampa.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Harry sfilò la risposta di Sirius e offrì le sue strisCioline di bacon a Edvige, che le divorò soddisfatta. Poi, assicuratosi che Fred e George fossero immersi in un altro dibattito sul Torneo Tremaghi, Harry lesse in un sussurro a Ron e Hermione la lettera di Sirius.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Sono tornato e sono al sicuro. Voglio che tu mi tenga informato su tutto Ciò che accade a Hogwarts. Non usare Edvige, continua a cambiare gufi, e non preoccuparti per me, pensa solo a guardarti le spalle. Non dimenticare quello che ho detto a proposito della Cicatrice.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Edvige attira troppo l’attenzione» rispose subito Hermione. «È vistosa. Una Civetta bianca che continua a tornare nel posto dove lui si nasconde, ovunque sia… Voglio dire, non sono uccelli che si trovano dappertutto, no?»
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Harry arrotolò la lettera e se la mise in tasca, domandandosi se fosse più o meno preoccupato di prima. Il fatto che Sirius fosse riusCito a tornare senza farsi catturare era già qualcosa. E inoltre non poteva negare che fosse rassicurante sapere di averlo viCino; almeno non avrebbe dovuto attendere tanto a lungo per avere risposta alle sue lettere.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Grazie, Edvige» disse, accarezzandola. Lei emise un verso assonnato, tuffò rapida il becco nel suo calice di succo d’aranCia, poi decollò di nuovo. Era chiaro che non vedeva l’ora di farsi una bella dormita su alla Guferia.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Quel giorno nell’aria c’era un piacevole senso di attesa. Nessuno fu molto attento in classe, tutti erano molto più interessati all’arrivo delle delegazioni di Beauxbatons e Durmstrang; anche Pozioni fu più sopportabile del solito, visto che durò mezz’ora di meno. Quando la campana suonò in antiCipo, Harry, Ron e Hermione corsero su alla Torre di Grifondoro, depositarono borse e libri, s’infilarono i mantelli e tornarono giù di corsa nella Sala d’Ingresso.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Calì si rabbuiò e si tolse una grossa farfalla decorativa dall’estremità della trecCia.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Sono quasi le sei» disse Ron, consultando l’orologio e poi guardando giù per il viale che portava ai cancelli prinCipali. «Come pensate che arriveranno? In treno?»
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «E come, allora? Coi maniCi di scopa?» suggerì Harry, alzando gli occhi al Cielo stellato.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Una Passaporta?» suggerì Ron. «Oppure potrebbero Materializzarsi… forse a casa loro possono farlo anche se hanno meno di diCiassette anni…»
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Scrutarono ansiosamente i prati sempre più bui, ma nulla si muoveva; tutto era immobile, silenzioso e piuttosto normale. Harry cominCiava ad aver freddo. Sperava che si muovessero… forse gli studenti stranieri stavano preparando un ingresso teatrale… gli venne in mente quello che aveva detto il signor Weasley al campeggio prima della Coppa del Mondo di Quidditch: “Siamo sempre i soliti, non riusCiamo a fare a meno di esibirCi…”
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Qualcosa di grosso, molto più grosso di un manico di scopa — o meglio, di cento maniCi di scopa — si preCipitava nel Cielo azzurro cupo in direzione del castello, e diventava sempre più grande.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Dennis aveva quasi indovinato. Mentre la gigantesca sagoma nera sfiorava le Cime degli alberi della Foresta Proibita, illuminata dalle luCi del castello, videro un’enorme carrozza di un blu polveroso, delle dimensioni di una vasta dimora, che fluttuava verso di loro, trainata nell’aria da una dozzina di cavalli alati, tutti palomino, grandi come elefanti.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Le prime tre file di studenti si ritrassero mentre la carrozza sfrecCiava più in basso e si preparava ad atterrare a una tremenda veloCità; poi, con un fracasso abnorme che fece balzare Neville indietro sul piede di un Serpeverde del quinto anno, gli zoccoli dei cavalli, più grossi di piatti da portata, toccarono terra. Dopo un secondo, atterrò anche la carrozza, rimbalzando sulle vaste ruote, mentre i cavalli d’oro scuotevano le enormi teste e roteavano i grandi occhi fieri.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Harry ebbe appena il tempo di notare che sulla porta della carrozza c’era un blasone (due bacchette d’oro incroCiate da cui spuntavano tre stelle Ciascuna) prima che questa si aprisse.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Harry aveva visto solo una persona grande come quella donna nella sua vita, e questa persona era Hagrid; dubitava che Ci fosse una differenza di più di due o tre centimetri nella loro altezza. Eppure in qualche modo — forse semplicemente perché era abituato a Hagrid — quella donna (che ora era scesa dagli scalini e guardava la folla in attesa con gli occhi sgranati) sembrava ancor più innaturalmente grossa. Quando entrò nella luce che fiottava dalla Sala d’Ingresso, si scoprì che aveva un bel viso olivastro, grandi occhi neri liquidi e il naso piuttosto grifagno. I suoi capelli erano raccolti in una crocchia lucente alla base del collo. Era vestita da capo a piedi di satin nero, e molti splendidi opali sCintillavano attorno al collo e sulle sue dita enormi.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Il suo viso si distese in un sorriso cortese, e avanzò verso Silente, tendendo una mano tutta bagliori. Silente, benché fosse ben alto, dovette chinarsi appena per baCiarla.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Harry, la cui attenzione si era completamente concentrata su Madame Maxime, notò in quel momento che una dozzina Circa di ragazzi e ragazze — tutti, a occhio e croce, tra i diCiassette e i diCiott’anni — erano spuntati dalla carrozza e ora erano in piedi dietro Madame Maxime. Tremavano, cosa tutt’altro che sorprendente dato che i loro abiti sembravano di seta leggera, e nessuno portava il mantello. Alcuni si erano avvolti sCiarpe e sCialli attorno alla testa. Per quel che Harry poté vedere delle loro facce (erano all’ombra di Madame Maxime), stavano contemplando Hogwarts con aria preoccupata.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «ScaldarsCi, si» disse Madame Maxime. «Ma i scevalli…»
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «I miei destrieri hanno bisogno di… ehm… una mano desCisa» disse Madame Maxime, con l’aria di dubitare che qualunque insegnante di Cura delle Creature Magiche di Hogwarts fosse all’altezza dell’incarico. «Loro sono tanto forti…»
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Venite» disse Madame Maxime imperiosa ai suoi studenti, e la folla di Hogwarts si dischiuse per lasCiarli salire le scale di pietra.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Be’, se sono più grandi di questi, anche Hagrid non riusCirà a controllarli» disse Harry. «Sempre che non sia stato aggredito dai suoi Schiopodi. Chissà che cosa sta succedendo».
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Rimasero lì, tremando un po’, ad aspettare l’arrivo della compagnia di Durmstrang. Quasi tutti guardavano il Cielo in attesa. Per qualche minuto, il silenzio fu rotto solo dagli sbuffi e dallo scalpitio dei grossi cavalli di Madame Maxime. Ma poi…
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Dalla loro postazione in Cima ai prati che sovrastavano il parco, potevano vedere chiaramente la lisCia superfiCie nera dell’acqua, solo che all’improvviso non fu più affatto lisCia. Al centro, in profondità, c’era una strana turbolenza; grandi bolle si formavano in superfiCie, ondate si abbattevano sulle rive fangose… e poi, proprio al centro del lago, apparve un vortice, come se un tappo gigante fosse appena stato tirato via dal fondo…
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Lenta e maestosa, la nave sorse dalle acque, splendente nella luce lunare. Aveva un’aria stranamente scheletrica, come se fosse la vittima risusCitata di un naufragio, e le fioche luCi nebulose che sCintillavano dai boccaporti sembravano occhi spettrali. Alla fine, con un gran sCiabordio, la nave emerse del tutto, galleggiando sull’acqua agitata, e prese a sCivolare verso la riva. Qualche istante dopo, udirono il tonfo di un’ancora gettata in un fondale basso, e il tonfo di una passerella che veniva abbassata sulla riva.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    I passeggeri sbarcarono; i ragazzi videro le sagome passare davanti alle luCi dei boccaporti. Tutti, notò Harry, sembravano della taglia di Tiger e Goyle… ma poi, mentre si avviCinavano, risalendo i prati nella luce che si riversava fuori dalla Sala d’Ingresso, vide che la loro stazza in realtà era dovuta al fatto che indossavano mantelli di pellicCia ispida. Ma l’uomo che li guidava portava una pellicCia di un altro tipo; lisCia e argentea, come i suoi capelli.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Karkaroff aveva una voce leziosa, untuosa; quando entrò nel fasCio di luce che dilagava dal portone del castello, videro che era alto e sottile come Silente, ma i suoi capelli bianchi erano corti, e il pizzetto (che finiva con un piccolo ricCiolo) non riusCiva a nascondere del tutto il mento debole. Quando raggiunse Silente, gli strinse la mano tra le sue.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Karkaroff spinse avanti uno dei suoi studenti. Mentre il ragazzo passava, Harry fece in tempo a scorgere un grosso naso ricurvo e folte sopracCiglia nere. Non ebbe bisogno del pugno che Ron gli sferrò sul bracCio, né delle parole che gli sibilò all’orecchio, per riconoscere quel profilo.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

   «Non Ci credo» esclamò Ron stupefatto, mentre gli studenti di Hogwarts risalivano in fila i gradini dietro la delegazione di Durmstrang. «Krum, Harry! Viktor Krum!»
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Per l’amor del Cielo, Ron, è solo un giocatore di Quidditch!» disse Hermione.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Solo un giocatore di Quidditch?» disse Ron, guardandola come se non riusCisse a credere alle sue orecchie. «Hermione… è uno dei migliori Cercatori del mondo! Non sapevo che andasse ancora a scuola!»
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Mentre riattraversavano la Sala d’Ingresso con gli altri studenti di Hogwarts, diretti alla Sala Grande, Harry vide Lee Jordan che saltava su e giù per riusCire a veder meglio la nuca di Krum. Parecchie ragazze del sesto anno si stavano frugando freneticamente in tasca mentre camminavano («Oh, non Ci posso credere, non ho nemmeno una penna», «Credi che mi firmerà il cappello col rossetto?»)
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Io voglio avere il suo autografo, se Ci riesco» disse Ron, «non è che hai una penna, eh, Harry?»
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Raggiunsero il tavolo di Grifondoro e presero posto. Ron si premurò di sedere sul lato che guardava l’ingresso, perché Krum e i suoi compagni di Durmstrang erano ancora riuniti laggiù, apparentemente incerti su dove sedersi. Gli studenti di Beauxbatons si erano sistemati al tavolo di Corvonero e si guardavano intorno imbronCiati. Tre di loro si stringevano ancora sCiarpe e sCialli attorno alla testa.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Viktor Krum e i suoi compagni di Durmstrang si erano seduti al tavolo di Serpeverde. Harry notò che Malfoy, Tiger e Goyle erano molto compiaCiuti per questo; Malfoy si chinò in avanti per dire qualcosa a Krum.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Si, certo, lisCiatelo bene, Malfoy» disse Ron aspro. «Ci scommetto che Krum lo capisce benissimo che tipo è… scommetto che ha sempre intorno della gente che lo adula… dove credete che dormirà? Potremmo offrirgli un posto nel nostro dormitorio, Harry… non mi dispiacerebbe cedergli il mio letto. Io potrei sistemarmi su una brandina».
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Gli studenti di Durmstrang si stavano togliendo le pesanti pellicce e guardavano in su verso il soffitto nero stellato con aria interessata; un paio presero i piatti e le coppe d’oro e li osservarono da viCino, apparentemente impressionati.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Su al tavolo dei docenti, Mastro Gazza, il guardiano, stava aggiungendo delle sedie. Indossava un vecchio frac ammuffito in onore della Circostanza. Harry si meravigliò nel vedere che aggiungeva quattro sedie, due da Ciascun lato di Silente.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Ma Ci sono solo due persone in più» disse. «Perché Gazza prepara quattro posti? Chi altro deve arrivare?»
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Una delle ragazze di Beauxbatons che si stringeva ancora uno sCialle attorno alla testa scoppiò in un’inconfondibile risatina di scherno.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Il Torneo verrà uffiCialmente inaugurato alla fine del banchetto» disse Silente. «Ora vi invito tutti a mangiare, bere e a fare come se foste a casa vostra!»
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    I piatti davanti a loro si riempirono di Cibo come al solito. Gli elfi domestiCi giù nelle cuCine sembravano aver dato fondo a tutte le loro capaCità; davanti a loro c’era una varietà di pietanze molto più ricca di quanto Harry non avesse mai visto prima, comprese alcune che erano deCisamente straniere.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Che cos’è quello?» esclamò Ron, indicando un grosso piatto di una speCie di stufato di crostacei disposto accanto a un gran pasticCio di carne e rognone.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Se lo diCi tu» commentò Ron servendosi di sanguinacCio.
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    Hagrid sgattaiolò nella Sala passando per una porta dietro il tavolo degli insegnanti venti minuti dopo l’inizio del banchetto. SCivolò al suo posto in fondo e salutò Harry, Ron e Hermione con una mano pesantemente fasCiata.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Sì, Ci scommetto» disse Ron piano. «A quanto pare finalmente hanno trovato qualcosa che gli piace, eh? Le dita di Hagrid».
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Era la ragazza di Beauxbatons che aveva riso durante il discorso di Silente. Si era tolta lo sCialle: una cascata di capelli di un biondo argenteo le scendeva fin quasi alla vita. Aveva grandi occhi di un azzurro intenso e denti candidi e regolari.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Ron diventò paonazzo. La fissò di sotto in su, apri la bocca per rispondere, ma non ne uscì altro che un debole gorgoglio.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Ma certo che no!» ribatté Hermione aCida. «Non vedo nessun altro che la guarda a bocca aperta come un idiota!»
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Quando voi due vi sarete risistemati gli occhi nelle orbite» disse Hermione bruscamente, «forse riusCirete a vedere chi è appena arrivato».
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Stava indicando il tavolo degli insegnanti. I due posti ancora vuoti erano stati appena occupati. Ora Ludo Bagman sedeva dall’altro lato del professor Karkaroff, mentre il signor Crouch, il capo di Percy, era viCino a Madame Maxime.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Che cosa Ci fanno qui?» disse Harry stupito.
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    Quando arrivò la seconda portata notarono anche un certo numero di dessert dall’aria insolita. Ron studiò da viCino uno strano tipo di budino pallido, poi lo spostò accuratamente di qualche centimetro alla sua destra, in modo che fosse ben visibile dal tavolo di Corvonero. La ragazza che sembrava una Veela però, a quanto pareva, aveva mangiato abbastanza, e non venne a prenderselo.
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    Quando i piatti d’oro furono ripuliti, Silente si alzò di nuovo. Una piacevole tensione parve diffondersi nella sala. Harry provò un vago brivido di ecCitazione al pensiero di Ciò che stava per accadere. Parecchi posti più in là, Fred e George erano tesi in avanti e fissavano Silente con grande concentrazione.
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    «Il momento è giunto» disse Silente, sorridendo al mare di visi rivolti verso il suo. «Il Torneo Tremaghi sta per cominCiare. Vorrei dire qualche parola di presentazione prima di far entrare il forziere…»
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    «… solo per chiarire la procedura che seguiremo quest’anno. Ma prima di tutto lasCiate che vi presenti, per coloro che non li conoscono, il signor Bartemius Crouch, Direttore dell’UffiCio per la Cooperazione Magica Internazionale» — Ci fu un clap clap di applausi educati — «e il signor Ludo Bagman, Direttore dell’UffiCio per i Giochi e gli Sport MagiCi».
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Per Bagman risuonò una salva di applausi molto più sonora che per Crouch, forse a causa delia sua fama di Battitore, o semplicemente perché aveva un aspetto molto più amabile. Lui rispose con un cenno gioviale della mano. Bartemius Crouch non sorrise né salutò quando venne annunCiato il suo nome. Ricordandolo col suo abito inappuntabile alla Coppa del Mondo di Quidditch, Harry ridletté che vestito da mago aveva un’aria strana. I suoi baffi a spazzolino e la scriminatura severa sembravano parecchio stravaganti viCino ai lunghi capelli e alla barba bianca di Silente.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Gazza, che era appostato seminascosto in un angolo remoto della Sala, si avviCinò a Silente, trasportando un grosso baule di legno tempestato di pietre preziose. Sembrava molto antico. Un mormorio ecCitato di interesse si levò dagli studenti in attesa; Dennis Canon sali addirittura sulla sedia per vederCi bene, ma, essendo così piccolo, la sua testa sovrastava a stento quelle degli altri.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Le istruzioni per le prove che i campioni affronteranno quest’anno sono già state prese in esame dal signor Crouch e dal signor Bagman» disse Silente, mentre Gazza posava con cautela il baule sul tavolo davanti a lui, «ed essi hanno preso i provvedimenti necessari. Le sfide saranno tre, distribuite nell’arco dell’anno scolastico, e metteranno alla prova i campioni in molti modi diversi… la loro perizia magica, la loro audaCia, i loro poteri deduttivi e, naturalmente, la loro capaCità di affrontare il pericolo».
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Come sapete, tre campioni gareggiano nel Torneo» riprese tranquillo Silente, «uno per ogni scuola. Essi otterranno un punteggio in base all’abilità dimostrata in Ciascuna delle prove del Torneo e il campione che avrà totalizzato il punteggio più alto dopo la terza prova vincerà la Coppa Tremaghi. I campioni verranno designati da un selezionatore imparziale… il Calice di Fuoco».
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Silente estrasse la bacchetta e batté tre volte sul cofano. Il coperchio si aprì lentamente con un Cigolio. Silente infilò la mano all’interno ed estrasse una grossa coppa di legno rozzamente intagliata. Sarebbe sembrata del tutto comune, se non fosse stata colma fino all’orlo di fiamme danzanti blu e biancastre.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Per garantire che nessuno studente di età inferiore a quanto richiesto cada in tentazione» continuò Silente, «traccerò una Linea dell’Età attorno al Calice di Fuoco una volta che sarà stato posto all’Ingresso. Nessuno al di sotto dei diCiassette anni potrà varcare questa linea.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Infine, vorrei ricordare a tutti coloro che desiderano parteCipare che il Torneo non va affrontato con leggerezza. Una volta che un campione sarà stato scelto dal Calice di Fuoco, lui o lei sarà tenuto a parteCipare al Torneo fino alla fine. Inserire il vostro nome nel Calice costituisce un contratto magico vincolante. Non è concesso di cambiare idea una volta diventati campioni. Vi prego dunque di essere molto sicuri di voler prendere parte alla gara, prima di mettere il vostro nome nel Calice. Ora, credo che sia il momento di andare a dormire. Buonanotte a voi tutti».
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Una Linea dell’Età!» disse Fred Weasley, gli occhi sCintillanti, mentre tutti si dirigevano verso la Sala d’Ingresso. «Be’, si dovrebbe riusCire a imbrogliarla con una Pozione Invecchiante, no? E una volta che i nomi sono nel Calice, è fatta… lui non è in grado di stabilire se hai diCiassette anni o no!»
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Ma io credo che nessuno sotto i diCiassette anni abbia uno stracCio di possibilità» disse Hermione, «non ne sappiamo ancora abbastanza…»
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Harry considerò in fretta l’insistenza di Silente sul fatto che nessuno con meno di diCiassette anni dovesse candidarsi, ma poi la meravigliosa visione di se stesso vinCitore della Coppa Tremaghi invase di nuovo la sua mente… si chiese quanto poteva arrabbiarsi Silente se qualcuno con meno di diCiassette anni trovava il modo di superare la Linea dell’Età…
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Allora, torniamo alla nave» stava dicendo. «Viktor, come ti senti? Hai mangiato abbastanza? Devo far portare del vino aromatizzato dalle cuCine?»
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Harry vide Krum scuotere la testa mentre indossava di nuovo la pellicCia.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Non l’ho chiesto a te, Poliakoff» ribatté Karkaroff, l’aria affettuosa e paterna svanita in un istante. «Vedo che ti sei rovesCiato di nuovo il Cibo sui vestiti, disgustoso ragazzo…»
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    E poi s’immobilizzò. Si voltò di nuovo verso Harry e lo guardò come se non riusCisse a credere ai suoi occhi. Dietro di lui, anche gli studenti di Durmstrang si fermarono. Gli occhi di Karkaroff risalirono lentamente il viso di Harry e indugiarono sulla sua Cicatrice. Anche gli studenti di Durmstrang fissavano Harry incuriositi. Con la coda dell’occhio, Harry vide le facce di alcuni illuminarsi di comprensione: il ragazzo con i vestiti macchiati diede un colpetto alla sua viCina e indicò apertamente la fronte di Harry.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Io» disse Moody arCigno. «E a meno che tu non debba dire qualcosa a Potter, Karkaroff, è il caso che tu ti sposti. Stai bloccando il passaggio».
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Di sabato, in genere, quasi tutti gli studenti facevano colazione tardi. Invece quella mattina Harry, Ron e Hermione non furono i soli ad alzarsi molto prima del solito: quando scesero in Sala d’Ingresso, c’erano già una ventina di persone che girellavano, mangiando toast e osservando il Calice di Fuoco. Stava nel centro della Sala, sullo sgabello che di solito reggeva il Cappello Parlante. Una sottile linea d’oro Circolare era disegnata per terra, a Circa tre metri dallo sgabello.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Qualcuno Ci ha già messo dentro il suo nome?» chiese Ron impaziente a una del terzo anno.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Qualcuno rise alle spalle di Harry. Voltandosi, vide Fred, George e Lee Jordan che correvano giù dalle scale, tutti e tre molto ecCitati.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Una gocCia per uno» spiegò George, sfregandosi le mani tutto allegro. «Ci basta essere più grandi solo di pochi mesi».
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Ci divideremo i mille galeoni se vince uno di noi tre» disse Lee, con un gran sorriso.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Pronti?» chiese Fred agli altri due, tremando per l’ecCitazione. «Andiamo, allora… vado io per primo…»
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Harry guardò affasCinato Fred che estraeva dalla tasca un foglietto di pergamena con scritto sopra “Fred Weasley — Hogwarts”. Fred avanzò fino alla linea, e lì rimase, dondolandosi sulle punte dei piedi come un tuffatore che si acCinge a un volo di quindiCi metri. Poi, con gli occhi di tutti i presenti puntati addosso, trasse un gran respiro e superò la linea.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Per un solo istante, Harry fu convinto che avesse funzionato — George lo pensò di sicuro, perché emise un ululato di trionfo e seguì il fratello con un balzo — ma un attimo dopo si udì un forte sfrigolio, ed entrambi i gemelli furono espulsi dal cerchio d’oro come se fossero stati scagliati da un invisibile lanCiatore del peso. Atterrarono doloranti a tre metri di distanza sul freddo pavimento di pietra, poi, come se non bastasse, risuonò una forte esplosione ed entrambi si videro spuntare due identiche lunghe barbe bianche.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    La Sala d’Ingresso rimbombò di risate, a cui si aggiunsero anche quelle di George e Fred, non appena si furono guardati bene in facCia.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Vi avevo avvertiti» disse una voce profonda e divertita, e tutti si voltarono mentre il professor Silente usCiva dalla Sala Grande. Scrutò Fred e George con gli occhi che sCintillavano. «Suggerisco a entrambi di andare da Madama Chips. Si sta già occupando della signorina Fawcett di Corvonero e del signor Summers di Tassorosso: anche loro hanno deCiso di invecchiarsi un po’. Anche se devo dire che le loro barbe non sono nemmeno remotamente belle come le vostre».
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Le decorazioni della Sala Grande quella mattina erano cambiate. Era Halloween: una nuvola di pipistrelli vivi svolazzava sul soffitto incantato, mentre centinaia di zucche intagliate sogghignavano da tutti gli angoli. Harry si diresse verso Dean e Seamus, che stavano discutendo degli studenti di Hogwarts di diCiassette anni o più che probabilmente si sarebbero fatti avanti.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «E tutta Tassorosso parla di Diggory» disse Seamus sprezzante. «Io non pensavo che avrebbe voluto rischiare il suo bel facCino».
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Nell’Ingresso si udirono applausi e grida. Tutti si voltarono sulle sedie e videro entrare Angelina Johnson con un sorriso imbarazzato. Angelina, una ragazza nera alta che giocava da CacCiatrice nella squadra di Quidditch di Grifondoro, li raggiunse, si sedette e disse: «Be’, fatto! Ho appena consegnato il mio nome!»
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Ma allora hai diCiassette anni?» le chiese Harry.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Be’, sono contenta che si presenti qualcuno di Grifondoro» disse Hermione. «Spero davvero che tu ce la facCia, Angelina!»
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Sì, meglio tu che Bambolo Diggory!» disse Seamus, susCitando gli sguardi truCi di parecchi Tassorosso che passavano lì davanti.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Che cosa facCiamo oggi, allora?» chiese Ron a Harry e Hermione quando ebbero finito di fare colazione e usCirono dalla Sala Grande.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Ok» disse Ron, «basta che non Ci chieda di offrire qualche dito agli Schiopodi».
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Mi è venuto in mente adesso… non ho ancora chiesto a Hagrid di iscriversi a CREPA!» esclamò. «Aspettatemi, facCio un salto di sopra a prendere le spille, va bene?»
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Gli studenti di Beauxbatons stavano rientrando dal parco, compresa la ragazza che assomigliava a una Veela. I ragazzi accalcati attorno al Calice di Fuoco si ritrassero per lasCiarli passare, guardandoli con grande curiosità.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Madame Maxime entrò alle spalle dei suoi studenti e li mise in fila. Uno dopo l’altro, gli allievi di Beauxbatons varcarono la Linea dell’Età e lasCiarono cadere i loro pezzetti di pergamena nelle fiamme blu e biancastre. Ogni nome, cadendo nel fuoco, diventava rosso per un attimo e sprizzava sCintille.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Che cosa credi che succederà a quelli che vengono esclusi?» mormorò Ron rivolto a Harry, mentre la Veela lasCiava cadere il suo foglietto nel Calice. «Credi che torneranno alla loro scuola o resteranno qui a vedere il Torneo?»
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Un gran fracasso alle loro spalle annunCiò la ricomparsa di Hermione con la scatola di spille CREPA.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Oh, be’, muoviamoCi» disse Ron, correndo giù per i gradini senza togliere gli occhi di dosso alla Veela, che ora era a metà del prato con Madame Maxime.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Mentre si avviCinavano alla capanna di Hagrid al limitare della Foresta Proibita, fu svelato il mistero della sistemazione notturna di Beauxbatons: gli studenti stavano risalendo a bordo della gigantesca carrozza blu polvere, ora parcheggiata a un centinaio di metri dalla porta di casa di Hagrid. I pachidermiCi cavalli volanti pascolavano in un reCinto improvvisato lì accanto.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Hagrid indossava il suo migliore (e davvero orrendo) vestito marrone peloso, più una cravatta a quadri gialli e aranCio. Ma non era questo il peggio; evidentemente aveva cercato di domare le sue chiome, usando dosi abbondanti di quella che sembrava morchia. Ora i capelli erano appiattiti in due Ciuffi: forse aveva cercato di farsi la coda come Bill, ma aveva scoperto di averne troppi. Il look non gli donava affatto. Per un momento, Hermione strabuzzò gli occhi, poi, deCisa a non commentare, disse: «Ehm… dove sono gli Schiopodi?»
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Là fuori viCino all’orto delle zucche» rispose Hagrid tutto felice. «Stanno diventando grandicelli, ormai devono essere lunghi quasi un metro. C’è solo un problema, hanno cominCiato a mangiarsi tra loro».
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Oh, no, davvero?» disse Hermione, taCitando con un’occhiata eloquente Ron che, fissando la stravagante acconCiatura di Hagrid, aveva appena aperto la bocca per dire la sua.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    La capanna di Hagrid era in realtà una sola stanza: un letto gigantesco con una coperta patchwork era sistemato in un angolo. Un tavolo di legno e alcune sedie ugualmente smisurate si trovavano davanti al fuoco, sotto un’abbondanza di prosCiutti salati e uccelli morti penzolanti dal soffitto. I ragazzi sedettero al tavolo mentre Hagrid preparava il tè. e ben presto furono immersi nell’ennesima discussione sul Torneo Tremaghi. Hagrid sembrava ecCitato quanto loro.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Finirono per pranzare da Hagrid, anche se non mangiarono molto: Hagrid aveva preparato quello che secondo lui era uno stufato di carne, ma dopo che Hermione estrasse un grosso artiglio dalla sua porzione, lei, Harry e Ron persero l’appetito. Però si divertirono a cercare di far dire a Hagrid quali sarebbero state le prove del Torneo, discussero quali dei parteCipanti avevano le maggiori possibilità di essere scelti come campioni, e si chiesero se Fred e George erano già stati liberati della barba.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Una pioggia leggera prese a cadere a metà pomeriggio; era molto piacevole star seduti viCino al fuoco, ascoltando il ticchettio morbido delle gocce contro la finestra, guardando Hagrid che si rammendava i calzini e litigava con Hermione a proposito degli elfi domestiCi — perché si rifiutò categoricamente di unirsi al CREPA quando lei gli mostrò le spille.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Gli fai solo un dispiacere, Hermione» disse in tono grave, infilando uno spesso filo giallo in un enorme ago di osso. «È nella loro natura curare gli umani, sono fatti così, capito? Li fai infeliCi se Ci porti via il loro lavoro, e li insulti se provi a pagarli».
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Ma Harry ha liberato Dobby, ed era al settimo Cielo» obiettò Hermione. «E abbiamo sentito dire che adesso chiede lo stipendio!»
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Sì, be’, Ci sono i matti in tutte le razze. Non dico che non c’è il singolo elfo che Ci piacerebbe la libertà, ma non riusCirai mai a convincere gli altri, quasi tutti gli altri — no, niente da fare, Hermione».
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Alle Cinque e mezza stava calando l’oscurità, e Ron, Harry e Hermione deCisero che era ora di tornare al castello per il banchetto di Halloween e, cosa più importante, per assistere alla proclamazione dei campioni delle tre scuole.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Vengo con voi» disse Hagrid, mettendo via il cuCito. «Solo un secondo».
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Si preCipitò fuori e lo videro lavarsi vigorosamente nel barile d’acqua fuori dalla finestra.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Hagrid si era appena rialzato e voltato. Se prima era arrossito, non era niente in confronto a quello che gli stava succedendo ora. Alzandosi con molta cautela, in modo che Hagrid non li vedesse, Harry, Ron e Hermione sbirCiarono dalla finestra e videro che Madame Maxime e gli studenti di Beauxbatons erano appena usCiti dalla carrozza, anche loro diretti al banchetto. Non sentirono le parole di Hagrid, ma si era rivolto a Madame Maxime con lo sguardo rapito e velato che Harry gli aveva visto solo in una Circostanza: quando contemplava il cucCiolo di drago, Norberto.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Va al castello con lei!» sbottò Hermione indignata. «Credevo che Ci aspettasse…»
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Dopo aver degnato la capanna solo di una vaga occhiata, Hagrid marCiò su per il prato con Madame Maxime, gli studenti di Beauxbatons al seguito, impegnati a correre per tener dietro alle loro enormi falcate.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Lei gli piace!» disse Ron incredulo. «Be’, se avranno dei figli, stabiliranno un record mondiale: Ci scommetto che i loro bambini peseranno una tonnellata».
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    UsCirono dalla capanna e si chiusero la porta alle spalle. Fuori era sorprendentemente buio. Stringendosi nei mantelli, s’incamminarono su per i prati.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Il drappello di Durmstrang risaliva dal lago verso il castello. Viktor Krum camminava a fianco di Karkaroff, e gli altri studenti li seguivano in ordine sparso. EcCitato, Ron seguì Krum con gli occhi, ma quest’ultimo non si guardò intorno mentre raggiungeva il portone prinCipale e lo varcava prima di loro.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Il banchetto di Halloween parve protrarsi più del solito. Forse perché era il secondo banchetto in due giorni, Harry non gustò le pietanze straordinarie come avrebbe fatto in Circostanze normali. Come chiunque altro nella Sala, a giudicare dai colli perennemente tesi, dall’espressione di impazienza dipinta su ogni volto, dal continuo su e giù per vedere se Silente aveva già finito di mangiare, Harry voleva soltanto che venisse sparecchiato e scoprire chi erano i campioni designati.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Bene, il Calice è quasi pronto a prendere le sue deCisioni» annunCiò Silente. «Ritengo che abbia bisogno di un altro minuto. Ora, prego i campioni che verranno chiamati di venire da questa parte della Sala, passare davanti al tavolo degli insegnanti ed entrare nella stanza accanto» e indicò la porta dietro il tavolo, «dove riceveranno le prime istruzioni».
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Estrasse la bacchetta e tracCiò un ampio gesto; tutte le candele tranne quelle all’interno delle zucche intagliate si spensero all’istante, sprofondando la Sala nella semioscurità. Il Calice di Fuoco ora splendeva più luminoso che mai, e lo sfavillio bianco e bluastro delle fiamme era quasi doloroso allo sguardo. Tutti lo fissavano, in attesa… qualcuno continuava a controllare l’orologio…
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Ci siamo quasi» bisbigliò Lee Jordan.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Le fiamme ridiventarono rosse all’improvviso. Dall’interno del Calice si sprigionarono sCintille. Un attimo dopo, una lingua di fuoco dardeggiò nell’aria, un pezzetto di pergamena bruCiato ne volò fuori… tutta la sala trattenne il respiro.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Silente afferrò il foglietto e lo tenne in mano col bracCio teso, in modo da poter leggere alla luce delle fiamme, che erano tornate di un bianco bluastro.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Il campione di Beauxbatons» annunCiò Silente, «è Fleur Delacour!»
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Oh, guarda, Ci sono rimasti tutti male» disse Hermione al di sopra del frastuono, accennando agli altri del gruppo di Beauxbatons. “Rimasti male” era dir poco, pensò Harry. Due delle ragazze escluse erano scoppiate in un pianto dirotto, e singhiozzavano con la testa sulle bracCia.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Quando anche Fleur Delacour fu scomparsa nella sala accanto, calò di nuovo il silenzio, ma questa volta era un silenzio carico di un’ecCitazione quasi palpabile. Era la volta del campione di Hogwarts…
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    E il Calice di Fuoco divenne ancora una volta rosso; sCintille ne piovvero fuori; la lingua di fuoco scattò alta nell’aria, e dalla sua punta Silente prese il terzo pezzetto di pergamena.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «No!» esclamò Ron ad alta voce, ma nel frastuono assordante del tavolo viCino nessuno lo sentì tranne Harry. Ogni singolo Tassorosso era balzato in piedi, urlando e saltando, mentre Cedric avanzava tra i compagni, con un gran sorriso sul volto, e si dirigeva verso la stanza dietro il tavolo degli insegnanti. In verità l’applauso per Cedric durò tanto a lungo che Silente Ci mise un po’ a farsi sentire di nuovo.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Il fuoco nel Calice era tornato rosso. Le sCintille sprizzarono. Una lunga fiamma dardeggiò repentina nell’aria, e su di essa galleggiava un altro foglietto di pergamena.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

   Harry rimase là dov’era, consCio che tutte le teste nella Sala Grande si erano voltate a guardarlo. Era esterrefatto. Tramortito. Stava sognando. Non aveva sentito bene.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Non Ci furono applausi. Un brusio come di api infuriate invase la Sala; alcuni studenti si alzarono per vedere meglio Harry, seduto al suo posto come paralizzato.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Al tavolo degli insegnanti, la professoressa McGranitt era scattata in piedi e aveva oltrepassato rapida Ludo Bagman e il professor Karkaroff per parlottare conCitata col professor Silente, che tese l’orecchio verso di lei, acCigliato.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Al tavolo prinCipale, il professor Silente si era alzato in piedi e aveva fatto un cenno alla professoressa McGranitt.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Harry si alzò, inCiampò nell’orlo dell’abito e barcollò un po’. S’incamminò lungo lo spazio tra il tavolo di Grifondoro e quello di Tassorosso. Gli parve un percorso infinitamente lungo; il tavolo prinCipale non sembrava affatto avviCinarsi, e sentiva centinaia e centinaia di occhi fissi su di lui, come tanti riflettori. Il brusio divenne sempre più intenso. Dopo quella che gli parve un’ora, si trovò di fronte a Silente, con gli sguardi di tutti gli altri insegnanti puntati addosso.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Al suo ingresso le facce nei ritratti si voltarono a guardarlo: una strega raggrinzita sCivolò addirittura fuori dalla cornice del suo quadro ed entrò in quello accanto, che ospitava un mago coi baffoni da tricheco. La strega avvizzita prese a sussurrargli all’orecchio.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Viktor Krum, Cedric Diggory e Fleur Delacour erano riuniti attorno al fuoco. Erano stranamente impressionanti, stagliati contro le fiamme. Krum, ingobbito e imbronCiato, era appoggiato al camino, un po’ discosto dagli altri due; Cedric stava in piedi con le mani dietro la schiena e fissava il fuoco; Fleur Delacour si voltò quando Harry entrò, e gettò indietro il manto di lunghi capelli argentei.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Alle loro spalle si sentì uno scalpicCio, e Ludo Bagman entrò nella stanza. Prese Harry per il bracCio e lo spinse in avanti.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Straordinario!» mormorò, strizzandogli il bracCio. «Assolutamente straordinario! Signori… signora» aggiunse, avviCinandosi al fuoco e rivolgendosi agli altri tre. «Posso presentarvi — per quanto incredibile possa sembrare — il quarto campione del Tremaghi?»
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Viktor Krum si raddrizzò e scrutò Harry; la sua facCia arCigna si rabbuiò ulteriormente. Cedric sembrava disorientato: guardò Bagman, Harry, e poi di nuovo Bagman come se non fosse sicuro di aver capito bene. Fleur Delacour, invece, scosse i capelli sorridendo e disse: «Oh, è molto divertente, Monsieur Bagman».
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Scherzo?» ripeté Bagman, stupito. «No, no, nient’affatto! Il nome di Harry è appena usCito dal Calice di Fuoco!»
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Le folte sopracCiglia di Krum si contrassero appena. Cedric sembrava ancora educatamente perplesso.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Fleur si acCigliò. «Ma c’è uno sbalio, no?» disse sdegnosamente a Bagman. «Lui non può ontrare in gara. È troppo piccolo».
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Be’… è sconcertante» disse Bagman, strofinandosi il mento lisCio e sorridendo a Harry. «Ma come sapete, il limite di età è stato imposto solo quest’anno come ulteriore misura di sicurezza. E visto che il suo nome è usCito dal Calice… voglio dire, non credo che Ci si possa tirare indietro a questo punto… è scritto nelle regole, siete obbligati… Harry dovrà fare del suo meglio…»
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    La porta alle loro spalle si aprì di nuovo, lasCiando entrare una piccola folla: il professor Silente, seguito da viCino dal signor Crouch, dal professor Karkaroff, da Madame Maxime, dalla professoressa McGranitt e dal professor Piton. Harry udì il sonoro brusio proveniente dalla Sala prima che la McGranitt chiudesse la porta.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Madame Maxime!» esclamò subito Fleur, marCiando verso la sua Preside. «Si disce che anche questo ragazzino sarà in gara!»
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Vorrei saperlo anch’io, Silente» disse il professor Karkaroff. Aveva un sorriso gelido, e i suoi occhi azzurri erano pezzetti di ghiacCio. «Due campioni per Hogwarts? Non ricordo che nessuno mi abbia detto che alla scuola ospite sono concessi due campioni… o non ho letto le regole abbastanza attentamente?»
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Grazie, Severus» disse Silente con deCisione, e Piton tacque, anche se i suoi occhi sCintillavano maligni attraverso lo schermo degli unti capelli neri.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Il professor Silente stava guardando Harry, che sostenne il suo sguardo, cercando di deCifrarne l’espressione oltre le lenti a mezzaluna.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Ah, ma lui dice falso, naturalmonte!» gridò Madame Maxime. Piton scosse la testa, arricCiando le labbra.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Silente, sa benissimo che non ha commesso un errore!» esclamò la professoressa McGranitt furiosa. «Insomma, che sCiocchezza! Harry non avrebbe potuto oltrepassare la linea, e dal momento che il professor Silente crede che non abbia convinto un altro studente a farlo al posto suo, sono sicura che questo dovrebbe bastare anche a chiunque altro!»
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Signor Crouch… Signor Bagman» disse Karkaroff, la voce untuosa, «voi siete i nostri — ehm — giudiCi imparziali. Certo converrete che tutto Ciò è deCisamente irregolare…»
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Bagman si asCiugò il facCione rotondo con il fazzoletto e guardò Crouch, che era lontano dal bagliore del fuoco, quasi del tutto nascosto nell’ombra. Era vagamente inquietante, e nella semioscurità il suo viso sembrava molto più vecchio, quasi scheletrico. Quando parlò, comunque, fu con il suo consueto tono asCiutto. «Dobbiamo seguire le regole, e le regole stabiliscono chiaramente che le persone i cui nomi escono dal Calice di Fuoco sono tenute a gareggiare nel Torneo».
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Insisto nel chiedere di riproporre i nomi degli altri miei studenti» disse Karkaroff. Aveva lasCiato cadere il tono untuoso e il sorriso, ora, e aveva un’aria davvero torva. «Rimetterete al suo posto il Calice di Fuoco, e continueremo a inserire nomi finché ogni scuola non avrà due campioni. È una questione di prinCipio, Silente».
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Vuota minacCia, Karkaroff» ringhiò una voce viCino alla porta. «Non puoi abbandonare il tuo campione ora. Deve gareggiare. Devono gareggiare tutti. Un contratto magico vincolante, come ha detto Silente. Comodo, eh?»
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «No?» disse Moody tranquillamente. «È molto semplice, Karkaroff. Qualcuno ha messo il nome di Potter nel Calice sapendo che se fosse usCito avrebbe dovuto gareggiare».
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Sappiamo tutti che il professor Moody considera sprecata la mattina, se non scopre sei complotti per ucCiderlo prima dell’ora di pranzo» disse Karkaroff ad alta voce. «A quanto pare sta instillando la paura di essere assassinati anche nei suoi studenti. Una strana qualità in un insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, Silente, ma senza dubbio avrai avuto le tue buone ragioni».
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Ah, che prove Ci sono?» intervenne Madame Maxime, le grosse mani alzate.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Perché hanno raggirato un oggetto magico molto potente!» ribatté Moody. «Era necessario un Incantesimo Confundus di potenza eccezionale per indurre quel Calice a dimenticare che al Torneo parteCipano solo tre scuole… Suppongo che abbiano inserito il nome di Potter come rappresentante di un’altra scuola, per assicurarsi che fosse l’unico della sua categoria…»
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «A quanto pare Ci hai riflettuto parecchio, Moody» disse Karkaroff freddamente, «ed è in effetti una teoria molto ingegnosa — anche se, naturalmente, ho sentito dire che di recente ti sei convinto che uno dei tuoi regali di compleanno conteneva un uovo di basilisco abilmente camuffato, e lo hai fatto a pezzi prima di scoprire che era un orologio a cucù. Quindi Ci comprenderai se non ti prendiamo del tutto sul serio…»
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «C’è gente che volge a proprio vantaggio occasioni innocue» ribatté Moody in tono minacCioso. «Il mio compito è di pensare come pensano i maghi Oscuri, Karkaroff — come tu dovresti ben ricordare…»
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Non sappiamo come si è giunti a questa Circostanza» disse Silente, rivolto a tutti i presenti. «Mi pare, comunque, che non abbiamo altra scelta se non accettarla. Sia Harry che Cedric sono stati prescelti per gareggiare nel Torneo. E dunque è Ciò che faranno…»
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Silente attese, ma Madame Maxime non parlò, si limitò a scoccare uno sguardo ostile. Non era l’unica, comunque. Piton era furioso; Karkaroff era livido. Bagman, invece, era piuttosto ecCitato.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Be’, cominCiamo, allora?» disse, fregandosi le mani e sorridendo a tutti. «Dobbiamo dare le istruzioni ai nostri campioni, vero? Barty, vuoi fare gli onori di casa?»
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Il signor Crouch parve usCire da una profonda fantasticheria.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Avanzò verso il fuoco. Da viCino, Harry pensò che sembrava malato. C’erano ombre scure sotto i suoi occhi, e la sua pelle segnata aveva un’aria fragile e avvizzita che non c’era alla Coppa del Mondo di Quidditch.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «La prima prova è studiata perché voi dimostriate la vostra audaCia» disse a Harry, Cedric, Fleur e Krum, «quindi non vi diremo di che cosa si tratta. Il coraggio di fronte all’ignoto è una qualità importante in un mago… molto importante…
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «No, Silente, devo tornare al Ministero» disse Crouch. «Questo è un periodo molto intenso, molto diffiCile… ho lasCiato il giovane Weatherby al mio posto… è molto entusiasta… un po’ troppo entusiasta, a dire il vero…»
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Dai, Barty, io resto qui!» esclamò allegramente Bagman. «Hogwarts è il centro di tutto, adesso, è molto più ecCitante qui che in uffiCio!»
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Ma Madame Maxime aveva già messo il bracCio attorno alle spalle di Fleur e la stava guidando con deCisione fuori dalla stanza. Harry le sentì parlare fitto fitto in francese mentre tornavano nella Sala Grande. Karkaroff fece un cenno a Krum, e anche loro usCirono, in silenzio, però.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Harry scoccò un’occhiata a Cedric, che annuì, e usCirono insieme.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Già» disse Harry. Non riuscì a trovare proprio nulla da dire.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Ah… Ok». disse Cedric. Harry capì che non gli credeva. «Be’… Ci vediamo, allora».
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Qualcuno, a parte Ron e Hermione, gli avrebbe creduto, o avrebbero pensato tutti che si era candidato per il Torneo? Ma come facevano a crederlo, quando avrebbe dovuto competere con altri che avevano avuto tre anni di istruzione magica più di lui, quando avrebbe dovuto affrontare prove che non solo avevano l’aria di essere molto pericolose ma dovevano essere portate a termine davanti a centinaia di persone? Sì, Ci aveva pensato… aveva fantasticato… ma era stato uno scherzo, davvero, una speCie di vana chimera… non aveva mai pensato veramente, seriamente di parteCipare…
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Ma per farlo ucCidere? Moody era fissato come al solito? Non era possibile che qualcuno avesse messo il nome di Harry nel Calice per scherzo, per fargli un tiro manCino? Qualcuno lo voleva davvero morto?
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Eppure nel suo sogno, appena prima di svegliarsi con la Cicatrice dolorante, Voldemort non era solo… parlava con CodalisCia… progettava l’assassinio di Harry…
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Harry sussultò quando si trovò facCia a facCia con la Signora Grassa: non si era accorto di dove stava andando. Fu una sorpresa anche scoprire che non era sola dentro la cornice. La strega avvizzita che si era insinuata nel quadro del viCino quando Harry si era unito ai campioni ora era seduta con aria tronfia accanto alla Signora Grassa: doveva essersi preCipitata di dipinto in dipinto lungo le sette rampe di scale per arrivare lì prima di lui. Sia lei che la Signora Grassa lo stavano guardando col massimo interesse.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «No, no, Vi, è la parola d’ordine» disse la Signora Grassa in tono conCiliante, e ruotò sui cardini per lasCiar entrare Harry nella sala comune.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Il boato che scaturì all’apertura del ritratto quasi lo ributtò indietro. Un attimo dopo, una dozzina di paia di mani lo trasCinavano dentro, e Harry si trovò facCia a facCia con la Casa di Grifondoro al completo, che urlava, applaudiva e fischiava.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Dovevi dircelo, che Ci provavi!» mugghiò Fred, in parte seccato, in parte profondamente colpito.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Come hai fatto a riusCirCi senza beccarti la barba? Eccezionale!» ruggì George.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Potrai ripagare Diggory per l’ultima partita a Quidditch, Harry!» strillò Katie Bell, un’altra dei CacCiatori di Grifondoro.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Ma nessuno volle sentire che era sazio; nessuno volle sentire che non aveva messo il nome nel Calice; non una singola persona parve accorgersi che non era affatto dell’umore giusto per festeggiare… Lee Jordan aveva recuperato da qualche parte uno stendardo di Grifondoro, e insistette per avvolgerlo attorno a Harry come un mantello. Harry non riuscì ad allontanarsi, tutte le volte che cercava di sgattaiolare verso la scala che portava ai dormitori, la folla attorno a lui serrava i ranghi e lo costringeva a trangugiare un’altra Burrobirra, e gli ficcava in mano patatine e nocCioline… tutti volevano sapere come aveva fatto, come aveva raggirato la Linea dell’Età di Silente ed era riusCito a mettere il suo nome nel Calice…
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Voleva più di ogni altra cosa trovare Ron e Hermione, trovare il lume della ragione, ma sembrava che nessuno di questi fosse nella sala comune. Insistette che aveva bisogno di dormire, quasi calpestò i piccoli fratelli Canon che cercavano di tendergli un agguato ai piedi delle scale, e infine riuscì a scrollarsi di dosso tutti quanti, e si arrampicò su nel dormitorio più in fretta che poté.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Oh, Ciao» disse Ron.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Come sarebbe a dire, congratulazioni?» esclamò Harry, fissando Ron. C’era deCisamente qualcosa che non andava nel sorriso di Ron; era più che altro una smorfia.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Be’… nessun altro è riusCito a superare la Linea dell’Età» disse Ron. «Nemmeno Fred e George. Che cos’hai usato, il Mantello dell’Invisibilità?»
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Ah, giusto» disse Ron. «Credevo che me l’avresti detto se fosse stato il Mantello… perché Ci avrebbe coperti tutti e due, no? Invece hai trovato un altro modo, vero?»
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Ron alzò le sopracCiglia. «E perché lo avrebbe fatto?»
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    ’Per ucCidermi’, pensò Harry, ma sentì che sarebbe stato troppo melodrammatico.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Le sopracCiglia di Ron si alzarono così tanto che rischiarono di sparire inghiottite dai capelli.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Va bene, lo sai, a me puoi dire la verità» disse. «Se non vuoi che nessun altro lo sappia, d’accordo, ma non capisco perché ti preoccupi di mentire, non sei finito nei guai, no? Quell’amica della Signora Grassa, quella Violet, Ci ha già raccontato tutto. Silente ti lasCia parteCipare. Un premio in denaro di mille galeoni, eh? E non devi nemmeno fare gli esami di fine anno…»
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Non ho messo il mio nome in quel Calice!» ripeté Harry, che cominCiava a spazientirsi.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Davvero?» disse Ron, e ora non c’era tracCia di sorriso, più o meno forzato, sulla sua facCia. «Vorrai andare a dormire, Harry, immagino che dovrai alzarti presto domattina per un servizio fotografico o roba del genere».
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Afferrò le tende attorno al suo letto a baldacchino e le chiuse di scatto. Harry rimase in piedi viCino alla porta, a fissare le cortine di velluto rosso, che in quel momento nascondevano una delle poche persone che avrebbero dovuto credergli.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

   Quando Harry si svegliò la domenica mattina, gli Ci volle un po’ per capire perché si sentisse così infelice e preoccupato; poi il ricordo della notte precedente gli preCipitò addosso. Si alzò a sedere e scostò bruscamente le tende del suo letto, deCiso a parlare con Ron, a costringerlo a credergli — solo per scoprire che il letto di Ron era vuoto; evidentemente era già sceso a colazione.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Harry si vestì e scese la scala a chiocCiola che portava nella sala comune. Nell’istante in cui comparve, i ragazzi che avevano già fatto colazione scoppiarono di nuovo in un applauso. La prospettiva di scendere nella Sala Grande e affrontare il resto dei Grifondoro, che lo trattava come una speCie di eroe, non era allettante; o così, comunque, o rimanere lì e lasCiarsi assediare dai fratelli Canon, che gli facevano entrambi gesti frenetiCi perché si unisse a loro. Si diresse deCiso verso il buco del ritratto, lo aprì e si trovò facCia a facCia con Hermione.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Ciao» disse lei, porgendogli una pila di toast avvolti in un tovagliolo. «Ti ho portato questi… ti va una passeggiata?»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Scesero, attraversarono in fretta l’Ingresso senza guardare dentro la Sala Grande, e ben presto si trovarono a percorrere il prato in direzione del lago, dove era ormeggiata la nave di Durmstrang, sagoma nera riflessa nell’acqua. Era una mattinata gelida, e camminarono mangiando, mentre Harry raccontava a Hermione che cosa era successo esattamente dopo che aveva lasCiato il tavolo di Grifondoro la sera prima. Con suo immenso sollievo, Hermione accettò la sua storia senza riserve.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Senti» disse Hermione paziente, «tu sei sempre al centro dell’attenzione, lo sai che è così. Lo so che non è colpa tua» aggiunse in fretta, vedendo che Harry spalancava la bocca infuriato, «lo so che non vai a cercartelo… ma, be’, lo sai, Ron ha tutti quei fratelli con cui competere a casa, e tu sei il suo migliore amico, e sei così famoso — viene sempre messo in disparte quando Ci sei tu, e lo sopporta, e non ne parla mai, ma credo che questa sia stata la gocCia che ha fatto traboccare il vaso…»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Magnifico» disse Harry amaramente. «Davvero magnifico. Digli da parte mia che facCiamo cambio quando vuole. Digli da parte mia che è il benvenuto… la gente che sbirCia la mia Cicatrice ovunque vada…»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Non ho intenzione di corrergli dietro per dirgli di crescere!» rispose Harry, così forte che parecchi gufi su un albero viCino spiccarono il volo allarmati. «Forse si convincerà che non mi sto divertendo quando mi sarò rotto l’osso del collo o…»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Sì, dobbiamo dare a Ron un bel calCio nel…»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Piantala!» disse Harry, guardandosi intorno per essere sicuro che nessuno ascoltasse; ma i prati erano deserti. «È tornato solo perché mi faceva male la Cicatrice. Probabilmente correrà al castello se gli dico che qualcuno mi ha iscritto al Torneo Tremaghi…»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Harry, questa cosa non passerà sotto silenzio» disse Hermione molto seria. «Questo Torneo è famoso, e tu sei famoso, sarei davvero sorpresa se la Gazzetta del Profeta non scrivesse niente su di te… sei già Citato in metà dei libri su Tu-Sai-Chi, lo sai… e Sirius preferirebbe saperlo da te, lo so che è così».
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    A questo punto s’interruppe e ridletté. Avrebbe voluto dirgli del peso terribile che pareva essersi installato nel suo petto dalla sera prima, ma non riusCi a trovare le parole per dirlo, così si limitò a intingere di nuovo la penna nell’inchiostro e scrisse:
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    I Tassorosso, che di solito erano in ottimi rapporti con i Grifondoro, erano diventati deCisamente freddi nei loro confronti: una lezione di Erbologia bastò a dimostrarlo. Evidentemente i Tassorosso sentivano che Harry aveva rubato la gloria al loro campione; un sentimento inasprito, forse, dal fatto che la casa di Tassorosso molto di rado si copriva di gloria, e che Cedric era uno dei pochi ad avergliene conferita, quando aveva battuto Grifondoro a Quidditch. Ernie Macmillan e Justin Finch-Fletchley, con i quali Harry di solito andava molto d’accordo, non gli rivolsero la parola anche se stavano trapiantando Bulbi Balzellanti allo stesso tavolo: in compenso risero in maniera piuttosto sgradevole quando uno dei Bulbi Balzellanti si divincolò dalla presa di Harry e lo schiaffeggiò. Nemmeno Ron gli rivolgeva la parola: Hermione sedeva tra di loro, sforzandosi di fare conversazione, ma anche se tutti e due le rispondevano normalmente, evitavano di guardarsi. Harry pensò che perfino la professoressa Sprite sembrava fredda con lui: ma d’altra parte era la Direttrice della casa di Tassorosso.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    In Circostanze normali non avrebbe visto l’ora di parlare con Hagrid, ma Cura delle Creature Magiche voleva dire trovarsi facCia a facCia con i Serpeverde — per la prima volta da quando era diventato campione.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Ah, guardate, ragazzi, c’è il campione» disse a Tiger e Goyle nell’istante in cui arrivò a portata di Harry. «Avete i vostri libri degli autografi? Meglio chiedere una firma adesso, perché dubito che sarà in Circolazione ancora a lungo… metà campioni del Tremaghi sono morti… quanto pensi che resisterai, Potter? DieCi minuti dall’inizio della prima prova, scommetto».
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Tiger e Goyle scoppiarono doCilmente a ridere, ma Malfoy non poté andare avanti perché Hagrid spuntò da dietro la capanna, portando una torre pericolante di cassette, Ciascuna delle quali conteneva uno Schiopodo molto grosso. Con orrore della classe, Hagrid spiegò che la ragione per cui gli Schiopodi si ammazzavano a vicenda era un eccesso di energia repressa, e che la soluzione era che Ciascuno di loro mettesse un guinzaglio a uno Schiopodo e lo portasse a fare una passeggiatina. La sola cosa buona del progetto fu che distrasse completamente Malfoy da Harry.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    I neri occhi luCidi di Hagrid erano pieni d’ansia sotto le sopracCiglia incolte. «Non hai idea di chi ti Ci ha messo dentro, Harry?»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Allora tu Ci credi che non sono stato io?» esclamò Harry, nascondendo a fatica un fiotto di gratitudine.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Ma certo che Ci credo» grugnì Hagrid. «Tu diCi che non sei stato tu, e io ti credo — e Silente ti crede, ecco».
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Guardarono tutti e due verso il prato; la classe era sparpagliata, e in grande difficoltà. Gli Schiopodi erano lunghi più di un metro, ed estremamente robusti. Non erano più nudi e privi di colore, ma coperti da una sorta di spessa, lucente corazza grigiastra. Sembravano un incroCio tra scorpioni giganti e granchi oblunghi — ma sempre senza testa o occhi riconosCibili. Erano diventati spaventosamente forti, e molto diffiCili da controllare.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Si divertono, eh?» esclamò Hagrid allegramente. Harry dedusse che stava parlando degli Schiopodi, perché i suoi compagni certo non si divertivano: ogni tanto, con un bang preoccupante, una delle code degli Schiopodi esplodeva, sparando la bestia parecchi metri più avanti, e trasCinando sulla panCia il malcapitato accompagnatore.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    I giorni che seguirono furono tra i più brutti di Harry a Hogwarts. Era arrivato a sentirsi così male solo durante quei mesi del secondo anno, in cui gran parte della scuola lo aveva sospettato di pietrificare i suoi compagni. Ma allora Ron era suo amico. Harry era convinto che sarebbe riusCito a sopportare il resto della scuola se solo avesse potuto riavere Ron al suo fianco, ma non intendeva cercare di convincerlo a parlargli se lui non voleva. Ora si sentiva solo, con il livore che gli pioveva addosso da tutte le parti.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Poi c’era il fatto che Cedric sembrava un campione, molto più di lui. Straordinariamente bello, con quel naso diritto, i capelli scuri e gli occhi grigi, era diffiCile dire chi fosse più ammirato in quei giorni, se lui o Viktor Krum. Harry vide addirittura le stesse ragazze del sesto anno che avevano smaniato per l’autografo di Krum supplicare Cedric di firmare le loro borse, un giorno a pranzo.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Nel frattempo non c’era risposta da Sirius, Edvige si rifiutava di avviCinarsi a lui, la professoressa Cooman prediceva la sua morte con ancor più sicurezza del solito, e Harry andò cosi male in Incantesimi di Appello alla lezione del professor Vitious che gli toccarono dei compiti in più: fu l’unico ad averli, oltre Neville.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Davvero, non è così diffiCile, Harry» cercò di rassicurarlo Hermione mentre usCivano dalla lezione di Vitious: lei aveva attirato oggetti da tutta la stanza per tutta la lezione, come se fosse stata una calamita per cancellini, cestini della carta stracCia e Lunascopi. «È solo che non ti sei concentrato nel modo giusto…»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Chissà perché» borbottò Harry cupo, mentre Cedric Diggory lo superava, Circondato da un bel gruppo di ragazze miagolanti, che guardarono tutte Harry come se fosse uno Schiopodo particolarmente grosso. «Comunque… non c’è problema, eh? Oggi pomeriggio doppie Pozioni, non vedo l’ora…»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    La doppia lezione di Pozioni era sempre un’esperienza terribile, ma in quei giorni rasentava la tortura. Essere rinchiusi in una cantina per un’ora e mezza con Piton e i Serpeverde, tutti deCisi, a quanto pareva, a fargli pagare l’ardire di essere diventato campione della scuola, era la cosa più orrenda che Harry potesse immaginare, o quasi. Aveva già sofferto per un venerdì, con Hermione seduta accanto a lui che ripeteva “Ignorali, ignorali, ignorali” sottovoce, e non vedeva perché quel giorno le cose avrebbero dovuto andare meglio.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Quando lui e Hermione raggiunsero il sotterraneo di Piton dopo pranzo, scoprirono che i Serpeverde li aspettavano fuori, ognuno con una grossa spilla appuntata sulla divisa in bella vista. Per un folle attimo Harry pensò che si trattasse di spille CREPA — poi si accorse che avevano tutte lo stesso slogan a lettere rosse che brillavano vivaCi nel corridoio sotterraneo scarsamente illuminato:
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Ti piacCiono, Potter?» esclamò Malfoy ad alta voce mentre Harry si avviCinava. «E non è tutto: guarda!»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    I Serpeverde ulularono dalle risate. Anche loro, tutti quanti, premettero le loro spille, finché la frase POTTER FA SCHIFO non sCintillò intorno a Harry. Lui sentì il calore invadergli di colpo la facCia e il collo.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Ne vuoi una, Granger?» disse Malfoy, tendendo una spilla a Hermione. «Ne ho un sacco. Però non toccarmi la mano Me la sono appena lavata, sai, non voglio che una Mezzosangue Ci sbavi sopra».
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    La rabbia che Harry provava da giorni e giorni parve irrompere dal suo petto come da una diga. Prima ancora di pensare a Ciò che faceva, cercò la bacchetta. I ragazzi intorno si ritrassero rapidamente, indietreggiando nel corridoio.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Getti di luce irruppero da entrambe le bacchette, cozzarono a mezz’aria e rimbalzarono indietro ad angoli diversi: quella di Harry colpì Goyle in facCia, e quella di Malfoy colpì Hermione. Goyle ululò e si portò le mani al naso, dove stavano eruttando grosse orribili bolle; Hermione, gemendo terrorizzata, si teneva la bocca.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Ci siamo attaccati nello stesso istante!» urlò Harry.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Costrinse Hermione a mostrare i denti a Piton — lei stava facendo del suo meglio per nasconderli con le mani, anche se era diffiCile, visto che ormai avevano superato il colletto della divisa. Pansy Parkinson e le altre di Serpeverde erano piegate in due dalle risate silenziose e additavano Hermione da dietro le spalle di Piton.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Fu una fortuna, forse, che sia Harry che Ron cominCiassero a gridare contro Piton nello stesso momento; fu una fortuna che le loro voCi rimbombassero così tanto nel corridoio di pietra, perché nel confuso clamore Piton non riuscì a sentire esattamente quali epiteti gli scagliavano contro. Comunque, se ne fece un’idea.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Vediamo» disse con voce quanto mai suadente. «Cinquanta punti in meno a Grifondoro e una punizione per Potter e Weasley. Ora entrate, o la punizione durerà una settimana».
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    A Harry rimbombavano le orecchie. Voleva ridurre Piton in mille visCidi pezzi con un incantesimo, per quella mostruosa ingiustizia. Lo superò, raggiunse con Ron il fondo del sotterraneo, e scaraventò la borsa dei libri sul tavolo. Anche Ron tremava di rabbia — per un istante, fu come se tutto tra loro fosse tornato normale, ma poi Ron si voltò e si sedette con Dean e Seamus, lasCiando Harry solo al suo tavolo. Dalla parte opposta, Malfoy voltò le spalle a Piton e premette la spilla con un ghigno. POTTER FA SCHIFO lampeggiò ancora una volta attraverso la stanza.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Harry rimase a sedere con gli occhi fissi su Piton mentre la lezione cominCiava, immaginandolo vittima delle cose più orribili. Se solo avesse saputo come scagliare la Maledizione CruCiatus… avrebbe avuto Piton lì disteso sulla schiena come quel ragno, a strillare e contorcersi…
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Antidoti!» annunCiò Piton, volgendo intorno lo sguardo, i freddi occhi neri che brillavano di una luce sgradevole. «Dovreste aver tutti preparato le vostre pozioni, adesso. Voglio che le facCiate distillare con cura, e poi sceglieremo qualcuno su cui sperimentarne una…»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Gli occhi di Piton incontrarono quelli di Harry, e Harry seppe che cosa si preparava. Piton aveva intenzione di avvelenare proprio lui. Immaginò di prendere il calderone, scagliarsi in avanti e rovesCiarlo sulla testa unta di Piton…
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Sì?» disse Piton asCiutto.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Harry avrebbe dato tutto Ciò che possedeva per impedire a Colin di pronunCiare quelle ultime parole. Azzardò una mezza occhiata a Ron, ma Ron stava fissando con determinazione il soffitto.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Molto bene, molto bene» ribatté Piton. «Potter, lasCia qui la tua roba, voglio che più tardi torni di sotto a provare il tuo antidoto».
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Molto bene!» disse Piton. «Potter… prendi la tua borsa e sparisCi
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «È incredibile, vero, Harry?» disse Colin, cominCiando a parlare nell’istante in cui Harry si richiuse alle spalle la porta della segreta. «Vero? Che tu sia un campione?»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Grandioso» commentò Harry, depresso. «Proprio quello di cui ho bisogno. Un altro po’ di pubbliCità».
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Si trovava in una classe deCisamente piccola; gran parte dei banchi erano stati spinti in fondo alla stanza, lasCiando un grande spazio al centro; tre, però, erano stati sistemati, uno accanto all’altro, di fronte alla lavagna, e ricoperti da un lungo drappo di velluto. Dietro erano disposte Cinque sedie: su una sedeva Ludo Bagman, e parlava con una strega vestita di cremisi che Harry non aveva mai visto prima.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Viktor Krum era in piedi in un angolo, malmostoso come al solito, e non parlava con nessuno. Cedric e Fleur stavano chiacchierando. Fleur sembrava parecchio più allegra di quanto non fosse stata fino a quel momento; continuava a gettare indietro la testa in modo che i suoi lunghi capelli argentei catturassero la luce. Un uomo panCiuto, che reggeva una grossa macchina fotografica nera da cui usCiva un fil di fumo, osservava Fleur con la coda dell’occhio.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Bagman all’improvviso intercettò Harry, si alzò in fretta e avanzò saltellando. «Ah, eccolo qui! Il campione numero quattro! Entra, Harry, entra… non c’è niente di cui preoccuparsi, è solo la cerimonia della Pesa delle Bacchette, gli altri giudiCi saranno qui a momenti…»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Dobbiamo controllare che le vostre bacchette siano perfettamente effiCienti, senza problemi, sai, visto che sono i vostri strumenti più importanti nelle prove che vi aspettano» disse Bagman. «L’esperto adesso è di sopra con Silente. E poi Ci sarà il tempo per qualche scatto. Questa è Rita Skeeter» aggiunse, indicando la strega con il vestito cremisi, «scriverà un piccolo articolo sul Torneo per La Gazzetta del Profeta…»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    I suoi capelli erano acconCiati in ricCioli elaborati e curiosamente rigidi che facevano uno strano contrasto con il viso dalla mascella pronunCiata. Portava occhiali incorniCiati di strass. Le grosse dita che stringevano la borsetta di pelle di coccodrillo terminavano con unghie lunghe almeno Cinque centimetri, dipinte di rosso cremisi.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Chissà se posso scambiare due parole con Harry prima di cominCiare…» disse a Bagman, continuando a fissare Harry. «Il campione più giovane, sai… per aggiungere un po’ di colore…»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Ma certo!» strillò Bagman. «Cioè — se Harry non ha niente in contrario…»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Splendido» disse Rita Skeeter, e in un attimo le sue dita dai rossi artigli stringevano il bracCio di Harry con forza sorprendente, lei lo pilotava fuori della stanza, e apriva una porta lì accanto.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Vieni, caro — così — splendido» disse di nuovo Rita Skeeter, appollaiandosi in precario equilibrio su un secchio rovesCiato, spingendo Harry a sedere su una scatola di cartone e chiudendo la porta, così che si trovarono immersi nell’oscurità. «Ora, vediamo un po’…»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Aprì con uno schiocco la borsetta di coccodrillo ed estrasse una manCiata di candele, che accese con un colpo di bacchetta e fece magicamente galleggiare a mezz’aria.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Il sorriso di Rita Skeeter si fece più largo (Harry contò tre denti d’oro). Frugò di nuovo nella borsa di coccodrillo e ne sfilò una lunga penna verde aCido e un rotolo di pergamena, che srotolò fra loro su una cassetta di Solvente Magico di Nonna Acetonella per Ogni Tipo di SporCizia. S’infilò in bocca la punta della penna verde, la succhiò per un momento con evidente piacere, poi la mise in piedi sulla pergamena, dove rimase in equilibrio sulla punta, vibrando lievemente.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Harry gettò un’occhiata. Nell’istante in cui Rita Skeeter aveva aperto bocca, la piuma verde aveva cominCiato a scrivere freneticamente, sCivolando sulla pergamena:
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Splendido» disse ancora una volta Rita Skeeter. Strappò la strisCia superiore del rotolo, la appallottolò e la ficcò nella borsetta. Poi si chinò verso Harry e disse: «Allora, Harry… che cosa ti ha convinto a parteCipare al Torneo Tremaghi?»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Ehm…» disse di nuovo Harry, ma era distratto dalla penna. Anche se lui non stava parlando, sfrecCiava sulla pergamena, e nella sua sCia riuscì a distinguere una nuova frase:
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Una brutta Cicatrice, ricordo di un tragico passato, sfigura l’altrimenti affasCinante volto di Harry Potter, i cui occhi…
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Ignora la penna, Harry» disse Rita Skeeter con deCisione. A malincuore, Harry alzò gli occhi verso di lei. «Allora… perché hai deCiso di prendere parte al Torneo. Harry?»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Non ho deCiso» rispose Harry. «Non so come ha fatto il mio nome a finire dentro il Calice di Fuoco. Non ce l’ho messo io».
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Rita Skeeter sollevò un sopracCiglio pesantemente ritoccato con la matita nera. «Andiamo, Harry, non è il caso di aver paura di finire nei guai. Sappiamo tutti che non avresti dovuto affatto parteCipare. Ma non preoccuparti. I nostri lettori adorano i ribelli».
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Che cosa provi quando pensi alle prove che ti attendono?» chiese Rita Skeeter. «Sei ecCitato? Nervoso?»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Veramente non Ci ho pensato… sì, nervoso, immagino» disse Harry. A queste parole qualcosa si contorse in maniera spiacevole dentro di lui.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Sono morti dei campioni nel passato, vero?» disse Rita Skeeter tutta frizzante. «Non Ci hai pensato?»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    La penna sfrecCiò sulla pergamena tra di loro, avanti e indietro, come se stesse pattinando.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Naturalmente tu hai già visto la morte in facCia, vero?» disse Rita Skeeter guardandolo con attenzione. «Diresti che questo ha lasCiato un segno su di te?»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Non mi sono iscritto» ribatté Harry, che cominCiava a irritarsi.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Come credi che si sentirebbero se sapessero che parteCiperai al Torneo Tremaghi? Orgogliosi? Preoccupati? Arrabbiati?»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Ora Harry era seccato davvero. Come diavolo faceva a sapere cos’avrebbero provato i suoi genitori se fossero stati vivi? Si accorse che Rita Skeeter lo osservava con molta attenzione. Incupito, evitò il suo sguardo e lesse le parole che la penna aveva appena tracCiato.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Prima che Rita Skeeter potesse proferir parola, la porta del ripostiglio delle scope si aprì. Harry alzò gli occhi, strizzandoli nella luce forte. Albus Silente era in piedi e guardava tutti e due lì schiacCiati nello sgabuzzino.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Ascolterò con vero piacere l’argomentazione dietro alla villania, Rita» disse Silente, con un inchino galante e un sorriso, «ma temo che dovremo discutere la questione più tardi. La Pesa delle Bacchette sta per cominCiare, e non può aver luogo se uno dei nostri campioni è nascosto in un ripostiglio delle scope».
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Assai lieto di sfuggire a Rita Skeeter, Harry tornò in fretta nella stanza. Gli altri campioni erano seduti viCino alla porta; lui si mise subito viCino a Cedric, e guardò verso il tavolo coperto di velluto, dove ora erano schierati quattro dei Cinque giudiCi: il professor Karkaroff, Madame Maxime, il signor Crouch e Ludo Bagman. Rita Skeeter si sistemò in un angolo; Harry la vide far sCivolare di nuovo la pergamena fuori dalla borsa, spiegarla sul ginocchio, succhiare la punta della Penna Prendiappunti e sistemarla sul foglio.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Vi presento il signor Olivander» disse Silente, sedendosi al tavolo dei giudiCi e rivolgendosi ai campioni. «Sarà lui a controllare le vostre bacchette per assicurarsi che siano in buone condizioni prima del Torneo».
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Harry alzò gli occhi e con un sussulto di sorpresa vide un vecchio mago dai grandi occhi pallidi immobile viCino alla finestra. Harry aveva già incontrato il signor Olivander: era il fabbricante di bacchette dal quale aveva comprato la sua più di tre anni prima a Diagon Alley.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Fece ruotare la bacchetta tra le lunghe dita e quella sprigionò una serie di sCintille rosa e oro. Poi l’avviCinò agli occhi e la osservò con attenzione.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Sì» disse piano, «nove polliCi e mezzo… rigida… legno di rosa… e contiene… santo Cielo…»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Sì» disse il signor Olivander, «sì, io non ho mai usato capelli di Veela, naturalmente. Trovo che siano adatte a bacchette piuttosto umorali… comunque, a Ciascuno la sua, e se questa va bene per lei…»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Sì, me la ricordo bene. Contiene un unico crine della coda di un unicorno maschio particolarmente bello… doveva essere alto almeno un metro e ottanta; mi ha quasi trafitto col suo corno dopo che gli ho spennato la coda. DodiCi polliCi e un quarto… frassino… piacevolmente flessibile. E in buone condizioni… fai regolarmente manutenzione?»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «L’ho luCidata ieri sera» rispose Cedric con un sorriso.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Harry guardò la sua bacchetta e vide che era coperta di impronte. Afferrò un lembo della veste e cercò di luCidarla di nascosto. Parecchie sCintille d’oro sprizzarono dalla sua punta. Fleur Delacour gli scoccò uno sguardo molto condiscendente, e lui lasCiò perdere.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Il signor Olivander scagliò con la bacchetta di Cedric una sCia di anelli di fumo d’argento attraverso la stanza, si disse soddisfatto e poi esclamò: «Signor Krum, prego».
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Viktor Krum si alzò e si fece avanti ingobbito, Ciondolante e a piedi piatti. Estrasse la bacchetta e rimase lì imbronCiato, con le mani in tasca.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Sì… carpine e fibra di cuore di drago?» esclamò rivolto a Krum, che annuì. «E parecchio più spessa del solito… piuttosto rigida… dieCi polliCi e un quarto… Avis!»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    La bacchetta schioccò come una pistola, e uno stormo di uccellini Cinguettanti decollò dalla sua estremità, uscì dalla finestra e volò via nella luce acquosa.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    … Quattro estati prima, il giorno del suo undicesimo compleanno, Harry entrò con Hagrid nel negozio del signor Olivander. Questi gli prese le misure e cominCiò a fargli provare le bacchette. Harry impugnò probabilmente tutte le bacchette del negozio, finché finalmente non trovò quella adatta a lui: fatta di agrifoglio, lunga undiCi polliCi e con un’unica piuma dalla coda di una fenice. Il signor Olivander rimase molto sorpreso dal fatto che Harry fosse compatibile con quella bacchetta. «Curioso» disse, «… curioso», ma solo dopo che Harry glielo ebbe chiesto spiegò cosa c’era di tanto curioso: la piuma di quella bacchetta proveniva dalla stessa fenice che aveva fornito il nucleo di quella di Voldemort.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Grazie a tutti voi» disse Silente, alzandosi al tavolo dei giudiCi. «Ora potete tornare alle vostre lezioni… o forse sarebbe più pratico che scendeste direttamente a cena, visto che stanno per finire…»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Con la sensazione che quel giorno qualcosa era finalmente andato per il verso giusto, Harry si alzò e fece per usCire, ma l’uomo con la macchina fotografica nera balzò in piedi e si schiari la voce.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Le foto, Silente, le foto!» strillo Bagman ecCitato. «I giudiCi insieme ai campioni. Cosa ne diCi, Rita?»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Ehm… si, facCiamo prima quelle» rispose Rita Skeeter, gli occhi di nuovo puntati addosso a Harry. «E poi magari qualche scatto singolo».
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Le fotografie richiesero molto tempo. Madame Maxime faceva ombra a tutti gli altri ovunque si sistemasse, e il fotografo non riusCiva ad allontanarsi tanto da farla stare nell’obiettivo. Alla fine lei dovette sedersi mentre tutti gli altri la Circondavano in piedi. Karkaroff continuava ad arrotolarsi la barbetta sul dito per arricCiarla di più; Krum, che secondo Harry doveva essere abituato a quel genere di cose, si rannicchiò dietro a tutti, cercando di nascondersi. Il fotografo sembrava assolutamente deCiso a tenere davanti Fleur, ma Rita Skeeter continuava a correre in avanti e a trasCinare Harry dove era più visibile. Poi insistette per scattare foto di tutti i campioni uno per uno. Finalmente furono liberi di andarsene.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Harry scese a cena. Hermione non c’era — immaginò che si trovasse ancora in infermeria a farsi sistemare i denti. Cenò tutto solo all’estremità del tavolo, poi tornò alla Torre di Grifondoro. pensando a tutto il lavoro extra sugi; Incantesimi di Appello che doveva fare. Su in dormitorio, incroCiò Ron.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Ti è arrivato un gufo» disse Ron in tono brusco, appena entrato. Indicò il cusCino di Harry. Il barbagianni della scuola lo aspettava lì.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Poi uscì dalla stanza senza guardarlo. Per un istante, Harry pensò di seguirlo — non sapeva se voleva parlargli o picchiarlo, entrambe le possibilità erano piuttosto allettanti — ma la risposta di Sirius lo attirava come una calamita. Harry raggiunse il barbagianni, gli sfilò la lettera dalla zampa e la srotolò.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Non posso dire tutto quello che vorrei per lettera, è troppo rischioso nel caso che il gufo venga intercettato: dobbiamo parlare, facCia a facCia. Puoi fare in modo di trovarti da solo viCino al fuoco nella Torre di Grifondoro il 22 novembre all’una di notte?
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    So meglio di chiunque altro che sei in grado di badare a te stesso, e finché Silente e Moody sono nelle viCinanze non credo che nessuno possa farti del male. Comunque, pare che qualcuno Ci stia provando sul serio. Farti parteCipare al Torneo è stata una mossa molto azzardata, soprattutto sotto il naso di Silente.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

   La prospettiva di parlare facCia a facCia con Sirius fu la sola cosa che sostenne Harry per i quindiCi giorni che seguirono, l’unica luce in un orizzonte che non era mai stato più cupo. Lo shock di essere campione della scuola ormai si era un po’ attenuato, e cominCiava a farsi strada la paura per Ciò che lo attendeva. La prima prova era sempre più viCina; la sentiva acquattata davanti a lui come un mostro orrendo che gli sbarrava il cammino. I suoi nervi non avevano mai sofferto così tanto, nemmeno prima di un incontro di Quidditch, compreso l’ultimo contro Serpeverde, in cui Grifondoro aveva vinto la Coppa. Harry non riusCiva a pensare a un dopo, era come se tutta la sua vita lo avesse condotto alla prima prova, e con questa dovesse finire…
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    A dire il vero, non sapeva come Sirius avrebbe potuto migliorare il suo stato d’animo. Doveva affrontare una prova sconosCiuta di diffiCile, pericolosa magia davanti a centinaia di persone, ma la sola vista di un volto amichevole sarebbe stata preziosa, al momento. Harry rispose a Sirius: scrisse che si sarebbe trovato davanti al fuoco della sala comune all’ora concordata, e lui e Hermione passarono molto tempo a studiare piani per costringere eventuali intrusi a usCire dalla sala comune la notte in questione. Nella peggiore delle ipotesi, avrebbero lanCiato un sacchetto di Caccabombe, ma speravano di no: Gazza li avrebbe scuoiati vivi.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Nel frattempo, la vita di Harry nel castello peggiorò ancora quando uscì l’articolo di Rita Skeeter sul Torneo Tremaghi: si scoprì infatti che era non tanto un pezzo sul Torneo quanto la storia della vita di Harry tratteggiata a tinte forti. Una foto di Harry occupava gran parte della prima pagina; l’articolo (che continuava alle pagine due, sei e sette) era tutto su Harry, i nomi dei campioni di Beauxbatons e Durmstrang (scritti sbagliati) erano stati infilati nell’ultima riga dell’articolo, e Cedric non era stato nemmeno Citato.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    L’articolo era usCito dieCi giorni prima, e tutte le volte che Ci pensava, Harry provava ancora un senso di nausea e vergogna bruCiante. Rita Skeeter aveva riferito una mostruosa quantità di cose che lui non ricordava di aver mai detto nella vita, men che meno nel ripostiglio delle scope.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Harry a Hogwarts ha finalmente trovato l’amore. Il suo intimo amico Colin Canon dice che Harry è quasi sempre in compagnia di una certa Hermione Granger, una ragazza straordinariamente graziosa, Babbana per nasCita, che, come Harry, è una degli studenti migliori della scuola.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Dal momento in cui uscì l’articolo, Harry dovette sopportare un’incredibile quantità di battute e commenti sarcastiCi da parte di tutti, soprattutto i Serpeverde.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «Da quando sei uno degli allievi migliori della scuola, Potter? O è una scuola che tu e PaCiock avete messo su insieme?»
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Anche Hermione si sorbiva la sua bella dose di battute sgradevoli, ma non aveva ancora cominCiato a strillare ai passanti innocenti; in effetti, Harry era davvero ammirato per il modo in cui affrontava la situazione.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «Straordinariamente graziosa? Lei?» aveva esclamato Pansy Parkinson la prima volta che si era trovata facCia a facCia con Hermione dopo l’usCita dell’articolo di Rita. «Chi aveva in mente? Un castoro?»
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Ma Harry non Ci riusCiva. Ron non gli rivolgeva la parola da quando gli aveva detto del castigo di Piton. Harry aveva mezzo sperato che si sarebbero rappaCificati durante le due ore nelle quali furono costretti a mettere sott’aceto cervelli di ratto nel sotterraneo di Piton, ma proprio quel giorno era usCito l’articolo di Rita, a rafforzare la convinzione di Ron che Harry si stesse davvero godendo tutta l’attenzione di cui era oggetto.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Hermione era arrabbiata con tutti e due; andava dall’uno all’altro, cercando di costringerli a parlarsi, ma Harry era irremovibile: avrebbe parlato con Ron solo se lui avesse riconosCiuto che Harry non aveva messo il suo nome nel Calice di Fuoco, e si fosse scusato per averlo definito un bugiardo.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «Non sono stato io a cominCiare» diceva Harry cocCiuto. «È un problema suo».
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Ma era una bugia bella e buona. A Harry piaceva molto Hermione, ma non era come con Ron. Ridevi molto meno, e stavi molto di più in biblioteca se Hermione era la tua migliore amica. Harry non padroneggiava ancora gli Incantesimi di Appello, sembrava aver sviluppato una speCie di blocco, e Hermione insistette che apprendere la teoria gli sarebbe servito. Di conseguenza passarono un sacco di tempo chini sui libri all’ora di pranzo.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «Finta Wronsky» la corresse Harry a denti stretti: oltre al fastidio nel sentir storpiare i termini del Quidditch, aveva provato una fitta di nostalgia al pensiero della facCia di Ron se avesse sentito Hermione parlare di False Wonky.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    È strano, ma quando si ha paura di qualcosa, e si darebbe tutto per rallentare il tempo, quest’ultimo ha la spiacevole abitudine di accelerare. I giorni che precedettero la prima prova parvero sCivolar via come se qualcuno avesse regolato gli orologi sulla doppia veloCità. Quella sensazione di panico a stento controllato seguiva Harry ovunque andasse, onnipresente come le battute maligne sull’articolo della Gazzetta del Profeta.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «Ma, e Ron?» disse. «Non vuoi andarCi con lui?»
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «Oh… be’…» Hermione arrossi. «Pensavo che potremmo vederCi ai Tre ManiCi di Scopa…»
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Harry si sentiva meravigliosamente libero sotto il Mantello; osservò gli altri studenti superarli mentre entravano nel villaggio, e molti ostentavano spille con la scritta TIFA PER CEDRIC DIGGORY, ma una volta tanto non fu oggetto di commenti sarcastiCi, e nessuno Citò quello stupido articolo.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «Adesso continuano a guardare me» disse più tardi Hermione imbronCiata, mentre usCivano da Mielandia mangiando grossi Cioccolatini ripieni. «Credono che parli da sola».
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Rita Skeeter e il suo amico fotografo erano appena usCiti dal pub Tre ManiCi di Scopa. Passarono proprio accanto a Hermione senza guardarla, parlando a bassa voce. Harry si ritrasse contro il muro di Mielandia perché Rita Skeeter la smettesse di colpirlo con la sua borsetta di coccodrillo.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Nel dirlo, il suo stomaco fu invaso da un’ondata di panico purissimo. Non lo disse; lui e Hermione non avevano discusso molto di Ciò che lo aspettava; Harry aveva la sensazione che lei non volesse pensarCi.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «Se n’è andata» disse Hermione, guardando dritto attraverso Harry verso la fine della High Street. «Perché non andiamo a berCi una Burrobirra ai Tre ManiCi di Scopai Fa un po’ freddo, no? Non sei obbligato a parlare con Ron!» aggiunse seccata, interpretando correttamente il suo silenzio.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    I Tre ManiCi di Scopa era pieno zeppo, soprattutto di studenti di Hogwarts che si godevano il pomeriggio di libertà, ma anche di personaggi magiCi che si potevano incontrare solo lì. Harry immaginava che Hogsmeade, essendo il solo villaggio completamente magico di tutta la Gran Bretagna, fosse una sorta di porto franco per creature come le megere, che non erano abili come i maghi nel camuffarsi.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Era molto diffiCile spostarsi tra la folla con addosso il Mantello dell’Invisibilità, perché potevi pestare per sbaglio i piedi a qualcuno, cosa che tendeva ad attirare domande inopportune. Harry avanzò lentamente verso un tavolo libero nell’angolo mentre Hermione andava a prendere le bibite. Attraversando il pub, Harry notò Ron seduto con Fred, George e Lee Jordan. Resistendo all’impulso di dargli una bella manata sulla nuca, finalmente raggiunse il tavolo e si sedette.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Hermione arrivò un attimo dopo e gli fece sCivolare una Burrobirra sotto il mantello.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Ed estrasse un quaderno in cui teneva il registro dei membri di CREPA. Harry vide il suo nome e quello di Ron in Cima alla brevissima lista. Sembrava passato un secolo da quando avevano inventato insieme le profezie per la professoressa Cooman, ed era spuntata Hermione e li aveva nominati segretario e tesoriere.
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    «Si, certo» disse Harry. Bevve una sorsata di Burrobirra da sotto il mantello. «Hermione, quando hai intenzione di lasCiar perdere questa storia del CREPA?»
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    «Quando gli elfi domestiCi avranno salari e condizioni di lavoro dignitosi!» gli sibilò in risposta. «Sai, sto cominCiando a pensare che sia venuto il momento di passare a un’azione più diretta. Chissà come si fa a entrare nelle cuCine della scuola…»
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Hermione cadde in un silenzio meditabondo, mentre Harry beveva la sua Burrobirra e osservava gli avventori del pub. Sembravano tutti allegri e rilassati. Ernie Macmillan e Hannah Abbott si stavano scambiando le figurine delle Cioccorane a un tavolo viCino; entrambi portavano la spilla con scritto TIFA PER CEDRIC DIGGORY appuntata al mantello. ViCino alla porta vide Cho con un grappo di amiche di Corvonero. Non aveva la spilla però… cosa che rincuorò Harry, ma appena appena…
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Che cosa non avrebbe dato per essere uno di loro, seduto a ridere e parlare, senza niente di cui preoccuparsi tranne i compiti. Immaginò come sarebbe stato essere lì se il suo nome non fosse usCito dal Calice di Fuoco. Non avrebbe indossato il Mantello dell’lnvisibilità, prima di tutto. Ron sarebbe stato seduto accanto a lui. Loro tre probabilmente si sarebbero divertiti a immaginare quale pericolo mortale avrebbero affrontato i campioni nella prova di martedì. Avrebbe aspettato con impazienza il momento di vederli in azione, di qualunque cosa si trattasse… di tenere per Cedric assieme a tutti gli altri, al sicuro in un posto in fondo agli spalti…
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    Si chiese che cosa dovevano provare gli altri campioni. Le ultime volte che aveva incroCiato Cedric, era Circondato da ammiratori e sembrava nervoso ma ecCitato. Harry scorgeva Fleur Delacour di tanto in tanto nei corridoi; aveva la stessa aria di sempre, altezzosa e impeccabile. E Krum si limitava a star seduto in biblioteca, chino sui libri.
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    Harry pensò a Sirius. e il nodo che gli stringeva forte il petto parve allentarsi un po’. Avrebbe parlato con lui esattamente di lì a dodiCi ore, perché quella era la notte in cui si sarebbero incontrati davanti al camino della sala comune — ammesso che nulla andasse storto, come viceversa era successo ultimamente…
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    Il retro del testone lanoso di Hagrid — aveva provvidenzialmente abbandonato i Ciuffctti affiorava sopra la folla. Harry si chiese come mai non lo avesse notato subito, visto che Hagrid era così grosso, ma alzandosi con cautela vide che Hagrid era chino verso il professor Moody. Hagrid aveva di fronte il solito boccale enorme, ma Moody beveva dalla fiaschetta. Madama Rosmerta, la graziosa ostessa, non sembrava apprezzarlo molto; osservava sospettosa Moody mentre raccoglieva i bicchieri dai tavoli attorno a loro. Forse pensava che fosse un insulto al suo idromele aromatizzato, ma Harry capiva perfettamente. Moody aveva detto a tutti loro durante l’ultima lezione di Difesa contro le Arti Oscure che preferiva prepararsi sempre da sé Cibo e bevande, perché era molto faCile per i Maghi Oscuri avvelenare una tazza incustodita.
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    Hagrid e Moody si alzarono per usCire. Harry agitò la mano, poi gli venne in mente che Hagrid non poteva vederlo. Moody però si fermò, l’occhio magico puntato verso l’angolo nel quale si trovava Harry. Diede un colpetto a Hagrid nel fondoschiena (non riuscendo a raggiungere la sua spalla), gli borbottò qualcosa, e poi entrambi riattraversarono il pub diretti al tavolo di Harry e Hermione.
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    «Ciao» disse Hermione, ricambiando il suo sorriso.
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    Harry lo fissò stupefatto. Così da viCino, il grosso pezzo mancante del naso di Moody era particolarmente evidente. Moody fece un ghigno.
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    Hagrid si chinò con la scusa di leggere sul quaderno di CREPA e disse, in un sussurro cosi sommesso che solo Harry riuscì a sentirlo: «Harry, Ci vediamo stanotte a mezzanotte alla mia capanna. Mettiti il mantello».
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    Era vero che scendere fino alla capanna di Hagrid a mezzanotte voleva dire lasCiare un margine molto stretto all’appuntamento con Sirius; Hermione suggerì di spedire Edvige da Hagrid per dirgli che non poteva — sempre che accettasse di portare il biglietto, naturalmente — ma Harry ridletté che era meglio andare e sbrigarsi, qualunque cosa volesse Hagrid. Era molto curioso di scoprirlo; Hagrid non gli aveva mai chiesto di andarlo a trovare così a notte fonda.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Quella sera alle undiCi e mezzo Harry, che aveva finto di andare a dormire presto, indossò di nuovo il Mantello dell’Invisibilità e sgattaiolò giù per le scale e attraverso la sala comune. Erano rimasti in pochi. I fratelli Canon erano riusCiti a impossessarsi di un bel mucchio di spille TIFA PER CEDRIC DIGGORY e stavano cercando di stregarle in modo da trasformare gli slogati in SOSTIENI HARRY POTTER. Fino a quel momento, comunque, tutto quello che erano riusCiti a fare era bloccarle su POTTER FA SCHIFO. Harry li superò, raggiunse il buco del ritratto e attese per un minuto Circa, con un occhio all’orologio. Poi Hermione aprì la Signora Grassa dall’esterno come avevano stabilito. Le sCivolò accanto sussurrando «Grazie!» e attraversò il castello.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Il parco era molto buio. Harry percorse il prato in discesa puntando alle luCi che brillavano nella capanna di Hagrid. Anche l’interno dell’enorme carrozza di Beauxbatons era illuminato; Harry riconobbe la voce di Madame Maxime.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «Sì» rispose Harry, sCivolando all’interno e sfilandosi il cappucCio dalla testa. «Che cosa succede?»
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Era terribilmente agitato. All’occhiello esibiva un fiore che assomigliava a un enorme carCiofo. Sembrava che avesse smesso di usare la morchia, ma evidentemente aveva cercato di pettinarsi: Harry distinse i denti spezzati del pettine impigliati nella sua chioma.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «Di che si tratta?» chiese Harry cauto, chiedendosi se gli Schiopodi avessero deposto le uova, o Hagrid fosse riusCito a comprare un altro cane gigante a tre teste da uno straniero in un pub.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «Vieni con me, fai pianino e stai coperto» disse Hagrid. «Non portiamo Thor, a lui non Ci piacerebbe…»
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «Sssst!» disse Hagrid, e bussò tre volte alla porta effigiata con le bacchette d’oro incroCiate.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Fu Madame Maxime ad aprire. Attorno alle spalle massicce portava uno sCialle di seta. Sorrise quando vide Hagrid. «Ah. Agrìd… è ora?»
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Madame Maxime si richiuse la porta alle spalle, Hagrid le offri il bracCio e i due s’incamminarono costeggiando lo steccato che ospitava i cavalli alati giganti di Madame Maxime, mentre Harry, completamente sbalordito, correva per tener loro dietro. Hagrid aveva voluto mostrargli Madame Maxime? Poteva vederla tutte le sante volte che voleva… non era proprio diffiCile da individuare…
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Ma pareva che Ci fosse una sorpresa anche per Madame Maxime, perché dopo un po’ disse in tono giocoso: «Dove mi stai portondo, Hagrid?»
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «Certo che no» disse Madame Maxime sbattendo le lunghe Ciglia nere.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    E proseguirono, e Harry diventava sempre più irritato mentre trotterellava dietro di loro, controllando l’orologio di tanto in tanto. Hagrid aveva per la testa un qualche progetto scervellato, che rischiava di fargli perdere l’appuntamento con Sirius. Se non fossero arrivati in fretta, deCise che si sarebbe voltato, sarebbe tornato dritto filato al castello e avrebbe lasCiato Hagrid a godersi la sua passeggiata al chiar di luna con Madame Maxime…
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Quattro enormi draghi completamente sviluppati, dall’aria malvagia, si impennavano in uno spazio reCintato da spesse assi di legno, ruggendo e sbuffando: torrenti di fuoco sprizzavano nel Cielo buio dalle loro bocche spalancate e zannute, sorrette dai colli tesi a quindiCi metri di altezza. Ce n’era uno di un blu argenteo con lunghe corna appuntite, che ringhiava e tentava di mordere i maghi a terra; uno verde ricoperto di scaglie lisce, che si contorceva e pestava i piedi con tutte le sue forze; uno rosso con una strana frangia d’oro lucente attorno al muso, che sparava nuvole di fuoco a forma di fungo nell’aria; e uno nero gigantesco, più simile a un lucertolone degli altri, il più viCino a loro.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Almeno trenta maghi, sette o otto per Ciascun drago, cercavano di tenerli sotto controllo, tirando le catene agganCiate a pesanti collari di cuoio fissati attorno al collo e alle zampe dei bestioni. Ipnotizzato, Harry guardò in su, molto in alto, e vide gli occhi del drago nero, dalle pupille verticali come quelle di un gatto, sporgere per la paura o la furia, non sapeva dire perché… emetteva un suono terribile, un urlo stridente, quasi un ululato…
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «Stai indietro, Hagrid!» gridò un mago viCino alla stacCionata, tirando la catena che aveva in mano. «Sputano fuoco nel raggio di sei metri, sai! Questo Spinato è arrivato anche a dodiCi, l’ho visto io!»
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «StupefiCium!» urlarono in coro, e gli Schiantesimi sfrecCiarono nell’oscurità come razzi infiammati, esplodendo in una pioggia di stelle sulla pelle squamosa dei draghi…
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Harry vide il drago più viCino barcollare pericolosamente sulle zampe dietro; la mascella si aprì in un gemito improvvisamente muto; le nariCi d’un tratto furono prive di fiamme, pur continuando a fumare; poi, molto lentamente, cadde: parecchie tonnellate di nerboruto drago nero squamato si schiantarono a terra con un tonfo che, Harry lo avrebbe giurato, fece tremare gli alberi dietro di lui.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    I Guardadraghi abbassarono le bacchette e avanzarono verso le bestie afflosCiate, Ciascuna delle quali aveva le dimensioni di una collinetta. Si affrettarono a stringere le catene e a fissarle saldamente a pioli di ferro che piantarono in profondità nel terreno con le loro bacchette.
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    «Vuoi vederli più da viCino?» chiese Hagrid a Madame Maxime, ecCitato. I due avanzarono fino alla stacCionata, e Harry li seguì. Il mago che aveva avvertito Hagrid di non avviCinarsi oltre si voltò e Harry lo riconobbe: era Charlie Weasley.
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    «Tutto bene, Hagrid?» disse ansante, avviCinandosi per parlare. «Ora dovrebbero essere a posto — li avevamo messi fuori gioco con una Pozione Sonnifera venendo qui, pensavamo che sarebbe stato meglio se si svegliavano al buio, in un posto tranquillo — ma, come hai visto, non erano contenti, nemmeno un po’…»
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    «Di che razza sono, Charlie?» chiese Hagrid, contemplando il drago più viCino — quello nero — quasi con reverenza. Gli occhi del mostro erano ancora semiaperti. Harry vide una strisCia di un giallo brillante sotto la rugosa palpebra nera.
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    «Questo è un Ungaro Spinato» disse Charlie. «Lì abbiamo un Gallese Comune Verde, il più piccolo; un Grugnocorto Svedese, quello blugrigio; e un Petardo Cinese, quello rosso».
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    Charlie si guardò attorno; Madame Maxime si stava avviCinando allo steccato, e fissava i draghi.
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    «Non sapevo che l’avresti portata, Hagrid» disse Charlie, acCigliato. «I campioni non dovrebbero sapere che cosa li aspetta… si sentirà in dovere di dirlo alla sua allieva, no?»
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    «Quattro…» disse Hagrid, «quindi ce n’è uno per Ciascuno, vero? Che cosa devono fare, combatterCi contro?»
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    In quel momento Cinque colleghi di Charlie avanzarono barcollando verso lo Spinato, trasportando un mucchio di grosse uova color granito su una coperta che tenevano per gli orli. Li deposero con cautela accanto allo Spinato. Hagrid lanCiò un gemito di desiderio.
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    «Spero solo che starà bene anche dopo aver affrontato questi qua» disse Charlie cupo, guardando verso il reCinto dei draghi. «Non ho avuto il coraggio di dire a mia madre in che consiste la prima prova, è già così agitata…» Charlie imitò la voce ansiosa di sua madre. «“Come hanno potuto permettere che parteCipasse a quel torneo, è troppo, troppo giovane! Credevo che fossero tutti al sicuro, credevo che Ci sarebbe stato un limite d’età!” Era una fontana dopo quell’articolo della Gazzetta del Profeta su di lui. “Piange ancora per i suoi genitori! Oh, poverino, e io non l’ho mai saputo!”»
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    Non sapeva se essere contento di aver visto Ciò che lo aspettava o no. Forse cosi era meglio. Ora il primo shock era passato. Forse se avesse visto i draghi per la prima volta martedì, sarebbe svenuto secco davanti a tutta la scuola… ma forse sarebbe svenuto comunque… avrebbe avuto come unica arma la bacchetta — che al momento non sembrava niente più che una strisCiolina di legno — contro un drago sputafuoco alto quindiCi metri, squamoso e irto di punte. E doveva superarlo. Davanti a tutti. Come?
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    Harry accelerò, costeggiando il limitare della Foresta; aveva meno di quindiCi minuti per tornare davanti al camino e parlare con Sirius, e non ricordava di aver mai desiderato tanto parlare con qualcuno — quando inaspettatamente urtò contro qualcosa di molto duro.
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    Harry cadde all’indietro, gli occhiali di traverso, stringendosi addosso il mantello. Una voce molto viCina disse: «Ahia! Chi è là?»
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    «Chi è là?» ripeté Karkaroff, molto sospettoso, guardandosi intorno nell’oscurità. Harry rimase immobile, in silenzio. Dopo un minuto. Karkaroff sembrò convincersi che si fosse trattato di un qualche animale; si guardò attorno all’altezza della vita, come se si aspettasse di veder spuntare un cane. Poi sCivolò di nuovo al riparo degli alberi, e prese ad avanzare verso il luogo in cui si trovavano i draghi.
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    Harry non aveva alcun dubbio su Ciò che stava per fare Karkaroff. Era sgattaiolato giù dalla sua nave per cercare di scoprire quale sarebbe stata la prima prova. Forse aveva addirittura visto Hagrid e Madame Maxime allontanarsi insieme verso la Foresta — non erano certo diffiCili da individuare, anche in lontananza… e ora tutto quello che doveva fare era seguire il suono delle voCi, e cosi avrebbe saputo che cosa era in serbo per i campioni. A quanto pareva, il solo che martedì avrebbe affrontato l’ignoto era Cedric.
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    Harry raggiunse il castello, sCivolò dentro per la porta prinCipale e prese a salire la scalinata di marmo; era molto affannato, ma non osò rallentare… aveva meno di Cinque minuti per raggiungere il fuoco…
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    «Se lo diCi tu» borbottò lei assonnata, senza aprire gli occhi, e il quadro scattò come una porta per lasCiarlo passare. Harry si arrampicò all’interno. La sala comune era deserta, e, a giudicare dall’odore normale, Hermione non aveva dovuto ricorrere alle Caccabombe per garantire la privacy a lui e Sirius.
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    Harry si sfilò il Mantello dell’Invisibilità e si lasCiò cadere in una poltrona davanti al fuoco. La stanza era immersa nella semioscurità; le fiamme erano l’unica fonte di luce. Lì accanto, sul tavolo, le spille TIFA PER CEDRIC DIGGORY che i Canon avevano cercato di modificare sCintillavano al bagliore del fuoco: ora dicevano POTTER FA DAVVERO SCHIFO. Harry tornò a guardare le fiamme e sobbalzò.
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    La testa di Sirius troneggiava nel fuoco. Se Harry non avesse visto il signor Diggory fare esattamente la stessa cosa nella cuCina dei Weasley, gli sarebbe venuto un colpo. Invece, con il volto illuminato dal primo sorriso dopo giorni e giorni, si rizzò in piedi, si accoccolò viCino al camino e disse: «Sirius… come stai?»
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    Sirius era diverso da come lo ricordava Harry. Quando si erano salutati, il suo volto era magro e incavato, Circondato da una gran massa di lunghi capelli neri aggrovigliati: ma ora i capelli erano corti e puliti, il viso era florido, e Sirius sembrava molto più giovane, molto più simile alla sola fotografia che Harry aveva di lui, scattata al matrimonio di James e Lily Potter.
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    «Io…» Per un istante, Harry cercò di dire «bene», ma non ce la fece. Prima di riusCire a fermarsi, si ritrovò a parlare più di quanto non avesse fatto da giorni: di come nessuno credesse che non era stato a lui a proporsi per il Torneo, delle bugie di Rita Skeeter sulla Gazzetta del Profeta, di come non poteva fare un passo senza essere preso in giro — e di Ron, Ron che non gli credeva, Ron che era geloso…
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    Sirius lo scrutò ansiosamente, con occhi che non avevano ancora perso lo sguardo fosco e spiritato che Azkaban gli aveva impresso. Aveva lasCiato parlare Harry tino allo sfinimento senza interromperlo, ma ora disse: «Coi draghi possiamo vedercela. Harry, ma Ci arriveremo tra un minuto: non posso restare molto… sono penetrato in una casa di maghi per usare il fuoco, ma potrebbero tornare da un momento all’altro. Devo metterti in guardia da alcune cose».
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    «Cosa?» esclamò Harry. sentendo l’umore scendere ancora di qualche tacca… non poteva certo esserCi in arrivo niente di peggio dei draghi.
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    «Fu catturato, era ad Azkaban con me, ma è stato rilasCiato. Scommetterei qualunque cosa che Silente ha voluto un Auror a Hogwarts quest’anno per tenerlo d’occhio. Moody prese Karkaroff e lo schiaffò ad Azkaban».
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    «Karkaroff è stato rilasCiato?» disse Harry lentamente: il suo cervello sembrava lottare contro un altro shock. «Perché lo hanno rilasCiato?»
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    «Ha trovato un accordo con il Ministero della Magia» disse Sirius con amarezza. «Ha dichiarato di aver capito l’errore delle sue scelte, e poi ha fatto dei nomi… ha fatto finire un mucchio di altra gente al suo posto ad Azkaban… non è molto popolare laggiù, te lo assicuro. E da quando è usCito, per quel che ne so, insegna le Arti Oscure a tutti gli studenti che passano per quella sua scuola. Quindi guardati anche dal campione di Durmstrang».
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    «… e leggendo tra le righe del pezzo di quella Skeeter il mese scorso, be’, Moody è stato aggredito la sera prima di cominCiare a lavorare a Hogwarts. Si, lo so che lei sostiene che si è trattato di un altro falso allarme» aggiunse Sirius in fretta, vedendo che Harry stava per parlare, «ma io non credo che sia così. Credo che qualcuno abbia tentato di impedirgli di venire a Hogwarts. Credo che qualcuno sapesse che il suo compito sarebbe stato molto più diffiCile con lui nei paraggi. E nessuno ha intenzione di indagare a fondo, Malocchio denunCia intrusi un po’ troppo spesso. Ma questo non significa che non sia più in grado di riconoscere i pericoli. Moody era l’Auror migliore che il Ministero abbia mai avuto».
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    «Allora… che cosa vorresti dire?» disse Harry esitante. «Karkaroff sta cercando di ucCidermi? Ma… perché?»
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    «PreCisamente… è sparita in Albania, e quello è proprio il posto in cui correva voce che si trovasse Voldemort… e lei lo sapeva che si stava preparando il Torneo Tremaghi, no?»
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    «Senti, conosco Bertha Jorkins» disse Sirius con una smorfia. «Era a Hogwarts quando c’ero anch’io, qualche classe avanti a me e a tuo padre. Ed era un’idiota. Molto indiscreta, e senza cervello, nemmeno un po’. Non è una bella combinazione. Sarebbe stato molto faCile attirarla in una trappola».
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    «Non lo so» rispose Sirius soppesando le parole, «non lo so proprio… Karkaroff non mi sembra il tipo che tornerebbe da Voldemort a meno di non essere certo che Voldemort sia abbastanza potente da proteggerlo. Ma chiunque ha messo il tuo nome in quel Calice lo ha fatto per una ragione, e non posso fare a meno di pensare che il Torneo sarebbe un gran bel modo di eliminarti, e di farlo sembrare un inCidente».
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    «Mi sembra davvero un ottimo piano» disse Harry sconsolato. «Dovranno solo stare in un angolo e lasCiar fare ai draghi».
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Ma a un tratto Harry alzò una mano per zittirlo, con il cuore che batteva all’impazzata, come se stesse per esplodere. Dei passi scendevano la scala a chiocCiola alle sue spalle.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Harry si raddrizzò, nascondendo il fuoco. Se qualcuno avesse visto la facCia di Sirius entro le mura di Hogwarts, sarebbe successo un pandemonio: il Ministero sarebbe stato coinvolto; lui, Harry, sarebbe stato interrogato su dove si trovava Sirius…
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Harry udì un piccolo pop nel fuoco alle sue spalle, e seppe che Sirius se n’era andato. Fissò la parte più bassa della scala a chiocCiola: chi aveva deCiso di fare una passeggiatina all’una del mattino e aveva impedito a Sirius di dirgli come fare a superare un drago?
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «Hai pensato che dovevi venire a ficcare il naso, eh?» gridò Harry. Sapeva che Ron non aveva idea di Ciò che aveva interrotto, sapeva che non l’aveva fatto apposta, ma non gì’importava: in quel momento odiava tutto di Ron, perfino i parecchi centimetri di caviglie nude che spuntavano dai pantaloni del suo pigiama a disegni marrone.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «Tieni» sibilò Harry. «Portati questa, martedì. Magari adesso avrai anche tu una Cicatrice, se sei fortunato… è questo che vuoi, no?»
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Scappò via dalla stanza e si preCipitò per le scale; una parte di lui si aspettava che Ron lo fermasse, magari che gli tirasse un pugno, ma Ron restò lì nel suo pigiama troppo piccolo, e Harry giacque a lungo insonne e agitato, e non lo sentì salire a dormire.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

   Harry si alzò la domenica mattina, e si vestì così distrattamente che Ci mise un po’ ad accorgersi che stava cercando di infilarsi il cappello sul piede al posto del calzino. Quando finalmente ebbe sistemato tutti gli abiti sulle parti giuste del corpo, andò a cercare Hermione, e la trovò nella Sala Grande al tavolo di Grifondoro, dove stava facendo colazione con Ginny. Troppo irrequieto per mangiare, Harry attese che Hermione ingollasse la sua ultima cucchiaiata di porridge, poi la trasCinò fuori per un’altra passeggiata. Mentre facevano un altro lungo giro attorno al lago, le raccontò tutto dei draghi, e quasi tutto quello che aveva detto Sirius.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Troviamo il modo di farti restare vivo fino a martedì sera» disse accoratamente, «e poi potremo preoccuparCi di Karkaroff».
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Fecero tre volte il giro del lago, cercando di pensare a un incantesimo semplice che potesse soggiogare un drago. Ma non gliene venne in mente nessuno, così si rinchiusero in biblioteca. Qui Harry sfilò dagli scaffali tutti i libri sui draghi che riusCi a trovare, e tutti e due si misero a consultarli uno dopo l’altro.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «I draghi sono estremamente diffiCili da ucCidere, a causa dell’antica magia che intride la loro spessa pelle, che solo gli incantesimi più potenti sono in grado di perforare… ma Sirius ha detto che ne basta uno semplice…»
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Proviamo con dei libri di incantesimi sempliCi, allora» disse Harry, gettando via Uomini Che Amano Troppo i Draghi.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Tornò al tavolo con una pila di libri di formule magiche, li posò e cominCiò a scorrerli uno per uno, con Hermione che sussurrava ininterrottamente al suo fianco. «Be’, Ci sono gli Incantesimi di Scambio… ma a cosa serve Scambiare? A meno che tu non scambi le sue zanne con gomma da masticare o roba del genere, così diventerebbe meno pericoloso… il guaio è che come dice il libro non c’è molto che possa trapassare la pelle di drago… ti suggerirei di Trasfigurarlo, ma una cosa così grossa, non hai la minima speranza, dubito che anche la professoressa McGranitt… a meno che tu non debba scagliare l’incantesimo su di te… Forse per attribuirti dei poteri in più? Ma quelli non sono incantesimi sempliCi, voglio dire, non ne abbiamo fatto nemmeno uno in classe, io so solo che esistono perché facCio i test di G.U.F.O. per eserCitarmi…»
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Ma tutto quello che successe quando Hermione tacque fu che il cervello di Harry si riempì di una speCie di vuoto ronzio, che non lasCiava spazio alla concentrazione. Scorse senza speranza l’indice di Incantesimi-base per chi ha poco tempo: rasatura istantanea… ma i draghi non avevano il pelo… alito pepato… probabilmente avrebbe solo aumentato la gittata del fuoco di un drago… lìngua cornuta… proprio quello di cui aveva bisogno, regalargli un’arma in più…
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Oh, no, è tornato un’altra volta, perché non può leggere sulla sua stupida nave?» sbottò Hermione seccata mentre Viktor Krum entrava Ciondolando, scoccava un’occhiata arCigna verso di loro e si sistemava in un angolo lontano con una pila di libri. «Andiamo, Harry… torneremo in sala comune… il suo fan club sarà qui a momenti, tutto Cinguettante…»
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    E in effetti, mentre usCivano, una banda di ragazze entrò in punta di piedi. Una di loro portava una sCiarpa della Bulgaria legata alla vita.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Quella notte Harry dormì appena. Quando si svegliò il lunedì mattina, per la prima volta in assoluto prese seriamente in considerazione l’idea di fuggire da Hogwarts. Ma mentre si guardava intorno nella Sala Grande a colazione, pensò a Ciò che avrebbe significato lasCiare il castello, e seppe che non poteva. Era l’unico posto in cui fosse stato mai felice… be’. doveva esserlo stato anche con i suoi genitori, ma non se lo ricordava.
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    «Hermione, Ci vediamo alle serre» disse Harry, seguendo con gli occhi Cedric che usCiva. «Vai avanti, io ti raggiungo».
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    Quando Harry giunse ai piedi della scalinata di marmo, Cedric era in Cima, con un gruppo di amiCi del sesto anno. Harry non voleva parlargli davanti a loro; erano di quelli che lo bersagliavano di battute sull’articolo di Rita Skeeter tutte le volte che lo incontravano. Seguì Cedric tenendosi a distanza, e vide che puntava verso il corridoio dell’aula di Incantesimi. Ciò gli diede un’idea. Fermandosi a una certa distanza da loro, estrasse la bacchetta e prese la mira con cura.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Non importa» disse Cedric seccato, mentre i suoi amiCi si chinavano per aiutarlo, «dite a Vitious che sto arrivando, andate…»
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    Era esattamente Ciò che Harry sperava. Fece sparire la bacchetta, attese che gli amiCi di Cedric fossero entrati in classe, e corse nel corridoio, ora completamente deserto, a parte loro due.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Ciao» disse Cedric, raccogliendo la sua Guida alla Trasfigurazione Avanzata che ora era macchiata di inchiostro. «Mi si è appena rotta la borsa… e pensare che era nuova di zecca…»
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Draghi» disse Harry parlando in fretta, nel caso che il professor Vitious usCisse a vedere che cosa stava facendo Cedric. «Ce ne sono quattro, uno per Ciascuno, e dobbiamo superarli».
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Cedric si alzò, le bracCia cariche di penne, pergamene e libri macchiati d’inchiostro, la borsa strappata che penzolava dalla spalla. Osservò Harry con uno sguardo perplesso, quasi sospettoso.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Harry lo guardò incredulo. Era sicuro che Cedric non glielo avrebbe chiesto se avesse visto i draghi con i suoi occhi. Harry non avrebbe lasCiato nemmeno il suo peggior nemico ad affrontare quei mostri impreparato — be’, forse Malfoy o Piton…
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Cedric lo guardava ancora con vago sospetto quando Harry udì un ticchettio familiare alle sue spalle. Si voltò e vide Malocchio Moody usCire da una delle aule viCine.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Dopo, Potter. Nel mio uffiCio, prego…»
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    Harry lo seguì, chiedendosi che cosa gli sarebbe successo. E se Moody voleva sapere come aveva fatto a scoprire i draghi? Sarebbe andato da Silente e avrebbe denunCiato Hagrid, o si sarebbe limitato a trasformare Harry in un furetto? Be’, poteva essere più faCile superare un drago sotto le sembianze di un furetto, Harry ridletté depresso, sarebbe stato molto più piccolo, molto meno visibile da un’altezza di quindiCi metri…
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    Seguì Moody nel suo uffiCio. Moody chiuse la porta e si rivolse a Harry, l’occhio magico puntato su di lui come quello normale.
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    Era entrato in quell’uffiCio al tempo di due dei suoi occupanti precedenti. All’epoca del professor Allock, le pareti erano tappezzate di ritratti sorridenti di Allock stesso che facevano l’occhiolino. Quando c’era Lupin, era più probabile imbattersi in un esemplare di qualche nuova, affasCinante Creatura Oscura che si era procurato per la lezione. Ora, invece, l’uffiCio era pieno di una serie di oggetti straordinariamente stravaganti che Moody doveva aver usato nei giorni in cui era un Auror.
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    Sulla sua scrivania c’era quella che sembrava una grossa trottola di vetro incrinato: era uno Spioscopio. Harry lo riconobbe subito perché ne aveva uno anche lui, molto più piccolo di quello di Moody. Su un tavolino nell’angolo c’era un oggetto che sembrava un’antenna televisiva dorata deCisamente arzigogolata. L’antenna ronzava. Quello che sembrava uno specchio era appeso alla parete di fronte a Harry, ma non rifletteva la stanza. Sagome in ombra si muovevano al suo interno, nessuna completamente a fuoco.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Ti piacCiono i miei Detector Oscuri, eh?» chiese Moody, che studiava attentamente Harry.
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    «Un Sensore Segreto. Vibra quando capta dissimulazioni e bugie… qui non serve, naturalmente, Ci sono troppe interferenze — studenti da tutte le parti che mentono sul perché non hanno fatto i compiti. Ronza da quando sono arrivato. Ho dovuto disattivare lo Spioscopio perché non smetteva mai di fischiare. È molto sensibile, capta segnali nel raggio di un chilometro. Naturalmente è in grado di captare molto più della solita roba da bambini» aggiunse con un brontolio.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Moody sorrise. «Non ti stavo accusando, ragazzo. È dall’inizio che lo ripeto a Silente, può fare il nobile quanto gli pare, ma Ci puoi scommettere che il vecchio Karkaroff e la Maxime non lo saranno. Avranno raccontato ai loro campioni tutto quello che potevano. Vogliono vincere. Vogliono battere Silente. Vogliono dimostrare che è un essere umano».
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    «Be’, non ho intenzione di dirtelo» disse Moody burbero. «Non facCio favoritismi, io. Ti darò solo qualche buon consiglio generale. E il primo è: gioca secondo le tue forze».
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Non ne ho» disse Harry, prima di riusCire a trattenersi.
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    Harry si sforzò di concentrarsi. Qual era la cosa che sapeva fare meglio? Be’, era faCile davvero…
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    «Il mio secondo consiglio generale» lo interruppe Moody ad alta voce, «è usare un bell’incantesimo faCile che ti permetta di ottenere Ciò di cui hai bisogno».
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Andiamo, ragazzo…» borbottò Moody. «Fai due più due… non è così diffiCile…»
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    E poi tutto andò al suo posto. La cosa che faceva meglio era volare. Doveva superare il drago via aria. Per riusCirCi, aveva bisogno della sua Firebolt. E per avere la sua Firebolt, aveva bisogno di…
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Hermione» sussurrò Harry dieCi minuti dopo, arrivando di corsa nella serra numero tre, biasCicando delle scuse affrettate alla professoressa Sprite mentre le passava davanti, «Hermione… devi aiutarmi».
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    «Cosa credi che stia facendo?» ribatté Harry infuriato. «Continua a venirmi in mente uno schifoso drago enorme, chissà perché… Ok, Ci riprovo…»
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    Voleva saltare Divinazione per continuare ad allenarsi, ma Hermione si rifiutò deCisamente di bigiare Aritmanzia, e non aveva senso restare senza di lei. Così dovette sopportare più di un’ora di professoressa Cooman, che passò metà della lezione a dire a tutti che, in base alla posizione di Marte rispetto a Saturno in quel momento, le persone nate in luglio correvano seri pericoli di morte improvvisa e violenta.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Per un attimo parve che Ron stesse per scoppiare a ridere; di sicuro incroCiò lo sguardo di Harry per la prima volta da giorni, ma Harry provava ancora troppo rancore per badargli. Passò il resto della lezione cercando di attirare a sé con la bacchetta piccoli oggetti sotto il tavolo. Riuscì a far volare una mosca dritto nel palmo della mano, anche se non era del tutto certo che fosse dovuto alla sua abilità nell’Incantesimo di Appello: forse la mosca era solo stupida.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Cercò di buttar giù qualcosa per cena dopo Divinazione, poi tornò nell’aula vuota con Hermione, usando il Mantello dell’Invisibilità per evitare gli insegnanti. Continuarono ad allenarsi fino a mezzanotte passata. Sarebbero rimasti anche più a lungo, ma comparve Pix, che fingendo di credere che Harry volesse farsi tirare addosso le cose, cominCiò a scaraventare sedie per la stanza. Harry e Hermione se ne andarono di corsa prima che il frastuono attirasse Gazza, e tornarono nella sala comune di Grifondoro, che ora era misericordiosamente vuota.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Alle due di notte, Harry era in piedi viCino al camino, Circondato da cataste di oggetti — libri, penne, parecchie sedie rovesCiate, un vecchio kit di Gobbiglie e il rospo di Neville, Oscar. Solo nel corso dell’ultima ora era riusCito davvero a padroneggiare l’Incantesimo di Appello.
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    «Be’, adesso sappiamo cosa fare la prossima volta che non riesco a imparare un incantesimo» esclamò Harry, lanCiando a Hermione il Dizionario delle Rune per riprovare, «basta che mi minacCi con un drago. Pronti…» Levò ancora una volta la bacchetta. «AcCio Dizionario!»
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    «Non ha importanza» disse Hermione deCisa. «Basta che tu sia molto, molto concentrato, e verrà. Harry, sarà meglio che dormiamo un po’… ne avrai bisogno».
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Quella sera Harry si era concentrato così tanto per imparare l’Incantesimo di Appello che un po’ della sua paura Cieca lo aveva abbandonato. La mattina dopo, comunque, tornò tutta intera. L’atmosfera nella scuola era di grande tensione ed ecCitazione. Le lezioni sarebbero terminate a mezzogiorno, dando modo a tutti gli studenti di scendere al reCinto dei draghi, anche se naturalmente non sapevano ancora che cosa avrebbero trovato laggiù.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Uscì dalla Sala Grande assieme alla professoressa McGranitt. Quasi non sembrava lei; in effetti, era preoccupata quasi quanto Hermione. Mentre lo scortava giù per i gradini di pietra nel freddo pomeriggio di novembre, gli posò una mano sulla spalla.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Ora, non farti prendere dal panico» disse, «cerca di restare distaccato… abbiamo maghi a disposizione per controllare la situazione se sfugge di mano… la cosa più importante è che tu facCia meglio che puoi, e nessuno penserà male di te… ti senti bene?»
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Lo stava guidando verso il luogo in cui si trovavano i draghi, lungo il limitare della Foresta, ma quando si avviCinarono alla macchia di alberi oltre la quale lo steccato sarebbe stato chiaramente visibile, Harry vide che era stata eretta una tenda: l’ingresso era davanti a loro e nascondeva i draghi.
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    «Grazie» disse Harry con voce sorda e distante. Lei lo lasCiò all’ingresso delia tenda. Harry entrò.
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    Fleur Delacour era seduta in un angolo su un basso sgabello di legno. Non sembrava affatto calma come al solito, ma era pallida e sudaticCia. Viktor Krum sembrava anche più arCigno del solito, e Harry suppose che fosse il suo modo di manifestare la tensione. Cedric camminava avanti e indietro. All’ingresso di Harry, gli rivolse un sorrisetto, che Harry ricambiò, accorgendosi che i suoi muscoli facCiali facevano fatica a lavorare, come se avessero dimenticato come si faceva.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Be’, ora che Ci siamo tutti è giunto il momento di informarvi!» disse Bagman in tono vivace. «Quando il pubblico avrà preso posto, vi consegnerò questa borsa» — mostrò un sacchetto di seta viola e lo scosse — «da cui estrarrete a turno un modellino della cosa che state per affrontare! Ce ne sono diversi — ehm — tipi, sapete. E devo dirvi anche qualcos’altro… ah, sì… il vostro compito e impadronirvi dell’uovo d’oro!»
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    E in un attimo, si udirono centinaia e centinaia di paia di piedi al di là della tenda, mentre i loro proprietari parlavano ecCitati, ridevano, scherzavano… Harry si sentiva separato dalla folla come se fosse di un’altra speCie. E poi — dopo quello che gli parve un secondo — Bagman aprì il sacchetto di seta viola.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    La stessa cosa valse per Krum. Lui estrasse il Petardo Cinese. Aveva il numero tre attorno al collo. Krum non batté Ciglio, si limitò a fissare il terreno.
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    Cednc infilò la mano nel sacchetto e ne uscì il Grugnocorto Svedese blugrigio, col numero uno appeso al collo. Sapendo che cosa era rimasto, Harry mise la mano nel sacchetto di seta ed estrasse l’Ungaro Spinato, il numero quattro. Mentre lo guardava, quello spalancò le ali e scoprì le minuscole zanne.
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    «Bene, Ci siamo!» disse Bagman. «Ciascuno di voi ha estratto il drago che dovrà affrontare, e i numeri si riferiscono all’ordine in cui li sfiderete, capito? Ora, fra un attimo vi devo lasCiare, perché farò la telecronaca. Signor Diggory, lei è il primo, non deve far altro che entrare nel reCinto quando sente un fischio, d’accordo? Ora… Harry… posso dirti due parole? Fuori?»
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    «Ehm… sì» disse Harry confuso, e si alzò e uscì dalla tenda con Bagman, che lo condusse poco distante, tra gli alberi, e poi gli si rivolse con fare paterno.
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    «No» rispose Harry, così in fretta che capì di essere stato sgarbato, «no… io… ho già deCiso che cosa fare, grazie».
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    «Oh Cielo, devo correre!» esclamò Bagman allarmato, e filò via.
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    Harry tornò verso la tenda e vide usCirne Cedric, più verde che mai. Cercò di augurargli buona fortuna mentre passava, ma dalla sua bocca non uscì altro che una speCie di rauco grugnito.
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    Harry tornò dentro da Fleur e Krum. Qualche secondo più tardi, udirono il ruggito della folla, a indicare che Cedric era entrato nello steccato e si trovava facCia a facCia con l’equivalente in carne e ossa del suo modellino…
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    E poi, dopo Circa quindiCi minuti, Harry udì il frastuono assordante che poteva significare solo una cosa: Cedric aveva superato il suo drago e afferrato l’uovo d’oro.
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    «Davvero molto bene!» gridava Bagman, «E ora il punteggio dei giudiCi
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    Ma non gridò i punti; Harry immaginò che i giudiCi li tenessero alti e li mostrassero alla folla.
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    Fleur tremava da capo a piedi; Harry si senti più bendisposto nei suoi confronti di quanto non fosse stato fino ad allora, mentre lei usCiva dalla tenda a testa alta, con la mano che stringeva convulsamente la bacchetta. Lui e Krum rimasero soli, ai lati opposti della tenda, evitando di incroCiare gli sguardi.
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    Tutto ricominCiò daccapo… «Oh, non sono sicuro che sia stata una mossa saggia!» udirono Bagman gridare gaiamente. «Oh… quasi! Attenta ora… Santo Cielo, credevo che Ci fosse riusCita!»
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    DieCi minuti dopo, Harry sentì la folla esplodere di nuovo in un applauso… anche Fleur doveva avercela fatta. Una pausa, mentre venivano mostrati i punti di Fleur… altri battimani… poi, per la terza volta, il fischio.
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    «Ed ecco il signor Krum!» strillò Bagman, e Krum usCi Ciondolando, lasCiando Harry solo.
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    «Molto audace!» stava urlando Bagman, e Harry udì il Petardo Cinese dare in un orrendo gemito ruggente, mentre la folla tratteneva il respiro come un sol uomo. «Sta dimostrando un bel coraggio… e… sì, ha preso l’uovo!»
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    Si alzò, notando vagamente che le sue gambe sembravano fatte di zucchero filato. Attese. E poi sentì il fischietto suonare. UsCi dall’ingresso della tenda, il panico crescente dentro di lui. Ed ecco che oltrepassava gli alberi, ecco che entrava nello steccato attraverso un’apertura.
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    Vide ogni cosa davanti a lui come se si trattasse di un sogno a colori vivaCissimi. C’erano centinaia e centinaia di facce che lo fissavano da tribune che erano state erette per magia dall’ultima volta che era stato li. E c’era lo Spinato, all’altro capo del reCinto, accoccolato sulla sua covata, le ali ripiegate a metà, i malvagi occhi gialli fissi su di lui, un mostruoso lucertolone dalle squame nere che agitava la coda irta di punte, scavando solchi lunghi un metro nel terreno duro. La folla faceva un gran frastuono, ma Harry non sapeva né si curò di scoprire se fosse amichevole o meno. Era ora di fare Ciò che doveva fare… di concentrare la mente, totalmente e assolutamente, sulla cosa che era la sua sola possibilità…
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    «AcCio Firebolt!» urlò.
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    Attese, ogni fibra del suo corpo che sperava, pregava… se non avesse funzionato… sembrava che vedesse ogni cosa intorno attraverso una sorta di barriera trasparente e lucCicante, come una foschia di calore, che faceva fluttuare in modo strano il reCinto e le centinaia di facce attorno a lui…
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    E poi la sentì sfrecCiare nell’aria alle sue spalle; si voltò e vide la sua Firebolt che si scagliava verso di lui costeggiando il bosco, galleggiava nel reCinto, e s’immobilizzava a mezz’aria accanto a lui, in attesa che la cavalcasse. La folla faceva ancora più rumore… Bagman urlava qualcosa… ma le orecchie di Harry non funzionavano più a dovere… ascoltare non era importante…
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    Mentre si alzava in volo, mentre il vento gli soffiava nei capelli, mentre là sotto i volti del pubblico diventavano sempliCi punte di spillo color carne e lo Spinato rimpicCioliva diventando delle dimensioni di un cane, capi che non si era lasCiato indietro solo il suolo, ma anche la sua paura… era tornato nel suo elemento…
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    Si tuffò. Il muso dello Spinato lo seguì; Harry conosceva le sue intenzioni, e scartò dalla picchiata appena in tempo; un getto di fuoco aveva investito il punto preCiso in cui si sarebbe trovato se non avesse deviato… ma Harry non vi fece caso: era esattamente come evitare un Bolide…
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Santo Cielo, questo è volare!» strillò Bagman mentre la folla gemeva e tratteneva il respiro. «Visto che roba, signor Krum?»
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    Sentì un bruCiore, udì strilli e gemiti salire dalla folla, ma la ferita non sembrava profonda… sfrecCiò attorno al dorso dello Spinato, e gli balenò in mente una possibilità…
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Lo Spinato non sembrava intenzionato a prendere il volo, era troppo impegnato a proteggere le uova. Anche se si contorceva e si agitava, spalancando e ripiegando le ali e tenendo i temibili occhi gialli fissi su Harry, aveva paura di allontanarsi troppo… lui doveva riusCire a indurlo a spostarsi, o non si sarebbe mai avviCinato alle uova… il trucco era farlo con cautela, un po’ alla volta…
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    Prese a volare prima da una parte poi dall’altra, non abbastanza viCino da provocare una fiammata, ma simulando una minacCia suffiCiente affinché gli tenesse gli occhi incollati addosso. Il suo testone dondolava da una parte all’altra, mentre lo guardava con quelle pupille verticali, le zanne scoperte…
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Volò più su. La testa dello Spinato si levò con lui, il collo ora teso al massimo, ancora osCillante, come un serpente davanti al suo incantatore…
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    Harry si alzò ancora di qualche metro, e il drago emise un ruggito esasperato. Per lui Harry era come una mosca, una mosca che desiderava scacCiare; la sua coda si dibatté di nuovo, ma ora era troppo in alto per raggiungerlo… sputò fuoco nell’aria, e lui lo schivò… le sue mascelle si spalancarono…
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    E poi il drago si levò, spalancando finalmente le grandi ali di cuoio nero, larghe come quelle di un piccolo aeroplano — e Harry si tuffò. Prima che il drago avesse capito Ciò che aveva fatto, o dove fosse sparito, Harry sfrecCiava verso il suolo a veloCità massima, verso le uova ora non più difese dalle zampe anteriori armate di artigli — ecco che levava le mani dalla Firebolt — ecco che afferrava l’uovo d’oro…
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    E con un’enorme accelerata era su, galleggiava sopra le tribune, il pesante uovo al sicuro sotto il bracCio ancora sano, e fu come se qualcuno avesse appena rialzato il volume: per la prima volta, si accorse del fragore della folla, che urlava e applaudiva forte come i tifosi irlandesi alla Coppa del Mondo…
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    «Ma guardate!» strillava Bagman. «Ma guardate un po’! Il nostro campione più giovane è stato il più veloce a prendere l’uovo! Bene, Ciò abbasserà le quote sul signor Potter!»
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    Harry vide i guardiani accorrere per domare lo Spinato, e, all’ingresso del reCinto, la professoressa McGranitt, il professor Moody e Hagrid che gli correvano incontro e gli facevano tutti segno di avviCinarsi, i sorrisi ben visibili anche a quella distanza. Tornò a volare sulle tribune, mentre il frastuono della folla gli pulsava nelle orecchie, e atterrò dolcemente, il cuore più leggero di quanto non fosse stato da settimane… aveva superato la prima prova, era sopravvissuto…
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    «Ottimo, Potter!» urlò la professoressa McGranitt mentre lui scendeva dalla Firebolt: detto da lei era un complimento insolito. Notò che le tremavano le mani mentre indicava la sua spalla. «Devi andare da Madama Chips prima che i giudiCi ti diano i punti… laggiù, ha già dovuto sistemare Diggory…»
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    «Grazie, Hagrid» disse Harry ad alta voce, in modo che Hagrid non continuasse a blaterare rivelando che gli aveva mostrato i draghi in antiCipo.
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    Harry uscì dal reCinto, ancora ansante, e vide Madama Chips in piedi all’ingresso di una seconda tenda. Aveva l’aria agitata.
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    «Draghi!» esclamò in tono disgustato, trasCinando dentro Harry. La tenda era divisa in cubicoli; Harry distinse l’ombra di Cedric attraverso la tela, ma Cedric non sembrava ferito gravemente; era seduto, almeno. Madama Chips esaminò la spalla di Harry, parlando in tono arrabbiato per tutto il tempo. «L’anno scorso i Dissennatori, quest’anno i draghi, cos’altro faranno entrare a scuola l’anno prossimo? Sei molto fortunato… è piuttosto superfiCiale… devo ripulirla prima di medicarla, però…»
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    Pulì il taglio con una spruzzata di un liquido violetto che fumava e bruCiava, poi gli sfiorò la spalla con la bacchetta e la sentì guarire all’istante.
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    Si preCipitò fuori dalla tenda e Harry la sentì entrare nel cubicolo accanto e chiedere: «Come va adesso, Diggory?»
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    «Ci sei arrivato, eh?» disse freddamente. «Ci hai messo un bel po’».
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    «È tutto ok» disse, prima che Ron potesse spicCicar parola. «LasCia perdere».
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    «LasCia perdere» ripeté Hany.
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    «Voi due siete così stupidi!» gridò lei tra le lacrime, pestando il piede a terra. Poi, prima che uno di loro potesse fermarla, abbracCiò tutti e due e sfrecCiò via. singhiozzando con tutte le sue forze.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Prendendo l’uovo d’oro e la Firebolt. più sollevato di quanto non avesse creduto possibile solo un’ora prima, Harry si chinò per usCire dalla tenda, con Ron al fianco, che parlava in fretta.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Sei stato il migliore, davvero, non c’è paragone. Cedric ha fatto una cosa strana, ha Trasfigurato una pietra per terra… l’ha trasformata in un cane… voleva che il drago lo inseguisse. Be’, è stata una gran bella Trasfigurazione, e ha funzionato, in un certo senso, perché ha preso l’uovo, ma si è anche bruCiato: il drago ha cambiato idea a metà strada e ha deCiso che preferiva acchiappare lui, se l’è cavata per un pelo. E quella Fleur ha tentato una speCie di incantesimo, credo che volesse ipnotizzarlo o roba del genere; be’, ha funzionato, un po’, almeno, il drago era tutto insonnolito, ma poi ha sbuffato, ed è venuto fuori un gran getto di fuoco, e la sua gonna ha preso fuoco: l’ha spenta facendo usCire dalla bacchetta un po’ d’acqua. E Krum — non Ci crederai, ma non gli è nemmeno venuto in mente di volare! Probabilmente è stato il migliore dopo di te, comunque. L’ha beccato nell’occhio con un incantesimo. Solo che quello si è messo a calpestare tutto dal dolore e ha schiacCiato metà delle uova vere; gli hanno tolto dei punti, non doveva danneggiarle».
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    Ron riprese fiato mentre lui e Harry raggiungevano lo steccato. Ora che lo Spinato era stato portato via, Harry vide dov’erano seduti i Cinque giudiCi: all’altro capo, in postazioni elevate rivestite d’oro.
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    «Ciascuno può dare al massimo dieCi» disse Ron, e Harry, strizzando gli occhi per vedere dall’altra parte del campo, vide il primo giudice — Madame Maxime — levare per aria la bacchetta. Ne sfuggì quello che parve un lungo nastro d’argento, che si curvò in un grande otto.
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    Ludo Bagman: dieCi.
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    «DieCi?» disse Harry incredulo. «Ma… mi sono fatto male… a che gioco sta giocando?»
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    «Harry, non lamentarti!» gridò Ron ecCitato.
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    «Cosa?» tuonò Ron infuriato. «Quattro? Tu, sporca canaglia parziale, a Krum hai dato dieCi
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    Ma a Harry non importava, non gli sarebbe importato nemmeno se Karkaroff gli avesse dato zero; l’indignazione di Ron valeva almeno cento punti per lui. Non lo disse a Ron, naturalmente, ma il suo cuore era più leggero dell’aria quando si voltò per usCire dallo steccato. E non era solo Ron… non erano solo i Grifondoro quelli che applaudivano nella folla. Quando si era arrivati al dunque, quando avevano visto che cosa doveva affrontare, gran parte dei ragazzi della scuola si erano schierati dalla sua parte, come da quella di Cedric… non gli importava dei Serpeverde, ora poteva sopportare qualunque insulto da parte loro.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Ron disse che lo avrebbe aspettato, così Harry tornò nella tenda, che ora sembrava diversa: amichevole e accogliente. Ripensò a quello che aveva provato mentre schivava lo Spinato, e lo paragonò alla lunga attesa prima di usCire ad affrontarlo… non c’era confronto, l’attesa era stata incommensurabilmente peggiore.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Un lato del viso di Cedric era coperto da una densa pasta aranCione, che presumibilmente stava curando la sua scottatura. Sorrise a Harry quando lo vide. «Bel colpo, Harry».
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Ben fatto, tutti quanti!» esclamò Ludo Bagman, entrando saltellando nella tenda, soddisfatto come se fosse stato lui a superare un drago. «Ora, solo due parole veloCi. Avete una bella pausa lunga prima della seconda prova, che avrà luogo la mattina del 24 febbraio alle nove e mezza — ma nel frattempo vi diamo qualcosa a cui pensare! Se guardate le uova d’oro che tenete in mano, vedrete che si aprono… vedete il segno? Dovete risolvere l’indovinello che c’è nel vostro uovo, perché vi dirà qual è la seconda prova, e vi permetterà di prepararvi! È tutto chiaro? Sicuri? Bene, allora potete andare!»
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Harry uscì dalla tenda, raggiunse Ron e insieme camminarono lungo il limitare della Foresta, parlando fitto; Harry voleva sapere nel dettaglio che cos’avevano fatto gli altri campioni. Poi, mentre aggiravano il Ciuffo di alberi dietro il quale Harry aveva visto i draghi ruggire per la prima volta, una strega gli si parò davanti all’improvviso.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Era Rita Skeeter. Quel giorno era vestita di verde aCido, che s’intonava perfettamente con la Penna Prendiappunti, pronta all’azione.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Sì, ho proprio voglia di dirle una parolina» disse Harry con feroCia. «Addio».
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

   Quella sera Harry, Ron e Hermione salirono alla Guferia a cercare Leo: Harry voleva scrivere a Sirius per dirgli che era riusCito a superare incolume la prova del drago. Lungo le scale, Harry aggiornò Ron su tutto quello che Sirius gli aveva detto di Karkaroff. Sulle prime Ron fu sconvolto dalla notizia che Karkaroff era stato un Mangiamorte, ma quando entrarono nella Guferia decretò che avrebbero dovuto sospettarlo fin dall’inizio.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Tutto torna, no?» disse. «Ti ricordi quello che aveva detto Malfoy sul treno, che suo padre e Karkaroff erano amiCi? Ora sappiamo dove si sono conosCiuti. Probabilmente giravano insieme incappucCiati alla Coppa del Mondo. Però, Harry, se è stato davvero Karkaroff a mettere il tuo nome nel Calice, adesso si sentirà un idiota, no? Non ha funzionato, eh? Ti sei fatto appena un graffio! Vieni qui: facCio io…»
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Leo era cosi sovrecCitato all’idea di una consegna che continuava a svolazzare attorno alla testa di Harry, ululando ininterrottamente. Ron afferrò il piccolo gufo e lo tenne ben stretto mentre Harry gli fissava la lettera alla zampa.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Harry sapeva che Ron voleva solo farsi perdonare il comportamento delle ultime settimane, ma gli fece piacere lo stesso. Hermione, invece, si appoggiò alla parete della Guferia, incroCiò le bracCia e guardò torva Ron.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Sempre ottimista, eh?» ribatté Ron beffardo. «Tu e la professoressa Cooman dovreste usCire insieme qualche volta».
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    LanCiò Leo fuori dalla finestra. Il gufetto preCipitò per quattro metri prima di riusCire a rimettersi diritto; la lettera fissata alla sua zampa era molto più lunga e pesante del solito, perché Harry non aveva potuto fare a meno di scrivere la cronaca dettagliata di come aveva schivato, accerchiato e infine giocato l’Ungaro Spinato.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Guardarono Leo sparire nell’oscurità, e poi Ron disse: «Be’, sarà meglio scendere per la tua festa a sorpresa, Harry. Fred e George ormai dovrebbero aver rubato abbastanza Cibo dalle cuCine».
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    E quando fecero il loro ingresso nella sala comune di Grifondoro questa esplose di nuovo di urla e applausi. C’erano montagne di torte e brocche di succo di zucca e di Burrobirra dappertutto; Lee Jordan aveva sparato alcuni Favolosi Fuochi d’ArtifiCio Freddi del dottor Filibuster con Innesco ad Acqua, e l’aria era pervasa di stelline e sCintille; e Dean Thomas, che disegnava benissimo, aveva appeso alcuni stendardi nuovi davvero notevoli, con Harry che sfrecCiava attorno alla testa dello Spinato sulla sua Firebolt, anche se, a dir la verità, un paio mostravano Cedric con la testa in fiamme. Harry aveva quasi dimenticato cht cosa si provava ad aver davvero fame, e si sedette con Ron e Hermione. Non riusCiva a credere alla sua feliCità: aveva di nuovo Ron al suo fianco, aveva superato la prima prova, e non avrebbe dovuto affrontare la seconda prima di tre mesi.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «AcCidenti, quanto pesa» disse Lee Jordan, soppesando l’uovo d’oro che Harry aveva posato su un tavolo. «Aprilo, Harry, dai! Vediamo un po’ che cosa c’è dentro!»
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Era qualcuno che stavano torturando!» esclamò Neville, che era impallidito bruscamente rovesCiando panini alla salsicCia su tutto il pavimento. «Dovrai vedertela con la Maledizione CruCiatus!»
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    «Non dire sCiocchezze, Neville, è illegale» disse George. «Non userebbero la Maledizione CruCiatus sui campioni. Secondo me assomigliava un po’ a Percy quando canta… forse la tua prova è attaccarlo mentre fa la docCia, Harry».
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Hermione prese una crostatina alla marmellata. Poi chiese: «Tutta questa roba l’hai presa nelle cuCine, Fred?»
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    «Sicuro» rispose Fred con un sorriso. Fece uno squittio acuto e imitò un elfo domestico. «“Le daremo tutto quello che vuole, signore, tutto tutto!” Sono spaventosamente utili… mi cuCinerebbero un bue arrosto se dicessi che ho un certo languorino».
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    «FaCile» rispose Fred, «c’è una porta nascosta dietro un quadro di una Ciotola di frutta. Basta fare il solletico alla pera, e si mette a ridere e…» S’interruppe e la guardò con sospetto. «Perché?»
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Vuoi provare a organizzare uno sCiopero degli elfi domestiCi, vero?» disse George. «Hai deCiso di lasCiar perdere i volantini e sobillarli direttamente fino all’insurrezione?»
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Era quasi l’una del mattino quando finalmente Harry salì in dormitorio con Ron, Neville. Seamus e Dean. Prima di chiudere le tende del suo letto a baldacchino. Harry sistemò il modellino dell’Ungaro Spinato sul tavolo accanto al letto, e quello sbadigliò, si acCiambellò e chiuse gli occhi. Davvero, pensò Harry tirando le tende, Hagrid aveva ragione, dopotutto… erano a posto, i draghi…
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    L’inizio di dicembre portò a Hogwarts vento e nevischio. Per quanto d’inverno il castello fosse sempre pieno di spifferi, Harry si rallegrava dei suoi fuochi e dei muri spessi tutte le volte che passava davanti alla nave di Durmstrang. che beccheggiava sul lago al vento forte, le vele nere gonfie contro il Cielo oscuro. Probabilmente, rifletteva, anche la carrozza di Beauxbatons era piuttosto gelida. Hagrid si assicurava che i cavalli di Madame Maxime fossero sempre ben riforniti della loro bevanda preferita, whisky di malto; i vapori che si levavano dall’abbeveratoio nell’angolo del loro reCinto bastavano a far girare la testa a tutta quanta la classe di Cura delle Creature Magiche. Cosa inutile se non dannosa, dal momento che si stavano ancora occupando degli orrendi Schiopodi e avevano bisogno di essere del tutto luCidi.
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    «Non so bene se vanno in letargo o no» disse Hagrid alla classe che rabbrividiva nell’orto delle zucche spazzato dal vento la lezione dopo. «Magari possiamo provare a vedere se Ci va una dormitina… Mettiamoli in queste casse…»
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    Erano rimasti solo dieCi Schiopodi: a quanto pareva, tra quelli non si era manifestata la tendenza ad ammazzarsi a vicenda. Al momento raggiungevano una lunghezza di due metri: la spessa corazza grigia, le potenti zampe brulicanti, i pungiglioni e i succhiatoi contribuivano a rendere gli Schiopodi le creature più repellenti che Harry avesse mai visto. La classe guardò scoraggiata le enonni casse che Hagrid aveva portato fuori, tutte foderate di cusCini e soffiCi coperte.
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    «Poi li portiamo dentro» disse Hagrid, «e Ci mettiamo sopra il coperchio, e stiamo a vedere cos’è che succede».
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    Ma gli Schiopodi, si dedusse, non andavano in letargo, e non apprezzarono il fatto di venire costretti prima a entrare, poi a essere rinchiusi in casse imbottite di cusCini. Ben presto Hagrid si trovò a strillare: «Niente paura, insomma, niente paura!» mentre gli Schiopodi zampettavano furiosi nell’orto delle zucche, costellato dai resti bruCiacchiati delle casse. Gran parte dei ragazzi — Malfoy, Tiger e Goyle per primi — si erano rifugiati nella capanna di Hagrid passando per la porta sul retro e vi si erano barricati; Harry, Ron e Hermione, invece, furono tra quelli che rimasero all’aperto a cercare di aiutare Hagrid. Insieme riusCirono a bloccare e legare nove Schiopodi, anche se a costo di numerosi tagli e scottature; alla fine ne rimase solo uno.
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    «Adesso non spaventatelo!» gridò Hagrid, mentre Ron e Harry usavano le bacchette per sparare getti di sCintille ardenti contro lo Schiopodo, che avanzava minacCioso verso di loro, il pungiglione inarcato, vibrante, sopra la schiena. «Provate un po’ a farCi sCivolare la corda attorno al pungiglione, così non fa del male agli altri!»
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    «Sicuro, non sia mai!» urlò Ron arrabbiato mentre lui e Harry arretravano contro il muro della capanna di Hagrid, continuando a tenere a distanza lo Schiopodo con le sCintille.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Rita Skeeter era appoggiata allo steccato che Circondava il giardino di Hagrid, e guardava il caos lì dentro. Portava un pesante mantello rosso vivo con il collo di pellicCia viola, e la borsetta di coccodrillo a tracolla.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Hagrid si tuffò sullo Schiopodo che minacCiava Harry e Ron e lo schiacCiò a terra; dalla coda partì un getto di fuoco, che carbonizzò le piante di zucca lì intorno.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Rita Skeeter, inviato della Gazzetta del Profeta» rispose Rita con un gran sorriso. I suoi denti d’oro lucCicarono.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Silente non aveva detto che lei non aveva più il permesso di girare dentro la scuola?» disse Hagrid, e si oscurò in viso mentre scendeva dalla groppa dello Schiopodo ora leggermente ammaccata e cominCiava a spingerlo verso i suoi compagni.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Come si chiamano queste affasCinanti creature?» chiese con un sorriso ancor più ampio.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Harry notò che i suoi occhi passavano in rassegna Dean (che aveva un brutto taglio sulla guanCia), Lavanda (che aveva i vestiti bruCiacchiati), Seamus (che aveva parecchie dita scottate) e poi si posarono sulle finestre della capanna, dietro le quali si trovava gran parte della classe, i nasi schiacCiati contro il vetro, aspettando il via libera.
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    «Splendido… Non le andrebbe di rilasCiare un’intervista? Rendere note alcune delle sue esperienze con le Creature Magiche? Il Profeta ha una rubrica dedicata agli animali tutti i mercoledì, sono certa che lo sa. Potremmo parlare di questi — ehm — Schifoidi Spegnicoda».
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Harry aveva un brutto presentimento, ma non Ci fu modo di comunicarlo a Hagrid senza che Rita Skeeter se ne accorgesse, così dovette rimanere lì impalato in silenzio mentre Hagrid e Rita si accordavano per incontrarsi ai Tre ManiCi di Scopa per una lunga intervista. Poi su al castello suonò la campana, il segnale della fine delle lezioni.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Be’, arrivederCi, Harry!» esclamò allegramente Rita Skeeter. «A venerdì sera, allora, Hagrid!»
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    Harry si godette appieno le due ore di Divinazione quel pomeriggio; erano ancora alle prese con mappe stellari e predizioni, ma ora che lui e Ron erano tornati amiCi, la cosa era di nuovo molto divertente. La professoressa Cooman, che era stata così soddisfatta di tutti e due quando avevano predetto la propria orrenda morte, ben presto reagì bruscamente alle loro risatine, che facevano da sottofondo alla sua spiegazione dei vari modi in cui Plutone poteva sconvolgere la vita quotidiana.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Sarei indotta a credere» disse, in un sussurro mistico che non nascondeva la sua evidente irritazione, «che alcuni di noi» — e scoccò uno sguardo molto eloquente a Harry — «sarebbero un po’ meno frivoli se avessero visto Ciò che ho visto io durante il mio esame della sfera la scorsa notte. Mentre ero là seduta, assorta nel mio ricamo, la necessità di consultare l’Occhio mi ha sopraffatta. Mi sono alzata, ho preso posto davanti a esso e ho scrutato nelle sue profondità cristalline… e cosa credete che abbia visto là dentro?»
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Sì» riprese la professoressa Cooman, e annuì con deCisione, «viene, è sempre più viCina, volteggia sopra di noi come un avvoltoio, sempre più bassa… sempre più bassa sui castello…»
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Metterebbe un po’ più paura se non l’avesse già fatto un’ottantina di volte» disse Harry, quando finalmente tornarono all’aria fresca delle scale fuori dall’aula della professoressa Cooman. «Ma se fossi caduto stecchito tutte le volte che me l’ha predetto, sarei un miracolo della sCienza medica».
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Saresti una speCie di fantasma superconcentrato» sghignazzò Ron, mentre incroCiavano il Barone Sanguinario che avanzava nella direzione opposta, i grandi occhi sinistramente fissi. «Almeno non Ci ha dato compiti. Spero che Hermione se ne becchi un bel po’ dal professor Vector, adoro non avere da studiare quando lei sgobba…»
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Ma la Signora Grassa aveva appena cominCiato a scattare in avanti quando un rumore di passi affrettati alle loro spalle annunCiò l’arrivo di Hermione.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Harry!» esclamò ansante, fermandosi di colpo dietro di lui (la Signora Grassa la guardò dall’alto inarcando le sopracCiglia). «Harry, devi venire — devi venire, è successa una cosa incredibile… per favore…»
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    Afferrò Harry per un bracCio e cercò di trasCinarlo indietro nel corridoio.
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    «Hermione, dove stiamo andando?» chiese Harry dopo che lei li ebbe trasCinati giù per sei piani ed ebbe imboccato la scalinata di marmo che portava alla Sala d’Ingresso.
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    «Vedrete, vedrete fra un minuto!» disse Hermione ecCitata.
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    Ai piedi delle scale voltò a sinistra e corse verso la porta che Cedric Diggory aveva varcato la notte dopo che il Calice di Fuoco aveva sputato il suo nome e quello di Harry. Harry non l’aveva mai oltrepassata prima. Lui e Ron seguirono Hermione giù per una rampa di scalini di pietra, ma invece di finire in un cupo passaggio sotterraneo come quello che portava alla cantina di Piton, si ritrovarono in un ampio corridoio di pietra, ben illuminato da torce, e decorato da allegri quadri che raffiguravano soprattutto Cibo.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Diede una gomitata a Ron e indicò il quadro alle spalle di Hermione. Ritraeva una gigantesca Ciotola d’argento piena di frutta.
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    «Hermione!» esclamò Ron, cominCiando a capire. «Stai cercando di incastrarCi in quella faccenda di CREPA!»
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    «Hai cambiato il nome?» disse Ron guardandola torvo. «Adesso che cosa siamo, il Fronte di Liberazione degli Elfi DomestiCi? Non ho intenzione di piombare in quella cuCina per cercare di farli smettere di lavorare, non lo farò…»
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    Lo afferrò di nuovo per il bracCio, lo trasCinò davanti al quadro della Ciotola gigante, tese l’indice e fece il solletico alla grossa pera verde, che prese a contorcersi, ridacchiando, e all’improvviso si trasformò in una grossa maniglia verde. Hermione la afferrò, spalancò la porta e spinse con deCisione Harry all’interno.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Harry ebbe appena il tempo di scorgere un’enorme stanza dal soffitto alto, con cumuli di pentole e padelle di rame lucente accatastate lungo le pareti di pietra, e un enorme focolare di mattoni all’altro capo, quando qualcosa di piccolo sfrecCiò verso di lui dal centro della stanza, squittendo: «Harry Potter, signore! Harry Potter!»
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    Un istante dopo l’elfo urlatore gli piombò dritto contro lo stomaco, abbracCiandolo così forte che credette che gli si spezzassero le costole.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Sì, è proprio Dobby, signore, sì!» disse la voCina acuta da un punto impreCisato nei dintorni del suo ombelico. «Dobby sperava tanto di vedere Harry Potter, signore, e Harry Potter è venuto a trovarlo, signore!»
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    Dobby lo lasCiò andare e fece qualche passo indietro, sorridendogli da sotto in su, gli enormi occhi verdi a forma di palline da tennis traboccanti di lacrime di feliCità. Aveva quasi lo stesso aspetto che ricordava Harry: naso a matita, orecchie da pipistrello, mani e piedi lunghi — tutto tranne gli abiti, che erano molto diversi. Quando Dobby lavorava per i Malfoy, indossava sempre la stessa vecchia federa sudiCia. Ora, invece, portava il più stravagante assortimento di vestiti che Harry avesse mai visto; era ancora peggio dei maghi camuffati da Babbani alla Coppa del Mondo. In testa aveva un copriteiera con attaccato un bel numero di spille vistose; una cravatta a disegni di ferri di cavallo sul petto nudo, un paio di quelli che sembravano pantalonCini da calCio taglia bambino, e calzini spaiati. Uno era quello che Harry aveva usato per far sì che LuCius Malfoy liberasse Dobby; l’altro era a strisce rosa e aranCioni.
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    «Dobby, che cosa Ci fai qui?» disse Harry stupefatto.
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    «Dobby è venuto a lavorare a Hogwarts, signore!» strillò Dobby ecCitato. «Il professor Silente ha trovato un lavoro a Dobby e a Winky, signore!»
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    «Si, signore, sì!» esclamò Dobby. Afferrò la mano di Harry e lo trasCinò dentro le cuCine, passando tra quattro lunghi tavoli di legno disposti esattamente sotto ognuno dei quattro tavoli delle Case che si trovavano di sopra, nella Sala Grande. Al momento erano sgombri, visto che la cena era terminata, ma immaginò che un’ora prima fossero stati coperti di piatti che venivano spediti su, attraverso il soffitto, ai loro corrispondenti.
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    Almeno un centinaio di piccoli elfi gremivano la cuCina: sorridevano, si inchinavano e facevano riverenze mentre Dobby guidava Harry. Portavano tutti la stessa uniforme: uno strofinacCio con ricamato il blasone di Hogwarts, drappeggiato a mo’ di toga.
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    «Winky, signore!» disse. Winky era seduta su uno sgabello viCino al fuoco. A differenza di Dobby, evidentemente non era andata in cerca di vestiti particolari. Indossava un grazioso completino e un cappellino blu coordinato, con dei buchi per far posto alle sue grandi orecchie. Comunque, mentre Ciascun pezzo della stravagante collezione di abiti di Dobby era così pulito e ben tenuto che sembrava nuovo di zecca, era chiaro che Winky non si prendeva affatto cura dei suoi vestiti. C’erano macchie di minestra sulla camicetta e una bruCiatura sulla gonna.
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    «Ciao, Winky» la salutò Harry.
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    «Oh, santo Cielo» disse Hermione. Lei e Ron avevano seguito Harry e Dobby all’altro capo della cuCina. «Winky, non piangere, ti prego, non…»
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    In un attimo, sei elfi domestiCi gli si avviCinarono trotterellando con un grosso vassoio d’argento carico di teiere, tazze per Harry, Ron e Hermione, un bricco del latte e un bel piattone di biscotti.
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    «Il servizio è ottimo!» commentò Harry impressionato. Hermione lo guardò cupa, ma tutti gli elfi sembravano feliCissimi; fecero un profondo inchino e arretrarono.
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    «Solo da una settimana, Harry Potter, signore!» disse Dobby allegramente. «Dobby è venuto a trovare il professor Silente, signore. Signore, è molto diffiCile per un elfo domestico che è stato licenziato trovare un nuovo lavoro, signore, davvero molto diffiCile…»
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    A queste parole, Winky gemette ancora più forte, mentre il naso a pomodoro schiacCiato le colava abbondantemente, ma lei non faceva niente per arginare il flusso.
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    A queste parole gli elfi domestiCi sparsi per la cuCina, che avevano guardato e ascoltato con interesse, distolsero tutti lo sguardo, come se Dobby avesse detto qualcosa di volgare e imbarazzante.
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    «Grazie, signorina!» disse Dobby rivolgendole un sorriso a trentadue denti. «Ma gran parte dei maghi non vogliono un elfo domestico che vuole la paga, signorina. “Gli elfi domestiCi non fanno così” dicono, e hanno chiuso la porta in facCia a Dobby! A Dobby piace lavorare, ma vuole mettersi dei vestiti e vuole essere pagato, Harry Potter… a Dobby piace essere libero!»
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Gli elfi domestiCi di Hogwarts avevano cominCiato a tenersi a distanza da Dobby, come se avesse una malattia contagiosa. Winky rimase dov’era, anche se il volume del suo pianto si alzò deCisamente.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    A questo punto, Winky si gettò dallo sgabello su cui era seduta e piombò lunga distesa a facCia in giù sui lastroni di pietra, picchiando i piccoli pugni per terra e ululando di dolore. Hermione si chinò accanto a lei e cercò di consolarla, ma niente di Ciò che disse riuscì a fare la minima differenza.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Dobby riprese il suo racconto, urlando per sovrastare gli strilli di Winky. «E poi a Dobby è venuta l’idea, Harry Potter, signore! “Perché Dobby e Winky non trovano lavoro insieme?” dice Dobby. “Dove c’è abbastanza lavoro per due elfi domestiCi?” dice Winky. E Dobby pensa, e poi gli viene in mente, signore! A Hogwarts! Così Dobby e Winky sono venuti a trovare il professor Silente, signore, e il professor Silente Ci ha presi!»
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    Dobby fece un gran sorriso, e lacrime di feliCità gli inumidirono di nuovo gli occhi.
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    «Il professor Silente ha offerto a Dobby dieCi galeoni la settimana, e i finesettimana di riposo» disse Dobby, con un improvviso piccolo brivido, come se la prospettiva di tanti agi e ricchezze fosse spaventosa, «ma Dobby gli ha fatto abbassare il prezzo, signorina… A Dobby piace la libertà, signorina, ma lui non pretende troppo, signorina, preferisce il lavoro».
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    Ma a queste parole, Winky si picchiò le mani sui buchi nel cappello, schiacCiandosi le orecchie in modo da non riusCire a sentire una parola, e strillò: «Tu non deve insultare il mio padrone, signorina! Tu non insulta signor Crouch! Signor Crouch è un bravo mago, signorina! Signor Crouch fa bene a licenziare cattiva Winky!»
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    «Gli elfi domestiCi non possono dire quello che pensano dei loro padroni, allora?» chiese Harry.
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    «Oh no, signore, no» disse Dobby, improvvisamente serio. «Fa parte della schiavitù dell’elfo domestico, signore. Noi tiene i loro segreti e sta zitti, signore, noi tiene alto l’onore della famiglia, e non parla mai male di loro… anche se il professor Silente ha detto a Dobby che non è severo su questa cosa. Il professor Silente ha detto che noi è liberi di… di…» parve improvvisamente nervoso, e fece cenno a Harry di avviCinarsi. Harry si curvò in avanti e Dobby sussurrò: «Ha detto che noi è liberi di chiamarlo… vecchio rimbambito se Ci va, signore!»
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    Dobby per un istante fu scosso da un tremito, sconvolto dalla sua stessa audaCia: poi corse al tavolo più viCino e cominCiò a picchiarCi la testa contro, molto forte, e a squittire «Dobby cattivo! Dobby cattivo!»
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «I signori ha visto il mio padrone?» esclamò Winky senza fiato, alzando la facCia striata di lacrime dalla gonna e fissando Hermione. «I signori l’ha visto a Hogwarts?»
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Sì» rispose Hermione. «Lui e il signor Bagman sono giudiCi al Torneo Tremaghi».
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    Si sCiolse di nuovo in lacrime; la sentirono singhiozzare nella gonna: «Povero padrone, povero padrone, niente più Winky che lo aiuta!»
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Non riusCirono a cavarle un’altra parola sensata. La lasCiarono al suo pianto, e finirono di bere il tè mentre Dobby chiacchierava allegramente della sua vita di elfo liberato e dei progetti che aveva per i risparmi.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Dobby ne fu feliCissimo.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Forse dovremo rimpicCiolirlo un po’ per fartelo andar bene» gli disse Ron, «ma starà a meraviglia con il tuo copriteiera».
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Mentre lasCiavano la cuCina, molti degli elfi tutti intorno li assediarono, offrendo spuntini da portare di sopra. Hermione rifiutò, osservando con sguardo addolorato gli elfi che continuavano a fare inchini e riverenze, ma Harry e Ron si riempirono le tasche di tortine e pasticCini.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Grazie mille!» disse Harry agli elfi, tutti radunati attorno alla porta per dar loro la buonanotte. «Ci vediamo, Dobby!»
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «La sapete una cosa?» disse Ron quando lui, Hermione e Harry si furono lasCiati alle spalle le cuCine e presero a salire i gradini che portavano all’Ingresso. «Per tutti questi anni ho sempre ammirato tanto Fred e George che rubavano Cibo dalle cuCine… be’, non si può dire che sia diffiCile, vero? Non vedono l’ora di dartelo!»
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Speriamo che non facCiano troppo caso a Winky» disse Harry.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Probabilmente dice che non è un granché come CapuffiCio» disse Hermione, «e diCiamocelo… ha le sue ragioni, non è così?»
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Sì, be’, Percy non vorrebbe lavorare con nessuno che abbia senso dell’umorismo, no?» esclamò Ron, addentando un cremino al Cioccolato. «Percy non riconoscerebbe una battuta di spirito nemmeno se ballasse nuda davanti a lui con il copriteiera di Dobby in testa».
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Era la fine della lezione; avevano concluso il loro lavoro; i merli indiani che avevano trasformato in porcellini d’India erano stati rinchiusi in una grossa gabbia sulla scrivania della professoressa McGranitt (il porcellino di Neville aveva ancora le piume); avevano ricopiato i compiti dalla lavagna (’Descrivete con degli esempi i modi in cui gli Incantesimi Trasformanti devono essere adattati quando si formulano Scambi IntraspeCie’). La campana sarebbe suonata a momenti, e Harry e Ron, che stavano tirando di scherma in fondo alla classe con due delle bacchette finte di George e Fred, alzarono lo sguardo: Ron brandiva un pappagallo di latta, e Harry un merluzzo di gomma.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Ora che Potter e Weasley sono così gentili da comportarsi come si conviene alla loro età» disse la professoressa McGranitt scoccando ai due uno sguardo furente mentre la testa del merluzzo di Harry si afflosCiava e cadeva silenziosa a terra — il becco del pappagallo di Ron si era staccato qualche istante prima — «devo dire qualcosa a tutti quanti.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Si avviCina il Ballo del Ceppo: un evento tradizionale nell’ambito del Torneo Tremaghi e un’opportunità per noi di soCializzare con i nostri ospiti stranieri. Ora, il ballo sarà aperto solo a quelli dal quarto anno in su — anche se potete invitare una studentessa più giovane, se volete…»
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Naturalmente in occasione del Ballo del Ceppo tutte noi possiamo — ehm — sCiogliere i capelli» disse in tono di disapprovazione.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Lavanda rise più forte, la mano premuta sulla bocca per soffocare il rumore. Harry questa volta capì che cosa c’era da ridere: la professoressa McGranitt, che portava i capelli in una stretta crocchia, aveva l’aria di non averli mai lasCiati giù.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Suonò la campana, e Ci fu la solita confusione di sedie smosse e preparativi vari.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Temendo che Ciò avesse qualcosa a che fare con il merluzzo di gomma senza testa, Harry si avviò depresso verso la cattedra.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Fa parte della tradizione» disse la professoressa McGranitt con fermezza. «Tu sei un campione di Hogwarts, e farai quello che Ci si aspetta da te come rappresentante della scuola. Quindi fai in modo di procurarti una dama, Potter».
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    Harry non aveva mai visto tanta gente deCidere di rimanere a Hogwarts per Natale; lui lo faceva sempre, naturalmente, perché l’alternativa era tornare a Privet Drive, e fino ad allora aveva sempre fatto parte della minoranza che restava. Quell’anno, invece, sembrava che tutti i ragazzi dal quarto anno in su avessero deCiso di rimanere, e a Harry pareva che fossero tutti ossessionati dal ballo imminente — almeno le ragazze lo erano, ed era straordinario quante ragazze all’improvviso c’erano a Hogwarts; non l’aveva quasi notato prima. Ragazze che bisbigliavano nei corridoi, ragazze che scoppiavano a ridere al passaggio dei maschi, ragazze ecCitate che si scambiavano mucchi di bigliettini su quello che avrebbero indossato la notte di Natale…
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «L’acchiappi al lazo?» suggerì Ron. «Tu sai già con chi vuoi provarCi
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Harry non rispose. Sapeva perfettamente chi gli sarebbe piaCiuto invitare, ma trovare il coraggio era un’altra cosa… Cho era un anno più grande di lui; era molto carina, era un’ottima giocatrice di Quidditch, ed era anche molto popolare. Ron parve capire che cosa stava succedendo nella testa di Harry.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Senti, andrà tutto lisCio. Sei uno dei campioni. Hai appena sconfitto un Ungaro Spinato. Scommetto che faranno la fila per venire con te».
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    In nome della loro amiCizia recentemente ricuCita, Ron aveva parlato con appena un velo di amarezza nella voce. E in più, con gran meraviglia di Harry, si scoprì che aveva ragione.
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    Una ragazza ricCiuta del terzo anno di Tassorosso con cui Harry non aveva mai parlato gli chiese di andare al ballo con lei proprio il giorno dopo. Harry fu colto così alla sprovvista che disse «no» prima ancora di aver preso in considerazione la possibilità. La ragazza si allontanò con aria ferita, e Harry dovette sopportare le battute di Dean, Seamus e Ron per tutta l’ora di Storia della Magia. Il giorno dopo, altre due ragazze gli chiesero la stessa cosa, una del secondo anno e (con suo profondo terrore) una del quinto che aveva l’aria di poterlo mandare ko se avesse rifiutato.
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    Nel complesso, Harry dovette ammettere che anche con l’imbarazzante prospettiva di dover aprire il ballo, la vita era deCisamente migliorata dopo la prima prova. Nei corridoi non era più il bersaglio di tante battute sarcastiche, e sospettava che la cosa avesse parecchio a che fare con Cedric: doveva aver detto ai Tassorosso di lasCiare in pace Harry, in cambio della soffiata sui draghi. Circolavano anche meno spille TIFA PER CEDRIC DIGGORY. Draco Malfoy, naturalmente, Citava ancora l’articolo di Rita Skeeter tutte le volte che se ne presentava l’occasione, ma susCitava sempre meno risate. E ad aumentare il senso di benessere di Harry, sulla Gazzetta del Profeta non erano apparse pagine su Hagrid.
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    «Non sembrava che Ci interessassero tanto le Creature Magiche, a dirti la verità» disse Hagrid, quando Harry, Ron e Hermione gli chiesero com’era andata l’intervista con Rita Skeeter durante l’ultima lezione di Cura delle Creature Magiche del trimestre. Con loro gran sollievo, Hagrid aveva rinunCiato a ogni contatto diretto con gli Schiopodi, e quel giorno erano al riparo dietro la sua capanna, seduti a un tavolo a cavalietti a preparare una nuova selezione di Cibi coi quali tentare gli Schiopodi.
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    «Voleva solo che Ci parlavo di te, Harry» continuò Hagrid a voce più bassa. «Be’, io Ci dico che siamo amiCi da quando ti ero venuto a prendere dai Dursley. “Non ha mai dovuto rimproverarlo in quattro anni?” mi fa. “Non le ha mai dato fastidio a lezione?” Io Ci dico di no, e lei non sembra per niente contenta. Mi sa che preferiva se Ci dicevo che eri terribile, Harry».
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    «Ma certo» disse Harry, gettando brani di fegato di drago in una grossa Ciotola di metallo e impugnando il coltello per tagliarne degli altri. «Non può continuare con la storia del piccolo eroe tragico, alla lunga è noioso».
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    «Vuole una nuova prospettiva, Hagrid» disse Ron saggiamente, sgusCiando uova di salamandra. «Dovevi dire che Harry è un delinquente pazzo!»
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    «Ci sarai anche tu a quella storia del ballo di Natale, Hagrid?» gli chiese Ron.
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    «Pensavo di venire a darCi un’occhiata, sì» rispose Hagrid burbero. «Dev’essere bello, mi sa. Apri le danze, vero, Harry? Chi è che hai invitato?»
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    L’ultima settimana del trimestre divenne sempre più turbolenta. Dappertutto correvano voCi sul Ballo del Ceppo, anche se Harry non credeva alla metà di esse: per esempio, si diceva che Silente avesse acquistato ottocento barili di idromele aromatico da Madama Rosmerta. Pareva certo, invece, che avesse ingaggiato le Sorelle Stravagarie. Harry non sapeva esattamente chi o che cosa fossero le Sorelle Stravagarie, non avendo mai avuto la possibilità di ascoltare una radio da maghi, ma dalla folle ecCitazione di quelli che erano cresCiuti con le frequenze di RSN (Radio Strega Network) ne dedusse che si trattava di un gruppo musicale molto famoso.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Alcuni dei professori rinunCiarono a insegnar loro granché quando le loro menti erano cosi evidentemente altrove; il minuscolo professor Vitious li lasCiò giocare durante la sua lezione del mercoledì, e lui stesso rimase a lungo a parlare con Harry del perfetto Incantesimo di Appello che aveva usato nella prima prova del Torneo Tremaghi. Altri insegnanti non furono così generosi. Nulla avrebbe mai distolto il professor Rüf, per esempio, dall’arrancare tra i suoi appunti sulle rivolte dei goblin: visto che Rüf non aveva permesso nemmeno alla propria morte di impedirgli di continuare a insegnare, sospettavano che una cosetta come il Natale non lo avrebbe dissuaso. Era incredibile come riusCisse a far sembrare le più turpi e sanguinarie rivolte dei goblin noiose come la relazione di Percy sui fondi di calderone. Anche i professori McGranitt e Moody li fecero lavorare fino all’ultimo, e Piton, naturalmente, li avrebbe lasCiati giocare in classe tanto quanto avrebbe nominato Harry suo erede universale. Fissandoli con aria cattiva, li informò che li avrebbe messi alla prova sugli antidoti ai veleni nel corso dell’ultima lezione del trimestre.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «È proprio perfido» disse Ron amaramente quella sera nella sala comune di Grifondoro. «AssegnarCi un test l’ultimo giorno. Rovinare l’ultimo pezzetto di trimestre con un bel mucchio di ripasso».
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «È Natale, Hermione» disse Harry pigramente: stava rileggendo per la deCima volta I MagnifiCi Sette sprofondato in una poltrona viCino al fuoco.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Tipo?» disse Harry, mentre osservava Joey Jenkins dei Cannoni sparare un Bolide verso un CacCiatore dei Pipistrelli di Ballycastle.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Ma potresti metterCi settimane per capirlo!» esclamò Hermione. «Passerai per un vero idiota se tutti gli altri sapranno che cos’è la seconda prova e tu no!»
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «LasCialo in pace, Hermione, se l’è meritato un po’ di riposo» disse Ron, e depose le ultime due carte in Cima al castello, che esplose in grande stile, bruCiacchiandogli le sopracCiglia.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Erano Fred e George. Sedettero al tavolo con Hermione e Ron mentre quest’ultimo si tastava la facCia per valutare i danni.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Ron, Ci presti Leo?» chiese George.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Smettila di ficcare il naso nelle cose che non ti riguardano, Ron, o ti brucerò anche quello» disse Fred, agitando la mano con fare minacCioso. «Allora… avete già tutti una dama o un cavaliere per il ballo?»
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «E tu con chi Ci vai?» chiese Ron.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Con Angelina» rispose Fred immediatamente, senza alcuna tracCia di imbarazzo.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Angelina, che stava chiacchierando con AliCia Spinnet viCino al fuoco, si voltò a guardarlo.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Sì, ok» rispose, poi tornò a rivolgersi ad AliCia e riprese a chiacchierare con un mezzo sorriso stampato in facCia.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Ecco fatto» disse Fred a Harry e Ron. «SempliCissimo». Si alzò sbadigliando: «Allora sarà meglio che usiamo un gufo della scuola, George, andiamo…»
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    UsCirono. Ron smise di tastarsi le sopracCiglia e guardò Harry attraverso le rovine fumanti del suo castello di carte.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «In effetti dovremmo darCi da fare, sai… invitare qualcuno. Ha ragione. Non vogliamo certo finire con un paio di troll».
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Be’… hai capito» disse Ron alzando le spalle. «Preferirei andarCi da solo che con… con Eloise Midgen, diCiamo».
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Il corpo insegnante di Hogwarts, nello sforzo continuo di impressionare i visitatori di Beauxbatons e Durmstrang, sembrava deCiso a mostrare il castello al suo meglio per Natale. Quando le decorazioni furono tutte al loro posto, Harry notò che erano le più straordinarie che avesse mai visto a scuola. GhiacCioli Sempiterni erano stati appesi ai corrimani della scalinata di marmo; i soliti dodiCi alberi di Natale della Sala Grande erano coperti di qualunque cosa, dalle bacche luminose di agrifoglio ad autentiCi gufi d’oro ululanti, e le armature erano state tutte stregate in modo da intonare canti di Natale quando qualcuno gli passava davanti. Era davvero una cosa straordinaria sentire Venite, fedeli cantato da un elmo vuoto che sapeva solo metà delle parole. Gazza il custode dovette estrarre parecchie volte Pix dalle armature, dove aveva preso l’abitudine di nascondersi, colmando le lacune nelle canzoni con rime di sua invenzione, tutte deCisamente maleducate.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    E Harry non aveva ancora invitato Cho al ballo. Lui e Ron cominCiavano a innervosirsi, anche se, come osservò Harry, Ron senza una compagna avrebbe fatto la figura dello stupido molto meno di lui: Harry doveva aprire le danze con gli altri campioni.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Ma tutte le volte che sbirCiò Cho quel giorno — all’intervallo, e poi a pranzo, e una volta mentre andava a Storia della Magia — lei era Circondata da amiche. Non andava mai da nessuna parte da sola? Forse poteva tenderle un agguato mentre andava in bagno? Ma no: pareva che anche là Ci andasse con una scorta di quattro o Cinque ragazze. Ma se non agiva in fretta, sarebbe stata di sicuro invitata da qualcun altro.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Trovò diffiCile concentrarsi per il test di antidoti di Piton, e di conseguenza si scordò di aggiungere l’ingrediente-chiave — un bezoar — cosi prese un voto bassissimo. Ma non gli importava; era troppo occupato a mettere insieme tutto il suo coraggio per Ciò che stava per fare. Quando suonò la campana, afferrò la borsa e corse verso la porta della cantina.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Ci vediamo a cena» disse a Ron e Hermione, e sfrecCiò su per le scale.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Doveva solo dire a Cho che voleva parlarle a quattr’occhi, tutto qui… corse attraverso i corridoi affollati, cercandola, e (più in fretta del previsto) la trovò che usCiva da una lezione di Difesa contro le Arti Oscure.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Le parole gli usCirono di bocca prima che Harry le avesse pronunCiate.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Be’, Ciao» disse Cho, sempre molto rossa. Si allontanò.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Harry le gridò dietro, prima di riusCire a trattenersi:
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Con chi Ci vai?»
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Del tutto dimentico della cena, risalì lentamente fino alla Torre di Grifondoro, con la voce di Cho che gli risuonava nelle orecchie a ogni gradino. “Cedric… Cedric Diggory”. Cedric aveva cominCiato quasi a piacergli: era disposto a sorvolare sul fatto che una volta lo aveva battuto a Quidditch, e che era bello, e famoso, e che era il campione preferito praticamente da tutti. Ora all’improvviso realizzò che Cedric in effetti era un inutile bambocCio che non aveva abbastanza cervello da riempirCi un portauovo.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «LuCi Fatate» disse in tono piatto alla Signora Grassa: la parola d’ordine era stata cambiata il giorno prima.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Sì, certo, caro!» trillò lei, raddrizzandosi il nuovo cerchietto fermacapelli di latta mentre scattava in avanti per lasCiarlo passare.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Harry entrò nella sala comune, si guardò attorno, e con sua sorpresa vide Ron seduto in un angolo lontano, pallidissimo. Ginny era seduta viCino a lui e gli parlava a bassa voce, in tono consolatorio.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Ron alzò gli occhi verso Harry, una sorta di Cieco terrore stampato in volto.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Lui… ehm… ha appena invitato al ballo Fleur Delacour» spiegò Ginny. Sembrava trattenere a stento un sorrisetto, ma continuò a dare pacche comprensive sul bracCio di Ron.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «È in parte Veela» disse Harry. «Avevi ragione… sua nonna era una Veela. Non è stata colpa tua, scommetto che sei passato di lì proprio mentre faceva un incantesimo da Veela per Diggory e Ci sei rimasto in mezzo… ma comunque perdeva il suo tempo. Lui va al ballo con Cho Chang».
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Sì, è vero!» disse Ron, e un po’ di colore gli tornò in viso mentre cominCiava a ridere. «Me l’ha detto dopo Pozioni! Ha detto che lei è sempre così gentile, che lo aiuta con i compiti eccetera… ma lei gli ha detto che Ci va già con un altro. Ah! FiguriamoCi! È solo che non voleva andarCi con Neville… voglio dire, chi la inviterebbe?»
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Tutte quelle carine erano già occupate, Ron?» disse Hermione altezzosa. «Eloise Midgen cominCia a sembrarti niente male adesso, eh? Be’, sono sicura che da qualche parte troverai qualcuna che ti dirà di sì».
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Però, sei un fulmine» ribatté lei, aCida.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Non posso venirCi con te» disse Hermione, e arrossì, «perché Ci vado già con un altro».
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Oh, davvero?» disse Hermione, gli occhi che lampeggiavano pericolosamente. «Solo perché tu Ci hai messo tre anni per accorgertene, Ron, non vuol dire che nessun altro ha capito che sono una ragazza!»
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Ok, ok, lo sappiamo che sei una ragazza» disse. «Va bene? Adesso Ci vieni?»
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Te l’ho già detto» ripeté Hermione, molto arrabbiata. «Ci vado con un altro!»
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    E uscì preCipitosamente, diretta al dormitorio femminile.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Giusto» disse Ron, deCisamente sconcertato, «questa faccenda sta diventando assurda. Ginny, tu puoi andare con Harry, e io…»
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Non posso» disse Ginny, e diventò anche lei scarlatta. «Ci vado con… con Neville. Mi ha invitata quando Hermione gli ha detto di no, e ho pensato… be’… che altrimenti non potevo andarCi, io non sono del quarto anno». Sembrava molto avvilita. «Credo che andrò a cena» disse, e si alzò e uscì a testa china dal buco del ritratto.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Ma Harry aveva appena visto Calì e Lavanda entrare dal buco del ritratto. Era giunto il momento di un’azione deCisa.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Calì fu scossa dalle risate. Harry attese che si spegnessero, le dita incroCiate nelle tasche.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Grazie» disse Harry, sollevato. «Lavanda… tu Ci vieni con Ron?»
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Ci va con Seamus» disse Calì, e tutte e due ridacchiarono più forte che mai.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Ci va con un altro».
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

   Nonostante l’enorme mole di compiti per le vacanze, Harry non era dell’umore giusto per stare chino sui libri alfa fine del trimestre, e trascorse la settimana che precedeva il Natale divertendosi più che poteva insieme a tutti gli altri. La Torre di Grifondoro era di poco meno affollata che durante l’anno scolastico; sembrava anche che si fosse rimpicCiolita, dal momento che i suoi occupanti erano molto più scalmanati del solito. Fred e George avevano avuto un gran successo con le loro Crostatine Canarine, e nei primi due giorni delle vacanze c’era dappertutto gente che si riempiva di piume all’improvviso. In breve, tutti i Grifondoro impararono a trattare con estrema cautela il Cibo che veniva loro offerto, nel caso che avesse una Crostatina Canarina nascosta al centro, e George rivelò a Harry che lui e Fred al momento stavano lavorando alla creazione di qualcosa di nuovo. Harry prese mentalmente nota di non accettare nemmeno una patatina da Fred e George in futuro: non aveva ancora dimenticato Dudley e la Mou Mollelingua.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    La neve cadeva fitta sul castello e sul parco. La carrozza azzurro chiaro di Beauxbatons sembrava una grossa, fredda zucca glassata dal gelo viCino alla casetta di zenzero ghiacCiata che era la capanna di Hagrid, mentre i boccaporti della nave di Durmstrang erano ricoperti di ghiacCio e il sartiame candido di neve. Gli elfi domestiCi giù nelle cuCine stavano superando se stessi con una serie di ricchi stufati speCiali e ottimi pasticCi, e solo Fleur Delacour riusCiva a trovare qualcosa di cui lamentarsi.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «È troppo pesonte, questo mongiare di Hogvàrts» la sentirono brontolare una sera, mentre usCivano alle sue spalle dalla Sala Grande (Ron seminascosto dietro Harry, ben deCiso a non farsi riconoscere da Fleur). «Non riusCirò a ontrare nel mio vestito da sera!»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Continuava a rivolgerle questa domanda a tradimento, nella speranza di coglierla di sorpresa e farla rispondere, ma Hermione si limitava a metter su il bronCio e ripetere: «Non te lo dico, mi prenderesti in giro e basta».
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Hermione» disse Ron guardandola di sottecchi, improvvisamente acCigliato, «i tuoi denti…»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Be’… quando sono andata da Madama Chips a farmeli rimpicCiolire, lei ha preso uno specchio e mi ha detto di fermarla quando fossero tornati alla loro misura» disse. «E io l’ho solo… lasCiata andare avanti un po’». Il sorriso divenne ancora più largo. «Mamma e papà non saranno tanto contenti. Sono secoli che cerco di convincerli a farmeli rimpicCiolire, ma loro volevano che continuassi con l’apparecchio. Sapete, sono dentisti, pensano che denti e magia non dovrebbero… guardate! È tornato Leo!»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Il gufetto di Ron ululava all’impazzata in Cima al corrimano coperto di ghiacCioli, un rotolo di pergamena legato alla zampa. I ragazzi che gli passavano davanti lo additavano e ridevano, e un gruppo di ragazzine del terzo anno si fermò e disse: «Oh, guardate quel gufetto! Non è carino?»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Leo cantò allegramente, la testina che spuntava dal pugno di Ron. Le ragazzine del terzo anno sembravano sCioccate.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Sparite!» sbottò Ron, agitando il pugno che strizzava Leo, il quale cantò più allegramente che mai. «Ecco… prendila, Harry» aggiunse sottovoce, mentre le ragazzine del terzo anno filavano via con aria scandalizzata. Sfilò la risposta di Sirius dalla zampa di Leo, Harry se la cacCiò in tasca e corsero su alla Torre di Grifondoro per leggerla.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Tutti quanti in sala comune erano troppo impegnati a sfogare le loro energie vacanziere per notare che cosa facevano gli altri. Harry, Ron e Hermione presero posto lontano dagli altri viCino a un’oscura finestra che si stava lentamente coprendo di neve, e Harry lesse:
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Congratulazioni per essere riusCito a superare lo Spinato, chiunque abbia messo il tuo nome in quel Calice non deve essere troppo felice adesso! Volevo suggerirti un Incantesimo Conjunctivitus, visto che gli occhi sono il punto debole dei draghi…
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Ma ha ragione, Harry» disse Hermione, «tu hai ancora due prove da superare. Dovresti proprio dare un’occhiata a quell’uovo, sai, e cominCiare a capire che cosa vuol dire…»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Sì, ok» disse Harry. Poi, notando l’espressione di Hermione, disse: «Dai, come facCio a concentrarmi con tutto questo baccano? Non riusCirei nemmeno a sentire l’uovo».
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Oh, immagino di no» disse lei con un sospiro, e si sedette a guardare la loro partita a scacchi, che culminò in un ecCitante scaccomatto di Ron, che coinvolse un paio di coraggiosissimi pedoni e un alfiere molto violento.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Harry si svegliò di soprassalto la mattina di Natale. Chiedendosi il perché, aprì gli occhi, e vide una creatura dai grandissimi, tondi occhi verdi fissarlo di rimando nell’oscurità, cosi viCino che i loro nasi quasi si sfioravano.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Harry tirò indietro le tende che Circondavano il letto, prese gli occhiali dal comodino e li inforcò. Il suo strillo aveva svegliato Ron, Seamus, Dean e Neville. Tutti e quattro spiavano dalle fessure tra le loro tende, gli occhi gonfi e i capelli arruffati.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Nooo… i regali!» esclamò Seamus, notando il grosso mucchio ai piedi del suo letto. Ron, Dean e Neville deCisero che ormai che erano svegli potevano anche loro dedicarsi all’apertura dei pacchi. Harry si voltò di nuovo verso Dobby, in piedi accanto al suo letto, ancora nervoso per aver spaventato Harry. C’era un Ciondolo natalizio legato all’occhiello in Cima al copriteiera.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Era una bugia; non aveva comprato proprio niente per Dobby, ma aprì in fretta il baule ed estrasse un paio di calzini appallottolati particolarmente sformati. Erano i più vecchi e i più orrendi che avesse, giallo senape, ed erano appartenuti a zio Vernon. Erano superbitorzoluti perché Harry da un anno li usava per avvolgerCi il suo Spioscopio. Estrasse lo Spioscopio e diede i calzini a Dobby, dicendo: «Scusa, mi sono dimenticato di impacchettarli…»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «I calzini sono i vestiti preferitissimi di Dobby, signore!» disse, sfilandosi quelli vecchi e mettendosi quelli di zio Vernon. «Io ne ha sette adesso, signore… ma, signore…» disse, gli occhi sgranati, dopo aver tirato su al massimo i calzini che ora sfioravano l’orlo dei pantalonCini, «loro ha fatto uno sbaglio al negozio, Harry Potter, loro ti ha dato due calzini uguali!»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Sono solo calzini» disse Ron, che era arrossito in zona orecchie, però sembrava piuttosto compiaCiuto. «Wow, Harry…» Aveva appena aperto il regalo di Harry: un berretto dei Cannoni di Chudley. «Forte!» Se lo ficcò in testa: faceva a pugni con il colore dei suoi capelli.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Il calzino sinistro era rosso vivo, con un motivo di maniCi di scopa; quello destro era verde, con un disegno di BocCini.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Dobby adesso deve andare, signore, noi sta già preparando la cena di Natale nelle cuCine!» disse Dobby, e usCi di corsa dal dormitorio, salutando Ron e gli altri con la mano.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Gli altri regali di Harry furono molto più soddisfacenti dei calzini spaiati di Dobby: con l’ovvia eccezione di quello dei Dursley, che consisteva in un unico fazzoletto di carta — un minimo storico. Harry pensò che si ricordassero bene la Mou Mollelingua. Hermione gli aveva regalato un libro intitolato Squadre di Quidditch della Gran Bretagna e dell’Irlanda; Ron, un sacchetto pieno di Caccabombe; Sirius, un utile coltellino munito di accessori per aprire ogni serratura e disfare ogni nodo; e Hagrid, una gran scatola di dolCi che comprendeva tutti i suoi preferiti: Gelatine Tuttigusti+1, Cioccorane, SuperPallaGomme di Drooble e Api Frizzole. C’era anche, naturalmente, il solito pacco della signora Weasley, con un nuovo golf (verde, con un drago ricamato: Harry immaginava che Charlie le avesse raccontato tutto dello Spinato) e una gran quantità di tortini fatti in casa.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Harry e Ron s’incontrarono con Hermione in sala comune, e scesero insieme a colazione. Passarono gran parte della mattinata nella Torre di Grifondoro, dove tutti si stavano godendo i loro regali, poi tornarono nella Sala Grande per un pranzo sontuoso, che comprendeva almeno cento tacchini e pudding di Natale, e montagne di Cracker MagiCi.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Nel pomeriggio usCirono nel parco; la neve era intatta, eccetto per i profondi solchi tracCiati dagli studenti di Durmstrang e Beauxbatons per salire al castello. Hermione deCise di assistere alla battaglia a palle di neve di Harry e dei Weasley invece di prendervi parte, e alle Cinque annunCiò che tornava su alla Torre a prepararsi per il ballo.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Cosa, ti Ci vogliono tre ore?» disse Ron, fissandola incredulo, e pagando la momentanea distrazione quando George lo centrò in pieno con una grossa palla di neve. «Con chi Ci vai?» urlò dietro a Hermione, ma lei si limitò a sventolare la mano, risalì i gradini di pietra e sparì nel castello.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Non Ci fu il tè di Natale quel giorno, dal momento che il ballo comprendeva un banchetto, cosi alle sette, quando ormai era diffiCile prendere bene la mira, tutti abbandonarono la battaglia a palle di neve e tornarono insieme in sala comune. La Signora Grassa era seduta nella cornice con la sua amica Violet del piano di sotto: entrambe erano deCisamente brille, e scatole vuote di Cioccolatini al liquore ingombravano la parte inferiore del quadro.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «FuCi Latate, è questa la parola giusta!» ridacchiò quando le dissero la parola d’ordine, e scattò in avanti per lasCiarli passare.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Harry, Ron, Seamus, Dean e Neville indossarono gli abiti da cerimonia su nel dormitorio, tutti molto impacCiati anche se mai quanto Ron, che si guardava atterrito nel lungo specchio nell’angolo. Non c’era niente da fare: quel coso assomigliava tremendamente a un vestito da donna. In un disperato tentativo di farlo sembrare più maschile, scagliò un Incantesimo Tagliuzzante sui pizzi al collo e ai polsi. Funzionò a meraviglia: i pizzi erano spariti, anche se non aveva fatto un lavoro molto preCiso, e gli orli erano ancora spaventosamente sfilacCiati mentre si apprestavano a scendere.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    La sala comune aveva un’aria strana, così piena di ragazzi dai vestiti colorati invece della solita massa nera. Calì aspettava Harry ai piedi delle scale. In effetti era molto carina, con un abito rosa shocking, un nastro d’oro nella lunga trecCia scura, e bracCialetti d’oro che sCintillavano ai polsi. Harry fu sollevato vedendo che non ridacchiava.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Anche la Sala d’Ingresso era stipata di studenti che Ciondolavano in attesa delle otto, quando le porte della Sala Grande si sarebbero aperte. I ragazzi che dovevano incontrarsi con i partner di case diverse si facevano largo tra la folla, cercandosi. Calì scorse sua sorella Padma e la guidò da Harry e Ron.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Ciao» disse Padma, che era carina quanto Calì nel suo vestito di un turchese vivo. Non parve però troppo entusiasta di avere Ron come partner; i suoi occhi scuri indugiarono sul colletto e sui polsi sfilacCiati dell’abito mentre lo squadrava da capo a piedi.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Ciao» disse Ron senza guardarla, scrutando la folla. «Oh, no…»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Un gruppo di Serpeverde sali dai gradini della loro sala comune sotterranea. Davanti c’era Malfoy; indossava un abito di velluto nero con il colletto alto, che secondo Harry lo faceva assomigliare a un vicario. Pansy Parkinson stringeva il bracCio di Malfoy, avvolta in un abito rosa pallido molto sontuoso. Tiger e Goyle erano vestiti di verde tutti e due; sembravano sassi color muschio, e nessuno dei due, Harry fu lieto di notare, era riusCito a trovare un’accompagnatrice.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Il portone di querCia si aprì, e tutti si voltarono a guardare l’ingresso degli studenti di Durmstrang con il professor Karkaroff. Krum era in testa al gruppo, accompagnato da una ragazza carina vestita di azzurro che Harry non conosceva. Oltre le loro teste vide che una parte del prato davanti al castello era stata trasformata in una sorta di grotta piena di luCi fatate: centinaia di fatine in carne e ossa erano sedute nei cespugli di rose fatti apparire sul posto, e svolazzavano sulla statua di Babbo Natale e le sue renne.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Calì si risistemò i bracCialetti, radiosa; lei e Harry dissero «Ci vediamo fra un attimo» a Ron e Padma, e avanzarono, mentre la folla chiacchierina si apriva per lasCiarli passare. La professoressa McGranitt, che indossava un abito da sera scozzese rosso, e si era sistemata una ghirlanda di cardi piuttosto bruttina attorno alla tesa del cappello, disse loro di aspettare su un lato della porta mentre entravano tutti gli altri; dovevano fare il loro ingresso nella Sala Grande in corteo una volta che il resto degli studenti avesse preso posto ai tavoli. Fleur Delacour e Roger Davies si disposero viCino alla porta; Davies sembrava così esterrefatto per la fortuna di avere Fleur come partner che riusCiva a stento a toglierle gli occhi di dosso. Anche Cedric e Cho erano viCini a Harry, che guardò altrove in modo da non dover fare conversazione. Il suo sguardo invece cadde sulla ragazza al bracCio di Krum… e rimase a bocca aperta.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Ma non somigliava affatto a Hermione. Si era fatta qualcosa ai capelli; non erano più cespugliosi, ma lisCi e lucenti, e legati in un nodo elegante dietro la testa. Indossava un abito di un morbido tessuto blu pervinca, e aveva un portamento in qualche modo diverso — o forse era solo l’assenza della solita ventina di libri che di solito portava appesi alla schiena. Sorrideva, anche — piuttosto nervosamente, a dire il vero — e si notava moltissimo che i denti davanti erano rimpicCioliti. Harry non riusCiva a capire come aveva fatto a non accorgersene prima.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Ciao, Harry!» esclamò. «Ciao, Calì!»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Calì fissava Hermione con uno sguardo incredulo assai poco lusinghiero. Non era la sola, comunque: quando si aprirono le porte della Sala Grande, il fan club di Krum in biblioteca entrò tutto impettito, scoccando a Hermione occhiate di profondo disgusto. Pansy Parkinson la guardò a occhi sbarrati entrando con Malfoy, e anche lui parve non riusCire a trovare un insulto da rivolgerle. Ron le passò davanti senza guardarla.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Una volta che tutti si furono sistemati nella Sala Grande, la professoressa McGranitt disse ai campioni e ai loro accompagnatori di mettersi in fila a coppie e di seguirla. Obbedirono, e la Sala Grande applaudì mentre facevano il loro ingresso e avanzavano verso un grande tavolo rotondo all’altra estremità della Sala, dove avevano preso posto i giudiCi.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Le pareti della Sala erano tutte coperte di brina d’argento sCintillante, con centinaia di ghirlande di edera e vischio che s’incroCiavano attraverso il nero soffitto stellato. I tavoli delle Case erano spariti; al loro posto ce n’erano un centinaio più piccoli, illuminati da lanterne, e Ciascuno ospitava una dozzina di persone.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Harry si sforzò di non inCiampare nei propri piedi. Calì aveva l’aria di divertirsi; rivolgeva gran sorrisi a tutti, portando Harry con tanta energia da farlo sentire un cane da esibizione guidato a bacchetta. Scorse Ron e Padma mentre si avviCinava al tavolo dei giudiCi. Ron scrutava Hermione con gli occhi ridotti a fessure. Padma era imbronCiata.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Silente sorrise allegramente mentre i campioni si avviCinavano al suo tavolo, ma Karkaroff ostentava un’espressione molto simile a quella di Ron mentre guardava Krum e Hermione avviCinarsi. Ludo Bagman, che per l’occasione indossava una veste di un viola acceso a grandi stelle gialle, batteva le mani con l’entusiasmo degli studenti; e Madame Maxime, che aveva sostituito la sua solita uniforme di satin nero con un abito dall’ampia gonna di seta color lavanda, applaudiva educatamente. Ma il signor Crouch, Harry notò all’improvviso, non c’era. Il quinto posto del tavolo era occupato da Percy Weasley.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Quando i campioni e i loro accompagnatori ebbero raggiunto il tavolo, Percy scostò la sedia vuota al suo fianco e fissò Harry con uno sguardo eloquente; Harry capì al volo e si sedette accanto a lui, che indossava un abito da sera nuovissimo, blu marino, e un’espressione di assoluto compiaCimento.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Sono stato promosso» disse, prima ancora che Harry potesse chiederglielo, e dal tono parve annunCiare la sua elezione a Supremo Reggente dell’Universo. «Ora sono l’assistente personale del signor Crouch, e sono qui in sua vece».
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Mi dispiace dire che il signor Crouch non sta bene, non sta affatto bene. È così dalla Coppa del Mondo. Non c’è da stupirsi: troppo lavoro. Non è più quello di una volta, anche se è ancora piuttosto notevole, naturalmente, la testa è rimasta eccezionale. Ma la Coppa del Mondo è stata un disastro per tutto il Ministero e il signor Crouch ha subito un grave colpo a causa del comportamento scorretto di quella sua elfa domestica, Blinky o come acCidenti si chiamava. Naturalmente l’ha allontanata subito dopo, ma — be’, come ho già detto, tira avanti, ha bisogno che qualcuno si prenda cura di lui, e credo che da quando lei se n’è andata il suo ménage familiare sia deCisamente peggiorato. E poi abbiamo dovuto organizzare il Torneo, e Ci sono stati gli strasCichi della Coppa — con quella rivoltante Skeeter che Ci ronza intorno continuamente — no, pover’uomo, si sta godendo un meritato, tranquillo Natale. Sono solo felice che sapesse di avere come sostituto qualcuno su cui contare».
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    I lucenti piatti d’oro erano ancora vuoti, ma c’erano piccoli menu disposti di fronte a Ciascuno dei commensali. Harry prese il suo, esitante, e si guardò attorno: non c’erano camerieri. Silente, però, passò attentamente in rassegna il proprio menu e poi disse con voce chiara, rivolto al suo piatto: «Costolette di maiale!»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    E le costolette di maiale apparvero. Colto il meccanismo, anche il resto della tavolata fece le sue ordinazioni ai piatti. Harry guardò Hermione per vedere come reagiva a quel nuovo, più complicato modo di cenare — che doveva significare un sacco di lavoro in più per gli elfi domestiCi — ma per una volta Hermione non sembrava concentrata suo CREPA: era immersa in una fitta conversazione con Viktor Krum, e pareva accorgersi a malapena di quello che mangiava.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Insomma, insomma, Viktor!» disse Karkaroff, con una risata che non si estese agli occhi gelidi. «Non raccontare anche il resto, altrimenti la tua affasCinante amica saprà dove trovarCi
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Be’, Silente» disse Karkaroff, scoprendo i denti ingialliti in tutto il loro splendore, «cerchiamo tutti di proteggere i nostri domini privati, no? Non vegliamo tutti gelosamente sulle case della conoscenza che Ci sono state affidate? Non siamo giustamente fieri di essere i soli a conoscere i segreti della nostra scuola, non abbiamo ragione di proteggerli?»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Oh, non mi sognerei mai di pretendere di conoscere tutti i segreti di Hogwarts, Igor» disse Silente in tono amabile. «Solo stamattina, per esempio, ho preso la direzione sbagliata mentre andavo in bagno e mi sono ritrovato in una stanza di magnifiche proporzioni che non avevo mai visto prima, che ospitava una collezione di vasi da notte davvero notevole. Quando sono tornato indietro per guardare meglio, ho scoperto che la stanza era sparita. Ma devo tenerla d’occhio. È probabile che sia accessibile solo alle Cinque e mezza del mattino. O che compaia solo quando la luna è a un quarto… o quando colui che la cerca ha la vesCica straordinariamente gonfia».
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Harry sbuffò nel suo piatto di goulash. Percy si acCigliò, ma Harry avrebbe giurato che Silente gli avesse fatto l’occhiolino.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Cosine da nionte» disse in tono sbrigativo, guardando le pareti sCintillanti della Sala Grande. «Al palazzo di Beauxbatons abiamo sculture di ghiasCio tutto intorno la Sala da Pranzo a Natale. Non si sCiolgono, naturalmonte… sono grondi statue di diamonte che brillano. E il mongiare è sempliscemonte superbe. E abiamo cori di ninfe dei boschi, mentre mongiamo. Non abiamo quelle brutte armature nei corridoi, e se un poltergeist mai ontra a Beauxbatons, viene espulso comme ça». E colpi sonoramente il tavolo con la mano.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Roger Davies la guardava parlare ipnotizzato, e non riusCiva a centrare la bocca con la forchetta. Harry aveva l’impressione che Davies fosse troppo occupato a contemplare Fleur per capire anche solo una parola di quello che stava dicendo.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Harry si guardò intorno. Hagrid era seduto a un altro dei tavoli degli insegnanti; indossava di nuovo il suo orrendo vestito marrone peloso, e scrutava il tavolo dei giudiCi. Harry lo vide agitare timidamente la mano e seguendo il suo sguardo vide Madame Maxime rispondergli, gli opali che sCintillavano alla luce delle candele.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Hermione stava insegnando a Krum a pronunCiare il suo nome per bene; lui continuava a chiamarla “Hermi-un”.
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    Quando tutto il Cibo fu consumato, Silente si alzò e chiese agli studenti di imitarlo. Poi, a un colpo di bacchetta, i tavoli schizzarono via e si disposero lungo i muri, lasCiando il pavimento sgombro. Silente fece apparire una piattaforma sopraelevata lungo la parete di destra. Sopra c’erano una batteria completa, parecchie chitarre, un liuto, un violoncello e alcune cornamuse.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Alzandosi, Harry inCiampò nel vestito. Le Sorelle Stravagarie attaccarono una melodia lenta e lugubre; Harry avanzò sulla pista da ballo bene illuminata, badando bene a non incroCiare lo sguardo di nessuno (vide Seamus e Dean che lo salutavano con la mano e ridacchiavano), e un attimo dopo, Calì lo aveva afferrato per le mani, gliene aveva sistemata una attorno alla propria vita e teneva ben stretta l’altra nella sua.
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    Non era poi così male, pensò Harry, girando lentamente sul posto (era Calì a portare). Tenne gli occhi fissi sulle teste degli spettatori, e ben presto anche molti di loro li raggiunsero sulla pista da ballo, così che i campioni non furono più al centro dell’attenzione. Neville e Ginny ballavano lì viCino — vide Ginny strizzare gli occhi mentre Neville le pestava i piedi — e Silente volteggiava con Madame Maxime. La sproporzione tra i due era tale che la punta del cappello di Silente solleticava appena il mento di lei; comunque, Madame Maxime si muoveva con molta grazia per essere così robusta. Malocchio Moody era impegnato in un goffo two-step con la professoressa Sinistra, che evitava nervosamente la sua gamba di legno.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Harry accolse con sollievo la tremolante nota finale della cornamusa. Le Sorelle Stravagarie smisero di suonare, gli applausi riempirono di nuovo la Sala, e Harry mollò immediatamente Calì. «SediamoCi, eh?»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Ron non rispose. Stava fissando cupo Hermione e Krum che ballavano lì viCino. Padma era seduta con bracCia e gambe incroCiate, un piede che dondolava a tempo con la musica. Ogni tanto scoccava uno sguardo scontento a Ron, che la ignorava completamente. Calì si sedette di fronte a Harry, incroCiò a sua volta gambe e bracCia, e dopo pochi minuti fu invitata a ballare da un ragazzo di Beauxbatons.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Hermione si avviCinò e si sedette sulla sedia lasCiata vuota da Calì. Era un po’ rossa in facCia.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Ciao» disse Harry. Ron rimase zitto.
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    «No, non è vero! Se proprio lo vuoi sapere, lui… lui ha detto che veniva in biblioteca tutti i giorni per cercare di parlare con me, ma non trovava il coraggio!» disse preCipitosamente Hermione, e arrossì tanto da diventare dello stesso colore del vestito di Calì.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «E con Ciò che cosa vorresti dire?»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «È ovvio, no? Lui è uno studente di Karkaroff, no? Lui sa chi frequenti… sta solo cercando di avviCinarsi a Harry… di ottenere informazioni riservate su di lui… o di avviCinarsi quel tanto che basta per stregarlo…»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Ron cambiò strategia alla veloCità della luce. «Allora spera che tu lo aiuti a scoprire che cosa vuol dire il suo uovo! Immagino che vi siate ben consultati in quei vostri incontri ravviCinati in biblioteca…»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Il Torneo ha lo scopo di mettere in contatto maghi stranieri e fare amiCizia con loro!» disse Hermione con voce acuta.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Gli altri ragazzi cominCiavano a guardarli.
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    «Bene» sbottò Padma, e si alzò per andare a raggiungere Calì e il ragazzo di Beauxbatons, che riuscì a recuperare un amico tanto in fretta che Harry pensò che avesse usato un Incantesimo di Appello.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Krum era di nuovo arCigno.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Hai fatto amiCizia con Viktor Krum, eh, Ron?»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Percy si avviCinò scattante, sfregandosi le mani con aria molto pomposa. «Ottimo! È questo lo scopo, sai… Cooperazione Magica Internazionale!»
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    Con gran fastidio di Harry, prese immediatamente il posto lasCiato libero da Padma. Il tavolo dei giudiCi era vuoto; il professor Silente ballava con la professoressa Sprite; Ludo Bagman con la professoressa McGranitt; Madame Maxime e Hagrid aprivano un ampio varco sulla pista mentre volteggiavano tra gli studenti e Karkaroff era sparito. Quando la canzone successiva fu finita, tutti applaudirono di nuovo, e Harry vide Ludo Bagman fare il baCiamano alla professoressa McGranitt e tornare tra la folla: in quel momento gli si avviCinarono Fred e George.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Ma Ludo Bagman si liberò in fretta di Fred e George; poi vide Harry, agitò la mano e si avviCinò al loro tavolo.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Cosa? Oh, niente affatto, niente affatto!» disse Bagman. «No, mi stavano solo dicendo qualcosa di più di quelle loro bacchette finte. Forse posso dar loro una mano per metterle in commerCio. Ho promesso di metterli in contatto con un paio di conoscenze che ho all’Emporio degli Scherzi di Zonko…»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Percy non parve affatto felice, e Harry era pronto a scommettere che si sarebbe preCipitato a raccontare tutto alla signora Weasley non appena tornato a casa. A quanto pareva i progetti di Fred e George erano diventati ancora più ambiziosi ultimamente, se speravano di vendere al pubblico.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Bagman aprì la bocca per chiedere qualcosa a Harry, ma Percy lo interruppe. «Come le sembra che stia andando il Torneo, signor Bagman? Il nostro UffiCio è piuttosto soddisfatto… quell’intoppo con il Calice di Fuoco…» — scoccò un’occhiata a Harry — «è stato leggermente spiacevole, certo, ma da allora pare che le cose siano filate lisce, non crede?»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Oh, sì» disse Bagman allegramente, «Ci si diverte un sacco. Come sta il vecchio Barty? Peccato che non sia potuto venire».
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Fingendo di avere sete, Harry e Ron si allontanarono dal tavolo, costeggiarono la pista da ballo e usCirono nella Sala d’Ingresso. Il portone era ancora aperto, e le luCi danzanti delle fatine nel giardino delle rose baluginavano e sCintillavano mentre loro due scendevano i gradini. Poi si trovarono Circondati da cespugli, tortuosi sentieri ornamentali e grandi statue di pietra. Harry sentì un gocCiolio: sembrava proprio una fontana. Qua e là, panchine intagliate ospitavano ragazzi e ragazze. Harry e Ron s’incamminarono lungo uno dei viottoli tortuosi attraverso i cespugli di rose, ma avevano fatto pochi passi quando udirono una voce sgradevolmente familiare.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Piton e Karkaroff svoltarono l’angolo. Piton aveva la bacchetta in mano, e faceva saltar via i cespugli di rose, con un Cipiglio deCisamente ostile. Da molti dei cespugli si levarono strilli e spuntarono sagome scure.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «DieCi punti in meno per Tassorosso, Fawcett!» sibilò Piton a una ragazza in fuga. «E dieCi punti in meno anche per Corvonero, Stebbins!» a un ragazzo che la segui di corsa. «E voi due che cosa state facendo?» aggiunse, notando Harry e Ron sul sentiero davanti a sé. Karkaroff, osservò Harry, parve piuttosto preoccupato di vederli lì. La mano gli corse nervosamente al pizzetto, e cominCiò a riarrotolarselo sul dito.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Stiamo camminando» rispose Ron asCiutto. «Non è contro la legge, vero?»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Avevano raggiunto una grossa renna di pietra, su cui zampillava l’acqua sCintillante di un’alta fontana. Su una panchina accanto spiccavano le nere sagome di due esseri enormi, intenti a guardare l’acqua alla luce della luna. E poi Harry udì la voce di Hagrid.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Harry e Ron rimasero paralizzati. Non era proprio il genere di situazione da interrompere bruscamente… Harry si guardò intorno, su per il sentiero, e vide Fleur Delacour e Roger Davies seminascosti dietro un cespuglio di rose lì viCino. Diede un colpetto a Ron sulla spalla e fece cenno con la testa verso di loro, per dire che potevano sgattaiolare via da quella parte senza farsi notare (Fleur e Davies gli parvero parecchio indaffarati), ma Ron, gli occhi sgranati dall’orrore alla vista di Fleur, scosse vigorosamente la testa e trasCinò Harry nell’ombra fitta dietro la renna.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Harry non aveva nessuna intenzione di stare a sentire; Hagrid avrebbe detestato essere spiato in una situazione del genere (Harry personalmente non l’avrebbe sopportato): potendo, si sarebbe infilato le dita nelle orecchie e avrebbe cominCiato a canticchiare ad alta voce, ma non era certo una soluzione praticabile. Invece cercò di concentrarsi su uno scarabeo che zampettava lungo la schiena della renna di pietra, ma lo scarabeo non era abbastanza interessante da fargli ignorare le parole che seguirono.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Per me era mia mamma» disse Hagrid piano. «Era una delle ultime della Gran Bretagna. Certo che non me la ricordo tanto bene… è andata via, sai. Quando avevo tre anni. Non era il tipo materno, proprio no. Be’… non fa parte della loro natura, vero? Non so cosa Ci è successo… potrebbe anche essere morta per quello che ne so…»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Al mio papà Ci si è spezzato il cuore quando è andata via. Un piccoletto, era mio papà. A sei anni riusCivo a tirarlo su e metterlo in Cima alla credenza se mi sgridava. Lo facevo ridere tanto…» La voce profonda di Hagrid si spezzò. Madame Maxime lo ascoltava immobile, fissando, almeno in apparenza, la fontana argentata. «È stato lui a tirarmi su… ma è morto subito dopo che ho cominCiato la scuola. Da allora ho dovuto arrangiarmi. Silente è stato un grande aiuto, sai. Tanto gentile con me, è stato…»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    E scappò; ampi sCiami multicolori di fatine si levarono nell’aria mentre passava spazzando via i cespugli. Hagrid rimase seduto sulla panchina a guardarla. Era troppo buio per vedere la sua facCia. Poi, dopo un minuto, si alzò e si allontanò, non in direzione del castello, ma dall’altra parte, nel parco oscuro, verso la sua capanna.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Dall’occhiata di Ron capì all’istante che stava rivelando una volta ancora la sua scarsa conoscenza del mondo magico. Era stato cresCiuto dai Dursley, e quindi c’erano molte cose che i maghi davano per scontate e che per lui erano rivelazioni: ma queste sorprese erano diminuite da quando era entrato a scuola. In quel momento, però, si rese conto che la maggior parte dei maghi non avrebbe detto «E allora?» scoprendo che uno dei loro amiCi aveva per madre una gigantessa.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Be’, sono… sono…» Ron si sforzò di trovare le parole. «Ehm… poco simpatiCi» concluse debolmente.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Lo so, ma… acCidenti, non mi meraviglio che non Ci tenga a farlo sapere» rispose Ron, scuotendo la testa. «Ho sempre creduto che fosse incappato in un brutto Incantesimo di Ingozzamento da piccolo, o roba del genere. Non voleva parlarne…»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Be’… a nessuno di quelli che lo conoscono importerà niente, perché sanno che non è pericoloso» disse Ron lentamente. «Ma… Harry, sono malvagi, i giganti. È come ha detto Hagrid, è nella loro natura, sono come i troll… gli piace ucCidere, lo sanno tutti. Comunque in Gran Bretagna non ce ne sono più».
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Be’, si stavano estinguendo comunque, e un sacco sono stati ucCisi dagli Auror. Dovrebbero esserCi dei giganti all’estero, però… si nascondono soprattutto sulle montagne…»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Ma chi vuole prendere in giro, quella Maxime?» disse Harry, osservando Madame Maxime seduta da sola al tavolo dei giudiCi, con aria molto cupa. «Se Hagrid è un Mezzogigante, allora lo è anche lei. Ossa grandi… la sola cosa con ossa più grandi delle sue è un dinosauro».
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Harry e Ron passarono il resto della festa a discutere di giganti nel loro angolino, visto che nessuno dei due aveva alcuna voglia di ballare. Harry cercò di ignorare Cho e Cedric; quei due gli mettevano addosso una gran voglia di prendere a calCi qualcosa.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Quando a mezzanotte le Sorelle Stravagarie smisero di suonare, tutti rivolsero loro un ultimo, sonoro scrosCio di applausi, e cominCiarono ad avviarsi verso la Sala d’Ingresso. Molti ragazzi dicevano che avrebbero voluto che il ballo durasse di più, ma Harry fu assolutamente felice di andare a dormire; per quello che lo riguardava, la serata non era stata granché divertente.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Cedric esitò, lasCiando capire di voler parlare a quattr’occhi con Harry. Ron scrollò le spalle stizzito e continuò a salire da solo.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Fatti un bagno, e… ehm… porta con te l’uovo, e… ehm… pensaCi su nell’acqua calda. Ti aiuterà a riflettere… fidati».
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    La Signora Grassa e la sua amica Vi russavano nel ritratto sopra il buco. Harry dovette strillare «LuCi fatate!» per svegliarle, cosa che le irritò parecchio. Salì nella sala comune, e là trovò che Ron e Hermione stavano litigando furiosamente: a tre metri di distanza l’uno dall’altra, si urlavano addosso, rossi in facCia.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «La prossima volta che c’è un ballo, invitami prima che lo facCia qualcun altro, e non come ultima spiaggia!»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

   Il 26 dicembre tutti si svegliarono tardi. La sala comune di Grifondoro era molto più tranquilla di quanto non fosse stata ultimamente, e frequenti sbadigli punteggiavano le pigre conversazioni. I capelli di Hermione erano di nuovo crespi; confessò a Harry di aver usato una gran quantità della Tricopozione LisCiaricCio per il ballo, «ma è troppo complicato farlo tutti i giorni» concluse in tono pratico, grattando dietro le orecchie un Grattastinchi impegnato a fare le fusa.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Ron e Hermione parevano aver raggiunto un taCito accordo: non parlare della loro lite. Erano piuttosto amichevoli l’uno verso l’altra, anche se stranamente formali. Ron e Harry comunque le raccontarono subito della conversazione tra Madame Maxime e Hagrid, ma Hermione, a differenza di Ron, non trovò affatto spaventosa la notizia che Hagrid fosse un Mezzogigante.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Era giunto il momento di pensare ai compiti che avevano trascurato durante la prima settimana di vacanza. Tutti sembravano piuttosto giù di tono, ora che il Natale era passato: o meglio, tutti tranne Harry che cominCiava (di nuovo) a sentirsi un po’ nervoso.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Il guaio era che il 24 febbraio sembrava molto più viCino visto da questo versante del Natale, e lui non aveva ancora fatto niente per deCifrare l’indovinello dentro l’uovo d’oro. Quindi cominCiò a tirar fuori l’uovo dal baule tutte le volte che saliva al dormitorio, ad aprirlo e ad ascoltare attentamente, nella speranza che questa volta l’ululato avrebbe avuto un senso. Si sforzò di pensare che cosa gli ricordava quel suono, a parte trenta Seghe Musicali, ma non aveva mai sentito niente del genere. Chiuse l’uovo, lo scosse vigorosamente e lo riaprì per vedere se i rumori erano cambiati, ma niente da fare. Cercò di interrogare l’uovo, strillando più forte dei suoi gemiti, ma non successe nulla. Arrivò a scagliare l’uovo attraverso la stanza, anche se non si aspettava davvero che servisse.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Harry non aveva dimenticato il suggerimento di Cedric, ma i sentimenti men che amichevoli che nutriva nei suoi confronti al momento comportavano che preferiva non accettare il suo aiuto se poteva farne a meno. E comunque, se Cedric voleva davvero dargli una mano, avrebbe dovuto essere molto più espliCito. Lui, Harry, gli aveva detto esattamente che cosa sarebbe successo nella prima prova: e Cedric lo ricambiava dicendogli di farsi un bagno. Be’, non aveva bisogno di quella schifezza di suggerimento: e soprattutto non da parte di uno che continuava a camminare per i corridoi mano nella mano con Cho. E così giunse il primo giorno del nuovo trimestre, e Harry scese per andare a lezione, carico di libri, pergamene e penne come al solito, ma anche con il pensiero fisso dell’uovo che gli pesava sullo stomaco, come se lo avesse mangiato.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    La neve era ancora alta nel parco, e nella classe di Erbologia le finestre della serra erano coperte di una condensa così fitta che non si riusCiva a vedere fuori. Nessuno aveva una gran voglia di andare a Cura delle Creature Magiche visto il tempo, anche se, come osservò Ron, gli Schiopodi probabilmente li avrebbero aiutati a scaldarsi, o rincorrendoli o sparando sCintille con tanta forza da appiccare il fuoco alla capanna di Hagrid.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Ma quando arrivarono, trovarono davanti alla porta una vecchia strega coi capelli grigi tagliati cortissimi e il mento molto pronunCiato.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    «Muovetevi, allora, la campana è suonata Cinque minuti fa» abbaiò contro di loro, mentre avanzavano a fatica nella neve.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    «Da questa parte, prego» disse quest’ultima, avanzando lungo il reCinto degli enormi cavalli di Beauxbatons, che tremavano di freddo. Harry, Ron e Hermione la seguirono, guardando verso la capanna di Hagrid. Tutte le tende erano tirate. Hagrid era là dentro, solo e malato?
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    La professoressa Caporal finse di non sentirlo. Li guidò oltre il reCinto che ospitava i cavalli di Beauxbatons, rannicchiati l’uno contro l’altro per difendersi dal freddo, verso un albero al limitare della Foresta, dov’era legato un grosso, bell’esemplare di unicorno.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    «Oh, è così bello!» sussurrò Lavanda Brown. «Come ha fatto? Devono essere diffiCilissimi da catturare!»
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    «I ragazzi stiano indietro!» abbaiò la professoressa Caporal, tendendo un bracCio e urtando forte Harry in pieno petto. «Preferiscono il tocco femminile, gli unicorni. Le ragazze davanti, e avviCinatevi con cautela. Avanti, adagio!»
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Lei e le ragazze avanzarono lentamente verso l’unicorno, lasCiando i ragazzi indietro, viCino alla stacCionata, a guardare.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    «Oh, non è stato aggredito, Potter, se è questo che temi» disse Malfoy piano. «No, è solo che si vergogna troppo a far vedere quel suo brutto facCione».
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Sogghignò mentre Harry afferrava il foglio, lo spiegava e leggeva, con Ron, Seamus, Dean e Neville sopra la sua spalla. Era un articolo corredato di una foto di Hagrid con l’aria deCisamente imbarazzata.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Albus Silente, eccentrico Preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, non ha mai avuto paura di fare scelte discutibili in fatto di personale docente, scrive Rita Skeeter, inviato speCiale. A settembre di quest’anno ha assunto Alastor «Malocchio» Moody, il noto ex Auror iettatore, per insegnare Difesa contro le Arti Oscure, una deCisione che ha fatto aggrottare molte fronti al Ministero della Magia, data la ben nota abitudine di Moody di aggredire chiunque facCia un movimento brusco in sua presenza. Malocchio Moody, comunque, sembra gentile e responsabile, se confrontato con il semiumano che Silente ha assunto per insegnare Cura delle Creature Magiche.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Rubeus Hagrid, che ammette di essere stato espulso da Hogwarts al terzo anno, da allora si gode il posto di guardiacacCia, lavoro garantitogli da Silente. Lo scorso anno, però, Hagrid ha fatto uso della sua misteriosa influenza sul Preside per assicurarsi anche il posto di insegnante di Cura delle Creature Magiche, davanti a parecchi candidati con migliori credenziali.
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    Hagrid, deCisamente enorme e feroce di aspetto, ha usato l’autorità da poco acquisita per terrorizzare gli studenti a lui affidati con una successione di orrende creature. Mentre Silente finge di non vedere, Hagrid ha causato menomazioni a parecchi allievi durante una serie di lezioni che molti ammettono essere state «deCisamente spaventose». «Io sono stato aggredito da un Ippogrifo, e il mio amico Vìncent Tiger si è preso un brutto morso da un Vermicolo» dichiara Draco Malfoy, uno studente del quarto anno. «Tutti quanti detestiamo Hagrid, ma abbiamo troppa paura per parlare».
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    Hagrid non intende comunque porre fine alla sua campagna intimidatoria. Nel corso della sua conversazione con un inviato della Gazzetta del Profeta il mese scorso, ha ammesso di allevare creature che ha battezzato «Schiopodi Sparacoda»: si tratta di un incroCio altamente pericoloso tra una Manticora e un Fiammagranchio. La creazione di nuove razze di creature magiche è, come tutti sanno, un’attività generalmente tenuta sotto stretto controllo dall’UffiCio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche. Hagrid, a quanto pare, si considera al di sopra di queste futili restrizioni.
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    Come se non bastasse, la Gazzetta del Profeta ha ora scoperto le prove del fatto che Hagrid non è — come ha sempre finto di essere — un mago purosangue. In effetti non è nemmeno un umano purosangue. Siamo in grado di rivelare in esclusiva che sua madre è nientemeno che la gigantessa Fridwulfa, il cui domiCilio è attualmente sconosCiuto.
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    Mentre molti dei giganti che hanno servito Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato sono stati ucCisi dagli Auror in lotta contro il Lato Oscuro, Fridwulfa non era tra di loro. È possibile che sia fuggita in una delle comunità di giganti ancora esistenti tra monti stranieri. Se le sue bizzarrie nel corso delle lezioni di Cura delle Creature Magiche significano qualcosa, comunque, il figlio di Fridwulfa sembra aver ereditato la sua natura violenta.
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    Per un bizzarro scherzo del fato, Hagrid pare aver stretto una salda amiCizia con il ragazzo che ha provocato la caduta di Voi-Sapete-Chi, costringendo di conseguenza la propria stessa madre, come il resto dei sostenitori di Voi-Sapete-Chi, a nascondersi. Forse Harry Potter non conosce la sgradevole verità sul suo grosso amico: ma Albus Silente certo ha il dovere di garantire che Harry Potter, con i suoi compagni, sia messo in guardia contro i pericoli che corre chi frequenta Mezzigiganti.
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    «Cosa vorrebbe dire, “Tutti quanti detestiamo Hagrid”?» esplose rivolto a Malfoy. «Che cosa sono quelle sCiocchezze sul fatto che lui» e indicò Tiger, «sarebbe stato morso da un Vermicolo? Non hanno nemmeno i denti!»
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    Tiger ridacchiava, deCisamente compiaCiuto.
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    «Be’, credo che con questo la carriera di insegnante di quel defiCiente dovrebbe essere finita» disse Malfoy, con gli occhi che brillavano. «Mezzogigante… e io che pensavo che si fosse trangugiato una bottiglia di CresCicresCi da piccolo… ai nostri genitori questa faccenda non andrà proprio giù… avranno paura che si mangi i loro figli, ah, ah…»
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    «Hagrid?» rispose Calì con voce dura. «Può sempre fare il guardiacacCia, no?»
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    «È stata una gran bella lezione» commentò Hermione mentre entravano nella Sala Grande. «Non sapevo la metà delle cose che la professoressa Caporal Ci ha detto sugli uni…»
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    «No» rispose Harry, avanzando verso il tavolo di Grifondoro e lasCiandosi cadere su una sedia, furioso. «Non l’ha mai detto nemmeno a noi, no? Suppongo che fosse così arrabbiata perché lui non gli ha detto un sacco di roba schifosa su di me che è andata in giro a ficcare il naso per vendicarsi».
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    Così quella sera dopo cena il terzetto uscì di nuovo dal castello e discese i prati ghiacCiati verso la capanna di Hagrid. Bussarono. A rispondere furono i latrati cavernosi di Thor.
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    Non rispose. Sentirono Thor grattare alla porta, mugolando, ma quella non si aprì. La tempestarono per altri dieCi minuti; Ron andò anche a bussare forte a una finestra, ma non Ci fu risposta.
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    «Perché Ci evita?» disse Hermione, quando finalmente si furono arresi e s’incamminarono di nuovo verso la scuola. «Non crederà che c’importi che è un Mezzogigante?»
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    Ma evidentemente a Hagrid importava. Per tutta la settimana non si fece vivo. Non comparve al tavolo degli insegnanti alle ore dei pasti, non lo videro svolgere i suoi compiti di guardiacacCia nel parco, e la professoressa Caporal continuò a insegnare Cura delle Creature Magiche. Malfoy gongolava a più non posso.
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    A metà di gennaio era prevista una gita a Hogsmeade. Hermione fu molto sorpresa che Harry contasse di andarCi.
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    Lo stomaco di Harry si contorse per i sensi di colpa, ma lui deCise di ignorarlo. Aveva ancora Cinque settimane per risolvere l’indovinello dell’uovo, dopotutto, e praticamente erano secoli… e se andava a Hogsmeade, magari avrebbe incontrato Hagrid, e avrebbe potuto convincerlo a tornare.
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    Il sabato, lui, Ron e Hermione usCirono insieme dal castello, e si diressero al cancello attraverso il parco freddo e bagnato. Mentre passavano davanti alla nave di Durmstrang ancorata nel lago, videro Viktor Krum salire in coperta, con addosso solo un costume da bagno. Era davvero magro, ma evidentemente molto più forte di quel che sembrava, perché si arrampicò sul fianco della nave, tese le bracCia e si tuffò dritto nel lago.
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    «Sì, ma c’è sempre la piovra gigante» disse Ron. Non sembrava preoccupato: speranzoso, semmai. Hermione notò il suo tono di voce e si acCigliò.
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    Ron tacque. Non aveva nominato Krum dal ballo, ma il 26 dicembre Harry aveva trovato sotto il suo letto un bracCino in miniatura che sembrava strappato via da una bambolina vestita con i colori della squadra di Quidditch della Bulgaria.
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    Harry tenne gli occhi bene aperti in cerca di Hagrid per tutta la High Street invasa dal fango, e una volta scoperto che Hagrid non si trovava in nessuno dei negozi suggerì una visita ai Tre ManiCi di Scopa.
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    Il pub era affollato come al solito, ma una rapida occhiata a tutti i tavoli disse a Harry che Hagrid non c’era. Col cuore pesante, si avviCinò al bancone con Ron e Hermione, ordinò tre Burrobirre a Madama Rosmerta e si disse cupamente che dopotutto avrebbe fatto meglio a restare a casa ad ascoltare l’uovo ululante.
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    «Ma non Ci va mai in uffiCio?» sussurrò Hermione all’improvviso. «Guardate!»
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    Indicò lo specchio dietro il bancone, e Harry vi vide riflesso Ludo Bagman, seduto in un angolo nella penombra con un gruppo di goblin. Bagman parlava molto in fretta a voce bassa con i goblin, che tenevano tutti le bracCia incroCiate e avevano l’aria piuttosto minacCiosa.
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    Era davvero strano, pensò Harry, che Bagman si trovasse lì ai Tre ManiCi di Scopa in un fine settimana privo di eventi legati al Torneo Tremaghi, e quindi senza obblighi di giurato. Osservò Bagman nello specchio. Sembrava di nuovo teso, quasi come la notte nella foresta prima della comparsa del Marchio Oscuro. Ma proprio in quell’istante Bagman guardò verso il bancone, vide Harry e si alzò.
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    «Un attimo, un attimo!» Harry lo udì dire bruscamente ai goblin, e Bagman gli si avviCinò di fretta, il ghigno fanCiullesco di nuovo al suo posto.
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    «Posso parlarti a quattr’occhi, Harry? È una cosa veloce» disse Bagman con insistenza. «Non potreste lasCiarCi soli un attimo, voi due?»
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    «Un incubo assoluto» disse Bagman a Harry sottovoce, notando che anche Harry osservava i goblin. «Il loro inglese non è granché… è come essere di nuovo con tutti quei Bulgari alla Coppa del Mondo di Quidditch… ma almeno loro usavano un linguaggio dei segni che un altro essere umano poteva capire. Questi qua continuano a blaterare in Goblinese… e io so solo una parola di Goblinese. Bladvak. Vuol dire “piccone”. Non mi va di usarla perché non vorrei che pensassero che li sto minacCiando». Esplose in una breve risata cavernosa.
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    «Ehm… in effetti, non ho idea di dove sia» disse Bagman. «È che ha… smesso di venire a lavorare. Ormai manca da un paio di settimane. Il giovane Percy, il suo assistente, dice che è ammalato. A quanto pare manda istruzioni via gufo. Ma ti dispiace non farne parola con nessuno, Harry? Perché Rita Skeeter è ancora lì che s’impicCia dove può, e io Ci scommetto che trasformerebbe la malattia di Barty in qualcosa di sinistro. Probabilmente scriverebbe che è scomparso come Bertha Jorkins».
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    «No» rispose Bagman, di nuovo teso. «Ho delle persone che la stanno cercando, naturalmente…» (Era ora, pensò Harry), «ed è tutto molto strano. È sicuro che c’è arrivata, in Albania, perché là ha incontrato la sua seconda cugina. E poi è partita per andare a sud a trovare una zia… e sembra che sia sparita senza lasCiare alcuna tracCia, per strada. Che mi prenda un colpo se capisco che cos’ha in testa… non è proprio il tipo che fugge, comunque… però… ma che cosa facCiamo, stiamo qui a parlare di goblin e di Bertha Jorkins? Veramente volevo chiederti» e abbassò la voce, «come va con l’uovo d’oro?»
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    «Senti, Harry» disse (sempre a voce bassissima), «questa cosa mi fa star male… tu Ci sei finito dentro, nel Torneo, non ti sei fatto avanti da solo… e se» (la sua voce era così bassa che Harry dovette avviCinarsi per sentire), «… se posso darti una mano… una spintarella nella direzione giusta… tu mi piaCi proprio… come hai superato quel drago!… Be’, basta che tu lo dica».
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    Harry guardò il tondo, roseo facCione di Bagman e i suoi grandi occhi azzurro bebè.
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    «Dobbiamo risolvere gli indovinelli da soli, no?» disse, ben attento a mantenere un tono di voce leggero, per non dare l’impressione di star accusando il Capo dell’UffiCio per i Giochi e gli Sport MagiCi di violare le regole.
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    Un’impercettibile ruga solcò il volto lisCio di Bagman.
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    «Be’, grazie» disse Harry, «ma credo di esserCi quasi, con l’uovo… dovrebbero bastare un paio di giorni».
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    Bagman parve quasi offeso, ma non riuscì ad aggiungere altro, perché a quel punto comparvero Fred e George.
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    E corse fuori dal pub. I goblin sCivolarono tutti giù dalle sedie e usCirono dopo di lui. Harry andò a raggiungere Ron e Hermione.
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    «Ma non dovrebbe!» esclamò Hermione, molto turbata. «È uno dei giudiCi! E comunque, tu l’hai già scoperto… vero?»
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    «Quei goblin non sembravano molto bendisposti» disse Hermione sorseggiando la sua Burrobirra. «Che cosa Ci facevano qui?»
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    «Forse Percy lo sta avvelenando» disse Ron. «Probabilmente crede che se Crouch tira le cuoia diventerà lui il Capo dell’UffiCio per la Cooperazione Magica Internazionale».
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    Hermione scoccò a Ron uno sguardo del tipo non-si-scherza-su-queste-cose e disse: «Buffo, dei goblin che cercano il signor Crouch… dovrebbero trattare con l’UffiCio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche».
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    «Ti dai pena per quei poveri piccoli goblin, adesso, eh?» chiese Ron a Hermione. «Stai pensando a fondare lo S.P.U.R.G.A. o qualcosa del genere? SoCietà per la Protezione e l’Utilizzo Ragionevole dei Goblin Abietti?»
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    «Ah, ah, ah» disse Hermione sarcastica. «I goblin non hanno bisogno di protezione. Non avete sentito quello che Ci ha spiegato il professor Rüf sulle rivolte dei goblin?»
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    «Be’, sono piuttosto bravi a trattare con i maghi» disse Hermione, sorseggiando un altro po’ di Burrobirra. «Sono molto abili. Non sono come gli elfi domestiCi, che non si difendono mai».
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    Rita Skeeter era appena entrata. Quel giorno era vestita di giallo banana; le lunghe unghie erano dipinte di rosa shocking, ed era accompagnata dal solito fotografo panCiuto. Prese da bere per entrambi, e i due si fecero strada tra la folla fino a un tavolo viCino. Harry, Ron e Hermione la guardarono torvi mentre si avviCinava. Parlava in fretta e sembrava molto soddisfatta di qualcosa.
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    «… non sembrava che avesse molta voglia di parlare con noi, eh, Bozo? Ora, perché, secondo te? E che cosa Ci fa con un branco di goblin al seguito, comunque? Gli fa visitare la zona… che sCiocchezza… è sempre stato un pessimo bugiardo. Forse sta succedendo qualcosa? Credi che dovremmo indagare un po’? L’ex Capo degli Sport MagiCi caduto in disgrazia, Ludo Bagman… bell’attacco, Bozo… dobbiamo solo trovare una storia che gli si adatti…»
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    «Harry!» esclamò con un gran sorriso. «Ma è splendido! Perché non ti unisCi a…?»
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    «Non le verrei viCino con un manico di scopa lungo tre metri» disse Harry infuriato. «Perché ha fatto quella cosa a Hagrid, eh?»
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    Rita Skeeter inarcò le sopracCiglia pesantemente ritoccate.
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    Il sorriso di Rita Skeeter s’incrinò appena, ma un attimo dopo tornò smagliante; aprì con uno scatto la borsa di coccodrillo, estrasse la Penna Prendiappunti e disse: «Cosa ne diCi di un’intervista sull’Hagrid che conosCi tu, Harry? L’uomo dietro i muscoli? La tua improbabile amiCizia e le ragioni che la sostengono? Lo definiresti un surrogato della figura paterna?»
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    «Siediti, stupida ragazzina, e non parlare di cose che non capisCi» disse freddamente Rita Skeeter, guardando Hermione con occhi improvvisamente duri. «So delle cose di Ludo Bagman che ti farebbero arricCiare i capelli… non che ne abbiano bisogno…» aggiunse, con un’occhiata alla chioma crespa di Hermione.
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    UsCirono, seguiti da parecchi sguardi. Quando furono sulla soglia, Harry si voltò. La Penna Prendiappunti di Rita Skeeter era in azione; sfrecCiava avanti e indietro su un rotolo di pergamena posato sul tavolo.
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    «Deve solo provarCi!» strillò Hermione; tremava di rabbia. «Le farò vedere! Una stupida ragazzina, questo sarei? Oh, la pagherà, prima Harry, poi Hagrid…»
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    «I miei genitori non leggono La Gazzetta del Profeta, non può costringere me a nascondermi!» esclamò Hermione, camminando così in fretta che Harry e Ron le stavano dietro a fatica. L’ultima volta che l’avevano vista così arrabbiata, Hermione aveva dato un ceffone a Draco Malfoy. «E nemmeno Hagrid! Non avrebbe mai dovuto farsi sconvolgere da quella sottospeCie di essere umano! Andiamo!»
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    CominCiò a correre e li precedette su per la strada, attraverso i cancelli fiancheggiati da Cinghiali alati, e poi su per i prati fino alla capanna di Hagrid.
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    Le tende erano ancora tirate, e avviCinandosi sentirono Thor abbaiare.
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    «Hagrid!» urlò Hermione, picchiando sulla porta. «Hagrid, adesso basta! Lo sappiamo che sei lì dentro! Non importa a nessuno se tua madre era una gigantessa, Hagrid! Non puoi permettere a quella visCida Skeeter di farti questo! Hagrid, vieni fuori, ti stai comportando…»
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    La porta si aprì. Hermione sbottò: «Era o…!» e poi si interruppe bruscamente, perché si trovò facCia a facCia non con Hagrid, ma con Albus Silente.
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    «Noi… ehm… volevamo vedere Hagrid» disse Hermione con una voCina sottile sottile.
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    I tre amiCi entrarono nella capanna; Thor si slanCiò addosso a Harry, abbaiando come un pazzo e cercando di leccargli le orecchie. Harry parò l’assalto e si guardò intorno.
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    Hagrid era seduto al tavolo, sul quale erano posati due grossi boccali di tè. Era in uno stato pietoso. Aveva la facCia tutta a macchie, gli occhi gonfi, e quanto ai capelli era andato da un estremo all’altro: aveva rinunCiato a tentare di domarli e cosi ora sembravano una parrucca di fil di ferro aggrovigliato.
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    «Ciao, Hagrid» disse Harry.
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    «Cia’» disse con voce molto roca.
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    «Ci vuole dell’altro tè, credo» disse Silente, chiudendo la porta alle spalle del terzetto, estraendo la bacchetta e facendola roteare un po’; un vassoio da tè apparve ruotando a mezz’aria, assieme a un piatto di dolcetti. Silente fece planare il vassoio sul tavolo, e tutti si sedettero. Ci fu una breve pausa, e poi Silente disse: «Per caso hai sentito quello che stava gridando la signorina Granger, Hagrid?»
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    Hermione arrossì, ma Silente le sorrise e riprese: «Hermione, Harry e Ron sembrano ancora intenzionati a esserti amiCi, a giudicare dal modo in cui hanno cercato di sfondare la porta».
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    «Ma certo che vogliamo ancora essere tuoi amiCi!» disse Harry, guardando Hagrid. «Non crederai che le cose che dice quella schifosa di una Skeeter… scusi, professore» aggiunse in fretta, rivolto a Silente.
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    «Sono diventato momentaneamente sordo e non ho idea di quello che hai detto, Harry» disse Silente, girandosi i polliCi, gli occhi al soffitto.
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    «Questi tre amiCi sono la prova vivente di quello che ti stavo dicendo, Hagrid» disse Silente, sempre osservando il soffitto con grande attenzione. «Ti ho mostrato le lettere di innumerevoli genitori che ti ricordano da quando erano studenti qui, e che mi dicono in termini inequivocabili che se ti licenziassi avrebbero qualcosa da ridire…»
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    «Insomma, Hagrid, se stai cercando di ottenere il consenso universale, temo che resterai chiuso in questa capanna per un sacco di tempo» disse Silente, che ora lo scrutava con sguardo deCiso attraverso gli occhialetti a mezzaluna. «Da quando sono diventato Preside di questa scuola, non ho passato una settimana senza ricevere almeno un gufo di protesta per il modo in cui la dirigo. Ma che cosa dovrei fare? Barricarmi nel mio studio e rifiutarmi di parlare con chicchessia?»
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    «Torna a insegnare, Hagrid» disse Hermione piano, «ti prego, ritorna, Ci manchi davvero».
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    «Mi rifiuto di accettare le tue dimissioni, Hagrid, e mi aspetto che tu torni a lavorare lunedì» disse. «Ci vediamo a colazione alle otto e mezzo nella Sala Grande. Niente scuse. Buon pomeriggio a tutti».
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    Silente uscì dalla capanna, fermandosi solo per grattare Thor dietro le orecchie. Quando la porta si fu chiusa alle sue spalle, Hagrid prese a singhiozzare con la facCia affondata nelle mani. Hermione continuò a dargli dei colpetti sul bracCio, e alla fine Hagrid alzò gli occhi, davvero molto rossi, e disse: «Grand’uomo, Silente… grand’uomo…»
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    «Serviti pure» disse Hagrid, asCiugandosi gli occhi con il dorso della mano. «Oh, ha ragione, certo… avete ragione tutti… sono stato uno stupido… il mio papà si sarebbe vergognato di come mi sono comportato…» Sgorgarono altre lacrime, ma le asCiugò con più deCisione e disse: «Non vi ho mai fatto vedere una foto del mio vecchio, vero? Ecco qua…»
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    Hagrid si alzò, aprì un cassetto del comò e ne estrasse la foto di un mago basso con i suoi stessi occhi neri infossati, che sorrideva seduto sulla spalla di Hagrid. Quest’ultimo era alto più di due metri, a giudicare dal melo alle sue spalle, ma il suo viso era senza barba, giovane, rotondo e lisCio: non dimostrava più di undiCi anni.
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    «Questa è stata fatta subito dopo che ero entrato a Hogwarts» disse Hagrid con voce gracchiante. «Papà era arCicontento… certo che potevo anche non essere mica un mago, sapete, per via che la mia mamma… be’, insomma. Certo che non sono mai stato granché in magia, davvero… ma almeno non ha saputo che mi avevano buttato fuori. Sapete, è morto che facevo il secondo anno…
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    «Silente è quello che è stato dalla mia parte dopo che papà se n’è andato. Mi ha trovato il lavoro di guardiacacCia… si fida della gente, lui. Ci dà a tutti un’altra possibilità… è per questo che è diverso dagli altri Presidi, ecco. Piglierebbe chiunque a Hogwarts, basta che Ci hanno talento. Lo sa che la gente può venir fuori ok anche se le loro famiglie non erano… be’… proprio rispettabili. Ma alcuni non lo capiscono. Ce ne sono certi che te lo rinfacCiano sempre… Ci sono certi che farebbero finta di essere solo un po’ grossi invece di alzarsi e dire: sono quello che sono e non mi vergogno. “Non vergognarti mai” mi diceva il mio vecchio, “e se qualcuno te lo rinfacCia, è gente che non vale una Cicca”. E Ci aveva ragione. Io con lei non Ci perdo più tempo, ve lo prometto. Ossa grandi… gliele do io, le ossa grandi».
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    Harry, Ron e Hermione si guardarono nervosamente; Harry avrebbe preferito portare a passeggio Cinquanta Schiopodi Sparacoda piuttosto che ammettere davanti a Hagrid di averlo sentito parlare con Madame Maxime, ma Hagrid continuò a parlare, senza accorgersi dell’effetto delle sue parole.
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    «La sai una cosa, Harry?» disse, alzando lo sguardo dalla foto del padre, gli occhi molto luminosi. «La prima volta che ti ho visto mi ricordavi un po’ me. Niente mamma e papà, e credevi che a Hogwarts non ti Ci saresti mica ritrovato, ti ricordi? Non eri sicuro di essere all’altezza… e adesso guardati, Harry! Campione della scuola!»
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    Fissò un attimo Harry e poi disse, in tono molto serio: «Lo sai cosa mi piacerebbe, Harry? Mi piacerebbe se vinCi, davvero. Fagli vedere, a quelli, che uno non deve essere purosangue per farcela. Non devi vergognarti di quello che sei. Fagli vedere che è Silente che ha ragione, a prendere tutti, basta che sanno fare le magie. Come va con quell’uovo, Harry?»
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    La facCia triste di Hagrid s’illuminò di un sorriso umido. «Così si fa… Fagliela vedere a tutti, Harry. Stendili».
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Mentire a Hagrid non era esattamente come mentire a chiunque altro. Quel pomeriggio, più tardi, Harry tornò al castello con Ron e Hermione senza riusCire a cancellare dalla mente la facCia felice di Hagrid al pensiero che lui vincesse il Torneo. Quella sera l’incomprensibile uovo pesò più che mai sulla cosCienza di Harry, e al momento di andare a dormire aveva deCiso: era giunto il momento di mettere da parte l’orgoglio, e vedere se il suggerimento di Cedric valeva qualcosa.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

   Visto che Harry non aveva idea di quanto dovesse durare il bagno per scoprire il segreto dell’uovo d’oro, deCise di farlo di notte, quando avrebbe potuto prendersi tutto il tempo che voleva. Pur riluttante all’idea di accettare altri favori da Cedric, deCise anche di usare il bagno dei Prefetti; erano pochissime le persone ammesse là dentro, quindi era molto meno probabile che qualcuno lo disturbasse.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Harry preparò accuratamente il suo piano, perché era già stato sorpreso una volta da Gazza il custode fuori dal letto e nel posto sbagliato nel cuore della notte, e non desiderava ripetere l’esperienza. Il Mantello dell’Invisibilità, naturalmente, sarebbe stato fondamentale, e come ulteriore precauzione Harry pensò di portare con sé la Mappa del Malandrino, che, insieme al Mantello, era il mezzo più efficace che possedesse per infrangere le regole. Sulla mappa era riportata l’intera Hogwarts, comprese le sue molte scorCiatoie e i passaggi segreti, e, cosa più importante di tutte, mostrava le persone all’interno del castello, ferme o in movimento, come minuscoli puntini con tanto di nome, così che Harry avrebbe potuto individuare in tempo chiunque si fosse avviCinato al bagno.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Il giovedì sera Harry sCivolò fuori dal letto, indossò il Mantello, sgattaiolò di sotto e, proprio come aveva fatto la sera che Hagrid lo aveva portato dai draghi, attese che il buco del ritratto si aprisse. Stavolta era Ron ad aspettare fuori per dire la parola d’ordine alla Signora Grassa (’Frittelle di banana’). «Buona fortuna» mormorò entrando nella sala comune mentre Harry usCiva di soppiatto.
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    Quella notte era strano muoversi sotto il Mantello, perché Harry teneva il pesante uovo sotto un bracCio, e reggeva la mappa davanti al naso con l’altro. Comunque, i corridoi illuminati dalla luna erano deserti e silenziosi, e controllando la mappa a intervalli strategiCi, Harry si assicurò di non incontrare nessuno che voleva evitare. Quando raggiunse la statua di Boris il Basito, un mago dall’aria smarrita con i guanti infilati sulle mani sbagliate, individuò la porta giusta, le si avviCinò e borbottò la parola d’ordine, Frescopino, proprio come gli aveva detto Cedric.
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    La porta si aprì Cigolando. Harry la oltrepassò, la chiuse a chiave e si sfilò il Mantello dell’Invisibilità, guardandosi attorno.
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    Il suo primo pensiero fu che valeva la pena di diventare Prefetto solo per poter usare quel bagno. Era illuminato dolcemente da un magnifico candeliere acceso, ed era tutto di marmo bianco, compresa quella che sembrava una pisCina vuota rettangolare incassata al centro del pavimento. Almeno un centinaio di rubinetti d’oro si trovavano ai bordi della pisCina, Ciascuno con una pietra di colore diverso incastonata nel pomolo. C’era anche un trampolino. Lunghe tende di lino bianco pendevano alle finestre; una grossa pila di soffiCi asCiugamani candidi si ergeva in un angolo, e sulla parete c’era un solo dipinto con la cornice dorata. Ritraeva una sirena bionda profondamente addormentata su una rocCia, i lunghi capelli che le fluttuavano davanti al viso tutte le volte che russava.
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    Harry avanzò, guardandosi attorno, mentre i suoi passi rimbombavano. Per quanto splendido fosse il bagno — e benché avesse un gran desiderio di provare un po’ di quei rubinetti — ora che si trovava lì non riusCiva a scacCiare l’idea che Cedric l’avesse preso in giro. Come diavolo era possibile che tutto questo lo aiutasse a risolvere il mistero dell’uovo? Alla fine depose uno dei soffiCi asCiugamani, il Mantello, la mappa e l’uovo accanto alla vasca grande come una pisCina, poi si inginocchiò e aprì alcuni rubinetti.
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    Ne scorse acqua mischiata a vari tipi di bagnoschiuma, anche se era un genere di bagnoschiuma che Harry non aveva mai provato prima. Da un rubinetto schizzavano bolle rosa e azzurre grandi come palloni da calCio, un altro versava una schiuma candida così densa all’aspetto che pareva Ci si potesse camminare sopra; un terzo spruzzava nubi violette dall’aroma intenso che galleggiavano appena sopra l’acqua. Harry si divertì per un po’ ad aprire e chiudere i rubinetti, apprezzandone soprattutto uno, dal getto che rimbalzava in ampi archi sulla superfiCie dell’acqua. Poi, quando la pisCina fu piena di acqua calda, schiuma e bolle (e Ci mise pochissimo tempo, considerate le dimensioni), Harry chiuse tutti i rubinetti, si sfilò la vestaglia, il pigiama e le pantofole, e sCivolò dentro.
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    Harry allungò le bracCia, prese l’uovo tra le mani bagnate e lo aprì. L’alto, stridulo gemito riempì il bagno, echeggiando contro le pareti di marmo, ma era incomprensibile come al solito, se non di più, a causa dell’eco. Lo richiuse di scatto, temendo che il rumore potesse attrarre Gazza e chiedendosi se non fosse proprio quello il piano di Cedric; e poi qualcuno parlò, facendolo sobbalzare tanto che l’uovo gli cadde e rotolò con un gran fracasso sul pavimento del bagno.
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    Harry aveva inghiottito un bel po’ di bolle per lo spavento. Si rimise diritto, sputacchiando, e vide il fantasma di una ragazza dall’aria molto depressa seduto a gambe incroCiate sopra un rubinetto. Era Mirtilla Malcontenta, che di solito singhiozzava nel tubo di scarico di un bagno tre piani più giù.
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    «Una volta non Ci badavi» disse Mirtilla malinconica. «Ci venivi sempre».
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    «E infatti mi sono beccato una punizione» disse Harry, cosa vera solo a metà: una volta Percy l’aveva sorpreso mentre usCiva dal bagno di Mirtilla. «Ho pensato che era meglio non tornarCi, dopo».
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    Controllò che Mirtilla avesse coperto bene gli occhiali con le mani prima di issarsi su dalla vasca, avvolgersi l’asCiugamano ben stretto e andare a prendere l’uovo.
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    Harry mise l’uovo sotto la superfiCie schiumosa e lo aprì… e questa volta non si lamentò. Ne usCi invece un suono gorgogliante, una canzone le cui parole non si riusCivano a distinguere attraverso l’acqua.
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    Harry trasse un bel respiro e sCivolò sott’acqua. E poi, seduto sul fondo di marmo della vasca piena di bolle, udì un coro di voCi misteriose che cantava dentro l’uovo aperto tra le sue mani:
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    «Vieni a cercarCi dove noi cantiamo, che sulla terra cantar non possiamo, e mentre cerchi, sappi di già: abbiam preso Ciò che ti mancherà, hai tempo un’ora per poter cercare quel che rubammo. Non esitare, che tempo un’ora mala sorte avrà: Ciò che fu preso mai ritornerà».
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    Harry ritornò a galla e infranse la superfiCie coperta di bolle, scuotendosi via i capelli dagli occhi.
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    «Sì… “Vieni a cercarCi dove noi cantiamo…” e poi una speCie di minacCia… aspetta, devo ascoltarlo un’altra volta…» E si rituffò sott’acqua.
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    Ci vollero altri tre ascolti subacquei prima che Harry imparasse la canzone a memoria; poi rimase a galla per un po’, lambiccandosi il cervello, mentre Mirtilla stava lì seduta a guardarlo.
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    Harry si guardò intorno, pensando… se le voCi si potevano sentire solo sott’acqua, allora potevano verosimilmente appartenere a creature subacquee. Espose la teoria a Mirtilla, che gli rivolse un sorrisetto di superiorità.
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    «Oh, un sacco di creature» rispose lei. «A volte Ci vado, laggiù… a volte non ho scelta, se qualcuno tira l’acqua quando non me lo aspetto…»
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    Cercando di non pensare a Mirtilla Malcontenta che finiva nel lago risucchiata da un tubo assieme al contenuto di un water, Harry chiese: «Be’, là sotto c’è qualcosa che ha voCi umane? Aspetta…»
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    Lo sguardo di Harry era caduto sulla sirena che russava appesa al muro. «Mirtilla, Ci sono sirene là sotto, vero?»
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    «Oooh, molto bene» replicò lei, gli spessi occhiali che brillavano. «Diggory Ci ha messo molto di più! Eppure lei era sveglia…» — Mirtilla fece un cenno verso la sirena con una smorfia di disgusto sulla facCia triste — «che ridacchiava e si metteva in mostra e agitava la coda…»
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    «È così, vero?» disse Harry ecCitato. «La seconda prova è andare a cercare le sirene nel lago e… e…»
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    Ma all’improvviso capì quello che stava dicendo, e sentì l’entusiasmo svanire come se qualcuno avesse appena tirato via un tappo dal suo stomaco. Non nuotava molto bene; non aveva mai avuto occasioni per farlo. Dudley aveva preso lezioni quando era piccolo, ma zia Petunia e zio Vernon, senza dubbio nella speranza che prima o poi annegasse, non si erano preoccupati che Harry imparasse a sua volta. Un paio di vasche di quella pisCina andavano benissimo, ma il lago era molto grande, e molto profondo… e le sirene di sicuro non vivevano in superfiCie…
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    «Mirtilla» disse Harry lentamente, «come facCio a respirare?»
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    «Oh, certo, è faCile dimenticarsi che Mirtilla è morta» ribatté Mirtilla singhiozzando e guardandolo con gli occhi gonfi. «Nessuno ha sentito la mia mancanza, anche quando ero viva. Gli Ci sono volute ore e ore per scoprire il mio corpo — lo so, ero là seduta ad aspettarli. Olive Hornby è venuta in bagno — “Sei ancora li a fare il muso, Mirtilla?” ha detto. “Perché il professor Dippet mi ha detto di venire a cercarti…” E poi ha visto il mio cadavere… ooooh, non se l’è dimenticato finché è vissuta, ho fatto le cose per bene… l’ho seguita dappertutto e gliel’ho ricordato, sissì, e una volta, al matrimonio di suo fratello…»
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    Ma Harry non la ascoltava; stava pensando di nuovo alla canzone delle sirene. “Abbiamo preso Ciò che ti mancherà”. Suonava come se volessero rubare qualcosa di suo, qualcosa che doveva riprendersi. Che cosa avrebbero portato via?
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    «Bene» disse Harry in tono distratto. «Be’, ne so molto più di prima… chiudi ancora gli occhi, per favore, devo usCire».
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    Recuperò l’uovo dal fondo della vasca, si arrampicò fuori, si asCiugò e si rimise il pigiama e la vestaglia.
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    «Ehm… Ci proverò» disse Harry, anche se dentro di sé pensava che sarebbe andato al bagno di Mirtilla solo se ogni altro bagno del castello fosse stato intasato. «Ci vediamo, Mirtilla… grazie per il tuo aiuto».
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    «Ciao Ciao» disse lei cupa, e mentre si infilava il Mantello dell’Invisibilità, Harry la vide sparire di nuovo su per il rubinetto.
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    Fuori, nel buio corridoio, Harry studiò la Mappa del Malandrino per controllare che la strada fosse ancora libera. Sì, i puntini con i nomi di Gazza e Mrs Purr erano ancora al sicuro nei loro uffiCi… tutto sembrava immobile tranne Pix, che saltellava nella sala dei trofei al piano di sopra… Harry aveva fatto il primo passo verso la Torre di Grifondoro, quando qualcos’altro sulla mappa attrasse la sua attenzione… qualcosa di deCisamente strano.
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    Pix non era la sola cosa in movimento. Un singolo puntino volteggiava in una stanza nell’angolo in basso a sinistra: l’uffiCio di Piton. Ma il puntino non era marchiato “Severus Piton”… era Bartemius Crouch.
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    Harry fissò la macchiolina. Il signor Crouch stava troppo male per andare a lavorare o per parteCipare al Ballo del Ceppo: e allora che cosa stava facendo di nascosto a Hogwarts all’una del mattino? Harry guardò attentamente mentre il puntino girava per la stanza, fermandosi qua e là…
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    Harry esitò, riflettendo… e poi la curiosità prevalse. Si voltò e s’incamminò dalla parte opposta, verso la scala più viCina. Voleva vedere che cosa stava combinando Crouch.
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    Scese le scale più piano che poteva, anche se i volti in alcuni ritratti si girarono incuriositi allo scricchiolio di un’asse, al frusCio del suo pigiama. Sgattaiolò lungo il corridoio, spinse di lato un arazzo a metà strada e imboccò una scala più stretta, una scorCiatoia che lo avrebbe portato due piani più in basso. Continuava a scrutare la mappa, perplesso… non era in carattere con il corretto, rigoroso signor Crouch intrufolarsi nell’uffiCio di un’altra persona a quell’ora della notte…
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    E poi, a metà della scala, senza pensare ad altro che al bizzarro comportamento del signor Crouch, Harry sprofondò dritto nello scalino infido che Neville dimenticava sempre di saltare. Annaspò e l’uovo d’oro, ancora umido per il bagno, gli sCivolò da sotto il bracCio. Si lanCiò in avanti per cercare di prenderlo al volo, ma era troppo tardi; l’uovo cadde giù per la lunga scala con un boato di grancassa a ogni gradino… il Mantello dell’Invisibilità sCivolò via… Harry lo afferrò, e la Mappa del Malandrino gli sfuggì di mano e cadde giù per sei gradini, dove, sprofondato com’era nello scalino fino al ginocchio, non poteva arrivare a prenderla.
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    L’uovo d’oro rotolò al di là dell’arazzo ai piedi della scala, si aprì di scatto e cominCiò a ululare. Harry estrasse la bacchetta e cercò di toccare la Mappa del Malandrino per cancellarla, ma era troppo lontana…
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    Era l’inconfondibile urlo di guerra di Gazza il custode. Harry sentì i suoi rapidi passi strasCicati che si avviCinavano sempre di più, la voce affannosa vibrante di rabbia.
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    I passi di Gazza si arrestarono; si udì un tintinnio di metallo contro metallo, e l’ululato s’interruppe. Gazza aveva raccolto l’uovo e l’aveva chiuso. Harry rimase immobile, una gamba ancora incastrata profondamente nel gradino magico, in ascolto. Da un momento all’altro, Gazza avrebbe scostato l’arazzo, aspettandosi di vedere Pix… e non Ci sarebbe stato nessun Pix… ma se avesse salito le scale, avrebbe visto la Mappa del Malandrino… e, Mantello dell’Invisibilità o no, la mappa avrebbe mostrato un “Harry Potter” nel punto esatto in cui si trovava lui.
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    Gazza prese a salire le scale, l’ossuta gatta color polvere alle caviglie. Gli occhi a lampadina di Mrs Purr, così simili a quelli del suo padrone, erano fissi proprio addosso a Harry. Lui s’era già chiesto prima d’allora se il Mantello dell’Invisibilità funzionasse con i gatti… sopraffatto dall’ansia, osservò Gazza avviCinarsi sempre di più avvolto nella vecchia vestaglia di flanella. Cercò disperatamente di liberare la gamba imprigionata, ma riuscì solo a sprofondare ancora di qualche centimetro. A momenti, Gazza avrebbe visto la mappa o gli sarebbe venuto addosso…
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    Gazza si fermò qualche gradino più in basso di Harry e si voltò. Ai piedi delle scale c’era l’unica persona in grado di peggiorare la situazione: Piton. Indossava una lunga camiCia da notte grigia e sembrava cadaverico.
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    «Pix?» disse piano Piton, guardando l’uovo tra le mani di Gazza. «Ma Pix non avrebbe potuto entrare nel mio uffiCio…»
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    «Quest’uovo era nel suo uffiCio, professore?»
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    «… e quando sono passato davanti al mio uffiCio, ho visto che le torce erano accese e lo sportello di un armadio era aperto! Qualcuno Ci ha frugato dentro!»
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    «Lo so che non poteva, Gazza!» esplose Piton. «Sigillo il mio uffiCio con un incantesimo che solo un mago potrebbe spezzare!» Piton guardò su per le scale, diritto attraverso Harry, e poi giù nel corridoio sottostante. «Voglio che tu venga ad aiutarmi a cercare l’intruso, Gazza».
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    Gazza guardò con desiderio su per le scale, passando da parte a parte Harry, che capì che esitava a rinunCiare all’opportunità di incastrare Pix. Vai, lo supplicò in silenzio, vai con Piton… vai… Mrs Purr spiava da dietro le gambe di Gazza… Harry ebbe la netta impressione che riusCisse a fiutarlo… perché aveva riempito la vasca con tutta quella schiuma profumata?
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    «Gazza, non m’importa un acCidente di quel maledetto poltergeist, è il mio uffiCio che è…»
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    Piton zittì all’improvviso. Lui e Gazza guardarono giù, verso i piedi della scala. Harry vide Malocchio Moody avanzare zoppicando nello stretto spazio tra le loro teste. Moody indossava il vecchio mantello da viaggio sulla camiCia da notte, e si appoggiava al bastone come al solito.
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    Il cuore di Harry ebbe un tuffo. Moody riusCiva a vedere attraverso i Mantelli dell’Invisibilità… soltanto lui poteva cogliere la bizzarria della situazione… Piton in camiCia da notte, Gazza con l’uovo stretto tra le mani, e lui, Harry, imprigionato nella scala sopra di loro. La fessura obliqua che Moody aveva per bocca si spalancò dalla sorpresa. Per qualche secondo, lui e Harry si guardarono negli occhi. Poi Moody chiuse la bocca e rivolse di nuovo l’occhio azzurro su Piton.
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    «Ho sentito bene, Piton?» chiese lentamente. «Qualcuno è penetrato nel tuo uffiCio?»
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    «Al contrario» ringhiò Moody, «è molto importante. Chi potrebbe voler penetrare nel tuo uffiCio?»
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    «Uno studente, direi» rispose Piton. Harry vide una vena pulsare in modo orribile sulla tempia unticCia di Piton. «È già successo prima. Ingredienti di pozioni sono spariti dalla mia dispensa privata… studenti che cercavano di preparare misture illegali, senza dubbio…»
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    «Quindi devo dedurre che stavano cercando ingredienti di pozioni, eh?» disse Moody. «Non è che tu nascondi qualcos’altro nel tuo uffiCio?»
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    «Lo sai che non nascondo niente, Moody» disse, in tono calmo e minacCioso, «dal momento che tu stesso hai frugato con gran cura nel mio uffiCio».
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    «Si dà il caso che Silente si fidi di me» disse Piton a denti stretti. «Mi rifiuto di credere che ti abbia dato ordine di perquisire il mio uffiCio!»
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    «Ma certo che Silente si fida di te» ringhiò Moody. «E un uomo fiduCioso, vero? È convinto che a tutti sia dovuta una seconda possibilità. Ma io… io dico che Ci sono macchie che non vengono via, Piton. Macchie che non vengono mai via, capisCi quello che voglio dire?»
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    Piton all’improvviso fece una cosa molto strana. Si afferrò convulsamente il bracCio sinistro con la mano destra, come se gli facesse male.
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    «Tu non hai l’autorità di mandarmi da nessuna parte!» sibilò Piton, lasCiando andare il bracCio di botto, come se fosse arrabbiato con se stesso. «Ho diritto quanto te di aggirarmi in questa scuola di notte!»
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    «Allora aggirati lontano da qui» disse Moody, con voce carica di minacCia. «Spero tanto di incontrarti in un corridoio buio una volta o l’altra… a proposito, ti è caduto qualcosa…»
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    Con una fitta di panico, Harry vide Moody indicare la Mappa del Malandrino, che si trovava ancora sulle scale, sei gradini sotto di lui. Mentre Piton e Gazza si voltavano a guardare, Harry gettò alle ortiche ogni precauzione: alzò le bracCia sotto il Mantello e le agitò furiosamente rivolto a Moody per attirare la sua attenzione, e disse, muovendo solo le labbra: «È mia! Mia!»
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    «AcCio pergamena!»
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    La mappa si alzò da terra, sCivolò tra le dita tese di Piton e scese le scale svolazzando a mezz’aria per atterrare in mano a Moody.
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    Ma gli occhi neri di Piton dardeggiarono dall’uovo tra le bracCia di Gazza alla mappa in mano a Moody, e Harry capì che stava facendo due più due, come solo lui sapeva…
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    «Potter!» ringhiò Piton, poi voltò la testa e fissò esattamente il punto in cui si trovava Harry, come se all’improvviso riusCisse a vederlo. «Quell’uovo è l’uovo di Potter. Quel foglio di pergamena appartiene a Potter. L’ho visto prima, lo riconosco! Potter è qui! Potter, col suo Mantello dell’Invisibilità!»
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    Piton tese le mani come un Cieco, e prese a salire le scale; Harry avrebbe giurato che le sue larghe nariCi erano dilatate, nel tentativo di fiutarlo… Intrappolato, Harry si tirò indietro, cercando di evitare la punta delle dita di Piton, ma da un momento all’altro…
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    «Vorrebbe dire che Silente è molto interessato a sapere chi ce l’ha con quel ragazzo!» disse Moody, zoppicando più viCino ai piedi delle scale. «E anch’io, Piton… molto interessato…» La luce della torCia baluginò sul suo viso straziato, così che le CicatriCi e il pezzo di naso mancante parvero più fondi e cupi che mai.
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    Piton stava guardando Moody, e Harry non riuscì a vederlo in facCia. Per un istante, nessuno si mosse né parlò. Poi Piton abbassò lentamente le mani.
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    Ci fu una pausa. Piton e Moody continuavano a scrutarsi. Mrs Purr diede in un sonoro miagolio, sempre spiando tra le gambe di Gazza, alla ricerca della fonte del profumo di bagnoschiuma di Harry.
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    Una porta sbatté. Harry rimase a fissare Moody, che posò il bastone sull’ultimo scalino e cominCiò a salire a fatica verso di lui, con un sordo clunk un gradino sì e uno no.
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    «Sì, è… piuttosto utile» disse Harry. Gli occhi gli cominCiavano a lacrimare dal dolore. «Ehm… professor Moody, crede che potrebbe aiutarmi…?»
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    Moody afferrò Harry per le bracCia e tirò; la gamba di Harry si liberò dal gradino infingardo, e lui si mise diritto su quello di sopra.
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    Moody continuava a osservare la mappa. «Potter…» disse lentamente, «non è che per caso tu abbia visto chi è entrato nell’uffiCio di Piton, vero? Su questa mappa, voglio dire?»
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    «Be’, non è più qui» disse Moody, l’occhio che continuava a sfrecCiare sulla mappa. «Crouch… Ciò è molto… molto interessante…»
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    Non disse nulla per quasi un minuto, continuando a fissare il foglio. Harry capì che la notizia aveva per lui un preCiso significato, e desiderava tanto sapere qual era. Chissà se avrebbe osato chiederlo. Moody gli faceva un po’ paura… però lo aveva appena aiutato a evitare un bel mucchio di guai…
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    «Ehm… professor Moody… secondo lei perché il signor Crouch voleva dare un’occhiata all’uffiCio di Piton?»
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    Continuò a scrutare la pergamena. Harry bruCiava dalla voglia di saperne di più.
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    Harry si chiese quanto poteva dire. Non voleva che Moody sospettasse che aveva una fonte d’informazione al di fuori di Hogwarts; Ciò avrebbe potuto portare a domande spinose su Sirius.
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    «Sei un ragazzo sveglio, Potter» disse. L’occhio magico tornò a vagare sulla Mappa del Malandrino. «È possibile che Crouch la pensi così» disse lentamente. «Alquanto possibile… ultimamente sono Circolate strane voCi… corroborate da Rita Skeeter, naturalmente. Fanno innervosire parecchie persone, credo». Un cupo sorriso gli increspò la bocca storta. «Oh, se c’è una cosa che odio» sussurrò, più rivolto a se stesso che a Harry, mentre l’occhio magico era immobile sull’angolo in basso a sinistra del foglio, «è un Mangiamorte rimesso in libertà…»
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    Il cuore di Harry sprofondò; lo sapeva che Ci si sarebbe arrivati. Moody stava per chiedergli dove aveva preso quella mappa, che era un oggetto magico alquanto dubbio — e la storia di come era finita nelle sue mani incolpava non solo lui, ma suo padre, Fred e George Weasley, e il professor Lupin, il loro ultimo professore di Difesa contro le Arti Oscure. Moody agitò la mappa davanti a Harry, che si preparò…
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    «Oh!» disse Harry. Era molto affezionato alla sua mappa, ma d’altra parte era deCisamente sollevato che Moody non gli chiedesse dove l’aveva presa, e senza dubbio gli doveva un favore. «Sì, certo».
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    «Bravo ragazzo» ringhiò Moody. «Posso farne buon uso… potrebbe essere esattamente Ciò di cui avevo bisogno… su, a letto, Potter, andiamo…»
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    Salirono insieme fino in Cima alla rampa di scale, con Moody che esaminava la mappa come se fosse un tesoro di cui non avesse mai visto l’uguale prima d’allora. Avanzarono in silenzio fino alla porta dell’uffiCio di Moody, e qui quest’ultimo si fermò e alzò gli occhi verso Harry. «Mai pensato a una carriera come Auror, Potter?»
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    «È il caso che tu Ci pensi su» disse Moody annuendo, e guardando Harry, pensieroso. «Si, davvero… e tra parentesi… suppongo che tu non stessi portando quell’uovo a passeggio stanotte, eh?»
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    Moody gli strizzò l’occhio, mentre quello magico impazziva di nuovo. «Non c’è niente di meglio di un giretto notturno per farti venir delle idee, Potter… Ci vediamo domani…» Entrò nel suo uffiCio, gli occhi di nuovo incollati alla Mappa del Malandrino, e chiuse la porta.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Harry tornò lentamente alla Torre di Grifondoro, assorto: pensava a Piton, e a Crouch, e a quel che significava tutta la faccenda… perché Crouch fingeva di essere ammalato, se poteva entrare a Hogwarts quando voleva? Cosa credeva che Piton nascondesse nel suo uffiCio?
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    E Moody pensava che lui, Harry, dovesse diventare un Auror! Idea interessante… ma dieCi minuti dopo, mentre s’infilava piano nel letto a baldacchino, l’uovo e il Mantello di nuovo al sicuro nel baule, Harry ridletté che valeva la pena di controllare quante CicatriCi avessero tutti gli altri prima di intraprendere quella carriera.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Lui, Ron e Hermione erano seduti in fondo alla classe di Incantesimi con un tavolo tutto per loro. Quel giorno dovevano eserCitarsi nell’opposto dell’Incantesimo di Appello: l’Incantesimo di Esilio. A causa del rischio di brutti inCidenti quando gli oggetti continuavano a volare per la stanza, il professor Vitious aveva dato a Ciascuno una pila di cusCini con cui fare eserCizio, perché non facessero del male a nessuno se non arrivavano a destinazione. Era giusto, in teoria, ma in pratica non funzionava granché. La mira di Neville era cosi scarsa che continuava a spedire per sbaglio attraverso la stanza cose molto più pesanti: come il professor Vitious, per esempio.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Scordati l’uovo per un minuto, d’accordo?» sibilò Harry mentre il professor Vitious sfrecCiava sopra di loro con aria rassegnata, atterrando in Cima a un grosso stipo. «Sto cercando di raccontarti di Piton e Moody…»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Piton ha detto che Moody ha perquisito anche il suo uffiCio?» mormorò Ron, gli occhi accesi d’interesse mentre Esiliava un cusCino con un colpo di bacchetta (quello si alzò a mezz’aria e portò via il cappello dalla testa di Calì). «Cosa… credi che Moody si trovi qui per tenere d’occhio Piton oltre che Karkaroff?»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Be’, non so se è quello che Silente gli ha chiesto di fare, ma è quello che fa, senza dubbio» disse Harry, agitando la bacchetta senza far molta attenzione, così che il suo cusCino fece una speCie di buffa capriola e cadde dal tavolo. «Moody ha detto che Silente permette a Piton di restare qui solo perché gli sta dando una seconda possibilità, o roba del genere…»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Cosa?» esclamò Ron, gli occhi sgranati, mentre il suo cusCino roteava in alto, rimbalzava contro il candelabro e ricadeva pesantemente sulla scrivania di Vitious. «Harry… forse Moody crede che sia stato Piton a mettere il tuo nome nel Calice di Fuoco!»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Oh, Ron» disse Hermione, scuotendo il capo scettica, «una volta pensavamo che Piton stesse cercando di ucCidere Harry, ed è saltato fuori che gli stava salvando la vita, ti ricordi?»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Esiliò un cusCino che attraversò in volo la stanza e atterrò nello scatolone dove avrebbero dovuto finire tutti quanti. Harry guardò Hermione, riflettendo… era vero che Piton gli aveva salvato la vita una volta, ma la cosa strana era che Piton lo detestava a morte, proprio come aveva detestato il padre di Harry quando erano stati compagni di scuola. Piton adorava togliere punti a Harry, e certamente non aveva mai perso l’occasione per punirlo, o per suggerire la sua sospensione dalla scuola.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «… malvagio» concluse prontamente Ron. «Andiamo, Hermione, allora perché tutti questi cacCiatori di Maghi Oscuri frugano nel suo uffiCio?»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Perché il signor Crouch finge di essere ammalato?» disse Hermione, ignorando Ron. «È un po’ strano, no, che non ce la facCia a venire al Ballo del Ceppo ma riesca a venire quassù nel cuore della notte quando gli va?»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «A te non piace Crouch per via di quell’elfa, Winky» disse Ron, e spedì un cusCino contro la finestra.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «E a te piace pensare che Piton stia tramando qualcosa» disse Hermione, spedendo il suo cusCino dritto nello scatolone.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «A me piacerebbe sapere che cos’ha fatto Piton della sua prima possibilità, se adesso è alla seconda» rispose Harry cupo, e il suo cusCino, con sua gran sorpresa, volò attraverso la stanza e atterrò con preCisione su quello di Hermione.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Per soddisfare il desiderio di Sirius di sapere tutto Ciò che di strano accadeva a Hogwarts, quella sera Harry gli spedì una lettera via gufo bruno, e gli raccontò tutto: che il signor Crouch era penetrato nell’uffiCio di Piton, e della conversazione tra Moody e Piton. Poi rivolse tutta la sua attenzione al problema più urgente che gli stava davanti: come sopravvivere sott’acqua per un’ora il 24 febbraio.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    A Ron piaceva l’idea di usare ancora l’Incantesimo di Appello: Harry aveva parlato di respiratori da sub, e Ron non capiva perché Harry non avrebbe dovuto farne arrivare uno dalla più viCina Città babbana. Hermione demolì il piano sottolineando che, nell’improbabile eventualità che Harry riusCisse a imparare come si usa un respiratore entro il tempo massimo di un’ora, sarebbe stato di certo squalificato per infrazione al Codice Internazionale di Segretezza Magica: era troppo sperare che nessun Babbano avrebbe visto un respiratore filare per la campagna in direzione di Hogwarts.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Naturalmente, la soluzione ideale sarebbe che ti Trasfigurassi in un sottomarino» disse. «Se solo avessimo già fatto Trasfigurazione umana! Ma non credo che si facCia prima del sesto anno, e può finire malissimo se non sai quello che fai…»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Così Harry, pensando che ben presto ne avrebbe avuto abbastanza della biblioteca per tutta la vita, si seppellì di nuovo tra i volumi polverosi, alla ricerca di un incantesimo che consentisse a un essere umano di sopravvivere senza ossigeno. Comunque, anche se lui, Ron e Hermione fecero ricerche all’ora di pranzo, la sera e per tutti i fine settimana, anche se Harry chiese alla professoressa McGranitt il permesso di usare il Reparto Proibito, e domandò aiuto perfino all’irritabile Madama Pince con quella sua aria da avvoltoio, non trovarono proprio niente che consentisse a Harry di trascorrere un’ora sott’acqua e di riusCire a raccontarlo.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Familiari sensazioni di panico presero a tormentare Harry, che una volta ancora trovò diffiCile concentrarsi sulle lezioni. Il lago, che Harry aveva sempre dato per scontato come una delle tante parti del parco, catturava il suo sguardo tutte le volte che si trovava viCino a una finestra: una vasta massa di acqua gelata color grigio ferro, le cui cupe, ghiacCiate profondità cominCiavano a sembrare remote quanto la luna.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Proprio come prima della sfida contro lo Spinato, il tempo sCivolava via come se qualcuno avesse stregato gli orologi. Mancava una settimana al 24 febbraio (c’era ancora tempo)… mancavano Cinque giorni (presto avrebbe trovato qualcosa)… tre giorni… (per favore, fa’ che trovi qualcosa… per favore…)
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    A meno due giorni, Harry cominCiò a digiunare di nuovo. L’unica cosa buona della colazione il lunedì fu il ritorno del gufo bruno che aveva spedito a Sirius. Sfilò la pergamena, la srotolò e vide la lettera più breve che Sirius gli avesse mai scritto.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Non so» rispose Harry sordamente. La temporanea feliCità che lo aveva pervaso alla vista del gufo era svanita. «Andiamo… Cura delle Creature Magiche».
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Quel giorno era riusCito a catturare due puledri di unicorno. A differenza degli esemplari adulti, erano d’oro puro. Calì e Lavanda furono rapite alla loro vista, e anche Pansy Parkinson dovette fare uno sforzo per nascondere quanto le piacevano.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Sono più faCili da vedere degli adulti» disse Hagrid alla classe. «Diventano d’argento quando hanno due anni, e a quattro Ci cresce il corno. Non diventano bianchi finché non sono cresCiuti, più o meno a sette anni. Da cucCioli sono un po’ più tranquilli… quasi quasi Ci piacCiono anche i maschi… dai, venite avanti, potete accarezzarli se vi va… dateCi un po’ di questi zuccherini…
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Stai bene, Harry?» borbottò Hagrid avviCinandosi a lui mentre tutti gli altri si assiepavano attorno ai piccoli unicorni.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Harry non ebbe cuore di cancellare il sorriso lieto e fiduCioso dalla facCia di Hagrid. Fingendo di essere interessato ai cucCioli di unicorni, si sforzò a sua volta di sorridere e andò con gli altri ad accarezzarli.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    La sera prima della seconda prova, Harry si sentiva prigioniero di un incubo. Era pienamente consapevole che se anche per miracolo fosse riusCito a scoprire un incantesimo adatto, imparare a padroneggiarlo nel giro di una notte era un’impresa disperata.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Non credo che Ci riusCiremo» disse Ron con voce inespressiva dall’altro capo del tavolo. «Non c’è niente. Niente. Quello che Ci va più viCino è quella roba per prosCiugare pozzanghere e stagni, quell’Incantesimo Essiccante, ma non è nemmeno vagamente così potente da svuotare il lago».
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Eppure dev’esserCi qualcosa» borbottò Hermione, avviCinandosi una candela. Aveva gli occhi così stanchi che stava china sui minuscoli caratteri di Antichi Stregamenti e Incanti Obliati col naso a due centimetri dalla pagina. «Non possono aver preparato una prova infattibile».
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «E invece sì» disse Ron. «Harry, domani vai giù al lago, va bene, Ci ficchi dentro la testa, urli a quelle sirene di restituirti quello che ti hanno rubato e sta’ un po’ a vedere se lo ributtano fuori. È il meglio che tu possa fare, amico».
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Un modo c’è!» disse Hermione contrariata. «Ci deve essere!»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Lo so che cosa dovevo fare» disse Harry, giacendo a facCia in giù su Trucchi Sfiziosi per Tipi Scherzosi. «Avrei dovuto imparare a diventare un Animagus come Sirius».
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Ci vogliono anni per diventare Animagus, e poi devi iscriverti al registro» disse Hermione in tono vago, strizzando gli occhi per scrutare l’indice di Curiosi Dilemmi MagiCi e Loro Soluzioni. «Ce l’ha detto la professoressa McGranitt, vi ricordate… bisogna iscriversi all’UffiCio per l’Uso Improprio della Magia… dichiarare in che tipo di animale sei in grado di trasformarti, e le tue caratteristiche, perché non puoi farlo quando ne hai voglia…»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Hermione, stavo scherzando» disse stancamente Harry. «Lo so che non ho uno stracCio di possibilità di trasformarmi in una rana di qui a domani mattina…»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Oh, questo non serve» disse Hermione, chiudendo con un colpo secco Curiosi Dilemmi MagiCi e Loro Soluzioni. «Chi mai vorrebbe farsi crescere il naso a ricCioli?»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Che cosa Ci fate voi due qui?» chiese Ron.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Dobbiamo accompagnarvi giù nel suo uffiCio» disse George.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Ci rivediamo in sala comune» disse Hermione a Harry alzandosi per andare via con Ron: erano tutti e due parecchio preoccupati. «Porta tutti i libri che riesCi, ok?»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Alle otto, Madama Pince aveva spento tutte le lampade e venne a cacCiar via Harry dalla biblioteca. Barcollando sotto il peso di tutti i libri che riusCiva a trasportare, Harry tornò nella sala comune di Grifondoro, trasCinò un tavolo in un angolo e riprese a cercare. Non c’era nulla in Mitiche Magie per Stregoni Stravaganti… nulla in Guida alla Stregoneria Medievale… nemmeno un accenno a gesta subacquee in Antologia degli Incantesimi del DiCiottesimo Secolo, né in AlluCinanti Abitatori degli Abissi, né in Poteri che Non Sapevate di Avere: Cosa Farvene ora che Avete Aperto gli Occhi.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Grattastinchi si arrampicò in grembo a Harry e si acCiambellò, facendo le fusa. La sala comune si svuotò lentamente attorno a Harry. Tutti continuavano a fargli gli auguri per la mattina dopo con voCi allegre e fiduCiose come quella di Hagrid, tutti evidentemente convinti che stesse per mettere a segno un’altra stupefacente esibizione come quella che era riusCito a compiere nella prima prova. Harry non riusCiva a rispondere, si limitava ad annuire, con la sensazione che gli si fosse incastrata in gola una pallina da golf. Dalle dieCi a mezzanotte rimase solo nella stanza con Grattastinchi. Aveva sfogliato tutti i libri che restavano, e Ron e Hermione non erano tornati.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    È finita, si disse. Non puoi farcela. Domattina ti toccherà andare giù al lago e dire ai giudiCi
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Si vide mentre spiegava che non poteva affrontare la prova. Immaginò gli occhi di Bagman sgranati dallo stupore, il sorriso giallastro e compiaCiuto di Karkaroff. RiusCiva quasi a sentire la voce di Fleur Delacour: «Lo sapevo… è troppo piccolo, è solamonte un ragazzino». Vide Malfoy far lampeggiare la spilla POTTER FA SCHIFO davanti alla folla, vide il volto mortificato e incredulo di Hagrid…
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Dimenticando di avere in grembo Grattastinchi, Harry si alzò di botto; Grattastinchi soffiò irato mentre piombava a terra, rivolse a Harry uno sguardo di disgusto e se ne andò con la coda a scovolo per aria, ma Harry stava già correndo su per la scala a chiocCiola che portava al dormitorio… voleva prendere il Mantello dell’Invisibilità e tornare in biblioteca, sarebbe rimasto là tutta la notte, se ce n’era bisogno…
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Lumos» sussurrò quindiCi minuti più tardi, mentre apriva la porta della biblioteca.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Con la punta della bacchetta accesa, sgattaiolò lungo gli scaffali, sfilando altri libri: libri di stregonerie e di incantesimi, libri sulle sirene e sui mostri marini, libri su maghi e streghe celebri, su invenzioni magiche, su qualunque cosa potesse comprendere una Citazione di passaggio su come sopravvivere sott’acqua. Li portò tutti a un tavolo, poi si mise al lavoro, consultandoli alla debole luce della bacchetta, controllando l’orologio di quando in quando…
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    La sirena del quadro nel bagno dei Prefetti rideva. Harry galleggiava come un tappo nell’acqua spumeggiante viCino alla sua rocCia, mentre lei teneva la Firebolt in alto, fuori dalla sua portata.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Harry aprì gli occhi. Si trovava ancora in biblioteca; il Mantello dell’Invisibilità gli era sCivolato via nel sonno, e la guanCia era appicCicata alle pagine di Dove c’è una Bacchetta, c’è un Modo. Si alzò a sedere, raddrizzandosi gli occhiali, strizzando gli occhi alla chiara luce del giorno.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Harry Potter deve sbrigarsi!» strillò Dobby. «La seconda prova cominCia fra dieCi minuti, e Harry Potter…»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «DieCi minuti?» gracchiò Harry. «DieCi… dieCi minuti?»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Dobby si tirò il golfino marrone ristretto che portava sopra i pantalonCini.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Ciò che mancherà a Harry Potter, signore!» squittì Dobby. «E tempo un’ora…»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «…“mala sorte avrà”» reCitò Harry, fissando l’elfo, paralizzato dal terrore, «“Ciò che fu preso mai ritornerà…” Dobby… che cosa devo fare?»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Harry Potter deve mangiare questo, signore!» strillò l’elfo, e s’infilò una mano nella tasca dei pantalonCini per estrarne una pallottola di quelle che sembravano visCide code di ratto di un verde grigiastro. «Appena prima di entrare nel lago, signore… è Algabranchia!»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Non poteva fare a meno di ricordare che l’ultima volta che Dobby aveva cercato di “aiutarlo”, si era ritrovato senz’ossa nel bracCio destro.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Dobby è molto sicuro, signore!» disse l’elfo convinto. «Dobby ascolta, signore, è un elfo domestico, va su e giù per il castello ad accendere le luCi e pulire i pavimenti, Dobby ha sentito la professoressa McGranitt e il professor Moody in sala professori che parlavano della prossima prova… Dobby non può permettere che Harry Potter si perde il suo rosso!»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    I dubbi di Harry svanirono. Balzando in piedi, si tolse il Mantello dell’Invisibilità, lo ficcò nella borsa, prese l’Algabranchia e se la mise in tasca, poi si preCipitò fuori dalla biblioteca con Dobby alle calcagna.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Dobby dovrebbe essere in cuCina, signore!» strillò Dobby mentre irrompevano in corridoio. «Si accorgeranno che Dobby non c’è… buona fortuna, Harry Potter, signore, buona fortuna!»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «A più tardi, Dobby!» gridò Harry, e sfrecCiò lungo il corridoio e giù per le scale, facendo i gradini tre alla volta.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Nella Sala d’Ingresso c’erano pochi ritardatari, che avevano lasCiato la Sala Grande dopo colazione e ora usCivano dal portone di querCia per andare ad assistere alla seconda prova. Rimasero sbigottiti alla vista di Harry che sfrecCiava via, travolgendo Colin e Dennis Canon mentre balzava giù dai gradini di pietra e si preCipitava nel parco luminoso e gelato.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Correndo giù per il prato vide che i sedili che a novembre avevano Circondato la stacCionata dei draghi ora erano disposti sulla riva opposta, schierati in tribune colme fino a scoppiare che si riflettevano nel lago di sotto; il chiacchiericCio ecCitato della folla echeggiava stranamente sull’acqua mentre Harry correva a gambe levate dall’altra parte del lago, verso i giudiCi, che erano seduti a un altro tavolo ricoperto d’oro, sulla riva. Cedric, Fleur e Krum erano accanto al tavolo dei giudiCi, e guardavano Harry sfrecCiare verso di loro.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Dove sei stato?» disse una voce autoritaria in tono di disapprovazione. «La prova sta per cominCiare!»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Harry si voltò. Percy Weasley sedeva al tavolo dei giudiCi: il signor Crouch era di nuovo assente.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Insomma, insomma, Percy!» disse Ludo Bagman, che sembrava deCisamente sollevato di vedere Harry. «LasCiagli riprendere fiato!»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Harry si chinò, le mani sulle ginocchia, cercando di prendere fiato; aveva una fitta al fianco, come un coltello piantato tra le costole, ma non c’era tempo per liberarsene; Ludo Bagman si muoveva tra i campioni, disponendoli lungo la riva a tre metri di distanza l’uno dall’altro. Harry era l’ultimo della fila, viCino a Krum, che indossava i calzonCini da bagno e aveva la bacchetta pronta.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Bagman gli diede una strizzatina alla spalla, e tornò al tavolo dei giudiCi; puntò la bacchetta verso la propria gola come aveva fatto alla Coppa del Mondo, disse «Sonorus!» e la sua voce si levò fragorosa verso le tribune, al di là dell’acqua scura.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Bene, tutti i nostri campioni sono pronti per la seconda prova, che comincerà al mio fischio. Hanno un’ora esatta per recuperare Ciò che è stato sottratto loro. Uno… due… tre!»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Il fischio echeggiò acuto nell’acqua fredda e immobile; le tribune risuonarono di urla e applausi; senza voltarsi a guardare che cosa facevano gli altri campioni, Harry si tolse le scarpe e le calze, estrasse dalla tasca la manCiata di Algabranchia, se la ficcò in bocca ed entrò nel lago.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Era così freddo che sentì la pelle delle gambe bruCiare come se fosse fuoco e non acqua ghiacCiata. La veste inzuppata lo appesantiva mentre avanzava sprofondando; ora l’acqua gli arrivava oltre le ginocchia, e i piedi, che diventavano rapidamente insensibili, slittavano sul limo e sulle piatte pietre sCivolose. Masticava l’Algabranchia più in fretta e con più vigore che poteva; era sgradevolmente visCida e gommosa, come tentacoli di polpo. Quando l’acqua gli arrivava ormai alla vita si fermò, deglutì e aspettò che succedesse qualcosa.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Sentiva le risate della folla, e sapeva di avere un’aria stupida, lì a camminare nel lago senza mostrare alcuna tracCia di poteri magiCi. Ciò che di lui era ancora asCiutto era coperto di pelle d’oca; semisommerso dall’acqua gelata, mentre un venticello crudele lo spettinava, Harry prese a tremare violentemente. Evitò di guardare le tribune; le risate si facevano più alte, e si udivano fischi e grida di scherno dei Serpeverde…
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Poi, all’improvviso, Harry si sentì come se qualcuno gli stesse premendo un cusCino invisibile sul naso e sulla bocca. Cercò di inspirare, ma gli girava la testa; aveva i polmoni vuoti, e d’un tratto provò un dolore acuto da entrambi i lati del collo…
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    La prima sorsata di gelido lago fu come un soffio vitale. La testa non gli girava più; inghiottì altra acqua e la sentì scorrere attraverso le branchie, inviando ossigeno al cervello. Tese le mani davanti a sé e le guardò. Erano verdi e spettrali sott’acqua, ed erano diventate palmate. Si contorse per guardarsi i piedi nudi: si erano allungati ed erano anch’essi palmati; era come se gli fossero cresCiute delle pinne.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    E nemmeno l’acqua sembrava più gelata… al contrario, si sentiva piacevolmente rinfrescato, e leggerissimo… Harry si slanCiò in avanti, stupito dalla rapidità con cui avanzava, grazie ai piedi pinnati, e si accorse che Ci vedeva chiaramente, senza aver più bisogno di sbattere le palpebre. Ben presto non riuscì più a scorgere il fondo del lago: allora si rigirò e si tuffò dritto verso l’abisso.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Il silenzio premeva contro le orecchie mentre sprofondava in uno strano, tetro, nebuloso paesaggio. Vedeva solo nel raggio di tre metri, e mentre filava nell’acqua nuove immagini affioravano all’improvviso dall’oscurità sempre più fitta; foreste di alghe nere aggrovigliate che osCillavano, vaste piane di fango coperto di scure pietre lucCicanti. Nuotò sempre più giù, verso il centro del lago, gli occhi bene aperti, fissando l’acqua pervasa di un misterioso lucore grigiastro attorno a lui fino alle ombre più giù, dove diventava opaca.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Piccoli pesCi saettavano oltrepassandolo come frecce d’argento. Una o due volte gli parve di vedere qualcosa di più grosso muoversi davanti a lui, ma quando si avviCinò, scoprì che non era altro che un grosso tronco annerito, o un fitto cespo di alghe. Non c’era tracCia degli altri campioni, di sirene, di Ron — né, per fortuna, della piovra gigante.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Alghe di un verde brillante si allungavano davanti a lui a vista d’occhio, alte più di mezzo metro, come un prato di erba molto cresCiuta. Harry fissava davanti a sé senza strizzare gli occhi, cercando di distinguere le forme nell’oscurità… e poi, senza preavviso, qualcosa gli afferrò una caviglia.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Harry si voltò indietro e vide un AvvinCino, un piccolo demone acquatico cornuto, spuntare dalle alghe, le lunghe dita strette attorno alla sua gamba, le zanne puntute scoperte. Harry infilò in fretta la mano palmata nella veste e frugò in cerca della bacchetta: il tempo di afferrarla, e altri due AvvinCini erano affiorati dal tappeto di alghe, si erano aggrappati alla veste di Harry e tentavano di trasCinarlo giù.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «RelasCio!» urlò Harry, ma non uscì alcun suono… una grossa bolla gli sCivolò fuori dalla bocca, e la bacchetta, invece di spedire sCintille all’indirizzo degli AvvinCini, scagliò loro quello che pareva un getto di acqua bollente, perché sulla loro pelle verde, nei punti colpiti, comparvero macchie di un vivido rosso. Harry sfilò la caviglia dalla presa dell’AvvinCino e nuotò più veloce che poteva, sparando di quando in quando altri getti di acqua bollente oltre la spalla, dietro di sé, a caso; ogni tanto un AvvinCino tentava di nuovo di afferrargli il piede, e scalCiava forte; alla fine, sentì il piede cozzare contro un cranio cornuto e guardando indietro vide l’AvvinCino stordito allontanarsi nell’acqua, arrabbiato, mentre i suoi compagni alzavano i pugni contro Harry e ripiombavano tra le alghe.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Harry rallentò un po’, nascose la bacchetta sotto la veste e si guardò intorno, tendendo di nuovo l’orecchio. Si voltò del tutto, il silenzio che premeva più forte che mai contro i timpani. Sapeva di trovarsi ancora più in basso, ora, ma nulla si muoveva, a parte le alghe osCillanti.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Mirtilla!» Harry cercò di gridare: ma ancora una volta dalla sua bocca non uscì altro che una grossa bolla. Mirtilla Malcontenta invece fece una risatina.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Devi provare laggiù!» disse, indicando col dito. «Io non verrò con te… non mi piacCiono granché, mi inseguono sempre quando mi avviCino troppo…»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Harry alzò i polliCi per ringraziarla e ripartì, facendo attenzione a nuotare un po’ più su rispetto alle alghe, per evitare altri AvvinCini in agguato lì sotto.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Harry nuotò più in fretta, e presto vide una grossa rocCia spuntare nell’acqua fangosa davanti a sé. Sopra c’erano disegni che raffiguravano il popolo sirenesco; i personaggi brandivano lance e inseguivano quello che sembrava la piovra gigante. Harry superò la rocCia, seguendo la canzone delle sirene.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «…metà del tempo hai speso, or non ti attardare se Ciò a cui tieni vuoi recuperare…»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Un mucchio di edifiCi di pietra viva macchiati di alghe apparvero all’improvviso dall’oscurità, da tutti i lati. Qua e là alle scure finestre Harry vide dei volti… volti che non avevano alcuna somiglianza con il dipinto della sirena nel bagno dei Prefetti… Il popolo delle sirene aveva la pelle grigiastra e lunghe, arruffate chiome verde scuro. Gli occhi erano gialli, come i denti spezzati, e portavano spesse collane di Ciottoli attorno al collo. Sguardi maligni seguirono Harry al suo passaggio; un paio di tritoni affiorarono dalle caverne per osservarlo meglio, le potenti code pinnate d’argento che battevano l’acqua, le lance strette in mano.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Harry accelerò, guardandosi attorno, e ben presto le caverne diventarono più numerose; c’erano giardini di alghe attorno ad alcune, e vide perfino un AvvinCino domestico legato a un palo fuori da una porta. Il popolo delle sirene spuntava da tutte le parti, osservandolo con curiosità, indicando le sue mani palmate e le branchie, parlottando e nascondendosi dietro le mani. Harry svoltò un angolo in fretta, e davanti ai suoi occhi comparve uno spettacolo molto strano.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Una folla di sirene e tritoni nuotava davanti alle case che fiancheggiavano quella che sembrava la versione sirenesca della piazza di un villaggio. Al centro cantava un coro di sirene, per attirare i campioni, e dietro si ergeva una statua molto rozza: un tritone gigantesco sbozzato in una rocCia. Quattro persone erano legate strette alla sua coda di pietra.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Ron stava tra Hermione e Cho Chang. C’era anche una ragazzina che non dimostrava più di otto anni, e la sua nube di capelli di un biondo argenteo convinse Harry che dovesse trattarsi della sorella di Fleur Delacour. Tutti e quattro sembravano immersi in un sonno profondo. Le loro teste Ciondolavano sulle spalle, e fili sottili di bolliCine salivano dalle loro bocche.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Harry si affrettò ad avviCinarsi ai prigionieri, aspettandosi quasi che i tritoni abbassassero le lance e lo attaccassero, ma quelli non fecero nulla. Le corde d’alga che tenevano avvinti gli ostaggi alla statua erano spesse, visCide e molto robuste. Per un furtivo istante Harry pensò al coltellino che Sirius gli aveva regalato a Natale: chiuso nel suo baule al castello a un quarto di miglia di distanza, non gli era di alcun aiuto.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Si guardò intorno. Molti dei tritoni che li Circondavano erano armati di lance. Nuotò rapido verso uno alto più di due metri con una lunga barba verde e una collanina di denti di squalo, e cercò di chiedergli a gesti la lanCia. Il tritone scoppiò a ridere e scosse il capo.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «ANDIAMO!» esclamò Harry furioso (ma dalla sua bocca non usCirono altro che bolle), e cercò di sfilare la lanCia dalla mano del tritone, ma quest’ultimo la allontanò, scuotendo la testa e ridendo.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Sul fondo del lago c’erano un sacco di pietre. Si tuffò e ne afferrò una particolarmente tagliente, e tornò verso la statua. CominCiò a segare le funi che legavano Ron, e dopo parecchi minuti di duro lavoro finalmente si spezzarono. Ron, svenuto, si sollevò fluttuando dal fondo del lago, sospinto dalla corrente.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Harry si guardò intorno. Non c’era tracCia degli altri campioni. A che gioco stavano giocando? Perché non si sbrigavano? Si voltò verso Hermione, brandì la pietra tagliente e cominCiò a segare anche le sue funi…
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Tu prendi il tuo prigioniero» gli disse uno di loro. «LasCia gli altri…»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Non se ne parla!» disse Harry arrabbiato: ma dalla sua bocca usCirono solo due grosse bolle.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Il tuo compito è salvare il tuo amico… lasCia gli altri…»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Anche lei è mia amica!» strillò Harry, indicando Hermione, e un’enorme bolla argentata sCivolò senza alcun rumore tra le sue labbra. «E non voglio che nemmeno loro muoiano!»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Cho aveva il capo posato sulla spalla di Hermione; la bambina coi capelli d’argento era pallidissima, di un verde spettrale. Harry lottò per respingere i tritoni, ma quelli risero più forte, trattenendolo. Harry si guardò intorno, disperato. Dov’erano gli altri campioni? Ce la faceva a portare su Ron e a tornare giù a recuperare Hermione e le altre? Sarebbe riusCito a ritrovarle? Guardò l’orologio per vedere quanto tempo gli restava: si era fermato.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Ma in quel momento i tritoni attorno a lui cominCiarono a indicare ecCitati qualcosa sopra di lui. Harry guardò in su e vide Cedric nuotare verso di loro. Attorno alla testa aveva una bolla enorme, che faceva sembrare i suoi lineamenti stranamente larghi e deformati.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    I tritoni presero a strillare agitati. Quelli che immobilizzavano Harry allentarono la presa e si volsero indietro. Harry si voltò e vide qualcosa di mostruoso che fendeva l’acqua sopra di loro: un corpo umano in calzonCini da bagno, con la testa di squalo… era Krum. Evidentemente si era Trasfigurato: però male.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    L’uomo-squalo nuotò diritto verso Hermione e prese ad addentare e a mordere le funi: il guaio era che i nuovi denti di Krum si trovavano in una posizione diffiCile per mordere qualunque cosa più piccola di un delfino, e Harry era sicuro che se Krum non fosse stato attento, avrebbe tagliato in due Hermione. SfrecCiando in avanti, diede una gran botta sulla spalla di Krum, e gli tese la pietra tagliente. Krum la afferrò e cominCiò a liberare Hermione. Entro pochi secondi ce l’aveva fatta; prese Hermione per la vita e, senza guardarsi indietro, cominCiò a risalire rapidamente con lei verso la superfiCie.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    E adesso? Harry pensò disperato. Se fosse stato sicuro che Fleur era in arrivo… Ma non c’era ancora tracCia di lei. Non c’era nulla…
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Raccolse la pietra che Krum aveva lasCiato cadere, ma i tritoni si chiusero attorno a Ron e alla ragazzina, scuotendo di nuovo la testa.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Dalla sua bocca usCirono solo bolle, ma ebbe la chiara impressione che i tritoni lo avessero capito, perché all’improvviso cessarono di ridere. I loro occhi giallastri erano puntati sulla bacchetta di Harry, e sembravano spaventati. Potevano anche essere in netta maggioranza, ma Harry capì dalle loro espressioni che di magia ne sapevano quanto la piovra gigante.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Si dispersero. Harry scattò in avanti e prese a colpire le funi che legavano la bambina alla statua; e finalmente fu libera. La prese per la vita, afferrò il colletto dell’abito di Ron e si allontanò scalCiando dal fondo.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    La salita fu lentissima. Non poteva più usare le mani palmate per spingersi in avanti; agitava furiosamente le pinne, ma Ron e la sorellina di Fleur erano come sacchi pieni di patate che lo trasCinavano in giù… puntò gli occhi verso il Cielo, anche se sapeva di essere ancora molto in profondità, l’acqua sopra di lui era così scura…
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    I tritoni salivano con lui. Li vedeva guizzare disinvoltamente attorno a lui e osservarlo nella sua lotta dentro l’acqua… lo avrebbero tirato di nuovo giù in fondo, a tempo scaduto? Forse mangiavano gli umani? Le gambe gli si stavano bloccando per lo sforzo di continuare a nuotare; le spalle gli facevano un male terribile per la fatica di trasCinare Ron e la bambina…
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    ScalCiò forte con le pinne e scoprì che non erano altro che piedi… l’acqua gli scorreva in bocca e gli invadeva i polmoni… cominCiava a sentirsi stordito, ma sapeva che la luce e l’aria erano a soli tre metri di distanza… doveva arrivarCi… doveva…
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Harry agitò le gambe così forte e così veloce che fu come se i suoi muscoli urlassero per protestare; era come se il cervello gli si fosse impregnato d’acqua, non riusCiva a respirare, aveva bisogno di ossigeno, doveva continuare a muoversi, non poteva fermarsi…
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    E poi sentì la testa infrangere la superfiCie del lago; l’aria pura, fredda e meravigliosa, gli punse la facCia bagnata; la inghiottì, con la sensazione di non aver mai davvero respirato prima, e ansimando tirò su anche Ron e la bambina. Tutto intorno, teste arruffate di capelli verdi affioravano dall’acqua con lui, ma ora gli sorridevano.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Fleur non si è vista. Non potevo lasCiarla là» disse Harry ansante.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Harry si sentì stupido e arrabbiato insieme. Per Ron andava tutto bene; lui dormiva, lui non si era accorto di come tutto era inquietante laggiù in fondo al lago, attorniati da tritoni armati di lance che sembravano più che disposti a ucCidere.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Andiamo» disse Harry in tono asCiutto, «dammi una mano, non credo che sappia nuotare bene».
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    TrasCinarono la sorellina di Fleur nell’acqua, verso la riva dove i giudiCi erano schierati a guardare, con venti tritoni che li scortavano come una guardia d’onore, cantando le loro terrificanti canzoni stridule.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Harry vide Madama Chips affannarsi attorno a Hermione, Krum, Cedric e Cho, tutti avvolti in pesanti coperte. Silente e Ludo Bagman rivolsero a Harry e Ron un gran sorriso dalla riva mentre questi si avviCinavano a nuoto, ma Percy, che era molto pallido e sembrava in qualche modo molto più giovane del solito, venne loro incontro schizzando acqua. Nel frattempo Madame Maxime cercava di trattenere Fleur Delacour, che era pressoché isterica e lottava con le unghie e con i denti per tornare in acqua.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Sta bene!» cercò di dirle Harry, ma era così sfinito che riusCiva a stento a parlare — figuriamoCi a gridare.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Percy afferrò Ron e lo trasCinò a riva («Mollami, Percy, sto benissimo!»); Silente e Bagman rimisero in piedi Harry; Fleur si liberò dalla presa di Madame Maxime e abbracCiò la sorella.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Sono stati gli AvvinsCini… mi agredivano… oh, Gabrielle, credevo… credevo…»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Venite qui, voi» disse Madama Chips; afferrò Harry e lo spinse verso Hermione e gli altri, lo avvolse così stretto in una coperta che gli parve di trovarsi dentro una camiCia di forza, e lo costrinse a trangugiare una dose di pozione bollente. Un fiotto di vapore gli uscì dalle orecchie.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Be’…» cominCiò Harry. Le avrebbe voluto dire di Dobby, ma aveva appena notato che Karkaroff lo stava osservando. Era il solo giudice a non essersi alzato dal tavolo; il solo giudice a non dar segno di soddisfazione e sollievo per il fatto che Harry, Ron e la sorellina di Fleur erano tornati sani e salvi. «Sì, proprio cosi» concluse Harry, alzando appena la voce in modo da farsi sentire da Karkaroff.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Pareva che Krum cercasse di attirare l’attenzione di Hermione, forse per ricordarle che l’aveva appena salvata dal lago, ma lei scacCiò bruscamente lo scarabeo e disse: «Però hai superato il tempo massimo, Harry… Ci hai messo un secolo a trovarCi
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «No… vi ho trovati faCilmente…»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Silente era accovacCiato accanto all’acqua, immerso in una fitta conversazione con quella che sembrava la leader del popolo delle sirene, una femmina dall’aria particolarmente selvaggia e feroce. Stava facendo lo stesso tipo di rumori stridenti che emettevano i tritoni sott’acqua; era chiaro che Silente sapeva parlare sirenesco. Alla fine si rialzò, si rivolse ai colleghi giudiCi e disse: «Credo che sia necessario un consulto prima di assegnare i punteggi».
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    I giudiCi presero a confabulare. Madama Chips era andata a salvare Ron dagli abbracCi convulsi di Percy; lo condusse da Harry e dagli altri, gli diede una coperta e un po’ di Pozione Pepata, poi andò a recuperare Fleur e la sorellina. Fleur aveva parecchi tagli sul viso e sulle bracCia, e la veste strappata, ma non gliene importava, e non voleva che Madama Chips glieli disinfettasse.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Sì» disse Harry, che al momento desiderava con tutto il cuore di aver lasCiato tutte e tre le ragazze legate alla statua.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Fleur si chinò, baCiò Harry due volte su Ciascuna guanCia (lui si sentì bruCiare la facCia, e non si sarebbe stupito se gli fosse usCito di nuovo il fumo dalle orecchie), poi disse a Ron: «E anche tu… tu hai aiutato lui…»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Fleur piombò anche su di lui e lo baCiò. Hermione era semplicemente furiosa, ma proprio in quel momento la voce prodigiosamente amplificata di Ludo Bagman risuonò altissima, facendoli sobbalzare tutti e riducendo al silenzio la folla nelle tribune.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Signore e signori, abbiamo preso una deCisione. La Capitansirena Murcus Ci ha raccontato che cosa è successo in fondo al lago, e di conseguenza abbiamo deCiso di assegnare un punteggio su base Cinquanta a Ciascuno dei campioni, come segue…
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «La signorina Fleur Delacour, anche se ha dimostrato una padronanza eccellente dell’Incantesimo Testabolla, è stata aggredita dagli AvvinCini mentre si avviCinava all’obiettivo, e non è riusCita a recuperare il suo ostaggio. Le assegniamo ventiCinque punti».
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Il cuore di Harry sprofondò. Se Cedric era tornato fuori tempo massimo, figuriamoCi lui.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Karkaroff applaudì molto forte, con aria deCisamente altezzosa.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Il signor Harry Potter ha usato l’Algabranchia con grande efficaCia» continuò Bagman. «È tornato per ultimo, e ben oltre il tempo massimo di un’ora. Tuttavia, la Capitansirena Ci informa che il signor Potter è stato il primo a raggiungere gli ostaggi, e che il ritardo nel suo ritorno è stato causato dalla sua deCisione di riportare indietro tutti gli ostaggi, e non solo il suo».
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Quasi tutti i giudiCi» — e qui Bagman scoccò a Karkaroff un’occhiata molto torva — «ritengono che Ciò sia prova di tempra morale e meriti il punteggio pieno. Tuttavia… il punteggio del signor Potter è di quarantaCinque punti».
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «La terza e ultima prova avrà luogo il ventiquattro giugno al tramonto» riprese Bagman. «I campioni verranno informati su Ciò che li attende con un mese esatto di antiCipo. Grazie a tutti voi per il sostegno che avete dato loro».
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Era finita, pensò Harry inebetito, mentre Madama Chips spingeva i campioni e gli ostaggi verso il castello per procurare loro degli abiti asCiutti… era finita, ce l’aveva fatta… non doveva pensare a nulla, ora, fino al ventiquattro giugno…
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    La prossima volta che fosse andato a Hogsmeade, deCise mentre risaliva la scalinata di pietra, avrebbe comperato a Dobby un paio di calzini per ogni giorno dell’anno.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

   Una delle cose più belle dei giorni successivi fu che tutti facevano a gara per sapere nel dettaglio Ciò che era accaduto in fondo al lago, e per una volta Ron condivise con Harry le luCi della ribalta. C’è da dire che la versione dei fatti data da Ron cambiava leggermente ogni volta che la ripeteva. All’inizio, raccontò quella che pareva la verità, o almeno collimava con il racconto di Hermione: nell’uffiCio della professoressa McGranitt, Silente aveva fatto cadere tutti gli ostaggi in un sonno incantato, dopo aver assicurato loro che non avrebbero corso rischi e si sarebbero svegliati una volta fuori dall’acqua. Una settimana dopo, però, Ron narrava di un rapimento sensazionale in cui aveva lottato da solo contro Cinquanta tritoni armati fino ai denti che dovettero dargli un sacco di botte per riusCire a legarlo.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Ma io avevo la bacchetta nascosta nella manica» assicurò a Padma Patil: Ron le piaceva molto di più ora che era sotto i riflettori, e gli rivolgeva la parola tutte le volte che si incroCiavano nei corridoi. «Potevo ucCidere tutti quegli stupidi tritoni quando volevo».
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    All’inizio di marzo il tempo divenne più asCiutto, ma venti crudeli mordevano le mani e il viso degli studenti tutte le volte che usCivano nel parco. Ci furono ritardi nella consegna della posta perché i gufi continuavano a essere dirottati. Il gufo bruno che Harry aveva spedito a Sirius con la data del finesettimana di Hogsmeade ricomparve il venerdì mattina a colazione con tutte le penne arruffate contropiuma; Harry non fece in tempo ad aprire la lettera che quello prese il volo, chiaramente terrorizzato all’idea di essere rispedito là fuori.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Trovati allo steccato alla fine della strada che esce da Hogsmeade (dopo Mondomago) sabato pomeriggio alle due. Porta tutto il Cibo che puoi.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Non Ci posso credere» commentò Harry, nervoso. «Se lo prendono…»
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Harry ripiegò la lettera e ridletté. A essere sincero, aveva una gran voglia di rivedere Sirius. Quindi si acCinse a seguire l’ultima lezione del pomeriggio — doppie Pozioni — molto più disteso del solito.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Malfoy, Tiger e Goyle erano davanti alla classe insieme a Pansy Parkinson e alla sua banda di ragazze di Serpeverde. Guardavano qualcosa che Harry non riuscì a vedere e sghignazzavano con tutta l’anima. Il muso da carlino di Pansy spuntò ecCitato da dietro la vasta schiena di Goyle mentre Harry, Ron e Hermione si avviCinavano.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Eccoli, eccoli!» disse con una risatina, e il manipolo di Serpeverde si disperse. Harry vide che Pansy aveva in mano una rivista: Il Settimanale delle Streghe. La foto animata sulla copertina mostrava una strega ricCiuta che esibiva un sorriso tutto denti e puntava la bacchetta contro una grossa torta di pan di Spagna.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Guarda un po’ qui dentro, magari Ci trovi qualcosa di interessante, Granger!» disse Pansy ad alta voce, e lanCiò la rivista a Hermione, che la prese al volo, perplessa. In quel momento, la porta della cantina si aprì, e Piton fece loro cenno di entrare.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Hermione, Harry e Ron si diressero a un tavolo in fondo, come al solito. Quando Piton ebbe voltato loro le spalle per trascrivere alla lavagna gli ingredienti della pozione del giorno, Hermione sfogliò rapida la rivista sotto il banco. Finalmente, nella sezione centrale, Hermione trovò Ciò che stavano cercando. Harry e Ron si fecero più viCini. Una foto a colori di Harry apriva un breve servizio intitolato LE PENE D’AMORE DI HARRY POTTER e firmato Rita Skeeter.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    È un ragazzo fuori dal comune, forse, eppure è un ragazzo che vive tutti i consueti tormenti dell’adolescenza. Privato degli affetti fin dalla tragica fine dei suoi genitori, Harry Potter, quattordiCi anni, credeva di aver trovato conforto nella sua fidanzata uffiCiale a Hogwarts, Hermione Granger, Babbana di nasCita. Certo non poteva immaginare che ben presto avrebbe dovuto subire un altro grande dolore in una vita già costellata di gravi perdite personali.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «È proprio brutta» dichiara Pansy Parkinson, una graziosa, vivace ragazza del quarto anno, «ma è probabile che abbia preparato un Filtro d’Amore, è piuttosto sveglia. Credo proprio che Ci sia riusCita così».
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Te l’avevo detto!» sibilò Ron a Hermione che fissava l’articolo sbalordita. «Te l’avevo detto di non dar fastidio a Rita Skeeter! Ti ha fatto diventare una speCie di… di donna scarlatta!»
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «È curioso, però» disse Hermione dieCi minuti dopo, il pestello sospeso a mezz’aria sopra una Ciotola di scarabei. «Come faceva Rita Skeeter a sapere…?»
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Non dire sCiocchezze» sbottò Hermione, e riprese a pestare gli scarabei. «No, è solo… come faceva a sapere che Viktor mi ha chiesto di andarlo a trovare quest’estate?»
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Nel dire Ciò Hermione divenne effettivamente scarlatta, ed evitò di incroCiare lo sguardo di Ron.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Cosa?» fece Ron, lasCiando cadere il pestello con un tonfo sordo.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Me l’ha chiesto appena mi ha tirato fuori dal lago» mormorò Hermione. «Dopo che si era liberato della testa di squalo. Madama Chips ha dato a tutti e due una coperta e poi lui mi ha allontanato dai giudiCi perché non sentissero, e ha detto che se quest’estate non facevo niente di speCiale, magari mi andava di…»
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «E tu che cosa gli hai risposto?» chiese Ron, che aveva ripreso il pestello e ora lo batteva sul tavolo, a una ventina di centimetri dalla Ciotola, perché aveva gli occhi fissi su Hermione.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «E lui in effetti ha detto che non aveva mai provato niente di simile per nessun’altra» riprese Hermione, e arrossì così intensamente che Harry riuscì quasi a sentire il calore, «ma come ha fatto Rita Skeeter a sentire? Non c’era… o invece c’era? Forse è vero che ha un Mantello dell’Invisibilità, forse è sgattaiolata nel parco per assistere alla seconda prova…»
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «E tu che cosa gli hai risposto?» ripeté Ron, picchiando il pestello così forte che lasCiò il segno sul tavolo.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Per quanto affasCinante possa essere la tua vita soCiale, e certo lo è, signorina Granger» disse una voce gelida alle loro spalle, «devo chiederti di non discuterne durante le mie lezioni. DieCi punti in meno per Grifondoro».
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Piton si era avviCinato di soppiatto al loro tavolo mentre stavano parlando. Ora tutta la classe li fissava; Malfoy colse l’occasione per accendere la spilla POTTER FA SCHIFO e farla lampeggiare in direzione di Harry.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Ah, in più leggete sotto il banco?» aggiunse Piton, afferrando la copia del Settimanale delle Streghe. «Altri dieCi punti in meno per Grifondoro… oh, ma naturalmente…» Gli occhietti neri di Piton sCintillarono indugiando sull’articolo di Rita Skeeter. «Potter deve tenersi aggiornato con la rassegna stampa…»
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Nella cantina echeggiarono le risate dei Serpeverde, e un sorriso sgradevole increspò la bocca sottile di Piton. Con gran rabbia di Harry, l’insegnante cominCiò a leggere l’articolo ad alta voce.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Harry sentì la facCia ardere. Piton faceva una pausa alla fine di ogni frase per consentire ai Serpeverde di farsi una bella risata. Letto da Piton, l’articolo suonava dieCi volte più disgustoso.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «…i sostenitori di Harry Potter devono sperare che la prossima volta egli affidi il suo cuore a una candidata più meritevole. Davvero commovente» concluse Piton con un sorrisetto beffardo, arrotolando la rivista mentre i Serpeverde continuavano a sghignazzare. «Be’, credo che sia meglio separarvi, voi tre, cosi potrete concentrarvi sulle vostre pozioni invece che sulla vostra complicata vita sentimentale. Weasley, tu resti qui. Signorina Granger, laggiù, viCino alla signorina Parkinson. Potter… quel tavolo davanti alla mia cattedra. Muovetevi. Ora».
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Furibondo, Harry gettò i suoi ingredienti e la borsa nel calderone e lo trasCinò davanti, verso il tavolo vuoto. Piton lo seguì, prese posto alla cattedra e osservò Harry svuotare il calderone. DeCiso a non guardarlo, Harry riprese a pestare i suoi scarabei, immaginando che Ciascuno avesse la facCia di Piton.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Harry non ribatté. Sapeva che Piton stava cercando di provocarlo; l’aveva già fatto in passato. Senza dubbio sperava di trovare un’altra scusa per togliere una bella Cinquantina di punti a Grifondoro prima della fine della lezione.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Harry versò gli scarabei polverizzati nel calderone e prese a tagliuzzare le radiCi di zenzero. Gli tremavano le mani per la rabbia, ma tenne gli occhi bassi, fingendo di non sentire.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Quindi ti avverto, Potter» riprese Piton, con voce più suadente e minacCiosa, «fama e gloria o no… se ti sorprendo un’altra volta a entrare nel mio uffiCio…»
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Non mi sono nemmeno avviCinato al suo uffiCio!» disse Harry rabbioso, dimenticando la pretesa sordità.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Harry fissò Piton di rimando, deCiso a non batter Ciglio né ad assumere un’aria colpevole. In verità non aveva rubato nessuna di quelle due cose. Hermione aveva preso la pelle di Girilacco quando facevano il secondo anno — serviva loro per preparare la Pozione Polisucco — e mentre all’epoca Piton aveva sospettato di Harry, non era mai stato in grado di dimostrarlo. E l’Algabranchia naturalmente l’aveva rubata Dobby.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Non eri nel tuo letto la notte che il mio uffiCio è stato violato!» sibilò Piton. «Lo so, Potter! Ora, Malocchio Moody può anche essersi unito al tuo fan club, ma io non ho intenzione di tollerare il tuo comportamento! Un’altra passeggiatina notturna nel mio uffiCio, Potter, e la pagherai!»
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Va bene» disse Harry in tono sostenuto, tornando a occuparsi delle sue radiCi di zenzero, «me lo ricorderò se mai mi verrà voglia di entrarCi».
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Lo sai che cos’è questa, Potter?» disse Piton, gli occhi accesi di nuovo da un lucCichio pericoloso.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «È Veritaserum: una Pozione della Verità così potente che solo tre gocce ti costringerebbero a rivelare i tuoi più intimi segreti davanti a tutta la classe» disse Piton in tono maligno. «Ora, l’uso di questa pozione è regolato da severissime disposizioni del Ministero. Ma se non stai attento a quello che fai, può anche darsi che la mia mano sCivoli» e scosse leggermente la bottiglietta di cristallo «proprio sopra il tuo succo di zucca serale. E allora, Potter… allora scopriremo se sei stato nel mio uffiCio o no».
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Harry non disse nulla. Tornò a guardare le sue radiCi di zenzero, brandì il coltello e cominCiò ad affettarle di nuovo. Non gli piaceva affatto quella storia della Pozione della Verità, e non escludeva che Piton potesse propinargliene un po’. Represse un brivido al pensiero di Ciò che sarebbe potuto usCire dalla sua bocca in quel caso… a parte il fatto che avrebbe messo nei guai un sacco di persone — Hermione e Dobby, tanto per cominCiare — c’erano tutte le altre cose che teneva segrete… come il fatto che era in contatto con Sirius… e — lo stomaco gli si contorse al pensiero — i sentimenti che provava per Cho… Gettò anche le radiCi di zenzero nel calderone e si chiese se non fosse il caso di prendere esempio da Moody e cominCiare a bere solo da una fiaschetta personale.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    La classe si voltò a guardare mentre la porta si apriva. Entrò il professor Karkaroff. Tutti lo osservarono mentre si avviCinava alla cattedra di Piton. Si attorCigliava di nuovo il dito attorno al pizzetto, e sembrava agitato.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Dobbiamo parlare» disse Karkaroff all’improvviso, raggiunto Piton. Pareva così deCiso a non far sentire a nessuno quello che diceva che aprì a stento le labbra; era come un ventriloquo piuttosto scadente. Harry tenne gli occhi sulle radiCi di zenzero e tese le orecchie.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Con la scusa di alzare per aria un bicchiere dosatore per vedere se aveva versato abbastanza bile di armadillo, Harry scoccò ai due uno sguardo di sottecchi. Karkaroff era deCisamente preoccupato, e Piton era furioso.
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    Karkaroff rimase a incombere dietro la cattedra di Piton per quel che restava delle due ore. Sembrava intenzionato a impedire a Piton di sgattaiolare via alla fine della lezione. DeCiso a sentire quello che Karkaroff aveva da dire, Harry rovesCiò di proposito la bottiglia di bile di armadillo due minuti prima della campana, cosa che gli diede il pretesto di chinarsi dietro il proprio calderone ad asCiugare il danno mentre gli altri si accalcavano rumorosamente verso la porta.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Questo» rispose Karkaroff, e Harry, spiando da dietro il calderone, vide Karkaroff tirar su la manica sinistra dell’abito e mostrare a Piton qualcosa all’interno dell’avambracCio.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Ma tu devi essertene accorto…» cominCiò Karkaroff con voce agitata.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «AsCiugo la bile di armadillo, professore» rispose Harry in tono innocente, rialzandosi e mostrando a Piton lo stracCio zuppo che aveva in mano.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Karkaroff girò sui tacchi ed uscì a grandi passi dalla cantina. Sembrava preoccupato e furioso insieme. Per nulla desideroso di restare da solo con un Piton straordinariamente arrabbiato, Harry gettò i libri e gli ingredienti nella borsa, e uscì con la massima rapidità per andare a raccontare a Ron e Hermione la scena a cui aveva appena assistito.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    La mattina dopo i tre amiCi usCirono dal castello a mezzogiorno. Un debole sole argenteo brillava sul parco. Il clima non era mai stato così mite dall’inizio dell’anno: il tempo di arrivare a Hogsmeade, e tutti e tre avevano dovuto togliersi i mantelli. Il Cibo che Sirius aveva chiesto loro di portare era nella borsa di Harry; avevano rubato una dozzina di cosce di pollo, una pagnotta grande e un fiasco di succo di zucca dalla tavola del pranzo.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Harry non era mai stato da quella parte prima. Il viottolo tortuoso li portava verso l’aperta campagna attorno a Hogsmeade. Qui le case erano più rare, e avevano giardini più grandi; i tre avanzavano verso le pendiCi della montagna nella cui ombra si stendeva Hogsmeade. Poi svoltarono un angolo, e videro una stacCionata alla fine del viottolo. In attesa, le zampe davanti posate sul palo più alto, c’era un cane nero molto grosso dal pelo ispido, con alcuni giornali in bocca e l’aria molto familiare…
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Ciao, Sirius» disse Harry, quando si furono avviCinati.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Il cane nero annusò avidamente la borsa di Harry, scodinzolò una volta, poi si voltò e prese a trotterellare per il terreno coperto di cespugli che s’inerpicava lungo le pendiCi rocCiose. Harry, Ron e Hermione scavalcarono la stacCionata e lo seguirono.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Sirius li guidò in alto, dove il suolo era coperto di rocce e massi. Era faCile per lui, a quattro zampe, ma Harry, Ron e Hermione ben presto furono senza fiato. Seguirono Sirius più in alto, sulla montagna vera e propria. Per quasi mezz’ora salirono lungo un sentiero ripido, tortuoso e sassoso, seguendo la coda sventolante di Sirius, sudando al sole, mentre le Cinghie della borsa di Harry gli segavano la spalla.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Poi, alla fine, Sirius sparì dalla loro vista, e quando raggiunsero il luogo in cui era scomparso, videro una piccola apertura nella rocCia. Vi s’insinuarono e si trovarono in una fresca caverna quasi completamente buia. Legato sul fondo, un capo della corda fissato attorno a una grossa rocCia, c’era Fierobccco l’Ippogrifo. Metà cavallo grigio, metà aquila gigante, Fierobecco fece lampeggiare i fieri occhi aranCioni alla loro vista. Tutti e tre gli fecero un profondo inchino, e dopo averli scrutati con aria arrogante per un attimo, l’animale piegò le ginocchia squamate, e permise a Hermione di avviCinarsi e di accarezzargli il collo piumato. Harry, invece, guardava il cane nero, che si era appena trasformato nel suo padrino.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Grazie» disse Sirius. Afferrò una cosCia, si sedette sul pavimento della grotta e addentò un grosso pezzo di carne. «Finora ho mangiato soprattutto topi. Non posso rubare troppo Cibo a Hogsmeade; attirerei l’attenzione».
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Che cosa Ci fai qui, Sirius?» domandò.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Rise ancora, ma vedendo il volto preoccupato di Harry, disse, più serio: «Voglio essere sul posto. La tua ultima lettera… be’, diCiamo che le cose si fanno più sospette. Rubo il giornale tutte le volte che qualcuno lo butta via, e a quanto pare non sono il solo a essere in pensiero».
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    «Voi tre e Silente siete gli uniCi qui attorno a sapere che sono un Animagus» rispose Sirius, alzando le spalle, senza smettere di divorare la cosCia di pollo.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Harry scorse l’articolo su Crouch. Gli balzarono all’occhio alcune frasi: non compare in pubblico da novembre… la sua casa sembra deserta… no comment dall’Ospedale di San Mungo per Malattie Magiche… Il Ministero si rifiuta di confermare le voCi di una grave malattia…
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «A sentir loro è come se fosse moribondo» disse Harry lentamente. «Ma non può essere tanto malato se è riusCito a venire fin quassù…»
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    «Però sembrava davvero malato l’ultima volta che l’ho visto da viCino» ribatté Harry, continuando a leggere l’articolo. «La sera che dal Calice è venuto fuori il mio nome…»
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    «Hermione ha la fissa degli elfi domestiCi» borbottò a Sirius.
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    «Sì, alla Coppa del Mondo di Quidditch» disse Harry, e si lanCiò nel resoconto della comparsa del Marchio Nero, e del ritrovamento di Winky con la sua bacchetta stretta in mano, e dell’ira di Crouch.
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    Quando Harry ebbe finito, Sirius era di nuovo in piedi e aveva cominCiato a misurare la caverna a grandi passi. «Fammi capire bene» disse dopo un po’, brandendo un’altra cosCia di pollo. «Avete visto l’elfa per la prima volta in Tribuna d’Onore. Stava tenendo il posto per Crouch, giusto?»
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    «I Malfoy!» esclamò Ron all’improvviso, cosi forte che la sua voce rimbombò nella caverna, e Fierobecco scrollò la testa, innervosito. «Ci scommetto che è stato LuCius Malfoy!»
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    «Davvero?» fece Sirius, ancor più acCigliato. «E come mai?»
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    «È più faCile che sia stato lui che non Winky» replicò Hermione ostinata.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Hermione, vuoi darCi un taglio con quell’elfa?» disse Ron.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Si passò una mano sul viso ispido per la barba non fatta, riflettendo. «Tutte queste assenze di Barty Crouch… si preoccupa che la sua elfa domestica gli tenga un posto alla Coppa del Mondo di Quidditch ma non si cura di andarCi. Lavora sodo per ripristinare il Torneo Tremaghi, e poi smette di venire anche qui… non è da Crouch. Se è mai rimasto assente dal lavoro per malattia prima d’ora, mi mangio Fierobecco».
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Allora lo conosCi?» chiese Harry.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Lo davano come prossimo Ministro della Magia» spiegò Sirius. «È un gran mago, Barty Crouch, un mago molto potente… e assetato di potere. Oh, non un sostenitore di Voldemort, questo mai» proseguì, cogliendo lo sguardo di Harry. «No, Barty Crouch è sempre stato espliCitamente contro il Lato Oscuro. Ma allora tante persone che erano contro il Lato Oscuro… be’, non potete capire… siete troppo giovani…»
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «È quello che ha detto mio padre alla Coppa del Mondo» disse Ron, con una tracCia d’irritazione nella voce. «MettiCi alla prova, no?»
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Ripercorse la caverna avanti e indietro, e poi cominCiò: «Immaginate che ora Voldemort sia potente. Voi non sapete chi sono i suoi sostenitori, non sapete chi lavora per lui e chi no; sapete che è in grado di controllare le persone in modo da costringerle a fare cose orribili senza riusCire a fermarsi. Avete paura per voi, la vostra famiglia, e i vostri amiCi. Ogni settimana, nuove notizie di altre morti, altre sparizioni, altre torture… il Ministero della Magia nel caos, non sanno cosa fare, cercano di tenere tutto nascosto ai Babbani, ma nel frattempo muoiono anche dei Babbani. Terrore ovunque… panico… confusione… era così allora.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Be’, tempi come quelli fanno tirar fuori il meglio a certe persone, e il peggio ad altre. I prinCipi di Crouch potevano anche essere sani all’inizio; non saprei. Fece una rapida carriera al Ministero, e prese a impartire misure molto severe contro i sostenitori di Voldemort. Gli Auror furono investiti di nuovi poteri: il potere di ucCidere invece di catturare, per esempio. E io non fui l’unico a essere consegnato ai Dissennatori senza processo. Crouch combatteva la violenza con la violenza, e autorizzava l’uso delle Maledizioni Senza Perdono contro i sospetti. Oserei dire che divenne spietato e crudele quanto molti del Lato Oscuro. Aveva i suoi sostenitori, badate: moltissima gente era convinta che stesse affrontando le cose nella maniera giusta, e c’erano un sacco di maghi e streghe che premevano perché diventasse Ministro della Magia. Quando Voldemort scomparve, parve che fosse solo questione di tempo prima che Crouch ottenesse la massima carica. Ma poi accadde una vera disgrazia…» Sirius fece un sorriso cupo. «Il figlio di Crouch fu sorpreso con un gruppo di Mangiamorte che erano riusCiti a farsi rilasCiare da Azkaban. A quanto pareva volevano trovare Voldemort e innalzarlo di nuovo al potere».
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Già» fece Sirius. Poi lanCiò l’osso di pollo a Fierobecco, si chinò a prendere la pagnotta e la spezzò in due. «Un bel colpo per il vecchio Barty, direi. Avrebbe dovuto passare un po’ più di tempo a casa con la sua famiglia, no? Doveva usCire presto dall’uffiCio una volta ogni tanto… imparare a conoscere suo figlio».
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    «Non ne ho idea» rispose Sirius, ingollando altro pane. «Ero anch’io ad Azkaban quando lo portarono. Queste sono quasi tutte cose che ho scoperto dopo essere usCito. Quando fu arrestato, il ragazzo era senza dubbio in un gruppo di Mangiamorte: ma può darsi che si fosse trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, come quell’elfa domestica».
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    Sirius sbottò in una risata molto simile a un latrato. «Crouch tirar fuori suo figlio? Pansavo che l’avessi capito, Hermione. Qualunque cosa minacCiasse di macchiare la sua reputazione doveva sparire, aveva consacrato tutta la vita a un solo progetto, diventare Ministro della Magia. L’hai visto licenziare una devota elfa domestica perché lo legava ancora una volta al Marchio Nero… non ti basta per capire che tipo è? L’affetto paterno di Crouch è arrivato solo al punto di concedere al figlio un processo, e comunque, per lui non è stato altro che un pretesto per dimostrare quanto detestava il ragazzo… poi l’ha spedito dritto ad Azkaban».
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    «Proprio così» rispose Sirius, e non era nient’affatto divertito, ora. «Ho visto i Dissennatori portarlo dentro, li ho guardati da dietro le sbarre. Non poteva avere più di diCiannove anni. L’hanno rinchiuso in una cella viCina alla mia. Già la sera invocava sua madre. Dopo qualche giorno si è calmato, però… si calmavano tutti, alla fine… tranne quando urlavano nel sonno…»
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    «No» rispose Sirius in tono tetro. «No, non è più là. È morto un anno dopo esserCi entrato».
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    «Non è stato l’unico» disse Sirius con amarezza. «Là dentro impazziscono quasi tutti, e molti alla fine smettono di mangiare. Perdono la voglia di vivere. Si capiva sempre quando qualcuno stava per morire, perché i Dissennatori lo sentivano, diventavano ecCitati. Quel ragazzo aveva già un’aria malata quando è arrivato. Visto che Crouch era un membro importante del Ministero, a lui e sua moglie fu concessa una visita in punto di morte. È stata l’ultima volta che ho visto Barty Crouch: è passato davanti alla mia cella sorreggendo sua moglie. È morta anche lei, a quanto pare, poco dopo. Di dolore. Si è consumata come il ragazzo. Crouch non è mai venuto a prendere il corpo di suo figlio. I Dissennatori l’hanno seppellito fuori dalla fortezza, li ho visti io».
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    «Così il vecchio Crouch ha perso tutto, proprio quando credeva di avercela fatta» riprese, asCiugandosi col dorso della mano. «Un attimo prima era un eroe, pronto a diventare Ministro della Magia… e un attimo dopo suo figlio è morto, sua moglie è morta, il buon nome della famiglia è disonorato e, così almeno ho sentito dire da quando sono fuggito, la sua popolarità è calata bruscamente. Morto il ragazzo, tutti hanno cominCiato a sentirsi più comprensivi verso di lui e a chiedersi com’era possibile che un ragazzo simpatico di buona famiglia si fosse rovinato così. Hanno concluso che suo padre non gli aveva mai voluto veramente bene. Così Cornelius Caramell si è preso il posto migliore, Crouch è stato messo da parte ed è finito all’UffiCio della Cooperazione Magica Internazionale».
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Ed è venuto quassù di nascosto per frugare nell’uffiCio di Piton!» disse Ron trionfante, guardando Hermione.
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    «Oh, andiamo, Hermione» la interruppe Ron impaziente, «lo so che Silente è fantastico e tutto, ma questo non vuol dire che un Mago Oscuro davvero abile non riusCirebbe a ingannarlo…»
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «E allora perché Piton ha salvato la vita a Harry il primo anno, eh? Perché non l’ha lasCiato morire?»
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Tu che cosa ne diCi, Sirius?» disse forte Harry, e Ron e Hermione smisero di rimbeccarsi per stare a sentire.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «lo credo che abbiano ragione tutti e due» rispose Sirius, guardandoli pensieroso. «Da quando ho scoperto che Piton insegnava qui, mi sono chiesto come mai Silente gli ha offerto un lavoro. Piton è sempre stato attratto dalle Arti Oscure, a scuola era celebre per questo. Era un tipo visCido, untuoso, coi capelli appicCicaticCi» aggiunse Sirius, e Harry e Ron si scambiarono un sorrisetto. «Quando è arrivato a scuola, conosceva più incantesimi di metà degli allievi del settimo anno e faceva parte di una banda di Serpeverde che sono diventati quasi tutti Mangiamorte».
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Sirius alzò le mani e prese a elencare i nomi. «Rosier e Wilkes: furono entrambi ucCisi dagli Auror l’anno prima della caduta di Voldemort. I Lestrange, marito e moglie: si trovano ad Azkaban. Avery: ho sentito dire che è riusCito a togliersi dai guai sostenendo che aveva agito sotto la Maledizione Imperius, è ancora in libertà. Ma per quel che ne so, Piton non è mai nemmeno stato accusato di essere un Mangiamorte. Non che questo conti molto. Molti di loro non furono mai catturati. E Piton è certo abbastanza abile e astuto da tenersi fuori dai guai».
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Si, dovevi vedere la facCia che ha fatto quando Karkaroff è venuto a Pozioni ieri!» aggiunse Harry in fretta. «Karkaroff voleva parlare con lui, sostiene che Piton lo sta evitando. Sembrava proprio preoccupato. Ha fatto vedere a Piton qualcosa che aveva sul bracCio, ma non sono riusCito a vedere cos’era».
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    «Ha fatto vedere a Piton qualcosa che aveva sul bracCio?» chiese Sirius. deCisamente perplesso. Si passò distrattamente le dita tra i capelli sporchi, poi alzò di nuovo le spalle. «Be’, non ho idea di che cosa sia… ma se Karkaroff è davvero preoccupato, e vuole sapere qualcosa da Piton…»
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    Sirius fissò la parete della caverna, poi fece un sorriso amaro. «C’è ancora il fatto che Silente si fida di Piton, e io so che Silente si fida là dove molte altre persone non io farebbero, ma non ce lo vedo a permettere che Piton facCia l’insegnante a Hogwarts se avesse mai lavorato per Voldemort».
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Perché Moody e Crouch sono cosi deCisi a entrare nell’uffiCio di Piton, allora?» chiese Ron ostinato.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Be’» rispose Sirius lentamente, «non escludo che Malocchio abbia perquisito gli uffiCi di ogni singolo insegnante quando è arrivato a Hogwarts. Prende sul serio la sua Difesa contro le Arti Oscure, Moody. Non so se esiste qualcuno di cui si fida, e con le cose che ha visto non mi sorprende. Ma c’è da dire una cosa a favore di Moody, che non ha mai ucCiso se poteva evitarlo. Ha sempre consegnato prigionieri vivi, per quanto era possibile. Era duro, ma non è mai sceso al livello dei Mangiamorte. Crouch, però… è di un’altra pasta… sarà davvero malato? E se sì, perché ha fatto la fatica di trasCinarsi fino all’uffiCio di Piton? E se no… che cos’ha in mente? Che cosa doveva fare di tanto importante alla Coppa del Mondo da non mettere piede in Tribuna d’Onore? Che cosa faceva mentre avrebbe dovuto prendere parte al Torneo come giudice?»
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    Sirius tacque, senza smettere di fissare la parete della caverna. Fierobecco frugava nel terreno rocCioso, in cerca di ossa che gli fossero sfuggite.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Posso provarCi» rispose Ron dubbioso. «Meglio non fargli capire che sospetto che Crouch stia combinando qualcosa di losco, però. Percy adora Crouch».
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «E già che Ci sei potresti cercare di scoprire se hanno qualche indizio su Bertha Jorkins» aggiunse Sirius, indicando un’altra copia della Gazzetta del Profeta.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Sì, è Citato nell’articolo» disse Sirius. «La fa tanto lunga sulla pessima memoria di Bertha. Be’, può essere cambiata da quando la conoscevo io, ma quella Bertha non era affatto smemorata, semmai il contrario. Era un po’ ottusa, ma aveva un’ottima memoria per i pettegolezzi. Cosa che la metteva spesso nei guai, non sapeva mai quando tenere la bocca chiusa. Un bel peso per il Ministero della Magia… forse è per questo che Bagman ha aspettato così tanto a cercarla…»
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «È meglio che torniate a scuola» disse Sirius, alzandosi. «Ora, sentite…» LanCiò un’occhiata particolarmente intensa a Harry. «Non voglio che voi tre scappiate via da scuola per venire a trovarmi, capito? Mandatemi dei messaggi e basta. Voglio ancora sapere se succede qualcosa di strano. Ma non dovete usCire da Hogwarts senza permesso, sarebbe l’occasione ideale se qualcuno vi volesse aggredire».
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Finora nessuno ha cercato di aggredirmi, a parte un drago e un paio di AvvinCini» disse Harry.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Ma Sirius lo guardò severamente. «Non m’importa… Tirerò un sospiro di sollievo quando questo Torneo sarà finito, e Cioè non prima di giugno. E non dimenticate: se parlate di me tra di voi, chiamatemi Tartufo, d’accordo?»
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Si trasformò di nuovo nell’enorme cane nero prima che usCissero dalla caverna, e i tre amiCi ridiscesero lungo il fianco della montagna con lui, attraversarono la landa cosparsa di massi e raggiunsero lo steccato. Qui Sirius permise loro di accarezzargli la testa a turno, prima di voltarsi e dirigersi di corsa verso il limitare del villaggio.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Non lo so» rispose Ron. «Se si convincesse che siamo d’intralCio alla sua carriera… Percy è proprio ambizioso, sai…»
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

   Domenica dopo colazione Harry, Ron e Hermione salirono alla Guferia per spedire una lettera a Percy e chiedergli, come aveva suggerito Sirius, se avesse visto il signor Crouch ultimamente. Usarono Edvige, perché era tantissimo tempo che non le affidavano un incarico. Quando l’ebbero vista sparire dalla finestra della Guferia, scesero nelle cuCine per portare a Dobby i suoi calzini nuovi.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    Gli elfi domestiCi diedero loro un caloroso benvenuto, facendo inchini e riverenze e affannandosi a preparare di nuovo il tè. Dobby fu estasiato da! regalo.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Harry Potter è troppo buono con Dobby!» squittì, asCiugandosi i lacrimoni dagli occhi enormi.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Non è che Ci sono ancora quei bigné, eh’?» disse Ron, guardando gli elfi domestiCi impegnati a sorridere radiosi e inchinarsi.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Hai appena fatto colazione!» esclamò Hermione irritata, ma un gran vassoio d’argento carico di bigné stava già sfrecCiando verso di loro, portato da quattro elfi.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Buona idea» disse Ron. «Diamo qualcosa da fare a Leo. Non potreste darCi un po’ di Cibo in più, eh?» disse agli elfi che lo Circondavano. Quelli s’inchinarono rapiti e corsero a prendere altra roba.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Winky è laggiù viCino al fuoco, signorina» disse Dobby piano, le orecchie un po’ afflosCiate.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    Anche Harry guardò verso il focolare. Winky era seduta sullo stesso sgabello dell’ultima volta, ma si era tanto trascurata che sulle prime non si riusCiva a distinguerla dai mattoni anneriti dal fumo che le facevano da sfondo. I suoi abiti erano strappati e sudiCi. Brandiva una bottiglia di Burrobirra e osCillava sullo sgabello, fissando il fuoco. Mentre la guardavano, singhiozzò sonoramente.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Ehi, Winky» disse Harry, colto da un’improvvisa ispirazione, avviCinandosi e chinandosi per parlarle, «non sai che cos’ha in mente il signor Crouch, per caso? Perché ha smesso di venire a fare il giudice al Torneo Tremaghi».
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Winky — hic — non fa solo — hic — i lavori di casa per il signor Crouch!» strillò l’elfa indignata, dondolandosi più forte che mai e versando la Burrobirra sulla camiCia già coperta di macchie. «Padrone affida — hic — a Winky — hic — il più importante — hic — il più segreto…»
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    Ma Winky scosse violentemente la testa, rovesCiandosi addosso dell’altra Burrobirra.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Winky tiene — hic — i segreti del suo padrone» disse in tono riottoso, osCillando forte e guardando Harry in cagnesco con gli occhi strabiCi. «Tu sta — hic — ficcando il naso, tu sta».
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Winky non deve parlare così a Harry Potter!» disse Dobby adirato. «Harry Potter è coraggioso e nobile e Harry Potter non è un impicCione!»
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Lui ficca il naso — hic — nelle cose segrete e private — hic — del mio padrone — hic — Winky è una brava elfa domestica — Winky tiene la bocca chiusa — hic — la gente cerca di — hic — impicCiarsi — hic…» Le palpebre di Winky si abbassarono e all’improvviso, senza preavviso, l’elfa sCivolò giù dallo sgabello nel focolare, russando forte. La bottiglia vuota di Burrobirra rotolò via sul pavimento di pietra.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    Una mezza dozzina di elfi si avviCinarono di corsa, disgustati. Uno di loro raccolse la bottiglia, gli altri coprirono Winky con un’ampia tovaglia a quadretti e ne rimboccarono bene i capi, nascondendola alla vista.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Noi è costernati che voi ha dovuto vedere questo, signori e signorina!» squitti un elfo lì accanto, scuotendo la testa vergognoso. «Noi spera che voi non Ci giudica tutti da come si comporta Winky, signori e signorina!»
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Lei Ci scusa tanto, signorina» disse l’elfo domestico con un altro profondo inchino, «ma gli elfi domestiCi non ha il diritto di essere infeliCi quando c’è del lavoro da fare e dei padroni da servire».
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Oh, per l’amor del Cielo!» abbaiò Hermione. «Statemi bene a sentire, tutti quanti! Avete diritto quanto i maghi di essere infeliCi! Avete il diritto di ottenere salari e vacanze e abiti come si deve, non dovete fare tutto quello che vi si ordina: guardate Dobby!»
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Signorina, per favore, tiene Dobby fuori da questa faccenda» borbottò Dobby, con aria spaventata. I sorrisi allegri erano scomparsi dai volti degli elfi domestiCi. All’improvviso occhieggiarono Hermione come se fosse una pazza pericolosa.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Noi ha il Cibo in più per voi!» squittì un elfo al gomito di Harry, e gli ficcò tra le bracCia un grosso prosCiutto, una dozzina di torte e della frutta. «ArrivederCi
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    Gli elfi si affollarono attorno a Harry, Ron e Hermione e cominCiarono a spingerli fuori dalla cuCina, premendo con tante manine sui loro sederi.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Grazie per i calzini, Harry Potter!» gridò Dobby depresso. Stava in piedi presso il fuoco, viCino alla tovaglia bitorzoluta che era Winky.
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    «Non potevi tenere la bocca chiusa, eh, Hermione?» disse Ron arrabbiato mentre la porta della cuCina sbatteva alle loro spalle. «Ora non vorranno più che andiamo a trovarli! Potevamo cercare di scoprire da Winky qualcosa di più sul signor Crouch!»
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    «Oh, come se te ne importasse!» sbottò Hermione sprezzante. «A te piace venire quaggiù solo per il Cibo!»
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    Dopodiché la giornata fu piuttosto tesa. Harry era così stanco di vedere Ron e Hermione battibeccare al di sopra dei compiti in sala comune che quella sera portò da solo il Cibo per Sirius su alla Guferia.
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    Leo era troppo piccolo per trasportare un prosCiutto intero su per la montagna da solo, così Harry chiese anche l’aiuto di due allocchi di palude della scuola. Quando furono decollati nella luce del tramonto, tre bizzarre sagome che trasportavano insieme il grosso pacco, Harry si appoggiò al davanzale, guardando il parco, le cupe Cime frusCianti degli alberi della Foresta Proibita, e le vele agitate della nave di Durmstrang. Un gufo reale attraversò in volo il filo di fumo che saliva dal camino di Hagrid; planò verso il castello, Circumnavigò la Guferia e sparì. Guardando in giù, Harry vide Hagrid scavare con foga davanti alla capanna. Si chiese che cosa stesse facendo; era come se stesse preparando un nuovo orticello. In quel momento Madame Maxime sbucò dal carro di Beauxbatons e raggiunse Hagrid. Cercò di coinvolgerlo in una conversazione. Hagrid si appoggiò alla pala, ma non sembrava desideroso di prolungare la chiacchierata, perché Madame Maxime poco dopo tornò alla sua carrozza.
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    Il giorno dopo a colazione il malumore di Ron e di Hermione si era dissipato, e con gran sollievo di Harry, le cupe profezie di Ron sul fatto che a causa degli insulti di Hermione gli elfi domestiCi avrebbero mandato Cibo più scadente al tavolo di Grifondoro si rivelarono false; il bacon, le uova e le aringhe affumicate erano buoni come sempre.
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    Con sua sorpresa, il gufo grigio atterrò davanti al suo piatto, seguito da viCino da quattro barbagianni, un gufo bruno e un allocco.
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    «Quanti abbonamenti hai fatto?» chiese Harry, afferrando il calice di Hermione prima che venisse rovesCiato dal grappolo di gufi, che si urtavano tutti cercando di recapitare per primi la loro lettera.
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    «Cosa acCidenti…» cominCiò Hermione. Sfilò la lettera dal gufo grigio, la aprì e cominCiò a leggerla «Oh, roba da matti!» balbettò, arrossendo.
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    Aveva aperto l’ultima busta, e un liquido di un verde giallastro con un intenso odore di benzina le schizzò sulle mani, che cominCiarono a coprirsi di grosse bolle gialle.
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    «Pus di Bubotubero puro!» gridò Ron, raccogliendo con Circospezione la busta per annusarla.
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    «L’avevo avvertita!» disse Ron mentre Hermione correva fuori dalla Sala Grande reggendosi le mani. «L’avevo avvertita di non dare fastidio a Rita Skeeter! Guarda questa…» Lesse ad alta voce una delle lettere che Hermione non aveva ancora visto. «“Ho letto sul Settimanale delle Streghe che stai prendendo in giro Harry Potter e quel ragazzo ne ha già passate tante e ti spedirò una maledizione con la prossima posta non appena riesco a trovare una busta abbastanza grande”. AcCidenti, è meglio che si guardi le spalle».
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    Hermione non si fece vedere a Erbologia. Mentre Harry e Ron usCivano dalla serra per andare a lezione di Cura delle Creature Magiche, videro Malfoy, Tiger e Goyle scendere i gradini di pietra davanti al castello. Dietro di loro, Pansy Parkinson e il suo gruppetto parlavano a bassa voce ridacchiando. Come vide Harry, Pansy gridò: «Potter, ti sei mollato con la tua ragazza? Come mai a colazione era così sconvolta?»
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    Hagrid, che nella lezione precedente aveva annunCiato di aver finito con gli unicorni, li aspettava davanti alla sua capanna con una nuova dotazione di casse aperte ai suoi piedi. Il cuore di Harry ebbe un tuffo — e se era un’altra covata di Schiopodi? — ma quando fu abbastanza viCino da guardarCi dentro, si trovò davanti a tante soffiCi creature nere dai lunghi musi. Le zampe davanti erano curiosamente piatte, come badili, e gli esserini sbattevano le palpebre davanti alla classe, rispondendo con educata perplessità a tutta quell’attenzione.
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    «Questi sono Snasi» spiegò Hagrid quando la classe lo ebbe attorniato. «Li si trova soprattutto giù nelle miniere. Gli piacCiono le cose che brillano… ecco, guardate».
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    «Sono dei piccoli, utili trovatesori» disse Hagrid allegramente. «Ho pensato che oggi Ci potevamo divertire un po’ con loro. Vedete laggiù?» E indicò il bel pezzo di terra appena vangata che Harry lo aveva visto lavorare dalla finestra della Guferia. «Ho sepolto delle monete d’oro. Ho un premio per chi sceglie lo Snaso che ne trova di più. Toglietevi gli oggetti preziosi, scegliete uno Snaso e preparatevi a liberarli».
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    Harry si tolse l’orologio (lo portava solo per abitudine, dal momento che non funzionava più), e se lo infilò in tasca. Poi scelse uno Snaso, che gli ficcò nell’orecchio il lungo muso e annusò entusiasta. Era deCisamente una bestiola coccolosa.
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    Cura delle Creature Magiche non era mai stata così divertente. Gli Snasi si tuffavano dentro e fuori dal pezzetto di terra come se fosse stata acqua, e Ciascuno tornava zampettando dallo studente che l’aveva liberato e gli sputava in mano una moneta. Quello di Ron era particolarmente svelto; ben presto gli riempì le mani.
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    «Si possono comprare per tenerli in casa, Hagrid?» chiese ecCitato mentre il suo Snaso si rituffava nella terra, schizzandogli i vestiti.
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    Goyle si svuotò le tasche, deCisamente imbronCiato. Si scoprì che lo Snaso di Ron era stato il più bravo di tutti, e Hagrid lo premiò con un blocco enorme di Cioccolato di Mielandia. La campana del pranzo echeggiò nel parco; il resto della classe s’incamminò verso il castello, ma Harry, Ron e Hermione rimasero indietro per aiutare Hagrid a rimettere gli Snasi nelle loro cassette. Harry notò Madame Maxime che li guardava dalla finestra della carrozza.
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    «Aaah, non pensarCi» disse Hagrid gentilmente, guardandola. «Anch’io ne ho ricevute un po’ dopo che Rita Skeeter aveva scritto della mia mamma. “Sei un mostro e dovresti essere eliminato”. “Tua madre ha ucCiso tante persone innocenti e se avessi un po’ di dignità ti butteresti nel lago”».
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    Ron però scrutava il Cioccolato da sotto le sopracCiglia aggrottate. Sembrava arrabbiato per qualcosa.
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    Harry Ci mise un po’ a capire di che cosa stava parlando Ron.
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    «Dev’essere bello» disse Ron all’improvviso, mentre si servivano di roast-beef e contorni vari. «Avere così tanti soldi da non accorgerti se ti sparisce una manCiata di galeoni».
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    «LasCia perdere, va bene?» disse Harry.
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    «Be’, adesso sappiamo cosa regalarti il prossimo Natale» disse Hermione allegramente. Poi, visto che Ron continuava a restare imbronCiato, aggiunse: «Andiamo, Ron, potrebbe andar peggio. Almeno tu non hai le dita piene di pus». Hermione faceva una gran fatica a maneggiare forchetta e coltello, con le dita così gonfie e rigide. «Odio quella Skeeter!» esplose furibonda. «Gliela farò pagare, fosse l’ultima cosa che facCio!»
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    La settimana dopo Hermione continuò a ricevere lettere anonime, e anche se lei seguì il consiglio di Hagrid e smise di aprirle, parecchi dei suoi nemiCi spedirono Strillettere, che esplosero al tavolo di Grifondoro coprendola di insulti davanti a tutta la Sala Grande. Anche quelli che non leggevano il Settimanale delle Streghe ormai sapevano tutto del presunto triangolo Harry-Krum-Hermione. Harry cominCiava a essere stanco di ripetere a tutti che Hermione non era la sua fidanzata.
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    «Si calmerà tutto, comunque» disse a Hermione, «se facCiamo finta di niente… la gente si è stufata della roba che aveva scritto su di me l’ultima volta…»
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    «Voglio capire come fa Rita Skeeter ad ascoltare le nostre conversazioni private quando le era stato vietato di avviCinarsi al parco!» esclamò Hermione furibonda.
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    Alla fine della lezione seguente di Difesa contro le Arti Oscure, si fermò a chiedere qualcosa al professor Moody. Il resto della classe aveva una gran fretta di andarsene; Moody aveva dato loro un compito in classe così diffiCile di deviazione di malefiCi che molti di loro accusavano piccole ferite. Harry aveva una forma così ostinata di Orecchie Agitate che dovette tenerle ferme con le mani mentre si allontanava dalla classe.
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    «Be’, è chiaro che Rita non usa un Mantello dell’Invisibilità» sbuffò Hermione Cinque minuti dopo, raggiungendo di corsa Harry e Ron in Sala d’Ingresso e togliendo la mano da una delle Orecchie Agitate di Harry perché la sentisse. «Moody dice che non l’ha vista attorno al tavolo dei giudiCi alla seconda prova, e nemmeno viCino al lago!»
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    «Hermione, serve a qualcosa dirti di lasCiar perdere?» disse Ron.
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    «Forse ti ha messo una Cimice» azzardò Harry.
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    «Una Cimice?» chiese Ron con sguardo vacuo. «Cosa… le avrebbe buttato addosso un insetto?»
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    Harry spiegò che si trattava di microfoni nascosti, microspie e attrezzature di registrazione. Ron ne fu affasCinato, ma Hermione li interruppe. «Voi due non leggerete mai Storia di Hogwarts?»
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    «Tutti i surrogati della magia che usano i Babbani — l’elettriCità, e i computer e i radar e quelle cose là — impazziscono attorno a Hogwarts, c’è troppa magia nell’aria. No, Rita usa la magia per origliare, dev’essere così… se solo riusCissi a scoprire che cos’è… ooh, se è illegale, l’avrò in pugno…»
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    «Non abbiamo abbastanza cose di cui preoccuparCi?» le chiese Ron. «Dobbiamo anche imbastire una vendetta contro Rita Skeeter?»
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    Hermione, comunque, non chiese a Harry e Ron di aiutarla a vendicarsi di Rita Skeeter, cosa per la quale entrambi le furono grati, perché il loro carico di compiti diventava sempre più pesante man mano che si avviCinavano le vacanze di Pasqua. Harry era francamente stupito che Hermione riusCisse a fare ricerche sui metodi magiCi per ascoltare le conversazioni altrui con tutto quello che avevano da fare. Lui lavorava come un pazzo solo per riusCire a star dietro a tutti i compiti e le lezioni, anche se Ci teneva a spedire regolarmente pacchi di viveri alla caverna sulla montagna per Sirius; dopo la scorsa estate, non aveva dimenticato cosa si provava ad avere continuamente fame. Allegava biglietti per Sirius, in cui scriveva che non era successo niente di straordinario, e che erano ancora in attesa di una risposta da Percy.
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    Come continuo a ripetere alla Gazzetta del Profeta, il signor Crouch si è preso una meritata vacanza. Spedisce gufi regolari con le istruzioni. No, non l’ho visto di persona, ma credo di poter dire con tutta sicurezza di conoscere la scrittura del mio superiore. Ho già parecchio da fare al momento senza dover mettere a lacere queste ridicole voCi. Per favore non seccarmi più a meno che non si tratti di una cosa importante. Buona Pasqua.
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    «Dobbiamo scendere al campo di Quidditch stasera alle nove, Potter» gli disse. «Ci sarà il signor Bagman, e spiegherà la terza prova ai campioni».
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    Così quella sera alle otto e mezzo Harry lasCiò Ron e Hermione nella Torre di Grifondoro e scese le scale. Mentre attraversava la Sala d’Ingresso, Cedric sali dalla sala comune di Tassorosso.
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    Il campo di Quidditch non era più lisCio e piatto. Sembrava che qualcuno gli avesse costruito sopra un intrico di lunghe mura basse, che piegavano e s’incroCiavano in tutte le direzioni.
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    «Sono siepi!» disse Harry, curvandosi per osservare la più viCina.
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    «Be’, cosa ne dite?» disse Bagman tutto felice, mentre Harry e Cedric superavano l’ultima siepe. «Crescono bene, vero? Date loro un mese e Hagrid riusCirà a farle diventare alte sei metri. Non preoccupatevi» aggiunse gioviale, notando l’espressione men che lieta dipinta sulla facCia di Harry e Cedric, «riavrete il vostro campo di Quidditch una volta finita la prova! Ora, suppongo che siale riusCiti a immaginare che cosa abbiamo in mente…»
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    «Ci saranno degli ostacoli» spiegò Bagman allegramente, saltellando in punta di piedi. «Hagrid sta preparando una serie di creature… poi Ci saranno incantesimi da spezzare… tutta roba del genere, insomma. Ora, i campioni che conducono la classifica partiranno in vantaggio». Bagman sorrise a Harry e Cedric. «Poi entrerà il signor Krum… poi la signorina Delacour. Ma avrete tutti la possibilità di battervi, tutto dipenderà da come supererete gli ostacoli. Dovrebbe essere divertente, eh?»
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    Bagman si affrettò a raggiungere Harry mentre si facevano strada tra le siepi per usCire dal labirinto in cresCita. Harry aveva la sensazione che Bagman stesse per offrirgli di nuovo il suo aiuto, ma in quel momento Krum gli batté sulla spalla.
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    «No, è tutto a posto, signor Bagman» disse Harry, reprimendo un sorrisetto, «credo che riusCirò a ritrovare il castello da solo, grazie».
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    Harry e Krum usCirono insieme dallo stadio, ma Krum non prese la strada che portava alla nave di Durmstrang. S’incamminò invece verso la Foresta.
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    «Io non vuole che qvalcuno Ci sente» rispose secco Krum.
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    Quando finalmente ebbero raggiunto un prato tranquillo, non lontano dal reCinto dei cavalli di Beauxbatons, Krum si fermò all’ombra degli alberi e si voltò ad affrontare Harry.
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    «Io vuole sapere» profferì, guardandolo in cagnesco, «cosa esserCi fra te e Herr-Mioni».
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    «Niente» rispose. Ma Krum lo guardò torvo, e Harry, colpito di nuovo dall’altezza di Krum, si spiegò meglio. «Siamo amiCi. Non è la mia fidanzata e non lo è mai stata. È solo quella Skeeter che s’inventa le cose».
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    «Sì» disse Harry, «perché siamo amiCi».
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    Non riusCiva a credere di trovarsi nel bel mezzo di una conversazione del genere con Viktor Krum, il famoso giocatore internazionale di Quidditch. Era come se il diCiottenne Krum fosse convinto che lui, Harry, era un suo pari — un autentico rivale…
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    «No» rispose Harry con deCisione.
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    Ma qualcosa si mosse tra gli alberi dietro Krum, e Harry, che aveva una certa esperienza del genere di cose che si acquattavano nella Foresta, afferrò d’istinto Krum per il bracCio e lo trasse a sé.
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    Harry scosse la testa, guardando il punto in cui aveva visto un movimento. Fece sCivolare la mano nella veste, in cerca della bacchetta.
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    Un attimo dopo un uomo uscì barcollando da dietro un’alta querCia. Per un istante, Harry non lo riconobbe… poi vide che era il signor Crouch.
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    Sembrava che fosse in viaggio da giorni. Aveva la veste strappata e insanguinata all’altezza delle ginocchia, il volto coperto di graffi, la barba lunga e il viso grigio di stanchezza. I capelli e i baffi di solito così in ordine avevano bisogno di una lavata e una regolata. Il suo strano aspetto, comunque, era nulla in confronto al suo comportamento. Il signor Crouch borbottava e gesticolava come se stesse parlando con qualcuno che vedeva solo lui. A Harry fece venire in mente con chiarezza un vecchio barbone che aveva visto una volta quando era a fare compere con i Dursley. Anche quell’uomo discuteva animatamente con il vuoto: zia Petunia aveva afferrato la mano di Dudley e l’aveva trasCinato dall’altra parte della strada per evitarlo; zio Vernon poi aveva inflitto alla famiglia una lunga tirata su quello che avrebbe voluto fare di mendicanti e vagabondi.
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    Harry annuì, esitò per un attimo, poi si avviCinò lentamente al signor Crouch, che non lo guardò ma continuò a parlare con un albero li viCino: «…e quando hai finito, Weatherby, manda un gufo a Silente per confermare il numero di studenti di Durmstrang che prenderanno parte al Torneo, Karkaroff ha appena fatto sapere che saranno in dodiCi…»
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    «Silente!» esclamò il signor Crouch senza fiato. Tese una mano e afferrò il vestito di Harry, trasCinandolo più viCino, anche se i suoi occhi guardavano oltre la testa di Harry. «Devo… vedere… Silente…»
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    «Ho fatto… una cosa… stupida…» esalò il signor Crouch. Sembrava deCisamente impazzito. I suoi occhi roteavano sporgenti, e un rivolo di saliva gli sCivolava giù per il mento. Ogni parola che pronunCiava pareva costargli un sforzo tremendo. «Devo… dire… a Silente…»
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    «Sono un allievo della scuola» rispose Harry, cercando con gli occhi l’aiuto di Krum, che si teneva a distanza e sembrava deCisamente teso.
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    «Andrò a chiamare Silente se lei mi lasCia andare» disse Harry. «Mi lasCi, signor Crouch, e andrò a chiamarlo…»
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    «Grazie, Weatherby, e quando hai finito, vorrei una tazza di tè. Mia moglie e mio figlio arriveranno tra poco, stasera andiamo a un concerto con il signore e la signora Caramell». Ora Crouch aveva ripreso a parlare tranquillamente con un albero, e sembrava del tutto ignaro della presenza di Harry; quest’ultimo ne fu così sorpreso che non si accorse nemmeno che Crouch lo aveva lasCiato andare. «Sì, mio figlio ha appena preso dodiCi G.U.F.O., una bella soddisfazione, sì, grazie, sì, sono davvero molto fiero di lui. Ora, se puoi portarmi quel promemoria del Ministero della Magia di Andorra, credo che avrò tempo di buttar giù una risposta…»
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    «Tu resta qui con lui!» disse Harry a Krum. «lo vado a chiamare Silente, farò in fretta, so dov’è il suo uffiCio…»
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    «Rimani con lui» disse Harry, e fece per alzarsi, ma il suo gesto parve innescare un altro brusco mutamento nel signor Crouch, che lo afferò alle ginocchia e lo trasCinò di nuovo a terra.
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    «Andrò a chiamare Silente se mi lasCia andare, signor Crouch!» esclamò Harry. Poi si rivolse a Krum, infuriato. «Vuoi aiutarmi?»
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    Krum, deCisamente preoccupato, si fece avanti e si accoccolò viCino al signor Crouch.
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    «Fai in fretta, sì?» gli gridò dietro Krum mentre Harry filava via dalla Foresta e correva su per il parco immerso nell’oscurità. Erano completamente soli; Bagman, Cedric e Fleur erano scomparsi. Harry corse all’impazzata su per i gradini di pietra, varcò il portone di querCia e schizzò su per la scalinata di marmo, diretto al secondo piano. Cinque minuti dopo correva verso un gargoyle di pietra eretto a metà di un corridoio vuoto.
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    Era la parola d’ordine per la scala nascosta che portava all’uffiCio di Silente: o almeno lo era due anni prima. Nel frattempo evidentemente era cambiata, perché il gargoyle di pietra non prese vita e non balzò di lato, ma rimase lì immobile, scrutando Harry con sguardo malvagio.
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    Piton era appena spuntato dalla scala nascosta dietro il gargoyle di pietra. Il muro si stava ancora chiudendo alle sue spalle mentre faceva segno a Harry di tornare indietro. «Che cosa Ci fai qui, Potter?»
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    «Che sCiocchezze vai dicendo?» disse Piton, gli occhi neri sCintillanti. «Di che cosa stai parlando?»
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    Harry avrebbe giurato che Piton si stava divertendo, negandogli quello che chiedeva e lasCiandolo nel panico.
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    Harry si aspettava che Silente facesse qualche domanda, ma, con suo gran sollievo, non lece nulla del genere. «Guidami» disse immediatamente, e s’incamminò dietro a Harry lungo il corridoio, lasCiando Pìton in piedi accanto al gargoyle: era brutto il doppio.
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    «Ma senti» disse Silente, e affrettò il passo mentre usCivano nella notte nera come la pece.
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    «Non si comporta in modo normale» continuò Harry, camminando più in fretta al fianco di Silente. «Sembra che non sappia dove si trova. Continua a parlare come se credesse di trovarsi davanti a Percy Weasley, e poi cambia, e dice che deve vedere lei… l’ho lasCiato con Viktor Krum».
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    «No» rispose Harry. «Io e Krum stavamo parlando, il signor Bagman aveva appena finito di spiegarCi la terza prova, siamo rimasti indietro, e poi abbiamo visto il signor Crouch usCire dalla Foresta…»
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    Harry e Silente corsero avanti. Krum era steso a terra. Sembrava privo di sensi. Di Crouch nessuna tracCia. Silente si chinò su Krum e gli sollevò delicatamente una palpebra.
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    Levò la bacchetta e la puntò verso la capanna di Hagrid. Harry vide qualcosa di argenteo sfrecCiare fuori dalla punta e dirigersi attraverso gli alberi come un uccello spettrale. Poi Silente si curvò di nuovo su Krum, gli puntò contro la bacchetta e sussurrò: «Innerva».
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    «Non so dove sia Barty Crouch» disse Silente a Moody, «ma è fondamentale che riusCiamo a trovarlo».
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    «Ci penso io» ringhiò Moody, e alzata la bacchetta si allontanò zoppicando nella Foresta.
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    Né Silente né Harry aprirono bocca finché non udirono il rumore inconfondibile di Hagrid e Thor che tornavano. Karkaroff li seguiva di corsa. Indossava la sua lisCia pellicCia argentea e sembrava pallido e agitato.
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    «Igor» esordì Silente, ma Karkaroff si erse in tutta la sua altezza, stringendosi addosso la pellicCia, furente.
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    «Tradimento!» ululò, puntando il dito contro Silente. «È una congiura! Tu e il Ministero della Magia mi avete attirato qui con l’inganno, Silente! Questa non è una gara corretta! Prima tramate per ammettere Potter al Torneo, anche se è troppo giovane! Ora uno dei tuoi amiCi del Ministero cerca di mettere fuori gioco il mio campione! Io subodoro doppiezza e corruzione in tutta quanta la faccenda, e tu, Silente, tu, con tutti i tuoi discorsi sui rapporti magiCi internazionali più stretti, sull’importanza di ricreare vecchi legami, di dimenticare vecchie divergenze… ecco che cosa penso di te!»
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    Karkaroff sputò ai piedi di Silente. Con un rapido gesto, Hagrid afferrò Karkaroff per la pellicCia, lo sollevò e lo sbatté contro un albero viCino.
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    «Chiedi scusa!» ringhiò Hagrid, mentre Karkaroff annaspava, col grosso pugno del guardiacacCia alla gola, i piedi penzoloni a mezz’aria.
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    Hagrid ritirò la mano che inchiodava Karkaroff all’albero, e quest’ultimo sCivolò lungo il tronco e si afflosCiò a terra; una piccola pioggia di rametti e foglie lo colpì sulla testa.
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    «Ti prego di scortare Harry fino al castello, Hagrid» disse Silente in tono asCiutto.
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    Respirando affannosamente, Hagrid scoccò a Karkaroff uno sguardo minacCioso. «Forse è meglio che sto qui, Preside…»
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Tu riporti Harry a scuola, Hagrid» ripeté Silente con deCisione. «Portalo difilato su alla Torre di Grifondoro. E Harry, voglio che tu vi rimanga. Qualunque cosa ti venga in mente di fare — qualunque gufo tu voglia spedire — possono aspettare fino a domattina, mi hai capito?»
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «LasCio Thor qui con te, Preside» disse Hagrid, senza smettere di fissare torvo Karkaroff, che era ancora ai piedi dell’albero, in un groviglio di pellicce e radiCi. «Rimani qui, Thor. Andiamo, Harry».
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Come osa» ringhiò Hagrid mentre passavano accanto al lago. «Come osa accusare Silente. Silente non fa ’ste cose. Silente non ti voleva al Torneo. Preoccupato! Non so quando ho mai visto Silente più preoccupato di adesso. E tu!» esclamò Hagrid all’improvviso rivolto a Harry, che guardò in su, sorpreso. «Che cos’è che facevi, cosa andavi in giro a fare con quel tipacCio di Krum? È di Durmstrang, Harry! Poteva farti il malocchio! Moody non ti ha insegnato niente? Ma pensa a te, lui che ti attira là fuori da solo…»
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Ci dirò due paroline anche a lei» disse Hagrid cupo, salendo pesantemente i gradini. «Meno tutti quanti voi avete a che fare con quegli stranieri, meglio sarà. Non potete fidarvi di nessuno di quelli là».
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Non parlarmi di lei!» disse Hagrid, e per un attimo parve davvero spaventoso. «Adesso sì che l’ho capita! Sta cercando di fare la pace solo perché vuole che le dico che cosa succede nella terza prova. Ha! Non Ci si può fidare di nessuno di quelli là!»
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Non Ci si può Smaterializzare entro i confini di Hogwarts, ve l’ho detto mille volte!» esclamò Hermione.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Ok, sentite un po’ questa» disse Ron ecCitato. «Krum aggredisce Crouch — no, aspettate un attimo — e poi si Schianta!»
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «RicominCia daccapo, Harry» disse Hermione. «Allora, che cos’ha detto il signor Crouch?»
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Ci fu una pausa.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Poi Ron cominCiò, in tono falsamente fiduCioso: «Ma era fuori di testa, come dicevi tu, quindi probabilmente metà delle cose che ha detto erano puro delirio…»
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Harry si allontanò dalla finestra e prese a scrutare le travi. Metà dei molti trespoli erano vuoti; ogni tanto, un altro gufo piombava giù da una delle finestre, di ritorno dalla cacCia notturna con un topo nel becco.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Se Piton non mi avesse trattenuto» disse Harry con amarezza, «forse saremmo arrivati in tempo. “Il Preside è occupato, Potter… che cosa sono queste sCiocchezze, Potter?” Perché non si è tolto di torno e basta?»
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Forse non voleva che tu arrivassi in tempo!» incalzò Ron. «Forse — aspetta un po’ — quanto Ci poteva mettere ad arrivare giù alla Foresta? Credi che possa essere arrivato prima di te e Silente?»
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «FaCile, se aveva con sé la Mappa del Malandrino» disse Harry.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Qualcuno stava salendo alla Guferia. Harry udì due voCi battibeccare, sempre più viCine.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Il sorriso scomparve dalle labbra di Fred. George gli lanCiò un’occhiata prima di rivolgersi a Ron.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Sono fatti miei se state ricattando qualcuno» incalzò Ron. «George ha ragione, potreste cacCiarvi in un grosso guaio».
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Te l’ho detto. Stavo scherzando» insisté George. Si avviCinò a Fred, gli sfilò la lettera di mano e la legò alla zampa del barbagianni più viCino. «CominCi ad assomigliare al nostro caro fratello maggiore, sai, Ron. Continua così e ti faranno Prefetto».
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Noi non Ci parlavamo» concluse Harry per lui. «Sì, ma un ricatto…»
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «È quella loro idea del negozio di scherzi» disse Ron. «Credevo che ne parlassero solo per irritare la mamma, ma fanno sul serio, vogliono aprirne uno. Gli manca solo un anno per finire Hogwarts, continuano a ripetersi che è ora di pensare al futuro, e papà non li può aiutare, e hanno bisogno di soldi per cominCiare».
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Tu diCi?» le fece eco Ron con aria scettica. «Non so… non è che gli importi granché di infrangere le regole, no?»
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Credete che sia troppo presto per andare dal professor Moody?» domandò Hermione mentre scendevano la scala a chiocCiola.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Sì» rispose Harry. «Probabilmente Ci fulminerebbe da dietro la porta se lo svegliassimo all’alba. Crederebbe che stiamo cercando di assalirlo nel sonno. Aspettiamo l’intervallo».
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Di rado una lezione di Storia della Magia era stata così lunga. Harry continuava a guardare l’orologio di Ron. visto che finalmente aveva rinunCiato al suo, ma quello di Ron si muoveva così piano che sembrava essersi rotto anche quello. Erano tutti e tre così stanchi che avrebbero posato volentieri la testa sul banco per dormire; perfino Hermione non prendeva appunti come al solito, ma era seduta con la testa appoggiata alla mano e fissava il professor Rüf con occhi vuoti.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Quando finalmente suonò la campana, corsero lungo ì corridoi fino alla classe di Difesa contro le Arti Oscure, e incontrarono il professor Moody che ne usCiva. Sembrava stanco quanto loro. La palpebra dell’occhio normale era afflosCiata, e dava al suo viso un aspetto ancora più deforme del solito.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Professor Moody!» gridò Harry mentre gli si avviCinavano facendosi largo tra la folla.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Si ritrasse per lasCiarli entrare nell’aula vuota, zoppicò dietro di loro e chiuse la porta.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «No» rispose Moody. Si avviCinò alla scrivania, sedette, allungò la gamba di legno con un lieve gemito ed estrasse la fiaschetta.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Certo» disse Moody, e bevve. «Ho preso esempio da te, Potter. L’ho consultata dal mio uffiCio fino nella Foresta. Non era da nessuna parte».
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Non Ci si può Smaterializzare nella cerchia del castello, Ron!» esclamò Hermione. «Può aver usato altri modi per sparire, vero, professore?»
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Hermione arrossì compiaCiuta.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Fece un gran sbadiglio, e le CicatriCi si distesero, e la bocca storta rivelò una serie di denti mancanti.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Non aveva pensato una volta al labirinto da quando lo aveva lasCiato assieme a Krum la sera prima.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Dovrebbe essere la cosa giusta per te, questa» disse Moody, guardando Harry e grattandosi il mento segnato dalle CicatriCi e coperto di peli ispidi. «Da quello che ha detto Silente, sei riusCito a superare cose del genere un sacco di volte. Ti sei fatto strada oltrepassando un bel po’ di ostacoli che custodivano la Pietra Filosofale al primo anno, vero?»
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Moody fece un gran sorriso. «Be’, dategli una mano a eserCitarsi per questa cosa, e sarò molto sorpreso se non vince» disse. «Nel frattempo… vigilanza costante, Potter. Vigilanza costante». Trasse un’altra gran sorsata dalla fiaschetta, e l’occhio magico roteò verso la finestra, da cui si scorgeva la vela più alta della nave di Durmstrang.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Voi due» — l’occhio normale era puntato su Ron e Hermione — «state viCini a Potter, d’accordo? Io tengo d’occhio tutto, ma comunque… gli occhi aperti non bastano mai».
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Harry, che cosa ti viene in mente di andare nella Foresta con Viktor Krum? Voglio che tu mi giuri a stretto giro di gufo che non usCirai di notte con nessuno. C’è qualcuno estremamente pericoloso a Hogwarts. E evidente che questo qualcuno voleva impedire a Crouch di incontrare Silente ed è probabile che tu ti sia trovato nell’oscurità a pochi metri da costui. Potevi rimanere ucCiso.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Il tuo nome non è finito per caso nel Calice di Fuoco. Se qualcuno sta cercando di farti del male, ha la sua ultima possibilità. Non allontanarti da Ron e Hermione, non usCire dalla Torre di Grifondoro la sera, e preparati alla terza prova. EserCitati a Schiantare e Disarmare. Non sarebbe male che provassi anche qualche stregoneria. Non puoi fare niente per Crouch. Giù la testa e bada a te stesso. Aspetto una tua lettera in cui mi dai la tua parola che non usCirai più dal castello.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Chi si crede di essere, a farmi la predica perché sono usCito dal castello?» esclamò Harry indignato mentre ripiegava la lettera di Sirius e se la infilava in tasca. «Con tutte le cose che ha combinato lui a scuola!»
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Senti» disse Harry, impaziente, «diCiamo che Tartufo ha ragione, e che qualcuno ha Schiantato Krum per rapire Crouch. Be’, doveva essere li tra gli alberi viCino a noi, no? Ma ha aspettato che io fossi lontano prima di agire, no? Quindi non pare proprio che sia io il suo obiettivo, no?»
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Non poteva farlo passare per un inCidente, se ti assassinava nella Foresta!» esclamò Hermione. «Ma se muori durante una prova…»
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Però non ha avuto problemi ad aggredire Krum, vero?» disse Harry. «Perché non mi ha fatto fuori nella stessa occasione? Poteva far finta che io e Krum Ci fossimo sfidati a duello, o qualcosa del genere».
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Harry, non capisco neanch’io» sospirò Hermione sconfortata. «So solo che stanno succedendo un sacco di cose strane, e non mi piacCiono… Moody ha ragione, Tartufo ha ragione, devi cominCiare ad allenarti per la terza prova, e subito. E rispondi subito a Tartufo e promettigli che non scapperai via da solo un’altra volta».
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Il parco di Hogwarts non era mai apparso cosi invitante, da quando Harry doveva restare chiuso dentro il castello. Nei giorni che seguirono trascorse tutto il suo tempo libero in biblioteca con Hermione e Ron, a studiare stregonerie, o in qualche classe vuota dove sgattaiolavano per eserCitarsi. Harry si era concentrato sullo Schiantesimo, che non aveva mai usato prima. Il guaio era che fare pratica comportava parecchi sacrifiCi da parte di Ron e Hermione.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Be’, certo, se continui a mancare i cusCini!» esclamò Hermione impaziente, risistemando la pila di cusCini che avevano usato per l’Incantesimo di Esilio e che Vitious aveva lasCiato in un armadio.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Quando sei Schiantato non riesCi a prendere la mira molto bene, Hermione!» ribatté rabbiosamente Ron. «Perché non vieni tu al mio posto?»
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Be’, credo che Harry l’abbia imparato, ormai» disse Hermione in fretta. «E non dobbiamo darCi pensiero per l’Incantesimo di Disarmo, perché sono secoli che lo sa fare… Credo che stasera dovremmo cominCiare con qualche stregoneria».
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Suonò la campana. Rimisero in fretta i cusCini nell’armadio di Vitious, e sgattaiolarono fuori dalla classe.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Ci vediamo a cena!» disse Hermione, diretta ad Aritmanzia, mentre Harry e Ron andavano verso la Torre Nord, a Divinazione. Ampie strisce di abbagliante luce solare attraversavano il corridoio entrando a fiotti dalle alte finestre. Il Cielo era di un azzurro così luminoso che sembrava smaltato.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Ci sarà da cuocere nell’aula della Cooman, quella non spegne mai il fuoco» disse Ron, mentre salivano la scala che portava alla scaletta argentata e alla botola.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Aveva ragione. Nella stanza pervasa da una luce fioca c’era un caldo soffocante. Gli effluvi del fuoco profumato erano più grevi che mai. Harry si sentì stordito mentre si avviCinava a una delle finestre schermate da tende. Mentre la professoressa Cooman guardava dall’altra parte, intenta a sbrogliare lo sCialle da una lampada, l’aprì di qualche centimetro e si risistemò nella poltrona foderata di chintz, in modo che un venticello leggero gli accarezzasse il viso. Era deCisamente piacevole.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Miei cari» esordì la professoressa Cooman, seduta in una profonda poltrona di fronte alla classe, scrutando i ragazzi uno per uno con gli occhi stranamente ingranditi dalle lenti, «abbiamo quasi finito il nostro lavoro sulla divinazione planetaria. Oggi, comunque, Ci si presenta un’ottima occasione per osservare gli effetti di Marte, perché in questo momento si trova in una posizione assolutamente interessante. Se volete guardare da questa parte, spegnerò le luCi…»
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Agitò la bacchetta e le lampade si spensero. Il fuoco rimase l’unica fonte di luce. La professoressa Cooman si chinò e prese da sotto la sedia un modellino in miniatura del sistema solare rinchiuso sotto una cupola di vetro. Era un oggetto molto bello; Ciascuna delle lune sCintillava dolcemente al suo posto attorno ai nove pianeti e al sole che brillava forte, e Ciascun globo galleggiava a mezz’aria sotto il vetro. Harry guardò pigramente mentre la professoressa Cooman cominCiava a indicare l’angolo affasCinante che Marte formava con Nettuno. Vapori dal greve profumo gli aleggiavano addosso, e l’arietta che entrava dalla finestra gli giocherellava sul viso. Udì il morbido ronzio di un insetto da qualche parte dietro la finestra. Le palpebre gli si fecero pesanti…
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Cavalcava un gufo reale, e insieme planavano nel Cielo azzurro chiaro verso una vecchia casa ricoperta d’edera aggrappata sul fianco di una collina. Volavano sempre più in basso, e il vento soffiava piacevole sul viso di Harry, finché non raggiunsero un’oscura finestra rotta al piano di sopra della casa, ed entrarono. Ora sfrecCiavano lungo un corridoio buio, verso una porta alla fine… la varcarono ed entrarono in una stanza dalle finestre chiuse con tavole di legno…
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Sei fortunato, CodalisCia» una voce fredda e acuta si levò dalla poltrona su cui era atterrato il gufo. «Hai davvero molta fortuna. Il pasticCio che hai combinato non ha rovinato tutto. È morto».
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Nagini» disse la voce fredda, «tu sei sfortunata. Non ti darò in pasto CodalisCia, dopotutto… ma non preoccuparti, non preoccuparti… c’è sempre Harry Potter…»
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Ora, CodalisCia» disse la voce fredda, «forse è il caso di ricordarti perché non ho intenzione di tollerare che tu combini un altro guaio…»
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Dalla poltrona emerse la punta di una bacchetta. Era puntata contro CodalisCia. «CruCio» disse la voce gelida.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    CodalisCia urlò, urlò come se ogni nervo che aveva in corpo fosse in preda alle fiamme, e le urla riempirono le orecchie di Harry mentre la Cicatrice che aveva sulla fronte gli bruCiava insopportabilmente; anche lui si ritrovò a urlare… Voldemort l’avrebbe sentito, avrebbe scoperto che era lì…
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Harry aprì gli occhi. Era disteso sul pavimento della stanza della professoressa Cooman, con le mani sulla facCia. La Cicatrice gli bruCiava ancora così forte che gli lacrimavano gli occhi. Il dolore era vero. Tutta la classe era in piedi attorno a lui, e Ron era inginocchiato al suo fianco, terrorizzato.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Nulla» mentì Harry. Si alzò a sedere. Si accorse di tremare violentemente. Non riuscì a impedirsi di guardare attorno, nel fitto delle ombre alle sue spalle; la voce di Voldemort era sembrata così viCina…
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Ti stavi toccando la Cicatrice!» esclamò la professoressa Cooman. «Ti sei rotolato per terra, toccandoti la Cicatrice! Andiamo, Potter, ho una certa esperienza in materia!»
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Mio caro, senz’alcun dubbio sei stato solleCitato dalle eccezionali vibrazioni chiaroveggenti della mia aula!» disse la professoressa Cooman. «Se adesso te ne vai, potresti perdere l’occasione di vedere più lontano di quanto tu non abbia mai…»
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Non voglio vedere altro che una mediCina per il mal di testa» disse Harry.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Quando Harry fu ai piedi della scala a pioli, comunque, non si diresse verso l’infermeria. Non aveva alcuna intenzione di andarCi. Sirius gli aveva detto che fare se la Cicatrice gli avesse fatto di nuovo male, e Harry avrebbe seguito il suo consiglio: stava andando difilato nell’uffiCio del Preside. Percorse i corridoi pensando a Ciò che aveva visto nel sogno… era reale quanto quello che lo aveva svegliato di soprassalto a Privet Drive… ripassò i particolari nella mente, cercando di ricordarli… aveva sentito Voldemort accusare CodalisCia di aver combinato un pasticCio… ma il gufo aveva portato buone notizie, il guaio era stato rimediato, qualcuno era morto… quindi CodalisCia non sarebbe stato dato in pasto al serpente… questa sorte sarebbe toccata a lui, Harry…
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Harry aveva oltrepassato senza accorgersene il gargoyle di pietra che sorvegliava l’ingresso dell’uffiCio di Silente. Sbatté le palpebre, si guardò attorno, capì che cos’aveva fatto e tornò sui suoi passi per fermarsi davanti alla statua. Poi gli venne in mente che non sapeva la parola d’ordine.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «OK» disse Harry, squadrandolo. «GocCia di pera. Ehm… Bacchetta di liquirizia. Ape Frizzola. SuperPallaGomma di Drooble. Gelatine Tuttigusti+1… oh no, non gli piacCiono, vero? Oh insomma, apriti, no?» sbottò. «Devo assolutamente vederlo, è urgente!»
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Harry gli sferrò un calCio, con l’unico risultato di farsi un male tremendo all’alluce.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Cioccorana!» urlò furioso, saltellando su un piede solo. «Piuma di zucchero! Scarafaggi a Grappolo!»
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Si affrettò a varcare l’apertura e salì il primo gradino di una scala a chiocCiola di pietra, che si avvolse lentamente verso l’alto mentre le porte si chiudevano alle sue spalle e lo portò fino a una porta di querCia luCida con un battente di ottone.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Udì delle voCi all’interno dell’uffiCio. Scese dalla scala mobile ed esitò, tendendo le orecchie.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

   La porta dell’uffiCio si aprì.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Harry entrò. Era già stato una volta nell’uffiCio di Silente; era una camera Circolare, molto bella, tappezzata di ritratti di Presidi di Hogwarts del passato, tutti immersi in un sonno profondo, il petto che si alzava e si abbassava dolcemente.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Cornelius Caramell era in piedi accanto alla scrivania di Silente, col suo solito mantello gessato e la bombetta verde aCido in mano.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Alle spalle di Caramell, Silente sorrise a Harry, gli occhi sCintillanti.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    UsCirono in drappello, silenziosi, e chiusero la porta. Dopo un minuto Circa, Harry udì i tonfi della gamba di legno di Moody diventare più deboli nel corridoio di sotto. Si guardò intorno.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Ciao, Fanny» disse.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Fanny, la fenice del professor Silente, era appollaiata sul trespolo d’oro accanto alla porta. Grande come un Cigno, coperta di splendide piume scarlatte e dorate, agitò la lunga coda e strizzò gli occhi in uno sguardo benevolo.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Harry si sedette davanti alla scrivania di Silente. Per parecchi minuti rimase a guardare i vecchi Presidi russare nelle corniCi, riflettendo su quanto aveva appena udito, e strofinandosi la Cicatrice. Aveva smesso di fargli male.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Si sentiva molto più tranquillo ora che si trovava nell’uffiCio di Silente, sapendo che di lì a poco gli avrebbe raccontato il suo sogno. Guardò la parete dietro la scrivania. Il Cappello Parlante, rattoppato e strappato, si trovava su una mensola. Una bacheca di vetro lì accanto racchiudeva una splendida spada d’argento, con grossi rubini incastonati nell’elsa, e Harry la riconobbe: era quella che aveva estratto dal Cappello Parlante al secondo anno. La spada era appartenuta a Godric Grifondoro, fondatore della Casa di Harry. La fissò, ricordando come era venuta in suo aiuto quando ormai credeva che ogni speranza fosse perduta, e fu allora che notò una macchia di luce argentata danzare e vibrare sulla teca di vetro. Si volse a cercarne la fonte, e vide una lama di luce di un biancore argenteo sCintillare da un armadio nero alle sue spalle: lo sportello non era stato chiuso bene. Harry esitò, lanCiò un’occhiata a Fanny, poi si alzò, attraversò l’uffiCio e aprì lo sportello dell’armadio.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Dentro c’era un basso baCile di pietra, con strane figure inCise sul bordo; rune e simboli che Harry non riconobbe. La luce d’argento emanava dal contenuto del baCile, che non somigliava a nulla che Harry avesse mai visto prima. Non riuscì a capire se la sostanza fosse liquida o gassosa. Era di un colore argento luminoso e biancastro, e si muoveva incessantemente; la superfiCie s’increspò come acqua accarezzata dal vento, e poi, simile alle nuvole in Cielo, si separò e vorticò dolcemente. Sembrava luce liquida — o vento solido; Harry non riuscì a capirlo.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Voleva toccarla, scoprire com’era al tatto, ma quasi quattro anni di esperienza del mondo magico gli suggerivano che infilare la mano in una Ciotola piena di una sostanza sconosCiuta era una cosa molto stupida da fare. Quindi estrasse la bacchetta, gettò un’occhiata nervosa intorno, guardò di nuovo il contenuto del baCile e lo tentò con la punta. La superfiCie della cosa argentea prese a vorticare molto in fretta.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Harry si avviCinò; ormai aveva la testa dentro l’armadio. La sostanza argentea era diventata trasparente; sembrava vetro. Vi guardò dentro, aspettandosi di vedere il fondo di pietra del baCile, e invece vide un’enorme sala, una sala che gli parve di guardare da una finestra rotonda nel soffitto.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Una luce fioca illuminava l’ambiente; poteva trovarsi sottoterra, perché non c’erano finestre, solo torce sorrette da bracCi come quelle che illuminavano le sale di Hogwarts. Abbassando il viso fin quasi a sfiorare col naso la sostanza vetrosa, Harry vide file e file di maghi e streghe seduti lungo tutte le pareti, sopra quelle che sembravano panche disposte a diverse altezze. Nel centro della stanza troneggiava una sedia vuota. Aveva un aspetto vagamente sinistro. Dai bracCioli pendevano delle catene.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Dov’era quel luogo? Certo non a Hogwarts; non aveva mai visto una sala del genere nel castello. Per di più, la folla nella sala misteriosa in fondo al baCile era formata da adulti, e Harry sapeva che non ce n’erano così tanti a Hogwarts. Pareva che stessero aspettando qualcosa; anche se vedeva solo le punte dei loro cappelli, sembrava che fossero tutti rivolti nella stessa direzione, e non parlavano tra loro.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Dal momento che il baCile era Circolare e la sala che stava osservando quadrata, Harry non riusCi a vedere che cosa succedeva negli angoli. Si chinò ancora di più, cercando di vedere…
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Poi la punta del suo naso toccò la superfiCie vetrosa.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    L’uffiCio di Silente sussultò con violenza: Harry fu scagliato in avanti e preCipitò a testa in giù dentro il baCile…
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    E all’improvviso si ritrovò seduto su una panca in fondo alla sala dentro il baCile, una panca più in alto delle altre. Guardò verso l’alto soffitto di pietra, aspettandosi di vedere la finestra Circolare dalla quale aveva appena osservato la scena, ma lassù non c’era altro che scura, solida pietra.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Respirando affannosamente, Harry si guardò attorno. Non uno dei maghi, non una delle streghe presenti (e ce n’erano almeno duecento) lo stava guardando. Nessuno pareva essersi accorto che un ragazzo di quattordiCi anni era appena piovuto tra loro dal soffitto. Harry si voltò verso il mago che sedeva accanto a lui e gettò un alto grido di sorpresa che echeggiò nella sala silenziosa.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Professore!» sussurrò affannosamente. «Mi dispiace… non volevo… stavo solo guardando il baCile nell’armadio… io… dove siamo?»
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Interdetto, Harry guardò Silente, poi la folla in silenziosa attesa, poi di nuovo Silente. E poi cominCiò a capire…
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Harry alzò la mano destra, esitò, poi la sventolò con foga davanti al volto di Silente. Quest’ultimo non batté Ciglio, non si volse verso Harry, non si mosse affatto. E Ciò, per Harry, sistemava la faccenda: Silente non lo avrebbe ignorato così. Si trovava dentro un ricordo, e quello non era il Silente di oggi. Eppure non poteva essere passato molto tempo… il Silente seduto accanto a lui in quel momento aveva i capelli d’argento, proprio come il Silente di oggi. Ma che cos’era quel posto? Che cosa aspettavano tutti quei maghi?
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Harry si guardò attorno più attentamente. La sala, come aveva sospettato osservandola dall’alto, era quasi certamente sottoterra: una segreta, pensò. Vi aleggiava un’atmosfera cupa e inquietante: non c’erano quadri alle pareti, solo quelle file serrate di panche che si alzavano in ranghi, tutte disposte in modo da godere di una vista indisturbata su quella sedia con le catene sui bracCioli.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Harry si sentì gelare. I Dissennatori, alte creature incappucCiate dai volti nascosti, sCivolarono lentamente verso la sedia al centro della sala, le mani putrefatte attorno alle bracCia del prigioniero, che sembrava sul punto di svenire. Harry lo capiva: ricordava perfettamente il potere dei Dissennatori, benché ora non potessero toccarlo, dentro la memoria di un altro. La folla in attesa si ritrasse mentre i Dissennatori spingevano l’uomo sulla sedia e usCivano silenziosamente dalla sala. La porta si chiuse alle loro spalle.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    A differenza di Silente, sembrava molto più giovane; i capelli e il pizzetto erano neri. Non indossava soffiCi pellicce, ma un abito leggero e strappato. Era scosso dai brividi. Sotto gli occhi di Harry, le catene sui bracCioli della sedia sCintillarono d’oro all’improvviso e strisCiarono lungo le sue bracCia, avviluppandolo.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Igor Karkaroff» disse una voce asCiutta alla sinistra di Harry. Lui si voltò, e vide il signor Crouch in piedi al centro della panca al suo fianco. Aveva i capelli scuri, il volto molto meno segnato e sembrava sano e vigile. «Sei stato portato da Azkaban per deporre davanti al Ministero della Magia. Ci hai lasCiato capire di avere delle informazioni importanti per noi».
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Tra le panche si diffuse un mormorio. Alcuni maghi e streghe osservavano Karkaroff con interesse, altri con espliCita diffidenza. Poi Harry udì distintamente una voce ben nota ringhiare una parola dall’altro lato di Silente: «FecCia».
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Crouch lo lascerà andare» sussurrò piano a Silente. «Ha fatto un patto con lui. Ci ho messo sei mesi a scovarlo, e Crouch lo lascerà andare se otterrà nuovi nomi a suffiCienza. Sentiamo quello che ha da dire, dico io, e poi ributtiamolo subito in pasto ai Dissennatori».
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Ah, dimenticavo… a te non piacCiono i Dissennatori, vero, Albus?» disse Moody con un sorriso sardonico.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Ma per fecCia come questa…» disse piano Moody.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Saggia mossa davvero, visto che ha impedito a uno come te, Karkaroff, di denunCiarli tutti» borbottò Moody.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Eppure tu diCi di conoscerli?» disse il signor Crouch.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Io… io sì» disse Karkaroff senza fiato. «Ed erano sostenitori importanti, badate. Li ho visti eseguire i suoi ordini con i miei occhi. Vi fornisco queste informazioni come prova della mia totale e piena rinunCia a lui, e sono pervaso da un rimorso così profondo che riesco a stento…»
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Rosier è morto» rispose Crouch. «Anche lui è stato acCiuffato poco dopo di te. Ha preferito combattere invece di seguirCi, ed è stato ucCiso durante lo scontro».
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Nessuno… nessuno se l’è meritato più di Rosier!» esclamò Karkaroff, una nota di autentico panico nella voce: cominCiava a temere che nessuna delle sue informazioni sarebbe stata di alcuna utilità al Ministero. Gli occhi di Karkaroff saettarono verso la porta nell’angolo, dietro la quale certo incombevano ancora i Dissennatori, in attesa.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Si!» esclamò Karkaroff. «C’era Travers… è stato complice dell’assassinio dei McKinnon! MulCiber… si era speCializzato nella Maledizione Imperius, ha costretto tantissime persone a fare cose orribili! Rookwood, che era una spia, e passava a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato informazioni utili dall’interno del Ministero!»
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Ma Travers e MulCiber li abbiamo già presi» disse Crouch. «Molto bene, Karkaroff, se questo è tutto, verrai ricondotto ad Azkaban mentre deCidiamo…»
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    Harry guardò Malocchio Moody. La sua espressione alle spalle di Silente era di profondo scettiCismo.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    La voce di Crouch si fece remota. Harry si guardò intorno; la segreta si stava dissolvendo come se fosse fatta di fumo; tutto sbiadiva, riusCiva a distinguere solo il proprio corpo, tutto il resto era oscurità vorticante…
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    E poi la segreta riapparve. Harry era seduto in un altro posto; sempre sulla panca più in alto, ma questa volta alla sinistra di Crouch. L’atmosfera sembrava diversa; rilassata, perfino allegra. I maghi e le streghe tutto attorno parlavano tra loro, quasi fossero a un incontro sportivo. Una strega a metà della fila di panche di fronte attrasse l’attenzione di Harry. Aveva corti capelli biondi, era vestita di cremisi e succhiava la punta di una penna verde aCido. Era un’inconfondibile Rita Skeeter più giovane. Harry si guardò intorno; Silente era seduto di nuovo accanto a lui. con una veste diversa. Il signor Crouch sembrava più stanco e in certo modo più feroce, più emaCiato… Harry capì. Era un altro ricordo, un altro giorno… un altro processo.
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    Non era un Ludo Bagman sCiupato, ma un Ludo Bagman giocatore di Quidditch, chiaramente al massimo della forma. Non aveva il naso rotto; era alto, atletico e muscoloso. Sembrava nervoso quando prese posto nella sedia incatenata, ma questa non lo legò come aveva legato Karkaroff, e Bagman, forse rincuorato, volse lo sguardo sulla folla che lo osservava, salutò con la mano un paio di conoscenti e tentò un sorrisetto.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Alcuni maghi e streghe nei posti Circostanti sorrisero con indulgenza. Crouch non parve condividere i loro sentimenti. Fissava Ludo Bagman con un’espressione di massima severità e profondo disgusto.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Ma dalle panche Circostanti si levò un clamore rabbioso. Parecchi maghi e streghe si alzarono scuotendo la testa e levando i pugni contro Crouch.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Nessuno alzò la mano. Molti maghi e streghe cominCiarono ad applaudire. Una delle streghe della giuria si alzò.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Vogliamo solo complimentarCi con il signor Bagman per la sua magnifica prova a favore dell’Inghilterra nell’incontro di Quidditch contro la Turchia di sabato scorso» disse la strega, tutto d’un fiato.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Ignominioso» sbottò Crouch a Silente, e si mise a sedere mentre Bagman usCiva dalla segreta. «Rookwood trovargli un lavoro, figuriamoCi… il giorno in cui Ludo Bagman si unirà a noi sarà un giorno molto triste per il Ministero…»
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    E la segreta scomparve di nuovo. Quando riapparve, Harry si guardò intorno. Lui e Silente erano ancora seduti accanto a Crouch, ma l’atmosfera non avrebbe potuto essere più diversa. C’era un silenzio assoluto, rotto solo dai singhiozzi senza lacrime di una fragile strega mingherlina al fianco di Crouch. Stringeva con mani tremanti un fazzoletto viCino alla bocca. Harry guardò Crouch e vide che era più magro e grigio che mai. Sulla tempia gli si contraeva un nervo.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Le sedie incatenanti stavolta erano quattro. I Dissennatori vi spinsero i prigionieri: c’era un uomo grosso che fissò Crouch con occhi vacui, un uomo più magro e nervoso i cui occhi si spostavano rapidi tra il pubblico, una donna con una folta, scura chioma lucente e le palpebre semichiuse, seduta sulla sedia con le catene come una regina su un trono, e un ragazzo sui vent’anni, che sembrava nientemeno che pietrificato. Tremava, i capelli color paglia gli ricadevano sul viso, la pelle lentigginosa era di un bianco latteo. La piccola strega accanto a Crouch cominCiò a dondolarsi avanti e indietro, singhiozzando dentro il fazzoletto.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «… del quale raramente abbiamo udito il pari in questa corte» Crouch alzò la voce, sovrastando quella del figlio. «Abbiamo ascoltato le testimonianze contro di voi. Siete accusati di aver catturato un Auror — Frank PaCiock — e di averlo sottoposto a Maledizione CruCiatus, convinti che conoscesse l’attuale dimora del vostro signore in esilio, Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato…»
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    «Siete inoltre accusati» tuonò Crouch, «di aver usato la Maledizione CruCiatus contro la moglie di Frank PaCiock, quando egli non vi ha dato le informazioni richieste. Avete progettato di restaurare il dominio di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, e di tornare alla vita di violenza che probabilmente avete condotto quando era potente. Io ora chiedo alla giuria…»
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    «No! Madre, no! Non ho fatto niente, non ho fatto niente, non sapevo! Non lasCiare che mi mandi laggiù, non lasCiarglielo fare!»
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    I Dissennatori rientrarono sCivolando. I tre compagni del ragazzo si alzarono in silenzio; la donna dalle palpebre pesanti guardò Crouch e gridò: «Il Signore Oscuro risorgerà, Crouch! GettaCi pure ad Azkaban, noi aspetteremo! Risorgerà e verrà a cercarCi, e ricompenserà noi più di ogni altro suo seguace! Solo noi siamo fedeli! Solo noi abbiamo cercato di trovarlo!»
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    Ma il ragazzo cercò di respingere i Dissennatori, anche se Harry vide che già cedeva al loro freddo potere divorante. La folla lanCiava grida di scherno, alcuni in piedi, mentre la donna veniva portata fuori dalla sala, e il ragazzo continuava a divincolarsi.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    La strega ossuta accanto a lui trattenne il fiato e si accasCiò. Era svenuta. Crouch non parve accorgersene.
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    «Portateli via!» ruggì ai Dissennatori, sputando saliva. «Portateli via, e che possano marCire laggiù!»
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Harry, credo che sia ora di tornare nel mio uffiCio» disse una voce tranquilla all’orecchio di Harry.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Vieni» disse il Silente alla sua sinistra, e lo prese per il gomito. Harry si sentì sollevare a mezz’aria; la segreta si dissolse attorno a lui; per un attimo tutto fu scuro, e poi gli parve di aver fatto una capriola al rallentatore; d’improvviso atterrò in piedi, in quella che sembrava la luce accecante dell’uffiCio di Silente inondato di sole. Il baCile di pietra sCintillava nell’armadio accanto a lui, e Albus Silente era in piedi al suo fianco.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Capisco» disse Silente. Prese il baCile, lo portò alla sua scrivania e si sedette. Fece cenno a Harry di sedersi di fronte a lui.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Harry obbedì, fissando il baCile di pietra. Il suo contenuto era tornato allo stato originario, di un bianco argenteo, e vorticava e s’increspava sotto il suo sguardo.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Questo? Si chiama Pensatoio» rispose Silente. «A volte, e sono certo che conosCi questa sensazione, ho l’impressione di avere semplicemente troppi pensieri e troppi ricordi stipati nella mente».
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Quando mi capita» proseguì Silente «uso il Pensatoio. Basta travasare i pensieri in eccesso dalla propria mente, versarli nel baCile e esaminarli a piacere. Diventa più faCile riconoscere trame e collegamenti, sai, quando assumono questa forma».
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Vorrebbe dire… che quelle cose sono i suoi pensieri?» chiese Harry, scrutando la sostanza bianca che vorticava nel baCile.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Certo» disse Silente. «Ora ti facCio vedere».
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Estrasse la bacchetta e infilò la punta tra i propri capelli d’argento, viCino alla tempia. Quando la tolse, parve che dei capelli vi restassero attaccati; ma Harry si accorse che si trattava di una strisCia sCintillante della stessa strana sostanza bianco-argentea che riempiva il Pensatoio. Silente aggiunse quel pensiero fresco agli altri, e Harry, esterrefatto, vide il proprio volto galleggiare nel baCile.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Silente pose le lunghe mani sui lati del Pensatoio e lo fece ruotare, come un cercatore d’oro che setacCia la sabbia per scoprire frammenti del prezioso metallo… e Harry vide il proprio volto trasformarsi gradualmente in quello di Piton, che aprì la bocca e parlò al soffitto, mentre la sua voce echeggiava appena. «Sta tornando… anche quello di Karkaroff… più forte e nitido che mai…»
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Un collegamento che avrei potuto fare anche da solo» sospirò Silente, «ma non importa». SbirCiò Harry al di sopra degli occhiali a mezzaluna; il ragazzo guardava a bocca aperta il viso di Piton, che continuava a roteare. «Stavo usando il Pensatoio quando Caramell è venuto all’appuntamento, e l’ho riposto in gran fretta. È indubbio che non ho chiuso bene lo sportello dell’armadio. Era naturale che attirasse la tua attenzione».
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «La curiosità non è un peccato» disse. «Ma dovremmo andarCi cauti, con la curiosità… sì, davvero…»
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Lievemente acCigliato, con la punta della bacchetta diede un colpetto alla superfiCie vetrosa. Immediatamente ne emerse una sagoma, una ragazzina robusta e torva sui sediCi anni, che prese a girare lentamente, i piedi ancora dentro la sostanza. Non fece alcun caso a Harry o al professor Silente. Quando parlò, la sua voce echeggiò come quella di Piton poco prima, come se provenisse dal profondo del baCile di pietra: «Mi ha scagliato un incantesimo, professor Silente, e io lo stavo solo prendendo in giro, avevo solo detto che l’avevo visto baCiare Florence dietro le serre giovedì scorso…»
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Be’, ho fatto un sogno» riprese Harry. «Ho sognato Voldemort. Stava torturando CodalisCia… lei sa chi è CodalisCia…»
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Voldemort ha ricevuto una lettera via gufo. Ha detto una cosa tipo “il guaio di CodalisCia è stato rimediato”. Ha detto che qualcuno era morto. Poi ha detto che CodalisCia non sarebbe finito in pasto al serpente — c’era un serpente viCino alla sua poltrona. Ha detto… ha detto che al suo posto gli avrebbe dato in pasto me. Poi ha scagliato la Maledizione CruCiatus su CodalisCia… e la Cicatrice ha cominCiato a bruCiarmi» concluse Harry. «Faceva così male che mi ha svegliato».
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Capisco» disse Silente piano. «Capisco. Ora, la Cicatrice ti ha fatto male ancora quest’anno, a parte quella volta che ti ha svegliato la scorsa estate?»
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Silente si alzò e prese a camminare su e giù dietro la scrivania. Ogni tanto si puntava la bacchetta alla tempia, prelevava un altro sCintillante pensiero d’argento e lo aggiungeva al Pensatoio. I pensieri là dentro cominCiarono a vorticare così in fretta che Harry non riuscì a distinguere nulla; era solo un turbine confuso di colore.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Lei… lei sa perché la Cicatrice mi fa male?»
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Silente guardò intensamente Harry per un istante, poi disse: «Ho una teoria, niente di più… È mia convinzione che la Cicatrice ti facCia male sia quando Voldemort si trova viCino a te, sia quando prova un moto d’odio particolarmente violento».
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «No» rispose Harry. «Solo lo schienale della sua poltrona. Ma… non Ci sarebbe stato niente da vedere, no? Voglio dire, non ha un corpo, vero? Ma… ma allora come faceva a tenere la bacchetta?» aggiunse lentamente.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Per un po’ né Silente né Harry parlarono. Silente guardava fisso attraverso!a stanza; ogni tanto avviCinava la bacchetta alla tempia e aggiungeva un altro lucente pensiero argenteo alla massa fremente contenuta nel Pensatoio.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Gli anni dell’ascesa al potere di Voldemort» disse. «furono segnati dalle sparizioni. Bertha Jorkins è scomparsa senza lasCiar tracCia nell’ultimo luogo in cui si è avuta notizia di Voldemort. Anche Crouch è scomparso… e proprio qui al castello. E c’è stata una terza sparizione, che il Ministero, mi rammarica dirlo, non considera di alcuna importanza, perché riguarda un Babbano. Si chiamava Frank Bryce, viveva nel villaggio in cui è cresCiuto il padre di Voldemort, e non è più stato visto dallo scorso agosto. Vedi, io leggo i giornali Babbani, a differenza di gran parte dei miei amiCi al Ministero».
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Silente rivolse a Harry uno sguardo molto serio. «A me queste sparizioni sembrano collegate. Il Ministero non è d’accordo… come forse hai sentito mentre aspettavi fuori dal mio uffiCio».
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Silente lanCiò a Harry un’occhiata penetrante.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Neville non ti ha mai detto perché è cresCiuto con sua nonna?» chiese.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «I PaCiock erano molto famosi» riprese Silente. «Furono aggrediti dopo la caduta di Voldemort, quando ormai tutti credevano di essere al sicuro. Ciò che subirono provocò un’ondata di rabbia senza precedenti. Il Ministero fu sottoposto a forti pressioni per la cattura dei responsabili. Sfortunatamente, viste le loro condizioni, la testimonianza dei PaCiock non era molto affidabile».
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Harry scrutò gli occhi azzurro chiaro di Silente, e la domanda cruCiale gli sfuggì di bocca prima che riusCisse a fermarsi. «Che cosa le ha fatto credere che avesse davvero smesso di sostenere Voldemort, professore?»
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Harry» disse, mentre il ragazzo si avviCinava alla porta. «Ti prego di non raccontare a nessuno dei genitori di Neville. Ha il diritto di essere lui a parlarne, quando si sentirà pronto».
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Tutto Ciò che Harry aveva visto nel Pensatoio, quasi tutto quello che Silente gli aveva raccontato e mostrato dopo, l’aveva confidato a Ron e Hermione: e naturalmente a Sirius, al quale aveva spedito un gufo nell’istante in cui era usCito dall’uffiCio di Silente. Quella sera Harry, Ron e Hermione rimasero di nuovo alzati fino a tardi in sala comune a ridiscutere il tutto finché a Harry non cominCiò a girare la testa, e capì che cosa intendeva Silente parlando di una mente cosi affollata di pensieri che sarebbe stato un sollievo riversarli altrove.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Hermione non parlava da dieCi minuti. Era seduta con la fronte tra le mani, a guardarsi le ginocchia. Anche lei sembrava avere urgente bisogno di un Pensatoio.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Non mi preoccupo di lei» disse Hermione alle sue ginocchia. «Sto solo pensando… ricordate quello che mi ha detto ai Tre ManiCi di Scopa? “So cose a proposito di Ludo Bagman che vi farebbero arricCiare i capelli”. È a questo che alludeva, no? Ha fatto la cronaca del suo processo, sapeva che aveva passato delle informazioni ai Mangiamorte. E anche Winky, ricordate… “Il signor Bagman è un mago cattivo”. Il signor Crouch dev’essere stato furente che se la sia cavata, deve averne parlato a casa».
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Sì» rispose Harry, «ma lo dice solo perché Crouch è scomparso viCino alla carrozza di Beauxbatons».
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Certo che no» sbottò Hermione, alzando gli occhi. «Guarda cos’è successo a Hagrid quando Rita ha scoperto di sua madre. Guarda Caramell, che salta alle conclusioni su di lei solo perché è in parte gigante. Chi vuole quel genere di pregiudizio? Anch’io probabilmente direi che ho le ossa grandi se sapessi quel che Ci guadagno a dire la verità».
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Non abbiamo fatto eserCizio!» esclamò, agitata. «Dovevamo fare l’Incantesimo di Ostacolo! Dovremo metterCi d’impegno domani! Andiamo, Harry, devi dormire un po’».
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Harry e Ron salirono lentamente le scale che portavano al loro dormitorio. Mentre Harry s’infilava il pigiama, guardò verso il letto di Neville. Aveva mantenuto la parola e non aveva raccontato a Ron e Hermione dei genitori di Neville. Mentre si toglieva gli occhiali e si arrampicava sul letto a baldacchino, cercò di immaginare che cosa si prova ad avere i genitori ancora in vita, ma incapaCi di riconoscerti. Gli estranei avevano spesso compassione di lui perché era orfano, ma mentre ascoltava Neville russare, pensò che l’amico ne meritava molta di più. Disteso al buio, Harry provò un moto di rabbia e odio verso quelli che avevano torturato i PaCiock… gli tornarono alla mente le grida di scherno della folla mentre il figlio di Crouch e i suoi compari venivano trasCinati fuori dal tribunale dai Dissennatori… capiva cos’avevano provato… poi ripensò al viso bianco latteo del ragazzo urlante, e si rese conto con un sussulto che era morto un anno dopo…
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Non preoccuparti» disse Hermione bruscamente quando Harry glielo fece osservare dicendo che poteva anche eserCitarsi da solo per un po’. «Almeno prenderemo il massimo dei voti in Difesa contro le Arti Oscure, a lezione non avremmo mai scoperto tutti questi incantesimi».
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Un buon allenamento per quando saremo tutti Auror» disse Ron ecCitato, scagliando l’Incantesimo di Ostacolo su una vespa che ronzava nella stanza e immobilizzandola a mezz’aria.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    All’inizio di giugno l’atmosfera nel castello si fece di nuovo tesa e agitata. Tutti aspettavano con ansia la terza prova, che avrebbe avuto luogo una settimana prima della fine del trimestre. Harry si eserCitava negli incantesimi in ogni momento libero. Si sentiva più tranquillo per questa prova che per le altre; certo, sarebbe stata diffiCile e pericolosa, ma Moody aveva ragione: Harry era riusCito a cavarsela davanti a creature mostruose e barriere incantate prima d’allora, questa volta lo sapeva in antiCipo e poteva prepararsi per Ciò che lo aspettava.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Stanca di imbattersi nel terzetto in tutti gli angoli della scuola, la professoressa McGranitt aveva dato a Harry il permesso di usare la classe di Trasfigurazione che era vuota all’ora di pranzo. Ben presto Harry padroneggiò l’Incantesimo di Ostacolo, che rallentava e ostacolava gli aggressori, l’Incantesimo Reductor, che gli consentiva di far saltare in aria oggetti solidi che fossero d’intralCio, e l’Incanto Quattro Punti, un’utile scoperta di Hermione che avrebbe indirizzato la sua bacchetta esattamente a nord, permettendogli di orientarsi all’interno del labirinto. Aveva ancora qualche difficoltà con il Sortilegio Scudo, però. Questo avrebbe dovuto creargli attorno un muro temporaneo invisibile che deviava gli incantesimi minori; ma Hermione riuscì a mandarlo in pezzi con una Fattura Gambemolli ben piazzata. Harry si aggirò barcollando per dieCi minuti prima che lei riusCisse a scoprire la controfattura.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Harry e Hermione si avviCinarono. Malfoy, Tiger e Goyle erano all’ombra di un albero. Tiger e Goyle erano intenti a far la guardia; entrambi avevano un sorriso perfido. Malfoy si teneva la mano viCino alla bocca e vi parlava dentro.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Sirius spediva gufi tutti i giorni, ormai. Come Hermione, sembrava deCiso a concentrarsi su come far superare a Harry l’ultima prova, prima di pensare ad altro. In ogni lettera gli ricordava che qualunque cosa stesse accadendo al di fuori delle mura di Hogwarts non era sua responsabilità, né era in suo potere modificarla.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Se Voldemort sta davvero ritornando in forze, scrisse, il mio primo pensiero è accertarmi che tu sia al sicuro. Non può sperare di mettere le mani su di te finché ti trovi sotto la protezione di Silente, ma comunque non correre rischi: concentrati su come usCire sano e salvo da quel labirinto, e poi potremo rivolgere l’attenzione ad altre faccende.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Il nervosismo di Harry crebbe man mano che il 24 di giugno si avviCinava, ma non era paragonabile allo stato d’animo con cui aveva atteso la prima e la seconda prova. Primo, questa volta era sicuro di aver fatto tutto Ciò che era in suo potere per prepararsi. Secondo, era l’ostacolo finale, e che ne usCisse bene o male, finalmente il Torneo si sarebbe concluso, con suo enorme sollievo.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Ehi, Potter! Potter! Come va la testa? Ti senti bene? Sei sicuro che non Ci farai a pezzi?»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Anche lui brandiva una copia della Gazzetta del Profeta. I Serpeverde seduti a tavola ridacchiavano, agitandosi sulle sedie per riusCire a vedere la reazione di Harry.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Il ragazzo che ha sconfitto Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è instabile e potenzialmente pericoloso, scrive Rita Skeeter, inviato speCiale. Sono venute alla luce testimonianze allarmanti sullo strano comportamento di Harry Potter, che insinuano seri dubbi sull’opportunità che parteCipi a una gara impegnativa come il Torneo Tremaghi, e perfino che frequenti la scuola di Hogwarts.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Potter, come la Gazzetta del Profeta è in grado di rivelare in esclusiva, sviene regolarmente durante le lezioni, e spesso lo si sente lamentare un dolore alla Cicatrice che porta sulla fronte (ricordo della maledizione con la quale Voi-Sapete-Chi cercò di ucCiderlo). Lunedì scorso, nel corso di un lezione di Divinazione, il vostro inviato della Gazzetta del Profeta può testimoniare che Potter è usCito di gran fretta dalla classe, sostenendo che la Cicatrice gli faceva troppo male per continuare a studiare.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    È possibile, spiegano i massimi esperti dell’Ospedale di San Mungo per le Malattie e Ferite Magiche, che il cervello di Potter sia stato danneggiato dall’aggressione di Voi-Sapete-Chi, e che la sua insistenza nel sostenere che la Cicatrice gli fa ancora male sia una manifestazione del profondo stato confusionale in cui versa.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Potrebbe anche fingere» ha dichiarato uno speCialista, «la sua potrebbe essere una richiesta di attenzioni».
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Potter parla il Serpentese» rivela Draco Malfoy, uno studente del quarto anno di Hogwarts. «Un paio di anni fa si sono verificate parecchie aggressioni ai danni di studenti, e tutti pensavano che dietro Ci fosse Potter: aveva perso la testa al Club dei Duellanti e aveva aizzato un serpente contro un altro ragazzo. Ma è stato tutto messo a tacere. Lui però ha anche fatto amiCizia con lupi mannari e giganti. Siamo convinti che farebbe qualunque cosa per un briCiolo di potere».
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Il Serpentese, la capaCità di parlare ai serpenti, da molto tempo è considerato un’Arte Oscura. In verità, il più celebre conosCitore del Serpentese dei nostri giorni è nientemeno che Voi-Sapete-Chi in persona. Un membro della Lega di Difesa contro le Arti Oscure, che preferisce conservare l’anonimato, ha dichiarato che riterrebbe ogni mago in grado di parlare Serpentese «passibile di indagini. Personalmente, nutrirei gravi sospetti su chiunque sapesse conversare con i serpenti, poiché questi rettili sono spesso usati nella Magia Oscura della peggior speCie, e sono storicamente legati ai malfattori». Parimenti, «chiunque cerchi la compagnia di creature malvagie come lupi mannari e giganti parrebbe nutrire inclinazioni violente».
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Come ha fatto a sapere che ti faceva male la Cicatrice a Divinazione?» disse Ron. «Non è possibile che fosse là, non c’è modo che possa aver sentito…»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Eri in Cima alla Torre Nord!» esclamò Hermione. «La tua voce non può essere arrivata fin giù nel parco!»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Be’, sei tu quella che doveva indagare sui metodi magiCi di spionaggio!» disse Harry. «Devi dirmelo tu come ha fatto!»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Ci sto provando!» replicò Hermione. «Ma io… ma…»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Ti senti bene?» chiese Ron, guardandola acCigliato.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Sì» rispose Hermione in un sussurro. Fece scorrere di nuovo le dita tra i capelli, e poi avviCinò la mano alla bocca, come se parlasse in un walkie-talkie invisibile. Harry e Ron si guardarono stupiti.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    E con queste parole, Hermione afferrò la borsa e sfrecCiò fuori dalla Sala Grande.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Ehi!» le gridò Ron. «Abbiamo l’esame di Storia della Magia tra dieCi minuti! AcCidenti» disse a Harry, «deve proprio odiarla, quella Skeeter, per rischiare di perdersi l’inizio di un esame. Che cosa farai tu alla lezione di Rüf? Continuerai a leggere?»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Immagino di sì» disse a Ron; ma in quel momento gli si avviCinò la professoressa McGranitt.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Ma la prova cominCia stasera!» disse Harry, e si rovesCiò addosso le uova strapazzate, temendo di aver sbagliato orario.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Harry finì di fare colazione nella Sala Grande che si andava svuotando. Vide Fleur Delacour alzarsi dal tavolo di Corvonero e unirsi a Cedric che entrava nella saletta. Krum avanzò Ciondolando e li raggiunse poco dopo. Harry rimase dov’era. Non voleva andarCi, proprio no. Non aveva genitori: nessuno della sua famiglia sarebbe venuto a vederlo rischiare la vita, comunque. Ma proprio mentre si alzava, pensando che avrebbe potuto approfittarne per salire in biblioteca a fare un altro rapido ripasso di incantesimi, la porta della saletta si aprì, e sbucò la testa di Cedric.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    DeCisamente perplesso, Harry si alzò. I Dursley non potevano certo essere là dentro, vero? Attraversò la Sala e aprì la porta.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Cedric e i suoi genitori erano viCino all’ingresso. Viktor Krum era in un angolo e conversava fitto in bulgaro con il padre e la madre, entrambi scuri di capelli. Aveva ereditato dal padre il naso adunco. Dall’altro lato della stanza, Fleur chiacchierava in francese con la madre che teneva per mano la piccola Gabrielle. Salutò Harry agitando l’altra mano, e lui le rispose. Poi vide la signora Weasley e Bill in piedi davanti al camino, con un sorriso radioso tutto per lui.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Sorpresa!» esclamò gioiosa la signora Weasley, mentre Harry li raggiungeva con un enorme sorriso. «Abbiamo pensato di venire a vederti, Harry!» Si chinò e lo baCiò su una guanCia.
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    «Tutto bene?» disse Bill, offrendo a Harry un ghigno e una stretta di mano. «Voleva venire anche Charlie, ma non è riusCito a prendersi un giorno di vacanza. Ha detto che sei stato incredibile contro lo Spinato».
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «È magnifico essere di nuovo qui» disse Bill guardandosi attorno (Violet, l’amica della Signora Grassa, gli fece l’occhiolino dalla cornice). «Sono Cinque anni che non vedo questo posto. È ancora in giro quel quadro col cavaliere suonato? Sir Cadogan?»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Oh, sì» disse Harry, che aveva conosCiuto Sir Cadogan l’anno prima.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Che cosa Ci facevi fuori dal dormitorio alle quattro del mattino?» chiese Bill, guardando la madre stupito.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Lei fece un gran sorriso, gli occhi sCintillanti.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Ti va di farCi fare un giretto, Harry?» disse Bill.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Ignoralo» gli disse Cedric a bassa voce, guardando acCigliato suo padre. «È arrabbiato da quando è usCito quell’articolo di Rita Skeeter sul Torneo Tremaghi… sai, quando lasCiò capire che eri il solo campione di Hogwarts».
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «E non si è preso la briga di correggerla, però, eh?» disse Amos Diggory, abbastanza forte da farsi sentire da Harry che stava per usCire con la signora Weasey e Bill. «Comunque… gliela farai vedere, Ced. L’hai già battuto una volta, no?»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Il signor Diggory aveva l’aria di chi sta per dire qualcosa di feroce, ma sua moglie gli posò una mano sul bracCio e lui si limitò ad alzare le spalle e a voltarsi dall’altra parte.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Harry trascorse una mattinata molto piacevole passeggiando per il parco inondato di sole con Bill e la signora Weasley; mostrò loro la carrozza di Beauxbatons e la nave di Durmstrang. La signora Weasley fu incuriosita dal Platano Picchiatore, che era stato piantato dopo che lei aveva finito gli studi, e si lasCiò andare a diffusi ricordi del guardiacacCia predecessore di Hagrid, un uomo chiamato Ogg.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Mamma… Bill!» esclamò Ron esterrefatto arrivando al tavolo di Grifondoro. «Che cosa Ci fate qui?»
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    «Siamo venuti a vedere Harry nell’ultima prova!» rispose allegramente la signora Weasley. «Devo dire che è una bella novità, non dover cuCinare. Com’è andato il tuo esame?»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Oh… bene» disse Ron. «Non mi ricordavo i nomi di tutti i goblin ribelli, così ne ho inventati un po’. Non ti preoccupare» aggiunse, servendosi di pasticCio della Cornovaglia, mentre la signora Weasley assumeva un Cipiglio severo, «hanno tutti nomi tipo Bodrod il Barbuto e Urg l’UnticCio, non è stato diffiCile».
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Anche Fred, George e Ginny si sedettero viCino a loro, e Harry si sentì così bene che gli parve quasi di essere tornato alla Tana; dimenticò la prova che lo aspettava, e solo quando ricomparve Hermione a metà pranzo gli venne in mente del suo lampo di genio a proposito di Rita Skeeter.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Vuoi spiegarCi…?»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Hermione lo ammonì con un cenno della testa e lanCiò un’occhiata alla signora Weasley.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Harry guardò l’una e l’altra, poi disse: «Signora Weasley, non avrà creduto alla robacCia che Rita Skeeter ha scritto sul Settimanale delle Streghe, vero? Perché Hermione non è la mia fidanzata».
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    C’erano più portate del solito, ma Harry, che cominCiava a sentirsi molto più teso, non mangiò molto. Mentre il soffitto incantato sopra le loro teste cominCiava a sbiadire dall’azzurro a un violetto fosco, Silente si alzò al tavolo dei professori e subito cadde il silenzio.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Signore e signori, tra Cinque minuti vi chiederò di scendere al campo di Quidditch per la terza e ultima prova del Torneo Tremaghi. I campioni vogliano per favore seguire il signor Bagman giù allo stadio, adesso».
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Harry si alzò. Tutti i Grifondoro lo applaudirono; i Weasley e Hermione gli augurarono tutti quanti buona fortuna, e lui uscì dalla Sala Grande con Cedric, Fleur e Krum.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Entrarono nel campo di Quidditch, che ormai era del tutto irriconosCibile. Una siepe alta sei metri correva per tutto il suo perimetro. C’era un’apertura proprio davanti a loro: l’ingresso dell’enorme labirinto. Il corridoio al di là era buio e sinistro.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Cinque minuti dopo, l’aria si riempì di voCi ecCitate e dello scalpicCio di innumerevoli piedi mentre centinaia di studenti riempivano le tribune. Il Cielo era di un intenso, limpido azzurro, e cominCiavano a spuntare le prime stelle. Hagrid, il professor Moody, la professoressa McGranitt e il professor Vitious si avviCinarono a Bagman e ai campioni. Portavano grosse stelle rosse lucenti sul cappello, tutti tranne Hagrid, che aveva fissato la sua sulla schiena del cappotto di talpa.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Noi pattuglieremo l’esterno del labirinto» disse la professoressa McGranitt. «Se vi trovate in difficoltà e desiderate essere salvati, sparate in aria una raffica di sCintille rosse, e uno di noi verrà a prendervi, avete capito?»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Signore e signori, sta per cominCiare la terza prova del Torneo Tremaghi, la prova finale! Permettete che vi ricordi la situazione del punteggio! Al primo posto, alla pari, con ottantaCinque punti Ciascuno… il signor Cedric Diggory e il signor Harry Potter, entrambi della Scuola di Hogwarts!» Le grida e gli applausi fecero alzare in volo nel Cielo sempre più scuro gli uccelli appollaiati sugli alberi della Foresta Proibita. «Al secondo posto, con ottanta punti… il signor Viktor Krum, dell’Istituto Durmstrang!» Altri applausi. «E al terzo posto… Mademoiselle Fleur Delacour, dell’Accademia di Beauxbatons!»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Harry riuscì a scorgere la signora Weasley, Bill, Ron e Hermione che applaudivano educatamente Fleur, a metà altezza delle tribune. Li salutò con la mano, ed essi gli risposero con grandi sorrisi d’incoraggiamento.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Le siepi torreggianti proiettavano ombre nere sul sentiero, e, fosse perché erano così alte e fitte o perché erano state stregate, il fragore della folla Circostante svanì nell’istante in cui misero piede nel labirinto. Harry si sentì quasi di nuovo sott’acqua. Estrasse la bacchetta, sussurrò «Lumos», e udì Cedric fare lo stesso alle sue spalle.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Dopo centoCinquanta metri, si trovarono a un bivio. Si guardarono.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Ci vediamo» disse Harry, e prese a sinistra, mentre Cedric prendeva a destra.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Harry continuava a guardarsi alle spalle con la sensazione di essere osservato. Il labirinto era sempre più immerso nell’oscurità, man mano che il Cielo diventava blu marino. Si trovò a un secondo bivio.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Gli Schiopodi Sparacoda di Hagrid!» sibilò. «Sono enormi… sono riusCito a fuggire per un pelo!»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Scosse la testa e sparì, imboccando un altro sentiero. Ben deCiso a mettere una bella distanza tra sé e gli Schiopodi, Harry riprese a correre. Poi, voltò un angolo e vide…
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Un Dissennatore avanzava sCivolando verso di lui. Alto tre metri e mezzo, il volto nascosto dal cappucCio, le mani putrescenti e coperte di croste tese davanti a sé, si faceva strada alla Cieca verso di lui. Harry ne udì il respiro simile a un rantolo; si sentì invadere da un gelo appicCicoso, ma sapeva che cosa doveva fare…
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Evocò il pensiero più felice che poté, si concentrò con tutte le sue forze sul pensiero di usCire dal labirinto e festeggiare con Ron e Hermione, levò la bacchetta e urlò: «Expecto Patronum!»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Un cervo d’argento sbucò dalla punta della bacchetta di Harry e avanzò al galoppo verso il Dissennatore, che cadde indietro e s’impigliò nell’orlo della veste… Harry non aveva mai visto un Dissennatore inCiampare.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Aspetta!» gridò, avanzando nella sCia del suo Patronus d’argento, «tu sei un MollicCio! Riddikulus!»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Sinistra… destra… ancora sinistra… due volte si trovò in un vicolo Cieco. Rifece l’Incanto Quattro Punti, e scoprì che stava andando troppo a est. Fece dietrofront, svoltò a destra, e vide una strana nebbiolina dorata aleggiare davanti a lui.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Harry si avviCinò cautamente, la bacchetta puntata. Sembrava una qualche sorta di incantesimo. Si chiese se sarebbe stato capace di sbarazzarsene facendolo saltare per aria.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    La formula magica schizzò nella nebbiolina, lasCiandola intatta. Si disse che avrebbe dovuto saperlo; l’Incantesimo Reductor funzionava con gli oggetti solidi. Che cosa sarebbe successo se avesse attraversato la nebbia? Valeva la pena di tentare, o doveva tornare sui suoi passi?
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Il mondo si rovesCiò. Harry penzolava dal suolo, coi capelli dritti, gli occhiali che minacCiavano di cadere nel Cielo senza fondo. Harry se li ricacCiò sul naso e rimase lì a Ciondolare, terrorizzato. Era come avere i piedi incollati all’erba. Sotto di lui il Cielo scuro trapunto di stelle si stendeva all’infinito. Aveva la sensazione che se solo avesse cercato di muovere un piede, si sarebbe staccato per sempre dal terreno.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Ma nessuno degli incantesimi che aveva provato era progettato per opporsi a un improvviso scambio tra Cielo e terra. Avrebbe osato spostare il piede? Sentiva il sangue pulsare nelle orecchie. Aveva due possibilità: o cercare di muoversi, o sparare in alto sCintille rosse, farsi tirar fuori dal Labirinto ed essere squalificato.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Chiuse gli occhi per non vedere il Cielo senza fondo e staccò con deCisione il piede dal soffitto d’erba.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    All’improvviso il mondo si raddrizzò. Harry cadde sulle ginocchia, sul terreno meravigliosamente solido. Per un attimo si senti molle dallo spavento. Respirò profondamente per calmarsi, poi si rialzò e corse avanti, guardandosi indietro mentre usCiva dalla nebbiolina dorata, che sCintillava innocente al chiaro di luna.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Si fermò a un incroCio e si guardò intorno, cercando qualche tracCia di Fleur. Era sicuro che fosse stata lei a urlare. In cosa si era imbattuta? Stava bene? Non c’era segno di sCintille rosse: significava che se l’era cavata, o che era nei guai al punto da non riusCire a recuperare la bacchetta? Harry imboccò il sentiero a destra con una sensazione di crescente disagio… ma nello stesso tempo non riuscì a non pensare un campione di meno…
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    La Coppa era da qualche parte nelle viCinanze, e a quel che pareva Fleur non era più in gara. Era arrivato fino a lì, no? E se fosse davvero riusCito a vincere? Fugacemente, e per la prima volta da quando si era ritrovato tra i campioni, si vide di nuovo alzare la Coppa Tremaghi davanti al resto della scuola…
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Non incontrò nulla per dieCi minuti, tranne vicoli Ciechi. Due volte prese la stessa direzione sbagliata. Alla fine trovò un nuovo percorso e lo imboccò di corsa. La luce della bacchetta sobbalzava, agitando e deformando la sua ombra sulle pareti di siepe. Poi girò un altro angolo e si trovò davanti a uno Schiopodo Sparacoda.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «StupefiCium!»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    L’incantesimo colpì la corazza dello Schiopodo, e rimbalzò indietro; Harry si chinò appena in tempo, ma sentì odore di capelli bruCiati: gli aveva strinato la testa. Lo Schiopodo emise un lampo di fuoco dalla coda, e gli si scagliò addosso.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Impedimenta!» strillò Harry. L’incantesimo colpì di nuovo la corazza dello Schiopodo e rimbalzò indietro; Harry arretrò barcollando di qualche passo e inCiampò. «IMPEDIMENTA!»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Prese un sentiero a sinistra, e finì in un vicolo Cieco, uno a destra, e finì in un altro vicolo Cieco: si costrinse a fermarsi, col cuore che martellava in petto, formulò l’Incanto Quattro Punti, tornò sui suoi passi e scelse un sentiero che lo avrebbe portato a nord-ovest.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «CruCio!»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    L’aria si riempì all’improvviso delle urla di Cedric. Atterrito, Harry scattò in avanti, cercando di trovare un passaggio per raggiungere Cedric. Quando capì che non ce n’erano, ritentò con l’Incantesimo Reductor. Non fu molto efficace, ma bruCiò un buchetto nella siepe, in cui Harry fece passare a forza la gamba, prendendo a calCi i fitti rovi e i rami finché non si spezzarono; s’infilò a fatica nel varco, strappandosi la veste, e guardando a destra vide Krum incombere su Cedric, che sussultava e si contorceva al suolo.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Harry si rialzò e puntò la bacchetta contro Krum proprio mentre questi alzava lo sguardo. Krum si voltò e cominCiò a correre.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «StupefiCium!»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    L’incantesimo colpì Krum alla schiena; si bloccò all’improvviso, cadde in avanti e giacque immobile a facCia in giù nell’erba. Harry raggiunse di corsa Cedric, che aveva smesso di contorcersi, ed era disteso, col respiro affannato e le mani sul viso.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Stai bene?» disse Harry in tono brusco, afferrandolo per un bracCio.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Sì» rispose Cedric ansimando. «Sì… non posso crederCi… mi è strisCiato alle spalle… l’ho sentito, mi sono voltato e aveva la bacchetta puntata contro di me…»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Non posso crederCi… credevo che fosse a posto» disse Harry, fissando allibito Krum.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Dobbiamo lasCiarlo qui?» borbottò Cedric.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «No» disse Harry. «Credo che dovremmo sparare delle sCintille rosse. Qualcuno verrà a prenderlo… altrimenti è probabile che finisca in pasto a uno Schiopodo».
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Se lo meriterebbe» mormorò Cedric, ma levò la bacchetta e sparò uno spruzzo di sCintille rosse, che rimasero sospese in alto sopra Krum, indicando il luogo in cui si trovava.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Harry e Cedric rimasero viCini nell’oscurità per un momento, guardandosi attorno. Poi Cedric disse: «Be’… credo che sia meglio andare avanti…»
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    Harry avanzò, e ricorse più volte all’Incanto Quattro Punti per essere sicuro di andare nella direzione giusta. Ora si giocava tutto tra lui e Cedric. Il suo desiderio di arrivare alla Coppa per primo era più bruCiante che mai, ma non riusCiva a credere a Ciò che aveva appena visto fare a Krum. L’uso di una Maledizione Senza Perdono su un proprio simile, un essere umano, significava la condanna a vita ad Azkaban, cosi aveva detto Moody. Krum non poteva certo desiderare la Coppa Tremaghi cosi ardentemente… Harry accelerò.
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    Ogni tanto imboccava altre strade senza usCita, ma l’oscurità sempre più fitta gli dava la certezza di essere viCino al centro del labirinto. Poi, mentre percorreva un lungo sentiero dritto, colse di nuovo un movimento, e il raggio della sua bacchetta cadde su una creatura straordinaria, che aveva visto solo disegnata nel Libro Mostro dei Mostri.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Era una sfinge. Aveva il corpo di un leone molto grosso, enormi zampe dotate di artigli, e una lunga coda giallastra che terminava con un Ciuffo marrone. La testa, invece, era di donna. Puntò gli occhi a mandorla su Harry mentre quest’ultimo si avviCinava. Lui levò la bacchetta, esitante. Non era rannicchiata come per balzare, ma misurava il sentiero a grandi passi, sbarrandogli la strada.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Poi parlò, con voce rauca e profonda. «Sei molto viCino al tuo obiettivo. La via più breve è dopo di me».
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Lo stomaco di Harry si contrasse. Hermione era brava in quel genere di cose, non lui. Soppesò le possibilità: se l’enigma era troppo diffiCile, poteva starsene zitto, andarsene via illeso e cercare di trovare un percorso alternativo per il centro.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    La sfinge sedette sulle zampe posteriori, proprio al centro del sentiero, e reCitò:
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    La mia prima è la terza di passione, e tre ne vuole la sottomissione, la seconda è colei che, amica o amante, del cuore è la compagnia costante, la terza è un albero dalla chioma folta, nobile ramo di foresta incolta. Ora unisCi le tre e dimmi, o tu, viandante: nero, sei zampe, sporco e ripugnante, veramente baCiarlo è cosa grama. Sai ora dirmi come esso si chiama?
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Tutti gli indizi si sommano dando una creatura che non mi piacerebbe baCiare?» chiese Harry.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    La creatura si limitò a sorridere il suo sorriso misterioso. Harry lo considerò un sì. Si mise a riflettere. C’erano moltissimi animali che non avrebbe baCiato volentieri; il primo che gli venne in mente fu uno Schiopodo Sparacoda, ma qualcosa gli disse che non era quella la risposta. Doveva cercare di risolvere l’enigma un pezzo alla volta…
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    La sfinge gli reCitò la terza parte dell’enigma.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Un albero… nobile ramo… querCia? No, impossibile… tasso? S-tasso? Non vuol dire niente… E com’era la fine?»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Nero… ripugnante… Un ragno? No, quello di zampe ne ha otto… Un insetto… baCiarlo è cosa grama… Ma sì! Se l’albero è il faggio… Scarafaggio!»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    La sfinge gli rivolse un sorriso più ampio. Si alzò, stiracchiò le zampe anteriori e poi si spostò per lasCiarlo passare.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Ormai doveva essere viCino, doveva… la bacchetta gli diceva che era proprio sulla strada giusta; se non incontrava nulla di troppo orrendo, forse aveva anche una possibilità…
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    La Coppa Tremaghi sCintillava eretta su un piedistallo a un centinaio di metri. Harry si era appena messo a correre quando una sagoma scura sbucò davanti a lui sul sentiero.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Poi Harry vide qualcosa di immenso torreggiare su una siepe alla sua sinistra, qualcosa che si muoveva rapido lungo un sentiero che incroCiava il suo; avanzava così in fretta che Cedric stava per urtarlo, e poiché aveva gli occhi fissi sulla Coppa, non l’aveva visto…
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Cedric si voltò a guardare appena in tempo per evitare l’urto e gettarsi oltre la cosa, ma inCiampò nello slanCio. La bacchetta gli sfuggì di mano, mentre un ragno gigantesco calava sul sentiero e avanzava verso di lui.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «StupefiCium!» gridò Harry. L’incantesimo colpì il mostruoso corpo nero e peloso, ma per l’effetto che ebbe avrebbe anche potuto tirargli un sasso; il ragno sobbalzò, si voltò zampettando e puntò diritto su di lui.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «StupefiCium! Impedimenta! StupefiCium!»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Ma non servì a nulla: il ragno era così grosso o così magico che gli incantesimi riusCivano solo a rallentarlo. Harry ebbe un’orrenda visione di otto occhi neri sCintillanti e tenaglie come rasoi prima che gli fosse addosso.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Il ragno lo afferrò tra le zampe anteriori e lo sollevò in aria. Harry lottò furiosamente cercando di prenderlo a calCi; la sua gamba urtò contro le tenaglie e un attimo dopo provò un dolore terribile. Udì Cedric urlare a sua volta «StupefiCium!», ma il suo incantesimo non ebbe effetto… Poi, mentre il ragno spalancava di nuovo le tenaglie, Harry levò la bacchetta ed esclamò: «Expelliarmus!»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Funzionò. L’Incantesimo di Disarmo costrinse il ragno a lasCiarlo andare, ma con questo Harry cadde da un’altezza di quasi quattro metri sulla gamba già ferita, che si piegò sotto il suo peso. Senza fermarsi a riflettere, mirò dritto all’addome del ragno, come aveva fatto con lo Schiopodo, e urlò «StupefiCium!» contemporaneamente a Cedric.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    I due incantesimi insieme riusCirono dove uno solo aveva fallito: il ragno si rovesCiò su un fianco, schiacCiando una siepe e invadendo il sentiero con un groviglio di zampe pelose.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «No» rispose Harry, ansimando. Si guardò la gamba: sanguinava parecchio. Vide una sorta di spessa sostanza collosa emessa dalle tenaglie del ragno sulla veste strappata. Cercò di alzarsi, ma la gamba gli tremava violentemente e non riusCiva a sostenere il suo peso. Si appoggiò alla siepe, cercando di prendere fiato, e si guardò intorno.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Prendila, dai» ansimò Harry. «Avanti, prendila. Ormai Ci sei».
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Smettila di essere nobile» disse Harry irritato. «Prendila e basta, così possiamo usCire di qui».
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Anch’io sono stato aiutato, allora» sbottò Harry, cercando di asCiugarsi con la veste la gamba insanguinata. «Tu mi hai aiutato con l’uovo… siamo pari».
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Siamo sempre pari» insisté Harry, provando con cautela ad appoggiare la gamba ma la sentì tremare violentemente: quando il ragno lo aveva lasCiato cadere si era storto la caviglia.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Scavalcò le zampe aggrovigliate del ragno per avviCinarsi a Harry, che lo guardò stupito. Cedric diceva sul serio. Stava voltando le spalle a quella gloria che la casa di Tassorosso non conosceva da secoli.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Vai tu» disse. Sembrava che Ciò gli stesse costando fino all’ultima gocCia di determinazione, ma aveva il volto risoluto, le bracCia incroCiate, e sembrava deCiso.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Harry spostò lo sguardo da Cedric alla Coppa. Per un luminoso istante, si vide usCire dal labirinto reggendola tra le bracCia. Si vide levare in alto la Coppa Tremaghi, udì il ruggito della folla, vide il viso di Cho radioso di ammirazione, più nitido di quanto non l’avesse mai visto… e poi l’immagine sbiadì, e si ritrovò a fissare l’ostinato volto in ombra di Cedric.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Cedric lo guardò stupefatto. Allargò le bracCia. «Sei… sei sicuro?»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Sì» rispose Harry. «Sì… Ci siamo dati una mano a usCirne, no? Siamo arrivati fin qui tutti e due. Prendiamola insieme, e basta».
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Sostenne Harry e lo aiutò ad avviCinarsi zoppicando al piedistallo che reggeva la Coppa. Quando l’ebbero raggiunto, tesero una mano ognuno verso i maniCi sCintillanti.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Afferrarono i maniCi della Coppa.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Immediatamente Harry avvertì uno strappo in un punto impreCisato dietro l’ombelico. I suoi piedi si erano staccati da terra. Non riuscì ad aprire la mano che stringeva la Coppa Tremaghi; il trofeo lo trasCinava in alto, in un ululato di vento e in un vortice di colori, con Cedric al suo fianco.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

   Harry sentì i piedi urtare il suolo; la gamba ferita cedette e lui cadde in avanti; la mano lasCiò finalmente andare la Coppa Tremaghi. Alzò la testa.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    Quel luogo non faceva assolutamente parte del territorio di Hogwarts; era chiaro che avevano viaggiato per chilometri — forse centinaia di chilometri — perché anche le montagne che Circondavano il castello erano sparite. Si trovavano in un Cimitero buio e abbandonato; il profilo nero di una chiesetta era riconosCibile oltre un grande tasso alla loro destra. Alla loro sinistra s’innalzava una collina, sul cui versante Harry riuscì a distinguere la sagoma di una bella dimora antica.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    «No» disse Harry. Stava osservando il Cimitero. Era immerso nel silenzio, e vagamente inquietante. «Questo dovrebbe far parte della prova?»
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    «Non lo so» rispose Cedric. Il suo tono di voce era teso. «Fuori le bacchette, che ne diCi
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    Aguzzando gli occhi nell’oscurità, videro una sagoma avanzare deCisa tra le tombe, verso di loro. Harry non riuscì a distinguerne il viso; ma da come camminava e teneva le bracCia, capì che stava trasportando qualcosa. Chiunque fosse, era basso, e indossava un mantello con il cappucCio abbassato per nascondere il volto. E man mano che la distanza tra loro si riduceva, vide che la cosa tra le bracCia della persona sembrava un neonato… o era solo un fagotto di abiti?
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    Harry abbassò appena la bacchetta e gettò un’occhiata obliqua a Cedric. Cedric gli rispose con uno sguardo interrogativo. Entrambi tornarono a studiare la sagoma che si avviCinava.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    E poi, senza preavviso, la Cicatrice di Harry esplose di dolore. Era un male che non aveva mai provato prima; la bacchetta gli cadde dalle dita mentre si portava le mani sul viso; le ginocchia cedettero; cadde a terra accecato dal dolore, la testa stava per spaccarglisi in due.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    Da molto lontano sopra di lui, una voce fredda e acuta disse: «UcCidi l’altro».
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    Un lampo di luce verde saettò attraverso le palpebre di Harry, e sentì qualcosa di pesante cadere a terra accanto a lui; il dolore alla Cicatrice raggiunse un tale picco che fu preso da un conato di vomito, e poi diminuì; terrorizzato all’idea di Ciò che stava per vedere, apri gli occhi che gli bruCiavano.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    Cedric era disteso a terra al suo fianco, a bracCia aperte. Era morto.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    Per un secondo lungo un’eternità, Harry fissò il viso di Cedric, i suoi occhi grigi aperti, vacui e privi di espressione come le finestre di una casa abbandonata, la bocca socchiusa in un’espressione di vaga sorpresa. E poi, prima che la mente di Harry potesse accettare Ciò che aveva davanti agli occhi, prima che potesse provare altro che sorda incredulità, si sentì trarre in piedi.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    L’uomo basso col mantello aveva deposto il fagotto, acceso la bacchetta e stava trasCinando Harry verso la lapide di marmo. Harry vide il nome inCiso tremare alla luce della bacchetta prima che l’uomo lo contringesse a voltarsi e lo scaraventasse contro la pietra.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    L’uomo col mantello legò strettamente Harry con funi apparse dal nulla, assicurandolo da capo a piedi alla pietra tombale. Harry udì un respiro corto e affannato dall’interno del cappucCio; si divincolò, e l’uomo lo colpì — lo colpì con una mano che aveva un dito in meno. E Harry capì chi c’era sotto il cappucCio. Era CodalisCia.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    Ma CodalisCia non rispose: controllava che le funi fossero ben strette, armeggiando attorno ai nodi con dita scosse da un tremito incontrollabile. Una volta sicuro che Harry era legato così bene da non potersi muovere di un centimetro, CodalisCia estrasse un pezzo di stoffa nera dall’interno del mantello e glielo ficcò bruscamente in bocca; poi, senza dire una parola, si voltò e corse via. Harry non riusCiva a emettere un suono, né a girarsi per vedere dall’altra parte della pietra tombale; vedeva solo Ciò che si trovava davanti a lui.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    Il corpo di Cedric era disteso a sei metri di distanza. Un po’ più in là, lucente nell’oscurità, giaceva la Coppa Tremaghi. La bacchetta di Harry era a terra, ai suoi piedi. Il fagotto di stoffe che Harry aveva scambiato per un neonato era poco più in là, viCino alla tomba. Sembrava che si agitasse furiosamente. Harry lo osservò, e la Cicatrice gli bruCiò di nuovo… e all’improvviso seppe che non voleva vedere che cosa c’era lì dentro… non voleva che il fagotto venisse aperto…
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    Udì dei rumori e guardò in giù: un serpente gigantesco strisCiava nell’erba, aggirando la pietra tombale a cui era legato. Il respiro rapido e affannoso di CodalisCia diventava di nuovo più forte. Era come se stesse spingendo qualcosa di pesante. Poi tornò nel campo visivo di Harry, che lo vide spingere un calderone di pietra ai piedi della tomba. Era pieno di quella che sembrava acqua — Harry ne sentì lo sCiacquio — ed era più grande di qualunque calderone Harry avesse mai usato; un enorme ventre di pietra abbastanza vasto da contenere un uomo adulto seduto.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    La cosa dentro il fagotto si agitava sempre di più, come se cercasse di liberarsi. CodalisCia stava trafficando con una bacchetta alla base del calderone. All’improvviso sotto di esso scoppiettò un fuoco. Il grosso serpente scomparve strisCiando nell’oscurità.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    Il liquido nel calderone parve scaldarsi molto in fretta. La superfiCie prese non solo a ribollire, ma anche a emettere sCintille ardenti, come se fosse incendiata. Il vapore si addensava, offuscando la sagoma di CodalisCia che alimentava il fuoco. I movimenti sotto il mantello divennero più frenetiCi. E Harry udì di nuovo la voce fredda e acuta.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    Tutta la superfiCie dell’acqua era coperta di sCintille. Sembrava incrostata di diamanti.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    CodalisCia aprì il fagotto per terra, rivelandone il contenuto, e Harry si lasCiò sfuggire un urlo che fu soffocato dal tappo di tessuto che gli sigillava la bocca.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    Era come se CodalisCia avesse rivoltato una pietra per rivelare qualcosa di brutto, visCido e Cieco: anzi, peggio, cento volte peggio. La cosa che CodalisCia aveva portato fin li aveva la forma di un bambino rannicchiato, ma Harry non aveva mai visto nulla di meno simile a un bambino. Era privo di capelli e coperto di squame palpitanti, di un cupo nero rossastro. Le bracCia e le gambe erano sottili e deboli, e il viso — nessun bambino al mondo poteva avere un viso del genere — era piatto e serpentino, con occhi rossi sCintillanti.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    La cosa sembrava quasi innocua; levò le bracCine e le mise attorno al collo di CodalisCia, che lo sollevò. Nel farlo, il cappucCio gli ricadde indietro, e nel bagliore del fuoco Harry vide l’espressione di disgusto sul volto pallido e debole di CodalisCia mentre portava la creatura fino alla bocca del calderone. Per un istante, Harry vide la malvagia facCia piatta illuminata dalle sCintille che danzavano sulla superfiCie della pozione. E poi CodalisCia vi immerse la creatura. Quella scomparve sotto la superfiCie con un sibilo; Harry udì il suo corpo fragile cadere sul fondo con un tonfo lieve.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    LasCialo annegare, pensò Harry, con la Cicatrice che gli bruCiava insopportabilmente, ti prego… lasCialo annegare…
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    CodalisCia parlò. La sua voce tremava, sembrava spaventato più di quanto non potesse tollerare. Levò la bacchetta, chiuse gli occhi e parlò alla notte. «Osso del padre, donato a sua insaputa, rinnoverai il figlio!»
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    La superfiCie della tomba ai piedi di Harry si infranse. Paralizzato dall’orrore, Harry vide un sottile filo di polvere levarsi nell’aria all’ordine di CodalisCia, e ricadere dolcemente nel calderone. Lo specchio adamantino dell’acqua s’infranse con un sibilo; sprigionò sCintille in tutte le direzioni, e divenne di un intenso blu venefico.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    Ed ecco che CodalisCia si mise a piagnucolare. Estrasse un lungo, sottile pugnale d’argento dall’interno della veste. La sua voce si spezzò in singhiozzi impietriti. «Carne… del servo… donata con l’assenso… rinnoverai… il tuo signore».
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    Harry capì Ciò che CodalisCia stava per fare un secondo prima che accadesse: serrò disperatamente gli occhi, ma non poté fermare l’urlo che squarCiò la notte, che lo attraversò come se anche lui fosse stato trafitto dal pugnale. Udì qualcosa cadere a terra, udì gli ansiti angosCiati di CodalisCia, poi un tonfo rivoltante, mentre qualcosa veniva gettato nel calderone. Harry non osava guardare… ma la pozione era diventata di un rosso bruCiante, la luce splendeva attraverso le sue palpebre serrate…
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    CodalisCia gemeva e si lamentava per il dolore. Harry non capì di averlo di fronte finché non ne avvertì il respiro affannoso sul volto.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    Harry non poté far nulla per evitarlo, era legato troppo stretto… attraverso gli occhi socchiusi, lottando invano con le corde che lo avvincevano, vide il lucente pugnale d’argento tremare nella mano rimasta a CodalisCia. Avvertì la punta penetrare nell’incavo del bracCio destro, e il sangue scorrere lungo la manica della veste strappata. CodalisCia, sempre ansimando di dolore, si frugò in tasca, estrasse un’ampolla di vetro e la riempì del sangue che scorreva dalla ferita di Harry.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    Poi tornò barcollando al calderone e lo versò. Il liquido divenne di colpo di un bianco accecante. CodalisCia, compiuta la sua opera, cadde in ginocchio, poi sCivolò su un fianco e rimase a terra, a reggersi il moncherino sanguinante, singhiozzando e gemendo.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    Il calderone ribolliva, schizzando dappertutto le sCintille simili a diamanti, di una lucentezza così abbagliante che trasformava tutto il resto in un unico velluto nero. Non accadde nulla…
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    E poi, all’improvviso, le sCintille che emanavano dal calderone si spensero. Al loro posto si levò un’ondata densa che cancellò tutto davanti a Harry, nascondendo CodalisCia, Cedric o altro che non fosse il vapore che fluttuava a mezz’aria… è andata male, pensò… è annegato… per favore… per favore, fa’ che sia morto…
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    «Vestimi» disse la voce fredda e acuta e CodalisCia, tra lamenti e singhiozzi, reggendosi il bracCio mutilato, strisCiò a raccogliere da terra la veste nera, si alzò, e con una sola mano la protese al di sopra del capo del suo signore.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    L’uomo magro uscì dal calderone, fissando Harry… e Harry a sua volta fissò il viso che da tre anni infestava i suoi incubi. Più bianco di un teschio, con grandi, lividi occhi rossi, il naso piatto come quello di un serpente, due fessure per nariCi
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

   Voldemort distolse lo sguardo da Harry, e prese a esaminare il proprio corpo. Le mani erano come grossi, pallidi ragni; le lunghe dita bianche sfiorarono il petto, le bracCia, il viso; gli occhi rossi dalle pupille verticali come quelle di un gatto sCintillarono ancor più vivi nell’oscurità. Alzò le mani e fletté le dita, l’espressione rapita e trionfante. Non badò affatto a CodalisCia, che giaceva a terra contorcendosi e sanguinando, né al grosso serpente, che era tornato strisCiando e girava di nuovo attorno a Harry, sibilando. Voldemort fece sCivolare una di quelle sue mani dalle dita innaturalmente lunghe in una tasca profonda, ed estrasse una bacchetta. Sfiorò anch’essa con dolcezza; e poi la levò, e la puntò contro CodalisCia, che fu sollevato da terra e scagliato contro la pietra tombale a cui era legato Harry, cadde viCino alla base e rimase lì accasCiato a piangere. Voldemort rivolse gli occhi scarlatti verso Harry e rise, una risata acuta, fredda, senza gioia.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    La veste di CodalisCia in cui aveva fasCiato il moncherino ora lucCicava di sangue. «Mio signore…» disse con voce soffocata, «mio signore… avevate promesso… avevate promesso…»
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Fuori il bracCio» disse Voldemort pigramente.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Tese il moncherino sanguinante, ma Voldemort rise di nuovo. «L’altro bracCio, CodalisCia».
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Voldemort si chinò, e afferrò il bracCio sinistro di CodalisCia; gli spinse la manica della veste oltre il gomito e Harry vide qualcosa sulla pelle, qualcosa di simile a un tatuaggio di un rosso vivo — un teschio, con un serpente che sbucava dalla bocca — la stessa immagine che era comparsa nel Cielo alla Coppa del Mondo di Quidditch: il Marchio Nero. Voldemort lo studiò attentamente, ignorando il pianto incontrollabile di CodalisCia.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Premette il lungo indice bianco sul segno sopra il bracCio di CodalisCia.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Harry provò di nuovo una fitta d’intenso dolore alla Cicatrice, e CodalisCia emise un altro gemito: Voldemort tolse il dito dal Marchio, e Harry vide che era diventato nero come il giaietto.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Con un’espressione di feroce soddisfazione, Voldemort si rialzò, gettò indietro la testa e osservò il Cimitero nell’ombra.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Quanti avranno il coraggio di tornare quando lo sentiranno?» sussurrò, i lucenti occhi rossi fissi alle stelle. «E quanti saranno così sCiocchi da rimanere lontani?»
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Prese a camminare avanti e indietro davanti a Harry e CodalisCia, mentre i suoi occhi percorrevano il camposanto. Dopo un minuto Circa, guardò di nuovo Harry, con un sorriso crudele che gli deformava il volto di serpente.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Tu ti trovi, Harry Potter, sui resti di mio padre» sibilò dolcemente. «Un Babbano e uno sCiocco… molto simile alla tua cara madre. Ma entrambi hanno avuto la loro utilità, vero? Tua madre è morta per difenderti quando eri un bambino… e io ho ucCiso mio padre, e vedi come si è dimostrato utile, da morto…»
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Voldemort rise ancora. Andò avanti e indietro, guardandosi intorno, mentre il serpente continuava a strisCiare in tondo nell’erba.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «La lasCiò e tornò dai suoi genitori Babbani prima che io nascessi, Potter, e lei morì dandomi alla luce, e così fui allevato in un orfanotrofio Babbano… ma promisi di ritrovarlo… mi vendicai di lui, di quello sCiocco che mi aveva dato il suo nome… Tom Riddle…»
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    L’aria si riempì all’improvviso del frusCio di mantelli. Tra le tombe, dietro il tasso, in ogni angolo in ombra, si Materializzavano maghi. Erano tutti incappucCiati e mascherati. E uno a uno si fecero avanti… lenti, cauti, come se non credessero ai loro occhi. Voldemort rimase in silenzio, in attesa. Poi uno dei Mangiamorte cadde in ginocchio, arrancò verso Voldemort, e baCiò l’orlo della sua nera veste.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    I Mangiamorte alle sue spalle fecero lo stesso: Ciascuno si avviCinò a Voldemort avanzando sulle ginocchia e gli baCiò la veste, prima di alzarsi e ritrarsi in un cerchio silenzioso con al centro la tomba di Tom Riddle, Harry, Voldemort, e il fagotto singhiozzante e fremente che era CodalisCia. Però lasCiarono dei vuoti nel cerchio, come in attesa di altre persone. Voldemort, invece, aveva l’aria di non aspettarsi l’arrivo di altri. Guardò i volti incappucCiati, e anche se non c’era vento, un frusCio parve diffondersi nel cerchio, scosso da un tremito improvviso.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Benvenuti, Mangiamorte» disse Voldemort piano. «TrediCi anni… trediCi anni dall’ultima volta che Ci siamo incontrati. Eppure rispondete alla mia chiamata come se fosse ieri… siamo ancora uniti sotto il Marchio Nero, allora! Vero?»
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Riprese il suo Cipiglio orribile e annusò, allargando le nariCi a fessura.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Nessuno parlò. Nessuno si mosse tranne CodalisCia, che era a terra e continuava a singhiozzare sul bracCio sanguinante.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «E mi rispondo» sussurrò Voldemort «che devono avermi creduto sconfitto, hanno pensato che fossi perduto. Sono tornati nelle file dei miei nemiCi, e si sono dichiarati innocenti, e ignoranti, e stregati…
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Uno degli uomini all’improvviso si gettò in avanti, spezzando il cerchio. Tremando da capo a piedi, si accasCiò ai piedi di Voldemort.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Voldemort scoppiò a ridere. Alzò la bacchetta. «CruCio!»
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Il Mangiamorte a terra si contorse e urlò; Harry era certo che la sua voce avrebbe raggiunto le case nelle viCinanze… fa’ che arrivi la polizia, pensò disperato… chiunque… qualunque cosa…
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Alzati, Avery» disse dolcemente Voldemort. «Alzati. Tu chiedi perdono? Io non perdono. Io non dimentico. TrediCi lunghi anni… voglio essere ripagato di trediCi anni prima di perdonarvi. CodalisCia, qui, ha già pagato parte del suo debito, vero, CodalisCia?»
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Guardò in giù, verso CodalisCia che singhiozzava.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Tu sei tornato da me non per lealtà, ma per paura dei tuoi vecchi amiCi. Ti meriti questo dolore, CodalisCia. Lo sai, vero?»
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Sì, padrone» mugolò CodalisCia, «per favore, padrone… per favore…»
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Voldemort levò di nuovo la bacchetta e la fece ruotare in aria. Una strisCia di Ciò che pareva argento fuso aleggiò lucente nella sCia della bacchetta. Per un istante rimase informe, si contorse e poi si addensò nella copia di una mano umana, splendente come la luce della luna, che discese e si innestò sul polso sanguinante di CodalisCia. I singhiozzi cessarono all’improvviso: con il respiro aspro e irregolare, CodalisCia alzò la testa e fissò incredulo la mano d’argento, ora invisibilmente saldata al bracCio, come fosse un guanto. Piegò le dita lucenti, poi, tremando, raccolse un rametto dal suolo e lo ridusse in polvere.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Avanzò goffamente sulle ginocchia e baCiò l’orlo della veste di Voldemort.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Che la tua fedeltà non abbia mai più a vaCillare, CodalisCia» disse Voldemort.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    CodalisCia si alzò e prese posto nel cerchio, fissando la sua potente mano nuova, il volto ancora lucente di lacrime. Voldemort si avviCinò all’uomo alla destra di CodalisCia.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «LuCius, mio visCido amico» mormorò, fermandosi di fronte a lui. «Mi dicono che non hai ripudiato le vecchie abitudini, anche se davanti al mondo presenti un volto rispettabile. Sei ancora pronto a prendere il comando in una battuta di cacCia al Babbano, suppongo. Eppure non hai mai cercato di trovarmi, LuCius… le tue imprese alla Coppa del Mondo di Quidditch sono state divertenti, oserei dire… ma le tue energie non sarebbero state meglio indirizzate nel trovare e nel sostenere il tuo padrone?»
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Mio signore, sono stato costantemente all’erta» disse pronta la voce di LuCius Malfoy da sotto il cappucCio. «Se vi fosse stato un segnale da parte vostra, una qualche voce su dove vi trovavate, sarei stato immediatamente al vostro fianco, nulla mi avrebbe potuto impedire…»
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Eppure sei fuggito davanti al mio Marchio, quando un Mangiamorte fedele l’ha inviato in Cielo la scorsa estate» rispose Voldemort con voce melliflua, e Malfoy tacque all’improvviso. «Si, so tutto, LuCius… mi hai deluso… mi aspetto un servizio più leale in futuro».
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «I Lestrange dovrebbero trovarsi qui» disse piano Voldemort. «Ma sono sepolti vivi ad Azkaban. Sono stati fedeli. Sono finiti ad Azkaban piuttosto che rinnegarmi… quando le porte di Azkaban verranno spalancate, i Lestrange riceveranno onori oltre l’immaginabile. I Dissennatori si uniranno a noi… sono i nostri naturali alleati… richiameremo i giganti messi al bando… vedrò tornare a me i miei devoti servitori, e un eserCito di creature temute da tutti…»
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Macnair… ora fai a pezzi bestie pericolose per il Ministero della Magia, mi dice CodalisCia… Presto avrai vittime migliori, Macnair. Il Signore Voldemort te le offrirà…»
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «E qui» Voldemort si avviCinò alle sagome incappucCiate più robuste, «abbiamo Tiger… ti comporterai meglio questa volta, vero, Tiger? E tu, Goyle?»
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «E qui abbiamo sei Mangiamorte assenti… tre morti per servirmi. Uno troppo vile per fare ritorno… la pagherà. Uno che credo mi abbia lasCiato per sempre… verrà ucCiso, naturalmente… e uno, il mio servo più fedele, che è già rientrato al mio servizio».
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Sì» proseguì Voldemort, con un ghigno che gli arricCiava la bocca priva di labbra, mentre gli occhi di tutti saettavano verso Harry. «Harry Potter si è graziosamente unito a noi per la festa della mia rinasCita. Ci si potrebbe perfino azzardare a definirlo il mio ospite d’onore».
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Silenzio. Poi il Mangiamorte alla destra di CodalisCia fece un passo avanti, e la voce di LuCius Malfoy risuonò da sotto la maschera.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Padrone, siamo avidi di sapere… vi supplichiamo di dirCi… come siete riusCito a compiere questo… questo miracolo… come avete potuto tornare tra noi…»
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Ah, che gran bella storia è questa, LuCius» disse Voldemort. «E cominCia… e finisce… con il mio giovane amico qui».
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Si avviCinò a passi indolenti a Harry, così che gli occhi di tutti i componenti del cerchio furono puntati su di loro. Il serpente continuò a strisCiare intorno.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Sapete, naturalmente, che hanno definito questo ragazzo la mia caduta?» disse dolcemente Voldemort, gli occhi rossi fissi su Harry. La Cicatrice prese a fargli così male che quasi urlò dal dolore. «Sapete tutti che la notte in cui persi i miei poteri e il mio corpo avevo cercato di ucCiderlo. Sua madre morì nel tentativo di salvarlo… e senza volerlo gli fornì una protezione che, lo ammetto, non avevo previsto… non riusCii a toccare il bambino».
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Voldemort alzò una delle lunghe dita bianche e la avviCinò alla guanCia di Harry. «Sua madre lasCiò su di lui le tracce del suo sacrifiCio… è magia antica, avrei dovuto ricordarmela, fui uno sCiocco a non pensarCi… ma non importa. Ora posso toccarlo».
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Voldemort scoppiò in una risatina dolce al suo orecchio, poi tolse il dito e continuò a parlare, rivolto ai Mangiamorte. «Avevo fatto male i miei conti, amiCi miei, lo ammetto. Il mio malefiCio fu deviato dall’insensato sacrifiCio di quella donna, e mi rimbalzò contro. Fui strappato via dal mio corpo, diventai meno che spirito, meno del più miserabile fantasma… eppure ero vivo. Che cosa fossi, nemmeno io lo so… Io, che mi sono spinto più in là di ogni altro sul sentiero che conduce all’immortalità. Conoscete il mio obiettivo: dominare la morte. E allora fui messo alla prova, e a quanto pare uno o più dei miei esperimenti funzionarono… perché non ero morto, anche se il malefiCio avrebbe dovuto ucCidermi. Comunque, ero inerme come la più debole creatura, e non potevo fare nulla… perché non avevo corpo, e qualunque incantesimo in grado di aiutarmi richiedeva l’uso di una bacchetta…
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Il brivido percorse di nuovo il Circolo di Mangiamorte in ascolto. Voldemort lasCiò che il silenzio incombesse spaventoso su di loro prima di riprendere. «Mi era rimasto solo un potere. Potevo impossessarmi dei corpi altrui. Ma non osavo andare dove altri umani erano numerosi, perché sapevo che gli Auror erano ancora all’estero, impegnati a cercarmi. A volte abitavo gli animali — i serpenti, naturalmente, erano i miei preferiti — ma non stavo molto meglio dentro di loro che in forma di puro spirito, perché i loro corpi erano poco adatti a compiere magie… e quando li possedevo Ciò abbreviava loro la vita; nessuno è durato a lungo…
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Poi… quattro anni fa… i mezzi per il mio ritorno parvero assicurati. Un mago — giovane, sCiocco e ingenuo — attraversò la mia strada vagando nella foresta che avevo eletto a mia abitazione. Oh, parve proprio l’opportunità che sognavo… perché lui insegnava alla scuola di Silente… fu faCile piegarlo al mio volere… mi riportò in questo paese, e dopo un po’ presi possesso del suo corpo, per sorvegliarlo da viCino mentre eseguiva i miei ordini. Ma il mio piano fallì. Non riusCii a rubare la Pietra Filosofale. Non sarei riusCito ad assicurarmi l’immortalità. Fui ostacolato… ostacolato ancora una volta da Harry Potter…»
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Il servo morì quando lasCiai il suo corpo, e mi ritrovai debole come non mai» riprese Voldemort. «Tornai al mio nascondiglio remoto, e non fingerò con voi di non aver temuto, allora, di non riusCire mai a riguadagnare i miei poteri… sì, quella fu forse la mia ora più cupa… non potevo sperare che mi venisse mandato un altro mago da possedere… e avevo smesso di sperare, ormai, che uno dei miei Mangiamorte si preoccupasse di Ciò che era stato di me…»
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «E poi, nemmeno un anno fa, quando avevo ormai abbandonato ogni speranza, finalmente è successo… un servo è tornato a me: CodalisCia, qui, che aveva finto di essere morto per sfuggire alla giustizia, fu tratto dal suo nascondiglio da coloro che un tempo aveva considerato amiCi, e deCise di tornare dal suo padrone. Mi cercò nel paese in cui da tempo si diceva che mi celassi… aiutato, naturalmente, dai topi che incontrò sul suo cammino. CodalisCia ha una strana affinità con i topi, vero, CodalisCia? I suoi sudiCi piccoli amiCi gli dissero che c’era un posto, nel cuore di una foresta albanese, che evitavano con cura, dove piccoli animali come loro avevano trovato la morte a opera di un’ombra oscura che s’impossessava di loro…
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Ma il suo viaggio per tornare da me non fu faCile, vero, CodalisCia? Perché una notte, affamato, proprio sul limitare della foresta in cui aveva sperato di trovarmi, stupidamente si fermò in una locanda per mangiare… e chi incontrò, se non una certa Bertha Jorkins, una strega del Ministero della Magia?
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Ora vedete bene come la sorte favorisce il Signore Voldemort. Quella avrebbe potuto essere la fine di CodalisCia, e della mia ultima speranza di rinascere. Ma CodalisCia — dando prova di una presenza di spirito che da lui non mi sarei mai aspettata — convinse Bertha Jorkins ad accompagnarlo in una passeggiata notturna. La assalì… la portò da me. E Bertha Jorkins, che avrebbe potuto rovinare tutto, si rivelò invece un dono superiore ai miei più folli sogni… perché — certo, fu necessario eserCitare un po’ di persuasione — divenne un’autentica miniera di informazioni.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Mi disse che il Torneo Tremaghi si sarebbe tenuto a Hogwarts quest’anno. Mi disse che sapeva di un Mangiamorte fedele che avrebbe avuto una gran voglia di aiutarmi, se solo fossi riusCito a mettermi in contatto con lui. Disse molte cose… ma gli strumenti che usai per eserCitare l’Incantesimo della Memoria su di lei erano potenti, e quando le ebbi strappato tutte le informazioni utili, la sua mente e il suo corpo erano entrambi irreparabilmente rovinati. Ormai era servita al suo scopo. Non potevo possederla. Me ne liberai».
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Il corpo di CodalisCia, naturalmente, era poco adatto a essere posseduto, poiché tutti lo credevano morto, e avrebbe attirato troppa attenzione se fosse stato visto. Comunque, era il servo robusto di cui avevo bisogno, e, benché come mago sia scarso, riuscì a eseguire le istruzioni che gli diedi, che mi restituirono un corpo rozzo e debole, un corpo che potessi abitare in attesa degli ingredienti essenziali a una vera rinasCita… uno o due incantesimi di mia creazione… un piccolo aiuto dalla mia cara Nagini» — gli occhi rossi di Voldemort si soffermarono sul serpente che continuava a strisCiare in cerchio — «una pozione ottenuta bollendo sangue di unicorno, e il veleno di serpente fornito da Nagini… ben presto fui restituito a una forma quasi umana, e fui abbastanza in forze da poter viaggiare.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Non c’era più alcuna speranza di rubare la Pietra Filosofale, perché sapevo che Silente avrebbe provveduto a farla distruggere. Ma anelavo ad abbracCiare di nuovo la vita mortale, prima di cercare quella immortale. Moderai le mie ambizioni… avrei cercato di ottenere il mio vecchio corpo, e la mia vecchia forza,
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Sapevo che per ottenere Ciò — è un vecchio ritrovato della Magia Oscura, la pozione che mi ha fatto tornare in vita stanotte — avrei avuto bisogno di tre potenti ingredienti. Be’, uno era già a portata di mano, vero, CodalisCia? Carne donata da un servo…
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «L’osso di mio padre, naturalmente, voleva dire che avremmo dovuto venire qui, dove fu sepolto. Ma il sangue di una vittima… CodalisCia voleva che usassi un mago qualunque, vero, CodalisCia? Un mago qualunque che mi odiasse… e sono ancora in tanti a odiarmi. Ma io sapevo chi dovevo usare, se volevo risorgere più potente di quando ero caduto. Volevo il sangue di colui che mi aveva spogliato del potere trediCi anni prima, perché allora anche Ciò che restava della protezione fornitagli da sua madre sarebbe scorso nelle mie vene…
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Ma come arrivare a Harry Potter? Perché è stato protetto meglio di quanto credo sappia lui stesso, protetto in modi architettati tempo fa da Silente, quando toccò a lui provvedere al futuro del ragazzo. Silente invocò un’antica magia per assicurare la protezione del ragazzo finché è affidato ai suoi parenti. Nemmeno io posso toccarlo quando è là… poi, naturalmente, Ci fu la Coppa del Mondo di Quidditch… pensai che laggiù la sua protezione avrebbe potuto essere più labile, lontano dai parenti e da Silente, ma non ero ancora abbastanza forte da poter cercare di rapirlo nel bel mezzo di un’orda di maghi del Ministero. E poi il ragazzo sarebbe tornato a Hogwarts, dove è sotto il naso di quello sCiocco filoBabbano da mane a sera. Allora, come fare per catturarlo?
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Be’… ma usando le informazioni di Bertha Jorkins, naturalmente. Usando il mio fedele Mangiamorte, di stanza a Hogwarts, per assicurarmi che il nome del ragazzo venisse inserito nel Calice di Fuoco. Usando il mio Mangiamorte per assicurarmi che il ragazzo vincesse il Torneo — che toccasse la Coppa Tremaghi per primo — la Coppa che il mio Mangiamorte aveva trasformato in una Passaporta, che lo avrebbe portato qui, lontano dall’aiuto e dalla protezione di Silente, tra le mie bracCia aperte. Ed eccolo qui… il ragazzo che tutti voi avete creduto fosse stato la mia fine…»
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Voldemort avanzò lentamente e si voltò a guardare Harry. Levò la bacchetta. «CruCio!»
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Era un dolore al di là di quanto Harry avesse mai provato. Perfino le ossa erano in fiamme; la testa stava per spaccarsi lungo la Cicatrice, lo sentiva; gli occhi gli roteavano folli nella testa; voleva che finisse… che si spegnesse… voleva morire…
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    E poi tutto passò. Si ritrovò abbandonato contro le funi che lo legavano alla pietra tombale del padre di Voldemort, a guardare quegli occhi rosso vivo attraverso una speCie di nebbiolina. La notte echeggiava delle risate dei Mangiamorte.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Vedete, credo, che sCiocchezza è stata credere che questo ragazzo sarebbe mai potuto essere più forte di me» disse Voldemort. «Ma io voglio che non Ci siano dubbi nella mente di nessuno. Harry Potter mi è sfuggito per una Circostanza fortunata. E io ora dimostrerò il mio potere ucCidendolo, qui e ora, davanti a tutti voi, ora che non c’è nessun Silente ad aiutarlo e nessuna madre a morire per lui. Gli darò un’opportunità. Potrà battersi, e voi non avrete più dubbi su chi di noi è il più forte. Ancora un po’, Nagini» sussurrò, e il serpente si allontanò strisCiando nell’erba, verso il punto in cui i Mangiamorte stavano in piedi, in attesa.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Ora slegalo, CodalisCia, e ridagli la bacchetta».
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

   CodalisCia si avviCinò a Harry, che tentò affannosamente di rimettersi in piedi, di reggersi prima che le corde fossero slegate. CodalisCia alzò la nuova mano d’argento, sfilò il tampone di tessuto che imbavagliava Harry e poi, con un solo colpo, tagliò le funi che lo fissavano alla pietra tombale.
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    Ci fu un rapido istante, forse, in cui Harry soppesò l’idea di darsi alla fuga, ma la gamba ferita tremò sotto il suo peso mentre si alzava sulla tomba ricoperta di erbacce, mentre i Mangiamorte serravano i ranghi, formando un cerchio più stretto attorno a lui e Voldemort, colmando gli spazi lasCiati dai compagni assenti. CodalisCia uscì dal cerchio, si avviCinò al corpo di Cedric e fece ritorno con la bacchetta di Harry, che gli ficcò rudemente in mano senza guardarlo. Poi riprese il suo posto nel cerchio di Mangiamorte in attesa.
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    «Ti è stato insegnato come Ci si sfida a duello, Harry Potter?» chiese Voldemort dolcemente, gli occhi rossi sCintillanti nell’oscurità.
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    A quelle parole Harry ricordò, come se appartenesse a una vita precedente, il Club dei Duellanti a Hogwarts che aveva frequentato per poco tempo due anni prima… tutto Ciò che aveva imparato era l’Incantesimo di Disarmo, Expelliarmus… e a cosa sarebbe servito, anche se vi fosse riusCito, privare Voldemort della sua bacchetta, quando era Circondato da Mangiamorte in una proporzione di almeno trenta a uno? Non aveva mai imparato nulla che potesse rivelarglisi utile in quella Circostanza. Sapeva di trovarsi di fronte alla cosa contro la quale Moody lo aveva sempre messo in guardia… l’inesorabile Maledizione Avada Kedavra — e Voldemort aveva ragione — sua madre questa volta non era lì a morire per lui… era deCisamente inerme…
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    «Ora Ci inchiniamo, Harry» disse Voldemort, curvandosi appena, senza distogliere il viso di serpente da Harry. «Andiamo, bisogna osservare le regole nel dettaglio… Silente sarebbe lieto che facessi sfoggio delle tue buone maniere… inchinati alla morte, Harry…»
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    I Mangiamorte ridevano di nuovo. La bocca senza labbra di Voldemort era piegata in un sorriso. Harry non s’inchinò. Non aveva intenzione di permettere a Voldemort di giocare con lui prima di ucCiderlo… non gli avrebbe dato quella soddisfazione…
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    «Molto bene» disse Voldemort dolcemente, e mentre alzava la bacchetta, si sollevò anche la pressione che schiacCiava Harry. «E ora affrontami, da uomo a uomo… diritto e fiero, così come morì tuo padre…
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    Voldemort alzò la bacchetta, e prima che Harry potesse fare qualcosa per difendersi, prima ancora che potesse muoversi, fu di nuovo colpito dalla Maledizione CruCiatus. Il dolore fu così intenso, così ardente che non seppe più dov’era… coltelli incandescenti gli trafiggevano ogni centimetro di pelle, era certo che la testa gli sarebbe esplosa; urlò più forte che mai…
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    E poi cessò. Harry rotolò a terra e si rimise in piedi a fatica; era scosso da un tremito incontrollabile, come CodalisCia quando gli era stata tagliata la mano; barcollò di lato, contro il muro di Mangiamorte che assistevano alla scena, ed essi lo sospinsero indietro, verso Voldemort, ancora.
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    «Una piccola pausa» disse Voldemort, le nariCi a fessura dilatate dall’ecCitazione, «una piccola pausa… ti ha fatto male, vero, Harry? Non vuoi che lo facCia ancora, vero?»
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    Harry non rispose. Sarebbe morto come Cedric, glielo dicevano quegli spietati occhi rossi… sarebbe morto, e non poteva farCi nulla… ma non aveva intenzione di assecondare quel mostro. Non avrebbe obbedito a Voldemort… non lo avrebbe supplicato…
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    «Ti ho chiesto: vuoi che lo rifacCia?» ripeté Voldemort con voce dolce. «Rispondimi! Imperio!»
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    E queste parole esplosero sulle labbra di Harry; echeggiarono nel Cimitero, e la dimensione di sogno si dissolse all’improvviso, come se gli fosse stata gettata addosso dell’acqua fredda — rapidi fecero ritorno i dolori che l’Incantesimo CruCiatus gli aveva lasCiato in tutto il corpo — rapida fece ritorno la cosCienza di dov’era, e che cosa stava affrontando…
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    Voldemort levò la bacchetta, ma questa volta Harry era pronto; con i riflessi sviluppati dagli allenamenti di Quidditch, si gettò a terra di lato, rotolò dietro la lapide di marmo del padre di Voldemort, e la udì spezzarsi mentre il malefiCio lo mancava.
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    «Non stiamo giocando a nascondino, Harry» disse la voce gelida di Voldemort, avviCinandosi, mentre i Mangiamorte sghignazzavano. «Non puoi nasconderti da me. Vorrebbe forse dire che sei stanco del nostro duello? Vorrebbe forse dire che preferisCi che vi ponga fine ora, Harry? Vieni fuori, Harry… vieni fuori a giocare, allora… farò in fretta… forse sarà perfino indolore… non saprei… non sono mai morto…»
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    Harry si rannicchiò dietro la pietra tombale, e seppe che era la fine. Non c’era alcuna speranza… alcun aiuto. E mentre sentiva Voldemort avviCinarsi, seppe una sola cosa, ed era al di là della paura o della ragionevolezza: non sarebbe morto rannicchiato lì come un bambino che gioca a nascondino; non sarebbe morto prostrandosi ai piedi di Voldemort… sarebbe morto in piedi come suo padre, e sarebbe morto cercando di difendersi, anche se nessuna difesa era possibile…
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    Un fiotto di luce verde sgorgò dalla bacchetta di Voldemort mentre un fiotto di luce rossa esplodeva da quella di Harry: s’incontrarono a mezz’aria, e all’improvviso la bacchetta di Harry prese a vibrare come percorsa da una corrente elettrica; la mano gli si serrò attorno; nemmeno volendo l’avrebbe potuta lasCiare… e un sottile raggio di luce ora univa le due bacchette, né rosso né verde, ma di un luminoso oro intenso. E Harry, seguendo il raggio con sguardo attonito, vide che anche le lunghe dita bianche di Voldemort stringevano una bacchetta che tremava e vibrava.
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    E poi — nulla avrebbe potuto preparare Harry per Ciò che vide — si sentì alzare da terra. Lui e Voldemort furono entrambi sollevati per aria, le bacchette ancora unite da quel filo di luce d’oro sCintillante. Volarono via dalla lapide del padre di Voldemort, e si posarono su un lembo di terreno spianato, privo di tombe… I Mangiamorte urlavano, chiedevano ordini a Voldemort; si stringevano, ricostituivano il cerchio attorno a Harry e Voldemort, e il serpente strisCiava ai loro piedi, alcuni estrassero le bacchette…
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    Il filo d’oro che univa Harry e Voldemort andò in mille pezzi; le bacchette rimasero unite, mentre un centinaio di raggi disegnarono archi sopra di loro, incroCiandosi tutto attorno, finché i due non si trovarono rinchiusi in una rete d’oro a forma di cupola, una gabbia di luce, oltre la quale i Mangiamorte si aggiravano come sCiacalli, le loro urla stranamente soffocate…
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    Lo so, disse Harry alla musica, lo so che non devo… ma l’aveva appena pensato che la cosa divenne molto più diffiCile a farsi. La sua bacchetta prese a vibrare più intensamente che mai… e anche il raggio tra lui e Voldemort cambiò… era come se grosse perle di luce sCivolassero su e giù per il filo che univa le bacchette. Harry sentì la sua sussultare nella mano, mentre le perle di luce cominCiavano a scorrere lente e deCise dalla sua parte… ora il raggio di luce si muoveva verso di lui, si allontanava da Voldemort, e sentì la bacchetta vibrare rabbiosa…
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    Mentre la perla di luce si avviCinava alla punta della bacchetta di Harry, il legno tra le sue dita divenne così caldo che temette di vederlo prendere fuoco. Più la perla si avviCinava, più forte vibrava la bacchetta; era certo che non sarebbe sopravvissuta al contatto; aveva l’impressione che stesse per andare in pezzi tra le sue dita…
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    Concentrò ogni minima particella della mente sullo sforzo di ricacCiare la perla indietro, verso Voldemort, le orecchie invase dal canto della fenice, gli occhi ardenti, fissi… e lentamente, molto lentamente le perle si arrestarono tremando, e poi, altrettanto lentamente, presero a muoversi nella direzione opposta… ora era la bacchetta di Voldemort a vibrare foltissimo… era Voldemort ad apparire stupefatto, e quasi impaurito…
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    All’istante, la bacchetta di Voldemort emise urla di dolore… poi — mentre gli occhi di Voldemort si dilatavano per lo stupore — una densa mano di fumo uscì volando dalla punta e scomparve… il fantasma della mano che aveva creato per CodalisCia… altre urla di dolore… e poi dalla punta della bacchetta prese a sbocCiare qualcosa di molto più grosso, un enorme qualcosa grigiastro, che sembrava fatto del più denso e fitto fumo… era una testa… ora un petto, delle bracCia… il torso di Cedric Diggory.
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    Harry rischiò di lasCiar cadere la bacchetta per lo spavento, ma l’istinto gli disse di tenerla ben stretta in modo da non spezzare il filo di luce, anche se il denso spettro grigio di Cedric Diggory (era uno spettro? Sembrava così concreto) affiorava completamente dall’estremità della bacchetta di Voldemort, come se stesse uscendo a fatica da un tunnel molto stretto… e quell’ombra di Cedric si alzò, e guardò il filo di luce d’oro nella sua lunghezza, e parlò.
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    La sua voce era remota e rimbombante. Harry guardò Voldemort… i suoi occhi rossi dilatati erano ancora colmi di sorpresa… non era più preparato di Harry a Ciò che stava accadendo… e poi udì, molto fioche, le urla terrorizzate dei Mangiamorte che si aggiravano attorno al perimetro della cupola d’oro…
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    Altre urla di dolore sgorgarono dalla bacchetta… e poi dalla punta affiorò qualcos’altro… l’ombra densa di una seconda testa, seguita subito da bracCia e busto… un vecchio che Harry aveva visto una volta in sogno si spingeva fuori dall’estremità della bacchetta come aveva fatto Cedric… e il suo fantasma, o la sua ombra, o quello che era, cadde accanto a quello di Cedric, e scrutò Harry e Voldemort, e la rete d’oro, e le bacchette unite, vagamente sorpreso, appoggiandosi al bastone da passeggio…
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    «Allora era davvero un mago?» disse il vecchio, gli occhi su Voldemort. «Mi ha ucCiso, eh sì… stendilo, ragazzo…»
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    «Non mollare adesso!» gridò, e la sua voce echeggiò come quella di Cedric, come da molto lontano. «Non lasCiare che ti prenda, Harry… non mollare!»
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    Lei e le altre due sagome d’ombra presero a misurare a grandi passi le pareti interne della rete d’oro, mentre i Mangiamorte aleggiavano all’esterno… e le vittime di Voldemort sussurravano girando attorno ai duellanti, sussurravano parole d’incoraggiamento a Harry, e sibilavano parole che Harry non riusCiva a udire contro Voldemort.
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    L’ombra di fumo di una giovane donna dai capelli lunghi cadde al suolo come Bertha poco prima, si rialzò e lo guardò… e Harry, con le bracCia che tremavano follemente, guardò a sua volta il volto del fantasma di sua madre.
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    E lui venne… prima la testa, poi il corpo… un uomo alto con i capelli spettinati come quelli di Harry, la sagoma di fumo e d’ombra di James Potter sbocCiò dalla punta della bacchetta di Voldemort, cadde a terra e si rialzò come aveva fatto sua moglie. Si avviCinò a Harry, lo guardò e parlò con la stessa voce remota e rimbombante degli altri, però sottovoce, così che Voldemort, il volto livido di terrore mentre le sue vittime si aggiravano attorno a lui, non potesse sentire…
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    «Sì» disse Harry senza fiato, lottando per mantenere la presa sulla bacchetta che gli sCivolava tra le dita.
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    E Harry corse come non aveva mai corso in tutta la vita, urtando due Mangiamorte esterrefatti; sfrecCiò zigzagando tra le lapidi, avvertì le loro maledizioni che lo inseguivano, li sentì colpire le pietre tombali… scansava incantesimi e lapidi, preCipitandosi verso il corpo di Cedric, senza più avvertire il dolore alla gamba, tutto il suo essere concentrato su Ciò che doveva fare…
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    A tre metri da Cedric, Harry si tuffò dietro un angelo di marmo per evitare gli spruzzi di luce rossa e vide la punta dell’ala andare in pezzi, colpita dall’incantesimo. Tenendo più stretta la bacchetta, sfrecCiò fuori da dietro l’angelo…
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    Da uno strillo soffocato credette di aver fermato almeno uno di loro, ma non Ci fu il tempo di voltarsi a guardare; balzò oltre la Coppa e si slanCiò in avanti mentre sentiva altri dardi saettare alle sue spalle; altri fiotti di luce gli volarono sopra la testa mentre cadeva, tendendo la mano per afferrare il bracCio di Cedric…
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    «State indietro! Lo ucCiderò io! È mio!» strillò Voldemort.
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    Gli occhi rossi di Voldemort dardeggiarono nell’oscurità. Harry vide la sua bocca arricCiarsi in un sorriso, lo vide levare la bacchetta.
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    «AcCio!» gridò, puntando la sua verso la Coppa Tremaghi.
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    Il trofeo si alzò in volo e planò verso di lui. Harry lo afferrò per uno dei maniCi.
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    Udì l’urlo di rabbia di Voldemort nello stesso istante in cui avvertì lo strappo dietro l’ombelico che significava che la Passaporta era in funzione: ed ecco che lo trasCinava via in un vortice di vento e colori, e Cedric era con lui… stavano tornando indietro…
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

   Harry si sentì scagliare a terra; aveva il viso schiacCiato nell’erba; il suo odore gli riempì le nariCi. Aveva chiuso gli occhi mentre la Passaporta lo trasportava, e li tenne chiusi. Non si mosse. Sembrava che tutto il fiato gli fosse stato sottratto a forza; la testa gli girava così forte che il terreno sotto di lui gli parve dondolare come il ponte di una nave. Per cercare di restare fermo, si aggrappò più forte alle due cose che teneva ancora strette: il lisCio, freddo manico della Coppa Tremaghi, e il corpo di Cedric. Sentiva che sarebbe sCivolato via nell’oscurità che si addensava sulla soglia della sua mente se solo avesse mollato la presa dell’uno o dell’altro. Lo spavento e la stanchezza lo trattennero a terra, a respirare l’odore dell’erba, in attesa… in attesa che qualcuno facesse qualcosa… che succedesse qualcosa… e intanto, la Cicatrice era un dolore sordo sulla fronte…
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Una cascata di rumori lo assordò e lo confuse, c’erano voCi dappertutto, uno scalpicCio di passi, urla… rimase dov’era, il viso contratto per il frastuono, come se si trattasse di un incubo che sarebbe passato…
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Si ritrovò a guardare il Cielo stellato, con Albus Silente chino su di lui. Le ombre scure della folla premevano attorno a loro, avviCinandosi a spintoni; Harry sentì il terreno vibrare sotto la testa, scosso dai loro passi.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Harry lasCiò andare la Coppa, ma strinse ancora più forte a sé il bracCio di Cedric. Alzò la mano libera e afferrò Silente per un polso, mentre il volto del mago fluttuava, un attimo nitido, l’attimo dopo sfuocato.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Il viso di Cornelius Caramell apparve sopra Harry, alla rovesCia; era pallido, sconvolto.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Cielo… Diggory!» sussurrò. «Silente… ma è morto!»
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Le parole furono ripetute, le sagome in ombra che premevano attorno le mormorarono senza fiato ai loro viCini… e poi altri le urlarono — le strillarono — nella notte: «È morto!» «È morto!» «Cedric Diggory! Morto!»
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Harry, lasCialo andare» sentì dire la voce di Caramell, e avvertì dita che cercavano di separarlo dal corpo svuotato di Cedric, ma lui non voleva lasCiarlo.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Poi il volto di Silente, ancora confuso e nebuloso, si avviCinò. «Harry, ora non puoi aiutarlo. È finita. LasCialo».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Va bene, Harry… adesso però lasCialo…»
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Silente si curvò e, con una forza straordinaria per un uomo così vecchio e magro, sollevò Harry da terra e lo rimise in piedi. Harry barcollò. La testa gli pulsava. La gamba ferita non reggeva più il suo peso. Le persone affollate attorno a lui si facevano avanti sgomitando, lottavano per avviCinarsi, incombevano minacCiose su di lui… «Cos’è successo?» «Che cos’ha che non va?» «Diggory è morto!»
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Ci penso io ad accompagnare Harry, Silente, lo porto io…»
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Silente, Amos Diggory sta correndo da questa parte… ormai è viCino… non credi che dovresti dirgli… prima che veda…?»
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Strilli e singhiozzi isteriCi di ragazze… la scena parve guizzare stranamente davanti ai suoi occhi…
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Che cosa è successo, Harry?» chiese infine l’uomo, trasCinando Harry su per i gradini di pietra. Clunk. Clunk. Clunk. Era Malocchio Moody.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «La Coppa era una Passaporta» disse Harry mentre attraversavano la Sala d’Ingresso. «Ha portato me e Cedric in un Cimitero… e c’era Voldemort… Voldemort…»
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Ha ucCiso Cedric… hanno ucCiso Cedric…»
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Gli sono sfuggito… la mia bacchetta… ha fatto una cosa strana… ho visto mia madre e mio padre… sono usCiti dalla sua bacchetta…»
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Moody aiutò Harry a bere; Harry tossì, mentre un sapore pungente gli bruCiava la gola. L’uffiCio di Moody fu meno sfuocato, e anche Moody… era pallido come Caramell, ed entrambi i suoi occhi erano puntati immobili sul volto di Harry.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Ha preso qualcosa dalla tomba di suo padre, e da CodalisCia, e da me» rispose Harry. La testa gli si snebbiava; la Cicatrice non faceva poi così male; ora vedeva distintamente il volto di Moody, anche se l’uffiCio era buio. Udì ancora gemiti e grida dal lontano campo di Quidditch.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Sangue» rispose Harry, alzando il bracCio. La manica era strappata dove il pugnale di CodalisCia l’aveva lacerata.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Moody si lasCiò sfuggire un lungo, basso fischio. «E i Mangiamorte? Sono tornati?»
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Karkaroff?» disse Moody con una strana risata. «Karkaroff è fuggito stasera, quando ha sentito il Marchio Nero bruCiargli il bracCio. Ha tradito troppi fedeli seguaCi del Signore Oscuro per avere voglia di incontrarli… ma dubito che andrà lontano. Il Signore Oscuro ha i suoi metodi per scovare i suoi nemiCi».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Ti assicuro di sì» disse Moody, e l’occhio magico roteò e si fermò sulla porta, e Harry capi che stava controllando che fuori non Ci fosse nessuno. Nello stesso tempo, Moody estrasse la bacchetta e la puntò contro Harry.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Ti ho chiesto» insisté Moody a voce bassa «se ha perdonato la fecCia che non è mai andata a cercarlo. Quei codardi traditori che non sono nemmeno riusCiti ad affrontare Azkaban per lui. L’infedele, indegna spazzatura che ha avuto il coraggio di saltellare mascherata alla Coppa del Mondo di Quidditch, ma che se l’è data a gambe alla vista del Marchio Nero quando l’ho sparato in Cielo».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Non è stato faCile, Harry, guidarti attraverso queste prove senza susCitare sospetti. Ho dovuto ricorrere a ogni grammo di astuzia in mio possesso, in modo che il mio intervento non fosse riconosCibile nella tua vittoria. Silente si sarebbe alquanto insospettito se tu te la fossi cavata troppo faCilmente. Purché tu entrassi in quel labirinto, possibilmente con un vantaggio dignitoso… allora sapevo che avrei avuto una possibilità di sbarazzarmi degli altri campioni e spianarti la strada. Ma ho dovuto anche combattere contro la tua stupidità. La seconda prova… è stato allora che ho più temuto che non ce la facessimo. Ti tenevo d’occhio, Potter. Sapevo che non avevi risolto l’indovinello dell’uovo, cosi ho dovuto darti un altro suggerimento…»
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Chi ha detto a Cedric di aprirlo sott’acqua? Io. Contavo sul fatto che ti avrebbe passato l’informazione. Le persone oneste sono così faCili da manovrare, Potter. Ero sicuro che Cedric avrebbe voluto restituirti il piacere, visto che gli avevi detto dei draghi, e così ha fatto. Ma anche allora, Potter, anche allora sembrava probabile che avresti fallito. Io sono stato di guardia tutto il tempo… tutte quelle ore in biblioteca. Non hai capito che il libro di cui avevi bisogno è rimasto sempre nel tuo dormitorio? Ce l’avevo messo io parecchio tempo prima, l’avevo dato al giovane PaCiock, non ricordi? Magiche Piante Acquatiche del Mediterraneo e Loro Proprietà. Ti avrebbe detto tutto quello che ti serviva sull’Algabranchia. Mi aspettavo che chiedessi aiuto a tutti, ma proprio tutti. PaCiock te l’avrebbe detto in un secondo. Ma invece no… no… quel tuo tocco di orgoglio e indipendenza avrebbe potuto rovinare tutto quanto.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    La bacchetta di Moody era ancora puntata al cuore di Harry. Alle sue spalle, sagome nebulose si muovevano nell’Avversaspecchio appeso alla parete. «Sei rimasto così a lungo in quel lago, Potter, che ho pensato che fossi annegato. Ma per fortuna Silente ha scambiato la tua imbeCillità per nobiltà, e ti ha dato un punteggio alto. Ho respirato di sollievo un’altra volta.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Naturalmente questa sera nel labirinto per te è stato più faCile di quanto non avrebbe dovuto» disse Moody. «E questo perché ero di pattuglia attorno al perimetro, potevo vedere attraverso le siepi esterne e sono riusCito a eliminare parecchi ostacoli dal tuo percorso. Ho Schiantato Fleur Delacour quando è passata. Ho scagliato l’Incantesimo Imperius su Krum, in modo che eliminasse Diggory, e ti lasCiasse libero il cammino verso la Coppa».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Harry fissò Moody, stupefatto. Non riusCiva a capire come fosse possibile… l’amico di Silente, il celebre Auror… colui che aveva catturato tanti Mangiamorte… non aveva senso… nessun senso…
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Le forme nebulose nell’Avversaspecchio si preCisavano, diventavano più definite. Harry vide la sagoma di tre persone dietro a Moody, tre persone che si avviCinavano. Ma Moody non stava guardando. Il suo occhio magico era puntato su Harry.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Il Signore Oscuro non è riusCito a ucCiderti, Potter, e lo desiderava tanto» sussurrò Moody. «Prova a pensare come mi ricompenserà, quando scoprirà che l’ho fatto io al posto suo. Io ti ho consegnato a lui — tu, la cosa di cui più di ogni altra aveva bisogno per rigenerarsi — e poi ti ho ucCiso per lui. Verrò onorato più di ogni altro Mangiamorte. Sarò il suo più caro, il suo più intimo sostenitore… più viCino di un figlio…»
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    L’occhio normale di Moody sporgeva, l’occhio magico era fisso su Harry. La porta era sbarrata, e Harry sapeva che non sarebbe mai riusCito a raggiungere la bacchetta in tempo…
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Io e il Signore Oscuro» disse Moody, e ormai sembrava completamente folle, chino su Harry con un orrendo sorriso storto sulle labbra «abbiamo molto in comune. Entrambi, per esempio, abbiamo avuto padri molto deludenti… davvero molto deludenti. Entrambi abbiamo subito l’oltraggio, Harry, di prendere il nome da quei padri. Ed entrambi abbiamo avuto il piacere… l’enorme piacere… di ucCidere i nostri padri, per assicurare l’ascesa ininterrotta dell’Ordine Oscuro!»
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Lei è pazzo» esclamò Harry, senza riusCire a trattenersi. «Lei è pazzo!»
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «StupefiCium!» Ci fu un lampo accecante di luce rossa, e con un’esplosione fragorosa la porta dell’uffiCio di Moody andò in pezzi…
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    In quel momento, Harry comprese fino in fondo per la prima volta perché si diceva che Silente era l’unico mago di cui Voldemort avesse mai avuto paura. L’espressione di Silente mentre scrutava il corpo privo di sensi di Malocchio Moody era più terribile di quanto Harry avesse mai potuto immaginare. Non c’era alcun sorriso benevolo sul suo volto, alcun brillio ironico negli occhi dietro le lenti. Una fredda furia era inCisa in ogni tratto del suo viso antico; un senso di potere emanava da lui, come se sprigionasse vapore bollente.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Entrò, infilò un piede sotto il corpo abbandonato di Moody e con un calCio lo rovesCiò sulla schiena, in modo da vederlo in facCia. Piton lo segui, guardando l’Avversaspecchio, nel quale il suo volto era ancora visibile, intento a scrutare torvo la stanza.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Rimarrà, Minerva, perché deve capire» ribatté Silente asCiutto. «Capire è il primo passo per accettare, e solo accettando si può guarire. Deve sapere chi lo ha condotto alle sofferenze di questa notte, e perché».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Questo non è Alastor Moody» rispose piano Silente. «Tu non hai mai conosCiuto Alastor Moody. Il vero Moody non ti avrebbe allontanato da me dopo Ciò che è successo stanotte. Nel momento in cui ti ha portato via, ho capito… e vi ho seguiti».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Silente si chinò sul corpo afflosCiato di Moody e infilò una mano nella sua veste. Estrasse la fiaschetta di Moody e un mazzo di chiavi fissate a un anello. Poi si voltò verso la McGranitt e Piton.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Severus, per favore, portami la Pozione della Verità più potente che possiedi, e poi scendi in cuCina e porta qui l’elfa domestica di nome Winky. Minerva, gentilmente vai alla capanna di Hagrid, dove troverai un grosso cane nero nell’orto delle zucche. Porta il cane nel mio uffiCio, digli che lo raggiungerò tra poco, poi torna qui».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Se Piton o la McGranitt trovarono queste istruzioni stravaganti, non lo dettero a vedere. Entrambi usCirono immediatamente dall’uffiCio. Silente posò la fiaschetta sulla scrivania, si avviCinò al baule con sette serrature, infilò la prima chiave nella serratura, e lo aprì. Conteneva un gran numero di libri di magia. Silente chiuse il coperchio, infilò una seconda chiave nella seconda serratura, e lo riaprì. I libri di magia erano scomparsi; questa volta conteneva un assortimento di Spioscopi rotti, penne e pergamena, e quello che sembrava un Mantello dell’Invisibilità argentato. Harry guardò attonito Silente infilare la terza, la quarta, la quinta e la sesta chiave nelle rispettive serrature, riaprendo ogni volta il baule che rivelava ogni volta un contenuto diverso. Poi infilò la settima chiave nella serratura, sollevò il coperchio, e Harry si lasCiò sfuggire un urlo di sorpresa.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Si ritrovò a guardare in una speCie di pozzo, una stanza sotterranea, e disteso al suolo tre metri più in basso, apparentemente immerso in un sonno profondo, magro e affamato, giaceva il vero Malocchio Moody. La gamba di legno era sparita, l’orbita che avrebbe dovuto accogliere l’occhio magico sembrava vuota sotto la palpebra, e gli mancavano Ciuffi di capelli grigi. Harry, attonito, spostò lo sguardo dal Moody addormentato nel baule al Moody svenuto disteso sul pavimento dell’uffiCio.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Silente entrò nel baule, si calò e si lasCiò cadere con un balzo sul pavimento accanto al Moody addormentato. Si curvò su di lui.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Harry eseguì; Silente avvolse Moody nel mantello, e si arrampicò fuori dal baule. Poi prese la fiaschetta dalla scrivania, svitò il tappo e la rovesCiò. Un liquido denso e vischioso schizzò sul pavimento dell’uffiCio.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Poi, sotto gli occhi di Harry, il volto dell’uomo disteso a terra prese a cambiare. Le CicatriCi sparivano, la pelle diventava lisCia; il naso mozzato tornò intero, e rimpicCiolì. La lunga criniera di capelli grigi brizzolati si ritirava nella cute, e diventava color paglia. All’improvviso, con un sordo clunk, la gamba di legno cadde mentre una gamba normale ricresceva al suo posto; un attimo dopo, la pupilla magica schizzò fuori dall’occhio dell’uomo, sostituita da un occhio vero; rotolò sul pavimento e continuò a roteare da una parte all’altra.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Davanti a Harry giaceva un uomo pallido, con vaghe lentiggini e un Ciuffo di capelli biondi. Sapeva chi era. L’aveva visto nel Pensatoio di Silente, l’aveva visto mentre i Dissennatori lo portavano via e lui cercava di convincere Crouch della sua innocenza… ma ora era segnato attorno agli occhi, e sembrava molto più vecchio…
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Santo Cielo» disse la professoressa McGranitt, fissando l’uomo disteso al suolo.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Sporca e scarmigliata, Winky sbirCiò da dietro le gambe di Piton. La sua bocca si spalancò e l’elfa emise uno strillo penetrante. «Padron Barty, padron Barty, che cosa fa tu qui?»
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Si gettò sul petto del giovane. «Voi l’ha ucCiso! Voi l’ha ucCiso! Voi ha ucCiso il figlio del padrone!»
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Piton consegnò a Silente una bottiglietta di vetro colma di un liquido trasparente: il Veritaserum col quale aveva minacCiato Harry in classe. Silente si alzò, si chinò sull’uomo a terra e lo mise a sedere contro il muro dietro l’Avversaspecchio, dal quale le sagome riflesse di Silente, Piton e della McGranitt continuavano a scrutarli, cupe. Winky rimase in ginocchio, tremante, le mani sul viso. Silente aprì a forza la bocca dell’uomo e vi lasCiò cadere tre gocce. Poi gli puntò la bacchetta contro il petto e disse: «Innerva».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Il figlio di Crouch aprì gli occhi. Aveva il viso molle, lo sguardo perso. Silente si inginocchiò accanto a lui, in modo da guardarlo dritto in facCia.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Vorrei che Ci dicessi» disse piano Silente «come mai sei qui. Come hai fatto a fuggire da Azkaban?»
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Ma Crouch trasse un altro respiro profondo e riprese, con la stessa voce piatta: «I Dissennatori sono Ciechi. Hanno avvertito una persona sana e una morente entrare ad Azkaban. Hanno avvertito una persona sana e una morente usCirne. Mio padre mi portò fuori di nascosto, travestito da mia madre, nel caso che qualche prigioniero guardasse dalla porta della cella.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Sì» rispose Crouch, sbattendo di nuovo le palpebre. «Una strega dell’uffiCio di mio padre. Bertha Jorkins. Venne da noi con dei documenti da far firmare a mio padre. Lui non era in casa. Winky la fece entrare e tornò in cuCina, da me. Ma Bertha Jorkins la sentì parlare con me. Venne a vedere. Ascoltò abbastanza da indovinare chi si nascondeva sotto il Mantello dell’Invisibilità. Mio padre tornò. Lei lo affrontò. Lui le scagliò un potente Incantesimo della Memoria per farle dimenticare Ciò che aveva scoperto. Troppo potente. Disse che le aveva danneggiato per sempre la memoria».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Perché lei è venuta a ficcare il naso negli affari privati del mio padrone?» disse Winky tra i singhiozzi. «Perché non Ci ha lasCiati stare?»
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Fu Winky a convincere mio padre» rispose Crouch, con la stessa voce monotona. «Le Ci vollero mesi a persuaderlo. Erano anni che non usCivo di casa. Avevo amato il Quidditch. Lo lasCi andare, gli disse. Porterà il Mantello dell’Invisibilità. Può vedere la partita. Gli lasCi respirare un po’ d’aria fresca una volta tanto. Disse che mia madre avrebbe approvato. Disse a mio padre che mia madre era morta per darmi la libertà. Non mi aveva salvato per infliggermi una vita di prigionia. Alla fine lui accettò.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Ma Winky non sapeva che stavo diventando più forte. CominCiavo a contrastare l’Incantesimo Imperius di mio padre. A volte ero di nuovo me stesso, quasi. C’erano brevi periodi in cui mi pareva di sfuggire al suo controllo. Accadde lassù, in Tribuna d’Onore. Fu come svegliarsi da un sonno profondo. Mi ritrovai in pubblico, nel bel mezzo della partita, e vidi una bacchetta spuntare dalla tasca di un ragazzo davanti a me. Non avevo il permesso di tenere una bacchetta da prima di Azkaban. La rubai. Winky non se ne accorse. Winky ha paura delle alte quote. Aveva il viso nascosto».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Tornammo alla tenda» disse Crouch. «Poi li sentimmo. Sentimmo i Mangiamorte. Quelli che non erano mai stati ad Azkaban. Quelli che non avevano mai sofferto per il mio padrone. Gli avevano voltato le spalle. Non erano finiti in schiavitù come me. Erano liberi di andare a cercarlo, ma non lo fecero. Si limitavano a prendersi gioco dei Babbani. Il rumore delle loro voCi mi svegliò. La mia mente non era cosi limpida da anni. Ero furioso. Avevo la bacchetta. Volevo aggredirli per la loro infedeltà al mio padrone. Mio padre era usCito dalla tenda, era andato a liberare i Babbani. Winky ebbe paura, vedendomi così arrabbiato. Usò la magia in suo potere per tenermi legato a lei. Mi fece usCire dalla tenda, mi spinse nella foresta, lontano dai Mangiamorte. Io cercai di trattenerla. Volevo tornare al campeggio. Volevo mostrare a quei Mangiamorte che cos’era la vera fedeltà al Signore Oscuro, e punirli per il loro tradimento. Usai la bacchetta rubata per scagliare in Cielo il Marchio Nero.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Giunsero i maghi del Ministero. Scagliarono Schiantesimi ovunque. Uno attraversò gli alberi e raggiunse me e Winky. Il legame che Ci univa fu spezzato. Fummo entrambi Schiantati.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Quando Winky venne scoperta, mio padre capì che dovevo essere nei dintorni. Frugò nei cespugli attorno a dove era stata ritrovata, e sentì che giacevo li. Attese che gli altri membri del Ministero si allontanassero dalla foresta. Mi pose di nuovo sotto l’Incantesimo Imperius, e mi portò a casa. Licenziò Winky. Lo aveva deluso. Aveva permesso che mi impossessassi di una bacchetta. Mi aveva quasi lasCiato fuggire».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Arrivò a casa nostra nel cuore della notte, tra le bracCia del suo servo CodalisCia. Il mio signore aveva scoperto che ero ancora vivo. Aveva catturato Bertha Jorkins in Albania. L’aveva torturata. E lei gli aveva detto molte cose. Gli aveva detto del Torneo Tremaghi. Gli aveva detto che Moody, l’anziano Auror, avrebbe insegnato a Hogwarts. La torturò finché non spezzò l’Incantesimo della Memoria che mio padre aveva scagliato su di lei. Gli disse che ero fuggito da Azkaban. Gli disse che mio padre mi teneva prigioniero per impedire che andassi a cercare il mio signore. E così il mio signore seppe che ero ancora il suo fedele servitore: forse il più fedele di tutti. Concepì un piano sulla base delle informazioni che Bertha gli aveva fornito. Aveva bisogno di me. Giunse a casa nostra verso mezzanotte. Mio padre aprì la porta».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Fu tutto molto rapido. Mio padre fu sottoposto alla Maledizione Imperius dal mio signore. Ora era mio padre a essere imprigionato, sotto controllo. Il mio signore lo costrinse a continuare il suo lavoro come al solito, a comportarsi come se non Ci fosse niente che non andava. E io fui liberato. Mi ridestai. Fui di nuovo me stesso, vivo come non lo ero da anni».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Fummo io e CodalisCia. Avevamo preparato in antiCipo la Pozione Polisucco. Raggiungemmo la sua casa. Moody reagì lottando. Ci fu un’esplosione. RiusCimmo a soggiogarlo appena in tempo. Lo infilammo a forza in un comparto del suo baule magico. Gli prendemmo dei capelli e li aggiungemmo alla Pozione. Io la bevvi e divenni il sosia di Moody. Gli presi la gamba e l’occhio. Fui pronto ad affrontare Arthur Weasley quando venne a sistemare i Babbani che avevano sentito dei rumori. FeCi muovere i bidoni della spazzatura nel cortile. Gli dissi che avevo sentito aggirarsi degli estranei, che avevano fatto saltare i bidoni. Poi raccolsi gli abiti di Moody e i Detector Oscuri, li misi nel baule con Moody e partii per Hogwarts. Lo tenni in vita, sotto l’effetto della Maledizione Imperius. Volevo riusCire a interrogarlo. Per sapere del suo passato, imparare le sue abitudini, in modo da poter ingannare anche Silente. Mi servivano anche i suoi capelli per preparare la Pozione Polisucco. Gli altri ingredienti erano faCili da trovare. Rubai la pelle di Girilacco dalle cantine. Quando il responsabile delle Pozioni mi trovò nel suo uffiCio, dissi che avevo avuto l’ordine di perquisirlo».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «E cosa ne fu di CodalisCia dopo l’aggressione di Moody?» chiese Silente.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «CodalisCia tornò a prendersi cura del mio signore, a casa di mio padre, e a sorvegliare mio padre».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Sì. Dopo un po’ cominCiò a contrastare la Maledizione Imperius proprio come avevo fatto io. C’erano momenti in cui capiva Ciò che stava succedendo. Il mio signore deCise che non era più prudente lasCiarlo usCire di casa. Lo costrinse a inviare lettere al Ministero. Gli fece scrivere che era malato. Ma CodalisCia trascurò i suoi doveri. Non lo sorvegliò abbastanza. Mio padre fuggì. Il mio signore suppose che fosse diretto a Hogwarts. Mio padre avrebbe detto tutto a Silente, avrebbe confessato. Avrebbe ammesso di avermi fatto usCire di nascosto da Azkaban.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «La mappa di Hogwarts di Potter. Potter mi Ci ha visto. Una sera Potter mi ha visto rubare altri ingredienti per la Pozione Polisucco dall’uffiCio di Piton. Credeva che fossi mio padre, visto che abbiamo lo stesso nome di battesimo. Quella sera ho preso a Potter la mappa. Gli ho detto che mio padre odiava i Maghi Oscuri. Potter ha creduto che mio padre stesse seguendo Piton.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Per una settimana attesi l’arrivo di mio padre a Hogwarts. Finalmente, una sera, sulla mappa comparve mio padre che entrava nel parco. Indossai il Mantello dell’Invisibilità, e gli andai incontro. Stava costeggiando la Foresta. Poi arrivarono Potter e Krum. Attesi. Non potevo fare del male a Potter, il mio padrone aveva bisogno di lui. Potter corse a chiamare Silente. Schiantai Krum. UcCisi mio padre».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Hai ucCiso tuo padre» disse Silente con la solita voce dolce. «Che cos’hai fatto del corpo?»
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «L’ho portato nella Foresta. L’ho coperto con il Mantello dell’Invisibilità. Avevo con me la mappa. Vidi Potter correre al castello. Incontrò Piton. Silente si unì a loro. Vidi Potter guidare Silente fuori dal castello. UsCii dalla Foresta, tornai sui miei passi, mi feCi loro incontro. A Silente raccontai che Piton mi aveva detto dove andare.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Piton annui in silenzio e uscì dalla stanza.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Harry si alzò e di nuovo barcollò; il dolore alla gamba, che non aveva notato finché ascoltava Crouch, tornò vivissimo. Si accorse che stava tremando. Silente lo afferrò per un bracCio e lo sostenne lungo il corridoio buio.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Voglio che tu venga nel mio uffiCio, Harry» disse piano, mentre risalivano il corridoio. «Sirius Ci sta aspettando».
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Harry annuì. Si sentiva oppresso da una sorta di stordimento e da un senso di totale irrealtà, ma non gl’importava; ne era perfino contento. Non voleva dover pensare a nulla di Ciò che era successo da quando aveva toccato la Coppa Tremaghi per la prima volta. Non voleva dover passare in rassegna i ricordi, freschi e nitidi come fotografie, che continuavano a lampeggiare nella sua mente. Malocchio Moody dentro il baule. CodalisCia, accasCiato a terra, che si reggeva il moncherino. Voldemort che sorgeva tra i vapori del calderone. Cedric… morto… Cedric, che gli chiedeva di riportarlo dai suoi genitori…
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Erano arrivati davanti al gargoyle di pietra. Silente pronunCiò la parola d’ordine, la statua balzò di lato, e lui e Harry si lasCiarono trasportare dalla scala a chiocCiola fino alla porta di querCia. Silente l’aprì.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Dentro c’era Sirius. Aveva il volto pallido ed emaCiato come quando era fuggito da Azkaban. Con un rapido movimento attraversò la stanza. «Harry, stai bene? Lo sapevo… sapevo che qualcosa del genere… che cosa è successo?»
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Silente cominCiò a raccontargli tutto Ciò che aveva detto Barty Crouch. Harry ascoltava solo a metà. Era tanto stanco che aveva male dappertutto, e voleva solo restare lì seduto, tranquillo, per ore e ore, fino ad addormentarsi e non dover pensare o sentire più niente.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Si udì un morbido frullo d’ali. Fanny la fenice si librò dal trespolo, attraversò in volo l’uffiCio e atterrò sul ginocchio di Harry.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Ciao, Fanny» disse piano Harry, accarezzando le belle piume dorate e scarlatte. Fanny strinse plaCidamente gli occhi. C’era qualcosa di confortante nel suo peso caldo.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Possiamo aspettare domattina, vero, Silente?» intervenne Sirius con voce roca. Posò una mano sulla spalla di Harry. «LasCialo dormire. LasCialo riposare».
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Se pensassi di poterti aiutare» disse Silente con dolcezza, «facendo scendere su di te un sonno incantato, e permettendoti di postiCipare il momento di ripensare a Ciò che è accaduto stanotte, lo farei. Ma so quello che facCio. Attenuare il dolore per un po’ lo renderà più acuto quando alla fine lo sentirai. Ti sei dimostrato coraggioso ben al di là di quanto mi sarei aspettato da te. Ti chiedo di dimostrare il tuo coraggio ancora una volta. Ti chiedo di raccontarCi cos’è successo».
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    La fenice emise un verso dolce e tremulo. Vibrò nell’aria, e Harry avvertì come una gocCia di liquido bollente scorrergli dalla gola allo stomaco, riscaldandolo e dandogli forza.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Respirò profondamente e cominCiò a raccontare. Mentre parlava, le immagini di tutto Ciò che era accaduto quella notte parvero levarsi davanti ai suoi occhi: vide la superfiCie sCintillante della pozione che aveva fatto risorgere Voldemort, vide i Mangiamorte Materializzarsi tra le tombe, vide il corpo di Cedric disteso a terra accanto alla Coppa.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Una o due volte, sembrò che Sirius fosse sul punto di parlare, stringendo la spalla di Harry, ma Silente glielo impedì con un cenno. Harry ne fu felice, perché era più faCile andare avanti ora che aveva cominCiato. Fu perfino un sollievo, come se qualcosa di velenoso gli venisse sottratto. Continuare a parlare gli costò ogni briCiola di determinazione che possedeva, ma capiva che una volta finito si sarebbe sentito meglio.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Quando Harry disse che CodalisCia lo aveva ferito al bracCio col pugnale, comunque, Sirius reagì con veemenza; e Silente si alzò così in fretta che Harry sobbalzò: fece il giro della scrivania e chiese a Harry di tendere il bracCio. Harry mostrò a entrambi il punto in cui la veste era strappata e il taglio sotto la stoffa.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Ha detto che il mio sangue lo avrebbe rafforzato più di quello di chiunque altro» disse Harry. «Ha detto che la protezione che mia… mia madre aveva lasCiato su di me… che si sarebbe preso anche quella. E aveva ragione: è riusCito a toccarmi senza farsi del male, mi ha toccato la facCia».
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Harry riprese; spiegò come Voldemort era sorto dal calderone e riferì tutto Ciò che ricordava del discorso di Voldemort ai Mangiamorte. Poi raccontò come lo aveva slegato, gli aveva restituito la bacchetta e si era preparato al duello.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Ma quando giunse al punto in cui il raggio di luce d’oro aveva unito la sua bacchetta a quella di Voldemort, si ritrovò con la gola bloccata. Cercò di continuare a parlare, ma il ricordo di Ciò che era scaturito dalla bacchetta di Voldemort gli invase la mente. Vide Cedric, vide il vecchio, Bertha Jorkins… sua madre… suo padre…
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    I suoi occhi fissarono quelli di Harry e fu come se una sCintilla scoccasse fra di loro.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Sì» rispose Silente. «Il signor Ollivander mi ha scritto per dirmi che avevi comprato la seconda bacchetta nell’istante in cui sei usCito dal suo negozio quattro anni fa».
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Gli ultimi omiCidi compiuti dalla bacchetta» disse Silente annuendo. «In ordine inverso. Ne sarebbero comparsi altri, naturalmente, se tu avessi mantenuto il contatto. Allora, Harry, questi echi, queste ombre… che cos’hanno fatto?»
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Lo dirò ancora» disse Silente, mentre la fenice spiccava il volo e si posava di nuovo sul trespolo viCino alla porta. «Questa notte hai dato prova di un coraggio ben superiore a quanto mi sarei aspettato da te, Harry. Hai dimostrato un coraggio pari a quello di coloro che sono morti combattendo Voldemort al massimo del suo potere. Ti sei fatto carico della responsabilità di un mago adulto e ti sei scoperto pari a lui — e ora Ci hai dato Ciò che abbiamo il diritto di aspettarCi. Vieni con me in infermeria. Non voglio che torni in dormitorio stanotte. Una Pozione Sonnifera, e un po’ di pace… Sirius, ti andrebbe di restare con lui?»
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Sirius annuì. Si trasformò di nuovo nel grosso cane nero e uscì dall’uffiCio con Harry e Silente, scortandoli giù per una rampa di scale verso l’infermeria.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Tutti quanti si voltarono di scatto all’ingresso di Harry, Silente e del cane nero, e la signora Weasley si lasCiò sfuggire un grido soffocato. «Harry! Oh, Harry!»
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Molly» disse, con una mano alzata, «ti prego, ascoltami un attimo. Harry questa notte ha vissuto esperienze terribili. Ha appena dovuto riviverle per me. Ora ha solo bisogno di sonno, pace e tranquillità. Se desidera che tutti voi restiate con lui» aggiunse, guardando Ron, Hermione e anche Bill, «potete farlo. Ma non voglio che gli facCiate domande finché non sarà pronto a rispondere, e certo non stasera».
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Tornerò a trovarti non appena avrò visto Caramell, Harry» disse Silente. «Vorrei che tu rimanessi qui domani, finché non avrò parlato alla scuola». E uscì.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Mentre Madama Chips lo accompagnava a un letto viCino, Harry vide il vero Moody disteso immobile all’estremità della stanza. La gamba di legno e l’occhio magico erano posati sul comodino.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Gli occhi della signora Weasley si riempirono di lacrime mentre lisCiava senza motivo il copriletto.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Madama Chips, che era sparita alla volta del suo uffiCio, tornò con un calice e vi versò una pozione viola da una bottiglietta.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Hany aprì gli occhi e vide tutto velato. Qualcuno gli aveva tolto gli occhiali. Distinse la sagoma confusa della signora Weasley e di Bill molto viCino a lui. La signora Weasley era in piedi.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Ora anche Harry riusCiva a sentirli: gente che gridava e correva verso l’infermeria.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «IncresCioso, ma comunque, Minerva…» stava dicendo Cornelius Caramell ad alta voce.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Caramell entrò a grandi passi. La professoressa McGranitt e Piton lo seguivano da viCino.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Quando abbiamo detto al signor Caramell che avevamo catturato il Mangiamorte responsabile dei fatti di questa sera» disse Piton a bassa voce, «è stato come se fosse a rischio la sua sicurezza personale. Ha insistito per convocare un Dissennatore che lo scortasse dentro il castello. L’ha condotto su nell’uffiCio dove Barty Crouch…»
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Mia cara signora!» ruggì Caramell, anche lui arrabbiato come Harry non lo aveva mai visto. «In qualità di Ministro della Magia, spetta a me deCidere se desidero portare con me una scorta quando interrogo un elemento potenzialmente pericoloso…»
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Harry provò una sensazione di gelo allo stomaco mentre la professoressa McGranitt si sforzava di trovare le parole per descrivere Ciò che era successo. Non dovette finire la frase. Lui sapeva che cosa doveva aver fatto il Dissennatore. Aveva dato il suo baCio fatale a Barty Crouch. Gli aveva risucchiato l’anima dalla bocca. Era peggio che morto.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Ma ora non può testimoniare, Cornelius» disse Silente. Fissava Caramell con insistenza, come se lo vedesse chiaramente per la prima volta. «Non può spiegare il motivo per cui ha ucCiso quelle persone».
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Perché le ha ucCise? Be’, non è certo un mistero, o forse sì?» sbottò Caramell. «Era un pazzo furioso! Da Ciò che mi hanno raccontato Minerva e Severus, era convinto di aver agito per ordine di Voi-Sapete-Chi!»
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    «Voldemort gli ha dato davvero degli ordini, Cornelius» disse Silente. «La morte di quelle persone è stata solo la conseguenza di un piano per restituire a Voldemort tutto il suo potere. Il piano è riusCito. Voldemort ha riavuto il suo corpo»,
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Fu come se qualcuno avesse colpito Caramell in pieno viso con qualcosa di pesante. Stordito, sbattendo le palpebre, guardò Silente come se non riusCisse a credere a Ciò che aveva appena sentito.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Come certo Minerva e Piton ti avranno detto» disse Silente, «abbiamo ascoltato la confessione di Barty Crouch. Sotto l’effetto del Veritaserum, Ci ha raccontato come fu fatto usCire in segreto da Azkaban, e come Voldemort — dopo aver appreso da Bertha Jorkins che era ancora vivo — venne a liberarlo da suo padre e lo usò per catturare Harry. Il piano ha funzionato, ti dico. Crouch ha aiutato Voldemort a tornare».
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Senti, Silente» disse Caramell, e Harry rimase sbalordito vedendogli spuntare un sorrisetto, «tu… non puoi crederCi veramente. Tu-Sai-Chi… di ritorno? Andiamo, andiamo… certo Crouch può aver creduto di agire per ordine di Tu-Sai-Chi… ma prendere sul serio la parola di un pazzo del genere, Silente…»
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    «Quando Harry stasera ha toccato la Coppa Tremaghi, è stato trasportato diritto da Voldemort» disse Silente deCiso. «Ha assistito alla rinasCita di Voldemort. Ti spiegherò tutto nel mio uffiCio».
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Ci fu un istante di silenzio, interrotto dal ringhio di Sirius. I peli del collo erano ritti, e scopriva i denti contro Caramell.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Certo che credo a Harry» disse Silente. Ora i suoi occhi dardeggiavano. «Ho ascoltato la confessione di Crouch, e ho sentito il resoconto di Harry: le due storie collimano e spiegano tutto Ciò che è successo dopo che Bertha Jorkins è scomparsa l’estate scorsa».
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Caramell arrossi un po’, ma assunse un Cipiglio caparbio e insolente.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «E allora?» disse, guardando Silente. «E se avessi scoperto che hai taCiuto certi fatti riguardanti il ragazzo? Parla Serpentese, eh? E ha degli strani attacchi ovunque si trovi…»
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    «Suppongo che tu ti riferisca al dolore che Harry prova alla Cicatrice» disse Silente imperturbabile.
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    «Allora ammetti che quei dolori li ha avuti e li ha?» disse Caramell in fretta. «Mal di testa? Incubi? Magari… alluCinazioni?»
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    «Ascoltami, Cornelius» disse Silente, facendo un passo verso Caramell, e ancora una volta parve emanare quell’indefinibile aura di potere che Harry aveva avvertito dopo che aveva stordito il giovane Crouch. «Harry è sano quanto te e me. Quella Cicatrice che porta sulla fronte non ha danneggiato il suo cervello. Credo che gli facCia male quando Voldemort è viCino, o si sente particolarmente in vena di ucCidere».
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Caramell fece un passo indietro, ma non parve meno ostinato. «Mi perdonerai, Silente, ma ho già sentito parlare di una Cicatrice da maledizione che si comporta come un campanello d’allarme…»
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Senta, io ho visto Voldemort tornare!» gridò Harry. Cercò di scendere dal letto, ma la signora Weasley lo trattenne. «Ho visto i Mangiamorte! Posso dirvi i loro nomi! LuCius Malfoy…»
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Stai solo ripetendo i nomi di coloro che furono accusati di essere Mangiamorte trediCi anni fa!» esclamò Caramell irato. «Puoi benissimo aver letto quei nomi nelle vecchie cronache dei processi! Per l’amor del Cielo, Silente, il ragazzo Ci ha rifilato una storia pazzesca anche alla fine dell’anno scorso, le sue frottole stanno diventando sempre più colossali, e tu le bevi ancora! Il ragazzo sa parlare con i serpenti, Silente, e tu credi ancora che sia degno di fiduCia?»
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Non vedo alcuna prova del contrario!» urlò Caramell con uguale rabbia, paonazzo in volto. «A me pare che siate tutti deCisi a diffondere un’ondata di terrore che metterà in serio pericolo tutto Ciò per cui abbiamo lavorato in questi trediCi anni!»
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Harry non riusCiva a credere alle sue orecchie. Aveva sempre pensato a Caramell come a un uomo gentile, un po’ chiassoso, un po’ pomposo, ma fondamentalmente buono. E ora davanti a lui c’era un piccolo mago iroso, che si rifiutava categoricamente di accettare l’idea che il suo comodo mondo tranquillo potesse venire turbato… che si rifiutava di credere che Voldemort potesse essere risorto.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Tutti gli altri dormono sonni meno tranquilli, Cornelius, sapendo che hai affidato i più pericolosi seguaCi di Voldemort alla sorveglianza di creature che si uniranno a lui nell’istante in cui lui glielo chiederà!» disse Silente. «Non rimarranno fedeli a te, Caramell! Voldemort può offrire loro molte più opportunità di te, la possibilità di eserCitare il loro potere e di divertirsi! Con i Dissennatori dalla sua, e l’appoggio dei suoi vecchi sostenitori, farai molta fatica a impedirgli di riconquistare il potere che aveva trediCi anni fa!»
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Caramell apriva e chiudeva la bocca come se le parole non riusCissero a esprimere la sua indignazione.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Tendi loro la mano dell’amiCizia, ora, prima che sia troppo tardi» disse Silente, «o Voldemort li convincerà, come ha fatto in passato, che lui solo tra i maghi potrà restituire loro diritti e libertà!»
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Tu… non puoi parlare seriamente!» esclamò Caramell con voce soffocata, scuotendo la testa e arretrando ancora da Silente «Se la comunità magica avesse sentore del fatto che ho avviCinato i giganti… la gente li odia, Silente… la fine della mia carriera…»
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Sei accecato» disse Silente alzando la voce, l’aura di potere palpabile attorno a lui, gli occhi dardeggianti, «dall’amore per la poltrona che occupi, Cornelius! Dai troppa importanza, come hai sempre fatto, alla cosiddetta purezza di sangue! Non riesCi a vedere che non è importante Ciò che si è alla nasCita, ma Ciò che si diventa! Il tuo Dissennatore ha appena distrutto l’ultimo membro di una famiglia di sangue purissimo e quanto mai antica — e guarda che cos’ha scelto di fare quell’uomo della sua vita! Te lo dico ora: prendi i provvedimenti che ti ho suggerito, e verrai ricordato come uno dei più grandi e coraggiosi Ministri della Magia che abbiamo mai avuto. Scegli di non agire, e la storia ti ricorderà come l’uomo che si è fatto da parte, quello che ha concesso a Voldemort una seconda possibilità di distruggere il mondo che abbiamo cercato di ricostruire!»
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    La voce di Silente non aveva alcun cenno di minacCia, suonava come una pura constatazione, ma Caramell s’irrigidì come se Silente avanzasse verso di lui con la bacchetta sfoderata.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Ora, senti un po’, Silente» disse, agitando un dito minacCioso. «Ti ho lasCiato carta bianca, sempre. Ho nutrito molto rispetto per te. Posso anche non essermi trovato d’accordo con alcune tue deCisioni, ma sono stato generoso. Non sono molti coloro che ti avrebbero permesso di assumere lupi mannari, o di tenere Hagrid, o di deCidere cosa insegnare ai tuoi studenti senza risponderne al Ministero. Ma se hai intenzione di agire contro di me…»
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    A questo, Caramell parve non trovare risposta. OsCillò avanti e indietro sui piccoli piedi per un attimo, rigirando la bombetta tra le mani.
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    Piton si fece avanti e superò Silente, sollevando la manica della veste. Tese l’avambracCio e lo mostrò a Caramell, che si ritrasse.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Ecco» disse Piton con voce roca. «Ecco. Il Marchio Nero. Non è netto come un’ora fa, quando è diventato scuro, ma si vede ancora. Ogni Mangiamorte è stato marchiato a fuoco così dal Signore Oscuro. Era un modo per riconoscerCi, e per convocarCi a lui. Quando lui toccava il Marchio di qualunque Mangiamorte, dovevamo SmaterializzarCi, e MaterializzarCi immediatamente al suo fianco. È dall’inizio dell’anno che questo Marchio ha cominCiato a diventare più evidente. Anche quello di Karkaroff. Perché crede che Karkaroff sia fuggito stanotte? Abbiamo sentito entrambi il marchio bruCiare. Abbiamo capito entrambi che era tornato. Karkaroff teme la vendetta del Signore Oscuro. Ha tradito troppi dei suoi vecchi compagni per essere certo di essere il benvenuto».
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Caramell si allontanò anche da Piton. Scosse la testa. Pareva che non avesse capito una parola di quello che Piton aveva detto. Fissò, apparentemente disgustato, l’orrendo marchio sul bracCio di Piton, poi alzò gli occhi verso Silente e sussurrò: «Non so a che cosa state giocando tu e i tuoi colleghi, Silente, ma ne ho abbastanza. Non ho altro da aggiungere. Mi metterò in contatto con te domani, per discutere la gestione di questa scuola. Ora devo tornare al Ministero».
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «La tua vinCita» disse asCiutto, estrasse un sacchetto gonfio dalla tasca e lo lasCiò cadere sul comodino di Harry. «Mille galeoni. Doveva esserCi una cerimonia di consegna, ma date le Circostanze…»
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Si premette la bombetta in testa e uscì dalla stanza, sbattendo la porta. Non appena se ne fu andato, Silente si rivolse al gruppo che attorniava il letto di Harry.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Ma cerco» rispose la signora Weasley. Era pallidissima, ma deCisa. «Lui sa com’è fatto Caramell. È solo per passione per i Babbani che Arthur è rimasto al Ministero per tutti questi anni. Caramell è convinto che ad Arthur manchi il doveroso orgoglio di mago».
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Allora ho bisogno di mandargli un messaggio» disse Silente. «Tutti coloro che riusCiamo a convincere della verità devono essere avvertiti immediatamente, e Arthur è in una buona posizione per avviCinare i membri del Ministero che non sono miopi come Cornelius».
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Vado io da papà» disse Bill, alzandosi. «Ci vado subito».
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «LasCi fare a me» disse Bill.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Batté una mano sulla spalla di Harry, baCiò sua madre sulla guanCia, s’infilò il mantello e uscì rapido dalla stanza.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Minerva» disse Silente, rivolto alla professoressa McGranitt, «voglio vedere Hagrid nel mio uffiCio il più presto possibile. E anche — se acconsente a venire — Madame Maxime».
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    La professoressa McGranitt annuì, e uscì senza una parola.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Poppy» disse Silente a Madama Chips, «saresti così gentile da scendere nell’uffiCio del professor Moody? Credo che troverai un’elfa domestica di nome Winky in uno stato di profonda prostrazione. Fai quello che puoi per lei, e riaccompagnala in cuCina. Credo che Dobby si occuperà di lei».
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    «Molto… molto bene» disse Madama Chips allarmata, e uscì.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «E ora» disse «è venuto il momento che due di noi si riconoscano per Ciò che sono. Sirius… ti prego di riprendere il tuo solito aspetto».
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Lui!» ringhiò, fissando Sirius, il cui volto esprimeva altrettanto disgusto. «Che cosa Ci fa qui?»
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «È qui dietro mio invito» spiegò Silente, spostando lo sguardo dall’uno all’altro, «come te, Severus. Ho fiduCia in tutti e due. È ora che mettiate da parte i vecchi dissapori e vi fidiate l’uno dell’altro».
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Mi rivedrai molto presto, Harry» gli disse Sirius. «Te lo prometto. Ma devo fare quello che posso, capisCi, vero?»
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Era un po’ più pallido del solito e i suoi freddi occhi neri erano animati da uno strano sCintillio.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Allora, buona fortuna» disse Silente, e con una tracCia di preoccupazione sul viso guardò Piton scomparire silenziosamente.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Harry ricadde sui cusCini. Hermione, Ron e la signora Weasley lo guardavano. Nessuno di loro parlò per parecchio tempo.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Devi bere il resto della pozione, Harry» disse infine la signora Weasley. Nel prendere la bottiglietta e il calice sfiorò con la mano il sacco pieno d’oro sul comodino. «Dormi. Cerca di pensare a qualcos’altro per un po’… pensa a quello che comprerai con la tua vinCita!»
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Quello contro cui aveva lottato fin da quando era usCito dal labirinto minacCiava ora di sopraffarlo. Avvertì un bruCiore, come un solletico agli angoli interni degli occhi. Sbatté le palpebre e fissò il soffitto.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Ora il bruCiore gli aveva invaso anche la gola. Si augurò che Ron stesse guardando da un’altra parte.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    La signora Weasley posò la pozione sul comodino, si chinò e Circondò Harry con le bracCia. Lui non ricordava di essere mai stato abbracCiato così, come da una mamma. Il pieno significato di tutto Ciò che aveva visto quella notte sembrò preCipitargli addosso mentre la signora Weasley lo stringeva a sé. Il viso di sua madre, la voce di suo padre, la vista di Cedric a terra, morto, tutto prese a vorticare nella sua testa, finché non contrasse il viso per cercare di opporsi al grido di dolore che lottava per usCire dalla sua gola.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Si udì un rumore di porte sbattute. La signora Weasley e Harry si separarono. Hermione era in piedi viCino alla finestra. Teneva qualcosa stretto in mano.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «La tua pozione» disse in fretta la signora Weasley, asCiugandosi gli occhi col dorso della mano.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Harry la bevve in un sorso. L’effetto fu istantaneo. Onde pesanti e irresistibili di un sonno senza sogni gli si rovesCiarono addosso. Ricadde nei cusCini, e non pensò più.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

   RipensandoCi, anche a un mese di distanza, Harry scoprì di ricordare molto poco dei giorni seguenti. Era come se ne avesse passate troppe per riusCire ad accettare altro. I ricordi che aveva erano molto dolorosi. Il peggiore, forse, fu l’incontro con i Diggory che ebbe luogo la mattina dopo.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    La sera seguente Harry tornò alla Torre di Grifondoro. Da quanto gli avevano raccontato Ron e Hermione, Silente aveva parlato a tutta la scuola quella mattina a colazione. Aveva semplicemente chiesto che lasCiassero in pace Harry, che nessuno gli facesse domande o insistesse per farsi raccontare Ciò che era successo nel labirinto. Moltissimi, osservò Harry, lo scansavano nei corridoi evitando il suo sguardo. Alcuni sussurravano al suo passaggio, nascondendo la bocca con la mano. Immaginò che molti di loro avessero creduto all’articolo di Rita Skeeter su quanto fosse disturbato e potenzialmente pericoloso. Forse stavano elaborando le loro teorie sulla morte di Cedric. Scoprì che non gliene importava granché. La cosa migliore era stare con Ron e Hermione mentre loro parlavano di altre cose, oppure lo lasCiavano star lì in silenzio mentre giocavano a scacchi. Era come se tutti e tre avessero stretto un patto che non aveva bisogno di parole. Ciascuno di loro era in attesa di un segnale, una parola su quanto stava succedendo al di fuori di Hogwarts, ed era inutile fare congetture finché non avessero saputo qualcosa di certo. L’unica volta che affrontarono l’argomento fu quando Ron disse a Harry dell’incontro che la signora Weasley aveva avuto con Silente appena prima di tornare a casa.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Ha detto che Silente ha le sue buone ragioni» disse Ron, scuotendo la testa cupamente. «Immagino che dobbiamo avere fiduCia in lui, no?»
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    A parte Ron e Hermione, l’unica persona con cui Harry riusCiva a parlare era Hagrid. Dal momento che non c’era più un insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, quelle ore di lezione erano rimaste vuote. Usarono quella del giovedì pomeriggio per andare a trovarlo alla sua capanna. Era una giornata limpida e soleggiata; Thor scattò fuori dalla porta aperta sentendoli avviCinarsi, abbaiando e scodinzolando come un matto.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Chi è?» gridò Hagrid, avviCinandosi alla soglia. «Harry!»
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Andò loro incontro, abbracCiò forte Harry, gli spettinò i capelli e disse: «È bello vederti, amico. È bello vederti».
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Non so di cosa stai parlando» disse Hagrid in tono leggero, prendendo altre tazze dalla credenza. Quando ebbe preparato il tè ed ebbe offerto un vassoio di biscotti pastosi, si abbandonò contro lo schienale della sedia e osservò Harry da viCino con i suoi occhi nerissimi.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Lo sapevo che tornava» disse Hagrid. Harry, Ron e Hermione lo guardarono spaventati. «Lo sapevo da anni, Harry. Lo sapevo che era là fuori ad aspettare l’occasione buona. Doveva succedere. Be’, adesso è successo, e dobbiamo andare avanti. Combatteremo. Forse ce la facCiamo a fermarlo in tempo. Questo è il piano di Silente, comunque. Grand’uomo, Silente. Finché abbiamo lui, non sono preoccupato».
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Hagrid sollevò le sopracCiglia cespugliose notando l’espressione incredula stampata sui volti dei tre amiCi.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Hagrid si ritrasse a sentir pronunCiare quel nome.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Fu con il cuore oppresso che Harry preparò il baule la sera prima del suo ritorno a Privet Drive. Temeva il Banchetto d’Addio, che di solito era l’occasione per grandi festeggiamenti e il momento della proclamazione del vinCitore della Coppa delle Case. Fin da quando era usCito dall’infermeria aveva evitato di entrare in Sala Grande quando era gremita, e aveva preferito mangiare quando era quasi vuota, per evitare gli sguardi dei suoi compagni.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Quando lui, Ron e Hermione entrarono nella Sala, videro subito che mancavano le consuete decorazioni. La Sala Grande di solito era addobbata con i colori della casa vinCitrice in occasione della festa di fine anno. Quella sera, invece, c’erano stendardi neri sulla parete dietro il tavolo degli insegnanti. Harry capì subito che erano lì in segno di rispetto per Cedric.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Il vero Malocchio Moody era al tavolo degli insegnanti; la gamba di legno e l’occhio magico erano tornati al loro posto. Era estremamente nervoso, e sobbalzava tutte le volte che qualcuno gli rivolgeva la parola. Harry non poté biasimarlo: la sua paura di essere aggredito doveva essere ben aumentata in dieCi mesi di prigionia nel proprio baule. La sedia del professor Karkaroff era vuota. Harry si chiese, mentre prendeva posto con gli altri di Grifondoro, dove si trovava in quel momento, e se Voldemort era riusCito a raggiungerlo.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Madame Maxime invece era lì. Era seduta viCino a Hagrid. Parlavano piano. Più in là, viCino alla professoressa McGranitt, c’era Piton. I suoi occhi indugiarono su Harry per un istante, mentre Harry ricambiava lo sguardo. La sua espressione era diffiCile da interpretare. Sembrava aCido e sgradevole come sempre. Harry continuò a osservarlo anche dopo che lui ebbe distolto lo sguardo.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Fece una pausa, e i suoi occhi si posarono sul tavolo di Tassorosso. Il loro era il tavolo più taCiturno già da prima che Silente si alzasse, e i loro volti erano anche i più tristi e pallidi della Sala.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Ci sono molte cose che vorrei dire a tutti voi stasera» disse Silente, «ma prima di tutto devo ricordare la perdita di una persona molto bella, che dovrebbe essere seduta qui» — e fece un gesto verso il tavolo di Tassorosso — «a godersi il Banchetto con noi. Vorrei che tutti voi, per favore, vi alzaste e brindaste a Cedric Diggory».
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Obbedirono tutti; le panche grattarono per terra mentre tutti in Sala si alzavano e levavano i caliCi e ripetevano, in un solo, cupo rombo: «A Cedric Diggory».
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Il Ministero della Magia» riprese Silente, «non vorrebbe che ve lo dicessi. È possibile che alcuni dei vostri genitori si scandalizzeranno per Ciò che ho fatto: perché non vogliono credere al ritorno di Voldemort, o perché sono convinti che non dovrei dirvelo, giovani come siete. È mia convinzione, tuttavia, che la verità sia generalmente preferibile alle menzogne, e che ogni tentativo di fingere che Cedric sia morto in seguito a un inCidente, o a un errore da lui commesso, sia un insulto alla sua memoria».
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Tutti quanti in Sala erano rivolti a Silente, stupefatti e sconvolti… o meglio, quasi tutti. Al tavolo di Serpeverde, Harry vide Draco Malfoy bofonchiare qualcosa a Tiger e Goyle. Harry sentì lo stomaco contrarsi per la rabbia, una rabbia folle e bruCiante. Si costrinse a guardare di nuovo verso Silente.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Harry Potter è riusCito a sfuggire a Voldemort» disse Silente. «Ha rischiato la vita per riportare il corpo di Cedric a Hogwarts. Ha dimostrato, in tutti i sensi, il coraggio che pochi maghi hanno mostrato nell’affrontare Voldemort, e per questo io gli rendo onore».
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Silente si voltò con gravità verso Harry, e levò di nuovo il calice. Quasi tutti in Sala Grande lo imitarono subito. Mormorarono il suo nome, come avevano mormorato quello di Cedric, e bevvero alla sua salute. Ma da uno spazio vuoto tra le persone in piedi, Harry notò che Malfoy, Tiger, Goyle e molti degli altri Serpeverde erano rimasti seduti al loro posto in segno di sfida, senza toccare i caliCi. Silente, che dopotutto non possedeva occhi magiCi, non li vide.
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    «L’abilità di Voldemort nel seminare discordia e inimiCizia è molto grande. Possiamo combatterla solo mostrando un legame altrettanto forte di amiCizia e fiduCia. Le differenze di abitudini e linguaggio non sono nulla se i nostri scopi sono gli stessi e i nostri cuori sono aperti.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «È mia convinzione — e non ho mai desiderato tanto di sbagliarmi — che stiamo tutti per affrontare tempi oscuri e diffiCili. Alcuni di voi in questa Sala hanno già subito terribili sofferenze a opera di Voldemort. Molte delle vostre famiglie sono state distrutte. Una settimana fa, uno studente Ci è stato portato via.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Ricordatevi di Cedric. Quando e se per voi dovesse venire il momento di scegliere tra Ciò che è giusto è Ciò che è faCile, ricordate cos’è accaduto a un ragazzo che era buono, e gentile, e coraggioso, per aver attraversato il cammino di Voldemort. Ricordatevi di Cedric Diggory».
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    I bagagli di Harry erano pronti; Edvige era di nuovo rinchiusa nella sua gabbia, in Cima al baule. Nella Sala d’Ingresso affollata, Harry, Ron e Hermione, insieme agli altri del quarto anno, aspettavano l’arrivo delle carrozze che li avrebbero portati alla stazione di Hosgmeade. Era un’altra bella giornata estiva. Harry suppose che quella sera al suo arrivo Privet Drive sarebbe stata calda e fronzuta, le aiuole un tripudio di colori. Ma il pensiero non gli susCitò alcuna gioia.
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    «Au revoir, a presto» disse Fleur avviCinandosi con la mano tesa. «Spera di trovare lavoro qui, per ameliorare il mio inglese».
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    «ArrivedersCi, Harry» disse Fleur. «È stato un piascere conoscerti!»
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    L’umore di Harry non poté non migliorare un po’ mentre guardava Fleur correre nel prato verso Madame Maxime, i capelli argentei che sCintillavano al sole.
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    Ma lasCiò che fosse Harry a sorvegliare l’arrivo delle carrozze, e passò i minuti seguenti allungando il collo al di sopra della folla per cercare di vedere che cosa facevano Krum e Hermione. I due tornarono molto presto. Ron scoccò a Hermione uno sguardo penetrante, ma lei rimase impassibile.
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    «Mi piacefa Diggory» disse all’improvviso Krum a Harry. «È stato sempre gentile con me. Sempre. Anche se ero di Durmstrang — con Karkaroff» aggiunse, acCigliato.
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    Ron sembrava preda di un doloroso conflitto interiore. Krum aveva già cominCiato ad allontanarsi, quando Ron non si trattenne più: «Mi fai l’autografo?»
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    Durante il viaggio di ritorno a King’s Cross, il tempo non avrebbe potuto essere più diverso da quello del viaggio di andata. Non c’era nemmeno una nuvola in Cielo. Harry, Ron e Hermione erano riusCiti a trovare uno scompartimento tutto per loro. Leo era stato di nuovo nascosto sotto l’abito da sera di Ron, per impedirgli di continuare a ululare. Edvige dormicchiava, la testa sotto l’ala, e Grattastinchi era acCiambellato su un sedile vuoto come un grosso, peloso cusCino rossicCio. Harry. Ron e Hermione parlarono più a lungo e più liberamente del resto della settimana, mentre il treno li portava sfrecCiando verso sud. Era come se il discorso di Silente alla festa di fine anno avesse sbloccato Harry. Era meno doloroso, ora, discutere dell’accaduto. Solo all’arrivo del carrello del pranzo interruppero le loro congetture sui provvedimenti che forse in quello stesso momento Silente stava prendendo per fermare Voldemort.
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    «Non riusCirà mai a far stare tranquilla Rita» disse Harry. «Non con una storia del genere».
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    «CimiCi» disse Hermione allegramente.
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    «Oh, non CimiCi elettroniche» disse Hermione. «No, vedete… Rita Skeeter» — la voce di Hermione tremò di tranquillo trionfo — «è un Animagus non iscritto al registro. Sa trasformarsi…» estrasse dalla borsa un barattolino di vetro sigillato. «… in uno scarabeo».
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    «Non è possibile… stai scherzando…» sussurrò Ron. Prese il barattolo e lo avviCinò agli occhi.
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    «No che non scherzo» disse Hermione, raggiante. «L’ho catturata sul davanzale dell’infermeria. Guardate bene, e vedrete che i segni attorno alle antenne sono identiCi a quei suoi orrendi occhiali».
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Proprio così» rispose Hermione. «E Viktor mi ha tolto uno scarabeo dai capelli dopo che avevamo parlato viCino al lago. E se non mi sbaglio di grosso, Rita era appollaiata sul davanzale dell’aula di Divinazione il giorno che ti faceva male la Cicatrice. È tutto l’anno che ronza in giro in cerca di storie».
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Le ho detto che la lascerò usCire quando saremo tornati a Londra» disse Hermione. «Ho imposto un Incantesimo Infrangibile sul barattolo, sapete, così non può trasformarsi. E le ho detto che deve tenere la piuma chiusa in borsetta per un anno intero. Vediamo se riesce a perdere l’abitudine di scrivere tremende bugie sulla gente».
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Tiger e Goyle erano alle sue spalle. Tutti e tre sembravano più compiaCiuti, arroganti e minacCiosi che mai.
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    «Stiamo cercando di non pensarCi, vero?» continuò Malfoy con voce morbida, guardando tutti e tre, uno alla volta. «Stiamo cercando di far finta che non sia successo?»
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Non si era trovato viCino a Malfoy da quando l’aveva visto confabulare con Tiger e Goyle durante il discorso di Silente su Cedric. Udì qualcosa risuonargli nelle orecchie. La sua mano afferrò e strinse la bacchetta sotto la veste.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Hai scelto il partito sbagliato, Potter! Ti avevo avvertito! Ti avevo detto che dovevi scegliere più attentamente i tuoi amiCi, ricordi? Quando Ci siamo incontrati sul treno, il primo giorno di scuola? Ti avevo detto di non frequentare della plebaglia del genere!» E indicò con un cenno del capo Ron e Hermione. «Ora è troppo tardi, Potter! Saranno i primi a sparire, ora che il Signore Oscuro è tornato! Mezzosangue e Babbanofili saranno i primi! Be’… i secondi… Diggory è stato il p…»
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Fu come se qualcuno avesse fatto esplodere una cassa di fuochi d’artifiCio nello scompartimento. Accecato dal bagliore degli incantesimi che erano schizzati da tutte le parti, assordato da una serie di scoppi, Harry strizzò le palpebre, e guardò sul pavimento.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Malfoy, Tiger e Goyle erano distesi sulla soglia, privi di sensi. Lui, Ron e Hermione erano in piedi. Ciascuno di loro aveva scagliato un incantesimo diverso. E non erano i soli.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Avevamo pensato di venire a vedere che cos’avevano in mente quei tre» disse Fred in tono pratico, urtando Goyle per entrare nello scompartimento. Brandiva la bacchetta, e così George, che si premurò di inCiampare in Malfoy mentre entrava alle spalle di Fred.
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    «Curioso» disse George con leggerezza. «Io ho usato la Fattura Gambemolli. A quanto pare non bisognerebbe mescolarli. È come se gli fossero spuntati dei piccoli tentacoli su tutta la facCia. Be’, non lasCiamoli qui, non fanno molto per migliorare l’arredamento».
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    Ron, Harry e George calCiarono, rotolarono e spinsero i corpi svenuti di Malfoy, Tiger e Goyle — tutti e tre assai malridotti, visto il miscuglio di incantesimi che li avevano bersagliati — nel corridoio, poi tornarono nello scompartimento e chiusero la porta.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Erano nel bel mezzo della quinta partita quando Harry deCise di fare la domanda.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Abbiamo lasCiato perdere» disse George, con una scrollata di spalle.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Nooo» disse George, tetro. «Niente del genere. Quello sCiocco idiota. Non avrebbe avuto abbastanza cervello».
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Fred esitò, poi disse: «Vi ricordate che avevamo scommesso con lui alla Coppa del Mondo di Quidditch? Che avrebbe vinto l’Irlanda, ma Krum avrebbe preso il BocCino?»
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Be’, quell’idiota Ci ha pagato con l’oro dei Lepricani che aveva preso alle mascotte dell’Irlanda».
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Ma… dev’essere stato un inCidente, no?» disse Hermione.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    George scoppiò in una risata molto amara. «Sì, è quello che abbiamo pensato anche noi, all’inizio. Abbiamo pensato che scrivendogli, dicendogli che aveva fatto un errore, avrebbe sganCiato i nostri soldi. Ma niente da fare. Ha ignorato la nostra lettera. Abbiamo cercato di parlargli un sacco di volte a Hogwarts, ma trovava sempre qualche scusa per sfuggirCi».
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Alla fine, è diventato odioso» aggiunse Fred. «Ci ha detto che eravamo troppo giovani per il gioco d’azzardo, e che non Ci avrebbe dato un bel niente».
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Allora abbiamo chiesto che Ci restituisse il nostro denaro» disse George, arrabbiato.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Non dirmelo» disse George. «Naturalmente alla fine abbiamo scoperto che cosa stava succedendo. Anche il padre di Lee Jordan ha fatto fatica a ottenere da Bagman il denaro che gli spettava. È venuto fuori che era nei pasticCi con i goblin. Ha preso in prestito da loro un sacco di denaro. Una loro banda lo ha assalito nel bosco dopo la Coppa del Mondo e gli ha portato via tutto l’oro che aveva, e non è nemmeno bastato a coprire tutti i suoi debiti. L’hanno seguito fino a Hogwarts per tenerlo d’occhio. Ha perso tutto al gioco. Non ha più un galeone. E lo sapete quell’imbeCille come ha cercato di risarCire i goblin?»
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    George sospirò ricominCiando a distribuire le carte.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Il resto del viaggio fu abbastanza piacevole. Harry si scoprì a desiderare che continuasse per tutta l’estate, in modo da non arrivare mai a King’s Cross… ma come aveva imparato quell’anno nel modo più duro, il tempo non rallenta quando ti aspetta qualcosa di sgradevole, e ben presto — troppo presto — l’Espresso di Hogwarts rallentò e si fermò sul binario nove e tre quarti. Il rumore e la confusione consueti riempirono i corridoi mentre gli studenti cominCiavano a scendere. Ron e Hermione scavalcarono con difficoltà Malfoy, Tiger e Goyle, trasCinando i bauli.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    I gemelli si voltarono. Harry aprì il baule ed estrasse la vinCita del Tremaghi.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Prendetelo» ripeté Harry con deCisione. «Io non lo voglio».
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Harry» disse George debolmente, soppesando il sacchetto con il denaro, «Ci devono essere un migliaio di galeoni qui dentro».
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Solo una cosa, non dite a vostra madre dove li avete presi… anche se può darsi che non abbia più tanta voglia di farvi entrare al Ministero, adesso che Ci penso…»
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Senti» disse in tono deCiso, «prendilo, o ti sparo un incantesimo. Adesso ne so di belli. Fatemi solo un favore, ok? Comprate a Ron un abito da sera, e ditegli che è un regalo da parte vostra».
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Uscì dallo scompartimento prima che potessero aggiungere qualcosa, scavalcando Malfoy, Tiger e Goyle, che erano ancora lunghi distesi, coperti di ammaccature di incantesimi.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Zio Vernon lo stava aspettando oltre la barriera. La signora Weasley era lì viCina. AbbracCiò stretto Harry quando lo vide, e gli sussurrò all’orecchio: «Credo che Silente ti lascerà venire da noi più avanti. TeniamoCi in contatto, Harry».
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Ci vediamo, Harry» disse Ron, dandogli una manata sulla schiena.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «ArrivederCi, Harry!» esclamò Hermione, e poi fece una cosa che non aveva mai fatto prima: gli diede un baCio sulla guanCia.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

   Il giorno più caldo dell’estate — almeno fino a quel momento — volgeva al termine e un silenzio sonnacchioso gravava sulle grandi case quadrate di Privet Drive. Le automobili di solito sCintillanti sostavano impolverate nei vialetti e i prati un tempo verde smeraldo si stendevano incartapecoriti e giallognoli, perché l’irrigazione era stata proibita a causa della sicCità. In mancanza delle loro consuete occupazioni — lavare l’auto e falCiare il prato — gli abitanti di Privet Drive si erano rintanati nella penombra delle loro case fresche, con le finestre spalancate nella speranza di indurre una brezza inesistente a entrare. La sola persona rimasta all’aperto era un adolescente che giaceva lungo disteso sulla schiena in un’aiuola fuori dal numero quattro.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Era un ragazzo magro, occhialuto, dai capelli neri, con l’aria sCiupata e un po’ malsana di chi è cresCiuto molto in poco tempo. I suoi jeans erano laceri e sporchi, la sua T-shirt larga e sbiadita, e le suole delle scarpe da tennis si stavano scollando. L’aspetto di Harry Potter non lo rendeva caro ai viCini, persone convinte che la trascuratezza dovrebbe essere punita per legge, ma poiché quella sera si era nascosto dietro un grosso cespuglio di ortensie, era del tutto invisibile ai passanti. In effetti, avrebbe potuto essere individuato solo se suo zio Vernon o sua zia Petunia avessero ficcato la testa fuori dalla finestra del salotto e guardato diritto dentro l’aiuola.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Sono lieto di vedere che il ragazzo ha smesso di girarCi fra i piedi. Dov’è, comunque?»
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Guardare il telegiornale…» disse, sprezzante. «Vorrei sapere che cos’ha davvero in testa. Come se a un ragazzo normale potesse importare di quello che dicono al telegiornale… Dudley non ha idea di quello che succede; credo che non sappia nemmeno chi è il Primo Ministro! Comunque, non Ci può essere qualcosa che riguarda i suoi simili nel nostro telegiornale…»
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    I Dursley tacquero. Harry ascoltò uno spot sui cereali Fruit ’n’ Bran mentre osservava la signora Figg, una vecchia matta amante dei gatti che abitava nella viCina Wisteria Walk, passare lemme lemme. Era acCigliata e borbottava tra sé. Harry fu molto contento di essere nascosto dietro il cespuglio, perché la signora Figg di recente aveva preso l’abitudine di invitarlo a bere il tè tutte le volte che lo incontrava per la strada. Aveva svoltato l’angolo ed era scomparsa, quando la voce di zio Vernon uscì di nuovo dalla finestra.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Un numero record di vacanzieri bloccati affolla gli aeroporti mentre lo sCiopero degli addetti spagnoli ai bagagli entra nella seconda settimana…»
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Emise un lungo, lento respiro e scrutò il Cielo di un azzurro luminoso. Tutti i giorni di quell’estate erano uguali: la tensione, l’attesa, il temporaneo sollievo, e poi la tensione che saliva di nuovo… e la domanda si faceva sempre più insistente: perché non era ancora successo nulla?
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Rimase in ascolto, nel caso Ci fosse qualche piccolo indizio, non riconosCiuto dai Babbani per quello che era davvero: una scomparsa inspiegabile, forse, o qualche strano inCidente… ma lo sCiopero degli addetti ai bagagli fu seguito dalla sicCità nel Sud-est («Spero che il viCino stia ascoltando!» borbottò zio Vernon. «Lui e i suoi innaffiatoi accesi alle tre del mattino!»), poi un elicottero che aveva rischiato di preCipitare in un campo nel Surrey, poi il divorzio di una celebre attrice dal suo celebre marito («Come se a noi interessassero le loro sordide storielle» disse tirando su col naso zia Petunia, che aveva seguito il caso morbosamente in tutte le riviste su cui era riusCita a mettere le ossute mani).
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Harry chiuse di nuovo gli occhi contro il Cielo ormai fiammeggiante mentre il giornalista leggeva: «… e infine, Bungy il pappagallino ha trovato un nuovo modo per passare una fresca estate. Bungy, che vive alle Cinque Piume di Barnsley, ha imparato a fare lo sCi d’acqua! Mary Dorkins Ci è andata per noi».
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Harry aprì gli occhi. Se erano arrivati ai pappagallini dediti allo sCi d’acqua, non Ci sarebbe stato nient’altro che valesse la pena di ascoltare. Rotolò cauto sulla panCia e si alzò su gomiti e ginocchia, pronto a strisCiar fuori da sotto la finestra.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Si era spostato forse di Cinque centimetri quando successero parecchie cose in rapida sequenza.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Un forte, echeggiante crac infranse il silenzio sonnacchioso come un colpo di fuCile; un gatto sgattaiolò fuori da sotto un’auto parcheggiata e filò via; uno strillo, un’imprecazione sorda e un rumore di porcellana infranta usCirono dal salotto dei Dursley e, quasi fosse il segnale che aspettava, Harry balzò in piedi sfilando dalla vita dei pantaloni una sottile bacchetta di legno come se sfoderasse una spada… ma prima che potesse raddrizzarsi del tutto, la sua testa urtò contro la finestra aperta dei Dursley. Il frastuono che seguì fece strillare zia Petunia ancora più forte.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «LasCiami… andare!» boccheggiò Harry. Per qualche istante lottarono: Harry tirava le dita a salsicCia dello zio con la mano sinistra, e con la destra manteneva una salda presa sulla bacchetta alzata; poi Harry sentì una fitta acuta alla sommità della testa: zio Vernon guaì e lo lasCiò andare come se avesse ricevuto una scarica elettrica. Una forza invisibile sembrava aver attraversato suo nipote, rendendo impossibile trattenerlo.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Ansante, Harry cadde in avanti sul cespuglio di ortensie, si rialzò e si guardò intorno. Non c’era tracCia di Ciò che aveva provocato la forte esplosione, ma c’erano molte facce che sbucavano da molte finestre viCine. Harry infilò in fretta la bacchetta al suo posto nei jeans e cercò di assumere un’aria innocente.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Serata deliziosa!» urlò zio Vernon salutando con la mano la signora del numero sette di fronte, che lo guardava torva da dietro le tende a rete. «Sentito che ritorno di fiamma? Io e Petunia Ci siamo presi un colpo!»
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Continuò a sorridere in un modo orribile, maniacale, finché tutti i viCini curiosi non furono scomparsi dalle varie finestre; poi mutò il sorriso in una smorfia di rabbia, e fece cenno a Harry di avviCinarsi.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Non sono stato io» disse Harry con deCisione.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    La facCia magra, cavallina di zia Petunia comparve accanto al facCione largo e violetto di zio Vernon. Era furiosa.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Sì, sì, hai ragione, Petunia! Che cosa Ci facevi sotto la nostra finestra, ragazzo?»
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Non fare il furbo con me, ragazzo! Voglio sapere che cos’hai davvero in mente… e non rifilarmi più queste sCiocchezze sul fatto che vuoi ascoltare il telegiornale! Sai perfettamente che i tuoi simili…»
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Non Ci credo» disse subito zia Petunia.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Be’, questa sì che è una notizia» rispose Harry, che si stava arrabbiando, e prima che i Dursley potessero richiamarlo indietro, si voltò, attraversò il prato, scavalcò il muretto del giardino e marCiò su per la strada.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Continuò a camminare, senza nemmeno pensare a che strada stava facendo, perché di recente aveva battuto quelle vie così spesso che i piedi lo portavano automaticamente verso i suoi rifugi preferiti. Ogni due o tre passi si guardava alle spalle. Un essere magico era viCino a lui quando era disteso tra le begonie morenti di zia Petunia, ne era certo. Perché non gli aveva rivolto la parola, perché non aveva cercato un contatto, perché ora si nascondeva?
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Forse non era un rumore magico, dopotutto. Forse lui era così avido del minimo segno di contatto da parte del suo mondo che aveva solo una reazione eccessiva a rumori perfettamente ordinali. Poteva essere certo che non fosse stato il fragore di qualcosa che si rompeva in casa di un viCino?
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    L’indomani mattina avrebbe messo la sveglia alle Cinque, in modo da poter pagare il gufo che consegnava La Gazzetta del Profeta: ma aveva senso continuare a comprarla? Harry dava appena un’occhiata alla prima pagina e poi la gettava via; quando quegli idioti del giornale avessero finalmente capito che Voldemort era tornato, sarebbe stata una notizia da titoloni, ed era l’unico genere di notizie che gli interessava.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Se avesse avuto fortuna, Ci sarebbero stati anche i gufi dei suoi migliori amiCi Ron e Hermione, anche se la speranza che le loro lettere gli portassero notizie si era infranta da tempo.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Non possiamo dire molto di Tu-Sai-Chi, ovviamente… Ci è stato raccomandato di non scrivere niente d’importante nel caso che le lettere vadano perse… Abbiamo parecchio da fare ma non posso spiegarti i dettagli… Stanno succedendo un sacco di cose, ti diremo tutto quando Ci vedremo…
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Ma quando si sarebbero visti? Nessuno pareva preoccuparsi di indicare una data preCisa. Hermione aveva scribacchiato Spero che Ci vedremo presto in fondo al suo biglietto di auguri di compleanno, ma quanto presto era presto? Per quello che poteva dedurre Harry dalle vaghe allusioni nelle loro lettere, Hermione e Ron si trovavano nello stesso posto, presumibilmente a casa di Ron. RiusCiva a stento a sopportare il pensiero di quei due che si divertivano alla Tana quando lui era bloccato in Privet Drive. In effetti, era così arrabbiato con loro che aveva gettato via senza aprirle le due scatole di Cioccolatini di Mielandia che gli avevano mandato per il suo compleanno. Più tardi se n’era pentito, dopo l’insalata appassita che zia Petunia aveva proposto a cena quella sera.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    E che cosa teneva Ron e Hermione tanto occupati? Perché lui, Harry, non era occupato? Non si era dimostrato capace di affrontare molte più cose di loro? Si erano dimenticati tutti di quello che aveva fatto? Non era stato lui a entrare nel Cimitero, ad assistere all’assassinio di Cedric, a venire legato a quella lapide e a rischiare di essere ucCiso?
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Non pensarCi, si disse Harry con fermezza per la centesima volta. Era già abbastanza brutto continuare a rivisitare il Cimitero negli incubi senza indugiare in quei pensieri anche nelle ore di veglia.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Svoltò l’angolo in Magnolia Crescent; a metà della via passò davanti allo stretto vicolo sul lato di un garage dove per la prima volta aveva scorto il suo padrino. Sirius, almeno, sembrava capire quello che Harry provava. Bisognava ammetterlo, le sue lettere erano prive di vere notizie quanto quelle di Ron e Hermione, ma se non altro, invece di tormentarlo con vaghe allusioni, cercavano di metterlo in guardia e di consolarlo: So che dev’essere frustrante per te… Sta’ alla larga dai pasticCi e andrà tutto bene… Sta’ attento e non agire d’impulso…
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Be’, pensò Harry mentre attraversava Magnolia Crescent, svoltava in Magnolia Road e puntava verso il parco giochi sempre più buio, si era comportato (più o meno) secondo i consigli di Sirius. Almeno aveva resistito alla tentazione di legare il baule alla scopa e partire da solo per la Tana. In fondo si era comportato anche troppo bene, considerato come si sentiva deluso e arrabbiato per essere bloccato in Privet Drive da tanto tempo, ridotto a nascondersi tra le aiuole nella speranza di scoprire qualcosa su Lord Voldemort. Tuttavia era piuttosto irritante sentirsi dire di non agire d’impulso da uno che aveva trascorso dodiCi anni ad Azkaban, la prigione dei maghi, era evaso, aveva cercato di commettere l’omiCidio per il quale era stato condannato in origine e poi era fuggito con un Ippogrifo rubato.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Harry scavalcò con un salto il cancello chiuso del parco e s’incamminò nell’erba rinsecchita. Il parco era vuoto come le strade attorno. Quando fu alle altalene, si lasCiò cadere sull’unica che Dudley e i suoi amiCi non erano ancora riusCiti a distruggere, attorCigliò un bracCio attorno alla catena e rimase lì a fissare ingrugnito il terreno. Non poteva più nascondersi nell’aiuola dei Dursley. L’indomani avrebbe dovuto pensare a un nuovo modo per ascoltare il telegiornale. Nel frattempo, l’unica sua prospettiva era un’altra notte di sonno disturbato, perché anche quando sfuggiva agli incubi su Cedric faceva sogni sconvolgenti di lunghi corridoi Ciechi o che finivano contro porte chiuse a chiave, cosa che attribuiva alla sensazione di prigionia che provava da sveglio. Spesso la vecchia Cicatrice sulla fronte prudeva fastidiosa, ma Harry non s’illudeva più che Ron o Hermione o Sirius l’avrebbero trovato interessante. In passato, il dolore alla Cicatrice era stato il segnale d’avvertimento che Voldemort stava ridiventando forte, ma adesso che lui era tornato probabilmente gli avrebbero detto che era ovvio che fosse sempre irritata… niente di cui preoccuparsi… roba vecchia…
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    L’ingiustizia di tutto questo gli fece montare una rabbia quasi da urlare. Se non fosse stato per lui, nessuno avrebbe nemmeno saputo che Voldemort era tornato! E la sua ricompensa era restare prigioniero a Little Whinging per ben quattro settimane, completamente isolato dal mondo magico, ridotto ad accucCiarsi tra le begonie moribonde per sentir parlare di pappagallini che facevano sCi d’acqua! Com’era possibile che Silente l’avesse dimenticato così faCilmente? Perché Ron e Hermione erano in vacanza insieme e non avevano invitato anche lui? Quanto ancora doveva sopportare che Sirius gli dicesse di star calmo e fare il bravo, o resistere alla tentazione di scrivere a quella stupida Gazzetta del Profeta per far notare che Voldemort era tornato? Questi pensieri furibondi vorticavano nella testa di Harry, e le sue viscere si contorcevano per la rabbia nell’afosa notte di velluto che calava attorno a lui, l’aria carica dell’odore di erba calda e secca, unico rumore il sordo brontolio del traffico sulla strada oltre le inferriate del parco.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Non sapeva quanto fosse rimasto seduto sull’altalena prima che un rumore di voCi interrompesse le sue riflessioni. Alzò lo sguardo. I lampioni delle strade attorno gettavano un bagliore nebuloso abbastanza intenso da delineare un gruppo di persone che avanzavano nel parco. Uno cantava a gran voce una canzone volgare. Gli altri ridevano. Un dolce ticchettio si alzava dalle costose biCi da corsa che spingevano.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Dudley era enorme come sempre, ma un anno di dieta ferrea e la scoperta di un nuovo talento avevano sortito un certo cambiamento nel suo fisico. Come zio Vernon raccontava deliziato a chiunque lo ascoltasse, Dudley di recente era diventato il Campione di Pesi Medi Juniores ScolastiCi del Sud-est. La “nobile arte”, come la definiva zio Vernon, aveva reso Dudley ancora più temibile di quanto non fosse apparso a Harry ai tempi della scuola elementare, quando lo aveva usato come primo punching-ball. Harry non era più neanche lontanamente intimorito dal cugino, ma non pensava che il fatto che Dudley imparasse a prendere a pugni gli altri con crescente preCisione fosse da osannare. I bambini del viCinato erano terrorizzati da lui ancora più che da “quel Potter” che, li avevano avvertiti, era un teppista incallito e frequentava il Centro di Massima Sicurezza San Bruto per Giovani Criminali Irrecuperabili.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Se gli amiCi di Dudley l’avessero visto lì seduto, certo si sarebbero preCipitati su di lui, e allora come si sarebbe comportato Dudley? Non avrebbe voluto perdere la facCia davanti alla banda, ma sarebbe stato terrorizzato all’idea di provocare Harry… sarebbe stato proprio divertente assistere al dilemma di Dudley, schernirlo, osservarlo, incapace di reagire… e se uno degli altri avesse tentato di colpire Harry, lui era pronto. Aveva la sua bacchetta. Dovevano solo provarCi… avrebbe adorato sfogare un po’ della sua frustrazione sui ragazzi che un tempo avevano reso la sua vita un inferno.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Le voCi della banda di Dudley si spensero; i ragazzi erano fuori dalla sua vista e puntavano verso Magnolia Road.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Si alzò e si stiracchiò. Zia Petunia e zio Vernon sembravano convinti che quando Dudley si faceva vivo era l’ora giusta per rientrare a casa, e qualunque orario successivo era troppo tardi. Zio Vernon aveva minacCiato di rinchiudere Harry nel capanno se fosse tornato a casa dopo Dudley, e così, soffocando uno sbadiglio, e ancora rabbuiato, Harry puntò verso il cancello del parco.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Bel ganCio destro, Big D» disse Piers.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Ci vediamo là» disse Dudley.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Ciao, Dud!»
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Ci si vede, Big D!»
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Harry attese che il resto della banda si allontanasse prima di muoversi. Quando le loro voCi si furono spente di nuovo, girò l’angolo di Magnolia Crescent e procedendo molto rapido si ritrovò ben presto a tiro di voce da Dudley, che passeggiava tranquillo, canticchiando un motivo stonato.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Bel nome» disse Harry, sorridendo e accordando il passo a quello del cugino. «Ma per me sarai sempre Didino PicCino».
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Ho detto PIANTALA!» ripeté Dudley, con le mani a prosCiutto strette a pugno.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «A lei non lo diCi di chiudere la bocca. E vogliamo parlare di Patatino e DiducCio? Questi almeno li posso usare?»
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Allora, a chi le avete date stasera?» chiese Harry, col sorriso che svaniva. «A un altro bambino di dieCi anni? Lo so che due sere fa avete picchiato Mark Evans…»
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Voltarono a destra lungo lo stretto vicolo dove Harry aveva visto Sirius per la prima volta, una scorCiatoia tra Magnolia Crescent e Wisteria Walk. Era vuoto e molto più buio delle vie che collegava perché non c’erano lampioni. I loro passi suonavano smorzati tra le pareti di un garage da un lato e un’alta stacCionata dall’altro.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Non sei stupido come sembri, eh, Dud? Ma immagino che se lo fossi non riusCiresti a camminare e parlare nello stesso tempo».
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «E invece tu hai bisogno di quattro compari alle spalle per darle a un bambino di dieCi anni. E quel titolo di boxe che continui a sbandierare? Quanti anni aveva il tuo avversario? Sette, otto?»
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Ne aveva sediCi, per tua informazione» ribatté Dudley, «ed è rimasto secco per venti minuti dopo che l’ho steso, ed era il doppio di te. Aspetta che dica a papà che hai tirato fuori quella cosa…»
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Corri da papà, adesso, eh? Il suo campionCino di boxe ha paura della brutta bacchetta di Harry?»
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Aveva smesso di camminare. Anche Harry si fermò e fissò il cugino. Da quel poco che riusCiva a vedere, il facCione di Dudley ostentava un’espressione di strano trionfo.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Che cosa intendi dire, non sono coraggioso quando sono a letto?» domandò, sconcertato. «Di che cosa dovrei aver paura, del cusCino?»
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Che cosa intendi dire?» chiese di nuovo Harry, ma c’era una sensazione di gelo e di vuoto nel suo stomaco. La notte prima aveva rivisitato il Cimitero in sogno.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «“Non ucCidere Cedric! Non ucCidere Cedric!” Chi è Cedric, il tuo amichetto?»
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «“Papà! Aiuto, papà! Mi ucCiderà, papà! Buuu!”»
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «“Aiuto, papà! Mamma, aiutami! Ha ucCiso Cedric! Papà, aiuto! Mi…” Non puntarmi addosso quella cosa!»
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Dudley indietreggiò contro il muro del vicolo. Harry gli stava puntando la bacchetta dritto contro il cuore. Sentiva quattordiCi anni di odio per Dudley pulsargli nelle vene: che cosa non avrebbe dato per colpire subito, per stregare Dudley e costringerlo a strisCiare a casa come un insetto, rimbambito, con le antenne che gli spuntavano…
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Qualcosa era successo alla notte. Il Cielo indaco cosparso di stelle all’improvviso era diventato nero come la pece e privo di luCi: le stelle, la luna, i lampioni nebulosi ai due capi del vicolo erano scomparsi. Il rombo lontano delle auto e il sussurro degli alberi erano spariti. La serata fragrante all’improvviso era fredda e pungente. Erano Circondati da un’oscurità totale, impenetrabile, silenziosa, come se una mano gigante avesse gettato uno spesso mantello ghiacCiato sull’intero vicolo, accecandoli.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «N-non Ci vedo! Sono d-diventato Cieco! Io…»
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Harry rimase immobile, spostando lo sguardo Cieco a destra e sinistra. Il freddo era così intenso che tremava tutto, sulle bracCia gli era spuntata la pelle d’oca e i peli sulla nuca erano ritti. Spalancò gli occhi più che poteva, gettando intorno uno sguardo vacuo, senza vedere.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Un pugno colpì Harry alla testa, alzandolo da terra. Piccole luCi bianche esplosero davanti ai suoi occhi. Per la seconda volta in un’ora Harry si sentì come se la sua testa fosse stata spaccata in due; un attimo dopo atterrava con un gran tonfo sul terreno e la bacchetta gli sfuggiva di mano.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Dudley, sei un idiota!» urlò, gli occhi che lacrimavano dal dolore mentre si rimetteva a fatica a quattro zampe, cercando freneticamente a tentoni nell’oscurità. Sentì Dudley sferrare pugni, colpire la stacCionata del vicolo, barcollare.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Ci fu un orrendo urlo, come uno squittio, e i passi di Dudley si fermarono. Nello stesso momento, Harry sentì un gelo strisCiante alle spalle, che poteva voler dire solo una cosa. Ce n’era più di uno.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «DUDLEY, TIENI LA BOCCA CHIUSA! QUALUNQUE COSA TU FACCiA, TIENI LA BOCCA CHIUSA! La bacchetta!» borbottò Harry agitato, con le mani che zampettavano sul terreno come ragni. «Dov’è… la bacchetta… andiamo… lumos!»
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    PronunCiò l’incantesimo automaticamente, avido di luce che lo aiutasse nella sua ricerca. Con suo incredulo sollievo, la luce fiottò a pochi centimetri dalla sua mano destra. La punta della bacchetta si era accesa. Harry la afferrò, si alzò barcollando e si voltò.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Gli si rovesCiò lo stomaco.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Una sagoma incappucCiata e torreggiante sCivolava quieta verso di lui, incombente sul suolo, senza piedi o volto visibili sotto la veste, succhiando la notte.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Uno sbuffo argenteo di vapore si sprigionò dalla punta della bacchetta e il Dissennatore rallentò, ma l’incantesimo non aveva funzionato a dovere; inCiampando nei propri piedi, Harry si ritrasse ancora. Il Dissennatore si chinava su di lui, e il panico gli annebbiò il cervello. Concentrati…
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Un paio di mani grigie, visCide, coperte di croste sCivolarono fuori dalla veste del Dissennatore, cercando di afferrarlo. Un sibilo riempì le orecchie di Harry.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    La sua voce risuonò debole e remota. Un altro sbuffo di fumo d’argento, più esile del primo, si levò dalla bacchetta: non riusCiva a far altro, l’incantesimo non funzionava.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Ma non c’era feliCità in lui… le dita ghiacCiate del Dissennatore si stavano serrando attorno alla sua gola. Il riso acuto diventava sempre più forte, e una voce parlò nella sua testa: «Inchinati alla morte, Harry… forse non ti farà nemmeno male… io non posso saperlo… non sono mai morto…»
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Un enorme cervo d’argento spuntò dalla punta della bacchetta di Harry; le sue corna colpirono il Dissennatore nel punto dove avrebbe dovuto esserCi il cuore; l’essere fu scagliato all’indietro, privo di peso come l’oscurità, e di fronte al cervo che caricava ancora, sCivolò via come un pipistrello, sconfitto.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Aveva corso forse per una deCina di passi quando li raggiunse: Dudley era rannicchiato a terra, le bracCia strette sul volto. Un secondo Dissennatore era chino su di lui e gli stringeva i polsi nelle mani visCide, allontanandoli lentamente, quasi con affetto, curvando la testa incappucCiata verso il suo viso, pronto a baCiarlo.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Luna, stelle e lampioni si riaccesero. Una calda brezza spazzò il vicolo. Gli alberi frusCiarono nei giardini viCini e il banale rombo delle auto in Magnolia Crescent riempì di nuovo l’aria. Harry rimase immobile, con tutti i sensi all’erta, prendendo atto del brusco ritorno alla normalità. Dopo un momento, si rese conto che la T-shirt gli si era incollata addosso; grondava di sudore.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Non riusCiva a crederCi: dei Dissennatori lì, a Little Whinging.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    La signora Figg, la loro viCina, la vecchia matta, comparve ansimando. I capelli brizzolati le sfuggivano dalla retina, una tintinnante borsa per la spesa le penzolava dal polso e i suoi piedi erano mezzi fuori dalle pantofole di feltro scozzese. Harry fece per riporre in fretta la bacchetta al sicuro, ma…
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Non metterla via, sCiocco!» strillò lei. «E se ce ne sono altri in giro? Oh, lo ucCiderò, quel Mundungus Fletcher!»
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Se n’è andato!» disse la signora Figg, torcendosi le mani. «È andato via perché doveva vedere uno per una partita di calderoni caduti dalla coda di una scopa! Gli ho detto che l’avrei spellato vivo se fosse andato via, e adesso guarda! Dissennatori! È pura fortuna che io abbia messo di guardia Mr Tibbles! Ma non abbiamo tempo di stare a CinCischiare! Presto, adesso dobbiamo portarti indietro! Oh, i guai che ne verranno! Lo ucCiderò!»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Ma…» La rivelazione che la vecchia viCina matta con la fissa dei gatti sapeva che cos’erano i Dissennatori fu per Harry uno shock pari quasi all’averne incontrati due nel vicolo. «Lei è… lei è una strega?»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Io sono una Maganò, Mundungus lo sa benissimo, e quindi come potevo aiutarti a respingere dei Dissennatori? Ti ha lasCiato del tutto privo di protezione quando io lo avevo avvertito…»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Ma certo che conosco Silente, chi non conosce Silente? Ma andiamo… non sarò di nessun aiuto se quelli tornano, non sono mai riusCita nemmeno a Trasfigurare una bustina del tè».
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Si chinò, afferrò con le mani rattrappite un bracCio massicCio di Dudley e strattonò.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Ci penso io». Harry prese il bracCio di Dudley e tirò. Con uno sforzo enorme riuscì a sollevarlo. Dudley sembrava lì lì per svenire. I suoi occhietti roteavano nelle orbite e il sudore gli imperlava il viso; non appena Harry lo lasCiò andare, osCillò pericolosamente.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Harry si tirò uno dei bracCioni di Dudley attorno alle spalle e lo trasCinò verso la strada, curvo sotto il peso. La signora Figg camminava barcollando davanti a loro, scrutando ansiosa dietro l’angolo.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Tieni fuori la bacchetta» disse a Harry mentre entravano in Wisteria Walk. «Non badare allo Statuto di Segretezza adesso, scoppierà un pandemonio comunque, tanto vale farsi impiccare per un drago che per un uovo. Altroché Ragionevole Restrizione delle Arti Magiche tra i Minorenni… questo era preCisamente Ciò che temeva Silente… Che cosa c’è là in fondo alla via? Oh, è solo il signor Prentice… non mettere via la bacchetta, ragazzo, devo continuare a ripeterti che io sono inutile?»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Non era faCile tenere ferma la bacchetta e trasportare Dudley allo stesso tempo. Harry inflisse al cugino un’impaziente gomitata nelle costole, ma Dudley sembrava aver perso ogni desiderio di muoversi in modo autonomo. Era afflosCiato sulla spalla di Harry, e i suoi piedoni si trasCinavano.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Ordini di Silente. Io dovevo tenerti d’occhio senza dire niente, eri troppo giovane. Mi dispiace di averti offerto uno svago così deprimente, Harry, ma i Dursley non ti avrebbero mai permesso di venire se avessero creduto che ti divertivi. Non è stato faCile, sai… ma oh, parola mia» disse in tono tragico, torcendosi le mani un’altra volta, «quando lo saprà Silente… come ha potuto andarsene, quel Mundungus, era di guardia fino a mezzanotte… dov’è? Come farò a dire a Silente che cosa è successo? Io non sono capace di Materializzarmi».
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Ho una Civetta, può prenderla in prestito» gemette Harry, chiedendosi se la sua spina dorsale si sarebbe spezzata sotto il peso di Dudley.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Harry, non capisCi! Silente avrà bisogno di agire il più presto possibile; il Ministero ha i suoi modi per individuare la magia minorile, lo sapranno già, credimi».
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Oh, caro mio, vorrei tanto che fosse così, ma temo che… MUNDUNGUS FLETCHER, IO TI UCCiDERÒ!»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Ci fu un sonoro crac e un forte odore di alcol misto a tabacco stantio riempì l’aria. Un uomo tarchiato con la barba lunga, avvolto in un cappotto lacero, apparve proprio davanti a loro. Aveva gambe corte e storte, lunghi capelli rossi in disordine e occhi gonfi e iniettati di sangue che gli conferivano uno sguardo dolente da basset-hound. Reggeva un fagotto argenteo che Harry riconobbe subito. Un Mantello dell’Invisibilità.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «AcCidenti» disse Mundungus debolmente, spostando lo sguardo dalla signora Figg a Harry e viceversa. «AcCidenti, io…»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    La signora Figg alzò il bracCio da cui penzolava la borsa e colpì Mundungus sul volto e sul collo; a giudicare dal rumore metallico, era piena di scatole di Cibo per gatti.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Sì… certo… che sì!» urlò la signora Figg, percuotendo con la borsa di Cibo per gatti qualunque parte di Mundungus riusCiva a raggiungere. «E… sarà… meglio… che… lo… facCia… tu… e… puoi… anche… dirgli… perché… non… eri… qui… a… dare… una… mano!»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Datti una calmata!» urlò Mundungus, le bracCia sopra la testa, cercando di chinarsi. «Vado, vado!»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Harry deCise di non sprecare il fiato residuo per spiegare che sotto la mole di Dudley riusCiva a stento a camminare. Diede uno strattone al cugino semisvenuto e barcollò in avanti.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Ma naturale» rispose la signora Figg impaziente. «Ti aspettavi che ti lasCiasse andare in giro da solo dopo quello che è successo in giugno? Buon Dio, ragazzo, mi avevano detto che eri intelligente… bene… vai dentro e restaCi» disse quando raggiunsero il numero quattro. «Immagino che qualcuno si metterà in contatto con te al più presto».
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Ma la signora Figg era già partita al trotto, con le pantofole di feltro che sCivolavano e la borsa che tintinnava.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Aspetti!» le urlò dietro Harry. Aveva un milione di domande da fare a chiunque fosse in contatto con Silente, ma di lì a pochi istanti la signora Figg fu inghiottita dall’oscurità. AcCigliato, Harry si risistemò Dudley in spalla e risalì piano, a fatica, il vialetto del numero quattro.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    La luce dell’ingresso era accesa. Harry infilò di nuovo la bacchetta nella Cintura dei jeans, suonò il campanello e guardò la sagoma di zia Petunia diventare sempre più grande, stranamente deformata dal vetro ondulato della porta d’ingresso.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Diddy! Era ora, cominCiavo a essere… a essere… Diddy, che cosa c’è?»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Harry diede un’occhiata sghemba a Dudley e sCivolò da sotto il suo bracCio appena in tempo. Dudley si dondolò sul posto per un momento, la facCia verde pallido… poi aprì la bocca e vomitò sullo zerbino.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Lo zio arrivò a passi pesanti dal salotto, coi baffoni da tricheco che svolazzavano di qua e di là, come sempre quando era agitato. Aiutò subito zia Petunia a trasCinare Dudley oltre la soglia evitando di calpestare la pozza di vomito.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    In tutta quella confusione nessuno parve notare Harry, cosa che gli andava benissimo. Riuscì a sCivolare dentro appena prima che zio Vernon sbattesse la porta per chiuderla e, intanto che i Dursley avanzavano rumorosamente lungo il corridoio diretti in cuCina, si spostò cauto e silenzioso verso le scale.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    La cuCina scrupolosamente pulita emanava un singolare, irreale lucCichio dopo l’oscurità dell’esterno. Zia Petunia sistemò Dudley su una sedia; era ancora molto verde e sudaticCio. Zio Vernon era in piedi davanti allo scolapiatti e scrutava Harry con gli occhietti ridotti a fessure.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Che cos’hai fatto a mio figlio?» chiese con un ringhio minacCioso.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Ma in quel preCiso istante un allocco calò in picchiata attraverso la finestra. Mancò di poco la testa di zio Vernon, planò in cuCina, lasCiò cadere ai piedi di Harry la grossa busta di pergamena che reggeva nel becco, si voltò con grazia, sfiorò appena la Cima del frigorifero con la punta delle ali, poi sfrecCiò fuori di nuovo e si librò sopra il giardino.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «GUFI!» muggì zio Vernon con la vena della tempia che pulsava rabbiosa. Chiuse violentemente la finestra della cuCina. «ANCORA GUFI! NON VOGLIO PIÙ VEDERE GUFI IN CASA MIA!»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Ma Harry stava già strappando la busta e sfilando la lettera, col cuore che batteva in un punto impreCisato dalle parti del pomo d’Adamo.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    La gravità di questa infrazione al Decreto per la Ragionevole Restrizione delle Arti Magiche tra i Minorenni si è tradotta nella sua espulsione dalla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Rappresentanti del Ministero saranno tra breve al suo domiCilio per distruggere la sua bacchetta.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Poiché lei aveva già ricevuto un’ammonizione uffiCiale per un precedente reato in base all’articolo 13 dello Statuto di Segretezza della Confederazione Internazionale dei Maghi, siamo spiacenti di informarla che la sua presenza è richiesta per un’udienza disCiplinare al Ministero della Magia alle ore 9 del 12 agosto.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    UffiCio per l’Uso Improprio delle Arti Magiche
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Harry lesse tutta la lettera due volte. Aveva solo una vaga idea del fatto che zio Vernon e zia Petunia stessero parlando. Dentro la sua testa, tutto era gelato e stordito. Un solo fatto era penetrato nella sua cosCienza come un dardo paralizzante: era stato espulso da Hogwarts. Era tutto finito. Non sarebbe mai tornato.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Alzò lo sguardo sui Dursley. Zio Vernon era paonazzo, urlante, i pugni ancora levati; zia Petunia stringeva le bracCia attorno a Dudley, che era in preda ad altri conati.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Il cervello temporaneamente inebetito di Harry parve risvegliarsi. Rappresentanti del Ministero saranno tra breve al suo domiCilio per distruggere la sua bacchetta. Cera una sola cosa da fare: doveva fuggire, e subito. Dove sarebbe andato, Harry non lo sapeva, ma era sicuro di una cosa: a Hogwarts o fuori, aveva bisogno della bacchetta. In uno stato simile al sogno, la estrasse e si voltò per usCire dalla cuCina.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Dove credi di andare?» urlò zio Vernon. Quando Harry non rispose, attraversò a balzi la cuCina per bloccare la porta che dava nel corridoio. «Non ho finito con te, ragazzo!»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Se non ti levi di mezzo ti facCio un incantesimo» disse Harry, alzando la bacchetta.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Un tonfo rimbombante riempì la cuCina. Zia Petunia urlò, zio Vernon gridò e si chinò, ma per la terza volta quella notte Harry cercò la fonte di un rumore che non aveva provocato lui. La individuò subito: un gufo stordito e arruffato era posato sul davanzale della cuCina e aveva appena cozzato contro la finestra chiusa.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Ignorando l’urlo angosCiato “GUFI!” di zio Vernon, Harry attraversò la stanza di corsa e spalancò la finestra. Il gufo tese la zampa, alla quale era legato un piccolo rotolo di pergamena, scosse le piume, e ripartì non appena Harry ebbe preso la lettera. Con mani tremanti, Harry srotolò il secondo messaggio, che era scritto molto in fretta, tutto macchiato, con l’inchiostro nero.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Silente è appena arrivato al Ministero e sta cercando di sistemare tutto. NON USCiRE DALLA CASA DEI TUOI ZII. NON FARE ALTRE MAGIE. NON CONSEGNARE LA BACCHETTA.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Si sedette bruscamente al tavolo di cuCina, di fronte a Dudley e a zia Petunia. I Dursley parvero spiazzati dal suo improvviso cambiamento. Zia Petunia gettò un’occhiata disperata a zio Vernon. La vena nella tempia violacea di quest’ultimo pulsava più forte che mai.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Il primo era del Ministero della Magia, che mi ha espulso» disse Harry, calmo. Aveva le orecchie tese per cogliere i rumori di fuori, nel caso che i rappresentanti del Ministero si stessero avviCinando, ed era più faCile e meno rumoroso rispondere alle domande di zio Vernon che farlo arrabbiare e muggire. «Il secondo era del papà del mio amico Ron, che lavora al Ministero».
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «AHA!» ruggì zio Vernon, picchiando il pugno in Cima al frigo, che si spalancò. Parecchie merendine ipocaloriche di Dudley si rovesCiarono e caddero a terra. «Allora lo ammetti! Che cos’hai fatto a Dudley?»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Mi ha puntato addosso la bacchetta» biasCicò Dudley.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Zio Vernon e zia Petunia si scambiarono sguardi di puro terrore. Se la cosa che meno amavano al mondo era la magia — seguita a ruota dai viCini che violavano più di loro il divieto di usare l’acqua in giardino — la gente che sente delle voCi era deCisamente tra le ultime dieCi. Era chiaro che credevano che Dudley stesse perdendo la testa.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «S-sono inCiampato» disse Dudley, tremante. «E poi…»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Accennò al proprio petto massicCio. Harry capì. Dudley stava ricordando il gelo umido che riempie i polmoni quando speranza e feliCità ti vengono risucchiate.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Allora!» esclamò zio Vernon, ergendosi diritto, la voce tornata al suo pieno, notevole volume. «Tu hai scagliato qualche stupido incantesimo su mio figlio in modo che sentisse delle voCi e credesse di essere… di essere condannato all’infeliCità o roba del genere, eh?»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Due… che cosa sono queste sCiocchezze?»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Due secondi di sonoro silenzio seguirono queste parole prima che zia Petunia si premesse la mano sulla bocca come se si fosse lasCiata sfuggire una parolacCia disgustosa. Zio Vernon la guardò con gli occhi sgranati. Il cervello di Harry turbinò. La signora Figg era un conto… ma zia Petunia?
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Zio Vernon spostò lo sguardo da lei a Dudley a Harry, come nella speranza che qualcuno stesse per urlare “Pesce d’aprile!” Poiché nessuno lo fece, aprì di nuovo la bocca, ma la fatica di trovare altre parole gli fu risparmiata dall’arrivo del terzo gufo della serata. Filò attraverso la finestra ancora aperta come una palla di cannone piumata e atterrò con un acCiottolio sul tavolo di cuCina, facendo sobbalzare dallo spavento tutti e tre i Dursley. Harry gli sfilò dal becco una seconda busta dall’aria uffiCiale e la strappò mentre il gufo tornava a volteggiare nella notte.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Basta… con questi dannati… gufi» borbottò zio Vernon distrattamente, marCiando sino alla finestra per richiuderla con un colpo secco.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    In seguito alla nostra lettera di Circa ventidue minuti fa, il Ministero della Magia ha rivisto la propria deCisione di distruggere immediatamente la sua bacchetta. Può conservarla fino all’udienza disCiplinare del 12 agosto prossimo, quando verrà presa una deCisione uffiCiale.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    UffiCio per l’Uso Improprio delle Arti Magiche
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Harry lesse la lettera tre volte di fila. Il nodo di pena nel suo petto si allentò un po’ per il sollievo di sapere che non era ancora stato espulso definitivamente, anche se le sue paure non erano affatto bandite. Tutto sembrava dipendere da quell’udienza del dodiCi agosto.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «VA BENE!» gridò Harry, e per la rabbia sCintille rosse e d’oro sprizzarono dalla punta della bacchetta che stringeva ancora in mano. Tutti e tre i Dursley si ritrassero, terrorizzati.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Te l’ho detto, ti succhiano via la feliCità» rispose Harry, «e se Ci riescono, ti baCiano…»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Ti baCiano?» ripeté zio Vernon, gli occhi quasi fuori dalle orbite. «Ti baCiano?»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    WHOOSH. Con un gran chiasso, un sibilo di ali e una morbida spruzzata di fuliggine, un quarto gufo schizzò fuori dal caminetto della cuCina.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «PER L’AMOR DI DIO!» ruggì zio Vernon, strappandosi manCiate di peli dai baffoni, cosa che non gli capitava di fare da molto tempo. «NON VOGLIO QUESTI GUFI QUI, NON LO TOLLERO, TE LO RIPETO!»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Arthur Ci ha appena detto che cosa è successo. Fai qualunque cosa, ma non usCire più di casa.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Harry la trovò una risposta così inadeguata a tutto Ciò che era accaduto quella notte che voltò la pergamena, cercando il resto della lettera. Ma non c’era altro.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Harry trasse un profondo respiro per calmarsi. La testa cominCiava a fargli male di nuovo. Voleva più di ogni altra cosa usCire dalla cuCina, allontanarsi dai Dursley.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Ho fatto l’Incanto Patronus per liberarCi dai Dissennatori» disse, costringendosi a restare calmo. «È la sola cosa che funziona contro di loro».
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Ma che cosa Ci facevano dei Disseccatori a Little Whinging?» chiese zio Vernon in tono offeso.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Sei tu» disse zio Vernon con violenza. «Deve aver a che fare con te, ragazzo, lo so. Perché altrimenti avrebbero dovuto saltar fuori qui? Perché mai dovevano essere in quel vicolo? Tu devi essere l’unico… l’unico…» Chiaramente non riusCiva a pronunCiare la parola “mago”. «L’unico tu-sai-cosa nel raggio di miglia».
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Ma alle parole di zio Vernon, il cervello sfinito di Harry era tornato in azione. Perché i Dissennatori erano venuti a Little Whinging? Come poteva essere una coinCidenza il fatto che fossero arrivati nel vicolo dove sì trovava Harry? Erano stati mandati? Il Ministero della Magia aveva perso il controllo sui Dissennatori? Avevano abbandonato Azkaban e si erano uniti a Voldemort, come aveva predetto Silente?
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Se solo la testa avesse smesso di fargli male, se solo avesse potuto usCire dalla cuCina e raggiungere la sua stanza buia e pensare…
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Certo che no» disse Harry, scuotendo il capo come per cacCiare una mosca, con la mente che correva.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Lord… un momento» disse zio Vernon, il volto contratto, un’espressione di crescente comprensione negli occhi porCini. «Ho sentito quel nome… era quello che…»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Era molto strano, trovarsi lì in piedi nella cuCina chirurgicamente asettica di zia Petunia, accanto al frigorifero ultimo modello e al televisore wide-screen, a parlare tranquillamente di Lord Voldemort con zio Vernon. L’arrivo dei Dissennatori a Little Whinging sembrava aver aperto una brecCia nell’enorme muro invisibile che separava il mondo inesorabilmente non magico di Privet Drive dal mondo al di là. Le due vite di Harry si erano in un certo modo fuse e tutto era stato rovesCiato; i Dursley chiedevano dettagli del mondo magico, e la signora Figg conosceva Albus Silente; i Dissennatori veleggiavano per Little Whinging, e lui rischiava di non tornare mai più a Hogwarts. La testa di Harry pulsò in modo ancor più doloroso.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Stava guardando Harry come non lo aveva mai guardato prima. E all’improvviso, per la primissima volta nella sua vita, Harry apprezzò a fondo il fatto che zia Petunia fosse la sorella di sua madre. Non avrebbe saputo dire perché questo lo colpisse con tanta forza in quel momento. Sapeva solo di non essere l’unica persona nella stanza ad avere una vaga idea di Ciò che poteva significare il ritorno di Lord Voldemort. Zia Petunia non l’aveva mai guardato così in tutta la sua vita. I suoi grandi occhi sbiaditi (così diversi da quelli della sorella) non erano serrati per il disgusto o la rabbia: erano spalancati e colmi di paura. La furibonda finzione che zia Petunia aveva sostenuto per tutta la vita di Harry — che non esisteva la magia e non esisteva mondo al di fuori di quello che abitava con zio Vernon — sembrava essere crollata.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Le mani di lei trovarono le enormi spalle fasCiate di pelle di Dudley e le serrarono.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Un momento» riprese zio Vernon, spostando lo sguardo dalla moglie a Harry e viceversa, chiaramente stordito e confuso dalla comprensione senza precedenti che sembrava essere scattata fra loro. «Un momento. DiCi che questo Lord Voldchecosa è tornato».
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «E adesso sta mandando i Dissalatori a darti la cacCia?»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Capisco» disse zio Vernon, spostando lo sguardo dalla pallida moglie a Harry e tirandosi su i pantaloni. Sembrava che si stesse ingrossando; il suo facCione violetto si dilatava davanti agli occhi di Harry. «Be’, questo deCide tutto» disse, e il petto della camiCia si tese mentre lui si gonfiava, «puoi andartene da questa casa, ragazzo!»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Mi hai sentito: FUORI!» urlò zio Vernon, e perfino zia Petunia e Dudley sussultarono. «FUORI! FUORI! Avrei dovuto farlo anni fa! Gufi che trattano questo posto come un trespolo, pudding che esplodono, mezzo salotto distrutto, la coda di Dudley, Marge che rimbalza sul soffitto e quella Ford Anglia volante… FUORI! FUORI! È finita! Hai chiuso! Non resterai qui se un pazzo ti dà la cacCia, non metterai in pericolo mia moglie e mio figlio, non Ci procurerai altri guai. Se stai imboccando la strada dei tuoi inutili genitori, io ne ho abbastanza! FUORI!»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Harry rimase inchiodato dov’era. Le lettere del Ministero, del signor Weasley e di Sirius erano tutte accartocCiate nella sua mano sinistra. Fai qualunque cosa, ma non usCire più di casa. NON USCiRE DALLA CASA DEI TUOI ZII.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Mi hai sentito!» gridò zio Vernon, chinandosi in avanti, il facCione violetto così viCino che Harry sentì gli spruzzi di saliva colpirgli il viso. «Muoviti! Non vedevi l’ora di andartene mezz’ora fa! Ti accontento! EsCi e non oscurare mai più la nostra soglia! Perché poi ti abbiamo tenuto, non lo so. Marge aveva ragione, dovevi andare all’orfanotrofio. Siamo stati troppo deboli, credevamo di fartela passare, credevamo di renderti normale, ma sei sempre stato marCio e io ne ho abbastanza… di gufi!»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Il quinto gufo sfrecCiò giù dal camino così veloce che si schiantò a terra prima di rialzarsi per aria con un alto stridio. Harry allungò la mano per afferrare la lettera, che era dentro una busta scarlatta, ma l’uccello si librò sopra la sua testa e volò diritto verso zia Petunia, che emise un urlo e si chinò, le mani sul viso. Il gufo lasCiò cadere la busta rossa sulla sua testa, si voltò e volò via su per il camino.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «LasCiala andare, Petunia» ruggì zio Vernon. «Non toccarla, potrebbe essere pericolosa!»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «È indirizzata a me» disse zia Petunia con voce tremolante. «È indirizzata a me, Vernon, guarda! Signora Petunia Dursley, CuCina, Privet Drive, numero quattro…»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Trattenne il fiato, terrorizzata. La busta rossa aveva cominCiato a fumare.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    La mano di zia Petunia tremava. Si guardò intorno disperatamente, come in cerca di una via di fuga, ma troppo tardi: la busta scoppiò in fiamme. Zia Petunia strillò e la lasCiò cadere.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Una voce terribile riempì la cuCina rimbombando nello spazio limitato, levandosi dal foglio che ardeva sul tavolo.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Zia Petunia sembrava sul punto di svenire. Si lasCiò cadere sulla sedia viCino a Dudley, il volto tra le mani. I resti della busta si ridussero in cenere, nel silenzio.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Se lo buttiamo fuori, i viCini parleranno» disse. Stava riacquistando in fretta i soliti modi bruschi e stizzosi, anche se era ancora molto pallida. «Faranno domande strane, vorranno sapere dov’è andato. Dobbiamo tenerlo».
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Devi restare nella tua camera» ordinò. «Non devi usCire di casa. Ora vai a dormire».
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

   Sono appena stato attaccato dai Dissennatori e potrei essere espulso da Hogwarts. Voglio sapere che cosa sta succedendo e quando usCirò di qui.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Harry ricopiò queste parole su tre diversi fogli di pergamena non appena fu alla sua scrivania nella camera da letto buia. Indirizzò il primo a Sirius, il secondo a Ron e il terzo a Hermione. La sua Civetta, Edvige, era fuori a cacCia; la gabbia era sulla scrivania, vuota. Harry fece su e giù per la stanza in attesa del suo ritorno, la testa che gli rimbombava, la mente troppo agitata per dormire, anche se gli occhi gli bruCiavano e gli dolevano per la stanchezza. Gli faceva male la schiena per aver trasCinato Dudley fino a casa, e i due bernoccoli sulla testa dove la finestra e Dudley lo avevano colpito pulsavano dolorosamente.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Andò su e giù, divorato dalla rabbia e dalla frustrazione, digrignando i denti e serrando i pugni, scoccando sguardi furiosi al Cielo vuoto e trapunto di stelle tutte le volte che passava davanti alla finestra. Dissennatori mandati a prenderlo, la signora Figg e Mundungus Fletcher che lo pedinavano, poi la sospensione da Hogwarts e un’udienza al Ministero della Magia, e ancora nessuno che gli dicesse che cosa stava succedendo.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    E quella Strillettera, di che cosa, di che cosa parlava? Di chi era la voce che era risuonata così orribile e minacCiosa in cuCina?
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Sferrò un calCio al baule della scuola quando gli passò accanto, ma lungi dallo sfogare la rabbia si sentì peggio, perché ora aveva un dolore acuto all’alluce che si sommava a quello del resto del corpo.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Proprio mentre zoppicava davanti alla finestra, Edvige entrò planando con un morbido frusCio di piume, come un piccolo fantasma.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Era ora!» esclamò aspro Harry, vedendola atterrare leggera in Cima alla gabbia. «Mettila giù, ho del lavoro per te!»
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Vieni qui» disse Harry. Prese i tre rotolini di pergamena e un lacCio di cuoio e legò i cartigli alla zampa squamosa. «Portali subito a Sirius, Ron e Hermione e non tornare senza risposte lunghe. Continua a beccarli finché non hanno scritto risposte di una lunghezza dignitosa, se sei costretta. Capito?»
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    La Civetta decollò all’istante. Non appena fu partita, Harry si gettò completamente vestito sul letto e fissò il soffitto buio. In aggiunta a tutte le altre sensazioni deprimenti, si sentiva in colpa per aver trattato male Edvige; era l’unica amica che avesse al numero quattro di Privet Drive. Ma con lei avrebbe fatto la pace quando fosse tornata con le risposte di Sirius, Ron e Hermione.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Avrebbero certo risposto in fretta; non potevano ignorare un attacco di Dissennatori. Probabilmente l’indomani al risveglio avrebbe trovato ad aspettarlo tre grosse lettere piene di comprensione e progetti per il suo immediato trasferimento alla Tana. E con quell’idea confortante, il sonno calò su di lui, scacCiando tutti gli altri pensieri.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Ma Edvige non tornò la mattina dopo. Harry passò la giornata in camera sua e ne uscì solo per andare in bagno. Tre volte quel giorno zia Petunia gli spinse del Cibo nella stanza, attraverso la gattaiola che zio Vernon aveva installato tre estati prima. Tutte le volte che Harry la sentiva avviCinarsi cercava di interrogarla sulla Strillettera, ma avrebbe potuto interrogare la maniglia, per le risposte che ottenne. Per il resto, i Dursley si tennero alla larga. Harry non vedeva l’utilità di obbligarli a subire la sua compagnia; un’altra lite non avrebbe sortito nulla, se non forse il risultato di farlo arrabbiare tanto da costringerlo a compiere altre magie illegali.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Andò avanti così per tre giorni interi. Harry traboccava di un’energia irrequieta che lo rendeva incapace di concentrarsi su alcunché, e in quei momenti marCiava su e giù per la stanza, furioso con tutti coloro che lo lasCiavano lì a dibattersi in quel pasticCio; oppure era invaso da una sonnolenza così profonda che poteva stare disteso sul letto per un’ora di fila, a fissare inebetito il vuoto, dolorante di terrore al pensiero dell’udienza al Ministero.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Se avessero votato contro di lui? Se l’avessero davvero espulso e avessero spezzato la sua bacchetta? Che cos’avrebbe fatto, dove sarebbe andato? Non poteva tornare a vivere a tempo pieno con i Dursley, non ora che conosceva l’altro mondo, quello a cui apparteneva davvero. Avrebbe potuto trasferirsi a casa di Sirius, come il suo padrino aveva suggerito un anno addietro, prima di essere costretto a nascondersi dal Ministero? A Harry sarebbe stato concesso di vivere là da solo, visto che era ancora minorenne? O qualcun altro avrebbe deCiso per lui la sua destinazione? La violazione dello Statuto Internazionale di Segretezza era così grave da farlo finire in una cella di Azkaban? Tutte le volte che gli si presentava questo pensiero, Harry invariabilmente sCivolava fuori dal letto e ricominCiava a camminare su e giù come un’anima in pena.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    La quarta sera dopo la partenza di Edvige, Harry era in una delle sue fasi apatiche, disteso a fissare il soffitto, la mente esausta quasi vuota, quando suo zio entrò nella stanza. Harry levò lentamente lo sguardo su di lui. Zio Vernon sfoggiava il suo completo migliore e un’espressione di enorme compiaCimento.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «UsCiamo» disse.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Noi… voglio dire, tua zia, Dudley e io usCiamo».
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Non devi usCire dalla tua stanza mentre siamo fuori».
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Non devi rubare Cibo dal frigo».
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Zio Vernon gli scoccò un’occhiata obliqua, chiaramente insospettito da quella mansuetudine, poi uscì rumorosamente dalla stanza e si chiuse la porta alle spalle. Harry sentì la chiave girare nella toppa e i passi pesanti di zio Vernon che scendevano le scale. Qualche minuto dopo udì uno sbattere di portiere, un rombo di motore e l’inconfondibile stridore dell’auto che percorreva il vialetto.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Non ebbe particolari reazioni all’idea che i Dursley usCissero. Che fossero o non fossero in casa, per lui non faceva alcuna differenza. Non riusCiva nemmeno a raccogliere l’energia necessaria per alzarsi e accendere la luce. La stanza divenne via via più buia attorno a lui. Giaceva ascoltando i rumori della notte entrare dalla finestra sempre aperta, in attesa del momento benedetto del ritorno di Edvige.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    La casa vuota scricchiolava attorno a lui. I tubi gorgogliavano. Harry rimase lì disteso in una sorta di torpore, senza pensare a niente, sospeso nell’infeliCità.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Poi udì con grande chiarezza un frastuono in cuCina, di sotto.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Ci fu silenzio per qualche secondo, poi voCi.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Ladri, pensò, lasCiandosi sCivolare dal letto, ma un istante dopo gli venne in mente che i ladri avrebbero parlato a voce bassa, e chiunque si aggirasse in cuCina certo non si dava la pena di farlo.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Harry rimase immobile a guardare il buio pianerottolo oltre la porta aperta, tendendo le orecchie in cerca di altri rumori, ma non ne vennero. Esitò un momento, poi uscì rapido e silenzioso dalla camera e andò in Cima alle scale.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Harry abbassò appena la bacchetta ma non allentò la presa e non si mosse. Aveva ottime ragioni per essere sospettoso. Aveva appena trascorso nove mesi in compagnia di colui che credeva essere Malocchio Moody solo per scoprire che non era affatto Moody, ma un impostore; di più, un impostore che aveva cercato di ucCiderlo prima di essere smascherato. Non fece in tempo a deCidere sul da farsi, che una seconda voce un po’ roca salì fluttuando per le scale.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Remus Lupin era il più viCino. Anche se era ancora piuttosto giovane, Lupin aveva l’aria stanca e un po’ malata; aveva più capelli grigi di quando Harry si era congedato da lui e la sua veste era più rappezzata e frusta che mai. Tuttavia rivolse un gran sorriso a Harry, che cercò di ricambiarlo, nonostante il suo sconcerto.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Oooh, è proprio come lo immaginavo» disse la strega che teneva alta la bacchetta accesa. Sembrava la più giovane del gruppo; aveva il viso pallido, a forma di cuore, occhi scuri sCintillanti e corti capelli spinosi di un’intensa sfumatura di viola. «Ciao, Harry!»
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «A parte gli occhi» preCisò un mago con la voce affannosa e i capelli d’argento in fondo al gruppo. «Gli occhi di Lily»,
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Chi conosCi che abbia perso una chiappa?» chiese la donna coi capelli viola, incuriosita.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Non badarCi, pensa solo a tenere la bacchetta lontana dalla tasca di dietro!» ringhiò Malocchio. «Elementari norme di sicurezza per bacchette, ah, nessuno Ci pensa più». Zoppicò affaticato verso la cuCina. «E comunque l’ho visto succedere» aggiunse irritato, mentre la donna alzava gli occhi al soffitto.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Come stai?» gli chiese, guardandolo da viCino.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Harry non riusCiva quasi a crederCi. Quattro settimane di niente, nemmeno il più vago sentore di un piano per portarlo via da Privet Drive, e all’improvviso una squadra intera di maghi era lì in casa, in carne e ossa, come per un accordo preso da tempo. Guardò le persone che Circondavano Lupin; continuavano a fissarlo avidamente. Non si pettinava da quattro giorni, e lo sapeva bene.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Harry ebbe una fugace visione della facCia che avrebbe fatto zio Vernon scoprendo che la Gara del Prato Suburbano Meglio Tenuto di Tutta l’Inghilterra non esisteva.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Non alla Tana, no» disse Lupin, guidando Harry verso la cuCina; il gruppetto di maghi li seguì, senza smettere di scrutare Harry con curiosità. «Troppo rischioso. Abbiamo stabilito il nostro Quartier Generale in un luogo non reperibile. Ci è voluto un po’…»
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Malocchio Moody era seduto al tavolo di cuCina e beveva a sorsi da una fiaschetta tascabile, con l’occhio magico che roteava in tutte le direzioni, esaminando i molti congegni risparmiafatiche dei Dursley.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Lo preferiresti anche tu, se quella sCiocca di tua madre ti avesse chiamato Ninfadora» borbottò Tonks.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Ci siamo già incontrati» squittì l’ecCitabile Lux, levandosi il cappello a Cilindro viola.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Emmeline Vance». Una strega dall’aria nobile con uno sCialle verde smeraldo abbassò il capo. «Sturgis Podmore». Un mago con la mascella quadrata e folti capelli color paglia fece l’occhiolino. «E Hestia Jones». ViCino al tostapane una strega con le guance rosee e i capelli neri salutò con la mano.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Harry chinò il capo goffamente verso Ciascuno di loro via via che venivano presentati. Avrebbe tanto voluto che guardassero qualcos’altro che non fosse lui; era come se all’improvviso fosse stato spinto su un palcoscenico. Si chiese anche come mai erano così tanti.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Stiamo solo aspettando il segnale che Ci dirà che si può partire tranquilli» disse Lupin, scoccando un’occhiata fuori dalla finestra. «Abbiamo più o meno quindiCi minuti».
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Sono molto puliti, vero, questi Babbani?» domandò la strega chiamata Tonks, guardandosi attorno con grande interesse. «Il mio papà è Babbano di nasCita ed è un gran sCiattone. Immagino che ce ne siano di tutti i tipi, come i maghi…»
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Harry andò alla lavastoviglie, prese un bicchiere pulito e lo riempì d’acqua al lavandino, sempre guardato con curiosità dalla banda di maghi. I loro sguardi fissi cominCiavano a irritarlo.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Cin Cin» disse Moody, quando Harry gli porse il bicchiere. Fece cadere il bulbo magico nell’acqua e lo spinse su e giù; l’occhio vorticò, fissandoli tutti uno dopo l’altro. «Voglio una visione a trecentosessanta gradi per il viaggio di ritorno».
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Come facCiamo ad andare dove andiamo?» chiese Harry.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    La sua stanza era deCisamente molto più caotica del resto della casa. Confinato lì per quattro giorni, e in più di pessimo umore, Harry non si era curato di mettere in ordine. Gran parte dei libri che possedeva erano sparsi a terra: aveva cercato di distrarsi con Ciascuno di essi e poi l’aveva gettato via; la gabbia di Edvige aveva bisogno di essere pulita e cominCiava a puzzare; e il suo baule era aperto, rivelando un guazzabuglio confuso di abiti Babbani e vesti da mago che si era riversato per terra tutto attorno.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Sai, non credo che il viola sia proprio il mio colore» disse pensierosa, tirandosi una Ciocca di capelli irti. «Non trovi che mi sbatta un po’?»
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Sì, è così» concluse Tonks. Strizzò gli occhi in un’espressione tesa, come se cercasse di ricordare qualcosa. Un attimo dopo, i suoi capelli erano diventati di un rosa Cicca.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Lei è un Auror?» domandò Harry, colpito. Essere un cacCiatore di Maghi Oscuri era l’unica carriera a cui avesse mai pensato dopo Hogwarts.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Sì» rispose Tonks, con aria fiera. «Anche Kingsley. È un po’ più avanti di me, però. Io mi sono diplomata solo un anno fa. Ho rischiato di farmi bocCiare in Segretezza e Inseguimento. Sono goffissima, mi hai sentito rompere quel piatto quando siamo arrivati di sotto?»
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Scommetto che non ti dispiacerebbe poter nascondere quella Cicatrice ogni tanto, eh?»
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Il suo sguardo individuò la Cicatrice a forma di saetta sulla fronte di Harry.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «No, non mi dispiacerebbe» borbottò Harry, voltandosi. Non gli andava che la gente fissasse la sua Cicatrice.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Be’, ti toccherà imparare nel modo più diffiCile, temo» disse Tonks. «I Metamorfomagi sono davvero rari, sono così dalla nasCita, non lo diventano. Quasi tutti i maghi hanno bisogno di usare una bacchetta o delle pozioni per cambiare il proprio aspetto. Ma dobbiamo muoverCi, Harry, dovremmo essere qui a fare le valigie» aggiunse in tono colpevole, guardando il caos sul pavimento.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Non è molto ordinato» ammise Tonks, avviCinandosi al baule e guardando il caos all’interno. «Mia mamma riesce a far entrare la roba in ordine… persino a far ripiegare le calze da sole… ma io non ho mai capito come fa… è una speCie di colpetto…» E mosse appena la bacchetta, speranzosa.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Uno dei calzini di Harry si agitò un poco e ricadde in Cima al caos nel baule.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Ah, be’» concluse Tonks, chiudendo il coperchio con un tonfo, «almeno è tutto dentro. Anche quella Ci guadagnerebbe con una bella pulita». Puntò la bacchetta verso la gabbia di Edvige. «Gratta e netta». Un po’ di piume e di cacche svanirono. «Be’, è un po’ meglio… non sono mai riusCita a padroneggiare questo genere di incantesimi casalinghi. Bene… hai tutto? Il calderone? La scopa? Wow! Una Firebolt!»
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Il baule di Harry si alzò in aria di qualche centimetro. Tenendo la bacchetta come quella di un direttore d’orchestra, Tonks lo sollevò a mezz’aria e lo fece usCire dalla porta davanti a loro, reggendo la gabbia di Edvige nella mano sinistra. Harry la seguì giù per le scale portando il manico di scopa.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    In cuCina, Moody si era rimesso a posto l’occhio: dopo la pulizia roteava così in fretta che a Harry venne la nausea a guardarlo. Kingsley Shacklebolt e Sturgis Podmore studiavano il microonde e Hestia Jones rideva di un pelapatate che aveva trovato frugando nei cassetti. Lupin stava sigillando una lettera indirizzata ai Dursley.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Ottimo» disse, alzando lo sguardo all’ingresso di Tonks e Harry. «Abbiamo Circa un minuto, credo. Probabilmente dovremmo usCire in giardino in modo da stare pronti. Harry, ho lasCiato una lettera ai tuoi zii per dir loro di non preoccuparsi…»
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Vieni qui, ragazzo». Moody, burbero, gli fece segno con la bacchetta di avviCinarsi. «Devo Disilluderti».
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Harry guardò il proprio corpo, o meglio Ciò che era stato il suo corpo, perché non ne aveva più l’aspetto. Non era invisibile; aveva soltanto preso l’esatto colore e la preCisa consistenza del mobile da cuCina alle sue spalle. Sembrava che fosse diventato un camaleonte umano.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    UsCirono tutti sul prato curatissimo di zio Vernon.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Notte serena» borbottò Moody, mentre il suo occhio magico scrutava i Cieli. «Un po’ di nuvole Ci sarebbero state più utili per coprirCi. Ehi, tu» abbaiò a Harry, «voleremo in formazione compatta. Tonks starà davanti a te, stalle attaccato alla coda. Lupin ti coprirà da sotto. Io starò dietro di te. Tutti gli altri si disporranno attorno a noi. Non romperemo le righe per nessun motivo, capito? Se uno di noi viene ucCiso…»
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «…gli altri continuano il volo, non si fermano, non abbandonano i ranghi. Se Ci abbattono tutti e tu sopravvivi, Harry, la retroguardia è pronta a prendere il nostro posto; continua a volare verso est e ti raggiungeranno».
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Salite sulle scope, ecco il primo segnale!» disse Lupin secco, indicando il Cielo.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Lontano lontano, sopra di loro, una pioggia di sCintille rosso vivo era esplosa tra le stelle. Harry le riconobbe all’istante come sCintille di bacchetta. Gettò la gamba destra oltre la Firebolt, afferrò stretto il manico e la sentì vibrare appena, come se fosse desiderosa quanto lui di ritrovarsi di nuovo per aria.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Il secondo segnale, andiamo!» disse Lupin ad alta voce. Altre sCintille, questa volta verdi, erano esplose alte sopra di loro.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Harry decollò con un robusto slanCio. La fresca aria notturna gli sfrecCiò tra i capelli mentre gli ordinati giardini quadrati di Privet Drive si allontanavano, rimpicCiolendo in fretta in un patchwork di verde scuro e di nero, e ogni pensiero dell’udienza del Ministero fu spazzato via quasi che il fiotto d’aria gliel’avesse soffiato fuori dalla testa. Era come se il cuore gli stesse per esplodere di piacere; volava di nuovo, volava via da Privet Drive come aveva fantasticato per tutta l’estate, stava tornando a casa… per qualche glorioso istante, tutti i suoi problemi parvero ritirarsi nel nulla, insignificanti nel vasto Cielo stellato.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Gli occhi di Harry lacrimavano per il freddo mentre il gruppo saliva; non vedeva niente di sotto, ormai, tranne minuscoli puntolini di luce che erano fari di auto e lampioni. Due di quelle luCine potevano essere l’auto di zio Vernon… i Dursley ormai dovevano essere diretti verso la casa vuota, gonfi di rabbia per l’inesistente Gara del Prato… e Harry rise forte al pensiero, anche se la sua voce fu soffocata dal frastuono delle vesti svolazzanti degli altri, dal gemito della briglia che reggeva il suo baule e la gabbia, e dal sibilo del vento nelle orecchie. Da un mese non si sentiva così vivo e così felice.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Verso sud!» gridò Malocchio. «Città a prua!»
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Puntarono a destra per evitare di passare direttamente sopra la ragnatela sCintillante di luCi.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Verso sud-est, e continuate a salire, davanti Ci sono nuvole basse in cui possiamo nasconderCi!» urlò Moody.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Non attraversiamo le nuvole!» gridò Tonks rabbiosa. «Ci inzupperemo, Malocchio!»
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Harry fu sollevato nel sentirglielo dire; le sue mani stavano perdendo la sensibilità sul manico della Firebolt. Si pentì di non aver preso un cappotto; cominCiava a tremare.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Ogni tanto cambiavano rotta seguendo le istruzioni di Malocchio. Harry stringeva gli occhi contro le folate di vento gelido che cominCiavano a fargli dolere le orecchie; ricordava di aver provato tanto freddo a cavallo di una scopa solo una volta prima d’allora, durante la partita di Quidditch contro Tassorosso al terzo anno, che si era tenuta in piena tempesta. La scorta attorno a lui continuava a volteggiare come uno stormo di uccelli da preda giganti. Harry perse la nozione del tempo. Si chiese da quanto volassero; almeno da un’ora, pareva.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Harry ormai era così congelato che pensò con nostalgia agli accoglienti, asCiutti abitacoli delle auto che scorrevano sotto di loro, poi, con nostalgia ancora più acuta, ai viaggi via Polvere Volante. Poteva anche essere scomodo, vorticare dentro i camini, ma almeno tra le fiamme c’era caldo… Kingsley Shacklebolt gli volò viCino, con la pelata e l’orecchino che sCintillavano appena alla luce della luna… ora Emmeline Vance era alla sua destra, la bacchetta tesa, il capo che si voltava da destra a sinistra… poi anche lei volò sopra di lui, per cedere il posto a Sturgis Podmore…
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Dobbiamo fare dietrofront per un pezzo, per controllare che non Ci seguano!» gridò Malocchio.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «TU SEI PAZZO, MALOCCHIO!» strillò Tonks da davanti. «Siamo tutti gelati dalla testa alla scopa! Se continuiamo a deviare arriveremo la settimana prossima! E poi ormai Ci siamo quasi!»
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «È ora di cominCiare la discesa!» disse la voce di Lupin. «Segui Tonks, Harry!»
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Harry seguì Tonks in picchiata. Erano diretti verso la più grande concentrazione di luCi che avesse visto fino a quel momento, un’enorme, dilagante massa intrecCiata, che sCintillava in linee e reticoli, inframmezzati da macchie del nero più fondo. Volarono sempre più basso, finché Harry riuscì a distinguere i singoli fari e i lampioni, i camini e le antenne della televisione. Desiderava tantissimo toccare terra, anche se era sicuro che qualcuno avrebbe dovuto scongelarlo per staccarlo dalla scopa.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «EccoCi!» gridò Tonks, e qualche istante dopo era atterrata.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Harry arrivò proprio dietro di lei e smontò su una macchia di erba incolta al centro di una piazzetta. Tonks stava già sbrigliando il baule. Tremante, Harry si guardò attorno. Le facCiate sudiCie delle case Circostanti non erano accoglienti; alcune avevano i vetri rotti, che sCintillavano cupi alla luce dei lampioni; la vernice di molte porte era scrostata e mucchi di immondizia giacevano davanti a parecchi gradini d’ingresso.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Il lampione più viCino si spense con uno schiocco. Moody fece scattare di nuovo lo Spegnino; il lampione successivo si oscurò; continuò a far scattare l’attrezzo finché tutti i lampioni della piazza furono spenti e la sola luce residua veniva dalle finestre schermate e dalla falce di luna in alto.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Prese Harry per un bracCio e lo guidò dalla macchia erbosa attraverso la strada e sul marCiapiede; Lupin e Tonks li seguirono, trasportando in due il baule di Harry; il resto della scorta, tutti con le bacchette sfoderate, li affiancava.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Il pulsare soffocato di uno stereo usCiva da una finestra in alto nella casa più viCina. Un acre odore di immondizia marCia si levava dalla pila di sacchi neri rigonfi appena dentro il cancello rotto.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Qui» borbottò Moody, porgendo un pezzo di pergamena alla mano Disillusa di Harry e reggendo la bacchetta accesa viCino al foglio, in modo da illuminare Ciò che c’era scritto. «Leggi in fretta e impara a memoria».
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Il Quartier Generale dell’Ordine della Fenice si può trovare al numero dodiCi di Grimmauld Place, Londra.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Gli sfilò la pergamena dalla mano e la incendiò con la punta della bacchetta. Mentre il messaggio si arricCiava tra le fiamme e fluttuava sino a terra, Harry guardò di nuovo le case. Erano davanti al numero undiCi; guardò a sinistra e vide il numero dieCi; a destra, tuttavia, c’era il numero trediCi.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Pensa a Ciò che hai appena mandato a mente» disse Lupin piano.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Harry pensò e, non appena ebbe raggiunto la parte che riguardava il numero dodiCi di Grimmauld Place, una porta malconCia affiorò dal nulla tra i numeri undiCi e trediCi, seguita in fretta da muri sudiCi e finestre incrostate di sporco. Era come se una casa in più si fosse gonfiata, spingendo da parte quelle ai lati. Harry la guardò a bocca aperta. Lo stereo al numero undiCi continuò a pulsare. A quel che pareva, i Babbani all’interno non si erano accorti di nulla.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Harry salì i consunti gradini di pietra, fissando la porta che si era appena Materializzata. La vernice nera era scrostata e graffiata. Il batacchio d’argento aveva la forma di un serpente intrecCiato. Non c’erano serratura né cassetta delle lettere.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Lupin estrasse la bacchetta e picchiò alla porta una volta. Harry udì molti rumori metalliCi e quello che suonava come il tintinnio di una catena. La porta si aprì con un Cigolio.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Harry varcò la soglia per ritrovarsi nell’oscurità quasi totale dell’ingresso. Fiutò umidità, polvere e un odore dolCiastro di marCio; il luogo dava la sensazione di un edifiCio abbandonato. Si guardò alle spalle e vide gli altri entrare dietro di lui, con Lupin e Tonks che trasportavano il suo baule e la gabbia di Edvige. Moody era sul gradino più alto, intento a liberare le sfere di luce che lo Spegnino aveva rubato ai lampioni; volarono al loro posto dentro i bulbi e la piazza brillò per un istante di luce aranCione prima che Moody entrasse zoppicando e chiudesse la porta, così che l’oscurità fu completa.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Le voCi soffocate degli altri infondevano in Harry un tetro presagio: era come se fossero appena entrati nella casa di un morente. Udì un sibilo basso e poi vecchie lampade a gas tornarono in vita sputacchiando lungo le pareti, gettando una luce tremolante e inconsistente sulla tappezzeria scollata e sulla moquette lisa di un lungo, cupo corridoio, dove un candelabro coperto di ragnatele brillava sopra di loro e ritratti anneriti dal tempo affollavano i muri. Harry udì qualcosa zampettare dietro lo zoccolo della parete. Sia il candelabro appeso al soffitto che quelli posati su un tavolino traballante lì viCino avevano la forma di serpenti.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Oh, Harry, che bello vederti!» sussurrò, stringendolo in un abbracCio stritolacostole prima di spingerlo indietro e osservarlo con aria critica. «Hai l’aria patita; hai bisogno di mangiare, ma dovrai aspettare un po’ per la cena, temo».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Si rivolse alla banda di maghi alle spalle di Harry e sussurrò frettolosa: «È appena arrivato, la riunione è cominCiata».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    I maghi dietro Harry si produssero in mormorii d’interesse ed ecCitazione e lo oltrepassarono diretti alla porta da cui la signora Weasley era appena arrivata. Harry fece per seguire Lupin, ma lei lo trattenne.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Premendosi un dito sulle labbra, passò in punta di piedi accanto a una coppia di tende lunghe e tarmate, oltre la quale Harry suppose Ci dovesse essere un’altra porta, e dopo aver evitato un grande portaombrelli che sembrava fatto con una zampa amputata di troll presero a salire le scale buie, passando sotto una fila di teste vizze montate su targhe lungo la parete. Un’occhiata più da viCino svelò a Harry che le teste appartenevano a elfi domestiCi. Avevano tutti lo stesso naso simile a un grugno.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    La meraviglia di Harry cresceva a ogni gradino. Che cosa diavolo Ci facevano in una casa che sembrava appartenere al più Oscuro dei maghi?
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Colse un rapido scorCio di una tetra stanza con il soffitto alto e due letti gemelli; poi si udì un forte Cinguettio, seguito da uno stridio ancora più forte, e il suo campo visivo fu completamente oscurato da una gran quantità di capelli molto cespugliosi. Hermione gli si era gettata addosso stringendolo in un abbracCio che quasi lo stese, mentre il minuscolo gufo di Ron, Leotordo, sfrecCiava ecCitato attorno alle loro teste.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «HARRY! Ron, è qui, Harry è qui! Non ti abbiamo sentito arrivare! Oh, come stai? Stai bene? Sei arrabbiato con noi? Scommetto di sì, lo so che le nostre lettere erano inutili, ma non potevamo dirti niente, Silente Ci ha fatto giurare, oh, abbiamo tante cose da raccontarti, e anche tu hai delle cose da raccontare a noi… i Dissennatori! Quando abbiamo saputo… e quell’udienza al Ministero… è semplicemente vergognoso, ho studiato tutto, non possono espellerti, non possono e basta, nel Decreto per la Ragionevole Restrizione delle Arti Magiche tra i Minorenni è previsto l’uso della magia in pericolo di vita…»
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «LasCialo respirare, Hermione» disse Ron con un gran sorriso, chiudendo la porta dietro Harry. Sembrava cresCiuto di parecchi centimetri durante il mese di separazione, ed era più alto e dinoccolato che mai, anche se il naso lungo, i capelli di un rosso acceso e le lentiggini erano gli stessi.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Sempre sorridendo radiosa, Hermione lasCiò andare Harry, ma prima che potesse dire un’altra parola si udì un dolce sibilo e qualcosa di bianco calò dalla Cima di un cupo armadio atterrando dolcemente sulla spalla di Harry.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    La Civetta candida come la neve fece schioccare il becco e gli mordicchiò l’orecchio con affetto mentre Harry la accarezzava.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Era arrabbiatissima» disse Ron. «Ci ha quasi beccati a morte quando ha portato le tue ultime lettere, guarda qui…»
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Noi volevamo dartele, Harry» disse Ron. «Hermione era agitatissima, continuava a dire che avresti fatto qualche stupidaggine se fossi rimasto bloccato tutto solo senza notizie, ma Silente Ci ha fatto…»
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Il bagliore tiepido che gli si era acceso dentro alla vista dei suoi due migliori amiCi si spense e qualcosa di ghiacCiato gli invase la bocca dello stomaco. All’improvviso — dopo aver desiderato di vederli per un mese intero — avrebbe preferito che Ron e Hermione lo lasCiassero in pace.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Già» commentò Harry. Notò che anche le mani di lei recavano i segni del becco di Edvige e scoprì di non essere affatto dispiaCiuto.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Davvero?» disse Harry, inarcando le sopracCiglia. «Uno di voi due per caso è stato aggredito dai Dissennatori quest’estate?»
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Be’, sono contento che se ne sia andato» disse Harry freddamente. «Altrimenti non avrei fatto nessuna magia e Silente probabilmente mi avrebbe lasCiato tutta l’estate in Privet Drive».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «No» mentì Harry in tono di sfida. Si allontanò da loro e si guardò intorno, con Edvige rannicchiata sulla spalla, tutta soddisfatta, ma la stanza non aveva niente che potesse risollevare il suo umore. Era umida e buia. Una tela vuota in una cornice elaborata era l’unico arredo alla nudità delle pareti scollate, e mentre Harry le passava davanti gli parve di sentir ridacchiare qualcosa che non riusCiva a vedere.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Alzò gli occhi appena in tempo per vederli scambiarsi uno sguardo: capì che si stava comportando proprio come avevano temuto. Ciò non migliorò per nulla il suo umore.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Abbiamo detto a Silente che volevamo raccontarti che cosa stava succedendo» disse Ron. «Gliel’abbiamo detto, Harry. Ma al momento è davvero molto impegnato, l’abbiamo visto solo due volte da quando siamo qui e non aveva molto tempo, Ci ha fatto solo giurare di non dirti cose importanti nelle lettere, ha detto che i gufi potevano essere intercettati».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «E allora come mai devo stare dai Dursley mentre voi due potete parteCipare a tutto quello che succede qui?» chiese Harry, le parole che inCiampavano l’una nell’altra, la voce sempre più alta. «Come mai voi due potete sapere tutto?»
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Non è vero!» protestò Ron. «La mamma non Ci permette nemmeno di avviCinarCi alle riunioni, dice che siamo troppo giovani…»
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Ogni pensiero amaro e rancoroso che Harry aveva formulato nell’ultimo mese si riversò fuori: la frustrazione per la mancanza di notizie, il dolore che loro fossero insieme senza di lui, la rabbia per essere stato seguito senza saperlo… tutti i sentimenti di cui un po’ si vergognava infine esplosero. Edvige si spaventò per il fracasso e volò di nuovo in Cima all’armadio. Leotordo Cinguettò allarmato e sfrecCiò ancora più rapido attorno alle loro teste.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Harry, noi volevamo dirtelo, davvero…» cominCiò Hermione.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Harry, Ci dispiace tanto!» disse Hermione disperata, gli occhi lucCicanti di lacrime. «Hai assolutamente ragione, Harry… io sarei furibonda se fosse capitato a me!»
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Harry la scrutò irato, ancora ansante, poi si voltò di nuovo e prese a misurare la stanza a grandi passi. Edvige stridette cupa dalla Cima dell’armadio. Ci fu una lunga pausa, interrotta solo dal funereo scricchiolio delle assi del pavimento sotto i piedi di Harry.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «È una soCietà segreta» rispose Hermione in fretta. «La guida Silente, l’ha fondata lui. Sono le persone che hanno combattuto contro Tu-Sai-Chi l’ultima volta».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Te l’abbiamo detto, l’Ordine non Ci permette di parteCipare alle riunioni» rispose Hermione nervosamente. «Quindi non conosCiamo i dettagli… ma Ci siamo fatti un’idea generale» aggiunse in fretta, vedendo l’espressione di Harry.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Oblunghe, sì. Solo che ultimamente abbiamo dovuto smettere di usarle perché la mamma Ci ha scoperto ed è andata su tutte le furie. Fred e George hanno dovuto nasconderle tutte per evitare che la mamma le buttasse via. Ma Ci sono state parecchio utili prima che la mamma Ci beccasse. Sappiamo che alcuni membri dell’Ordine stanno seguendo dei noti Mangiamorte, li tengono d’occhio, insomma…»
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Harry sbuffò. Riprese a marCiare per la stanza, guardando ovunque tranne che verso Ron e Hermione. «Allora, che cosa fate voi due, se non potete assistere alle riunioni?» chiese. «Avete detto che avete avuto da fare».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «È vero» rispose Hermione in fretta. «Stiamo disinfestando la casa: è vuota da secoli e c’è un sacco di roba che si è riprodotta qui dentro. Siamo riusCiti a ripulire la cuCina, quasi tutte le camere da letto e credo che domani faremo il salo… AARGH!»
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Con due schiocchi sonori i gemelli Fred e George, i fratelli maggiori di Ron, erano comparsi dal nulla nel centro della stanza. Leotordo Cinguettò più selvaggiamente che mai e sfrecCiò a raggiungere Edvige in Cima all’armadio.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Ciao, Harry» disse George con un gran sorriso. «Mi pare di aver sentito i tuoi toni soavi».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Non devi reprimere la rabbia così, Harry, lasCiala sfogare» disse Fred, che pure sorrideva. «Forse a una quarantina di chilometri da qui Ci sono due o tre persone che non ti hanno sentito».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Allora voi due avete superato gli esami di Materializzazione, eh?» chiese Harry imbronCiato.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Ci avreste messo solo trenta secondi di più a scendere le scale» osservò Ron.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Il tempo è galeoni, fratellino» ribatté Fred. «Comunque, Harry, stai disturbando la ricezione. Orecchie Oblunghe» aggiunse in risposta alle sopracCiglia inarcate di Harry, e mostrò il filo che, Harry se ne accorse in quel momento, si dipanava fin sul pianerottolo. «Stiamo cercando di sentire che cosa succede di sotto».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Oh, Ciao, Harry!» disse allegramente Ginny, la sorella minore di Ron. «Mi pareva di aver sentito la tua voce».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Rivolta a Fred e George, aggiunse: «Niente da fare con le Orecchie Oblunghe, ha gettato un Incantesimo Imperturbabile sulla porta della cuCina».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Tonks mi ha spiegato come scoprirli» rispose Ginny. «Basta buttare qualcosa contro la porta, e se non riesce a fare contatto vuol dire che la porta è stata Imperturbata. Ho provato a gettare delle Caccabombe dalla Cima delle scale e non fanno che rimbalzare indietro, quindi non è possibile che le Orecchie Oblunghe riescano a passarCi sotto».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Ron sbuffò. «Questo non gli impedisce di essere un idiota. Come Ci guarda, quando Ci vede…»
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Ha fatto domanda per un lavoro di uffiCio in modo da poter tornare a casa e collaborare con l’Ordine» disse Fred. «Dice che gli mancano le tombe, ma» e fece una smorfia, «Ci sono dei vantaggi».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Cioè?»
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Non potrebbe farlo Percy?» chiese Harry. L’ultima notizia che aveva era che il terzo fratello Weasley lavorava nell’UffiCio per la Cooperazione Internazionale Magica al Ministero della Magia.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Credo che Ci siamo proprio liberati di lui» continuò George, con un’espressione insolitamente tetra.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «È successo la prima settimana dopo la fine della scuola» riprese Ron. «Stavamo per venire a unirCi all’Ordine. Percy è tornato a casa e Ci ha detto che era stato promosso».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Anche se sapeva benissimo che Percy era profondamente ambizioso, Harry aveva l’impressione che non avesse avuto un gran successo col suo primo incarico al Ministero della Magia. Aveva commesso l’incredibile leggerezza di non accorgersi che il suo capo era controllato da Lord Voldemort (non che il Ministero Ci avesse creduto: avevano pensato tutti che il signor Crouch fosse impazzito).
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Sì, Ci ha stupito tutti» disse George, «perché si era ficcato in un sacco di guai per via di Crouch; c’è stata anche un’inchiesta. Hanno detto che Percy avrebbe dovuto capire che Crouch era fuori di zucca e informare un superiore. Ma lo sai com’è fatto Percy: Crouch gli aveva lasCiato le redini dell’uffiCio, e lui certo non aveva intenzione di lamentarsi».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «È quello che Ci siamo chiesti anche noi» disse Ron, che sembrava assai desideroso di continuare con una normale conversazione ora che Harry aveva smesso di urlare. «È tornato a casa tutto compiaCiuto — anche più del solito, se riesCi a figurartelo — e ha detto a papà che gli era stato offerto un posto nell’uffiCio di Caramell. Un posto davvero buono per uno usCito da Hogwarts da appena un anno: Assistente del Ministro. Si aspettava che papà fosse colpito, credo».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Ci sto arrivando. Papà sospetta che Caramell voglia Percy nel suo uffiCio solo per spiare la nostra famiglia… e Silente».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Ma Percy è stato feliCissimo».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Lo so» disse Ron a voce bassa. «E le cose sono peggiorate. Ha detto che papà era un idiota a frequentare Silente, che Silente si stava cacCiando in un grosso guaio e papà sarebbe affondato con lui, e che lui — Percy — sapeva a chi essere fedele, Cioè al Ministero. E se papà e mamma avevano intenzione di tradire il Ministero lui avrebbe fatto in modo che tutti sapessero che non faceva più parte della nostra famiglia. E ha fatto i bagagli la sera stessa e se n’è andato. Adesso vive qui a Londra».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «La mamma è completamente sconvolta» disse Ron. «Sai… piange, eccetera. È venuta a Londra per cercare di parlare con Percy, ma lui le ha sbattuto la porta in facCia. Non so che cosa fa quando incontra papà al lavoro: lo ignora, immagino».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Percy prende sul serio La Gazzetta del Profeta» disse Hermione aCida, e tutti gli altri annuirono.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Di che cosa state parlando?» domandò Harry, guardandoli. Lo osservavano tutti con aria Circospetta.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Non da Cima a fondo» rispose Harry, sulla difensiva. «Se avessero scritto qualcosa su Voldemort sarebbe stato in prima pagina, no?»
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Gli altri sussultarono sentendo pronunCiare quel nome. Hermione riprese in fretta: «Be’, avresti dovuto leggerla da Cima a fondo per notarlo, ma quelli… ehm… ti nominano un paio di volte la settimana».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «No, se hai letto solo la prima pagina no» Hermione scosse il capo. «Non sto parlando di articoloni. Ti Citano di sfuggita, come se fossi uno zimbello fisso».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «È proprio una cattiveria» disse Hermione con calma forzata. «Stanno solo continuando il lavoro che aveva cominCiato Rita».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «E Cioè che cosa?» chiese Harry, impaziente.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Sai che ha scritto che svenivi dappertutto e dicevi che ti faceva male la Cicatrice eccetera, no?»
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Be’, parlano di te come se fossi un frustrato, uno che cerca attenzione, che crede di essere un grande eroe tragico o roba del genere» disse Hermione rapidissima, come se fosse meno spiacevole per Harry venire a sapere quei fatti velocemente. «Continuano a buttar lì commenti malevoli su di te. Se esce un articolo su una storia inverosimile, scrivono cose tipo “Un racconto degno di Harry Potter”, e se qualcuno ha un inCidente buffo o cose così, “Speriamo che non gli resti una Cicatrice sulla fronte o presto Ci toccherà adorarlo”…»
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Io non voglio che nessuno mi adori…» Harry cominCiò a scaldarsi.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Lo so che non vuoi» disse Hermione in fretta, con aria spaventata. «Io lo so, Harry. Ma lo capisCi che cosa stanno facendo? Vogliono farti diventare una persona non credibile. C’è dietro Caramell, Ci scommetto tutto quello che vuoi. Vogliono che i maghi della strada credano che sei solo un ragazzino stupido, una speCie di macchietta, che racconta storie esagerate e ridicole perché adora essere famoso e vuole che le cose continuino così».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Io non ho chiesto… io non volevo… Voldemort ha ucCiso i miei genitori!» farfugliò Harry. «Sono diventato famoso perché ha assassinato la mia famiglia, ma non è riusCito a ucCidere me! Chi vuole essere famoso per questo motivo? Non pensano che preferirei che non fosse mai…»
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «E naturalmente non hanno scritto una riga sull’aggressione dei Dissennatori» riprese Hermione. «Qualcuno ha detto loro di tenere la bocca chiusa. Dissennatori a piede libero: quella sì che sarebbe stata una notizia. Non hanno nemmeno scritto che hai violato lo Statuto Internazionale di Segretezza. Credevamo che l’avrebbero fatto, collimava così bene con l’immagine di te come uno stupido fanfarone. Secondo noi stanno aspettando che tu venga espulso per andare fino in fondo… voglio dire, se vieni espulso, ovviamente» continuò in fretta. «Non dovrebbe succedere, se si attengono alle loro stesse leggi: non Ci sono argomenti contro di te».
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    Erano tornati a parlare dell’udienza e Harry non voleva pensarCi. Cercò di cambiare argomento, ma la fatica di trovarne un altro gli fu risparmiata da un rumore di passi che salivano le scale.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «La riunione è finita, potete scendere a cena, adesso. Muoiono tutti dalla voglia di vederti, Harry. Si può sapere chi ha lasCiato tutte quelle Caccabombe davanti alla porta della cuCina?»
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Grattastinchi» rispose Ginny senza arrossire. «Gli piace tanto giocarCi».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Ginny fece una smorfia e seguì la madre, lasCiando Harry solo con Ron e Hermione. Entrambi lo osservavano ansiosi, come se temessero che ricominCiasse a urlare, ora che gli altri se n’erano andati. Le loro espressioni nervose lo fecero vergognare un po’.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Sentite…» borbottò, ma Ron scosse il capo e Hermione disse piano: «Lo sapevamo che ti saresti arrabbiato, Harry, non c’è da biasimarti, sul serio, ma devi capire, Ci abbiamo provato, a convincere Silente…»
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Sì, lo so» concluse Harry asCiutto.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Hermione lo guardò acCigliata.
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    Ron sgranò gli occhi rivolto a Harry. «Hermione non ha ancora rinunCiato al CREPA».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Uscì per primo sul pianerottolo, ma prima che cominCiassero a scendere le scale…
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Fermi!» bisbigliò Ron, facendo scattare un bracCio per bloccare Harry e Hermione. «Sono ancora nell’ingresso, forse riusCiamo a sentire qualcosa».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Il terzetto spiò cauto oltre il corrimano. Il tetro ingresso era affollato di maghi e streghe, compresa la scorta di Harry al completo. Sussurravano ecCitati. Al centro del gruppo Harry vide la testa scura e unticCia e il naso prominente dell’insegnante di Hogwarts che meno amava, il professor Piton. Si sporse un po’ di più. Voleva proprio sapere che cosa faceva Piton per l’Ordine della Fenice…
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Piton non cena mai qui» disse Ron a Harry, piano. «Grazie al Cielo. Andiamo».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Mentre passavano sotto la fila di teste di elfi domestiCi appese al muro, videro Lupin, la signora Weasley e Tonks sulla soglia, intenti a sigillare con la magia le molte serrature e i lucchetti dietro coloro che erano appena usCiti.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Si mangia giù in cuCina» sussurrò la signora Weasley, raggiungendoli alla base delle scale. «Harry, caro, se attraversi l’ingresso in punta di piedi, è oltre quella porta là…»
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Mi dispiace!» ululò Tonks, che giaceva a terra lunga distesa. «È quello stupido portaombrelli, è la seconda volta che Ci inCiampo…»
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Ma il resto delle sue parole fu soffocato da un terribile stridio, da spaccare i timpani e inaCidire il sangue.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Sozzura! FecCia! Sottoprodotti di sudiCiume e abiezione! Ibridi, mutanti, mostri, via da questo luogo! Come osate insudiCiare la casa dei miei padri…»
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Tonks si scusò più e più volte, trasCinando l’enorme, pesante zampa di troll al suo posto; la signora Weasley abbandonò il tentativo di chiudere le tende e corse su e giù per l’ingresso, Schiantando tutti gli altri ritratti con la bacchetta; un uomo con lunghi capelli neri corse fuori da una porta di fronte a Harry.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «TaCi, orrida vecchia strega, TACi!» ringhiò, afferrando la tenda abbandonata dalla signora Weasley.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Ho… detto… TACi!» ruggì l’uomo, e con uno sforzo formidabile lui e Lupin riusCirono a richiudere le tende.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Ciao, Harry» disse in tono cupo. «Vedo che hai fatto conoscenza con mia madre».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Ma che cosa Ci fa qui il ritratto di tua madre?» chiese Harry, sconcertato, mentre varcavano la porta e scendevano per primi lungo una rampa di stretti scalini di pietra.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Non te l’hanno detto? Questa era la casa dei miei genitori» spiegò Sirius. «Ma io sono l’ultimo Black rimasto, quindi adesso è mia. L’ho offerta a Silente come Quartier Generale… praticamente è l’unica cosa utile che sono riusCito a fare».
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    Harry, che si era aspettato un benvenuto più affettuoso, notò come suonava dura e amara la voce di Sirius. Seguì il padrino in fondo ai gradini, oltre una porta che conduceva in cuCina.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    Era poco meno tetra dell’ingresso di sopra, una stanza cavernosa con le pareti di pietra viva. La luce proveniva per lo più da un gran fuoco all’altra estremità. Una cortina di fumo di pipa aleggiava nell’aria come vapori di battaglia, attraverso cui affioravano indistinte le forme minacCiose di pesanti pentole e padelle di ferro appese al soffitto buio. Molte sedie erano state stipate nella stanza per la riunione, attorno a un lungo tavolo di legno, carico di rotoli di pergamena, caliCi, bottiglie di vino vuote, e un mucchio di quelli che sembravano stracCi. Al capo del tavolo il signor Weasley e il suo figlio maggiore Bill parlavano piano, con le teste viCine.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    La signora Weasley si schiarì la voce. Suo marito, un uomo magro, coi capelli rossi, una calvizie inCipiente e occhiali di corno, si guardò intorno e balzò in piedi.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Harry!» esclamò. Si avviCinò per salutarlo e gli strinse forte la mano. «È bello vederti!»
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Tutto bene il viaggio, Harry?» gridò Bill, cercando di raccogliere dieCi rotoli in una volta sola. «Malocchio non vi ha fatto venire via Groenlandia, allora?»
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Ci ha provato» disse Tonks, che si fece avanti per aiutare Bill e rovesCiò all’istante una candela sull’ultimo foglio. «Oh, no… mi dispiace…»
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Ecco, cara» sospirò la signora Weasley esasperata, e riparò la pergamena con un colpo di bacchetta. Nel lampo di luce provocato dall’incantesimo della signora Weasley, Harry colse uno scorCio di quella che sembrava la pianta di un edifiCio.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    La signora Weasley si era accorta del suo sguardo. Tolse bruscamente la pergamena dal tavolo e la ficcò tra le bracCia già sovraccariche di Bill.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Siediti, Harry» disse Sirius. «Hai già conosCiuto Mundungus, vero?»
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    La cosa che Harry aveva scambiato per un mucchio di stracCi emise un prolungato sbuffo simile a un grugnito, poi si svegliò con un sussulto.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Qualcuno mi chiama?» biasCicò assonnato. «Sono d’accordo con Sirius…» Alzò una mano molto sporca come per votare; i suoi occhi languidi e iniettati di sangue erano appannati.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Eh?» fece Mundungus, scrutando cupo Harry attraverso i capelli rossicCi impastati. «AcCidenti, allora è arrivato. Sicuro… stai bene, Harry?»
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    Mundungus frugò nervosamente nelle tasche, senza smettere di fissare Harry, ed estrasse una pipa nera incrostata di sporCizia. Se la ficcò in bocca, accese il fornello con la bacchetta e trasse una bella boccata. Enormi nuvole fluttuanti di fumo verdastro lo oscurarono in pochi secondi.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Per l’ultima volta, Mundungus» gridò la signora Weasley, «vuoi smetterla di fumare quella roba in cuCina, soprattutto quando stiamo per mangiare?»
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    Mundungus ripose la pipa in tasca e la nube di fumo svanì, ma un acre odore di calzini bruCiati rimase nell’aria.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «No, no, voglio dare una mano!» esclamò Tonks allegramente, rovesCiando una sedia mentre correva verso la credenza dalla quale Ginny stava scegliendo le stoviglie.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    Ben presto una serie di pesanti coltelli tagliuzzavano carne e verdure per conto loro, sotto la sorveglianza del signor Weasley; intanto la signora Weasley mescolava un calderone appeso sopra il fuoco e gli altri prendevano piatti, caliCi e Cibo dalla dispensa. Harry rimase a tavola con Sirius e Mundungus, che continuava a sbattere le palpebre in modo lugubre, guardandolo.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «CapisCi, non è che me ne sarei andato» disse Mundungus chinandosi in avanti, con una nota di supplica nella voce, «ma c’era questa occasione, un vero affare…»
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    Harry sentì qualcosa strusCiare contro le sue ginocchia e sussultò, ma era solo Grattastinchi, il gatto rosso con le gambe storte di Hermione, che girò ancora una volta attorno alle sue caviglie, facendo le fusa, poi balzò in grembo a Sirius e si acCiambellò. Sirius lo grattò dietro le orecchie con aria assente e si rivolse a Harry, senza abbandonare la sua espressione cupa.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Personalmente, avrei accolto con gioia un attacco di Dissennatori. Una lotta mortale per la mia anima avrebbe interrotto piacevolmente la monotonia. Tu credi che ti sia andata male, ma almeno hai potuto usCire e andare in giro, muovere le gambe, buttarti in qualche rissa… io sono chiuso qui dentro da un mese».
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Come mai?» chiese Harry, acCigliato.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Perché il Ministero della Magia mi sta ancora cercando e Voldemort ormai saprà che sono un Animagus, CodalisCia gliel’avrà detto. Così il mio brillante travestimento è inutile. Non c’è molto che possa fare per l’Ordine della Fenice… o almeno è Ciò che pensa Silente».
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    Qualcosa nel tono piatto con cui Sirius pronunCiò il nome di Silente disse a Harry che anche lui non era molto soddisfatto del Preside. Harry provò un improvviso trasporto verso il padrino.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Stiamo cercando di rendere questo posto adatto a ospitare degli esseri umani» disse Sirius, agitando una mano per mostrare la cuCina lugubre. «Nessuno abita qui da dieCi anni, da quando è morta mia madre, a meno di contare il suo vecchio elfo domestico, e lui è matto… non pulisce niente da secoli».
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Sì» rispose Sirius, osservando l’oggetto con disgusto. «Il miglior argento lavorato da goblin del quindicesimo secolo, con inCiso lo stemma dei Black».
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Si può sempre toglierlo, eh» borbottò Mundungus, luCidandolo con l’orlo della manica.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    Harry, Sirius e Mundungus si voltarono e un attimo dopo si tuffarono lontano dal tavolo. Fred e George avevano stregato un gran calderone di stufato, un boccale di ferro di Burrobirra e una pesante asse di legno per il pane, completa di coltello, in modo che sfrecCiassero nell’aria verso di loro. Lo stufato sCivolò fino in fondo al tavolo e si bloccò appena prima del bordo, lasCiando una lunga bruCiatura nera sulla superfiCie di legno; la bottiglia di Burrobirra cadde con un tonfo, versando dappertutto il contenuto; il coltello del pane sCivolò dall’asse e si conficcò con la punta all’ingiù, vibrando minacCioso, esattamente dove un attimo prima c’era la mano di Sirius.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «PER L’AMOR DEL CiELO!» urlò la signora Weasley. «NON C’ERA NESSUN BISOGNO… NE HO ABBASTANZA… SOLO PERCHÉ ADESSO POTETE USARE LA MAGIA, NON DOVETE SFODERARE LA BACCHETTA PER OGNI PICCOLA COSA!»
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    Harry e Sirius ridevano; Mundungus, che si era rovesCiato all’indietro ed era caduto dalla sedia, si rialzò imprecando; Grattastinchi con un sibilo rabbioso se l’era battuta sotto la credenza, da dove ora i suoi grandi occhi gialli brillavano nel buio.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Nessuno dei vostri fratelli ha combinato pasticCi del genere!» inveì la signora Weasley contro i gemelli mentre schiaffava una nuova bottiglia di Burrobirra sul tavolo, e ne rovesCiava quasi altrettanta. «Bill non sentiva il bisogno di Materializzarsi ogni mezzo metro! Charlie non incantava tutto quello che gli capitava a tiro! Percy…»
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    «Volevo dirti, Sirius, che c’è qualcosa intrappolato in quello scrittoio nel salotto, continua a tremare e a scuotersi. Naturalmente potrebbe essere solo un MollicCio, ma ho pensato che dovremmo chiedere ad Alastor di dargli un’occhiata prima di farlo usCire».
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    Di fronte a Harry, Tonks divertiva Hermione e Ginny trasformando il proprio naso tra un boccone e l’altro. Strizzava gli occhi ogni volta con la stessa espressione sofferente che aveva assunto nella stanza di Harry, e il suo naso prima si dilatò in una protuberanza simile a un becco che ricordava molto quello di Piton, poi rimpicCiolì alle dimensioni di un fungo immaturo e infine germogliò parecchi peli da Ciascuna narice. A quanto pareva era uno spettacolo consueto durante i pasti, perché ben presto Hermione e Ginny cominCiarono a chiedere i loro nasi preferiti.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Non hanno ceduto» disse Bill. «Non riesco ancora a capire se credono o no che è tornato. Certo, potrebbero anche deCidere di non prendere posizione. Di starne fuori».
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    «Al momento si sente deCisamente antimaghi» rispose Bill, «non gli è ancora passata la rabbia per la faccenda Bagman, sospetta che il Ministero l’abbia insabbiata, Bagman non ha mai dato ai goblin il loro denaro, sapete…»
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    «…e poi» raccontava Mundungus con voce strozzata e con le lacrime che gli scorrevano sul viso, «e poi, se mi credete, quello mi dice, fa: “Ehi, Dung, dov’è che hai preso “sto mucchio di rospi? Perché un figlio di Bolide mi ha rubato tutti i miei!” E allora io Ci dico: “Ti han rubato i tuoi rospi, Will? Allora ce n’avrai bisogno di nuovi, eh?” E credetemi, ragazzi, quell’imbeCille di un gargoyle si ricompra tutti i suoi rospi da me per un bel mucchio di soldi più di quanto li aveva pagati prima…»
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Non credo che abbiamo bisogno di sentire altri dettagli sui tuoi commerCi, grazie, Mundungus» commentò la signora Weasley secca, mentre Ron si afflosCiava sul tavolo, ululando dalle risate.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Scusa, Molly» rispose subito Mundungus, asCiugandosi gli occhi e facendo l’occhiolino a Harry. «Ma sai, Will li aveva grattati a Harris Bubbone, e quindi non è che facevo niente di male».
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    Fred e George seppellirono le facce nei loro caliCi di Burrobirra; George aveva il singhiozzo. Per qualche ragione, la signora Weasley lanCiò un’occhiata molto torva a Sirius prima di alzarsi e andare a prendere il dolce, una grossa crostata di rabarbaro. Harry guardò il suo padrino.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Molly non approva che Ci sia anche Mundungus» bisbigliò Sirius.
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    Tre porzioni di torta al rabarbaro con crema pasticcera più tardi, la Cintura dei jeans di Harry si rivelò fastidiosamente stretta (il che la diceva lunga, visto che in passato erano appartenuti a Dudley). Mentre posava il cucchiaio Ci fu un momento di quiete generale: il signor Weasley, abbandonato contro lo schienale della sedia, sembrava sazio e rilassato; Tonks faceva dei gran sbadigli, col naso tornato normale; e Ginny, che aveva tirato fuori Grattastinchi da sotto la credenza, era seduta per terra a gambe incroCiate e lo faceva giocare con dei tappi di Burrobirra.
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    «Non ancora, Molly» disse Sirius, allontanando il piatto vuoto e voltandosi a guardare Harry. «Sai, sono sorpreso. Ero convinto che appena arrivato qui avresti cominCiato a fare domande su Voldemort».
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    L’atmosfera nella stanza mutò con la rapidità che Harry assoCiava all’arrivo dei Dissennatori. Da sonnolenta e rilassata, adesso era all’erta, perfino tesa. Al nome di Voldemort un brivido era corso attorno al tavolo. Lupin, che stava per bere un sorso di vino, abbassò piano il calice con aria diffidente.
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    Sedeva eretta nella sua sedia, i pugni serrati sulle bracCia conserte, ogni tracCia di sonnolenza sparita.
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    «Noi cerchiamo di estorcervi informazioni da un mese e voi non Ci avete detto una sola schifida cosa!» esclamò George.
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    «Non è colpa mia se non vi è stato detto che cosa fa l’Ordine» rispose Sirius calmo, «questa deCisione spetta ai vostri genitori. Harry, d’altra parte…»
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Non sta a te deCidere che cosa è bene per Harry!» ribatté la signora Weasley in tono secco. L’espressione sul suo viso di solito gentile era minacCiosa. «Non hai dimenticato le parole di Silente, suppongo».
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Non è un membro dell’Ordine della Fenice!» lo interruppe la signora Weasley. «Ha solo quindiCi anni e…»
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    «Nessuno vuole negare quello che ha fatto!» disse la signora Weasley con la voce che saliva e i pugni tremanti sui bracCioli della sedia. «Ma è ancora…»
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    «LasCiamo fuori da questa discussione le istruzioni che mi dà Silente, se non ti dispiace!»
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    «Personalmente» intervenne Lupin piano, distogliendo infine lo sguardo da Sirius mentre la signora Weasley si rivolgeva rapida a lui, nella speranza di riusCire finalmente a trovare un alleato, «credo che sia meglio che Harry venga a sapere i fatti — non tutti i fatti, Molly, ma il quadro generale — da noi, piuttosto che una versione ingarbugliata da… altri».
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Sì» disse la signora Weasley, con il labbro arricCiato, «però ti è stato abbastanza diffiCile prenderti cura di lui mentre eri rinchiuso ad Azkaban, vero?»
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    «Molly, non sei la sola persona a questo tavolo che si preoccupa per Harry» intervenne Lupin asCiutto. «Sirius, siediti.».
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    «Credo che Harry dovrebbe avere il permesso di dire la sua» continuò Lupin, «è abbastanza grande da deCidere per se stesso».
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    «Molto bene» disse la signora Weasley con voce spezzata. «Ginny… Ron… Hermione… Fred… George… voglio che usCiate da questa cuCina, adesso».
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    «Harry racconterà comunque a me e Hermione tutto quello che dite!» esclamò Ron accalorato. «Vero… vero?» aggiunse dubbioso, incroCiando lo sguardo di Harry.
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    Per un istante, Harry contemplò l’ipotesi di dire a Ron che non gli avrebbe riferito una sola parola, così poteva provare come Ci si sente a essere tenuti all’oscuro. Ma il malvagio impulso svanì mentre si guardavano.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    Ginny non partì rassegnata. La sentirono protestare con rabbia contro la madre per tutte le scale, e quando raggiunse l’ingresso gli strilli spaccatimpani della signora Black si sommarono al frastuono. Lupin corse verso il ritratto per riportare la calma. Fu solo al suo ritorno, quando si fu chiuso alle spalle la porta della cuCina ed ebbe ripreso posto al tavolo, che Sirius parlò.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Come mai ha smesso di ucCidere?» chiese Harry. Sapeva che Voldemort aveva commesso più di un assassinio soltanto l’anno prima.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Perché non vuole attrarre l’attenzione su di sé» rispose Sirius. «Sarebbe pericoloso per lui. Il suo ritorno non è riusCito proprio come voleva lui, sai. Qualcosa gli è andato storto».
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Cioè, tu gli sei andato storto» disse Lupin con un sorriso soddisfatto.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Tutto quello che possiamo per assicurarCi che Voldemort non realizzi i suoi piani» disse Sirius.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Silente si è fatto un’idea preCisa» rispose Lupin, «e le idee preCise di Silente di solito si rivelano piuttosto azzeccate».
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    «Be’, prima di tutto che Voldemort voglia ricostruire il suo eserCito» disse Sirius. «In passato aveva grossi numeri ai suoi ordini: maghi e streghe che aveva costretto a seguirlo con la prepotenza o con incantesimi, i suoi fedeli Mangiamorte, un’enorme varietà di creature Oscure. Hai sentito che progettava di reclutare i giganti; be’, sono solo uno dei gruppi a cui fa la corte. Certamente non cercherà di impossessarsi del Ministero della Magia solo con una deCina di Mangiamorte».
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Quindi state cercando di impedirgli di conquistare nuovi seguaCi
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «FacCiamo del nostro meglio» rispose Lupin.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Be’, la cosa prinCipale è convincere più persone possibile che Tu-Sai-Chi è tornato, metterle in guardia» disse Bill. «Ma si sta dimostrando complicato».
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    «Paura di quello che sta facendo» spiegò il signor Weasley. «Caramell è convinto che Silente stia tramando per rovesCiarlo. Crede che Silente voglia fare il Ministro della Magia».
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    «In fondo, Caramell sa che Silente è molto più abile di lui, è un mago molto più potente, e nei primi giorni del suo Ministero gli chiedeva sempre aiuto e consiglio» disse Lupin. «Ma pare che si sia affezionato al potere, e che sia molto più sicuro di sé. Adora fare il Ministro della Magia ed è riusCito a convincersi di essere lui quello abile, e che Silente stia solo creando scompiglio per il gusto di farlo».
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    «Perché accettare il fatto che Voldemort è tornato vorrebbe dire guai, come il Ministero non ne affronta da quasi quattordiCi anni» osservò Sirius amaramente. «Caramell non riesce proprio ad ammetterlo. È molto più faCile credere che Silente stia mentendo per destabilizzarlo».
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    «CapisCi il problema» disse Lupin. «Finché il Ministero insiste che non c’è nulla da temere da parte di Voldemort, è diffiCile convincere la gente del suo ritorno, soprattutto perché nessuno Ci vuole credere. In più, il Ministero conta molto sul fatto che La Gazzetta del Profeta non riporta nessuno di quelli che definiscono i pettegolezzi di Silente, così gran parte della comunità magica è completamente ignara di tutto Ciò che è successo, e questo la rende faCile preda dei Mangiamorte, se usano la Maledizione Imperius».
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    «Be’, visto che in giro si crede che io sia un pazzo terrorista e il Ministero ha messo una taglia di dieCimila galeoni sulla mia testa, non è che possa passeggiare per la strada a distribuire volantini, no?» disse Sirius irrequieto.
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    «Tonks e Arthur perderebbero il loro lavoro al Ministero se cominCiassero a parlare a destra e a manca» proseguì Sirius, «ed è molto importante per noi avere delle spie all’interno del Ministero, perché Ci puoi scommettere che Voldemort le avrà».
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    «Siamo riusCiti a convincere un paio di persone, però» disse il signor Weasley. «Tonks, per esempio: è troppo giovane per aver fatto parte dell’Ordine della Fenice l’ultima volta, e avere degli Auror dalla nostra parte è un enorme vantaggio. Anche Kingsley Shacklebolt è stato un bell’acquisto: è responsabile della cacCia a Sirius, e così fa credere al Ministero che Sirius sia in Tibet».
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    «Ma se nessuno di voi fa Circolare la notizia che Voldemort è tornato…» cominCiò Harry.
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    «Chi ha detto che nessuno di noi fa Circolare la notizia?» disse Sirius. «Perché credi che Silente sia così nei guai?»
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    «Stanno cercando di screditarlo» rispose Lupin. «Non hai letto La Gazzetta del Profeta la settimana scorsa? Hanno scritto che è stato estromesso dalla Presidenza della Confederazione Internazionale dei Maghi perché sta invecchiando e perde il controllo, ma non è vero, è stato escluso dai maghi del Ministero dopo che ha tenuto un discorso per annunCiare il ritorno di Voldemort. L’hanno retrocesso dalla carica di Stregone Capo del Wizengamot — è l’Alta Corte dei Maghi — e stanno deCidendo se levargli anche l’Ordine di Merlino, Prima Classe».
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    «Ma Silente dice che non gl’importa di quello che fanno finché non lo tolgono dalle figurine delle Cioccorane» disse Bill con un gran sorriso.
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    «Non è il caso di ridere» ribatté il signor Weasley secco. «Se continua a sfidare così il Ministero, potrebbe finire ad Azkaban, e questa è l’ultima cosa che vogliamo. Finché Voi-Sapete-Chi sa che Silente è libero e ben consapevole di quello che lui ha in testa, deve andarCi cauto. Se Silente è fuori gioco… be’, Voi-Sapete-Chi avrà campo libero».
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Voldemort non va a bussare alla porta delle persone, Harry» disse Sirius. «Le inganna, le strega e le ricatta. È abituato ad agire in segreto. In ogni caso, raccogliere seguaCi è solo una delle cose che gli interessano. Ha anche altri piani, piani che può mettere in atto senza gran clamore, e al momento si sta concentrando su quelli».
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Che cosa cerca, a parte seguaCi?» chiese Harry. Gli parve di vedere Sirius e Lupin scambiarsi il più fugace degli sguardi prima che Sirius rispondesse.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    La voce della signora Weasley emerse dall’ombra viCino alla porta. Harry non si era accorto che era tornata dopo aver accompagnato Ginny di sopra. Aveva le bracCia incroCiate ed era furiosa.
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    «Non puoi costringerCi…» cominCiò Fred.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Perché no?» domandò Harry in fretta. «Ci sono, voglio esserCi, voglio combattere».
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Voglio che andiate tutti dritti a letto, niente chiacchiere» disse quando furono sul primo pianerottolo, «domani Ci aspetta una giornata intensa. Mi auguro che Ginny si sia addormentata» aggiunse, rivolta a Hermione, «quindi cerca di non svegliarla».
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    La signora Weasley chiuse la porta dietro a Harry con un colpo secco. La stanza sembrava, se possibile, ancora più umida e squallida che al primo sguardo. Il quadro vuoto alla parete respirava lento e profondo, come se il suo invisibile abitante fosse addormentato. Harry si infilò il pigiama, si tolse gli occhiali e salì nel letto gelato mentre Ron gettava dei Biscottini GufiCi in Cima all’armadio per placare Edvige e Leotordo, che facevano ticchettare le unghie e scuotevano le ali irrequieti.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Non possiamo lasCiarli usCire a cacCia tutte le notti» spiegò Ron infilandosi il pigiama marrone. «Silente non vuole troppi gufi che planano nella piazza, sarebbe sospetto. Oh, sì… dimenticavo…»
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    «Be’, non Ci hanno detto niente che non avremmo potuto indovinare, vero?» disse, riflettendo. «Insomma, hanno detto solo che l’Ordine sta cercando di impedire alla gente di unirsi a Vol…»
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «…demort» proseguì Harry con deCisione. «Quand’è che comincerai a usare il suo nome? Sirius e Lupin lo fanno».
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    «Sì, be’, al buio è più diffiCile».
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Harry vide i profili sfocati di Fred e George balzare giù dal letto di Ron. Ci fu un Cigolio di molle e il materasso di Harry si abbassò di qualche centimetro mentre George si sedeva viCino ai suoi piedi.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Allora, Ci siete già arrivati?» disse George impaziente.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Che si è lasCiato sfuggire, più che altro» preCisò Fred soddisfatto; era seduto viCino a Ron. «Di quella non abbiamo sentito parlare con le vecchie Oblunghe, vero?»
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Ma non può esserCi nulla di peggio della Maledizione Avada Kedavra, vero?» disse Ron. «Che cosa è peggio della morte?»
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    «Forse è qualcosa che può ucCidere un sacco di gente in una volta sola» suggerì George.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Forse è un modo particolarmente doloroso di ucCidere la gente» disse Ron terrorizzato.
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    «Per fare del male ha la Maledizione CruCiatus» osservò Harry, «non ha bisogno di una cosa più efficace di quella».
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    Ci fu una pausa e Harry capì che gli altri, come lui, stavano rimuginando sugli orrori che quest’arma avrebbe potuto compiere.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Ci scommetto!» esclamò George. «Era lì che teneva nascosta la Pietra Filosofale».
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    «Non si fida affatto di noi, sai» commentò Ron dispiaCiuto.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Harry era sicuro che non sarebbe riusCito a addormentarsi; la serata era stata così densa che sarebbe rimasto lì disteso, perfettamente sveglio, per ore, a rimuginare. Voleva continuare a parlare con Ron, ma la signora Weasley stava tornando di sotto annunCiata da altri scricchiolii, e quando si fu allontanata sentì che altri salivano le scale… in effetti, creature dotate di molte zampe trotterellavano piano su e giù davanti alla porta; Hagrid, l’insegnante di Cura delle Creature Magiche, stava dicendo: Una vera bellezza, eh, Harry? Quest’anno studiamo le armi… e Harry vide che le creature avevano la testa a forma di cannone e ruotavano per fronteggiarlo… si chinò…
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    «La mamma dice di alzarsi, la colazione è in cuCina e poi ha bisogno di voi in salotto, Ci sono molti più Doxy del previsto e ha trovato un nido di Puffskein morti sotto il divano».
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    Mezz’ora dopo Harry e Ron, che si erano vestiti e avevano fatto colazione in fretta, entrarono nel salotto, una lunga stanza al primo piano, con il soffitto alto e pareti verde oliva coperte di arazzi sporchi. La moquette esalava nuvolette di polvere tutte le volte che qualcuno vi posava un piede, e le lunghe tende di velluto verde muschio ronzavano come se pullulassero di api invisibili. Era attorno a queste che la signora Weasley, Hermione, Ginny, Fred e George erano riuniti, tutti con un aspetto strano, visto che si erano legati uno stracCio attorno al naso e alla bocca. Ciascuno di loro reggeva una grossa bottiglia di liquido nero con un beccucCio in Cima.
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    «Copritevi la facCia e prendete uno spray» disse la signora Weasley a Harry e a Ron non appena li vide, indicando altre due bottiglie di liquido nero posate su un tavolino dalle zampe sottili. «È DoxiCida. Non ho mai visto un’infestazione così grave… ma che cosa avrà fatto quell’elfo domestico negli ultimi dieCi anni…»
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    Il volto di Hermione era seminascosto da uno strofinacCio, ma Harry la vide chiaramente rivolgere uno sguardo di rimprovero alla signora Weasley.
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    «Kreacher è molto vecchio, probabilmente non è riusCito…»
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    LasCiò cadere il sacco di ratti in una poltrona, poi si curvò a esaminare il mobiletto chiuso a chiave che, Harry lo notò per la prima volta, vibrava appena.
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    «Be’, sono sicuro che è un MollicCio» disse Sirius, spiando dal buco della serratura, «ma forse dovremmo lasCiare che Malocchio gli dia un’occhiata prima di farlo usCire… conoscendo mia madre, potrebbe essere qualcosa di molto peggiore».
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    Un forte, sonoro scampanellio risuonò di sotto, seguito subito dalla cacofonia di urla e ululati scatenati da Tonks che aveva rovesCiato il portaombrelli.
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    «Macchie di disonore, sudiCi ibridi, traditori del vostro sangue, figli della sozzura…»
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    Harry si prese tutto il tempo che osò per chiudere la porta del salotto: voleva sentire che cosa succedeva di sotto. Sirius era evidentemente riusCito a chiudere le tende sul ritratto della madre, perché quella smise di urlare. Lo sentì attraversare l’ingresso, poi udì il tintinnio della catena della porta d’ingresso e infine una voce profonda che riconobbe per quella di Kingsley Shacklebolt: «Hestia mi ha appena dato il cambio, quindi adesso il mantello di Moody ce l’ha lei, ho pensato di lasCiare un rapporto per Silente…»
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    Sentendo lo sguardo della signora Weasley sulla nuca, Harry chiuse riluttante la porta del salotto e si unì di nuovo alla battuta di cacCia ai Doxy.
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    «Quando lo dico io, cominCiate subito a spruzzare» disse. «Ci voleranno addosso, credo, ma sulle bottiglie c’è scritto che una bella innaffiata li paralizzerà. Quando sono immobilizzati, gettateli in questo secchio».
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    Harry spruzzava solo da qualche istante quando un Doxy completamente sviluppato uscì fluttuando da una piega del tessuto, con le luCide ali da maggiolino che frusCiavano, i dentini aguzzi scoperti, il corpo da fata rivestito di folto pelo nero e i quattro pugnetti serrati dalla rabbia. Harry lo colpì in facCia con una spruzzata di DoxiCida. Quello rimase immobile a mezz’aria e cadde con un tunc sorprendentemente sonoro sulla moquette consunta. Harry lo raccolse e lo gettò nel secchio.
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    «Va beeene» rispose Fred allegramente, e gli innaffiò rapido la facCia, facendolo svenire, ma non appena la signora Weasley si voltò, lo intascò con una strizzatina d’occhio.
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    Harry centrò lesto due Doxy in una volta mentre puntavano dritti al suo naso. Poi si avviCinò a George e borbottò dall’angolo della bocca: «Che cosa sono le Merendine Marinare?»
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    «Una linea di dolCi per farti star male» sussurrò George, sorvegliando con attenzione la schiena della signora Weasley. «Non male sul serio, però, solo abbastanza da farti usCire da un’ora di lezione quando ti va. Io e Fred Ci stiamo lavorando. Sono dolcetti che hanno le due estremità marcate con colori diversi. Se mangi la metà aranCione delle Pasticche Vomitose, per esempio, vomiti. Non appena ti hanno fatto usCire di corsa dall’aula per spedirti in infermeria, tu mandi giù la metà viola…»
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    «…’che ti rimette in salute, consentendoti di praticare l’attività di svago prescelta durante un’ora che altrimenti sarebbe stata dedicata a una noia infruttuosa’. È quello che scriveremo nella pubbliCità, perlomeno» mormorò Fred, che si era tolto dal campo visivo della signora Weasley e stava raccogliendo e intascando alcuni Doxy sparsi dal pavimento. «Ma dobbiamo perfezionarle un po’. Al momento le nostre cavie hanno qualche difficoltà a smettere di vomitare quanto basta per mandar giù la parte viola».
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «La mamma credeva che Ci fossimo battuti con qualcuno» disse George.
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    «Be’, non siamo ancora riusCiti a trovare i locali» disse Fred, abbassando ancora di più la voce mentre la signora Weasley si asCiugava la fronte con la sCiarpa prima di riprendere l’attacco, «quindi al momento è solo per corrispondenza. Abbiamo messo un’inserzione pubbliCitaria sulla Gazzetta del Profeta la settimana scorsa».
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    La dedoxizzazione delle tende occupò gran parte della mattina. Era mezzogiorno passato quando finalmente la signora Weasley si tolse la sCiarpa protettiva, sprofondò in una poltrona pericolante e balzò di nuovo su con aria disgustata: si era seduta sul sacco di ratti morti. Le tende non ronzavano più; pendevano flosce e umide per le spruzzate intensive. Ai loro piedi i Doxy svenuti giacevano ammucchiati nel secchio viCino a una Ciotola piena delle loro uova nere, che Grattastinchi stava annusando e Fred e George covavano con sguardi avidi.
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    «Credo che affronterò quelle dopo pranzo». La signora Weasley indicò le scaffalature chiuse da vetri polverosi che si ergevano ai lati del camino. Erano stipate di uno stravagante assortimento di oggetti: una selezione di pugnali arrugginiti, artigli, una pelle di serpente avvolta a spirale, alcune scatole d’argento ossidato con inCise scritte in lingue che Harry non capiva e infine, la cosa più sgradevole di tutte, un’elaborata bottiglia di cristallo con una grossa opale incastonata nel tappo, piena di quello che, Harry ne era praticamente certo, doveva essere sangue.
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    «Restate qui» ordinò, e afferrò il sacco di ratti mentre gli strilli della signora Black ricominCiavano di sotto. «Porto su dei panini».
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    Uscì dalla stanza, richiudendosi con cura la porta alle spalle. Subito tutti corsero alla finestra per vedere chi stava arrivando. Scorsero la sommità di una disordinata testa rossicCia e una pila di calderoni pericolosamente in bilico.
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    «Sì, hai ragione!» esclamò Fred. «AcCidenti, alla mamma non piacerà…» Mundungus spinse dentro i calderoni e scomparve.
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    Fred e George si avviCinarono alla porta e lì rimasero, ascoltando attentamente. La signora Black aveva smesso di urlare.
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    «Mundungus sta parlando con Sirius e Kingsley» mormorò Fred, acCigliato per la concentrazione. «Non riesco a sentire bene… credete che possiamo azzardarCi a usare le Orecchie Oblunghe?»
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    Ma in quel preCiso istante un’esplosione di rumore rese inutili le Orecchie Oblunghe. Tutti sentirono distintamente la signora Weasley urlare a pieni polmoni.
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    «…DEL TUTTO IRRESPONSABILE, ABBIAMO GIÀ ABBASTANZA PENSIERI SENZA CHE TU Ci PORTI IN CASA DEI CALDERONI RUBATI…»
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    «Quegli idioti la stanno lasCiando andare a briglia sCiolta» disse George, scuotendo il capo. «Bisogna distrarla subito, altrimenti si surriscalda e va avanti per ore. Moriva dalla voglia di dirne quattro a Mundungus da quando è scappato via invece di seguire te, Harry… ecco che ricominCia la mamma di Sirius».
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    George fece per chiudere la porta e soffocare il frastuono, ma prima che Ci riusCisse entrò un elfo domestico.
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    A parte lo stracCio sudiCio legato come un gonnellino attorno alla vita, era completamente nudo. Era molto vecchio: la sua pelle pareva troppo abbondante, e anche se era calvo come tutti gli elfi domestiCi, una gran quantità di peli neri spuntava dalle grandi orecchie a forma di ali di pipistrello. Aveva gli occhi di un grigio acquoso e iniettato di sangue e il grosso naso carnoso, molto simile a un gnigno.
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    L’elfo non badò assolutamente a Harry e agli altri. Come se non li vedesse, avanzò trasCinando i piedi, ingobbito, lento e risoluto, verso l’estremità della stanza, borbottando sottovoce con un tono rauco e profondo da rana toro.
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    «…puzza come una fogna e in più è un criminale, ma lei non è meglio, brutta vecchia traditrice del suo sangue con i suoi mocCiosi che impiastrano la casa della mia padrona, oh, la mia povera padrona, se sapesse, se sapesse la fecCia che hanno lasCiato entrare in casa sua, che cosa direbbe al vecchio Kreacher, oh, vergogna, Mezzosangue e lupi marinari e traditori e ladri, povero vecchio Kreacher, che cosa può farCi…»
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    «Ciao, Kreacher» disse Fred a voce un po’ più alta del normale chiudendo la porta di scatto.
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    «Kreacher non aveva visto il padronCino» rispose, voltandosi e inchinandosi a Fred. Ancora con la facCia al pavimento, aggiunse, a un livello perfettamente udibile: «Perfida piccola canaglia di un traditore del suo sangue, ecco cos’è».
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    «…ed ecco la Mezzosangue, quella non ha paura di niente, oh, se la mia padrona sapesse, oh, come piangerebbe, e c’è un ragazzo nuovo, Kreacher non sa come si chiama. Che cosa Ci fa qui? Kreacher non lo sa…»
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    «È vero? È Harry Potter? Kreacher vede la Cicatrice, dev’essere vero, quello è il ragazzo che ha fermato il Signore Oscuro, Kreacher si chiede come ha fatto…»
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    Sirius era tornato; guardò torvo l’elfo dalla soglia. Il fracasso nell’ingresso si era placato; forse la signora Weasley e Mundungus avevano deCiso di continuare a litigare giù in cuCina. Alla vista di Sirius, Kreacher si prostrò in un inchino ridicolmente profondo che gli appiattì a terra il naso a forma di grugno.
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    «Che diventa sempre più nera, è sudiCia» aggiunse Sirius.
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    «Come vuole il padrone» mormorò furioso. «Il padrone non è degno di asCiugare la melma dagli stivali di sua madre, oh, mia povera padrona, che cosa direbbe se vedesse che Kreacher serve lui, come lo odiava, che delusione è stato…»
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    «Ti ho chiesto che cos’hai in mente» insisté Sirius gelido. «Tutte le volte che sbuchi con la scusa di pulire, fai sparire qualcosa e la porti in camera tua per impedirCi di buttarla via».
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    «Kreacher non vorrebbe muovere niente dal suo posto nella casa del padrone» rispose l’elfo, poi biasCicò molto in fretta: «La padrona non perdonerebbe mai Kreacher se venisse buttato via l’arazzo, sono sette secoli che è in famiglia, Kreacher deve salvarlo, Kreacher non permetterà al padrone e ai traditori del loro sangue e ai mocCiosi di distruggerlo…»
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    Pareva che Kreacher non osasse disobbedire a un ordine diretto; ma lo sguardo che rivolse a Sirius mentre passava strasCicando i piedi davanti a lui era colmo del più profondo disprezzo. L’elfo continuò a parlare sottovoce uscendo dalla stanza.
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    «…torna da Azkaban per dare ordini a Kreacher, oh, la mia povera padrona, che cosa direbbe se vedesse la casa adesso, la fecCia che Ci vive, i suoi tesori gettati via, ha giurato che non era suo figlio ed è tornato, dicono che è anche un assassino…»
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    «È rimasto solo per troppo tempo» rispose Sirius, «a prendere ordini folli dal ritratto di mia madre e a parlare da solo, ma è sempre stato un sudiCio piccolo…»
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    «Non possiamo liberarlo, sa troppe cose dell’Ordine» replicò Sirius secco. «E comunque, lo shock lo ucCiderebbe. Prova a suggerirgli di andar via di casa e vedrai come reagisce».
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    L’arazzo sembrava immensamente antico; era sbiadito e pareva rosicchiato qua e là dai Doxy. Tuttavia, il filo d’oro con cui era ricamato sCintillava ancora abbastanza da mostrare un esteso albero genealogico che risaliva (per quanto ne capiva Harry) al Medioevo. Grosse lettere in Cima all’arazzo reCitavano:
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    «Tu non Ci sei!» osservò Harry esaminando la parte più bassa dell’albero.
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    «Ero qui» disse Sirius, indicando un buchetto rotondo carbonizzato nel tessuto, simile a una bruCiatura di sigaretta. «La mia cara dolce madre mi ha incenerito dopo che sono scappato di casa… Kreacher ha una vera passione per bofonchiare questa storia».
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    «Avevo quasi sediCi anni» disse Sirius. «Non ne potevo più».
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    «Da tuo padre» rispose Sirius. «I tuoi nonni furono davvero buoni con me; in un certo senso mi adottarono come un secondo figlio. Sì, mi accampavo da tuo padre per le vacanze scolastiche, e a diCiassette anni mi sono trovato un posto tutto mio. Mio zio Alphard mi aveva lasCiato un bel po’ d’oro — è cancellato, qui, probabilmente per questo motivo — e comunque, da allora in poi ho badato a me stesso. Però ero sempre il benvenuto dai signori Potter per la colazione della domenica».
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    «Me ne sono andato?» Sirius fece un sorriso amaro e si passò le dita tra i lunghi capelli in disordine. «Perché li odiavo tutti: i miei genitori, con la loro mania del sangue puro, convinti che essere un Black ti rendesse praticamente di stirpe reale… il mio fratello idiota, così sCiocco da crederCi… eccolo».
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Sirius puntò un dito alla base dell’albero, sul nome “Regulus Black”. Una data di morte (che risaliva a una quindiCina di anni prima) seguiva quella di nasCita.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «No, no, ma credimi, erano convinti che Voldemort avesse ragione, erano per la purificazione della razza magica, per liberarsi dei Babbani di nasCita e avere al governo dei purosangue. Non erano soli, comunque; molta gente, prima che Voldemort mostrasse il suo vero volto, credeva che avesse ragione… poi però si sono spaventati quando hanno visto che cosa era pronto a fare per ottenere il potere. Ma scommetto che i miei genitori erano convinti che Regulus fosse un autentico piccolo eroe per essersi unito a Voldemort all’inizio».
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «È stato ucCiso da un Auror?» chiese Harry esitante.
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    «Oh, no» rispose Sirius. «No, è stato assassinato da Voldemort. O per ordine di Voldemort, più probabilmente; dubito che Regulus sia mai stato così importante da scomodare Voldemort in persona. Da quanto ho scoperto dopo la sua morte, si era fatto coinvolgere fino a un certo punto, poi è stato preso dal panico per quello che gli era stato richiesto e ha cercato di fare marCia indietro. Be’, non si consegnano le dimissioni a Voldemort. È servizio a vita, o morte».
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Il pranzo» annunCiò la signora Weasley.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Teneva la bacchetta alta davanti a sé, reggendo in equilibrio sulla punta un enorme vassoio carico di panini e fette di torta. Era molto rossa in facCia e sembrava ancora arrabbiata. Gli altri si fecero avanti, avidi, ma Harry rimase con Sirius, che si era chinato sull’arazzo.
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    «Non lo guardo da anni. Ecco Phineas Nigellus, il mio bisbisnonno, sai? Il Preside meno amato che Hogwarts abbia mai avuto… e Araminta Melliflua, cugina di mia madre… ha cercato di far passare un progetto di legge al Ministero per legalizzare la cacCia ai Babbani… e la cara zia Elladora… ha avviato la tradizione di famiglia di decapitare gli elfi domestiCi quando diventavano troppo vecchi per portare i vassoi del tè… Naturalmente, tutte le volte che la famiglia ha prodotto qualcuno di appena decente, è stato diseredato. Vedo che Tonks qui non c’è. Forse è per questo che Kreacher non vuole prendere ordini da lei… lui dovrebbe fare tutto Ciò che qualsiasi membro della famiglia gli chiede…»
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    Indicò un’altra piccola bruCiatura rotonda tra due nomi, Bellatrix e NarCissa.
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    «Le sorelle di Andromeda Ci sono ancora perché hanno contratto deliziosi, rispettabili matrimoni con purosangue, ma Andromeda ha sposato un Babbano di nasCita, Ted Tonks, e così…»
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    Sirius mimò l’atto di incendiare l’arazzo con una bacchetta e scoppiò in una risata aCida. Harry, tuttavia, non rise; era troppo occupato a fissare i nomi sulla destra della bruCiatura di Andromeda. Una doppia linea di ricamo d’oro univa NarCissa Black a LuCius Malfoy e una singola linea verticale portava dai loro nomi a Draco.
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    «Le famiglie purosangue sono tutte imparentate» disse Sirius. «Se hai deCiso che i tuoi figli e le tue figlie sposino solo dei purosangue la scelta è molto limitata; siamo rimasti pochissimi. Io e Molly siamo cugini acquisiti e Arthur dev’essere mio cugino di secondo grado. Ma non serve cercarli qua: se c’è una famiglia di rinnegati, sono i Weasley».
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    Harry però guardava il nome alla sinistra della bruCiatura di Andromeda: Bellatrix Black, unita da una doppia linea a Rodolphus Lestrange.
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    «Lestrange…» mormorò Harry. Il nome aveva risvegliato qualcosa nella sua memoria; sapeva di averlo sentito da qualche parte, ma per un attimo non riuscì a ricordare dove, anche se gli susCitava una strana sensazione, come un brivido nello stomaco.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Sono ad Azkaban» rispose Sirius asCiutto.
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    Allora Harry ricordò. Aveva visto Bellatrix Lestrange dentro il Pensatoio di Silente, il misterioso baCino nel quale pensieri e ricordi potevano essere conservati: una donna alta e scura con le palpebre pesanti, che al proprio processo si era alzata e aveva proclamato perenne fedeltà a Lord Voldemort, il suo orgoglio per aver cercato di ritrovarlo dopo la sua caduta e la certezza che un giorno sarebbe stata ricompensata per tanta lealtà.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Harry capiva benissimo. Sapeva come si sarebbe sentito, una volta cresCiuto e convinto di essere libero per sempre, se fosse tornato a stare al numero quattro di Privet Drive.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Come Quartier Generale è l’ideale, naturalmente» disse Sirius. «Mio padre l’ha dotata di ogni misura di sicurezza nota al mondo magico, quando abitava qui. È irrilevabile, quindi i Babbani non potrebbero mai venire a suonare alla porta — come se potessero mai desiderarlo — e ora che Silente ha aggiunto la sua protezione, sarebbe diffiCile trovare una casa più sicura. Silente è il Custode Segreto dell’Ordine, sai. Nessuno può trovare il Quartier Generale a meno che lui non gli dica personalmente dove si trova. Quel biglietto che Moody ti ha mostrato ieri notte era di Silente…» Sirius scoppiò in una breve risata simile a un latrato. «Se i miei genitori potessero vedere a che uso è adibita la loro casa adesso… be’, il ritratto di mia madre dovrebbe darti una vaga idea…»
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    «Non Ci farei caso se solo potessi usCire ogni tanto e fare qualcosa di utile. Ho chiesto a Silente se posso accompagnarti all’udienza — come Felpato, ovviamente — per offrirti un po’ di sostegno morale, che cosa ne diCi
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Harry si sentì come se lo stomaco gli fosse sprofondato nella moquette polverosa. Non aveva più pensato all’udienza dalla cena della sera prima; nell’ecCitazione di essere di nuovo tra le persone che preferiva, e di essere messo al corrente di quanto stava succedendo, gli era del tutto passata di mente. Alle parole di Sirius, però, lo schiacCiante senso di terrore fece ritorno. Fissò Hermione e i Weasley, che stavano addentando i loro panini, e pensò a come si sarebbe sentito se loro fossero tornati a Hogwarts senza di lui.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Devono essere tremendi, se preferisCi questo posto» osservò Sirius malinconico.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Harry fece del suo meglio per non pensare all’udienza mentre vuotavano le librerie a vetri, quel pomeriggio. Per sua fortuna, era un lavoro che richiedeva concentrazione, perché molti oggetti sembravano alquanto riluttanti a lasCiare i loro polverosi scaffali. Sirius ricevette un brutto morso da una tabacchiera d’argento; in pochi secondi la mano ferita fu ricoperta da una sgradevole crosta che la fasCiava come un robusto guanto marrone.
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    «È tutto a posto» disse, esaminando la mano con interesse prima di batterla appena con la bacchetta e farla tornare normale, «dev’esserCi dentro polvere di Capperuncolo».
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    Gettò la scatola nel sacco dove stavano buttando la spazzatura degli armadietti; poco dopo Harry vide George avvolgersi con cura una mano in uno stracCio e infilare di nascosto la tabacchiera nella tasca già piena di Doxy.
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    Trovarono uno strumento d’argento dall’aspetto inquietante, delle speCie di pinzette con molte zampe, che si arrampicarono su per il bracCio di Harry come un ragno quando lui le prese, e cercarono di perforargli la pelle. Sirius le afferrò e le schiacCiò con un pesante volume intitolato Nobiltà di Natura: Genealogia Magica. C’era un carillon che una volta caricato emise una musichetta tintinnante e vagamente sinistra, e si sentirono tutti stranamente deboli e sonnolenti, finché Ginny non ebbe il buonsenso di chiudere il coperchio; un pesante lucchetto che nessuno di loro riuscì ad aprire; un certo numero di antichi sigilli; e, in una scatola polverosa, un Ordine di Merlino, Prima Classe, che era stato attribuito al nonno di Sirius per “servizi resi al Ministero”.
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    Kreacher s’insinuò parecchie volte nella stanza e tentò di sottrarre oggetti nascondendoli sotto il gonnellino, biasCicando maledizioni terribili tutte le volte che veniva sorpreso. Quando Sirius gli strappò dalla presa un grosso anello d’oro con lo stemma dei Black, scoppiò addirittura in lacrime di rabbia e uscì dalla stanza singhiozzando sottovoce e apostrofando Sirius con parole che Harry non aveva mai sentito prima.
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    «Kreacher non era devoto a lui proprio quanto a mia madre, ma la settimana scorsa l’ho sorpreso a sbaCiucchiare un paio di suoi vecchi pantaloni».
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    La signora Weasley li fece lavorare sodo nei giorni che seguirono. Ci vollero tre giornate per disinfestare il salotto. Alla fine, le uniche cose indesiderabili rimaste furono l’arazzo dell’albero genealogico dei Black, che resistette a tutti i loro tentativi di staccarlo dalla parete, e lo scrittoio traballante. Moody non era ancora passato al Quartier Generale, quindi non potevano essere certi del contenuto.
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    Si spostarono dal salotto a una sala da pranzo al piano terreno, dove trovarono ragni grandi come piattini appostati nella credenza (Ron uscì di corsa dalla stanza per farsi una tazza di tè e non tornò per un’ora e mezza). Sirius gettò in un sacco, senza alcun riguardo, tutte le porcellane che recavano impressi lo stemma e il motto dei Black, e la stessa sorte toccò a un gruppo di vecchie fotografie in ossidate comiCi d’argento: tutti i ritratti emisero urla perforanti quando il vetro che li ricopriva s’infranse.
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    Piton poteva anche definire il loro lavoro “pulizie”, ma secondo Harry in realtà stavano muovendo guerra alla casa, e la casa opponeva una fiera resistenza, aiutata e sostenuta da Kreacher. L’elfo domestico compariva tutte le volte che si riunivano; il suo mormorio diventava sempre più offensivo mentre cercava di sottrarre quello che poteva dai sacchi della spazzatura. Sirius arrivò a minacCiare di vestirlo, ma Kreacher lo fissò con uno sguardo acquoso e disse: «Il padrone deve fare come il padrone desidera» prima di voltarsi e borbottare a voce molto alta: «Ma il padrone non caccerà via Kreacher, no, perché Kreacher sa quello che hanno in mente, oh, sì, lui sta tramando contro il Signore Oscuro, sì, con questi Mezzosangue traditori fecCia…»
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    Il campanello suonava parecchie volte al giorno, e ogni volta la madre di Sirius ricominCiava a strillare, e Harry e gli altri tentavano di origliare le parole del visitatore; ma raggranellarono pochissimo dalle brevi occhiate e dai frammenti di conversazione che riusCivano a rubare prima che la signora Weasley li richiamasse ai loro compiti. Piton entrò e usCi furtivamente di casa molte volte, anche se con sollievo di Harry non si trovarono mai facCia a facCia; Harry vide anche di sfuggita la sua insegnante di Trasfigurazione, la professoressa McGranitt, che sembrava assai strana, vestita con un abito e un soprabito Babbani, e anche lei troppo indaffarata per attardarsi. Qualche volta però il visitatore restava a dare una mano. Tonks si unì a loro in un memorabile pomeriggio nel quale scoprirono un vecchio demone assassino appostato in un bagno di sopra, e Lupin, che abitava con Sirius ma usCiva per lunghi periodi a svolgere compiti misteriosi per l’Ordine, li aiutò a guarire un orologio a pendolo dalla spiacevole abitudine di scagliare grossi dardi ai passanti. Mundungus riuscì a redimersi un po’ agli occhi della signora Weasley salvando Ron da un antico completo viola che aveva cercato di strangolarlo quando l’aveva tolto dall’armadio.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Nonostante dormisse ancora male e sognasse ancora corridoi e porte chiuse che gli facevano prudere la Cicatrice, Harry riuscì a divertirsi per la prima volta in tutta l’estate. Finché era indaffarato, era sereno; ma quando sospendevano il lavoro e abbassava la guardia, o giaceva sfinito a letto osservando ombre sfocate muoversi sul soffitto, lo riprendeva l’ansia per l’udienza imminente. La paura gli perforava le viscere al pensiero di che cosa gli sarebbe successo se fosse stato espulso. L’idea era così terribile che non osava esprimerla, nemmeno a Ron e Hermione, i quali, anche se lui li vedeva spesso sussurrare tra loro e gettargli sguardi ansiosi, seguivano il suo esempio e non ne parlavano mai. A volte non poteva impedire alla sua fantasia di mostrargli un funzionario senza volto del Ministero che spezzava in due la sua bacchetta e gli ordinava di tornare dai Dursley… ma non Ci sarebbe andato. Su questo era fermissimo. Sarebbe tornato in Grimmauld Place a vivere con Sirius.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Ron, Hermione, Fred, George e Ginny smisero tutti di parlare e lo guardarono. Harry annuì e cercò di continuare a mangiare la sua costoletta, ma la bocca gli era diventata così asCiutta che non riusCiva a masticare.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Come Ci vado?» chiese alla signora Weasley, cercando di suonare tranquillo.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Potrai aspettare nel mio uffiCio fino all’ora dell’udienza» disse.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Harry guardò Sirius, ma prima che riusCisse a formulare la domanda, la signora Weasley era già intervenuta.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

   La mattina dopo Harry si svegliò alle Cinque e mezza, di colpo e completamente, come se qualcuno gli avesse urlato in un orecchio. Per qualche istante rimase disteso immobile, mentre la prospettiva dell’udienza disCiplinare riempiva ogni piccola parte del suo cervello, poi, incapace di sopportarlo, balzò fuori dal letto e inforcò gli occhiali. La signora Weasley aveva disposto i suoi jeans e la T-shirt appena lavati ai piedi del letto. Harry se li infilò. Il quadro vuoto sulla parete ridacchiò.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Ron era disteso sulla schiena, a bracCia aperte, con la bocca spalancata, profondamente addormentato. Non si mosse nemmeno quando Harry attraversò la stanza, uscì sul pianerottolo e richiuse piano la porta. Cercando di non pensare alla prossima volta in cui avrebbe visto Ron, se non fossero più stati compagni di scuola a Hogwarts, Harry discese piano le scale, passò sotto le teste degli antenati di Kreacher e scese in cuCina.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Buo-buo-buongiorno, Harry» sbadigliò Tonks. Quella mattina aveva i capelli biondi e ricCi. «Dormito bene?»
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Prese una sedia e rovesCiò quella accanto.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Lupin gli lanCiò un’occhiata e poi disse a Tonks: «Che cosa stavi dicendo a proposito di Scrimgeour?»
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Harry si sentì vagamente grato che non gli fosse richiesto di unirsi alla conversazione. Aveva le budella attorCigliate. La signora Weasley gli mise davanti due fette di pane tostato con la marmellata d’arance; lui cercò di mangiare, ma era come masticare moquette. La signora Weasley sedette al suo fianco e cominCiò a sistemargli la T-shirt, infilando l’etichetta dentro il collo e lisCiando le pieghe sulle spalle. Harry avrebbe preferito che non lo facesse.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «L’udienza è al mio piano, nell’uffiCio di Amelia Bones. È il Direttore dell’UffiCio Applicazione della Legge sulla Magia, ed è lei che condurrà l’interrogatorio».
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Andiamo» disse. «Siamo un po’ in antiCipo, ma starai meglio al Ministero che qui a Ciondolare».
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «D’accordo» rispose Harry automaticamente; lasCiò il pane tostato e si alzò.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Andrà una meraviglia, Harry» disse Tonks, dandogli delle pacche sul bracCio.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «E se non va bene» disse Sirius cupo, «Ci penso io ad Amelia Bones…»
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Harry fece un debole sorriso. La signora Weasley lo abbracCiò.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Teniamo tutti le dita incroCiate».
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Bene» rispose Harry. «Be’… Ci vediamo dopo».
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    Seguì il signor Weasley su per le scale e nell’ingresso. Sentì la madre di Sirius grugnire nel sonno dietro le tende. Il signor Weasley aprì le serrature e usCirono nell’alba fredda e grigia.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Il signor Weasley teneva la mano sotto la giacca. Harry sapeva che era serrata attorno alla bacchetta. Le strade scalCinate erano quasi deserte, ma quando arrivarono alla miserabile piccola stazione della metropolitana la trovarono già affollata di pendolari mattinieri. Come sempre quando si trovava in viCinanza di Babbani intenti alle loro occupazioni quotidiane, il signor Weasley riusCiva a stento a trattenere l’entusiasmo.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Comprarono dunque i biglietti da un guardiano insonnolito (se ne incaricò Harry, perché il signor Weasley non era molto abile con il denaro Babbano) e Cinque minuti dopo salirono su un convoglio che li portò sferragliando verso il centro di Londra. Il signor Weasley continuava a controllare e ricontrollare ansioso la cartina della metropolitana appesa sopra i finestrini.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Scesero in una stazione nel cuore di Londra, e vennero trasCinati fuori dal treno da una marea di uomini in giacca e cravatta e donne armate di valigette. Salirono la scala mobile, attraversarono la barriera (il signor Weasley fu deliziato dalla colonnina che inghiottì il suo biglietto) ed emersero in una larga strada fiancheggiata da edifiCi imponenti e già piena di traffico.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Più camminavano, più piccoli e meno imponenti diventavano gli edifiCi, finché si trovarono in una via che ospitava uffiCi dall’aria trascurata, un pub e un cassone traboccante di macerie. Harry si aspettava una sede un po’ più maestosa per il Ministero della Magia.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «EccoCi» annunCiò allegramente il signor Weasley, indicando una vecchia cabina del telefono rossa, che era priva di numerosi pannelli di vetro e si ergeva davanti a un muro tutto coperto di graffiti. «Dopo di te, Harry».
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Harry entrò, chiedendosi che cosa acCidenti significasse. Il signor Weasley si intrufolò viCino a lui e chiuse la porta. Ci stavano strettissimi; Harry era schiacCiato contro l’apparecchio telefonico, che penzolava storto dalla parete come se un vandalo avesse tentato di svellerlo. Il signor Weasley tese la mano verso il ricevitore.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Ehm…» fece il signor Weasley, evidentemente incerto se parlare o no nel ricevitore. Scelse un compromesso e avviCinò la cornetta all’orecchio: «Arthur Weasley, UffiCio per l’Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani; sono qui per accompagnare Harry Potter, che deve presentarsi a un’udienza disCiplinare…»
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Si udì uno scatto e un tintinnio, e Harry vide qualcosa cadere nel contenitore metallico dove di solito sbucavano le monete del resto. Lo raccolse: era una spilla quadrata d’argento con scritto sopra Harry Potter, Udienza DisCiplinare. La fissò sulla maglietta mentre la voce femminile riprendeva a parlare.
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    Il pavimento della cabina tremò. Stavano sprofondando lentamente nel suolo. Harry guardò preoccupato il marCiapiede che sembrava alzarsi oltre i vetri della cabina finché l’oscurità non si chiuse sopra di loro. Poi non vide nulla; sentiva solo il sordo Cigolio della cabina che scendeva attraverso la terra. Dopo Circa un minuto, anche se a lui parve molto di più, una luce dorata illuminò i suoi piedi e salì lungo il suo corpo, fino a illuminarlo in viso. Dovette strizzare le palpebre per impedire agli occhi di lacrimare.
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    La porta della cabina si spalancò e il signor Weasley uscì, seguito da Harry, che rimase a bocca spalancata.
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    Erano all’estremità di un lunghissimo, magnifico salone d’ingresso con il pavimento splendente di legno scuro. Il soffitto blu pavone era incastonato di sCintillanti simboli dorati che continuavano a muoversi e mutare come un enorme tabellone celeste. Le pareti ai due lati erano coperte da pannelli di luCido legno scuro dove si aprivano molti camini dorati. Ogni pochi secondi un mago o una strega affioravano da uno dei camini sulla sinistra con un dolce frusCio. Sul lato destro, davanti a ogni camino si formavano brevi code di maghi e streghe in attesa di partire.
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    Al centro dell’ingresso c’era una fontana. Un gruppo di statue dorate, più grandi del naturale, si ergeva al centro di una vasca Circolare. La più alta di tutte rappresentava un mago dall’aspetto nobile, con la bacchetta puntata diritta in aria. Radunati attorno a lui c’erano una bella strega, un centauro, un goblin e un elfo domestico. Gli ultimi tre guardavano con aria adorante la strega e il mago. SCintillanti zampilli d’acqua schizzavano dalle estremità delle loro bacchette, dalla punta della frecCia del centauro, dalla Cima del cappello del goblin e dalle orecchie dell’elfo domestico, così che il gorgogliare dell’acqua che cadeva si aggiungeva ai pop e crac di coloro che si Materializzavano e al frastuono dei passi di centinaia di maghi e streghe che, con espressioni acCigliate e assonnate, avanzavano verso una serie di cancelli d’oro all’altro capo dell’ingresso.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Si unirono alla folla, facendosi strada tra i dipendenti del Ministero, alcuni dei quali reggevano pile vaCillanti di pergamene, altri valigette fruste; altri ancora leggevano La Gazzetta del Profeta mentre camminavano. Passando viCino alla fontana Harry vide falCi d’argento e zelimi di bronzo sCintillare sul fondo della vasca. Un piccolo cartello sbavato lì accanto reCitava:
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    TUTTI I PROVENTI DELLA FONTANA DEI MAGICi FRATELLIVERRANNO DEVOLUTI ALL’OSPEDALE SAN MUNGOPER MALATTIE E FERITE MAGICHE.
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    Se non mi espellono da Hogwarts, butto dieCi galeoni, Harry si ritrovò a pensare disperatamente.
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    «Per di qua, Harry» disse il signor Weasley, e usCirono dal flusso di impiegati del Ministero per dirigersi verso i cancelli dorati. Seduto a una scrivania sulla sinistra, sotto un cartello che diceva Sorveglianza, un mago con la barba malfatta e un abito blu pavone li guardò avviCinarsi e posò La Gazzetta del Profeta.
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    Harry si avviCinò e il mago tese una lunga asta dorata, sottile e flessibile come l’antenna radio di un’auto, e la passò su e giù davanti e dietro Harry.
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    Harry estrasse la bacchetta. Il mago la lasCiò cadere in uno strano congegno d’ottone, che assomigliava a una bilanCia con un solo piatto. Il congegno prese a vibrare. Una strisCiolina di pergamena sbucò da una fessura alla base. Il mago la strappò e lesse.
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    «UndiCi polliCi, anima di piuma di fenice, in uso da quattro anni. Corretto?»
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    Tra gli urti della folla, Harry seguì il signor Weasley oltre i cancelli, nell’ingresso più piccolo, dove almeno venti ascensori si aprivano dietro elaborate griglie dorate. Harry e il signor Weasley si unirono alla folla attorno a uno di essi. ViCino a loro un grosso mago barbuto reggeva uno scatolone di cartone che emetteva rumori rasposi.
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    «Non lo sappiamo bene» rispose il mago serio. «Credevamo che fosse un normalissimo pollo finché non ha cominCiato a sputar fuoco. Sembrerebbe una grave violazione del Bando dell’Allevamento Sperimentale».
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Con un gran stridere e sbatacchiare un ascensore scese davanti a loro; le griglie dorate si spalancarono; Harry e il signor Weasley entrarono col resto della folla e Harry si ritrovò spiacCicato contro la parete sul fondo. Parecchi maghi e streghe lo guardavano incuriositi; lui si fissò i piedi per evitare di incroCiare qualche sguardo e si appiattì la frangia. Le griglie si chiusero con fragore e l’ascensore prese a salire lentamente, con le catene che sbattevano, e la stessa fredda voce femminile che Harry aveva sentito nella cabina telefonica risuonò di nuovo.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Settimo Livello, UffiCio per i Giochi e gli Sport MagiCi, comprendente il Quartier Generale della Lega Britannico-Irlandese del Quidditch, il Club UffiCiale di Gobbiglie e l’UffiCio Brevetti Ridicoli».
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Le porte dell’ascensore si aprirono. Harry scorse un corridoio dall’aria trascurata, con numerosi poster di squadre di Quidditch appesi storti alle pareti. Uno dei maghi nell’ascensore, che trasportava una bracCiata di maniCi di scopa, si districò a fatica, uscì e scomparve nel corridoio. Le porte si chiusero, l’ascensore sussultò e riprese a salire e la voce della donna annunCiò:
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    «Sesto Livello, UffiCio del Trasporto Magico, comprendente l’Autorità della Metropolvere, il Controllo Regolativo delle Scope, l’UffiCio Passaporta e il Centro Esami di Materializzazione».
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Ancora una volta le porte dell’ascensore si aprirono e scesero quattro o Cinque maghi e streghe; nello stesso tempo, parecchi aeroplani di carta vi entrarono planando. Harry li guardò stupito volteggiare pigramente sopra la sua testa: erano di un violetto pallido; riuscì a leggere Ministero della Magia stampigliato lungo l’orlo delle ali.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Sono solo promemoria interuffiCi» borbottò il signor Weasley. «Una volta usavamo i gufi, ma era un pasticCio incredibile… le scrivanie coperte di cacche…»
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Quinto Livello, UffiCio per la Cooperazione Internazionale Magica, comprendente il Corpo delle Convenzioni dei CommerCi MagiCi Internazionali, l’UffiCio Internazionale della Legge sulla Magia e la Confederazione Internazionale dei Maghi, Seggi BritanniCi».
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Quando le porte si aprirono, due promemoria usCirono sfrecCiando insieme a un po’ di maghi e streghe, ma molti altri entrarono, così che la luce della lampada si affievoliva e lampeggiava sopra di loro a seconda di come i promemoria le svolazzavano intorno.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Quarto Livello, UffiCio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, comprendente la Divisione Bestie, Esseri e Spiriti, l’UffiCio delle Relazioni con i Goblin e lo Sportello Consulenza Flagelli».
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Terzo Livello, Dipartimento delle Catastrofi e degli InCidenti MagiCi, comprendente la Squadra Cancellazione della Magia AcCidentale, il Quartier Generale degli Obliviatori e il Comitato Scuse ai Babbani».
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Tutti scesero dall’ascensore tranne il signor Weasley, Harry e una strega intenta a leggere un lunghissimo foglio di pergamena che si trasCinava sul pavimento. I promemoria residui continuarono a svolazzare attorno alla lampada. L’ascensore balzò in su, poi le porte si aprirono e la voce fece il suo annunCio.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Secondo Livello, UffiCio Applicazione della Legge sulla Magia, comprendente l’UffiCio per l’Uso Improprio delle Arti Magiche, il Quartier Generale degli Auror e i Servizi Amministrativi Wizengamot».
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    «È il nostro, Harry» disse il signor Weasley, e seguirono la strega fuori dall’ascensore e lungo un corridoio pieno di porte. «Il mio uffiCio è dall’altra parte».
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Sì, certo» rispose il signor Weasley. «Sono finestre incantate. Quelli della Manutenzione Magica deCidono che tempo avremo tutti i giorni. L’ultima volta che volevano un aumento abbiamo avuto due mesi di uragani… Per di qua, Harry».
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    Voltarono un angolo, attraversarono una massicCia porta a due battenti di querCia e sbucarono in un open space sovraffollato, diviso in cubicoli, che ronzava di chiacchiere e risate. I promemoria sfrecCiavano tra i pannelli divisori come razzi in miniatura. Un cartello sbilenco sul cubicolo più viCino diceva: Quartier Generale degli Auror.
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    «Buongiorno, Weasley» disse Kingsley distrattamente mentre si avviCinavano. «Devo dirti una cosa, hai un secondo?»
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    «Tieni» disse Kingsley in tono brusco al signor Weasley, ficcandogli in mano un fasCio di pergamene. «Ho bisogno di tutte le informazioni possibili su veicoli Babbani volanti avvistati negli ultimi dodiCi mesi. Abbiamo ricevuto informazioni secondo cui Black potrebbe ancora usare la sua vecchia motoCicletta».
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Kingsley rivolse a Harry una gran strizzata d’occhio e gli sussurrò: «Dagli la rivista, potrebbe trovarla interessante». Poi disse in tono normale: «E non metterCi troppo, Weasley, il ritardo di quella relazione sui carmi da fuoco ha bloccato le nostre indagini per un mese».
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    «Se avessi letto la mia relazione sapresti che il termine esatto è armi da fuoco» rispose asCiutto il signor Weasley. «E temo che dovrai aspettare per avere informazioni sulle motoCiclette: al momento siamo estremamente occupati». Abbassò la voce e aggiunse: «Se riesCi a liberarti prima delle sette, Molly fa le polpette».
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    Fece un cenno a Harry e lo guidò fuori dal cubicolo di Kingsley, attraverso una seconda porta di querCia, in un altro passaggio, voltò a sinistra, avanzò lungo un altro corridoio, voltò a destra in un corridoio fiocamente illuminato e deCisamente squallido, e alla fine raggiunse un vicolo Cieco, dove una porta sulla sinistra era socchiusa, rivelando un armadio per scope, e un’altra sulla destra recava un’ossidata targa di ottone: Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani.
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    Lo squallido uffiCio del signor Weasley si sarebbe detto un po’ più piccolo dell’armadio delle scope. Vi erano state stipate due scrivanie e c’era appena lo spazio per girarCi intorno per via di tutti gli archivi traboccanti, in Cima ai quali si ergevano precarie pile di cartelle. Il poco spazio libero sulle pareti testimoniava l’ossessione del signor Weasley: poster di auto, compreso quello di un motore smontato; due illustrazioni di cassette della posta che sembrava aver ritagliato da libri Babbani per bambini; e uno schema che mostrava come collegare una spina.
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    In Cima alla vaschetta traCimante della posta in entrata c’erano un vecchio tostapane che singhiozzava sconsolato e un paio di guanti di pelle vuoti che giravano i polliCi. Una foto della famiglia Weasley stava accanto alla vaschetta. Harry notò che Percy se n’era andato.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Harry si insinuò nella sedia dietro la scrivania di Perkins mentre il signor Weasley scorreva il fasCio di pergamene che gli aveva dato Kingsley Shacklebolt.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Ah» disse con un gran sorriso, sfilando una copia di una rivista intitolata Il Cavillo, «sì…» La sfogliò. «Sì, ha ragione, sono sicuro che Sirius la troverà molto divertente… oh, Cielo, e adesso che cosa c’è?»
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    Un promemoria era appena sfrecCiato attraverso la porta e si era posato in Cima al tostapane singhiozzante. Il signor Weasley lo aprì e lesse ad alta voce.
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    «Terzo bagno pubblico traboccante denunCiato a Bethnal Green, prego indagare immediatamente’. Sta diventando ridicolo…»
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    «Burle anti-Babbani» spiegò il signor Weasley, acCigliato. «Ne abbiamo avuti due la settimana scorsa, uno a Wimbledon, uno a Elephant and Castle. I Babbani tirano l’acqua e la roba invece di sparire… be’, te lo puoi immaginare. Quei poveretti continuano a chiamare gli… idropiCi, credo che si chiamino… sai, quelli che riparano i tubi e roba del genere».
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «IdrauliCi
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Sì, proprio così, ma naturalmente sono confusi. Spero solo che riusCiremo a prendere i responsabili».
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Saranno gli Auror a dar loro la cacCia?»
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    «Oh, no, è troppo banale per gli Auror, è la normale Pattuglia della Squadra SpeCiale Magica… ah, Harry, questo è Perkins».
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    Un vecchio mago curvo dall’aria timorosa e soffiCi capelli bianchi era appena entrato, ansante.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Oh, Arthur!» esclamò disperato, senza guardare Harry. «Grazie al Cielo, non sapevo che cosa fare, se aspettarti qui o no. Ho appena spedito un gufo a casa tua, ma evidentemente l’hai mancato… è arrivato un messaggio urgente dieCi minuti fa…»
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «No, no, non è il bagno, è l’udienza del giovane Potter… hanno cambiato ora e luogo… cominCia alle otto ed è giù nel vecchio Tribunale, Aula DieCi…»
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Presto, Harry, avremmo dovuto essere lì Cinque minuti fa!»
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Perkins si appiattì contro gli archivi e il signor Weasley uscì di corsa dall’uffiCio, con Harry alle calcagna.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Perché hanno cambiato orario?» chiese Harry senza fiato sfrecCiando davanti ai cubicoli degli Auror; i maghi misero fuori la testa a guardarli che filavano via. Harry si sentiva come se avesse lasCiato le viscere alla scrivania di Perkins.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Non ne ho idea, ma grazie al Cielo siamo arrivati presto; se non ti fossi presentato sarebbe stata una catastrofe!»
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Atrium» annunCiò la fredda voce femminile, e le griglie si aprirono, offrendo a Harry uno scorCio remoto delle statue dorate nella fontana. La strega grassa scese e salì un mago con la pelle olivastra e un viso molto funereo.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «’Giorno, Arthur» salutò con voce sepolcrale mentre l’ascensore cominCiava a scendere. «Non ti si vede spesso quaggiù».
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Ah, certo» disse Bode, scrutando Harry senza batter Ciglio. «Naturalmente».
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «UffiCio Misteri» annunCiò la fredda voce femminile e non aggiunse altro.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Presto, Harry» disse il signor Weasley quando le porte si aprirono Cigolando, e presero a correre lungo un corridoio alquanto diverso da quelli di sopra. Le pareti erano spoglie; non c’erano finestre né porte, tranne una, lisCia e nera, in fondo. Harry si aspettava che la varcassero, ma invece il signor Weasley lo prese per un bracCio e lo trasCinò a sinistra, dove c’era un’apertura che dava su una rampa di scale.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Raggiunsero la base delle scale e fecero di corsa un altro corridoio, che assomigliava moltissimo a quello che portava al sotterraneo di Piton a Hogwarts, con torce appese alle pareti di pietra viva. Le porte che oltrepassarono erano di legno massicCio con chiavistelli e serrature di ferro.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Aula… DieCi… credo… Ci siamo quasi… ecco».
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Il signor Weasley si fermò barcollando davanti a una porta scura coperta di sudiCiume, con un enorme chiavistello di ferro e si afflosCiò contro la parete, premendosi la mano al petto.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Harry lasCiò cadere lo sguardo sulla sedia al centro della stanza, coi bracCioli coperti di catene. Aveva visto quelle catene animarsi e legare chiunque prendesse posto tra loro. I suoi passi echeggiarono forte attraverso il pavimento di pietra. Quando si sedette cautamente sull’orlo della sedia, le catene tintinnarono minacCiose, ma non lo legarono. Preso da una leggera nausea, guardò in su, verso le persone sedute sulle panche in alto.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    Ce n’erano una Cinquantina: tutte, per quanto riusCiva a vedere, indossavano una veste color prugna con una “W” d’argento dal ricamo elaborato sul lato sinistro del petto, e tutte lo fissavano dall’alto al basso, alcune con espressioni molto severe, altre con sguardi di sincera curiosità.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    Al centro esatto della fila davanti sedeva Cornelius Caramell, il Ministro della Magia. Caramell era un uomo corpulento che spesso portava una bombetta verde aCido, anche se quel giorno ne aveva fatto a meno; aveva fatto a meno anche del sorriso indulgente che un tempo esibiva quando si rivolgeva a Harry. Una vasta strega dalla mascella quadrata con i capelli grigi molto corti sedeva alla sua sinistra; portava un monocolo e aveva l’aria ostile. Alla destra di Caramell c’era un’altra strega, ma era seduta così indietro sulla panca che il suo volto rimaneva in ombra.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Molto bene» cominCiò Caramell. «Dal momento che l’accusato è presente… finalmente… cominCiamo. Sei pronto?» chiese, rivolto verso il basso.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Sissignore» rispose una voce zelante che Harry conosceva. Il fratello di Ron, Percy, era seduto all’estremità della prima panca. Harry lo guardò, aspettandosi un cenno di riconosCimento, che però non venne. Gli occhi di Percy, dietro gli occhiali cerchiati di corno, erano fissi sulla pergamena, una piuma pronta in mano.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Udienza disCiplinare del dodiCi agosto» annunCiò Caramell con voce sonora, e Percy cominCiò subito a prendere appunti, «per violazioni commesse contro il Decreto per la Ragionevole Restrizione delle Arti Magiche tra i Minorenni e lo Statuto Internazionale di Segretezza da Harry James Potter, residente al numero quattro di Privet Drive, Little Whinging, Surrey.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Inquisitori: Cornelius Oswald Caramell, Ministro della Magia; Amelia Susan Bones, Direttore dell’UffiCio Applicazione della Legge sulla Magia; Dolores Jane Umbridge, Sottosegretario Anziano del Ministro. Scrivano della Corte: Percy Ignatius Weasley…»
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Testimone per la Difesa: Albus PerCival Wulfric Brian Silente» disse una voce pacata alle spalle di Harry, che voltò la testa così in fretta che si fece male al collo.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    Silente avanzava con serenità nell’aula, sfoggiando una lunga veste blu mezzanotte e un’espressione di calma perfetta. La lunga barba e i capelli d’argento sCintillavano alla luce delle torce mentre si avviCinava a Harry e guardava in su verso Caramell attraverso gli occhiali a mezzaluna posati a metà del naso adunco.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    Un’emozione potente era sorta nel petto di Harry alla vista di Silente, una sensazione di forza e di speranza simile a quella che gli infondeva il canto della fenice. Voleva incroCiare il suo sguardo, ma Silente non guardava dalla sua parte; continuava a guardare in su, verso un Caramell in evidente stato di agitazione.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Devo essermelo perso» rispose Silente allegro. «Tuttavia, a causa di un fortunato errore sono arrivato al Ministero con tre ore di antiCipo, quindi niente di male».
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Sì… be’… immagino che Ci servirà un’altra sedia… io… Weasley, potresti…?»
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Non c’è problema, non c’è problema» disse Silente in tono amabile; estrasse la bacchetta, la agitò appena, e una soffice poltrona di chintz apparve dal nulla viCino a Harry. Silente si sedette, unì le punte delle lunghe dita e guardò Caramell sopra di esse con un’espressione di educata curiosità. Il Wizengamot stava ancora borbottando e si agitava irrequieto; solo quando Caramell parlò di nuovo, maghi e streghe si calmarono.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Che consapevolmente, deliberatamente e in piena conoscenza dell’illegalità delle sue azioni, avendo ricevuto un precedente avvertimento scritto dal Ministero della Magia per un’accusa analoga, l’imputato ha prodotto un Incanto Patronus in una zona abitata da Babbani, in presenza di un Babbano, il due agosto alle ventuno e ventitré, Ciò che costituisce violazione al Decreto per la Ragionevole Restrizione delle Arti Magiche tra i Minorenni, 1875, Comma C, nonché all’articolo 13 dello Statuto di Segretezza della Confederazione Intemazionale dei Maghi.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Sapendo che non le è permesso usare la magia al di fuori della scuola fino al raggiungimento dei diCiassette anni?»
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Pienamente consapevole di essere in stretta viCinanza con un Babbano in quel momento?»
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Sempre?» disse col suo voCione Madama Bones. «Hai prodotto un Patronus prima d’ora?»
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Sì» rispose Harry, «lo facCio da più di un anno».
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «E hai quindiCi anni?»
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    Coloro che prima erano acCigliati mormorarono in segno d’assenso, ma fu la vista dell’ossequioso breve cenno di Percy che spinse Harry a parlare.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Dissennatori?» chiese Madama Bones dopo un attimo, le folte sopracCiglia inarcate tanto che il suo monocolo parve sul punto di cadere. «Che cosa intendi dire, ragazzo?»
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Davvero, Amelia?» disse Caramell, sempre con quel sorrisetto compiaCiuto. «LasCia che ti spieghi. Ci ha riflettuto e ha deCiso che i Dissennatori avrebbero fornito una bella storiella come alibi, molto carina, davvero. I Babbani non possono vedere i Dissennatori, vero, ragazzo? DeCisamente opportuno, deCisamente opportuno… quindi è solo la tua parola, non Ci sono testimoni…»
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    Il volto grassocCio di Caramell parve afflosCiarsi, come se qualcuno l’avesse sgonfiato. Scrutò Silente per un attimo, poi, con l’aria di chi tenta di riprendere il controllo, rispose: «Non abbiamo tempo di ascoltare altre fandonie, temo. Silente, voglio che ce la sbrighiamo in fretta…»
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Potrei sbagliarmi» replicò Silente in tono amabile, «ma sono certo che secondo la Carta dei Diritti del Wizengamot l’accusato ha il diritto di presentare testimoni a suo favore. Non è questa la prassi dell’UffiCio Applicazione della Legge sulla Magia, Madama Bones?» continuò, rivolto alla strega col monocolo.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «E chi è lei di preCiso?» chiese Caramell in tono annoiato e altero.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Sono un’abitante di Little Whinging, sto viCino a Harry Potter» rispose la signora Figg.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Non abbiamo tracCia di maghi o streghe che abitino a Little Whinging, a parte Harry Potter» intervenne Madama Bones. «La situazione è sempre stata attentamente tenuta sotto controllo, dati… dati gli eventi del passato».
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Una Maganò, eh?» ripeté Caramell, scrutandola sospettoso. «Controlleremo. LasCi i dettagli della sua ascendenza al mio Assistente Weasley. Per inCiso, i Maghinò sono in grado di vedere i Dissennatori?» aggiunse, guardando alla sua destra e poi a sinistra.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    Caramell tornò a guardarla dall’alto, le sopracCiglia inarcate. «Molto bene» disse, distaccato. «Qual è la sua versione?»
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Ero usCita a comprare del Cibo per gatti al negozio all’angolo in fondo a Wisteria Walk, erano Circa le nove, la sera del due agosto» borbottò la signora Figg subito, come se avesse imparato a memoria quello che stava dicendo, «quando ho sentito un rumore nel vicolo che unisce Magnolia Crescent a Wisteria Walk. Mi sono avviCinata all’imbocco del vicolo e ho visto dei Dissennatori che correvano…»
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Che correvano?» intervenne Madama Bones in tono aspro. «I Dissennatori non corrono, sCivolano».
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Era quello che intendevo dire» aggiunse in fretta la signora Figg, e macchie rosse le apparvero sulle guance avvizzite. «Che sCivolavano lungo il vicolo verso quelli che sembravano due ragazzi».
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    Nella seconda fila, un mago tarchiato con i baffoni neri si chinò verso la viCina, una strega con i capelli crespi, per sussurrarle qualcosa all’orecchio. La strega fece un sorrisetto e annuì.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Sì» disse la signora Figg. «Li ho sentiti. Tutto è diventato freddo, ed era una sera molto calda d’estate, sapete. E mi sono sentita… come se tutta la feliCità fosse sparita dal mondo… e ho ricordato… cose terribili…»
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    Gli occhi di Madama Bones si dilatarono appena. Harry vide i segni rossi sotto il sopracCiglio, dove il monocolo aveva scavato un solco.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Hanno aggredito i ragazzi» disse la signora Figg con voce più forte e sicura, mentre il rossore le defluiva dal viso. «Uno di loro era caduto. L’altro indietreggiava, cercando di respingere il Dissennatore. Era Harry. Ha provato due volte ma ha fatto solo del vapore d’argento. Al terzo tentativo, ha prodotto un Patronus, che ha cacCiato il primo Dissennatore, e poi, su esortazione di Harry, ha cacCiato via il secondo da suo cugino. E questo… questo è quel che è successo» concluse la signora Figg debolmente.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    Madama Bones guardò la signora Figg in silenzio. Caramell non la guardava affatto, ma giocherellava con le sue carte. Infine alzò gli occhi e chiese in tono piuttosto aggressivo: «Questo è Ciò che ha visto, vero?»
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    La signora Figg lanCiò uno sguardo spaventato da Caramell a Silente, poi si alzò e strasCicando i piedi si avviò verso la porta. Harry la udì chiudersi con un tonfo alle sue spalle.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Oh, non saprei» ribatté Madama Bones con la sua voce tonante. «Certo ha descritto con molta preCisione gli effetti dell’attacco di un Dissennatore. E non riesco a immaginare perché dovrebbe dire che c’erano se non c’erano».
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Dissennatori che vagano in un sobborgo Babbano e per caso incroCiano un mago?» sbuffò Caramell. «Le probabilità devono essere molto, molto scarse. Nemmeno Bagman avrebbe scommesso…»
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Ci sarebbe tracCia nei registri se qualcuno avesse ordinato a una coppia di Dissennatori di andare a passeggio a Little Whinging!» abbaiò Caramell.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Sì, è vero» rispose Caramell accalorandosi, «e io non ho ragione di credere che le tue opinioni siano altro che sCiocchezze, Silente. I Dissennatori stanno al loro posto ad Azkaban e fanno tutto Ciò che chiediamo loro di fare».
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Allora» disse Silente sempre calmo ma incalzante, «dobbiamo chiederCi perché qualcuno all’interno del Ministero ha ordinato a una coppia di Dissennatori di andare in quel vicolo il due di agosto».
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    Gli ricordò un grosso, pallido rospo. Era tozza, con la facCia larga e vizza, il collo corto come quello di zio Vernon e la bocca molto grande e molle. Aveva gli occhi grandi, tondi e un po’ sporgenti. Perfino il fiocchetto di velluto nero in equilibrio in Cima ai corti capelli ricCi gli fece pensare a una mosca che lei stesse per catturare con la lingua lunga e appicCicosa.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «La Presidenza dà la parola a Dolores Jane Umbridge, Sottosegretario Anziano del Ministro» annunCiò Caramell.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    La strega parlò con una voce ecCitata, da bambina, acutissima, che colse Harry di sorpresa; si era aspettato un graCidio.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Sono certa di averla fraintesa, professor Silente» disse, con un sorriso lezioso che lasCiò freddi i suoi occhioni rotondi. «Che sCiocca. Ma per un brevissimo istante mi è parso che lei suggerisse che il Ministero della Magia avrebbe ordinato di aggredire questo ragazzo!»
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Non Ci sono Dissennatori fuori dal controllo del Ministero!» sbottò Caramell, diventato rosso mattone.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Non sta a te deCidere che cosa fa o non fa il Ministero della Magia, Silente!» esplose Caramell, ormai di una sfumatura rosso violetto della quale zio Vernon sarebbe stato fiero.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Certo che no» convenne Silente in tono mite. «Stavo solo esprimendo la mia fiduCia sul fatto che questa faccenda non resterà senza accertamenti».
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    Guardò Madama Bones, che si riassestò il monocolo e rispose allo sguardo, un po’ acCigliata.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Certo» disse Silente, «ma la presenza di Dissennatori in quel vicolo è di enorme rilevanza. L’articolo 7 del Decreto stabilisce che la magia può essere usata davanti a Babbani in Circostanze eccezionali, e queste Circostanze eccezionali comprendono situazioni che minacCino la vita del mago o della strega stessi, o qualsivoglia strega, mago o Babbano presente al momento del…»
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «ConosCiamo l’articolo 7, grazie mille!» ringhiò Caramell.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Ma certo» disse Silente ossequioso. «Allora conveniamo che le Circostanze in cui Harry ha usato l’Incanto Patronus rientrano preCisamente nella categoria che l’articolo descrive come eccezionali?»
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Io… non… io non ho tempo di stare ad ascoltare degli elfi domestiCi! Comunque, non è la sola… ha gonfiato sua zia, per l’amor di Dio!» urlò Caramell, pestando il pugno sul banco del giudice e rovesCiando una boccetta di inchiostro.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «E non ho nemmeno cominCiato a raccontare quello che combina a scuola».
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Ma certo» convenne Silente, chinando il capo. «E sembra proprio che tu sia impegnato a compiere molti cambiamenti, Cornelius. Insomma, nelle poche settimane da quando mi è stato chiesto di lasCiare il Wizengamot, è già diventato uso corrente tenere un vero e proprio processo criminale per un semplice caso di magia minorile!»
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    Alcuni dei maghi sopra di loro si agitarono imbarazzati nei loro banchi. Caramell divenne di una sfumatura color pulce un po’ più intensa. La strega con la facCia di rospo alla sua destra si limitò a scrutare Silente con volto inespressivo.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «A quanto ne so» continuò Silente, «non esiste ancora una legge che dice che è compito di questa Corte punire Harry per ogni magia che ha compiuto. Gli è stata mossa un’accusa preCisa e lui ha presentato la sua difesa. Tutto Ciò che io e lui possiamo fare ora è aspettare il vostro verdetto».
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    Silente congiunse di nuovo le punte delle dita e non disse altro. Caramell lo guardò furente, chiaramente esasperato. Harry scoccò uno sguardo in tralice a Silente, in cerca di rassicurazioni; non era affatto certo che fosse il caso di dire al Wizengamot, in effetti, che era ora di prendere una deCisione. Ma Silente parve ancora ignorare Harry e continuò a guardare in su, verso le panche, dove l’intero Wizengamot era immerso in una conCitata discussione a bassa voce.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    Harry si guardò i piedi. Il suo cuore, che sembrava essersi dilatato fino a dimensioni innaturali, batteva forte sotto le costole. Si sarebbe aspettato che l’udienza durasse di più. Non era per niente sicuro di aver fatto una buona impressione. Non aveva detto molto, in verità. Avrebbe dovuto spiegare meglio la storia dei Dissennatori, che era caduto, che sia lui sia Dudley erano quasi stati baCiati…
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    Poi il bisbiglio cessò. Harry voleva guardare in su verso i giudiCi, ma scoprì che era molto, molto più faCile, davvero, continuare a studiarsi i lacCi.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    La testa di Harry scattò in su. C’erano delle mani alzate, tante… più della metà! Respirando molto in fretta, cercò di contarle, ma prima che riusCisse a finire, Madama Bones domandò: «E quanti sono per la condanna?»
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    Caramell guardò tutti quanti, con l’aria di chi ha qualcosa di grosso incastrato in gola, poi abbassò la mano. Trasse due respiri profondi e annunCiò, con voce deformata dalla rabbia repressa: «Molto bene, molto bene… assolto».
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    E, senza neanche un’occhiata a Harry, uscì con aria altera dalla segreta.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    Rimase seduto dov’era nella sedia con le catene, lottando con i propri sentimenti di spavento e sollievo. Tutti i membri del Wizengamot si stavano alzando, parlavano, raccoglievano le loro carte. Harry si alzò. Nessuno parve rivolgergli la minima attenzione, tranne il rospo alla destra di Caramell, che adesso fissava lui come prima fissava Silente. Ignorandola, cercò di incroCiare lo sguardo di Caramell o di Madama Bones, per chiedere se era libero di andare, ma Caramell sembrava ben deCiso a non notarlo e Madama Bones era occupata con la sua valigetta, così lui mosse qualche passo esitante verso l’usCita e, quando nessuno lo richiamò, camminò più in fretta.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Assolto» annunCiò Harry, chiudendosi la porta alle spalle, «da tutte le accuse!»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Per la barba di Merlino!» esclamò il signor Weasley stupefatto, e trasse da parte Harry per lasCiarli passare tutti. «Sei stato giudicato dalla Corte plenaria?»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Uno o due maghi fecero un cenno a Harry passando e qualcuno, tra cui Madama Bones, disse «’Giorno, Arthur» al signor Weasley, ma la gran parte distolse lo sguardo. Cornelius Caramell e il rospo furono tra gli ultimi a usCire dalla segreta. Caramell si comportò come se il signor Weasley e Harry facessero parte del muro, ma di nuovo la strega guardò Harry come per valutarlo. L’ultimo fu Percy. Come Caramell, ignorò del tutto suo padre e Harry; passò loro davanti stringendo un grosso rotolo di pergamena e una manCiata di piume di riserva, la schiena rigida e il naso per aria. Le rughe attorno alla bocca del signor Weasley s’irrigidirono appena, ma a parte questo non diede altro segno di aver visto il suo terzo figlio.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «E che cosa farà per il bagno?» chiese Harry con un ghigno. All’improvviso tutto sembrava Cinque volte più buffo del solito. CominCiava a rendersene conto: era stato scagionato, sarebbe tornato a Hogwarts.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    S’interruppe a metà frase. Erano appena arrivati al corridoio del Nono Livello e Cornelius Caramell era a qualche metro da loro, a parlare piano con un mago alto, con lisCi capelli biondi e un viso pallido e affilato.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Bene, bene, bene… Patronus Potter» disse LuCius Malfoy in tono gelido.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Harry si sentì mozzare il fiato, come se avesse appena sbattuto contro qualcosa di duro. L’ultima volta che aveva visto quei freddi occhi grigi era stato attraverso le fessure di un cappucCio da Mangiamorte, e l’ultima volta che aveva sentito la voce beffarda di quell’uomo era stato in un cupo Cimitero, mentre Lord Voldemort lo torturava. Harry non riusCiva a credere che LuCius Malfoy osasse guardarlo in facCia; non riusCiva a credere che fosse lì, al Ministero della Magia, o che Cornelius Caramell stesse parlando con lui, quando solo qualche settimana prima Harry aveva detto a Caramell che Malfoy era un Mangiamorte.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Il Ministro mi stava giusto raccontando che te la sei cavata, Potter» proseguì con voce strasCicata il signor Malfoy. «Davvero stupefacente, come continui a strisCiar fuori dai buchi più stretti… serpentesco, in effetti».
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    LuCius Malfoy alzò lo sguardo sul signor Weasley.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Non qui, vero?» disse il signor Malfoy, alzando le sopracCiglia e scoccando un’occhiata alla porta oltre la spalla del signor Weasley. «Credevo che stessi su al Secondo Livello… non fai qualcosa tipo portarti a casa di nascosto dei manufatti Babbani e stregarli?»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «E lei che cosa Ci fa qui, invece?» chiese Harry a LuCius Malfoy.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Non credo che gli affari privati tra me e il Ministero siano fatti tuoi, Potter» disse Malfoy, lisCiandosi la veste sul petto. Harry sentì chiaramente il dolce tintinnio di quella che sembrava una tascata d’oro. «Davvero, solo perché sei il cocco di Silente, non devi aspettarti la stessa indulgenza da tutti noi… andiamo su nel suo uffiCio, allora, Ministro?»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Certo» rispose Caramell, voltando le spalle a Harry e al signor Weasley. «Da questa parte, LuCius».
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Si allontanarono insieme, parlando a bassa voce. Il signor Weasley non lasCiò andare la spalla di Harry finché non furono scomparsi nell’ascensore.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Perché non stava aspettando fuori dall’uffiCio di Caramell se hanno degli affari da sbrigare insieme?» esplose Harry, furioso. «Che cosa Ci fa quaggiù?»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Oro, immagino» rispose il signor Weasley con rabbia. «Malfoy fa da anni generose donazioni per ogni sorta di cose… così incontra le persone giuste… e poi può chiedere favori… ritardare leggi che non vuole… oh, ha un sacco di contatti utili, LuCius Malfoy».
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Signor Weasley» disse Harry lentamente, «se Caramell incontra dei Mangiamorte come Malfoy, e li incontra da solo, come facCiamo a sapere che non gli hanno scagliato una Maledizione Imperius?»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Non credere che non Ci abbiamo pensato» bisbigliò il signor Weasley. «Ma Silente è convinto che Caramell agisca di sua volontà per ora: il che, come dice lui, non è molto consolante. Adesso è meglio non parlarne più, Harry».
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Le porte si aprirono e i due usCirono nell’Atrium ormai quasi deserto. Eric il guardiamago era di nuovo nascosto dietro la sua Gazzetta del Profeta. Avevano appena superato la fontana d’oro quando Harry ricordò.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Guardò in su il bel volto del mago, ma da viCino lo trovò sCialbo e un po’ insulso. La strega aveva un sorriso svaporato da concorso di bellezza e, per quello che Harry sapeva di goblin e centauri, era alquanto improbabile che li si potesse sorprendere a guardare in modo così svenevole qualunque genere di umani. Solo l’atteggiamento di strisCiante servilismo dell’elfo domestico era convincente. Con un sorriso al pensiero di quello che avrebbe detto Hermione se avesse visto la statua dell’elfo, Harry rovesCiò la borsa vuotando nella vasca non solo dieCi galeoni, ma tutto il suo contenuto.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Dovevano assolverti» disse Hermione, che si stava consumando dalla preoccupazione quando Harry era entrato in cuCina e ora teneva una mano tremante sugli occhi, «non c’erano argomenti contro di te, nessuno».
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    La signora Weasley si asCiugò il volto nel grembiule e Fred, George e Ginny si diedero a una sorta di danza di guena cantando: «Ce l’ha fatta, ce l’ha fatta, ce l’ha fatta…»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Basta!» urlò il signor Weasley, ma sorrideva anche lui. «Ascolta, Sirius, LuCius Malfoy era al Ministero…»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Zitti, voi tre! Sì, l’abbiamo visto parlare con Caramell al Nono Livello, poi sono saliti insieme nell’uffiCio di Caramell. Silente deve saperlo».
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Be’, è meglio che vada, c’è un bagno vomitante che mi aspetta a Bethnal Green. Molly, tornerò tardi, facCio il turno di Tonks, ma può darsi che Kingsley venga a cena…»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Adesso basta… Fred… George… Ginny!» ordinò la signora Weasley mentre suo marito usCiva dalla cuCina. «Harry, caro, vieni a sederti, mangia qualcosa, non hai mangiato niente a colazione».
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Ron e Hermione si sedettero davanti a lui, feliCi come mai da quando era arrivato in Grimmauld Place, e la sensazione di vertiginoso sollievo di Harry, che in qualche modo era stata intaccata dall’incontro con LuCius Malfoy, si dilatò di nuovo. La tetra casa sembrava all’improvviso più calda e più accogliente; perfino Kreacher parve meno brutto quando infilò il naso a gnigno in cuCina per indagare sulla fonte di tutto quel fracasso.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Certo, quando Silente è comparso al tuo fianco, figuriamoCi se ti condannavano» disse Ron allegramente, distribuendo mucchi di purè di patate in tutti i piatti.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Sì, è stato deCisivo» ammise Harry. Sentiva che sarebbe stato profondamente ingrato, per non dire infantile, aggiungere “Vorrei che mi avesse parlato, però. O almeno che mi avesse guardato”.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    E nel pensarlo, la Cicatrice sulla fronte bruCiò così forte che lui dovette battervi sopra una mano.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «La Cicatrice» borbottò Harry. «Ma non è niente… succede di continuo, ormai…»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Nessuno degli altri si era accorto di nulla: tutti si stavano servendo e gongolavano per l’assoluzione di Harry; Fred, George e Ginny continuavano a cantare. Hermione era piuttosto agitata, ma prima che riusCisse a dire qualcosa, Ron intervenne allegramente: «Scommetto che Silente stasera viene a festeggiare con noi».
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Nei giorni che seguirono, Harry non poté fare a meno di notare che una persona al numero dodiCi di Grimmauld Place non sembrava proprio sopraffatta dalla gioia al pensiero che lui sarebbe tornato a Hogwarts. Sirius aveva ostentato una più che credibile parvenza di feliCità alla notizia, aveva stretto la mano a Harry e aveva fatto dei gran sorrisi come tutti gli altri. Ben presto, tuttavia, divenne più scontroso e corrucCiato che mai: parlava meno con tutti, Harry compreso, e passava sempre più tempo chiuso nella stanza di sua madre con Fierobecco.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Sei un po’ dura, Hermione» disse Ron acCigliato, tentando di grattar via un po’ di muffa che gli si era appicCicata al dito. «Neanche tu vorresti stare rinchiusa in questa casa senza compagnia».
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Non credo» obiettò Harry, strizzando il suo stracCio. «Non mi ha dato una risposta chiara quando gli ho chiesto se potevo».
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Come credete. Però a volte penso che la mamma di Ron abbia ragione e che Sirius facCia un po’ di confusione fra te e tuo padre, Harry».
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Cioè credi che sia un po’ tocco?» chiese Harry infiammandosi.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «No, credo soltanto che sia rimasto troppo solo troppo a lungo» rispose Hermione con sempliCità.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Credevo che fossi venuta a dirCi di fare una pausa!» protestò Ron amareggiato. «Lo sai quanta muffa abbiamo tolto da quando siamo qui?»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Be’, adesso che capisCi quanto è terribile la loro vita, forse ti darai un po’ più da fare per il CREPA!» disse Hermione speranzosa, mentre la signora Weasley li lasCiava. «Sai, forse non sarebbe una cattiva idea mostrare esattamente alla gente com’è tremendo dover pulire di continuo: potremmo fare una pulizia sponsorizzata della sala comune di Grifondoro, e destinare i proventi al CREPA; questo potrebbe accrescere la conoscenza del problema, oltre che i fondi».
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Harry si scoprì a fantasticare su Hogwarts sempre più spesso via via che si avviCinava la fine delle vacanze; non vedeva l’ora di ritrovare Hagrid, di giocare a Quidditch, perfino di passeggiare tra i rettangoli dell’orto verso le serre di Erbologia; sarebbe stata una festa solo lasCiare quella casa polverosa e muffita, dove metà degli armadi erano ancora sprangati e nell’ombra Kreacher sibilava insulti, anche se Harry stava bene attento a non lasCiar indovinare questi suoi sentimenti a Sirius.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Il fatto era che vivere al Quartier Generale del movimento anti-Voldemort non era neanche da lontano così ecCitante quanto Harry si sarebbe aspettato. Anche se i membri dell’Ordine della Fenice andavano e venivano regolarmente, e a volte si fermavano per i pasti o per scambiare informazioni sottovoce, la signora Weasley faceva in modo che Harry e gli altri fossero tenuti accuratamente fuori tiro d’orecchio (Oblungo o normale) e nessuno, nemmeno Sirius, pareva credere che Harry avesse bisogno di sapere qualcosa di più di quello che aveva sentito la notte del suo arrivo.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    L’ultimo giorno delle vacanze Harry stava spazzando le cacche di Edvige dalla Cima dell’armadio quando Ron entrò con un paio di buste.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Harry buttò le ultime cacche in un sacchetto della spazzatura e lo scagliò oltre la testa di Ron, nel cestino nell’angolo, che lo inghiottì e fece un gran rutto. Poi aprì la sua lettera. Conteneva due fogli di pergamena: uno era il solito avviso che la scuola cominCiava il primo settembre; l’altro elencava i libri per il nuovo anno.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Fred e George si Materializzarono proprio accanto a Harry. Ormai Ci era così abituato che non cadde nemmeno dalla sedia.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Ci stavamo chiedendo chi ha scelto il libro di Slinkhard» disse Fred.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Cosa succede?» chiese Fred impaziente, e si avviCinò a Ron per guardare la pergamena da sopra la sua spalla.
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    George fece un balzo in avanti, afferrò la busta dall’altra mano di Ron e la rovesCiò. Harry vide qualcosa di dorato e scarlatto cadere nel palmo di George.
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    «Sì» convenne Fred dopo un po’. «Sì, ti sei cacCiato in troppi guai, amico. Be’, almeno uno di voi sa quali sono le cose importanti nella vita».
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    Andò da Harry e gli diede una gran pacca sulla schiena, lanCiando a Ron uno sguardo pungente.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Ron, che non aveva ancora detto una parola, la fissò per un momento, poi la tese a Harry come cercando una muta conferma della sua autentiCità. Harry la prese. Una grossa “P” era sovrapposta al leone di Grifondoro. Aveva visto una spilla identica sul petto di Percy il suo primo giorno a Hogwarts.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Lo sapevo!» esclamò ecCitata, brandendo la sua lettera. «Anch’io, Harry, anch’io!»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    La porta si aprì di nuovo e la signora Weasley entrò di spalle nella stanza con una pila di abiti appena lavati e stirati fra le bracCia.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Ginny mi ha detto che finalmente sono arrivate le liste dei libri» disse, guardando le buste mentre raggiungeva il letto e cominCiava a dividere i vestiti in due pile. «Se le date a me, le porto a Diagon Alley oggi pomeriggio e vi prendo i libri mentre voi fate i bagagli. Ron, dovrò comprarti altri pigiami, questi sono troppo corti di almeno quindiCi centimetri, è incredibile come stai crescendo in fretta… che colore ti piacerebbe?»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Ci volle un momento perché le parole di Fred facessero brecCia nella mente della signora Weasley, concentrata sui pigiami.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Non Ci credo! Non Ci credo! Oh, Ron, è meraviglioso! Prefetto! Come tutti in famiglia!»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Io e Fred chi siamo, i viCini della porta accanto?» disse George indignato, ma sua madre lo spinse da parte e gettò le bracCia attorno al più piccolo dei suoi maschi.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Fred e George facevano finta di vomitare, e forte, alle sue spalle, ma la signora Weasley non se ne accorse; con le bracCia strette attorno al collo di Ron, gli baCiava tutta la facCia, che era diventata più rossa della spilla.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Lei lo lasCiò andare e disse, senza fiato: «Be’, che cosa vuoi? A Percy avevamo regalato un gufo, ma tu ce l’hai già».
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Ti meriti un premio!» disse la signora Weasley in tono affettuoso. «Che cosa ne diCi di un bel po’ di vestiti nuovi?»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Glieli abbiamo già comprati noi» intervenne Fred in tono aCido, quasi rimpiangendo quell’atto di generosità.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    L’espressione gioiosa della signora Weasley si attenuò lievemente. I maniCi di scopa erano cari.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Ma certo… be’, è meglio che mi muova se devo comprare anche una scopa. Ci vediamo più tardi… il piccolo Ronnie prefetto! E non dimenticate di fare i bauli… prefetto… oh, sono tutta un tremito!»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Diede a Ron un altro baCio sulla guanCia, tirò su forte col naso e uscì agitata.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Non ti dispiace se non ti baCiamo, Ron?» chiese Fred con voce falsamente preoccupata.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Possiamo inchinarCi, se vuoi» aggiunse George.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Se no?» disse Fred, con un ghigno perfido che si allargava sul suo viso. «Ci vuoi mettere in castigo?»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Fred e George scoppiarono a ridere, e Ron borbottò: «LasCia perdere, Hermione».
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Quei due!» esclamò Hermione furibonda, fissando il soffitto, attraverso il quale si sentivano Fred e George in preda alle risate nella stanza di sopra. «Non badarCi, Ron, sono solo invidiosi!»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Non credo» disse Ron dubbioso, guardando a sua volta il soffitto. «Hanno sempre detto che solo gli stupidi diventano prefetti… però» aggiunse in tono più allegro, «loro non hanno mai avuto delle scope nuove! Vorrei poter andare con la mamma a sceglierla… non potrà mai permettersi una Nimbus, ma è usCita la nuova Tornado, sarebbe magnifico… sì, credo che andrò a dirle che mi piace la Tornado, così, perché lo sappia…»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    E schizzò via, lasCiando Harry e Hermione soli.
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    Si chinò sul baule, posò i vestiti sul fondo e finse di cercare qualcosa mentre Hermione andava all’armadio e chiamava Edvige. Passarono alcuni istanti; Harry udì la porta chiudersi ma rimase piegato, in ascolto; gli uniCi rumori venivano dal quadro vuoto sulla parete, che ridacchiava di nuovo, e dal cestino della carta stracCia nell’angolo, che tossiva soffocato dalle cacche di Civetta.
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    Si rialzò e si guardò alle spalle. Hermione era usCita, Edvige era sparita. Tornò a passi lenti al suo letto e vi sprofondò, guardando la base dell’armadio senza vederla.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Si era completamente dimenticato che i prefetti vengono scelti al quinto anno. Era troppo afflitto dalla possibilità di essere espulso per dedicare un solo pensiero al fatto che le spille dovevano essere in viaggio. Ma se l’avesse ricordato… se Ci avesse pensato… che cosa si sarebbe aspettato?
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Non questo, disse una voCina sincera dentro la sua testa.
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    No, disse la voCina in tono di sfida.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Era la verità, pensò Harry; non era migliore di Ron a scuola. Ma fuori dalle aule? E quelle avventure che lui, Ron e Hermione avevano vissuto da quando avevano cominCiato a frequentare Hogwarts, rischiando spesso molto più che l’espulsione?
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    Non sempre, però, Harry ribatté a se stesso. Non hanno lottato contro Raptor. Non hanno sfidato Riddle e il Basilisco. Non si sono sbarazzati di tutti quei Dissennatori la notte della fuga di Sirius. Non erano nel Cimitero con me, quando Voldemort è tornato…
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    E la stessa sensazione di ingiustizia che l’aveva sopraffatto la notte del suo arrivo si destò di nuovo. Ho deCisamente fatto di più, pensò Harry indignato. Ho fatto più di tutti e due!
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Ma forse, disse la voCina con onestà, forse Silente non sceglie i prefetti perché si sono ficcati in un mucchio di situazioni pericolose… forse li sceglie per altre ragioni… Ron deve avere qualcosa che tu non hai…
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Harry aprì gli occhi e sbirCiò tra le dita le zampe artigliate dell’armadio, ricordando le parole di Fred: “Nessuno col cervello a posto sceglierebbe Ron come prefetto…”
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Ron non aveva chiesto a Silente di dargli la spilla da prefetto. Non era colpa sua. Lui, Harry, il migliore amico di Ron, gli avrebbe tenuto il bronCio perché lui non aveva una spilla, avrebbe riso con i gemelli alle sue spalle, gli avrebbe sCiupato questa gioia quando per la prima volta aveva battuto Harry in qualcosa?
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    A quel punto Harry udì i passi di Ron sulle scale. Si alzò, si raddrizzò gli occhiali e si stampò un sorriso sulla facCia mentre il suo amico entrava saltando tutto allegro.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «L’ho raggiunta appena in tempo!» annunCiò. «Dice che se può compra la Tornado».
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    «No, io mi sono cacCiato in troppi guai» rispose Harry, ripetendo le parole di Fred.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Era strano vedere a che raggio di distanza le loro cose si erano sparpagliate dal loro arrivo. Impiegarono gran parte del pomeriggio a recuperare libri e oggetti da tutta la casa e riporli di nuovo nei bauli di scuola. Harry notò che Ron continuava a spostare la spilla da prefetto: prima la mise sul comodino, poi la infilò nella tasca dei jeans, poi la prese e la posò sui vestiti piegati, come per vedere l’effetto del rosso contro il nero. Solo quando Fred e George entrarono e si offrirono di appicCicargliela alla fronte con un Incantesimo di Adesione Permanente, la avvolse con tenerezza nei suoi calzini marroni e la chiuse nel baule.
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    Giù nel seminterrato, sopra la tavola ingombra di piatti la signora Weasley aveva appeso uno strisCione scarlatto:
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    «Ho pensato di organizzare una festicCiola, non una cena seduta» disse. «Tuo padre e Bill stanno arrivando, Ron. Ho mandato un gufo a tutti e due e sono ecCitatissimi» aggiunse, con un gran sorriso.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Fred alzò gli occhi al Cielo.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Oh, Alastor, sono felice che tu sia qui» disse la signora Weasley allegra, mentre Malocchio si liberava del mantello da viaggio. «È un secolo che volevamo invitarti… potresti dare un’occhiata allo scrittoio nel salotto e dirCi che cosa c’è dentro? Non abbiamo voluto aprirlo nel caso che sia qualcosa di veramente pericoloso».
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    L’occhio blu elettrico di Moody ruotò verso l’alto e si fermò sul soffitto della cuCina.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Il salotto…» ringhiò, mentre la pupilla si contraeva. «Lo scrittoio nell’angolo? Sì, lo vedo… sì, è un MollicCio… vuoi che vada su a toglierlo di mezzo?»
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    «No, no, lo farò io più tardi» rispose la signora Weasley raggiante, «tu serviti da bere. Stiamo festeggiando…» Indicò lo strisCione scarlatto. «Il quarto prefetto in famiglia!» disse con affetto, scompigliando i capelli di Ron.
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    «Be’, congratulazioni» disse Moody, continuando a osservare Ron con l’occhio normale, «le posizioni di autorità attirano sempre guai, ma immagino che Silente sia convinto che tu possa resistere agli incantesimi prinCipali altrimenti non ti avrebbe scelto…»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Silente sperava che sarei riusCito a eserCitare un po’ di controllo sui miei migliori amiCi» aggiunse Lupin. «Inutile dire che ho fallito clamorosamente».
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    «…da zero a settanta in dieCi secondi, non male, vero? Se pensate che la Comet Duecentonovanta fa solo da zero a sessanta, e col vento in coda, secondo Quale Manico di Scopa…»
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    «Oh… non so…» disse Harry, un po’ allarmato nel sentirsi chiamato in causa; sCivolò via verso Fred e George, che erano rincantucCiati in un angolo con Mundungus.
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    Mundungus smise di parlare quando vide Harry, ma Fred gli strizzò l’occhio e gli fece segno di avviCinarsi.
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    «Tranquillo» disse a Mundungus, «possiamo fidarCi di lui, è il nostro finanziatore».
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    «Guarda che cosa Ci ha portato Dung» disse George, tendendo la mano verso Harry. Era piena di quelli che sembravano baccelli avvizziti. Emettevano un debole ticchettio, pur essendo completamente immobili.
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    «Semi di Tentacula Velenosa» continuò George. «Ci servono per le Merendine Marinare, ma sono una Sostanza Non CommerCiabile di Classe C e quindi abbiamo avuto qualche difficoltà a procurarceli».
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    «DieCi galeoni per tutti, allora, Dung?»
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    «Sì, finora il massimo che ha preso è stato sei falCi per un sacchetto di piume di Knarl» aggiunse George.
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    «Ha ragione» brontolò. «E va bene, ragazzi, facCiamo dieCi, se li prendete in fretta».
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    «Evviva, Harry!» disse Fred deliziato, dopo di che Mundungus si vuotò le tasche nelle mani tese dei gemelli e sgattaiolò via in direzione del Cibo. «Meglio portarli di sopra…»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Harry li guardò allontanarsi, un po’ a disagio. Gli era appena venuto in mente che i signori Weasley avrebbero voluto sapere come facevano Fred e George a finanziare il negozio di scherzi quando, com’era inevitabile, l’avessero finalmente scoperto. Regalare ai gemelli la vinCita del Tremaghi era sembrato semplice al momento, ma se avesse portato a un’altra lite domestica e a un distacco come quello di Percy? La signora Weasley avrebbe continuato a considerare Harry come un figlio se avesse scoperto che era stato lui a permettere a Fred e George di avviare una carriera tanto sconveniente?
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Lì in piedi dove l’avevano lasCiato i gemelli, con la sola compagnia di un senso di colpa alla bocca dello stomaco, Harry sentì pronunCiare il suo nome. La voce profonda di Kingsley Shacklebolt sovrastava il chiacchiericCio Circostante.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Ma avrebbe dato prova di aver fiduCia in lui. È quello che avrei fatto io» insisté Kingsley, «soprattutto con La Gazzetta del Profeta che lo attacca ogni tre giorni…»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Malocchio Moody stava annusando una cosCia di pollo con quel che gli restava del naso; evidentemente non riconobbe alcuna tracCia di veleno, perché strappò via una strisCia di carne con i denti.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «…il manico è di querCia spagnola con una laccatura antimalocchio e controllo delle vibrazioni incorporato…» Ron stava spiegando a Tonks.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Be’, credo che sistemerò quel MollicCio prima di andare a dormire… Arthur, non farli andare a letto troppo tardi, d’accordo? Buonanotte, Harry caro».
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Uscì dalla cuCina. Harry posò il piatto e si chiese se sarebbe riusCito a seguirla senza attirare l’attenzione.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «L’Ordine della Fenice originario» ringhiò. «L’ho trovata ieri sera mentre cercavo il mio Mantello dell’Invisibilità di riserva, visto che Podmore non ha avuto il garbo di restituirmi quello buono… ho pensato che alla gente qui sarebbe piaCiuto vederla».
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Questo sono io» disse Moody, indicando se stesso senza che ce ne fosse bisogno. Il Moody nella foto era inconfondibile, anche se i capelli erano un po’ meno grigi e il naso intatto. «E viCino a me c’è Silente, dall’altra parte Dedalus Lux… questa è Marlene McKinnon: è stata ucCisa due settimane dopo che la foto è stata scattata, hanno preso tutta la sua famiglia. Questi sono Frank e Alice PaCiock…»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Guardando Alice PaCiock Harry, già a disagio, sentì lo stomaco contrarsi; conosceva molto bene il suo viso tondo e cordiale anche se non l’aveva mai incontrata, perché era identica a suo figlio Neville.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «…poveri diavoli» ringhiò Moody. «Meglio morti che come loro… e questa è Emmeline Vance, l’hai conosCiuta, e Lupin, ovviamente… Benjy Fenwick, se n’è andato anche lui, abbiamo ritrovato solo dei pezzi… spostatevi, voi» aggiunse, premendo col dito sull’immagine, e i piccoli personaggi fotografiCi si fecero da parte, così che quelli coperti venissero avanti.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Questo è Edgar Bones… il fratello di Amelia Bones, hanno preso lui e la sua famiglia, era un gran mago… Sturgis Podmore, acCidenti, com’era giovane… Caradoc Dearborn, scomparso sei mesi dopo, non abbiamo mai ritrovato il corpo… Hagrid, naturalmente, è sempre lo stesso… Elphias Doge, l’hai conosCiuto, mi ero dimenticato che portava sempre quello stupido cappello… Gideon Prewett, Ci sono voluti Cinque Mangiamorte per ucCidere lui e suo fratello Fabian, hanno combattuto da eroi… spostatevi, spostatevi…»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Questo è Aberforth, il fratello di Silente, l’ho incontrato solo quella volta, un tipo strano… ecco Dorcas Meadowes, Voldemort l’ha ucCisa personalmente… Sirius, quando aveva ancora i capelli corti… e… ecco, ho pensato che questo ti poteva interessare!»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Il cuore di Harry ebbe un balzo. Sua madre e suo padre gli sorridevano, seduti ai due lati di un ometto dagli occhi acquosi che Harry riconobbe subito per CodalisCia, colui che aveva rivelato il nascondiglio dei suoi genitori a Voldemort e così ne aveva provocato la morte.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Harry guardò il volto di Moody, solcato da profonde CicatriCi e butterato. Chiaramente Moody era convinto di aver offerto a Harry qualcosa di ghiotto.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    La fatica di inventare un oggetto che non aveva riposto gli fu risparmiata. Sirius aveva appena detto: «Che cos’hai lì, Malocchio?» e Moody si era voltato verso di lui. Harry attraversò la cuCina, sCivolò oltre la porta e salì le scale prima che qualcuno potesse richiamarlo.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Non sapeva perché era stato un tale shock; aveva già visto altri ritratti dei suoi genitori, e aveva incontrato CodalisCia… ma vederseli sbattere davanti così, quando meno se lo aspettava… non sarebbe piaCiuto a nessuno, pensò con rabbia…
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    E poi, Circondati da tutte quelle altre facce allegre… Benjy Fenwick, ritrovato a pezzi, e Gideon Prewett, morto da eroe, e i PaCiock, torturati sino alla follia… tutti che salutavano allegri dalla foto per sempre, senza sapere di essere condannati… be’, Moody poteva anche trovarlo interessante… lui, Harry, lo trovava intollerabile…
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Sgattaiolò su per le scale dell’ingresso, oltre le teste impagliate degli elfi, felice di essere di nuovo solo, ma quando si avviCinò al primo pianerottolo sentì dei rumori. Qualcuno singhiozzava in salotto.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Tutta l’aria parve sparire dai polmoni di Harry; si sentì come se stesse preCipitando attraverso il pavimento; il cervello gli si gelò. Ron morto, no, non era possibile…
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Il corpo di Ron si trasformò in quello di Bill, disteso sulla schiena a bracCia spalancate, gli occhi dilatati e vuoti. La signora Weasley pianse più forte che mai.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Signora Weasley, esca di qui!» urlò Harry, fissando il proprio corpo sul pavimento. «LasCi fare a qualcun altro…»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Molly» disse Lupin desolato, avviCinandosi. «Molly, non…»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Era solo un MollicCio» disse Lupin cercando di consolarla, accarezzandole la testa. «Solo uno stupido MollicCio…»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Sirius fissava la macchia di moquette dove il MollicCio era rimasto disteso fingendo di essere il corpo di Harry. Moody osservava Harry, che evitò il suo sguardo. Aveva la strana sensazione che l’occhio magico di Moody lo avesse seguito fin dalla cuCina.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «N-n-non ditelo ad Arthur». La signora Weasley deglutì, asCiugandosi frettolosamente gli occhi con le maniche. «N-n-non voglio che sappia… che sono una sCiocca…»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Harry, mi spiace tanto. Che cosa penserai di me?» disse con voce tremante. «Non sono nemmeno capace di sbarazzarmi di un MollicCio…»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Non dica sCiocchezze» rispose Harry, sforzandosi di sorridere.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «È solo che s-s-sono così preoccupata» continuò lei mentre le lacrime le colavano di nuovo dagli occhi. «Metà f-f-famiglia fa parte dell’Ordine, sarà un m-m-miracolo se ne usCiremo tutti vivi… e P-P-Percy non Ci rivolge la parola… e se succede qualcosa di t-t-terribile e non abbiamo fatto la p-p-pace con lui? E se io e Arthur veniamo ucCisi, chi s-s-si prenderà cura di Ron e Ginny?»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Oh, Molly, andiamo, è ora che ti abitui a sentirlo… Ascolta, non posso promettere che nessuno si farà del male, nessuno può prometterlo, ma adesso siamo molto meglio organizzati. Allora non facevi parte dell’Ordine, non capisCi. Eravamo schiacCiati venti a uno dai Mangiamorte, Ci venivano a cercare uno alla volta…»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Quanto a Percy, non preoccuparti» intervenne Sirius bruscamente. «Rinsavirà. È solo questione di tempo: quando Voldemort usCirà allo scoperto tutti al Ministero Ci supplicheranno di perdonarli. E non sono sicuro che accetterò le loro scuse» aggiunse amareggiato.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Quanto a chi si occuperà di Ron e Ginny se tu e Arthur non Ci foste più» aggiunse Lupin con un vago sorriso, «cosa credi, che li lasceremmo morire di fame?»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Sono una sCiocca» borbottò di nuovo, asCiugandosi gli occhi.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Ma Harry, chiudendo la porta della propria stanza una deCina di minuti dopo, non riuscì a pensare che la signora Weasley fosse una sCiocca. Vedeva ancora i suoi genitori sorridergli dalla vecchia foto strappata, ignari che le loro vite, come quella di molti intorno a loro, si avviCinavano alla fine. L’immagine del MollicCio che si spacCiava per il cadavere di ogni membro della famiglia Weasley continuava a balenargli davanti agli occhi.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Senza alcun preavviso, la Cicatrice sulla fronte gli bruCiò di nuovo e il suo stomaco si contorse orribilmente.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Piantala» disse deCiso, strofinandosi la Cicatrice mentre il dolore si affievoliva.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

   Harry passò una notte inquieta. I suoi genitori continuavano a entrare e usCire dai suoi sogni, senza mai parlare; la signora Weasley singhiozzava sul cadavere di Kreacher, vegliato da Ron e Hermione che portavano fiori, e ancora una volta Harry si ritrovò a camminare lungo un corridoio che finiva su una porta chiusa a chiave. Si svegliò all’improvviso con la Cicatrice che gli prudeva. Ron era già vestito e gli stava parlando.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    C’era una grande agitazione in casa. Da quello che sentì mentre si vestiva a tutta veloCità, Harry dedusse che Fred e George avevano stregato i loro bauli in modo che volassero di sotto, per risparmiarsi la fatica di trasportarli, col risultato che quelli avevano urtato Ginny e l’avevano fatta preCipitare per due rampe di scale fino all’ingresso; la signora Black e la signora Weasley urlavano tutt’e due a pieni polmoni.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «…SUDICi IBRIDI CHE INFANGATE LA CASA DEI MIEI PADRI…»
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Harry si stava infilando le scarpe da ginnastica quando Hermione entrò correndo nella stanza, tutta agitata. Edvige si dondolava sulla sua spalla, e lei reggeva tra le bracCia Grattastinchi che si divincolava.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Mamma e papà hanno appena rimandato Edvige». La Civetta sbatté piano le ali e si appollaiò in Cima alla propria gabbia. «Sei pronto?»
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «La signora Weasley l’ha risistemata» disse Hermione. «Ma ora Malocchio brontola che non possiamo usCire se non arriva Sturgis Podmore, altrimenti mancherà una persona alla scorta».
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Non so, è Malocchio che lo dice» rispose Hermione distrattamente, guardando l’orologio, «ma se non usCiamo in fretta perderemo il treno di sicuro…»
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «VOLETE SCENDERE TUTTI QUANTI, PER FAVORE?» urlò furiosa la signora Weasley; Hermione fece un balzo come se si fosse scottata e corse fuori dalla stanza. Harry afferrò Edvige, la ficcò senza tante cerimonie nella gabbia e scese dietro a Hermione, trasCinando il baule.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Il ritratto della signora Black ululava dalla rabbia, ma nessuno si diede la pena di chiuderle le tende in facCia; tutto il fracasso nell’ingresso l’avrebbe risvegliata comunque.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Harry, tu devi venire con me e Tonks» urlò la signora Weasley sovrastando gli strilli ripetuti di «MEZZOSANGUE! FECCiA! SUDICiE CREATURE!». «LasCia qui baule e Civetta, ai bagagli Ci pensa Alastor… oh, per l’amor del Cielo, Sirius, Silente ha detto di no!»
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Aprì con forza la porta d’ingresso e uscì nel debole sole settembrino. Harry e il cane la seguirono. La porta si richiuse con un tonfo alle loro spalle e gli strilli della signora Black s’interruppero all’istante.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Dov’è Tonks?» chiese Harry, guardandosi intorno mentre scendevano i gradini di pietra del numero dodiCi, che sparirono non appena raggiunsero il marCiapiede.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Ci sta aspettando laggiù» rispose la signora Weasley in tono severo, distogliendo lo sguardo dal cane nero che avanzava a balzi al fianco di Harry.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Una vecchia signora li salutò all’angolo. Aveva i capelli grigi a ricCioli fitti e portava un cappello viola a forma di pasticCio di maiale in crosta.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Ciao, Harry» disse, con una strizzatina d’occhio. «Meglio muoversi, no, Molly?» aggiunse, guardando l’orologio.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Lo so, lo so» gemette la signora Weasley allungando il passo, «è che Malocchio voleva aspettare Sturgis… se solo Arthur fosse riusCito a mandarCi un’altra volta delle macchine dal Ministero… ma di questi tempi Caramell non gli lasCia prendere in prestito nemmeno una boccetta vuota d’inchiostro… come fanno i Babbani a viaggiare senza magia…»
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Ma il cagnone nero diede in un latrato di gioia e saltò attorno a loro, cercando di mordere i picCioni e inseguendo la propria coda. Harry non poté fare a meno di ridere. Sirius era rimasto rinchiuso per molto, molto tempo. La signora Weasley strinse le labbra in un modo che ricordava tanto zia Petunia.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Impiegarono venti minuti per raggiungere King’s Cross a piedi, e l’unico avvenimento significativo fu quando Sirius spaventò un paio di gatti per divertire Harry. Una volta dentro la stazione, indugiarono con aria disinvolta viCino alla barriera tra i binari nove e dieCi finché non Ci fu via libera, poi Ciascuno di loro vi si appoggiò a turno e passò tranquillamente sul binario nove e tre quarti, dove l’Espresso per Hogwarts eruttava vapore fuligginoso lungo un marCiapiede affollato di studenti in partenza e delle loro famiglie. Harry inspirò l’odore ben noto e sentì il morale decollare… tornava davvero a Hogwarts.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Bel cane, Harry!» gridò un ragazzo alto con i ricCioli rasta.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Con un cappucCio da facchino abbassato sugli occhi scompagnati, Moody si fece avanti zoppicando sotto l’arco, spingendo un carrello carico dei loro bauli.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Tutto a posto» borbottò alla signora Weasley e a Tonks, «non credo che Ci abbiano seguito…»
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Qualche istante dopo, il signor Weasley comparve sul marCiapiede con Ron e Hermione. Avevano quasi scaricato il carrello di Moody quando Fred, George e Ginny arrivarono con Lupin.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Be’, state bene» disse Lupin, stringendo la mano a tutti. Si avviCinò a Harry per ultimo e gli diede una pacca sulla spalla. «Anche tu, Harry. Sta’ attento».
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «È stato magnifico conoscervi tutti quanti» disse Tonks, abbracCiando Hermione e Ginny. «Ci vedremo presto, immagino». Risuonò un fischio d’avvertimento; gli studenti ancora sul marCiapiede si affrettarono verso il treno.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Svelti, svelti!» esclamò la signora Weasley conCitata, abbracCiandoli a caso e acchiappando Harry due volte. «Scrivete… fate i bravi… se avete dimenticato qualcosa ve la spediremo… ora salite sul treno, presto…»
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Per un breve istante, l’enorme cane nero si rizzò sulle zampe di dietro e posò quelle davanti sulle spalle di Harry, ma la signora Weasley spinse via Harry verso lo sportello del treno, soffiando: «Per l’amor del Cielo, comportati in modo più canino, Sirius!»
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Ci vediamo!» gridò Harry dal finestrino aperto mentre il treno cominCiava a muoversi; Ron, Hermione e Ginny salutavano con la mano accanto a lui. Le sagome di Tonks, Lupin, Moody e dei signori Weasley rimpicCiolirono in fretta, ma il cane nero corse accanto al finestrino, scodinzolando; le persone sfocate sul marCiapiede risero nel vederlo inseguire il treno, poi questo fece una curva, e Sirius sparì.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Oh, dài» ribatté Ron, «non vedeva la luce del giorno da mesi, poveracCio».
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Bene» disse Fred, battendo le mani una volta, «non possiamo star qui a chiacchierare tutto il giorno, abbiamo degli affari da discutere con Lee. Ci vediamo dopo» e lui e George sparirono a destra lungo il corridoio.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Il treno prese veloCità; le case fuori dal finestrino sfrecCiavano via e loro tre cominCiarono a barcollare.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Andiamo a cercarCi uno scompartimento, allora?» chiese Harry.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Non credo che dovremo restarCi per tutto il viaggio» aggiunse in fretta Hermione. «Le lettere dicevano che dobbiamo ricevere istruzioni dai Capiscuola e poi sorvegliare i corridoi ogni tanto».
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Va bene» ripeté Harry. «Be’… allora magari Ci vediamo dopo».
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Sì, sicuro» disse Ron lanCiandogli uno sguardo furtivo e ansioso. «È uno strazio doverCi andare, preferirei… ma dobbiamo… insomma, non mi diverto, non sono mica Percy» concluse con enfasi.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Lo so» Harry sogghignò. Ma vedendo Hermione e Ron che trasCinavano i bauli, Grattastinchi e la gabbia con Leotordo verso la locomotiva, Harry provò uno strano senso di abbandono. Non aveva mai viaggiato sull’Espresso per Hogwarts senza Ron.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Andiamo» gli disse Ginny, «se Ci muoviamo riusCiremo a tenere il posto anche per loro».
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Giusto» fece Harry. Prese con una mano la gabbia di Edvige e con l’altra la maniglia del baule. Avanzarono a fatica lungo il corridoio, sbirCiando oltre i vetri delle porte degli scompartimenti, già pieni. Harry non poté fare a meno di notare che un sacco di ragazzi rispondevano ai suoi sguardi con enorme interesse e che parecchi davano gomitate ai loro viCini e lo indicavano. Dopo aver osservato questo comportamento in Cinque carrozze di fila, ricordò che La Gazzetta del Profeta aveva raccontato per tutta l’estate ai suoi lettori che razza di bugiardo esibizionista era. Rabbuiato, si chiese se i ragazzi che lo fissavano e mormoravano credessero a quegli articoli.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Nell’ultima carrozza incontrarono Neville PaCiock, compagno di Harry tra i Grifondoro del quinto anno, la facCia tonda lucente per lo sforzo di trasCinare il baule e trattenere con una mano sola il suo rospo agitato, Oscar.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Ciao, Harry» disse, ansante. «Ciao, Ginny… è pieno dappertutto… Non riesco a trovare un posto…»
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Ma che diCi?» ribatté Ginny, che si era insinuata oltre Neville per sbirCiare nello scompartimento dietro di lui. «Qui c’è posto, c’è solo Luna “Lunatica” Lovegood…»
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Non fare lo sCiocco» rise Ginny, «lei va benissimo».
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Fece scorrere la porta e trasCinò dentro il suo baule. Harry e Neville la seguirono.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Ciao, Luna» disse Ginny, «possiamo sederCi qui?»
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    La ragazza viCino al finestrino alzò lo sguardo. Aveva capelli disordinati, lunghi fino alla vita, di un biondo sporco, sopracCiglia molto pallide e occhi sporgenti che le conferivano un’espressione di perenne sorpresa. Harry capì all’istante perché Neville aveva deCiso di passare oltre quello scompartimento. La ragazza dava la netta sensazione di essere completamente tocca. Forse era la bacchetta che si era infilata dietro l’orecchio sinistro, o la collana di tappi di Burrobirra che indossava, o la rivista che stava leggendo a rovesCio. Il suo sguardo vagò su Neville e si fermò su Harry. Annuì.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Harry e Neville sistemarono i tre bauli e la gabbia di Edvige sulla rastrelliera e si sedettero. Luna li osservò da sopra la rivista rovesCiata, intitolata Il Cavillo. Non sembrava che avesse bisogno di sbattere le palpebre quanto un normale essere umano. Fissò a lungo Harry, che si era seduto di fronte a lei e se n’era già pentito.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «No che non sei nessuno» disse Ginny, secca. «Neville PaCiock… Luna Lovegood. Luna è del mio anno, ma è di Corvonero».
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Alzò la rivista quanto bastava a nasconderle il viso e tacque. Harry e Neville si guardarono con le sopracCiglia inarcate. Ginny soffocò un risolino.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Il treno continuò a sferragliare, portandoli in aperta campagna. Era una strana giornata dal tempo incerto; un momento la carrozza era inondata di sole, un attimo dopo passavano sotto minacCiose nuvole grigie.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Un’altra Ricordella?» chiese Harry, rammentando quella speCie di biglia che la nonna di Neville gli aveva mandato nel tentativo di aiutare la sua pessima memoria.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Harry sapeva che la materia preferita di Neville era Erbologia, ma non riusCiva assolutamente a capire che cosa Ci potesse fare con quella piantina rachitica.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Scaricò il rospo in grembo a Harry e prese una piuma dalla borsa dei libri. Gli occhi sporgenti di Luna Lovegood apparvero di nuovo da sopra la rivista rovesCiata. Tenendo la sua Mimbulus mimbletonia davanti agli occhi, la lingua fra i denti, Neville affondò nel cactus la punta della piuma.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Da ogni bolla schizzò del liquido: getti densi, puzzolenti, verde scuro. Colpirono il soffitto, i finestrini, e macchiarono la rivista di Luna Lovegood; Ginny, che aveva alzato le bracCia davanti al viso appena in tempo, si ritrovò soltanto con una speCie di visCido cappello verde sulla testa, ma Harry, che aveva le mani occupate per tenere Oscar, ricevette uno schizzo in piena facCia. Puzzava di letame ranCido.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Neville, che aveva anche lui facCia e busto zuppi, scosse il capo per liberarsi gli occhi.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «S-scusate» disse, boccheggiando. «Non Ci avevo ancora provato… non sapevo che sarebbe successo così… non preoccupatevi, comunque, la Puzzalinfa non è velenosa» aggiunse, teso, mentre Harry ne sputava una boccata per terra.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    In quel preCiso istante la porta dello scompartimento si aprì.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Oh… Ciao, Harry» disse una voce nervosa. «Ehm… è un brutto momento?»
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Harry si ripulì le lenti degli occhiali con la mano libera da Oscar. Una ragazza molto graziosa con lunghi, luCidi capelli neri stava sulla soglia e gli sorrideva: Cho Chang, il Cercatore della squadra di Quidditch di Corvonero.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Oh… Ciao» rispose Harry in tono piatto.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Ehm…» fece Cho. «Be’… avevo pensato di passare a salutarti… allora arrivederCi».
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Piuttosto rossa in facCia, chiuse la porta e se ne andò. Harry si afflosCiò nel sedile con un gemito. Gli sarebbe piaCiuto che Cho lo avesse trovato seduto in compagnia di un gruppo di compagni molto in gamba che ridevano a crepapelle per qualche sua battuta spiritosa; non con Neville e Lunatica Lovegood, un rospo tra le mani e Puzzalinfa da ogni parte.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Non importa» disse Ginny incoraggiante. «Possiamo liberarCi in fretta di questa roba». Estrasse la bacchetta. «Gratta e netta!»
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Ron e Hermione non comparvero per quasi un’ora. Nel frattempo il carrello del Cibo era già passato. Harry, Ginny e Neville avevano finito i loro Zuccotti di zucca ed erano occupati a scambiarsi le figurine delle Cioccorane quando la porta dello scompartimento si aprì e i due amiCi entrarono, accompagnati da Grattastinchi e da Leotordo, che strideva acutissimo nella sua gabbia.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Muoio di fame» annunCiò Ron. Stipò Leotordo viCino a Edvige, afferrò una Cioccorana di Harry e si gettò nel sedile viCino al suo. Strappò la busta, staccò con un morso la testa della rana e ricadde all’indietro con gli occhi chiusi, come se avesse appena passato una mattinata estenuante.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Be’, Ci sono due prefetti del quinto anno per ogni Casa» disse Hermione, che prese posto con aria assai scontenta. «Un maschio e una femmina».
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Ernie Macmillan e Hannah Abbott» biasCicò Ron.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Tutti si voltarono a guardare Luna Lovegood, che scrutava Ron senza batter Ciglio da sopra Il Cavillo. Lui mandò giù il suo boccone di rana.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Sparì di nuovo dietro Il Cavillo. Ron fissò la copertina a bocca aperta per qualche istante, poi guardò Ginny in cerca di spiegazioni, ma lei si era cacCiata le nocche in bocca per soffocare il riso. Ron scosse il capo, confuso, poi guardò l’orologio.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «No, voglio solo beccare i suoi amiCi prima che lui becchi i miei».
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Per l’amor del Cielo, Ron…»
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Costringerò Goyle a scrivere cento volte la stessa frase, lo ucCiderà, lui odia scrivere» disse Ron allegro. Abbassò la voce per imitare il ringhio sordo di Goyle e, contraendo il viso in un’espressione dolorosamente concentrata, fece il gesto di scrivere per aria. «Io… non… devo… assomigliare… al sedere… di un babbuino».
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Tutti risero, ma nessuno forte come Luna Lovegood. Le sue urla sguaiate svegliarono Edvige che sbatté le ali indignata; Grattastinchi balzò sulla rastrelliera dei bagagli, soffiando. Luna rideva così forte che la rivista le sfuggì di mano e sCivolò a terra.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    I suoi occhi bulbosi erano inondati di lacrime, e lei cercava di prendere fiato, fissando Ron. DeCisamente sconcertato, lui guardò gli altri, che ora ridevano per la sua espressione e per la risata assurdamente lunga di Luna Lovegood, che si dondolava avanti e indietro, tenendosi i fianchi.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Mi prendi in giro?» le chiese Ron, acCigliato.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Tutti gli altri guardavano Luna che rideva, ma a Harry cadde l’occhio sulla rivista per terra e notò una cosa che lo indusse a raccoglierla all’istante. Prima, alla rovesCia, era diffiCile capire che cosa fosse l’immagine di copertina, ma Harry si rese conto che era una pessima vignetta su Cornelius Caramell; lo riconobbe solo grazie alla bombetta verde aCido. Una delle mani di Caramell era stretta attorno a un sacco d’oro; l’altra strangolava un goblin. La didascalia reCitava: Dove arriverà Caramell per ottenere la Gringott?
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Trovò la pagina e cercò ecCitato l’articolo.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Anche quello era illustrato da una vignetta piuttosto brutta: Harry non avrebbe capito che si trattava di Sirius se non Ci fosse stata la didascalia. Il suo padrino era in piedi su una pila di ossa umane, con la bacchetta sfoderata. Il titolo era:
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Da quattordiCi anni Sirius Black è ritenuto colpevole della strage di dodiCi Babbani innocenti e di un mago. L’audace fuga di Black da Azkaban due anni fa ha portato alla più vasta cacCia all’uomo mai condotta dal Ministero della Magia. Nessuno di noi ha mai messo in dubbio il fatto che meriti di essere catturato e riconsegnato ai Dissennatori.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Secondo una nuova, sorprendente testimonianza Sirius Black non avrebbe commesso i crimini per i quali fu rinchiuso ad Azkaban. In effetti, dichiara Doris Purkiss, 18 Acanthia Way, Little Norton, Black non sarebbe nemmeno stato presente agli omiCidi.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Quello che la gente non capisce è che Sirius Black è un nome falso» dice la signora Purkiss. «L’uomo che tutti credono Sirius Black è in realtà Stubby Boardman, il solista del popolare gruppo corale Gli Hobgoblin, che si ritirò dalla vita pubblica quasi quindiCi anni fa dopo essere stato colpito sull’orecchio da una rapa durante un concerto nell’Auditorium della chiesa di Little Norton. Io l’ho riconosCiuto non appena ho visto la sua foto sul giornale. Ora, Stubby non avrebbe potuto commettere quei crimini, perché nel giorno in questione si stava godendo una romantica cenetta a lume di candela con me. Ho scritto al Ministero della Magia e mi aspetto che da un giorno all’altro esso conceda la piena assoluzione a Sirius».
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Cornelius Caramell, il Ministro della Magia, ha negato di aver mai nutrito qualsivoglia ambizione di assumere la gestione della Banca dei Maghi Gringott da quando è stato eletto Ministro della Magia Cinque anni fa. Caramell ha sempre dichiarato che non desidera altro che “cooperare in pace” con i guardiani del nostro oro.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Fonti viCine al Ministero hanno rivelato di recente che la più grande ambizione di Caramell è arrivare a controllare le riserve auree dei goblin e che non esiterà a ricorrere alla forza se necessario.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Non sarebbe nemmeno la prima volta» ha dichiarato una talpa del Ministero. «Cornelius “Spaccagoblin” Caramell, così lo chiamano gli amiCi. Se poteste sentirlo quando crede che nessuno lo ascolti… oh, parla sempre dei goblin che ha fatto fuori; li ha fatti annegare, li ha fatti defenestrare, li ha fatti avvelenare, li ha fatti cuCinare in crosta…»
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Harry non andò oltre. Caramell poteva avere molti difetti, ma Harry non se lo vedeva a dare ordine di cuCinare goblin in crosta. Sfogliò il resto della rivista e lesse qua e là: l’accusa ai Tutshill Tornados di star vincendo il Campionato di Quidditch grazie a una combinazione di ricatti, manomissione illegale di scope e torture; un’intervista a un mago che sosteneva di essere volato sulla luna con una Tornado Sei e di aver riportato come prova un sacco pieno di rane lunari; e un articolo sulle antiche rune che almeno spiegava perché Luna prima stesse leggendo Il Cavillo alla rovesCia. Secondo la rivista, le rune capovolte rivelavano un incantesimo per trasformare le orecchie del nemico in mandarini Cinesi. In effetti, rispetto al resto degli articoli, il suggerimento che Sirius potesse davvero essere la voce solista degli Hobgoblin era deCisamente plausibile.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Io… oh» balbettò Hermione, imbarazzata. «Be’… Ci sono delle cose interessanti… voglio dire, è piuttosto…»
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Me la riprendo, grazie» tagliò corto Luna, gelida. Si chinò in avanti e strappò la rivista dalle mani di Harry. Sfogliò fino a pagina Cinquantasette, la ribaltò con aria deCisa e scomparve dietro di essa, proprio quando la porta dello scompartimento si aprì per la terza volta.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Harry si voltò a guardare: se l’aspettava, ma Ciò non rese affatto più piacevole la vista di Draco Malfoy che gli rivolgeva un sorrisetto compiaCiuto tra i suoi compari Tiger e Goyle.
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    «Sii educato, Potter, o dovrò metterti in castigo» rispose Malfoy con la sua voce strasCicata. I lisCi capelli biondi e il mento appuntito erano identiCi a quelli del padre. «Vedi, io, a differenza di te, sono stato scelto come prefetto, il che significa che io, a differenza di te, ho il potere di infliggere punizioni».
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    «Sì» disse Harry, «ma tu, a differenza di me, sei un idiota, quindi esCi e lasCiaCi in pace».
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «TaCi, Malfoy» intervenne Hermione in tono asCiutto.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «A quanto pare ho toccato un nervo scoperto» continuò Malfoy con un ghigno. «Be’, stai attento, Potter, perché io ti starò addosso come un segugio aspettando che tu facCia un passo falso».
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Sogghignando, Malfoy scoccò a Harry un ultimo sguardo maligno e se ne andò, con Tiger e Goyle che si trasCinavano alle sue spalle. Hermione chiuse violentemente la porta dello scompartimento e si voltò a guardare Harry: come lui, aveva registrato le parole di Malfoy e ne era altrettanto turbata.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    L’idea di Sirius di accompagnarlo alla stazione gli era sembrata subito un po’ sCiocca, ma ora all’improvviso gli parve avventata, se non addirittura pericolosa… Hermione non sbagliava… Sirius non sarebbe dovuto venire. E se il signor Malfoy avesse notato il cane nero e l’aveva detto a Draco? E se avesse dedotto che i Weasley, Lupin, Tonks e Moody sapevano dove si nascondeva Sirius? O l’uso della parola “segugio” da parte di Malfoy era una coinCidenza?
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Harry era seduto con la fronte premuta contro il finestrino e cercava di avvistare un primo scorCio di Hogwarts, ma era una notte senza luna e il vetro rigato di pioggia era sudiCio.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Infine il treno prese a rallentare; lungo il convoglio, con un gran chiasso, tutti si davano da fare per recuperare bagagli e animali. Poiché Ron e Hermione dovevano sorvegliare tutto questo, scomparvero di nuovo, lasCiando Harry e gli altri a occuparsi di Grattastinchi e Leotordo.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Oh… ehm… grazie» rispose Harry, passandole la gabbia e reggendo più salda tra le bracCia quella di Edvige.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    UsCirono a fatica dallo scompartimento e avvertirono il primo pizzicore dell’aria notturna già mentre si univano alla folla nel corridoio. Lentamente avanzarono verso gli sportelli. Harry annusò l’odore dei pini che fiancheggiavano il sentiero per il lago. Scese sul marCiapiede e si guardò intorno, in attesa del familiare richiamo «Primo anno da questa parte… primo anno…»
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Non lo so» rispose Ginny, «ma è meglio se Ci togliamo di mezzo, così blocchiamo il passaggio».
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Harry e Ginny vennero separati lungo il marCiapiede che usCiva dalla stazione. Spintonato dalla folla, Harry strizzò gli occhi nel buio per scorgere Hagrid; doveva esserCi, Harry Ci contava: rivederlo era una delle cose che aveva più atteso. Ma non ce n’era tracCia.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Cercò con lo sguardo Ron o Hermione; voleva sapere che cosa ne pensavano, ma nessuno dei due era viCino, così si lasCiò sospingere in avanti, nella buia strada lavata dalla pioggia fuori dalla stazione di Hogsmeade.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Quelle carrozze non erano senza cavalli. C’erano delle creature tra le stanghe. Se avesse dovuto dar loro un nome, probabilmente li avrebbe definiti cavalli, eppure avevano qualcosa di rettile. Erano completamente privi di carne, i manti neri aderivano allo scheletro, di cui era visibile ogni osso. Avevano teste di drago, con occhi senza pupille bianchi e sgranati. Dal garrese spuntavano vaste ali nere della consistenza del cuoio, come di pipistrelli giganti. Immobili e tranquille nell’oscurità, le creature avevano un aspetto misterioso e sinistro. Harry non riusCiva a capire come mai le carrozze venissero tirate da quegli orribili cavalli quando in realtà erano in grado di muoversi da sole.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Poco lontano, Draco Malfoy, seguito da una piccola banda di compari tra cui Tiger, Goyle e Pansy Parkinson, spingeva via alcuni intimoriti allievi del secondo anno, di modo che lui e i suoi amiCi potessero avere una carrozza per sé. Qualche istante dopo, Hermione emerse ansante dalla folla.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Non ho ancora Leo!» disse Ron, ma Hermione era già diretta verso la carrozza vuota più viCina. Harry rimase indietro con Ron.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Luna apparve reggendo la gabbia di Leotordo tra le bracCia; il minuscolo gufo Cinguettava ecCitato, come sempre.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Dicevo, che cosa sono quelle speCie di cavalli?» chiese Harry, mentre lui, Ron e Luna raggiungevano la carrozza in cui erano già sedute Hermione e Ginny.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Harry prese per un bracCio Ron e lo fece voltare in modo che si trovasse proprio di fronte al cavallo alato. Ron lo fissò per un secondo, poi tornò a guardare Harry.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Harry era sconcertato. Il cavallo era lì davanti a lui, sCintillante e concreto nella luce tenue che emanava dalle finestre della stazione, col vapore che gli usCiva dalle nariCi nella fredda aria notturna. Eppure, a meno che non facesse apposta — ed era uno scherzo molto stupido, se lo era — Ron non riusCiva proprio a vederlo.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

   Harry non voleva dire agli altri che lui e Luna avevano la stessa alluCinazione, se di questo si trattava, così non parlò più dei cavalli; prese posto nella carrozza e chiuse lo sportello con forza. Tuttavia non poté fare a meno di osservare le loro sagome che si muovevano fuori dal finestrino.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «L’avete vista tutti la Caporal?» chiese Ginny. «Che cosa Ci fa di nuovo qui? Hagrid non può essere andato via, vero?»
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Allora avete un pessimo senso dell’umorismo» sbottò Ron. Le ruote sotto di loro si avviarono Cigolando.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Sbatacchiando e ondeggiando, le carrozze avanzarono in fila lungo la strada. Quando passarono dal cancello che portava nel territorio della scuola, fra gli alti pilastri di pietra sovrastati da Cinghiali alati, Harry si sporse in avanti per cercare di vedere se c’erano luCi accese nella capanna di Hagrid viCino alla foresta proibita, ma i prati erano immersi in una completa oscurità. Il Castello di Hogwarts, tuttavia, incombeva sempre più viCino: una massa imponente di torrette, nero giaietto contro il Cielo scuro, e qua e là una finestra diffondeva una luce vibrante sopra di loro.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Le carrozze si fermarono sferragliando accanto ai gradini di pietra che salivano al portone di querCia. Harry scese per primo e si voltò di nuovo in cerca di finestre illuminate giù viCino alla foresta, ma non c’era alcun segno di vita nella capanna di Hagrid. Riluttante, perché aveva quasi sperato che sarebbero scomparse, rivolse invece lo sguardo alle strane creature scheletriche immobili e tranquille nella gelida aria notturna, i vacui occhi bianchi che brillavano.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Harry aveva fatto già una volta l’esperienza di vedere qualcosa che Ron non vedeva, ma quello era un riflesso in uno specchio, molto più inconsistente di un centinaio di bestie dall’aspetto assai concreto, tanto forti da tirare un convoglio di carrozze. Se bisognava credere a Luna, le bestie erano sempre state lì, invisibili. Allora perché Harry all’improvviso riusCiva a vederle, e Ron no?
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Nella Sala Grande, i quattro lunghi tavoli delle Case si stavano riempiendo sotto il Cielo nero privo di stelle, identico a quello che si scorgeva dalle alte finestre. Candele galleggiavano a mezz’aria sopra i tavoli, illuminando i fantasmi argentei sparpagliati nella Sala e i volti degli studenti immersi in fitte conversazioni, intenti a scambiarsi notizie dell’estate, a gridare saluti agli amiCi delle altre Case, a osservare i loro nuovi abiti e tagli di capelli. Harry notò ancora una volta che alcuni sussurravano al suo passaggio; strinse i denti e cercò di comportarsi come se non se ne accorgesse o non gli importasse.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Luna si allontanò da loro per raggiungere il tavolo di Corvonero. Quando furono a quello di Grifondoro, Ginny fu chiamata da alcuni compagni del quarto anno e andò con loro. Harry, Ron, Hermione e Neville si sedettero viCini a metà del tavolo tra Nick-Quasi-Senza-Testa, il fantasma di Grifondoro, e Calì Patil e Lavanda Brown; queste ultime rivolsero a Harry saluti fin troppo amichevoli, dai quali capì che avevano smesso di parlare di lui un attimo prima. Ma Harry aveva preoccupazioni più importanti: guardò oltre le teste degli studenti il tavolo degli insegnanti, lungo la parete in fondo alla Sala.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Certo che no» concordò deCiso Harry.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Ci fu una pausa, poi Harry disse molto piano, in modo che Neville, Calì e Lavanda non sentissero: «Forse non è ancora tornato. Sapete… la sua missione… quella cosa che doveva fare in estate per Silente».
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Lo sguardo di Harry seguì il suo. Si posò prima sul professor Silente, seduto sul suo seggio d’oro dall’alto schienale al centro del lungo tavolo; indossava una veste viola scuro cosparsa di stelle d’argento e un cappello in tinta. La testa di Silente era china verso la strega seduta accanto a lui, che gli parlava all’orecchio. Aveva l’aspetto, pensò Harry, di una zia zitella: tarchiata, con corti capelli ricCi color topo in cui aveva infilato un orrendo cerchietto, rosa come il vaporoso cardigan che indossava sopra la veste. Voltò appena il viso per bere un sorso dal calice e Harry riconobbe con orrore una facCia pallida da rospo e un paio di gonfi occhi sporgenti.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Lavora per Caramell!» ripeté Hermione, acCigliata. «Ma allora che cosa diavolo Ci fa qui?»
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Harry non capì di che cosa parlava ma non glielo chiese; la sua attenzione era stata catturata dalla professoressa Caporal, appena comparsa dietro il tavolo, che si faceva strada fino all’estremità e sedeva nel posto che avrebbe dovuto occupare Hagrid. Ciò significava che quelli del primo anno dovevano aver attraversato il lago e raggiunto il castello; infatti qualche istante dopo si aprirono le porte e dalla Sala d’Ingresso entrò una lunga fila di bambini dall’aria spaventata. In testa c’era la professoressa McGranitt, che reggeva uno sgabello sul quale era posato un antico cappello da mago, pieno di toppe e rammendi, con un ampio strappo viCino al bordo sfilacCiato.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Il chiacchiericCio nella Sala Grande svanì. I bambini del primo anno si allinearono davanti al tavolo degli insegnanti, col viso rivolto verso il resto degli studenti: la professoressa McGranitt posò con cautela lo sgabello davanti a loro, poi si trasse in disparte.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    I volti degli studenti del primo anno rilucevano pallidi alla luce delle candele. Un bambinetto al centro della fila sembrava tremare. Harry ricordò per un attimo il terrore che aveva sentito quando si era trovato lì in piedi, in attesa della prova ignota che avrebbe deCiso la sua Casa di appartenenza.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Tutta la scuola aspettava col fiato sospeso. Poi lo strappo viCino al bordo del cappello si spalancò come una bocca e il Cappello Parlante prese a cantare:
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Un tempo, quand’ero assai nuovo berretto e Hogwarts neonata acquistava rispetto, i gran fondatori del nobil maniero sortivan tra loro un patto sincero: divisi giammai, uniti in eterno per crescere in spirito sano e fraterno la scuola di maghi migliore del mondo, per dare ad ognuno un sapere profondo. ’Insieme insegnare, viCini restare!’ Il motto riuscì i quattro amiCi a legare: perché mai vi fu sodalizio più vero che tra Tassorosso e il fier Corvonero, e tra Serpeverde e messer Grifondoro l’unione era salda, l’affetto un ristoro. Ma poi cosa accadde, che cosa andò storto per rendere a tale amiCizia gran torto? Io c’ero e ahimè qui vi posso narrare com’è che il legame finì per errare. Fu che Serpeverde così proclamò: «Di antico lignaggio studenti vorrò». E il fier Corvonero si disse sicuro: «Io stimerò sol l’intelletto più puro». E poi Grifondoro: «Darò gran vantaggio a chi compie imprese di vero coraggio». E ancor Tassorosso: «Sarà l’uguaglianza del mio insegnamento la sana sostanza». Fu scarso il conflitto all’inizio, perché Ciascuno dei quattro aveva per sé un luogo in cui solo i pupilli ospitare, e a loro soltanto la sCienza insegnare. Così Serpeverde prescelse diletti di nobile sangue, in astuzia provetti, e chi mente acuta e sensibile aveva dal fier Corvonero ricetto otteneva, e i più coraggiosi, i più audaCi, i più fieri con ser Grifondoro marCiavano alteri, e poi Tassorosso i restanti accettava, sì, Tosca la buona a sé li chiamava. Allora le Case vivevano in pace, il patto era saldo, il ricordo a noi piace. E Hogwarts cresceva in intatta armonia, e a lungo, per anni, regnò l’allegria. Ma poi la discordia tra noi s’insinuò e i nostri difetti maligna sfruttò. Le Case che con profondissimo ardore reggevano alto di Hogwarts l’onore mutarono in fiere nemiche giurate, e si fronteggiaron, d’orgoglio malate. Sembrò che la scuola dovesse crollare, amico ed amico volevan lottare. E infine quel tetro mattino si alzò che Sal Serpeverde di qui se ne andò. La disputa ardente tra gli altri cessava ma le Case divise purtroppo lasCiava, né furon mai più solidali da che i lor fondatori rimasero in tre. E adesso il Cappello Parlante vi appella e certo sapete qual è la novella che a voi tutti quanti annunCiare dovrò: ma sì, nelle Case io vi smisterò. Però questa volta è un anno speCiale, vi dico qualcosa ch’è senza l’uguale: e dunque, vi prego, attenti ascoltate e del mio messaggio tesoro ora fate. Mi spiace dividervi, ma è mio dovere: eppure una cosa pavento sapere. Non so se sia utile voi separare: la fine che temo potrà avviCinare. Scrutate i pericoli, i segni leggete, la storia v’insegna, su, non ripetete l’errore commesso nel nostro passato. Adesso su Hogwarts sinistro è calato un grande pericolo, un cupo nemico l’assedia da fuori, pericolo antico. Uniti, e compatti resister dobbiamo se il crollo di Hogwarts veder non vogliamo. Io qui ve l’ho detto, avvertiti vi ho… e lo Smistamento or comincerò.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Il Cappello tornò immobile; scoppiò un applauso, anche se inframmezzato, per la prima volta a quanto ricordava Harry, da borbottii e sussurri. Per tutta la Sala Grande gli studenti si scambiavano commenti e Harry, battendo le mani con gli altri, sapeva con preCisione di che cosa parlavano.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Ha un po’ esagerato quest’anno, eh?» commentò Ron, le sopracCiglia inarcate.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Il Cappello Parlante di solito si limitava a descrivere le qualità diverse che Ciascuna delle quattro Case di Hogwarts ricercava e il proprio ruolo nel riconoscerle. Harry non ricordava che avesse mai cercato di dare consigli alla scuola.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Ma la professoressa McGranitt, che aspettava di leggere la lista dei ragazzi del primo anno, fulminò gli studenti con lo sguardo. Nick-Quasi-Senza-Testa si posò un dito trasparente sulle labbra e tornò a sedersi sussiegoso mentre il borbottio s’interrompeva. Dopo un ultimo sguardo acCigliato che percorse i quattro tavoli delle Case, la professoressa McGranitt abbassò gli occhi sulla lunga pergamena e pronunCiò a voce alta e chiara il primo nome.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Il bambino terrorizzato che Harry aveva già notato avanzò barcollando e si mise in testa il Cappello, che non gli cadde fino alle spalle solo perché aveva le orecchie molto sporgenti. Il Cappello meditò un istante, poi lo strappo viCino al bordo si aprì di nuovo e urlò: «Grifondoro!»
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Harry applaudì forte con gli altri Grifondoro; Euan Abercrombie si avviCinò malsicuro al tavolo e si sedette, con l’aria di chi avrebbe molto gradito sprofondare nel pavimento e non farsi mai più vedere.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Lentamente, la lunga fila di bambini del primo anno si ridusse. Nelle pause tra i nomi e le deCisioni del Cappello Parlante, Harry sentiva lo stomaco di Ron borbottare forte. Finalmente, “Zeller, Rose” fu assegnata a Tassorosso, la professoressa McGranitt portò via Cappello e sgabello e il professor Silente si alzò.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Ai nuovi arrivati» disse Silente con voce forte, le bracCia allargate e un gran sorriso sulle labbra, «benvenuti! Ai nostri vecchi amiCi… bentornati! C’è un tempo per i discorsi, ma non è questo. DateCi dentro!»
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Ci fu una risata di approvazione e uno scoppio di applausi mentre Silente sedeva con garbo e si gettava la lunga barba sulla spalla per tenerla lontana dal piatto: il Cibo era apparso dal nulla e i Cinque lunghi tavoli erano carichi di arrosti e pasticCi e piatti di verdure, pane e salse e boccali di succo di zucca.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Ottimo» disse Ron, con un gemito di desiderio e, afferrato il piatto di costolette più viCino, prese ad ammucchiarle sul suo, sotto lo sguardo assorto di Nick-Quasi-Senza-Testa.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Aveva la bocca così piena che a Harry sembrò un gran risultato che riusCisse a emettere un qualunque verso.
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    «Non ne ho idea» rispose Nick-Quasi-Senza-Testa. «Certo, risiede nell’uffiCio di Silente, quindi oserei dire che raccoglie le sue informazioni lassù».
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    «E vuole che tutte le Case siano amiche?» chiese Harry, guardando il tavolo di Serpeverde, dove Draco Malfoy teneva banco. «FaCile».
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    «Be’, ecco, non dovresti assumere questo atteggiamento» lo rimproverò Nick. «Cooperazione paCifica, questa è la chiave. Noi fantasmi, anche se apparteniamo a Case distinte, manteniamo legami di amiCizia. Nonostante la competitività tra Grifondoro e Serpeverde, non mi sognerei mai di scatenare una disputa con il Barone Sanguinario».
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    «È un modo di dire!» esclamò Nick-Quasi-Senza-Testa, ormai così irritato che la testa semimozzata gli tremava in modo minacCioso. «Suppongo di poter ancora far uso delle parole che preferisco, anche se i piaceri del mangiare e del bere mi sono negati! Ma sono abbastanza avvezzo a che gli studenti traggano divertimento dalla mia morte, te lo garantisco!»
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    Purtroppo Ron aveva di nuovo la bocca piena da scoppiare e riuscì a bofonchiare solo «Onti voevo fendere», che Nick non parve considerare una scusa adeguata. Si levò a mezz’aria, raddrizzò il cappello piumato e volò via verso l’altro capo del tavolo, dove atterrò tra i due fratelli Canon, Colin e Dennis.
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    «Cosa?» disse Ron indignato, dopo essere riusCito finalmente a mandar giù. «Non posso fare una semplice domanda?»
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    «Oh, lasCia perdere» tagliò corto Hermione irritata, e i due passarono il resto della cena immersi in un silenzio scocCiato.
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    Harry era troppo abituato ai loro battibecchi per preoccuparsi di riconCiliarli; pensò che avrebbe speso meglio il suo tempo attaccando con deCisione tutto il suo pasticCio di carne e rognone, poi una gran fetta di torta alla melassa, la sua preferita.
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    «Bene, ora che stiamo tutti digerendo un altro splendido banchetto, chiedo alcuni istanti della vostra attenzione per i soliti avvisi» cominCiò Silente. «Quelli del primo anno devono sapere che la foresta nel territorio della scuola è proibita agli studenti… e ormai dovrebbero saperlo anche alcuni dei nostri studenti più anziani». (Harry, Ron e Hermione si scambiarono dei sorrisetti.)
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    «Il signor Gazza, il custode, mi ha chiesto, per quella che mi riferisce essere la quattrocentosessantaduesima volta, di ricordarvi che la magia non è permessa nei corridoi tra le classi, così come un certo numero di altre cose, che si possono controllare sulla lista completa ora appesa alla porta del suo uffiCio.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Abbiamo avuto due avvicendamenti nel corpo insegnanti, quest’anno. Siamo molto feliCi di salutare di nuovo la professoressa Caporal, che terrà le lezioni di Cura delle Creature Magiche; siamo anche lieti di presentare la professoressa Umbridge, nostra nuova insegnante di Difesa contro le Arti Oscure».
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Ci fu un giro di applausi educati ma deCisamente poco entusiasti; Harry, Ron e Hermione si scambiarono sguardi di vago panico: Silente non aveva detto per quanto tempo la professoressa Caporal avrebbe insegnato.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Silente parve stupito solo per un attimo, poi si sedette prontamente e guardò con molta attenzione la professoressa Umbridge, come se non desiderasse altro che ascoltarla. Altri membri del corpo insegnanti non furono così abili nel nascondere la loro sorpresa. Le sopracCiglia della professoressa Sprite scomparvero sotto i capelli svolazzanti e la bocca della professoressa McGranitt era sottile come Harry non l’aveva mai vista. Nessun nuovo insegnante aveva mai interrotto Silente prima d’allora. Molti studenti ammiccarono; era chiaro che quella donna non sapeva come andavano le cose a Hogwarts.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    La sua voce era acutissima, tutta di gola, da bambinetta, e di nuovo Harry provò un potente moto di disgusto che non riuscì a spiegarsi; sapeva solo che detestava tutto di lei, dalla sua stupida voce al suo soffice cardigan rosa. Lei fece un altro colpetto di tosse per schiarirsi la voce («Hem hem») e continuò.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Be’, devo dire che è delizioso essere di nuovo a Hogwarts!» Sorrise, rivelando denti molto aguzzi. «E vedere queste faccette feliCi che mi guardano!»
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Harry si guardò intorno. Nessuno dei volti che vedeva aveva un’aria felice. Al contrario, erano tutti sconcertati dal fatto che si rivolgesse loro come se avessero Cinque anni.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Non vedo l’ora di conoscervi tutti e sono certa che saremo ottimi amiCi
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    La professoressa Umbridge qui fece una pausa e rivolse un breve inchino ai colleghi, nessuno dei quali rispose. Le scure sopracCiglia della professoressa McGranitt si erano contratte tanto da darle il Cipiglio di un falco, e Harry la vide chiaramente scambiare uno sguardo eloquente con la professoressa Sprite, mentre la Umbridge faceva un altro piccolo “hem, hem” e continuava il suo discorso.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Harry sentì l’attenzione calare, come se il suo cervello ogni tanto fosse fuori sintonia. La calma che riempiva sempre la Sala quando parlava Silente si stava infrangendo, e gli studenti avviCinavano le teste per bisbigliare e ridacchiare. Al tavolo di Corvonero, Cho Chang discuteva animatamente con le sue amiche. Qualche posto più in là, Luna Lovegood aveva estratto di nuovo Il Cavillo. Nel frattempo, al tavolo di Tassorosso, Ernie Macmillan era uno dei pochi che ancora fissavano la professoressa Umbridge, ma aveva lo sguardo vitreo e Harry era certo che fingesse solo di ascoltare nel tentativo di dimostrarsi degno della nuova spilla da prefetto che sCintillava sulla sua veste.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «…perché alcuni cambiamenti saranno per il meglio, mentre altri, a tempo debito, verranno riconosCiuti come errori di giudizio. Nel frattempo, alcune vecchie abitudini verranno mantenute, e a ragione, mentre altre, obsolete e consunte, devono essere abbandonate. Andiamo avanti, dunque, in una nuova era di apertura, concretezza e responsabilità, deCisi a conservare Ciò che deve essere conservato, perfezionare Ciò che ha bisogno di essere perfezionato e tagliare là dove troviamo abitudini che devono essere abolite».
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Non mi dirai che ti è piaCiuto?» replicò piano Ron, rivolgendo uno sguardo inespressivo a Hermione. «È il discorso più noioso che abbia mai sentito, e io sono cresCiuto con Percy».
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Ho detto illuminante, non piacevole» preCisò Hermione. «Ha spiegato molto».
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Davvero?» chiese Harry, sorpreso. «A me sono sembrate un sacco di Ciance».
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «C’erano cose importanti nascoste tra le Ciance» rispose Hermione cupa.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Te lo spiego io» rispose Hermione minacCiosa. «Vuol dire che il Ministero si sta intromettendo negli affari di Hogwarts».
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    Attorno a loro si levò un gran sbatacchiare; era chiaro che Silente aveva appena congedato gli studenti, perché tutti si alzavano, pronti a usCire dalla Sala. Hermione scattò in piedi, turbata.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Un gruppo di nuovi studenti si avviò timidamente lungo lo spazio fra i tavoli di Grifondoro e di Tassorosso, Ciascuno deCiso a non passare per primo. Sembravano davvero molto piccoli; Harry era certo di non aver avuto un’aria così giovane al suo arrivo. Rivolse loro un gran sorriso. Un ragazzino biondo viCino a Euan Abercrombie rimase pietrificato; diede una gomitata a Euan e gli sussurrò qualcosa all’orecchio. Euan Abercrombie sembrò altrettanto spaventato e scoccò uno sguardo di terrore a Harry, che sentì il gran sorriso sCivolargli via dalla facCia come Puzzalinfa.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Ci vediamo dopo» disse a Ron e Hermione, e uscì dalla Sala Grande da solo, sforzandosi di ignorare altri mormorii, altri sguardi fissi e altri cenni al suo passaggio. Tenne lo sguardo puntato davanti a sé facendosi strada fra la calca nella Sala d’Ingresso, poi corse su per la scalinata di marmo, imboccò un paio di scorCiatoie nascoste e ben presto si lasCiò alle spalle gran parte della folla.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Era stato uno stupido a non prevederlo, pensò con rabbia percorrendo i corridoi molto più sgombri dei piani di sopra. Naturale che lo guardassero tutti: due mesi prima era sbucato dal labirinto del Tremaghi col cadavere di un compagno, affermando che Lord Voldemort era tornato. Non c’era stato tempo, alla fine dell’anno, di dare spiegazioni prima che andassero tutti a casa, anche se avesse avuto voglia di fornire alla scuola intera un resoconto dettagliato dei terribili eventi accaduti in quel Cimitero.
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    «Ehm…» mormorò, depresso, fissando la Signora Grassa, che si lisCiò le pieghe dell’abito di satin rosa e sostenne il suo sguardo con fermezza.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Esatto» disse la Signora Grassa e il suo ritratto sì spalancò verso di loro come una porta, rivelando un buco Circolare nella parete.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Ciao» disse; si avviCinò al proprio baule e lo aprì.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Ma… perché?» chiese Harry, esterrefatto. Sapeva che la madre di Seamus era una strega e non riusCiva a capire come potesse essere diventata così simile ai Dursley.
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    Harry non replicò. Gettò la bacchetta sul comodino, si tolse la veste, la ficcò rabbioso nel baule e s’infilò il pigiama. Era stufo marCio; stufo di essere la persona che tutti fissavano e di cui tutti parlavano di continuo. Se avessero saputo, se uno solo di loro avesse avuto la più vaga idea di come Ci si sentiva a essere quello a cui erano successe tutte quelle cose… Che ne sapeva la signora Finnigan, quella stupida? pensò con feroCia.
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    Sembrava teso e curioso allo stesso tempo. Dean, che era chino sul suo baule nel tentativo di recuperare una Ciabatta, si immobilizzò, e Harry capì che stava ascoltando.
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    «LasCia stare mia madre, Potter!»
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Che cosa?» disse Ron. «Harry non lo farebbe mai… abbiamo conosCiuto tua madre, Ci è simpatica…»
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Ah» fece Ron, cominCiando a capire. «Ah… ecco».
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Stai esagerando, Seamus» ribatté Ron; le sue orecchie cominCiavano a diventare rosse ed era sempre un segnale di pericolo.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Io esagero?» urlò Seamus, che a differenza di Ron stava diventando pallido. «Tu credi a tutte le sCiocchezze che ha sparato su Tu-Sai-Chi, vero, tu sei convinto che dica la verità?»
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Davvero? Be’, purtroppo per te, amico, sono anche un prefetto!» Ron si picchiò il petto con un dito. «Quindi, se non vuoi un castigo, occhio a quello che diCi
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Tu non conosCi mia madre, riusCirebbe a farsi raccontare qualsiasi cosa da chiunque!» ribatté Seamus. «E poi i tuoi genitori non leggono La Gazzetta del Profeta. Non sanno che il nostro Preside è stato licenziato dal Wizengamot e dalla Confederazione Intemazionale dei Maghi perché ha qualche rotella fuori posto…»
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Mia nonna dice che sono scemenze» intervenne Neville. «Dice che è La Gazzetta del Profeta che sta peggiorando, non Silente. Ha disdetto l’abbonamento. Noi crediamo a Harry» concluse con sempliCità. Si arrampicò sul letto e si tirò le coperte fino al mento, guardando Seamus al di sopra di esse, come un gufo. «Mia nonna ha sempre detto che Tu-Sai-Chi sarebbe tornato un giorno. E se Silente dice che è tornato, è tornato».
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Harry provò un moto di gratitudine per Neville. Nessun altro parlò. Seamus estrasse la bacchetta, riparò le tende e Ci sparì dietro. Dean entrò nel letto, si voltò e tacque. Neville, che a sua volta pareva non aver nient’altro da aggiungere, guardava con affetto il suo cactus illuminato dalla luna.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Harry ricadde sui cusCini mentre Ron si affaccendava attorno al letto viCino, mettendo via le sue cose. Era scosso dalla lite con Seamus, che gli era sempre stato molto simpatico. Quanta altra gente avrebbe insinuato che lui mentiva o era impazzito?
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Silente aveva sofferto così tutta l’estate, quando prima il Wizengamot poi la Confederazione Internazionale dei Maghi l’avevano radiato? Era la rabbia verso Harry, forse, che gli aveva impedito di mettersi in contatto con lui per mesi? Erano nella stessa barca, dopotutto; Silente aveva creduto a Harry, aveva annunCiato la sua versione degli eventi a tutta la scuola e poi alla più vasta comunità magica. Chiunque pensasse che Harry era un bugiardo doveva pensare che lo era anche Silente, oppure che era stato ingannato…
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

   La mattina dopo, Seamus si vestì in tutta fretta e uscì dal dormitorio prima che Harry avesse il tempo di infilarsi i calzini.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «LasCia stare, Harry» borbottò Dean, issandosi in spalla la borsa dei libri, «è solo…»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Ma non riuscì a dire con preCisione che cos’era Seamus, e dopo una pausa di imbarazzo se ne andò anche lui.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Che cosa succede?» chiese Hermione Cinque minuti dopo, raggiungendo Harry e Ron nella sala comune per scendere a fare colazione. «Sembri assolutamente… oh, per l’amor del Cielo…»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Ron fece una facCia deCisamente preoccupata.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Ron non rispose; Harry capì dalla sua espressione acCigliata che la prospettiva di impedire a Fred e George di fare esattamente quello che volevano non gli sembrava allettante.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Seamus crede che Harry stia mentendo su Tu-Sai-Chi» spiegò Ron sucCinto, quando Harry non rispose.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «No» rispose Hermione tranquilla. «Le ho detto di chiudere quella boccacCia, veramente. E sarebbe carino se la smettessi di aggredirCi, Harry, perché, nel caso non te ne sia accorto, io e Ron siamo dalla tua parte».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Ci fu una breve pausa.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Su Voi-Sapete-Chi. Ha detto che la sua “abilità nel seminare discordia e inimiCizia è molto grande. Possiamo combatterla solo mostrando un legame altrettanto forte di amiCizia e fiduCia…”»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Il punto è» proseguì Hermione, «che è esattamente di questo che parlava Silente. Voi-Sapete-Chi è tornato solo due mesi fa e abbiamo già cominCiato a litigare fra noi. E l’avvertimento del Cappello Parlante è lo stesso: state viCini, restate uniti…»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Sì, dovremmo proprio fare amiCizia con gente del genere» commentò Harry, sarcastico.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Prima che Hermione potesse rispondere, una ragazza nera alta, con lunghe trecCine si avviCinò a Harry.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Ciao, Angelina».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Ciao» disse lei in tono spicCio, «bella estate?» E senza aspettare risposta: «Senti, sono diventata Capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Sì, be’, abbiamo bisogno di un nuovo Portiere adesso che Oliver se n’è andato. I provini sono venerdì alle Cinque e voglio che Ci sia tutta la squadra, d’accordo? Così possiamo vedere come si inserisce il nuovo giocatore».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Mi ero dimenticata che Baston non c’è più» disse Hermione vaga, sedendosi viCino a Ron e tirando verso di sé un piatto di pane tostato. «Immagino che per la squadra farà una bella differenza, vero?»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Tra frusCii e sbatter d’ali, centinaia di gufi planarono dalle finestre in alto, portando lettere e pacchetti ai destinatari e spruzzando i ragazzi seduti a far colazione con una pioggia di gocCioline d’acqua; evidentemente fuori pioveva forte. Edvige non c’era, ma Harry non ne fu sorpreso; il suo unico corrispondente era Sirius e dubitava che avesse qualcosa di nuovo da dirgli dopo solo ventiquattr’ore. Hermione, invece, dovette spostare in fretta il suo succo d’aranCia per fare spazio a un grosso umido gufo che reggeva nel becco una copia zuppa della Gazzetta del Profeta.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Come mai continui a riceverla?» chiese Harry irritato, pensando a Seamus, mentre Hermione infilava uno zellino nella borsa di cuoio sulla zampa del gufo, che decollò subito. «A me non interessa… dice un mucchio di sCiocchezze».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «È meglio sapere che cosa pensa il nemico» rispose Hermione cupa, poi srotolò il quotidiano, Ci sparì dietro e non riemerse finché Harry e Ron non ebbero finito di mangiare.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Niente» disse semplicemente, arrotolando il giornale e posandolo viCino al piatto. «Niente su di te o su Silente o nient’altro».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Guardate oggi!» gemette Ron. «Storia della Magia, due ore di Pozioni, Divinazione e due ore di Difesa contro le Arti Oscure… Rüf, Piton, Cooman e quella Umbridge tutti in un giorno! Spero che Fred e George si spicCino a perfezionare quelle Merendine Marinare…»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Le mie orecchie m’ingannano?» domandò Fred, arrivando con George e stringendosi sulla panca viCino a Harry. «I prefetti di Hogwarts certo non desiderano saltare le lezioni, vero?»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Perché continui a perdere sangue dal naso finché non ti prosCiughi; non abbiamo ancora trovato un antidoto» rispose George, servendosi un’aringa affumicata.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «E a proposito delle vostre Merendine Marinare» intervenne Hermione, scrutando Fred e George con gli occhi fiammeggianti, «non potete attaccare annunCi sulla bacheca di Grifondoro per cercare cavie».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «LasCiami fuori» disse Ron in fretta.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Cambierai registro molto presto, Hermione» disse Fred, spalmando uno spesso strato di burro su una focacCina. «Stai cominCiando il quinto anno, e molto presto pregherai in ginocchio per una Merendina».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «E perché cominCiare il quinto anno dovrebbe farmi desiderare una Merendina Marinara?» chiese Hermione.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «E allora si avviCinano gli esami, no? Vi faranno sgobbare da star male» disse Fred con gusto.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Metà di quelli del nostro anno hanno avuto un esaurimento nervoso in zona G.U.F.O.» raccontò George allegramente. «Lacrime e scenate… PatriCia Stimpson continuava a svenire…»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Oh, sì» disse Fred con un ghigno. «Me l’ero scordato… è diffiCile tenere tutto a mente, a volte, vero?»
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    «Comunque è un anno da incubo, il quinto» proseguì George. «Se a uno importano i risultati degli esami, almeno. Io e Fred siamo riusCiti a tenerCi su».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Sicuro… vi siete beccati, quanti erano, tre G.U.F.O. per Ciascuno?» chiese Ron.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Sì» rispose Fred con aria indifferente. «Ma abbiamo la sensazione che il nostro futuro si estenda oltre il mondo dei successi accademiCi».
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    «Abbiamo seriamente discusso se dovevamo prenderCi la briga di tornare qui per il settimo anno» disse George tutto allegro, «adesso che abbiamo…»
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    Era lì lì per farsi scappare della vinCita del Tremaghi, ma s’interruppe a un’occhiatacCia di Harry.
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    «…adesso che abbiamo i nostri G.U.F.O.» concluse in fretta. «Voglio dire, abbiamo proprio bisogno dei M.A.G.O.? Ma abbiamo pensato che la mamma non avrebbe sopportato che lasCiassimo la scuola in antiCipo, non adesso che Percy si è rivelato l’idiota più grande del mondo».
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    Harry non guardò i gemelli. Si sentiva il viso bollente: lasCiò cadere apposta la forchetta in terra e si tuffò a riprenderla. Sentì Fred che diceva: «Non farCi domande e non ti racconteremo bugie, Hermione. Andiamo, George, se arriviamo presto forse riusCiamo a vendere un po’ di Orecchie Oblunghe prima di Erbologia».
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    «Che cosa voleva dire?» chiese Hermione, guardando prima Harry, poi Ron. «“Non farCi domande…” Vuol dire che hanno già dell’oro per aprire un negozio?»
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    «Sai, me lo chiedo anch’io» disse Ron, la fronte aggrottata. «Mi hanno regalato un nuovo corredo di vestiti quest’estate e non sono riusCito a capire dove hanno preso i galeoni…»
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    Harry deCise che era ora di deviare la conversazione da quel terreno pericoloso.
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    «Oh, sì» disse Ron. «Deve esserlo, no? I G.U.F.O. sono proprio importanti, il lavoro che puoi cercare dipende da loro, e tutto il resto. Quest’anno, più avanti, Ci sono anche gli incontri di orientamento professionale, me l’ha detto Bill. Così uno può scegliere i M.A.G.O. che vuole affrontare l’anno prossimo».
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    «Voi lo sapete che cosa volete fare dopo Hogwarts?» chiese Harry agli altri due poco dopo, quando usCirono dalla Sala Grande diretti a Storia della Magia.
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    «Sì, è vero, ma non è la sola cosa utile» disse Hermione pensosa. «Voglio dire, se riusCissi a far crescere il CREPA…»
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    Storia della Magia era per opinione comune la materia più noiosa mai concepita dal mondo magico. Il professor Rüf, il loro insegnante fantasma, aveva una voce affannosa e monotona che dava la garanzia quasi assoluta di una pesante sonnolenza entro dieCi minuti, Cinque quando faceva caldo. Non variava mai la forma delle sue lezioni, ma parlava senza interrompersi mentre gli allievi prendevano appunti, o piuttosto fissavano il vuoto insonnoliti. Harry e Ron fino ad allora erano riusCiti a strappare la suffiCienza copiando gli appunti di Hermione prima degli esami; solo lei sembrava capace di resistere al potere soporifero della voce di Rüf.
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    Quel giorno sopportarono tre quarti d’ora di borbottii sulle guerre dei giganti. Harry sentì abbastanza nei primi dieCi minuti da intuire che, affidata a un altro insegnante, la materia avrebbe potuto essere vagamente interessante, ma a quel punto il suo cervello si scollegò, e lui trascorse la restante ora e venti a giocare con Ron all’impiccato su un angolo della pergamena, sotto gli sguardi torvi di Hermione.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Che cosa succederebbe» chiese lei in tono gelido quando usCirono dalla classe per l’intervallo (Rüf fluttuò via attraverso la lavagna), «se quest’anno mi rifiutassi di prestarvi i miei appunti?»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Verremmo bocCiati al G.U.F.O.» rispose Ron. «Se vuoi questo peso sulla cosCienza, Hermione…»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Be’, ve lo meritereste» sbottò lei. «Non Ci provate nemmeno ad ascoltarlo, vero?»
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    «Ci proviamo eccome» ribatté Ron. «È solo che non abbiamo il tuo cervello o la tua memoria o la tua concentrazione… sei più brava di noi, tutto qui… ti pare bello farcelo pesare?»
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    «Oh, non rifilarmi queste sCiocchezze» disse Hermione, ma parve un po’ addolCita mentre marCiava davanti a loro nel cortile umido.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Cadeva una pioggerellina fitta e leggera, e i ragazzi riuniti a gruppetti attorno al cortile sembravano come sfocati. Harry, Ron e Hermione scelsero un angolo appartato sotto un balcone che gocCiolava pesantemente, si rialzarono i colletti contro la fredda aria di settembre e parlarono di che cosa avrebbe preparato Piton per la prima lezione dell’anno. Erano arrivati a concordare che probabilmente sarebbe stato qualcosa di molto impegnativo, per coglierli alla sprovvista dopo due mesi di vacanze, quando qualcuno voltò l’angolo e venne verso di loro.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Ciao, Harry!»
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    Era Cho Chang, e per di più era di nuovo sola. Cosa alquanto insolita: Cho era quasi sempre Circondata da una banda di ragazze ridacchianti; Harry ricordava la difficoltà di trovarla da sola per invitarla al Ballo del Ceppo.
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    «Ciao» le disse, e sentì che la facCia gli si scaldava. Almeno questa volta non sei coperto di Puzzalinfa, si disse. Cho a quanto pareva stava pensando la stessa cosa.
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    Il tempo di pronunCiare queste parole, e desiderò di non averlo fatto: Cedric era stato il ragazzo di Cho, e il ricordo della sua morte doveva aver afflitto la sua vacanza almeno quanto quella di Harry. Qualcosa parve irrigidirsi sul suo volto, ma lei rispose: «Oh, è andato tutto bene, sai…»
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    «È una spilla dei Tornados?» chiese Ron all’improvviso, indicando la veste di Cho, dove era fissata una spilla azzurro Cielo con inCisa una doppia “T” d’oro. «Non tieni mica per loro, vero?»
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    «Da sempre, o solo da quando hanno cominCiato a vincere il campionato?» chiese Ron, con un tono di voce che Harry giudicò eccessivamente accusatorio.
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    «Tengo per loro da quando avevo sei anni» rispose Cho con freddezza. «Comunque… Ci vediamo, Harry».
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    «Vuol dire che non sono dei veri tifosi, saltano sul carrozzone del vinCitore…»
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    «La campanella» disse Harry svogliato, perché Ron e Hermione discutevano a voce troppo alta per poterla sentire. Non smisero di litigare per tutta la strada fino al sotterraneo di Piton, così Harry ebbe il tempo per riflettere che, tra Neville e Ron, sarebbe stato fortunato a sostenere due minuti di conversazione con Cho che poi potesse ricordare senza voler lasCiare il paese.
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    Eppure, pensò mentre si univano alla coda che si allungava fuori dalla classe di Piton, Cho aveva deCiso di venire a parlare con lui, no? Era stata la ragazza di Cedric; avrebbe potuto odiare Harry per essere usCito vivo dal labirinto del Tremaghi quando Cedric era morto, eppure gli parlava da amica, non come se lo credesse pazzo, o bugiardo, o in qualche orrendo modo responsabile per la morte di Cedric… sì, aveva proprio deCiso di venire a parlare con lui, ed era la seconda volta in due giorni… a quell’idea l’umore di Harry si risollevò. Perfino il Cigolio minacCioso della porta del sotterraneo di Piton che si apriva non fece scoppiare la piccola, speranzosa bolla che pareva essersi gonfiata nel suo petto. Entrò in classe dietro a Ron e Hermione e li seguì al solito banco in fondo, dove sedette ignorando i loro battibecchi.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Non Ci fu bisogno di richiamare nessuno all’ordine: nel momento in cui la classe aveva sentito la porta chiudersi, ogni irrequietezza si era placata. La sola presenza di Piton bastava ad assicurare il silenzio in una classe.
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    «Prima di cominCiare la lezione di oggi» disse Piton, raggiungendo la cattedra e facendo scorrere lo sguardo su tutti gli studenti, «ritengo opportuno ricordarvi che il prossimo giugno affronterete un esame importante, durante il quale dimostrerete quanto avete imparato sulla composizione e l’uso delle pozioni magiche. Per quanto alcuni alunni di questa classe siano senza dubbio defiCienti, mi aspetto che strappiate un “Accettabile” al vostro G.U.F.O., o incorrerete nel mio… disappunto».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    I suoi occhi si soffermarono su Harry e le sue labbra si arricCiarono. Harry rispose allo sguardo torvo, provando un fiero piacere all’idea che dopo il quinto anno avrebbe potuto piantarla con Pozioni.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Oggi prepareremo una pozione che viene richiesta spesso al G.U.F.O.: la Bevanda della Pace, una pozione che calma l’ansia e placa l’agitazione. Attenti: se esagerate con gli ingredienti infliggerete al bevitore un sonno pesante e qualche volta irreversibile, quindi dovete prestare molta attenzione». Alla sinistra di Harry, Hermione si mise un po’ più diritta, ostentando la massima concentrazione. «Gli ingredienti e il metodo» disse Piton, agitando appena la bacchetta, «sono sulla lavagna» (e vi apparvero). «Troverete tutto quello che occorre» e agitò di nuovo la bacchetta, «nell’armadio» (la porta dell’armadio si spalancò). «Avete un’ora e mezza… cominCiate».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Proprio come Harry, Ron e Hermione avevano predetto, Piton non avrebbe potuto assegnare una pozione più complicata e insidiosa. Gli ingredienti dovevano essere aggiunti nel calderone nell’ordine e nella quantità esatti; l’intruglio doveva essere mescolato per un preCiso numero di volte, prima in senso orario, poi antiorario; il calore della fiamma sul quale sobbolliva doveva essere abbassato esattamente al livello giusto per un determinato numero di minuti prima di aggiungere l’ingrediente finale.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Un lieve vapore d’argento dovrebbe ora sprigionarsi dalle vostre pozioni» annunCiò Piton, a dieCi minuti dalla fine.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Harry, che sudava copiosamente, si guardò intorno disperato. Il suo calderone emanava un’abbondante quantità di fumo grigio scuro; quello di Ron sprizzava sCintille verdi. Seamus attizzava in modo febbrile le fiamme alla base del suo con la punta della bacchetta, perché erano lì lì per spegnersi. La superfiCie della pozione di Hermione, tuttavia, era una nebbiolina fosforescente di vapore argenteo, e passando Piton la guardò senza fare commenti, il che voleva dire che non trovava nulla da criticare. Ma davanti al calderone di Harry si fermò, e lo scrutò con un orribile sorriso mellifluo.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    I Serpeverde in prima fila alzarono lo sguardo ecCitati; adoravano quando Piton tormentava Harry.
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    Harry guardò la lavagna strizzando gli occhi; non era faCile deCifrare le istruzioni nella bruma di vapore multicolore che riempiva il sotterraneo.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «“Aggiungere la pietra di luna in polvere, mescolare tre volte in senso antioriario, lasCiar bollire per sette minuti, poi aggiungere due gocce di sCiroppo di elleboro”».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Il suo cuore ebbe un tuffo. Non aveva aggiunto lo sCiroppo di elleboro, ma era passato alla quarta riga delle istruzioni dopo aver lasCiato bollire la sua pozione per sette minuti.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Quelli di voi che sono riusCiti a leggere le istruzioni riempiano una fiaschetta con un campione della loro pozione, scrivano chiaramente sull’etichetta il loro nome e la portino alla mia scrivania per la verifica» disse Piton. «Compito: trenta centimetri di pergamena sulle proprietà della pietra di luna e i suoi usi nella preparazione di pozioni, da consegnare giovedì».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Mentre tutti attorno a lui riempivano le loro fiaschette, Harry ripose le sue cose, fremente. La sua pozione non era peggiore di quella di Ron, che al momento emanava un odoracCio di uova marce; né di quella di Neville, che aveva raggiunto la consistenza di cemento fresco e che Neville era intento a spalare dal calderone; eppure era lui, Harry, che avrebbe preso zero punti quel giorno. Rificcò la bacchetta nella borsa e si afflosCiò sulla sedia, guardando gli altri sfilare fino alla cattedra di Piton con le fiaschette piene e tappate. Al suono della campana fu il primo a usCire, e aveva già cominCiato a pranzare quando Ron e Hermione lo raggiunsero nella Sala Grande. Il soffitto era diventato di un grigio ancora più cupo nel corso della mattinata. La pioggia frustava le alte finestre.
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    «È stato davvero ingiusto» disse Hermione per consolarlo; prese posto viCino a Harry e si servì di carne e purè. «La tua pozione non era nemmeno lontanamente orrida come quella di Goyle; quando l’ha versata, la fiaschetta è andata in frantumi e gli si è incendiato il vestito».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Già» mormorò Harry, guardando minacCioso il piatto, «quando mai Piton è stato giusto con me?»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Nessuno dei due rispose; tutti e tre sapevano che l’ostilità reCiproca tra Piton e Harry era totale dal momento in cui Harry aveva messo piede a Hogwarts.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Oh, smettetela, voi due» sbottò Harry con veemenza, mentre Ron apriva la bocca per rispondere a tono. Sia lui che Hermione rimasero lì immobili, arrabbiati e offesi. «Non potete darCi un taglio?» continuò Harry. «Non fate altro che beccarvi, è una cosa che mi fa impazzire». E, abbandonando il suo arrosto, si gettò di nuovo la borsa in spalla e li piantò lì seduti.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Salì la scalinata di marmo due gradini alla volta, superando i molti studenti che si affrettavano a scendere a pranzo. La rabbia che era appena divampata così a sorpresa ardeva ancora dentro di lui, e la visione delle facce sconvolte di Ron e Hermione gli dava una profonda soddisfazione. Gli sta bene, pensò, perché non la smettono… non fanno altro che bisticCiare… farebbero diventare matto chiunque…
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Oltrepassò il grande ritratto di Sir Cadogan il cavaliere su un pianerottolo; Sir Cadogan sfoderò la spada e la brandì con feroCia contro Harry, che lo ignorò.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Harry passò il resto dell’ora di pranzo da solo, seduto sotto la botola in Cima alla Torre Nord. Quindi fu il primo a salire la scala d’argento che portava nella classe di Sibilla Cooman quando suonò la campana.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Dopo Pozioni, Divinazione era la lezione che Harry amava di meno, soprattutto per l’abitudine della professoressa Cooman di predire la sua prematura morte ogni due o tre lezioni. Era una donna sottile, avvolta in strati di sCialli e fili di perline sCintillanti, e ricordava sempre a Harry un insetto, con quegli occhiali che le dilatavano le pupille. Quando Harry entrò nell’aula la trovò indaffarata a distribuire libri rilegati in pelle consunta su Ciascuno dei tavolini dalle gambe esili; la luce emanata dalle lampade coperte da veli e il fuoco che ardeva basso e greve di aromi malsani erano così tenui che parve non accorgersi di lui che prendeva posto tra le ombre. Il resto della classe arrivò nei Cinque minuti seguenti. Ron emerse dalla botola, si guardò intorno con attenzione, individuò Harry e andò diritto verso di lui, per quanto fosse possibile andare diritto in mezzo a tavoli, sedie e pouf troppo imbottiti.
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    «Io e Hermione abbiamo smesso di litigare» annunCiò, sedendosi di fianco a Harry.
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    «FacCio solo da ambasCiatore» lo interruppe Ron. «Ma credo che abbia ragione. Non è colpa nostra se Piton e Seamus ti trattano così».
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    «Troverete sui tavoli davanti a voi le copie dell’Oracolo dei Sogni di Inigo Imago. L’interpretazione dei sogni è un mezzo assai importante per prevedere il futuro, e molto probabilmente sarà una prova del G.U.F.O. Naturalmente non credo che la promozione o la bocCiatura a un esame abbia la più remota importanza quando è in gioco la sacra arte della Divinazione. Se avete l’Occhio Interiore, diplomi e voti contano assai poco. Tuttavia, il Preside desidera che voi affrontiate l’esame, quindi…»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    La sua voce sfumò delicatamente, non lasCiando dubbio alcuno sul fatto che la professoressa Cooman considerava la propria materia al di sopra di basse faccende come gli esami.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Andate all’introduzione, per favore, e leggete Ciò che Imago ha da dire sull’interpretazione dei sogni. Poi dividetevi in coppie. Usate L’Oracolo per interpretare i rispettivi sogni più recenti. Prego».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    C’era una cosa buona da dire a proposito della lezione: non era di due ore. Quando tutti ebbero finito di leggere l’introduzione, rimasero dieCi minuti scarsi per l’interpretazione dei sogni. Al tavolo viCino a quello di Harry e Ron, Dean faceva coppia con Neville, che s’imbarcò subito nella lunghissima spiegazione di un incubo con un paio di forbiCi giganti che portavano il cappello migliore di sua nonna; Harry e Ron si limitarono a scambiarsi uno sguardo cupo.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Io non mi ricordo mai i sogni che facCio» disse Ron, «raccontane uno tu».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Non aveva intenzione di condividere i suoi sogni con nessuno. Sapeva benissimo che cosa significava il suo incubo ricorrente del Cimitero, non aveva bisogno di Ron o della professoressa Cooman o di quello stupido Oracolo dei Sogni.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Ma lo sai quanti compiti abbiamo già? Rüf Ci ha dato un tema di Cinquanta centimetri sulle guerre dei giganti, Piton ne vuole trenta sull’uso della pietra di luna, e adesso abbiamo un diario di un mese di sogni per la Cooman! Fred e George non avevano torto sull’anno dei G.U.F.O., eh? Sarà meglio che quella Umbridge non ce ne dia…»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Quando entrarono nella classe di Difesa contro le Arti Oscure, trovarono la professoressa Umbridge già seduta alla cattedra, con addosso il vaporoso cardigan rosa della sera prima e il fiocco di velluto nero in Cima alla testa. A Harry ricordò di nuovo con estrema preCisione una grossa mosca che per imprudenza si fosse posata su un rospo ancora più grosso.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Tutti entrarono in silenzio; la professoressa Umbridge era ancora un’entità ignota e nessuno sapeva quanto potesse essere rigorosa in fatto di disCiplina.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Bene» disse la professoressa Umbridge in tono amabile. «Non era troppo diffiCile, vero? Via le bacchette e fuori le piume, prego».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Difesa contro le Arti OscureRitorno ai prinCipi base
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Allora, l’insegnamento di questa materia è stato piuttosto discontinuo e frammentario, non è così?» esordì, voltandosi verso la classe con le mani intrecCiate davanti a sé. «Il continuo cambio d’insegnanti, molti dei quali pare non abbiano seguito alcun programma approvato dal Ministero, ha purtroppo sortito l’effetto di porvi assai sotto la media d’istruzione che Ci aspetteremmo di vedere nell’anno dei G.U.F.O.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    1. Comprendere i prinCipi base della magia difensiva.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Per un paio di minuti l’aula fu invasa dal frusCio delle piume sulla pergamena. Quando tutti ebbero ricopiato i tre obiettivi del corso, la professoressa Umbridge chiese: «Avete tutti Teoria della Magia Difensiva di Wilbert Slinkhard?»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Credo che dobbiamo riprovarCi» disse la professoressa Umbridge. «Quando vi facCio una domanda, vorrei che rispondeste “Sì, professoressa Umbridge”, o “No, professoressa Umbridge”. Allora: avete tutti Teoria della Magia Difensiva di Wilbert Slinkhard?»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Bene» disse la professoressa Umbridge. «Vorrei che apriste il libro a pagina Cinque e leggeste “Capitolo Uno, Fondamenti per prinCipianti”. Non Ci sarà bisogno di parlare».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Si allontanò dalla lavagna e si sedette dietro la cattedra, osservandoli con quegli occhi gonfi da rospo. Harry andò a pagina Cinque del libro e cominCiò a leggere.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Era infinitamente noioso, quasi orrendo come ascoltare il professor Rüf. Sentì che la concentrazione si dileguava; ben presto si ritrovò a leggere la stessa riga per la deCima volta senza capire altro che le prime poche parole. Passarono alcuni minuti di silenzio. ViCino a lui, Ron si rigirava la piuma tra le dita con aria assente, fissando lo stesso punto della pagina. Harry guardò a destra e la sorpresa lo riscosse dal torpore: Hermione non aveva nemmeno aperto il libro. Guardava fisso la professoressa Umbridge, con la mano alzata.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    A quanto ricordava Harry, Hermione non aveva mai trascurato di leggere quando le veniva ordinato, né in verità aveva mai resistito alla tentazione di aprire qualunque libro le capitasse sotto il naso. La guardò interrogativo, ma lei si limitò a scuotere appena il capo per far capire che non aveva intenzione di rispondere ad alcuna domanda, e continuò a fissare la professoressa Umbridge che guardava con altrettanta deCisione da un’altra parte.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Dopo parecchi minuti, tuttavia, Harry non fu più il solo a tenere d’occhio Hermione. Il capitolo che era stato ordinato loro di leggere era così noioso che un numero crescente di ragazzi aveva deCiso di osservare il muto tentativo di Hermione di attirare l’attenzione della professoressa Umbridge invece di affaticarsi sui “Fondamenti per prinCipianti”.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Quando ormai più di metà della classe fissava Hermione al posto dei propri libri, la professoressa Umbridge parve deCidere che non poteva più ignorare la situazione.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    La professoressa Umbridge alzò le sopracCiglia.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Ci fu un breve silenzio durante il quale molti ragazzi si voltarono a guardare corrucCiati i tre obiettivi del corso ancora scritti sulla lavagna.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Sì» rispose Hermione. «Senza dubbio lo scopo di Difesa contro le Arti Oscure è eserCitarsi negli incantesimi di Difesa, no?»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Be’, allora temo che non sia qualificata per deCidere qual è lo “scopo” di un corso. Maghi molto più anziani e capaCi di lei hanno ideato il nostro nuovo programma di studi. Apprenderete gli incantesimi di Difesa in un modo sicuro, privo di rischi…»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «La sua mano non è alzata, signor Thomas!» trillò la professoressa Umbridge. «Ora, è opinione del Ministero che una conoscenza teorica sarà più che suffiCiente a farvi superare gli esami, e dopotutto è questo lo scopo della scuola. Il suo nome?» aggiunse, fissando Calì, che aveva appena fatto scattare in aria la mano.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Se avrete studiato abbastanza a fondo la teoria, non c’è ragione per cui non dovreste essere in grado di eseguire gli incantesimi durante gli esami, in Circostanze di massima sicurezza» rispose la professoressa Umbridge categorica.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Senza mai averli provati prima?» chiese Calì incredula. «Ci sta dicendo che la prima volta che potremo fare gli incantesimi sarà agli esami?»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Allora non dobbiamo prepararCi a Ciò che Ci aspetta là fuori?»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Non c’è niente che Ci aspetta là fuori, signor Potter».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Mmm, mi lasCi pensare…» rispose Harry in tono falsamente meditabondo. «Forse… Lord Voldemort?»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Ron trattenne il fiato; Lavanda Brown emise un gridolino; Neville sCivolò giù dallo sgabello. La professoressa Umbridge, tuttavia, non batté Ciglio. Fissava Harry con aria di cupa soddisfazione.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «DieCi punti in meno per Grifondoro, signor Potter».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Signor-Potter-lei-ha-già-fatto-perdere-dieCi-punti-alla-sua-Casa-non-peggiori-la-situazione» disse la professoressa Umbridge tutto d’un fiato, senza guardarlo. «Come stavo dicendo, vi è stato riferito che un certo Mago Oscuro è di nuovo in Circolazione. Questa è una bugia».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Punizione, signor Potter!» La professoressa Umbridge era trionfante. «Domani sera. Alle Cinque. Nel mio uffiCio. Ripeto, questa è una bugia. Il Ministero della Magia garantisce che non correte alcun pericolo da parte di alcun Mago Oscuro. Se siete ancora preoccupati, venite assolutamente da me dopo le ore di lezione. Se qualcuno vi mette in agitazione diffondendo frottole su Maghi Oscuri rinati, vorrei esserne informata. Sono qui per aiutarvi. Sono vostra amica. E ora, volete per favore continuare la lettura? Pagina Cinque, “Fondamenti per prinCipianti”».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Harry, no!» sussurrò Hermione allarmata, tirandolo per una manica, ma lui allontanò il bracCio con uno strattone.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Trattennero tutti il respiro, perché nessuno di loro, tranne Ron e Hermione, aveva mai sentito Harry parlare di Ciò che era successo la notte della morte di Cedric. Spostarono gli sguardi curiosi da Harry alla professoressa Umbridge, che aveva alzato gli occhi e lo guardava senza alcuna tracCia del suo sorriso posticCio.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «La morte di Cedric Diggory è stata un tragico inCidente» rispose in tono gelido.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «È stato un assassinio» disse Harry. Avvertiva il proprio tremito. Non aveva parlato quasi con nessuno della cosa, men che meno davanti a trenta compagni di classe avidi di sapere. «Voldemort l’ha ucCiso, e lei lo sa».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Il volto della Umbridge era privo di espressione. Per un attimo, Harry pensò che gli avrebbe urlato contro. Invece disse, con la voce più morbida, più dolcemente infantile che riuscì a trovare: «Venga qui, signor Potter, caro».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Lui calCiò via la sedia, oltrepassò Ron e Hermione e raggiunse la cattedra. Sentì il resto della classe trattenere il respiro. Era così arrabbiato che non gli importava di quello che sarebbe successo.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Lui lo prese e uscì dall’aula senza fiatare, senza nemmeno voltarsi a guardare Ron e Hermione. Sbatté la porta alle proprie spalle, percorse in fretta il corridoio con il biglietto per la McGranitt stretto in mano, e voltando un angolo cozzò contro Pix il Poltergeist, un ometto con una gran bocca che svolazzava sulla schiena a mezz’aria, facendo il giocoliere con parecchi calamai.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Ma guarda, è Pottino Potter!» chiocCiò Pix, lasCiando cadere due calamai che si frantumarono a terra e schizzarono le pareti di inchiostro; Harry balzò indietro con un ringhio.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Oooh, PotterucCio fa i capricCi» disse Pix; inseguì Harry lungo il corridoio sfrecCiando sopra di lui e guardandolo con astio. «Che cosa c’è questa volta, caro il mio amico Potty? Senti delle voCi? Hai delle visioni? Parli delle strane…» e diede in una pernacchia gigante, «lingue?»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Ho detto di lasCiarmi IN PACE!» urlò Harry, scendendo di corsa la più viCina rampa di scale, ma Pix sCivolò con la schiena lungo il corrimano.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Una porta alla sua sinistra si aprì di colpo e la professoressa McGranitt uscì dal suo uffiCio con aria cupa e un po’ infastidita.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Si può sapere perché diamine urli, Potter?» scattò, mentre Pix gongolava allegramente e sfrecCiava via. «Perché non sei a lezione?»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Le tese il messaggio della professoressa Umbridge. La professoressa McGranitt lo prese, acCigliata, lo aprì con un colpo di bacchetta, lo srotolò e cominCiò a leggere. I suoi occhi si spostavano da un lato all’altro del foglio dietro gli occhiali quadrati mentre scorreva le parole della Umbridge, e a ogni riga si stringevano di più.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Harry la seguì nell’uffiCio. La porta si chiuse da sola dietro di lui.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    La professoressa McGranitt si sedette alla sua scrivania e osservò Harry, acCigliata. Poi disse: «Prendi un biscotto, Potter».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Prendi un biscotto» ripeté lei impaziente, indicando una scatola di latta stampata con un disegno scozzese in Cima a una pila di documenti sulla scrivania. «E siediti».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Harry inghiottì il boccone di Zenzerotto e la fissò. Il suo tono di voce non era affatto quello a cui era abituato; non era sbrigativo, asCiutto e severo; era basso e ansioso e in qualche modo molto più umano del solito.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Suonò la campana che segnalava la fine della lezione. Sopra di loro e tutto attorno risuonarono i rumori elefantiaCi di centinaia di studenti in movimento.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «È una tua insegnante e ha tutti i diritti di infliggerti punizioni. Andrai nel suo uffiCio domani alle Cinque per il primo. Ricorda solo questo: stai attento a Dolores Umbridge».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Per l’amor del Cielo, Potter!» inveì la McGranitt raddrizzandosi gli occhiali con rabbia (aveva fatto una smorfia terribile al nome di Voldemort). «Credi davvero che c’entrino la verità o le bugie? Il problema è che devi stare tranquillo e controllarti!»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Si alzò, le nariCi dilatate e la bocca sottilissima, e anche Harry si alzò.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Be’, sono felice che almeno ascolti Hermione Granger» disse, e gli fece segno di usCire dal suo uffiCio.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

   La cena nella Sala Grande non fu un’esperienza piacevole per Harry. La notizia della sua urlata con la Umbridge aveva viaggiato con straordinaria rapidità anche per gli standard di Hogwarts. Quando si sedette a mangiare con Ron e Hermione udì tutto un sussurrare attorno. Il buffo era che nessuno sembrava preoccuparsi che lui sentisse che cosa dicevano. Al contrario era come se sperassero che si arrabbiasse e ricominCiasse a urlare, in modo da poter ascoltare la sua storia di prima mano.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Sbatté anche lei sul tavolo coltello e forchetta; Ron guardò con desiderio la torta di mele lasCiata a metà, ma li seguì. Gli altri ragazzi fissarono tutti e tre mentre usCivano dalla Sala.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Tu sei arrivato in mezzo al prato con il cadavere di Cedric… nessuno di noi ha visto che cos’è successo nel labirinto… avevamo solo la parola di Silente che Tu-Sai-Chi era tornato e aveva ucCiso Cedric e lottato con te».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    La sala comune era quasi vuota; quasi tutti erano ancora giù a cena. Grattastinchi si srotolò, balzò giù da una poltrona e trotterellò verso di loro facendo le fusa, e quando Harry, Ron e Hermione portarono le loro tre poltrone preferite viCino al fuoco balzò lieve in grembo a Hermione e vi si appallottolò come un rosso cusCino peloso. Harry guardò le fiamme; si sentiva svuotato e sfinito.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Com’è possibile che Silente l’abbia permesso?» gemette Hermione all’improvviso, facendo trasalire Harry e Ron; Grattastinchi balzò via, offeso. Lei per la rabbia prese a pugni i bracCioli della poltrona, tanto che pezzetti d’imbottitura sfuggirono dai buchi. «Come può permettere che quella donna orribile sia nostra insegnante? E nell’anno dei G.U.F.O., per di più!»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Sì, ma assumere qualcuno che si rifiuta categoricamente di lasCiarCi fare magie! A che gioco sta giocando Silente?»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «E lei sta cercando di convincere la gente a fare la spia» disse Ron cupo. «Avete sentito quando Ci ha chiesto di andare da lei, se qualcuno Ci dice che Voi-Sapete-Chi è tornato?»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «È ovvio che è qui per spiarCi, se l’ha mandata Caramell» sbottò Hermione.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Non ricominCiate a litigare» disse Harry stancamente, mentre Ron apriva la bocca per ribattere. «Non possiamo… facCiamo quei compiti, togliamoceli dai piedi…»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Recuperarono le borse dei libri e tornarono alle poltrone viCino al fuoco. Gli altri ragazzi cominCiavano a tornare dalla cena. Harry distolse il viso dal buco del ritratto, ma sentì lo stesso gli sguardi su di sé.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «FacCiamo prima Piton?» chiese Ron, intingendo la piuma nell’inchiostro. «Le proprietà… della pietra di luna… e i suoi usi… nella preparazione di pozioni…» reCitò, scrivendo le parole in Cima alla sua pergamena. «Ecco». Sottolineò il titolo, poi guardò Hermione, in attesa.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Ma Hermione non stava ascoltando; cercava invece di scrutare in fondo alla stanza, dove Fred, George e Lee Jordan erano seduti al centro di un gruppo di bambini del primo anno dall’aria innocente, tutti intenti a masticare qualcosa che sembrava essere usCito da un grosso sacchetto di carta in mano a Fred.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «No, mi dispiace, questo è troppo» disse. Si alzò, deCisamente furiosa. «Andiamo, Ron».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Io… cosa?» fece Ron, cercando di prendere tempo. «No… dài, Hermione… non possiamo sgridarli perché regalano dei dolCi».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Uno dopo l’altro, come se fossero stati colpiti sulla testa da un martello invisibile, i bambini del primo anno si afflosCiarono svenuti sulle poltrone; alcuni sCivolarono per terra, altri si limitarono a Ciondolare dai bracCioli, le lingue penzoloni. Quasi tutti i presenti ridevano; Hermione, tuttavia, raddrizzò le spalle e marCiò diritta verso il punto dove Fred e George, reggendo delle tavolette, osservavano attentamente i piccoli del primo anno privi di sensi. Ron si alzò a metà dal suo posto, rimase lì indeCiso per qualche istante, poi borbottò a Harry «Ha tutto sotto controllo» prima di sprofondare più giù che poteva nella poltrona, per quanto lo consentiva la sua figura allampanata.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «SCiocchezze» disse Fred.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Alcuni bambini in effetti si muovevano. Parecchi sembravano così spaventati di ritrovarsi distesi a terra, o penzoloni dalle poltrone, che Harry fu certo che Fred e George non li avevano avvertiti dell’effetto dei dolCiumi.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Ci metterai in castigo?» chiese Fred in tono da voglio-proprio-vedere-se-Ci-provi.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Ci farai scrivere cento volte la stessa frase?» incalzò George con un sorrisetto.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Gli altri studenti ridevano. Hermione si erse in tutta la sua statura; i suoi occhi erano ridotti a fessure e i capelli cespugliosi sembravano crepitare di elettriCità.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Non diCi sul serio» boccheggiò George orripilato, facendo un passo indietro.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Fred e George erano atterriti. Era chiaro che consideravano la minacCia di Hermione un colpo basso. Con un ultimo sguardo severo, lei rificcò la tavoletta e il sacchetto di Pasticcetti tra le bracCia di Fred, e tornò a passi rigidi alla sua poltrona viCino al fuoco.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Ron era sCivolato così in basso che il suo naso era quasi allo stesso livello delle ginocchia.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Grazie per il sostegno, Ron» disse Hermione aCida.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Spalancò la borsa; Harry pensò che stesse per mettere via i libri, ma invece estrasse due oggetti informi di lana, li posò con cautela su un tavolo viCino al fuoco, li coprì con qualche pezzo di pergamena stropicCiata e una piuma spezzata e si ritrasse per ammirare l’effetto.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Sono berretti per elfi domestiCi» spiegò lei sbrigativa, riempiendo la borsa di libri. «Li ho fatti quest’estate. Senza magia sono lenta a lavorare ai ferri, ma adesso che sono tornata a scuola dovrei riusCire a farne molti di più».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «LasCi in giro i berretti per gli elfi domestiCi?» domandò Ron lentamente. «E li copri di immondizia?»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Almeno dovrebbero vedere quello che tirano su» disse con fermezza. «Comunque…» arrotolò la pergamena sulla quale aveva scritto il titolo del tema per Piton, «è inutile cercare di finirlo adesso, non Ci riesco senza Hermione. Non ho la più pallida idea di che cosa bisogna fare con la pietra di luna, e tu?»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Avviandosi alla porta che conduceva ai dormitori passò accanto a Seamus, ma non lo guardò. Harry ebbe la fugace impressione che Seamus avesse aperto la bocca per parlare, ma accelerò e raggiunse la pace confortevole della scala a chiocCiola di pietra senza dover sopportare altre provocazioni.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Il giorno dopo si annunCiò plumbeo e piovoso come quello precedente. A colazione Hagrid mancava ancora dal tavolo degli insegnanti.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Hermione fece un gran sbadiglio e si versò del caffè. Sembrava vagamente compiaCiuta per qualcosa, e quando Ron le chiese che cos’aveva da essere cosi contenta, si limitò a dire: «I berretti sono spariti. Pare che gli elfi domestiCi vogliano la libertà, dopotutto».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Non Ci scommetterei» le rispose Ron, tagliente. «Non so se contano come vestiti. A me non sembravano affatto dei berretti, piuttosto delle vesCiche di lana».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Le due ore di Incantesimi furono seguite da due ore di Trasfigurazione. Sia il professor Vitious che la professoressa McGranitt passarono i primi undiCi minuti della loro lezione a fare una predica alla classe sull’importanza dei G.U.F.O.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Quello che dovete ricordare» disse il piccolo professor Vitious con voce gracchiante, appollaiato come sempre su una pila di libri per riusCire a vedere oltre la cattedra, «è che questi esami possono infuenzare il vostro futuro per molti anni a venire! Se non avete ancora pensato seriamente alla vostra carriera, ora è il momento di farlo. E nel frattempo, temo che lavoreremo più che mai per garantire che tutti voi siate all’altezza del vostro talento!»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Non potete superare un G.U.F.O.» disse la professoressa McGranitt minacCiosa, «senza una seria applicazione, eserCizio e studio. Non vedo ragione per cui qualcuno in questa classe non dovrebbe ottenere un G.U.F.O. in Trasfigurazione, a patto che lavori sodo». Neville fece un versetto triste e incredulo. «Sì, anche tu, PaCiock» continuò la professoressa McGranitt. «Non c’è niente che non vada nel tuo lavoro, a parte la mancanza di sicurezza. Quindi… oggi cominceremo gli Incantesimi Evanescenti. Sono più faCili degli Incantesimi di Evocazione, che non dovreste affrontare fino al livello del M.A.G.O., ma sono sempre tra le magie più ardue in cui verrete valutati al G.U.F.O.».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Aveva ragione; Harry trovò gli Incantesimi Evanescenti tremendamente diffiCili. Alla fine delle due ore né lui né Ron erano riusCiti a far sparire le lumache con le quali si stavano eserCitando, anche se Ron dichiarò speranzoso che la sua gli sembrava un po’ più pallida. Hermione, d’altra parte, fece svanire con successo la sua lumaca al terzo tentativo, ottenendo un bonus di dieCi punti per Grifondoro dalla professoressa McGranitt. Fu la sola a non avere compiti; a tutti gli altri venne ordinato di eserCitarsi subito nell’incantesimo, pronti per un nuovo tentativo con le lumache il pomeriggio seguente.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    La giornata era diventata fresca e ventosa e, attraversando il prato che scendeva fino alla capanna di Hagrid al limitare della foresta proibita, sentirono qualche rara gocCia di pioggia sul viso. La professoressa Caporal aspettava la classe a una trentina di metri dalla capanna; davanti a lei c’era un lungo tavolo su cavalletti carico di bastonCini. Harry e Ron si stavano avviCinando, quando un alto scoppio di risate risuonò alle loro spalle: si voltarono e videro Draco Malfoy che avanzava, Circondato dalla solita banda di compari di Serpeverde. Doveva appena aver detto qualcosa di molto divertente, perché Tiger, Goyle, Pansy Parkinson e gli altri continuarono a sghignazzare di cuore mentre si radunavano attorno al tavolo; e a giudicare da come lo guardavano, Harry indovinò l’argomento della battuta senza troppe difficoltà.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Ci siete tutti?» abbaiò la professoressa Caporal. «Allora cominCiamo. Chi sa dirmi come si chiamano questi?»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Indicò il mucchio di bastonCini davanti a sé. La mano di Hermione scattò in aria. Alle sue spalle, Malfoy fece l’imitazione di lei con i denti sporgenti che saltava su e giù ansiosa di rispondere e Pansy Parkinson diede in una risata che si trasformò quasi subito in un urlo. I bastonCini sul tavolo balzavano in aria rivelandosi minuscole creature di legno simili a folletti, Ciascuna dotata di bracCia e gambe nodose e marroni, di due dita a rametto al termine di Ciascuna mano e di una buffa facCia piatta di cortecCia in cui lucCicava un paio di occhi marrone scarafaggio.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Oooooh» fecero Calì e Lavanda, irritando profondamente Harry. Sembrava che Hagrid non avesse mai mostrato loro creature impressionanti; bisognava ammetterlo, i Vermicoli erano stati un po’ noiosi, ma le salamandre e gli Ippogrifi si erano rivelati deCisamente interessanti e gli Schiopodi Sparacoda forse anche troppo.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Siate così gentili da abbassare la voce, ragazze!» esclamò imperiosa la professoressa Caporal, sparpagliando una manCiata di quello che sembrava riso bruno tra le creature-stecco, che si gettarono subito sul Cibo. «Allora… qualcuno sa come si chiamano? Signorina Granger?»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Cinque punti per Grifondoro» disse la professoressa Caporal. «Sì, questi sono Asticelli e, come giustamente dice la signorina Granger, di solito vivono sugli alberi il cui legno è di qualità da bacchette. Qualcuno sa che cosa mangiano?»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Brava, altri Cinque punti. Allora, quando avete bisogno di foglie o di legna di un albero in cui risiede un Asticello, è saggio tenere pronta un’offerta di onischi per distrarlo o calmarlo. Possono non sembrare pericolosi, ma se si arrabbiano tenteranno di strapparvi gli occhi con le dita, che, come potete vedere, sono molto appuntite e nient’affatto desiderabili in zona pupille. Adesso accostatevi, prendete qualche onisco e un Asticello — uno ogni tre persone — e studiateli più da viCino. Voglio che Ciascuno di voi prepari un disegno con le definizioni di tutte le parti del corpo per la fine della lezione».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    La classe si raggruppò attorno al tavolo. Harry fece il giro dall’altra parte in modo da trovarsi viCino alla professoressa Caporal.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Forse» disse sottovoce, in modo che solo Harry potesse sentirlo, «quel defiCiente si è fatto male sul serio».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Forse si sta impicCiando di cose troppo grosse per lui, se capisCi cosa intendo».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Malfoy si allontanò rivolgendo un sorrisetto mellifluo a Harry, che all’improvviso si sentì male. Malfoy sapeva qualcosa? Suo padre dopotutto era un Mangiamorte; aveva informazioni sul destino di Hagrid che non erano ancora giunte alle orecchie dell’Ordine? Fece di corsa il giro del tavolo per raggiungere Ron e Hermione, che erano accovacCiati sull’erba poco lontano e cercavano di convincere un Asticello a restare fermo per poterlo disegnare. Harry prese piuma e pergamena, si accoccolò viCino a loro e riferì in un sussurro quello che Malfoy aveva appena detto.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Silente lo saprebbe, se fosse successo qualcosa a Hagrid» disse subito Hermione. «Farsi vedere preoccupati significa stare al gioco di Malfoy, fargli capire che non sappiamo bene che cosa sta succedendo. Dobbiamo ignorarlo, Harry. Ecco, tieni un momento l’Asticello, così riesco a disegnare la facCia…»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Sì». Dal gruppo più viCino si levò chiara la voce strasCicata di Malfoy. «Mio padre ha parlato col Ministro un paio di giorni fa, sapete, e pare che sia proprio deCiso a farla finita con l’insegnamento scadente in questo posto. Quindi, anche se quel defiCiente troppo cresCiuto si fa vedere di nuovo, probabilmente lo spediranno subito a fare i bagagli».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Harry aveva stretto l’Asticello così forte che quello si era quasi spezzato, e per vendicarsi gli aveva sferrato un gran colpo alla mano con le dita affilate, lasCiandovi due tagli profondi. Harry mollò la presa. Tiger e Goyle già sghignazzavano all’idea che Hagrid venisse licenziato e risero ancora più forte quando l’Asticello fuggì a tutta veloCità verso la foresta, un omino mobile di legno ben presto inghiottito fra le radiCi degli alberi. Quando la campana echeggiò lontana sul parco, Harry arrotolò il ritratto insanguinato dell’Asticello e marCiò a Erbologia con la mano avvolta nel fazzoletto di Hermione e la risata di scherno di Malfoy che ancora gli risuonava nelle orecchie.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Se dice ancora una volta che Hagrid è un defiCiente…» mormorò a denti stretti.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Harry, non attaccare briga con Malfoy, non dimenticare che adesso è un prefetto, potrebbe renderti la vita diffiCile…»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «AcCidenti, chissà come dev’essere, una vita diffiCile» commentò Harry, sarcastico. Ron rise, ma Hermione s’incupì. Insieme si trasCinarono attraverso l’orto. Il Cielo sembrava ancora incapace di deCidere se voleva piovere o no.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Vorrei solo che Hagrid si spicCiasse a tornare, tutto qui» disse Harry a bassa voce mentre si avviCinavano alle serre. «E non dire che quella Caporal è un’insegnante migliore!» aggiunse minacCioso.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    La porta della serra più viCina si aprì e ne usCirono alcuni studenti del quarto anno, compresa Ginny.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Ciao» disse allegramente passando. Qualche istante dopo, emerse Luna Lovegood, in coda al resto della classe, con una macchia di terra sul naso e i capelli legati in un nodo in Cima alla testa.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Quando vide Harry, i suoi occhi sporgenti parvero gonfiarsi per l’agitazione e andò dritta verso di lui. Molti dei compagni di Harry si voltarono incuriositi a guardare. Luna trasse un profondo respiro e poi dichiarò, senza nemmeno un Ciao preliminare: «Credo che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è tornato e credo che tu hai combattuto contro di lui e gli sei sfuggito».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Ehm… bene» disse Harry imbarazzato. Luna portava a mo’ di orecchini quelli che sembravano due rapanelli aranCioni, cosa che Calì e Lavanda sembravano aver notato, perché ridacchiavano tutte e due indicando i suoi lobi.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Potete anche ridere» Luna alzò la voce, evidentemente convinta che Calì e Lavanda ridessero per le sue parole invece che per i suoi accessorii, «ma la gente una volta credeva che non esistessero cose come il Cannolo Balbuziente o il RicCiocorno Schiattoso!»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Be’, avevano ragione, no?» disse Hermione in tono spicCio. «Il Cannolo Balbuziente o il RicCiocorno Schiattoso non esistono».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Luna le lanCiò uno sguardo incendiario e se ne andò furibonda, con i rapanelli che dondolavano all’impazzata. Calì e Lavanda non erano le sole a ululare dal ridere, ora.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Oh, per l’amor del Cielo, Harry, puoi avere di meglio di lei» disse Hermione. «Ginny mi ha raccontato tutto: a quanto pare, crede solo alle cose di cui non esiste alcuna prova. Be’, non mi aspetto altro dalla figlia del direttore del Cavillo».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Harry pensò ai sinistri cavalli alati che aveva visto la notte del suo arrivo e che anche Luna aveva detto di vedere. Ebbe un attimo di sgomento. Aveva mentito? Ma, prima che potesse dedicare altri pensieri all’argomento, Ernie Macmillan gli si avviCinò.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Ehm… grazie mille, Ernie» rispose Harry, colto alla sprovvista, ma compiaCiuto. Ernie poteva anche essere pomposo all’occasione, ma Harry apprezzava profondamente un voto di fiduCia da parte di uno senza rapanelli penzolanti dalle orecchie. Le parole di Ernie avevano cancellato il sorriso dalla facCia di Lavanda Brown, e quando Harry si voltò per parlare con Ron e Hermione colse l’espressione di Seamus, a un tempo confusa e spavalda.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Nessuno si stupì quando la professoressa Sprite tenne un discorsetto sull’importanza dei G.U.F.O. Harry avrebbe preferito che i professori la smettessero; cominCiava a provare un senso di ansia e confusione tutte le volte che ricordava quanti compiti doveva fare, sensazione che peggiorò drammaticamente alla fine della lezione, quando la professoressa Sprite assegnò un altro tema. Stanchi e intrisi del forte odore di cacca di drago, il fertilizzante preferito della Sprite, un’ora e mezza dopo i Grifondoro si avviarono a ranghi compatti verso il castello, e nessuno di loro parlò molto: era stata un’altra lunga giornata.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Siccome Harry era affamato, e aveva la prima punizione con la Umbridge alle Cinque, andò subito a cena senza passare a lasCiare la borsa nella Torre di Grifondoro, in modo da buttar giù qualcosa prima di affrontare Ciò che era in serbo per lui. Ma non aveva ancora raggiunto l’ingresso della Sala Grande, che una voce forte e rabbiosa urlò: «Ehi, Potter!»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Te lo dico io che cosa c’è» disse, marCiando dritto fino a lui e picchiandogli forte il petto con l’indice. «Si può sapere come ti è saltato in mente di farti mettere in castigo per le Cinque di venerdì?»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Adesso se lo ricorda!» ringhiò Angelina. «Non ti ho detto che volevo fare un provino con la squadra al completo, e trovare qualcuno che andasse d’accordo con tutti? Non ti ho detto che avevo prenotato apposta il campo di Quidditch? E adesso tu hai deCiso che non Ci sarai!»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Non l’ho deCiso io!» protestò Harry, ferito dall’ingiustizia di quelle parole. «Ho preso un castigo da quella Umbridge solo perché le ho detto la verità su Tu-Sai-Chi».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Be’, adesso fili da lei e le chiedi di lasCiarti libero venerdì» gli intimò Angelina, «e non m’importa come. Dille che Tu-Sai-Chi è un prodotto della tua immaginazione, se credi, basta che tu facCia in modo di esserCi
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Sapete una cosa?» disse Harry a Ron e Hermione quando entrarono nella Sala Grande. «Credo che sarà meglio verificare col Puddlemere United se per caso Oliver Baston è stato ucCiso durante un allenamento, perché pare che Angelina incarni il suo spirito».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Secondo te quante probabilità Ci sono che la Umbridge ti lasCi libero venerdì?» chiese Ron scettico, mentre si sedevano al tavolo di Grifondoro.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Meno di zero» rispose Harry tetro. Si fece sCivolare sul piatto delle costolette d’agnello e cominCiò a mangiare. «Meglio provare, però, no? Mi offrirò di stare in punizione altri due giorni, non so…» Mandò giù un boccone di patate e aggiunse: «Spero che non mi trattenga troppo, stasera. Lo sapete che dobbiamo scrivere tre temi, eserCitarCi negli Incantesimi Evanescenti per la McGranitt, trovare un controincantesimo per Vitious, finire il disegno dell’Asticello e cominCiare quello stupido diario dei sogni per la Cooman?»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Che cosa c’entra con i compiti?» chiese Hermione, le sopracCiglia inarcate.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Alle Cinque meno Cinque Harry salutò gli altri due e s’incamminò verso l’uffiCio della Umbridge al terzo piano. Quando bussò alla porta lei disse «Avanti» con voce zuccherosa. Entrò cauto e si guardò attorno.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Aveva già visto quell’uffiCio al tempo dei tre precedenti occupanti. Nei giorni in cui Gilderoy Allock era vissuto lì, era tappezzato dei suoi ritratti sorridenti. Quando l’aveva occupato Lupin, era assai probabile incontrarvi qualche ammaliante Creatura Oscura in una gabbia o in un acquario. Nei giorni di Moody l’impostore, era ingombro di vari strumenti e congegni per riconoscere malefiCi e occultamenti.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Adesso però era irriconosCibile. Le superfiCi piane erano state ricoperte da tovaglie e pizzi. C’erano parecchi vasi pieni di fiori secchi, Ciascuno posato sul suo centrino, e su una delle pareti era appesa una collezione di piatti ornamentali, raffiguranti gattini in technicolor, ma ognuno con un fiocco diverso al collo. Erano così orrendi che Harry li fissò costernato finché la professoressa Umbridge non parlò di nuovo.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «’Sera, professoressa Umbridge» rispose impacCiato.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Prego, si sieda» disse lei, indicando un tavolino ricoperto di pizzo al quale aveva avviCinato una sedia con lo schienale rigido. Un foglio di pergamena bianco era posato sul tavolo, a quel che pareva in sua attesa.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Ehm» mormorò Harry senza muoversi. «Professoressa Umbridge. Ehm… prima che cominCiamo, io… volevo chiederle un… favore».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Be’, io… io facCio parte della squadra di Quidditch di Grifondoro. E venerdì alle Cinque dovevo essere al provino per il nuovo Portiere, e mi stavo… mi chiedevo se posso saltare la punizione quella sera e farla… farla un’altra sera… invece…»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Oh, no» rispose la Umbridge, con un sorriso così ampio che pareva avesse appena inghiottito una mosca particolarmente sugosa. «Oh, no, no, no. Questa è la punizione che lei si merita per aver diffuso storie malvagie e maligne per attirare l’attenzione, signor Potter, e le punizioni non possono essere modificate secondo i comodi del colpevole. No, domani alle Cinque lei verrà qui, e il giorno dopo, e anche venerdì, e subirà la sua punizione come stabilito. Credo che sia bene che lei perda qualcosa a cui tiene sul serio. Dovrebbe rafforzare la lezione che sto cercando di impartirle».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    L’insegnante lo osservava con la testa appena inclinata, sempre con quell’ampio sorriso, come se sapesse esattamente che cosa stava pensando e aspettasse di vedere se avrebbe ricominCiato a urlare. Con uno sforzo enorme, Harry distolse lo sguardo da lei, lasCiò cadere la borsa dei libri viCino alla sedia con lo schienale rigido e si sedette.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Ecco» disse la Umbridge dolcemente, «stiamo già diventando più bravi a controllare i nostri scatti, vero? Ora ricopierà un po’ di frasi per me, signor Potter. No, non con la sua piuma» aggiunse quando Harry si chinò ad aprire la borsa. «Userà una delle mie, una piuttosto speCiale. Ecco qui».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Oh, quanto Ci vuole perché il messaggio penetri» rispose la Umbridge mielosa. «CominCi».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Emise un gemito di dolore. Le parole erano comparse sulla pergamena in quello che sembrava sCintillante inchiostro rosso. Nello stesso tempo, erano apparse anche sul dorso della mano destra di Harry, inCise sulla sua pelle come tracCiate da un bisturi: mentre lui era ancora intento a fissare il taglio lucCicante, la pelle si richiuse, lasCiando il punto dove si era aperta appena più rosso di prima, ma lisCio.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Tornò a guardare la pergamena, vi posò di nuovo la piuma, scrisse Non devo dire bugie, e sentì una seconda volta il dolore lacerante sul dorso della mano; di nuovo, le parole si erano inCise nella sua pelle; di nuovo, si rimarginarono dopo qualche secondo.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    E andò avanti così. Più e più volte Harry scrisse le parole con quello che ben presto capì non essere inchiostro, ma il suo stesso sangue. E più e più volte le parole furono inCise sul dorso della sua mano, si rimarginarono, e riapparvero non appena ebbe posato di nuovo la piuma sulla pergamena.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Il buio cadde oltre la finestra della Umbridge. Harry non chiese quando avrebbe potuto smettere. Non guardò nemmeno l’orologio. Sapeva che lei lo stava osservando in cerca di segnali di debolezza e non voleva mostrarne alcuno, nemmeno se avesse dovuto restare lì fino al mattino a squarCiarsi la mano con quella piuma…
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Harry uscì dal suo uffiCio senza una parola. La scuola era praticamente deserta; era di sicuro mezzanotte passata. Risalì lentamente il corridoio, poi, quando ebbe voltato l’angolo e fu sicuro che lei non lo sentisse, prese a correre.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Non aveva avuto tempo di eserCitarsi negli Incantesimi Evanescenti, non aveva scritto un solo sogno nel diario, non aveva finito il disegno dell’Asticello e non aveva nemmeno fatto i temi. La mattina dopo saltò la colazione per scribacchiare un paio di sogni inventati per Divinazione, alla prima ora, e fu sorpreso di trovare uno scarmigliato Ron a tenergli compagnia.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Ehi… m’ero dimenticato… ti ha lasCiato libero per venerdì?»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Fu un’altra brutta giornata per Harry: riuscì uno dei peggiori a Trasfigurazione, visto che non si era affatto eserCitato negli Incantesimi Evanescenti. Dovette rinunCiare all’ora di pranzo per completare il disegno dell’Asticello e nel frattempo le professoresse McGranitt, Caporal e Sinistra diedero loro altri compiti, che non aveva alcuna speranza di finire quella sera a causa della seconda punizione con la Umbridge. A coronare il tutto, Angelina Johnson lo cercò di nuovo a cena e quando seppe che non sarebbe riusCito ad andare ai provini, gli disse che non era affatto contenta del suo comportamento e che si aspettava che chi desiderava continuare a far parte della squadra mettesse gli allenamenti al di sopra degli altri impegni.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Almeno sono solo frasi» disse Hermione per consolarlo, mentre Harry si lasCiava ricadere sulla panca e guardava il pasticCio di carne e rognone, di cui non aveva più molta voglia. «Non è una punizione così tremenda, davvero…»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Harry aprì la bocca, la richiuse e annuì. Non sapeva bene perché non voleva dire a Ron e Hermione che cosa succedeva di preCiso dalla Umbridge: sapeva solo che non voleva vedere i loro sguardi di orrore; avrebbero fatto sembrare la cosa ancora peggiore e quindi più diffiCile da affrontare. E poi intuiva vagamente che quella era una faccenda tra lui e la Umbridge, una battaglia privata di volontà, e non intendeva darle la soddisfazione di sapere che si era lamentato.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Il secondo castigo fu orrendo come il precedente. La pelle sul dorso della mano di Harry si irritò più in fretta e ben presto fu rossa e infiammata. Harry pensò che non sarebbe riusCita a rimarginarsi del tutto ancora a lungo. Ben presto la ferita sarebbe rimasta inCisa sulla sua mano e la Umbridge forse sarebbe stata soddisfatta. Non si lasCiò sfuggire nemmeno un gemito di dolore, tuttavia, e dal momento in cui entrò nella stanza a quando fu congedato, di nuovo dopo mezzanotte, non disse altro che «buonasera» e «buonanotte».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    La situazione dei suoi compiti però era ormai disperata, e quando tornò alla sala comune di Grifondoro non andò a letto, pur essendo sfinito, ma aprì i libri e cominCiò il tema per Piton sulla pietra di luna. Quando ebbe terminato erano le due e mezza. Sapeva di aver fatto un lavoro pessimo, ma non Ci poteva far niente; se non avesse consegnato qualcosa, sarebbe stato punito anche da Piton. Poi buttò giù delle risposte alle domande assegnate dalla professoressa McGranitt, mise insieme qualcosa sul corretto trattamento degli Asticelli per la professoressa Caporal e barcollò a letto, dove crollò sulle coperte vestito di tutto punto e si addormentò all’istante.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Il giovedì passò in una bruma di stanchezza. Pure Ron sembrava molto assonnato, anche se Harry non capiva perché. Il terzo castigo di Harry trascorse come gli altri due, tranne per il fatto che dopo due ore le parole Non devo dire buge non si cancellarono più dal dorso della mano di Harry, ma vi rimasero inCise, colando gocCioline di sangue. Sentendo che la piuma appuntita aveva smesso per un momento di grattare sulla pergamena, la professoressa Umbridge alzò lo sguardo.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    In Cima alle scale, aveva girato a destra e quasi era andato a sbattere contro Ron, appostato dietro una statua di Lachlan l’Allampanato, con il suo manico di scopa stretto in pugno. Fece un gran balzo di sorpresa quando vide Harry e cercò di nascondere la sua nuova Tornado UndiCi dietro la schiena.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Harry lo guardò acCigliato.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Parlava veloCissimo, in modo febbrile.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Tutte le sere da martedì… da solo, però. Sto cercando di stregare le Pluffe perché vengano da me, ma non è faCile e non so quanto servirà». Ron era nervoso e preoccupato. «Fred e George moriranno dal ridere quando mi presenterò ai provini. Da quando sono diventato prefetto non la smettono di prendermi in giro».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Vorrei esserCi» disse Harry amareggiato mentre si avviavano insieme verso la sala comune.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Ma Ron afferrò l’avambracCio di Harry e sollevò il dorso della sua mano all’altezza degli occhi. Ci fu una pausa, durante la quale fissò le parole inCise nella pelle; poi, con l’aria di sentirsi male, lasCiò andare la mano.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Harry esitò, ma dopotutto Ron era stato sincero con lui, così gli raccontò la verità sulle ore che aveva trascorso nell’uffiCio della Umbridge.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «No» ribatté subito Harry. «Non le darò la soddisfazione di sapere che è riusCita nel suo intento».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «RiusCita? Non puoi permettere che la passi lisCia!»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Be’, secondo me dovresti» insisté Ron, ma fu interrotto dalla Signora Grassa, che li aveva osservati sonnacchiosa e ora sbottò: «Volete dirmi la parola d’ordine o devo stare sveglia tutta la notte ad aspettare che finiate di CianCiare?»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Il venerdì cominCiò imbronCiato e zuppo come il resto della settimana. Harry guardò automaticamente verso il tavolo degli insegnanti quando entrò nella Sala Grande, ma senza alcuna vera speranza di vedere Hagrid, e rivolse subito la mente ai problemi più pressanti che lo affliggevano, come la pila di compiti ormai simile a una montagna e la prospettiva di un’altra punizione della Umbridge.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Due cose sostennero Harry quel giorno. Il pensiero che era quasi la fine della settimana; e il fatto che, per quanto terribile dovesse essere l’ultimo castigo con la Umbridge, dalla finestra del suo uffiCio si vedeva da lontano il campo di Quidditch, e con un po’ di fortuna sarebbe riusCito a scorgere qualcosa del provino di Ron. Raggi di luce piuttosto deboli, era vero, ma Harry era grato per qualunque cosa potesse illuminare la sua attuale oscurità; non aveva mai passato una prima settimana di scuola peggiore a Hogwarts.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    La sera alle Cinque bussò alla porta dell’uffiCio della professoressa Umbridge per quella che sperava essere l’ultima volta, e gli fu detto di entrare. La pergamena bianca era pronta per lui sul tavolino coperto di pizzo, la piuma nera affilata lì accanto.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Harry prese la piuma e guardò oltre la finestra. Se spostava la sedia di appena qualche centimetro a destra… Con la scusa di avviCinarsi al tavolo, Ci riuscì. Ora vedeva da lontano la squadra di Quidditch di Grifondoro che volteggiava su e giù per il campo e una mezza dozzina di sagome nere ai piedi delle tre alte porte, evidentemente in attesa del loro turno per fare i provini. Era impossibile dire quale fosse Ron da quella distanza.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Non devo dire bugie. Il taglio si fece più profondo; pungeva e bruCiava.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Guardava in su tutte le volte che pensava di poter rischiare: quando sentiva il grattare della piuma della Umbridge o l’aprirsi di un cassetto della scrivania. La terza persona a sottoporsi alla prova fu deCisamente brava, la quarta fu terribile, la quinta schivò un Bolide benissimo ma poi si lasCiò sfuggire una parata faCile. Il Cielo diventava più scuro e Harry dubitò di riusCire a vedere la sesta e la settima prova.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    La pergamena lucCicava di gocce di sangue e il dorso della mano gli bruCiava di dolore. Quando Harry alzò di nuovo lo sguardo, era calata la notte e il campo di Quidditch non si distingueva più.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Avanzò verso di lui e tese le corte dita coperte di anelli per prendergli il bracCio. E quando lo afferrò per osservare le parole ora inCise nella sua pelle, il dolore esplose, non sul dorso della mano, ma nella Cicatrice sulla fronte. Nello stesso momento, Harry avvertì una sensazione del tutto insolita attorno al diaframma.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Liberò il bracCio dalla presa e balzò in piedi, fissandola. Lei gli restituì lo sguardo, con un sorriso che le stirava la bocca larga e molle.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Harry raccolse la borsa dei libri e uscì dalla stanza più veloce che poté.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Un gran fragore lo accolse. Ron gli venne incontro correndo, con un sorriso da orecchio a orecchio, rovesCiandosi addosso un calice di Burrobirra.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Prendi una Burrobirra». Ron gli infilò in mano una bottiglia. «Non Ci posso credere… dov’è andata Hermione?»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «È là». Fred, tracannando a sua volta una Burrobirra, indicò una poltrona viCino al fuoco. Hermione vi sonnecchiava, con la bevanda pericolosamente inclinata in mano.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «LasCiala dormire» si affrettò a dire George. Ci volle qualche istante perché Harry notasse che parecchi bambini del primo anno riuniti attorno a loro recavano inconfondibili segni di recenti emorragie nasali.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Vieni qui, Ron, e vedi un po’ se la vecchia divisa di Oliver ti va bene» gridò Katie Bell, «possiamo togliere il suo nome e metterCi il tuo…»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Mi dispiace se sono stata un po’ dura con te, Potter» disse bruscamente. «È faticosa, questa faccenda di dirigere la squadra, sai, cominCio a pensare di essere stata ingiusta con Baston, qualche volta». Osservò Ron da sopra l’orlo del suo calice con un vago Cipiglio.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Senti, lo so che è il tuo migliore amico, ma non è un fenomeno» disse senza giri di parole. «Credo che con un po’ di allenamento andrà bene, però. Viene da una famiglia di buoni giocatori. Conto sul fatto che rivelerà un po’ più di talento di quello che ha dimostrato oggi, a essere sincera. Vicky Frobisher e Geoffrey Hooper hanno volato meglio tutti e due, stasera, ma Hooper è una piaga, si lamenta sempre, e Vicky fa parte di ogni genere di gruppo. Ha ammesso anche lei che se gli allenamenti si accavallassero con il Club di Incantesimi metterebbe il Club al primo posto. Comunque, abbiamo un allenamento domani alle due, quindi fai in modo di esserCi, stavolta. E fammi un favore, aiuta Ron più che puoi, ok?»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Harry annuì, e Angelina tornò da AliCia Spinnet. Harry andò a sedersi viCino a Hermione, che si svegliò con un sussulto quando lui posò la borsa.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Grandioso» disse distrattamente; se non l’avesse raccontato subito a qualcuno, sarebbe esploso. «Senti, Hermione. Sono appena stato su nell’uffiCio della Umbridge e mi ha toccato il bracCio…»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Harry osservò per un attimo Fred, George e Lee Jordan che facevano i giocolieri con le bottiglie vuote di Burrobirra. Poi Hermione disse: «Ma l’anno scorso la Cicatrice ti faceva male senza che nessuno ti toccasse. E Silente non ha detto che dipendeva da quello che provava Tu-Sai-Chi in quel momento? Voglio dire, forse quello che senti adesso non c’entra affatto con la Umbridge, forse è solo una coinCidenza che sia successo mentre eri con lei».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «È tremenda, sì, ma… Harry, credo che dovresti dire a Silente che ti fa male la Cicatrice».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Sì» sbottò Harry prima di riusCire a trattenersi, «è la sola parte di me che interessa a Silente, vero, la mia Cicatrice?»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Harry, non puoi scrivere una cosa del genere in una lettera!» disse Hermione, preoccupata. «Non ti ricordi? Moody Ci ha detto di stare attenti! Non siamo più sicuri che i gufi non vengano intercettati!»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    E si trasCinò fino alla scala dei maschi, lasCiandola un po’ delusa.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    A giudicare dal silenzio sonnacchioso della stanza e dalla luce acerba del raggio di sole, era appena passata l’alba. Scostò le tende attorno al letto, si alzò e cominCiò a vestirsi. Il solo rumore, a parte il Cinguettio remoto degli uccelli, era il lento, profondo respiro dei suoi compagni di Grifondoro. Aprì la borsa dei libri con cautela, prese piuma e pergamena e uscì dal dormitorio, diretto alla sala comune.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Andò dritto verso la sua vecchia, molle poltrona preferita accanto al fuoco ormai spento, si mise comodo e srotolò il foglio. Si guardò intorno: i frammenti accartocCiati di pergamena, vecchie Gobbiglie, barattoli di ingredienti vuoti e incarti di dolCi che in genere ingombravano la sala comune alla fine di ogni giornata erano spariti, così come tutti i berretti da elfo di Hermione. Chiedendosi distratto quanti elfi fossero ormai stati liberati volenti o nolenti, Harry stappò la boccetta dell’inchiostro, intinse la piuma, poi la tenne sospesa qualche centimetro sopra la lisCia superfiCie giallognola della pergamena e pensò intensamente… ma dopo un minuto si trovò a fissare il focolare vuoto, senza che gli fosse venuta un’idea.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Ora capiva com’era stato diffiCile per Ron e Hermione scrivergli durante l’estate. Come faceva a raccontare a Sirius tutto quello che era successo nell’ultima settimana e a chiedergli tutte le cose che gli premevano senza dare a potenziali ladri di lettere un sacco di informazioni inopportune?
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Rimase seduto immobile per un po’, scrutando dentro il camino; poi finalmente prese una deCisione, intinse ancora una volta la piuma nella boccetta d’inchiostro e la posò risoluto sulla pergamena.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Nonostante fosse una lettera molto corta, aveva richiesto molto tempo; la luce era strisCiata fino a metà della stanza e ormai Harry sentiva lontani movimenti nei dormitori di sopra. Sigillò con cura la pergamena, uscì dal buco dietro il ritratto e andò alla Guferia.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Parrà buffo, ma è così» disse Nick-Quasi-Senza-Testa con voce annoiata. «La finezza non è mai stata il suo forte. Vado a cercare il Barone Sanguinario… forse riusCirà a fermarlo… Ci vediamo, Harry…»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Sì, saluti» rispose Harry, e invece di voltare a destra prese a sinistra, imboccando un percorso più lungo ma più sicuro per la Guferia. Il suo umore migliorò quando, oltrepassando una finestra dopo l’altra, vide il Cielo di un azzurro brillante: più tardi c’erano gli allenamenti, finalmente sarebbe tornato sul campo di Quidditch.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Non sto facendo niente di male» le gridò dietro Harry. Lei aveva tutta l’aria di stare andando a riferire al suo padrone, eppure Harry non riusCiva a capire perché; aveva tutti i diritti di salire alla Guferia di sabato mattina.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Il sole ormai era alto nel Cielo e quando Harry entrò nella Guferia le finestre prive di vetri lo abbagliarono; spessi raggi dorati s’incroCiavano nella stanza Circolare in cui centinaia di gufi erano appollaiati sulle travi, un po’ irrequieti nella luce del mattino; alcuni erano appena tornati dalla cacCia. Il pavimento coperto di paglia scricchiolò un po’ mentre Harry calpestava ossiCini di animali, tendendo il collo per cercare Edvige.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Eccoti qui» disse, individuandola in un punto molto viCino al soffitto a volta. «Scendi, ho una lettera per te».
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Buon volo, allora» disse, e la portò sino a una finestra; con una breve pressione sul suo bracCio, Edvige decollò nel Cielo accecante. Lui la guardò finché non divenne un puntino nero e sparì, poi spostò lo sguardo sulla capanna di Hagrid, che dalla finestra si vedeva chiaramente ed era altrettanto chiaramente disabitata, il camino senza fumo, le tende tirate.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Le Cime degli alberi della foresta proibita dondolavano alla brezza leggera. Harry le osservò, assaporando l’aria fresca sul viso, pensando al Quidditch che lo aspettava… poi lo vide. Un enorme cavallo alato, di quelli che trainavano le carrozze di Hogwarts, con le ali nere di cuoio spalancate come uno pterodattilo, si librò dagli alberi simile a un grottesco uccello gigante. Planò disegnando un grande cerchio, poi si tuffò di nuovo tra le chiome. Il tutto accadde così in fretta che Harry riuscì a stento a credere a Ciò che aveva visto, se non per il cuore che gli martellava forte.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Ciao» disse Harry automaticamente.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Oh… Ciao» rispose lei, senza fiato. «Non pensavo che Ci fosse qualcuno quassù così presto… Mi sono ricordata solo Cinque minuti fa che è il compleanno di mia mamma».
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Bella giornata» disse, accennando alle finestre. Sentì le viscere accartocCiarsi dall’imbarazzo. Il tempo. Stava parlando del tempo…
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Cho aveva scelto uno dei gufi della scuola. Lo persuase a scendere sul suo bracCio, e quello tese con garbo una zampa in modo che lei potesse fissare il pacchetto.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Sì» rispose Harry. «È il mio amico Ron Weasley, lo conosCi
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Gazza il custode entrò ansimando. Macchie violette chiazzavano le sue guance incavate e coperte di venuzze, le mascelle gli vibravano e i sottili capelli grigi erano arruffati; a quanto pareva era arrivato di corsa. Mrs Purr trotterellava alle sue calcagna, guardò in su verso i gufi e miagolò affamata. In alto si udì un irrequieto frusCiare di ali e un grosso uccello marrone fece schioccare il becco, minacCioso.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Harry incroCiò le bracCia e scrutò il custode.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Cho spostava lo sguardo da Harry a Gazza, anche lei acCigliata; il gufo sul suo bracCio, stanco di reggersi su una zampa sola, stridette in segno di avvertimento, ma lei lo ignorò.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Ho i miei informatori» disse Gazza con un sibilo compiaCiuto. «Ora consegnami la roba che stai spedendo».
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Partita?» chiese Gazza, la facCia deformata dalla rabbia.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Come facCio a sapere che non ce l’hai in tasca?»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Ci fu un attimo di pausa in cui Gazza e Cho si guardarono torvi, poi il custode andò verso la porta trasCinando i piedi. Si bloccò con la mano sulla maniglia e tornò a guardare Harry.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    UsCirono dalla Guferia insieme. All’inizio del corridoio che portava all’ala ovest del castello, Cho disse: «Io vado di qua. Be’, CiCi vediamo in giro, Harry».
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Sì… Ci vediamo».
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Gli sorrise e se ne andò. Harry continuò a camminare, pervaso da una quieta euforia. Era riusCito a sostenere un’intera conversazione con lei senza una sola occasione di imbarazzo… sei stato proprio coraggioso a tenerle testa… Cho l’aveva definito coraggioso… non lo odiava perché era vivo…
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Certo, aveva preferito Cedric, lui lo sapeva… ma se solo l’avesse invitata al Ballo prima di Cedric, le cose sarebbero potute andare diversamente… era parsa davvero dispiaCiuta di aver dovuto rifiutare quando Harry l’aveva invitata…
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Ehm… per il Quidditch, dopo» rispose Harry con gioia, tirandosi viCino un gran vassoio di uova e pancetta.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Oh… sì…» fece Ron. Posò il pezzo di pane tostato che stava mangiando e bevve un lungo sorso di succo di zucca. Poi chiese: «Senti… non ti andrebbe di usCire un po’ prima con me? Solo per… ehm… farmi fare un po’ di pratica prima degli allenamenti? Così posso, insomma, prendere un po’ le misure».
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Ma s’interruppe: stava arrivando la posta del mattino e, come al solito, La Gazzetta del Profeta planava verso di lei nel becco di un allocco, che atterrò pericolosamente viCino alla zuccheriera e tese una zampa. Hermione infilò uno zellino nella borsetta di cuoio, prese il quotidiano e scrutò la prima pagina con sguardo critico mentre il gufo partiva.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Qualcosa d’interessante?» chiese Ron. Harry fece un gran sorriso, sapendo che l’amico era deCiso a distoglierla dall’argomento compiti.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «No» sospirò lei, «solo qualche sCiocchezza sulla bassista delle Sorelle Stravagarie che si sposa».
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Che cosa è successo?» chiese Harry, afferrando il giornale con tanta violenza che si strappò e lui e Hermione se ne ritrovarono in mano metà per Ciascuno.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Il Ministero della Magia ha ricevuto una soffiata da una fonte attendibile sul fatto che Sirius Black, famigerato terrorista… bla bla bla… al momento si nasconde a Londra!» lesse Hermione sulla sua metà, in un sussurro angosCiato.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «LuCius Malfoy, Ci scommetto quello che volete» mormorò Harry, furioso. «Ha riconosCiuto Sirius al binario…»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «…Il Ministero avverte la comunità magica che Black è molto pericoloso… ha ucCiso trediCi persone… evaso da Azkaban… Le solite sCiocchezze» concluse Hermione. Poi posò la sua metà del giornale e guardò Harry e Ron spaventata. «Be’, non potrà più usCire di casa, ecco tutto» sussurrò. «Silente gli aveva raccomandato di non farlo».
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Harry guardò sconsolato la parte del Profeta che aveva strappato. Gran parte della pagina era dedicata alla pubbliCità di Madama McClan: abiti per tutte le occasioni, che a quel che pareva aveva dato inizio ai saldi.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Non fare lo sCiocco, non è solo perché ha tentato di aprire una porta. Che cosa acCidenti Ci faceva al Ministero della Magia all’una di notte?» bisbigliò Hermione.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Aspettate un momento…» disse Harry pensieroso. «Sturgis doveva venire ad accompagnarCi, ricordate?»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Sì, avrebbe dovuto far parte della scorta che Ci portava a King’s Cross, vi ricordate? E Moody era arrabbiato perché non si era fatto vedere: quindi non poteva essere in missione per loro, no?»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Potrebbe essere una montatura!» esclamò Ron ecCitato. «No… sentite!» continuò, abbassando di colpo la voce all’espressione minacCiosa di Hermione. «Il Ministero sospettava che fosse uno della banda di Silente, così — non so — lo hanno attirato laggiù, e non stava affatto cercando di aprire una porta! Forse si sono solo inventati qualcosa per prenderlo!»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Ripiegò la sua metà del giornale, sovrappensiero. Mentre Harry posava coltello e forchetta, lei parve usCire da una fantasticheria.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Giusto, bene, credo che dovremmo affrontare per primo il tema per la Sprite sugli arbusti autofertilizzanti, e se siamo fortunati riusCiremo a cominCiare con l’Incantesimo Inanimatus Conjurus della McGranitt prima di pranzo…»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Harry sentì una piccola fitta al pensiero della pila di compiti che lo aspettavano di sopra, ma il Cielo era di un azzurro limpido che dava l’euforia, e non era montato sulla sua Firebolt per tutta la settimana…
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Be’, possiamo farli stasera» disse Ron, mentre lui e Harry scendevano per i prati verso il campo di Quidditch, con le scope in spalla; le terribili minacce di Hermione che sarebbero stati bocCiati a tutti i G.U.F.O. ancora risuonavano nelle loro orecchie. «E abbiamo anche domani. Si agita per i compiti, è il suo problema…» Ci fu una pausa e poi aggiunse, in tono appena più ansioso: «Credi che parlasse sul serio quando ha detto che non Ci avrebbe lasCiato copiare da lei?»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Sì» rispose Harry. «Però è importante anche questo, dobbiamo allenarCi se vogliamo continuare a far parte della squadra di Quidditch…»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Mentre si avviCinavano al campo di Quidditch, Harry guardò alla sua destra, dove gli alberi della foresta proibita fremevano oscuri. Nulla si alzò in volo; il Cielo era vuoto, a parte alcuni gufi che volteggiavano lontano attorno alla Torre della Guferia. Aveva già abbastanza preoccupazioni, il cavallo volante non gli faceva alcun male, e lo cacCiò via dalla mente.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Presero delle palle dall’armadio dello spogliatoio e cominCiarono ad allenarsi: Ron sorvegliava le tre alte porte, Harry giocava da CacCiatore e tentava di far passare la Pluffa oltre Ron. Ron era proprio bravo; bloccò i tre quarti dei tiri di Harry e giocava sempre meglio via via che si allenavano. Dopo un paio d’ore tornarono al castello per il pranzo, durante il quale Hermione annunCiò senza giri di parole che li riteneva due irresponsabili; poi tornarono al campo di Quidditch per i veri allenamenti. Tutti i loro compagni, tranne Angelina, erano già nello spogliatoio.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Sì» rispose Ron, che era diventato sempre più silenzioso man mano che si avviCinavano al campo.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Pronto a farCi fare brutta figura, prefettucCio?» domandò Fred, sbucando tutto spettinato e con un ghigno malizioso dal collo della divisa da Quidditch.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «TaCi» mormorò Ron, il volto di pietra, infilando la divisa per la prima volta. Gli andava bene, considerato che era appartenuta a Oliver Baston, parecchio più largo di spalle.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Bene, tutti quanti» disse Angelina, arrivando già vestita dall’uffiCio del Capitano. «CominCiamo. AliCia e Fred, potete portare la cesta delle palle? Oh, c’è un po’ di gente là fuori a guardare, ma voglio che la ignoriate, d’accordo?»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Qualcosa nel suo finto tono disinvolto suggerì a Harry che forse sapeva chi erano gli spettatori non invitati; infatti usCirono dallo spogliatoio nella vivida luce solare sotto una tempesta di fischi e urla della squadra di Serpeverde e di tifosi assortiti, raggruppati a metà delle tribune vuote. Le loro voCi echeggiavano forte nello stadio.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Che cosa cavalca quel Weasley?» gridò Malfoy con la sua beffarda voce strasCicata. «Chi è che ha gettato un Incantesimo Volante su quel vecchio Ciocco muffito?»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Tiger, Goyle e Pansy Parkinson sghignazzarono e strillarono. Ron, inforcata la sua scopa, decollò scalCiando il suolo e Harry lo seguì, guardando le sue orecchie che arrossivano.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Questo è l’atteggiamento che voglio, Harry» approvò Angelina, librandosi sopra di loro con la Pluffa sottobracCio e rallentando per restare sospesa davanti alla sua squadra volante. «Bene, tutti quanti, cominceremo con qualche passaggio per scaldarCi, tutti quanti, per favore…»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Ehi, Johnson, che senso ha quell’acconCiatura?» strillò Pansy Parkinson da sotto. «Che te ne fai di tutti quei vermi che ti escono dalla testa?»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Angelina scostò dal viso le lunghe trecCine e continuò tranquillamente: «Sparpagliatevi, allora, e vediamo che cosa riusCiamo a fare…»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Harry si allontanò dagli altri in retromarCia e raggiunse l’altra estremità del campo. Ron si ritrasse verso la porta di fronte. Angelina prese la Pluffa con una mano e la scagliò forte a Fred, che la passò a George, che la passò a Harry, che la passò a Ron, che la lasCiò cadere.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    I Serpeverde, guidati da Malfoy, esplosero in urla e scoppi di risate. Ron, che si era preCipitato per afferrare la Pluffa prima che toccasse il suolo, sterzò dalla picchiata in maniera goffa, e sCivolò di lato sulla scopa, poi tornò in quota, tutto rosso. Harry vide Fred e George scambiarsi uno sguardo, ma stranamente nessuno dei due disse nulla, cosa di cui fu loro grato.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Ron lanCiò la Pluffa ad AliCia, che la ripassò a Harry, che la passò a George…
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Ehi, Potter, come va la Cicatrice?» urlò Malfoy. «Sicuro che non hai bisogno di un riposino? Dev’essere, vediamo un po’, una settimana intera che non vai in infermeria, per te è un record, no?»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Dài, Ron» disse Angelina seccata, mentre lui si preCipitava di nuovo verso terra, inseguendo la Pluffa. «Stai attento».
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Sarebbe stato diffiCile dire se fosse più rossa la facCia di Ron o la Pluffa. Malfoy e il resto della sua squadra ululavano dal ridere.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Al terzo tentativo, Ron prese la Pluffa; forse per il sollievo la passò con tanto entusiasmo a Katie che la colpì forte in facCia.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Torna al tuo posto, sta bene!» abbaiò Angelina. «Quando passi a una compagna, cerca di non ribaltarla dalla scopa, d’accordo? Per quello Ci sono i Bolidi!»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «D’accordo» gridò Angelina, «Fred, George, andate a prendere le mazze e un Bolide. Ron, vai su alle porte. Harry, lasCia andare il BocCino quando lo dico io. Cercheremo di segnare nella porta di Ron, naturalmente».
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Harry filò dietro ai gemelli per andare a prendere il BocCino.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Ron non se la sta cavando molto bene, eh?» borbottò George, quando i tre atterrarono viCino alla cesta delle palle e la aprirono per estrarre un Bolide e il BocCino.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Tornarono in aria. Quando Angelina fischiò, Harry liberò il BocCino e Fred e George lasCiarono il Bolide. Da quel momento, Harry quasi non si rese conto di quello che facevano gli altri. Il suo compito era riacchiappare la pallina dorata svolazzante che valeva centoCinquanta punti per la squadra del Cercatore e questo richiedeva enorme rapidità e abilità. Accelerò, vorticando e scartando tra i CacCiatori, la tiepida aria autunnale che gli frustava il volto; le urla remote dei Serpeverde erano un ruggito insignificante nelle sue orecchie… ma troppo presto un fischio lo costrinse di nuovo a fermarsi.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Harry si voltò a guardare Ron, che galleggiava davanti all’anello di sinistra, lasCiando gli altri due completamente scoperti.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Continui a spostarti mentre guardi i CacCiatori!» disse Angelina. «O stai al centro finché non devi muoverti per difendere un anello, oppure gira intorno agli anelli, ma non svolazzare da una parte, è così che hai lasCiato passare gli ultimi tre tiri!»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Mi dispiace…» ripeté Ron, il viso rosso che brillava come un faro contro il Cielo azzurro vivo.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Questa volta volavano da meno di tre minuti quando il fischio di Angelina trillò. Harry, che aveva appena avvistato il BocCino vorticare attorno alla porta di fronte, risalì deCisamente afflitto.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «E adesso che cosa c’è?» chiese impaziente ad AliCia, che era la più viCina.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Harry si voltò e vide Angelina, Fred e George volare più veloCi che potevano verso Katie. Anche Harry e AliCia sfrecCiarono verso di lei. Era chiaro che Angelina aveva interrotto l’allenamento appena in tempo; Katie era bianca come un lenzuolo, tutta coperta di sangue.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Ce la portiamo noi» si offrì Fred. «Deve… ehm… aver mangiato per sbaglio una VesCicola Sanguinolenta…»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Be’, è inutile proseguire senza Battitori e con un CacCiatore fuori» disse Angelina cupa, mentre Fred e George filavano via verso il castello reggendo tra loro Katie. «Forza, andiamo a cambiarCi».
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    I Serpeverde continuarono a scandire i loro slogan e i Grifondoro si trasCinarono verso lo spogliatoio.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «E stato…» cominCiò Harry.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Completamente schifoso» concluse Ron con voce sepolcrale, sprofondando in una poltrona viCino a Hermione. Lei guardò Ron e la sua freddezza parve sCiogliersi.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Be’, per te era solo il primo» disse per consolarlo, «Ci vorrà del tempo…»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Vado a cominCiare un po’ di compiti» disse Ron arrabbiato; salì a passi pesanti la scala del dormitorio e sparì. Hermione si rivolse a Harry.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Hermione inarcò le sopracCiglia.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Né Harry né Ron andarono molto avanti con i compiti quella sera. Harry sapeva che Ron era troppo preoccupato per come aveva giocato e lui faticava a farsi usCire dalla testa quel coro di Grifondoro schiappe.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Sai, probabilmente dovremmo cercare di fare più compiti durante la settimana» borbottò a Ron, quando finalmente misero da parte il lungo tema per la McGranitt sull’Incantesimo Inanimatus Conjurus e si rivolsero tetri a quello per la professoressa Sinistra sulle molte lune di Giove, altrettanto lungo e diffiCile.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «No» rispose lui, «lo sai che non Ci lascerà».
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    E così continuarono a lavorare e il Cielo diventava sempre più scuro. Piano piano, la folla nella sala comune riprese a diradarsi. Alle undiCi e mezza, Hermione si avviCinò, sbadigliando.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Non ho tempo di ascoltare una predica, d’accordo, Hermione, Ci sono dentro fino al collo, qui…»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Hermione stava indicando la finestra più viCina. Sia Harry che Ron si voltarono. Un bell’allocco era fermo sul davanzale e scrutava Ron.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Sì, acCidenti!» disse Ron piano. Gettò via la piuma e si alzò. «Come mai Percy mi scrive?»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Attraversò la stanza e aprì la finestra; Hermes volò dentro, atterrò sul tema di Ron e tese una zampa a cui era fissata una lettera. Ron la prese e l’allocco partì subito, lasCiando orme d’inchiostro sul disegno della luna Io.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Ron srotolò la pergamena e cominCiò a leggere. Più i suoi occhi scendevano lungo il foglio, più marcato diventava il suo Cipiglio. Quando ebbe finito, era disgustato. Gettò la lettera a Harry e Hermione, che si curvarono per leggerla insieme.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Sono stato assai piacevolmente sorpreso da questa notizia e voglio assolutamente congratularmi con te. Devo ammettere che ho sempre temuto che avresti imboccato quella che potremmo definire la strada “di Fred e George”, invece che seguire le mie orme, quindi puoi immaginare che cosa ho provato nel sapere che hai smesso di farti beffe dell’autorità e hai deCiso di assumerti qualche vera responsabilità.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Ma voglio offrirti qualcosa di più delle mie congratulazioni, Ron: voglio darti qualche consiglio, per questo ti mando la lettera di notte invece che con la solita posta del mattino. Spero che riusCirai a leggerla lontano da sguardi indiscreti e a evitare domande imbarazzanti.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Da qualcosa che il Ministro si è lasCiato sfuggire quando mi ha comunicato che ora sei un prefetto, deduco che frequenti ancora molto Harry Potter. Devo dirti, Ron, che nulla potrebbe farti rischiare di perdere la tua spilla più del continuo fraternizzare con quel ragazzo. Sì, sono certo che sarai sorpreso di sentirmelo dire, e senza dubbio obietterai che Potter è sempre stato il prediletto di Silente, ma mi sento in dovere di dirti che Silente potrebbe non essere Preside di Hogwarts per molto tempo ancora e la gente che conta ha una visione molto diversa — e probabilmente più preCisa — del comportamento di Potter. Non dirò altro qui, ma se leggi La Gazzetta del Profeta di domani ti farai un’idea di come tira il vento… vedi se riesCi a riconoscere da che parte soffia il tuo!
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Sul serio, Ron, spero che non vorrai condividere gli stessi difetti di Potter: potrebbe essere molto dannoso per le tue prospettive, e sto parlando anche della vita dopo la scuola. Come certo saprai, visto che nostro padre l’ha accompagnato, Potter è stato convocato a un’udienza disCiplinare quest’estate, davanti all’intero Wizengamot, e non ne è usCito molto bene. È stato assolto per un puro cavillo, se vuoi saperlo, e molte persone con cui ho parlato rimangono convinte che sia colpevole.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Questo mi conduce al secondo consiglio. Come ho accennato prima, la direzione di Silente a Hogwarts potrebbe ben presto finire. La tua fedeltà, Ron, non dovrebbe andare a lui, ma alla scuola e al Ministero. Sono molto dispiaCiuto di sapere che finora la professoressa Umbridge incontra assai scarsa cooperazione da parte del corpo insegnanti quando invece si sforza di apportare a Hogwarts quei necessari cambiamenti che il Ministero desidera così ardentemente (anche se dovrebbe trovarlo più faCile dalla prossima settimana: di nuovo, leggi La Gazzetta del Profeta domani!) Dirò solo questo: uno studente che ora si dimostrasse volonteroso nell’aiutare la professoressa Umbridge potrebbe essere in un’ottima posizione per diventare Caposcuola entro un paio d’anni!
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Mi spiace di non essere riusCito a vederti di più durante l’estate. Mi addolora criticare i nostri genitori, ma temo di non poter più vivere sotto il loro tetto finché continuano a frequentare la folla pericolosa che attornia Silente. (Se scriverai a nostra madre, dille pure che un certo Sturgis Podmore, che è grande amico di Silente, è stato appena spedito ad Azkaban per essere entrato illegalmente nel Ministero. Forse questo aprirà loro gli occhi sulla razza di criminali di basso rango con cui sono in confidenza al momento.) Mi ritengo assai fortunato di essere sfuggito al marchio di promiscuità con questo genere di persone — il Ministro non potrebbe davvero essere più benigno con me — e spero, Ron, che non permetterai ai legami familiari di renderti Cieco davanti alla natura malaccorta delle convinzioni e delle azioni dei nostri genitori. Spero sinceramente che col tempo capiranno quanto si sono sbagliati e naturalmente quel giorno sarò pronto ad accettare le loro sincere scuse.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Andiamo, dobbiamo finire questa roba prima dell’alba» disse asCiutto a Harry, e trasse di nuovo a sé il foglio del tema per la professoressa Sinistra.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Sul serio? Ah, Hermione, tu Ci salvi la vita» disse Ron. «Che cosa posso…?»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Era mezzanotte passata e la sala comune era deserta, a parte loro tre e Grattastinchi. Gli uniCi rumori erano quelli della piuma di Hermione che cancellava frasi qua e là sui loro temi, e il frusCio delle pagine mentre controllava varie informazioni nei libri sparsi sul tavolo. Harry era sfinito. Provava anche uno strano senso di nausea e di vuoto allo stomaco, che niente aveva a che vedere con la stanchezza e tutto con la lettera che ormai si arricCiava nera nel cuore del fuoco.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Sapeva che metà delle persone a Hogwarts lo considerava strano, perfino pazzo; sapeva che La Gazzetta del Profeta faceva maligne allusioni a lui da mesi, ma vederle scritte così dalla grafia di Percy, sapere che Percy consigliava a Ron di lasCiarlo perdere e anche di andare a fare la spia alla Umbridge, gli dava il senso della situazione come nient’altro. Conosceva Percy da quattro anni, era stato a casa sua per le vacanze estive, aveva diviso una tenda con lui alla Coppa del Mondo di Quidditch, si era visto perfino assegnare da lui i pieni voti nella seconda prova del Torneo Tremaghi l’anno prima, eppure ora Percy lo giudicava uno squilibrato, addirittura violento.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Con un moto di comprensione per il suo padrino, Harry pensò che Sirius fosse probabilmente la sola persona davvero in grado di capire che cosa provava al momento, perché si trovava nella stessa situazione. Quasi tutti nel mondo dei maghi lo ritenevano un pericoloso assassino e un grande sostenitore di Voldemort e lui doveva convivere con quel pregiudizio da quattordiCi anni…
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Harry sbatté le palpebre. Aveva appena visto nel fuoco qualcosa che non avrebbe dovuto esserCi. Era comparsa in un lampo ed era sparita subito. No… non poteva essere… l’aveva immaginata perché stava pensando a Sirius…
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Hermione, sei proprio la persona più meravigliosa che abbia mai conosCiuto» rispose Ron debolmente, «e se sarò ancora sgarbato con te…»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «…saprò che sei tornato normale» concluse Hermione. «Harry, il tuo va bene, a parte questo pezzetto alla fine, credo che tu debba aver frainteso la professoressa Sinistra: Europa è coperta di ghiacCio, non di ghiaia… Harry?»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Harry era sCivolato in ginocchio, accoccolato sul tappeto bruCiacchiato e liso a scrutare dentro le fiamme.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Lo disse piuttosto tranquillamente; dopotutto, aveva visto la testa di Sirius in quello stesso fuoco l’anno prima, e Ci aveva anche parlato; tuttavia non poteva essere certo di averla vista davvero, questa volta… era scomparsa così in fretta…
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Trattenne il fiato, fissando il fuoco. Ron lasCiò cadere la piuma. Lì, al centro delle fiamme danzanti, c’era la testa di Sirius, coi lunghi capelli scuri che ricadevano attorno al viso sorridente.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «CominCiavo a pensare che saresti andato a letto prima che sparissero tutti gli altri» disse. «Ho controllato ogni ora».
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Ma Sirius, è un rischio terribile…» cominCiò Hermione.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Mi sembri Molly» disse Sirius. «È il solo modo che mi è venuto in mente per rispondere alla lettera di Harry senza ricorrere a un codice… i codiCi si possono deCifrare».
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Non Ci hai detto che avevi scritto a Sirius!» protestò Hermione.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Me ne sono dimenticato» rispose Harry, ed era la pura verità: l’incontro con Cho nella Guferia gli aveva fatto usCire di mente tutto quello che era successo prima. «Non guardarmi così, Hermione, nessun altro poteva capirCi qualcosa, vero, Sirius?»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «No, era scritta molto bene» confermò Sirius, sorridendo. «Comunque meglio sbrigarCi, prima di venire interrotti… la Cicatrice».
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Che cosa…?» cominCiò Ron, ma Hermione lo interruppe.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Te lo diCiamo dopo. Vai avanti, Sirius».
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Be’, so che può non essere divertente quando ti fa male, ma siamo convinti che non Ci sia niente di cui preoccuparsi sul serio. Ti ha fatto male per tutto l’anno scorso, vero?»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Paura, immagino» rispose Sirius, sorridendo alla sua indignazione. «A quanto pare, detesta i semiumani; l’anno scorso ha anche condotto una campagna per far riunire e marchiare sirene e tritoni. Immagina un po’, perdere tempo ed energie a perseguitare gli esseri marini quando Ci sono delle nullità come Kreacher a piede libero».
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Allora, come sono le lezioni della Umbridge?» la interruppe Sirius. «Vi sta addestrando tutti a ucCidere gli ibridi?»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «No» rispose Harry, ignorando lo sguardo offeso di Hermione per essere stata interrotta nella sua difesa di Kreacher. «Non Ci permette di usare la magia!»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Non facCiamo altro che leggere quello stupido libro» disse Ron.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Addestrati a combattere!» ripeté Harry incredulo. «Che cosa crede che facCiamo qui, che formiamo una speCie di eserCito di maghi?»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «È proprio quello di cui è convinto» rispose Sirius, «o meglio, è proprio quello che teme che facCia Silente: formare il suo eserCito personale col quale riusCirà a impossessarsi del Ministero della Magia».
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Ci fu una pausa, poi Ron disse: «È la cosa più stupida che abbia mai sentito, incluse tutte le scemenze che spara quella Luna Lovegood».
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Quindi Ci viene impedito di imparare Difesa contro le Arti Oscure perché Caramell ha paura che useremo gli incantesimi contro il Ministero?» chiese Hermione, furibonda.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Sai se Ci sarà qualcosa su Silente sulla Gazzetta del Profeta di domani? Percy, il fratello di Ron, pensa di sì…»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Ma se doveva già essere tornato…» disse Hermione con una voCina angosCiata.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Madame Maxime era con lui, Ci siamo messi in contatto con lei e dice che si sono separati nel viaggio di ritorno… ma niente lasCia pensare che sia ferito o… be’, niente suggerisce che non sia perfettamente a posto».
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Sì, ma questa volta forse ce l’hanno» obiettò Harry. «Qualcosa che Malfoy ha detto in treno Ci ha fatto pensare che sapesse che eri tu, e suo padre era sul marCiapiede — sai, LuCius Malfoy — quindi non venire qui, per nessun motivo. Se Malfoy ti riconosce di nuovo…»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «D’accordo, d’accordo, ho capito». Sirius sembrava profondamente dispiaCiuto. «Era solo un’idea, pensavo che ti avrebbe fatto piacere stare un po’ insieme».
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Ci fu una pausa, durante la quale Sirius guardò Harry dal fuoco, con una ruga verticale tra gli occhi incavati.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Sei meno simile a tuo padre di quanto pensassi» concluse, glaCiale. «Il rischio sarebbe stato il pepe per James».
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

   Il mattino dopo si aspettavano di dover setacCiare La Gazzetta del Profeta di Hermione per trovare l’articolo menzionato da Percy nella lettera. Invece il gufo postale era appena decollato dal bordo della brocchetta del latte, quando Hermione sobbalzò e spiegò il giornale sul tavolo, rivelando la grande fotografia di una sorridente Dolores Umbridge, che sbatteva lentamente le Ciglia sotto il titolo di prima pagina.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «La Umbridge… “Inquisitore Supremo”?» chiese Harry, lasCiando la fetta di pane tostato mangiata a metà. «E che cosa vorrebbe dire?»
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    Non è la prima volta nelle ultime settimane che il Ministro Cornelius Caramell adotta nuove leggi per apportare miglioramenti alla Scuola di Magia. Lo scorso 30 agosto è stato approvato il Decreto Didattico Numero Ventidue, secondo il quale, nel caso in cui l’attuale Preside non sia in grado di presentare un candidato per un posto di docente, il Ministero ha facoltà di selezionare la persona più indicata. «È così che Dolores Umbridge ha ricevuto l’incarico di insegnante a Hogwarts» ha dichiarato Weasley ieri sera. «Silente non è riusCito a trovare nessuno, perCiò il Ministro ha nominato la Umbridge, che naturalmente ha ottenuto un successo immediato…»
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «…un successo immediato, rivoluzionando totalmente l’insegnamento di Difesa contro le Arti Oscure e fornendo al Ministro un riscontro sul campo riguardo a Ciò che succede davvero a Hogwarts».
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «È una nuova, entusiasmante fase del piano ministeriale per affrontare quello che qualcuno definisce calo degli standard a Hogwarts» ha dichiarato Weasley. «L’Inquisitore avrà la facoltà di sottoporre a verifica i suoi colleghi insegnanti e assicurarsi che siano all’altezza del loro compito. Il posto è stato offerto alla professoressa Umbridge in aggiunta alla sua cattedra e siamo lieti di annunCiare che lei ha accettato».
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Mi sento molto più a mio agio sapendo che Silente verrà sottoposto a una giusta e imparziale valutazione» ha dichiarato ieri sera il signor LuCius Malfoy (41 anni) dalla sua villa di campagna nel Wiltshire. «Molti di noi che abbiamo a cuore l’interesse dei nostri figli siamo preoccupati da alcune eccentriche deCisioni prese da Silente negli ultimi anni, e siamo feliCi che il Ministro stia tenendo d’occhio la situazione».
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    Tra queste eccentriche deCisioni Ci sono senza dubbio le controverse assunzioni di personale precedentemente descritte su queste pagine, che hanno visto l’ingaggio del licantropo Remus Lupin, del mezzogigante Rubeus Hagrid e del visionario ex Auror “Malocchio” Moody.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    Secondo molte voCi, Albus Silente, ex Supremo Pezzo Grosso della Confederazione Internazionale dei Maghi ed ex Stregone Capo del Wizengamot, non sarebbe più all’altezza del compito di gestire la prestigiosa scuola di Hogwarts.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Ritengo che l’istituzione dell’Inquisitore sia un primo passo verso la garanzia che a capo di Hogwarts Ci sia un preside nel quale tutti noi possiamo riporre la nostra fiduCia» ha dichiarato un membro del Ministero ieri sera.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Hogwarts è una scuola, non una succursale dell’uffiCio di Cornelius Caramell» ha detto Madama Marchbanks. «Questo è un ulteriore, disgustoso tentativo di gettare discredito su Albus Silente».
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Così ora sappiamo come Ci è capitata la Umbridge! Caramell ha approvato un “Decreto Didattico” e ce l’ha scaricata addosso! E adesso le ha dato il potere di giudicare gli altri insegnanti!» Hermione respirava affannosamente e i suoi occhi mandavano lampi. «Non Ci posso credere. È uno scandalo!»
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Lo so» disse Harry. Si guardò la mano destra, chiusa a pugno sul tavolo, e vide ancora il vago contorno delle parole che la Umbridge lo aveva costretto a inCidersi sulla pelle.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Vi ho assegnato il punteggio che avreste preso con questi lavori ai G.U.F.O.» spiegò Piton con un ghigno, mentre passava tra gli allievi per consegnare i compiti. «Questo dovrebbe darvi un’idea preCisa di che cosa aspettarvi all’esame».
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Il livello generale della prova è stato penoso. Se questo fosse stato l’esame, la maggior parte di voi sarebbe stata bocCiata. Confido in uno sforzo molto maggiore nel prossimo tema sulle diverse varietà di antidoti ai veleni o dovrò cominCiare a dare punizioni a quei somari che hanno preso una “D”».
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    Harry si accorse che Hermione stava sbirCiando il suo tema per vedere che voto aveva preso, e lo ricacCiò nella borsa il più in fretta possibile. Preferiva tenerselo per sé.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    DeCiso a non offrire a Piton alcuna scusa per non dargli punti un’altra volta, Harry lesse e rilesse ogni riga di istruzioni sulla lavagna almeno tre volte prima di metterla in pratica. La sua Soluzione Corroborante non aveva proprio una limpida sfumatura turchese come quella di Hermione, ma almeno era azzurra invece che rosa come quella di Neville, e alla fine della lezione ne posò un flacone sulla cattedra di Piton con un senso misto di sfida e di sollievo.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    Quando né Ron né Harry risposero, lei insisté: «Insomma, non mi aspettavo il massimo dei voti, dato che sta giudicando secondo i livelli del G.U.F.O., ma già la suffiCienza è incoraggiante a questo stadio, non trovate?»
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Certo, può succedere ancora di tutto fino all’esame, abbiamo un sacco di tempo per migliorare, ma i voti che prendiamo adesso sono una speCie di punto di partenza, giusto? Qualcosa su cui costruire…»
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «No, c’è “O”» la corresse George, «“Oltre Ogni Previsione”. Ho sempre pensato che Fred e io avremmo dovuto prendere “O” in tutto, visto che già il fatto di presentarCi agli esami andava oltre ogni previsione».
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    Risero tutti tranne Hermione, che continuò a infierire. «Allora, dopo “O” c’è “A” come “Accettabile”, ed è la suffiCienza, giusto?»
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Poi c’è “S” per “Scadente”» — e Ron alzò le bracCia in segno di vittoria — «e “D” per “Desolante”».
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    Harry rise di nuovo, anche se non era sicuro che George stesse scherzando. Immaginò di dover nascondere a Hermione di aver preso “T” in tutti i suoi G.U.F.O. e deCise immediatamente di studiare di più.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Non male. La Umbridge è rimasta appostata in un angolo a prendere appunti sulla sua tavoletta. Sapete com’è Vitious, l’ha trattata come un’ospite, sembrava che non gliene importasse nulla. Lei non ha detto quasi niente. Ha fatto ad AliCia un paio di domande su come sono le lezioni di solito, AliCia le ha detto che sono molto buone, ed è finita lì».
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    «Buon pomeriggio, professoressa Cooman» la Umbridge sorrise melensa. «Ha ricevuto il mio biglietto, presumo? Quello che le annunCiava la data e l’ora della mia ispezione?»
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    La professoressa Cooman fece un brusco cenno di assenso, e con aria assai contrariata le voltò le spalle e continuò a distribuire libri. Senza smettere di sorridere, la Umbridge afferrò la sedia più viCina e la sistemò di fronte alla classe, pochi centimetri dietro quella della Cooman. Poi si sedette, sfilò la tavoletta dalla sua borsa a fiori e alzò lo sguardo, in attesa dell’inizio della lezione.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    La professoressa Cooman si strinse negli sCialli con mani leggermente tremanti e guardò gli allievi con occhi che le lenti rendevano smisurati.
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    «Oggi continueremo a studiare i sogni profetiCi» disse, nel coraggioso tentativo di mantenere l’abituale tono mistico nonostante l’incertezza nella voce. «Dividetevi a coppie e interpretate le visioni notturne del compagno con l’aiuto dell’Oracolo».
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    Harry aprì la sua copia dell’Oracolo dei Sogni, guardando di sottecchi la Umbridge. L’Inquisitore stava già prendendo appunti. Dopo pochi minuti si alzò e cominCiò a camminare nella sCia della Cooman, ascoltando le sue conversazioni con gli allievi e facendo domande qua e là. Harry chinò rapido la testa sul libro.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Oh, non saprei…» disse sconfortato Harry, che non riusCiva a ricordare di aver sognato alcunché negli ultimi giorni. «DiCiamo che ho sognato… di affogare Piton nel mio calderone. Sì, questo va bene…»
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Allora» chiese la Umbridge guardando la collega, «da quanto tempo occupa questa cattedra, di preCiso?»
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    La professoressa Cooman le rivolse un’occhiata torva, tenendo le bracCia incroCiate e le spalle ricurve come a proteggersi il meglio possibile dall’indegnità dell’inchiesta. Dopo una breve pausa, durante la quale parve stabilire che la domanda non era così offensiva da poter essere ragionevolmente ignorata, rispose con profondo risentimento: «Quasi sediCi anni».
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    La professoressa Cooman si irrigidì, come se non credesse alle proprie orecchie. «Non capisco» disse, stringendosi convulsamente uno sCialle attorno al collo scarno.
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    Harry e Ron non erano più gli uniCi a lanCiare sguardi furtivi e ad ascoltare di nascosto da dietro i libri. La maggior parte della classe guardava immobile la professoressa Cooman ergersi in tutta la sua statura, in un tintinnio di perline e bracCialetti.
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    La Cooman puntò un indice malfermo contro la Umbridge, che continuò a sorridere soave, con le sopracCiglia inarcate.
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    Ci fu una pausa. Le sopracCiglia della Umbridge erano ancora alzate.
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    Voltò le spalle, lasCiando la professoressa Cooman dov’era, con il respiro affannoso. Harry incroCiò lo sguardo di Ron e capì che stavano pensando esattamente la stessa cosa: entrambi sapevano che era un’impostora, ma detestavano tanto la Umbridge che si sentivano solidali con la Cooman… finché lei non piombò su di loro qualche istante più tardi, almeno.
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    E quando ebbe interpretato con voce stridula i suoi sogni (tutti, anche quelli in cui mangiava del porridge, chiaramente presagi di una morte raccapricCiante e precoce), Harry si sentì assai meno comprensivo. Per tutto il tempo la professoressa Umbridge rimase nelle viCinanze, prendendo appunti; al suono della campanella scese per prima la scala a pioli d’argento e quando raggiunsero l’aula di Difesa contro le Arti Oscure, dieCi minuti dopo, la trovarono ad aspettarli.
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    «Via le bacchette» ingiunse con un sorriso e coloro che erano stati tanto ottimisti da estrarle le rimisero tristi in borsa. «Poiché abbiamo finito il Capitolo Uno la scorsa lezione, vorrei che andaste a pagina diCiannove e cominCiaste il Capitolo Due, “Comuni teorie difensive e loro derivazione”. Non Ci sarà bisogno di parlare».
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    CompiaCiuta, si sedette alla cattedra. La classe emise un profondo sospiro mentre in un sol gesto andava a pagina diCiannove. Harry si chiese affranto se nel libro c’erano abbastanza capitoli per tenerli occupati tutto l’anno, e stava per controllare l’indice quando notò che Hermione aveva di nuovo la mano alzata.
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    Anche la professoressa Umbridge l’aveva notato, e non solo: sembrava che avesse elaborato una strategia per affrontare una simile eventualità. Invece di fingere di non aver visto Hermione, si alzò e aggirò la prima fila di banchi finché non si trovò facCia a facCia con lei, poi si chinò e sussurrò, in modo che gli altri non sentissero: «Che cosa c’è stavolta, signorina Granger?»
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    La Umbridge sbatté le Ciglia, ma recuperò il controllo quasi all’istante.
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    «Bene, allora sarà in grado di dirmi che cosa dice Slinkhard sulle controfatture nel Capitolo QuindiCi».
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    La professoressa Umbridge inarcò le sopracCiglia e Harry vide che era impressionata suo malgrado.
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    Le sopracCiglia della Umbridge s’inarcarono ancora di più e il suo sguardo si fece deCisamente più freddo.
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    «Ma…» cominCiò Hermione.
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    «Basta così» disse la Umbridge. Tornò al suo posto e fronteggiò la classe; tutta la gaiezza di cui aveva fatto mostra all’inizio della lezione era sparita. «Signorina Granger, ho deCiso di togliere Cinque punti alla Casa di Grifondoro».
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    Ci fu un mormorio diffuso.
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    «Non t’immischiare!» bisbigliò Hermione conCitata.
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    «Ritengo che un’altra settimana di punizione le farà bene, signor Potter» disse la Umbridge in tono visCido.
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    Il taglio sul dorso della mano di Harry si era rimarginato a stento e il mattino dopo già sanguinava di nuovo. Harry non si lamentò durante la punizione serale: era deCiso a non dare soddisfazione alla Umbridge. Scrisse e riscrisse Non devo dire bugie senza che un suono usCisse dalle sue labbra, anche se il taglio si faceva più profondo a ogni lettera.
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    «Signorina Johnson, come osi fare un tale baccano nella Sala Grande? Cinque punti in meno per Grifondoro!»
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    «Potter, tu devi controllarti! Ti stai mettendo in guai seri! Altri Cinque punti in meno per Grifondoro!»
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    «Ma… cosa? Professoressa, no!» disse Harry furioso per l’ingiustizia. «Sono già stato punito da lei. Perché Ci toglie altri punti?»
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    La professoressa McGranitt tornò al tavolo degli insegnanti. Angelina lanCiò a Harry uno sguardo di profondo disgusto e si allontanò, al che Harry si lasCiò cadere sulla panca accanto a Ron, furioso.
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    «Ha tolto punti a Grifondoro perché mi facCio squarCiare la mano tutte le sere! Ma ti sembra giusto?»
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    «Secondo te la McGranitt ha ragione, vero?» chiese con rabbia Harry alla foto di Cornelius Caramell che le nascondeva la facCia.
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    «Avrei voluto che non Ci togliesse dei punti, ma credo che abbia ragione a dirti di non perdere la calma con la Umbridge» disse la voce di Hermione, mentre Caramell gesticolava con energia dalla prima pagina, ovviamente impegnato in un discorso uffiCiale.
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    La professoressa McGranitt entrò nell’aula con passo deCiso, senza mostrare di aver notato la presenza della Umbridge.
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    «Basta così» disse, e il silenzio fu istantaneo. «Finnigan, vuoi venire qui e distribuire i compiti? Brown, prendi questa scatola di topi… non essere sCiocca, ragazza, non ti faranno niente… danne uno per Ciascuno…»
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    «Hem, hem» fece la professoressa Umbridge, con la stessa tossetta sCiocca che aveva usato per interrompere Silente la prima sera. La McGranitt la ignorò. Seamus restituì il compito a Harry, che lo prese senza alzare lo sguardo e vide con sollievo che era riusCito a prendere “A”.
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    «Bene, ascoltate tutti… Dean Thomas, se fai di nuovo quella cosa al topo ti metto in punizione… siete riusCiti quasi tutti a far Evanescere le lumache, e anche coloro che hanno lasCiato indietro un certo quantitativo di gusCio hanno afferrato l’essenza dell’incantesimo. Oggi Ci…»
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    «Sì?» disse la McGranitt voltandosi, le sopracCiglia così viCine che sembravano formare un’unica linea severa.
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    «Certo che sì, o le avrei chiesto che cosa Ci fa nella mia classe» rispose la professoressa McGranitt, voltando con deCisione le spalle alla Umbridge. Molti studenti si scambiarono sguardi di gioia. «Stavo dicendo: oggi Ci eserCiteremo sulla sparizione, nel complesso più diffiCile, del topo. Ora, l’Incantesimo Evanescente…»
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    Per la professoressa Umbridge fu come ricevere uno schiaffo in piena facCia. Non disse nulla, ma lisCiò la pergamena sulla tavoletta e cominCiò a scrivere furiosamente.
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    «Come dicevo, quanto più è complesso l’animale da far sparire, tanto più diffiCile diventa l’Incantesimo Evanescente. La lumaca, in quanto invertebrato, non pone problemi particolari; il topo, in quanto mammifero, rappresenta una sfida più ardua. Quindi questa non è magia che si possa eseguire con il pensiero rivolto alla cena. Allora: conoscete l’incantesimo, vediamo che cosa sapete fare…»
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    La Umbridge non seguì la McGranitt in giro per l’aula come aveva fatto con la Cooman; forse capì che la McGranitt non gliel’avrebbe permesso. Tuttavia prese molti più appunti, seduta nel suo angolo, e quando la McGranitt annunCiò la fine della lezione, si alzò con aria lugubre.
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    Mentre usCivano dall’aula, Harry vide che la professoressa Umbridge si avviCinava alla cattedra; diede di gomito a Ron, che a sua volta diede di gomito a Hermione, e tutti e tre rimasero indietro per origliare.
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    «Molto bene» disse, «riceverà i risultati della mia ispezione tra dieCi giorni».
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    «Di solito lei non insegna in questa classe, esatto?» le sentì chiedere Harry mentre si avviCinavano al tavolo sul quale gli Asticelli razzolavano a cacCia di onischi come rametti viventi.
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    «Mmm» mugolò la professoressa Umbridge abbassando la voce, anche se Harry riusCiva ancora a sentirla chiaramente. «Mi stavo chiedendo… il Preside sembra stranamente riluttante a darmi informazioni in merito… può dirmi lei qual è la causa della lunga assenza del professor Hagrid?»
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    «Temo di no» rispose evasiva la Caporal. «Non ne so molto più di lei. Ho ricevuto un gufo da Silente, che mi chiedeva se avevo voglia di fare un paio di settimane di supplenza. Ho accettato. È tutto quello che so. Bene… Posso cominCiare, allora?»
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    «In generale» disse la professoressa Umbridge, tornando accanto alla Caporal dopo un lungo colloquio con Dean Thomas, «lei, in quanto membro temporaneo del personale… da esterna, possiamo dire… come trova Hogwarts? Ritiene di ricevere un sostegno suffiCiente da parte della direzione della scuola?»
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    «Lei ha l’aria di sapere quello che fa, in ogni caso» osservò la professoressa Umbridge, tracCiando un vistoso segno di spunta sulla tavoletta. A Harry non piacque l’enfasi che pose sul “lei”, e gli piacque ancora meno che rivolgesse la domanda seguente a Goyle: «Ho sentito dire che qualcuno si è fatto male durante una lezione: è vero?»
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    «Un’altra sera di punizione, direi» mormorò. «Bene, grazie molte, professoressa Caporal, credo di avere tutto quello che mi serve. Riceverà i risultati dell’ispezione tra dieCi giorni».
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    Era quasi mezzanotte quando Harry uscì dall’uffiCio della Umbridge quella sera; la sua mano sanguinava così copiosamente che macchiò la sCiarpa in cui l’aveva avvolta. Era convinto di trovare la sala comune vuota al suo ritorno, ma Ron e Hermione erano rimasti alzati ad aspettarlo. Fu contento di vederli, soprattutto perché Hermione sembrava più disposta alla solidarietà che alla critica.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Ecco» disse preoccupata, spingendo verso di lui una piccola Ciotola piena di liquido giallo, «mettiCi dentro la mano, è una soluzione di tentacoli di Purvincoli filtrati in salamoia, dovrebbe farti bene».
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    Harry immerse la mano insanguinata e dolorante nella Ciotola e provò una meravigliosa sensazione di sollievo. Grattastinchi gli si strusCiò contro le gambe, facendo le fusa, poi gli saltò in grembo e si acCiambellò.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Sì, probabilmente sì» disse Harry. «E quanto pensi che Ci metterebbe la Umbridge a far passare un altro decreto per cui chiunque critichi l’Inquisitore Supremo viene licenziato all’istante?»
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Be’» azzardò Hermione. «Ci stavo pensando oggi…» LanCiò a Harry un’occhiata nervosa e proseguì. «Pensavo… forse è ora che… che cominCiamo a fare da soli».
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Scordatelo» gemette Ron. «Vuoi darCi altro lavoro? Ti rendi conto che Harry e io siamo di nuovo indietro con i compiti ed è solo la seconda settimana?»
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Non pensavo che nell’universo Ci fosse qualcosa di più importante dei compiti!» disse Ron.
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    «Non fare lo scemo» lo rimbeccò Hermione, e Harry notò, con un cupo presentimento, che il suo volto era illuminato dallo stesso fervore di quando parlava del CREPA. «La questione è prepararCi, come ha detto Harry nella prima lezione della Umbridge, per quello che Ci aspetta là fuori. Essere sicuri di saperCi difendere. Se non impariamo nulla per un anno intero…»
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    «Non possiamo fare molto, da soli» disse Ron, scoraggiato. «Voglio dire, sì, possiamo andare in biblioteca a cercare gli anatemi ed eserCitarCi, immagino…»
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    «Sono d’accordo, abbiamo superato lo stadio in cui possiamo imparare solo dai libri» convenne Hermione. «Abbiamo bisogno di un insegnante, uno vero, che Ci mostri come usare gli incantesimi e Ci corregga se sbagliamo».
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    «Se stai parlando di Lupin…» cominCiò Harry.
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    Ci fu un momento di silenzio. Una lieve brezza notturna scosse appena il vetro della finestra alle spalle di Ron, e il fuoco tremolò.
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    «Sto parlando di te che Ci insegni Difesa contro le Arti Oscure».
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    «Tu» rispose Ron. «Tu che Ci insegni come si fa».
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    «Sai, non sono sicuro di volere un insegnante così scemo» disse Ron a Hermione, con un sorrisetto. Si rivolse a Harry. «Vediamo» cominCiò, imitando Goyle che si concentrava. «Uh… primo anno: hai salvato la Pietra Filosofale dalle mani di Tu-Sai-Chi».
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    «Il secondo anno» lo interruppe Ron, «hai ucCiso il Basilisco e distrutto Riddle».
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    «Non fate quella facCia come se la sapeste più lunga di me, io c’ero, capito?» gridò, accalorato. «Io so che cosa è successo, va bene? E me la sono cavata non perché ero bravo in Difesa contro le Arti Oscure, me la sono cavata perché… perché mi è arrivato un aiuto al momento giusto o perché ho indovinato… ma sono andato alla Cieca, non avevo la minima idea di quello che facevo… PIANTATELA DI RIDERE!»
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    La Ciotola di essenza di Purvincolo cadde a terra e si ruppe. Harry si ritrovò in piedi, anche se non ricordava di essersi alzato. Grattastinchi schizzò via sotto un divano. Il sorriso di Ron e Hermione era svanito.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Voi non sapete che cosa vuol dire! Voi… nessuno di voi… ha mai dovuto affrontare niente del genere! Pensate che basti imparare a memoria un paio di incantesimi e buttarglieli addosso, come si fa in classe? Invece non c’è nulla fra te e la tua morte tranne il… il cervello, o il fegato, o quello che è… come fai a ragionare quando sai che tra un nanosecondo sarai assassinato, o torturato, o vedrai morire i tuoi amiCi? Non ce l’hanno mai insegnato, in classe, ad affrontare una cosa come questa… e voi due ve ne state lì come se io fossi ancora vivo perché sono in gamba, mentre Diggory è stato uno stupido, ha sbagliato tutto… non lo capite, poteva capitare a me, sarebbe capitato a me se Voldemort non avesse avuto bisogno di me…»
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    Era la prima volta che pronunCiava il nome di Voldemort e fu questo, più di ogni altra cosa, a calmare Harry. Con il respiro ancora affannato, ricadde sulla poltrona, rendendosi conto che la mano continuava a pulsargli terribilmente. Avrebbe tanto voluto non aver rotto la Ciotola di essenza di Purvincolo.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Allora… pensaCi» disse piano Hermione. «Per favore».
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    Harry non trovò niente da dire. Già si vergognava della sua sfuriata. Annuì, a stento cosCiente di quello che stava accettando di fare.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    Indicò la Ciotola rotta sul pavimento. Ron annuì e se ne andò.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Reparo» mormorò Harry, puntando la bacchetta contro i frammenti di porcellana. Quelli si riavviCinarono in un baleno, e la Ciotola tornò come nuova, ma non c’era modo di far tornare l’essenza di Purvincolo.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    All’improvviso Harry si sentì così stanco che fu tentato di sprofondare di nuovo nella poltrona e dormire lì, ma si costrinse ad alzarsi e seguire Ron di sopra. La sua notte inquieta fu costellata di sogni di lunghi corridoi e porte chiuse a chiave, e il mattino dopo si svegliò con la Cicatrice che bruCiava di nuovo.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

   Hermione non parlò più delle lezioni di Difesa contro le Arti Oscure per ben due settimane. Le punizioni con la Umbridge erano finalmente terminate (Harry dubitava che le parole inCise sul dorso della sua mano sarebbero mai svanite del tutto); Ron aveva fatto altri quattro allenamenti di Quidditch e durante gli ultimi due nessuno gli aveva urlato contro; e tutti e tre erano riusCiti a far Evanescere i loro topi nell’ora di Trasfigurazione (Hermione in realtà era arrivata a far Evanescere anche un gattino). L’argomento venne affrontato di nuovo in una tempestosa sera di settembre, mentre erano in biblioteca a studiare gli ingredienti per le pozioni di Piton.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Certo che Ci ho pensato» brontolò Harry, «è diffiCile dimenticarlo con quella megera come insegnante…»
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    «Intendevo l’idea mia e di Ron…» Ron le lanCiò un’occhiata allarmata e minacCiosa. Lei gli rivolse uno sguardo torvo. «…Oh, insomma, la mia idea… che tu Ci dessi delle lezioni».
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Harry non rispose subito. Finse di consultare una pagina di Antiveleni AsiatiCi, perché non voleva dire quello che aveva in mente.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Nell’ultima quindiCina di giorni Ci aveva pensato molto. A volte gli era sembrata solo un’idea folle, come la sera in cui Hermione l’aveva proposta, ma altre volte si era ritrovato a pensare agli incantesimi che gli erano stati più utili durante i vari incontri con le Creature Oscure e i Mangiamorte… di fatto, aveva cominCiato a progettare lezioni…
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Be’» disse lentamente, quando non poté più far finta di trovare interessante Antiveleni AsiatiCi, «sì, io… Ci ho pensato, un po’».
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    Hermione scosse il capo esasperata, e ignorando Ron che continuava a guardarla, si rivolse a Harry: «Allora, che cosa ne diCi? Ci insegnerai?»
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    «Be’» disse Hermione, di nuovo un po’ nervosa. «Ecco… ora non fare di nuovo il diavolo a quattro, Harry, per favore… ma secondo me dovresti davvero aiutare tutti quelli che vogliono imparare. Cioè, stiamo parlando di come difenderCi da V-Voldemort. Oh, non essere patetico, Ron. Non sarebbe onesto non dare questa possibilità anche ad altri».
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    Harry Ci pensò per un momento. «Sì» disse poi, «ma dubito che qualcuno a parte voi due voglia prendere lezioni da me. Io sono pazzo, ricordi?»
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    «Secondo me invece saresti sorpreso di vedere quanta gente è interessata ad ascoltarti» ribatté Hermione seria. «Senti» aggiunse, e si sporse verso di lui. Ron, che la guardava ancora acCigliato, si chinò per ascoltare. «Sai che il primo finesettimana di ottobre si va a Hogsmeade? E se dicessimo a tutte le persone interessate di incontrarCi al villaggio per parlarne?»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Perché» disse Hermione, rimettendosi a copiare il diagramma del Cavolo Carnivoro Cinese, «non credo che la Umbridge sarebbe molto contenta di sapere che cosa abbiamo in mente».
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    «Be’, non possiamo dargli torto se vuole andarsene un po’ in giro» disse Ron quando Harry confidò i suoi timori a lui e a Hermione. «Insomma, è stato in fuga per più di due anni, no? Certo, non sarà stato uno spasso, ma almeno era libero. E adesso invece è chiuso in casa con quell’elfo agghiacCiante».
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    «Il problema» disse a Harry, «è che fino a quando V-Voldemort… — oh, per l’amor del Cielo, Ron — …non esce allo scoperto, Sirius deve restare nascosto. Voglio dire, quegli stupidi del Ministero non capiranno che è innocente finché non crederanno a quello che ha sempre detto di lui Silente. E una volta che quegli scemi cominceranno a catturare i veri Mangiamorte, sarà chiaro che Sirius non lo è… insomma, non ha nemmeno il Marchio, per dirne una».
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    «Secondo me non è tanto stupido da farsi vedere» disse Ron deCiso. «Silente andrebbe su tutte le furie, e Sirius lo ascolta sempre, anche se non gli piacCiono i suoi ordini».
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    Visto che comunque Harry non si tranquillizzava, Hermione disse: «Senti, Ron e io abbiamo sondato il terreno con alcune persone che secondo noi potrebbero aver voglia di imparare un po’ di vera Difesa contro le Arti Oscure, e ce ne sono un paio che sembrano interessate. Ci siamo dati appuntamento a Hogsmeade».
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    Aveva ragione, naturalmente: Harry riusCiva a malapena a stare al passo con i compiti, anche se adesso che non doveva più trascorrere tutte le sere in punizione con la Umbridge le cose andavano molto meglio. Ron era ancora più indietro di lui perché, se entrambi avevano gli allenamenti di Quidditch due volte alla settimana, Ron aveva anche i suoi doveri di prefetto. Hermione, invece, che seguiva più materie di loro, non solo aveva finito tutti i compiti, ma trovava anche il tempo di sferruzzare altri indumenti da elfo. Harry doveva ammettere che stava migliorando: ormai si riusCiva quasi sempre a distinguere i berretti dai calzini.
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    La mattina della gita a Hogsmeade era limpida ma ventosa. Dopo colazione si misero in fila davanti a Gazza, che controllava i loro nomi sulla lunga lista degli studenti che avevano ottenuto dai genitori o dai tutori il permesso di andare al villaggio. Con un piccolo tuffo al cuore, Harry ricordò che se non fosse stato per Sirius non Ci sarebbe potuto andare affatto.
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    Quando arrivò davanti a Gazza, il custode lo annusò a fondo, quasi volesse sentire se aveva fumato. Poi fece un breve cenno che gli fece tremolare le guance, e Harry scese i gradini di pietra e uscì nella fredda giornata di sole.
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    Oltrepassarono le due alte colonne di pietra sormontate dai Cinghiali alati e svoltarono a sinistra verso il villaggio, con i capelli negli occhi per il vento.
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    «Dove andiamo, a proposito?» domandò Harry. «Ai Tre ManiCi di Scopa?»
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    «Oh… no» disse Hermione, riemergendo dalle sue fantasticherie, «no, è sempre pieno e c’è troppo rumore. Ho detto agli altri di incontrarCi alla Testa di Porco, l’altro pub, non è nella via prinCipale. È un po’… come dire… equivoco… ma gli studenti di solito non Ci vanno, perCiò non credo che saremo spiati».
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    Percorsero la strada prinCipale e superarono l’Emporio degli Scherzi di Zonko, dove non furono sorpresi di trovare Fred, George e Lee Jordan; passarono davanti all’uffiCio postale, dal quale i gufi partivano a intervalli regolari; infine svoltarono in una traversa in fondo alla quale c’era una piccola locanda. Una consunta insegna di legno pendeva da una staffa arrugginita sopra la porta, con l’effigie di una testa di Cinghiale mozza che gocCiolava sangue su un panno bianco. Il vento fece Cigolare l’insegna. I tre esitarono sulla porta.
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    «Dài, andiamo» disse Hermione, con un briCiolo di nervosismo. Harry entrò per primo.
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    Non era affatto come i Tre ManiCi di Scopa, la cui ampia sala dava un’impressione di calore e pulizia. La Testa di Porco era un locale piccolo, angusto e molto sporco, con un forte odore di qualcosa che poteva essere capra. Le finestre a bovindo erano così incrostate che ben poca luce filtrava nella stanza, illuminata da mozziconi di candela piantati su rozzi tavoli di legno. Il pavimento sembrava a prima vista fatto di terra battuta, ma quando Harry fece il primo passo si rese conto che c’era pietra sotto quello che doveva essere sudiCiume accumulato da secoli.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Harry ricordò che Hagrid aveva nominato quel pub al primo anno: «C’è tanta gente bizzarra, alla Testa di Porco» aveva detto, spiegando come aveva vinto un uovo di drago a uno sconosCiuto incappucCiato. All’epoca Harry si era chiesto come mai Hagrid non avesse trovato strano che lo sconosCiuto fosse rimasto a viso coperto durante il loro incontro; ma vide che nascondere la facCia andava di moda, alla Testa di Porco. Al bancone c’era un uomo con la testa completamente avvolta in sporche bende grigie, che riusCiva comunque a ingollare infiniti bicchieri di una sostanza fumante e incandescente attraverso una fessura all’altezza della bocca; due figure incappucCiate sedevano a un tavolo accanto a una finestra: Harry avrebbe detto che erano Dissennatori, se non fosse stato per il loro forte accento dello Yorkshire; e in un angolo in ombra accanto al camino sedeva una strega coperta da capo a piedi da un fitto velo nero. Si distingueva solo la punta del suo naso, che formava una piccola protuberanza nel velo.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Non so, Hermione» mormorò Harry quando arrivarono al banco. Guardò in particolare la strega velata. «Non pensi che potrebbe esserCi la Umbridge, là sotto?»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «La Umbridge è più bassa» disse piano. «E comunque, se anche la Umbridge venisse qui non potrebbe fare nulla per fermarCi, Harry. Ho controllato e ricontrollato il regolamento della scuola, non stiamo violando nulla; ho chiesto al professor Vitious se agli studenti fosse permesso venire alla Testa di Porco e lui mi ha detto di sì, anche se mi ha raccomandato caldamente di portarCi i bicchieri. E ho controllato tutto il possibile sui gruppi di studio e di lavoro, e stiamo senza dubbio rispettando le regole. Credo solo che non sia il caso di sbandierare quello che facCiamo».
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «No» convenne Harry asCiutto, «soprattutto perché non è proprio un gruppo di studio che hai in mente, giusto?»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Il barista uscì da una stanza sul retro e andò verso di loro. Era un vecchio dall’aspetto burbero, con una gran quantità di lunghi capelli grigi e la barba. Era alto, magro e aveva un’aria vagamente familiare per Harry.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Sei falCi» disse.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «FacCio io» disse in fretta Harry, porgendogli le monete. Il barista lo squadrò, indugiando per una frazione di secondo sulla sua Cicatrice. Poi si voltò e mise i soldi in un antiquato registratore di cassa di legno, il cui cassetto si aprì automaticamente. Harry, Ron e Hermione andarono a sedersi al tavolo più lontano dal bancone e si guardarono attorno. L’uomo con le sudiCie bende grigie batté con le nocche sul banco e ricevette dal barista un altro beverone fumante.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Sapete?» mormorò Ron entusiasta, guardando il bar. «Qui potremmo ordinare qualunque cosa. Scommetto che quel tizio Ci venderebbe di tutto, che gliene importa? Ho sempre desiderato provare il Whisky Incendiario…»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Ah» fece Ron, e il sorriso svanì dalla sua facCia. «Già…»
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    «Un paio di persone» rispose Hermione, guardando l’orologio e lanCiando occhiate nervose alla porta. «Ho detto di venire più o meno adesso e sono sicura che tutti sanno dov’è… oh, guarda, devono essere loro».
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Davanti c’erano Neville, Dean e Lavanda, seguiti da Calì e Padma Patil con (lo stomaco di Harry fece un salto mortale all’indietro) Cho e una delle sue amiche ridoline; poi (da sola, e con aria così svagata che pareva fosse capitata lì per caso) Luna Lovegood; poi Katie Bell, AliCia Spinnet e Angelina Johnson, Colin e Dennis Canon, Ernie Macmillan, Justin Finch-Fletchley, Hannah Abbott e una ragazza di Tassorosso con una lunga trecCia di cui Harry non sapeva il nome; tre ragazzi di Corvonero che era abbastanza sicuro si chiamassero Anthony Goldstein, Michael Corner e Terry Steeval; Ginny, seguita da un ragazzo alto, biondo e magro con il naso all’insù che Harry riconobbe vagamente come un membro della squadra di Quidditch di Tassorosso, e a chiudere la fila Fred e George Weasley con il loro amico Lee Jordan, tutti e tre muniti di grossi sacchetti di carta gonfi della mercanzia di Zonko.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Il barista era rimasto paralizzato nell’atto di pulire un bicchiere con uno stracCio tanto sporco che pareva non essere mai stato lavato. Probabilmente non aveva mai visto il locale così pieno.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Buondì» disse Fred avviCinandosi al bancone e contando rapidamente i suoi compagni, «possiamo avere… ventiCinque Burrobirre, per cortesia?»
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    Il barista lo guardò male per un attimo, poi, gettando via lo stracCio con un gesto irritato, come se avessero appena interrotto qualcosa di molto importante, prese a passare Burrobirre da sotto il banco.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Harry rimase a guardare stordito mentre il folto e Ciarliero gruppo prendeva le Burrobirre da Fred e rovistava nelle tasche in cerca di monete. Non riusCiva a immaginare perché fosse venuta tutta quella gente, finché non ebbe l’orribile idea che potessero aspettarsi una qualche speCie di discorso, e a quel punto si voltò verso Hermione.
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    «Ciao, Harry» disse Neville raggiante, sedendosi di fronte a lui.
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    Harry cercò di ricambiare il saluto, ma aveva la bocca straordinariamente arida. Cho gli aveva appena sorriso e si era seduta alla destra di Ron. La sua amica, con i capelli ricCi di un biondo ramato, non sorrise, anzi rivolse a Harry uno sguardo di totale diffidenza che diceva senz’ombra di dubbio che se fosse stato per lei non sarebbe mai venuta.
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    In un batter d’occhio i nuovi arrivati presero posto attorno a Harry, Ron e Hermione, qualcuno con aria ecCitata, altri curiosa, Luna Lovegood persa nel vuoto. Quando tutti ebbero trovato una sedia, le chiacchiere si spensero. Tutti gli occhi erano puntati su Harry.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Ehm» disse Hermione. Il nervosismo rendeva la sua voce un po’ più acuta del solito. «Bene, ehm… Ciao».
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    «Ecco… ehm… bene, sapete tutti perché siamo qui. Dunque, Harry ha avuto l’idea…» — Harry le lanCiò un’occhiatacCia — «Cioè io ho avuto l’idea… che sarebbe stato meglio per chi voleva imparare Difesa contro le Arti Oscure, e intendo dire impararla davvero, non quella spazzatura che Ci fa studiare la Umbridge…» — la voce di Hermione si fece all’improvviso più forte e sicura — «perché nessuno potrebbe definire quella roba Difesa contro le Arti Oscure» («Giusto!» disse Anthony Goldstein, e Hermione parve rincuorata), «…be’, ho pensato che avremmo fatto meglio, insomma, a prendere in mano la situazione».
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Fece una pausa, guardò di traverso Harry e proseguì: «E con questo intendo dire imparare a difenderCi sul serio, non solo in teoria, ma con veri incantesimi…»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    La reazione fu immediata e prevedibile. L’amica di Cho strillò e si versò la Burrobirra addosso; Terry Steeval ebbe una speCie di spasmo involontario; Padma Patil rabbrividì, e Neville emise uno strano suono che riuscì a trasformare in un colpo di tosse. Tutti comunque fissarono intensamente, quasi avidamente, Harry.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Be’… il progetto è questo» continuò Hermione. «Se volete unirvi a noi, dobbiamo deCidere come…»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Silente lo crede…» cominCiò Hermione.
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    «Silente crede a lui, Cioè» disse il ragazzo biondo accennando a Harry.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Zacharias Smith» rispose il ragazzo, «e credo che abbiamo il diritto di sapere con preCisione come fa Potter a dire che Voi-Sapete-Chi è tornato».
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    L’intero gruppo parve trattenere il respiro mentre Harry parlava. Gli parve che perfino il barista stesse ascoltando, intanto che strofinava lo stesso bicchiere con lo stracCio sudiCio, sporcandolo sempre di più.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Zacharias disse sdegnoso: «Silente Ci ha detto soltanto che Cedric Diggory era stato ucCiso da Tu-Sai-Chi e che tu avevi riportato il suo corpo a Hogwarts. Non Ci ha raccontato nessun particolare, non Ci ha detto com’è stato ucCiso Diggory, credo che tutti noi vorremmo sapere…»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Se sei venuto per sapere che cosa succede quando Voldemort ucCide qualcuno, non posso aiutarti» rispose Harry. La sua collera, sempre pronta ad affiorare in quei giorni, stava montando di nuovo. Non staccò gli occhi dal volto aggressivo di Zacharias Smith, ed era ben deCiso a non guardare Cho. «Non voglio parlare di Cedric Diggory, va bene? Quindi se è per questo che siete qui, potete anche andarvene»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Scoccò un’occhiata rabbiosa a Hermione: era tutta colpa sua; era stata lei a deCidere di metterlo in mostra come una speCie di fenomeno e ovviamente tutti erano corsi a sentire la sua storia assurda. Ma nessuno si alzò, nemmeno Zacharias Smith, anche se continuò a fissare Harry.
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    «Allora» riprese Hermione, con voce di nuovo acuta, «come dicevo… se volete imparare un po’ di Difesa, dobbiamo pensare a come faremo, quante volte Ci incontreremo e dove…»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «È vero» la interruppe la ragazza con la lunga trecCia, guardando Harry, «che sai evocare un Patronus?»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Ehm… conosCi per caso Madama Bones?» domandò.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «AcCidenti, Harry!» esclamò Lee, molto impressionato. «Non lo sapevo!»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «E hai ucCiso un Basilisco con la spada che c’è nell’uffiCio di Silente?» domandò Terry Steeval. «Me l’ha raccontato uno di quei ritratti sul muro quando Ci sono andato l’anno scorso…»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Justin Finch-Fletchley fischiò; i fratelli Canon si scambiarono un’occhiata attonita e Lavanda Brown disse piano: «Wow!» Harry cominCiava a sentire un po’ caldo sotto il colletto; era deCiso a guardare ovunque tranne che dalla parte di Cho.
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    Ci fu un mormorio di ammirato assenso attorno al tavolo. Le budella di Harry si stavano contorcendo, mentre lui cercava di imporre alla sua facCia di non sembrare troppo compiaCiuta. Il fatto che Cho l’avesse appena lodato rendeva molto, molto più diffiCile dire quello che aveva giurato a se stesso di mettere in chiaro.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Be’, siamo tutti qui per imparare da lui, e Ci sta dicendo che non sa fare niente» si difese.
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    Ci fu un mormorio di assenso generale. Zacharias incroCiò le bracCia e non disse nulla, forse perché era troppo occupato a tenere d’occhio lo strumento nelle mani di Fred.
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    «Bene» disse Hermione, soddisfatta che almeno qualcosa fosse stato deCiso. «Dunque, la domanda successiva è con quale frequenza Ci incontriamo. Non credo che abbia senso farlo meno di una volta alla settimana…»
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    «Un momento» obiettò Angelina. «Dobbiamo assicurarCi cne non interferisca con i nostri allenamenti di Quidditch».
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    «Sono sicura che troveremo una sera che vada bene per tutti» proseguì Hermione, con una nota di impazienza, «ma vedete, è una cosa importante, stiamo parlando di come difenderCi dai Mangiamorte di V-Voldemort…»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Si guardò intorno come se si aspettasse di sentir dire «Assolutamente no!» Visto che nessuno parlò, proseguì: «Personalmente non riesco proprio a capire perché il Ministero Ci abbia rifilato un’insegnante così inutile in un momento tanto critico. Ovviamente negano il ritorno di Voi-Sapete-Chi, ma mandarCi un’insegnante determinata a impedirCi di usare incantesimi difensivi…»
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    «Secondo noi il motivo per cui la Umbridge non Ci vuole addestrare alla Difesa contro le Arti Oscure» disse Hermione, «è che deve avere una sua… idea folle che Silente possa usare gli studenti della scuola come una speCie di eserCito privato. Crede che possa mobilitarCi contro il Ministero».
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Quasi tutti restarono attoniti alla notizia; tutti tranne Luna Lovegood, che Cinguettò: «Be’, questo ha un senso. Dopotutto, Cornelius Caramell ha il suo eserCito privato».
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Sì, ha un eserCito di Eliopodi» spiegò Luna in tono solenne.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Sono spiriti di fuoco» cominCiò Luna, sgranando gli occhi sporgenti che la fecero sembrare più pazza che mai, «grandi creature fiammeggianti che cavalcano bruCiando tutto Ciò che…»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Non esistono, Neville» insisté Hermione, aCida.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Scusa, ma che prove Ci sono?» domandò Hermione.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Ci sono moltissime testimonianze oculari. Sei così ottusa che hai bisogno che le cose ti vengano ficcate sotto il naso…»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Hem, hem» intervenne Ginny, in un’imitazione così fedele della professoressa Umbridge che molti si guardarono intorno allarmati prima di ridere. «Non dovevamo deCidere con quale frequenza incontrarCi
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Sempre che…» cominCiò Angelina.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Sì, sì, l’abbiamo capito, il Quidditch» disse Hermione spazientita. «Bene. L’altra cosa da deCidere è dove incontrarsi…»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Questo era molto più diffiCile; l’intero gruppo ammutolì.
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    «Sì» disse Ron, «la McGranitt potrebbe darCi la sua, l’ha fatto quando Harry si allenava per il Tremaghi».
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Io… credo che dovremmo tutti scrivere il nostro nome, per sapere chi è presente oggi. Ma credo anche» e qui respirò a fondo, «che dovremmo essere tutti d’accordo di non divulgare ai quattro venti quello che stiamo facendo. PerCiò, se firmate, acconsentirete a non raccontarlo alla Umbridge o a chiunque altro».
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Ma anche Ernie pareva riluttante a firmare. Hermione lo guardò con le sopracCiglia inarcate.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Io… ecco, noi siamo prefetti» disse Ernie. «E se qualcuno trovasse quella lista… insomma… come diCi anche tu, se la Umbridge scopre…»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Nessuno fece obiezioni dopo Ernie, anche se Harry vide l’amica di Cho scoccarle un’occhiata di rimprovero prima di aggiungere il proprio nome. Quando l’ultima persona (Zacharias) ebbe firmato, Hermione si riprese la pergamena e la rimise con cura nella borsa. C’era una strana atmosfera nel gruppo ora; era come se fossero legati da una speCie di contratto.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Be’, si è fatto tardi» disse bruscamente Fred, alzandosi. «Io, George e Lee dobbiamo acquistare merCi di natura strategica; Ci vediamo dopo».
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    In un batter d’occhio anche il resto del gruppo se ne andò. Cho impiegò molto tempo ad allacCiare le Cinghie della borsa, con i lunghi capelli neri che le nascondevano il viso, ma la sua amica le stava accanto a bracCia incroCiate, emettendo versetti d’impazienza, e Cho non ebbe altra scelta che andare via con lei. Mentre l’amica la precedeva fuori dalla porta, Cho si voltò e salutò Harry con la mano.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Be’, direi che è andata abbastanza bene» disse allegra Hermione qualche istante dopo, mentre usCiva dalla Testa di Porco con Harry e Ron. I due reggevano ancora le loro Burrobirre.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Nemmeno a me piace molto» ammise Hermione, «ma mi ha sentito mentre parlavo con Ernie e Hannah al tavolo di Tassorosso, e sembrava molto interessato, quindi che cosa potevo dire? Comunque più siamo meglio è… insomma, anche Michael Corner e i suoi amiCi non sarebbero venuti se lui non usCisse con Ginny…»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Ron, che stava tracannando l’ultimo sorso di Burrobirra, si soffocò e si spruzzò la bevanda sulla camiCia.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Be’, è per questo che lui e i suoi amiCi sono venuti, credo… certo, ovviamente vogliono imparare la Difesa, ma se Ginny non avesse detto a Michael che cosa stava succedendo…»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Si sono conosCiuti al Ballo del Ceppo e si sono messi insieme alla fine dell’anno scorso» disse Hermione in tono composto. Avevano svoltato in High Street, e lei si fermò davanti al negozio di piume Scrivenshaft, che aveva in vetrina una bella esposizione di penne di fagiano. «Mmm… credo che mi comprerò una piuma nuova».
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «A Ginny piaceva Harry, ma ha lasCiato perdere mesi fa. Non che non ti voglia bene, è ovvio» disse con gentilezza a Harry, mentre esaminava una lunga piuma nera e oro.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Andò al banco e pagò quindiCi falCi e due zelimi, con Ron che le alitava sul collo.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Ron» disse severa, voltandosi e pestandogli un piede, «è proprio per questo che Ginny non ti ha detto che sta con Michael: sapeva che l’avresti presa male. Quindi non farla tanto lunga, per l’amor del Cielo».
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Che vuoi dire? Chi la sta prendendo male? lo non la facCio lunga per niente…» Ron continuò a borbottare fra i denti per tutta la strada.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Hermione guardò Harry, esasperata, e poi sussurrò, mentre Ron ancora imprecava contro Michael Corner: «E già che parliamo di Michael e Ginny… che cosa mi diCi di te e Cho?»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Era come se dentro di lui Ci fosse dell’acqua in ebollizione che saliva rapida; una sensazione bruCiante che gli faceva avvampare il viso nell’aria fredda… era così faCile da capire?
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

   Per il resto del finesettimana Harry si sentì felice come non era mai stato fino a quel momento. Lui e Ron passarono gran parte della domenica a mettersi in pari con i compiti, e anche se non era proprio quel che si definisce un divertimento, l’ultimo sole d’autunno continuava a splendere; così, invece di stare curvi sui tavoli della sala comune, portarono i compiti fuori, all’ombra di un grande faggio sulla riva del lago. Hermione, che naturalmente era in pari, portò con sé altra lana e fece un incantesimo sui ferri da calza in modo che lavorassero a mezz’aria accanto a lei, producendo altri berretti e sCiarpe.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Lui e Ron si avviarono dal dormitorio giù per le scale, discutendo dell’idea di Angelina di lavorare su una nuova mossa chiamata Presa RovesCiata del Bradipo durante l’allenamento di quella sera. Solo a metà della sala comune invasa dal sole notarono la novità, che aveva già attirato l’attenzione di un gruppetto di compagni.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Un cartello era stato affisso alla bacheca di Grifondoro, così grande da coprire tutto il resto: l’elenco dei libri usati di incantesimi in vendita, i continui memorandum di Argus Gazza sul regolamento, l’orario degli allenamenti di Quidditch, le offerte di scambio di figurine di Cioccorane, gli ultimi annunCi dei Weasley in cerca di volontari, le date dei finesettimana a Hogsmeade e gli avvisi di oggetti smarriti. Il nuovo cartello era stampato in grossi caratteri neri, e in fondo, accanto a una firma preCisa e vezzosa, c’era un sigillo dall’aria uffiCiale.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Tutte le organizzazioni, soCietà, squadre, gruppi e Circoli di studenti sono sCiolti a partire da questo momento.
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    Per organizzazione, soCietà, squadra, gruppo o Circolo si intende l’incontro regolare di tre o più studenti.
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    Nessuna organizzazione, soCietà, squadra, gruppo o Circolo può esistere senza previa conoscenza e approvazione dell’Inquisitore Supremo.
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    Qualsiasi studente che costituisca, o appartenga, a un’organizzazione, soCietà, squadra, gruppo o Circolo che non siano stati approvati dall’Inquisitore Supremo sarà espulso.
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    «Vuol dire che chiuderanno il Circolo delle Gobbiglie?» chiese uno di loro al suo amico.
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    Harry stava rileggendo l’avviso. La feliCità che lo animava da sabato era svanita. Tremava di rabbia.
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    «Non è una coinCidenza» mormorò, stringendo i pugni. «Lei sa».
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    «C’era gente che ascoltava, in quel pub. E ammettiamolo, non sappiamo di chi possiamo fidarCi, tra tutti quelli che sono venuti… chiunque potrebbe essere andato a dirlo alla Umbridge…»
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    «Andiamo a dirglielo» propose Ron. Si avviò per primo, aprì la porta e cominCiò a salire la scala a chiocCiola.
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    Era sul sesto gradino quando, con un alto suono lamentoso simile a un clacson, gli scalini si fusero insieme a formare un lungo, lisCio sCivolo di pietra. Per un breve istante Ron cercò di correre, agitando le bracCia come le pale di un mulino, poi fece un capitombolo all’indietro e rotolò giù. Cadde sulla schiena, ai piedi di Harry.
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    Due ragazze del quarto vennero giù sCivolando allegramente.
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    «È una vecchia regola» spiegò Hermione, che dopo una graziosa sCivolata era atterrata su un tappeto davanti a loro e si stava alzando. «In Storia di Hogwarts si dice che i fondatori pensavano che i ragazzi fossero meno affidabili delle ragazze. A proposito, come mai avete cercato di entrare?»
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    «Per venire da te… guarda!» disse Ron, trasCinandola davanti alla bacheca.
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    «Be’, mettiamola così» disse Hermione, «al confronto, l’acne di Eloise Midgeon sembrerà una deliziosa spruzzatina di lentiggini. Andiamo a colazione e sentiamo che cosa ne pensano gli altri… chissà se l’annunCio è stato affisso in tutte le Case».
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    Fu subito chiaro, all’ingresso nella Sala Grande, che l’avviso della Umbridge non era apparso solo nella Torre di Grifondoro. Il chiacchiericCio aveva un’intensità particolare e c’era un gran movimento di gente che andava su e giù fra i tavoli discutendo di quello che aveva letto. Harry, Ron e Hermione avevano appena preso posto quando Neville, Dean, Fred, George e Ginny piombarono su di loro.
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    «Che cosa facCiamo?»
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    Guardavano tutti Harry. Lui controllò che non Ci fossero insegnanti nei dintorni.
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    «Lo facCiamo lo stesso, è ovvio» bisbigliò.
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    «Sapevo che avresti detto così» disse George raggiante, dandogli un amichevole pugno sul bracCio.
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    «LasCia perdere i brufoli, quegli idioti non possono venire qui, o gli altri sospetteranno… sedetevi!» disse a Ernie e Hannah muovendo solo le labbra, e si sbracCiò in gesti frenetiCi verso il tavolo di Tassorosso. «Dopo! Parliamo dopo!»
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    «Lo dico a Michael» fece Ginny spazientita, alzandosi dalla panca, «quello scemo…» e corse al tavolo di Corvonero; Harry la seguì con lo sguardo. Cho era seduta accanto all’amica dai capelli ricCi che aveva portato con sé alla Testa di Porco. L’avviso della Umbridge l’avrebbe spaventata al punto da non farla venire più alle riunioni?
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Ma le conseguenze dell’annunCio non furono del tutto chiare finché non fecero per lasCiare la Sala Grande, diretti a Storia della Magia.
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    «Va tutto bene» mormorò Harry, quando lei fu abbastanza viCina. «Lo facCiamo lo stesso…»
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    «Avete visto il cartello, parla anche delle squadre! Harry, stammi a sentire… per l’ultima volta… ti prego, ti prego, non perdere la calma con la Umbridge o non Ci lascerà più giocare!»
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    «Oh, mi è sempre piaCiuta tanto quella Civetta, è così bella» sospirò Lavanda rivolta a Calì.
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    Harry lanCiò un’occhiata al professor Rüf, che continuava a leggere i suoi appunti, beatamente ignaro che l’attenzione della classe era rivolta ancora meno del solito a lui. Harry si alzò in silenzio, si chinò e corse dietro la fila di banchi sino alla finestra, aprendola pian piano.
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    Edvige tremava; quando Harry fece per toccarle l’ala sussultò, gonfiò le piume e gli lanCiò un’occhiata di rimprovero.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Per niente» rispose Harry deCiso, e si alzò tenendo Edvige nascosta dietro la schiena. «Credo di dover andare in infermeria».
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Guardò fuori dalla finestra il paesaggio grigio e tempestoso. Non c’era tracCia di lei attorno alla capanna di Hagrid; se non stava facendo lezione, probabilmente era in sala professori. Si avviò giù per le scale, con Edvige che fischiava debolmente ondeggiando sulla sua spalla.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Ai lati della porta della sala professori c’erano due gargoyle di pietra. Quando Harry fu viCino, uno di essi gracchiò: «Dovresti essere in classe, ragazzino».
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Harry bussò. Sentì un rumore di passi, poi la porta si aprì e lui si trovò facCia a facCia con la professoressa McGranitt.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Sto cercando la professoressa Caporal» spiegò Harry. «La mia Civetta è ferita».
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Una Civetta ferita, hai detto?» La professoressa Caporal apparve alle spalle della McGranitt; fumava la pipa e teneva in mano una copia del La Gazzetta del Profeta.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Harry non sapeva che cosa fossero i Thestral e non gli importava; voleva solo sentirsi dire che Edvige sarebbe guarita. La McGranitt, però, gli rivolse uno sguardo tagliente e chiese: «Sai che percorso ha fatto questa Civetta, Potter?»
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    IncroCiò i suoi occhi per un istante e intuì, dal modo in cui aveva congiunto le sopracCiglia, che lei sapeva che “Londra” voleva dire “Grimmauld Place, numero dodiCi”.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    La professoressa Caporal tirò fuori dalla tasca un monocolo e se lo sistemò sull’occhio per esaminare da viCino l’ala di Edvige. «Dovrei essere in grado di curarla se me la lasCi, Potter» disse. «Per qualche giorno non dovrà volare per lunghe distanze, comunque».
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    «Oh, sì!» esclamò Harry, che aveva quasi dimenticato la pergamena legata alla zampa di Edvige. La professoressa Caporal gliela porse e sparì in sala professori portandosi via Edvige, che fissava Harry come se non riusCisse a credere che lui potesse abbandonarla così. Sentendosi vagamente in colpa, Harry fece per andarsene, ma la McGranitt lo richiamò.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Lei lanCiò un’occhiata in corridoio: c’erano studenti che si avviCinavano da tutte le parti.
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    «Io…» balbettò Harry, ma il flusso di studenti nel corridoio l’aveva quasi travolto. La McGranitt gli rivolse un breve cenno e tornò in sala professori, mentre Harry si lasCiava trasCinare dagli altri in cortile. Vide Ron e Hermione in un angolo riparato, con i colletti dei mantelli alzati per proteggersi dal vento. Harry srotolò la pergamena mentre si avviCinava a loro e lesse Cinque parole nella grafia di Sirius:
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Dove l’hai lasCiata?» chiese Ron.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Raccontò che cosa aveva detto la McGranitt. Con sua sorpresa, nessuno di loro si stupì. Al contrario, i due amiCi si scambiarono un’occhiata significativa.
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    «Non lo so» ribatté Hermione nervosa, issandosi di nuovo la borsa sulla spalla al suono della campanella, «non sarebbe proprio diffiCile risigillare la pergamena per magia… e se la Metropolvere è sorvegliata… ma non vedo come possiamo dirgli di non venire senza essere intercettati anche noi!»
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Scesero le scale diretti all’aula di Pozioni, tutti e tre persi nei propri pensieri, ma giunti in fondo furono richiamati alla realtà dalla voce di Draco Malfoy, che era fuori dall’aula di Piton e sventolava una pergamena dall’aria uffiCiale, parlando a voce molto più alta del necessario.
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    «Cioè» continuò Malfoy alzando ancora la voce, mentre i suoi occhi grigi brillavano malevoli all’indirizzo di Harry e Ron, «se dipende dall’influenza all’interno del Ministero, non credo che abbiano molte possibilità… secondo mio padre sono anni che cercano una scusa per licenziare Arthur Weasley… e quanto a Potter, mio padre dice che è solo una questione di tempo prima che il Ministero lo spedisca al San Mungo… pare che abbiano un reparto speCiale per quelli con il cervello spappolato dalla magia».
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Malfoy fece una facCia grottesca, con la bocca aperta e gli occhi al Cielo. Tiger e Goyle scoppiarono nella loro risata simile a un grugnito e Pansy Parkinson squittì deliziata.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Aiutami!» disse Harry a Ron. Riuscì a passare un bracCio attorno al collo di Neville e a trasCinarlo via, lontano dai Serpeverde. Tiger e Goyle avevano fatto un passo avanti, i pugni in guardia, pronti alla rissa. Ron afferrò il bracCio di Neville e insieme a Harry riuscì a trasCinarlo nella fila di Grifondoro. Neville era paonazzo; la pressione del bracCio di Harry sulla sua gola rendeva incomprensibili le strane parole che gli usCivano dalle labbra.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Non… ridere… non… Mungo… facCio… vedere…»
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    «Potter, Weasley, PaCiock… state facendo a botte?» chiese con la sua voce fredda e beffarda. «DieCi punti in meno per Grifondoro. LasCia andare PaCiock, Potter, o ti prendi una punizione. Dentro, avanti».
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Harry lasCiò andare Neville, che lo guardò storto, ansimando.
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    Harry, Ron e Hermione presero i soliti posti in fondo all’aula, tirarono fuori piume, pergamene e le loro copie di Mille Erbe e Funghi MagiCi. Tutta la classe bisbigliava della reazione di Neville, ma quando Piton chiuse la porta con uno schianto, tutti tacquero all’istante.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Indicò un angolo dell’aula in penombra e Harry vide la professoressa Umbridge seduta con la tavoletta sulle ginocchia. Alzando le sopracCiglia, Harry lanCiò un’occhiata a Ron e Hermione: Piton e la Umbridge, gli insegnanti che odiava di più. DiffiCile deCidere quale dei due voleva veder trionfare sull’altro.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Oggi proseguiremo con la Soluzione Corroborante. Troverete le vostre misture come le avete lasCiate la volta scorsa; se sono state eseguite correttamente, dovrebbero essere maturate durante il finesettimana. Le istruzioni…» agitò di nuovo la bacchetta, «…sono sulla lavagna. Al lavoro».
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «QuattordiCi anni» rispose Piton. La sua espressione era indeCifrabile. Harry, senza smettere di guardarlo, aggiunse qualche gocCia alla sua pozione; quella sibilò minacCiosa e da turchese diventò aranCione.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Gli voltò le spalle e andò a interrogare Pansy Parkinson sulle lezioni. Piton si voltò verso Harry e i loro occhi si incontrarono per un istante. Harry si chinò preCipitosamente sulla pozione, che si stava coagulando in maniera davvero sleale ed emanava un deCiso odore di gomma bruCiata.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Forse salto Divinazione» annunCiò tetro dopo pranzo, in cortile, con il vento che agitava gli orli delle vesti e le tese dei cappelli. «Fingerò di star male e farò il tema per Piton, così non dovrò stare sveglio stanotte».
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    A quanto pareva, comunque, non era l’unica persona in classe a essere furibonda. La professoressa Cooman sbatté una copia dell’Oracolo sul tavolo tra Harry e Ron e passò oltre, a labbra serrate; lanCiò la copia successiva a Seamus e Dean, mancando di un pelo la testa di Seamus, e con l’ultima centrò Neville in pieno petto, con tanta forza che lui cadde dal pouf.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Non voglio parlare» singhiozzò, «di sediCi anni di fedele servizio… a quanto pare sono passati inosservati… ma non mi farò insultare, questo no!»
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Il Sistema!» rispose la professoressa Cooman con voce profonda, teatrale e vibrante. «Sì, coloro i cui occhi sono troppo offuscati dalle occupazioni mondane per Vedere come io Vedo, per Sapere Ciò che io So… naturalmente noi Veggenti siamo sempre stati temuti, perseguitati… ahimè, è il nostro destino».
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Deglutì, si tamponò le guance umide con l’orlo dello sCialle, poi trasse dalla manica un fazzolettino ricamato e si soffiò il naso con un rumore che ricordava una delle pernacchie di Pix.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    La Umbridge entrò mentre lui parlava. Ostentava il solito fiocco di velluto nero e un’espressione di profondo compiaCimento.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Ma non Ci fu il solito tramestio di risposta questa volta; nessuno si era preso la briga di tirarle fuori.
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    «Andate a pagina trentaquattro di Teoria della Magia Difensiva e leggete il Capitolo Tre, intitolato “Casi di risposta non offensiva agli attacchi magiCi”. Non Ci sarà…»
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    «Niente Quidditch» annunCiò Angelina in tono lugubre quando Harry, Ron e Hermione entrarono nella sala comune quella sera dopo cena.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Lo so, lo so» disse Angelina, afflitta. «Lei ha detto che ha bisogno di un po’ di tempo per pensarCi».
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Ma Harry riusCiva a immaginare quale piacere provasse la Umbridge a brandire sulle loro teste la minacCia di non ricostituire la squadra di Grifondoro, e capiva benissimo come mai non volesse rinunCiare tanto in fretta a quell’arma.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Harry si lasCiò cadere su una sedia, tirò fuori la pergamena di malavoglia e si mise al lavoro. Gli fu molto diffiCile concentrarsi; anche se sapeva che avrebbe visto Sirius solo molto più tardi, non poteva fare a meno di guardare nel fuoco ogni Cinque minuti, tanto per controllare. C’era anche un baccano incredibile nella sala: Fred e George avevano finalmente perfezionato un modello di Merendine Marinare, di cui davano dimostrazione a turno tra una folla voCiante ed entusiasta.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Prima Fred dava un morso all’estremità aranCione di una caramella gommosa, e vomitava in modo spettacolare in un secchio. Poi inghiottiva l’estremità viola e il vomito cessava di botto. Lee Jordan, nel ruolo di assistente, faceva pigramente Evanescere il vomito a intervalli regolari, con lo stesso incantesimo che Piton usava sulle pozioni di Harry.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Con il sottofondo costante dei conati, delle ovazioni e le voCi di Fred e George che prendevano gli ordini, Harry trovò particolarmente diffiCile concentrarsi sulla formula corretta della Soluzione Corroborante. Hermione non era di alcun aiuto; gli applausi e il rumore del vomito nel secchio erano sottolineati dai suoi sbuffi di disapprovazione, che Harry trovava ancora più fastidiosi.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Lei, Harry e Ron rimasero a guardare George che vomitava a raffica nel secchio, mandava giù il resto della caramella e si rialzava raggiante, a bracCia aperte, per ricevere il lungo applauso.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Ci volle ancora un bel po’ prima che la folla attorno ai gemelli Weasley si disperdesse, poi Fred, Lee e George rimasero a contare gli incassi. PerCiò fu solo a mezzanotte passata che Harry, Ron e Hermione ebbero la sala comune tutta per loro. Alla fine Fred si chiuse alle spalle la porta che conduceva ai dormitori maschili, facendo tintinnare le sue monete con tanta ostentazione che Hermione gli scoccò un’occhiatacCia. Harry non era andato molto avanti con il suo tema e deCise di lasCiar perdere. Mentre metteva via i libri, Ron, che si stava appisolando in poltrona, si svegliò con un grugnito soffocato e guardò confusamente nel fuoco.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Ciao» disse, con un sorriso.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Ciao» risposero in coro Harry, Ron e Hermione, inginocchiandosi sul tappeto davanti al camino. Grattastinchi fece le fusa e si avviCinò al fuoco, cercando, nonostante il calore, di annusare il viso di Sirius.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Ci fu una pausa.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Be’, sempre meglio dei Tre ManiCi di Scopa!» ribatté Hermione sulla difensiva. «È sempre pieno di gente…»
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «E quindi sarebbe stato più diffiCile sentire cosa dicevate» disse Sirius. «Hai molto da imparare, Hermione».
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Chi Ci spiava?» domandò Harry.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Quello era Mundungus?» Harry era sbalordito. «E che cosa Ci faceva alla Testa di Porco?»
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    «Perché Dung si è nascosto?» chiese Ron, con un certo disappunto. «Ci avrebbe fatto piacere vederlo».
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Dice che per nessuna ragione al mondo devi parteCipare a gruppi segreti di Difesa contro le Arti Oscure. Dice che saresti espulso di sicuro e il tuo futuro sarebbe rovinato. Dice che avrai un sacco di tempo per imparare come difenderti e che sei troppo giovane per preoccupartene adesso. In più, consiglia» e gli occhi di Sirius si rivolsero agli altri due, «a Harry e Hermione di non andare avanti con il gruppo, anche se si rende conto di non avere autorità su di voi, e vi prega solo di ricordare che ha a cuore il vostro bene. Vi avrebbe scritto tutto questo, ma se il gufo fosse stato intercettato voi sareste finiti in un guaio serio, e non può dirvelo di persona perché stanotte è di turno».
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Faccende dell’Ordine, non Ci pensare» rispose Sirius. «Così è toccato a me fare da messaggero; per favore, ditele che l’ho fatto, perché secondo me non si fida».
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Ci fu un’altra pausa durante la quale Grattastinchi, miagolando, cercò di toccare la testa di Sirius con la zampa, e Ron giocherellò con un buco nel tappeto.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Insomma, tu vuoi che le dica che non parteCiperò al gruppo di Difesa?» mormorò alla fine.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «L’anno scorso tutto suggeriva che qualcuno all’interno di Hogwarts stesse cercando di ucCiderti, Harry!» rispose Sirius, impaziente. «Quest’anno sappiamo che c’è qualcuno fuori da Hogwarts che vorrebbe ucCiderCi tutti, quindi credo che imparare a difendersi come si deve sia un’ottima idea!»
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Be’, meglio espulsi e capaCi di difendersi che a scuola senza la minima idea di quello che succede» rispose Sirius.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Ehi, è un’idea!» esclamò Ron ecCitato, ma Hermione emise un suono scettico e gli altri, Sirius compreso, la guardarono.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Sirius, eravate solo in quattro quando vi incontravate alla Stamberga Strillante» disse Hermione, «e sapevate trasformarvi in animali e immagino che avreste potuto stringervi tutti sotto un Mantello dell’Invisibilità all’occorrenza. Ma noi siamo ventotto, nessuno è un Animagus, e quindi non Ci servirebbe tanto un Mantello quanto un Tendone dell’Invisibilità…»
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «È vero» ammise Sirius, un po’ deluso. «Be’, sono sicuro che troverete una soluzione. Una volta c’era un passaggio segreto piuttosto ampio dietro quel grande specchio al quarto piano: forse vi basta per eserCitarvi negli incantesimi».
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Oh…» fece Sirius, aggrottando la fronte. «Bene, Ci penso e ve lo…»
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    I tre scapparono di corsa. Alla porta dei dormitori dei ragazzi, Harry si voltò. La mano della Umbridge si muoveva ancora tra le fiamme, come se avesse saputo con preCisione dove si trovava la testa di Sirius qualche momento prima e stesse cercando di afferrarla.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Harry puntò la bacchetta verso la rana toro che saltellava speranzosa verso l’altro lato del tavolo, disse «AcCio!» e quella balzò con aria depressa nella sua mano.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Incantesimi era una delle lezioni migliori per parlare tranquillamente; di solito c’era un tale movimento che il pericolo di essere ascoltati era minimo. Quel giorno, con l’aula piena di rospi graCidanti e corvi gracchianti, e la pioggia che batteva violenta contro i vetri delle finestre, i sussurri fra Harry, Ron e Hermione su come la Umbridge aveva quasi catturato Sirius passarono del tutto inosservati.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Harry abbassò lo sguardo: in effetti stava stringendo la rana toro così forte da farle usCire gli occhi dalle orbite; la posò in fretta sul banco.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Ci è mancato davvero poco, stanotte» continuò Hermione. «Mi domando solo se la Umbridge sa quanto Ci è andata viCina. SilenCio».
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    La rana su cui stava eserCitando il suo Incantesimo TaCitante ammutolì a metà di un graCidio e la guardò con rimprovero.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «…entro stamattina sarebbe tornato ad Azkaban». Agitò la bacchetta senza concentrarsi: la sua rana cominCiò a gonfiarsi come un pallonCino verde ed emise un sibilo acuto.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «SilenCio!» si affrettò a dire Hermione, puntando la bacchetta verso la rana di Harry, che si sgonfiò senza far rumore. «Be’, non deve farlo più, e basta. Però non so come riusCiremo a dirglielo. Non possiamo mandargli un gufo».
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Non credo che rischierà di nuovo» disse Ron. «Non è stupido, sa di essere stato quasi catturato. SilenCio».
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «SilenCio. SILENCiO!»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «I corvi sono più diffiCili delle rane» rispose stizzito Ron.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Bene, facCiamo cambio» ribatté Hermione, afferrando il corvo di Ron e sostituendolo con la sua rana. «SilenCio!» Il corvo continuò ad aprire e chiudere il becco aguzzo senza che ne usCisse alcun suono.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Cos…? Oh. Va bene» rispose Ron, molto agitato. «Ehm… SilenCio!»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    La stoccata fu così forte che colpì la rana nell’occhio: quella saltò giù dal banco con un graCidio assordante.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Harry e Ron non furono sorpresi di vedersi assegnare altri eserCizi sull’Incantesimo TaCitante.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Ho il permesso!» annunCiò. «Posso ricostituire la squadra di Quidditch!»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Sì» disse Angelina, raggiante. «Sono andata dalla McGranitt, e credo che si sia rivolta a Silente. Comunque la Umbridge ha dovuto cedere. Ha! PerCiò vi voglio in campo alle sette, perché dobbiamo recuperare. Vi rendete conto che mancano solo tre settimane alla prima partita?»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Pix li sorvolò a panCia in giù, con la cerbottana pronta; con un gesto automatico, i tre si ripararono la testa con le borse finché non li ebbe superati.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Sì!» ribatté Harry. «Ci ha sempre dato ottimi consigli!»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Una bolla d’inchiostro passò sibilando accanto a loro e colpì Katie Bell in pieno orecchio. Hermione vide Katie alzarsi e cominCiare a scagliare oggetti contro Pix; qualche istante dopo parlò di nuovo, e parve scegliere le parole con molta cura.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Voglio dire… ecco, penso che lui sarebbe felice di formare soCietà segrete di Difesa sotto il naso di qualcuno del Ministero… secondo me è davvero frustrato per quanto poco può fare adesso… perCiò credo che gli facCia piacere… istigarCi».
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Il tempo non migliorò col passare delle ore, così, quando alle sette Harry e Ron scesero al campo di Quidditch per l’allenamento, in pochi minuti furono completamente zuppi, con i piedi che sCivolavano sull’erba fradiCia. Il Cielo era cupo e tempestoso; raggiungere la luce e il calore degli spogliatoi fu un sollievo, anche se sapevano che sarebbe stato temporaneo. Trovarono Fred e George che discutevano se usare o no una delle loro Merendine Marinare per saltare l’allenamento.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Possiamo provare con i Fondenti FebbriCitanti» mormorò George, «nessuno li ha ancora visti…»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «E funzionano?» domandò speranzoso Ron, mentre l’intensità della pioggia aumentava e il vento ululava attorno all’edifiCio.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Bene, ascoltate tutti quanti» disse Angelina a voce molto alta, uscendo dall’uffiCio del Capitano. «So che il clima non è ideale, ma forse dovremo giocare contro Serpeverde in condizioni simili, perCiò è una buona idea cercare di capire come possiamo affrontarle. Harry, non avevi fatto qualcosa ai tuoi occhiali per non farli appannare dalla pioggia quando abbiamo giocato contro Tassorosso con quella tempesta?»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Credo che dovremmo provarCi tutti» disse Angelina. «Se solo riusCissimo a tener lontana la pioggia dalla facCia la visibilità migliorerebbe… tutti insieme, allora: Impervius! Bene, andiamo».
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Harry si diede una spinta con i piedi, spruzzando fango in tutte le direzioni, e schizzò verso l’alto, mentre il vento lo mandava leggermente fuori rotta. Non sapeva come avrebbe fatto a individuare il BocCino con quel tempo; aveva già abbastanza difficoltà a vedere il Bolide con cui si stavano allenando; dopo un minuto l’aveva quasi disarCionato e lui aveva dovuto usare la Presa RovesCiata del Bradipo per evitarlo. Purtroppo Angelina non lo vide. In effetti, non sembrava in grado di vedere nulla; nessuno di loro aveva la minima idea di quello che facevano gli altri. Il vento si era alzato; anche a distanza Harry sentiva il suono martellante della pioggia sulla superfiCie del lago.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Angelina li tenne impegnati per quasi un’ora prima di arrendersi. Ricondusse la sua squadra zuppa e imbronCiata agli spogliatoi, insistendo che l’allenamento non era stato una perdita di tempo, anche se non ne sembrava molto convinta nemmeno lei. Fred e George parevano particolarmente irritati; entrambi camminavano a gambe larghe e storcevano il viso a ogni movimento. Mentre si strofinava i capelli con un asCiugamano, Harry li sentì lamentarsi a bassa voce.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Si premette l’asCiugamano sul viso, stringendo gli occhi dal dolore. La Cicatrice sulla fronte bruCiava di nuovo, molto più forte che nelle ultime settimane.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Che cosa c’è?» chiesero molte voCi.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Harry riemerse da dietro l’asCiugamano; senza occhiali vedeva confusamente lo spogliatoio, ma sapeva che tutti lo stavano guardando.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Ma lanCiò a Ron uno sguardo significativo ed entrambi restarono indietro mentre gli altri della squadra usCivano, imbacuccati nei mantelli, con i cappelli tirati fin sulle orecchie.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Cos’è successo?» chiese Ron quando AliCia fu sparita oltre la porta. «La Cicatrice?»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Ma…» Spaventato, Ron, andò alla finestra e guardò fuori nella pioggia. «Lui… non può essere qui viCino, giusto?»
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    «No» mormorò Harry, lasCiandosi cadere su una panca e massaggiandosi la fronte. «Probabilmente è molto lontano. Fa male perché… è… arrabbiato».
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    Harry non intendeva affatto dire quelle parole, e le udì come se le avesse pronunCiate un altro; eppure capì all’istante che erano vere. Non riusCiva a spiegarsi il perché, ma lo sapeva: dovunque fosse Voldemort, qualsiasi cosa stesse facendo, era in preda alla collera.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Harry rimase immobile a guardarsi i piedi, lasCiando che la memoria e la mente si rilassassero dopo il dolore.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Un intrico confuso di forme, un mescolarsi di voCi che urlavano…
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Vuole che si facCia qualcosa, ma non lo si sta facendo abbastanza in fretta» disse.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Ancora una volta fu sorpreso di sentire le parole usCire dalla sua bocca, ma fu altrettanto certo di dire la verità.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «È stato così anche l’ultima volta?» domandò Ron, a voce bassa. «Quando ti ha fatto male nell’uffiCio della Umbridge? Tu-Sai-Chi era arrabbiato?»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Harry Ci stava pensando. Aveva guardato la Umbridge negli occhi… la Cicatrice gli aveva fatto male… e aveva avvertito quella strana sensazione allo stomaco… una strana sensazione improvvisa… di contentezza… ma naturalmente non l’aveva riconosCiuta per quello che era, dato che lui era così abbattuto…
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «L’ultima volta è stato perché era contento» disse. «Molto contento. Credeva… che stesse per succedere qualcosa di buono. E la notte prima che tornassimo a Hogwarts…» Ripensò al momento in cui la Cicatrice gli aveva fatto male da morire, nella stanza che occupava con Ron a Grimmauld Place «…era furioso…»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «No» Harry scosse il capo. «È più… il suo umore, immagino. Ho come dei lampi sul suo stato d’animo. L’anno scorso Silente ha detto che stava succedendo una cosa del genere, che potevo avvertire quando Voldemort era viCino a me, o quando provava odio. Ora sento anche quando è soddisfatto…»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Ci fu una pausa. Il vento e la pioggia sferzavano l’edifiCio.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Ron allacCiò il suo, guardando Harry, pensieroso.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Andiamo… abbiamo ancora gli eserCizi sull’Incantesimo TaCitante».
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Attraversarono a passo svelto i campi bui, sCivolando e inCiampando sui prati fangosi, senza parlare. Harry pensava. Che cos’era che Voldemort voleva fosse fatto e che non si stava facendo abbastanza in fretta?
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    A quanto pareva Hermione era andata a letto presto, lasCiando Grattastinchi acCiambellato su una sedia e un assortimento di bitorzoluti berretti da elfo su un tavolo accanto al fuoco. Harry fu piuttosto contento di non trovarla, perché non aveva voglia di discutere della sua Cicatrice dolorante e di sentire anche lei che lo esortava ad andare da Silente. Ron continuava a lanCiargli occhiate ansiose, ma Harry prese i libri di Incantesimi e si mise a finire il suo tema, anche se fingeva solo di concentrarsi; quando Ron annunCiò che anche lui andava a dormire, non aveva scritto quasi nulla.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Codeste piante sono quanto mai efficaCi nell’infiammare la mente, e sono pertanto d’uso nei Distillati Svianti e di Confusione, laddove il Mago desideri produrre stati di imprudenza e testa-calda…
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    …quanto mai efficaCi nell’infiammare la mente, e sono pertanto d’uso…
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    …confusione era la parola giusta: perché sapeva che cosa sentiva Voldemort? Che cos’era quella strana connessione tra loro, che Silente non era mai riusCito del tutto a spiegare?
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Il libro sCivolò dalla presa di Harry e finì sul tappeto con un tonfo sordo. La testa gli Ciondolò di lato…
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Camminava di nuovo lungo un corridoio privo di finestre; i suoi passi rimbombavano nel silenzio. Via via che la porta in fondo al corridoio si faceva più grande, il suo cuore batteva più forte per l’ecCitazione… se solo avesse potuto aprirla… entrare…
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Dobby ha il suo gufo, signore!» annunCiò una voce stridula.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Dobby l’elfo domestico era in piedi accanto al tavolo sul quale Hermione aveva lasCiato una dozzina di berretti di maglia. Le sue grandi orecchie a punta sporgevano da sotto quello che sembrava un insieme di tutti i berretti sferruzzati da Hermione; li portava uno sull’altro, così che la sua testa sembrava più lunga di un metro, e sulla Cima sedeva Edvige, che tubava serena, evidentemente guarita.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Dobby si è offerto volontario per riportare il gufo di Harry Potter» squittì l’elfo, con espressione adorante. «La professoressa Caporal dice che ora sta benissimo, signore». Fece un inchino così profondo che il suo naso a matita sfiorò la superfiCie lisa del tappeto. Edvige, con uno stridio indignato, volò sul bracCiolo della poltrona di Harry.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Grazie, Dobby!» disse Harry, accarezzando la testa di Edvige e cercando di liberarsi dell’immagine della porta nel sogno… era stata molto vivida. Tornò a guardare Dobby e si accorse che l’elfo portava anche molte sCiarpe e innumerevoli calzini, così che i piedi sembravano troppo grossi per il corpo.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Ehm… hai preso tu tutte le cose che Hermione ha lasCiato qui intorno?»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Le orecchie di Dobby si afflosCiarono un po’.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Winky beve ancora tanto, signore» disse malinconico, abbassando gli enormi occhi verdi, grandi come palle da tennis. «Ancora non vuole vestiti, Harry Potter. E nemmeno gli altri elfi domestiCi. Nessuno di loro pulirà più la Torre di Grifondoro, con tutti i berretti e calzini nascosti ovunque, per loro è un insulto, signore. Dobby fa tutto da solo, signore, ma a Dobby non importa, perché lui spera sempre di incontrare Harry Potter e stanotte è successo!» Dobby fece un altro profondo inchino. «Ma Harry Potter non sembra felice» proseguì, raddrizzandosi e guardandolo timidamente. «Dobby lo ha sentito mormorare nel sonno. Harry Potter stava facendo un brutto sogno?»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Non proprio brutto» rispose Harry, sbadigliando e stropicCiandosi gli occhi. «Ne ho fatti di peggiori».
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    L’elfo guardò Harry con i suoi immensi occhi sferiCi. Poi disse, molto serio, le orecchie basse: «Dobby vuole aiutare Harry Potter, perché Harry Potter ha liberato Dobby e Dobby è molto, molto più felice adesso».
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Si chinò a raccogliere il libro di Pozioni. Avrebbe tentato di finire il tema domani. Chiuse il libro, e in quel momento il fuoco illuminò le sottili CicatriCi bianche sul dorso della sua mano: il risultato della punizione della Umbridge…
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Ho bisogno di trovare un posto dove ventotto persone possono eserCitarsi nella Difesa contro le Arti Oscure senza essere scoperte dagli insegnanti. Soprattutto» strinse il pugno sul libro, e le CicatriCi brillarono di un biancore perlaceo, «dalla professoressa Umbridge».
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Dobby conosce un posto perfetto, signore!» esclamò contento. «Dobby l’ha sentito dire dagli altri elfi domestiCi quando è arrivato a Hogwarts, signore. Noi la chiamiamo Stanza Va-e-Vieni, signore, oppure Stanza delle Necessità!»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Perché è una stanza dove si può entrare» disse Dobby serio, «solo se c’è veramente bisogno. A volte c’è, a volte no, ma quando appare ha sempre tutto quello che serve a chi la cerca. Dobby l’ha usata, signore» continuò l’elfo, calando le orecchie con aria colpevole, «quando Winky era molto ubriaca; l’ha nascosta nella Stanza delle Necessità e ha trovato antidoti alla Burrobirra, un bel lettino da elfo per farla dormire, signore… e Dobby sa che il signor Gazza Ci trova i detersivi quando li sta finendo, signore, e…»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Molto pochi, signore. La gente di solito Ci capita per caso quando ne ha bisogno, ma spesso non la trovano più, perché non sanno che è sempre lì che aspetta di essere chiamata, signore».
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    «Non stanotte, Dobby» disse riluttante, abbandonandosi di nuovo nella poltrona. «È una cosa molto importante… non voglio rovinare tutto, bisogna prepararla con cura. Senti, puoi dirmi dov’è di preCiso questa Stanza delle Necessità, e come si fa a entrare?»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Le loro vesti turbinavano e sventolavano mentre attraversavano la porzione di prato allagato che li separava dalle due ore di Erbologia, dove riusCirono a stento a sentire quello che la professoressa Sprite diceva, per via della pioggia che batteva sul tetto della serra. Nel pomeriggio, la lezione di Cura delle Creature Magiche dovette essere spostata dai prati spazzati dalla tempesta a un’aula vuota al pianterreno, e con grande sollievo della squadra Angelina li aveva cercati a pranzo per avvertirli che l’allenamento di Quidditch era annullato.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Bene» le disse Harry a bassa voce, «perché abbiamo trovato un posto dove tenere il primo incontro del gruppo di Difesa. Stasera alle otto al settimo piano, davanti all’arazzo di Barnaba il Babbeo bastonato dai troll. Puoi dirlo a Katie e AliCia?»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «No, è che… i piani di Dobby non sono sempre sicuri. Non era per colpa sua che avevi perso tutte le ossa del bracCio?»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Insieme a Ron avevano passato la maggior parte del giorno a rintracCiare i firmatari dell’elenco per comunicare loro il luogo dell’appuntamento. Con un certo disappunto di Harry, fu Ginny a trovare per prima Cho Chang e la sua amica; comunque, alla fine della cena Harry era sicuro che l’informazione fosse stata trasmessa a tutte le ventiCinque persone che si erano presentate alla Testa di Porco.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Alle sette e mezza, Harry (che aveva in mano una certa vecchia pergamena), Ron e Hermione lasCiarono la sala comune di Grifondoro. Agli allievi del quinto anno era permesso restare nei corridoi fino alle nove, ma i tre continuarono a guardarsi nervosamente intorno per tutta la strada fino al settimo piano.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Reggetela» disse Harry srotolando la pergamena quando furono in Cima all’ultima rampa di scale. La toccò con la bacchetta e mormorò: «Giuro solennemente di non avere buone intenzioni».
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Sulla superfiCie bianca della pergamena apparve una mappa di Hogwarts. Piccoli punti neri mobili, Ciascuno etichettato con un nome, indicavano la posizione di diverse persone.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Gazza è al secondo piano» disse Harry, avviCinando la mappa agli occhi, «e Mrs Purr al quarto».
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    «Nel suo uffiCio» rispose Harry, indicando un puntino. «Bene, andiamo».
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    Si avviarono di fretta lungo il corridoio verso il luogo descritto da Dobby, una strisCia di parete libera di fronte a un enorme arazzo che raffigurava lo sCiocco tentativo di Barnaba il Babbeo di insegnare la danza classica ai troll.
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    «Bene» bisbigliò Harry, mentre un troll mangiato dalle tarme smetteva di bastonare senza pietà l’aspirante maestro di ballo per guardarli. «Dobby ha detto di passare davanti a questa parete tre volte, concentrandoCi su quello che Ci serve».
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Abbiamo bisogno di un posto dove imparare a combattere… pensava. DacCi un posto per allenarCi… dove non Ci possano trovare…
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Una porta luCidissima era apparsa nella parete. Ron la guardò con una certa diffidenza. Harry tese la mano, afferrò la maniglia di ottone, aprì il battente e li precedette in una stanza spaziosa, illuminata dalle stesse torce tremolanti che rischiaravano le aule sotterranee, otto piani più sotto.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Le pareti erano occupate da librerie di legno e al posto delle sedie c’erano grandi cusCini di seta. In fondo alla stanza, una scaffalatura ospitava una serie di strumenti come Spioscopi, Sensori Segreti e un grande Avversaspecchio scheggiato che Harry era sicuro di aver visto l’anno prima appeso nell’uffiCio del falso Moody.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Questi Ci serviranno quando faremo lo Schiantesimo» disse entusiasta Ron, dando un colpetto col piede a un cusCino.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «E guardate questi libri!» esclamò Hermione ecCitata, facendo scorrere un dito lungo i dorsi di grossi tomi rilegati in pelle. «Compendio degli Anatemi più Comuni e Relative Contro-Azioni… Come Gabbare le Arti Oscure… Difendersi con gli Incantesimi… acCidenti…» si voltò raggiante a guardare Harry, che capì come la presenza di centinaia di libri avesse finalmente convinto Hermione che stavano facendo la cosa giusta. «Harry, è magnifico, c’è tutto quello che Ci serve, qui!»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    E senza un’altra parola prese dallo scaffale Fatture per Affatturati, sedette su uno dei cusCini e cominCiò a leggere.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Ci fu un lieve colpo alla porta. Harry si voltò: Ginny, Neville, Lavanda, Calì e Dean erano arrivati.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Harry cominCiò a spiegare, ma prima che potesse finire arrivò altra gente e dovette ricominCiare da capo. Alle otto tutti i cusCini erano stati occupati. Harry andò alla porta e diede un giro di chiave; fece un bel rumore forte e tutti tacquero, gli occhi puntali su di lui.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Bene» cominCiò Harry, un po’ nervoso. «Questo è il posto che abbiamo trovato per le lezioni, e… ehm, direi che vi piace».
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    «È bizzarro» disse Fred, aggrottando la fronte. «Una volta Ci siamo nascosti da Gazza qui, ti ricordi, George? Ma allora era solo uno stanzino delle scope».
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Detector Oscuri» rispose Harry, facendosi strada fra i cusCini per raggiungerli. «Fondamentalmente rivelano la presenza di Maghi Oscuri e nemiCi, ma non è il caso di fidarsi troppo, possono essere ingannati…»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Guardò per un istante l’Avversaspecchio scheggiato; al suo interno si muovevano figure indistinte, ma nessuna era riconosCibile. Harry gli voltò le spalle.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Sì, ma secondo me è meglio deCiderlo con una vera votazione» disse Hermione, imperturbabile. «È più formale e gli conferisce autorità. Allora… chi pensa che Harry debba essere il nostro capo?»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Credo anche che dovremmo darCi un nome» rispose lei allegramente, con la mano ancora alzata. «Aumenterebbe lo spirito di gruppo e l’unità, non credi?»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Potremmo chiamarCi Lega Anti-Umbridge?» propose speranzosa Angelina.
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    «O il Gruppo Il Ministero della Magia è DefiCiente?» suggerì Fred.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Stavo pensando» disse Hermione, guardando torva Fred, «più a un nome che non lasCi capire a tutti che cosa stiamo facendo, così possiamo parlarne senza problemi anche al di fuori delle riunioni».
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «EserCitazioni Segrete?» suggerì Cho. «In breve ES, così nessuno capirà di che cosa stiamo parlando?»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Sì, ES va bene» disse Ginny. «Però facCiamo che significa EserCito di Silente, visto che è quello l’incubo peggiore del Ministero, no?»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Ci furono molti mormorii di approvazione e risate.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Tutti a favore di ES?» chiese Hermione in tono autoritario, mettendosi in ginocchio sul cusCino per contare. «Siamo la maggioranza… mozione approvata!»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    ESERCiTO DI SILENTE
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Bene» disse Harry quando Hermione si fu seduta di nuovo, «cominCiamo? Pensavo che la prima cosa da fare sia l’Expelliarmus, l’Incantesimo di Disarmo. So che è una cosa abbastanza elementare, ma io l’ho trovato molto utile…»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Oh, per favore» disse Zacharias Smith, alzando gli occhi al Cielo e incroCiando le bracCia. «Non credo che l’Expelliarmus Ci aiuterà contro Tu-Sai-Chi, non ti pare?»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Ma chi pensa che sia troppo faCile può andare» aggiunse Harry.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Bene» disse Harry, con la bocca un po’ più asCiutta del solito per via di tutti quegli occhi puntati addosso. «Direi di dividerCi a coppie ed eserCitarCi».
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    La stanza si riempì all’istante di grida di Expelliarmus. Le bacchette volarono in tutte le direzioni; incantesimi sbagliati colpirono i libri sugli scaffali e li fecero cadere. Harry era troppo rapido per Neville, la cui bacchetta roteò via, colpì il soffitto con una pioggia di sCintille e atterrò rumorosamente in Cima a una libreria. Harry la recuperò con un Incantesimo di Appello. Guardandosi intorno, si disse che aveva fatto bene a ripartire dai fondamenti: c’era un sacco di tecnica scadente. Molti non riusCivano affatto a disarmare i loro avversari, ma si limitavano a farli indietreggiare di qualche passo o sobbalzare, investiti da incantesimi troppo deboli.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «CE L’HO FATTA!» esultò Neville. «Non c’ero mai riusCito prima! CE L’HO FATTA!»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Ottimo!» disse Harry incoraggiante, sorvolando sul fatto che in un vero duello l’avversario di Neville diffiCilmente avrebbe guardato da un’altra parte, con la mano molle e penzolante al fianco. «Senti, Neville, puoi lavorare a turno con Ron e Hermione per qualche minuto mentre io facCio un giro e vedo come se la cavano gli altri?»
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    «Scusa» sussurrò George, quando Harry incroCiò il suo sguardo. «Impossibile resistere».
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    Ho bisogno di un fischietto, pensò, e subito ne vide uno posato sulla fila di libri più viCina. Lo prese e soffiò forte. Tutti abbassarono le bacchette.
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    «Non male» disse Harry, «ma si può senz’altro migliorare». Zacharias Smith lo guardò acCigliato. «Riproviamo».
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Prese di nuovo a girare per la stanza, fermandosi qua e là per dare suggerimenti. Pian piano, il rendimento generale migliorò. Evitò per un po’ di avviCinarsi a Cho e alla sua amica, ma dopo aver osservato due volte ogni coppia nella stanza, sentì che non poteva continuare a ignorarle.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Oh no!» esclamò Cho piuttosto agitata, quando lui si avviCinò. «Expelliarmius! Cioè, Expellimellius! E… Oh, scusa, Marietta!»
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    La manica della ragazza dai capelli ricCi aveva preso fuoco; Cho la spense con la sua bacchetta e guardò Harry come se fosse stata colpa sua.
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    «Sei tu che mi innervosisCi, prima mi riusCiva!» disse Cho con aria contrita.
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    «Andava bene» mentì Harry, ma vedendo che lei inarcava le sopracCiglia, disse: «Cioè, no, faceva schifo, ma so che ti riesce, ti ho osservato da laggiù».
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Lei rise. La sua amica Marietta li guardò aCida e voltò loro le spalle.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Non farCi caso» mormorò Cho. «Non voleva venire, ma l’ho convinta io. I suoi le hanno proibito di fare qualsiasi cosa che possa irritare la Umbridge. Sai, sua madre lavora al Ministero».
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    S’interruppe, confusa, e tra loro cadde un silenzio imbarazzato; la bacchetta di Terry Steeval passò sibilando accanto all’orecchio di Harry e colpì AliCia Spinnet in pieno naso.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Mio padre sostiene attivamente ogni iniziativa antiministeriale!» si vantò Luna Lovegood, alle spalle di Harry; evidentemente aveva origliato la sua conversazione mentre Justin Finch-Fletchley cercava di sbrogliarsi dalle vesti che gli erano volate sopra la testa. «Dice sempre che si aspetta qualsiasi cosa da Caramell; pensa solo a tutti i goblin che ha fatto assassinare! E ovviamente usa l’UffiCio Misteri per mettere a punto terribili veleni che somministra di nascosto a quelli che non sono d’accordo con lui. E poi c’è il suo Sferzatore Unghiobulare…»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «LasCia perdere» mormorò Harry a Cho che stava per chiedere qualcosa, perplessa. Lei ridacchiò.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Harry vide sbalordito che erano già le nove e dieCi: dovevano tornare subito alle rispettive sale comuni o rischiavano di essere puniti da Gazza. Soffiò nel fischietto, tutti smisero di gridare «Expelliarmus» e l’ultimo paio di bacchette cadde a terra.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Ma Angelina intervenne: «La stagione di Quidditch sta per cominCiare e abbiamo bisogno di allenarCi
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «FacCiamo mercoledì prossimo» stabilì Harry. «DeCideremo allora se aggiungere altri incontri. È meglio andare, ora».
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Estrasse di nuovo la Mappa del Malandrino e controllò attentamente la presenza di insegnanti al settimo piano. Fece usCire tutti, tre o quattro alla volta, e rimase a osservare preoccupato i loro puntini sulla mappa finché non giunsero sani e salvi ai dormitori: i Tassorosso lungo il passaggio seminterrato che portava anche alle cuCine; i Corvonero in una torre sul lato ovest del castello, e i Grifondoro lungo il corridoio fino al ritratto della Signora Grassa.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Sì!» aggiunse Ron entusiasta, mentre usCivano dalla stanza e guardavano la porta confondersi di nuovo con la pietra. «Mi hai visto mentre disarmavo Hermione, Harry?»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Una volta sola» preCisò Hermione, piccata. «Ti ho battuto molte più volte io…»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Be’, se conti anche la volta in cui sei inCiampato nei tuoi piedi e mi hai fatto cadere la bacchetta…»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

   Nelle due settimane che seguirono fu come se Harry portasse dentro il petto una sorta di talismano, un segreto luminoso che lo sosteneva nel corso delle lezioni della Umbridge e gli rendeva perfino possibile sorridere quando guardava quegli orribili occhi sporgenti. Lui e l’ES la combattevano sotto il suo stesso naso, facendo proprio quello che lei e il Ministero temevano di più, e a ogni sua lezione, invece di leggere il libro di Wilbert Slinkhard, si abbandonava ad appaganti ricordi delle ultime riunioni: Neville era riusCito a disarmare Hermione, Colin Canon aveva imparato a padroneggiare l’Incantesimo di Ostacolo dopo tre incontri di grande impegno, Calì Patil aveva prodotto un Incantesimo Reductor così ben fatto da mandare in polvere il tavolo degli Spioscopi.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    Era praticamente impossibile fissare un appuntamento regolare per gli incontri dell’ES, per via degli allenamenti di Quidditch di tre squadre diverse, che spesso venivano spostati a causa del maltempo, ma a Harry non dispiaceva. Se qualcuno li avesse tenuti d’occhio, sarebbe stato diffiCile ricavarne uno schema preCiso.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    Hermione escogitò ben presto un sistema di comunicazione molto astuto per far sapere la data e l’ora dell’incontro a tutti i membri del gruppo, perché sarebbe parso sospetto se ragazzi di Case diverse si fossero raggruppati troppo spesso nella Sala Grande. Diede a Ciascun membro dell’ES un falso galeone (Ron si entusiasmò moltissimo quando vide il cestino, convinto che lei stesse davvero distribuendo oro).
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «Vedete le Cifre attorno al bordo delle monete?» disse Hermione, mostrandone una alla fine del quarto incontro. La moneta splendeva grossa e gialla alla luce delle torce. «Sui galeoni veri è solo un numero di serie riferito al goblin che li ha coniati. Su questi falsi, invece, il numero cambierà per comunicare l’ora e la data del prossimo incontro. Quando la data cambia, le monete diventeranno calde; ve ne accorgerete se le portate in tasca. Ne prendiamo una Ciascuno: ho messo un Incanto Proteus su tutte, così quando Harry deCide la nuova data e il numero sulla sua moneta cambia, anche le altre cambieranno».
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «Be’… credevo che fosse una buona idea» disse incerta. «Cioè, se la Umbridge Ci chiede di vuotare le tasche, non c’è niente di sospetto in un galeone, no? Ma certo… se non volete…»
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «Be’, il Cappello Parlante ha preso seriamente in considerazione l’idea di mandarmi a Corvonero» disse Hermione allegramente, «ma alla fine ha deCiso per Grifondoro. Questo significa che useremo i galeoni?»
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    Ci fu un mormorio di assenso e tutti si fecero avanti per prenderne uno dal cestino. Harry lanCiò a Hermione un’occhiata di traverso.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «Le CicatriCi dei Mangiamorte. Voldemort ne tocca una, e tutte le CicatriCi bruCiano, così gli altri sanno che devono andare da lui».
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «Ecco… sì» ammise piano Hermione, «l’idea l’ho presa da lì… ma noterai che ho deCiso di inCidere la data su pezzi di metallo invece che sulla pelle dei nostri assoCiati».
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «Già… preferisco il tuo stile» rispose Harry con un sorriso, facendosi sCivolare il galeone in tasca. «Immagino che l’unico rischio sia che questo puoi spenderlo per sbaglio».
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    All’avviCinarsi della prima partita di Quidditch della stagione, Grifondoro contro Serpeverde, le riunioni dell’ES furono sospese perché Angelina pretese allenamenti quasi quotidiani. Il fatto che la Coppa di Quidditch non si tenesse da molto tempo aumentava di parecchio l’interesse e l’ecCitazione per la partita; per Corvonero e Tassorosso il risultato era importante, perché naturalmente avrebbero incontrato entrambe le squadre nel corso dell’anno; e i Direttori delle Case in campo, malgrado tentassero di esibire un decoroso equilibrio, erano determinati a veder vincere la propria parte. Harry si rese conto di quanto la professoressa McGranitt tenesse a battere Serpeverde quando lei si astenne dall’assegnare compiti la settimana prima dell’incontro.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «Credo che abbiate abbastanza da fare al momento» disse, altera. Nessuno riuscì a credere alle proprie orecchie finché lei non guardò Harry e Ron negli occhi e aggiunse con aria truce: «Mi sono abituata ad avere la coppa nel mio uffiCio, ragazzi, e non ho proprio voglia di cederla al professor Piton, perCiò usate il tempo libero per allenarvi, intesi?»
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    Piton non era meno partigiano; aveva prenotato il campo di Quidditch per gli allenamenti di Serpeverde così spesso che Grifondoro aveva difficoltà ad andare a giocare. Faceva anche orecchie da mercante alle varie testimonianze di fatture scagliate dai Serpeverde sui giocatori di Grifondoro nei corridoi. Quando AliCia Spinnet si presentò in infermeria con le sopracCiglia così folte che le oscuravano la vista e le finivano in bocca, Piton sostenne che doveva aver tentato un Incantesimo Parruccone su se stessa e rifiutò di ascoltare i quattordiCi testimoni oculari che dichiaravano di aver visto il Portiere di Serpeverde, Miles Bletchley, colpirla alle spalle con un incantesimo mentre studiava in biblioteca.
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    Harry era ottimista sulle possibilità di Grifondoro; dopotutto non erano mai stati battuti dalla squadra di Malfoy. Bisognava ammettere che le prestazioni di Ron non erano all’altezza di quelle di Baston, ma si stava impegnando davvero molto. Il suo punto debole era la tendenza a perdere fiduCia quando commetteva un errore; se lasCiava passare un tiro si agitava e aumentavano le possibilità che sbagliasse di nuovo. D’altra parte, Harry aveva visto Ron fare alcune parate davvero spettacolari quando era in forma; durante un allenamento memorabile si era appeso con una sola mano alla scopa e aveva calCiato via la Pluffa dalla porta così forte che quella aveva attraversato il campo ed era finita nella porta avversaria. L’intera squadra dichiarò che era una parata degna di quella di Barry Ryan, il Portiere della Nazionale Irlandese, contro il miglior CacCiatore della Polonia, Ladislaw Zamojski. Persino Fred aveva detto che Ron poteva ancora rendere fieri lui e George, e che stavano prendendo in seria considerazione l’ipotesi di ammettere di essere suoi parenti, cosa che, gli assicurò Fred, cercavano di negare da quattro anni.
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    L’unica preoccupazione reale di Harry era che le tattiche della squadra di Serpeverde per far perdere le staffe a Ron ancor prima di entrare in campo funzionavano benissimo. Harry sopportava i loro commenti velenosi da oltre quattro anni, perCiò i bisbigli del tipo «Ehi, Potty, ho sentito che Warrington ha giurato di buttarti giù dalla scopa, sabato» non gli facevano neanche il solletico, invece di gelargli il sangue. «Warrington? Con la mira che ha, mi preoccuperei di più se puntasse qualcuno accanto a me» ribatteva, facendo ridere Ron e Hermione e cancellando il sorrisetto dalla facCia di Pansy Parkinson.
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    Ma Ron non aveva mai affrontato un’implacabile campagna di insulti, beffe e intimidazioni. Quando quelli di Serpeverde, alcuni dei quali avevano diCiassette anni ed erano parecchio più grossi di lui, gli mormoravano nei corridoi «Prenotato il letto in infermeria, Weasley?» lui non rideva, ma assumeva una delicata tonalità di verde. Quando Draco Malfoy imitava Ron che si lasCiava sfuggire la Pluffa (e lo faceva ogni volta che si incontravano), le orecchie di Ron avvampavano e le mani gli tremavano così forte che lasCiava cadere qualunque cosa avesse in mano in quel momento.
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    Ottobre passò tra raffiche di vento e scrosCi d’acqua, e novembre arrivò, freddo come ferro ghiacCiato, con grandi gelate ogni mattina e piogge che tagliavano mani e viso. Il Cielo e il soffitto della Sala Grande si fecero di un grigio tenue e perlaceo, le montagne attorno a Hogwarts si coprirono di neve e la temperatura nel castello si abbassò tanto che molti studenti indossavano spessi guanti di pelle di drago nei corridoi, tra una lezione e l’altra.
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    La mattina dell’incontro era limpida e fredda. Quando Harry si svegliò, si voltò verso il letto di Ron e lo trovò seduto, con le bracCia attorno alle ginocchia, a guardare nel vuoto.
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    Ron annuì, ma non disse nulla. Harry non poté fare a meno di ricordare quella volta in cui Ron aveva acCidentalmente rivolto contro se stesso un Incantesimo Vomita-Lumache; al momento era pallido e sudato come allora, oltre che altrettanto restio ad aprir bocca.
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    La Sala Grande si riempiva in fretta, il volume delle chiacchiere era più alto e l’umore più esuberante del solito. Quando passarono davanti al tavolo di Serpeverde, scoppiò un gran voCiare. Harry si voltò e vide che, oltre alle solite sCiarpe e cappelli verdi e argento, Ciascuno di loro portava un distintivo d’argento dalla forma simile a una corona. Per qualche motivo molti salutarono Ron, ridendo forte. Harry cercò di scorgere che cosa c’era scritto sulle spille, ma era troppo occupato a portare via Ron in fretta per riusCire a leggere.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    Furono accolti da un fragoroso benvenuto al tavolo di Grifondoro, dove tutti vestivano di rosso e oro, ma invece di sollevare il morale di Ron l’ovazione parve sotterrare quello che ne restava; si lasCiò cadere sulla panca con l’aria di uno che sta per affrontare l’ultimo pasto.
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    «È stato un inCidente» bisbigliò, infelice. «Non l’ho fatto apposta… sono sCivolato dalla scopa quando voi non guardavate e mentre cercavo di risalire ho dato un calCio alla Pluffa per sbaglio».
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    «Be’» disse Harry, riprendendosi in fretta dalla brutta sorpresa, «un altro paio di inCidenti così e abbiamo la vittoria in tasca!»
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    Hermione e Ginny vennero a sedersi di fronte a loro, con sCiarpe, guanti e coccarde rossi e oro.
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    «Come ti senti?» chiese Ginny a Ron, che fissava il fondo di latte nella Ciotola di cereali come se stesse seriamente pensando di affogarCisi.
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    «Ciao» disse una voce sognante alle loro spalle. Harry si voltò: Luna Lovegood veleggiava verso di loro dal tavolo di Corvonero. Molti la fissavano e alcuni ridevano apertamente; sulla sua testa, in equilibrio precario, c’era un cappello a forma di testa di leone a grandezza naturale.
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    «Io facCio il tifo per Grifondoro» disse Luna, indicando inutilmente il cappello. «Guardate che cosa fa…»
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    Alzò la mano e toccò il cappello con la bacchetta. Il leone spalancò la bocca ed emise un ruggito molto realistico che fece trasalire tutti i viCini.
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    E fluttuò via. Si erano a malapena ripresi dallo shock del cappello di Luna quando Angelina arrivò di corsa, seguita da Katie e AliCia, le cui sopracCiglia erano state caritatevolmente riportate alla normalità da Madama Chips.
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    «Quando siete pronti» disse, «andiamo subito al campo, verifichiamo le condizioni e Ci cambiamo».
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    Dopo dieCi minuti, però, fu evidente che Ron non sarebbe riusCito a mangiare altro, e Harry pensò che era meglio portarlo negli spogliatoi. Quando si alzarono, Hermione li imitò e prese Harry da parte.
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    «Non far vedere a Ron che cosa c’è scritto sulle spille di Serpeverde» bisbigliò conCitata.
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    «In bocca al lupo, Ron» disse Hermione, si alzò in punta di piedi e lo baCiò sulla guanCia. «E a te, Harry…»
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    Ron parve riprendersi appena mentre attraversavano la Sala Grande. Si toccò perplesso dove Hermione l’aveva baCiato, come se non fosse sicuro di che cosa era successo. Era troppo distratto per notare altro, ma Harry lanCiò un’occhiata curiosa alle spille passando accanto al tavolo di Serpeverde, e stavolta distinse le parole che vi erano inCise:
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    L’erba ghiacCiata scricchiolava sotto i loro piedi. Non c’era un filo di vento e il Cielo era bianco, perlaceo, uniforme, il che significava buona visibilità senza lo svantaggio del sole negli occhi. Harry fece notare a Ron questi fattori incoraggianti, ma non era sicuro che stesse ascoltando.
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    Negli spogliatoi, Angelina si era già cambiata e parlava alla squadra. Harry e Ron indossarono le divise (Ron cercò di infilarsi la sua al contrario prima che AliCia, impietosita, andasse ad aiutarlo), poi sedettero ad ascoltare il discorso pre-partita, mentre il voCiare all’esterno si faceva sempre più intenso via via che la folla si riversava fuori dal castello verso il campo.
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    «Allora, ho avuto solo adesso la formazione uffiCiale di Serpeverde» disse Angelina, consultando una pergamena. «I Battitori dell’anno scorso, Derrick e Bole, sono andati via, ma a quanto pare Montague li ha rimpiazzati con i soliti gorilla, invece che con gente brava a volare. Sono due tipi che si chiamano Tiger e Goyle, non so molto di loro…»
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    Si sentivano centinaia di passi salire sugli spalti. Alcune voCi cantavano, ma Harry non riuscì a capire le parole. CominCiava a sentirsi un po’ nervoso, anche se il suo mal di panCia era nulla in confronto a quello di Ron, che si teneva le mani sullo stomaco, aveva le mascelle senate e un colorito grigiastro.
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    La squadra si alzò, si mise le scope in spalla e uscì in fila indiana dagli spogliatoi nella luce abbagliante. Furono accolti da un boato, nel quale Harry sentì ancora quel canto, seppure confuso tra le ovazioni e i fischi.
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    La squadra di Serpeverde li stava aspettando. Anche loro portavano le spille d’argento a forma di corona. Il nuovo Capitano, Montague, era un tipo alla Dudley Dursley, con avambracCi come prosCiutti pelosi. Alle sue spalle erano appostati Tiger e Goyle, quasi altrettanto grossi, che battevano stolidamente le palpebre nella luce facendo osCillare le loro nuove mazze da Battitori. Malfoy era su un lato, e la sua testa biondo platino lucCicava. IncroCiò lo sguardo di Harry e ghignò, picchiettando la spilla a forma di corona sul petto.
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    «Capitani, datevi la mano» ordinò l’arbitro Madama Bumb, quando Angelina e Montague si avviCinarono. Harry vide che Montague tentava di stritolare le dita di Angelina, ma lei non batté Ciglio. «Sulle scope…»
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    Le palle furono liberate e i quattordiCi giocatori decollarono. Con la coda dell’occhio, Harry vide Ron volare verso la porta. Harry volò più in alto, evitando un Bolide, e fece un gran giro di campo, cercando con lo sguardo un bagliore d’oro; dall’altra parte dello stadio, Draco Malfoy faceva esattamente lo stesso.
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    «Ed ecco Johnson… Johnson con la Pluffa, che classe, quella ragazza, lo dico da anni, ma lei continua a non voler usCire con me…»
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    «…solo una battutina, professoressa, un po’ di colore… schiva Warrington, supera Montague, e… ahi… è stata colpita alle spalle da un Bolide di Tiger… Montague prende la Pluffa, ecco che risale all’indietro e… bel Bolide di George Weasley, un bel Bolide in testa a Montague, che lasCia cadere la Pluffa, la prende Katie Bell, passaggio all’indietro di Katie Bell di Grifondoro per AliCia Spinnet, Spinnet si lanCia…»
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    «…evita Warrington, schiva un Bolide… per un pelo, AliCia… la folla è impazzita, sentiteli, che cosa cantano?»
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    «…AliCia ripassa ad Angelina!» gridò Lee, e Harry scartò, ribollente di rabbia: sapeva che Lee stava cercando di coprire le parole della canzone. «Forza, Angelina… è sola davanti al Portiere! TIRA… E… aaah…»
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    Bletchley, il Portiere di Serpeverde, aveva parato; lanCiò la Pluffa a Warrington che schizzò via, zigzagando tra AliCia e Katie; il canto dal basso si fece sempre più forte man mano che lui si avviCinava a Ron.
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    Harry non poté farne a meno: abbandonò la ricerca del BocCino e puntò la Firebolt verso Ron, solo davanti ai tre anelli della porta, mentre il grosso Warrington si preCipitava su di lui.
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    «…ed è Warrington con la Pluffa, Warrington si lanCia verso la porta, è fuori portata dei Bolidi, solo contro il Portiere…»
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    Ma l’urlo di trionfo venne da Serpeverde: Ron si era tuffato, a bracCia aperte, e la Pluffa Ci era passata proprio in mezzo, finendo nell’anello centrale.
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    «Serpeverde segna!» urlò la voce di Lee tra gli applausi e i fischi della folla. «DieCi a zero per Serpeverde… che sfortuna, Ron».
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    «…Grifondoro torna in possesso di palla ed è Katie Bell che risale il campo…» gridò animoso Lee, ma il canto era così assordante che a stento riusCiva a farsi sentire.
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    «Harry, CHE COSA STAI FACENDO?» gridò Angelina, sfrecCiandogli accanto per seguire Katie. «VAI!»
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    Harry si rese conto che era fermo a mezz’aria da oltre un minuto, a guardare la partita senza pensare affatto al BocCino; inorridito, si tuffò e cominCiò a sorvolare il campo, guardando in giro, cercando di ignorare il coro che ormai dominava lo stadio:
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    Non c’era tracCia del BocCino da nessuna parte; Malfoy stava sorvolando il campo proprio come lui. Si incroCiarono a metà campo, mentre puntavano in direzioni opposte, e Harry lo sentì cantare forte:
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    «…di nuovo Warrington» ululò Lee, «che passa a Pucey, Pucey supera Spinnet, forza, Angelina, puoi prenderlo ora… e invece no… bel Bolide di Fred Weasley, Cioè George Weasley, oh, chi se ne importa, uno di loro, e Warrington perde la Pluffa e Katie Bell… ehm… la perde anche lei, è Montague con la Pluffa, il Capitano di Serpeverde Montague prende la Pluffa e si lanCia, forza Grifondoro, bloccalo!»
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    Harry sfrecCiò attorno all’estremità dello stadio, dietro le porte di Serpeverde, deCiso a non guardare dalla parte di Ron. Quando passò accanto al Portiere di Serpeverde, lo sentì cantare insieme alla folla di sotto:
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    «…e Pucey schiva di nuovo AliCia e si lanCia verso la porta, fermalo, Ron!»
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    Harry non ebbe bisogno di guardare per sapere che cos’era successo: sentì il rumoroso disappunto dei tifosi di Grifondoro, insieme a nuove grida e applausi di Serpeverde. Harry guardò giù e vide la facCia rincagnata di Pansy Parkinson in piedi di fronte agli spalti, con le spalle al campo, che dirigeva il coro dei tifosi di Serpeverde:
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    Ma venti a zero era ancora nulla, c’era tutto il tempo di rimontare o di acchiappare il BocCino. Tre tiri ben fatti e sarebbero stati al comando come al solito, si disse Harry, zigzagando tra i giocatori all’inseguimento di qualcosa di lucCicante che risultò essere il Cinturino dell’orologio di Montague.
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    Ma Ron fece passare altre due Pluffe. Ormai nel desiderio di Harry di trovare il BocCino c’era una punta di panico. Se solo l’avesse preso subito, la partita sarebbe finita.
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    «…Katie Bell di Grifondoro dribbla Pucey, schiva Montague, bella virata Katie, e lanCia a Johnson, Angelina Johnson prende la Pluffa, supera Warrington, si lanCia verso la porta, forza, Angelina… E GRIFONDORO SEGNA! Quaranta a dieCi, quaranta a dieCi per Serpeverde e Pucey ha la Pluffa…»
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    Harry udì il ridicolo cappello di Luna ruggire nella curva festante di Grifondoro e si sentì rincuorato; solo trenta punti, non era nulla, potevano recuperare faCilmente. Harry evitò un Bolide che Tiger aveva sparato verso di lui e riprese la frenetica ricerca del BocCino, con un occhio a Malfoy, nel caso desse segno di averlo visto; ma Malfoy, come lui, continuava a librarsi sullo stadio, cercando invano…
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    Ma Harry finalmente l’aveva visto: il piccolo svolazzante BocCino d’Oro fluttuava basso sul lato avversario del campo.
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    Il BocCino aggirò il palo di un anello e schizzò verso il lato opposto; il cambio di direzione favorì Malfoy, che era più viCino; Harry spinse la sua Firebolt, ora lui e Malfoy erano testa a testa…
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    A pochi metri da terra, Harry tolse la mano destra dalla scopa, la tese verso il BocCino… al suo fianco, anche Malfoy protese il bracCio, c’era quasi…
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    Tutto si concluse in due fulminei, disperati secondi: le dita di Harry si chiusero attorno alla pallina che si dibatteva e le unghie di Malfoy graffiarono invano il dorso della mano di Harry, che puntò in alto la scopa reggendo il BocCino. Gli spettatori di Grifondoro urlarono la loro soddisfazione…
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    Un Bolide colpì Harry in pieno nelle reni, facendolo cadere in avanti dalla scopa. Per fortuna era solo a poco più di un metro da terra, visto che si era tuffato così in basso per prendere il BocCino, ma rimase lo stesso senza fiato quando atterrò di schiena sull’erba gelata. Sentì l’acuto trillo di Madama Bumb, il boato dagli spalti, un misto di fischi, grida e canzonature, un tonfo, e poi la voce conCitata di Angelina: «Stai bene?»
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    «Certo» rispose cupo Harry, afferrando la mano di lei per rimettersi in piedi. Madama Bumb sfrecCiava verso uno dei giocatori di Serpeverde sopra di lui, anche se Harry dalla sua posizione non riuscì a vedere chi era.
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    «È quell’idiota di Tiger» disse rabbiosa Angelina, «ti ha lanCiato il Bolide quando ha visto che avevi il BocCino… ma abbiamo vinto, Harry, abbiamo vinto!»
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    Harry sentì qualcuno sbuffare alle sue spalle e si voltò, sempre stringendo il BocCino in mano: Draco Malfoy era atterrato, pallido di rabbia. Ma riusCiva ancora a sogghignare.
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    «Hai salvato il collo di Weasley, eh?» disse a Harry. «Non ho mai visto un Portiere peggiore… ma d’altra parte è nato in un bidon… ti sono piaCiuti i miei versi, Potter?»
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    «Volevamo scrivere un altro paio di strofe!» continuò Malfoy, mentre Katie e AliCia abbracCiavano Harry. «Ma non abbiamo trovato delle rime per grassa e brutta… volevamo omaggiare anche sua madre, e…»
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    «…non siamo riusCiti nemmeno a inserire povero fallito… sai, suo padre…»
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    «LasCiate stare!» intervenne subito Angelina, afferrando il bracCio di Fred. «LasCia stare, Fred, lasCialo strillare, gli bruCia perché ha perso, quel piccolo insolente…»
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    «…ma a te piacCiono i Weasley, vero, Potter?» lo canzonò Malfoy. «Ci passi le vacanze e tutto il resto… Non capisco come fai a sopportare la puzza, ma immagino che quando uno è stato allevato da Babbani anche la baracca dei Weasley vada bene…»
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    Harry trattenne George. Ci vollero gli sforzi combinati di Angelina, AliCia e Katie per impedire a Fred di saltare addosso a Malfoy, che rideva sguaiatamente. Harry cercò con lo sguardo Madama Bumb, ma stava ancora rampognando Tiger per il suo Bolide scorretto.
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    «O forse» incalzò Malfoy, lanCiando un’occhiata maligna di traverso mentre se ne andava, «ti ricordi di quanto puzzava la casa di tua madre, e il porCile dei Weasley te la fa tornare in mente…»
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    Harry non si rese neanche conto che lasCiava andare George; fatto sta che un secondo dopo entrambi si avventarono su Malfoy. Aveva completamente dimenticato che tutti gli insegnanti stavano guardando: desiderava solo fare a Malfoy più male possibile; senza perdere tempo a sfilare la bacchetta, prese la mira col pugno che stringeva il BocCino e lo colpì più forte che poteva allo stomaco…
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    Sentiva le ragazze gridare, Malfoy che urlava, George che imprecava, il suono di un fischietto e gli schiamazzi della folla attorno a lui, ma non gli importava. Fu solo quando qualcuno nei paraggi gridò «Impedimenta!» e lui fu respinto indietro dalla forza dell’incantesimo che abbandonò il proposito di malmenare ogni centimetro di Malfoy che riusCiva a raggiungere.
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    «Che cosa credevi di fare, eh?» gridò Madama Bumb, quando Harry balzò in piedi. A quanto pareva era stata lei a colpirlo con l’Incantesimo di Ostacolo; aveva il fischietto in una mano e la bacchetta nell’altra; la scopa giaceva abbandonata più in là. Malfoy era raggomitolato a terra, gemente e piagnucolante, con il naso insanguinato; George esibiva un labbro gonfio; Fred era ancora trattenuto a forza dalle tre CacCiatriCi e Tiger ridacchiava sullo sfondo. «Non ho mai visto un comportamento simile… subito al castello, tutti e due, dal Direttore della vostra Casa! Adesso!»
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    Harry e George usCirono dal campo, con il respiro affannoso, senza scambiarsi una parola. Le urla e i fischi della folla si affievolirono sempre più, finché, arrivati alla Sala d’Ingresso, i due non sentirono altro che i propri passi. Harry si rese conto che qualcosa si dibatteva ancora nella sua mano destra, che aveva le nocche arrossate per l’urto contro la mascella di Malfoy. Abbassò lo sguardo e vide le ali argentee del BocCino che gli spuntavano tra le dita, lottando per liberarsi.
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    Avevano appena raggiunto la porta dell’uffiCio della professoressa McGranitt quando la sentirono arrivare alle loro spalle a passo deCiso. Portava una sCiarpa di Grifondoro, ma se la strappò dal collo con mani tremanti. Era livida.
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    «Dentro!» esclamò furiosa, indicando la porta. Harry e George entrarono. Lei si mise dietro la scrivania e li fronteggiò, tremando dalla rabbia e gettando da una parte la sCiarpa di Grifondoro.
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    «Malfoy Ci ha provocato» rispose Harry, rigido.
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    «Provocato?» gridò la professoressa McGranitt, battendo un pugno sul tavolo così forte che la scatola di latta scozzese sCivolò a terra e si aprì, spargendo Zenzerotti sul pavimento. «Aveva appena perso! Certo che voleva provocarvi! Ma che cosa può aver detto mai per giustificare quello che voi…»
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    «Ma invece di lasCiare che Madama Bumb sistemasse la questione, voi avete deCiso di mettere in scena un duello alla Babbana, vero?» urlò la McGranitt. «Avete la più pallida idea di che cosa…?»
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    Harry e George si voltarono. Dolores Umbridge era sulla soglia, avvolta in un mantello di tweed verde che accresceva più che mai la sua somiglianza con un grosso rospo, e sorrideva in quel modo orribile, nauseante e infausto che Harry aveva imparato ad assoCiare a una disgrazia imminente.
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    La Umbridge avanzò nell’uffiCio senza deporre il suo sorriso visCido.
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    Harry non sarebbe stato sorpreso di veder volare sCintille dalle nariCi della professoressa McGranitt.
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    «Ha pensato male» disse, voltando le spalle alla Umbridge. «Ora statemi bene a sentire, voi due. Non mi interessa come vi abbia provocato Malfoy, non mi interessa se ha insultato ogni singolo membro delle vostre famiglie: il vostro comportamento è stato disgustoso e per questo vi do una settimana di punizione Ciascuno! Non guardarmi così, Potter, te lo meriti! E se uno di voi…»
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    «Be’, in realtà, Minerva» preCisò leziosa la Umbridge, «credo che scoprirà che la mia opinione conta. Dove l’ho messa? Cornelius l’ha appena mandata… voglio dire» e diede in una risatina fasulla mentre frugava nella borsa, «il Ministro l’ha appena mandata… ah sì…»
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    «Hem hem… Decreto Didattico Numero VentiCinque».
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    Harry sentì il BocCino agitarsi freneticamente nella sua mano.
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    «SqualificarCi?» ripeté, e la sua voce suonò stranamente remota. «A tempo… indeterminato?»
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    «Sì, signor Potter, ritengo che una squalifica a vita sia l’ideale» disse la Umbridge, con un sorriso che si allargava sempre più mentre Harry si sforzava di capire quello che aveva appena sentito. «Lei e il signor Weasley qui presente. E per essere sicuri, credo che anche il gemello di questo giovanotto vada fermato… se le sue compagne di squadra non gliel’avessero impedito, sono certa che avrebbe attaccato anche lui il giovane Malfoy. Naturalmente le loro scope sono confiscate; le terrò al sicuro nel mio uffiCio, per essere certa che la squalifica non venga violata. Ma non sono irragionevole, professoressa McGranitt» proseguì, rivolgendosi alla McGranitt, che la fissava, immobile come una statua di ghiacCio. «Il resto della squadra può continuare a giocare, non ho visto segni di violenza da parte loro. Bene… buon pomeriggio».
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    E con uno sguardo di somma soddisfazione, la Umbridge uscì dall’uffiCio, lasCiandosi alle spalle una sCia di orripilato silenzio.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «Squalificati» mormorò Angelina con voce sepolcrale, quella sera nella sala comune. «A vita. Niente Cercatore e niente Battitori… ora che acCidenti facCiamo?»
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «È così ingiusto» disse AliCia, stordita. «Insomma, e Tiger, che ha tirato quel Bolide dopo il fischio? Lui l’ha squalificato?»
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «E squalificare Fred, che non ha fatto nulla!» esclamò furiosa AliCia, battendosi più volte il pugno sul ginocchio.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «Non per scelta» preCisò Fred, con una facCia bruttissima. «Avrei ridotto quel piccolo rifiuto a una polpetta se voi tre non mi aveste trattenuto».
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    Harry fissava infelice la finestra scura. Nevicava. Il BocCino che aveva catturato sfrecCiava su e giù per la sala comune; la gente lo guardava come ipnotizzata e Grattastinchi saltava da una sedia all’altra, cercando di acchiapparlo.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «Io vado a letto» annunCiò Angelina, alzandosi lentamente. «Forse è tutto un brutto sogno… forse mi sveglierò domani mattina e scoprirò che non abbiamo ancora giocato…»
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    AliCia e Katie la seguirono subito. Fred e George si trasCinarono a letto poco dopo, lanCiando occhiate torve, e Ginny se ne andò non molto più tardi. Solo Harry e Hermione rimasero accanto al fuoco.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «Credo che Ci stia evitando» disse Hermione. «Dove credi che…»
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    In quel preCiso istante, con un Cigolio alle loro spalle, il ritratto della Signora Grassa si aprì e Ron entrò arrancando dal buco. Era molto pallido e aveva neve sui capelli. Quando vide Harry e Hermione si fermò di botto.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    Ron si avviCinò al camino e sprofondò nella poltrona più lontana da Harry, senza guardarlo. Il BocCino rubato sfrecCiò sopra le loro teste.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    Hermione gli raccontò tutta la storia; Harry non avrebbe sopportato di doverla ripetere da capo. Quando ebbe finito, Ron era più angosCiato che mai.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

   Harry si preCipitò a prendere il Mantello dell’Invisibilità e la Mappa del Malandrino dal suo baule; fece così in fretta che lui e Ron erano pronti almeno Cinque minuti prima che Hermione scendesse di corsa dal suo dormitorio con guanti, sCiarpa e uno dei suoi bitorzoluti berretti da elfo in testa.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    Sgattaiolarono attraverso il ritratto e si strinsero in fretta sotto il Mantello (Ron era cresCiuto tanto che dovette chinarsi per non lasCiar fuori i piedi) e poi, senza far rumore e con cautela, scesero le molte rampe di scale, fermandosi di tanto in tanto per controllare sulla mappa la presenza di Gazza e di Mrs Purr. Ebbero fortuna: non videro nessuno a parte Nick-Quasi-Senza-Testa, che fluttuava distratto canticchiando qualcosa che somigliava orribilmente a Perché Weasley è il nostro re. Attraversarono furtivi la Sala d’Ingresso e si ritrovarono sui prati coperti di neve. Con un gran tuffo al cuore, Harry vide piccoli quadrati di luce dorata, e una spirale di fumo che saliva dal comignolo di Hagrid. Prese a camminare a passo svelto, con gli altri due che inCiampavano e si urtavano alle sue spalle. MarCiarono spediti nella neve alta finché non raggiunsero la porta di legno. Quando Harry alzò il pugno e bussò tre volte, dentro un cane cominCiò ad abbaiare freneticamente.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    Il paletto venne sollevato, la porta si aprì Cigolando e la testa di Hagrid apparve nello spiraglio.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Per la barba di Merlino, parla piano!» la sgridò Hagrid, con un’occhiata fulminante sopra le loro teste. «Ci avete il Mantello, eh? Venite dentro!»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Scusa!» disse Hermione, una volta entrati in casa e usCiti da sotto il Mantello per farsi vedere. «Io… oh, Hagrid!»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Non è niente, niente!» tagliò corto Hagrid, chiudendo la porta alle loro spalle e affrettandosi a tirare tutte le tende; ma Hermione continuò a fissarlo sCioccata.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Che cosa ti è successo?» chiese Harry, mentre Thor saltava e cercava di leccare la facCia a tutti e tre.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Per l’ultima volta, no!» disse con deCisione Hagrid.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Diresti che non è niente se uno di noi si presentasse qui con mezzo chilo di carne tritata al posto della facCia?» chiese Ron.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Ci penso io, va bene?» replicò Hagrid in tono autoritario.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    Raggiunse l’enorme tavolo di legno al centro della capanna e tolse lo strofinacCio che vi era disteso. Sotto c’era una bistecca cruda, sanguinolenta e verde, un po’ più grande di una gomma d’automobile.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    Afferrò la bistecca e se la schiaffò sul lato sinistro della facCia. Sangue verdastro gli sgocCiolò sulla barba mentre lui emetteva un piccolo gemito di sollievo.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Così va meglio. Fa bene per il bruCiore, sapete».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Allora, Ci diCi che cosa ti è successo?» domandò Harry.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Non posso, Harry. Top secret. Non Ci va di mezzo solo il lavoro mio, se te lo dico».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    La bistecca di drago sfuggì dalle dita di Hagrid e gli sCivolò sul petto con un suono umidicCio.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Giganti?» sbottò Hagrid, afferrando la carne prima che raggiungesse la Cintura e schiaffandosela di nuovo sulla facCia. «E chi ha parlato di giganti? Chi ve l’ha detto? Chi vi ha detto cosa ho… chi vi ha detto dove, eh?»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Mai conosCiuto dei ragazzini come voi tre, sapete sempre più cose che dovete» borbottò, versando acqua bollente in tre delle sue tazze a forma di secchio. «E non è un complimento. Ficcanaso, si dice. ImpicCioni».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    Hagrid mise il tè davanti a loro, riprese la bistecca e se la posò di nuovo sulla facCia.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Sì, va bene» grugnì. «Ci sono stato».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Be’, mica sono diffiCili da trovare, a essere onesti» disse Hagrid. «Son belli grossi, sapete».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Invece sì» disse cupo Hagrid. «È che si dice sempre che sono morti in qualche inCidente di montagna, quelli».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Avanti, Hagrid, raccontaCi che cos’hai fatto!» lo supplicò Ron. «Tu Ci diCi come sei stato aggredito dai giganti e Harry ti racconta dell’attacco dei Dissennatori…»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    Hagrid si strozzò con il tè e contemporaneamente lasCiò la bistecca; una gran quantità di saliva, tè e sangue di drago si sparse sul tavolo mentre Hagrid tossiva e sputacchiava, e la bistecca si spiacCicava a terra.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Io non so niente da quando sono partito. Ero in missione segreta, io, mica volevo che i gufi mi venivano dietro… Dissennatori maledetti! Ma diCi sul serio?»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «RaccontaCi la tua estate e io ti racconto la mia».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Oh, Hagrid, non farlo, non è igie…» cominCiò Hermione, ma Hagrid si era già rimesso la bistecca sull’occhio gonfio.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Proprio così» disse Hagrid, e un’espressione raddolCita apparve sui pochi centimetri di facCia non oscurati dalla barba o dalla bistecca verde. «Sì, solo noi due. E vi dico una cosa, non ha paura della vita selvaggia, Olympe. Certo, è una bella donna, elegante, e sapendo dov’è che stavamo andando mi chiedevo: chissà se le va di arrampicarsi sui maCigni e dormire nelle caverne, ma non si è lamentata una volta che è una».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Non proprio» rispose Hagrid, scuotendo la testa arruffata. «È solo che ai maghi non ce ne importa niente di dove sono, basta che stanno molto, molto lontano. Ma è diffiCile arrivare dove sono, per gli umani, perCiò Ci servivano le istruzioni di Silente. Ci abbiamo messo quasi un mese…»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Non capisCi» disse Hagrid. «Il Ministero tiene d’occhio Silente e tutti quelli che secondo loro sono con lui, e…»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Non proprio tutto» ammise riluttante Hagrid. «Dovevamo solo stare un po’ attenti, perché a me e a Olympe un po’ Ci si nota…»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    Ron fece un suono soffocato, tra una risata e uno sbuffo, e bevve preCipitosamente un sorso di tè.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «…insomma, non è che siamo tanto diffiCili da seguire. Abbiamo fatto finta di andare in vacanza insieme, così siamo entrati in FranCia e abbiamo fatto come per andare alla scuola di Olympe, perché lo sapevamo, eh, che quelli del Ministero Ci stavano dietro. Dovevamo andare piano, perché io non dovrei usare la magia e il Ministero voleva solo una scusa per saltarCi addosso. Ma siamo riusCiti a seminare quello scemo che Ci pedinava dalle parti di Dii-john…»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Oooh, Digione?» intervenne Hermione ecCitata. «Ci sono stata in vacanza! Avete visitato…?»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «E poi siamo arrivati e abbiamo cominCiato a camminare su per le montagne, a cercare tracce di quelli là…
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Una volta nelle viCinanze, basta con la magia. Un po’ perché a loro non Ci piacCiono i maghi e non volevamo farCi saltare la mosca al naso troppo presto, un po’ perché Silente Ci aveva avvisato che Voi-Sapete-Chi stava cercando anche lui i giganti. Ha detto che di sicuro Ci aveva già mandato un messaggero, a quelli. Ha detto anche di stare molto attenti a non attirare l’attenzione, che magari c’erano dei Mangiamorte in giro».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Trovati!» disse Hagrid con fierezza. «Ci siamo affacCiati su un burrone una notte ed eccoli là, sotto di noi. Piccoli fuochi e ombre enormi… era come guardare pezzi di montagne che si muovono…»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Be’, Silente Ci ha detto come si fa» spiegò Hagrid. «Bisogna offrire dei doni al Gurg, mostrare rispetto…»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Mica diffiCile» disse. «Era il più grosso, il più brutto e il più pigro. Se ne stava lì seduto a farsi portare il Cibo dagli altri. Capre morte e roba del genere. Karkus, si chiamava. Sarà stato almeno sette metri e mezzo, e pesava come due elefanti maschi. Pelle come un rinoceronte eccetera».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Eh, sì… siamo scesi da lui, nella valle dove stava. Era tra due monti piuttosto alti, viCino a un lago, e Karkus era steso sulla riva e urlava agli altri di portare da mangiare a lui e a sua moglie. Olympe e io siamo scesi giù dalla montagna…»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Ma non hanno cercato di ucCidervi appena vi hanno visto?» domandò Ron incredulo.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «A qualcuno di loro Ci è venuto in mente». Hagrid alzò le spalle. «Ma noi abbiamo fatto come aveva detto Silente, Cioè tenere alto il regalo e guardare solo il Gurg senza badare agli altri. E così abbiamo fatto. E tutti gli altri sono stati zitti muti e sono rimasti a guardare che passavamo e siamo arrivati proprio ai piedi di Karkus, abbiamo fatto un bell’inchino e gli abbiamo messo il regalo davanti».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Che cosa si regala a un gigante?» chiese Ron, curioso. «Cibo?»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Nooo, un gigante si può prendere tutto il Cibo che vuole» rispose Hagrid. «Gli abbiamo portato la magia. Ai giganti Ci piace la magia, solo che non Ci piace quando la usiamo contro di loro. Insomma, il primo giorno Ci abbiamo portato un ramo di Fuoco Gubraithiano».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Fuoco Eterno» spiegò Hermione irritata, «lo dovreste sapere ormai. Il professor Vitious l’ha Citato almeno due volte in classe!»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «A ogni modo» continuò Hagrid prima che Ron potesse replicare, «Silente ha stregato questo ramo per farlo bruCiare per sempre, che non è una cosa che tutti i maghi sanno fare, e così io lo metto per terra nella neve ai piedi di Karkus e gli facCio: “Un dono per il Gurg da Albus Silente, che manda i suoi rispettosi saluti”».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «E che cos’ha detto Karkus?» chiese Harry, affasCinato.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Non importa» disse Hagrid imperturbabile. «Silente Ci aveva detto che poteva succedere. Karkus capisce abbastanza per gridare a due giganti che parlano la nostra lingua di venire a tradurre».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «E il regalo gli è piaCiuto?» domandò Ron.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Oh sì, sono diventati matti quando hanno capito cos’è che era». Hagrid voltò la bistecca sull’occhio dal lato più freddo. «Ci è piaCiuto un sacco. PerCiò Ci dico: “Albus Silente chiede al Gurg di parlare con il suo messaggero quando ritorna domani con un altro dono”».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Silente aveva detto di andarCi molto piano» rispose Hagrid, «di farCi vedere che mantenevamo le promesse. Torneremo domani con un altro regalo, e poi torniamo davvero con un altro regalo… fa una buona impressione, no? E a loro Ci dà il tempo di provare il primo regalo e vedere che è buono, e Ci fa venire voglia di un altro. In ogni caso, i giganti come Karkus, se Ci diCi troppe cose quelli ti ammazzano solo per farla più faCile. PerCiò Ci siamo levati di torno e abbiamo trovato una bella caverna dove passare la notte, e il giorno dopo siamo tornati. Stavolta Karkus Ci aspettava tutto contento».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Oh, sì. Prima Ci abbiamo dato un bell’elmo da battaglia, sai, fatto dai goblin, indistruttibile… Ci siamo seduti e abbiamo parlato».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Non tanto» disse Hagrid. «Stava molto a sentire. Ma c’era qualche segno buono. Aveva sentito parlare di Silente, che era contrario a ucCidere i giganti rimasti in Inghilterra. Insomma, sembrava interessato. E qualcuno degli altri, soprattutto quelli che Ci capivano, si sono messi intorno e ascoltavano. Siamo andati via tutti speranzosi, quel giorno, e abbiamo promesso che tornavamo il giorno dopo con un altro regalo. Ma quella notte è andato tutto storto».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Be’, ve l’ho detto, non sono fatti per vivere insieme, i giganti» disse Hagrid, malinconico. «Non in gruppi così grossi. Non Ci possono fare niente, si ammazzano tra di loro ogni mese. Gli uomini si combattono, le donne si combattono; i resti delle vecchie tribù si combattono, e poi Ci sono le risse per il mangiare e per i posti migliori per dormire. A vedere come la loro razza sta per finire uno crede che magari ormai si lasCiano in pace, ma invece…»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Quella notte è scoppiata una lite giù nella valle, l’abbiamo visto dalla nostra caverna. È andata avanti per ore, un rumore da non crederCi. E quando il sole è sorto la mattina dopo la neve era rossa e la sua testa era in fondo al lago».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Quella di Karkus» rispose Hagrid in tono grave. «Cera un nuovo Gurg, Golgomath». Sospirò. «Be’, non avevamo previsto che Ci poteva essere un nuovo Gurg due giorni dopo che avevamo fatto amiCizia col vecchio, e avevamo come l’impressione che Golgomath non era così felice di sentirCi, ma dovevamo provare».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Ma ho capito che non serviva a niente ancora prima di parlare. Lui era seduto lì con l’elmo di Karkus e Ci guardava male. È enorme, uno dei più grossi. Capelli neri, denti neri e una collana di ossa. Certe sembravano umane. Insomma. Io Ci provo, prendo una grande pelle di drago e dico “Un dono per il Gurg dei giganti…” nemmeno finisco e mi ritrovo appeso per i piedi: due dei suoi amiCi mi avevano preso».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «E come ne sei usCito?» domandò Harry.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «È stata Olympe» disse Hagrid. «Ha preso la bacchetta e ha fatto gli incantesimi più veloCi che ho mai visto. Una roba meravigliosa. Ha colpito i due che mi tenevano con l’Incantesimo Conjunctivitus e quelli mi hanno mollato di botto… ma eravamo nei guai, perché avevamo usato la magia contro di loro, e i giganti odiano questo. Ce la siamo squagliata. Non potevamo più tornarCi, in quel campo».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «AcCidenti, Hagrid» sussurrò Ron.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Allora come mai Ci hai messo tanto a tornare a casa se siete rimasti lì solo tre giorni?» domandò Hermione.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Non ce ne siamo andati dopo tre giorni!» s’indignò Hagrid. «Silente Ci aveva dato un compito!»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «No, di giorno no. Ci abbiamo pensato un po’ su. Abbiamo passato due giorni nella caverna, a guardare giù. E quello che abbiamo visto non era niente di buono».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Perché ne ho riconosCiuto uno» ruggì Hagrid. «Macnair, ve lo ricordate? Quello che hanno mandato a ucCidere Fierobecco? È un fissato. Ci piace ucCidere, come a Golgomath; per forza che andavano tanto d’accordo».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Ferma gli Ippogrifi, non ho ancora finito!» esclamò Hagrid indignato. Considerato che all’inizio non voleva raccontare nulla, sembrava che se la godesse un mondo. «Io e Olympe abbiamo parlato e abbiamo deCiso che solo perché il Gurg preferiva Tu-Sai-Chi non voleva dire che tutti gli altri erano d’accordo. Dovevamo convincere gli altri, quelli che non avevano voluto Golgomath».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Be’, erano quelli che avevano preso le mazzate, no?» spiegò Hagrid, paziente. «Quelli con un po’ di sale in zucca si tenevano alla larga da Golgomath, stavano nascosti nelle caverne intorno al burrone, come noi. Così abbiamo deCiso di fare un giro di notte nelle caverne per vedere se riusCivamo a convincere qualcuno».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Be’, non erano i giganti che Ci preoccupavano» rispose Hagrid, «ma i Mangiamorte. Silente Ci aveva detto di non mischiarCi con loro se potevamo evitarlo, e il problema era che lo sapevano che noi eravamo lì… figurati se Golgomath non gliel’aveva detto. Di notte, quando i giganti dormivano e noi volevamo strisCiare nelle caverne, Macnair e quell’altro giravano per le montagne a cercarCi. È stata dura impedire a Olympe di saltarCi addosso» disse Hagrid, con gli angoli della bocca che gli sollevavano la barba incolta, «aveva una gran voglia di attaccarli… è forte, quando si arrabbia, Olympe… una tosta, sapete… dev’essere perché è francese…»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «E poi che cosa è successo? Siete riusCiti ad avviCinarvi agli altri giganti?»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Cosa? Ah… Ah, sì, certo. La terza notte dopo la morte di Karkus siamo usCiti dalla nostra caverna e siamo tornati giù nella valle, con gli occhi bene aperti per i Mangiamorte. Abbiamo girato un paio di caverne, niente… e poi, tipo alla sesta, abbiamo trovato tre giganti nascosti».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Lo facevano sicuro, se potevano» disse Hagrid, «ma erano feriti di brutto, tutti e tre; la banda di Golgomath li aveva pestati fino a farli svenire; loro si erano svegliati ed erano strisCiati nel primo nascondiglio. A ogni modo, uno di loro capiva un po’ la nostra lingua e ha tradotto e non l’hanno presa troppo male. PerCiò siamo tornati a trovare i feriti… mi sa che a un certo punto ne avevamo convinti sei o sette».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «No» sospirò Hagrid, rigirando la bistecca sul viso, «ma abbiamo fatto quello che dovevamo, Ci abbiamo portato il messaggio di Silente e alcuni l’hanno sentito e speriamo che se lo ricordano. Forse, dico forse, quelli che non vogliono restare con Golgomath se ne andranno dalle montagne, e magari si ricorderanno che Silente è stato gentile con loro… può darsi che vengono».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Hai… c’era tracCia di… hai saputo qualcosa di tua… tua… madre mentre eri là?»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Scusa… io… lasCia stare…»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    Cadde di nuovo il silenzio. Hermione lanCiò un’occhiata nervosa a Harry e Ron, sperando che parlassero.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Ma non Ci hai ancora spiegato come ti sei ridotto così, Hagrid» disse Ron, indicando il volto insanguinato del guardiacacCia.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    Ma il resto delle sue parole fu sommerso da un’improvvisa serie di colpi alla porta. Hermione trasalì; la tazza le sCivolò di mano e si frantumò a terra; Thor abbaiò. Tutti e quattro guardarono la finestra accanto alla porta. L’ombra di una persona bassa e tarchiata ondeggiava sulla tenda leggera.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    Hagrid afferrò le tazze di Harry e Ron e le ficcò sotto il cusCino della cucCia di Thor. Il cane balzò verso la maniglia; Hagrid lo allontanò con il piede e aprì.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    La professoressa Umbridge era sulla soglia. Indossava il mantello di tweed verde e un cappello della stessa stoffa, con i paraorecchie. A labbra strette, fece un passo indietro per vedere Hagrid in facCia: gli arrivava a stento all’ombelico.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Va’ via» sbottò, agitando la borsetta in direzione di Thor, che balzava tentando di leccarle la facCia.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «E che roba è?» domandò Hagrid, acCigliandosi.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «PreCisamente quello che stavo per chiedere io» disse la Umbridge, indicando i frammenti della tazza di Hermione, per terra.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Oh» disse Hagrid, con un pericoloso sguardo verso l’angolo dov’erano nascosti Harry, Ron e Hermione, «ah, quello… è stato Thor. Ha rotto una tazza. PerCiò ho usato quella».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Ho sentito delle voCi» disse piano.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Ci sono tre serie di impronte nella neve che portano dal castello alla sua capanna» osservò melliflua la Umbridge.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Non Ci sono impronte che si allontanano dalla capanna».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Ah… allora boh, non lo so…» disse Hagrid, tirandosi nervosamente la barba e lanCiando un’altra occhiata verso l’angolo di Harry, Ron e Hermione, come in cerca di aiuto. «Ehm…»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    La Umbridge girò sui tacchi e percorse tutta la lunghezza della capanna, guardandosi intorno con grande attenzione. Si chinò a sbirCiare sotto il letto, aprì gli armadi. Passò a pochi centimetri dal punto in cui Harry, Ron e Hermione erano appiattiti contro il muro e Harry contrasse lo stomaco. Dopo aver esaminato con cura l’enorme calderone in cui Hagrid cuCinava, la Umbridge si voltò e chiese: «Che cosa le è successo? Come si è procurato quelle ferite?»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    Hagrid si tolse in fretta la bistecca di drago dall’occhio, e secondo Harry fu un errore, perché in quel modo si vedevano chiaramente i lividi neri e violacei, per non parlare della quantità di sangue sia fresco sia rappreso. «Oh… ho avuto un piccolo inCidente» disse debolmente.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Che tipo di inCidente?»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Io… sono inCiampato».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «È inCiampato» ripeté lei, gelida.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Stato, sì» insisté lei. «La scuola è cominCiata due mesi fa. Un’altra insegnante ha dovuto coprire le sue lezioni. Nessuno dei suoi colleghi ha saputo darmi informazioni. Non ha lasCiato un recapito. Dove è stato?»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    Ci fu una pausa, durante la quale Hagrid la fissò con l’occhio appena scoperto. Harry riusCiva quasi a sentire il suo cervello che lavorava furiosamente.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Motivi di salute» ripeté la professoressa Umbridge. I suoi occhi vagarono sul volto pallido e gonfio di Hagrid; gocce di sangue di drago cadevano lente e silenziose sul suo panCiotto. «Capisco».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Sì, immagino che per un guardiacacCia l’aria fresca sia una cosa rara» disse melliflua la Umbridge. L’unica porzione della facCia di Hagrid che non era né nera né violacea arrossì.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Montagna?» ripeté Hagrid, riflettendo rapido. «No, Sud della FranCia. Un po’ di sole… il mare…»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Sì… be’… ho la pelle delicata» Hagrid tentò un sorriso conCiliante. Harry notò che gli mancavano due denti. La Umbridge lo guardò con freddezza, e il sorriso vaCillò. Poi lei si assestò la borsetta nell’incavo del gomito e disse: «Ovviamente informerò il Ministro del suo ritardo».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «È anche bene che lei sappia che in qualità di Inquisitore Supremo è mio triste ma necessario dovere sottoporre a ispezione i miei colleghi insegnanti. PerCiò suppongo che Ci vedremo presto».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Oh sì» disse mielosa la Umbridge, voltandosi verso di lui con la mano già posata sulla maniglia. «Il Ministro è deCiso a liberarsi degli insegnanti insoddisfacenti, signor Hagrid. Buonanotte».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Ehm… che genere di cose intendi farCi fare in classe, Hagrid?» chiese Hermione.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Senti, Hagrid». Agitata, Hermione rinunCiò alla diplomazia. «La professoressa Umbridge non sarà per niente contenta se porti a lezione qualcosa di pericoloso».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Pericoloso?» Hagrid sorrise perplesso. «Che sCiocca, non è che vi porterei niente di pericoloso! Cioè, insomma, si sanno difendere…»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Hagrid, devi passare l’ispezione della Umbridge, e per farlo sarebbe molto meglio che lei ti vedesse impegnato a spiegarCi come si curano i Porlock, o come distinguere uno Knarl da un porcospino, cose del genere!» disse Hermione infervorata.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Hagrid… ti prego…» lo supplicò lei con una nota di autentica disperazione nella voce. «La Umbridge cerca solo una scusa per liberarsi di tutti gli insegnanti che secondo lei sono troppo viCini a Silente. Per favore, Hagrid, insegnaCi qualcosa di noioso che sia nel programma dei G.U.F.O.»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    Ma Hagrid si limitò a sbadigliare sonoramente e a lanCiare uno sguardo di desiderio al grande letto nell’angolo.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Non so se ti ha capito» disse Ron poco dopo, quando, controllato che la via fosse libera, s’incamminarono sotto la neve fitta, senza lasCiare tracce grazie all’Incantesimo Obliterante di Hermione.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Allora tornerò domani» rispose Hermione, perentoria. «DeCiderò io le lezioni per lui, se devo. Non m’importa se quella butta fuori la Cooman, ma non si libererà di Hagrid!»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

   Domenica mattina Hermione arrancò verso la capanna di Hagrid sfidando mezzo metro di neve. Harry e Ron volevano andare con lei, ma la loro montagna di compiti aveva di nuovo raggiunto un’altezza allarmante, perCiò rimasero di malavoglia nella sala comune, cercando di ignorare gli strilli di gioia che venivano da fuori, dove gli studenti si divertivano a pattinare sul lago ghiacCiato, ad andare in slitta e, cosa peggiore di tutte, a stregare le palle di neve perché sfrecCiassero su fino alla Torre di Grifondoro e colpissero forte le finestre.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Si ritrasse all’istante, la facCia piena di neve.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Sono Fred e George» disse amaro, sbattendosi la finestra alle spalle. «DefiCienti…»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Ci ho provato» rispose lei in tono piatto, lasCiandosi cadere su una sedia accanto a Harry. Estrasse la bacchetta e le impresse un piccolo movimento complicato così che dalla punta usCisse aria calda; poi la diresse sui propri vestiti, che presero a emanare vapore mentre si asCiugavano. «Non c’era nemmeno, quando sono arrivata, ho bussato per almeno mezz’ora. E poi è tornato dalla foresta…»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «No» rispose Hermione sconsolata. «Dice che vuole che siano una sorpresa. Ho cercato di spiegargli chi è la Umbridge, ma proprio non Ci arriva. Continuava a dire che nessuna persona sana di mente studierebbe gli Knarl invece delle Chimere… oh, non credo che abbia una Chimera» aggiunse vedendo le facce atterrite di Harry e Ron, «non perché non Ci abbia provato, mi ha raccontato quanto è diffiCile reperire le uova. Non so più quante volte gli ho ripetuto che farebbe meglio a seguire il programma della Caporal, ma onestamente non credo che ne abbia sentito nemmeno la metà. È di un umore un po’ strano. Ancora non vuole dire dove si è fatto male in quel modo».
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Il ritorno di Hagrid al tavolo degli insegnanti, il giorno dopo a colazione, non fu salutato con entusiasmo da tutti gli studenti. Alcuni, come Fred, George e Lee, emisero ululati di gioia e si preCipitarono fra i tavoli di Grifondoro e Tassorosso per andare a stringergli la mano enorme; altri, come Calì e Lavanda, si scambiarono occhiate cupe scuotendo la testa. Harry sapeva che molti di loro preferivano le lezioni della Caporal, e la cosa peggiore era che una piccolissima, obiettiva parte di lui era d’accordo: per lezione interessante la Caporal non intendeva un’ora in cui la gente rischiava di vedersi staccare la testa.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Fu con una certa apprensione che Harry, Ron e Hermione, pesantemente infagottati contro il freddo, il martedì si avviarono verso la lezione di Hagrid. Harry era preoccupato, non solo per Ciò che Hagrid poteva deCidere di insegnare, ma anche per come il resto della classe, in particolare Malfoy e i suoi amiCi, si sarebbe comportato se la Umbridge fosse stata presente.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Invece non videro l’Inquisitore Supremo da nessuna parte mentre marCiavano a fatica nella neve. Hagrid li aspettava sul limitare della foresta. Non aveva un aspetto rassicurante: i lividi che sabato notte erano stati violacei ora si erano tinti di un giallo verdastro e alcuni dei tagli sembravano sanguinare ancora. Harry non capiva: forse era stato attaccato da qualche creatura dotata di un veleno che impediva alle ferite di guarire? Tanto per completare l’infausto quadretto, Hagrid portava in spalla qualcosa che assomigliava a mezza mucca morta.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Oggi lavoriamo qui!» annunCiò allegramente agli studenti che si avviCinavano, accennando con la testa agli alberi scuri alle sue spalle. «È un po’ più riparato! E comunque, loro preferiscono il buio»,
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Harry ripensò all’unica altra occasione in cui Malfoy era entrato nella foresta: nemmeno allora era stato molto coraggioso. Sorrise fra sé; dopo la partita di Quidditch, tutto Ciò che dava fastidio a Malfoy a lui andava benissimo.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Ci fu un mormorio di assenso tra i Serpeverde e anche alcuni Grifondoro parvero pensare che Malfoy non avesse tutti i torti.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Certo che sono addomesticati» disse Hagrid, lanCiandogli un’occhiatacCia e sistemandosi meglio la mucca morta sulla spalla.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «E allora che cosa è successo alla sua facCia?» chiese Malfoy.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Camminarono per una deCina di minuti, fino a un punto in cui gli alberi erano così fitti che era buio come al crepuscolo e non c’era neve per terra. Con un grugnito, Hagrid depose a terra la sua mezza mucca, fece un passo indietro e si voltò verso gli allievi, la maggior parte dei quali avanzavano furtivi tra gli alberi, guardandosi nervosamente intorno come se si aspettassero un agguato da un momento all’altro.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Venite, venite avanti» li incoraggiò Hagrid. «L’odore della carne li attirerà, ma a ogni modo gli do una voce, perché a loro Ci piace sapere che sono io».
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Hagrid ripeté il suo grido acuto. Passò un minuto, durante il quale tutta la classe continuò a guardare nervosamente intorno a sé e tra gli alberi per riusCire a scorgere che cosa stava per arrivare. E poi, quando Hagrid scosse il capo per la terza volta e gonfiò il petto enorme, Harry sferrò una gomitata a Ron e indicò lo spazio vuoto tra due tassi nodosi.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Un paio d’occhi fissi, bianchi e lucenti si aprirono nel buio e un momento dopo il muso e il collo da drago, e poi il corpo scheletrico di un grande cavallo alato nero emersero dall’oscurità. Studiò i ragazzi per qualche istante, agitando la lunga coda, poi chinò la testa e cominCiò a strappare la carne della mucca morta con le zanne appuntite.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Quasi tutti gli allievi mostravano facce confuse e nervose come quella di Ron e guardavano dappertutto tranne che verso il cavallo a pochi metri da loro. C’erano solo altre due persone che parevano vederlo: un ragazzo magro di Serpeverde che, alle spalle di Tiger, osservava mangiare il cavallo con un’espressione di profondo disgusto; e Neville, i cui occhi seguivano il moto frusCiante della lunga coda nera.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Che cos’è?» chiese Calì terrorizzata, nascondendosi dietro l’albero più viCino. «Cos’è che la sta mangiando?»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «No, no, no» disse Hagrid, ridacchiando, «è solo superstizione, non portano nessuna iella, hanno un gran cervello e sono utili! Certo, questi non fanno granché, più che altro tirano le carrozze della scuola, a meno che Silente non deve fare un viaggio lungo e non Ci ha voglia di Materializzarsi… eccone altri due…»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Altri due cavalli usCirono silenziosi dal bosco; uno passò molto viCino a Calì, che rabbrividì e si strinse contro l’albero, dicendo: «Mi pare di aver sentito qualcosa, dev’essere viCino a me!»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Esattissimamente» commentò Hagrid in tono solenne, «dieCi punti a Grifondoro. Allora, i Thestral…»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    La professoressa Umbridge era arrivata. Era a pochi passi da Harry, con il mantello e il cappello verde, la tavoletta pronta. Hagrid, che non aveva mai sentito prima la sua falsa tossetta, guardò con una certa apprensione il Thestral più viCino, pensando che il suono venisse da lì.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Oh, sì» rispose cordiale Hagrid. «Son contento che ha trovato il posto! Be’, come vede… boh, non lo so… li vede? Oggi facCiamo i Thestral…»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Sbatté le bracCia enormi con aria speranzosa. La Umbridge inarcò le sopracCiglia e mormorò, scrivendo sulla sua tavoletta: «Deve… fare… ricorso… a… gesti… elementari».
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Sembra… dotato… di scarsa… memoria… a breve… termine» mormorò la Umbridge, abbastanza forte perché tutti la sentissero. Draco Malfoy era felice come se Natale fosse arrivato con un mese d’antiCipo; Hermione, al contrario, era livida di rabbia.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Sì, ecco» disse Hagrid a disagio, lanCiando un’occhiata alla tavoletta della Umbridge, ma proseguendo stoicamente. «Sì, vi stavo dicendo come mai abbiamo una mandria. Ecco, abbiamo cominCiato con un maschio e Cinque femmine. Questo qua» e diede un colpetto al primo cavallo apparso, «si chiama Tenebrus, è il mio preferito ed è il primo che è nato qui nella foresta…»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Vecchia megera, arpia maligna!» sussurrò, quando la Umbridge si avviCinò a Pansy Parkinson. «Lo so che cosa stai facendo, brutta perversa subdola…»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Ehm… allora» disse Hagrid, sforzandosi di riprendere il filo della lezione, «…i Thestral. Ci sono un sacco di cose buone da dire su di loro…»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    La Umbridge prese appunti. Le poche zone senza lividi della facCia di Hagrid avvamparono, ma lui fece finta di non aver sentito la risposta di Pansy.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Lei vede i Thestral, vero, PaCiock?» domandò.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Va tutto bene» disse la Umbridge, dando un colpetto sulla spalla di Neville con quello che doveva essere un sorriso di comprensione, ma che a Harry sembrò più un’espressione maligna. «Bene, Hagrid» riprese, parlando di nuovo lentamente e forte, «credo di avere abbastanza elementi con cui lavorare. Riceverà» (fece il gesto di prendere qualcosa a mezz’aria), «i risultati dell’ispezione» (indicò la tavoletta), «tra dieCi giorni». Sollevò dieCi dita corte e poi, con un ampio sorriso, più che mai simile a un rospo sotto il cappello verde, si allontanò dal gruppo, lasCiando Malfoy e Pansy Parkinson in preda a risate irrefrenabili, Hermione tremante dalla rabbia e Neville confuso e turbato.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Quella speCie di gargoyle ripugnante, ignobile e bugiarda!» esplose Hermione mezz’ora più tardi, mentre tornavano al castello lungo i solchi tracCiati prima nella neve. «Visto che cosa vuole fare? Odia gli ibridi, e cerca di far passare Hagrid per una speCie di troll ritardato solo perché sua madre era una gigantessa… oh, non è giusto, non è stata affatto una brutta lezione… voglio dire, capirei se fossero stati Schiopodi Sparacoda, ma i Thestral vanno bene… in effetti, per gli standard di Hagrid sono dolCissimi!»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Sì, Weasley, Ci stavamo proprio chiedendo…» disse una voce venata di perfidia. Senza che nessuno di loro avesse sentito i passi attutiti dalla neve, Malfoy, Tiger e Goyle erano arrivati alle loro spalle. «Credi che se avessi visto qualcuno tirare le cuoia vedresti meglio la Pluffa?»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Arrivò dicembre e portò con sé altra neve e un’autentica valanga di compiti per gli allievi del quinto anno. I doveri di prefetto di Ron e Hermione divennero ancora più gravosi via via che Natale si avviCinava. Furono incaricati di sovrintendere alla decorazione del castello («ProvaCi tu ad appendere un festone quando all’altro capo c’è Pix che tenta di strozzarti» disse Ron), di sorvegliare gli allievi del primo e del secondo anno che dovevano trascorrere gli intervalli all’interno per via del freddo pungente («E fanno anche gli arroganti, quei mocCiosi, noi non eravamo così maleducati al primo anno» osservò Ron) e di pattugliare i corridoi a turno con Argus Gazza, che sospettava che lo spirito vacanziero potesse esprimersi in improvvisi duelli di magia («Ha il letame al posto del cervello, quello lì» commentò Ron furioso). Erano così impegnati che Hermione aveva perfino smesso di sferruzzare berretti da elfo e si rammaricava perché gliene mancavano solo tre.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Tutti quei poveri elfi domestiCi che non ho ancora liberato, costretti a restare qui per Natale perché non Ci sono abbastanza berretti!»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Harry, che non aveva avuto il cuore di dirle che era Dobby a portar via tutti i suoi lavori a maglia, si concentrò ancora di più sul tema di Storia della Magia. In ogni caso, non aveva voglia di pensare al Natale. Per la prima volta nella sua carriera scolastica desiderava ardentemente passarlo lontano da Hogwarts. Tra la squalifica dal Quidditch e il rischio che Hagrid fosse messo in verifica, provava un profondo risentimento nei confronti della scuola. L’unica cosa che aspettava con ansia erano le riunioni dell’ES, e quelle sarebbero state interrotte per le vacanze, visto che quasi tutti i componenti avrebbero passato il Natale con le famiglie. Hermione sarebbe andata a sCiare con i suoi genitori, idea che divertì moltissimo Ron, che non aveva mai sentito di Babbani che si legavano assi di legno ai piedi per sCivolare giù dalle montagne. Lui tornava alla Tana. Harry lo invidiò per molti giorni prima che Ron dicesse, rispondendo alla sua domanda su come sarebbe tornato a casa per Natale: «Ma vieni anche tu! Non te l’ho detto? La mamma mi ha scritto di invitarti settimane fa!»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Hermione alzò gli occhi al Cielo, ma Harry ne fu enormemente sollevato: la prospettiva del Natale alla Tana era davvero meravigliosa, anche se appena offuscata dal senso di colpa per non passare le feste con Sirius. Si chiese se fosse possibile convincere la signora Weasley a invitare il suo padrino. Anche se dubitava che Silente avrebbe permesso a Sirius di lasCiare Grimmauld Place, non poté fare a meno di pensare che la madre di Ron non l’avrebbe voluto; erano sempre ai ferri corti. Sirius non l’aveva più cercato da quell’ultima apparizione nel fuoco, e anche se Harry si rendeva conto che con la Umbridge all’erta sarebbe stato poco prudente cercare di parlargli, non gli piaceva il pensiero di Sirius solo nella vecchia casa di sua madre, magari a dividere una solitaria galletta con Kreacher.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Harry aveva appena tolto l’ultimo quando la porta si aprì Cigolando ed entrò Luna Lovegood, trasognata come al solito.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Ciao» disse in tono assente, guardando Ciò che restava delle decorazioni. «Sono carine, le hai appese tu?»
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    L’arrivo di Angelina, Katie e AliCia gli risparmiò la necessità di chiedere che cos’erano i Nargilli. Tutt’e tre erano trafelate e molto infreddolite.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Be’» disse Angelina acCigliata, togliendosi il mantello e gettandolo in un angolo, «finalmente ti abbiamo sostituito».
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Sì, lo so» disse Angelina, estraendo la bacchetta e flettendo il bracCio, «ma in realtà è piuttosto brava. Non quanto te, ovviamente» e gli lanCiò un’occhiata molto torbida, «ma visto che te non ti possiamo avere…»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Andrew Kirke» rispose AliCia senza entusiasmo, «e Jack Sloper. Nessuno dei due è un fenomeno, ma in confronto agli altri idioti che si sono presentati…»
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    L’arrivo di Ron, Hermione e Neville pose fine a quella deprimente conversazione, e in Cinque minuti la stanza si riempì tanto da evitare a Harry di incroCiare i roventi sguardi di rimprovero di Angelina.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Bene» disse, richiamando l’attenzione di tutti. «Ho pensato che questa sera potremmo ripassare quello che abbiamo fatto finora, perché è l’ultimo incontro prima delle vacanze e non ha senso cominCiare qualcosa di nuovo se poi non Ci vediamo per tre settimane…»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Non facCiamo nulla di nuovo?» brontolò Zacharias Smith, con un bisbiglio che si udì benissimo. «Se l’avessi saputo non sarei venuto».
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Allora Ci dispiace molto che Harry non te l’abbia detto» ribatté Fred a voce alta.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «…eserCitiamoCi a coppie» disse Harry. «CominCiamo con l’Incantesimo di Ostacolo, per dieCi minuti, poi sistemiamo i cusCini e proviamo ancora gli Schiantesimi».
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Si divisero tutti, obbedienti; Harry fece coppia con Neville, come al solito. La stanza si riempì subito di grida intermittenti di «Impedimento!» Le persone restavano bloccate per un minuto Circa, durante il quale il compagno non poteva far altro che osservare le altre coppie al lavoro, poi si liberavano e restituivano l’incantesimo.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Neville aveva fatto progressi incredibili. Dopo un po’, quando Harry si fu liberato per tre volte di seguito, lo mandò a lavorare con Ron e Hermione, in modo da fare il giro della stanza e guardare gli altri. Quando passò accanto a Cho, lei lo guardò raggiante; Harry resistette alla tentazione di tornarCi molte altre volte.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Dopo dieCi minuti di Incantesimo di Ostacolo, coprirono il pavimento di cusCini e ricominCiarono con gli Schiantesimi. Lo spazio era davvero troppo poco perché tutti lavorassero nello stesso momento; metà del gruppo stava a guardare gli altri per un po’, poi si scambiavano. Harry si sentì pieno d’orgoglio mentre li osservava. A dire il vero, Neville Schiantò Padma Patil al posto di Dean, ma sbagliò davvero di poco, e tutti gli altri erano migliorati tantissimo.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «State diventando molto bravi» disse, con un gran sorriso. «Al ritorno dalle vacanze possiamo cominCiare a lavorare sulle cose serie… magari perfino i Patronus».
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Si diffuse un mormorio ecCitato. La stanza si svuotava poco a poco; uscendo, quasi tutti augurarono a Harry buon Natale. Allegro, lui raccolse i cusCini insieme a Ron e Hermione e li ammucchiò in ordine. Ron e Hermione usCirono dalla stanza prima di lui; Cho era ancora lì e Harry sperava in un suo “Buon Natale”.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Fece finta di raddrizzare la pila di cusCini. Era sicuro che fossero soli e aspettò che lei parlasse. Invece udì un singhiozzo.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Lei scosse il capo e si asCiugò gli occhi sulla manica.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Il cuore di Harry preCipitò giù, superò la sua abituale posizione e atterrò viCino all’ombelico. Avrebbe dovuto immaginarlo: voleva parlare di Cedric.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Lui le sapeva, queste cose» replicò Harry serio. «Era proprio bravo, o non sarebbe mai arrivato al centro di quel labirinto. Ma se Voldemort vuole davvero ucCiderti, non hai possibilità».
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Al nome di Voldemort le sfuggì un singhiozzo, ma fissò Harry senza battere Ciglio.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «So che dev’essere terribile per te» disse lei, asCiugandosi di nuovo gli occhi con la manica. «Io che ti parlo di Cedric, quando l’hai visto morire… immagino che tu voglia solo dimenticare…»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «S-sei un bravo insegnante, sai» disse Cho, sorridendo tra le lacrime. «Non ero mai riusCita a Schiantare nulla, prima».
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Grazie» mormorò Harry, impacCiato.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Non ne ho idea» ammise Harry. Lei si era fatta più viCina. Gli sembrava di avere la mente Schiantata. «Devi chiedere a Lunatica. A Luna, voglio dire».
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Cho emise un buffo suono, a metà tra un singhiozzo e una risata. Era ancora più viCina. Avrebbe potuto contarle le lentiggini sul naso.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Mi piaCi un sacco, Harry».
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Non riuscì più a pensare. Un formicolio si era impadronito di lui, paralizzandogli bracCia, gambe e cervello.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Era troppo viCina. Vedeva ogni lacrima appesa alle sue Ciglia…
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Tornò nella sala comune mezz’ora dopo e trovò Ron e Hermione seduti nei posti migliori, viCino al fuoco; gli altri erano andati quasi tutti a dormire. Hermione stava scrivendo una lunga lettera; aveva già riempito mezzo rotolo di pergamena, che penzolava dal tavolo. Ron era disteso sul tappeto e tentava di finire i compiti di Trasfigurazione.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Che cosa ti ha trattenuto?» chiese, quando Harry si lasCiò cadere sulla poltrona accanto a Hermione.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Harry non sapeva come dirlo, anzi, non sapeva ancora se voleva dirlo. Aveva appena deCiso di non parlarne, quando Hermione prese il controllo.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Confuso e sorpreso, Harry annuì. Ron ridacchiò, ma s’interruppe quando incroCiò lo sguardo di Hermione.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Lei» cominCiò Harry, la voce roca; se la schiarì e riprovò. «Lei… eh…»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Vi siete baCiati?» domandò bruscamente Hermione.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Ron scattò a sedere così in fretta che rovesCiò il calamaio sul tappeto. Senza badarCi affatto, fissò Harry.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Harry guardò prima il miscuglio di curiosità e ilarità sul viso di Ron, poi il vago Cipiglio di Hermione, e annuì.
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    Ron fece un gesto trionfante col pugno e scoppiò in una risata che fece sobbalzare alcuni timidi allievi del secondo anno viCino alla finestra. Un sorriso riluttante si aprì sul viso di Harry mentre guardava Ron rotolarsi sul tappeto. Hermione rivolse a Ron uno sguardo di profondo disgusto e ritornò alla sua lettera.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Harry Ci pensò un momento.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Il verso di Ron avrebbe potuto esprimere giubilo o disgusto; diffiCile dirlo.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Oh» fece Ron, sorridendo un po’ meno. «BaCi così da schifo?»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Non lo so» disse Harry, che non Ci aveva pensato, e subito si preoccupò. «Forse sì».
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Allora un po’ di baCi dovrebbero tirarla su» osservò sorridendo Ron.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «E perché?» domandò Ron, indignato. «Che razza di persona è, una che piange quando uno la baCia?»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Be’, ovviamente è molto triste per la morte di Cedric. Poi immagino che sarà confusa perché le piaceva Cedric e adesso le piace Harry, e non riesce a capire chi le piace di più. E poi si sentirà in colpa, pensando che baCiare Harry sia un insulto alla memoria di Cedric, e si preoccuperà di quello che gli altri potrebbero dire se cominCiasse a usCire con lui. E probabilmente non capisce nemmeno bene che cosa prova per Harry, perché lui era con Cedric quando è morto, e quindi è tutto molto confuso e doloroso. Oh, e ha anche paura di essere buttata fuori dalla squadra di Quidditch di Corvonero perché sta volando malissimo».
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Solo perché tu possiedi la varietà di emozioni di un cucchiaino non significa che siamo tutti così» commentò aCida Hermione, riprendendo la piuma.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Ha cominCiato lei» raccontò Harry. «Io non avrei… mi è più o meno saltata addosso… e subito dopo mi piange sulla spalla… non sapevo che cosa fare…»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Hermione parve trattenersi con estrema difficoltà dall’alzare gli occhi al Cielo.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Harry tacque. Le parole di Hermione aprivano un nuovo scenario di raccapricCianti possibilità. Cercò di immaginare di andare da qualche parte con Cho, magari a Hogsmeade, e restare solo con lei per ore e ore. Naturalmente lei si aspettava un invito dopo quello che era successo… il pensiero gli fece contrarre dolorosamente lo stomaco.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Non dire sCiocchezze» replicò Hermione distrattamente. «È un secolo che a Harry piace Cho, no, Harry?»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Quanti altri Viktor conosCiamo?»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Ma che cosa Ci trova in Krum?» chiese Ron, mentre lui e Harry salivano le scale.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Be’» fece Harry riflettendoCi. «È più grande… è un giocatore di Quidditch di fama internazionale…»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Si spogliarono e si misero i pigiami in silenzio; Dean, Seamus e Neville erano già addormentati. Harry posò gli occhiali sul comodino e s’infilò nel letto, ma non chiuse le tende; rimase a guardare la strisCia di Cielo stellato visibile dalla finestra viCina al letto di Neville. Se ieri notte a quell’ora avesse saputo che entro ventiquattr’ore avrebbe baCiato Cho Chang…
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «’Notte» grugnì Ron da un punto impreCisato alla sua destra.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Forse la prossima volta… se Ci fosse stata una prossima volta… lei sarebbe stata più felice. Doveva invitarla fuori; lei se l’era aspettato e magari era arrabbiata con lui… oppure era a letto, e piangeva ancora per Cedric? Non sapeva cosa pensare. La spiegazione di Hermione faceva sembrare tutto molto più diffiCile.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Ecco che cosa dovrebbero insegnarCi qui, pensò, voltandosi di fianco, come funziona la testa delle ragazze… sarebbe molto più utile di Divinazione, se non altro…
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Harry sognò di essere di nuovo nella stanza dell’ES. Cho lo stava accusando di averla attirata con l’inganno; diceva che le aveva promesso centoCinquanta figurine delle Cioccorane se fosse venuta. Harry protestava… Cho gridava: «Cedric mi dava montagne di figurine delle Cioccorane, guarda!» Tivara fuori dal mantello manCiate di figurine e le scagliava in aria. Poi si trasformava in Hermione, che diceva: «Gliel’hai promesso, Harry… io credo che faresti meglio a darle qualcos’altro… che ne diCi della tua Firebolt?» e Harry ribatteva che non poteva dare a Cho la sua Firebolt perché ce l’aveva la Umbridge, e comunque tutta quella faccenda era ridicola, era andato nella stanza dell’ES solo per appendere delle decorazioni natalizie a forma di testa di Dobby…
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Il suo corpo era lisCio, forte e flessuoso. SCivolava tra lucenti sbarre metalliche sulla pietra scura e fredda… era appiattito sul pavimento, e strisCiava sul ventre… era buio, eppure riusCiva a vedere gli oggetti intorno a lui che sCintillavano di colori strani e intensi… voltava la testa… a prima vista il corridoio era deserto… invece no… un uomo era seduto sul pavimento davanti a lui, il mento chino sul petto, la sagoma che brillava nel buio…
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Ma l’uomo si stava svegliando… un mantello argenteo gli cadde dalle ginocchia mentre balzava in piedi e Harry vide la sua sagoma tremula e sfocata ergersi su di lui, vide che si sfilava la bacchetta dalla Cintura… non aveva scelta… si levò dal pavimento e colpì una, due, tre volte, affondando le zanne nella carne dell’uomo, sentendo le costole che si scheggiavano tra le sue fauCi, il caldo fiotto di sangue…
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Aprì gli occhi. Ogni centimetro del suo corpo era coperto di sudore gelido; le coperte lo avvolgevano come una camiCia di forza; gli sembrava di avere un attizzatoio rovente sulla fronte…
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Ron era chino su di lui, molto spaventato. C’erano altre sagome ai piedi del letto. Harry si prese la testa fra le mani; il dolore era lanCinante… si voltò su un fianco e vomitò oltre l’orlo del materasso.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Sentiva mormorare Seamus e Dean, ma non Ci badò. Il dolore alla fronte gli era un po’ calato, ma sudava e tremava ancora, febbriCitante. Ebbe un altro conato e Ron fece un balzo indietro.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Cercò di scendere dal letto, ma Ron lo respinse indietro; Dean e Seamus bisbigliavano ancora lì viCino. Harry non seppe dire se passò un minuto oppure dieCi; rimase lì a tremare, con il dolore alla Cicatrice che si affievoliva pian piano… poi si udirono passi affrettati su per le scale, e di nuovo la voce di Neville.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Che cosa vuol dire, l’hai visto?» chiese la McGranitt, aggrottando le sopracCiglia scure.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    La McGranitt lo guardava attraverso le lenti storte come se Ciò che vedeva la terrorizzasse.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    La seguirono, superando le figure silenziose di Neville, Dean e Seamus, fuori dal dormitorio e giù per le scale a chiocCiola fino alla sala comune, oltre il ritratto della Signora Grassa e lungo il corridoio illuminato dalla luna. Harry sentiva che il panico poteva traboccare da un momento all’altro; voleva correre, chiamare Silente; il signor Weasley sanguinava mentre loro camminavano così tranquilli; e se quelle zanne (Harry cercò in tutti i modi di non pensare “le mie zanne”) fossero state velenose? IncroCiarono Mrs Purr, che li guardò con gli occhi simili a lampadine soffiando leggermente, ma la McGranitt disse «SCiò!» e la gatta sCivolò via nell’ombra. Dopo pochi minuti giunsero al gargoyle di pietra a guardia dell’uffiCio di Silente.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Il gargoyle si animò e fece un balzo di lato; la parete al suo fianco si aprì rivelando una scala a chiocCiola di pietra in continuo movimento, come una scala mobile. Tutti e tre salirono sui gradini; la parete si chiuse con un tonfo e salirono a spirale fino alla luCida porta di querCia con il batacchio a forma di grifone.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Benché fosse mezzanotte passata, si udivano voCi nella stanza, un gran parlare. Sembrava che Silente stesse intrattenendo almeno una deCina di persone.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    La McGranitt bussò tre volte e le voCi cessarono di colpo, come se qualcuno le avesse spente. La porta si aprì da sola e la McGranitt precedette Harry e Ron all’interno.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    La stanza era immersa nella semioscurità; gli strani strumenti d’argento sui tavoli erano silenziosi e fermi invece che ronzanti e fumanti come al solito; i ritratti dei vecchi Presidi che coprivano le pareti sonnecchiavano nelle comiCi. Accanto alla porta, un magnifico uccello rosso e oro, grande come un Cigno, era appollaiato sul suo trespolo, con la testa sotto l’ala.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Silente era seduto alla sua scrivania, su una sedia dallo schienale alto; si chinò in avanti nel cerchio di luce della candela che illuminava le carte sparse davanti a lui. Indossava una vestaglia viola e oro, sontuosamente ricamata, sopra una camiCia da notte candida, ma era perfettamente sveglio, e i suoi penetranti occhi azzurri fissavano la professoressa McGranitt.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    «Io… ecco, io stavo dormendo…» cominCiò Harry e, nonostante la paura e l’ansia di farsi capire da Silente, fu un po’ irritato dal fatto che il Preside non lo guardasse, ma tenesse gli occhi fissi sulle proprie dita intrecCiate. «Ma non era un sogno normale… era vero… l’ho visto succedere…» Respirò a fondo. «Il papà di Ron, il signor Weasley… è stato aggredito da un serpente gigantesco».
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    Le sue parole parvero echeggiare nell’aria, e suonarono vagamente ridicole, perfino comiche. Ci fu una pausa durante la quale Silente si appoggiò allo schienale e fissò pensieroso il soffitto. Pallido e spaventato, Ron guardava da Harry a Silente.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    «Mi hai frainteso» disse Silente, calmo. «Voglio dire… ricordi… ehm… da quale posizione hai osservato l’attacco? Eri viCino alla vittima, o guardavi la scena dall’alto?»
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Entrambi assentirono e usCirono di lato dalle corniCi, ma invece di riapparire nei quadri viCini (come succedeva di solito a Hogwarts) non si videro più. Una cornice conteneva ormai soltanto lo sfondo di un tendaggio nero, l’altra una bella poltrona di cuoio. Harry notò che molti altri Presidi sulle pareti, pur russando e sbavando in maniera molto convincente, continuavano a sbirCiarlo da sotto le Ciglia, e capì chi stava parlando quando avevano bussato.
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    «Everard e Dilys sono stati due dei più celebrati Presidi di Hogwarts» spiegò Silente, aggirando Harry, Ron e la McGranitt per avviCinarsi al magnifico uccello che dormiva sul trespolo.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    «La loro fama è tale che entrambi hanno i ritratti appesi in altre importanti istituzioni magiche. E poiché sono liberi di muoversi fra i loro ritratti, potranno dirCi che cosa accade altrove…»
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    «Per favore, sedetevi tutti e tre» disse Silente, come se Harry non avesse parlato. «Everard e Dilys forse Ci metteranno un po’. Professoressa McGranitt, vuole procurarCi altre sedie?»
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    La McGranitt estrasse la bacchetta dalla tasca della vestaglia e la agitò; tre sedie comparvero dal nulla, di legno e con lo schienale diritto, piuttosto diverse dalla comoda poltrona di chintz che Silente aveva evocato durante l’udienza di Harry. Harry si sedette, e voltando il capo osservò il Preside sfiorare con un dito la cresta dorata di Fanny. La fenice si svegliò subito, raddrizzò la bella testa e guardò Silente con i luCidi occhi scuri.
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    Ci fu un lampo di fuoco, e la fenice sparì.
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    Lo strumento si animò all’istante e cominCiò a emettere tintinnii ritmiCi. Minuscoli sbuffi di fumo verde pallido usCirono dal piccolo tubo d’argento in Cima. Silente li osservò con attenzione, aggrottando la fronte. Dopo qualche secondo, gli sbuffi divennero una strisCia costante di fumo che si addensò e salì a spirale nell’aria… all’estremità spuntò una testa di serpente, con le fauCi aperte. Harry si chiese se lo strumento stesse confermando la sua storia: guardò impaziente il Preside, in attesa di un cenno che gli desse ragione, ma lui non alzò gli occhi.
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    «Sicuro, sicuro» mormorò invece, evidentemente a se stesso, sempre osservando la lingua di fumo senza la minima tracCia di sorpresa. «Ma diviso nell’essenza?»
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    Harry non capì proprio nulla della domanda. La figura, invece, si divise all’istante in due serpenti: entrambi si attorCigliavano e osCillavano nell’aria. Con uno sguardo di cupa soddisfazione, Silente diede allo strumento un altro lieve colpetto con la bacchetta: il tintinnio rallentò e si spense, e le serpi di fumo si diradarono, divennero una nebbia informe e svanirono.
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    «Ho urlato finché non è arrivato qualcuno di corsa» disse il mago, asCiugandosi la fronte con la tenda alle sue spalle, «ho detto che avevo sentito qualcosa scendere le scale… non sapevano se credermi ma sono andati lo stesso a controllare… lo sai, non Ci sono ritratti da cui guardare, laggiù. Comunque l’hanno portato su poco dopo. Non ha un bell’aspetto, è coperto di sangue, sono corso al ritratto di Elfrida Cragg per guardarlo meglio quando usCivano…»
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    Pochi istanti dopo, anche la strega dai boccoli d’argento riapparve nel suo ritratto; si lasCiò cadere tossicchiando nella poltrona e disse: «Sì, Silente, l’hanno portato al San Mungo… sono passati davanti al mio ritratto… sta male…»
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    La McGranitt si alzò e andò in fretta alla porta. Harry lanCiò un’occhiata obliqua a Ron, che era terrorizzato.
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    «Quello sarà compito di Fanny quando avrà finito di controllare se qualcuno si avviCina» disse Silente. «Ma forse lo sa già… ha quel suo ottimo orologio…»
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    Harry sapeva che si riferiva all’orologio che non indicava l’ora, ma la posizione e le condizioni dei diversi membri della famiglia Weasley, e con un tuffo al cuore pensò che la lancetta del signor Weasley doveva essere puntata su pericolo mortale. Ma era molto tardi. La signora Weasley probabilmente dormiva e non stava guardando l’orologio. Harry si sentì gelare ripensando al MollicCio che si trasformava nel corpo senza vita del signor Weasley, gli occhiali di traverso, il volto coperto di sangue… ma non sarebbe morto… non era possibile…
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    I soggetti dei ritratti che tappezzavano la stanza non fingevano più di dormire; si spostavano nelle corniCi per veder meglio che cosa succedeva. Il mago dall’aria astuta continuava a far finta, e allora anche qualcuno degli altri prese a gridare il suo nome.
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    Harry riconobbe qualcosa di familiare nella voce di Phineas: dove l’aveva già sentita? Ma prima che potesse pensarCi, i ritratti sulle altre pareti insorsero.
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    SCivolò via dalla cornice e sparì, proprio nel momento in cui la porta dell’uffiCio si apriva di nuovo. Fred, George e Ginny entrarono, seguiti dalla professoressa McGranitt, tutti e tre sconvolti e arruffati, ancora in pigiama.
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    «Come Ci andiamo?» gli chiese Fred, scosso. «Polvere Volante?»
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    Al centro dell’uffiCio apparve un breve lampo di fuoco lasCiandosi dietro un’unica piuma dorata che fluttuò dolcemente sul pavimento.
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    La professoressa McGranitt uscì in un frusCio di stoffa scozzese.
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    «Dice che ne sarà deliziato» annunCiò una voce annoiata alle spalle di Silente; il mago Phineas era riapparso davanti al suo stendardo di Serpeverde. «Il mio propronipote ha sempre avuto gusti strani in fatto di ospiti».
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    Accadde in una frazione di secondo: nella pausa infinitesimale prima del “tre”, Harry guardò Silente (erano molto viCini) e il limpido sguardo azzurro del Preside si spostò dalla Passaporta al suo viso.
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    All’improvviso la sua Cicatrice bruCiò come se la vecchia ferita si fosse riaperta… e inaspettato, involontario, un odio spaventoso s’impadronì di Harry, così intenso che per un istante non desiderò altro che colpire, mordere, affondare le zanne nell’uomo di fronte a lui…
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    Harry sentì un sussulto potente all’altezza dell’ombelico; la terra svanì da sotto i suoi piedi, la mano restò incollata al bollitore; urtò contro gli altri mentre venivano scagliati in un turbinio di colori e raffiche di vento, con il bollitore che li trasCinava in avanti… finché i suoi piedi toccarono terra con tanta forza che le ginocchia gli cedettero, il bollitore cadde con uno schianto e da qualche parte molto viCino una voce gracchiò: «Rieccoli, i marmocchi del traditore del suo sangue. È vero che loro padre sta morendo?»
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    Harry si rialzò; erano arrivati nella buia cuCina nel seminterrato di Grimmauld Place numero dodiCi. Le uniche fonti di luce erano il focolare e una candela tremolante, che illuminavano i resti di una cena solitaria. Kreacher si dileguò nel corridoio, voltandosi a guardarli con malevolenza mentre si aggiustava il gonnellino; Sirius corse loro incontro, preoccupato. Non si era fatto la barba ed era ancora vestito da giorno; emanava anche un vago sentore di alcol stantio, come Mundungus.
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    «È stato…» cominCiò Harry, era ancora peggio che spiegarlo alla McGranitt e a Silente. «Ho avuto… una speCie… di visione».
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    «Dobbiamo andare al San Mungo» disse Ginny affannata. Guardò i fratelli; ovviamente erano ancora tutti in pigiama. «Sirius, puoi prestarCi dei mantelli o qualcosa del genere?»
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    Le facce di Fred e George dicevano che a loro non importava nulla del Ministero. Ron era ancora Cinereo e silenzioso.
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    «E chi, per esempio?» ribatté Sirius con impazienza. «Sentite, vostro padre è stato ferito mentre lavorava per l’Ordine e le Circostanze sono già abbastanza sospette senza che i suoi figli lo sappiano due secondi dopo: potreste danneggiare seriamente quello che l’Ordine…»
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    «Vostro padre sapeva quello che faceva e non vi ringrazierebbe se intralCiaste i piani dell’Ordine!» anche Sirius alzò la voce. «Le cose stanno così… ecco perché voi non fate parte dell’Ordine… non capite… Ci sono cose per cui vale la pena di morire!»
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    «È faCile dirlo, per te, chiuso qui dentro!» urlò Fred. «Non mi pare che stai rischiando il collo!»
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    «So che è diffiCile, ma dobbiamo agire tutti come se non sapessimo nulla. Dobbiamo stare qui almeno finché non abbiamo notizie di vostra madre, è chiaro?»
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    Fred e George avevano ancora un’espressione ribelle. Ginny, invece, andò alla sedia più viCina e vi si lasCiò cadere. Harry guardò Ron, che fece un buffo movimento, a metà tra un cenno di assenso e una scrollata di spalle, e sedettero anche loro. I gemelli diedero un’altra occhiata furente a Sirius, poi rassegnati si sistemarono ai lati di Ginny.
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    «Bene» disse Sirius incoraggiante, «forza… beviamo tutti qualcosa mentre aspettiamo. AcCio Burrobirra!»
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    Levò la bacchetta mentre parlava e Cinque o sei bottiglie arrivarono in volo dalla dispensa, sCivolarono sul tavolo sparpagliando i resti della cena di Sirius e si fermarono con grazia davanti a ognuno di loro. Bevvero tutti, e per un po’ gli uniCi suoni furono il crepitio del fuoco e il rumore sordo delle bottiglie sul tavolo.
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    Harry beveva solo per avere qualcosa da fare. Aveva lo stomaco gonfio di un orribile, bruCiante, ribollente senso di colpa. Non sarebbero stati lì se non fosse stato per lui; sarebbero stati ancora a dormire nei loro letti. E non serviva a nulla ripetersi che dando l’allarme aveva permesso che il signor Weasley fosse ritrovato, perché c’era anche quel fatto innegabile: era stato lui ad aggredire il padre dei suoi amiCi.
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    Posò la bottiglia più forte di quanto volesse, e un po’ di Burrobirra traboccò sul tavolo. Nessuno Ci badò. Poi una lingua di fuoco a mezz’aria illuminò i piatti sporchi di fronte a loro, e tra esclamazioni di sorpresa un rotolo di pergamena cadde sul tavolo, insieme a una piuma dorata di fenice.
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    LanCiò la lettera tra le mani di George, che la aprì e lesse ad alta voce: «Papà è ancora vivo. Sto andando al San Mungo. Restate dove siete. Vi darò notizie appena posso. Mamma».
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    Se Harry aveva mai passato una notte più lunga di quella, non lo ricordava. Sirius a un certo punto suggerì, senza la minima convinzione, che andassero tutti a letto, ma gli sguardi disgustati dei Weasley furono una risposta suffiCiente. Rimasero seduti attorno al tavolo in silenzio, a guardare lo stoppino della candela affondare sempre più nella cera liquida, avviCinando di tanto in tanto le bottiglie alle labbra, parlando solo per chiedere l’ora, per chiedersi ad alta voce che cosa stava succedendo, e per rassicurarsi a vicenda che se Ci fossero state brutte notizie le avrebbero sapute, perché la signora Weasley doveva essere già arrivata al San Mungo da un pezzo.
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    Fred si appisolò, con la testa che Ciondolava sulla spalla. Ginny era acCiambellata sulla sedia come un gatto, ma non dormiva; Harry vedeva il fuoco riflesso nei suoi occhi. Ron era seduto con il capo fra le mani; impossibile dire se fosse sveglio o no. Harry e Sirius si guardavano di tanto in tanto, sentendosi degli intrusi nel dolore della famiglia… e aspettavano, aspettavano…
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    Alle Cinque e dieCi del mattino, secondo l’orologio di Ron, la porta della cuCina si aprì e apparve la signora Weasley. Era molto pallida, ma quando tutti si voltarono verso di lei e Fred, Ron e Harry si alzarono a metà dalle sedie, sorrise debolmente.
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    Fred ricadde sulla sedia con il volto fra le mani. George e Ginny si preCipitarono ad abbracCiare la madre. Ron scoppiò in una risata stentata e tracannò in un sorso il resto della Burrobirra.
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    «Colazione!» annunCiò Sirius a voce alta e allegra, saltando in piedi. «Dov’è quello stramaledetto elfo domestico? Kreacher! KREACHER!»
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    «Ah, lasCiamo perdere» mormorò Sirius, contando i presenti. «Allora, colazione per… sette… uova e pancetta, direi, tè e pane tostato…»
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    Harry corse ai fornelli ad aiutarlo. Non voleva intromettersi nella gioia dei Weasley e temeva il momento in cui Molly gli avrebbe chiesto di raccontare di nuovo la sua visione. Ma aveva appena preso i piatti dalla credenza quando la signora Weasley glieli tolse dalle mani e lo abbracCiò.
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    «Non so che cosa sarebbe successo se non fosse stato per te, Harry» disse con voce velata. «Avrebbero potuto non trovarlo per ore, e allora sarebbe stato troppo tardi, ma grazie a te è vivo e Silente è riusCito a inventare una storia credibile per giustificare la presenza di Arthur lì, non sai in che guaio si sarebbe trovato altrimenti, guarda il povero Sturgis…»
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    Harry riusCiva a stento a sopportare la sua riconoscenza, ma per fortuna lei lo lasCiò andare subito per ringraziare Sirius di essersi occupato dei suoi figli durante la notte. Sirius disse che era stato un piacere, e che sperava che sarebbero rimasti tutti da lui mentre il signor Weasley era all’ospedale.
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    «Oh, Sirius, ti sono così grata… dicono che Ci vorrà un po’, e sarebbe magnifico stare più viCini… naturalmente significa che forse saremo qui per Natale».
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    «Più siamo, meglio è!» esclamò Sirius con una sincerità così palese che la signora Weasley lo guardò raggiante, si mise un grembiule e cominCiò a dare una mano con la colazione.
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    «Sono sicuro che se Ci fosse stato motivo di preoccuparsi te l’avrebbe detto» ribatté Sirius deCiso.
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    «Ma non è tutto» proseguì Harry, la voce appena più forte di un bisbiglio. «Sirius, io… io sto impazzendo, credo. Nell’uffiCio di Silente, prima di prendere la Passaporta… per un paio di secondi ho pensato di essere un serpente, mi sentivo un serpente… la Cicatrice mi faceva male quando guardavo Silente… Sirius, io volevo aggredirlo!»
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    RiusCiva a vedere solo una parte del viso del padrino; il resto era immerso nell’oscurità.
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    «No» disse Harry scuotendo la testa, «era come se qualcosa montasse dentro di me, come se Ci fosse un serpente dentro di me».
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    «Hai bisogno di dormire» concluse Sirius deCiso. «Ora fai colazione e poi vai di sopra a letto; dopo pranzo potrai andare a trovare Arthur con gli altri. Sei sotto shock, Harry: ti stai accusando di qualcosa che hai solo visto, e meno male che l’hai visto, se no Arthur poteva morire. Smettila di preoccuparti».
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    Gli batté una mano sulla spalla e uscì dalla dispensa, lasCiandolo solo nell’oscurità.
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    Tutti passarono la mattinata dormendo, tranne Harry. Salì nella stanza che lui e Ron avevano condiviso nelle ultime settimane dell’estate. Ron si addormentò nel giro di pochi minuti, mentre Harry si sedette sul letto vestito, appoggiandosi alle sbarre di metallo della testata, in una posizione volutamente scomoda, deCiso a non addormentarsi per paura di tornare a essere il serpente e scoprire, al risveglio, di aver attaccato Ron o di essere strisCiato per la casa a cacCia di uno degli altri…
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    Quando Ron si svegliò, Harry finse di essersi goduto anche lui un sonno ristoratore. I loro bauli arrivarono da Hogwarts durante il pranzo, così poterono vestirsi da Babbani per andare al San Mungo. Tutti tranne Harry erano chiassosamente feliCi e Ciarlieri mentre scambiavano le vesti con jeans e felpe. Quando Tonks e Malocchio arrivarono per scortarli attraverso Londra, li salutarono con calore: risero di cuore alla vista della bombetta che Malocchio portava sulle ventitré per nascondere l’occhio magico e gli assicurarono che Tonks, nonostante i capelli rosa acceso e di nuovo corti, avrebbe attirato l’attenzione molto meno di lui in metropolitana.
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    «Non c’è sangue Veggente nella tua famiglia, vero?» gli chiese curiosa mentre sedevano fianco a fianco su un treno che sferragliava verso il centro della Città.
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    Harry non rispose; per fortuna scesero alla fermata dopo, una stazione nel cuore di Londra, e nel trambusto della discesa lasCiò che Fred e George si mettessero tra lui e Tonks, che guidava il gruppo. Tutti la seguirono sulla scala mobile; Moody chiudeva la fila zoppicando, con il cappello di traverso e una mano nodosa infilata tra i bottoni della giacca, stretta intorno alla bacchetta. Harry credette di avvertire l’occhio nascosto che lo fissava. Per evitare altre domande sul suo sogno, chiese a Malocchio dov’era nascosto il San Mungo.
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    «Non lontano» grugnì Moody quando usCirono nell’aria invernale in un’ampia via piena di negozi, affollata di gente che faceva le compere di Natale. Spinse Harry davanti a sé e lo seguì da viCino; Harry sapeva che l’occhio roteava in tutte le direzioni sotto la bombetta storta. «Non è stato faCile trovare un buon posto per un ospedale. A Diagon Alley non c’era nulla di abbastanza grande e non potevamo metterlo sottoterra come il Ministero, non sarebbe stato salubre. Alla fine sono riusCiti a trovare un edifiCio qui. Così i maghi malati possono fare avanti e indietro confondendosi tra la folla».
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    Afferrò la spalla di Harry per evitare di esserne separato da un nugolo di gente deCisa a infilarsi in un negozio pieno di aggeggi elettriCi.
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    «EccoCi» disse Moody un attimo più tardi.
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    Erano arrivati davanti a un vecchio grande magazzino, di mattoni rossi, chiamato Purge Dowse Ltd. Il luogo aveva un’aria trascurata e misera; nelle vetrine c’erano solo alcuni manichini scheggiati con le parrucche di traverso, disposti a caso, vestiti alla moda di dieCi anni prima. Enormi cartelli sulle porte polverose dicevano Chiuso per ristrutturazione. Harry udì distintamente una grossa signora carica di pacchetti dire alla sua amica mentre passavano: «Non è mai aperto, quel posto…»
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    «Bene» disse Tonks, facendo cenno agli altri di avviCinarsi a una vetrina con un solo manichino particolarmente brutto. Le Ciglia finte erano quasi staccate e portava un grembiulino di nylon verde. «Tutti pronti?»
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    Harry pensò che Tonks non poteva farsi sentire dal manichino se parlava a voce così bassa attraverso un vetro, con gli autobus che passavano e il frastuono della strada. Poi gli venne in mente che i manichini non sentivano comunque. Un secondo dopo spalancò la bocca sbalordito vedendo che il manichino annuiva appena e faceva cenno di avviCinarsi con il dito snodato; Tonks prese Ginny e la signora Weasley per i gomiti, entrò nella vetrina e svanì.
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    «Dài» grugnì Moody, con un’altra botta nella schiena di Harry, e insieme passarono attraverso quello che parve un velo di acqua fredda, per usCirne caldi e asCiutti dalla parte opposta.
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    Non c’era tracCia del brutto manichino o della vetrina. Si trovavano in quella che sembrava una grande sala di accettazione, con file di maghi e streghe seduti su traballanti sedie di legno, alcuni dall’aspetto perfettamente normale, intenti a sfogliare vecchie copie del Settimanale delle Streghe, altri affetti da orrende deformità, tipo zampe da elefante o mani supplementari che spuntavano dal torace. La sala era poco meno rumorosa della strada, anche perché molti pazienti producevano suoni bizzarri: una strega con il viso sudato al centro della prima fila, che si sventolava vigorosamente con una copia del La Gazzetta del Profeta, emetteva un fischio acuto e continuo, sbuffando vapore dalla bocca; in un angolo uno stregone dall’aspetto sudiCio risuonava come una campana appena si muoveva, e a ogni rintocco la testa gli vibrava in modo spaventoso, tanto che doveva afferrarsi le orecchie per tenerla ferma.
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    Maghi e streghe in vesti verde aCido andavano su e giù per le file di sedie, facendo domande e prendendo appunti su tavolette come quella della Umbridge. Harry notò il simbolo che portavano ricamato sul petto: una bacchetta e un osso incroCiati.
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    «Sono mediCi?» chiese a Ron a bassa voce.
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    «MediCi?» ripeté Ron, quasi spaventato. «Quei Babbani matti che tagliuzzano la gente? Nooo, questi sono Guaritori».
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    Dilys osservava il gruppo dei Weasley come per contarli; quando Harry incroCiò il suo sguardo lei ammiccò appena, si avviò di lato fuori dal ritratto e sparì.
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    «Ma le scarpe non le impediscono di leggere, giusto?» disse la strega bionda, aCida, indicando un grande cartello alla sinistra della scrivania. «Deve andare al reparto Lesioni da Incantesimo, quarto piano. C’è scritto lì. Il prossimo!»
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    PIANTERRENO — INCiDENTI DA MANUFATTI
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    SECONDO PIANO — BATTERI MAGICi
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    SE SIETE INCERTI SU DOVE ANDARE, INCAPACi DI ARTICOLARE DISCORSI INTELLIGIBILI O DI RICORDARE PERCHÉ SIETE QUI, LA NOSTRA STREGACCOGLIENZA SARÀ LIETA DI AIUTARVI
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    Un mago molto anziano e curvo con un cornetto acustico era arrivato in testa alla fila, trasCinando i piedi. «Devo vedere Broderick Bode!» sibilò.
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    «Quarto piano» disse la strega con voce annoiata, senza chiedere nulla, e l’uomo sparì oltre la porta a due battenti accanto alla scrivania, reggendo sua figlia come un curioso pallonCino. «Il prossimo!»
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    La signora Weasley si avviCinò.
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    «Buondì» disse, «mio marito, Arthur Weasley, doveva essere trasferito in un altro reparto questa mattina, potrebbe dirCi…?»
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    La seguirono oltre la doppia porta lungo uno stretto corridoio in cui erano allineati altri ritratti di famosi Guaritori, illuminato da bocce di cristallo piene di candele che fluttuavano viCino al soffitto, simili a enormi bolle di sapone. Altri maghi e streghe in vesti verde aCido entravano e usCivano dalle doppie porte; quando passarono davanti a una porta un gas giallo puzzolente invase il corridoio; ogni tanto si udiva un lamento in lontananza. Una rampa di scale li condusse al corridoio delle Lesioni da creature. La seconda porta a destra recava la diCitura: Reparto Dai “PerniCioso” Llewellyn: morsi gravi. Sotto, su un cartellino in una comice di bronzo, c’era scritto a mano: Guaritore Responsabile: Ippocrate Smethwyck. TiroCinante: Augustus Pye.
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    Malocchio ringhiò la sua approvazione e si appoggiò al muro, mentre il suo occhio magico roteava in tutte le direzioni. Anche Harry si fece indietro, ma la signora Weasley tese un bracCio e lo spinse dentro, dicendo: «Non fare lo sCiocco, Harry, Arthur ti vuole ringraziare».
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    La corsia era piccola e piuttosto buia, visto che c’era un’unica finestra minuscola molto in alto di fronte alla porta. La luce proveniva perlopiù da altre sfere di cristallo luminose raggruppate al centro del soffitto. Le pareti erano rivestite di pannelli di querCia dov’era appeso il ritratto di un mago dall’aria piuttosto arCigna, con la scritta: Urquhart Rackharrow, 1612-1697, Inventore della Maledizione Espellivisceri.
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    C’erano solo tre pazienti. Il signor Weasley occupava il letto in fondo alla stanza, sotto la piccola finestra. Fu un sollievo per Harry vedere che era seduto, appoggiato a un mucchio di cusCini, e leggeva La Gazzetta del Profeta alla luce dell’unico raggio di sole che cadeva sul suo letto. Quando si avviCinarono alzò il capo e fece un gran sorriso.
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    «Ciao!» disse, gettando da parte Il Profeta. «Bill se n’è appena andato, Molly, doveva tornare al lavoro, ma dice che passerà da voi più tardi».
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    «Come stai, Arthur?» chiese la signora Weasley, chinandosi per baCiarlo sulla guanCia e guardandolo in viso con ansia. «Sei ancora un po’ pallidino».
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    «Mi sento benissimo» disse lui, allegro, e tese il bracCio buono per stringere Ginny. «Se solo potessero togliermi le bende, verrei a casa».
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    «Be’, ogni volta che Ci provano cominCio a sanguinare come un matto» rispose in tono leggero il signor Weasley, prendendo la bacchetta dal comodino ed evocando sei sedie accanto al letto. «A quanto pare nelle zanne di quel serpente c’era un veleno insolito, che non fa rimarginare le ferite. Sono sicuri di trovare un antidoto, comunque: hanno avuto casi peggiori del mio, e nel frattempo non devo fare altro che prendere una Pozione Rimpolpasangue ogni ora. Invece quel tipo laggiù…» disse, abbassando la voce e accennando al letto di fronte, in cui giaceva un uomo verdastro e malaticCio che fissava il soffitto «…è stato morso da un lupo mannaro, poveretto. Non c’è cura».
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    «Che avrebbe dato un morso anche a me se non fossi stato zitto» rispose malinconico il signor Weasley. «E quella donna lì» e indicò l’altro letto occupato, accanto alla porta, «non dice ai Guaritori che cosa l’ha morsa, e questo Ci fa pensare che stesse maneggiando qualcosa di illeCito. Qualunque cosa fosse, le ha portato via un bel pezzo di gamba, e puzza da morire quando le tolgono le bende».
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    «Allora, papà, Ci racconti che cosa ti è successo?» domandò Fred, avviCinando la sedia al letto.
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    «Quando diCi “in servizio”» lo interruppe Fred, a bassa voce, «che cosa intendi?»
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    «Hai sentito tuo padre» bisbigliò la signora Weasley, «non parliamo di queste cose qui! RaccontaCi di Willy Widdershins, Arthur».
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    «Comunque» riprese il signor Weasley a voce più alta, «stavolta Willy è stato beccato mentre vendeva maniglie mordaCi ai Babbani, e non credo che se la possa cavare perché, stando all’articolo, due Babbani hanno perso alcune dita e ora sono al San Mungo per la ricresCita delle ossa e la modifica della memoria. Ma Ci pensate, dei Babbani al San Mungo! Chissà in che reparto sono».
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    Tornarono in corridoio. Malocchio e Tonks entrarono nella stanza e si chiusero la porta alle spalle. Fred inarcò le sopracCiglia.
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    «Bene» commentò in tono gelido, rovistando nelle tasche, «continuate così. Non diteCi nulla».
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    Lui e George sbrogliarono i fili, districarono Cinque Orecchie Oblunghe e le distribuirono in giro. Harry esitò.
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    I nastri color carne si contorsero come lunghi vermi sottili e strisCiarono sotto la porta. Sulle prime Harry non sentì nulla, poi sobbalzò: il bisbiglio di Tonks gli giungeva chiaro come se stesse parlando accanto a lui.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    «…hanno perquisito tutta la zona ma non hanno trovato il serpente da nessuna parte. Sembra che si sia volatilizzato dopo l’agguato, Arthur… ma Tu-Sai-Chi non poteva pensare che un serpente sarebbe riusCito a entrare, no?»
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    «Io credo che l’abbia mandato in perlustrazione» grugnì Moody, «perché finora non ha avuto una gran fortuna, giusto? No, credo che stia cercando di farsi un’idea preCisa di che cosa deve affrontare, e se Arthur non fosse stato lì la bestia avrebbe avuto molto più tempo per guardarsi intorno. E così Potter dice che ha visto tutto?»
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   Era per quello che Silente non lo guardava più negli occhi? Si aspettava di vedere Voldemort che lo fissava, temeva forse che il verde intenso diventasse all’improvviso scarlatto, e le pupille sottili fessure verticali come quelle di un gatto? Harry ricordò come la facCia da rettile di Voldemort una volta era sbucata dalla nuca del professor Raptor, e si passò la mano dietro la testa, chiedendosi che cosa avrebbe provato se Voldemort fosse spuntato dal suo cranio.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Che cosa cerca, a parte seguaCi?
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Lo guardavano tutti. Scosse violentemente il capo e prese a fissare la pubbliCità di un’assicurazione.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Harry annuì; era proprio Ciò che voleva: un’ottima scusa per non parlare con gli altri. Così quando lei aprì la porta d’ingresso lui superò il portaombrelli a gamba di troll e filò dritto di sopra, nella stanza che divideva con Ron.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Come aveva fatto a diventare un serpente? Forse era un Animagus… no, non era possibile, l’avrebbe saputo… forse Voldemort era un Animagus… sì, pensò Harry, così tornava, era lui a trasformarsi in un serpente… e quando è dentro di me, Ci trasformiamo tutti e due… ma questo non spiega ancora come ho fatto ad andare a Londra e tornare a letto nel giro di Cinque minuti… del resto Voldemort è uno dei maghi più potenti del mondo, a parte Silente, per lui non dev’essere affatto un problema trasportare la gente in quel modo.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    C’era una sola cosa da fare: doveva andar via subito da Grimmauld Place. Avrebbe passato il Natale a Hogwarts senza gli altri, che così sarebbero stati al sicuro almeno per le vacanze… ma no, non funzionava, c’erano ancora tante persone a Hogwarts da mutilare e ferire. E se la prossima volta fosse toccato a Seamus, Dean o Neville? Smise di marCiare su e giù e fissò la cornice vuota del ritratto di Phineas Nigellus. Era come se avesse del piombo in fondo allo stomaco. Non c’erano alternative: doveva ritornare a Privet Drive, separarsi completamente dagli altri maghi.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «No, non me la sto battendo» tagliò corto Harry, trasCinando il baule di qualche altro passo.
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    «Pensavo» disse Phineas Nigellus, accarezzandosi la barba a punta, «che per appartenere alla Casa di Grifondoro si dovesse essere coraggiosi… A me pare che saresti stato meglio nella mia. Noi di Serpeverde siamo coraggiosi, certo, ma non stupidi. Per esempio, se possiamo, scegliamo sempre di salvarCi la pelle»,
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Non è la mia pelle che sto salvando» rispose gelido Harry, trasCinando il baule su un punto della moquette particolarmente gibboso e divorato dalle tarme, davanti alla porta.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Perché?» chiese Harry con impazienza, lasCiando cadere l’estremità del baule. «Perché vuole che resti? Che altro ha detto?»
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    «Nient’altro» rispose Phineas Nigellus, inarcando un sottile sopracCiglio nero, come se trovasse Harry impertinente.
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    La collera di Harry eruppe come una serpe che si erge dall’erba alta. Era esausto, confuso più che mai; nelle ultime dodiCi ore aveva provato terrore, sollievo, poi di nuovo terrore, e Silente ancora non gli parlava!
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    «È tutto qui, allora?» urlò. «Resta dove sei? Anche quando sono stato attaccato da quei Dissennatori, è tutto quello che sono riusCiti a dirmi! Stai buono che gli adulti sistemano tutto, Harry! Non Ci prendiamo il disturbo di dirti niente perché il tuo cervellino potrebbe non sopportarlo!»
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    «Sai» urlò ancora più forte Phineas Nigellus, «questo è preCisamente il motivo per cui insegnare mi faceva schifo! Voi giovani avete questa convinzione infernale di avere assolutamente ragione su tutto! Non ti è venuto in mente, mio povero damerino tronfio, che potrebbe esserCi una ragione eccellente per cui il Preside di Hogwarts non ti rivela ogni dettaglio dei suoi piani? Ti sei mai soffermato un istante, uomo navigato, a pensare che eseguire gli ordini di Silente non ti ha mai provocato dei danni? No. No, come tutti i ragazzini, sei sicuro di essere il solo a sentire e a pensare, a riconoscere il pericolo, a essere abbastanza sveglio da capire i piani dell’Oscuro Signore…»
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    La tela restò in silenzio. Furioso, Harry trasCinò di nuovo il baule ai piedi del letto, poi si gettò a facCia in giù sulle coperte tarmate, con gli occhi chiusi e le membra dolorosamente pesanti.
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    Gli sembrava di aver viaggiato per chilometri e chilometri… pareva impossibile che meno di ventiquattr’ore prima Cho Chang gli si fosse avviCinata sotto il vischio… era così stanco… aveva paura di addormentarsi… ma non sapeva fino a quando avrebbe potuto combattere il sonno… Silente gli aveva detto di restare… allora voleva dire che poteva dormire… ma aveva paura… e se fosse successo di nuovo?
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    Era come se un film, nella sua testa, fosse stato in attesa di cominCiare. Camminava lungo un corridoio deserto verso una semplice porta nera, costeggiando pareti di pietra grezza, torce e una rampa di scale che scendeva, sulla sinistra…
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Raggiungeva la porta nera ma non riusCiva ad aprirla… restava a guardarla, col disperato desiderio di entrare… lì c’era qualcosa che voleva con tutto il cuore… un premio al di là dei suoi sogni… se solo la Cicatrice avesse smesso di bruCiare… sarebbe riusCito a ragionare più chiaramente, allora…
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    Harry aprì gli occhi, ma Ron era già usCito.
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    Tutti gli altri passarono la mattina successiva ad appendere le decorazioni natalizie. Harry non ricordava di aver mai visto Sirius tanto di buonumore; cantava addirittura le carole, deliziato di avere ospiti per Natale. Harry sentiva la sua voce echeggiare attraverso il pavimento nel freddo salotto in cui sedeva da solo, a guardare dalla finestra il Cielo che si faceva sempre più bianco, annunCiando neve, e provò un piacere un po’ perverso all’idea di dare agli altri la possibilità di parlare di lui, cosa che di sicuro stavano facendo. Quando all’ora di pranzo sentì la signora Weasley che chiamava dolcemente il suo nome su per le scale, si ritirò ancora più in alto e la ignorò.
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    Verso le sei di sera suonarono alla porta e la signora Black ricominCiò a urlare. Immaginando che fosse arrivato Mundungus o qualche altro membro dell’Ordine, Harry si limitò ad accomodarsi meglio contro la parete della stanza di Fierobecco dove stava nascosto, cercando di ignorare i morsi della fame mentre dava da mangiare topi morti all’Ippogrifo. Fu un piccolo spavento quando qualcuno bussò alla porta qualche minuto dopo.
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    «So che sei lì dentro» disse la voce di Hermione. «EsCi, per favore? Ti voglio parlare».
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    «E tu che cosa Ci fai qui?» le chiese Harry aprendo la porta, mentre Fierobecco raspava la paglia sul pavimento in cerca di avanzi di topo. «Non dovevi andare a sCiare con i tuoi?»
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    «Be’, a dirti la verità, lo sCi non fa per me» rispose Hermione. «Così sono venuta qui a passare il Natale». Aveva la neve sui capelli e il viso rosso per il freddo. «Ma non dirlo a Ron. Gli ho detto che sCiare è magnifico, visto che non smetteva di ridere. Mamma e papà erano un po’ contrariati, ma ho spiegato che chiunque prenda seriamente gli esami rimane a Hogwarts per studiare. Vogliono che vada bene, mi capiranno. Comunque» disse bruscamente, «andiamo nella tua stanza, la mamma di Ron ha acceso il fuoco e ha mandato su dei panini».
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    «Sono venuta con il Nottetempo» riprese Hermione in tono leggero, sfilandosi la giacca prima che Harry avesse il tempo di parlare. «Ieri mattina Silente mi ha raccontato quello che è successo, ma ho dovuto per forza aspettare la fine uffiCiale delle lezioni per partire. La Umbridge è già livida perché voi le siete scomparsi sotto il naso, anche se Silente le ha detto che il signor Weasley era al San Mungo e che vi aveva dato il permesso di andare a trovarlo. Allora…»
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    «Be’, è vero!» sbottò. «E non Ci guardi nemmeno in facCia!»
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    «Siete voi che non guardate in facCia me!» ribatté Harry con rabbia.
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    «Forse vi guardavate a turno senza incroCiarvi mai» Hermione accennò un sorriso.
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    «Be’, sei stato proprio stupido» replicò Ginny arrabbiata, «visto che io sono l’unica persona che conosCi che è stata posseduta da Tu-Sai-Chi e posso dirti che cosa si prova».
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    «Ricordi tutto quello che hai fatto?» domandò Ginny. «Ci sono momenti di vuoto in cui non sai che cosa hai fatto?»
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    «Allora Tu-Sai-Chi non ti ha mai posseduto» concluse Ginny con sempliCità. «Io avevo dei buchi di ore intere di cui non ricordavo niente. Mi trovavo in qualche posto e non sapevo come Ci ero arrivata».
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    «Un giorno» disse Hermione, esasperata, «leggerai Storia di Hogwarts, e forse ti ricorderai che non Ci si può Materializzare o Smaterializzare nella scuola. Nemmeno Voldemort avrebbe potuto farti volare via dal tuo dormitorio».
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    «Non hai mai lasCiato il tuo letto, Harry» disse Ron. «Ti ho visto agitarti nel sonno per almeno un minuto prima che riusCissimo a svegliarti».
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    Non sono io l’arma, allora, pensò. Il cuore gli si riempì di gioia e sollievo, e gli venne voglia di unirsi a Sirius che, passando davanti alla loro porta per andare dall’Ippogrifo, cantava a squarCiagola: «Tu scendi dalle stelle, o Fierobe-e-ecco».
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Ma come era potuto venirgli in mente di tornare a Privet Drive per Natale? La gioia di Sirius nell’avere di nuovo la casa piena, e soprattutto nel riavere Harry, era contagiosa. Non era più imbronCiato come l’estate passata; pareva deCiso a fare in modo che tutti si divertissero quanto a Hogwarts, se non di più, e trascorse i giorni prima di Natale a pulire e decorare senza sosta, con l’aiuto di tutti, così che quando andarono a dormire la sera della vigilia la casa era a stento riconosCibile. I lampadari anneriti non erano più carichi di ragnatele ma di ghirlande di agrifoglio e festoni d’oro e d’argento; mucchi di neve magica sCintillavano sui tappeti lisi; un grande albero di Natale, procurato da Mundungus e addobbato con fate vive, nascondeva l’albero genealogico di Sirius, e perfino le teste d’elfo imbalsamate sulle pareti portavano barbe e cappelli da Babbo Natale.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    La mattina di Natale, al suo risveglio, Harry trovò una pila di regali ai piedi del letto; Ron aveva già scartato metà della sua pila, deCisamente più nutrita.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Sirius e Lupin avevano donato a Harry una bellissima serie di libri dal titolo Magia Difensiva Pratica: Come Usarla contro le Arti Oscure, che contenevano splendide illustrazioni animate a colori di tutte le controfatture e dei sortilegi descritti. Harry sfogliò avido il primo volume e vide subito che gli sarebbe stato utilissimo nei suoi programmi per l’ES. Hagrid gli aveva mandato un portamonete marrone, peloso e dotato di zanne, che Harry presumeva dovessero fungere da dispositivo antifurto, ma che purtroppo impedivano di metterCi dentro i soldi a meno di farsi amputare le dita. Il regalo di Tonks era un modellino perfettamente funzionante di Firebolt, che Harry guardò volare per la stanza, desiderando di riavere la sua; Ron gli aveva regalato una scatola enorme di Gelatine Tuttigusti+1; i signori Weasley il solito maglione fatto a mano e dei pasticCi di carne, e Dobby un quadro davvero agghiacCiante che Harry sospettava avesse dipinto lui stesso. L’aveva appena girato a testa in giù per vedere se migliorava quando, con un sonoro crac, Fred e George si Materializzarono ai piedi del suo letto.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Non ha funzionato» concluse George, prendendo una Cioccorana. «Così è arrivato Lupin. È meglio che gli lasCiamo il tempo di tirarla un po’ su prima di scendere per colazione».
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Molto somigliante» commentò Fred con un sorriso. Harry gli scagliò addosso il suo nuovo diario, che colpì la parete di fronte e cadde a terra canticchiando: «Se hai messo i puntini sulle i e i trattini alle ti, puoi usCire di qui!»
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Si alzarono e si vestirono. Per la casa si sentivano varie voCi che si scambiavano gli auguri. Mentre scendevano le scale, incontrarono Hermione.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Non sono vestiti» disse Hermione, «per quanto, se potessi fare a modo mio, avrebbe qualcos’altro da indossare al posto di quel vecchio stracCio. No, è una coperta patchwork, ho pensato che potesse rallegrare la sua stanza da letto».
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Be’, Sirius dice che non è proprio una stanza da letto, è più una speCie di… tana» rispose Hermione. «A quanto pare dorme sotto lo scaldabagno in quell’armadio in cuCina».
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Allora è questa la stanza di Kreacher?» chiese Ron, avviCinandosi a una porta sudiCia di fronte alla dispensa. Harry non l’aveva mai vista aperta.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Harry sbirCiò dentro. L’armadio era occupato da un grosso e antiquato scaldabagno, ma nello spazio sotto i tubi Kreacher si era creato una speCie di nido. Un groviglio di stracCi e vecchie coperte puzzolenti era ammucchiato sul pavimento e un piccolo incavo mostrava il punto in cui Kreacher si acCiambellava ogni notte. Qua e là c’erano croste di pane raffermo e vecchi pezzi ammuffiti di formaggio. In un angolo brillavano piccoli oggetti e monete che Kreacher, immaginò Harry, aveva salvato, come fanno le gazze, dalla gran pulizia di Sirius; era anche riusCito a recuperare le foto di famiglia incorniCiate d’argento che Sirius aveva gettato via in estate. I vetri erano rotti, ma le piccole figure in bianco e nero lo guardavano ancora con arroganza, compresa (Harry sentì una piccola fitta allo stomaco) la donna scura dalle palpebre pesanti che aveva visto processare nel Pensatoio di Silente: Bellatrix Lestrange. A quanto pareva, la sua era la foto preferita di Kreacher; l’aveva messa davanti alle altre e aveva aggiustato alla meglio il vetro con il Magiscotch.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «LasCio il regalo qui» deCise Hermione, posando con cura il pacchetto nell’incavo delle coperte e chiudendo piano la porta. «Lo troverà dopo, va bene così».
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Ora che Ci penso» disse Sirius, sbucando dalla dispensa con un grosso tacchino fra le bracCia, «qualcuno ha visto Kreacher ultimamente?»
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    «Non lo vedo dalla notte in cui siamo tornati qui» rispose Harry. «Gli avevi ordinato di usCire dalla cuCina».
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Sì…» disse Sirius, acCigliato. «Sai, credo che sia l’ultima volta che l’ho visto anch’io… dev’essere nascosto da qualche parte di sopra».
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «No, no, gli elfi domestiCi non se ne possono andare a meno che non vengano regalati loro dei vestiti. Sono legati alla casa di famiglia» rispose Sirius.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Possono usCire di casa, se lo desiderano davvero» lo contraddisse Harry. «Dobby l’ha fatto, ha lasCiato i Malfoy per venire a mettermi in guardia tre anni fa. Dopo ha dovuto punirsi, ma l’ha fatto»,
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Per un attimo Sirius parve turbato, poi disse: «Lo cercherò più tardi, magari è su a piangere tutte le sue lacrime sui vecchi mutandoni di mia madre o qualcosa del genere. Certo, potrebbe sempre essere strisCiato nello stanzino delle scope ed essere morto lì… ma non voglio essere troppo ottimista».
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Finito il pranzo, i Weasley avevano in programma di andare con Harry e Hermione a trovare di nuovo il signor Weasley, scortati da Malocchio e Lupin. Mundungus arrivò in tempo per il dolce, dopo essere riusCito a “prendere in prestito” un’auto, visto che la metropolitana non funzionava a Natale. L’auto, che Harry dubitava fosse stata presa con il consenso del proprietario, era stata ingrandita con un incantesimo simile a quello operato una volta sulla Ford Anglia dei Weasley. Anche se fuori era di proporzioni normali, dieCi persone più Mundungus alla guida Ci stavano abbastanza comode. La signora Weasley esitò prima di salire a bordo (Harry sapeva che la sua disapprovazione per Mundungus stava lottando contro l’antipatia verso i viaggi non magiCi), ma alla fine il freddo e l’insistenza dei figli ebbero la meglio, e si sistemò di buona grazia sul sedile posteriore, tra Fred e Bill.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    L’accettazione aveva un’aria piacevolmente festosa: i globi di cristallo erano stati colorati di rosso e oro per trasformarli in gigantesche decorazioni natalizie; l’agrifoglio era appeso a ogni porta; e in Ciascun angolo sCintillava un albero di Natale candido, coperto di neve e ghiacCioli magiCi e sormontato da una luminosa stella d’oro. La sala era meno affollata dell’ultima volta, anche se a un certo punto Harry fu spinto da parte da una strega con un mandarino nella narice sinistra.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Niente, niente» fece il signor Weasley con noncuranza, cominCiando a scartare la sua pila di doni. «Avete avuto una buona giornata? Che cos’avete ricevuto per Natale? Oh, Harry… è assolutamente magnifico!» Aveva appena aperto il regalo di Harry: una serie di fusibili e di cacCiavite.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    La signora Weasley non era soddisfatta della risposta del marito. Quando lui si sporse in avanti per stringere la mano a Harry, lei sbirCiò le bende sotto la camiCia da notte.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Ecco… ora non ti arrabbiare, Molly, ma Augustus Pye ha avuto un’idea… è il Guaritore TiroCinante, sai, un ragazzo simpatico, è molto interessato alle… ehm… mediCine complementari… insomma, ai vecchi rimedi Babbani… ecco, si chiamano punti di sutura, Molly, funzionano molto bene sulle… ferite Babbane…»
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    La signora Weasley emise un suono minacCioso, a metà tra un grido e un ringhio. Lupin si allontanò dal letto e andò dal lupo mannaro, che non aveva visitatori e guardava malinconico la folla attorno al signor Weasley; Bill mormorò qualcosa su una tazza di tè, e Fred e George si preCipitarono a seguirlo, sorridendo.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Stai cercando di dirmi» abbaiò la signora Weasley sempre più forte, apparentemente ignara della fuga dei suoi accompagnatori, «che ti sei messo a pasticCiare con rimedi Babbani?»
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Non a pasticCiare, Molly cara» la corresse il signor Weasley supplichevole, «era solo… solo una cosa che Pye e io abbiamo pensato di provare… solo che, purtroppo… ecco, con queste ferite non sembra funzionare come speravamo…»
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Si direbbe che tu abbia cercato di ricuCire insieme la pelle» disse la signora Weasley con una risata priva di allegria, «ma nemmeno tu, Arthur, potresti essere tanto stupido…»
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Anch’io ho voglia di una tazza di tè» annunCiò Harry, balzando in piedi.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Be’, sai, sulle ferite non magiche funzionano bene» osservò Hermione. «Immagino però che in quel veleno di serpente Ci sia qualcosa che li sCioglie. Dove sarà la sala da tè?»
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Ron si offese sul serio quando un mago medioevale gli annunCiò che sicuramente aveva una grave forma di spruzzolosi.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «È una terribile affezione della pelle, mio giovane mastro, che ti lascerà butterato e ancora più raccapricCiante di quanto tu già non sia…»
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «RaccapricCiante a chi?» sbottò Ron, le orecchie paonazze.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Sono lentiggini!» urlò Ron furibondo. «Tornatene nel tuo ritratto e lasCiami in pace!»
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «AcCidenti!» fece Ron, guardandolo anche lui.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Oh, Cielo» esclamò Hermione, quasi senza fiato. «Professor Allock!»
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Sto molto bene, grazie!» esclamò Allock esuberante, estraendo dalla tasca una piuma di pavone piuttosto malconCia. «Quanti autografi volete? Adesso so scrivere anche con le lettere attaccate, sapete!»
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    Il sorriso svanì lentamente dal viso di Allock. Per qualche secondo fissò Harry, poi chiese: «Ma noi non Ci conosCiamo?»
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Vi ho insegnato tutto quello che sapete, immagino! Be’, che ne dite di quegli autografi, adesso? Ne facCiamo una bella deCina, così li potete dare a tutti i vostri amichetti e nessuno rimane senza!»
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Ma in quel momento una testa si affacCiò da una porta in fondo al corridoio e una voce Cinguettò: «Gilderoy, ragazzacCio, dove ti sei cacCiato?»
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Sentitelo!» esclamò la Guaritrice, prendendolo per un bracCio e guardandolo raggiante, come se fosse stato un bambino di due anni molto precoce. «Era piuttosto famoso qualche anno fa; noi Ci auguriamo davvero che questa fissa per gli autografi sia un segno che la sua memoria sta cominCiando a tornare. Venite da questa parte: è in un reparto riservato, dev’essere sgattaiolato fuori mentre distribuivo i regali di Natale, la porta di solito è chiusa a chiave… non che sia pericoloso! Ma vedete» proseguì con un sussurro, «è un po’ un pericolo per se stesso, povero caro… non ricorda chi è, si allontana e non sa più come tornare… siete stati molto carini a venire a trovarlo».
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Non Ci fermiamo molto» disse Ron a bassa voce.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    La Guaritrice puntò la bacchetta verso la porta del reparto Janus Thickey e mormorò: «Alohomora». La porta si aprì e lei li precedette all’interno, mantenendo una presa ben salda sul bracCio di Gilderoy finché non lo ebbe sistemato su una poltrona accanto al letto.
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    «Questo è il nostro reparto lungodegenti» bisbigliò ai ragazzi. «Per lesioni permanenti da incantesimo, sapete. Naturalmente, con trattamenti intensivi di pozioni e incanti e un pizzico di fortuna possiamo ottenere un miglioramento. Gilderoy sembra aver recuperato un po’ di cosCienza di sé; e il signor Bode sta facendo grandi progressi, sembra proprio che abbia ripreso a parlare, anche se ancora in lingue non comprensibili. Ora devo finire di distribuire i regali, vi lasCio a chiacchierare».
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    Harry si guardò intorno. Il reparto aveva le caratteristiche inequivocabili della degenza permanente. I pazienti avevano molti più oggetti personali che nel reparto del signor Weasley; la parete dietro il letto di Gilderoy, per esempio, era rivestita di sue foto, che sorridevano radiose e salutavano i nuovi arrivati. Ne aveva firmate parecchie con una grafia slegata e infantile. Non appena la Guaritrice l’ebbe sistemato nella poltrona, Gilderoy trasse a sé una nuova pila di fotografie, afferrò una piuma e cominCiò ad autografarle tutte, in modo febbrile.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Un mago con l’aria lugubre e il viso olivastro giaceva nel letto di fronte: fissava il soffitto, mormorando fra sé, e non pareva accorgersi di nulla. Due letti più in là c’era una donna con la testa completamente coperta di pellicCia; Harry ricordò che una cosa simile era successa a Hermione al secondo anno, ma per fortuna nel suo caso il danno era stato temporaneo. Attorno a due letti in fondo alla stanza erano state tirate delle tendine a fiori, per offrire un po’ di intimità agli occupanti e ai loro visitatori.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «E guarda, Broderick, ti hanno mandato una piantina e un bel calendario con un Ippogrifo diverso per ogni mese; rallegrano l’ambiente, non ti pare?» disse la Guaritrice all’uomo che mormorava, posando sul comodino una pianta piuttosto brutta con lunghi tentacoli ondeggianti e fissando il calendario alla parete con un colpo di bacchetta. «E… oh, signora PaCiock, va già via?»
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Harry si voltò. Le tendine in fondo alla stanza si erano aperte e due visitatori si allontanavano lungo il corridoio tra i letti: un’anziana strega dall’aspetto formidabile, con un lungo abito verde, una pellicCia di volpe tarmata e un cappello a punta adorno di quello che era senza dubbio un avvoltoio impagliato, e dietro di lei, con aria immensamente depressa… Neville.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    In un lampo, Harry capì chi doveva esserCi in quei due letti. Si guardò disperatamente intorno alla ricerca di qualcosa che distraesse gli altri, in modo che Neville potesse usCire senza essere notato e senza dover dare spiegazioni, ma anche Ron si era voltato al suono di “PaCiock” e prima che Harry potesse fermarlo gridò: «Neville!»
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Sono tuoi amiCi, Neville, caro?» gli chiese la nonna con grazia, avanzando rapida verso di loro.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «E voi due siete chiaramente dei Weasley» proseguì la signora PaCiock, tendendo con un gesto regale la destra a Ron e poi a Ginny. «Conosco i vostri genitori… non bene, naturalmente… però è brava gente, davvero brava… e tu devi essere Hermione Granger, vero?»
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Hermione parve piuttosto sorpresa che la signora PaCiock conoscesse il suo nome, ma le strinse comunque la mano.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Sì, Neville mi ha raccontato tutto di voi. Lo avete aiutato in un paio di situazioni spinose, vero? È un bravo ragazzo» proseguì, lanCiando al nipote uno sguardo severo da sopra il naso ossuto, «ma non ha il talento di suo padre, temo» e accennò ai due letti in fondo, facendo tremare l’avvoltoio impagliato in maniera allarmante.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Che cosa?» disse Ron, sbalordito. (Harry voleva pestargli un piede, ma è diffiCile far passare inosservata una cosa del genere quando si portano i jeans invece della veste da mago). «C’è tuo padre laggiù, Neville?»
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Che cosa significa?» chiese la signora PaCiock in tono tagliente. «Non hai raccontato dei tuoi genitori agli amiCi, Neville?»
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Neville respirò a fondo, guardò il soffitto e scosse il capo. Harry non ricordava di essere mai stato tanto dispiaCiuto per qualcuno, ma non riusCiva a pensare a nulla che potesse trarre in salvo Neville da quella situazione.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Non c’è niente di cui vergognarsi!» si adirò la signora PaCiock. «Tu dovresti essere orgoglioso, Neville, orgoglioso! Non hanno sacrificato la loro salute mentale perché il loro unico figlio si debba vergognare di loro, sai!»
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Io non mi vergogno» mormorò Neville, sempre guardando qualunque cosa tranne Harry e gli altri. Ron si era alzato in punta di piedi per sbirCiare nei due letti in fondo.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Be’, hai uno strano modo di dimostrarlo!» ribatté la signora PaCiock. «Mio figlio e sua moglie» spiegò altera, «sono stati torturati fino alla pazzia dai seguaCi di Voi-Sapete-Chi».
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Erano Auror, sapete, molto rispettati nella comunità dei maghi» proseguì la signora PaCiock. «Molto dotati entrambi. Io… sì, Alice cara, che cosa c’è?»
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    La madre di Neville veniva verso di loro furtiva. Non aveva più il viso tondo e allegro che Harry aveva visto nella vecchia foto del primo Ordine della Fenice che gli aveva mostrato Moody. Era magra e sCiupata, gli occhi sembravano enormi e i capelli, che erano diventati bianchi, ricadevano in Ciocche stoppose. Non sembrava che volesse parlare, o forse non poteva, ma fece dei timidi gesti verso Neville, porgendogli qualcosa nella mano tesa.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Ancora?» disse la signora PaCiock, in tono un po’ stanco. «Molto bene, Alice cara, molto bene… Prendilo, Neville, qualunque cosa sia».
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Be’, sarà meglio andare» sospirò la signora PaCiock, infilandosi i lunghi guanti verdi. «Sono davvero lieta di avervi conosCiuti. Neville, butta quella carta nel cestino, con tutte quelle che ti ha dato potresti tappezzarCi la stanza».
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Non lo sapevo» disse Hermione, con gli occhi luCidi.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Io sì» mormorò lui, cupo. «Me l’ha detto Silente, ma avevo promesso di non parlarne con nessuno… è per questo che Bellatrix Lestrange è finita ad Azkaban: ha usato la Maledizione CruCiatus sui genitori di Neville finché non hanno perso la ragione».
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «È stata Bellatrix Lestrange?» bisbigliò Hermione agghiacCiata. «La donna di cui Kreacher tiene la foto nella tana?»
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Ci fu un lungo silenzio, rotto dalla voce furiosa di Allock.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

   Si scoprì che Kreacher si era nascosto in soffitta. Sirius disse che l’aveva trovato lì, coperto di polvere, senza dubbio in cerca di altre reliquie della famiglia Black da mettere in salvo nel suo armadio. Nonostante Sirius sembrasse soddisfatto della spiegazione, Harry era inquieto: Kreacher sembrava di umore migliore, il suo amaro rampognare si era affievolito e obbediva agli ordini più doCilmente del solito; tuttavia un paio di volte Harry lo sorprese a guardarlo intensamente, ma subito l’elfo distolse lo sguardo.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Harry non fece parola dei suoi vaghi sospetti con Sirius, sempre meno allegro, ora che il Natale era passato. Via via che si avviCinava la data del loro ritorno a Hogwarts, Sirius tendeva a cadere in quelli che la signora Weasley chiamava “attacchi di bronCio”, durante i quali diventava taCiturno e acCigliato, e spesso si ritirava per ore nella stanza di Fierobecco. Il suo malumore si diffuse per la casa, filtrando sotto le porte come un gas noCivo, e alla fine contagiò tutti.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Harry non voleva lasCiare di nuovo Sirius con Kreacher come unica compagnia; in realtà, per la prima volta nella sua vita, non aveva voglia di tornare a Hogwarts. Andare a scuola voleva dire sottostare di nuovo alla tirannia di Dolores Umbridge, che senza dubbio era riusCita a imporre un’altra dozzina di decreti in loro assenza; non c’era il Quidditch, ora che era stato squalificato; con ogni probabilità il carico di compiti si sarebbe aggravato con l’avviCinarsi degli esami; e Silente restava più lontano che mai. Se non fosse stato per l’ES, Harry avrebbe chiesto volentieri a Sirius il permesso di lasCiare Hogwarts e rimanere in Grimmauld Place.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Harry, caro» disse la signora Weasley, affacCiandosi nella camera dove lui e Ron giocavano a scacchi magiCi, mentre Hermione, Ginny e Grattastinchi stavano a guardare. «Puoi venire giù in cuCina? Il professor Piton vorrebbe parlarti».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «SchiacCialo… schiacCialo, è solo un pedone, idiota. Scusi, signora Weasley, stava dicendo?»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Il professor Piton, Harry. In cuCina. Vuole parlarti».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Che cosa vuole da te?» chiese nervosamente Ron, quando sua madre lasCiò la stanza. «Non hai fatto niente, vero?»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Un minuto o due dopo spinse la porta della cuCina e trovò Sirius e Piton seduti al lungo tavolo, che guardavano in cagnesco in direzioni opposte. Il silenzio tra loro era carico di reCiproco disprezzo. Sul tavolo davanti a Sirius c’era una lettera aperta.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Harry tossì per annunCiare la propria presenza.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Piton si girò verso di lui, il volto incorniCiato dagli unti capelli neri.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Sai» disse Sirius a voce alta, dondolando sulle gambe posteriori della sedia e parlando al soffitto, «preferirei che non dessi ordini qui, Piton. È casa mia, capisCi».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Dovevo vederti da solo, Potter» cominCiò Piton, con la solita piega beffarda sulle labbra, «ma Black…»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «E questo che cosa vorrebbe dire?» sbottò Sirius, lasCiando ricadere la sedia in avanti con uno schianto.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Il ghigno di Piton si fece più pronunCiato.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Il cuore di Harry cominCiò a battere all’impazzata. Difesa contro la penetrazione esterna? Ma lui non era stato posseduto, su quello erano tutti d’accordo…
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Piton inarcò un sopracCiglio.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Harry ebbe l’orribile sensazione che le sue viscere si sCiogliessero. Lezioni supplementari con Piton… che cosa aveva fatto per meritare questo? Si voltò in fretta verso Sirius in cerca di appoggio.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Perché il Preside ha il privilegio di delegare i compiti meno piacevoli, immagino» rispose Piton, suadente. «Ti aspetto lunedì alle sei del pomeriggio, Potter. Nel mio uffiCio. Se qualcuno te lo chiede, stai prendendo ripetizioni di Pozioni. Nessuno che ti abbia visto durante le mie lezioni potrebbe dubitare che ne hai bisogno».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Arrivo subito al punto, allora» disse Sirius, alzandosi. Era deCisamente più alto di Piton che, notò Harry, strinse il pugno nella tasca del mantello, sicuramente attorno all’impugnatura della bacchetta. «Se vengo a sapere che usi queste lezioni di Occlumanzia per rendere la vita diffiCile a Harry, dovrai risponderne a me».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Ti ho avvisato, MocCiosus» ringhiò Sirius, il volto a pochi centimetri da quello di Piton, «non mi interessa se Silente crede che ti sia ravveduto, io la so più lunga…»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Oh, ma perché non glielo diCi?» bisbigliò Piton. «O temi forse che potrebbe non prendere molto sul serio il consiglio di uno che sta nascosto da sei mesi in casa di sua madre?»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Dimmi, come sta LuCius Malfoy in questi giorni? Sarà contento che il suo cagnolino lavori a Hogwarts, non è così?»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «A proposito di cani» disse dolcemente Piton, «sapevi che LuCius Malfoy ti ha riconosCiuto l’ultima volta che hai arrischiato una gita? Idea furba, Black, farti vedere in un bel posto sicuro… ti ha dato una scusa inattacabile per non usCire più dalla tana, vero?»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    La porta della cuCina si aprì e apparve l’intera famiglia Weasley più Hermione, tutti molto feliCi, con il signor Weasley che avanzava orgoglioso in mezzo al gruppo, vestito con un pigiama a righe e un impermeabile.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Guarito!» annunCiò lieto. «Sono completamente guarito!»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Lui e tutti gli altri rimasero bloccati sulla soglia di fronte alla scena che si presentò, anch’essa sospesa a metà: Sirius e Piton si erano voltati verso la porta, con le bacchette sempre puntate l’una contro l’altra, e Harry era rimasto immobile tra loro, con le bracCia aperte nel tentativo di separarli.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Sia Sirius che Piton abbassarono le bacchette. Harry spostò lo sguardo dall’uno all’altro. Entrambi ostentavano un’espressione di puro disprezzo, tuttavia l’ingresso inaspettato di tanti testimoni parve ricondurli alla ragione. Piton ripose la bacchetta e attraversò la cuCina, passando davanti ai Weasley senza una parola. Sulla soglia si voltò.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Vero?» disse la signora Weasley, accompagnando il marito a una sedia. «Il Guaritore Smethwyck ha fatto la sua magia, alla fine, e ha trovato l’antidoto a qualsiasi cosa Ci fosse nelle zanne di quel serpente. Arthur ha imparato la lezione e non farà più pasticCi con la mediCina dei Babbani, non è così, tesoro?» aggiunse, in tono alquanto minacCioso.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    La cena di quella sera avrebbe dovuto essere un’occasione allegra, con il ritorno del signor Weasley. Harry vide che Sirius si sforzava di renderla tale, eppure, quando non si costringeva a ridere forte alle battute di Fred e George o a offrire Cibo, il suo viso tornava cupo e meditabondo. Tra lui e Harry erano seduti Mundungus e Malocchio, che erano passati per fare le congratulazioni al signor Weasley. Harry voleva parlare con Sirius, dirgli che non doveva ascoltare nemmeno una parola di Piton, che lo provocava apposta, e che nessuno di loro credeva che lui fosse un codardo perché obbediva a Silente e restava in Grimmauld Place. Ma non ne ebbe l’opportunità, e guardando l’espressione di Sirius si chiese se avrebbe mai osato sollevare l’argomento. Invece sussurrò a Ron e Hermione che avrebbe preso lezioni di Occlumanzia da Piton.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Dovevano tornare a Hogwarts con il Nottetempo l’indomani, scortati ancora una volta da Tonks e Lupin; erano entrambi in cuCina quando Harry, Ron e Hermione scesero, la mattina dopo. Gli adulti sembravano immersi in una conversazione sussurrata; ma non appena Harry aprì la porta, tutti si voltarono e tacquero di colpo.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Dopo una colazione frettolosa, indossarono giacche e sCiarpe contro il gelido mattino di gennaio. Harry provava una spiacevole stretta al petto; non voleva salutare Sirius. Aveva un brutto presentimento su questa separazione; non sapeva quando si sarebbero rivisti, e si sentiva in obbligo di dire qualcosa per impedirgli di fare sCiocchezze… Harry temeva che l’accusa di codardia di Piton avesse colpito Sirius al punto di fargli progettare qualche viaggio sconsiderato fuori da Grimmauld Place. Prima che riusCisse a pensare a qualcosa da dire, però, Sirius gli fece cenno di avviCinarsi.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Un modo per farmi sapere se Piton ti rende la vita diffiCile. No, non aprirlo qui!» disse Sirius guardando Circospetto la signora Weasley, che stava cercando di convincere i gemelli a indossare manopole di maglia. «Dubito che Molly approverebbe… ma voglio che lo usi se hai bisogno di me, intesi?»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Andiamo, allora» disse Sirius, battendo sulla spalla di Harry con un sorriso triste, e prima che Harry potesse dire altro salirono le scale e si fermarono insieme davanti alla porta chiusa da serrature e pesanti catene, Circondati dai Weasley.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «ArrivederCi, Harry, stai bene» lo salutò la signora Weasley abbracCiandolo.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Ci vediamo, Harry, tieni d’occhio i serpenti per me!» disse gioviale il signor Weasley, stringendogli la mano.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Sì… certo» rispose distrattamente Harry; era la sua ultima possibilità di avvertire Sirius di stare attento; si voltò, guardò il suo padrino negli occhi e fece per parlare, ma Sirius lo strinse a sé brevemente con un bracCio e disse in tono burbero: «Abbi cura di te, Harry». Un momento dopo, Harry si ritrovò fuori nella gelida aria invernale, con Tonks (che quel giorno era pesantemente camuffata da signora di campagna, alta e sportiva, i capelli grigio ferro) che lo spingeva giù per le scale.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    La porta del numero dodiCi si chiuse alle loro spalle. Seguirono Lupin in strada e, una volta sul marCiapiede, Harry si voltò. Il numero dodiCi si restringeva sempre più via via che le due case a fianco si allargavano, nascondendolo. Un istante dopo era sparito.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Forza, prima prendiamo l’autobus, meglio è» disse Tonks, e Harry notò che si guardava intorno piuttosto nervosa. Lupin tese il bracCio destro.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Un ragazzo magro e brufoloso, con le orecchie a sventola e l’uniforme viola, balzò sul marCiapiede e disse: «Benvenuti sul…»
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    «Urla un’altra volta il suo nome e ti condanno all’oblio perpetuo» mormorò Tonks minacCiosa, facendo passare Ginny e Hermione.
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    L’ultima volta che Harry aveva viaggiato sul Nottetempo era di sera, e i tre piani erano stipati di letti d’ottone. Ora, di prima mattina, era zeppo di sedie scompagnate, ammucchiate a caso attorno ai finestrini. Molte dovevano essere cadute quando l’autobus aveva frenato di colpo in Grimmauld Place; alcuni maghi e streghe si stavano ancora rialzando tra i brontolii, e un sacchetto della spesa si era rovesCiato distribuendo per tutta la lunghezza dell’autobus uno sgradevole miscuglio di uova di rana, scarafaggi e budini.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Pare che Ci dobbiamo separare» osservò secca Tonks, cercando dei posti liberi. «Fred, George e Ginny, sedetevi lì in fondo… Remus starà con voi».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Harry e Ron diedero a Stan undiCi falCi Ciascuno e l’autobus ripartì, ondeggiando in modo sinistro. Rombò attorno a Grimmauld Place, salendo anche sul marCiapiede, e poi, con un altro fragoroso BANG, tutti gli occupanti vennero catapultati all’indietro; la sedia di Ron si rovesCiò e Leotordo, che era sulle sue ginocchia, uscì dalla gabbia e volò davanti fischiando come un pazzo, per poi posarsi sulla spalla di Hermione. Harry, che aveva evitato per un pelo di cadere afferrandosi a un candelabro, guardò fuori dal finestrino: sfrecCiavano lungo quella che sembrava un’autostrada.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Appena fuori Birmingham» disse Stan gioviale, rispondendo alla domanda inespressa di Harry, mentre Ron cercava di rialzarsi da terra. «Come te la passi, eh, Harry? T’ho visto sui giornali un mucchio di volte quest’estate, ma non dicevano mai cose molto simpatiche. Ho detto a Ern, dico, non sembrava matto quando l’abbiamo conosCiuto noi, quindi staremo a vedere, giusto?»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Porse loro i biglietti e continuò a fissare incantato Harry. A quanto pareva, a Stan non importava quanto uno era matto, se era abbastanza famoso da finire sui giornali. Il Nottetempo osCillò in modo allarmante, sorpassando una fila di macchine sulla corsia interna. Harry vide Hermione coprirsi gli occhi con le mani, mentre Leotordo dondolava felice sulla sua spalla.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Le sedie sCivolarono di nuovo all’indietro quando il Nottetempo balzò dall’autostrada di Birmingham a una tranquilla strada di campagna tutta curve. Le siepi si scansavano con un salto ogni volta che il bus montava sul Ciglio della strada. Da lì passarono alla via prinCipale di una Città piena di traffico, poi a un viadotto Circondato da alte colline, poi a una strada battuta dal vento tra due altipiani, ogni volta con un fragoroso BANG.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Tranquilli, Hogwarts è la prossima dopo questa» disse allegramente Stan, ondeggiando tra loro. «Quella donna prepotente che è salita con voi Ci ha dato una piccola manCia per andarCi subito. Prima dobbiamo far scendere Madama Palude, però.» Dal piano di sotto venne il rumore di un conato di vomito e delle sue conseguenze. «Non si sente troppo bene».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Pochi minuti dopo il Nottetempo frenò stridendo davanti a un piccolo pub, che si ritrasse per evitare la collisione. Sentirono che Stan aiutava la povera Madama Palude a scendere, e i mormorii sollevati degli altri passeggeri al secondo piano. Il bus ripartì e prese veloCità, finché…
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Stavano attraversando Hogsmeade, coperta di neve. Harry intravide la Testa di Porco in fondo alla sua stradina laterale, l’insegna con la testa di Cinghiale mozzata che Cigolava nel vento freddo, mentre la neve cadeva sul grande parabrezza dell’autobus. Alla fine si fermarono davanti ai cancelli di Hogwarts.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Lupin e Tonks li aiutarono a scaricare i bagagli, poi scesero per salutarli. Harry guardò i tre piani dell’autobus: tutti i passeggeri li fissavano, i nasi schiacCiati contro i finestrini.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Una volta dentro sarete al sicuro» disse Tonks, lanCiando un’occhiata guardinga nella strada deserta. «Passate un buon trimestre, ok?»
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    «Sì, d’accordo» rispose Harry serio, guardando il viso prematuramente segnato di Lupin. «Ci vediamo».
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    I sei ragazzi risalirono il viale sCivoloso verso il castello, trasCinando i bauli. Hermione parlava già di sferruzzare altri berretti da elfo prima di andare a dormire. Quando furono davanti alle porte di querCia, Harry si guardò indietro: il Nottetempo se n’era andato, ma quasi quasi, visto che cosa lo aspettava la sera dopo, avrebbe preferito trovarsi ancora a bordo.
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    Harry passò gran parte del giorno seguente aspettando con terrore la sera. La doppia lezione di Pozioni del mattino non dissipò per nulla la sua trepidazione, visto che Piton fu più sgradevole che mai. Il suo umore peggiorò ancora perché vari membri dell’ES continuavano ad avviCinarsi per chiedergli se quella sera Ci sarebbe stata riunione.
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    «Tu prendi ripetizioni?» gli chiese Zacharias Smith in tono sdegnoso, dopo averlo incastrato nella Sala d’Ingresso alla fine del pranzo. «Santo Cielo, devi essere un disastro. Piton di solito non dà ripetizioni, se non sbaglio».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Mentre Smith si allontanava fastidiosamente compiaCiuto, Ron lo guardò storto.
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    «Glielo facCio, un incantesimo? Da qui lo becco ancora» disse, levando la bacchetta e puntandola tra le scapole di Smith.
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    «LasCia stare» rispose Harry, cupo. «È quello che penseranno tutti, no? Che sono un defi…»
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    «Ciao, Harry» fece una voce alle sue spalle. Harry si voltò e si trovò di fronte a Cho.
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    «Oh» mormorò, mentre il suo stomaco si annodava. «Ciao».
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    «Noi siamo in biblioteca, Harry» annunCiò Hermione perentoria, afferrando Ron per il gomito e trasCinandolo giù per le scale di marmo.
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    «Il mio è stato molto tranquillo» disse Cho. Sembrava imbarazzata. «Ehm… c’è un altro finesettimana a Hogsmeade il mese prossimo, hai visto l’annunCio?»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Solo se va a te» disse lei preCipitosamente.
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    «Oh, non ti preoccupare, se non ti va» disse lei mortificata. «Non fa niente. CiCi vediamo».
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    «Bene… allora è deCiso» disse Harry, e con l’impressione che la giornata non fosse poi un completo fallimento, saltellò fino in biblioteca a prendere Ron e Hermione per le lezioni del pomeriggio.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Alle sei, tuttavia, persino l’euforia di essere riusCito a invitare Cho Chang non poté alleviare i sinistri presagi che si addensavano a ogni passo verso l’uffiCio di Piton.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Le pareti della stanza in penombra erano occupate da scaffali carichi di centinaia di barattoli di vetro, in cui visCidi pezzi di animali e piante erano sospesi in pozioni di vari colori. In un angolo c’era l’armadio pieno di ingredienti che Piton una volta aveva accusato Harry — non a torto — di aver saccheggiato. L’attenzione di Harry fu però attratta dalla scrivania, sulla quale era posato un baCile di pietra poco profondo, coperto di rune e simboli inCisi, immerso nella luce delle candele. Harry lo riconobbe all’istante: era il Pensatolo di Silente. Si chiese che cosa Ci faceva lì, e sobbalzò quando la fredda voce di Piton comandò dal buio: «Chiudi la porta, Potter».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Harry obbedì, con la terribile sensazione di chiudersi in trappola. Quando si voltò, Piton si era spostato alla luce e indicava senza parlare la sedia di fronte alla scrivania. Harry sedette e Piton fece altrettanto, fissandolo con i suoi freddi occhi neri, il disprezzo inCiso in ogni ruga del volto.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Questa non è una lezione normale, Potter» disse Piton stringendo gli occhi con malevolenza, «ma sono sempre il tuo insegnante e perCiò devi chiamarmi “signore” o “professore”».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Dunque, l’Occlumanzia. Come ti ho detto nella cuCina del tuo caro padrino, questa branca della magia chiude la mente alle intrusioni e alle influenze esterne».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Piton ricambiò lo sguardo per un momento, poi disse, sprezzante: «Dovresti esserCi arrivato anche tu, a questo punto, Potter. L’Oscuro Signore è molto abile nella Legilimanzia…»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «È la capaCità di estrarre emozioni e ricordi dalla mente di un’altra persona…»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Tu non hai acume, Potter» rispose Piton, con i neri occhi che sCintillavano. «Non capisCi le sfumature. È uno dei difetti che ti rendono un pozionista così scadente».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Solo i Babbani parlano di “lettura del pensiero”. I pensieri non sono un libro che si possa aprire ed esaminare a piaCimento. Non sono inCisi all’interno del cranio in modo che qualunque intruso possa leggerli. La mente è qualcosa di complesso e stratificato, Potter… o perlomeno, la maggior parte delle menti lo sono». Sorrise, beffardo. «È comunque vero che chi padroneggia la Legilimanzia è in grado, in condizioni particolari, di scavare nella mente delle sue vittime e interpretare correttamente Ciò che vi trova. L’Oscuro Signore, per esempio, sa quasi sempre se qualcuno gli sta mentendo. Solo chi è abile in Occlumanzia è in grado di escludere i ricordi e le emozioni che contraddicono la bugia, e può così mentire in sua presenza senza essere scoperto».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «A quanto pare le abituali regole non valgono per te, Potter. La maledizione che non ti ha ucCiso sembra aver creato una sorta di connessione fra te e l’Oscuro Signore. Le prove suggeriscono che a volte, quando la tua mente è più rilassata e vulnerabile — durante il sonno, per esempio — tu condividi i suoi pensieri e le sue emozioni. Il Preside ritiene che questo non debba continuare. Desidera che io ti insegni a chiudere la mente all’Oscuro Signore».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Non interrompermi, Potter» mormorò Piton con voce minacCiosa. «Come stavo dicendo, la visione che hai avuto poco prima di Natale ha rappresentato un’incursione così potente nel pensiero dell’Oscuro Signore…»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Non pronunCiare il nome dell’Oscuro Signore!» sbottò Piton.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Calò un silenzio sgradevole. I due si scambiarono un’occhiatacCia sopra il Pensatoio.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Il professor Silente lo pronunCia» disse Harry piano.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Silente è un mago di grande potere» mormorò Piton. «Se lui si sente sicuro a usare quel nome… il resto di noi…» Si strofinò l’avambracCio sinistro, a quel che pareva inconsCiamente, nel punto dove Harry sapeva che il Marchio Nero era impresso a fuoco nella pelle.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Come fate a saperlo?» chiese Harry, conCitato. «È solo un’idea del professor Silente, o…?»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Potrebbe» rispose Piton, in tono freddo e noncurante. «Il che Ci riporta all’Occlumanzia».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Piton estrasse la bacchetta da una tasca interna e Harry s’irrigidì sulla sedia, ma Piton si limitò ad avviCinarsi la bacchetta alla tempia, la punta affondata all’attaccatura dei capelli unti. Quando la ritrasse, venne via anche una sostanza argentea, tesa fra la tempia e la bacchetta come uno spesso filo di ragnatela, che si spezzò e cadde con grazia nel Pensatoio, dove turbinò, né gassosa né liquida. Ancora per due volte Piton avviCinò la bacchetta alla tempia e ripeté l’operazione, poi, senza alcun commento, sollevò con cautela il Pensatoio e lo ripose su uno scaffale lontano, tornando a fronteggiare Harry con la bacchetta puntata.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Cercherò di forzare la tua mente» rispose Piton soave. «Vediamo quanto sei in grado di resistere. Mi hanno detto che hai già mostrato attitudine a opporti alla Maledizione Imperius. Scoprirai che per questo Ci vuole un potere simile… ora concentrati. Legilimens!»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Piton colpì prima che Harry fosse pronto, prima che avesse anche solo cominCiato a raccogliere le forze. L’uffiCio fluttuò davanti ai suoi occhi e svanì; le immagini si susseguivano veloCi nella sua testa, come un film tremolante, così vivido da abbagliare.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Aveva Cinque anni, e guardava Dudley sulla sua nuova biCicletta rossa col cuore gonfio di invidia… aveva nove anni, e Squarta il bulldog lo aveva costretto a scappare su un albero, con i Dursley che ridevano nel prato… era seduto sotto il Cappello Parlante, che gli diceva che sarebbe stato bene a Serpeverde… Hermione era a letto in infermeria, col viso coperto di folti peli neri… un centinaio di Dissennatori lo Circondavano sulla riva del lago scuro… Cho Chang gli si avviCinava sotto il vischio…
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    No, disse una voce nella testa di Harry, mentre il ricordo di Cho si faceva più viCino, questo non lo vedi, non lo vedi, è una cosa personale…
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    Sentì una fitta al ginocchio. L’uffiCio di Piton era di nuovo visibile e si rese conto di essere caduto a terra; aveva sbattuto dolorosamente contro una gamba della scrivania. Guardò Piton, che aveva abbassato la bacchetta e si massaggiava il polso, dove si era aperta una brutta piaga, simile a un’ustione.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Bene, per essere un primo tentativo non è poi troppo scarso» disse Piton, alzando di nuovo la bacchetta. «Alla fine sei riusCito a fermarmi, anche se hai sprecato tempo ed energia per urlare. Devi rimanere concentrato. Respingimi con la mente e non avrai bisogno di ricorrere alla bacchetta».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Io Ci provo» ribatté Harry con rabbia, «ma lei non mi spiega come fare!»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Modera il tono, Potter» disse minacCioso Piton. «Ora voglio che tu chiuda gli occhi».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Ma la rabbia nei suoi confronti continuava a pulsare nelle vene di Harry come veleno. Liberarsi della rabbia? Era più faCile tagliarsi le gambe…
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Non lo stai facendo, Potter… serve più disCiplina… ora concentrati…»
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    «RicominCiamo… al mio tre… uno, due, tre… Legilimens!»
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    «In piedi!» ordinò Piton aspro. «In piedi! Non Ci stai provando, non fai nessuno sforzo. Mi lasCi libero accesso ai ricordi che temi, mi offri delle armi!»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Harry si alzò di nuovo, il cuore in gola come se avesse davvero visto Cedric morto al Cimitero. Piton era più pallido e arrabbiato che mai, anche se nemmeno lontanamente furioso quanto lui.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Sì? Be’, in questo momento lo trovo diffiCile» ringhiò Harry.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Allora sarai una faCile preda per l’Oscuro Signore!» gridò Piton. «Gli sCiocchi che portano il proprio cuore con orgoglio sul bavero, che non riescono a controllare le emozioni, che si crogiolano nei ricordi tristi e si lasCiano provocare così faCilmente… gente debole, in altre parole… non hanno alcuna possibilità contro il suo potere! Entrerà nella tua mente con una faCilità inverosimile, Potter!»
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    «Allora dimostralo! Controllati!» sbottò Piton. «Misura la rabbia, disCiplina la mente! Proviamo di nuovo! Preparati! Legilimens!»
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    Vide zio Vernon che chiudeva a martellate la buca delle lettere… cento Dissennatori attraversavano il lago fluttuando e venivano verso di lui… correva lungo un corridoio senza finestre insieme al signor Weasley… si stavano avviCinando alla porta nera e lisCia alla fine del corridoio… Harry si aspettava di entrare… ma il signor Weasley lo guidava verso sinistra, giù per una rampa di scale di pietra…
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Era di nuovo a quattro zampe sul pavimento dell’uffiCio di Piton; la Cicatrice bruCiava in modo spiacevole, ma la voce che era usCita dalle sue labbra era trionfante. Si rialzò e vide che Piton lo fissava, la bacchetta levata. Ma stavolta sembrava che avesse interrotto l’incantesimo prima ancora che Harry tentasse di resistere.
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    Harry non rispose subito; stava ancora assaporando quel lampo accecante di comprensione, mentre si passava le dita sulla Cicatrice…
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    Per mesi aveva sognato un corridoio senza finestre che terminava con una porta chiusa a chiave, senza mai capire che si trattava di un luogo vero. Ora, rivedendo quel ricordo, capiva di aver sempre sognato il corridoio percorso insieme al signor Weasley il dodiCi agosto, mentre correvano verso la sala udienze del Ministero; era quello che portava all’UffiCio Misteri, ed era lì che il signor Weasley si trovava la notte in cui era stato attaccato dal serpente.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Cosa c’è nell’UffiCio Misteri?»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Ho detto cosa c’è nell’UffiCio Misteri, signore?» ripeté Harry.
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    «Perché» rispose Harry, guardando Piton in attesa della sua reazione, «il corridoio che ho appena visto, che sogno da mesi… l’ho appena riconosCiuto… porta all’UffiCio Misteri… e credo che Voldemort voglia qualcosa da…»
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    «Ti ho detto di non pronunCiare il nome dell’Oscuro Signore!»
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    Si guardarono storto. La Cicatrice diede un’altra fitta, ma Harry non vi badò. Piton sembrava agitato; ma quando parlò di nuovo, cercò di apparire freddo e distaccato.
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    «Ci sono molte cose nell’UffiCio Misteri, Potter, poche alla portata della tua comprensione e nessuna che ti riguardi. Sono stato chiaro?»
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    «Sì» rispose Harry, massaggiandosi la fronte che bruCiava sempre più forte.
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    «D’accordo» disse Harry. Non vedeva l’ora di usCire e cercare Ron e Hermione.
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    «E ti avverto, Potter… lo capirò, se non ti sei eserCitato…»
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    «Bene» borbottò Harry. Prese la sua borsa e corse alla porta. Mentre la apriva si voltò a guardare Piton, che gli dava le spalle: stava raccogliendo i propri pensieri dal Pensatoio e se li rimetteva con cura dentro la testa. Harry uscì senza aggiungere altro, chiudendo con attenzione la porta. La Cicatrice gli pulsava dolorosamente.
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    Trovò Ron e Hermione in biblioteca, a lavorare sull’ultima valanga di compiti della Umbridge. Altri studenti, quasi tutti del quinto anno, sedevano ai tavoli con il naso sui libri; mentre le piume grattavano febbrili, il Cielo fuori dalle finestre a colonnine si faceva sempre più scuro. L’unico altro suono era il lieve scricchiolio delle scarpe di Madama Pince, che camminava minacCiosa su e giù fra i tavoli, con il fiato sul collo di chi toccava i suoi preziosi libri.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Harry aveva i brividi; la Cicatrice gli faceva ancora male, si sentiva quasi la febbre. Quando sedette davanti a Ron e Hermione, intravide la propria immagine nella finestra di fronte; era molto pallido e la Cicatrice sembrava più vistosa che mai.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Nell’UffiCio Misteri, dev’essere lì» rispose Harry. «Ho visto quella porta quando tuo padre mi ha portato in aula per l’udienza ed è proprio la stessa che stava sorvegliando quando il serpente lo ha morso».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Ron, pensaCi… Sturgis Podmore stava cercando di forzare una porta al Ministero della Magia… doveva essere quella, è una coinCidenza troppo evidente!»
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    «Allora, che cosa c’è nell’UffiCio Misteri?» domandò Harry a Ron. «Tuo padre non ne ha mai parlato?»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «So che quelli che Ci lavorano li chiamano “IndiCibili”» rispose Ron pensieroso. «Perché, a quanto pare, nessuno sa che cosa fanno… strano posto per un’arma».
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    «Non rimandare a domani, scansafatiche!» Cinguettò il libro quando Harry vi scrisse i compiti per la Umbridge. Hermione lo guardò raggiante.
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    Qualcuno l’aveva colpito in pieno viso. La risata folle fu interrotta da un grido di dolore. La feliCità stava sfumando, ma la risata continuava…
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Aprì gli occhi e si rese conto che la risata usCiva dalla sua bocca. In quel momento cessò; giaceva ansante sul pavimento, gli occhi al soffitto, la Cicatrice che pulsava terribilmente. Ron era chino su di lui, molto preoccupato.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Le parole, proprio com’era successo nello spogliatoio della squadra di Grifondoro, suonarono come se un estraneo le avesse pronunCiate con le sue labbra, ma Harry sapeva che era la verità. Respirò a fondo; non voleva vomitare addosso a Ron. Fu molto felice che Dean e Seamus non fossero lì a guardare, stavolta.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Guardò dubbioso Harry mentre lo aiutava ad andare a letto. Harry annuì senza la minima convinzione e si lasCiò cadere sui cusCini, dolorante per essere caduto a terra tante volte quella sera, e per la Cicatrice che ancora bruCiava. Non poteva fare a meno di pensare che la sua prima esperienza di Occlumanzia gli aveva indebolito la mente invece di rafforzarla, e si chiese con grande trepidazione che cosa rendesse Lord Voldemort felice come mai era stato negli ultimi quattordiCi anni.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

   Harry ebbe la risposta il mattino dopo. Quando Hermione ricevette La Gazzetta del Profeta, fissò per un momento la prima pagina e poi emise un’esclamazione che fece voltare tutti i viCini.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Hermione distese il giornale sul tavolo davanti a loro e indicò le dieCi fotografie in bianco e nero che occupavano tutta la prima pagina: erano nove maghi e una strega. Alcuni si limitavano a esibire un’espressione beffarda; altri tamburellavano con le dita sulle corniCi delle loro foto, con aria insolente. Sotto Ciascuna immagine erano scritti il nome della persona e il crimine per cui era stata rinchiusa ad Azkaban.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Antonin Dolohov, diceva la didascalia sotto un mago dal viso pallido, lungo e contorto, che sorrideva sprezzante all’indirizzo di Harry, condannato per il brutale omiCidio di Gideon e Fabian Prewett.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Augustus Rookwood, reCitava quella di un uomo butterato dai capelli unti, appoggiato al margine della propria foto con aria annoiata, condannato per aver rivelato segreti del Ministero della Magia a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Lo sguardo di Harry fu però attratto dalla strega; quel viso gli era balzato agli occhi immediatamente. Aveva lunghi capelli scuri arruffati e incolti, ma Harry li aveva visti quando erano lisCi, folti e lucenti. Lo guardava con scarsa simpatia da sotto le palpebre pesanti, e un sorriso di arrogante disprezzo le aleggiava sulle labbra sottili. Come Sirius, recava le tracce di una grande bellezza, ma qualcosa, forse Azkaban, doveva avergliela sottratta quasi tutta.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Il Ministero della Magia ha annunCiato nella tarda serata di ieri un’evasione di massa da Azkaban.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Parlando con i giornalisti nel suo studio privato, il Ministro della Magia Cornelius Caramell ha confermato che dieCi prigionieri dell’ala di massima sicurezza sono evasi nelle prime ore della serata di ieri e che il Primo Ministro Babbano è già stato informato della natura pericolosa di questi individui.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Ci ritroviamo purtroppo nella stessa condizione di due anni e mezzo fa, quando fuggì il pluriomiCida Sirius Black» ha dichiarato Caramell. «E riteniamo che le due evasioni siano collegate. Una fuga di questa entità presuppone un aiuto dall’esterno, e occorre ricordare che Black, il primo che sia riusCito a evadere da Azkaban, sarebbe nella posizione ideale per aiutare altri a seguire le sue orme. Riteniamo probabile che questi individui, tra i quali c’è anche la cugina di Black, Bellatrix Lestrange, si siano raccolti attorno a lui facendone il loro leader. Stiamo comunque tentando il possibile per ritrovare i criminali e raccomandiamo a tutta la comunità dei maghi la massima cautela. Per nessun motivo questi individui devono essere avviCinati».
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Non Ci posso credere» sbottò Harry. «Caramell dà la colpa dell’evasione a Sirius?»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Che altre possibilità ha?» ribatté Hermione amareggiata. «Dubito che potesse dire “Ehi, scusate tutti quanti, Silente mi aveva avvertito che poteva succedere, le guardie di Azkaban si sono unite a Lord Voldemort”… smettila di piagnucolare, Ron… “e ora i peggiori compliCi di Voldemort sono evasi”. Insomma, ha passato gli ultimi sei mesi a dire a tutti che tu e Silente siete due bugiardi, no?»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Hermione aprì il giornale con un gesto secco e prese a leggere l’articolo all’interno mentre Harry si guardava intorno nella Sala Grande. Non riusCiva a capire come mai i suoi compagni di scuola non fossero spaventati, o perlomeno non stessero discutendo della terribile notizia in prima pagina, ma erano pochi quelli che leggevano il giornale tutte le mattine come Hermione. Eccoli là, tutti a parlare di Quidditch e chissà quali altre sCiocchezze, quando fuori da quelle mura altri dieCi Mangiamorte avevano ingrossato le file di Voldemort.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    LanCiò un’occhiata al tavolo dei professori. Lì l’atmosfera era diversa: Silente e la McGranitt erano immersi in fitta conversazione, e avevano l’aria molto seria. La professoressa Sprite aveva appoggiato La Gazzetta del Profeta contro una bottiglia di ketchup e leggeva la prima pagina con tanta concentrazione che non aveva notato il tuorlo d’uovo che le stava sgocCiolando addosso dal cucchiaino. Nel frattempo, all’altro capo del tavolo, la professoressa Umbridge stava attaccando una scodella di porridge. Per una volta i suoi occhi da rospo non ispezionavano la Sala Grande in cerca di studenti indisCiplinati. Mandava giù i bocconi con aria contrariata e di tanto in tanto lanCiava uno sguardo malevolo a Silente e alla McGranitt intenti ai loro discorsi.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Oh, Cielo…» esclamò Hermione sbalordita, sempre guardando il giornale.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «È… orribile» Hermione rabbrividì. Ripiegò il giornale a pagina dieCi e lo porse a Harry e Ron.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    La Guaritrice Miriam Strout, responsabile del reparto al momento dell’inCidente, è stata sospesa e non ha voluto commentare il fatto, ma un portavoce dell’ospedale ha rilasCiato la seguente dichiarazione: «Il San Mungo esprime il suo profondo rammarico per la morte del signor Bode, che dava segni di miglioramento prima del tragico inCidente.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Le direttive sugli ornamenti ammessi nei reparti sono molto severe, ma a quanto sembra la Guaritrice Strout, oberata dagli impegni natalizi, non ha valutato i rischi della pianta sul comodino del signor Bode. Visto che le sue capaCità verbali e di movimento miglioravano, la Guaritrice Strout ha incoraggiato il signor Bode a curare la pianta lui stesso, ignara del fatto che non si trattava di un innocente Erullobulbo, ma di un germoglio di Tranello del Diavolo: quando il convalescente signor Bode l’ha toccato, lo ha strangolato all’istante.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Chi va a immaginare che il Tranello del Diavolo arrivi in un ospedale travestito da pianta in vaso?» ribatté brusco Ron. «Non è colpa nostra, ma di chi l’ha mandato a quel poveracCio! Dev’essere un idiota, perché non ha controllato prima di comprare la pianta?»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Oh, andiamo, Ron!» disse Hermione, scossa. «Non credo che una persona possa mettere il Tranello del Diavolo in un vaso senza sapere che cercherà di ucCidere chiunque lo tocchi! Questo è un omiCidio… un omiCidio astuto, direi… se il mittente è anonimo, chi riusCirà a scoprire chi è stato?»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Ho sentito papà parlare di lui a casa! Era un IndiCibile, lavorava all’UffiCio Misteri!»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Si guardarono per qualche secondo, poi Hermione riprese il giornale, lanCiò un’occhiata torva alle foto dei dieCi Mangiamorte evasi e infine balzò in piedi.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Odio quando fa così» borbottò Ron; lui e Harry si alzarono dal tavolo e si avviarono, molto più lentamente, fuori dalla Sala Grande. «Crede che la ucCiderebbe dirCi che cos’ha in mente, ogni tanto? Le bastavano solo dieCi secondi… ehi, Hagrid!»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Bene, bene» rispose Hagrid con un pietoso tentativo di sembrare disinvolto: agitò una mano e per poco non colpì il professor Vector che stava passando. «Ho un mucchio da fare, la solita roba… lezioni da preparare, un paio di salamandre hanno le squame marCite… e sono in verifica» mormorò.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Sì» rispose Hagrid. «Be’, insomma, me l’aspettavo. Magari voi non Ci avete fatto caso, ma quell’ispezione non è mica andata tanto bene… a ogni modo» sospirò. «Meglio che vado a mettere un altro po’ di polvere di peperonCino su quelle salamandre o va a finire che le devo appendere per la coda. Ci vediamo, Harry… Ron…»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Uscì dal portone e scese i gradini di pietra fino al prato umido. Harry lo guardò allontanarsi e si chiese quante altre cattive notizie avrebbe potuto sopportare.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Nei giorni seguenti il fatto che Hagrid era in verifica divenne di pubblico dominio, ma con grande indignazione di Harry quasi nessuno ne fu turbato; al contrario alcuni ragazzi, tra i quali spiccava Draco Malfoy, furono deCisamente contenti. Quanto alla strana morte di un oscuro dipendente dell’UffiCio Misteri ricoverato al San Mungo, Harry, Ron e Hermione sembravano gli uniCi a esserne al corrente e a preoccuparsene. C’era solo un argomento di conversazione nei corridoi, ormai: la fuga dei dieCi Mangiamorte. La storia si era finalmente diffusa nella scuola grazie ai pochi che leggevano il giornale. Girava voce che alcuni evasi fossero stati visti a Hogsmeade, si nascondessero nella Stamberga Strillante e stessero per introdursi a Hogwarts, come aveva già fatto una volta Sirius Black.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    I ragazzi che venivano da famiglie di maghi erano cresCiuti sentendo pronunCiare i nomi dei Mangiamorte con altrettanto timore di quello di Voldemort; i crimini che avevano commesso durante il suo regno di terrore erano leggendari. C’erano parenti delle vittime tra gli studenti di Hogwarts, che si ritrovavano loro malgrado a godere di una sorta di macabra fama riflessa: Susan Bones, i cui zii e cugini erano tutti morti per mano di uno di quei dieCi, disse cupa durante la lezione di Erbologia che capiva bene come doveva sentirsi Harry.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Non era solo l’umore dei ragazzi a essere cambiato. Ormai era piuttosto normale incontrare nei corridoi gruppi di due o tre insegnanti che parlottavano conCitati, per tacere non appena uno studente si avviCinava.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Ogni lezione di Divinazione e di Cura delle Creature Magiche si svolgeva ormai in presenza della Umbridge e della sua tavoletta. Si appostava accanto al fuoco nella stanza troppo profumata sulla Torre, interrompendo i discorsi sempre più isteriCi della Cooman con domande diffiCili sull’ornitomanzia e sull’eptomologia, insistendo perché prevedesse le risposte degli allievi e pretendendo che dimostrasse la propria abilità con la sfera di cristallo, le foglie di tè e le pietre runiche. Harry si aspettava che la Cooman cedesse presto alla tensione. Spesso la incroCiò nei corridoi (cosa insolita, perché in genere restava nella sua stanza nella Tone) e la vide mormorare rabbiosamente fra sé, torcendosi le mani e lanCiandosi occhiate terrorizzate alle spalle, sempre accompagnata da un forte odore di sherry scadente. Se non fosse stato tanto preoccupato per Hagrid, si sarebbe dispiaCiuto per lei… ma se uno solo di loro doveva perdere il posto, Harry non aveva dubbi su chi preferiva che restasse.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Se vi becca Ci rimettiamo il collo tutti» spiegò avvilito, e poiché non volevano fare nulla che lo inguaiasse ancor di più, obbedirono.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    A Harry sembrava che la Umbridge lo privasse sistematicamente di tutto Ciò che rendeva la vita a Hogwarts degna di essere vissuta: le visite a Hagrid, le lettere di Sirius, la sua Firebolt e il Quidditch. Si vendicò nel solo modo possibile: raddoppiando i suoi sforzi per l’ES.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Era felice di vedere che tutti, compreso Zacharias Smith, lavoravano ancora più intensamente da quando sapevano che c’erano altri dieCi Mangiamorte in libertà, ma in nessuno il miglioramento fu vistoso quanto in Neville. La fuga degli aggressori dei suoi genitori aveva provocato in lui una strana trasformazione, a dire il vero un po’ inquietante. Non una volta aveva accennato all’incontro con Harry, Ron e Hermione nel reparto riservato del San Mungo e, seguendo il suo esempio, anche loro non ne avevano parlato. E non aveva detto una parola sull’evasione di Bellatrix e dei suoi amiCi torturatori. In effetti, Neville non diceva quasi più niente durante le riunioni dell’ES, ma si dedicava senza posa a ogni incantesimo e contromaledizione che Harry spiegava, il viso paffuto contratto per la concentrazione, indifferente alle ferite e agli inCidenti, lavorando più duro degli altri. Migliorava così in fretta che dava quasi ai nervi, e quando Harry insegnò loro il Sortilegio Scudo (per riflettere fatture minori in modo che rimbalzassero contro l’assalitore) solo Hermione s’impadronì dell’incantesimo prima di Neville.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Harry avrebbe dato molto per riusCire a fare in Occlumanzia i progressi di Neville in Difesa contro le Arti Oscure. Gli incontri con Piton, che già erano cominCiati male, non miglioravano. Al contrario, Harry avvertiva di peggiorare a ogni lezione.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Prima di cominCiare a studiare Occlumanzia, la sua Cicatrice pizzicava ogni tanto, di solito di notte, o durante uno di quegli strani picchi dell’umore di Voldemort. Invece ora non smetteva mai di bruCiare, e spesso Harry avvertiva un senso improvviso di fastidio o allegria che non aveva alcun legame con Ciò che gli stava succedendo, accompagnato da una fitta particolarmente dolorosa alla fronte. Aveva l’orribile sensazione di essersi trasformato in una sorta di antenna sintonizzata sulle minime fluttuazioni d’umore di Voldemort, ed era certo di poter fare risalire l’inizio di questa sensibilità esasperata alla prima lezione di Occlumanzia con Piton. In più, sognava quasi ogni notte di camminare lungo il corridoio che portava all’UffiCio Misteri, e finiva sempre con lui che si fermava a guardare con desiderio la semplice porta nera.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Sono le lezioni di Piton che la fanno peggiorare» rispose Harry. «Non ne posso più di questo dolore alla Cicatrice, e mi sono stufato di camminare lungo quel corridoio tutte le notti». Si strofinò la fronte con rabbia. «Vorrei solo che quella porta si aprisse, mi sono stufato di stare lì a guardarla…»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Io mi sto impegnando!» protestò Harry, punto sul vivo. «ProvaCi tu qualche volta… Piton che cerca di entrarti nella testa… non è proprio uno spasso, sai!»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Forse…» cominCiò Ron.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Forse» ripeté a voce ancora più bassa, «invece, cerca di aprire la mente di Harry un po’ di più… per faCilitare Voi-Sapete…»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «TaCi, Ron» intervenne Hermione infuriata. «Quante volte hai sospettato di Piton, e quando mai hai avuto ragione? Silente si fida di lui, lavora per l’Ordine, e questo Ci deve bastare».
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Silente si fida di lui» ripeté Hermione. «E se noi non possiamo fidarCi di Silente, non possiamo fidarCi di nessuno».
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Con tali preoccupazioni e tante cose da fare (una sconcertante quantità di compiti che spesso tenevano in piedi gli allievi del quinto oltre la mezzanotte, le riunioni segrete dell’ES e le lezioni con Piton) gennaio parve passare a una veloCità allarmante. Prima che Harry se ne rendesse conto, arrivò febbraio, portando con sé un clima più umido e mite e l’attesa della seconda visita a Hogsmeade. Harry aveva avuto pochissimo tempo per parlare con Cho da quando avevano deCiso di andare al villaggio insieme, ma ecco che all’improvviso si ritrovò davanti la prospettiva di trascorrere tutto il giorno di San Valentino con lei.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    La mattina del quattordiCi si vestì con cura particolare. Lui e Ron scesero a colazione appena in tempo per l’arrivo dei gufi postali. Edvige non c’era (non che Harry la stesse aspettando), ma mentre si sedevano al tavolo Hermione sfilò una lettera dal becco di un gufo marrone sconosCiuto.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Era ora! Se non fosse arrivata oggi…» disse, aprendo avidamente la busta ed estraendone un piccolo foglio di pergamena. Scorse in fretta il messaggio e un’espressione di cupo compiaCimento si diffuse sul suo viso.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Senti, Harry» disse, alzando lo sguardo, «è una cosa importante. Credi che possiamo incontrarCi ai Tre ManiCi di Scopa verso mezzogiorno?»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Be’… non so» rispose Harry esitante. «Cho forse si aspetta che passiamo tutta la giornata insieme. Non abbiamo ancora deCiso cosa fare».
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Non posso proprio, Angelina vuole che Ci alleniamo tutto il giorno. Come se servisse a qualcosa… siamo la peggiore squadra mai esistita. Dovresti vedere Sloper e Kirke, sono patetiCi, ancora peggio di me» Fece un gran sospiro. «Non so perché Angelina non mi lasCia dare le dimissioni e basta».
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Trovava molto diffiCile essere solidale con Ron, visto che lui avrebbe dato più o meno qualunque cosa per poter giocare nella prossima partita contro Tassorosso. Ron parve notare il tono di Harry, perché non nominò più il Quidditch durante la colazione, e nel modo in cui si salutarono poco dopo c’era un’ombra di gelo. Ron si avviò verso il campo di Quidditch e Harry, dopo aver tentato di lisCiarsi i capelli specchiandosi nel dorso di un cucchiaino, andò da solo nella Sala d’Ingresso a incontrare Cho, chiedendosi con grande preoccupazione di che acCidenti avrebbero parlato.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Lei lo stava aspettando viCino al portone di querCia; era molto graziosa, con i capelli legati in una coda. Mentre le si avviCinava, a Harry parve di avere i piedi troppo grandi rispetto al corpo, e all’improvviso fu orribilmente consapevole di possedere due bracCia e di quanto dovevano sembrare stupide, così appese lungo i fianchi.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Ciao» disse Cho, trattenendo il respiro.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Ciao» rispose Harry.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Si unirono alla fila delle persone che Gazza spuntava dall’elenco, sorridendo appena quando i loro sguardi s’incroCiavano, ma senza parlare. Harry fu contento di usCire all’aria fresca: era più faCile camminare in silenzio che stare lì fermi e impacCiati. Era una giornata fresca, con una brezza leggera; quando passarono davanti allo stadio del Quidditch, Harry intravide Ron e Ginny in volo radente sugli spalti e sentì un’orribile stretta al cuore per non essere lì con loro.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    L’argomento “Coppa del Mondo di Quidditch” li accompagnò per tutto il viale e fuori dai cancelli. Harry stentava a credere quanto fosse faCile parlare con lei (non più diffiCile, in effetti, che parlare con Ron e Hermione), e stava appena cominCiando a sentirsi più sicuro e allegro, quando un manipolo di ragazze di Serpeverde, tra cui Pansy Parkinson, passò loro accanto.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Le ragazze passarono oltre, parlando e strillando in modo allusivo, con occhiate spudorate a Harry e Cho, lasCiandosi alle spalle un silenzio imbarazzato. Harry non riuscì a trovare nient’altro da dire sul Quidditch, e Cho, un po’ rossa in viso, si guardava i piedi.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Allora… dove ti piacerebbe andare?» chiese Harry quando entrarono a Hogsmeade. La via prinCipale era piena di studenti che passeggiavano, guardando le vetrine e intasando i marCiapiedi.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    S’incamminarono verso Mondomago. Un piccolo gruppo di abitanti del villaggio stava guardando un grande manifesto affisso alla vetrina. Si spostarono quando Harry e Cho si avviCinarono, e Harry si ritrovò ancora una volta a fissare le immagini dei dieCi Mangiamorte evasi. Il manifesto, Per ordine del Ministero della Magia, offriva una ricompensa di mille galeoni a qualunque mago o strega che fornisse informazioni utili alla cattura dei fuggiaschi.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «È strano» disse Cho a bassa voce, gli occhi fissi sulle foto, «ricordi quando quel Sirius Black è fuggito, e Hogsmeade era piena di Dissennatori che lo cercavano? Adesso Ci sono dieCi Mangiamorte in libertà e non c’è un solo Dissennatore in giro…»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Non gli dispiaceva che non Ci fossero Dissennatori in Circolazione, ma in effetti la loro assenza dava da pensare. Non solo avevano lasCiato fuggire i Mangiamorte, ma non si prendevano nemmeno la briga di cercarli… ormai sembrava che i Dissennatori fossero davvero fuori dal controllo del Ministero.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    I dieCi evasi si affacCiavano da ogni vetrina. Quando Harry e Cho passarono davanti al negozio di Scrivenshaft, cominCiò a piovere; grosse gocce fredde che colpivano Harry in facCia e sulla nuca.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Oh, c’è un posto molto carino più avanti; non sei mai stato da Madama Piediburro?» disse allegramente Cho, guidandolo in una stradina laterale verso una sala da tè che Harry non aveva mai notato. Era un piccolo posto affollato e caldo, dove tutto sembrava adorno di fiocchi e trine. A Harry ricordò spiacevolmente l’uffiCio della Umbridge.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Guarda, l’ha decorato per San Valentino!» esclamò Cho, indicando una quantità di putti d’oro che fluttuavano sopra i tavolini tondi e di tanto in tanto scagliavano una manCiata di coriandoli rosa sugli avventori.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Si sedettero all’unico tavolo libero, viCino alla finestra appannata. Roger Davies, il Capitano della squadra di Quidditch di Corvonero, era seduto a mezzo metro da loro con una graziosa ragazza bionda. Si tenevano per mano. La scena mise Harry a disagio, soprattutto quando, guardandosi attorno, notò che in sala c’erano solo coppie, e tutte si tenevano per mano. Forse Cho si aspettava che anche lui la tenesse per mano.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Che cosa vi porto, cari?» chiese Madama Piediburro, una donna massicCia con un lucente chignon nero, passando con gran difficoltà fra il loro tavolo e quello di Roger Davies.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Nel frattempo, Roger Davies e la sua ragazza presero a baCiarsi sopra la zuccheriera. Harry avrebbe preferito che non lo facessero; sentiva che Davies stava fissando un livello con il quale Cho si sarebbe presto aspettata di vederlo competere. Si sentì avvampare e cercò di guardare fuori, ma la finestra era così appannata che non si vedeva nulla. Per rimandare il momento in cui avrebbe dovuto voltarsi verso Cho, prese a fissare il soffitto come per studiare i dipinti e ricevette una manCiata di coriandoli in piena facCia dal loro putto sospeso a mezz’aria.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Ehm… senti, ti va di venire con me ai Tre ManiCi di Scopa all’ora di pranzo? Hermione Granger mi aspetta lì».
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Cho inarcò le sopracCiglia.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Sì. Insomma, me l’ha chiesto lei, quindi pensavo di andarCi. Mi vuoi accompagnare? Lei ha detto che faceva lo stesso, se venivi».
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    La mano di Cho era sul tavolo accanto al suo caffè e Harry sentiva un impulso crescente che lo spingeva a prenderla. Fallo e basta, si disse, pervaso da un misto di panico ed ecCitazione, allunga la mano e prendila. Straordinario, quanto stendere il bracCio di venti centimetri e toccarle la mano fosse più diffiCile che afferrare un BocCino saettante nell’aria…
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Ma non appena mosse la mano in avanti, Cho tolse la sua dal tavolo. Stava guardando con moderato interesse Roger Davies che baCiava la sua ragazza.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Sai, mi aveva invitato a usCire» disse piano. «Un paio di settimane fa. Roger. Ma io ho rifiutato».
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Harry, che aveva afferrato la zuccheriera per giustificare il suo gesto improvviso, non capì perché lei glielo raccontasse. Se voleva stare al tavolo accanto a farsi baCiare con trasporto da Roger Davies, perché aveva accettato di usCire con lui?
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Non disse nulla. Il loro putto lanCiò un’altra manCiata di coriandoli; alcuni caddero nel freddo residuo di caffè che Harry stava per bere.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Nel paio di secondi che gli Ci vollero per registrare le sue parole, Harry si sentì ghiacCiare dentro. Non riusCiva a credere che lei volesse parlare di Cedric in quel momento, Circondati da coppie che si baCiavano, con un putto che galleggiava sopra le loro teste.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Oh, tu ne parli con Hermione Granger!» urlò lei con voce stridula, il volto bagnato di lacrime. Molte altre coppie smisero di baCiarsi per guardare. «Ma non vuoi parlarne con me! F-forse è meglio se p-paghiamo e tu vai da Hermione Granger, visto che è quello che vuoi!»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Cho?» disse debolmente, augurandosi che Roger afferrasse di nuovo la sua ragazza e ricominCiasse a baCiarla, così avrebbe smesso di fissarli con occhi stralunati.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Vai via!» esclamò Cho, piangendo nel tovagliolo. «Non capisco perché mi hai chiesto di usCire se prendi appuntamenti con altre ragazze… quante altre ne vedi, dopo Hermione?»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Ci vediamo, Harry» annunCiò in tono melodrammatico, e tra lievi singhiozzi corse alla porta, l’aprì e si preCipitò fuori, nella pioggia battente.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Svoltò a destra e prese a correre, raggiungendo in pochi minuti i Tre ManiCi di Scopa. Sapeva che era troppo presto per incontrare Hermione, ma pensò che probabilmente avrebbe trovato qualcuno con cui passare il tempo che restava. Si scosse i capelli bagnati dagli occhi e si guardò intorno. Hagrid era seduto in un angolo da solo, con la facCia scura.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Ciao, Hagrid!» disse Harry, sedendosi accanto a lui dopo essersi fatto strada a fatica tra i tavoli.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Sì» mentì Harry; ma accanto a Hagrid così malconCio e lugubre, capì che non aveva niente di cui lamentarsi sul serio. «E… tu stai bene?»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    E se ne asCiugò una gocCia che gli colava dall’occhio.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Hagrid» cominCiò Harry, senza riusCire a trattenersi, «ma com’è che ti procuri tutte queste ferite?»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Tutte queste!» esclamò Harry, indicando la sua facCia.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Oh… i soliti bozzi e lividi, Harry» minimizzò Hagrid. «Il mio è un lavoracCio».
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Ci vediamo, Harry… stai bene».
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Uscì a passi pesanti dal pub, con aria lugubre, e sparì nella pioggia torrenziale. Harry lo guardò allontanarsi, avvilito. Hagrid era infelice e nascondeva qualcosa, ma sembrava deCiso a non accettare aiuto. Che cosa stava succedendo? Prima che potesse pensarCi, sentì una voce che lo chiamava.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Sei in antiCipo!» esclamò Hermione, facendogli spazio. «Credevo che fossi con Cho, ti aspettavo come minimo tra un’ora!»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Rita era stata sul punto di cavare dalla borsetta una piuma verde aCido. Con l’aria di una che è stata costretta a ingoiare Puzzalinfa, richiuse di colpo la borsetta.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    La disoccupazione non si addiceva a Rita. I capelli, che un tempo erano acconCiati in eleganti ricCioli, ora le pendevano flosCi e spettinati attorno al viso. Lo smalto scarlatto sui suoi artigli di Cinque centimetri era scheggiato e mancavano un paio di pietre false nella montatura degli occhiali a farfalla. Bevve un altro sorso e chiese a denti stretti: «È carina, Harry?»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Quale patto?» chiese Rita, asCiugandosi la bocca con il dorso della mano. «Tu non hai parlato di nessun patto, Signorina Sotutto, mi hai solo detto di venire qui. Ah, ma uno di questi giorni…» ed emise un sospiro vibrante.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Quest’anno ne hanno già scritte parecchie su Harry senza il mio aiuto» osservò Rita, lanCiandogli un’occhiata da sopra l’orlo del bicchiere, e aggiunse in un roco sussurro: «Come ti sei sentito, Harry? Tradito? Turbato? Frainteso?»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Dunque continui a sostenere che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è di nuovo tra noi?» chiese Rita, abbassando il bicchiere e lanCiando a Harry uno sguardo perforante, mentre il suo dito si allungava goloso verso il fermaglio della borsetta di coccodrillo. «Sostieni tutte le idiozie che dice Silente sul fatto che Tu-Sai-Chi è tornato e tu sei l’unico testimone?»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Non sono l’unico testimone» ringhiò Harry. «C’erano anche almeno una deCina di Mangiamorte. Vuole i nomi?»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Ma naturalmente» proseguì, abbassando la penna e lanCiando sguardi di fuoco a Hermione, «la Signorina Perfettini non vorrebbe mai un articolo del genere, giusto?»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Rita la fissò. Harry anche. Luna, dal canto suo, canticchiava con aria svagata Perché Weasley è il nostro re e mescolava la sua bibita con un bastonCino su cui era conficcata una Cipollina.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «PreCisamente» rispose Hermione. «La vera storia. Tutti i fatti, tali e quali Harry li riferisce. Le racconterà tutti i particolari, le dirà i nomi dei Mangiamorte che ha visto lì, le descriverà l’aspetto di Voldemort adesso… oh, si controlli» aggiunse in tono sprezzante, lanCiando un tovagliolino attraverso il tavolo. Rita, infatti, al nome di Voldemort aveva fatto un tale balzo che si era versata addosso metà del suo Whisky Incendiario.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Rita tamponò l’impermeabile sporco, sempre fissando Hermione. Poi disse schietta: «Il Profeta non lo pubblicherebbe. Nel caso tu non l’abbia notato, nessuno crede alla sua panzana. Tutti pensano che sia un mentecatto. Ecco, se mi lasCi scrivere la storia in questo senso…»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Non Ci serve un altro articolo sulla pazzia di Harry» Hermione si arrabbiò. «Ne abbiamo già troppi, grazie! Voglio che gli sia data l’occasione di dire la verità!»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Rita la fissò a lungo, con durezza. Poi si sporse in avanti, appoggiandosi al tavolo, e disse in tono pratico: «D’accordo, Caramell fa pressione sul Profeta, ma è lo stesso. Non usCiranno con un articolo che mette Harry in buona luce. A nessuno interessa. È contrario agli umori del pubblico. Quest’ultima evasione da Azkaban ha già preoccupato la gente a suffiCienza; nessuno vuole credere che Tu-Sai-Chi è tornato».
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «PerCiò La Gazzetta del Profeta esiste solo per dire alla gente quello che vuole sentirsi dire?» chiese Hermione, caustica.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Rita si abbandonò contro lo schienale, le sopracCiglia inarcate, e finì di bere il suo whisky.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Il Profeta esiste per vendere, sCiocca» rispose con freddezza.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Mio padre dice che è un giornalacCio» disse Luna, entrando a sorpresa nella conversazione. Succhiando la Cipollina del suo cocktail, scrutò Rita con gli enormi occhi sporgenti e un po’ folli. «Lui pubblica storie importanti, che il pubblico deve conoscere. Non gli importa di fare soldi».
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Immagino che tuo padre sia il direttore di qualche stupido bollettino di paese, eh?» disse. «VentiCinque modi per confondersi con i Babbani e le date dei prossimi saldi?»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «No» rispose Luna, immergendo di nuovo la Cipollina nella sua Acquaviola, «è il direttore del Cavillo».
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Storie importanti che il pubblico deve conoscere, eh?» replicò sprezzante. «Ci potrei conCimare il giardino, con quella robacCia».
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Alcuni no» rispose Hermione con voce misurata. «Ma la versione che ha dato La Gazzetta del Profeta della fuga da Azkaban presenta notevoli lacune. Credo che molti si chiedano se non esiste una spiegazione migliore, e se c’è una storia alternativa, anche se è pubblicata in un…» lanCiò un’occhiata di sbieco a Luna, «in una rivista… insolita, ecco… credo che avranno voglia di leggerla».
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Va bene, ipotizziamo per un attimo che io accetti» disse d’un tratto. «Quanto Ci guadagno?»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Rita Skeeter fece di nuovo la facCia di una che ha della Puzzalinfa in bocca e si rivolse a Hermione.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Fuoco alle polveri, Rita» disse serena Hermione, pescando una Ciliegia dal fondo del suo bicchiere.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

   Luna disse in tono vago che non sapeva quando sarebbe usCita l’intervista di Harry, perché suo padre stava aspettando un bell’articolone sugli ultimi avvistamenti di Snorticoli Cornuti, «…e naturalmente quella è una notizia importantissima, perCiò forse Harry dovrà aspettare il prossimo numero» concluse.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Per Harry non fu semplice parlare della notte in cui Voldemort era tornato. Rita lo incalzò perché raccontasse ogni dettaglio e lui le disse tutto quello che ricordava, consCio che era un’opportunità enorme per far sapere al mondo la verità. Si chiedeva come avrebbe reagito la gente. Immaginava che per molti sarebbe stata la conferma che lui era del tutto fuori di senno, anche perché la sua intervista sarebbe apparsa di seguito a pure idiozie sugli Snorticoli Cornuti. Ma la fuga di Bellatrix Lestrange e dei suoi amiCi Mangiamorte gli aveva messo addosso il desiderio ardente di fare qualcosa, che funzionasse o no…
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Non vedo l’ora di sapere che cosa dice la Umbridge della tua usCita pubblica» commentò Dean sbalordito, il lunedì a cena. Seamus, seduto accanto a Dean, stava facendo sparire grandi quantità di pasticCio di pollo e prosCiutto, ma Harry sapeva che era tutt’orecchi.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Neville lasCiò la frase in sospeso e tornò alla sua patata al forno. Seamus alzò il capo, ma quando incroCiò lo sguardo di Harry si concentrò di nuovo sul piatto. Dopo un po’ Dean, Seamus e Neville andarono nella sala comune, lasCiando Harry e Hermione in attesa di Ron, che non aveva ancora cenato per via dell’allenamento di Quidditch.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Ah, ho dimenticato di chiederti» disse Hermione allegramente, lanCiando un’occhiata al tavolo di Corvonero, «che cosa è successo all’appuntamento con Cho. Come mai sei tornato così presto?»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Eh… be’, è stato…» rispose Harry, avviCinando a sé un piatto di crostata al rabarbaro per fare il bis, «…un fiasco totale».
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «…e allora» concluse molti minuti più tardi, quando fu sparito anche l’ultimo boccone di dolce, «salta su, così, e dice: “Ci vediamo, Harry” e scappa via!» Posò il cucchiaio e fissò Hermione. «Insomma, ma che cosa vuol dire? Cos’è successo?»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Poco tatto, io?» esclamò Harry, indignato. «Un minuto prima stavamo bene, un minuto dopo mi dice che Roger Davies l’ha invitata a usCire e che andava a pomiCiare con Cedric in quella stupida sala da tè… come mi sarei dovuto sentire?»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Ma… ma» balbettò Harry, «tu mi avevi detto di incontrarCi a mezzogiorno e di portare anche lei; come facevo a non dirglielo?»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Dovevi dirglielo in un modo diverso» spiegò Hermione, sempre con quell’aria paziente che faceva venire i nervi. «Avresti dovuto dire che era una gran seccatura, ma che ti avevo fatto promettere di venire ai Tre ManiCi di Scopa, che a te non andava per niente, e avresti preferito passare tutta la giornata con lei, ma purtroppo ti toccava proprio vedermi, e se per favore, per favore lei poteva venire con te, così forse riusCivi a finire prima. E sarebbe stata una buona idea anche dire che mi trovi brutta» aggiunse Hermione, ripensandoCi.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Harry, sei peggio di Ron… no, è impossibile» sospirò, mentre Ron entrava nella Sala a passi pesanti, infangato e imbronCiato. «Senti… si è arrabbiata quando le hai detto che volevi vedermi, così ha cercato di farti ingelosire. Era il suo modo per scoprire quanto ti piace».
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Era per questo?» domandò Harry, mentre Ron si lasCiava cadere sulla panca di fronte a loro e si avviCinava tutti i piatti a portata di mano. «Ma non sarebbe stato più semplice chiedermi se mi piaceva più di te?»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Proprio così» approvò Harry con calore, guardando il tavolo di Corvonero. Cho si era appena alzata e, sempre senza guardarlo, uscì. Piuttosto avvilito, Harry si rivolse a Ron e Ginny. «Com’è andato l’allenamento?»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Invece sì» la interruppe Ginny. «RaccapricCiante. Angelina era quasi in lacrime, alla fine».
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Ron e Ginny non Ci sono?» chiese Fred guardandosi intorno mentre prendeva una sedia. Quando Harry scosse il capo, aggiunse: «Bene. Stavamo guardando l’allenamento. Li faranno a pezzi. Senza di noi fanno veramente schifo».
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Dài, Ginny non è male» obiettò con onestà George, sedendosi viCino a Fred. «Anzi non so come ha fatto a diventare così brava, visto che non l’abbiamo mai lasCiata giocare con noi».
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «È da quando aveva sei anni che entra di nascosto nel vostro capanno delle scope in giardino e le usa quando non Ci siete» rivelò Hermione da dietro una traballante pila di libri di Antiche Rune.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Ron ha parato almeno un tiro?» chiese Hermione, emergendo da GeroglifiCi e Logogrammi MagiCi.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Sì, può farcela se crede che nessuno lo guardi» rispose Fred, alzando gli occhi al Cielo. «Quindi sabato basta che chiediamo al pubblico di voltarsi ogni volta che la Pluffa arriva dalla sua parte».
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Te l’ho già detto, non ce ne frega tanto dei M.A.G.O.» rispose Fred. «Le Merendine Marinare sono pronte a decollare, abbiamo scoperto come liberarCi di quei brufoli, bastano due gocce di Purvincolo. Ce l’ha suggerito Lee».
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    George sbadigliò sonoramente e guardò sconsolato il nuvoloso Cielo notturno.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Non so nemmeno se ho voglia di vederla, questa partita. Se Zacharias Smith Ci batte, potrei essere costretto a ucCidermi».
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «A ucCidere lui, casomai» disse deCiso Fred.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Hermione» disse Harry scuotendo la testa, «sei brava sui sentimenti e tutto il resto, ma il Quidditch proprio non lo capisCi».
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Forse no» convenne lei cupa, tornando alla sua traduzione, «ma almeno la mia feliCità non dipende dalla bravura di Ron come Portiere».
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    La cosa migliore della partita fu che era stata breve; gli spettatori di Grifondoro avevano dovuto patire solo ventidue minuti. DiffiCile dire qual era stato il momento peggiore: secondo Harry era una dura lotta tra la quattordicesima parata sbagliata da Ron, Sloper che mancava un Bolide ma sferrava una mazzata sui denti ad Angelina, e Kirke che cadeva all’indietro dalla scopa, strillando, mentre Zacharias Smith sfrecCiava verso di lui con la Pluffa. Il miracolo fu che Grifondoro aveva perso solo di dieCi punti: Ginny era riusCita a strappare il BocCino sotto il naso di Summersby, il Cercatore di Tassorosso, così che il punteggio finale fu di duecentoquaranta a duecentotrenta.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Ho avuto fortuna» rispose lei con un’alzata di spalle. «Non era un BocCino molto veloce, e Summersby aveva il raffreddore, ha starnutito e ha chiuso gli occhi al momento sbagliato. Comunque, quando tornerai nella squadra…»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Sei stato squalificato finché la Umbridge rimane a scuola» lo corresse Ginny. «C’è una bella differenza. Comunque, una volta che sarai tornato, credo che proverò a giocare come CacCiatore. Angelina e AliCia se ne vanno l’anno prossimo, e io preferisco segnare che Cercare».
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    Harry apprezzava Angelina per la fiduCia che riponeva in Ron, ma era anche convinto che sarebbe stato più umano lasCiarlo andare. Ron era usCito di campo accompagnato da un coro assordante di Perché Weasley è il nostro re cantato con gran gusto dai Serpeverde, che ormai erano i favoriti nella corsa alla Coppa di Quidditch.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Fred e George si avviCinarono.
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    Fece dei gesti inconsulti con le bracCia, come se nuotasse a cagnolino.
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    Ron si trasCinò a letto poco dopo. Per rispetto verso i suoi sentimenti, Harry aspettò un po’ prima di salire nel dormitorio, così che Ron potesse far finta di dormire, se voleva. Infatti, quando Harry entrò finalmente nella stanza, Ron russava un po’ troppo forte per essere credibile.
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    Harry si infilò nel letto, ripensando alla partita. Era stato immensamente frustrante vederla dagli spalti. La prestazione di Ginny l’aveva abbastanza colpito, ma sapeva che, se avesse giocato lui, avrebbe potuto prendere il BocCino prima… c’era stato un momento in cui aveva svolazzato attorno alla caviglia di Kirke; se Ginny non avesse esitato, avrebbe potuto strappare la vittoria per Grifondoro.
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    Ci provò per un paio di istanti, ma il pensiero di Piton sommato al ricordo della Umbridge non fece che aumentare il suo astio ribollente, e si ritrovò invece a concentrarsi su quanto odiava quei due. Pian piano il russare di Ron sfumò, sostituito da un profondo respiro regolare. Harry impiegò di più a addormentarsi; il corpo era stanco, ma al cervello Ci volle molto tempo per chiudersi.
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    Sognò che Neville e la professoressa Sprite ballavano il valzer nella Stanza delle Necessità, mentre la professoressa McGranitt suonava la cornamusa. Lui rimase a guardarli soddisfatto per un po’, poi deCise di andare a cercare gli altri membri dell’ES.
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    Però quando uscì dalla stanza si ritrovò davanti non l’arazzo di Barnaba il Babbeo, ma una torCia che bruCiava nel suo sostegno sulla parete di pietra. Si voltò lentamente verso sinistra. Lì, alla fine del corridoio privo di finestre, c’era una semplice porta nera.
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    Si avviCinò con crescente ecCitazione. Aveva la strana sensazione che stavolta avrebbe avuto fortuna, e avrebbe trovato il modo di aprirla… era a pochi centimetri, e con il cuore in gola vide una strisCia di luce in basso a destra… la porta era socchiusa… tese la mano per spingerla e…
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    Ron russò in modo genuino e fragoroso, e Harry si svegliò di colpo, la mano destra tesa nel buio, pronta ad aprire una porta che era a centinaia di chilometri da lì. La lasCiò ricadere con un misto di disappunto e senso di colpa. Sapeva che non avrebbe dovuto vedere quella porta, ma allo stesso tempo era così divorato dalla curiosità che non poteva fare a meno di arrabbiarsi con Ron… se solo avesse aspettato un altro minuto per mettersi a russare!
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    Entrarono nella Sala Grande per colazione proprio nel momento in cui i gufi recapitavano la posta del mattino. Hermione non era l’unica ad aspettare con ansia la sua Gazzetta del Profeta: quasi tutti volevano altre notizie sui Mangiamorte evasi, che nonostante i molti avvistamenti non erano ancora stati catturati. Hermione diede uno zellino al gufo e aprì trepidante il giornale, mentre Harry si versava il succo d’aranCia; visto che aveva ricevuto un solo biglietto in tutto l’anno, quando il primo gufo atterrò davanti a lui con un piccolo tonfo, pensò a un errore.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Chi stai cercando?» chiese, spostando con indifferenza il succo d’aranCia da sotto il suo becco e chinandosi per leggere il destinatario:
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    Harry aggrottò la fronte e fece per prendere la lettera ma, prima che Ci riusCisse, altri tre, quattro, Cinque gufi erano attenati e facevano le acrobazie, calpestando il burro e abbattendo la saliera, nel tentativo di consegnare la loro lettera per primi.
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    «Harry!» disse Hermione senza fiato, affondando le mani nella massa di piume ed estraendone un allocco che portava un lungo pacchetto Cilindrico. «Credo di sapere che cosa significa… apri prima questo!»
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    Harry strappò la carta marrone. Ne uscì una copia, arrotolata stretta, del numero di marzo del Cavillo. La srotolò e vide la propria facCia che sorrideva mite in copertina. Sulla foto era scritto, in grandi caratteri rossi:
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    «Bello, no?» domandò Luna, che aveva veleggiato verso il tavolo di Grifondoro e ora si insinuava sulla panca tra Fred e Ron. «È usCito ieri, ho chiesto a papà di mandartene una copia omaggio. Credo che questa» e indicò i gufi ancora accalcati sul tavolo davanti a Harry, «sia la posta dei lettori».
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    Ron e Hermione cominCiarono ad aprire buste.
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    «Questo non ha ancora deCiso» annunCiò Fred, che si era unito con entusiasmo all’apertura delle lettere. «Dice che non sembri matto, ma che non vuole credere che Tu-Sai-Chi sia tornato, perCiò non sa cosa pensare. AcCidenti, che spreco di pergamena».
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    «Eccone un altro che hai convinto, Harry!» esclamò Hermione ecCitata. «Avendo letto la sua versione della storia, sono giunto alla conclusione che La Gazzetta del Profeta le ha reso un vero torto… per quanto poco io desideri credere al ritorno di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, devo convenire che sta dicendo la verità… Oh, ma è meraviglioso!»
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    «Un altro che pensa che tu stia delirando» disse Ron, gettandosi alle spalle una lettera accartocCiata, «…ma quest’altra dice che l’hai convertita e adesso crede che tu sia un vero eroe… ha anche messo una foto… però!»
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    Harry alzò il capo, le mani piene di lettere. La professoressa Umbridge era in piedi alle spalle di Fred e Luna, con gli sporgenti occhi da rana che scrutavano il groviglio di gufi e pergamene sul tavolo davanti a Harry. Alle sue spalle molti studenti sbirCiavano curiosi.
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    «Attento, signor Weasley, o dovrò metterla in punizione» minacCiò la Umbridge. «Allora, signor Potter?»
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    Harry esitò, ma non avrebbe potuto tenere segreto Ciò che aveva fatto; era solo questione di tempo prima che una copia del Cavillo finisse sotto gli occhi della Umbridge.
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    «Questa gente mi scrive perché ho rilasCiato un’intervista» rispose. «Su quello che mi è successo lo scorso giugno».
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    Per qualche motivo lanCiò uno sguardo al tavolo dei professori. Aveva la strana sensazione che Silente l’avesse osservato fino a un attimo prima, ma quando si voltò lo vide immerso in una conversazione con il professor Vitious.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    E le lanCiò la copia del Cavillo. Lei l’afferrò e fissò la copertina. Il suo viso pallido e paffuto si ricoprì di chiazze viola.
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    «Non Ci saranno più finesettimana a Hogsmeade per lei, signor Potter» sibilò. «Come osa… come ha potuto…» Respirò a fondo. «Ho provato e riprovato a insegnarle a non dire bugie. A quanto pare il messaggio non è giunto a destinazione. Cinquanta punti in meno a Grifondoro e un’altra settimana di punizione».
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Cos’è di preCiso che ti rende tanto felice?» le chiese Harry.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Oh, Harry, ma non capisCi?» sussurrò lei. «Se voleva essere assolutamente certa che ogni persona nella scuola leggesse l’intervista, non doveva far altro che bandirla!»
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    E a quanto pareva, Hermione era nel giusto. Verso la fine della giornata, anche se Harry non aveva visto in giro nemmeno un angolino del Cavillo, tutti Citavano l’intervista. Harry li sentiva sussurrare in fila fuori dalle lezioni, a pranzo e in fondo alle aule, e Hermione riferì che nei bagni delle ragazze, dov’era stata prima dell’ora di Antiche Rune, non si parlava d’altro.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Agli insegnanti naturalmente era proibito menzionare l’intervista per via del Decreto Didattico Numero Ventisei, ma trovarono lo stesso il modo di esprimere i loro sentimenti. La professoressa Sprite assegnò venti punti a Grifondoro quando Harry le passò l’annaffiatoio; un radioso professor Vitious gli infilò in mano una scatola di garruli topi di zucchero alla fine della lezione di Incantesimi, disse «Ssst!» e corse via; e la professoressa Cooman scoppiò in singhiozzi isteriCi durante Divinazione e annunCiò alla classe sbalordita, e a una Umbridge quanto mai contrariata, che dopotutto Harry non sarebbe morto precocemente, ma avrebbe raggiunto un’età veneranda, sarebbe diventato Ministro della Magia e avrebbe avuto dodiCi figli.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    A lui dispiacque sentire che aveva versato altre lacrime, ma fu contento che gli rivolgesse di nuovo la parola, e lo fu ancora di più quando lei gli scoccò un rapido baCio sulla guanCia prima di correre via. E, cosa incredibile, quando arrivò all’aula di Trasfigurazione avvenne un fatto altrettanto positivo: Seamus uscì dalla fila e gli si parò davanti.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Se c’era bisogno di qualcos’altro per completare la feliCità di Harry, fu la reazione di Malfoy, Tiger e Goyle. Li vide confabulare in biblioteca più tardi quel pomeriggio: erano in compagnia di un ragazzo allampanato che, sussurrò Hermione, si chiamava Theodore Nott. Si voltarono verso Harry mentre lui cercava dei libri sullo Svanimento Parziale. Goyle fece scrocchiare minacCioso le nocche e Malfoy bisbigliò qualcosa di indubbiamente malevolo a Tiger. Harry sapeva benissimo perché si comportavano così: aveva Citato tutti i loro padri tra i Mangiamorte.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «E la cosa più bella» gongolò Hermione quando usCirono dalla biblioteca, «è che non possono contraddirti, perché non possono ammettere di aver letto l’intervista!»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    A coronare il tutto, Luna annunCiò durante la cena che nessun numero del Cavillo era mai andato esaurito così in fretta.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Papà vuole ristampare!» annunCiò a Harry, con gli occhi che sporgevano dall’ecCitazione. «Non riesce a crederCi, dice che alla gente questo interessa perfino di più degli Snorticoli Cornuti!»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Harry fu salutato come un eroe nella sala comune di Grifondoro, quella sera. Fred e George, temerari, avevano scagliato un Incantesimo di Ingrandimento sulla copertina del Cavillo e l’avevano appesa al muro, così che una testa gigantesca di Harry sorvegliava tutto, e ogni tanto tuonava: «MINISTERO DI DEFICiENTI» e «VAI A MANGIARE LETAME, UMBRIDGE». Hermione non lo trovò molto divertente; disse che disturbava la sua concentrazione e finì per andare a letto presto, irritata. Harry dovette ammettere che dopo un’ora o due il manifesto non era più tanto buffo, soprattutto quando l’incantesimo parlante cominCiò a svanire, e gridava parole sconnesse come “LETAME” e “UMBRIDGE” a intervalli sempre più frequenti e con voce sempre più acuta. Anzi cominCiò a dargli il mal di testa, e la sua Cicatrice riprese a bruCiare in modo sgradevole. Tra i borbottii contrariati di quelli che, seduti attorno a luì, gli chiedevano di raccontare per l’ennesima volta l’intervista, annunCiò che anche lui aveva bisogno di andare a riposare.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Il dormitorio era vuoto. Appoggiò per un momento la fronte contro il vetro freddo della finestra accanto al letto; era un sollievo per la Cicatrice. Poi si svestì e si infilò sotto le coperte, sperando che il mal di testa passasse. Aveva anche un po’ di nausea. Si voltò su un fianco, chiuse gli occhi e si addormentò quasi subito…
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    LasCiò la presa sulla poltrona e la aggirò, si avviCinò all’uomo a terra e gli si fermò davanti, guardandolo da un’altezza maggiore del solito.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Sì, mio Signore, sì… io lavoravo in quell’UffiCio dopo… dopotutto…»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    L’uomo in ginocchio quasi cadde in avanti per la fretta di obbedire. La sua facCia era butterata; le CicatriCi risaltavano alla luce della candela. Rimase un po’ curvo, come sul punto di inchinarsi, e rivolse occhiate terrorizzate al viso di Harry.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Hai fatto bene a riferirmelo» disse Harry. «Molto bene… Ho sprecato mesi in piani infruttuosi, a quanto pare… ma non importa… da questo momento ricominCiamo da capo. Hai la gratitudine di Lord Voldemort, Rookwood…»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Solo nella stanza buia, Harry si voltò verso la parete. Uno specchio scheggiato e annerito dal tempo era appeso nell’ombra. Harry si avviCinò. La sua immagine riflessa si fece più grande e chiara nel buio… un volto più bianco di un teschio… occhi rossi, con pupille come fessure…
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Cosa?» gridò una voce nelle viCinanze.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Harry si agitò, si avviluppò nelle tende e cadde dal letto. Per qualche secondo non seppe dove si trovava; era convinto che avrebbe visto il volto bianco simile a un teschio che lo guardava nel buio; poi la voce di Ron disse, molto viCino: «La smetti di fare il pazzo, così ti tiro fuori di qui?»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Ron aprì le tende e Harry, disteso sulla schiena, con la Cicatrice che bruCiava, lo fissò alla luce della luna. Ron si stava preparando per andare a dormire, e aveva un bracCio fuori dalla veste.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Harry gemette e ricadde tremante sul letto, strofinandosi la Cicatrice.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Portato via qualcosa… ha detto che Bode sapeva che non poteva farlo… Bode era sotto la Maledizione Imperius… credo che abbia detto che gliel’aveva lanCiata il padre di Malfoy».
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Hai detto» mormorò Ron, avviCinandosi all’orecchio di Harry con la scusa di versarsi dell’acqua dalla brocca sul comodino, «che eri Tu-Sai-Chi?»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Con “loro” intendeva Silente. Tornò a letto e si voltò su un fianco, dando le spalle a Ron, e dopo un po’ sentì anche il materasso accanto Cigolare. La Cicatrice cominCiò a bruCiargli; strinse forte il cusCino tra i denti per non lasCiarsi sfuggire dei gemiti. Da qualche parte, Avery veniva punito.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Harry e Ron aspettarono fino all’intervallo, il giorno dopo, per raccontare tutto a Hermione; volevano essere assolutamente certi di non essere ascoltati. Nel loro solito angolo fresco e ventoso del cortile, Harry le raccontò ogni dettaglio che riuscì a ricordare del sogno. Quando finì, lei non disse nulla per qualche istante, ma fissò con una sorta di dolorosa intensità Fred e George: entrambi senza testa, vendevano cappelli magiCi da sotto i mantelli all’altro capo del cortile.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Ecco perché l’hanno ucCiso, allora» disse piano, distogliendo infine lo sguardo dai gemelli. «Quando Bode ha cercato di rubare l’arma, gli è successo qualcosa di strano. Credo che quella cosa abbia degli incantesimi difensivi, per impedire alla gente di toccarla. Ecco perché era al San Mungo: il suo cervello era danneggiato e non riusCiva più a parlare. Ma ricordate che cos’ha detto la Guaritrice? Che stava migliorando. E non potevano rischiare che guarisse, no? Voglio dire, lo shock di quello che è successo quando ha toccato l’arma probabilmente ha interrotto la Maledizione Imperius. Una volta recuperata la parola, Bode avrebbe raccontato tutto. Si sarebbe saputo che era stato mandato a rubare l’arma. Naturalmente è stato faCile per LuCius Malfoy scagliare la Maledizione su di lui. È sempre al Ministero, no?»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Era lì anche il giorno della mia udienza» disse Harry. «Nel… aspetta un attimo…» continuò pensieroso, «era nel corridoio dell’UffiCio Misteri, quel giorno! Tuo padre ha detto che probabilmente stava cercando di scoprire che cosa succedeva all’udienza, ma se invece…»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Sturgis Podmore…» boccheggiò Hermione. «È stato arrestato per aver cercato di forzare una porta! LuCius Malfoy deve aver beccato anche lui! Scommetto che l’ha fatto il giorno in cui l’hai visto lì, Harry. Sturgis aveva il Mantello dell’Invisibilità di Moody, no? Allora forse era lì, invisibile, di guardia alla porta, e Malfoy l’ha sentito muoversi… o ha immaginato che Ci fosse qualcuno… o magari ha lanCiato la Maledizione Imperius comunque, nel caso che Ci fosse qualcuno di guardia. Così, appena Sturgis ne ha avuto l’opportunità, probabilmente quando è stato di nuovo il suo turno di guardia, ha cercato di entrare nell’UffiCio per rubare l’arma per Voldemort… Ron, sta’ zitto… ma è stato catturato e spedito ad Azkaban». Fissò Harry intensamente.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    La settimana non migliorò. Harry prese due “D” in Pozioni; era ancora sulle spine all’idea che Hagrid potesse essere licenziato; e non poteva fare a meno di ripensare al sogno in cui lui era stato Voldemort, anche se non ne parlò più con i suoi amiCi: non voleva un’altra sgridata da Hermione. Avrebbe tanto desiderato poterne parlare con Sirius, ma era fuori discussione, perCiò cercò di respingere il pensiero in fondo alla mente.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Un paio di settimane dopo il sogno su Rookwood, Harry si trovava ancora una volta in ginocchio sul pavimento dell’uffiCio di Piton, cercando di schiarirsi la mente. Era appena stato costretto a rivivere un flusso di ricordi molto remoti, che non sapeva nemmeno di possedere ancora, la maggior parte dei quali riguardava le umiliazioni che gli erano state inflitte da Dudley e dalla sua banda alle scuole elementari.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Non lo so» rispose Harry, alzandosi esausto. Trovava sempre più diffiCile sbrogliare ricordi distinti dal groviglio di immagini e suoni che Piton continuava a richiamare. «Vuol dire quello in cui mio cugino cercava di farmi entrare in piedi nel water?»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Ci fu una pausa, durante la quale Harry fissò intensamente una grossa rana sospesa in un vasetto di liquido viola.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Tu sai perché siamo qui, vero, Potter?» chiese Piton con voce bassa e minacCiosa. «Tu sai perché sto sprecando le mie serate in questo lavoro tedioso?»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Giusto, Potter. E per quanto tu possa essere tardo…» Harry tornò a guardare Piton con odio, «pensavo che dopo oltre due mesi di lezioni saresti riusCito a fare qualche progresso. Quanti altri sogni hai fatto sull’Oscuro Signore?»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Forse» mormorò Piton socchiudendo gli occhi neri e freddi, «forse a te in realtà piace fare questi sogni e avere queste visioni, Potter. Forse ti fanno sentire speCiale… importante?»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Tanto meglio, Potter» disse Piton gelido, «perché tu non sei né speCiale né importante, e non sta a te scoprire che cosa l’Oscuro Signore dice ai suoi Mangiamorte».
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Sì, Potter» sibilò, con un lucCichio negli occhi. «È compito mio. Ora, se sei pronto, ricominCiamo».
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Un centinaio di Dissennatori si avviCinavano a Harry attraverso il lago… contrasse il viso per concentrarsi… si avviCinavano… vedeva i buchi neri sotto i loro cappucCi… eppure vedeva ancora Piton in piedi davanti a lui, gli occhi fissi sul suo viso, che mormorava a mezza voce… e in qualche modo l’immagine di Piton si faceva più chiara, e quella dei Dissennatori sfumava…
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    La veste di Harry era bagnata sulla schiena. Uno dei contenitori alle sue spalle si era rotto; la cosa visCida che c’era dentro si agitava in quel che restava della pozione.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Reparo» disse Piton e il reCipiente si sigillò all’istante. «Bene, Potter… questo è stato un vero miglioramento…» Con il respiro un po’ affannoso, Piton sistemò meglio il Pensatolo in cui aveva riposto alcuni pensieri prima della lezione, come per assicurarsi che Ci fossero ancora. «Non ricordo di averti insegnato a usare un Sortilegio Scudo… ma senza dubbio è stato efficace…»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Harry fu percorso da un brivido di terrore; era certo che stava per pagare caro quanto era appena successo. Tornarono in posizione, con la scrivania a separarli, e Harry era convinto che stavolta sarebbe stato molto più diffiCile svuotare la mente.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Stava correndo lungo il corridoio dell’UffiCio Misteri, davanti alle pareti di pietra, alle torce accese… la porta nera si faceva sempre più grande; lui correva così forte che Ci avrebbe sbattuto contro, era a pochi metri e vedeva la strisCia di debole luce azzurra…
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    La porta si era aperta! Era entrato, finalmente, in una stanza Circolare con pareti e pavimento neri, illuminata da candele con la fiamma azzurra, e c’erano molte altre porte intorno… ma qual era quella giusta…?
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Harry aprì gli occhi. Era di nuovo disteso sulla schiena, senza alcun ricordo di come Ci era finito; stava ansimando, come se avesse davvero corso lungo il corridoio dell’UffiCio Misteri, avesse davvero oltrepassato la porta nera e trovato la stanza Circolare.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Io… non so che cos’è successo» disse sinceramente Harry, alzandosi. Aveva un bozzo sulla nuca, dove aveva sbattuto, e si sentiva febbriCitante. «Non l’avevo mai visto prima. Gliel’ho detto, ho sognato la porta… ma non si era mai aperta…»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Sei pigro e sCiatto, Potter, e non mi meraviglia che l’Oscuro Signore…»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Harry sentì dei rumori soffocati provenire, gli sembrava, dalla Sala d’Ingresso. Piton si voltò verso di lui, acCigliato.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Le grida venivano proprio dalla Sala d’Ingresso e si facevano sempre più forti via via che Harry correva verso le scale che risalivano dal sotterraneo. Trovò la Sala d’Ingresso piena di gente; gli studenti erano usCiti in massa dalla Sala Grande, dove la cena era ancora in corso, per vedere che cosa stava succedendo; altri si erano affollati sulla scalinata di marmo. Harry si fece strada fra un gruppo di Serpeverde e vide che gli spettatori si erano disposti in un ampio cerchio, alcuni sbalorditi, altri addirittura spaventati. La professoressa McGranitt era al capo opposto della Sala rispetto a Harry e guardava la scena nauseata.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    La professoressa Cooman era al centro della Sala d’Ingresso, con la bacchetta in una mano e una bottiglia di sherry vuota nell’altra, e l’aria completamente folle. I capelli le stavano diritti sulla testa, gli occhiali erano storti così che un occhio risultava più dilatato dell’altro; i suoi numerosi sCialli le pendevano disordinati dalle spalle, dando l’impressione che si stesse disfacendo. Due grossi bauli giacevano sul pavimento accanto a lei, uno rovesCiato, come se fossero stati gettati dalle scale. Lei fissava con evidente terrore qualcosa che Harry non poteva vedere ma che a quanto pareva era ai piedi della scala.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Lei non p-può!» ululò la Cooman, con le lacrime che scendevano sotto le lenti enormi. «Lei non p-può licenziarmi! Sono q-qui da sediCi anni! H-Hogwarts è la mia c-casa!»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Era la sua casa» la corresse la Umbridge, e Harry trovò rivoltante la gioia sulla sua facCia da rospo mentre guardava la Cooman che si lasCiava cadere su uno dei bauli, singhiozzando in maniera incontrollabile, «fino a un’ora fa, quando il Ministro della Magia ha controfirmato il suo Ordine di Licenziamento. Ora la prego di togliersi dall’ingresso. Ci mette tutti in imbarazzo».
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Ma rimase a guardare compiaCiuta la Cooman che rabbrividiva e gemeva dondolandosi avanti e indietro in un crescendo di dolore. Harry sentì un singhiozzo soffocato alla sua sinistra e si voltò. Lavanda e Calì piangevano entrambe in silenzio, abbracCiate. Poi sentì dei passi. La professoressa McGranitt si era avviCinata con passo sicuro alla Cooman, e ora le batteva con deCisione sulla schiena, porgendole un grande fazzoletto.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Su, su, Sibilla… calmati… soffiati il naso… non è così brutto come sembra… non dovrai lasCiare Hogwarts…»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Il portone di querCia si era aperto. Gli studenti si fecero da parte quando Silente apparve sulla soglia. Harry non immaginava proprio che cosa stesse facendo fuori, ma c’era qualcosa di impressionante nella sua figura immobile sulla porta, stagliata contro una notte stranamente nebbiosa. LasCiandosi le porte aperte alle spalle, avanzò sorridendo all’interno del cerchio degli spettatori verso la professoressa Cooman, in lacrime e tremante sul suo baule, con la McGranitt accanto.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    La professoressa Sprite uscì in fretta dalla folla e afferrò l’altro bracCio della Cooman. Insieme la guidarono su per le scale, passando davanti alla Umbridge. Il professor Vitious puntò la bacchetta davanti a sé, esclamò «Baule Locomotor!» e il bagaglio della Cooman si alzò a mezz’aria e la seguì per le scale, con Vitious a chiudere il corteo.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Si voltò verso le porte aperte, dalle quali stava entrando la foschia della notte. Harry sentì un rumore di zoccoli. Nella Sala si diffuse un mormorio attonito e quelli accanto all’ingresso si spostarono preCipitosamente ancora più indietro; alcuni inCiamparono per la fretta di fare strada al nuovo venuto.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Era ora di colazione, due giorni dopo il licenziamento della professoressa Cooman, e Calì si arricCiava le Ciglia con la bacchetta e osservava l’effetto sul dorso di un cucchiaio. Quella mattina avrebbero avuto la loro prima lezione con Fiorenzo.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Non proprio» rispose indifferente Hermione, continuando a leggere La Gazzetta del Profeta. «Non mi sono mai piaCiuti molto i cavalli».
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Un centauro affasCinante…» sospirò Calì.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Non troppo bene, poverina» rispose Lavanda comprensiva. «Piange tutto il tempo e dice che preferirebbe lasCiare il castello per sempre, piuttosto che restare sotto lo stesso tetto della Umbridge, e non so darle torto. La Umbridge si è comportata malissimo, vi pare?»
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Ho la sensazione che abbia appena cominCiato a comportarsi malissimo» commentò cupa Hermione.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Ricorda le mie parole: vorrà vendicarsi di Silente perché ha assunto un nuovo insegnante senza consultarla». Hermione chiuse deCisa il giornale. «Soprattutto un altro semiumano. Non hai notato la sua facCia quando ha visto Fiorenzo?»
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Come credi che farebbe Fiorenzo a salire lassù?» replicò lei, voltando la testa per lanCiargli un’occhiata sdegnosa. «Terrà lezione nell’aula undiCi, c’era l’avviso in bacheca ieri».
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    L’aula undiCi si trovava al pianterreno e dava sul corridoio che univa la Sala d’Ingresso alla Sala Grande. Harry sapeva che veniva usata di rado e aveva l’aspetto vagamente trascurato di un ripostiglio o di un magazzino. PerCiò rimase a bocca aperta quando, entrando dietro a Ron, si trovò in mezzo a una radura nella foresta.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Alberi erano spuntati dal pavimento coperto di soffice muschio, e i rami frondosi si allargavano a nascondere soffitto e finestre, riempiendo l’aula di obliqui raggi di soffusa, screziata luce verde. Gli studenti già arrivati erano seduti per terra a gambe incroCiate, appoggiati a tronchi o massi, le bracCia strette attorno alle ginocchia o sul petto, e tutti avevano l’aria deCisamente nervosa. Fiorenzo era immobile al centro della radura.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Oh… salve». Harry strinse la mano del centauro, i cui incredibili occhi azzurri lo fissarono senza batter Ciglio e senza un sorriso. «Piacere di vederti».
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Il piacere è mio». Fiorenzo chinò la testa di un biondo chiarissimo. «Era destino che le nostre strade tornassero a incroCiarsi».
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Quando la porta fu chiusa e anche l’ultimo studente si fu seduto su un ceppo d’albero comparso accanto al cestino della carta stracCia, Fiorenzo fece un ampio gesto col bracCio.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Scusi… ehm… signore» balbettò Calì, alzando la mano, «perché no? Ci siamo già stati con Hagrid, e non Ci fa paura!»
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Branco?» chiese confusa Lavanda, e Harry intuì che pensava a una mandria di mucche. «Ma che cosa… oh!» Aveva capito. «Vuol dire che Ci sono altri centauri?»
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «CominCiamo» disse Fiorenzo. Scrollò la lunga coda dorata e levò le mani verso il baldacchino di foglie che li sovrastava, per poi abbassarle lentamente: la luce nella stanza si affievolì, aumentando l’impressione di trovarsi in una radura della foresta sul calar della sera. Il soffitto si accese di stelle. Ci furono parecchi oooh e mormorii stupiti, e Ron esclamò: «AcCi…!»
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Sdraiatevi» disse Fiorenzo, «e osservate il Cielo. Lassù, per coloro che sanno vedere, è scritto il destino delle nostre speCie».
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «So che a lezione di Astronomia avete imparato i nomi dei pianeti e delle loro lune» proseguì Fiorenzo, «e avete tracCiato le mappe del movimento delle stelle attraverso il Cielo. Di quei movimenti, i centauri hanno dipanato i segreti nel corso dei secoli, e le nostre scoperte Ci hanno insegnato che nel Cielo è possibile intravedere il futuro…»
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Con la professoressa Cooman abbiamo studiato l’Astrologia!» esclamò ecCitata Calì, restando distesa a panCia in su e agitando una mano sopra di sé. «Marte provoca inCidenti e scottature e cose del genere, e quando forma con Saturno un angolo così…» e tracCiò per aria un angolo retto, «…bisogna fare attenzione a maneggiare le cose che scottano…»
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Futili, piccoli inCidenti umani…» proseguì Fiorenzo, gli zoccoli tambureggianti sul pavimento muschioso «…che per il vasto universo non hanno più importanza di un affannarsi di formiche, e nulla hanno a che fare col movimento dei pianeti».
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «La professoressa Cooman…» cominCiò a protestare Calì.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «…è un’umana» disse Fiorenzo con sempliCità. «E per questo è impacCiata dai paraocchi e dalle pastoie tipiche della vostra speCie».
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Harry lanCiò un’occhiata in tralice a Calì: sembrava deCisamente offesa, come diversi altri studenti.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Forse Sibilla Cooman possiede la Vista» riprese Fiorenzo, camminando avanti e indietro e scrollando di nuovo la coda, «ma perlopiù spreca il tempo dedicandosi a quell’assurdità presuntuosa che gli umani definiscono “predizione del futuro”. Invece io sono qui per spiegarvi la saggezza dei centauri, che è impersonale e imparziale. Noi osserviamo i Cieli per individuare l’insorgere delle grandi ondate di malvagità o i mutamenti che talvolta appaiono iscritti lassù. E sono necessari anche dieCi anni per essere sicuri di aver interpretato nel modo giusto quel che abbiamo visto».
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Nell’ultima decade si sono avute avvisaglie che la speCie dei maghi sta vivendo solo una breve parentesi di quiete fra due guerre. Marte, latore di battaglie, arde luminoso sopra di noi e suggerisce l’imminente scoppio di un nuovo conflitto. Fra quanto tempo, i centauri possono tentare di predirlo bruCiando speCiali erbe e foglie, e osservando il fumo e le fiamme…»
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Fu la lezione più strana a cui Harry avesse mai assistito. BruCiarono salvia e malva sul pavimento dell’aula, e Fiorenzo li invitò a cercare particolari forme e simboli nei vapori pungenti, ma non si scompose quando nessuno di loro riuscì a vederne uno solo. Di rado, spiegò, gli umani erano capaCi di scorgerli, e gli stessi centauri impiegavano anni per padroneggiare quell’arte; in ogni caso — concluse — era sCiocco riporre in quei metodi una fede eccessiva, perché perfino i centauri a volte ne traevano conclusioni sbagliate. Era diverso da qualunque insegnante umano Harry avesse mai avuto. Sembrava più interessato a convincerli che niente era infallibile — nemmeno le conoscenze dei centauri — che a trasmettere il suo sapere agli allievi.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Non è che sia stato chiarissimo, eh?» commentò Ron a voce bassa mentre spegnevano il fuocherello di foglie di malva. «Ci avrebbe fatto comodo saperne di più su questa guerra che sembra stia per scoppiare…»
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Il suono della campanella li fece trasalire. Harry si era del tutto scordato di essere nel castello; era convinto di trovarsi davvero nella foresta. Gli studenti usCirono dall’aula uno dopo l’altro, un po’ perplessi.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Allora comunicagli un messaggio da parte mia. Il suo tentativo non porta a nulla. Farebbe meglio a lasCiar perdere».
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «E farebbe meglio a lasCiar perdere» disse Fiorenzo, e annuì. «Lo avvertirei io, ma non sarebbe prudente se mi avviCinassi alla foresta… Hagrid ha già abbastanza guai senza dovervi aggiungere una zuffa fra centauri».
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Dato che la Umbridge continuava ad assistere a tutte le lezioni di Cura delle Creature Magiche, non fu faCile trasmettere a Hagrid il messaggio di Fiorenzo. Alla fine Harry finse di aver dimenticato la sua copia degli Animali FantastiCi: Dove Trovarli, e tornò indietro dopo la lezione. Quando gli riferì le parole di Fiorenzo, Hagrid — che quel giorno aveva tutt’e due gli occhi neri e gonfi — lo fissò per un momento come preso alla sprovvista. Però si ricompose alla svelta.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Tipo a posto, Fiorenzo» brontolò, sollevando un baCile pieno di cacche di Knarl, «ma stavolta mica sa di cosa parla. Il tentativo va una meraviglia».
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «C’è delle cose più importanti che tenersi il lavoro» replicò Hagrid; però le mani gli tremavano tanto che il baCile gli sfuggì e finì per terra. «Non preoccuparti per me, Harry. Adesso vai, fa’ il bravo».
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Harry non ebbe altra scelta che lasCiarlo lì a ripulire il pavimento dalle cacche di Knarl, ma si sentiva deCisamente abbacchiato.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Nel frattempo, come gli insegnanti e Hermione continuavano a ripetere, i G.U.F.O. erano sempre più viCini. Chi più chi meno, tutti gli studenti del quinto anno erano molto tesi, ma Hannah Abbott fu la prima ad andare in crisi. Era scoppiata in singhiozzi durante Erbologia, gemendo che era troppo stupida per superare gli esami e tanto valeva mollare subito la scuola, e Madama Chips dovette somministrarle una Pozione Rilassante.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Non fosse stato per le lezioni dell’ES, Harry avrebbe toccato il fondo dell’infeliCità. Aveva l’impressione di vivere per le ore che passava nella Stanza delle Necessità, a lavorare sodo ma anche a divertirsi, e soprattutto a gonfiarsi d’orgoglio nel notare i miglioramenti ottenuti dai suoi compagni. A volte si chiedeva come avrebbe reagito la Umbridge quando tutti i membri dell’ES avessero preso “Eccezionale” nell’esame di Difesa contro le Arti Oscure.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Fra l’entusiasmo generale avevano finalmente cominCiato a lavorare sui Patronus, anche se, come continuava a ricordare loro Harry, evocarne uno in tutta sicurezza e in un’aula illuminata a giorno era ben diverso dall’evocarlo di fronte a un Dissennatore.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Non fare il guastafeste» lo rimproverò allegramente Cho, seguendo con lo sguardo il suo Patronus — un Cigno argenteo — che svolazzava nella Stanza delle Necessità durante la loro ultima lezione prima delle vacanze pasquali. «Sono così carini!»
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Non devono essere carini, devono proteggerti» le spiegò Harry paziente. «Quello che Ci servirebbe è un MollicCio o qualcosa del genere… è così che ho imparato: evocando un Patronus mentre il MollicCio faceva finta di essere un Dissennatore…»
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Ma sarebbe spaventoso!» disse Lavanda, dalla cui bacchetta usCivano solo sputacchianti sbuffi di vapore argenteo. «E a me… ancora… non riesce!» aggiunse stizzita.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Nemmeno Neville se la cavava troppo bene. Aveva il volto contratto in una smorfia di concentrazione, ma dalla punta della sua bacchetta usCivano solo sparuti Ciuffi di fumo grigio.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Ci provo» disse avvilito Neville, e in effetti s’impegnava tanto che aveva la facCia tonda luCida di sudore.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Però sono carini» disse Hermione, guardando con affetto il suo Patronus, una sCintillante lontra argentea che continuava a saltellarle attorno.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    All’improvviso, la porta della Stanza delle Necessità si aprì e si richiuse. Harry si voltò per vedere chi era entrato, ma non vide nessuno. Gli Ci volle un momento prima di rendersi conto che i ragazzi più viCini alla porta erano ammutoliti. Un attimo dopo si sentì strattonare la veste all’altezza del ginocchio, e abbassando stupefatto lo sguardo vide Dobby l’elfo domestico che lo guardava da sotto i suoi otto berretti di lana.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Ciao, Dobby!» disse. «Che cosa fai… Cosa succede?»
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    L’elfo aveva gli occhi sbarrati e tremava da capo a piedi. Gli studenti più viCini a Harry si erano zittiti, gli occhi fissi su Dobby. I pochi Patronus che erano riusCiti a evocare svanirono in una nebbiolina perlacea, lasCiando la stanza molto più buia di prima.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Harry Potter, signore…» squittì l’elfo, senza smettere di tremare. «Harry Potter, signore… Dobby viene per avvertire… ma gli elfi domestiCi non possono parlare…»
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    Si lanCiò a capofitto contro il muro. Harry, ormai abituato alle autopunizioni di Dobby, fece per agguantarlo, ma l’urto fu attutito dagli otto berretti e l’elfo si limitò a rimbalzare sulla pietra. Hermione e qualche altra ragazza emisero strilli di paura e compassione.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Cos’è successo, Dobby?» chiese Harry, afferrandolo per un bracCio sottile, per tenerlo alla larga da qualunque cosa potesse fargli del male.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Dobby si colpì con il pugno libero, e Harry si affrettò a bloccargli anche l’altro bracCio.
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    Dobby annuì, e subito tentò di sbattergli la testa sulle ginocchia, ma con pari prontezza Harry tese le bracCia per tenerlo a distanza.
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    La risposta era scritta chiaramente sul viso sconvolto dell’elfo. Dato che aveva le bracCia bloccate, Dobby tentò di prendersi a calCi e cadde sulle ginocchia.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Dobby lanCiò un ululato e cominCiò a pestare i piedi nudi sul pavimento.
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    Si lanCiarono tutti insieme verso l’usCita, accalcandosi sulla porta; poi cominCiarono a riversarsi nel corridoio. Harry sentì i primi allontanarsi di corsa e si augurò che avessero il buonsenso di non andare verso i rispettivi dormitori. Mancavano ancora dieCi minuti alle nove: se si fossero rifugiati in biblioteca o nella Guferia, tutt’e due più viCine…
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Dobby…» disse. «Questo è un ordine: torna in cuCina con gli altri elfi, e se lei ti chiede se mi hai avvertito, menti e rispondi di no! E ti proibisco di farti del male!» aggiunse. LasCiò andare l’elfo e uscì per ultimo dalla Stanza delle Necessità, sbattendosi la porta alle spalle.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Grazie, Harry Potter!» squittì Dobby e filò via. Harry si guardò intorno: i suoi compagni se la stavano svignando così alla svelta che per un momento intravide solo un turbinio di piedi in fondo al corridoio, e poi più nulla. Si slanCiò verso destra; più avanti c’era un bagno, se fosse riusCito a raggiungerlo poteva fingere di essere sempre stato lì…
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Qualcosa lo aveva afferrato alle caviglie, facendogli fare una caduta spettacolare… prima di fermarsi, sCivolò in avanti per quasi due metri. Qualcuno rideva alle sue spalle. Rotolò sulla schiena e vide Malfoy nascosto in una nicchia, dietro un orrido vaso a forma di drago.
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    «Incantesimo d’InCiampo, Potter!» disse soddisfatto. «Ehi, professoressa… PROFESSORESSA! Ne ho preso uno!»
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    «È lui!» esultò, vedendo Harry sul pavimento. «Eccellente, Draco, eccellente, oh, sì… Cinquanta punti a Serpeverde! Adesso Ci penso io… in piedi, Potter!»
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    Harry si rialzò, fulminandoli con gli occhi. Non aveva mai visto la Umbridge così soddisfatta. Gli strinse le dita come una morsa attorno al bracCio e si voltò sorridendo verso Malfoy.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Cerchi di acchiapparne qualcun altro, Draco. Dica agli altri di controllare in biblioteca… chiunque abbia il fiatone… e anche nei bagni, la signorina Parkinson può controllare quello delle ragazze… andate, svelti… Quanto a lei, Potter…» aggiunse con la sua voce più sommessa e più pericolosa, mentre Malfoy si allontanava, «verrà con me nell’uffiCio del Preside».
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    Furono davanti al gargoyle di pietra nel giro di pochi minuti. Harry continuava a chiedersi se avevano catturato qualcun altro. Pensò a Ron — la signora Weasley lo avrebbe strozzato — e a come Ci sarebbe rimasta male Hermione se l’avessero espulsa prima del G.U.F.O. E per Seamus quella era stata la prima riunione… e Neville era così migliorato…
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    «Ape Frizzola» cantilenò la Umbridge; il gargoyle si scostò, la parete si spalancò e i due salirono la scala mobile di pietra. Quando raggiunsero la luCida porta col batacchio a forma di grifone, la Umbridge, sempre tenendo stretto Harry, entrò senza nemmeno bussare.
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    L’uffiCio era pieno. Silente era seduto dietro la scrivania, l’espressione serena, le lunghe dita unite in punta. La professoressa McGranitt gli stava accanto, irrigidita dalla tensione. Cornelius Caramell, il Ministro della Magia, si dondolava gongolante sulla punta dei piedi accanto al fuoco. Kingsley Shacklebolt e un mago dall’aria dura, con cortissimi capelli ispidi, che Harry non aveva mai visto, erano piazzati ai lati della porta come guardie; e l’occhialuto, lentigginoso Percy Weasley osCillava ecCitato accanto a una parete, una penna d’oca e un rotolo di pergamena fra le mani, pronto a prendere appunti.
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    Quella sera i ritratti degli antichi Presidi non stavano sonnecchiando. Erano tutti vigili e seri, lo sguardo fisso su quanto accadeva sotto di loro. Quando Harry entrò, alcuni si spostarono nei quadri viCini, scambiandosi bisbigli ansiosi.
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    Harry lo ricambiò con la sua occhiata più velenosa. Si sentiva il cuore in gola, ma il cervello stranamente freddo e luCido.
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    «Cercava di raggiungere la Torre di Grifondoro» disse la Umbridge. Nella sua voce vibrava un’ecCitazione indecente, la stessa gioia perversa che Harry le aveva visto mentre guardava la professoressa Cooman sCiogliersi in lacrime nella Sala d’Ingresso. «È stato il giovane Malfoy a fermarlo».
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    «Malfoy, eh?» si compiacque Caramell. «Devo ricordarmi di dirlo a LuCius. Bene, Potter… suppongo che tu sappia perché sei qui, vero?»
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    Harry era pronto a rispondere con un “sì” di sfida: aveva già aperto la bocca e la parola gli era già quasi usCita dalle labbra quando vide il volto di Silente. Non guardava esattamente lui — teneva gli occhi fissi su un punto appena sopra le sue spalle — ma lo vide chiaramente scuotere il capo di una frazione di centimetro.
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    «No» disse Harry deCiso.
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    Lo sguardo incredulo di Caramell si spostò da lui alla professoressa Umbridge; Harry ne approfittò per lanCiare di soppiatto un’altra occhiata a Silente, e lo vide rivolgere al tappeto un impercettibile cenno d’assenso e l’ombra di una strizzata d’occhio.
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    «Dunque non sai» riprese Caramell, la voce traboccante sarcasmo, «perché la professoressa Umbridge ti ha portato in questo uffiCio? Non ti rendi conto di aver infranto le regole della scuola?»
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    «Sì, sì, permesso accordato». Mentre la Umbridge usCiva svelta dall’uffiCio, Caramell lanCiò un’occhiata maligna a Silente. «Non c’è nulla di meglio di un buon testimone, eh, Silente?»
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    Dopo un’attesa di vari minuti, durante i quali tutti evitarono di guardarsi, Harry sentì aprirsi la porta. La Umbridge gli passò accanto, tenendo una mano sulla spalla della ricCiuta amica di Cho, Marietta, che si nascondeva la facCia tra le mani.
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    «Non abbia paura, cara, non ce n’è bisogno» la incoraggiò mielata, dandole dei colpetti rassicuranti sulla schiena. «Andrà tutto bene. Ha fatto la cosa giusta. Il Ministro è molto contento di lei. Dirà a sua madre quanto è stata brava. Sua madre» spiegò, lanCiando un’occhiata a Caramell, «è la signora Edgecombe dell’UffiCio del Trasporto Magico, Autorità della Metropolvere… Ci aiuta a sorvegliare i camini di Hogwarts».
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    Marietta quasi non fece in tempo ad abbassare le mani e alzare la testa che Caramell indietreggiò sgomento, evitando per un pelo di finire nel fuoco, e prese a calpestare imprecando l’orlo bruCiacchiato del mantello. Con un gemito, Marietta si tirò il colletto della veste fin sopra gli occhi, ma tutti fecero in tempo a vederle la facCia orribilmente sfigurata da una serie di fitte pustole purpuree che le si allargavano sul naso e sulle guance formando la parola spia.
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    «E va bene, sCiocca ragazza, glielo dirò io» scattò la Umbridge.
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    «Le cose stanno così, signor Ministro» cominCiò, stampandosi sul viso il solito sorriso nauseante. «Questa sera dopo cena, la signorina Edgecombe è venuta nel mio uffiCio e ha detto di volermi confidare qualcosa. Se fossi andata in una stanza appartata al settimo piano, nota come Stanza delle Necessità, vi avrei trovato qualcosa di molto interessante. L’ho interrogata più a fondo, e alla fine lei ha ammesso che lassù si sarebbe svolta una speCie di riunione. Purtroppo a questo punto è entrata in azione una fattura» e accennò stizzita alla facCia sempre nascosta di Marietta, «e non appena la ragazza si è vista allo specchio è rimasta troppo sconvolta per aggiungere altro».
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    «Bene bene» ripeté Caramell, fissando Marietta con quella che secondo lui era un’espressione gentile e paterna. «Sei stata molto coraggiosa, mia cara, a raccontare tutto alla professoressa Umbridge. Hai fatto bene. Adesso, da brava, perché non mi diCi che cosa succedeva durante queste riunioni? Qual era il loro scopo? Chi vi parteCipava?»
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    «Non c’è una controfattura?» chiese impaziente Caramell alla Umbridge, accennando alla facCia di Marietta. «In modo che possa parlare liberamente?»
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    «Non sono ancora riusCita a trovarla» ammise imbronCiata la Umbridge, e Harry provò un impeto di orgoglio per l’abilità di Hermione. «Comunque non importa se non vuole parlare. Da questo punto in poi, posso andare avanti io.
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    «Come ricorderà, Ministro, in ottobre le avevo spedito un rapporto per riferirle di un incontro fra Potter e alcuni suoi amiCi alla Testa di Porco a Hogsmeade…»
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    «Ho la testimonianza di Willy Widdershins, Minerva, che in quel momento si trovava per caso al bar. Era bendato da capo a piedi, è vero, ma sentiva perfettamente» rispose compiaCiuta la Umbridge. «Ha ascoltato ogni parola pronunCiata da Potter e si è preCipitato a scuola per riferirmele…»
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    «Ecco perché non è stato punito per la faccenda dei gabinetti rigurgitanti!» esclamò la professoressa McGranitt inarcando le sopracCiglia. «È davvero interessante scoprire il funzionamento del nostro sistema giudiziario!»
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    «Grazie, FortebracCio, basta così» disse Silente a voce bassa.
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    «Scopo della riunione» proseguì la professoressa Umbridge, «era persuadere i convenuti a aderire a un’assoCiazione illegale, al fine di apprendere incantesimi e maledizioni che il Ministero ha ritenuto inadatti a studenti così giovani…»
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    Harry lo fissò. Non riusCiva a capire come il Preside potesse sperare di tirarlo fuori dai guai; se Willy Widdershins aveva davvero sentito tutto quello che era stato detto alla Testa di Porco, per lui non c’era scampo.
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    «Oho!» esclamò Caramell, osCillando di nuovo sulla punta dei piedi. «Sì, sentiamo la tua ultima trovata per salvare il collo a Potter! Avanti, Silente, va’ avanti… Willy Widdershins ha mentito, no? O forse quello alla Testa di Porco era il gemello di Potter? O magari è la solita spiegazione semplice semplice che coinvolge un viaggio nel tempo, un morto che torna in vita e un paio di Dissennatori invisibili?»
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    Harry soffocò l’impulso di prenderlo a calCi. Poi, stupefatto, vide Silente sorridere affabile.
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    «Non intendo negare — e nemmeno, ne sono sicuro, lo negherà Harry — che quel giorno si trovava alla Testa di Porco allo scopo di reclutare studenti per formare un gruppo di Difesa contro le Arti Oscure. Mi limito a farti notare che Dolores sbaglia affermando che un gruppo del genere fosse all’epoca illegale. Se ben ricordi, il Decreto Ministeriale che bandiva tutte le assoCiazioni di studenti è entrato in vigore solo due giorni dopo quell’incontro, perCiò al momento Harry non stava infrangendo un bel niente».
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    Percy aveva tutta l’aria di avere appena ricevuto un ceffone in piena facCia. Caramell si bloccò a bocca aperta a metà di un balzello.
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    «È vero, Preside» disse con un sorriso dolCiastro, «ma ormai sono passati quasi sei mesi dall’entrata in vigore del Decreto Didattico Numero Ventiquattro. Se la prima riunione non era illegale, tutte le successive lo sono state senz’altro».
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    Mentre Silente parlava, Harry sentì un frusCio alle proprie spalle ed ebbe l’impressione che Kingsley bisbigliasse qualcosa. E avrebbe anche giurato di sentirsi sfiorare da un tocco delicato, come uno spiffero o un frullo d’ali, ma quando abbassò lo sguardo non vide nulla.
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    «Può aggiornarCi sulle riunioni tenute negli ultimi sei mesi?» chiese Silente, inarcando le sopracCiglia. «Avevo l’impressione che avesse parlato semplicemente di una riunione in corso questa sera».
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    «Signorina Edgecombe, mia cara» si affrettò a dire la Umbridge, «Ci racconti da quanto tempo vanno avanti questi incontri. Le basterà annuire o scuotere la testa… sono sicura che i suoi brufoli non ne risentiranno. Allora… si sono svolti regolarmente negli ultimi sei mesi?»
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    Tutti nella stanza fissavano Marietta, anche se soltanto i suoi occhi erano visibili fra il colletto rialzato e la frangia di capelli ricCi. Forse era un effetto della luce danzante del fuoco nel camino, ma i suoi occhi apparivano stranamente vitrei. E poi — lasCiando Harry a bocca aperta — Marietta fece un cenno di diniego.
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    «Temo che lei non abbia capito la domanda, vero, cara? Le ho chiesto se negli ultimi sei mesi ha parteCipato a queste riunioni. C’è andata, non è vero?»
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    «A me sembra chiaro» intervenne brusca la professoressa McGranitt. «Vuol dire che negli ultimi sei mesi non Ci sono state riunioni segrete. Giusto, signorina Edgecombe?»
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    «Di solito» la informò gelida la McGranitt, «se una persona scuote il capo vuole dire “no”. PerCiò, a meno che la signorina Edgecombe stia usando un linguaggio dei segni ignoto agli umani…»
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    Marietta era rimasta immobile esattamente dove la Umbridge l’aveva lasCiata. Non sembrava turbata da quell’aggressione improvvisa, né sollevata per la sua fine: aveva lo sguardo fisso davanti a sé e continuava a tenere il colletto sollevato fino agli occhi stranamente vacui.
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    Un sospetto improvviso, connesso al bisbiglio di Kingsley e alla sensazione che qualcosa gli fosse passato accanto, si affacCiò nella mente di Harry.
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    «Dolores» disse Caramell, con l’aria di chi vuole chiarire la faccenda una volta per tutte, «la riunione di stasera… quella che sappiamo per certo esserCi stata…»
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    «Sì». La Umbridge riacquistò faticosamente il controllo. «Sì… Non appena la signorina Edgecombe mi ha avvertito, sono salita subito al settimo piano insieme ad alcuni studenti fidati, in modo da sorprendere i parteCipanti in flagrante. Però qualcuno deve averli avvertiti, perché al nostro arrivo stavano fuggendo da tutte le parti. Comunque non importa. Ho i loro nomi. La signorina Parkinson è andata nella Stanza delle Necessità per vedere se vi avessero lasCiato qualcosa: Ci servivano prove, e le abbiamo trovate».
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    LanCiò un’occhiata a Silente, fermo accanto a Marietta, con la bacchetta ancora in mano.
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    «Visto che nome hanno scelto?» sussurrò Caramell. «EserCito di Silente».
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    Silente tese una mano e prese a sua volta la pergamena. Fissò le parole tracCiate da Hermione pochi mesi prima, e per un momento parve ammutolito. Ma quasi subito rialzò lo sguardo sorridendo.
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    «E così il gioco è finito» disse. «GradisCi una confessione scritta, Caramell, o ti basta una dichiarazione di fronte a questi testimoni?»
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    «EserCito di Silente, Caramell» ripeté Silente senza smettere di sorridere, sventolandogli la lista sotto il naso. «Non EserCito di Potter. EserCito di Silente».
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    Un lampo d’improvvisa comprensione brillò sul volto di Caramell. Arretrò di scatto, inorridito, lanCiò un grido e balzò di nuovo lontano dal fuoco.
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    «Tu?» bisbigliò, rimettendosi a calpestare il mantello bruCiacchiato.
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    «Hai reclutato questi studenti per il tuo… eserCito?»
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    Kingsley gli lanCiò uno sguardo di avvertimento e la McGranitt lo fulminò con gli occhi, ma Harry aveva capito che cosa aveva intenzione di fare Silente e non poteva permetterglielo.
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    «Sta’ calmo, Harry, o temo che dovrai usCire dal mio uffiCio» lo zittì Silente.
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    «Sì, Potter, chiudi il becco!» latrò Caramell, che continuava a fissare Silente con una speCie di inorridita esultanza. «Bene, bene, bene… ero venuto qui pensando di espellere Potter, e invece…»
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    «Quando parlava dell’eserCito che voleva organizzare contro il Ministero… il complotto per rovesCiarmi…?»
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    «Benissimo» disse raggiante Caramell. «Fanne una copia, Weasley, e mandala al La Gazzetta del Profeta. Se usiamo un gufo espresso dovremmo farcela per l’edizione del mattino!» Percy sfrecCiò fuori dalla stanza, sbattendosi la porta alle spalle, e Caramell tornò a voltarsi verso Silente. «Quanto a te, adesso sarai scortato al Ministero per la formalizzazione dell’accusa, e poi ad Azkaban in attesa del giudizio!»
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    «Ah, sì» disse gentilmente Silente. «Sì, penso che Ci sia un piccolo intralCio…,»
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    «IntralCio?» La voce di Caramell vibrava ancora di gioia. «Non vedo intralCi, Silente!»
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    «Mi pare che tu nutra l’illusione che vi seguirò — com’è che si dice? — senza opporre resistenza. Ma temo che non sia questo il caso, Cornelius. Non ho alcuna intenzione di finire ad Azkaban. Potrei evadere, naturalmente, ma sarebbe un tale spreco di tempo e, in tutta sincerità, Ci sono diverse altre occupazioni alle quali preferirei dedicarmi».
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    La facCia della Umbridge stava diventando sempre più rossa, come se qualcuno le stesse riempiendo la testa di acqua bollente. Caramell fissava Silente con l’aria sCiocca di chi ha appena ricevuto un colpo inatteso e ancora non riesce a capire cos’è successo. Emise un suono strozzato e si voltò a guardare Kingsley e l’uomo con i corti capelli grigi, il solo nella stanza a essere rimasto in silenzio fino ad allora. Quest’ultimo gli rivolse un cenno rassicurante e fece un passo avanti. Harry vide la sua mano muoversi quasi distrattamente verso una tasca.
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    Il mago chiamato Dawlish sbatté le palpebre con aria deCisamente stupida, e guardò di nuovo Caramell come aspettando l’imbeccata.
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    «Per la barba di Merlino, no» rispose sorridendo Silente. «A meno che non siate così sCiocchi da costringermi a farlo».
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    Un lampo argenteo attraversò la stanza, risuonò un botto simile a uno sparo e il pavimento tremò; una mano afferrò Harry per la collottola e lo costrinse a gettarsi a terra, mentre esplodeva una seconda saetta argentea; parecchi ritratti urlarono, Fanny stridette e l’aria si riempì di polvere. Tossendo, Harry vide una figura scura accasCiarsi a terra davanti a lui, sentì uno strillo e un tonfo, qualcuno gridò «No!», un vetro andò in frantumi, e poi un trepestio frenetico, un grugnito… infine silenzio.
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    Harry voltò a fatica la testa per vedere chi stava tentando di strangolarlo, e riconobbe la professoressa McGranitt: aveva trasCinato lui e Marietta lontano dal pericolo. Il polverone fluttuava ancora nell’aria tutt’attorno. Mentre cercava di riprendere fiato, Harry vide avviCinarsi una figura molto alta.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    La polvere finì di depositarsi, mostrando le disastrose condizioni dell’uffiCio: la scrivania era stata rovesCiata, e così pure i tavoli dalle lunghe gambe sottili; gli strumenti d’argento erano in pezzi; Caramell, la Umbridge, Kingsley e Dawlish erano a terra, privi di sensi. Fanny la Fenice si librava in ampi cerchi sopra di loro, cantando sommessamente.
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    Non sapeva da che parte cominCiare: da quanto gli dispiaceva di aver organizzato l’ES e provocato tanti guai, o da come si sentiva in colpa perché lui era costretto ad andarsene? Ma Silente lo interruppe senza lasCiargli il tempo di aggiungere altro.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Ascolta, Harry» disse in fretta. «Devi studiare Occlumanzia col massimo impegno, hai capito? Fa’ tutto quello che ti dice il professor Piton ed eserCitati tutte le sere prima di dormire, in modo da chiudere la mente ai brutti sogni… capirai fin troppo presto il perché… ma devi promettermi…»
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    Non appena le dita di Silente gli presero il polso, un dolore lanCinante attraversò la Cicatrice sulla fronte di Harry, e di nuovo il ragazzo provò un desiderio terribile di colpire Silente con uno scatto serpentino, di morderlo, di fargli del male…
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Fanny fece il giro dell’uffiCio e si librò bassa sopra di lui. Silente lasCiò andare Harry e levò una mano per afferrare la lunga coda dorata della fenice. Un attimo dopo erano entrambi scomparsi in un lampo di fuoco.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Non può essersi Smaterializzato!» graCidò la Umbridge. «È impossibile dentro la scuola…»
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    «Le scale!» esclamò Dawlish. Si slanCiò verso la porta, la spalancò d’impeto e sparì, seguito da Kingsley e dalla Umbridge. Caramell esitò, poi si alzò lentamente in piedi, spolverandosi alla meglio la veste. Seguì un lungo silenzio impacCiato.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Caramell parve non sentirla. Stava perlustrando con lo sguardo l’uffiCio sottosopra. Alcuni ritratti gli sibilarono contro, e un paio gli rivolsero addirittura gestacCi insolenti.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Gli avvisi erano comparsi in tutta la scuola durante la notte, ma non spiegavano come mai ogni singolo abitante del castello fosse al corrente del fatto che Silente aveva sconfitto due Auror, l’Inquisitore Supremo, il Ministro della Magia e il suo Assistente per poi svanire nel nulla. Ovunque Harry andasse, il solo argomento di conversazione era la fuga di Silente, e anche se nel passare di bocca in bocca alcuni particolari erano stati travisati (sentì una ragazza del secondo anno assicurare a un’altra che Caramell era stato ricoverato al San Mungo con una zucca al posto della testa), l’accuratezza delle informazioni era incredibile. Per esempio, tutti sapevano che Harry e Marietta erano stati gli uniCi ragazzi presenti nell’uffiCio del Preside e, dato che Marietta era tenuta sotto chiave in infermeria, Harry si ritrovò assediato dalle richieste di un resoconto di prima mano.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Silente non Ci metterà molto a ricomparire» disse fiduCioso Ernie Macmillan, dopo aver ascoltato la storia di Harry mentre tornavano da Erbologia. «Non sono riusCiti a eliminarlo quando eravamo al secondo anno e non Ci riusCiranno neanche stavolta. Il Frate Grasso mi ha detto» e abbassò la voce con tono da cospiratore, costringendo Harry, Ron e Hermione ad avviCinarsi per sentirlo, «che ieri sera, dopo averlo cercato in lungo e in largo nel castello e tutt’attorno, la Umbridge ha tentato di rientrare nel suo uffiCio, però non è riusCita a superare il gargoyle. L’uffiCio del Preside è sigillato, per lei». Ernie ridacchiò. «A quanto pare, la cosa non le è piaCiuta».
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Immagino che non vedesse l’ora di sistemarsi là dentro» commentò aCida Hermione, salendo i gradini di pietra che portavano nella Sala d’Ingresso. «E di spadroneggiare da lassù su tutti gli insegnanti, quella stupida vecchia tronfia avida…»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Ehi, Granger, Ci tieni davvero a finire la frase?»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Draco Malfoy era sbucato da dietro una porta, con Tiger e Goyle alle calcagna. La sua pallida facCia aguzza era accesa di malizia.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Temo che dovrò togliere qualche punto a Grifondoro e a Tassorosso» annunCiò in tono strasCicato.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «La Squadra d’Inquisizione, Granger». Malfoy indicò una piccola “I” d’argento sulla veste, subito sotto la spilla da prefetto. «Un gruppo di studenti, scelti personalmente dalla professoressa Umbridge, che sostengono il Ministero della Magia. E chi fa parte della Squadra d’Inquisizione ha il potere di sottrarre punti… perCiò, Granger, te ne toglierò Cinque per aver parlato in modo scortese della nostra nuova Preside. E Cinque a te, Macmillan, per avermi contraddetto. Cinque a te, Potter, perché mi sei antipatico. Weasley, hai la camiCia fuori posto, perCiò ne toglierò Cinque anche a te. E… oh, sì, dimenticavo che sei una Mezzosangue, Granger, perCiò via altri dieCi».
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Ma Harry, Ron e Hermione si erano già voltati verso le grandi clessidre incastonate nella parete alle loro spalle, dove erano segnati i punti di ogni Casa. Quella mattina, Grifondoro e Corvonero erano in testa alla pari. Ma ora, davanti ai loro occhi, molte piccole pietre sCintillanti volarono in alto, diminuendo la quantità nella parte in basso. In effetti, la sola clessidra che sembrava invariata era quella di Serpeverde, ancora piena di smeraldi.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Malfoy Ci ha appena tolto un sacco di punti» protestò Harry furibondo, guardando le pietre spostarsi verso l’alto nella clessidra di Grifondoro.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Sì, durante l’intervallo Montague Ci ha provato anche con noi» disse George.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Non è riusCito a finire la frase» rispose Fred. «Anche perché lo abbiamo infilato a capofitto dentro l’Armadio Svanitore al primo piano».
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Non finché Montague non ricompare, e potrebbero volerCi settimane. Chissà dove è andato a sbattere» replicò imperterrito Fred. «E poi abbiamo deCiso che non c’importa niente di finire nei guai».
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Certo» rispose George. «Non Ci hanno mai espulso, no?»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Anche se magari ogni tanto l’abbiamo superato di un filino» preCisò George.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Proprio non Ci arrivi, eh?» Fred le sorrise. «Non c’interessa restare qui. Ce ne andremmo in questo istante, se prima non volessimo dimostrare il nostro sostegno a Silente. Ragion per cui…» e controllò l’orologio, «sta per cominCiare la Fase Uno. Se fossi in voi, per pranzo farei in modo di trovarmi nella Sala Grande, così gli insegnanti non potranno accusarvi di essere coinvolti».
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Penso che sia una buona idea toglierCi da qui, sapete» disse nervosa Hermione. «Nel caso…»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Harry lanCiò un’occhiata a Ron e Hermione, che avevano entrambi l’aria allarmata. Scrollò le spalle e seguì Gazza risalendo la marea di studenti affamati per tornare nella Sala d’Ingresso.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Sissignore… glielo dicevo da anni, a Silente, che era troppo tenero con voialtri». Sbottò in una risatina maligna. «Voi sudiCioni non avreste mai tirato una sola Pallottola Puzzola se aveste saputo che potevo cavarvi la pelle a frustate! E nessuno avrebbe osato lanCiare Frisbee Zannuti nei corridoi se avessi potuto appendervi per le caviglie nel mio uffiCio! Ma quando entrerà in vigore il Decreto Didattico Numero Ventinove, allora avrò mano libera… e lei ha chiesto al Ministro di firmare un ordine per l’espulsione di Pix… oh, sì! Le cose saranno molto diverse, con lei al timone…»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «EccoCi arrivati» annunCiò Gazza sogghignando. Batté tre colpi sulla porta della professoressa Umbridge e la aprì. «Potter per lei, signora».
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    L’uffiCio della Umbridge, così familiare a Harry dopo tante punizioni, era sempre il solito, tranne che sulla scrivania era comparsa una grossa targa di legno con la parola Preside scritta in lettere dorate. Con una fitta al cuore, Harry vide la sua Firebolt e le Tornado di Fred e George incatenate con lucchetti a un robusto piolo di ferro infilato nella parete alle spalle della Umbridge.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Di niente, signora». Gazza s’inchinò per quanto glielo permettevano i suoi reumatismi e uscì camminando a ritroso.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Si sieda» ordinò la Umbridge brusca, indicando una sedia. Harry obbedì. Lei riprese a scrivere, lasCiandolo a fissare i disgustosi gattini che sgambettavano sui piatti appesi alla parete, e a chiedersi quali nuovi orrori avesse in serbo.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Bene» disse finalmente, posando la piuma e fissandolo con l’aria soddisfatta di un rospo che si acCinge a ingoiare una mosca particolarmente succulenta. «Che cosa le andrebbe di bere?»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Desidero che lei beva qualcosa insieme a me» insisté la Umbridge con una dolcezza minacCiosa. «Scelga qualcosa».
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Di scatto Harry accostò la tazza alle labbra, e altrettanto di scatto la riabbassò. Uno degli orridi gattini dietro la Umbridge aveva grandi, tondi occhi blu identiCi all’occhio magico di Malocchio Moody, e a Harry era appena venuto in mente che cosa avrebbe detto Malocchio se fosse venuto a sapere che aveva bevuto una cosa offerta da un nemico.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Harry avviCinò di nuovo la tazza alla bocca e, guardandosi bene dallo schiudere le labbra, finse di sorseggiare. Il sorriso della Umbridge si allargò.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Beva, beva» disse lei, sempre sorridendo. «Allora, Potter, smettiamola con questi giochetti. Io so che lei sa dove si trova. Voi due Ci siete dentro fino al collo, dall’inizio. Consideri la sua posizione…»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Molto bene» disse la Umbridge, deCisamente contrariata. «In tal caso sarà così gentile da dirmi dov’è Sirius Black».
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Harry sentì una morsa chiudergli lo stomaco e la mano che reggeva la tazza tremò, facendola tintinnare contro il piattino. La riavviCinò alle labbra — sempre sigillate — e la inclinò tanto che un po’ di tè caldo gli gocCiolò sulla veste.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Benissimo, Potter. Per questa volta accetterò la sua parola, ma lei è avvertito: ho il pieno appoggio del Ministero. Tutti i canali di comunicazione della scuola sono sotto controllo. Un Controllore Metropolvere tiene d’occhio ogni camino di Hogwarts… tranne il mio, naturalmente. La Squadra d’Inquisizione fermerà tutti i gufi per aprire e leggere la posta in entrata e in usCita dal castello. E il signor Gazza sorveglierà i passaggi segreti. Se trovo uno stracCio di prova…»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Perfino il pavimento tremò. Sbigottita, la Umbridge sCivolò di lato e fu costretta ad aggrapparsi alla scrivania per non cadere.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Stava guardando la porta e Harry ne approfittò per svuotare la tazza ancora piena nel vaso di fiori secchi più viCino. Dal piano di sotto arrivava un frastuono di urla e passi di corsa.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Torni a pranzo, Potter!» gridò la Umbridge. Levò la bacchetta e si preCipitò fuori dall’uffiCio. Dopo averle concesso pochi secondi di vantaggio, Harry si affrettò a seguirla per vedere l’origine di quel pandemonio.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Non gli fu diffiCile scoprirlo. Un piano più sotto regnava il caos. Qualcuno (e lui aveva un’idea molto preCisa di chi fosse) aveva dato fuoco a quella che sembrava un’intera cassa di fuochi d’artifiCio magiCi.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Draghi formati da sCintille verdi e oro sfrecCiavano nei corridoi emettendo vampe roventi e botti assordanti; girandole rosa shocking grandi quasi due metri sibilavano nell’aria, simili a pericolosi dischi volanti; razzi dalle lunghe code di lucCicanti stelle argentate rimbalzavano sui muri; bengala tracCiavano parolacce a mezz’aria; petardi esplodevano dappertutto come mine; e invece di consumarsi e svanire — o fermarsi e spegnersi — tutte quelle meraviglie pirotecniche sembravano acquistare energia e veloCità.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    A metà delle scale, Gazza e la Umbridge sembravano paralizzati dall’orrore. Harry vide una delle girandole più grandi deCidere che le occorreva più spazio di manovra e roteare verso di loro con un sibilo sinistro. I due si chinarono di scatto con uno strillo atterrito e la girandola sfrecCiò fuori dalla finestra alle loro spalle. Nel frattempo, diversi draghi e un grosso pipistrello violetto che emetteva minacCiosi sbuffi di fumo approfittarono della porta aperta in fondo al corridoio per svignarsela verso il secondo piano.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Svelto, Gazza!» strillò la Umbridge. «Se non facCiamo qualcosa si spargeranno per tutta la scuola… StupefiCium!»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Uno zampillo di luce rossa scaturì dalla punta della sua bacchetta e centrò un razzo… ma invece di bloccarsi, quello esplose con tanta violenza da aprire un foro nel quadro di una strega dall’aria melensa in mezzo a un campo; la strega riuscì a fuggire appena in tempo, per riapparire pochi secondi dopo schiacCiata nel quadro viCino, dove due maghi impegnati in una partita a carte si alzarono galantemente per farle posto.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Ha ragione, Preside!» ansimò Gazza, che essendo un Magonò non sarebbe riusCito a Schiantare un bel niente. Si tuffò in un viCino ripostiglio, ne riemerse con una scopa e cominCiò ad agitarla verso i fuochi turbinanti: nel giro di pochi istanti, la scopa era in fiamme.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Lo spero» sussurrò George, asCiugandosi le lacrime. «Oh, mi auguro che provi a farli Evanescere… a ogni tentativo si moltiplicano per dieCi».
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    I fuochi d’artifiCio continuarono a sfrigolare e a dilagare per tutta la scuola, ma anche se erano deCisamente rumorosi, in particolare i petardi, gli altri insegnanti non parvero preoccupati.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Ma guarda» commentò sarcastica la professoressa McGranitt quando un drago entrò nella sua aula, sparando botti e sputando fiamme. «Signorina Brown, le dispiacerebbe correre a informare la Preside che abbiamo in classe un fuoco d’artifiCio fuggiasco?»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Il risultato fu che la professoressa Umbridge passò il suo primo pomeriggio da Preside correndo qua e là per rispondere agli appelli degli altri insegnanti, nessuno dei quali sembrava in grado di liberarsi dei fuochi d’artifiCio senza il suo aiuto. Mentre tornava alla Torre di Grifondoro alla fine delle lezioni, fu con immensa soddisfazione che Harry vide una Umbridge arruffata e sporca di fuliggine usCire barcollando, la facCia luCida di sudore, dall’aula del professor Vitious.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Mille grazie, professoressa!» le gridò dietro il professor Vitious con la sua vocetta stridula. «Naturalmente avrei potuto sbarazzarmi da solo di quei bengala, ma non ero sicuro di averne l’autorità». E sorridendo le chiuse la porta dell’aula sulla facCia ringhiosa.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Erano fantastiCi, quei fuochi» disse ammirata.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Grazie». George sembrava al tempo stesso sorpreso e compiaCiuto. «I Fuochi Forsennati Weasley. Purtroppo abbiamo dato fondo a tutte le nostre scorte; adesso Ci toccherà ricominCiare da capo».
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Ne è valsa la pena, però» disse Fred, che stava raccogliendo ordinazioni dai voCianti Grifondoro. «Se vuoi aggiungere il tuo nome alla lista delle prenotazioni, Hermione, sono Cinque galeoni per una scatola di Spari Standard e venti per una di Detonazioni Deluxe…»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Perché non Ci prendiamo una sera libera?» suggerì allegramente lei, mentre un razzo Coda d’Argento Weasley sfrecCiava davanti alla finestra. «In fondo le vacanze di Pasqua cominCiano venerdì e avremo un sacco di tempo per studiare».
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Un’ora dopo, quando Harry e Ron andarono a letto, in lontananza risuonavano ancora i botti dei fuochi fuggitivi; e mentre si spogliavano, un petardo passò davanti alla Torre tracCiando risoluto nel Cielo la parola “CACCA”.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Harry s’infilò nel letto sbadigliando. Senza gli occhiali, i fuochi che di tanto in tanto passavano davanti alla finestra gli apparivano come chiazze indistinte, simili a nubi sCintillanti, belle e misteriose contro il Cielo nero. Si rigirò, chiedendosi che cosa ne pensava la Umbridge del suo primo giorno al posto di Silente e come avrebbe reagito Caramell alla notizia che a Hogwarts regnava il caos. Chiuse gli occhi sorridendo fra sé…
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    I sibili e i botti dei fuochi d’artifiCio sembravano allontanarsi… o forse era lui che si allontanava da loro…
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Era di nuovo nel corridoio che conduceva all’UffiCio Misteri e si dirigeva a passo svelto verso la solita porta nera… fa’ che si apra… fa’ che si apra…
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Si aprì. Era dentro la stanza Circolare dalle molte porte… La attraversò senza esitare, spinse una porta identica alla prima, e anche quella si aprì…
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Ecco che si trovava in un locale fiocamente illuminato, alto e vasto come una cattedrale, pieno di file e file di scaffali torreggianti, ognuno coperto da piccole, polverose sfere di vetro… l’ecCitazione accelerò i battiti del suo cuore… sapeva dove andare… cominCiò a correre, e tuttavia i suoi piedi non rimbombavano nell’enorme stanza deserta…
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    La Cicatrice bruCiava…
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Harry sentì Ron e Dean alzarsi e correre alla finestra, ma lui rimase a letto, immobile e silenzioso, mentre il dolore alla Cicatrice si placava e un’ondata di delusione lo sommergeva. Aveva l’impressione che qualcosa di meraviglioso gli fosse stato strappato di mano all’ultimo momento… c’era arrivato così viCino, stavolta.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Passò il giorno successivo con la paura di quel che avrebbe detto Piton scoprendo quanto si era addentrato nell’UffiCio Misteri durante l’ultimo sogno. Si sentiva tremendamente in colpa per non essersi mai eserCitato dall’ultima lezione, e del resto da quando Silente se n’era andato erano successe troppe cose ed era certo che, per quanto potesse sforzarsi, non sarebbe mai riusCito a svuotare la mente. Però dubitava che Piton fosse disposto ad accettare quella scusa.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Tentò di fare qualche eserCizio all’ultimo minuto durante le lezioni, ma fu inutile. Tutte le volte che restava in silenzio, cercando di cancellare pensieri ed emozioni, Hermione gli chiedeva se qualcosa non andava. E tutto sommato non era l’ideale svuotarsi il cervello mentre gli insegnanti ti mitragliavano con un fuoco di fila di domande.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Rassegnato al peggio, dopo cena si diresse verso l’uffiCio di Piton. A metà della Sala d’Ingresso, vide Cho venire in fretta verso di lui.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Sì, d’accordo» replicò Harry imbronCiato. Era convinto che Cho avrebbe potuto scegliere con più cura le proprie amiCizie; era una scarsa consolazione, per quanto lo riguardava, che Marietta fosse sempre chiusa in infermeria e Madama Chips non avesse ancora trovato un rimedio per i suoi brufoli.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Una ragazza deliziosa che ha commesso un errore? Ci ha traditi tutti quanti, te inclusa!»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Be’… ce la siamo cavata, no?» insisté Cho in tono supplichevole. «Sua mamma lavora al Ministero, sai, e per lei è diffiCile…»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Anche il papà di Ron lavora al Ministero!» sbottò Harry, furioso. «E nel caso ti sia sfuggito, lui non va in giro con spia scritto sulla facCia…»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Secondo me è stata un’idea geniale» ribatté gelido Harry. Il volto di Cho parve prendere fuoco e i suoi occhi lucCicarono.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Schiumante di rabbia, Harry scese le scale che portavano al sotterraneo e, pur sapendo per esperienza che se fosse arrivato pieno di collera e risentimento sarebbe stato più faCile per Piton penetrargli nella mente, non poté impedirsi di rimuginare su un altro paio di cosette da dire a Cho sulla sua amica Marietta.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Gli dava la schiena, e come al solito stava rimuovendo alcuni dei suoi pensieri per versarli nel Pensatoio di Silente. LasCiò cadere l’ultimo filo argenteo nel baCile di pietra e si voltò verso di lui.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Allora» gli chiese, «ti sei eserCitato?»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Non lo sapevo» disse Malfoy, lanCiando un’occhiata furtiva a Harry, che si sentì arrossire. Avrebbe dato qualunque cosa per potergli gridare la verità o, meglio ancora, per scagliargli una robusta fattura.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Si voltò e uscì in fretta dall’uffiCio. Prima di seguirlo, Malfoy fissò Harry e mosse le labbra a sillabare «Ripetizioni?», poi se ne andò anche lui.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Furioso, Harry mise via la bacchetta e fece per usCire. Almeno aveva davanti ventiquattr’ore per eserCitarsi; era stato fortunato a cavarsela per il rotto della cuffia, ma era dura sapere che Malfoy avrebbe raccontato a tutta la scuola che Potter aveva bisogno di ripetizioni in Pozioni.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Era già alla porta quando la vide: una chiazza di luce tremolante che danzava sullo stipite. Si fermò a guardarla perplesso, e poi ricordò: somigliava alle luCi viste in sogno la notte prima nella seconda stanza dell’UffiCio Misteri.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Si voltò. La luce veniva dal Pensatoio sulla scrivania. Il suo contenuto bianco-argenteo fluttuava e turbinava. I pensieri di Piton… quelli che voleva tenere segreti nel caso che Harry fosse riusCito a superare le sue difese…
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Di nuovo la luce argentea tremò sulla parete… Harry fece due passi verso la scrivania, riflettendo. Possibile che fossero informazioni sull’UffiCio Misteri che Piton voleva tenergli nascoste?
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Si guardò alle spalle, il cuore che batteva sempre più forte e rapido. Quanto Ci sarebbe voluto a Piton per estrarre Montague dal water? E sarebbe tornato subito in uffiCio o lo avrebbe accompagnato in infermeria? Era molto più probabile che lo accompagnasse… in fin dei conti Montague era il Capitano della squadra di Quidditch di Serpeverde, e Piton avrebbe voluto assicurarsi che stesse bene.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Superò la breve distanza che ancora lo separava dal Pensatoio e rimase immobile, lo sguardo immerso nelle sue profondità. Esitò, le orecchie tese, poi estrasse di nuovo la bacchetta. Nell’uffiCio e nel corridoio regnava il più assoluto silenzio.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Immerse la punta della bacchetta nel fluido argenteo, che prese a turbinare rapido, e quando si sporse sul Pensatoio vide che il suo contenuto era diventato trasparente. Ancora una volta guardava una stanza dall’alto, attraverso un foro Circolare nel soffitto… Per la preCisione, e a meno di non sbagliarsi di grosso, quella era la Sala Grande.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Il suo fiato appannò la superfiCie dei pensieri di Piton… il suo cervello sembrava incapace di deCidere… era assurdo, ma la tentazione era irresistibile… tremava da capo a piedi… Piton poteva tornare da un momento all’altro… poi pensò alla rabbia di Cho e al ghigno di Malfoy, e una folle audaCia s’impadronì di lui.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Prese fiato e tuffò il viso dentro i pensieri di Piton. Un attimo dopo, il pavimento dell’uffiCio sussultò, rovesCiandolo a capofitto nel Pensatoio…
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    PreCipitava in un’oscurità gelida, rotolando furiosamente, e poi…
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Era al centro della Sala Grande, ma le tavole delle quattro Case erano scomparse. C’erano invece oltre un centinaio di tavoli più piccoli, tutti rivolti nella stessa direzione, Ciascuno occupato da uno studente chino a scrivere su un rotolo di pergamena. L’unico suono era il raspare delle piume e il raro frusCio di una pergamena smossa. A quanto pareva, era in corso un esame.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    E infatti eccolo là, seduto alla destra di Harry. Il giovane Piton aveva un aspetto pallido, filacCioso, come una pianta cresCiuta al buio. Aveva sottili capelli flosCi e unti che sfioravano il banco, mentre scriveva col naso adunco a un centimetro dalla pergamena. Harry si spostò alle sue spalle e lesse l’intestazione dell’esame: DIFESA CONTRO LE ARTI OSCURE — GIUDIZIO UNICO PER I FATTUCCHIERI ORDINARI.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Dunque Piton doveva avere quindiCi o sediCi anni, più o meno l’età di Harry. La sua mano volava sulla pergamena; aveva scritto almeno trenta centimetri più dei suoi viCini, e per giunta con una calligrafia minuta e stretta.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Ancora Cinque minuti!»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Harry si mosse così in fretta che, se fosse stato solido, avrebbe rovesCiato parecchi tavoli. Invece sCivolò come in sogno attraverso due corridoi tra i banchi, e ne risalì un terzo… La nuca del ragazzo bruno era più viCina: si raddrizzava, riponeva la piuma, prendeva il rotolo di pergamena per rileggere quello che aveva scritto…
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Harry si fermò davanti al tavolo e abbassò lo sguardo su suo padre. Suo padre a quindiCi anni.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Una vampata di ecCitazione gli esplose nello stomaco: era come guardare se stesso, ma con alcuni errori intenzionali. James aveva gli occhi nocCiola, il naso un po’ più lungo di quello di Harry e nessuna Cicatrice sulla fronte, però avevano lo stesso viso sottile, la stessa bocca, le stesse sopracCiglia; i capelli di James stavano ritti esattamente come quelli di Harry, le sue mani avrebbero potuto essere quelle di Harry, e Harry sapeva che quando James si fosse alzato, sarebbero stati più o meno della stessa altezza.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Con un altro sussulto, Harry vide Sirius, rilassato sulla sedia in bilico sulle gambe posteriori, rivolgere a James un cenno soddisfatto. Sirius era molto attraente: i capelli scuri che gli ricadevano sugli occhi gli davano un’aria di distratta eleganza che né James né Harry avrebbero mai potuto eguagliare, e una ragazza seduta alle sue spalle lo fissava sognante, anche se lui non pareva essersene accorto. E due banchi dietro la ragazza — di nuovo Harry si sentì stringere piacevolmente lo stomaco — c’era Remus Lupin. Sembrava piuttosto pallido, aveva l’aria malaticCia (che fosse viCina la luna piena?) e non aveva ancora finito di pensare all’esame: rileggeva le risposte grattandosi acCigliato il mento con l’estremità della piuma.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Ma allora anche CodalisCia doveva essere nei paraggi… e infatti Harry lo individuò nel giro di pochi istanti: un piccoletto con i capelli color topo, il naso appuntito e l’espressione ansiosa, che si mordeva le unghie, guardava la pergamena, strusCiava i piedi, e di tanto in tanto lanCiava un’occhiata speranzosa al compito del suo viCino. Harry lo fissò un momento, poi tornò a guardare James, che stava scarabocchiando su un frammento di pergamena. Aveva disegnato un BocCino e continuava a tracCiare le lettere “L.E.” Che cosa potevano significare?
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Giù le piume!» squittì il professor Vitious. «Anche tu, Stebbins! Per favore, restate seduti mentre raccolgo i compiti! AcCio!»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Più di cento rotoli di pergamena sfrecCiarono per aria e atterrarono fra le sue bracCia tese, rovesCiandolo a terra. Parecchi studenti scoppiarono a ridere; un paio nella prima fila si alzarono, lo presero sotto i gomiti e lo tirarono su di peso.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Voltandosi, Harry vide Piton muoversi fra i banchi verso la porta che dava nella Sala d’Ingresso, chiaramente ancora concentrato sull’esame. Spigoloso nonostante le spalle curve, camminava con l’andatura nervosa di un ragno, i capelli unti appicCicati sul viso.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Una banda di ragazze chiacchierine lo separava da James, Sirius e Lupin, e confondendosi tra loro Harry riuscì a non perderlo di vista e intanto a cogliere le voCi di James e dei suoi amiCi.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Ti è piaCiuta la domanda numero dieCi, Lunastorta?» chiese Sirius uscendo dalla Sala.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Eccome» rispose allegramente Lupin. «Indicate i Cinque segni che identificano un lupo marinaro. Un’ottima domanda».
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Credi di essere riusCito a individuarli tutti e Cinque?» scherzò James fingendosi preoccupato.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Credo proprio di sì» replicò serio Lupin, mentre si univano alla folla accalcata davanti al portone, ansiosa di usCire all’aperto. «Uno: è seduto sulla mia sedia. Due: indossa i miei vestiti. Tre: si chiama Remus Lupin».
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    CodalisCia fu il solo a non ridere.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Io ho indicato la forma del muso, le pupille e la coda a Ciuffo» disse ansioso, «però non mi è venuto in mente altro…»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Ma quanto sei zuccone, CodalisCia?» sbuffò James. «Corri in giro con un lupo mannaro una volta al mese…»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Harry si voltò di nuovo. Piton era viCino, ancora intento a ripercorrere le domande dell’esame… ma quello era il suo ricordo e se una volta all’aperto avesse deCiso di prendere un’altra direzione, Harry non sarebbe più riusCito a tenere d’occhio il padre. Con suo grande sollievo, quando James e i suoi amiCi puntarono verso il lago, Piton li seguì senza rendersene conto. Così, tenendosi qualche passo davanti a lui, Harry riuscì a restare viCino a James e agli altri.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Secondo me l’esame era una sCiocchezza» sentì dire Sirius. «Mi stupirei se non prendessi come minimo “Eccezionale”».
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Anch’io». James infilò una mano in tasca e ne estrasse un agitatissimo BocCino d’Oro.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Sgraffignato» fu la distratta risposta. James prese a giocherellare col BocCino: gli consentiva di allontanarsi al massimo trenta centimetri prima di riacCiuffarlo; aveva ottimi riflessi. CodalisCia lo guardava ammirato.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Si fermarono in riva al lago, sotto lo stesso faggio dove tempo prima Harry, Ron e Hermione avevano trascorso una domenica a finire i compiti, e si distesero sull’erba. Ancora una volta Harry si voltò, e con sollievo vide che Piton si era seduto poco lontano, all’ombra di alcuni cespugli. Era sempre immerso nella lettura dei fogli del G.U.F.O., il che lasCiò Harry libero di sedersi sull’erba, a metà strada tra il faggio e i cespugli, e osservare i quattro sotto l’albero. Il sole splendeva abbagliante sulla superfiCie del lago e sul gruppetto di ragazze ridenti che si erano tolte calze e scarpe per rinfrescarsi i piedi nell’acqua.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Lupin aveva preso un libro e leggeva. Sirius guardava gli studenti che Ciondolavano sul prato. James continuava a giocare col BocCino: lasCiava che si allontanasse sempre di più e lo riacchiappava all’ultimo secondo. CodalisCia lo fissava a bocca aperta, trattenendo il fiato e applaudendo a ogni presa particolarmente diffiCile. Dopo Cinque minuti di quella scena, Harry cominCiò a chiedersi perché James non gli diceva di darCi un taglio, ma James sembrava godersi tutta quell’attenzione. Notò anche che suo padre aveva l’abitudine di passarsi una mano fra i capelli come per evitare che stessero troppo in ordine, e che continuava a lanCiare occhiate alle ragazze in riva al lago.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Mettilo via, dài» sbottò finalmente Sirius, mentre James eseguiva un’abile presa e CodalisCia strillava ecCitato. «Prima che il nostro amico se la facCia addosso».
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    CodalisCia arrossì, ma James sorrise.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Se ti dà fastidio» disse, infilando di nuovo in tasca il BocCino. Harry ebbe la netta impressione che Sirius fosse il solo a cui James fosse disposto a dare retta.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Eccellente» sussurrò. «MocCiosus».
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Piton si era alzato e stava infilando le pergamene del G.U.F.O. nella borsa. Mentre usCiva dall’ombra dei cespugli e si avviava sul prato, anche Sirius e James si alzarono.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Lupin e CodalisCia rimasero seduti: Lupin aveva ancora la testa china sul libro, ma gli occhi immobili, e fra le sopracCiglia gli era comparsa una ruga sottile; lo sguardo di CodalisCia, invece, guizzava avido da Sirius e James a Piton.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Tutto bene, MocCiosus?» chiese James ad alta voce.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Piton reagì con rapidità sorprendente, come se si fosse aspettato un attacco: lasCiò cadere la borsa, infilò una mano nella veste e aveva già la bacchetta a mezz’aria quando James gridò: «Expelliarmus!»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Molti studenti si voltarono e alcuni si avviCinarono. Qualcuno sembrava preoccupato, qualcun altro soltanto divertito.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Piton rimase a terra, ansante, mentre James e Sirius avanzavano verso di lui con le bacchette levate. James lanCiava occhiate di sbieco alle ragazze sulla riva. Anche CodalisCia era in piedi ora e dopo aver girato attorno a Lupin per avere una visuale migliore, osservava avido la scena.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Com’è andato l’esame, MocCiosus?» chiese James.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Lo tenevo d’occhio, aveva il naso incollato alla pergamena» sogghignò Sirius. «Con tutto l’unto che Ci avrà lasCiato, non riusCiranno a leggere una parola».
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Parecchi ragazzi scoppiarono a ridere. A quanto pareva, Piton non era un tipo molto amato. CodalisCia diede in un risolino acuto, Piton tentò di alzarsi, ma l’incantesimo era ancora attivo e perCiò non poté fare altro che divincolarsi, come trattenuto da funi invisibili.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Aspettare cosa?» chiese gelido Sirius. «Che cosa farai, MocCiosus, Ci userai per soffiarti il naso?»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «LasCialo STARE!»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «LasCialo stare» ripeté Lily, fissandolo disgustata. «Che cosa ti ha fatto?»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Parecchi studenti risero, Sirius e CodalisCia compresi, ma non Lupin — in apparenza ancora tutto preso dal suo libro — e nemmeno Lily.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Ti credi divertente, Potter» disse gelida. «Ma sei solo un bullo arrogante e prepotente. LasCialo stare».
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Solo se esCi con me, Evans» replicò rapido James. «EsCi con me, e non alzerò mai più la bacchetta su MocCiosus».
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Dietro di lui l’Incantesimo di Ostacolo stava svanendo, e sputacchiando bolle di sapone Piton prese a strisCiare verso la bacchetta caduta.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Ti è andata male, Ramoso» disse Sirius spicCio, e si voltò verso Piton. «EHI!»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Troppo tardi. Piton aveva già puntato la bacchetta contro James: ne scaturì un lampo di luce, e su una guanCia di James comparve un taglio che gli schizzò la veste di sangue. James ruotò su se stesso, partì un secondo lampo di luce e un attimo dopo Piton penzolava per aria all’ingiù, la veste che gli ricadeva sopra la testa mostrando le pallide gambe ossute e un paio di mutande grigiastre.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Un applauso si levò dalla piccola folla; Sirius, James e CodalisCia si rotolavano dalle risate.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Ai tuoi ordini». James fece scattare la bacchetta all’insù, e Piton si afflosCiò a terra. Districandosi dalla veste, si rialzò rapido, la bacchetta pronta, ma Sirius gridò: «Petrificus Totalus!» e Piton cadde di nuovo, rigido come un palo.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «LASCiATELO STARE!» urlò Lily, ed estrasse a sua volta la bacchetta. James e Sirius la fissarono preoccupati.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Ecco fatto» disse, mentre Piton si rialzava a fatica. «Ti è andata bene che Ci fosse Evans, MocCiosus…»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Molto bene» replicò freddamente. «Vuol dire che in futuro non mi prenderò la briga di aiutarti. E se fossi in te mi laverei le mutande, MocCiosus».
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Sempre a spettinarti i capelli perché ti sembra affasCinante avere l’aria di uno che è appena sceso dalla scopa, sempre a esibirti con quello stupido BocCino e a camminare tronfio nei corridoi e lanCiare incantesimi su chiunque ti infastidisca solo perché sei capace… sei così pieno di te che non so come fa la tua scopa a staccarsi da terra! Mi dai la NAUSEA».
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Ma che cos’ha?» bofonchiò James, tentando — senza riusCirCi — di comportarsi come se la risposta non avesse per lui alcuna importanza.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Allora… chi vuole vedermi togliere le mutande a MocCiosus?»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Harry non scoprì mai se James avesse davvero tolto le mutande a Piton, perché una mano gli serrò il bracCio come una morsa. Si voltò di scatto per vedere chi lo avesse afferrato e scorse con un brivido di terrore un Piton adulto, pallido di rabbia.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Si sentì sollevare e la giornata estiva svanì; fluttuava verso l’alto attraverso una tenebra gelida, la mano di Piton sempre stretta attorno al bracCio. Poi, con la sensazione di aver fatto una capriola a mezz’aria, atterrò in piedi sul pavimento di pietra del sotterraneo accanto al Pensatoio, nel cupo uffiCio dell’attuale insegnante di Pozioni.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Allora» ripeté Piton, stringendogli il bracCio con tanta forza da fermargli la Circolazione. «Allora… ti stavi divertendo, Potter?»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Un uomo spiritoso, tuo padre, vero?» ringhiò, scrollandolo così forte da fargli sCivolare gli occhiali sul naso.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Mentre Harry filava verso l’usCita, un vaso di scarafaggi morti esplose sopra la sua testa. Spalancò la porta e fuggì in corridoio, senza fermarsi finché non ebbe messo tre piani fra sé e Piton. Soltanto allora si appoggiò ansante alla parete, massaggiandosi il bracCio indolenzito.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Non aveva voglia di tornare così presto nella Torre di Grifondoro, né di raccontare a Ron e Hermione quello che aveva scoperto. Perché a riempirlo di orrore e infeliCità non era stata la reazione rabbiosa di Piton, ma il fatto che lui, Harry, sapeva fin troppo bene che cosa si prova a essere umiliati davanti a tutti e perCiò che cosa aveva provato Piton mentre James si faceva beffe di lui. E a ferirlo era anche il fatto che, a giudicare da quanto aveva appena visto, suo padre era davvero un presuntuoso arrogante, proprio come Piton gli aveva sempre detto.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

   «Ma perché non vai più a lezione di Occlumanzia?» chiese acCigliata Hermione.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «No» tagliò corto Harry. «LasCia perdere, va bene?»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Era il primo giorno delle vacanze di Pasqua, e come sua abitudine Hermione ne aveva dedicato una buona parte alla stesura di un programma di ripasso per tutti e tre. Harry e Ron l’avevano lasCiata fare: era più semplice che mettersi a discutere, e poteva sempre tornare utile.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Mi hai lasCiato una sera libera alla settimana!»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Prese una copia di Teoria della Magia Difensiva e fece finta di cercare qualcosa nell’indice. Grattastinchi deCise di lasCiarlo perdere e si ritirò sotto la sedia di Hermione.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    E si lanCiò in una tirata contro Marietta Edgecombe, cosa che Harry trovò molto riposante: non doveva fare altro che acCigliarsi, annuire e dire «Certo» e «Proprio così» ogni volta che Ron si fermava a riprendere fiato, lasCiando la mente libera di indugiare, sempre più depressa, sulla scena vista nel Pensatoio.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Il ricordo gli rodeva le viscere. Era sempre stato così sicuro che i suoi genitori fossero persone meravigliose da non aver mai avuto difficoltà a ignorare le calunnie di Piton sul carattere del padre. Hagrid e Sirius non gli avevano sempre detto che tipo eccezionale era? (Già, be’… guarda che tipo era Sirius, lo punzecchiò una voce interiore… altrettanto antipatico, no?) D’accordo, una volta aveva sentito la professoressa McGranitt dire che da studenti suo padre e Sirius avevano combinato un sacco di guai, però da come ne parlava sembravano più dei precursori dei gemelli Weasley, e Harry non riusCiva a immaginarsi Fred e George che mettevano qualcuno a testa in giù tanto per divertirsi, a meno di non detestarlo… Malfoy, forse, o qualcuno che proprio se lo meritava…
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Si sforzò di convincersi che Piton se l’era meritato, ma Lily non aveva forse chiesto: «Che cosa ti ha fatto?» E James aveva risposto: «È più il fatto che esiste, non so se mi spiego». James aveva dato inizio a tutto solo perché Sirius si annoiava. Rammentò quando, in Grimmauld Place, Lupin aveva detto che Silente lo aveva nominato prefetto nella speranza che riusCisse a tenere sotto controllo James e Sirius… ma da quanto aveva visto nel Pensatoio, Lupin era rimasto lì a guardare…
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Però Lily era intervenuta, rifletté; sua madre era stata corretta. Eppure il ricordo della sua espressione mentre litigava con James lo disturbava quanto tutto il resto: era chiaro che provava solo disgusto per lui, e Harry non riusCiva a capire perché alla fine l’avesse sposato. Un paio di volte si chiese perfino se James l’avesse costretta…
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Per quasi Cinque anni, il pensiero di suo padre era stato per lui una fonte di conforto e d’ispirazione. Se qualcuno gli diceva che assomigliava al padre, si sentiva avvampare di orgoglio. E ora… ora quello stesso pensiero lo rendeva infelice.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Col trascorrere delle vacanze di Pasqua l’aria si fece più ventosa, luminosa e tiepida, ma Harry, come gli altri studenti del quinto e del settimo anno, rimase chiuso nel castello a ripassare, trasCinandosi avanti e indietro dalla biblioteca. Quanto al suo malumore, fingeva che dipendesse solo dagli esami imminenti e, dato che anche tutti i suoi compagni di Grifondoro erano stufi di studiare, la scusa funzionò.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Ciao» la salutò, spostando i libri. «Come mai non sei all’allenamento?»
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    Gli tese un bell’uovo di Cioccolato: era decorato con piccoli BocCini glassati e secondo l’etichetta conteneva un sacchetto di Api Frizzole. Harry lo fissò un momento e poi, inorridito, si sentì salire un nodo alla gola.
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    «Quando sei cresCiuta con Fred e George» disse Ginny pensosa, «dopo un po’ cominCi a credere che se hai abbastanza fegato tutto è possibile».
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    Harry la guardò. E forse per effetto del Cioccolato — Lupin consigliava sempre di mangiarne un pezzetto dopo un incontro con i Dissennatori — o forse solo perché aveva finalmente confidato a qualcuno il desiderio che gli bruCiava dentro da una settimana, si sentì un po’ rincuorato.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Oh, acCi…» bisbigliò Ginny, balzando in piedi. «Mi ero scordata…»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Madama Pince piombò su di loro, la facCia avvizzita contorta dalla furia.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Cioccolato in biblioteca!» strillò. «Fuori… fuori… FUORI!»
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    E con un gesto della bacchetta comandò ai libri, alla borsa e al calamaio di Harry di mettere in fuga lui e Ginny, picchiandoli sulla testa mentre scappavano a tutta veloCità.
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    Come per sottolineare l’importanza degli esami in arrivo, prima della fine delle vacanze sui tavoli della Torre di Grifondoro apparve una pila di opuscoli, volantini e avvisi relativi alle diverse professioni magiche, e sulla bacheca fu affisso un nuovo annunCio:
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Scorrendo la lista, Harry vide di essere atteso nell’uffiCio della professoressa McGranitt lunedì alle due e mezzo, il che significava perdere la maggior parte di Divinazione. Lui e gli altri studenti del quinto anno passarono quasi tutto l’ultimo finesettimana di Pasqua a studiare i vari materiali informativi.
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    «Di sicuro Guarigione non fa per me» disse Ron l’ultima sera delle vacanze. Era immerso nella lettura di un opuscolo che aveva sulla copertina l’osso-e-bacchetta incroCiati del San Mungo. «Qui dice che devi aver preso come minimo “O” al M.A.G.O. di Pozioni, Erbologia, Trasfigurazione, Incantesimi e Difesa contro le Arti Oscure. Insomma… acCidenti… hai detto niente, eh?»
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    «È un lavoro di grande responsabilità, no?» osservò distrattamente Hermione, esaminando uno sgargiante volantino rosa e aranCione intitolato: TI PIACEREBBE LAVORARE ALLE RELAZIONI BABBANE? «Per questo non sembra che Ci sia bisogno di grandi qualifiche: chiedono soltanto un G.U.F.O. in Babbanologia. Le cose più importanti sono entusiasmo, pazienza e un buon senso dell’umorismo!»
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    «Ci vuole altro che senso dell’umorismo per trattare con mio zio» commentò cupo Harry. «Un buon senso per schivare i colpi, piuttosto». Era a metà di un opuscolo sulla banca dei maghi. «Sentite qui: Cercate una professione interessante che comporti viaggi, avventure e tesori da conquistare a vostro rischio e pericolo? In tal caso, prendete in considerazione un impiego alla Banca Magica Gringott. Al momento cerchiamo aspiranti Spezzaincantesimi per elettrizzanti opportunità all’estero… Vogliono Aritmanzia, però; tu potresti farcela, Hermione!»
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    «Ehi» sussurrò una voce all’orecchio di Harry, che si voltò di scatto. Fred e George si erano uniti a loro. «Ginny Ci ha parlato del tuo problema» disse Fred, allungando le gambe sul tavolo di fronte e facendo sCivolare a terra parecchi opuscoli sulle possibilità di lavoro al Ministero della Magia. «Vuoi parlare con Sirius, no?»
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    «Che cosa?» sbottò Hermione, bloccandosi con una mano sospesa a metà nell’atto di prendere FAI IL BOTTO AL DIPARTIMENTO DELLE CATASTROFI E DEGLI INCiDENTI MAGICi.
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    «Non dire sCiocchezze». Hermione si raddrizzò e lo fissò incredula. «Con la Umbridge che fruga in tutti i camini e perquisisce tutti i gufi?»
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    «Oh… questo è un problema che si può aggirare faCilmente» disse George, stiracchiandosi e sorridendo. «Tutto sta nel provocare un diversivo. Forse avrete notato che durante le vacanze di Pasqua siamo rimasti tranquilli».
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    «Che senso aveva, Ci siamo chiesti, rovinare le vacanze?» proseguì Fred. «Nessuno, Ci siamo risposti. Senza contare che avremmo mandato a rotoli i piani di ripasso di tutti, ed era l’ultima cosa che volevamo».
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    «Sì, ma…» disse Hermione, con l’aria di dover spiegare qualcosa di molto semplice a una persona molto ottusa, «anche se riusCiste a mettere in piedi un’azione diversiva, come farebbe Harry a parlare con lui?»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Dall’uffiCio della Umbridge» rispose Harry a voce bassa.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Ci pensava da due settimane e non aveva trovato altra soluzione. La stessa Umbridge gli aveva detto che il suo era l’unico camino escluso dalla sorveglianza.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Ron aveva abbassato il suo opuscolo sul CommerCio di Funghi Coltivati e li ascoltava diffidente.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «E come pensi d’infilarti nel suo uffiCio?»
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    «Due Natali fa, Sirius mi ha regalato un coltello capace di aprire qualunque serratura. PerCiò anche se lei ha stregato la porta — e scommetto che l’ha fatto — e Alohomora non funziona…»
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    «Non saprei» rispose Ron, allarmato all’idea di dover esprimere un’opinione. «Se Harry vuole farlo, sta a lui deCidere, no?»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Questo è parlare da amico e da Weasley» disse Fred, dandogli una pacca sulla schiena. «Bene, allora. Pensavamo di agire domani subito dopo le lezioni, quando tutti sono nei corridoi, per ottenere il massimo effetto. Saremo da qualche parte nell’ala est, Harry, in modo da attirarla lontano dal suo uffiCio. Dovremmo riusCire a garantirti una ventina di minuti, diCiamo?» LanCiò un’occhiata a George.
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    «Lo vedrai, fratellino» rispose Fred. Lui e George si alzarono. «O meglio… lo vedrai se domani pomeriggio verso le Cinque passi nel corridoio di Gregory il VisCido».
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    Il giorno dopo Harry si svegliò prestissimo, preoccupato quasi quanto la mattina dell’udienza al Ministero della Magia. A innervosirlo, però, non era solo la prospettiva d’insinuarsi nell’uffiCio della Umbridge e usare il suo camino per parlare con Sirius, anche se già questo era abbastanza: quel giorno avrebbe rivisto Piton per la prima volta da quando era stato cacCiato dal suo uffiCio.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Dopo essere rimasto per un po’ a pensare alla giornata che lo aspettava, si alzò in silenzio, andò alla finestra accanto al letto di Neville e contemplò la gloriosa mattinata. Il Cielo era di un luminoso blu opalescente appena velato. In lontananza vedeva l’alto faggio sotto il quale James un tempo aveva tormentato Piton. Non era sicuro di che cosa potesse dirgli Sirius per giustificare quello che aveva visto nel Pensatoio, ma desiderava disperatamente ascoltare la sua versione dei fatti, qualunque Circostanza attenuante, qualunque cosa potesse scusare il comportamento del padre…
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Un movimento al limitare della foresta proibita attrasse la sua attenzione. Socchiuse gli occhi, schermandoli dal sole, e vide Hagrid emergere dal folto degli alberi. Sembrava che zoppicasse. Perplesso, lo vide raggiungere a fatica la porta della sua capanna e sparirvi dentro. Harry continuò a osservare la capanna per parecchi minuti. Hagrid non ricomparve, ma dopo un po’ un ricCiolo di fumo si srotolò dal camino: non doveva essere così malridotto da non riusCire ad accendere il fuoco.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Harry voltò le spalle alla finestra, tornò al suo baule e cominCiò a vestirsi.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Con l’idea d’intrufolarsi nell’uffiCio della Umbridge davanti a sé, non si era aspettato una giornata riposante, ma non aveva messo in conto i martellanti tentativi di Hermione di dissuaderlo. Per la prima volta, una lezione di Storia della Magia del professor Rüf la vide distratta almeno quanto Harry e Ron, impegnata a bisbigliare un torrente di prediche che Harry si sforzò di ignorare.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Quando scesero nel sotterraneo, né Harry né Ron le rivolgevano più la parola, ma Hermione, imperterrita, approfittò di quel silenzio per riversare su di loro un flusso ininterrotto di oscure ammonizioni, borbottate in un sibilo veemente che fece perdere a Seamus Cinque minuti buoni per controllare che il suo calderone non avesse perdite.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Quanto a Piton, sembrava deCiso a comportarsi come se Harry non esistesse. Naturalmente Harry era abituato a quella tattica, una delle preferite di zio Vernon, e tutto sommato fu sollevato di non dover affrontare di peggio. In effetti, rispetto alle punzecchiature e alle malignità che di solito era costretto a subire da Piton, quel nuovo modo di fare era un netto miglioramento, e fu una lieta sorpresa scoprire che, se lasCiato in pace, era in grado di preparare una Soluzione Corroborante senza troppi problemi. Alla fine della lezione ne versò una parte in una fiaschetta, la tappò e la portò alla cattedra per la valutazione, certo di essersi guadagnato almeno una “O”.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Harry non riuscì a pronunCiare una sola parola. Non appena la campanella suonò, corse fuori dal sotterraneo senza guardarsi indietro, e a pranzo — per evitare che Hermione ricominCiasse a tormentarlo — prese posto fra Neville e Seamus.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Quando arrivò a Divinazione era così di malumore da essersi completamente scordato l’appuntamento con la professoressa McGranitt, e gli tornò in mente solo quando Ron gli chiese come mai non era andato al colloquio di orientamento professionale. Si preCipitò al piano di sopra e arrivò senza fiato, con pochi minuti di ritardo.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Non importa, Potter» disse la McGranitt in tono asCiutto, ma nello stesso istante qualcuno tirò su col naso. Harry si voltò.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    La professoressa Umbridge era seduta in un angolo, con una tavoletta sulle ginocchia, una vezzosa ruche attorno al collo e un orrido sorrisetto soddisfatto sulla facCia.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Allora, Potter, scopo di questo colloquio è discutere di quale carriera desideri intraprendere, e aiutarti a deCidere le materie da seguire nel sesto e settimo anno» disse la professoressa McGranitt. «Hai già pensato a che cosa ti piacerebbe fare dopo aver lasCiato Hogwarts?»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Per questo è necessario il massimo dei voti» disse la professoressa McGranitt. Sfilò un piccolo opuscolo scuro dal cumulo sulla scrivania e lo aprì. «Si richiedono un minimo di Cinque M.A.G.O., e nessun voto inferiore a “Oltre Ogni Previsione”. Più una serie di rigorosi esami attitudinali e psicologiCi nell’uffiCio degli Auror. È una carriera diffiCile, Potter: ammettono solo i migliori. In effetti, non credo che abbiano ammesso nessuno negli ultimi tre anni».
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    In quel momento la professoressa Umbridge diede un colpetto minuscolo di tosse, come se stesse cercando di vedere quanto riusCiva a farlo piano. La professoressa McGranitt la ignorò.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Sì» rispose Harry. «Ci sarà Difesa contro le Arti Oscure, vero?»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Consiglierei anche Trasfigurazione, perché spesso gli Auror devono Trasfigurare o Detrasfigurare nel loro lavoro. E ti avverto, Potter, che personalmente non accetto studenti nella mia classe di M.A.G.O. a meno che nel G.U.F.O. non abbiano raggiunto o superato “Oltre Ogni Previsione”. Direi che al momento la tua media è “Accettabile”, perCiò dovrai impegnarti molto di più. Inoltre dovresti continuare Incantesimi, che tornano sempre utili, e Pozioni. Sì, Potter, Pozioni» aggiunse, con appena l’ombra di un sorriso. «Agli Auror è indispensabile la conoscenza di pozioni e antidoti. E dal momento che il professor Piton si rifiuta di accettare studenti con meno di “Eccezionale” nel loro G.U.F.O…»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Ecco… mi chiedevo se il signor Potter abbia esattamente il carattere adatto per diventare un Auror» Cinguettò la professoressa Umbridge.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Ah, sì?» replicò altezzosa la professoressa McGranitt. «Bene Potter» riprese, come se non Ci fosse stata alcuna interruzione, «se la tua è un’aspirazione seria, ti consiglio di concentrarti al massimo per alzare i tuoi voti in Trasfigurazione e Pozioni. Vedo che negli ultimi due anni il professor Vitious ti ha dato da Accettabile’ a “Oltre Ogni Previsione”, perCiò per Incantesimi non dovresti avere problemi. Quanto a Difesa contro le Arti Oscure, i tuoi voti in genere sono alti, in particolare il professor Lupin era convinto che… è sicura di non volere una pastiglia, Dolores?»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Sarebbe questo?» chiese la professoressa McGranitt disgustata, sfilando una pergamena rosa dal fasCicolo di Harry. Le lanCiò un’occhiata, inarcò d’un millimetro le sopracCiglia e la rimise nel plico senza fare commenti.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Forse non ha deCifrato la mia calligrafia, Minerva?» chiese la professoressa Umbridge con voce mielata, scordandosi di tossire.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Certo che l’ho deCifrata» rispose la professoressa McGranitt a denti così stretti che parve mordere ogni parola.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Il sorriso della professoressa Umbridge si spense come una lampadina fulminata. Si appoggiò allo schienale, voltò un foglio della tavoletta e prese a scribacchiare a tutta veloCità, gli occhi sporgenti che guizzavano da una parte all’altra. La professoressa McGranitt tornò a rivolgersi a Harry, il naso sottile fremente, lo sguardo fiammeggiante.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Sì» disse Harry. «Se si ottiene un punteggio abbastanza alto al M.A.G.O., che tipo di esami psicologiCi e attitudinali fanno al Ministero?»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Dunque… bisogna dimostrare la propria capaCità di reagire sotto pressione e così via; dare prova di perseveranza e dedizione, perché l’addestramento di un Auror dura almeno altri tre anni; e mostrare grande abilità in Difesa pratica. Vuol dire che dovrai studiare molto anche finita la scuola, perCiò a meno che tu non sia preparato…»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Scoprirà anche» intervenne la Umbridge con voce gelida, «che il Ministero controlla la fedina di chiunque facCia domanda per diventare Auror. La fedina penale».
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «…a meno che tu non sia preparato ad affrontare nuovi esami dopo essere usCito da Hogwarts, faresti meglio a cercare un altro…»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    La professoressa Umbridge si alzò. Era così bassa che non faceva grande differenza, ma il suo atteggiamento pignolo e affettato aveva ceduto il posto a una rigida furia che rendeva stranamente sinistra la sua larga facCia molle.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Potter» annunCiò in tono squillante, «ti aiuterò a diventare Auror, fosse l’ultima cosa che facCio! Dovessi addestrarti di notte, mi assicurerò che tu raggiunga i voti richiesti!»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Quando Potter sarà pronto, potrebbe anche esserCi un nuovo Ministro della Magia!» urlò la professoressa McGranitt.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Senza farselo ripetere, e senza il coraggio di guardare la professoressa Umbridge, Harry si gettò la borsa in spalla e uscì in fretta dall’uffiCio. Si allontanò lungo il corridoio, inseguito dalle voCi della Umbridge e della professoressa McGranitt, che continuavano a urlare.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Mi auguro che tu Ci abbia ripensato» gli sussurrò Hermione mentre aprivano il libro al Capitolo Trentaquattro: “Come negoziare ed evitare le rappresaglie”. «La Umbridge sembra già di pessimo umore…»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Poteva immaginarsi la reazione della professoressa McGranitt se fosse stato sorpreso nell’uffiCio della Umbridge poche ore dopo che lei si era esposta in quel modo per lui… Tutto sommato, niente gli impediva di tornare nella Torre di Grifondoro e sperare che durante le vacanze estive gli capitasse la possibilità di parlare con Sirius della scena del Pensatoio… niente, a parte il fatto che la sola idea di seguire quella ragionevole linea di condotta lo faceva sentire come se avesse del piombo nello stomaco… E poi c’erano Fred e George, che avevano già preparato il loro piano diversivo, per non parlare del coltello regalatogli da Sirius, che al momento si trovava nella sua borsa insieme al Mantello dell’Invisibilità.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Poteva lasCiar perdere e rassegnarsi a vivere col ricordo di quello che il padre aveva fatto un giorno d’estate, più di vent’anni prima…
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Ci teneva davvero, ad assomigliare a suo padre?
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Ti prego, Harry, lasCia stare!» sussurrò angosCiata Hermione mentre la campanella annunCiava la fine dell’ora.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Ron sembrava deCiso a non esprimere la sua opinione e a non dare consigli; non voleva guardare Harry, ma quando Hermione aprì la bocca per una nuova predica, le sibilò: «Adesso dacCi un taglio, eh? Può deCidere da solo».
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Fuori dall’aula, Harry aveva il cuore in gola. Era a metà del corridoio quando sentì gli inconfondibili rumori di un diversivo in lontananza. Urla e strilli echeggiavano da qualche parte sopra di loro, e gli studenti che usCivano dalle aule si fermavano e alzavano timorosi lo sguardo al soffitto…
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    La Umbridge schizzò in corridoio alla veloCità consentita dalle sue gambe tozze, estrasse la bacchetta e si avviò di fretta nella direzione opposta. Ora o mai più.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Ma ormai aveva deCiso; tenendo stretta la borsa, si fece largo fra gli studenti che correvano, curiosi di vedere che cosa stava succedendo nell’ala est.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Quando arrivò nel corridoio della Umbridge, lo trovò deserto. S’infilò svelto dietro un’armatura — che voltò l’elmo Cigolando per osservarlo — poi aprì la borsa e ne estrasse il coltello di Sirius e il Mantello dell’Invisibilità. Infine abbandonò il riparo offerto dall’armatura e raggiunse l’uffiCio della Umbridge.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Si tolse il Mantello e si avviCinò al camino. Non Ci mise molto a trovare quello che cercava: una scatolina piena di lucente Polvere Volante.
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    Si accovacCiò davanti al focolare spento. Gli tremavano le mani. Non l’aveva mai fatto prima, anche se credeva di sapere come funzionava. Infilò la testa nel camino, prese un pizzico abbondante di Polvere e la gettò sui Ciocchi ordinatamente ammucchiati davanti a lui. Subito ne esplosero fiamme color smeraldo.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Al numero dodiCi di Grimmauld Place!» disse con voce forte e chiara.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Fu una delle sensazioni più bizzarre che avesse mai provato. Aveva già viaggiato con la Polvere Volante ma allora era stato tutto il suo corpo a essere risucchiato dalle fiamme nella rete di camini magiCi che copriva l’intero paese. Stavolta le ginocchia rimasero saldamente incollate al pavimento freddo dell’uffiCio della Umbridge, e solo la testa sfrecCiò tra le fiamme smeraldine…
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Di colpo com’era cominCiato, il turbinio finì. Lottando contro un attacco di nausea, con la sensazione di avere una sCiarpa incredibilmente calda avvolta attorno alla testa, aprì gli occhi e scoprì che stava guardando dal camino della cuCina il lungo tavolo di legno dove un uomo era seduto e meditava su una pergamena.
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    «Sì» rispose Harry. «Volevo solo… ecco, mi sarebbe piaCiuto… parlare con Sirius».
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    Uscì in fretta dalla cuCina, e Harry rimase a fissare la sedia e le gambe del tavolo. Si chiese perché Sirius non gli avesse mai detto quanto era scomodo comunicare via camino; le sue ginocchia stavano già protestando per il prolungato contatto col duro pavimento di pietra della Umbridge.
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    I due si scambiarono un’occhiata stupefatta, ma Harry non aveva tempo per sentirsi a disagio; le ginocchia gli facevano sempre più male e temeva che fossero già passati almeno Cinque minuti dall’inizio dell’azione diversiva; George gliene aveva garantiti soltanto venti. PerCiò, senza indugiare, raccontò quello che aveva visto nel Pensatoio.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Quando ebbe finito, Sirius e Lupin rimasero un momento in silenzio. Alla fine Lupin disse piano: «Non giudicare tuo padre da quello che hai visto, Harry. Aveva solo quindiCi anni…»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Anch’io ho quindiCi anni!» protestò Harry.
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    Lupin lanCiò a Sirius un’occhiata in tralice e poi disse: «Senti, Harry, devi capire che a scuola tuo padre e Sirius erano i migliori… tutti li ritenevano il massimo, e se ogni tanto esageravano…»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Se ogni tanto Ci comportavamo come piccoli bastardi arroganti, vuoi dire» intervenne Sirius.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Giocava col BocCino?» chiese Lupin.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Ma certo che lo era!» replicò Sirius. «Lo eravamo tutti! Be’… a parte Lunastorta» aggiunse lealmente, lanCiando un’occhiata a Lupin.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Ma Lupin scosse il capo. «Vi ho mai chiesto di lasCiare in pace Piton? Ho mai avuto il coraggio di dirvi che secondo me stavate esagerando?»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Be’, sì» disse Sirius, «qualche volta Ci hai fatto vergognare… era comunque qualcosa…»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «E poi» riprese Harry, ormai deCiso a dire tutto quello che gli passava per la testa, «continuava a guardare le ragazze in riva al lago sperando di farsi notare!»
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    «Si comportava sempre da sCiocco quando c’era Lily». Sirius scrollò le spalle. «Non poteva fare a meno di esibirsi ogni volta che lei era nei paraggi».
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «CominCiarono a usCire insieme al settimo anno» spiegò Lupin.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Dopo che James aveva abbassato un po’ la cresta» preCisò Sirius.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Be’» rispose Lupin pensieroso, «Piton era un caso speCiale. Insomma, non perdeva mai occasione per lanCiare maledizioni su James, perCiò era logico che lui reagisse…»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Lei non lo sapeva» disse Sirius. «Quando James aveva un appuntamento con Lily non portava certo Piton con sé, e non si metteva a fargli incantesimi davanti a lei». Fissò acCigliato Harry, che ancora non sembrava convinto. «Senti» disse, «tuo padre era il mio migliore amico, ed era una brava persona. Molti si comportano da idioti a quindiCi anni. Ma poi gli è passata».
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Sì, d’accordo» si sforzò di annuire Harry. «È che non avrei mai pensato di sentirmi dispiaCiuto per Piton».
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «DiCi sul serio?» chiese Lupin. «Ha smesso di darti lezioni?»
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    «Sì». Li fissò entrambi, sorpreso. Gli sembrava una reazione eccessiva. «Ma non Ci sono problemi, non me ne importa, anzi, a dire la verità è un sollievo…»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Ma non posso! Mi ammazzerebbe!» esclamò Harry, turbato. «Voi non l’avete visto quando siamo usCiti dal Pensatoio».
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Presto, presto!» sentì bofonchiare una voce stridula in corridoio. «Ah, l’ha lasCiato aperto…»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Aveva fatto appena in tempo a rimettersi il Mantello dell’Invisibilità quando Gazza entrò di corsa nell’uffiCio. Sembrava fuori di sé dalla gioia e borbottava febbrilmente mentre attraversava la stanza, apriva un cassetto della scrivania e vi frugava dentro.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Prese una pergamena, la baCiò e corse via stringendosela al petto.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Harry balzò in piedi e, dopo aver controllato di avere con sé la borsa e di essere interamente coperto dal Mantello dell’Invisibilità, riaprì la porta e si affrettò a seguire Gazza, che zoppicava a una veloCità mai vista.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Un piano più sotto, deCise che poteva arrischiarsi a tornare visibile. Si tolse il Mantello, lo infilò nella borsa e riprese a correre. Sembrava che nella Sala d’Ingresso fosse scoppiato un pandemonio. Scese a capofitto la scalinata di marmo e scoprì che vi si era riunita praticamente tutta la scuola.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Era come la sera del licenziamento della Cooman. Gli studenti erano in piedi lungo le pareti (alcuni, notò Harry, coperti di una sostanza stranamente simile a Puzzalinfa), e c’erano anche insegnanti e fantasmi. Tra la folla spiccavano i membri della Squadra d’Inquisizione, che ostentavano un’aria estremamente compiaCiuta; Pix, librandosi al di sopra della calca, guardava Fred e George che — immobili al centro — avevano l’espressione inconfondibile di chi è appena stato incastrato.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Molto divertente, sì» rispose Fred, fissandola senza la minima tracCia di paura.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Quasi piangendo di gioia, Gazza si avviCinò alla Umbridge.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    E prima che la Umbridge potesse dire una sola parola, levarono le bacchette e dissero all’unisono: «AcCio scope!»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    In lontananza risuonò uno schianto fragoroso. Una rapida occhiata a sinistra, e Harry si chinò appena in tempo. Le scope di Fred e George — una si trasCinava ancora dietro la pesante catena e il piolo di ferro al quale la Umbridge l’aveva legata — sfrecCiarono nei corridoi e verso i loro proprietari; svoltarono a destra, scesero fluide le scale e si fermarono davanti ai gemelli, la catena sferragliante sui lastroni di pietra del pavimento.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «A mai più rivederCi» disse Fred alla professoressa Umbridge e salì a cavallo della sua scopa.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Sì, non si disturbi a darCi sue notizie» aggiunse George, montando sulla sua.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Se a qualcuno servisse una Palude Portatile, identica a quella che avete visto all’opera, si presenti al numero novantatré di Diagon Alley… Tiri Vispi Weasley» annunCiò a voce alta. «La nostra nuova sede!»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Sconti speCiali per gli studenti di Hogwarts che giureranno di usare i nostri prodotti per sbarazzarsi di quella vecchia megera» aggiunse George, accennando alla Umbridge.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «FERMATELI!» strepitò lei, ma troppo tardi. All’avviCinarsi della Squadra d’Inquisizione, Fred e George si staccarono dal pavimento, schizzando a quasi Cinque metri da terra, il piolo di ferro che osCillava minacCioso sotto di loro. Fred individuò il poltergeist che, al capo opposto della Sala, si librava alla sua stessa altezza.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Falle vedere i sorCi verdi anche per noi, Pix».
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    E Pix, che fino ad allora Harry non aveva mai visto prendere ordini da nessuno, levò il berretto a sonagli e scattò sull’attenti mentre, fra gli applausi tumultuosi degli altri studenti, Fred e George eseguivano un’inversione di marCia e sfrecCiavano fuori dal portone, verso il tramonto radioso.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

   La storia della fuga di Fred e George fu ripetuta così spesso nei giorni successivi che — Harry ne era sicuro — presto sarebbe diventata leggenda a Hogwarts: nel giro di una settimana, perfino coloro che avevano assistito alla scena erano quasi convinti di aver visto i gemelli scendere in picchiata sulla Umbridge con le loro scope e tempestarla di Caccabombe prima di sfrecCiare fuori dal portone. Già molti parlavano di imitarli: Harry sentì diversi studenti fare battute del tipo «Certi giorni avrei proprio voglia di saltare sulla scopa e piantare questo posto», o «Un’altra lezione del genere e me la svigno come i Weasley».
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Fred e George avevano fatto in modo che nessuno potesse dimenticarli troppo presto. Per cominCiare, non avevano lasCiato istruzioni su come disfarsi della palude che al momento riempiva il corridoio al quinto piano dell’ala est. La Umbridge e Gazza furono visti tentare in tutti i modi, ma senza successo. Alla fine la zona fu reCintata e Gazza, digrignando furiosamente i denti, doveva traghettare gli studenti verso le aule. Harry era sicuro che insegnanti come la McGranitt o Vitious sarebbero stati capaCi di eliminarla in un baleno ma, come nel caso dei Fuochi Forsennati, sembrava che preferissero stare a guardare le inutili fatiche della Umbridge.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Poi c’erano i due grossi squarCi a forma di scopa nella porta dell’uffiCio della Preside, aperti dalle Tornado di Fred e George nella fretta di raggiungere i loro padroni. Gazza sostituì la porta e trasportò la Firebolt di Harry nei sotterranei, dove girava voce che la Umbridge avesse messo di guardia una squadra di troll armati fino ai denti. Ma i suoi guai erano appena cominCiati.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Ispirati dall’esempio di Fred e George, parecchi studenti avevano deCiso di entrare in lizza per la posizione da poco vacante di Combinadisastri-in-Capo. Nonostante la porta nuova, qualcuno riuscì a infilare nell’uffiCio della Umbridge uno Snaso dal grugno peloso, che prima demolì la stanza alla ricerca di oggetti lucCicanti e poi, quando lei entrò, le saltò addosso e tentò di strapparle a morsi gli anelli dalle dita tozze. Il lanCio di Caccabombe e Pallottole Puzzole nei corridoi era così frequente che per assicurarsi una provvista d’aria fresca gli studenti presero l’abitudine di eseguire su se stessi un Incantesimo Testabolla prima di usCire dalle aule, anche se così sembrava che avessero infilato la testa dentro una bocCia di pesCi rossi.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Gazza si aggirava per i corridoi brandendo una frusta, ansioso di usarla sui colpevoli, ma ce n’erano così tanti che non sapeva da chi cominCiare. La Squadra d’Inquisizione tentava di aiutarlo, ma ai suoi componenti continuavano a capitare gli inCidenti più strani. Warrington della squadra di Quidditch di Serpeverde fu ricoverato in infermeria con un’orribile malattia della pelle, che pareva ricoperta di fiocchi d’avena; e il giorno dopo, con grande gioia di Hermione, Pansy Parkinson saltò tutte le lezioni perché le era spuntato un imponente palco di corna.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Nel frattempo divenne chiaro che, prima di lasCiare Hogwarts, Fred e George erano riusCiti a vendere una consistente provvista di Merendine Marinare. Appena la Umbridge entrava in classe gli studenti cominCiavano a svenire, vomitare, avvampare di febbre, perdere sangue dal naso. Strillando di rabbia e di frustrazione, lei cercò di risalire alla causa dei sintomi misteriosi, ma gli allievi continuavano a ripetere ostinati di essere afflitti da “Umbridgite”. Alla fine, dopo aver messo in castigo quattro classi una dopo l’altra senza riusCire a scoprire il loro segreto, fu costretta a permettere agli studenti sanguinanti, vaCillanti, febbriCitanti o vomitanti di lasCiare l’aula in blocco.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Ma nemmeno i consumatori di Merendine Marinare potevano competere col signore del caos, Pix, che evidentemente aveva preso a cuore le parole di congedo di Fred. Ridacchiando come un folle, sfrecCiava per la scuola rovesCiando tavoli, sbucando a sorpresa dalle lavagne, capovolgendo statue e vasi; e per ben due volte chiuse Mrs Purr dentro un’armatura, dalla quale fu estratta ululante dal custode furioso. Pix frantumava lanterne e spegneva candele, faceva volteggiare torce fiammeggianti sulle teste degli studenti atterriti, scagliava ordinate pile di pergamene tra le fiamme o fuori dalla finestra; aprì tutti i rubinetti dei bagni, inondando il secondo piano; rovesCiò un sacco pieno di tarantole in mezzo alla Sala Grande durante la colazione; e quando aveva voglia di rilassarsi, svolazzava per ore dietro alla Umbridge, facendole una pernacchia ogni volta che lei apriva bocca.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Credete che dovremmo dire qualcosa?» chiese Hermione preoccupata, premendo la guanCia contro la finestra dell’aula di Incantesimi e guardando i signori Montague varcare il portone a passo di marCia. «Di quello che gli è successo, voglio dire? Magari può aiutare Madama Chips a curarlo».
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Lui e Ron toccarono con la punta della bacchetta le tazze da tè che avrebbero dovuto Trasfigurare. A quella di Harry spuntarono quattro corte zampette che non riusCirono a raggiungere il ripiano del tavolo e si agitarono impotenti a mezz’aria. Quella di Ron, invece, si sollevò per pochi secondi su quattro lunghe, vaCillanti zampe sottili che di colpo cedettero e si afflosCiarono, spaccandola in due.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Quando la lettera della mamma riusCirà a superare il controllo della Umbridge» disse amaro Ron, tenendo la sua tazza mentre le fragili zampe cercavano invano di reggerla, «sarò nei guai fino al collo. Non mi stupirebbe ricevere un’altra Strillettera».
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Ma sarebbe un’ingiustizia. Tu non potevi farCi niente! Sono sicura che non lo dirà: se è vero che hanno aperto un negozio a Diagon Alley, devono aver progettato tutto da secoli».
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Già, e c’è un’altra cosa: come si sono procurati i locali?» disse Ron, battendo la bacchetta sulla tazza con tanta energia che le si piegarono di nuovo le gambe e crollò agitandosi davanti a lui. «È un po’ strano, non trovi? Servono galeoni a palate per affittare un posto a Diagon Alley. E lei vorrà sapere come sono riusCiti a mettere le mani su tanto oro».
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    «Sì, me lo sono chiesta anch’io» disse Hermione, facendo correre la sua tazza in piccoli cerchi preCisi intorno a quella di Harry, le cui zampette tozze ancora non riusCivano a toccare la scrivania. «Magari Mundungus li ha convinti a vendere merCi rubate o fare altre cose orribili».
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Ecco…» Harry esitò, ma il momento della confessione era finalmente arrivato. Non aveva senso mantenere il segreto e lasCiare che tutti sospettassero Fred e George di essere due criminali. «Gliel’ho dato io, l’oro. Quello che ho vinto al Torneo Tremaghi lo scorso giugno».
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Oh, Harry, non Ci credo!» esclamò Hermione.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Hermione non fiatò per il resto della lezione, ma Harry nutriva forti sospetti che il suo silenzio non sarebbe durato a lungo. Infatti nell’intervallo, quando usCirono dal castello nel debole sole di maggio, lei lo fissò con sguardo penetrante e aprì la bocca con aria determinata.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Harry la antiCipò senza lasCiarle il tempo di dire una sola parola.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Ron sbuffò incredulo e si guadagnò un’occhiatacCia.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Harry scoccò un’occhiatacCia a Ron, che ebbe il buon gusto di sentirsi un po’ in colpa.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    La notte prima aveva percorso ancora una volta il corridoio dell’UffiCio Misteri. Aveva attraversato la stanza Circolare, poi quella piena di ticchettii e luCi danzanti, fino a trovarsi di nuovo dentro lo stanzone zeppo di scaffali ricolmi di polverose sfere di vetro.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Aveva puntato deCiso verso la fila numero novantasette e voltato a sinistra, accelerando il passo… probabilmente era stato allora che aveva parlato a voce alta… più avanti… perché aveva sentito che il suo io consCio si stava per svegliare… e prima di arrivare in fondo al corridoio si era ritrovato a letto, a fissare il baldacchino.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Ci provi, a bloccare la mente, vero?» insisté Hermione, con sguardo penetrante. «Continui a fare gli eserCizi di Occlumanzia?»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Ma a un mese dagli esami, con ogni momento libero dedicato al ripasso, aveva la mente così satura di informazioni che quando andava a letto faceva molta fatica a prendere sonno; e quando Ci riusCiva, quasi tutte le notti il suo cervello sovraccarico gli rifilava stupidi sogni sugli esami. In più, sospettava che quando percorreva il corridoio verso la porta nera, una parte della sua mente — quella che ogni tanto parlava con la voce di Hermione — si sentisse in colpa e cercasse perCiò di svegliarlo prima della conclusione.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Sai» disse un po’ più tardi Hermione a Harry mentre scendevano verso il campo insieme a una folla elettrizzata, «secondo me, Ron se la caverà meglio senza Fred e George fra i piedi. Non gli hanno mai dato molta fiduCia».
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Oh, Cielo, Ci mancava anche questa!» disse Hermione, guardando l’aquila agitare le ali; Luna superò imperturbabile un gruppo di Serpeverde che la additarono sghignazzando. «Gioca anche Cho, vero?»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Il commentatore era come al solito Lee Jordan, che però dalla partenza di Fred e George era deCisamente giù di tono. Quando le squadre scesero in campo, annunCiò il nome dei giocatori senza la consueta passione.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Harry si voltò e vide il facCione barbuto di Hagrid spuntare fra i sedili. A quanto pareva si era fatto spazio nella fila dietro di loro, perché i suoi occupanti — studenti del primo e del secondo anno — avevano un’aria vagamente scompigliata e appiattita. Per chissà quale motivo, Hagrid stava curvo come se volesse passare inosservato, ma anche così sovrastava chiunque altro di almeno un metro.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Sentite» bisbigliò, «Ci venite con me? Ora subito? Intanto che tutti guardano la partita?»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «No. No, dev’essere adesso… intanto che nessuno Ci vede… per favore?»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Hagrid perdeva sangue dal naso, e aveva tutti e due gli occhi pesti. Harry non lo vedeva così da viCino dal suo ritorno a scuola: era conCiato proprio malissimo.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Lui e Hermione usCirono dalla fila, provocando parecchi mugugni. Quelli nella fila di Hagrid invece non si lamentarono: si fecero solo più piccoli possibile.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Sì, be’, un po’ di confusione mica Ci starebbe male». Hagrid si soffermò a sbirCiare dietro le tribune per accertarsi che il prato fosse deserto. «Così Ci abbiamo più tempo».
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Sì. Presto, prima che qualcuno Ci vede!»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Il giorno che Ci hai mostrato i Thestral non hai portato l’arco» obiettò Hermione.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Allora mica Ci siamo andati molto dentro. Ed era prima che Fiorenzo veniva via, no?»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «C’entra che adesso i centauri ce l’hanno con me» rispose Hagrid, guardandosi attorno. «Non è che prima eravamo amiCi… però andavamo abbastanza d’accordo. Se ne stavano per conto loro, questo sì, ma erano sempre pronti a farsi quattro chiacchiere. Adesso no».
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Fiorenzo ha detto che sono furiosi perché ha accettato di lavorare per Silente» disse Harry, così intento a fissare il profilo di Hagrid che inCiampò in una radice.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Sicuro» rispose Hagrid. «Be’. Furiosi è poco. Lividi di rabbia. Se non Ci capitavo io, scommetto che lo picchiavano a morte…»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Harry e Hermione si scambiarono un’occhiata stupita, ma Hagrid si acCigliò e non aggiunse altro.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Con questo commento incomprensibile si rimise in marCia: faceva un passo ogni tre dei loro e li costrinse a correre per tenergli dietro.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Ci manca poco» rispose Hagrid, voltando la testa. «Sbrigati, Harry… dobbiamo stare viCini, adesso».
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Era molto faticoso perché i rami e i cespugli spinosi, che Hagrid attraversava come se fossero ragnatele, si avvinghiavano ai vestiti di Harry e Hermione, al punto che ogni volta Ci volevano minuti per districarsi. In breve Harry ebbe bracCia e gambe coperte di graffi e tagli. Ormai la foresta era così buia che di Hagrid vedeva solo una massicCia sagoma scura davanti a sé. In quel silenzio soffocato ogni suono sembrava minacCioso. Lo schiocco di un ramo spezzato diventava un’esplosione e il più piccolo frusCio, anche se a provocarlo era un passerotto innocente, spingeva Harry a scrutare ansioso le ombre. Gli venne in mente che non si era mai spinto così all’interno della foresta senza incontrare qualche creatura, e di colpo la loro assenza gli parve estremamente sospetta.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Bene!» disse Hermione. Poi lei e Harry mormorarono «Lumos!» e la punta delle bacchette s’illuminò. Alla luce dei due raggi fiochi, il facCione di Hagrid parve galleggiare nella penombra, e ancora una volta Harry notò quanto fosse nervoso e triste.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «La Umbridge pensa che ce l’ho messo io, quello Snaso nel suo uffiCio».
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Sei stato tu?» chiese Harry senza riusCire a trattenersi.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Proprio no, maledizione!» s’indignò Hagrid. «Ma siccome che era una Creatura Magica, lei pensa che c’entro io. E poi è da quando sono tornato che cerca una scusa per farmi fuori. Non che me ne voglio andare, no, ma se non era per… be’… un motivo speCiale, quello che adesso vi spiego, piantavo tutto adesso, senza darCi il modo di cacCiarmi davanti a tutta la scuola come con la Cooman».
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Non vi preoccupate per me» disse in fretta quando Hermione fece per accarezzargli un bracCio. Sfilò il suo enorme fazzoletto a pallini dalla tasca del panCiotto e si asCiugò gli occhi. «Sentite, non ve ne parlavo se proprio non c’ero costretto. Vedete, se me ne vado… insomma, non posso andarmene senza… senza dirlo a qualcuno… perché… ho bisogno che mi aiutate, voi due. E anche Ron, se vuole».
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Certo che ti aiuteremo» rispose subito Harry. «Cosa vuoi che facCiamo?»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Proseguirono in silenzio per un altro quarto d’ora, e Harry stava per chiedere quanto mancava ancora, quando Hagrid alzò il bracCio destro e si fermò.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Si fecero avanti cauti. Harry scorse di fronte a loro un gran cumulo di terra lisCia alto quasi quanto Hagrid, e trattenne il fiato al pensiero che fosse la tana di qualche bestia enorme. Gli alberi tutt’attorno erano stati sradicati e il cumulo spiccava al centro di uno spiazzo spoglio, Circondato da mucchi di tronchi e di rami che formavano una speCie di barricata dietro la quale si trovavano loro tre.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    In effetti Harry sentì un rombo ritmico, lontano, che faceva pensare al lavorio di due polmoni giganteschi. Harry lanCiò un’occhiata di sbieco a Hermione e la vide guardare a bocca aperta il cumulo. Era atterrita.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Hagrid, Ci avevi detto…» riprese Hermione, con la bacchetta che le tremava in mano, «Ci avevi detto che nessuno di loro era voluto venire!»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Allora è per questo che Ci hai messo due mesi a tornare» disse Hermione, sempre più agitata. «Ma Hagrid, perché te lo sei portato dietro, se lui non voleva? Non sarebbe stato più felice con quelli come lui?»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Hermione, non potevo abbandonarlo». Ormai le lacrime scorrevano sulla facCia sfregiata e sulla barba di Hagrid. «Lui… è mio fratello, capisCi
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Quando diCi “fratello”» chiese Harry lentamente, «intendi dire…?»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Insomma… fratellastro» si corresse Hagrid. «Il fatto è che dopo aver lasCiato il mio papà la mamma si è messa con un altro gigante e ha avuto Grop…»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Sì… insomma, quando dice il suo nome suona proprio così» continuò Hagrid ansioso. «Non sa parlare tanto bene, capite… Ci sto provando a insegnarCi… però, ecco, non è che Ci piaceva più di quanto Ci piacevo io. Per le gigantesse è importante avere dei bei cucCioli robusti, e lui è sempre stato graCilino… neanche Cinque metri…»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Lo prendevano tutti a calCi… non potevo lasCiarlo…»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Lei… ha capito che per me era importante». Hagrid si torse le grosse mani. «Ma… be’, dopo un po’ si è stancata di avercelo intorno… e nel viaggio di ritorno Ci siamo separati… però mi ha promesso di non dirlo a nessuno…»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «È per questo che Ci ho messo tanto, capisCi. Potevo viaggiare solo di notte, e dove non c’era gente. Quando vuole cammina svelto, ma lui cercava di tornare indietro».
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Ma Hagrid, perché non lo hai lasCiato?» disse Hermione, afflosCiandosi su un albero sradicato e nascondendo il volto tra le mani. «Che cosa credi di fare con un gigante violento che non vuole nemmeno stare qui?»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Su, su… violento… non esageriamo» disse Hagrid, sempre torcendosi le mani. «Sì, ogni tanto mi dà uno schiaffone, quando Ci gira storta, ma adesso va meglio, molto meglio, cominCia ad ambientarsi…»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Devi tenerlo legato?» disse Hermione con una voCina.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Harry e Hermione si scambiarono un’occhiata infelice. Harry ricordò angosCiato di aver già promesso a Hagrid che l’avrebbero aiutato.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Mica dovete portargli da mangiare!» si affrettò a rassicurarla Hagrid. «Per quello fa da solo, nessun problema. Uccelli e cervi e altro… no, no… È di compagnia che ha bisogno. Di qualcuno che continua ad aiutarlo un po’… che Ci insegna l’inglese, no?»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Harry non disse nulla, ma si voltò a guardare la sagoma gigantesca distesa a terra davanti a loro. A differenza di Hagrid, che sembrava solo un essere umano un po’ troppo grosso, il suo fratellastro era stranamente deforme. Quella che Harry aveva preso per un masso coperto di muschio sulla sinistra era in realtà la testa di Grop: molto grande rispetto al corpo, quasi perfettamente rotonda e piena di fitti capelli ricCi color felce. Sulla Cima era visibile il contorno di un grosso orecchio carnoso che sembrava spuntare, un po’ come le orecchie di zio Vernon, direttamente dalla spalla, con poco o niente collo nel mezzo. La schiena, coperta da una sorta di sudiCia camiCia marrone fatta di pelli d’animali cuCite alla meglio, era molto vasta; i rozzi punti che tenevano insieme le pelli si tendevano a ogni respiro. Grop dormiva su un fianco, le gambe raggomitolate sotto il corpo, mostrando le piante di enormi, sporchi piedi nudi, grossi come slittini, poggiati l’uno sull’altro.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Vuoi che gli insegniamo l’inglese» disse Harry con voce spenta. Ora capiva il messaggio di Fiorenzo. Il suo tentativo non porta a nulla. Farebbe meglio a lasCiar perdere. Naturalmente gli abitanti della foresta sapevano dei vani sforzi di Hagrid di insegnare a Grop l’inglese.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Sì, ecco… magari basta parlarCi un po’» proseguì speranzoso Hagrid. «Secondo me, se riesce a parlare con la gente, capisce che siamo tutti come lui, e magari deCide di restare».
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «CiCi proveremo, Hagrid» rispose Harry, già legato dalla promessa.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Lo sapevo che potevo contare su te, Harry». Hagrid gli sorrise fra le lacrime e si asCiugò di nuovo le guance col fazzoletto. «Non voglio metterti troppo in mezzo… lo so che hai gli esami… ma se magari puoi venire qui col Mantello dell’Invisibilità una volta alla settimana e fare una chiacchierata con Grop… Be’, adesso lo sveglio… così vi presento…»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Ma Hagrid aveva già scavalcato il tronco che sbarrava loro la strada e avanzava verso Grop. A tre metri di distanza, prese da terra un lungo ramo spezzato, voltò la testa per lanCiare un sorriso rassicurante a Harry e Hermione, e colpì con forza Grop in mezzo alla schiena.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Hermione e Harry arretrarono il più possibile, senza perdere d’occhio il gigante. Quando Grop si inginocchiò fra due alberi non ancora sradicati, la sua facCia galleggiò sulla radura e su di loro come un’enorme, grigiastra luna piena. Sembrava che i suoi lineamenti fossero stati rozzamente sbozzati in una grossa palla di pietra. Il naso era schiacCiato e informe; la bocca obliqua, piena di denti storti e gialli, grandi come mattoni; gli occhi, piccoli per quel testone, erano di un fangoso verdebruno e ancora Cisposi di sonno. Grop sollevò le nocche sudiCie, ognuna grossa quanto una palla da tennis, si strofinò vigorosamente le palpebre e di scatto, con veloCità e agilità sorprendenti, si alzò.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Oh, Cielo!» squittì Hermione atterrita accanto a Harry.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Gli alberi ai quali erano legate le funi strette attorno alle bracCia e alle gambe del gigante scricchiolarono pericolosamente. Come aveva detto Hagrid, era alto un po’ meno di Cinque metri. Dopo essersi guardato attorno con occhi offuscati, tese una mano grossa quanto un ombrellone per strappare un nido dai rami più alti di un pino e lo capovolse, con quello che parve un ruggito di disappunto per l’assenza degli uccelli; Hagrid si protesse con le bracCia dal bombardamento di uova.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Insomma, Grop!» protestò, alzando preoccupato lo sguardo e pronto a scansare altre uova in caduta libera. «Ho qui un paio di amiCi che ti vogliono conoscere. Ti ricordi che ti ho parlato di loro? Te lo ricordi quando ti ho detto che forse andavo via per un po’ e venivano loro a prendersi cura di te? Ti ricordi, Grop?»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Per tutta risposta, Grop lanCiò un altro ruggito; era diffiCile dire se aveva ascoltato Hagrid, o se almeno capiva che quei suoni erano parole. Agguantò la Cima del pino, la tirò a sé e la lasCiò andare di scatto, probabilmente per il semplice gusto di vedere quanto sarebbe andata lontano.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «No, Grop, da bravo, lasCia stare!» urlò Hagrid. «È così che hai tirato fuori gli altri…»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    In effetti, Harry vide che la terra attorno alle radiCi dell’albero cominCiava a spaccarsi.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Ti ho portato compagnia!» gridò Hagrid. «AmiCi! Guarda giù, buffone che non sei altro, ti ho portato degli amiCi
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Il gigante lasCiò andare il pino, che ondeggiò in modo allarmante, provocando una pioggia di aghi, e abbassò lo sguardo.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Solo in quel momento il gigante parve rendersi conto della presenza di Harry e Hermione. Trepidanti, lo videro abbassare il testone per scrutarli con gli occhi Cisposi.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «E questa è Hermione, capito? Her…» Hagrid esitò. «Ti dispiace se ti chiama Hermy?» chiese, voltandosi verso Hermione. «Per lui, il tuo è un nome diffiCile da ricordare».
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Questa è Hermy, Grop! Vedrai che viene a trovarti anche lei! Sei contento? Eh? Due amiCi per te… GROP, NO!»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    La mano di Grop era scattata verso Hermione. Più rapido di lui, Harry la afferrò e la trasCinò dietro l’albero, così che il pugno del gigante graffiò il tronco ma si chiuse sul vuoto.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Allungando il collo, Harry vide Hagrid disteso a terra con una mano sul naso. Grop, che sembrava aver perso ogni interesse per loro, si era raddrizzato e aveva ricominCiato a giocherellare col pino.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Va bene…» biasCicò Hagrid, alzandosi con una mano ancora sul naso sanguinante e l’altra stretta intorno all’arco. «Bene… ecco fatto… l’avete conosCiuto e… e così lui vi conosce quando tornate. Sì… bene…»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Alzò lo sguardo su Grop, che continuava a tirare indietro il pino con un’espressione di distaccato piacere sulla facCia rocCiosa; le radiCi scricchiolarono mentre le strappava dal suolo.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Per un po’ nessuno parlò, nemmeno quando un boato lontano segnalò che Grop aveva finalmente sradicato il pino. Hermione era pallida e tesa. Harry non riusCiva a trovare una sola cosa da dire. Che cosa sarebbe successo se qualcuno avesse scoperto il segreto di Hagrid? Per giunta, lui si era impegnato — anche per Ron e Hermione — a proseguire i vani sforzi per Civilizzare il gigante. Come poteva Hagrid, sia pure con la sua smisurata capaCità di scambiare i più orridi mostri zannuti per adorabili animaletti innocui, illudersi al punto da credere che un giorno Grop sarebbe riusCito a mescolarsi con gli esseri umani?
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Fermi» ordinò brusco Hagrid, proprio mentre Harry e Hermione erano alle prese con un fitto cespuglio di centinodia. Estrasse una frecCia dalla faretra e la incoccò. Alle sue spalle, Harry e Hermione levarono le bacchette; adesso che si erano fermati, anche loro sentivano movimenti nelle viCinanze.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Oh, acCidenti» mormorò Hagrid.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Gli alberi dietro Magorian frusCiarono, e ne emersero altri quattro o Cinque centauri. Harry riconobbe il bruno, barbuto Cassandro: lo aveva incontrato quasi quattro anni prima, la stessa notte che aveva conosCiuto Fiorenzo, però il centauro non diede cenno d’averlo mai visto.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Adesso sono “questo umano”?» ribatté stizzito Hagrid. «Solo perché non vi ho lasCiato ammazzare uno dei vostri?»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Non dovevi immischiarti, Hagrid» replicò Magorian. «Le nostre usanze e le nostre leggi non sono le vostre. Fiorenzo Ci ha tradito e disonorato».
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Fiorenzo ha accettato di essere il servo degli umani» intervenne un centauro grigio dalla dura facCia rugosa.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Svelando agli umani i nostri segreti e le nostre conoscenze» ribatté pacato Magorian. «Niente può compensare una tale sCiagura».
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Adesso stammi un po’ a sentire» rispose Hagrid arrabbiato. «Piantiamola con questa storia della “nostra” foresta. Non sta a voi deCidere chi entra e chi esce…»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Neanche a te, Hagrid» replicò Magorian. «Oggi ti ho lasCiato passare perché sei accompagnato dai tuoi puledri…»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «In ogni caso» riprese pacato Magorian, «ucCidere puledri è un crimine orribile, e noi non tocchiamo gli innocenti. Oggi, Hagrid, potrai passare. Ma d’ora in poi tieniti lontano da qui. Aiutando il traditore Fiorenzo, hai perso l’amiCizia dei centauri».
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Hagrid mosse qualche passo, ma con l’arco ancora levato e gli occhi minacCiosi fissi su Magorian.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Sappiamo che cosa nascondi nella foresta, Hagrid!» gli gridò Magorian, mentre i centauri sparivano tra gli alberi. «E la nostra sopportazione è agli sgocCioli!»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Hagrid si voltò e fece per marCiare dritto su di lui.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Voi lo sopportate finché resta qui! La foresta è sua quanto vostra!» urlò, con Harry e Hermione che lo tiravano con tutte le forze per il panCiotto. Ancora acCigliato, Hagrid abbassò lo sguardo e li fissò con espressione di blanda sorpresa, come se soltanto allora si fosse accorto di loro.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Calmatevi, voi due» disse. Si mise in marCia e loro gli corsero dietro ansanti. «Vecchi muli maleducati!»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Hagrid…» balbettò Hermione senza fiato, aggirando un cespuglio di ortiche che avevano già incontrato all’andata, «se i centauri non vogliono umani nella foresta, come facCiamo a…»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Be’, Ci hai provato» sussurrò Harry a Hermione, che sembrava proprio depressa.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Finalmente tornarono sul sentiero; dopo una deCina di minuti gli alberi cominCiarono a diradarsi, ricomparvero sprazzi di limpido Cielo azzurro, e in lontananza sentirono echeggiare applausi e urla.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Non saprei» rispose avvilita Hermione. Harry notò che aveva un aspetto tremendo: i capelli pieni di foglie e ramoscelli, la veste stracCiata, facCia e bracCia graffiate. Sapeva di non essere in condizioni migliori.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Buona idea» disse Harry. «Be’… Ci vediamo, Hagrid».
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Non posso crederCi» mormorò Hermione con voce molto incerta quando furono a distanza di sicurezza. «Non posso crederCi. Non posso proprio crederCi».
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Calmarmi! Un gigante! Un gigante nella foresta! E noi dobbiamo dargli lezioni d’inglese! Sempre che riusCiamo a evitare quel branco di centauri assassini, naturalmente. Non… posso… crederCi
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «FiguriamoCi!» sbottò Hermione, fermandosi così di colpo che gli studenti dietro di lei dovettero scartare per non finirle contro. «Certo che sarà cacCiato e, per essere onesta, dopo quello che abbiamo appena visto, chi potrebbe biasimare la Umbridge?»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Ci fu una pausa di silenzio. Harry la guardò furibondo e gli occhi di Hermione si riempirono lentamente di lacrime.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «No… be’… d’accordo… non lo penso» ammise Hermione, asCiugandosi gli occhi con rabbia. «Ma perché deve rendere la vita così diffiCile a se stesso… e a noi?»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Perché non la piantano con quella stupida canzonCina?» si lamentò Hermione. «Non ne hanno ancora abbastanza?»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Dài, rientriamo prima di incroCiare i Serpeverde» disse Hermione.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Glielo diCiamo domani, d’accordo?» disse Harry.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Fianco a fianco, salirono le scale. Una volta davanti al portone, d’istinto si voltarono a guardare la foresta proibita. Forse era frutto della sua immaginazione, ma Harry fu quasi certo di aver visto una nuvoletta di uccelli gonfiarsi sopra le Cime lontane, come se l’albero che li aveva fino allora ospitati fosse stato appena sradicato.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

   L’euforia di Ron per aver contribuito alla vittoria di Grifondoro era tale che il giorno seguente gli fu impossibile applicarsi a qualunque cosa. Non faceva altro che parlare della partita, e per Harry e Hermione non fu faCile trovare il momento adatto per dirgli di Grop. Non che si sforzassero; nessuno dei due era ansioso di riportare così brutalmente Ron alla realtà. Alla fine, approfittando della bella giornata tiepida, lo convinsero a unirsi a loro per un ripasso sotto il faggio in riva al lago, dove c’erano meno possibilità che qualcuno origliasse. All’inizio Ron non fu particolarmente entusiasta dell’idea — se la godeva troppo a farsi dare pacche sulle spalle da ogni Grifondoro di passaggio, per non parlare dei cori di Perché Weasley è il nostro re che ancora esplodevano di tanto in tanto — ma poi ammise che l’aria fresca gli avrebbe fatto bene.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Si sedettero all’ombra del faggio e aprirono i libri, mentre Ron descriveva per la deCima volta la sua prima parata e come aveva salvato la partita.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «Sì, insomma, avevo già incassato il tiro di Davies, quindi non ero tanto tranquillo, ma quando ho visto Bradley venirmi addosso, praticamente è sbucato dal nulla, ho pensato: Puoi farcela! Avevo sì e no un secondo per deCidere da che parte volare, sapete, e sembrava che lui puntasse a destra — la mia destra, ossia la sua sinistra — ma avevo come la sensazione che fosse una finta, e ho rischiato e mi sono tuffato a sinistra — alla sua destra, insomma — e, be’, avete visto com’è andata» concluse modestamente. Buttò indietro i capelli in modo che sembrassero scompigliati dal vento, e si guardò attorno per controllare se le persone più viCine — un gruppo di ragazze chiacchierine del terzo anno di Tassorosso — lo avevano sentito. «Così, quando Cinque minuti dopo mi è venuto incontro Chambers… Che cosa c’è?» S’interruppe e fissò Harry. «Perché sorridi?»
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «Sì» disse Ron, assaporando ogni parola. «Abbiamo vinto. Hai visto la facCia della Chang quando Ginny le ha soffiato il BocCino sotto il naso?»
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «Ehm…» cominCiò Harry.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    I capelli accuratamente arruffati di Ron parvero afflosCiarsi per la delusione. «Non avete visto la partita?» balbettò, spostando lo sguardo dall’uno all’altra. «Non mi avete visto fare nessuna di quelle parate?»
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «È stato Hagrid» disse Harry. «Aveva deCiso di spiegarCi come mai da quando è tornato dal suo viaggio nel paese dei giganti è sempre coperto di lividi e ferite. Ha voluto che andassimo con lui nella foresta. Non abbiamo avuto scelta, lo sai com’è fatto. Insomma…»
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    Gli raccontarono tutto in meno di Cinque minuti, e alla fine all’indignazione di Ron si era sostituita l’incredulità.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «E invece è proprio così» disse Hermione con fermezza. «Grop è alto quasi Cinque metri, si diverte a sradicare pini di sei, e mi conosce…» sbuffò, «come Hermy».
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «Sì» annuì Hermione, voltando una pagina di Trasfigurazione Intermedia e fissando acCigliata una serie di disegni che mostravano una Civetta trasformarsi in un binocolo da teatro. «Sì, cominCio a pensarlo anch’io. Purtroppo Ci ha costretto a promettere…»
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «Allora dovete solo non mantenere la promessa» disse Ron deCiso. «Insomma, su… abbiamo gli esami, e Ci manca tanto così…» levò una mano, pollice e indice che quasi si toccavano «…a farCi espellere. E poi… ve lo ricordate Norberto? E Aragog? I mostri di Hagrid Ci hanno procurato solo guai, sempre!»
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «Lo so, ma… abbiamo preso un impegno» protestò Hermione con una voCina sottile.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «E va bene» sospirò. «Hagrid non è ancora stato licenziato, no? È riusCito a restare finora, e forse resisterà fino alla fine della scuola, e noi non dovremo avviCinarCi a Grop».
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    I prati intorno al castello lucCicavano sotto il sole come se fossero stati verniCiati di fresco; il Cielo limpido sorrideva sulla levigata, sCintillante superfiCie del lago; l’erba verde e setosa era increspata a tratti da una brezza gentile. Giugno era arrivato, ma per gli studenti del quinto anno voleva dire solo una cosa: incombevano i G.U.F.O.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Gli insegnanti avevano smesso di assegnare compiti; le lezioni erano dedicate a ripassare gli argomenti che probabilmente sarebbero stati tema d’esame. Quell’atmosfera insieme febbrile e tenace cancellò dalla mente di Harry quasi tutto, anche se a volte durante Pozioni si chiedeva se Lupin avesse mai detto a Piton di riprendere le lezioni di Occlumanzia. Ma se anche lo aveva fatto, Piton doveva averlo ignorato, come del resto ignorava Harry. Cosa che a lui andava benissimo: era già abbastanza nervoso e indaffarato senza bisogno di seguire materie supplementari, e per fortuna in quel periodo Hermione era troppo preoccupata per tormentarlo con l’Occlumanzia: passava tutto il tempo borbottando fra sé e da giorni non lasCiava più in Circolazione un solo indumento per gli elfi.
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    D’altra parte, non era l’unica a comportarsi in modo strano via via che i G.U.F.O. si avviCinavano. Ernie Macmillan, per esempio, aveva preso l’insopportabile abitudine di chiedere a tutti i loro metodi di ripasso.
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    «Io otto» annunCiò Ernie, gonfiando il petto. «Otto o nove. Una prima di colazione, tutti i giorni. Otto è la media. Nei finesettimana, se è una giornata sì, posso arrivare a dieCi. Lunedì ne ho fatte nove e mezzo. Martedì mi è andata peggio… solo sette e un quarto. E mercoledì…»
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    «Naturalmente l’importante non è quello che sai» lo sentirono dire a Tiger e Goyle a voce alta davanti all’aula di Pozioni pochi giorni prima degli esami, «ma chi conosCi. E mio padre è amico da anni del Capo della Commissione Magica d’Esame… la vecchia Griselda Marchbanks è venuta da noi a cena, sapete…»
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    «Se lo è, non possiamo farCi niente» rispose Ron, scuro in volto.
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    «Oh, non credo che facCia differenza» replicò Neville ancora più abbacchiato. «La nonna non fa che ripeterle che non sono in gamba come mio papà… insomma… l’avete vista anche voi, al San Mungo…»
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    Nel frattempo, un fiorente mercato nero di sostanze capaCi di accrescere concentrazione, agilità mentale e prontezza di riflessi fioriva tra gli studenti del quinto e del settimo anno. Harry e Ron furono molto tentati dall’Elisir Cerebro di Baruffio offerto loro da Eddie Carmichael, uno studente del sesto anno di Corvonero, che gli attribuiva tutto il merito dei nove “Eccezionale” ottenuti al G.U.F.O. l’estate precedente, e ne offriva un’intera pinta per soli dodiCi galeoni. Ron assicurò Harry che gli avrebbe restituito il denaro appena fosse usCito da Hogwarts e avesse trovato un lavoro, ma prima che potessero concludere l’affare, Hermione confiscò la bottiglia di Elisir a Carmichael e la vuotò dentro un water.
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    «SCiocchezze!» sbuffò Hermione. «Tanto varrebbe comprare gli artigli di drago in polvere di Harold Dingle».
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    «Quella roba sì» rispose deCisa Hermione. «Le ho dato un’occhiata e in realtà si tratta di cacca secca di Doxy».
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    «Devo avvertirvi che ai fogli che userete sono stati applicati i più severi incantesimi antiimbroglio. È proibito l’uso di Piume a Risposta Automatica, come pure di Ricordelle, Polsini Copiativi e Inchiostro Autocorrettivo. Mi dispiace dire che ogni anno sembra che Ci sia almeno uno studente convinto di poter aggirare le regole fissate dalla Commissione Magica d’Esame. Mi auguro solo che stavolta non sia nessuno di Grifondoro. La nostra nuova… Preside…» e pronunCiò la parola con la stessa espressione di zia Petunia quando contemplava una macchia di sudiCiume particolarmente resistente, «…ha chiesto ai Direttori delle Case di informare gli allievi che qualunque imbroglio sarà severamente punito… poiché, ovviamente, dai risultati degli esami verrà giudicato anche il nuovo regime imposto dalla Preside…»
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    «Magnifico» disse Dean Thomas in un bisbiglio udibilissimo. «Così non dovremo preoccuparCi fino alle vacanze».
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    Il loro primo esame, Teoria degli Incantesimi, era in programma per lunedì mattina. La domenica Harry acconsentì a eserCitarsi con Hermione, ma se ne pentì quasi subito; era così agitata che continuava a strappargli il libro di mano per controllare di aver dato la risposta perfettamente giusta, finché non lo colpì sul naso con l’angolo di Incantesimi Avanzati.
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    Harry disse deCiso: «Perché non ti arrangi?» e le restituì il libro lacrimando.
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    Nel frattempo Ron rileggeva gli appunti di due anni di Incantesimi con le dita infilate nelle orecchie e le labbra che si muovevano in silenzio; Seamus Finnigan era disteso a panCia in su sul pavimento e reCitava la definizione di Incantesimo Essenziale, mentre Dean la controllava sul Libro Standard degli Incantesimi, Classe Quinta; le matite di Calì e Lavanda, che stavano provando alcuni sempliCi Incantesimi di Locomozione, si inseguivano sul tavolo.
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    Quella sera a cena nessuno aveva molta voglia di chiacchierare. Harry e Ron, che avevano studiato sodo tutto il giorno, mangiarono in silenzio ma affamati. Hermione invece continuava a lasCiare le posate e a tuffarsi sotto il tavolo per ripescare qualche libro dalla borsa e controllare qualche dato. Ron le stava proprio dicendo che avrebbe fatto meglio a mangiare tranquilla o quella notte non sarebbe riusCita a chiudere occhio, quando la forchetta le sfuggì di mano e atterrò fragorosamente sul piatto.
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    «Santo Cielo» mormorò lei, fissando la Sala d’Ingresso. «Sono quelli? Gli esaminatori?»
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    Harry e Ron si voltarono di scatto. Oltre le porte della Sala Grande videro la Umbridge con un gruppetto di streghe e maghi dall’aria decrepita. E la Preside, notò soddisfatto Harry, sembrava deCisamente nervosa.
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    «Andiamo a dare un’occhiata più da viCino?» propose Ron.
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    «Nessuna» rispose la Umbridge, lanCiando un’occhiata malevola a Harry, Ron e Hermione, che Ciondolavano ai piedi delle scale mentre Ron fingeva di allacCiarsi una scarpa. «Ma presumo che il Ministero della Magia lo rintraccerà fra non molto».
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    Il giorno dopo a colazione nessuno del quinto anno era molto loquace: Calì reCitava incantesimi sottovoce, facendo sussultare la saliera che aveva davanti; Hermione rileggeva Incantesimi Avanzati così in fretta che ì suoi occhi sembravano sfocati; e Neville continuava a far cadere le posate e a rovesCiare la marmellata.
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    Poi quelli del quinto e del settimo anno si radunarono nella Sala d’Ingresso mentre gli altri studenti andavano a lezione. Alle nove e mezzo furono richiamati, una classe alla volta, nella Sala Grande, allestita esattamente come Harry l’aveva vista nel Pensatoio, quando suo padre, Sirius e Piton avevano sostenuto il loro G.U.F.O.: i tavoli delle quattro Case erano spariti, sostituiti da banchi singoli, rivolti verso il tavolo degli insegnanti, occupato dalla professoressa McGranitt. «Potete cominCiare» annunCiò lei quando si furono tutti seduti in silenzio, e si voltò verso un’enorme clessidra posata accanto a lei sul tavolo insieme a piume, boccette d’inchiostro e pergamene di riserva.
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    La sua mente fu attraversata dal ricordo di una mazza che volava in aria e atterrava di schianto sul duro cranio di un troll… sorridendo, chinò il capo e cominCiò a scrivere.
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    «Non era tanto diffiCile, vero?» chiese ansiosa Hermione nella Sala d’Ingresso due ore più tardi, stringendo il foglio con le domande. «Non sono sicura di essere stata preCisa negli Incantesimi Rallegranti, ma ormai non c’era più tempo. Hai scritto il controincantesimo per il singhiozzo? Non ero sicura se dovevo, mi sembrava troppo… e la domanda ventitré…»
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Gli studenti del quinto anno pranzarono insieme agli altri (erano ricomparsi i quattro grandi tavoli) e poi si riunirono nella piccola stanza accanto alla Sala Grande, dove rimasero in attesa di essere chiamati per l’esame di pratica. Mentre i primi gruppetti venivano convocati in ordine alfabetico, gli altri borbottavano incantesimi e si eserCitavano con la bacchetta, a volte infilandosela per sbaglio fra le costole o in un occhio.
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    Hermione uscì tremando dalla stanza con Anthony Goldstein, Gregory Goyle e Daphne Greengrass. Una volta terminato, gli studenti non tornavano lì, perCiò Harry e Ron non sapevano come se la fosse cavata.
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    DieCi minuti dopo, il professor Vitious chiamò: «Parkinson, Pansy… Patil, Calì… Patil, Padma… Potter, Harry».
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    Con la coda dell’occhio, Harry vide Malfoy lanCiargli un’occhiatacCia; il bicchiere di vino che Draco stava facendo levitare cadde a terra e si ruppe. Harry non seppe trattenere un sorriso, e il professor Tofty gli sorrise incoraggiante di rimando.
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    Tutto sommato, Harry pensava di essersela cavata abbastanza bene. Di sicuro il suo Incantesimo Levitante era andato molto meglio di quello di Malfoy, anche se avrebbe preferito non aver confuso l’Incantesimo Cambiacolore con quello di CresCita: invece di diventare aranCione, il suo ratto prese sorprendentemente a gonfiarsi e raggiunse le dimensioni di un tasso prima che lui riusCisse a correggere l’errore. Per fortuna Hermione non era rimasta nella Sala, e in seguito evitò di parlargliene. Però lo disse a Ron, che aveva trasformato un vassoio in un fungo enorme senza avere la più remota idea di come fosse successo.
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    Durante il compito scritto della mattina si scordò la definizione di Incantesimo di Scambio, ma l’esame pratico sarebbe potuto andare peggio. Almeno lui riuscì a far Evanescere la sua iguana, mentre al tavolo accanto la povera Hannah Abbott perse la testa e chissà come moltiplicò il suo furetto in uno stormo di fenicotteri, facendo sospendere gli esami per dieCi minuti finché gli uccelli non vennero catturati e trasportati fuori dalla Sala.
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    Ancora una volta, fu il professor Tofty a esaminarlo. «Bravo!» esclamò, mentre Harry lanCiava un perfetto Incantesimo ScacCia-MollicCio. «Davvero ottimo! Direi che è tutto, Potter… a meno che…»
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Mentre usCiva, Harry passò accanto alla Umbridge e i loro sguardi s’incroCiarono. Vide un sorriso maligno deformarle la larga bocca visCida, ma la cosa non lo turbò. A meno di non sbagliarsi di grosso (e per scaramanzia deCise di non parlarne con nessuno), si era appena guadagnato un “Eccezionale”.
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    Il venerdì Harry e Ron avevano un giorno libero, mentre Hermione sosteneva l’esame di Antiche Rune; dato che c’era davanti l’intero finesettimana, si concessero una pausa. Si stiracchiavano e giocavano a scacchi magiCi davanti alla finestra aperta da cui entrava la tiepida aria estiva. In lontananza, Harry scorse Hagrid che faceva lezione ai margini della foresta. Stava cercando d’indovinare quali creature stessero osservando — forse unicorni, perché gli studenti maschi si tenevano alla larga — quando il ritratto si aprì e Hermione si arrampicò dentro, di pessimo umore.
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    «Ho sbagliato a tradurre ehwaz» ringhiò Hermione. «Vuol dire “assoCiazione”, non “difesa”. L’ho confuso con eihwaz».
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    «Oh, taCi!» scattò lei, rabbiosa. «Potrebbe fare la differenza fra promozione e bocCiatura. E peggio ancora, qualcuno ha infilato un altro Snaso nell’uffiCio della Umbridge. Non so come abbiano fatto ad aprire la nuova porta, ma quando sono passata ho sentito la Umbridge che strillava da spaccare i timpani… a quanto pare, lo Snaso stava cercando di morderle una gamba…»
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    «A volte sei così ingenuo! Credi davvero che a quella importino le prove?» ribatté Hermione, che sembrava deCisa a restare del suo umore tempestoso, e uscì sbattendosi la porta alle spalle, diretta al dormitorio femminile.
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    Il malumore di Hermione durò per la maggior parte del finesettimana, ma per Harry e Ron non fu diffiCile ignorarla: passarono quasi tutto il tempo a ripassare Pozioni per l’esame di lunedì, quello che Harry temeva di più… e che, ne era sicuro, avrebbe distrutto ogni sua ambizione di diventare Auror. In effetti trovò diffiCile l’esame scritto, anche se era convinto di aver azzeccato la risposta alla domanda sulla Pozione Polisucco: visto che durante il suo secondo anno a Hogwarts l’aveva bevuta di nascosto, fu in grado di descriverne gli effetti con estrema preCisione.
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    L’esame pratico del pomeriggio fu meno terribile del previsto. In assenza di Piton, scoprì di essere molto più rilassato. Anche Neville, seduto accanto a lui, sembrava più tranquillo di quanto non fosse mai stato a Pozioni. Quando la professoressa Marchbanks disse: «Allontanatevi dai calderoni, prego, l’esame è finito» Harry tappò la sua fiaschetta: forse non avrebbe ottenuto un gran voto, ma con un po’ di fortuna avrebbe evitato la bocCiatura.
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    «Solo!» scattò Hermione. «Io devo fare ancora Aritmanzia, probabilmente la materia più diffiCile che esista!»
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    Il martedì, Harry era deCiso a dare il massimo in Cura delle Creature Magiche, in modo che Hagrid facesse bella figura. La prova pratica si svolse nel pomeriggio, sul prato ai margini della foresta proibita, dove agli studenti fu richiesto di identificare correttamente uno Knarl nascosto fra una dozzina di porcospini (il trucco stava nell’offrire loro del latte: i Knarl, creature estremamente sospettose, con aculei dotati di molti poteri magiCi, di solito s’infuriano, considerandolo un tentativo di avvelenarli); poi dovettero prendersi cura di un Asticello; nutrire e pulire un Fiammagranchio senza scottarsi; e scegliere, tra un vasto assortimento di Cibi, la dieta adatta a un unicorno malato.
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    Harry si accorse che Hagrid li osservava ansioso dalla finestra della sua capanna. Quando l’esaminatore — una piccola strega grassocCia — lo congedò sorridendo, Harry rivolse a Hagrid un furtivo segno di vittoria.
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    Anche per lo scarso livello di Harry, l’esame andò malissimo. Tanto valeva cercare di vedere qualcosa sul tavolo, invece che nella sfera di cristallo, che rimase ostinatamente vuota; Harry perse del tutto la testa durante la lettura delle foglie di tè, annunCiando alla professoressa Marchbanks che presto avrebbe incontrato uno straniero bruno e noioso, e coronò il fiasco confondendo la linea della vita con quella del destino, e informandola che sarebbe dovuta morire il martedì precedente.
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    «Tanto in quello eravamo destinati alla bocCiatura» commentò cupo Ron mentre scendevano la scalinata di marmo. Aveva appena tirato su di morale Harry dicendogli che lui si era dilungato a parlare dell’orrido tipo con una verruca sul naso che vedeva nella sfera di cristallo, e quando aveva alzato lo sguardo si era reso conto di aver descritto fino all’ultimo dettaglio il riflesso del suo esaminatore.
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    «Giusto. Non dovremo più far finta che Ci importi cosa succede quando Giove e Urano diventano troppo amiCi».
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    «Be’, credo di essere andata bene in Aritmanzia» annunCiò, e Harry e Ron trassero un sospiro di sollievo. «Ho appena il tempo di dare un’ultima occhiata alle mappe celesti prima di cena…»
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    Arrivarono in Cima alla Torre di Astronomia alle undiCi in punto di una notte perfetta per osservare le stelle: senza un filo di vento e senza una nuvola. I prati erano inondati dalla luce argentea della luna e l’aria era frizzante. Ognuno di loro prese posto dietro un telescopio, e all’ordine della professoressa Marchbanks cominCiarono a completare la mappa muta che avevano davanti.
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    La professoressa Marchbanks e il professor Tofty passeggiavano tra gli studenti, osservandoli mentre tracCiavano la posizione di stelle e pianeti. Gli uniCi rumori erano il frusCio delle pergamene, il Cigolio di qualche telescopio e il grattare delle piume. Passò mezz’ora, poi un’ora; a uno a uno, i piccoli quadrati di luce dorata tremolanti sul prato scomparvero via via che si spegnevano le luCi alle finestre.
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    Harry stava completando la costellazione di Orione, quando il portone del castello si aprì, proprio sotto il parapetto dove si trovava lui, e un fiotto di luce si riversò sui gradini di pietra. Mentre regolava il telescopio, guardò rapido dabbasso e vide Cinque o sei lunghe ombre spostarsi sull’erba illuminata; poi il portone si richiuse e il prato ridiventò un mare di tenebre.
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    RiavviCinò l’occhio al telescopio e lo mise a fuoco per individuare Venere, ma quando guardò di nuovo la mappa per segnarne la posizione, qualcosa lo distrasse; si bloccò, la piuma sospesa sulla pergamena, e scrutò nell’oscurità. Cinque sagome stavano attraversando il prato. Se fossero state immobili, e se il chiaro di luna non avesse sCintillato sulle loro teste, sarebbe stato impossibile distinguerle. Anche da lontano fu sicuro di riconoscere il modo di camminare della più tozza, che sembrava guidare il gruppetto.
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    Non riusCiva a capire come mai la Umbridge avesse deCiso di fare una passeggiata dopo mezzanotte, per giunta accompagnata da altre quattro persone. Un colpetto di tosse alle sue spalle gli ricordò che era a metà di un esame. E si era completamente scordato la posizione di Venere. Tornò a incollare l’occhio al telescopio, la ritrovò e di nuovo stava per riportarla sulla mappa quando le sue orecchie, ormai pronte a cogliere ogni suono insolito, sentirono echeggiare per i prati deserti un colpo battuto a una porta lontana, subito seguito dai latrati soffocati di un grosso cane.
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    Alzò lo sguardo, col cuore in gola. Le ombre che aveva visto camminare si stagliavano contro le finestre illuminate della capanna di Hagrid. La porta si aprì e Cinque figure — i contorni nitidi contro la luce — varcarono la soglia. La porta si richiuse, e tornò il silenzio.
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    Sentì gli occhi della professoressa perforargli la nuca. Si accostò di nuovo al telescopio e lo puntò sulla Luna, anche se ne aveva segnato la posizione un’ora prima, ma proprio mentre la professoressa Marchbanks si spostava, un ruggito esplose nella capanna lontana e rimbombò nell’oscurità fino alla Cima della Torre. Parecchi studenti attorno a Harry tesero il collo al di sopra dei telescopi per guardare da quella parte.
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    «Ehm… ancora venti minuti» annunCiò il professor Tofty.
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    La porta della capanna si era spalancata e nella luce improvvisa lo distinsero perfettamente: una figura massicCia che ruggiva e agitava i pugni, Circondata da Cinque persone, tutte — a giudicare dai sottili fili scarlatti puntati su di lui — intente a Schiantarlo.
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    Hagrid ruggì: «Ragionevole un acCidenti! Non mi prenderete, Dawlish!»
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    Harry vide stagliarsi contro la luce anche la sagoma più piccola di Thor, che tentava di difendere il padrone slanCiandosi con coraggio contro i maghi, finché uno Schiantesimo lo centrò e lo abbatté. Con un ululato furibondo, Hagrid sollevò di peso il colpevole e lo scaraventò lontano, facendogli fare un volo di almeno tre metri. Il mago non si rialzò. Hermione trattenne il fiato e si portò inorridita le mani alla bocca; Harry si voltò verso Ron, e vide che anche lui sembrava atterrito. Non avevano mai visto Hagrid perdere davvero il controllo.
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    «Guardate!» strillò Calì, sporgendosi dal parapetto e indicando il portone del castello: si era riaperto, e alla luce che adesso si riversava sul prato buio videro un’alta, solitaria figura nera marCiare verso la capanna.
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    «Insomma!» esclamò preoccupato il professor Tofty. «Mancano solo sediCi minuti!»
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    «LasCiatelo stare! LasCiatelo, ho detto!» esplose la voce della professoressa McGranitt nell’oscurità. «Su che basi lo state attaccando? Non ha fatto niente, niente che giustifichi un simile…»
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    Hermione, Calì e Lavanda lanCiarono un urlo. Le figure attorno alla capanna avevano scagliato non meno di quattro Schiantesimi contro la professoressa McGranitt. I raggi rossi la colpirono quando era ancora a metà strada fra la capanna e il castello; per un momento fu avvolta da un alone luminoso di un rosso spettrale, poi si levò a mezz’aria, atterrò con un tonfo sulla schiena e non si mosse più.
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    «VIGLIACCHI!» L’urlo di Hagrid raggiunse chiaro la Cima della Torre, e parecchie luCi si riaccesero dentro il castello. «SCHIFOSI VIGLIACCHI! PRENDETE QUESTO… E QUESTO…»
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    «Oh, Cielo…» mormorò Hermione trattenendo il fiato.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Hagrid appioppò due possenti ceffoni agli aggressori più viCini, e, a giudicare da come si afflosCiarono all’istante, dovevano essere perlomeno svenuti. Poi Harry lo vide chinarsi, e per un istante temette che fosse stato sopraffatto da un incantesimo. Ma subito si raddrizzò con una sorta di sacco in spalla, e Harry capì che si trattava del corpo inerte di Thor.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «Prendetelo! Prendetelo!» strillò la Umbridge, ma il suo unico aiutante ancora in piedi non sembrava ansioso di avviCinarsi ai pugni di Hagrid; anzi, arretrò così in fretta che inCiampò su uno dei colleghi svenuti e cadde. Hagrid si voltò e si diede alla fuga, sempre con Thor attorno al collo. La Umbridge gli lanCiò contro un ultimo Schiantesimo, ma lo mancò, e Hagrid, correndo a più non posso verso i cancelli lontani, sparì nelle tenebre.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Tutti fissarono la scena a bocca aperta per un lungo minuto di silenzio angosCiato, finché si udì la voce fioca del professor Tofty: «Ehm… ancora Cinque minuti, ragazzi».
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Anche se aveva riempito solo due terzi della sua mappa, Harry non vedeva l’ora che l’esame finisse. Finalmente lui, Ron e Hermione riposero rapidamente i rispettivi telescopi e scesero a preCipizio la scala a chiocCiola. Nessuno degli studenti aveva intenzione di andare a letto: erano tutti ai piedi della scala e discutevano della scena a cui avevano assistito.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «Chiaramente voleva evitare un’altra scena come quella della Cooman» osservò saggio Ernie Macmillan, sgusCiando tra la folla per unirsi a loro.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «Dev’essere il suo sangue di gigante» rispose Hermione con voce tremula. «È molto diffiCile Schiantare un gigante, sono un po’ come i troll, incredibilmente resistenti… ma la povera professoressa McGranitt… quattro Schiantesimi in pieno petto, e non è più una ragazzina, no?»
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «Credo di sì» rispose Hermione, che sembrava viCina alle lacrime. «È terribile, ero convinta che Silente sarebbe tornato presto, e adesso abbiamo perso anche Hagrid».
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Quando entrarono nella sala comune di Grifondoro, la trovarono affollatissima. Il fracasso aveva svegliato molti studenti, che a loro volta si erano affrettati a svegliare gli amiCi ancora addormentati. Seamus e Dean, arrivati poco prima di loro, stavano raccontando quello che avevano visto e udito dall’alto della Torre.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «Ed era anche convinta che fosse Hagrid a metterle gli Snasi nell’uffiCio» aggiunse Katie Bell.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «Oh, acCidenti!» Lee Jordan si coprì la bocca con una mano. «Sono stato io. Fred e George me ne hanno lasCiati un paio, e con un po’ di levitazione li ho fatti entrare dalla finestra».
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «Lo avrebbe licenziato comunque» disse Dean. «Era troppo viCino a Silente».
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «Madama Chips la rimetterà in sesto» disse con fermezza AliCia Spinnet. «Finora i suoi rimedi non hanno mai fallito».
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Solo verso le quattro del mattino la sala comune si svuotò. Harry era perfettamente sveglio, tormentato dall’immagine di Hagrid che fuggiva nell’oscurità, e così furioso con la Umbridge da non riusCire a pensare a una punizione adeguata, anche se l’idea di Ron di farle nutrire una cassa di Schiopodi Sparacoda aveva i suoi pregi. Si addormentò meditando tremende vendette, e si svegliò tre ore dopo, sfinito.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    L’esame finale, Storia della Magia, si sarebbe svolto nel pomeriggio. Dopo colazione Harry avrebbe di gran lunga preferito tornare a letto, ma aveva deCiso di utilizzare quella mattina per un ripasso dell’ultima ora, e così si sedette con la testa fra le mani viCino alla finestra della sala comune, sforzandosi di non dormire mentre scorreva gli appunti, una pila alta un metro, avuti in prestito da Hermione.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Alle due in punto, gli studenti del quinto anno entrarono nella Sala Grande e si sedettero davanti ai fogli d’esame, posati a facCia in giù sui banchi. Harry era esausto. Voleva solo farla finita e andare a letto, e l’indomani sarebbe andato con Ron sul campo di Quidditch e avrebbe fatto un giro sulla scopa dell’amico per assaporare la libertà dagli esami.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «Voltate i fogli» ordinò la professoressa Marchbanks da dietro la cattedra, capovolgendo la grande clessidra. «Potete cominCiare».
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Harry fissò la prima domanda. Ci mise alcuni secondi prima di rendersi conto di non aver capito una parola, distratto com’era dal ronzio di una vespa che sbatteva contro i vetri. A fatica, cominCiò infine a scrivere la risposta.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Incontrò molte difficoltà a ricordare i nomi e a ordinare la confusione di date. Saltò a piè pari la domanda numero quattro (Secondo voi, la Legge sulle Bacchette faCilitò o aiutò a controllare la rivolta dei goblin nel diCiottesimo secolo?), dicendosi che se ne avesse avuto il tempo vi sarebbe tornato alla fine. Fece un tentativo con la numero Cinque (Come fu violato nel 1749 lo Statuto di Segretezza e quali misure furono introdotte per evitare che Ciò si ripetesse?), ma lo tormentava il sospetto di aver trascurato diversi punti essenziali: da qualche parte in quella storia dovevano entrarCi i vampiri…
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Scorse la pergamena alla ricerca di una domanda alla quale rispondere con sicurezza, e i suoi occhi s’illuminarono leggendo la numero dieCi: Descrivete le Circostanze che condussero alla formazione della Confederazione Internazionale dei Maghi e spiegate perché gli Stregoni del Liechtenstein rifiutarono di aderirvi.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    CominCiò a scrivere, sbirCiando di tanto in tanto la grande clessidra sulla cattedra accanto alla professoressa Marchbanks. Era seduto dietro Calì Patil, e un paio di volte si ritrovò a fissare ipnotizzato i riflessi dorati che le baluginavano fra i lunghi capelli scuri, e dovette scuotere con forza la testa per snebbiarla.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Chiuse gli occhi e affondò il viso fra le mani, finché il rosso acceso delle sue palpebre diventò oscuro e fresco. Bonaccord aveva voluto fermare la cacCia ai troll e concedere loro uguali diritti… ma il Liechtenstein aveva problemi con una tribù particolarmente crudele di troll di montagna… ecco di che cosa si trattava.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Chiuse di nuovo gli occhi, sforzandosi di ricordare… la Confederazione si era riunita per la prima volta in FranCia, sì, lo aveva già scritto…
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    I goblin avevano tentato di parteCiparvi, ma erano stati scacCiati… aveva già scritto anche questo…
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Pensa, si disse, il viso di nuovo fra le mani, mentre intorno a lui le piume frusCiavano scrivendo senza sosta una risposta dopo l’altra e la sabbia scorreva nella clessidra…
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Era di nuovo nel freddo, buio corridoio dell’UffiCio Misteri; camminava a passo svelto e deCiso, a tratti correva, per raggiungere infine la sua meta… come al solito, la porta nera gli si spalancò davanti… era nella stanza Circolare con tante porte…
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Ma là in fondo c’era una sagoma accasCiata per terra, una sagoma nera che sussultava come una bestia ferita… Harry sentì lo stomaco contrarsi di paura… di ecCitazione…
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    E poi sentì usCire dalla propria bocca una voce acuta, gelida, disumana…
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    La sagoma nera ebbe un fremito. In fondo al proprio bracCio Harry vide levarsi una mano bianca, le lunghe dita strette attorno a una bacchetta… sentì la fredda voce acuta dire: «CruCio!»
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    L’uomo sul pavimento lanCiò un urlo e tentò di alzarsi, ma poi ricadde, contorcendosi. Harry rideva. Levò la bacchetta, scagliò di nuovo la maledizione, e la figura gemette e restò immobile.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Lentamente, facendo forza sulle bracCia tremanti, l’uomo a terra alzò le spalle e la testa. Il suo volto scarno, coperto di sangue e deformato dalla sofferenza, si irrigidì in una maschera di sfida…
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «Prima dovrai ucCidermi» mormorò Sirius.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «Lo farò senza dubbio, alla fine» disse la voce fredda. «Ma prima devi prenderla per me, Black… Credi di aver provato dolore, finora? PensaCi bene… abbiamo ore davanti a noi, e nessuno sentirà le tue urla…»
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Ma qualcuno gridò mentre Voldemort calava di nuovo la bacchetta; qualcuno gridò, sCivolò su un banco arroventato e cadde sul freddo pavimento di pietra. Harry si svegliò toccando terra, urlante, la Cicatrice in fiamme, mentre la Sala Grande sembrava esplodere attorno a lui.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «Sto… sto bene, signore» balbettò Harry, asCiugandosi il viso sudato. «Davvero… mi sono addormentato… un incubo…»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Non appena il vecchio ebbe varcato la soglia della Sala Grande, Harry salì di corsa la scala di marmo, sfrecCiò nel corridoio così in fretta che i ritratti gli borbottarono rimproveri, salì un’altra rampa di scale e fece irruzione in infermeria con la violenza di un uragano, strappando un grido di spavento a Madama Chips, che stava infilando un cucchiaio pieno di un liquido blu elettrico nella bocca aperta di Montague.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Non è qui, Potter» rispose mesta Madama Chips. «L’hanno trasferita al San Mungo stamattina. Quattro Schiantesimi in pieno petto alla sua età? C’è da stupirsi che non l’abbiano ucCisa».
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Non gli era rimasto nessuno. Silente se n’era andato, Hagrid se n’era andato, ma Harry credeva che la professoressa McGranitt sarebbe sempre stata lì, irasCibile e inflessibile, forse, ma affidabile.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Non mi stupisce che tu sia sconvolto, Potter» disse Madama Chips con una sorta di fiera approvazione. «Nessuno di loro sarebbe mai riusCito a Schiantare Minerva McGranitt facCia a facCia e alla luce del giorno! Una vigliaccheria, ecco cos’è stata… una vigliaccheria vergognosa… se non temessi quello che potrebbe succedervi senza di me, mi dimetterei per protesta».
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Uscì alla Cieca nel corridoio affollato, dove rimase inerte, sballottato dalla folla, mentre il panico lo invadeva come un gas velenoso e la sua testa sembrava galleggiare, incapace di pensare al da farsi…
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Riprese a correre, scostando bruscamente chiunque gli bloccasse la strada, senza badare alle proteste. Ridiscese a capofitto due piani, ed era in Cima alla scalinata di marmo quando li vide salire di corsa verso di lui.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Li precedette nel corridoio del primo piano, affacCiandosi in tutte le aule finché ne trovò una vuota; vi si tuffò dentro, non appena furono entrati chiuse la porta alle loro spalle e vi appoggiò contro la schiena.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Non lo so. Però so esattamente dove si trova. Nell’UffiCio Misteri c’è una stanza piena di scaffali carichi di sfere di vetro, e loro sono alla fine della fila novantasette… sta cercando di costringere Sirius a prendere qualcosa là dentro… lo sta torturando… ha detto che alla fine lo ucCiderà!»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Scoprì che la voce gli tremava quanto le ginocchia. Si avviCinò a un banco e si sedette, tentando di controllarsi.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Come facCiamo ad arrivare là?» chiese.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «All’UffiCio Misteri! Per salvare Sirius!» Harry alzò la voce.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Non riusCiva a capire perché lo fissavano tutti e due a bocca aperta, come se stesse dicendo qualcosa di assurdo.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Harry…» cominCiò Hermione timorosa, «be’… come… come ha fatto Voldemort a entrare al Ministero della Magia senza che nessuno se ne accorgesse?»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Che ne so? La domanda giusta è come facCiamo a entrarCi noi!»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Ma… Harry, rifletti» insisté Hermione, muovendo un passo verso di lui, «sono le Cinque del pomeriggio… il Ministero della Magia dev’essere pieno di impiegati… com’è possibile che Voldemort e Sirius siano entrati senza farsi vedere? Harry… probabilmente sono i due maghi più ricercati del mondo… credi che possano entrare in un palazzo pieno di Auror senza farsi notare?»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Non lo so, Voldemort avrà usato un Mantello dell’Invisibilità o roba del genere! E l’UffiCio Misteri è sempre stato vuoto ogni volta che Ci sono entrato…»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Tu non Ci sei mai entrato, Harry» disse Hermione piano. «Tu l’hai sognato, tutto qui».
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Magari era stufo di restare là dentro ed è usCito a prendere una boccata d’aria» suggerì Ron, teso. «È un secolo che muore dalla voglia di mettere il naso fuori…»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Non lo so, possono esserCi un sacco di ragioni!» urlò Harry. «Forse Sirius è semplicemente qualcuno che Voldemort non ha problemi a torturare…»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «E va bene» disse lei, con aria spaventata ma deCisa. «Devo proprio dirlo…»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Be’… ecco…» riprese Hermione, sempre più nervosa. «Sai… l’anno scorso, per esempio… nel lago… durante il Torneo… non avresti dovuto… insomma, non avevi bisogno di salvare la giovane Delacour… ti sei lasCiato un po’… trasCinare…»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Harry si sentì attraversare da un’ondata di collera bruCiante; come poteva ricordargli quell’errore clamoroso proprio in quel momento?
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Sto cercando di dire… Voldemort ti conosce, Harry! È come quando ha trasCinato Ginny nella Camera dei Segreti per attirarti, lui fa questo genere di cose… sa che sei il… il tipo di persona che correrebbe in aiuto di Sirius! E se in realtà volesse te nell’UffiCio Miste…?»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Allora proprio non capisCi!» le urlò contro. «Non sono incubi! Non sono sogni normali! A cosa credi che servissero tutte quelle lezioni di Occlumanzia? Perché Silente Ci teneva tanto che imparassi a bloccare la mente? Perché i miei sogni sono VERI! Sirius è in trappola, l’ho visto. Voldemort l’ha catturato e nessun altro lo sa, e questo vuol dire che siamo i soli a poterlo salvare, e se non volete aiutarmi, d’accordo, ma io andrò da lui, capito? E se ricordo bene, non avete avuto problemi con la mia mania di salvare la gente quando ho salvato te dai Dissennatori, o…» e si voltò a guardare Ron, «…tua sorella dal Basilisco…»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Ciao» disse Ginny, esitante. «Abbiamo riconosCiuto la voce di Harry. Che cos’hai da urlare?»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Ginny alzò le sopracCiglia.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Harry si voltò soffocando un’imprecazione. Ci mancava solo Luna Lovegood.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Un momento» disse all’improvviso Hermione. «Harry, loro possono aiutarCi».
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Ascoltate» proseguì in fretta. «Harry, dobbiamo scoprire se Sirius ha davvero lasCiato il Quartier Generale».
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Harry, ti supplico!» esclamò disperata Hermione. «Per favore, prima di scaraventarCi a Londra controlliamo se Sirius è in casa. Ti prego! Se scopriamo che non c’è, giuro che non cercherò di fermarti. Verrò con te, farò… qualunque cosa sia necessaria per salvarlo».
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Ma come?» chiese Harry. «Come facCiamo a controllare?»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Useremo il camino della Umbridge» rispose Hermione, chiaramente atterrita al solo pensiero. «Faremo in modo di allontanarla di nuovo dal suo uffiCio, però Ci serve qualcuno che facCia da palo… qualcuno come Ginny e Luna».
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «D’accordo» disse Harry in tono aggressivo. «D’accordo, se riesCi a trovare un modo per farlo alla svelta, sono con te; altrimenti andrò subito all’UffiCio Misteri».
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «L’UffiCio Misteri?» domandò Luna, con vaga sorpresa. «E come pensi di entrarCi
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Bene». Hermione prese a camminare avanti e indietro fra i banchi, torcendosi le mani. «Bene… vediamo… qualcuno di noi deve andare dalla Umbridge e… e spedirla dalla parte sbagliata, il più lontano possibile dall’uffiCio. Potrebbe dirle… non so… che Pix sta combinando qualche disastro come al solito…»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Ci vado io» si offrì subito Ron. «Le dirò che sta distruggendo il Dipartimento di Trasfigurazione, che è a chilometri dal suo. Adesso che Ci penso, se strada facendo incontrassi Pix, potrei convincerlo a distruggerlo per davvero».
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Bene» annuì, aggrottando la fronte, senza interrompere il suo andirivieni fra i banchi. «E dobbiamo anche tenere gli altri studenti alla larga dal suo uffiCio, perché non Ci vedano entrare, altrimenti qualche Serpeverde si preCipiterà a farle una soffiata».
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Io e Luna possiamo metterCi ai due capi del corridoio» propose Ginny, «e avvertire tutti di non passare perché qualcuno lo ha riempito di Gas Strozzante». Hermione sembrò sorpresa dalla prontezza di quella bugia; Ginny scrollò le spalle e disse: «Prima di andarsene, Fred e George lo stavano progettando davvero».
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    «Bene» riprese Hermione. «Allora, Harry, noi due useremo il Mantello dell’Invisibilità per intrufolarCi nell’uffiCio, tu parlerai con Sirius…»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Voglio dire che potrai… potrai controllare se è a casa oppure no, mentre io monto la guardia. Non credo che dovresti entrare da solo. Lee ha già dimostrato che la finestra è un punto debole, facendoCi passare gli Snasi».
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Per quanto furioso e impaziente, Harry dovette riconoscere che l’offerta di Hermione di entrare insieme a lui nell’uffiCio della Umbridge era una prova di solidarietà e lealtà.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Allora, be’, in tutto non credo che avremo più di Cinque minuti» disse Hermione, sollevata all’idea che Harry avesse accettato il piano. «Con Gazza e la Squadra d’Inquisizione in giro…»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Cinque minuti basteranno» disse Harry. «MuoviamoCi…»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Io… oh, va bene» disse lei, disperata. «Vai a prendere il Mantello dell’Invisibilità, Ci troviamo all’inizio del corridoio della Umbridge, d’accordo?»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Senza rispondere, Harry corse fuori dall’aula e cominCiò a farsi largo nella folla che riempiva i corridoi. Due piani più sopra incroCiò Seamus e Dean, che lo salutarono allegramente e gli dissero che stavano organizzando nella sala comune una festa dal tramonto all’alba per celebrare la fine degli esami. Harry quasi non li sentì. Varcò il buco del ritratto mentre loro ancora discutevano su quanta Burrobirra dovevano procurarsi al mercato nero; e prima che si accorgessero che era sparito, era già di ritorno col Mantello deU’Invisibilità e il coltello di Sirius al sicuro nella borsa.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Ci metti un paio di galeoni anche tu, Harry? Harold Dingle Ci può vendere un po’ di Whisky Incendiario…»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Ho tutto» annunCiò. «Siamo pronti?»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «D’accordo» sussurrò Hermione, mentre passava una banda di chiassosi studenti del sesto anno. «Allora, Ron: tu fai allontanare la Umbridge… Ginny e Luna: voi due cominCiate a mandare via la gente dal corridoio… Io e Harry Ci nascondiamo sotto il Mantello e aspettiamo di avere via libera…»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Forza» sussurrò Hermione. Afferrò Harry per un polso e lo trasCinò in una nicchia, dove il brutto busto di pietra di un mago medioevale borbottava incantesimi fra sé dall’alto di una colonna. «Sei… sei sicuro di star bene, Harry? Sei ancora molto pallido».
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Sto benissimo» rispose lui brusco, e trasse dalla borsa il Mantello dell’Invisibilità. A dire il vero la Cicatrice gli bruCiava, ma non tanto da fargli pensare che Voldemort avesse già inferto a Sirius il colpo mortale; era stato molto peggio quando Voldemort aveva punito Avery…
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Non potete passare di qui!» sentirono Ginny annunCiare alla folla. «No, mi dispiace, ma dovrete usare la scala girevole, qualcuno ha riempito il corridoio di Gas Strozzante…»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «È incolore» rispose Ginny, con un convincente tono esasperato, «ma se vuoi passare lo stesso, prego, così potremo mostrare il tuo cadavere al prossimo idiota che non Ci crede».
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Qual è il segnale?» borbottò Harry mentre si avviCinavano alla porta della Umbridge.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    I soliti micetti leziosi si crogiolavano sui piatti illuminati dal sole del tardo pomeriggio, ma per il resto l’uffiCio era deserto, come l’ultima volta. Hermione trasse un sospiro di sollievo.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Si tolsero il Mantello. Hermione si mise accanto alla finestra, tenendosi nascosta, scrutando i prati, con la bacchetta pronta. Harry scattò verso il camino, afferrò la scatolina di Polvere Volante e ne gettò un pizzico nel focolare, facendovi esplodere fiamme smeraldine. Senza perdere tempo, s’inginocchiò, infilò la testa nel fuoco danzante e gridò: «Grimmauld Place, numero dodiCi
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Le ginocchia rimasero saldamente piantate sul freddo pavimento dell’uffiCio e la testa prese a girargli come se fosse appena sceso da una giostra. Tenne gli occhi serrati per evitare che si riempissero di cenere, e quando il vortice si fermò li riaprì, davanti alla lunga, fredda cuCina di Grimmauld Place.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Non c’era nessuno. Se l’era aspettato, ma non era preparato all’ondata di terrore e panico che la vista della stanza deserta gli susCitò nello stomaco.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Sirius?» gridò. «Sirius, Ci sei?»
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    La sua voce echeggiò nella cuCina, ma la sola risposta fu un frusCio alla destra del camino.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «C’è la testa del giovane Potter nel camino» annunCiò alla cuCina deserta, lanCiando a Harry occhiate furtive e stranamente trionfanti. «Che cosa sarà venuto a fare, si chiede Kreacher?»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Il padrone è usCito, Harry Potter».
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Ti avverto!» lo minacCiò Harry, pur rendendosi conto che da dove si trovava la possibilità di infliggere una punizione a Kreacher era inesistente. «Dov’è Lupin? E Malocchio? C’è qualcuno di loro qui?»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Nessuno qui! Solo Kreacher!» rispose giulivo l’elfo. Voltò le spalle a Harry e si diresse lentamente verso la porta della cuCina. «Adesso Kreacher andrà a chiacchierare con la padrona, sì sì, è un pezzo che non lo fa, il padrone lo teneva lontano da lei…»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Dov’è Sirius?» gli urlò dietro Harry. «Kreacher! È andato all’UffiCio Misteri?»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Kreacher si fermò. Harry riusCiva appena a distinguerne la testa calva attraverso la foresta di gambe di sedie davanti a lui.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Il padrone non torna più dall’UffiCio Misteri!» annunCiò tutto allegro. «Kreacher e la sua padrona sono di nuovo soli!»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Ma prima di poter pronunCiare una qualunque maledizione o insulto, Harry provò un dolore acutissimo alla testa; la cenere gli riempì i polmoni e, tossendo, fu trasCinato indietro fra le fiamme per trovarsi all’improvviso di fronte alla facCia larga e pallida della professoressa Umbridge, che lo aveva afferrato per i capelli e gli torceva il collo all’indietro come se volesse tagliargli la gola.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Credeva forse» sussurrò, piegandogli la testa al punto da costringerlo a fissare il soffitto, «che dopo due Snasi avrei permesso a un’altra orrenda bestiacCia di entrare nel mio uffiCio? Ho piazzato Incantesimi Sensori Segreti tutt’attorno alla porta, sCiocco ragazzo. Gli prenda la bacchetta» latrò a qualcuno che Harry non poteva vedere, e subito una mano gli frugò nella tasca interna della veste e se ne impadronì. «E anche la sua».
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Un certo trambusto viCino alla porta fece capire a Harry che avevano appena strappato la bacchetta anche a Hermione.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Voglio sapere perché è entrato nel mio uffiCio» ringhiò la Umbridge, scuotendo il pugno che gli stringeva i capelli con tanta forza da farlo barcollare.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Bugiardo!» urlò la Umbridge. Lo scaraventò lontano, mandandolo a cozzare contro la scrivania. Hermione — adesso Harry poteva vederla — era stata inchiodata al muro da Millicent Bulstrode. Malfoy, appoggiato al davanzale, sogghignava lanCiando per aria la bacchetta di Harry e riacCiuffandola con una mano sola.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Preceduti da un notevole parapiglia in corridoio, diversi robusti Serpeverde entrarono trasCinandosi dietro Ron, Ginny, Luna e — con sbalordimento di Harry — Neville, che aveva un bracCio di Tiger stretto attorno al collo e sembrava sul punto di soffocare. Tutti e quattro erano stati imbavagliati.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Presi tutti!» annunCiò Warrington, spingendo brutalmente Ron nella stanza. «Lui» puntò un dito tozzo contro Neville, «ha cercato d’impedirmi di fermare quella» e indicò Ginny, che tentava di prendere a calCi le gambe di una grossa ragazza di Serpeverde, «così ho catturato anche lui».
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Allora, Potter» disse. «Ha piazzato un paio di sentinelle attorno al mio uffiCio e ha mandato quell’idiota» accennò a Ron, il che fece ridere Malfoy perfino più forte, «a raccontarmi che il poltergeist combinava disastri nel Dipartimento di Trasfigurazione, mentre sapevo benissimo che era impegnato a sparare inchiostro sulle lenti di tutti i telescopi della scuola… come mi aveva appena riferito il signor Gazza. A quanto pare, aveva fretta di parlare con qualcuno. Con Albus Silente, forse? O con quell’ibrido… Hagrid? Dubito che si trattasse di Minerva McGranitt… ho sentito che sta troppo male per parlare con chiunque».
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Anche questo susCitò le risate di Malfoy e di alcuni compagni della Squadra d’Inquisizione. Harry si accorse di tremare di collera e di odio.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    La facCia mollicCia della Umbridge parve irrigidirsi.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Malfoy s’infilò la bacchetta di Harry nella veste e uscì sogghignando, ma Harry quasi non vi badò. Si era appena reso conto di una cosa, e non riusCiva a credere di essere stato così sCiocco da non pensarCi. Aveva creduto che tutti i membri dell’Ordine della Fenice, tutti coloro che potevano aiutarlo a salvare Sirius, se ne fossero andati… ma si era sbagliato. A Hogwarts ce n’era ancora uno: Piton.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    L’uffiCio era silenzioso, a parte i suoni soffocati dei Serpeverde che cercavano di tenere fermi Ron e gli altri. Ron gocCiolava sangue dal labbro sul tappeto della Umbridge mentre lottava per liberarsi dalla presa di Warrington; Ginny si sforzava ancora di prendere a calCi la ragazza del sesto anno che le aveva bloccato le bracCia in una morsa ferrea; Neville stava diventando sempre più paonazzo nel debole tentativo di allentare la stretta di Tiger attorno al suo collo; Hermione cercava invano di togliersi di dosso Millicent Bulstrode. Luna, invece, era immobile al fianco della Serpeverde che l’aveva catturata, e guardava distrattamente fuori dalla finestra, come se la faccenda non la riguardasse.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Voleva vedermi, signora Preside?» chiese Piton. Il suo sguardo sCivolò indifferente sulle coppie di studenti che continuavano ad azzuffarsi.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Ha usato l’ultima che avevo per interrogare Potter» rispose lui, osservandola gelido attraverso la cortina unticCia di capelli neri. «Non l’avrà consumato tutto? Le avevo spiegato che tre gocce sarebbero bastate».
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Certo» rispose Piton, arricCiando le labbra. «Dato che serve un intero Ciclo lunare perché sia pronto, dovrei poterglielo consegnare più o meno fra un mese».
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Un mese?» graCidò la Umbridge, gonfiandosi come un rospo. «Un mese? A me serve adesso, Piton! Ho appena sorpreso Potter che usava il mio camino per comunicare con una o più persone sconosCiute!»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Voglio interrogarlo ora!» urlò la Umbridge, e Piton distolse lo sguardo da Harry per fissarlo sulla grassa facCia tremolante di collera. «Desidero che lei mi fornisca subito una pozione che lo costringa a dire la verità!»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Gliel’ho già spiegato» replicò imperturbabile Piton. «La mia provvista di Veritaserum è finita. A meno che non voglia avvelenare Potter — e le assicuro che in tal caso avrebbe tutta la mia simpatia — non posso aiutarla. Purtroppo la maggior parte dei veleni agisce troppo in fretta e non lasCia alla vittima il tempo di dire la verità».
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Voldemort ha portato Sirius nell’UffiCio Misteri. Voldemort ha portato Sirius…
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Lei è in verifica, se lo ricordi!» strillò la professoressa Umbridge, e Piton si voltò nuovamente verso di lei, inarcando appena le sopracCiglia. «Mi sta ostacolando deliberatamente! Mi aspettavo di meglio: LuCius Malfoy parla sempre così bene di lei! Ora esca dal mio uffiCio!»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Non ne ho la minima idea» rispose gelido Piton. «Potter, se mai mi venisse voglia di sentirmi urlare delle assurdità, ti somministrerò una Pozione Tartagliante. Tiger, per favore, allenta quella presa. Se PaCiock soffoca, Ci toccherà riempire una montagna di noiose scartoffie e temo che dovrei farne cenno nelle tue referenze, se mai tu cercassi lavoro».
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Uscì, chiudendosi la porta alle spalle e lasCiando Harry in preda a un’angosCia ancora più acuta: Piton era stato la sua ultima speranza. Guardò la Umbridge, che pareva pensarla allo stesso modo, ansante per la rabbia e la delusione.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Benissimo» disse lei, ed estrasse la bacchetta. «Benissimo… Non ho scelta… non è una mera questione di disCiplina scolastica… qui è in gioco la sicurezza del Ministero… sì… sì…»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «È lei che mi costringe, Potter… io non vorrei» continuò a borbottare, dimenandosi inquieta, «ma a volte le Circostanze giustificano i mezzi… Il Ministro capirà che non avevo scelta…»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «La Maledizione CruCiatus dovrebbe sCioglierle la lingua» sussurrò la Umbridge.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Ma la Umbridge non le badò. Aveva un’espressione ecCitata, avida e maligna che Harry non le aveva mai visto. Levò la bacchetta.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Se Cornelius non saprà, non soffrirà» replicò la Umbridge, puntando ansante la bacchetta contro diversi punti del corpo di Harry, come per deCidere dove gli avrebbe fatto più male. «Per esempio, non ha mai saputo che avevo ordinato ai Dissennatori di attaccare Potter l’estate scorsa, ma è stato ben felice di cogliere al volo l’opportunità di espellerlo».
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Qualcuno doveva agire» esalò la Umbridge, puntandogli deCisa la bacchetta contro la fronte. «Continuavano a belare che bisognava chiudere la bocca a Harry Potter… screditarlo… ma io sono stata l’unica a fare qualcosa… quella volta è riusCito a scamparla, vero, Potter? Ma non oggi, non ora…» Prese fiato e gridò: «Cru…»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «No!» urlò di rimando Harry, fissando quel poco di Hermione che riusCiva a vedere.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Di colpo, Hermione scoppiò a piangere sulle spalle di Millicent Bulstrode, che smise di tenerla spiacCicata contro il muro e si allontanò di scatto con aria disgustata.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Bene, bene, bene!» gongolò la Umbridge. «La nostra Saputella Ci darà qualche risposta! Su, ragazza, parli!»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «E… mi… one… no!» biasCicò Ron attraverso il bavaglio.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Ginny fissava Hermione allibita; e così Neville, che ancora tossiva per riprendere fiato. Ma Harry aveva appena notato qualcosa: benché Hermione singhiozzasse disperata col viso nascosto nelle mani, fra le sue dita non si vedeva tracCia di lacrime.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Be’… no!» singhiozzò Hermione. «Abbiamo provato al Paiolo Magico e ai Tre ManiCi di Scopa e anche alla Testa di Porco…»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Piccola idiota… Silente non può stare in un locale pubblico con tutto il Ministero sulle sue tracce!» urlò la Umbridge, la delusione inCisa in ogni piega del viso flacCido.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «S-s-sì» ansimò Hermione, «ma lui se n’è andato prima che fosse pronta e o-o-ora che l’abbiamo finita n-n-non riusCiamo a trovarlo!»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «No-non capiamo bene come funziona» rispose Hermione, tirando su col naso fragorosamente. «Abbiamo… abbiamo solo fatto quello che il professore Ci ha d-d-detto».
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «A loro non la facCio vedere» strillò Hermione, sbirCiando i Serpeverde fra le dita socchiuse.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «E va bene» disse Hermione, e riprese a piangere. «Va bene… li lasCi venire… Spero che la usino contro di lei! Anzi, porti pure tutti a vederla! Le… le starebbe bene… sì, vorrei proprio che tutta… tutta la scuola sapesse dov’è, e come u-usarla, così se lei dà fastidio a qualcuno, la sistemeranno a dovere!»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Sono un funzionario abilitato dal Ministero, Malfoy… crede che non sappia badare da sola a due ragazzini privi di bacchetta?» replicò secca la Umbridge. «E per giunta non mi pare consigliabile che quest’arma sia vista da sempliCi studenti. Restate qui fino al mio ritorno, e assicuratevi che nessuno di costoro…» accennò a Ron, Ginny, Neville e Luna, «riesca a svignarsela».
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

   Harry non riusCiva a capire il piano di Hermione, sempre che ne avesse uno. In corridoio si tenne mezzo passo dietro di lei, sapendo che sarebbe parso alquanto sospetto se avesse avuto l’aria di ignorare dove andavano. Non osava nemmeno tentare di parlarle: la Umbridge li seguiva così da viCino che sentivano il suo ansito sul collo.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Hermione li precedette sulle scale e nella Sala d’Ingresso. Dalle porte chiuse della Sala Grande filtrava l’eco di un frastuono di voCi allegre e acCiottolio di posate; a Harry parve incredibile che a pochi metri da loro Ci fossero persone che si godevano la cena e festeggiavano la fine degli esami senza un pensiero al mondo…
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Hermione varcò deCisa il portone di querCia e scese i gradini di pietra, inoltrandosi nell’aria fragrante della sera. Ormai il sole calava oltre le Cime degli alberi della foresta proibita, e mentre Hermione marCiava deCisa sul prato — costringendo la Umbridge a trottare per tenerle dietro — le loro lunghe ombre scure li seguirono increspandosi sull’erba come mantelli.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Sì, giusto». La Umbridge annuì con crescente ecCitazione. «Sì, avrebbe potuto farlo benissimo, quell’ibrido stupidone».
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Scoppiò a ridere. Harry controllò a stento l’impulso di voltarsi di scatto e prenderla per la gola. Sentiva la Cicatrice pulsare nell’aria dolce della sera, ma ancora il dolore non era lacerante come sarebbe successo se Voldemort avesse sferrato il colpo mortale.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Ehm… sei sicura che sia la strada giusta?» le chiese in modo espliCito.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Altroché» rispose Hermione deCisa, aprendosi un varco nel sottobosco e facendo una quantità di rumore che a lui parve superflua. Dietro di loro, sentirono la Umbridge inCiampare su un alberello caduto. Nessuno dei due si fermò ad aiutarla. Hermione continuò a camminare, voltando appena la testa per gridare: «Ancora un po’ più avanti!»
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Abbassa la voce» le sussurrò Harry, accelerando il passo per tenerle dietro. «Potrebbe esserCi qualunque creatura in ascolto…»
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Voglio che Ci sentano» replicò lei a voce bassa, mentre la Umbridge arrancava rumorosamente alle loro spalle. «Vedrai…»
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Non molto!» gridò Hermione, emergendo in una radura umida e buia. «Ormai siamo viCini…»
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Una frecCia attraversò l’aria sibilando per conficcarsi con un suono sordo e minacCioso in un tronco, sopra la sua testa. Un improvviso scalpitare di zoccoli fece rimbombare l’aria e tremare il terreno; la Umbridge lanCiò un grido e spinse Harry davanti a sé come scudo…
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Con uno strattone, lui si liberò e si guardò attorno. Erano Circondati da una Cinquantina di centauri, tutti con l’arco levato e puntato su di loro. Lentamente, i tre indietreggiarono verso il centro della radura. La Umbridge farfugliava cose strane e piagnucolava atterrita. Harry lanCiò un’occhiata a Hermione. La vide sorridere trionfante.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Harry guardò a sinistra. Magorian, il centauro bruno, era usCito dal cerchio e veniva verso di loro, anche lui con l’arco teso. Alla destra di Harry, la Umbridge alzò con mano tremante la bacchetta contro il centauro senza smettere di piagnucolare.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Proprio così!» disse la Umbridge con voce ancora più acuta. «PerCiò dovete stare molto attenti! Secondo le leggi emanate dall’UffiCio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, ogni attacco di ibrido a un umano…»
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Come Ci hai chiamato?» gridò un centauro nero dall’aspetto selvaggio che Harry riconobbe subito per Cassandro. Si levarono mormorii rabbiosi e molti archi si tesero ancora di più.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Sempre puntando con mano tremante la bacchetta su Magorian, continuò: «La Legge 15B reCita chiaramente che ogni attacco di Creature Magiche di presumibile intelligenza quasi umana, perCiò considerate responsabili delle proprie azioni…»
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Intelligenza quasi umana?» urlò Magorian, mentre Cassandro e molti altri gridavano e scalpitavano rabbiosi. «Non insultarCi, umana! La nostra intelligenza, e di questo siamo grati, è di gran lunga superiore alla vostra!»
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Che cosa Ci fate nella nostra foresta?» tuonò il centauro grigio dal viso duro che Harry e Hermione avevano già incontrato nella loro ultima visita. «Perché siete venuti?»
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Una frecCia le volò così viCino che s’impigliò nei suoi capelli color topo: con un urlo lacerante, la Umbridge si portò di scatto le mani alla testa, e i centauri esplosero in grida di approvazione e risate rauche. Il suono delle loro selvagge risate simile a nitriti echeggiò nella penombra della radura, e la vista degli zoccoli scalpitanti era davvero terribile.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «SudiCi ibridi!» urlò di rimando la Umbridge, le mani ancora strette attorno alla testa. «Animali! Bestie!»
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Improvvisamente, funi simili a grossi serpenti scaturirono dal nulla e si avvolsero attorno al centauro, bloccandogli le bracCia: Magorian lanCiò un verso rabbioso e s’impennò, tentando di liberarsi, e i suoi compagni si buttarono alla carica.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Harry agguantò Hermione e la scaraventò giù, premendole il viso a terra. Conobbe un momento di puro terrore mentre gli zoccoli rimbombavano attorno a lui, ma i centauri, lanCiando urla furiose, li aggirarono o li scavalcarono con un balzo.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Nooooo!» sentì strillare la Umbridge. «Nooooooo… Sono Sottosegretario Anziano… Non potete… LasCiatemi, bestie… nooooo!»
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Harry vide un lampo di luce rossa e capì che lei doveva aver tentato di Schiantarne qualcuno, poi la sentì gridare ancora più forte. Alzando di poco la testa, vide che Cassandro l’aveva presa alle spalle sollevandola di peso, e lei si contorceva urlando atterrita. La bacchetta le sfuggì di mano e cadde; il cuore di Harry fece un balzo: se fosse riusCito a prenderla…
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Ora!» ruggì una voce all’orecchio di Harry, e un attimo dopo un robusto bracCio peloso lo afferrò e lo rimise in piedi. Anche Hermione era stata tirata su. Al di sopra dei dorsi e delle teste sussultanti e multicolori dei centauri, Harry vide Cassandro sparire fra gli alberi trasCinando con sé la Umbridge, le cui urla risuonarono sempre più attutite e lontane, finché furono sommerse dal tambureggiare degli zoccoli attorno a loro.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Per piacere» disse Hermione senza fiato, «vi prego, non fateCi del male, noi non la pensiamo come lei, non lavoriamo per il Ministero della Magia! Siamo venuti qui perché speravamo che Ci avreste liberato di lei».
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Harry capì all’istante che Hermione aveva appena commesso un errore fatale. Il centauro grigio che la teneva stretta gettò indietro la testa e scalpitò furioso, urlando: «Vedi, Conan? Hanno già tutta l’arroganza della loro speCie! Dunque speravi che avremmo fatto il lavoro sporco per voi, giovane umana? Che vi avremmo fatto da servi, scacCiando i vostri nemiCi come cani obbedienti?»
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «No!» strillò inorridita Hermione. «Vi prego… non volevo dire questo! Speravo solo che CiCi aiutaste…»
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Noi non aiutiamo gli umani!» ringhiò il centauro che teneva Harry, impennandosi al punto che i piedi del ragazzo si staccarono per un attimo da terra. «Noi siamo una razza a parte, e fieri di esserlo. Non vi permetteremo di andar via di qui a vantarvi di averCi fatto eseguire i vostri ordini!»
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Avete detto che non avreste attaccato gli innocenti!» urlò Hermione, adesso piangendo sul serio. «Non vi abbiamo fatto niente di male, non vi abbiamo minacCiato e non abbiamo usato la bacchetta, vogliamo solo tornare a scuola, vi prego, lasCiateCi andare…»
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Non siamo tutti come il traditore Fiorenzo, giovane umana!» sbraitò il centauro grigio, susCitando ruggenti nitriti di approvazione. «Forse Ci credete graziosi cavalli parlanti? Noi siamo un popolo antico, non sopportiamo le invasioni e gli insulti dei maghi! Non accettiamo le vostre leggi, non riconosCiamo la vostra superiorità, noi siamo…»
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Ma che cos’altro fossero i centauri non lo sentirono, perché in quel momento ai margini della radura risuonò uno schianto cosi fragoroso che tutti, Harry, Hermione e i Cinquanta e più centauri, si voltarono di scatto. Le mani che stringevano Harry lo lasCiarono ricadere a terra e scattarono verso l’arco e la faretra. Anche Hermione era finita a terra, e Harry si affrettò a raggiungerla mentre due tronchi massicCi si scostavano con lentezza minacCiosa e nel varco compariva la figura mostruosa di Grop il gigante.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    I centauri più viCini indietreggiarono e urtarono contro quelli dietro di loro; in un istante, la radura si trasformò in una foresta di archi e frecce, tutti puntati in alto contro l’enorme facCia grigiastra che incombeva su di loro sotto il fitto baldacchino di rami. La bocca storta di Grop era stolidamente aperta; nella luce incerta videro baluginare i denti giallastri grossi come mattoni; gli ottusi occhi color fango si socchiusero, scrutando le creature ai suoi piedi. Una sCia di funi spezzate gli partiva dalle caviglie.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Harry non sapeva che cosa volesse dire “hagger”, né che lingua fosse, e nemmeno gliene importava; stava fissando i piedi di Grop, grossi praticamente quanto lui. Hermione gli si aggrappò a un bracCio; i centauri tacevano e osservavano l’enorme testa rotonda girare prima da una parte e poi dall’altra, come se cercasse qualcosa che gli era caduto.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Santo Cielo» gemette Hermione, che sembrava lì lì per svenire, stringendo il bracCio di Harry con tanta forza da fermargli il sangue. «Se… se l’è ricordato!»
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Una mano immensa calò verso terra. Hermione urlò, indietreggiò di scatto e finì lunga distesa. Privo com’era di bacchetta, Harry si preparò a usare pugni, calCi e morsi o qualunque altra cosa, mentre la mano si abbassava verso di lui e strada facendo stendeva un centauro candido come la neve.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Era quello che gli altri stavano aspettando: le dita tese di Grop erano a meno di mezzo metro da Harry quando più di Cinquanta frecce sibilarono verso il gigante e gli si conficcarono nella facCia, facendolo ululare di dolore e di rabbia. Si raddrizzò di scatto, strofinandosi il volto con le mani enormi, spezzando le frecce ma spingendo le punte ancora più in profondità.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Urlò di dolore e pestò i piedi, e i centauri si dispersero, portandosi fuori tiro; gocce di sangue grosse come Ciottoli piovvero su Harry mentre aiutava Hermione a rimettersi in piedi e tutti e due correvano a perdifiato al riparo degli alberi. Una volta al sicuro, si voltarono a guardare: Grop, accecato dal sangue che gli scorreva sulla facCia, brancolava in direzione dei centauri, che arretravano disordinati, galoppando verso gli alberi dall’altra parte della radura. Harry e Hermione videro il gigante lanCiarsi al loro inseguimento con un altro ruggito furioso, abbattendo un altro po’ di piante.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Oh, no» disse Hermione, tremando tanto che le cedettero le ginocchia. «Oh, è stato terribile. E potrebbe ucCiderli tutti».
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Lo scalpitare dei centauri e i tonfi del gigante diventarono sempre più deboli. Mentre Harry tendeva l’orecchio, sentì una fitta lanCinante attraversargli la Cicatrice e un’ondata di terrore lo sommerse.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Avevano perso tanto tempo… e ora salvare Sirius era ancora più diffiCile di quando aveva avuto la visione. Non solo aveva perso la bacchetta, ma erano bloccati — e per giunta a piedi — in mezzo alla foresta proibita.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Un piano fantastico» sibilò a Hermione, più che altro per sfogare la collera. «Proprio eccezionale. E adesso che cosa facCiamo?»
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Quando arriveremo, Sirius probabilmente sarà morto!» sbottò Harry, tirando un calCio a un albero viCino. Sopra di lui esplose un Cinguettio acuto, e alzando lo sguardo vide un Asticello furioso agitare le lunghe dita sottili.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Proprio quello che Ci chiedevamo anche noi» disse una voce familiare alle sue spalle.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    D’istinto, Harry e Hermione si avviCinarono l’uno all’altra e scrutarono fra gli alberi.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Ron uscì dalle ombre, con Ginny, Neville e Luna che si affrettavano alle sue spalle. Avevano tutti l’aria un po’ sCiupata — su una guanCia di Ginny spiccavano diversi lunghi graffi; l’occhio destro di Neville era diventato un bozzo purpureo; il labbro di Ron sanguinava più che mai — ma anche piuttosto soddisfatta.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Un paio di Schiantesimi, un Incantesimo di Disarmo, e Neville ne ha tirato fuori uno di Ostacolo niente male» rispose Ron disinvolto, e rese la bacchetta anche a Hermione. «Ma Ginny è stata il massimo: ha sistemato Malfoy con una Fattura Orcovolante assolutamente superba… aveva la facCia coperta di mostruosi esseri svolazzanti. Comunque, vi abbiamo visto entrare nella foresta e vi abbiamo seguito. Che fine ha fatto la Umbridge?»
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «E vi hanno lasCiato andare?» chiese Ginny, sbalordita.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Il fratellino di Hagrid» rispose pronto Ron. «Ma lasCiamo perdere, adesso. Harry, cos’hai scoperto nel camino? Tu-Sai-Chi ha preso Sirius o…?»
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Sì» rispose Harry, mentre la Cicatrice tornava a bruCiare di dolore. «Sono sicuro che è ancora vivo, ma non so come fare a raggiungerlo in tempo».
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Allora» la interruppe lui irritato. «Prima di tutto, non dovremo fare un bel niente se in quel “dovremo” ti Ci metti anche tu; secondo, Ron è l’unico ad avere una scopa che non sia sorvegliata da un troll, quindi…»
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Tu sei troppo…» cominCiò Harry, ma Ginny lo interruppe deCisa: «Avevi tre anni meno di me quando hai lottato contro Tu-Sai-Chi per la Pietra Filosofale, ed è grazie a me che Malfoy è bloccato nell’uffiCio della Umbridge da enormi spettri volanti…»
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «FacCiamo tutti parte dell’ES» gli ricordò a voce bassa Neville. «Era per prepararCi a combattere Tu-Sai-Chi, no? E questa è la prima occasione di fare davvero qualcosa… o era solo un gioco?»
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Allora verremo anche noi» concluse Neville con sempliCità. «Vogliamo aiutarti».
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Senti» disse Ron, controllandosi a stento, «forse tu sei capace di volare senza una scopa, ma noi non possiamo farCi spuntare le ali…»
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Sì, magari il RicCio Cornuto o come diavolo si chiama!» sbottò Ron.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Il RicCiocorno Schiattoso non vola» rispose Luna con tutta la sua dignità, «ma loro sì, e secondo Hagrid sono abilissimi nel portare a destinazione i loro cavalieri».
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Harry si voltò di scatto. Immobili fra gli alberi, gli occhi bianchi che lucCicavano spettrali, due Thestral sembravano seguire la conversazione come se capissero ogni parola.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Sì!» bisbigliò Harry, avanzando verso di loro. I Thestral scossero la testa da rettili, scrollando la lunga criniera nera, e Harry tese una mano per accarezzare il collo lucente di quello più viCino: come aveva fatto a trovarli brutti?
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Be’, ce ne servono tre» disse Hermione, ancora piuttosto scossa, ma comunque deCisa.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Quattro» la corresse Ginny, acCigliata.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Non dire sCiocchezze, non possiamo andare tutti!» protestò Harry. «Sentite, voi…» e indicò Neville, Ginny e Luna, «voi tre non siete coinvolti, non…»
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Esplosero altre proteste. E la Cicatrice gli diede una nuova fitta, più dolorosa. Ogni momento perduto era prezioso; non aveva tempo per discutere.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Harry sentì qualcosa tirargli delicatamente una manica, e abbassando lo sguardo vide il Thestral più viCino leccare il sangue di Grop che la inzuppava.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

   Harry affondò le mani nella criniera del Thestral più viCino, salì su un ceppo lì accanto e montò goffamente sul dorso setoso dell’animale. Questo non si lamentò, ma voltò la testa, mostrando i denti e tentando di continuare a leccargli avidamente la veste.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Come facCiamo a salirCi?» balbettò Ron. «Se non possiamo vederli?»
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Oh, è faCile» disse Luna. Smontò servizievole dal suo Thestral e andò verso di loro. «Coraggio…»
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Abbassò lo sguardo sulla luCida testa nera del suo Thestral e deglutì.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Per un attimo l’animale rimase immobile; poi, con un movimento sinuoso che per poco non disarCionò Harry, le ali si spalancarono; il Thestral si acquattò lentamente per scattare verso l’alto quasi in verticale, costringendo Harry ad aggrapparsi con bracCia e gambe per non sCivolare all’indietro sulla groppa ossuta. Quando emersero d’impeto oltre i rami più alti e si librarono nel tramonto rosso sangue, chiuse gli occhi e premette il viso contro la morbida criniera.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Non aveva mai viaggiato a una tale veloCità: il Thestral sfrecCiò sopra il castello battendo appena le grandi ali; l’aria ormai fresca schiaffeggiava il viso di Harry; stringendo gli occhi contro il vento impetuoso, si voltò indietro e vide i suoi Cinque compagni curvi sul collo delle loro cavalcature per proteggersi dalla sua sCia.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    In un baleno si lasCiarono alle spalle Hogwarts e Hogsmeade; sotto di loro scorrevano montagne e burroni. Mentre la luce del giorno svaniva, Harry scorse i piccoli grappoli di luce dei villaggi, e poi una strada tortuosa sulla quale una sola auto arrancava tra le colline.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «È proprio strano!» A stento sentì il grido di Ron da qualche parte dietro di lui, e si chiese che effetto faceva sfrecCiare a quell’altezza a cavallo del nulla.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Calò il crepuscolo: il Cielo aveva assunto uno sfumato colore violetto trapunto di piccole stelle d’argento, e ormai solo le luCi delle Città Babbane davano il senso dell’altezza e della veloCità a cui viaggiavano. Le bracCia strette attorno al collo del Thestral, Harry avrebbe voluto fare ancora più presto. Quanto tempo era passato da quando aveva visto Sirius nell’UffiCio Misteri? Quanto ancora sarebbe riusCito a resistere? Sapeva soltanto che il suo padrino non aveva ancora obbedito a Voldemort e non era morto, perché di sicuro entrambi questi eventi gli avrebbero trasmesso in corpo l’esultanza o la furia di Voldemort, facendo bruCiare di dolore la Cicatrice come la notte dell’attacco al signor Weasley.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Continuarono a volare nell’oscurità sempre più fitta; Harry aveva il volto congelato e stringeva così forte i fianchi del Thestral da avere le gambe intorpidite, ma non osava allentare la presa per paura di sCivolare… il rombo dell’aria lo assordava e il freddo vento notturno gli aveva seccato e ghiacCiato la bocca. Non sapeva quanta strada avessero percorso; poteva solo affidarsi alla sua cavalcatura, che continuava a sfrecCiare a folle veloCità nella notte muovendo appena le ali.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Lo stomaco di Harry sussultò: il Thestral aveva puntato di colpo il muso verso terra, facendolo sCivolare in avanti sul lungo collo. Finalmente scendevano… gli parve di sentire uno strillo alle sue spalle e si voltò sfidando il pericolo, ma non vide preCipitare nessuno… probabilmente il brusco cambiamento di direzione li aveva spaventati quanto lui.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Ed ecco che brillanti luCi aranCioni, sempre più grandi, li Circondavano da ogni lato; videro alti palazzi, fiumi di lampioni accesi simili a luminosi occhi di insetto, i riquadri giallo pallido delle finestre. D’un tratto, o così parve, il marCiapiede balzò verso di loro; Harry si aggrappò al Thestral con tutte le sue forze, preparandosi all’impatto, ma l’animale toccò terra con la leggerezza di un’ombra e lui sCivolò giù dal suo dorso e scrutò la strada dove il cassone traboccante stava ancora accanto alla malridotta cabina telefonica, entrambi scoloriti dalla piatta luce aranCione dei lampioni.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Hermione e Ginny arrivarono al suo fianco; entrambe smontarono con più grazia di Ron, ma con la stessa espressione di sollievo nel trovarsi di nuovo sulla terraferma; Neville saltò giù tremando; e Luna sCivolò lungo il fianco del Thestral con fluida eleganza.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Da questa parte» rispose lui. Dopo aver assestato al suo Thestral una rapida pacca riconoscente, Harry precedette i compagni verso la vecchia cabina telefonica e la aprì. «Dentro!» li inCitò, vedendoli esitare.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Ron e Ginny obbedirono; Hermione, Neville e Luna si strizzarono dietro di loro; Harry lanCiò un’ultima occhiata ai Thestral, impegnati a rovistare nel cassone in cerca di Cibo putrefatto, e poi anche lui s’infilò nella cabina.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Il più viCino al ricevitore facCia il numero sei due quattro quattro due!» gridò.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Ron eseguì, e per riusCirCi dovette torcere il bracCio; mentre il disco del telefono tornava a posto ronzando, nella cabina risuonò la solita fredda voce femminile.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Harry Potter, Ron Weasley, Hermione Granger» elencò rapido Harry. «Ginny Weasley, Neville PaCiock, Luna Lovegood… Siamo qui per salvare qualcuno, a meno che il Ministero Ci riesca prima di noi!»
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Bene!» gridò Harry, mentre la Cicatrice ricominCiava a pulsare. «Adesso possiamo muoverCi
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Il pavimento della cabina vibrò e il marCiapiede sCivolò al di sopra delle pareti di vetro; i Thestral spazzini sparirono dalla vista; le tenebre si chiusero sopra le teste dei ragazzi mentre con un sordo rumore raschiante calavano nelle viscere del Ministero della Magia.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    La porta della cabina si spalancò; Harry ruzzolò fuori, seguito a ruota da Neville e Luna. L’unico suono era lo scrosCio della fontana dorata, dove l’acqua zampillava dalle bacchette della strega e del mago, dalla frecCia del centauro, dal cappello del goblin e dalle orecchie dell’elfo domestico, ricadendo nella vasca.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Era sicuro che Ci dovesse essere qualcuno di guardia, e altrettanto sicuro che la sua assenza fosse un brutto segno; l’inquietudine crebbe quando varcarono i cancelli dorati e raggiunsero gli ascensori. Chiamò il più viCino, premendo il pulsante discesa: arrivò quasi subito, e la grata si aprì con un gran fragore. Harry schiacCiò il pulsante numero nove: la grata si richiuse con un tonfo, e l’ascensore cominCiò a scendere stridendo e sferragliando. Il giorno che era venuto col signor Weasley non si era reso conto di tutto quel rumore; era certo che avrebbe messo in allarme gli addetti alla sorveglianza nell’edifiCio, eppure quando si fermarono la fredda voce femminile annunCiò «UffiCio Misteri» e la grata mostrò loro un corridoio deserto. L’unica cosa a muoversi erano le fiamme delle torce più viCine, che baluginavano nella corrente d’aria provocata dall’ascensore.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «E come facCiamo ad avvertirti, in caso di pericolo?» chiese Ginny, inarcando le sopracCiglia. «Potresti essere chissà dove».
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Si trovavano in una grande stanza Circolare. Tutto era nero, pavimento e soffitto compresi; nelle pareti nere si susseguivano a intervalli regolari porte nere tutte uguali, prive di contrassegni e di maniglie, e fra l’una e l’altra ardevano grappoli di candele dalle fiammelle azzurrine; la fredda luce tremolante riflessa nel luCido pavimento di marmo dava l’impressione di camminare su una pozza di acqua scura.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Neville obbedì e Harry subito rimpianse d’averlo detto. Senza la strisCia di luce delle torce nel corridoio dietro di loro, la stanza diventò così buia che per un momento le uniche cose visibili furono i gruppi di frementi fiammelle azzurre sulle pareti e il loro spettrale riflesso sul pavimento.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    In sogno, una volta là dentro, si era sempre diretto verso la porta che aveva di fronte. Ma ora ce n’erano almeno una dozzina. Mentre tentava di deCidere quale fosse quella giusta, udì un forte rombo e le candele cominCiarono a muoversi. La stanza Circolare stava ruotando.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Hermione gli si aggrappò a un bracCio come temendo che anche il pavimento si mettesse a girare; invece non fu così. Per qualche istante, mentre il moto accelerava, le fiammelle azzurre attorno a loro si confusero fino a somigliare a lunghi tubi al neon, finché, di colpo com’era iniziato, il rombo si spense e la stanza si fermò.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Per un istante Harry non riuscì a vedere altro che le striature azzurre rimaste impresse nelle sue pupille.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Credo che serva a non farCi ritrovare la porta da dove siamo entrati» rispose Ginny con voce sommessa.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Non lo so…» Harry deglutì. «Nei sogni varcavo la porta in fondo al corridoio degli ascensori ed entravo in una stanza buia: è questa. Poi la attraversavo ed entravo in una stanza che… sCintilla, tipo. Dobbiamo provarne un po’» aggiunse in fretta. «Riconoscerò la strada giusta quando la vedrò. MuoviamoCi».
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Seguito dagli altri, andò verso la porta che aveva di fronte, posò la mano contro la fredda superfiCie levigata e la spinse, tenendo la bacchetta levata, pronta a colpire.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Dopo il buio dell’altra stanza, le lampade appese a catene dorate fissate al soffitto facevano sembrare la lunga camera rettangolare molto più luminosa, però non c’erano le luCi guizzanti e mobili che Harry aveva visto in sogno. La stanza era vuota, a parte qualche scrivania e un’enorme vasca di cristallo al centro, piena di un liquido verde scuro, abbastanza grande perché potessero nuotarCi dentro tutti quanti; vi galleggiavano pigramente diversi oggetti di un bianco perlaceo.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «PesCi?» mormorò Ginny.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Larve di Aquavirius!» esclamò Luna, ecCitata. «Lo diceva, papà, che il Ministero stava allevando…»
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Harry le si avviCinò. Sì, a quella distanza non c’erano dubbi. LucCicavano sinistri, fluttuando nel liquido verde, vagamente simili a cavolfiori visCidi.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «UsCiamo di qui» disse Harry. «Non è la stanza giusta. Dobbiamo provare un’altra porta».
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Ma Ci sono altre porte anche qui» obiettò Ron, indicando le pareti. Harry si sentì mancare: quanto era grande quel posto?
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Nel mio sogno passavo direttamente dalla stanza buia nella seconda» ribatté. «Meglio tornare lì e riprovarCi».
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Rientrarono in fretta nella stanza Circolare: adesso, invece delle fiammelle azzurre, negli occhi di Harry erano stampate le forme spettrali dei cervelli.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Mosse la bacchetta, e sul battente si impresse una “X” fiammeggiante. Appena la porta fu chiusa, si levò di nuovo il boato e di nuovo la parete cominCiò a ruotare… ma fra le strie azzurrine ora spiccava una chiazza rosso-oro e, quando la stanza si fermò, la croce fiammeggiante ardeva ancora, indicando la porta che avevano già tentato.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Quella stanza, illuminata da una luce fioca, era più grande dell’altra e anch’essa rettangolare, però il centro era concavo e formava una cavità rocCiosa profonda poco più di sei metri. Si trovavano sulla fila superiore di una serie di panche di pietra che correvano tutt’attorno alle pareti e scendevano sino in fondo alla cavità, ripide come i gradini di un anfiteatro o dell’aula di tribunale dove Harry era stato giudicato dal Wizengamot. Invece di una sedia con le catene, però, al centro si trovava una piattaforma di rocCia sulla quale si ergeva un arco di pietra così antico, rovinato e pieno di crepe che Harry si meravigliò che fosse ancora in piedi. Privo di pareti che lo reggessero, l’arco era chiuso da una logora tenda nera, una speCie di velo che, nonostante l’assoluta immobilità dell’aria fredda tutto intorno, fluttuava come se qualcuno l’avesse appena toccato.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Sirius?» disse, ma a bassa voce, adesso che era più viCino.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Aveva la stranissima sensazione che dietro il velo Ci fosse qualcuno. Stringendo la bacchetta, girò attorno alla piattaforma, ma non c’era nessuno: vide soltanto l’altro lato del logoro velo nero.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Andiamo, Harry?» ripeté Hermione, più deCisa.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Nessuno ha detto niente!» rispose Hermione, avviCinandosi.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «C’è qualcuno che mormora là dietro» disse Harry. Si scostò da lei e continuò a fissare acCigliato il velo. «Sei tu, Ron?»
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Lo afferrò per un bracCio, ma Harry oppose resistenza.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «È proprio quello che… oh, insomma, muoviamoCi!» tagliò corto Hermione, girando attorno alla piattaforma. Dall’altro lato, anche Ginny e Neville erano immobili, gli occhi puntati sul velo. Senza una parola, Hermione prese Ginny per un bracCio, Ron acCiuffò Neville, e insieme li trasCinarono verso la panca più bassa, poi si arrampicarono su fino alla porta.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Che cosa credi che fosse?» chiese Harry a Hermione mentre rientravano nella stanza Circolare.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Non lo so, ma di sicuro era pericoloso» rispose lei deCisa, tracCiando una croce fiammeggiante sulla porta che avevano appena attraversato.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Ancora una volta la stanza ruotò e si fermò. Harry si avviCinò a un’altra porta a caso e la spinse. Non si mosse.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Dev’essere questa, allora, no?» esclamò Ron ecCitato, unendosi a lui nel tentativo di forzarla. «Di sicuro!»
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Allontanatevi!» ordinò Hermione. Puntò la bacchetta contro il punto dove sarebbe dovuta esserCi la serratura e disse: «Alohomora!»
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «D’accordo, questa stanza la lasCiamo perdere» concluse Hermione.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Impossibile. Nel sogno, Harry apriva tutte le porte» ribatté Hermione, tracCiando anche su quella una croce fiammeggiante, mentre Harry si rimetteva in tasca il manico del coltello di Sirius ormai inutile.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Hai idea di che cosa potesse esserCi dentro?» chiese Luna curiosa, mentre la parete riprendeva a ruotare.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Riconobbe subito la bella luce danzante che brillava diamantina. Mentre i suoi occhi si abituavano allo sfavillio, vide orologi lucCicare da ogni parte, grandi e piccoli, pendole e sveglie, appesi fra le librerie o posati sui tavoli allineati. Un ticchettio costante, ritmico, riempiva la stanza, come il suono di migliaia di piccoli piedi in marCia. La luce danzante, simile a uno sCintillio di pietre preziose, proveniva da una gigantesca campana di vetro posta su un tavolo al capo opposto della stanza.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Col cuore in gola, sicuro d’essere sulla pista giusta, li guidò nello stretto corridoio fra i tavoli e puntò, come già in sogno, verso la sorgente della luce: la campana di vetro, alta quasi quanto lui, che sembrava piena di un turbinoso vento lucCicante.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Guardate!» esclamò Ginny mentre si avviCinavano, indicando il centro della campana.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Un uovo minuscolo, luminoso come una gemma, era sospinto in alto dal vortice di luce. Salendo, si dischiuse e ne emerse un colibrì che fu trasCinato fino all’imboccatura del vaso, e quando ridiscese con la corrente le piume tornarono rade e fradiCie, e una volta che ebbe raggiunto il fondo della campana, era ancora un uovo.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Muovetevi!» ordinò brusco Harry, perché Ginny sembrava deCisa a fermarsi per vedere l’uovo che tornava a trasformarsi in uccello.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Erano arrivati, avevano trovato il posto giusto: una stanza alta come una cattedrale, piena di enormi scaffali zeppi di piccole, polverose sfere di vetro che lucCicavano sCialbe nella luce diffusa dai candelieri fissati in testa agli scaffali. Come quelle della stanza Circolare, anche queste fiammelle ardevano azzurrine. Faceva molto freddo.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Harry mosse qualche passo e sbirCiò nel corridoio buio che separava due file di scaffali. Non sentì alcun rumore, e nemmeno scorse la minima tracCia di movimento.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Sì». Alzò lo sguardo all’inizio della fila più viCina. Sotto le fiammelle azzurre di un bracCio carico di candele sCintillava un numero argenteo: Cinquantatré.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Dobbiamo andare a destra, credo» bisbigliò Hermione, strizzando gli occhi verso quello successivo. «Sì… Cinquantaquattro».
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Superarono la fila ottantaquattro… ottantaCinque… Harry aveva le orecchie tese, pronto a cogliere il minimo movimento, ma Sirius poteva essere imbavagliato, svenuto… o, disse una voce non richiesta dentro la sua mente, già morto…
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Dovrebbe essere qui viCino» sussurrò, certo che da un momento all’altro avrebbero visto Sirius accasCiato sul pavimento oscuro. «Qui… molto viCino…»
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Harry» disse Hermione esitante, ma lui non le rispose. Aveva la bocca completamente asCiutta.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Nessuno parlò. Harry non aveva il coraggio di guardarli. Aveva la nausea. Non capiva perché Sirius non era lì. Doveva esserCi. Era lì che lui, Harry, lo aveva visto…
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Non voleva ascoltarlo; non voleva sentirsi dire che era stato uno sCiocco, o che era meglio tornare a Hogwarts, ma una vampa rovente si diffondeva sul suo viso e avrebbe voluto rintanarsi là sotto, al buio, per un bel po’ prima di affrontare la luce dell’Atrium e gli sguardi di rimprovero degli altri…
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Harry si avviCinò. Ron indicava una sfera che emanava una luce smorzata, anche se era coperta di polvere e non sembrava fosse stata toccata da anni.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Si avviCinò. Era meno alto di Ron, perCiò dovette allungare il collo per leggere l’etichetta sullo scaffale sotto la piccola sfera impolverata. Una calligrafia spigolosa vi aveva scritto una data di più o meno sediCi anni prima, e subito sotto:
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Che roba è?» chiese Ron, teso. «Che cosa Ci fa il tuo nome quaggiù?»
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    LanCiò un’occhiata alle altre targhette sullo stesso scaffale.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Non farlo, Harry» disse all’improvviso Neville. Harry lo guardò. Aveva il viso tondo luCido di sudore. Pareva che non fosse più in grado di sostenere altre emozioni.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Cedendo a un impulso avventato, chiuse le dita sulla superfiCie polverosa della sfera. Immaginava che fosse fredda: invece no. Anzi, sembrava che fosse rimasta al sole per ore, come se la tenue luce interna la riscaldasse. Aspettandosi, quasi sperando che succedesse qualcosa di drammatico, qualcosa di ecCitante che dopotutto giustificasse il loro lungo, pericoloso viaggio, tolse la sfera di vetro dallo scaffale e la fissò.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Poi, proprio alle loro spalle, risuonò una voce strasCicata.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

   Forme nere affioravano dal nulla Circondandoli, bloccando ogni via di fuga, gli occhi sCintillanti attraverso le fessure dei cappucCi, dodiCi bacchette puntate contro di loro. A Ginny sfuggì un gemito di orrore.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Dammela, Potter» ripeté la voce strasCicata di LuCius Malfoy, tendendo la mano, il palmo rivolto verso l’alto.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Il cerchio dei Mangiamorte si strinse: ormai erano a meno di un metro da Harry e dai suoi amiCi; la luce delle loro bacchette quasi lo accecava.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Il picCino si è fvegliato e ha fcopelto che il sogno ela velo» Cinguettò la donna, nella parodia disgustosa di una vocetta infantile. Harry sentì Ron muoversi accanto a lui.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Oh, tu non conosCi Potter, Bellatrix» replicò Malfoy dolcemente. «Ha un debole per gli atti eroiCi: l’Oscuro Signore lo sa bene. Adesso dammi la profezia, Potter».
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Allora usatele» lo sfidò Harry, levando la sua all’altezza del petto. Nello stesso istante, le bacchette di Ron, Hermione, Neville, Ginny e Luna si alzarono attorno a lui. La morsa che stringeva lo stomaco di Harry si serrò. Se davvero Sirius non era lì, allora aveva guidato i suoi amiCi a morte sicura senza motivo…
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Certo! Io ti consegno questa… profezia, giusto? E voi Ci lasCiate tornare a casa come niente fosse, vero?»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Non aveva ancora finito la frase quando la Mangiamorte strillò: «AcCio profe…»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Ma Harry era pronto. «Protego!» urlò prima che lei terminasse, e riuscì a non farsi sfuggire la sfera di vetro bloccandola con la punta delle dita.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Oh, sa come giocare, il piccolo piccolo Potter» disse la donna, fissandolo con occhi folli attraverso le fessure del cappucCio. «Benissimo, allora…»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «TI HO DETTO DI NO!» ruggì LuCius Malfoy. «Se la rompi…!»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    La mente di Harry lavorava spedita. I Mangiamorte volevano quella polverosa sfera di vetro di cui a lui non importava nulla. A lui interessava soltanto portare fuori di lì gli amiCi sani e salvi, evitando che pagassero un prezzo terribile per la sua stupidità…
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    La donna si fece avanti e spinse indietro il cappucCio. Azkaban aveva scavato il viso di Bellatrix Lestrange: lo aveva smagrito come un teschio, ma era vivo di un bagliore febbrile, fanatico.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Hai bisogno di farti convincere?» chiese, il petto che si sollevava e si abbassava rapido. «Benissimo… prendete la più piccola» ordinò ai Mangiamorte accanto a lei. «Che guardi mentre la torturiamo. Ci penso io».
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Non sapeva che altro fare, a parte continuare a parlare. Sentiva tremare il bracCio di Neville premuto contro il suo; sentiva dietro la nuca il respiro affannoso di un altro dei suoi compagni. Poteva solo augurarsi che si stessero spremendo il cervello alla ricerca di un modo per venirne fuori, perché il suo era completamente vuoto.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Nient’affatto» rispose Harry, gli occhi che andavano rapidi da un Mangiamorte all’altro, cercando un anello debole, una via di fuga. «Perché Voldemort Ci tiene tanto?»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Tu osi pronunCiare il suo nome?» sussurrò Bellatrix.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Chiudi la bocca!» strillò Bellatrix. «Osi pronunCiare il suo nome con le tue labbra indegne, osi profanarlo con la tua lingua da Mezzosangue, osi…»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Due sagome, perlacee come fantasmi, fluide come fumo, sgorgarono dai frammenti di vetro e cominCiarono a parlare, le voCi che si sovrapponevano l’una all’altra. Si udirono solo brandelli di frasi mischiarsi alle urla di Malfoy e Bellatrix.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Ha osato… osa…» strillò Bellatrix, farneticante. «Quel… sudiCio Mezzosangue…»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Le due figure emerse dalle sfere spezzate si dissolsero nell’aria, lasCiandosi dietro soltanto le schegge di vetro sul pavimento. Però avevano fatto venire a Harry un’idea. Il problema era comunicarla agli altri.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Non mi avete ancora spiegato che cos’ha di tanto speCiale questa profezia» insisté, per guadagnare tempo. Mosse lentamente un piede di lato, cercando quello di uno dei compagni.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Non giocare con noi, Potter» lo minacCiò Malfoy.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Silente non ti ha mai detto che il motivo per cui hai quella Cicatrice era nascosto nelle viscere dell’UffiCio Misteri?» sogghignò Malfoy.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Io… cosa?» Per un momento, Harry dimenticò completamente il suo piano. «Che cosa c’entra la mia Cicatrice?»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «…perché non ti sei preCipitato qui non appena ti ha mostrato il posto dov’era nascosta. Pensava che la curiosità ti avrebbe spinto a volerla ascoltare con le tue stesse orecchie…»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Perché?» rise Malfoy, incredulo e insieme deliziato. «Perché, Potter, le uniche persone alle quali è permesso ritirare una profezia dall’UffiCio Misteri sono coloro che ne sono l’oggetto… come l’Oscuro Signore ha scoperto quando ha tentato di usare altri per impadronirsene».
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Su entrambi, Potter, su di te e su di lui… Non ti sei mai chiesto perché ha tentato di ucCiderti quando eri solo un bambinetto?»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Harry fissò gli occhi grigi di Malfoy, sCintillanti attraverso le fessure del cappucCio. Era per quella profezia che i suoi genitori erano morti e lui aveva la Cicatrice a forma di saetta? Teneva fra le mani la risposta?
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Qualcuno ha fatto una profezia su Voldemort e me?» chiese piano, gli occhi fissi su LuCius Malfoy, le dita ancora più strette sulla tiepida sfera di vetro. Era poco più grande di un BocCino e ancora incrostata di polvere. «E mi ha fatto venire a prenderla per lui? Perché non l’ha presa lui stesso?»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Prenderla lui stesso?» strillò Bellatrix, scoppiando in una risata folle. «L’Oscuro Signore… che entra nel Ministero della Magia, quando loro continuano così gentilmente a ignorarne il ritorno? L’Oscuro Signore… mostrarsi agli Auror che insistono a sprecare il loro tempo dando la cacCia al mio caro cugino?»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «PerCiò ha mandato voi a fare il lavoro sporco, eh?» disse Harry. «E prima ha tentato di costringere Sturgis a rubarla… e anche Bode?»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Molto bene, Potter, molto bene…» disse lentamente Malfoy. «L’Oscuro Signore sa che non sei uno sCioc…»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Alle sue spalle, Cinque voCi diverse gridarono «REDUCTO!» Cinque maledizioni volarono in Cinque direzioni differenti: gli scaffali davanti a loro esplosero e l’intera torre di ripiani ondeggiò mentre un centinaio di sfere si infrangevano, liberando fluttuanti figure opalescenti le cui voCi giunsero da chissà quale remoto passato, sommerse dal fragore di vetri e pezzi di legno che crollavano sul pavimento…
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «CORRETE!» urlò Harry, mentre gli scaffali osCillavano minacCiosi e altre sfere di vetro cadevano in pezzi. Agguantò Hermione e la trasCinò via, proteggendosi la testa con un bracCio mentre scaffali e sfere rovinavano a terra. Dal polverone emerse un Mangiamorte che si lanCiò su di lui, ma Harry gli tirò una gomitata sul volto mascherato; tutt’attorno era un coro di urla, gemiti di dolore e schianti, mentre gli scaffali cadevano e le voCi spettrali di Veggenti sgorgavano dalle sfere…
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Harry si rese conto che la via di fuga era sgombra e vide Ron, Ginny e Luna superarlo di corsa coprendosi la testa con le bracCia; qualcosa di pesante lo colpì a una guanCia, ma lui chinò il capo e continuò a correre; poi sentì una mano calargli sulla spalla, Hermione gridare: «StupefiCium!» e la presa subito allentarsi…
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Avevano raggiunto l’inizio della fila novantasette; Harry svoltò a destra e continuò a scappare; sentì uno scalpicCio alle sue spalle e la voce di Hermione che inCitava Neville; davanti a loro, la porta da dov’erano entrati era spalancata e al di là poteva scorgere lo sCintillio della campana di vetro; la superò sfrecCiando, la profezia ancora ben stretta in pugno, e attese che gli altri lo raggiungessero prima di chiudere il battente alle loro spalle…
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Passi e grida risuonavano dietro la porta che avevano appena sigillato; Harry vi accostò l’orecchio e sentì LuCius Malfoy ruggire: «LasCialo, Nott, lasCialo, ho detto… Le sue ferite sono nulla per l’Oscuro Signore; nulla, in confronto a perdere quella profezia. Jugson, vieni qui, dobbiamo organizzarCi! Ci divideremo in coppie e frugheremo questo posto da Cima a fondo, e non dimenticate: siate gentili con Potter fino a che ha in mano la profezia; potete ucCidere gli altri, se necessario… Bellatrix, Rodolphus, a sinistra; Tiger, Rabastan, a destra… Jugson, Dolohov, la porta davanti a voi… Macnair e Avery, da questa parte… Rookwood, laggiù… MulCiber, con me!»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Che cosa facCiamo?» chiese Hermione, tremando da capo a piedi.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Be’, di sicuro non resteremo ad aspettare che Ci trovino» rispose Harry. «Via di qui».
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Sforzandosi di fare meno rumore possibile, corsero oltre la sCintillante campana di vetro, dove il piccolo uovo continuava a schiudersi e a richiudersi, verso la porta che dava nella stanza Circolare. L’avevano quasi raggiunta quando Harry sentì qualcosa di grosso e pesante urtare contro quella che Hermione aveva bloccato.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Mentre la porta si spalancava, Harry, Hermione e Neville si tuffarono sotto i tavoli, e da lì videro l’orlo della veste di due Mangiamorte avviCinarsi rapidamente.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Non appena Harry vide piegarsi le ginocchia dei due Mangiamorte, puntò la bacchetta e gridò: «STUPEFICiUM!»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Uno zampillo di luce rossa colpì il Mangiamorte più viCino, che barcollò all’indietro e urtò contro una pendola, facendola cadere. Il secondo però riuscì a schivare l’incantesimo con un balzo e puntò la bacchetta contro Hermione, che stava uscendo allo scoperto per prendere meglio la mira.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Harry si tuffò sul pavimento e gli agguantò le gambe, atterrandolo e facendogli sbagliare la mira. Nell’ansia di aiutarlo, Neville rovesCiò un tavolo e puntò tremando la bacchetta contro i due che si rotolavano sul pavimento, gridando: «EXPELLIARMUS!»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Levati di mezzo, Harry!» gridò Neville, deCiso a riparare il danno.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Harry si tuffò di lato mentre Neville prendeva di nuovo la mira e urlava: «STUPEFICiUM!»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Il Mangiamorte aveva recuperato la bacchetta, finita sul pavimento accanto alla sCintillante campana di vetro. Harry si tuffò dietro un altro tavolo. Il suo avversario si voltò, ma il cappucCio gli era sCivolato sugli occhi impedendogli di vedere; se lo strappò con la mano libera e gridò: «STUP…»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «STUPEFICiUM!» lo precedette Hermione, che li aveva raggiunti. Lo zampillo di luce rossa centrò in pieno il Mangiamorte, che si bloccò col bracCio ancora sollevato: la bacchetta cadde tintinnando, e lui barcollò all’indietro contro la campana di vetro. Harry si aspettava di sentire uno schianto, invece la testa del Mangiamorte attraversò la campana come se fosse una bolla di sapone, e l’uomo si afflosCiò con la schiena sul tavolo e la testa immersa nel turbinoso pulviscolo sCintillante.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «AcCio bacchetta!» gridò Hermione. Prese al volo la bacchetta di Harry, sbucata da un angolo buio, e gliela lanCiò.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Grazie» disse lui. «E ora, usCiamo di…»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    La testa dell’uomo si rimpicCioliva a grande veloCità, la corta barba si ritraeva nelle guance sempre più lisce, i capelli neri rientravano nel cranio che si arrotondava e si copriva di peluria vellutata…
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Il Mangiamorte scosse la testa tentando di schiarirsi le idee, ma prima che riusCisse a riprendersi, quella tornò a rimpicCiolirsi…
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Da una stanza viCina venne un urlo, seguito da un tonfo e un grido.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Il Mangiamorte aveva estratto la testa dalla campana di vetro. Aveva un aspetto assurdo, con la testa di neonato che strillava disperatamente e le bracCia robuste che mulinavano in tutte le direzioni, mancando Harry per un pelo. Harry levò la bacchetta, ma Hermione gli bloccò il bracCio.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Non c’era tempo per discutere: altri passi si avviCinavano veloCi dalla Sala delle Profezie, e Harry capì troppo tardi che avrebbero fatto meglio a tacere per non svelare la loro posizione.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Venite!» ordinò; lasCiando il mostruoso Mangiamorte con la testa da neonato a brancolare dietro di loro, corsero verso la porta aperta all’altro capo della stanza, quella che conduceva nell’oscuro atrio Circolare.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Erano a metà strada quando Harry vide altri due Mangiamorte attraversare la stanza nera; subito scartò a sinistra, s’infilò in un piccolo uffiCio buio e ingombro e si richiuse la porta alle spalle.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Collo…» cominCiò Hermione, ma prima che potesse completare l’incantesimo, la porta si era spalancata e i due Mangiamorte avevano fatto irruzione.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «LO ABBIAMO PRESO!» urlò il Mangiamorte più viCino. «IN UN UFFICiO…»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «SilenCio!» gridò Hermione, e la voce dell’uomo si spense. La sua bocca continuò a muoversi dietro il foro del cappucCio, senza emettere alcun suono. Il suo compagno lo scostò bruscamente.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Petrificus Totalus!» urlò Harry, mentre il secondo Mangiamorte alzava la bacchetta. BracCia e gambe dell’incappucCiato si bloccarono di colpo, facendolo cadere facCia in giù sul pavimento, rigido come un pezzo di legno.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    La bacchetta del Mangiamorte ammutolito da Hermione eseguì un brusco movimento di frusta, e una fiammeggiante stria purpurea colpì il petto della ragazza che lanCiò un sommesso «Oh!» e crollò a terra, dove rimase immobile.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Harry cadde in ginocchio accanto a lei, mentre Neville strisCiava in fretta verso di loro sotto la scrivania, la bacchetta tesa davanti a sé. Il Mangiamorte gli tirò un calCio violento, spezzandogli la bacchetta e centrandogli il naso. Con un ululato di dolore, Neville si ritrasse premendosi una mano sul viso. Harry si voltò di scatto, levando la bacchetta, e vide che il Mangiamorte si era strappato il cappucCio e aveva la bacchetta puntata su di lui. Harry riconobbe la lunga, pallida facCia storta già vista sul La Gazzetta del Profeta: Antonin Dolohov, il mago che aveva assassinato i Prewett.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Tanto, dopo Ci ammazzerete comunque!» replicò Harry.
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    «Noddaiela, Harry» biasCicò coraggioso Neville da sotto la scrivania, abbassando le mani e mostrando il naso rotto da cui gocCiolava sangue sulla bocca e sul mento. «Noddaiela!»
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    Uno schianto fuori dalla porta, e Dolohov si voltò: il Mangiamorte con la testa da neonato era apparso sulla soglia, strillando e agitando alla Cieca i grossi pugni. Harry colse l’occasione al volo: «PETRIFICUS TOTALUS!»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    L’incantesimo colpì Dolohov prima che riusCisse a bloccarlo e lo fece cadere addosso al compagno; entrambi rimasero a terra rigidi come pezzi di legno, incapaCi di muoversi.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Ghe gosa le affaddo?» chiese Neville. Uscì da sotto il tavolo e si inginocchiò al fianco di Hermione: continuava a perdere sangue dal naso sempre più gonfio.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Badde ancora, Harry, sCiono sCicuro».
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    L’improvvisa ondata di sollievo lasCiò Harry stordito per un attimo.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Scì, pensCio di scì».
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    «Neville, non siamo lontani dall’usCita» bisbigliò dopo qualche istante, «la stanza rotonda è qui accanto… se tu riusCissi a raggiungerla e a trovare la porta giusta prima dei Mangiamorte, potresti portare Hermione nel corridoio e nell’ascensore… poi trovare qualcuno… dare l’allarme…»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «E innando du ghe gosa fai?» chiese Neville, asCiugandosi il naso sanguinante sulla manica e fissandolo acCigliato.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Be’, li toveemo insCieme» disse Neville deCiso.
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    Si rialzò, prese Hermione per un bracCio e fissò Harry che, dopo una breve esitazione, la prese per l’altro bracCio e lo aiutò a caricarsi il corpo inerte sulle spalle.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Neville allontanò con un piede i pezzi della sua bacchetta, e insieme si avviCinarono alla porta.
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    «Mia nonna mi uggideà» biasCicò Neville, gocCiolando sangue a ogni parola, «era la vegghia bagghedda di papà».
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    Harry sbirCiò cauto fuori. Il Mangiamorte con la testa da neonato continuava a urlare e agitarsi, rovesCiando pendole e tavoli, frignante e confuso, mentre la vetrinetta — che Harry sospettava fosse stata piena di Gira Tempo — continuava a cadere, rompersi e aggiustarsi.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Non si accorgerà di noi» sussurrò. «Vieni… stammi viCino…»
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    SgusCiarono fuori dall’uffiCio e puntarono verso la stanza buia, in apparenza deserta. Non appena ebbero varcato la soglia, Neville vaCillante sotto il peso di Hermione, la porta della Stanza del Tempo si richiuse alle loro spalle e le pareti cominCiarono a ruotare. Un po’ stordito dal recente colpo alla testa, Harry socchiuse gli occhi barcollando finché la stanza si fermò. Con un tuffo al cuore, scoprì che le croCi fiammeggianti tracCiate da Hermione erano svanite.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Ma prima che potessero prendere una deCisione, una porta alla loro destra si spalancò e ne rotolarono fuori tre persone.
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    Ron era pallidissimo e qualcosa di scuro gli colava da un angolo della bocca. Dopo un attimo le ginocchia gli cedettero e, dato che era ancora aggrappato all’amico, lo trasCinò con sé, costringendolo a chinarsi.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Ma Ginny scosse il capo senza parlare e si lasCiò sCivolare lungo il muro fino a sedersi per terra, ansimando e stringendosi la caviglia.
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    «Se l’è rotta, credo» sussurrò Luna, evidentemente l’unica a non avere riportato danni, chinandosi su di lei. «Erano in quattro… Ci hanno inseguiti dentro una stanza buia piena di pianeti; un posto stranissimo… Ci siamo ritrovati a galleggiare nel buio…»
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    «Abbiamo visto Urano da viCino, Harry!» disse Ron, sempre ridacchiando. «CapisCi? Abbiamo visto Urano… ah ah ah…»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «…poi uno ha afferrato Ginny per un piede» riprese Luna, «e io ho usato l’Incantesimo Reductor per fargli esplodere Plutone in facCia, ma…»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Harry» disse Ron, avviCinandogli le labbra a un orecchio senza smettere di ridere, «sai chi è quella ragazza? È Lunatica… Lunatica Lovegood… ah ah ah…»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Dobbiamo andar via di qui» deCise Harry. «Luna, puoi aiutare Ginny?»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Sì». Luna infilò la bacchetta dietro l’orecchio e passò un bracCio attorno alla vita di Ginny per tirarla su.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «È solo la caviglia, ce la facCio da sola!» protestò Ginny, ma un momento dopo barcollò e dovette aggrapparsi a Luna per non cadere. Harry si tirò sulle spalle un bracCio di Ron, proprio come, tanti mesi prima, aveva fatto con Dudley. Si guardò attorno: avevano una possibilità su dodiCi di trovare l’usCita giusta al primo tentativo…
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    TrasCinò Ron verso una porta, ma l’avevano quasi raggiunta quando se ne spalancò un’altra, e irruppero tre Mangiamorte, guidati da Bellatrix Lestrange.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Diversi Schiantesimi attraversarono la stanza: Harry si tuffò oltre la porta che aveva davanti, scaricò Ron senza troppi complimenti e tornò indietro per aiutare Neville a trarre in salvo Hermione: appena in tempo per riusCire a sbattere la porta in facCia a Bellatrix.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Non importa!» sentì gridare una voce d’uomo. «Ci sono altri modi per entrare… LI ABBIAMO IN PUGNO! SONO QUI!»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Corsero affannati da una porta all’altra, sigillandole; nella fretta, Harry finì contro un tavolo e lo superò rotolandoCi sopra.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Si voltò in tempo per vederla volare all’indietro: Cinque Mangiamorte avevano fatto irruzione; Luna urtò un tavolo, vi sCivolò sopra e atterrò dall’altro lato, afflosCiandosi sul pavimento, immobile come Hermione.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Prendete Potter!» strillò Bellatrix, lanCiandosi verso di lui. Harry la schivò e attraversò di corsa la stanza, sapendo di essere al sicuro finché loro rischiavano di colpire la profezia…
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Davvero, Harry, sono cervelli… guarda… AcCio cervello!»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Harry non sapeva che cosa sarebbe successo se Ron avesse toccato i tentacoli di pensiero fluttuanti, ma era certo che non fosse niente di buono. Si slanCiò verso di lui, ma il cervello era già atterrato fra le mani tese dell’amico.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Al contatto con la sua pelle, i tentacoli cominCiarono ad avvolgersi come funi attorno alle sue bracCia.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Soffocherà!» urlò Ginny, bloccata a terra dalla caviglia rotta… poi uno zampillo di luce rossa esplose dalla bacchetta di un Mangiamorte e la centrò in pieno viso. Ginny si afflosCiò da un lato e restò immobile.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «SDUPEFISCiUM!» urlò Neville, ruotando su se stesso e agitando la bacchetta di Hermione contro i Mangiamorte sempre più viCini. «SDUPEFISCiUM, SDUPEFISCiUM!»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Un Mangiamorte gli lanCiò uno Schiantesimo che non lo colpì per un soffio. Ormai erano rimasti soltanto lui e Harry contro i Cinque Mangiamorte. Due di loro scagliarono fiotti di luce argentea che partirono come frecce e li mancarono, ma aprirono un cratere nella parete. Inseguito da Bellatrix Lestrange, Harry corse verso il centro della stanza tenendo la sfera di vetro alta sopra la testa, con l’unico pensiero di allontanare i Mangiamorte dagli amiCi.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Parve funzionare, perché lo inseguirono tutti, rovesCiando sedie e tavoli, ma non osarono lanCiare incantesimi per paura di colpire la sfera. Harry si tuffò oltre l’unica porta aperta, quella da dov’erano entrati i Mangiamorte, pregando in cuor suo che Neville restasse insieme a Ron e trovasse un modo per liberarlo. Ma aveva fatto solo pochi passi quando sentì il pavimento svanire sotto i suoi piedi…
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Stava cadendo, rimbalzava da un ripido gradino di pietra all’altro, finché con un tonfo mozzafiato atterrò di schiena nella cavità dove si trovava la piattaforma con l’arco di pietra. Le risate dei Mangiamorte echeggiarono nella stanza, e alzando lo sguardo Harry vide scendere verso di lui i Cinque che lì avevano attaccati nella Stanza dei Cervelli, mentre altrettanti sbucavano da varie porte e cominCiavano a scendere agilmente la gradinata. Si alzò a fatica sulle gambe, così tremanti da reggerlo a stento, la sfera ancora miracolosamente intatta nella mano sinistra, la bacchetta nella destra. Indietreggiò, guardandosi attorno, cercando di tenere sotto tiro tutti i Mangiamorte. Le sue caviglie urtarono qualcosa di solido: aveva raggiunto la piattaforma. Vi salì a ritroso.
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    I Mangiamorte si fermarono e lo fissarono. Alcuni ansimavano quanto lui. Uno era coperto di sangue; Dolohov, liberato dall’Incantesimo Petrificus, sogghignava puntandogli la bacchetta dritto in facCia.
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    «La corsa è finita, Potter» disse con voce strasCicata LuCius Malfoy, togliendosi il cappucCio. «Adesso dammi la profezia, da bravo».
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    «LasCiate andare gli altri e ve la darò!» urlò disperato Harry.
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    «Non sei nella posizione di trattare, Potter» ribatté Malfoy, il volto pallido arrossato di piacere. «A quanto pare noi siamo dieCi e tu uno… o Silente non ti ha insegnato a contare?»
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    «Non è sCiolo!» gridò una voce sopra di loro. «Ci sCiono angh’io!»
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    «SDUPEFISCiUM!» gridò Neville, puntando la bacchetta su un Mangiamorte dopo l’altro. «SDUPEFISCiUM! SDUPE…!»
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    Uno dei Mangiamorte più robusti gli arrivò alle spalle e gli bloccò le bracCia lungo i fianchi. Neville si divincolò e tirò calCi disperamente, susCitando molte risate.
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    «È PaCiock, vero?» ghignò LuCius Malfoy. «Be’, tua nonna è abituata a perdere familiari per la nostra causa… la tua morte non dovrebbe sconvolgerla».
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    «PaCiock?» ripeté Bellatrix, e un sorriso di pura malvagità le illuminò il viso scarno. «Ho avuto il piacere d’incontrare i tuoi genitori, ragazzo».
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    «LO SCiÒ!» ruggì Neville, divincolandosi con tanta forza dalla presa soffocante del Mangiamorte che questi urlò: «Qualcuno lo Schianti!»
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    «No, no, no» disse Bellatrix. Sembrava invasata, fremente di ecCitazione, mentre il suo sguardo andava da Harry a Neville. «No, vediamo quanto resiste PaCiock prima di crollare come i suoi genitori… a meno che Potter deCida di consegnarCi la profezia».
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    «NODDAGLI GNENTE!» urlò Neville, che sembrava fuori di sé: scalCiò e si divincolò mentre Bellatrix gli si avviCinava levando la bacchetta. «NODDAGGLIELA, HARRY!»
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    Bellatrix levò la bacchetta. «CruCio!»
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    Neville urlò e ritrasse così bruscamente le gambe contro il petto che per un attimo il Mangiamorte sostenne tutto il suo peso. Lo lasCiò cadere sul pavimento, dove rimase a contorcersi, urlando di dolore.
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    «Questo era solo un assaggio!» disse Bellatrix. A un gesto della sua bacchetta, le urla di Neville si placarono e il ragazzo rimase disteso singhiozzando ai suoi piedi. La donna si voltò a fissare Harry. «Allora, Potter: o Ci consegni la profezia, o vedrai il tuo amichetto morire nel peggiore dei modi!»
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    Poi, sopra di loro, altre due porte si spalancarono e Cinque persone irruppero nella stanza: Sirius, Lupin, Moody, Tonks e Kingsley.
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    Malfoy si voltò, la bacchetta levata, ma Tonks gli aveva già spedito contro uno Schiantesimo. Senza aspettare di scoprire se lo avesse centrato, Harry saltò giù dalla piattaforma, fuori tiro. I Mangiamorte erano concentrati sui membri dell’Ordine, che scendevano in fretta i gradini di pietra facendo piovere su di loro un incantesimo dopo l’altro. Attraverso i corpi in corsa e i lampi di luce, Harry vide Neville strisCiare lontano dalla mischia, e schivando un raggio di luce rossa si tuffò sul pavimento per raggiungerlo.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «SCi» disse Neville, tentando di rialzarsi.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Bene, pensCio… loddaba ancoa con quel cebbello quanno l’ho lasCiado…»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Il pavimento sotto di loro esplose, colpito da un incantesimo, e un cratere si aprì là dove pochi secondi prima c’era la mano di Neville; stavano strisCiando rapidi al riparo, quando un bracCio robusto scaturì dal nulla, afferrò Harry per il collo e lo tirò su di peso, con i piedi che gli penzolavano a mezz’aria.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Il Mangiamorte premeva così forte sulla gola di Harry da levargli il fiato. Lacrimando Harry si guardò intorno: Sirius duellava con un Mangiamorte a tre metri di distanza; Kingsley ne stava affrontando due; Tonks, ancora a metà discesa, sparava incantesimi contro Bellatrix… e nessuno di loro sembrava rendersi conto che lui stava per morire. Puntò la bacchetta all’indietro, al fianco del Mangiamorte, ma non aveva abbastanza fiato per pronunCiare un incantesimo; la mano libera dell’uomo si protese verso la sfera…
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Neville, incapace di pronunCiare correttamente gli incantesimi, aveva infilato la bacchetta di Hermione in una fessura del cappucCio, dritto in un occhio del Mangiamorte. Urlando di dolore, l’uomo lasCiò andare Harry che ruotò su se stesso e ansimò: «STUPEFICiUMÌ»
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    Il Mangiamorte crollò all’indietro e perse il cappucCio: era Macnair, l’aspirante boia di Fierobecco, e aveva un occhio gonfio e insanguinato.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Grazie!» disse Harry a Neville, scostandolo quando Sirius e il Mangiamorte passarono accanto a loro, duellando con tale accanimento che non si vedevano quasi le loro bacchette. All’improvviso il piede di Harry calpestò qualcosa di tondo e duro che per poco non lo fece sCivolare: dapprima temette che gli fosse caduta la sfera, ma poi vide l’occhio magico di Moody rotolare sul pavimento.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Il proprietario era disteso a terra con la testa sanguinante, e il suo aggressore stava già calando su Harry e Neville: Dolohov, la lunga facCia pallida contorta dalla gioia.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Tarantallegra!» urlò, puntando la bacchetta contro Neville, le cui gambe iniziarono immediatamente una speCie di frenetico tip-tap, sbilanCiandolo e facendolo cadere di nuovo a terra. «Ora, Potter…»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Dolohov alzò di nuovo la bacchetta. «AcCio prof…»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Sirius sbucò dal nulla, lo colpì con una spallata e lo mandò lungo disteso a terra. Di nuovo Harry riuscì a trattenere la sfera con la punta delle dita. Sirius e Dolohov presero a duellare, le sCintille che sprizzavano dalle bacchette guizzanti come spade…
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Dolohov ritrasse la bacchetta per compiere il solito movimento di frusta. Harry scattò in piedi urlando: «Petrificus Totalus!» Ancora una volta, le bracCia e le gambe di Dolohov s’irrigidirono e il Mangiamorte cadde a terra con un tonfo.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Bravo!» gridò Sirius, spingendo giù la testa di Harry mentre un paio di Schiantesimi volavano verso di loro. «E adesso esCi di qui…»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «RiesCi ad alzarti?» gli urlò all’orecchio. Le gambe dell’amico continuavano a muoversi, incontrollabili. «Passami un bracCio attorno al collo…»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Neville obbedì… Harry lo sollevò… le gambe di Neville non smettevano di scattare qua e là, rifiutandosi di sorreggerlo… e poi qualcuno all’improvviso fu loro addosso: caddero entrambi all’indietro, Neville che dimenava le gambe come uno scarabeo rovesCiato, Harry col bracCio sinistro sollevato per evitare che la sfera si frantumasse.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «La profezia, dammi la profezia, Potter!» ringhiò LuCius Malfoy, conficcandogli la punta della bacchetta nelle costole.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «No… mi… lasCi… Neville… prendila!»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Harry lanCiò la profezia sul pavimento, Neville rotolò sulla schiena, la acCiuffò e la strinse al petto. Subito Malfoy gli rivolse contro la bacchetta, ma Harry puntò la propria alle spalle e urlò: «Impedimenta!»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Malfoy fu colpito in pieno e ribaltato. Rialzandosi a fatica, Harry lo vide cozzare contro la piattaforma sulla quale stavano duellando Sirius e Bellatrix. Ancora una volta Malfoy levò la bacchetta contro Harry e Neville ma, prima che riusCisse ad aprire bocca, Lupin era balzato fra loro.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Un incantesimo colpì il sedile di pietra a pochi centimetri dai piedi di Harry, sbriCiolandolo; lui ricadde su quello sotto. Neville tornò ad afflosCiarsi, le gambe sempre in preda alla tarantola, e s’infilò la profezia in tasca.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Coraggio!» lo inCitò Harry disperato, strattonandogli la veste. «Cerca di stare in piedi…»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Lo tirò su con un altro sforzo sovrumano; ma una cuCitura della veste cedette: la piccola sfera di vetro rotolò fuori dalla tasca e, prima che potessero recuperarla, Neville la colpì con un piede: fece un volo di tre metri alla loro destra e andò a schiantarsi sul gradino di sotto. Fissarono a occhi sgranati il punto dove si era rotta, sconvolti, e una sagoma perlacea con gli occhi enormi si srotolò davanti a loro. Furono i soli ad accorgersene. Harry la vide muovere le labbra, ma tutte le urla e gli schianti attorno gli impedirono di sentire una sola parola. La sagoma tacque e si dissolse.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «SCiledde!» esclamò Neville, lo sguardo fisso oltre le spalle di Harry, il viso sudato di colpo raggiante.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «SCiLEDDE!»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Silente scese i gradini in fretta, passando accanto a Neville e Harry, che ormai non avevano più alcuna intenzione di andarsene. Era già ai piedi della gradinata quando i Mangiamorte più viCini si accorsero della sua presenza e urlarono un avvertimento. Uno tentò di scappare, arrampicandosi come una sCimmia sui gradini di pietra. L’incantesimo di Silente lo trasse indietro senza sforzo, come se lo avesse agganCiato con una lenza invisibile…
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Senza rendersene conto, Harry lasCiò andare Neville. Scese di nuovo a balzi i gradini ed estrasse la bacchetta, mentre anche Silente si voltava verso la piattaforma.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Harry colse un misto di paura e stupore sul suo volto sCiupato, un tempo così attraente, mentre varcava l’antica soglia e spariva dietro il velo, che per un momento ondeggiò come scosso da un forte vento, poi ricadde immobile.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Fece per lanCiarsi verso la piattaforma, ma Lupin lo bloccò, Circondandolo con le bracCia, e lo trattenne.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Possiamo ancora raggiungerlo…» Harry si divincolò con violenza, ma Lupin non lo lasCiò andare…
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Non Ci credeva; non Ci voleva credere; si divincolò con tutte le sue forze. Lupin non capiva: c’era gente nascosta dietro quella tenda, Harry li aveva sentiti bisbigliare la prima volta che era entrato nella stanza. Sirius si stava nascondendo per tendere un agguato…
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Attorno a loro c’era il caos, un tumulto vano, i lampi di altri incantesimi. Per Harry quel fracasso era privo di senso, inutili le maledizioni che sfrecCiavano tutt’attorno: l’importante era solo che Lupin smettesse di fingere che Sirius — Sirius, che si trovava a pochi centimetri da loro, dietro quella vecchia tenda — non sarebbe ricomparso da un momento all’altro, scostando dal viso i capelli scuri, ansioso di riprendere a combattere.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Lupin lo trasCinò lontano dalla piattaforma. Harry, ancora con gli occhi incollati all’arco, era furioso con Sirius perché si faceva aspettare…
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Neville era arrivato, sCivolando da un gradino di pietra all’altro. Harry aveva smesso di lottare con Lupin, che però continuava a stringergli il bracCio.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    «Duddi là dendro» rispose Neville. «Un cebbello ha addaggado Ron ma adesCio pensCio che sdia bene… Hebbione è sbeduda, ma le abbiamo sendido il polsCio…»
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Dietro la pedana risuonarono uno schianto e un grido. Harry vide Kingsley cadere urlando di dolore; Bellatrix Lestrange girò sui tacchi e fuggì; Silente si voltò subito per lanCiarle un incantesimo che però lei riuscì a parare: ormai era a metà dei gradini…
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    «HA UCCiSO SIRIUS!» urlò. «LO HA UCCiSO… E IO UCCiDERÒ LEI!»
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Lei scagliò una maledizione al di sopra della spalla. La vasca si sollevò e s’inclinò. Harry fu inondato dal liquido puzzolente: i cervelli gli caddero addosso, srotolando i lunghi tentacoli colorati, ma gli bastò urlare «Wingardium Leviosa!» per farli volare via. SCivolando e sbandando, corse verso la porta; superò con un balzo Luna che gemeva sul pavimento, Ginny che gridò: «Harry… cosa…?», Ron che ridacchiava piano e Hermione, ancora svenuta. Spalancò la porta che dava nel nero atrio Circolare e vide Bellatrix sparire in quella di fronte; davanti a lei c’era il corridoio che portava agli ascensori.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Corse, ma lei si chiuse con violenza la porta alle spalle e le pareti ripresero a ruotare. Ancora una volta i candelabri roteanti tracCiarono strisce di luce azzurra tutt’attorno.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    «Dov’è l’usCita?» urlò disperato, quando la parete si fermò rombando. «Da che parte si esce?»
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Davanti a sé sentì lo sferragliare di un ascensore; sfrecCiò nel corridoio, svoltò l’angolo e schiacCiò col pugno il pulsante per chiamarne un altro, che arrivò traballando e Cigolando; la grata si aprì e Harry si tuffò dentro, premendo il pulsante con la scritta Atrium. La grata si richiuse e l’ascensore prese a salire…
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Ne uscì prima ancora che si fosse completamente riaperto e si guardò attorno. Bellatrix aveva quasi raggiunto la cabina telefonica all’altro capo dell’ingresso, ma mentre lui si lanCiava all’inseguimento, lei si voltò e gli scagliò un’altra maledizione. Harry si tuffò dietro la fontana dei MagiCi Fratelli, e l’incantesimo colpì sibilando i cancelli d’oro battuto, facendoli rintoccare come campane. Il suono di passi cessò. Bellatrix si era fermata. Harry si rannicchiò dietro le statue, in ascolto.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Un odio mai provato sommerse Harry, spingendolo a lasCiare il riparo della fontana. «CruCio!» gridò.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Harry stava girando cauto intorno alla fontana quando Bellatrix urlò «CruCio!», costringendolo a tuffarsi di nuovo al riparo mentre il bracCio del centauro, quello che reggeva l’arco, schizzava via e atterrava con uno schianto poco lontano dalla testa dorata del mago.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    «StupefiCium!» Harry si era spostato dietro il goblin che sorrideva estatico all’ormai decapitato mago, e le aveva puntato la bacchetta alla schiena mentre lei tendeva il collo per guardare dietro la fontana. Bellatrix reagì così rapidamente che Harry ebbe a stento il tempo di schivare il colpo.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    «Be’, allora dovrai ucCidermi, perché la profezia non c’è più!» urlò di rimando Harry, e in quell’istante un dolore acutissimo gli lacerò la fronte; la Cicatrice era di nuovo in fiamme, e per un attimo si sentì soffocare da una collera non sua. «E lui lo sa!» esclamò, con una risata folle, simile a quella di Bellatrix. «Il tuo caro vecchio amico Voldemort sa che non c’è più! E la cosa non gli farà piacere, non trovi?»
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    «La sfera si è rotta quando tentavo di trasCinare Neville su per i gradini! Come credi che la prenderà, Voldemort?»
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    La Cicatrice scottava, bruCiava… un male atroce che gli fece salire le lacrime agli occhi…
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    «BUGIARDO!» strillò Bellatrix, ma ormai dietro la collera si sentiva il terrore. «CE L’HAI TU, POTTER, E ME LA CONSEGNERAI! AcCio profezia! AcCio PROFEZIA!»
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    «No!» urlò lei. «Non è vero, tu menti! PADRONE, Ci HO PROVATO, HO TENTATO… NON PUNITEMI…»
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    «Non sprecare il fiato!» gridò Harry, stringendo gli occhi nello sforzo di resistere alla fitta lanCinante. «Qui non ti può sentire!»
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Alto, emaCiato, avvolto in un manto nero col cappucCio, l’orrida facCia da rettile bianca e scarna, gli occhi scarlatti dalle pupille verticali fissi su di lui… Lord Voldemort era apparso nell’ingresso, la bacchetta puntata contro Harry, che rimase paralizzato.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    «TaCi» ordinò minacCioso Voldemort. «Con te farò i conti fra poco. Credi che sia venuto al Ministero della Magia per ascoltare le tue scuse e i tuoi piagnistei?»
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Ma d’un tratto la statua d’oro decapitata del mago prese vita e balzò giù dal piedistallo per atterrare fra Harry e Voldemort. La maledizione rimbalzò sul suo petto, respinta, mentre la statua spalancava le bracCia per proteggere Harry.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Voldemort levò la bacchetta e un altro getto di luce verde sfrecCiò contro Silente, che si voltò e svanì con un guizzo del mantello. Un attimo dopo riapparve dietro Voldemort e agitò la bacchetta verso i resti della fontana. Le altre statue presero vita. Quella della strega corse verso Bellatrix — che urlando le lanCiò invano un incantesimo dopo l’altro — e le saltò addosso, bloccandola sul pavimento. Il goblin e l’elfo domestico zampettarono viCino ai camini lungo la parete, e il centauro con un bracCio solo galoppò verso Voldemort, che svanì per ricomparire accanto alla vasca. La statua senza testa spinse indietro Harry, lontano dalla battaglia, mentre Silente si avviCinava a Voldemort e il centauro dorato galoppava loro intorno.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    «Sei stato uno sCiocco a venire qui stanotte, Tom» disse calmo Silente. «Gli Auror stanno per arrivare…»
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Silente mosse appena la bacchetta: ne scaturì un incantesimo così forte che al suo passaggio Harry, benché protetto dal suo guardiano dorato, si sentì rizzare i capelli; stavolta per respingerlo Voldemort fu costretto a evocare dal nulla uno sCintillante scudo argenteo. L’incantesimo, quale che fosse, non provocò danni visibili allo scudo, ma ne trasse un rintocco profondo simile a un gong: un suono stranamente agghiacCiante.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    «Non vuoi ucCidermi, Silente?» gridò Voldemort, gli occhi scarlatti socchiusi appena visibili oltre il bordo dello scudo. «Sei superiore a tanta brutalità, vero?»
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    «Sappiamo entrambi che Ci sono altri modi per distruggere un uomo, Tom» replicò tranquillo Silente, e avanzò verso di lui come se non avesse paura alcuna, come se nulla fosse successo a interrompere la sua passeggiata nell’Atrium. «Ammetto che non mi darebbe soddisfazione toglierti soltanto la vita…»
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    «Ti sbagli» replicò Silente, continuando ad avviCinarsi e parlando in tono leggero, come se stessero facendo due chiacchiere davanti a un bicchiere. Vedendolo camminare così indifeso, privo di scudo, Harry ebbe timore; avrebbe voluto gridare un avvertimento, ma il suo guardiano senza testa continuava a tenerlo contro la parete, bloccando ogni suo tentativo di liberarsi. «In verità, l’incapaCità di capire che esistono cose assai peggiori della morte è sempre stata la tua più grande debolezza…»
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Un altro zampillo di luce verde scaturì da dietro lo scudo argentato. Stavolta fu il centauro con un bracCio solo che, galoppando davanti a Silente, ricevette il colpo ed esplose, ma prima ancora che i pezzi avessero toccato il pavimento, Silente ritrasse bacchetta e la mosse in avanti come una frusta. Una lunga fiamma sottile partì dalla punta e volò ad avvolgersi attorno a Voldemort e al suo scudo. Per un istante parve che Silente avesse vinto, ma di colpo la fune fiammeggiante diventò un serpente che subito lasCiò andare Voldemort e si voltò sibilando verso il suo creatore.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    A mezz’aria sopra Silente esplose una vampata, e Voldemort ricomparve sul piedistallo al centro della vasca, dove fino a poco prima si ergevano le Cinque statue.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    «Attento!» gridò Harry, ma non aveva ancora finito di urlare che dalla bacchetta di Voldemort uscì un altro getto di luce verde contro Silente, e il serpente scattò…
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Per qualche attimo, di Voldemort si videro solo i contorni scuri, increspati, una sagoma senza volto, lucCicante e indistinta, che lottava per liberarsi dalla massa che lo soffocava…
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Di colpo svanì, e l’acqua ricadde di schianto nella vasca, traboccò oltre gli orli e invase il pavimento luCido.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Ormai doveva essere tutto finito, Voldemort aveva deCiso di fuggire: Harry cercò di liberarsi della protezione della statua, ma Silente gli ordinò: «Resta dove sei!»
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Per la prima volta sembrava spaventato, anche se Harry non riusCiva a capire perché: l’Atrium era vuoto, a parte loro due, Bellatrix che singhiozzava intrappolata sotto la statua della strega, e Fanny, fenice neonata, che Cinguettava piano sul pavimento…
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Poi la Cicatrice si lacerò e Harry seppe di essere morto: era un dolore inimmaginabile, insopportabile…
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Non era più nell’Atrium, ma avvolto nelle spire di una creatura dagli occhi rossi, avvinto così stretto da non sapere più dove finiva il suo corpo e dove cominCiava quello della creatura: erano fusi insieme, legati dalla sofferenza, e non c’era via di scampo…
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    «UcCidimi adesso, Silente…»
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    «Se la morte non è nulla, Silente, ucCidi il ragazzo…»
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Che il dolore cessi, pensò Harry… che Ci ucCida… fai finire tutto, Silente… la morte è nulla, in confronto a questo…
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Mentre il cuore di Harry si gonfiava di commozione, le spire della creatura si allentarono, il dolore svanì, e il ragazzo crollò facCia a terra, gli occhiali chissà dove, tremando come se fosse disteso sul ghiacCio, non sul legno…
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Molte voCi echeggiarono nell’Atrium, più voCi del dovuto… Harry riaprì gli occhi e vide gli occhiali accanto al piede del suo protettore decapitato, che ormai giaceva sulla schiena, spezzato e immobile. Inforcati gli occhiali, alzò un po’ il capo e vide il naso adunco di Silente a pochi centimetri dal suo.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    «Sì» rispose lui, tremando così forte da non riusCire a tenere dritta la testa. «Sì, sto… dov’è Voldemort, dove… chi sono tutti questi… che cosa…»
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    L’Atrium era pieno di gente; il pavimento rifletteva le alte fiamme smeraldine che si erano accese nei camini lungo tutta una parete, e sCiami di streghe e di maghi ne usCivano senza posa. Mentre Silente lo aiutava a rialzarsi, Harry vide le piccole statue d’oro dell’elfo domestico e del goblin precedere un Cornelius Caramell dall’aria sbigottita.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    «Lo so, Williamson, lo so, l’ho visto anch’io!» balbettò Caramell, che indossava un pigiama sotto il manto gessato e ansimava come se avesse corso per chilometri. «Per la barba di Merlino… qui… qui!… nel Ministero della Magia!… Cieli supremi… non sembra possibile… parola mia… ma come può…?»
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    «Se vorrai scendere nell’UffiCio Misteri, Cornelius» intervenne Silente — che pareva rincuorato sullo stato di salute di Harry — facendosi avanti perché i nuovi arrivati notassero la sua presenza (qualcuno alzò la bacchetta, altri si limitarono a fissarlo sbalorditi; le statue dell’elfo domestico e del goblin applaudirono, e Caramell fece un tale balzo che le sue pantofole si staccarono dal pavimento), «vi troverai parecchi Mangiamorte evasi rinchiusi nella Camera della Morte, bloccati da un Incantesimo Antismaterializzante, in attesa che tu deCida che cosa farne».
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    «Cornelius, sono pronto a lottare contro i tuoi uomini… e a vincere di nuovo!» tuonò Silente. «Ma poco fa hai avuto davanti agli occhi la prova che ti sto dicendo la verità da un anno. Lord Voldemort è tornato, tu hai dato per dodiCi mesi la cacCia all’uomo sbagliato, ed è tempo che ti deCida a usare il cervello!»
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    «Io… non… ecco…» farfugliò Caramell, guardandosi attorno come nella speranza che qualcuno gli suggerisse cosa fare. Alla fine, visto che nessuno apriva bocca, si deCise a dire: «Molto bene… Dawlish! Williamson! Scendete all’UffiCio Misteri e vedete… Silente, tu… dovrai raccontarmi per filo e per segno… La fontana dei MagiCi Fratelli… cos’è successo?» aggiunse in una speCie di piagnucolio, fissando il pavimento cosparso dai resti delle statue di strega, mago e centauro.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Si allontanò dalla vasca e si avviCinò alla testa dorata del mago che giaceva per terra. Le puntò contro la bacchetta e mormorò: «Portus». La testa si accese di azzurro, vibrò per qualche secondo sul pavimento e tornò immobile.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    «Tu darai ordine di allontanare Dolores Umbridge da Hogwarts» disse Silente. «E dirai ai tuoi Auror di smetterla di dare la cacCia al mio insegnante di Cura delle Creature Magiche, così potrà tornare al lavoro. Stanotte ti concederò…» tirò fuori di tasca un orologio con dodiCi lancette e lo studiò un momento «…mezz’ora del mio tempo: sarà più che suffiCiente per informarti su quanto è successo qui. Dopo di che dovrò tornare alla mia scuola. Naturalmente, se ti servisse ancora aiuto, potrai entrare in contatto con me a Hogwarts. Mi raggiungerà qualunque lettera indirizzata al Preside».
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Caramell aveva gli occhi più sgranati che mai, la bocca spalancata, e la tonda facCia paonazza sotto gli arruffati capelli grigi.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    «Ci vediamo fra mezz’ora» gli disse Silente, pacato. «Uno… due… tre…»
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Harry provò la familiare sensazione di un ganCio che gli strattonava l’ombelico. Il luCido pavimento di legno sotto i suoi piedi sparì; l’Atrium, Caramell e Silente erano scomparsi, e lui volava in un vortice di colori e rumori…
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

   I piedi di Harry toccarono il suolo; fletté le ginocchia e la testa dorata del mago cadde rumorosamente sul pavimento. Harry si guardò attorno e scoprì di essere nell’uffiCio di Silente.
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    Sembrava che durante l’assenza del Preside ogni cosa si fosse riparata da sola. I delicati strumenti d’argento erano di nuovo al loro posto sui tavolini snelli: borbottavano e ronzavano tranquilli. I ritratti dei Presidi, maschi e femmine, dormicchiavano nelle corniCi, la testa appoggiata allo schienale della poltrona o contro il bordo del quadro. Harry guardò fuori dalla finestra. All’orizzonte era comparsa una fresca linea verde pallido: l’alba si avviCinava.
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    Non riusCiva a sopportare quella quiete, turbata solo dai rari borbottii o dagli sbuffi di un ritratto addormentato. Se la stanza avesse potuto riflettere le sue emozioni, i quadri avrebbero urlato di dolore. Andò avanti e indietro nell’uffiCio silenzioso, respirando affannosamente, sforzandosi di non pensare. Ma doveva pensare… non c’era scampo…
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    Sirius era morto per colpa sua, soltanto per colpa sua. Se non fosse stato così sCiocco da abboccare all’esca lanCiatagli da Voldemort, così convinto che i suoi sogni mostrassero la realtà, se solo avesse preso in considerazione la possibilità che, come aveva suggerito Hermione, Voldemort stesse sfruttando la sua mania di fare l’eroe…
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    Era insopportabile, non riusCiva a pensarCi, non poteva… avvertiva dentro di sé un vuoto tremendo che si rifiutava di riconoscere o di esaminare, un buco nero là dov’era stato Sirius, dove Sirius era svanito; non voleva restare solo con quella vastità silenziosa, la trovava intollerabile…
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Che cosa ti porta qui a quest’ora mattutina?» chiese infine. «Questo uffiCio dovrebbe essere chiuso per tutti tranne che per il legittimo Preside. O è stato Silente a mandarti qui? Oh, non mi dire…» Sbadigliò di nuovo. «Un altro messaggio del mio indegno propronipote?»
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    Harry non riuscì a parlare. Phineas Nigellus non sapeva che Sirius era morto, ma lui non aveva la forza di dirglielo. Avrebbe significato rendere la cosa definitiva, assoluta, irreversibile.
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Spero» disse il mago corpulento col naso rosso, appeso dietro la scrivania del Preside, «che la tua presenza qui annunCi un pronto ritorno di Silente».
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    Fiamme smeraldine esplosero nel camino vuoto. Harry si allontanò con un balzo dalla porta e fissò l’uomo che roteava là dentro. Mentre l’alta figura di Silente usCiva dal fuoco, i maghi e le streghe sulle pareti si svegliarono di colpo, e parecchi lanCiarono grida di benvenuto.
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    Senza guardare Harry, si tolse di tasca la piccola, brutta, spennacchiata Fanny e la posò con dolcezza sullo strato di soffiCi ceneri sotto il trespolo dorato sul quale di solito si appollaiava da adulta.
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Bene» tentò di dire Harry, ma dalle labbra non gli uscì un suono. Gli sembrava che Silente volesse ricordargli tutti i guai che aveva provocato e, anche se finalmente il Preside lo guardava dritto negli occhi con espressione gentile e non d’accusa, non riuscì a sostenere il suo sguardo.
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    Harry si limitò a rivolgere un cenno di assenso al tappeto, che stava diventando più chiaro via via che il Cielo impallidiva. Era sicuro che tutti i ritratti nella stanza ascoltassero con grande attenzione ogni parola di Silente, chiedendosi dove fossero stati lui e Harry, e perché qualcuno fosse rimasto ferito.
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «ALLORA… NON… VOGLIO… ESSERE… UMANO!» ruggì Harry. Afferrò un delicato strumento argenteo dall’esile tavolino accanto a lui e lo scaraventò dall’altra parte della stanza; si fracassò in mille pezzi contro la parete. Parecchi ritratti lanCiarono grida di collera e di spavento e quello di Armando Dippet esclamò: «Insomma!»
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «NON M’IMPORTA!» gridò loro Harry, afferrando un Lunascopio e lanCiandolo nel camino. «NE HO ABBASTANZA, HO VISTO ABBASTANZA, VOGLIO USCiRNE, VOGLIO CHE FINISCA, NON M’IMPORTA PIÙ…»
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    Sollevò di peso il tavolino e lo scaraventò sul pavimento; le gambe sottili si spaccarono e rotolarono Ciascuna in una direzione diversa.
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    «Sì che t’importa» disse Silente. Non era trasalito, né aveva fatto un solo gesto per impedirgli di demolire l’uffiCio. La sua espressione era serena, quasi distaccata. «T’importa al punto che ti sembra di dissanguarti dal dolore».
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    «Io… NO!» urlò Harry, così forte da avere l’impressione che gli si lacerasse la gola, e per un istante provò l’impulso di gettarsi su Silente e spezzare anche lui, di rompere quella vecchia facCia impassibile, di scrollarlo, ferirlo, fargli provare una minima parte dell’orrore che aveva dentro.
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    «Sì, invece» continuò Silente con calma ancora maggiore. «Hai perso tua madre, tuo padre, e anche la persona più viCina a un genitore che tu abbia mai conosCiuto. Certo che t’importa».
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    Ma urlare non era abbastanza, fare tutto a pezzi non era abbastanza; voleva fuggire, voleva correre senza più fermarsi e non guardarsi mai indietro, andare dove non potesse più vedere quei chiari occhi azzurri, quella vecchia facCia odiosamente serena. Corse d’impeto alla porta e scrollò con forza la maniglia.
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    «Mi facCia usCire» disse. Tremava da capo a piedi.
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    «Mi facCia usCire».
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    «Se non… se continua a tenermi qui… se non mi lasCia…»
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    «Mi facCia usCire» ripeté Harry per la terza volta, con voce fredda e pacata quasi quanto quella di Silente.
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    «Sì, invece» ribatté Silente, tranquillo. «Perché ce l’hai molto di più con te stesso che con me. Se sei deCiso ad aggredirmi, come suppongo sia tua intenzione, vorrei essermelo meritato pienamente».
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    «È tutta colpa mia se Sirius è morto. O meglio: quasi tutta… non sarò così arrogante da assumerne l’intera responsabilità. Sirius era un uomo coraggioso, intelligente ed energico, e di solito a uomini simili non piace starsene chiusi in casa se credono che le persone a loro care siano in pericolo. In ogni caso, non avresti mai dovuto pensare — mai, nemmeno per un secondo — di dover scendere nell’UffiCio Misteri stanotte. Se io fossi stato sincero con te come avrei dovuto, avresti saputo da un pezzo che Voldemort avrebbe cercato di attirarti laggiù e non saresti mai caduto nella trappola. E Sirius non sarebbe stato costretto ad accorrere in tuo aiuto. Questa colpa è mia, e mia soltanto».
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    «Non Ci credo» sbottò Phineas.
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    Harry voltò la testa in tempo per vederlo usCire a grandi passi dal quadro, e intuì che era andato a visitare gli altri dipinti in Grimmauld Place. Forse sarebbe passato di ritratto in ritratto, chiamando Sirius per tutta la casa…
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    Il sole ormai si levava: il bordo delle montagne si colorò di un aranCione abbagliante e il Cielo diventava sempre più chiaro. La luce cadde su Silente, illuminandogli le sopracCiglia, la barba argentea, le rughe profonde.
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    «QuindiCi anni fa» proseguì, «non appena vidi la Cicatrice sulla tua fronte, intuii che cosa poteva significare. Intuii che poteva essere il segno di un legame fra te e Voldemort».
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    «È vero» ammise Silente in tono di scusa. «Ma vedi… è necessario cominCiare dalla tua Cicatrice. Perché quando ti riunisti al mondo magico fu subito chiaro che la mia intuizione era giusta, e che la Cicatrice ti avvertiva dell’avviCinarsi di Voldemort e dello scatenarsi delle sue emozioni».
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    «E la tua capaCità di individuare la presenza di Voldemort anche quando si nasconde, e di conoscerne le emozioni più violente, è aumentata da quando Voldemort è tornato nel suo corpo e ha riacquistato in pieno i suoi poteri».
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    «Negli ultimi tempi» proseguì Silente, «ho cominCiato a temere che Voldemort potesse rendersi conto di questo legame. Infatti, com’era inevitabile, a un certo punto sei entrato così a fondo nei suoi pensieri che lui ha avvertito la tua presenza. Mi riferisco, è ovvio, alla notte dell’attacco contro il signor Weasley».
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    «Vedi» riprese Silente, «ero convinto che ben presto Voldemort avrebbe tentato di penetrare nella tua mente per manipolare i tuoi pensieri, e non intendevo offrirgli altri incentivi. Di sicuro, se si fosse reso conto che il nostro rapporto era — o era stato — più stretto di quello fra preside e studente, avrebbe cercato di servirsi di te per spiarmi. Temevo che ti usasse, Harry, che si impadronisse di te. E credo di aver avuto ragione, perché le rare volte che io e te Ci siamo trovati in stretto contatto mi è parso di scorgere la sua ombra fremere dietro i tuoi occhi…»
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    Harry ricordò la sensazione che un serpente assopito si risvegliasse in lui ogni volta che incroCiava lo sguardo di Silente.
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    «E come ha dimostrato stanotte, lo scopo di Voldemort non era la mia distruzione, ma la tua. Quando ti ha posseduto per un attimo, poco fa, sperava che ti avrei sacrificato nella speranza di ucCiderlo. Per questo, vedi, ho tentato di tenerti a distanza: per proteggerti. L’errore di un vecchio…»
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    Tacque. Harry vide i raggi del sole, che scorrevano lenti sulla superfiCie luCida della scrivania, illuminare un calamaio d’argento, una piuma scarlatta. Senza bisogno di guardarli, sapeva che i ritratti attorno a loro erano svegli e ascoltavano attenti; a tratti sentiva il frusCio di una veste, un sommesso schiarirsi di gola. Phineas Nigellus non era ancora tornato…
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    «Il professor Piton scoprì» riprese Silente, «che da mesi stavi sognando la porta dell’UffiCio Misteri. Naturalmente Voldemort era ossessionato dal desiderio di ascoltare la profezia fin da quando aveva riacquistato il proprio corpo; e così indugiava sulla soglia, e tu pure, anche se tu non capivi che cosa significava.
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    «E poi hai visto Rookwood, che prima del suo arresto lavorava nell’UffiCio Misteri, e lo hai sentito dire a Voldemort quello che noi già sapevamo: le profezie custodite nel Ministero della Magia sono protette da incantesimi potentissimi. Soltanto la persona a cui si riferiscono può prenderle dagli scaffali senza impazzire: nel caso speCifico, Voldemort in persona sarebbe dovuto usCire finalmente allo scoperto e introdursi nell’UffiCio Misteri, o avresti dovuto farlo tu per lui. Per questo era essenziale che tu studiassi a fondo Occlumanzia».
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    «Ho provato a controllare se aveva davvero catturato Sirius, sono andato nell’uffiCio della Umbridge, ho usato il suo camino per parlare con Kreacher, e lui mi ha detto che Sirius non c’era, che se n’era andato!»
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    «Kreacher ha mentito» replicò calmo Silente. «Tu non sei il suo padrone, perCiò poteva mentirti senza nemmeno doversi punire. Kreacher voleva che tu andassi al Ministero della Magia».
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    «Ha colto al volo l’occasione prima di Natale, quando Sirius gli ha urlato — credo — di andare “fuori”. Lo ha preso alla lettera, interpretandolo come un ordine di lasCiare la casa. Ed è andato dall’unico membro della famiglia Black per cui nutrisse un minimo di rispetto… NarCissa, cugina di Sirius, nonché sorella di Bellatrix e moglie di LuCius Malfoy».
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    «Kreacher mi ha confessato tutto la notte scorsa» disse Silente. «Vedi, quando gli hai gridato quell’avvertimento criptico, il professor Piton ha intuito che dovevi aver visto Sirius prigioniero nei meandri dell’UffiCio Misteri. E, come te, ha subito tentato di mettersi in contatto con lui. Naturalmente i membri dell’Ordine della Fenice possono contare su mezzi di comunicazione più affidabili del camino di Dolores Umbridge. E così il professor Piton ha scoperto che Sirius era vivo e al sicuro in Grimmauld Place.
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    «Ma Sirius non aveva alcuna intenzione di restare con le mani in mano: perCiò è andato con gli altri, affidando a Kreacher il compito di raccontarmi tutto. Così, quando sono arrivato a Grimmauld Place poco dopo la loro partenza, è stato l’elfo a dirmi — fra una risata e l’altra — dov’era andato Sirius».
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    «Oh, sì. Vedi, Kreacher non poteva tradirCi fino in fondo. Non è Custode Segreto dell’Ordine, non poteva dire a Malfoy dov’era la nostra base, né riferire i nostri piani che aveva il divieto di rivelare. Era vincolato dagli incantesimi della sua speCie, Cioè non poteva disobbedire a un ordine diretto del suo padrone, Sirius. Però fornì a NarCissa informazioni di grande valore per Voldemort, che a Sirius devono essere sembrate troppo banali per proibirgli di riferirle».
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    «Per esempio il fatto che per Sirius tu eri la persona più importante del mondo» rispose Silente piano. «E che, per te, lui era un incroCio fra un padre e un fratello. Naturalmente Voldemort sapeva già che Sirius faceva parte dell’Ordine, e che tu conoscevi il suo nascondiglio… ma le informazioni di Kreacher gli fecero capire che per salvare Sirius Black tu saresti stato disposto a correre qualunque rischio».
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    «I Malfoy — senza dubbio seguendo le istruzioni di Voldemort — gli avevano ordinato di trovare un modo per tenere Sirius lontano dal camino, dopo che tu lo avevi visto in sogno mentre veniva torturato. PerCiò, nel caso che tu avessi cercato di parlare con Sirius, Kreacher avrebbe dovuto fingere che non Ci fosse. Così ieri Kreacher ha ferito Fierobecco l’Ippogrifo, e quando tu sei comparso nel camino Sirius era di sopra a medicarlo».
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    «Non voleva dirmelo» preCisò Silente. «Ma sono un Legilimens abbastanza esperto da riconoscere una bugia e l’ho… persuaso a raccontarmi tutta la storia prima di andare all’UffiCio Misteri».
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    «E pensare che Hermione» sussurrò Harry, stringendo i pugni gelati sulle ginocchia, «continuava a ripeterCi di essere gentili con lui…»
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    «Aveva ragione, Harry. Quando deCidemmo di stabilire a Grimmauld Place il nostro Quartier Generale, avvertii Sirius di trattare Kreacher con gentilezza e rispetto. E gli dissi anche che quell’elfo domestico poteva diventare pericoloso. Ma temo che non mi abbia preso molto sul serio, né che abbia mai visto Kreacher come una creatura dotata di sentimenti profondi quanto quelli di un essere umano…»
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    «Non dia la colpa… non… parli… di Sirius come se…» Harry aveva il fiato mozzo, non riusCiva quasi a parlare; ma la collera che per un po’ si era placata avvampò di nuovo: non avrebbe permesso a Silente di criticare Sirius. «Kreacher è un ripugnante… bugiardo… si meritava…»
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    «Kreacher è come i maghi lo hanno fatto diventare, Harry» replicò Silente. «Sì, va compatito. La sua esistenza è stata miserabile come quella del tuo amico Dobby. È stato costretto a eseguire gli ordini di Sirius perché era l’ultimo discendente della famiglia dei suoi padroni, ma non provava la minima lealtà nei suoi confronti. E quali che siano le colpe di Kreacher, va detto che Sirius non ha fatto nulla per rendergli le cose più faCili…»
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    Scattò in piedi furioso, pronto a lanCiarsi contro Silente, che non aveva capito affatto Sirius, il suo coraggio, le sue sofferenze…
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    «Sirius era un uomo adulto, troppo intelligente per lasCiarsi ferire da sCiocche punzecchiature» rispose Silente.
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    «Piton ha smesso di darmi lezioni di Occlumanzia!» ruggì Harry. «Mi ha buttato fuori dal suo uffiCio!»
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    «Stavo sempre peggio, dopo quelle lezioni; la Cicatrice mi faceva più male…» Ricordò i sospetti di Ron e proseguì d’impeto: «Come fa a sapere che non stesse cercando d’indebolirmi per aiutare Voldemort, per rendergli più faCile penetrare nella mia…»
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    «Mi fido di Severus Piton» rispose Silente con sempliCità. «Ma avevo scordato — altro errore di un vecchio — che alcune ferite sono troppo profonde per guarire. Pensavo che il professor Piton sarebbe riusCito a superare i suoi sentimenti per tuo padre… mi sbagliavo».
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    «Non ho detto questo, né mi sentirai mai dire una cosa del genere» replicò pacato Silente. «Sirius non era crudele, e in genere trattava con gentilezza gli elfi domestiCi. Ma non Kreacher, perché gli ricordava troppo la casa che odiava».
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    «La odiava, sì!» esclamò Harry con voce spezzata. Di scatto gli diede le spalle e si allontanò dalla scrivania. Il sole ormai illuminava la stanza; sotto gli occhi dei ritratti, Harry andava avanti e indietro nell’uffiCio senza vederlo, senza sapere che cosa faceva. «E lei lo ha costretto a starsene rinchiuso là dentro, e lui non lo sopportava, ecco perché ieri notte è voluto usCire…»
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    Silente chiuse gli occhi e si coprì il viso con le mani dalle lunghe dita, ma quell’insolito segno di stanchezza, tristezza o qualunque cosa fosse non addolcì Harry. Anzi, lo fece infuriare ancora di più. Silente non aveva il diritto di mostrarsi debole quando lui voleva soltanto urlargli contro, maltrattarlo.
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    «È giunto il momento di dirti quello che avrei dovuto dirti Cinque anni fa, Harry. Siediti, ti prego. Saprai tutto. Ti chiedo solo un po’ di pazienza. Avrai modo di urlare… di fare quello che vuoi… quando avrò finito. Non te lo impedirò».
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    Per un momento Silente guardò al di là della finestra i prati illuminati dal sole, prima di fissare di nuovo Harry. «Cinque anni fa» disse infine, «sei arrivato a Hogwarts sano e salvo, come avevo progettato e desiderato. Be’… non proprio. Avevi sofferto. Quando ti lasCiai sui gradini della casa dei tuoi zii sapevo quale sarebbe stata la tua vita. Sapevo di condannarti a dieCi anni diffiCili e bui».
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    «Potresti chiedere, e a ragione, perché doveva essere così. Perché non ti avevo affidato a una famiglia di maghi? Molti ti avrebbero accolto più che volentieri, sarebbero stati onorati e feliCi di allevarti come un figlio.
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    «La risposta è che la mia prima preoccupazione era tenerti in vita. Correvi un pericolo maggiore di quanto chiunque, a parte me, potesse capire. Voldemort era stato appena sconfitto, ma i suoi seguaCi — molti temibili quanto lui — erano ancora in Circolazione, furibondi, disperati, violenti. E io dovevo prendere una deCisione anche per gli anni futuri. Ero convinto che Voldemort fosse scomparso per sempre? No. Non sapevo se avrebbe impiegato dieCi, venti o Cinquant’anni, ma ero sicuro che sarebbe tornato e, conoscendolo come lo conosco, ero anche sicuro che non avrebbe avuto pace finché non ti avesse ucCiso.
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    «Però conoscevo anche il suo punto debole. E così deCisi. Saresti stato protetto da un’antica magia che Voldemort conosce ma disprezza, e ha perCiò sempre sottovalutato… a proprie spese. Mi riferisco, naturalmente, al fatto che tua madre è morta per salvarti. Così facendo ti ha fornito una protezione duratura che Voldemort non aveva previsto, una protezione che ancora ti scorre nelle vene. PerCiò riposi la mia fiduCia nel sangue di tua madre. Ti affidai a sua sorella, la sua unica parente ancora in vita».
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    «Ma lei non mi vuole bene» disse subito Harry. «Non le importa un acCi…»
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    «Però ti ha accolto» lo interruppe Silente. «Malvolentieri, furibonda, controvoglia, disprezzando quello che sei, ma ti ha accolto, e così facendo ha suggellato l’incantesimo che avevo posto su di te. Grazie al sacrifiCio di tua madre, il legame del sangue è lo scudo più forte che potessi fornirti».
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    «Finché potrai chiamare casa il posto dove vive un consanguineo di tua madre, là non puoi essere toccato né colpito da Voldemort. È stato lui a versare il sangue che ancora vive in te e nella sorella di tua madre. Quel sangue è diventato la tua protezione. Devi tornarCi una volta all’anno, ma finché puoi chiamare casa quel posto, finché sei lì, Voldemort non può farti del male. Tua zia lo sa. Gliel’ho spiegato nella lettera che lasCiai insieme a te davanti alla sua porta. Sa che accogliendoti ti ha con ogni probabilità donato quindiCi anni di vita».
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    Non riuscì a pronunCiare il nome di Sirius.
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    «Cinque anni fa» continuò Silente, come se non avesse mai interrotto la sua storia, «sei arrivato a Hogwarts, forse non felice né nutrito come avrei desiderato, ma vivo e in buona salute. Non un prinCipino viziato, ma un ragazzo normale, per quanto lo permettessero le Circostanze. Fino ad allora il mio piano aveva funzionato.
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    «E poi… be’, ricorderai che cos’è successo durante il tuo primo anno a Hogwarts. Hai affrontato splendidamente la sfida che ti aspettava e presto — molto prima di quanto avessi previsto — ti sei trovato facCia a facCia con Voldemort. E di nuovo sei sopravvissuto. Meglio ancora: gli hai impedito di riacquistare i suoi pieni poteri. Hai lottato come un uomo. Ero fiero di te… più di quanto tu possa immaginare.
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    «Ma nel mio meraviglioso piano c’era una pecca» disse Silente. «Una pecca ovvia, e già allora ero consapevole che avrebbe potuto mandarlo a rotoli. Eppure, sapendo quanto fosse importante che il mio piano avesse successo, deCisi di non permettere a quell’unica pecca di rovinarlo. Io solo potevo impedirlo, perCiò io solo dovevo essere forte. E affrontai la mia prima prova quando tu eri in infermeria, ancora debole dopo la battaglia contro Voldemort».
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    «Non ricordi di avermi chiesto, là in infermeria, perché Voldemort aveva tentato di ucCiderti quando eri piccolissimo?»
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    «Non hai ancora trovato la pecca? No… forse no. Come sai, deCisi di non risponderti. UndiCi anni… eri troppo giovane. Non avevo l’intenzione di dirtelo quando avevi appena undiCi anni. Sarebbe stato troppo per un ragazzo di quell’età.
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    «E così arriviamo al tuo secondo anno a Hogwarts. Di nuovo hai incontrato sfide che nemmeno maghi adulti hanno mai affrontato; e di nuovo ti sei comportato meglio che nei miei sogni più entusiastiCi. Tuttavia non hai chiesto di nuovo perché Voldemort ti aveva lasCiato quel marchio. Abbiamo parlato della Cicatrice, sì… siamo arrivati molto, molto viCini all’argomento. Perché non ti ho rivelato tutto?
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    «Mi dicevo che dodiCi anni non erano molto più di undiCi: troppo pochi per ricevere un simile fardello. Così ti ho lasCiato andare, insanguinato, esausto ma euforico, e se ho provato una fitta di inquietudine, se mi ha colto il dubbio che avrei fatto meglio a parlare, l’ho messo in fretta a tacere. Eri ancora così giovane, non avevo il coraggio di sCiuparti quella notte di trionfo…
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    «Mi ero troppo affezionato a te» spiegò Silente con sempliCità. «Tenevo più alla tua feliCità che a farti conoscere la verità, più alla tua serenità che al mio piano, più alla tua vita che alle vite che sarebbero state in pericolo se io avessi fallito. In altre parole, ho agito esattamente come Voldemort si aspetta che agiscano gli sCiocchi in grado di amare.
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    «Che cosa posso dire in mia difesa? Sfido chiunque ti abbia osservato come ho fatto io — con più impegno di quanto tu possa immaginare — a non desiderare di risparmiarti altre sofferenze. Che cosa importava che in un lontano futuro fossero massacrati sconosCiuti senza nome né volto, se nel presente tu eri vivo e felice? Mai mi sarei sognato di avere viCino qualcuno come te.
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    «Poi, al terzo anno, ti ho osservato mentre lottavi per respingere i Dissennatori, mentre trovavi Sirius, scoprivi chi era, lo salvavi. Avrei dovuto dirtelo allora, quando hai strappato vittoriosamente il tuo padrino dalle grinfie del Ministero? Ormai avevi trediCi anni, e io stavo esaurendo le scuse. Eri giovane, d’accordo, ma avevi dimostrato di essere eccezionale. Ero inquieto, Harry. Sapevo che presto sarebbe arrivato il momento…
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    «E poi, l’anno scorso, sei sbucato dal labirinto dopo aver visto morire Cedric Diggory ed essere sfuggito alla morte per un soffio… e ancora non ho parlato, pur sapendo quanto il ritorno di Voldemort lo rendesse urgente. E ora so che eri pronto da un pezzo a sapere quello che ti ho così a lungo nascosto… stanotte ho avuto la prova che già da tempo avrei dovuto deporti sulle spalle questo peso. La mia unica scusa è che ho visto calare sulle tue spalle più fardelli di quanti ne abbia mai sopportati qualunque altro studente nella storia di questa scuola, e non sono riusCito a convincermi ad aggiungerne un altro… il più gravoso di tutti».
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    «Quando eri piccolo, Voldemort aveva tentato di ucCiderti a causa di una profezia fatta poco prima della tua nasCita. Era al corrente della sua esistenza, ma ne ignorava l’esatto contenuto. PerCiò aveva deCiso di ucCiderti quando eri ancora un neonato: perché era convinto di adempiere quella profezia. Ha scoperto a proprie spese che si era sbagliato quando la maledizione che avrebbe dovuto ucCiderti è rimbalzata su di lui. Così, da quando ha ripreso possesso del proprio corpo, e in particolare dopo la tua incredibile fuga dell’anno scorso, ha deCiso di ascoltare per intero la profezia. Era questa l’arma che cercava con tanta ostinazione: voleva che gli rivelasse come distruggerti».
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    Il sole era ormai alto: l’uffiCio di Silente era immerso nella luce. La teca di vetro che conteneva la spada di Godric Grifondoro sCintillava di un bianco smorto, i frammenti e i cocCi degli strumenti fracassati rilucevano come gocce di pioggia sul pavimento, e alle spalle di Harry la piccola Fanny Cinguettava sommessa nel suo nido di cenere.
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    «Quella che si è infranta era solo la registrazione conservata nell’UffiCio Misteri. Ma c’è una persona che ha sentito la profezia e la ricorda perfettamente».
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    «Io. L’ho ascoltata una fredda, umida sera di sediCi anni fa, in una stanza sopra la Testa di Porco. Ero lì per incontrare un aspirante alla cattedra di Divinazione, anche se tutto sommato avrei preferito cancellare quella materia dai nostri programmi. Comunque, la candidata era la propronipote di una Veggente molto famosa e molto dotata, perCiò mi parve educato incontrarla. È stata una delusione. Non ho trovato in lei la minima tracCia del dono. Così le dissi — cortesemente, mi auguro — che non mi sembrava adatta a occupare quel posto e mi voltai per andarmene».
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    Silente si alzò e passò oltre Harry, diretto all’armadietto nero viCino al trespolo di Fanny. Si chinò, fece scorrere un chiavistello ed estrasse il basso baCile di pietra dal bordo ricoperto di rune nel quale Harry aveva visto suo padre tormentare Piton. Tornò alla scrivania, vi posò il Pensatoio e si avviCinò la bacchetta alla tempia per estrarne fili di pensiero argentei e sottili come ragnatele e deporli nel baCile. Si sedette di nuovo e per un momento guardò i propri pensieri turbinare e fluttuare dentro il Pensatoio. Infine, con un sospiro, alzò la bacchetta e la infilò nella sostanza argentea.
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    Una figura drappeggiata in sCialli colorati, gli occhi enormi dietro le lenti, si erse dal baCile ruotando lentamente, i piedi immersi nel vortice argenteo. Ma quando Sibilla Cooman parlò, non lo fece con l’abituale tono etereo e mistico; aveva una voce aspra, rauca, che Harry aveva già sentito una volta: «Ecco giungere il solo col potere di sconfiggere l’Oscuro Signore… nato da chi lo ha tre volte sfidato, nato sull’estinguersi del settimo mese… l’Oscuro Signore lo designerà come suo eguale, ma egli avrà un potere a lui sconosCiuto… e l’uno dovrà morire per mano dell’altro, perché nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive… il solo col potere di sconfiggere l’Oscuro Signore nascerà all’estinguersi del settimo mese…»
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    A lungo nell’uffiCio regnò il silenzio. Né Silente né Harry né alcuno dei ritratti emise un suono. Anche Fanny si era zittita.
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    «Significa» rispose Silente, «che la sola persona in grado di sconfiggere una volta per tutte Lord Voldemort è nata quasi sediCi anni fa, alla fine di luglio, da genitori che avevano già sfidato tre volte Voldemort».
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    «Cioè… io?»
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    «Il fatto strano, Harry» sussurrò Silente, «è che potevi non essere tu. La profezia di Sibilla poteva applicarsi a due giovani maghi: entrambi erano nati quell’anno alla fine di luglio, e i genitori di entrambi facevano parte dell’Ordine della Fenice ed erano sfuggiti a Voldemort per tre volte. Uno, naturalmente, eri tu. L’altro era Neville PaCiock».
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    «La registrazione uffiCiale è stata rietichettata dopo l’attacco di Voldemort contro di te. Il custode della Sala delle Profezie era convinto che Voldemort avesse tentato di ucCiderti perché sapeva che Sibilla si riferiva a te».
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    «Temo» disse piano Silente, e sembrava che ogni parola gli costasse un enorme sforzo, «che su questo non Ci siano dubbi: sei tu».
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    «Dimentichi la parte che segue, l’elemento finale che identifica chi è in grado di sconfiggere Voldemort… Voldemort stesso lo designerà come suo eguale. E così ha fatto, Harry. Ha scelto te, non Neville. Ti ha inCiso sulla fronte quella Cicatrice, che si è dimostrata insieme una benedizione e una maledizione».
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    «Ha scelto il ragazzo che a suo parere aveva più probabilità di costituire un pericolo» disse Silente. «E nota bene, Harry: non il purosangue (che secondo il suo credo è l’unico mago degno d’esistere), ma il Mezzosangue come lui. Prima ancora di averti visto, si è riconosCiuto in te; e nell’imprimerti quella Cicatrice non ti ha ucCiso, com’era sua intenzione, ma ti ha dato un potere, e un futuro, che ti ha permesso di sfuggirgli non una volta, ma quattro: un’impresa mai riusCita né ai tuoi genitori, né a quelli di Neville».
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    «Ma perché l’ha fatto, allora?» Harry si sentiva infreddolito e intorpidito. «Perché ha tentato di ucCidermi quando ero un neonato? Perché non ha aspettato che Neville o io crescessimo, per poi ucCidere quello che gli sembrava più pericoloso…?»
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Sì, in effetti sarebbe stato logico» disse Silente, «ma il fatto è che le sue informazioni sulla profezia erano incomplete. La Testa di Porco, che Sibilla aveva scelto perché costava poco, ha sempre attratto una clientela più… come dire?… interessante dei Tre ManiCi di Scopa. Come anche tu e i tuoi amiCi avete scoperto a vostre spese, è un posto dove non si è mai al sicuro da orecchie indiscrete. Naturalmente, quando avevo fissato l’incontro con Sibilla Cooman, non potevo immaginare che avrei sentito qualcosa d’importante. Ma ho — abbiamo — avuto un colpo di fortuna: l’ascoltatore indesiderato è stato individuato e buttato fuori quando Sibilla aveva appena cominCiato a declamare la profezia».
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «PerCiò ha sentito solo…?»
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Solo l’inizio, la parte relativa alla nasCita in luglio e ai genitori che avevano sconfitto tre volte Voldemort. Di conseguenza non ha potuto avvertire il suo Padrone che attaccandoti avrebbe rischiato di trasferirti i suoi poteri e designarti quale suo eguale. PerCiò Voldemort non ha mai saputo che attaccarti poteva essere pericoloso, che sarebbe stato meglio aspettare. Non sapeva che avresti avuto un potere a lui sconosCiuto…»
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Ma non è vero!» protestò Harry con voce strozzata. «Non ho alcun potere che lui non abbia, non potrei mai lottare come ha fatto lui stanotte, non sono in grado di possedere altre persone, né… né di ucCiderle…»
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Nell’UffiCio Misteri» lo interruppe Silente, «c’è una stanza che viene tenuta sempre chiusa. Contiene una forza al tempo stesso più meravigliosa e più terribile della morte, dell’intelligenza umana e della natura. È forse il più misterioso fra i molti soggetti che vengono studiati laggiù. È la forza contenuta in quella stanza che tu possiedi in grande quantità, e che Voldemort non possiede affatto. È stata quella a spingerti laggiù stanotte per salvare Sirius. E ti ha salvato dalla possessione di Voldemort, perché egli non può risiedere in un corpo tanto pieno della forza che lui detesta. Alla resa dei conti, non ha avuto importanza che tu non riusCissi a chiudere la tua mente. È stato il tuo cuore a salvarti».
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Ma questo…» disse Harry, estraendo a fatica ogni parola dal profondo pozzo di disperazione che gli si era spalancato dentro, «…questo significa che… uno di noi dovrà ucCidere l’altro… alla fine?»
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    Rimasero a lungo in silenzio. Da qualche parte, fuori di lì, Harry sentì un suono di voCi, forse studenti diretti alla Sala Grande per una colazione di buon mattino. Sembrava impossibile che al mondo Ci fossero ancora persone che avevano voglia di mangiare e ridere, persone che non sapevano della scomparsa di Sirius Black, che non soffrivano per la sua morte. Sirius sembrava già lontano milioni di chilometri; eppure, una parte di Harry ancora credeva che, se solo avesse scostato quel velo, avrebbe scoperto Sirius che gli restituiva lo sguardo, pronto a salutarlo con la sua risata simile a un latrato…
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    Quando Harry alzò lo sguardo, vide una lacrima sCivolare sul viso di Silente e scomparire dentro la lunga barba d’argento.
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    L’annunCio ha susCitato sgomento e allarme nella comunità magica, che appena mercoledì scorso aveva ricevuto dal Ministro l’assicurazione che non c’era «la minima verità nelle persistenti voCi che Voi-Sapete-Chi sia di nuovo fra noi».
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Ancora vaghi sono i particolari degli eventi che hanno condotto a questo spettacolare voltafacCia, ma si nutrono fondati sospetti che giovedì sera Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato e un gruppo di suoi seguaCi (noti come Mangiamorte) si siano introdotti nello stesso Ministero della Magia.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Albus Silente, reintegrato nella posizione di Preside di Hogwarts (Scuola di Stregoneria e Magia), di membro della Confederazione Internazionale dei Maghi e di Stregone Capo del Wizengamot, si è finora rifiutato di rilasCiare dichiarazioni. Durante lo scorso anno aveva più volte affermato che Voi-Sapete-Chi non era morto, come tutti avevano sperato e creduto, ma aveva ripreso a reclutare seguaCi per tentare nuovamente di impadronirsi del potere. Intanto, il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto…
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Questo sei tu, Harry, lo sapevo che ti avrebbero tirato in ballo» commentò Hermione, lanCiandogli un’occhiata al di sopra del giornale.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Prese una manCiata di Cioccorane dal mucchio sul comodino, ne passò qualcuna a Harry, Ginny e Neville e strappò coi denti l’incarto della sua. Aveva ancora grosse vesCiche sulle bracCia, là dove si erano avvolti i tentacoli del cervello. Secondo Madama Chips, i pensieri potevano lasCiare CicatriCi più profonde di qualunque altra cosa, anche se da quando aveva cominCiato ad applicare grandi quantità di Unguento Smemorello del Dottor Obly c’erano stati notevoli miglioramenti.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «È vero, Harry» disse Hermione, scorrendo l’articolo. «Ora non fanno che riempirti di complimenti. Una voce solitaria che gridava la verità… benché ritenuto instabile dai più, non una volta ha vaCillato… costretto a sopportare ridicolo e calunnie… Mmmm» commentò acCigliata, «però sorvolano sul fatto che era proprio Il Profeta a coprirti di ridicolo e di calunnie…»
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Sussultò e si portò una mano alle costole. La maledizione di Dolohov, benché meno efficace di quanto sarebbe stata se pronunCiata a voce alta, le aveva comunque causato, per dirla con le parole di Madama Chips, «abbastanza danni da tenerla buona». Hermione doveva prendere ogni giorno dieCi pozioni diverse, ma stava già molto meglio ed era pronta a lasCiare l’infermeria.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «L’ultimo attacco di Voi-Sapete-Chi, da pagina 2 a pagina 4; Quel che il Ministro avrebbe dovuto dirCi, pagina 5; Perché nessuno ha ascoltato Albus Silente, da pagina 6 a pagina 8; Intervista esclusiva con Harry Potter, pagina 9… Be’» commentò, ripiegando il giornale e accantonandolo, «di sicuro ha fornito loro parecchio materiale. E l’intervista con Harry non è un’esclusiva, è quella comparsa sul Cavillo mesi fa…»
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Gliel’ha venduta papà» disse distrattamente Luna, voltando una pagina del Cavillo. «Ne ha ricavato abbastanza da organizzare una spedizione in Svezia quest’estate, alla ricerca del RicCiocorno Schiattoso».
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Be’, Vitious ha eliminato la palude di Fred e George» disse Ginny. «Ci ha messo più o meno tre secondi. Però ne ha lasCiata un po’ sotto la finestra e Ci ha messo intorno una fune…»
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Secondo me l’ha lasCiata come monumento a Fred e George» osservò Ron, masticando Cioccolata. «Queste me le hanno mandate loro» disse a Harry, indicando la montagnola di Cioccorane. «Il loro negozio di scherzi deve andare bene, eh?»
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Hermione gli lanCiò un’occhiata di disapprovazione, e poi chiese: «Allora col ritorno di Silente sono finiti i problemi?»
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Voltarono tutti e sei la testa. La professoressa Umbridge, che occupava un letto di fronte a loro, teneva lo sguardo fisso al soffitto. Silente si era inoltrato da solo nella foresta per strapparla ai centauri; come Ci fosse riusCito — come avesse fatto a riemergere dagli alberi insieme a lei senza nemmeno un graffio — nessuno lo sapeva, e di sicuro la Umbridge non l’aveva raccontato. Da quando era tornata al castello non aveva pronunCiato una sola parola, almeno per quanto ne sapevano loro. Nessuno capiva che cosa aveva. I suoi capelli color topo, di solito impeccabili, erano arruffati e ancora pieni di ramoscelli e foglie, ma a parte questo sembrava in condizioni normali.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Secondo me sta solo tenendo il bronCio» disse Ginny.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Qualcosa non va, professoressa?» s’informò Madama Chips, affacCiandosi dal suo uffiCio.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «No… no…» rispose la Umbridge e sprofondò di nuovo nei cusCini. «Devo aver sognato…»
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Però a Silente piacerebbe potersi sbarazzare della Cooman» disse Ron, attaccando la quattordicesima Cioccorana. «Sia chiaro, per me Divinazione è tutta inutile, e Fiorenzo non è molto meglio di lei…»
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Il cuore di Harry batté più forte. Non aveva confidato a nessuno — né a Ron, né a Hermione, né a nessun altro — il contenuto della profezia. Neville aveva spiegato loro che la sfera si era rotta mentre Harry lo trasCinava su per i gradini nella Camera della Morte, e lui non aveva aggiunto altro. Non Ci teneva a vedere la loro espressione quando avesse rivelato che doveva diventare assassino o vittima, che non c’erano altre possibilità…
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Oh, va bene» disse Ron, imbronCiato, guardando la macchia di luminoso Cielo azzurro al di là della finestra. «Vorrei tanto poter venire anch’io».
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Non riusCiva a capire se voleva o no stare in compagnia: ogni volta che era con qualcuno, desiderava stare solo; e ogni volta che era solo, desiderava stare con qualcuno. Tanto valeva andare a trovare Hagrid, visto che da quando era tornato non avevano ancora fatto una chiacchierata come si deve…
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Era appena giunto in fondo alla scala di marmo, nella Sala d’Ingresso, quando Malfoy, Tiger e Goyle emersero dalla porta sulla destra che conduceva alla sala comune di Serpeverde. Harry si bloccò; e così pure Malfoy e gli altri due. Gli uniCi suoni erano quelli che arrivavano dall’esterno, al di là del portone aperto: grida, risate, spruzzi.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Malfoy si guardò attorno — chiaramente per controllare che non Ci fossero insegnanti in giro — poi tornò a fissare Harry e gli disse a voce bassa: «Sei morto, Potter».
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Harry inarcò le sopracCiglia.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Malfoy era più furioso che mai, e Harry provò una sorta di soddisfazione distaccata vedendo una smorfia rabbiosa contorcergli la pallida facCia aguzza.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Tremo di paura» replicò Harry sarcastico. «Immagino che Lord Voldemort sia una bazzecola in confronto a voi tre… che cosa c’è?» aggiunse, perché sentire quel nome sembrava averli turbati. «Non sono grandi amiCi, lui e tuo padre? Non mi dirai che ti fa paura, eh?»
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    La mano di Malfoy volò verso la bacchetta, ma Harry fu più rapido: aveva estratto la sua prima che le dita di Malfoy riusCissero a infilarsi in tasca.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    La voce rimbombò nell’Ingresso. Piton era emerso dalla scala che portava nel suo uffiCio, e vedendolo Harry provò un odio più intenso di quanto ne avesse mai provato per Malfoy… Qualunque cosa potesse dire Silente, non lo avrebbe mai perdonato… mai…
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Sto tentando di deCidere quale maledizione usare contro Malfoy, signore» rispose impassibile Harry.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Metti via subito quella bacchetta» ordinò brusco. «DieCi punti in meno per Grifon…»
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    LanCiò un’occhiata alle grandi clessidre e sorrise sprezzante.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Sì, professor Piton» annuì lei, facendosi sCivolare dalle spalle il mantello da viaggio. «In pratica sono come nuova. Voi due: Tiger… Goyle…»
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    In risposta a un suo gesto imperioso, entrambi strisCiarono in avanti con aria imbarazzata.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Tenete» la professoressa McGranitt consegnò la borsa a Tiger e il mantello a Goyle, «portate queste cose nel mio uffiCio».
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Bene bene» disse la professoressa McGranitt, alzando lo sguardo verso le clessidre. «Penso che Potter e i suoi amiCi dovrebbero ricevere Cinquanta punti Ciascuno per aver avvertito il mondo del ritorno di Voi-Sapete-Chi! Che cosa ne dice, professor Piton?»
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «PerCiò fanno Cinquanta punti l’uno per Potter, i due Weasley, PaCiock e la signorina Granger» contò la professoressa McGranitt; mentre parlava, una pioggia di rubini cadde sul fondo della clessidra di Grifondoro. «E Cinquanta anche per la signorina Lovegood, direi» aggiunse, e un certo numero di zaffiri cadde nella clessidra di Corvonero. «Ora, se non sbaglio lei voleva toglierne dieCi al signor Potter, vero, professor Piton…? PerCiò…»
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Alcuni rubini risalirono nel bulbo di sopra, lasCiando comunque deCisamente pieno quello di sotto.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Mentre attraversava il prato, diretto alla capanna di Hagrid, il sole rovente lo colpì come una fiammata. Molti studenti distesi sull’erba a prendere il sole, chiacchierare, leggere Il Profeta della Domenica e mangiare dolCi alzarono lo sguardo al suo passaggio: alcuni lo chiamarono o lo salutarono, ansiosi di mostrare che anche loro, come Il Profeta, avevano deCiso di considerarlo un eroe. Harry non rivolse la parola a nessuno. Non aveva idea di quanto sapessero degli avvenimenti di tre giomi prima, ma era riusCito a evitare le domande e preferiva che continuasse così.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Tutto bene, Harry!» disse sorridendo quando lo vide avviCinarsi alla stacCionata. «Vieni, vieni, che Ci facCiamo una tazza di succo di dente di leone… Come va?» gli chiese, mentre si sedevano al tavolo di legno davanti a due bicchieri pieni di succo ghiacCiato. «Tu… ehm… stai bene, sì?»
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Tu stai… stai meglio» disse Harry, sempre deCiso a non parlare di Sirius.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Eh?» Hagrid alzò una manona per tastarsi la facCia. «Oh… oh, sì. Be’, adesso Grop si comporta un sacco meglio, davvero. Sembrava proprio contento di rivedermi, sai? È un bravo ragazzo, sì… Chissà, magari posso trovarCi un’amichetta…»
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «No, credo di no» disse piano. «Ma Harry… lui non era uno di quelli che stanno a casa e lasCiano combattere gli altri. Non poteva mica perdonarsi se non veniva ad aiutar…»
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Per un po’ continuò a camminare intorno al lago, infine si sedette sulla riva, nascosto ai passanti da un groviglio di cespugli, e fissò l’acqua lucCicante, riflettendo…
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Eppure, seduto sulla riva del lago, oppresso com’era dal dolore, con la perdita di Sirius ancora così fresca e recente, non riusCiva a provare paura. Il sole splendeva, i prati erano pieni di studenti gioiosi e, pur sentendosi lontano da loro come se appartenesse a un’altra razza, gli era ancora diffiCile credere che la sua vita dovesse includere — o concludersi con — l’omiCidio…
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Tre giorni prima della fine della scuola, Ron e Hermione lasCiarono l’infermeria del tutto ristabiliti. Hermione continuava a voler parlare di Sirius, ma Ron la zittiva ogni volta che lei ne pronunCiava il nome. Quanto a Harry, non era ancora sicuro di voler affrontare l’argomento: i suoi desideri variavano con il suo umore. Ma di una cosa almeno era sicuro: per quanto avvilito fosse, di lì a pochi giorni, una volta tornato al numero quattro di Privet Drive, avrebbe sentito da morire la mancanza di Hogwarts. E anche se ormai sapeva perché doveva tornarCi ogni estate, non per questo si sentiva meglio. Anzi, non aveva mai temuto tanto di farvi ritorno.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    La professoressa Umbridge lasCiò Hogwarts il giorno prima della fine delle lezioni. Sgattaiolò fuori dall’infermeria all’ora di cena, nella chiara speranza di allontanarsi inosservata, ma purtroppo per lei incontrò Pix, che afferrò al volo l’ultima possibilità di obbedire a Fred e la inseguì allegramente fino al cancello, picchiandola un po’ con un bastone da passeggio, un po’ con una calza piena di gesso. Molti studenti corsero nella Sala d’Ingresso per assistere alla sua fuga, e i Direttori delle Case tentarono con scarsa convinzione di fermarli. Per la preCisione, dopo qualche fiacca protesta la professoressa McGranitt tornò a sedersi al tavolo degli insegnanti esprimendo a gran voce il disappunto per non poterla inseguire personalmente dal momento che Pix le aveva preso il bastone.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Arrivò l’ultima sera: quasi tutti avevano finito di fare i bagagli e stavano scendendo per il banchetto di fine anno, ma Harry non aveva nemmeno cominCiato a preparare il baule.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Non Ci metterò molto, va’ avanti…»
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Ma quando la porta del dormitorio si chiuse, Harry non si diede minimamente da fare. L’ultima cosa che desiderava era parteCipare al Banchetto d’Addio. Temeva che nel discorso di fine anno Silente facesse qualche riferimento a lui. Di sicuro avrebbe parlato del ritorno di Voldemort, come già l’anno prima…
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Capì quasi subito che cos’era. Sirius gliel’aveva dato prima che lasCiasse Grimmauld Place. «Voglio che lo usi se hai bisogno di me, intesi?»
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Questo è uno specchio a doppio senso. Io ho l’altro. Se avessi bisogno di parlarmi, ti basterà pronunCiare il mio nome: apparirai subito nel mio specchio, e io nel tuo. James e io li usavamo quando Ci mettevano in punizione separati.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Il suo respiro appannò il vetro. Sentiva l’ecCitazione scorrergli nelle vene. AvviCinò ancora di più lo specchio al volto… ma il vetro appannato gli restituì solo il riflesso dei suoi occhi.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Sirius non aveva con sé lo specchio quando ha attraversato l’arco, sussurrò una voCina dentro la sua testa. Per questo non funziona…
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    La delusione gli bruCiava in gola; si alzò e prese a gettare alla rinfusa le sue cose nel baule, sopra lo specchio rotto…
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    E poi lo fulminò un’idea… un’idea migliore di uno specchio… più grande, più importante… come aveva fatto a non pensarCi… perché non l’aveva mai chiesto?
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Corse fuori dal dormitorio, giù per la scala a chiocCiola, a stento si accorse di urtare contro i muri; attraversò di volata la sala comune vuota e il buco del ritratto, ignorando la Signora Grassa che gli gridò: «Il banchetto sta per cominCiare, sai! Devi sbrigarti!»
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Aveva ormai rinunCiato a ogni speranza quando vide una forma trasparente fluttuare in fondo al corridoio.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Il fantasma si riaffacCiò dal muro, e Harry vide lo stravagante cappello piumato e la testa pericolosamente dondolante di Sir Nicholas de Mimsy-Porpington.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Una strana espressione comparve sul viso di Nick-Quasi-Senza-Testa mentre s’infilava un dito nella gorgiera rigida e la strattonava, evidentemente per guadagnare tempo. LasCiò perdere solo quando il collo semistaccato parve sul punto di cedere del tutto.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Aprì la porta dell’aula più viCina, e Nick-Quasi-Senza-Testa sospirò.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Harry tenne aperta la porta per lasCiarlo passare, ma Nick preferì attraversare il muro.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Il fatto è…» Harry trovava più diffiCile del previsto fare quel discorso, «insomma… tu sei morto. Però sei ancora qui, giusto?»
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Finalmente, dopo una lunga esitazione, Nick-Quasi-Senza-Testa si deCise a dire: «Non tutti possono tornare».
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Ai maghi è concesso di lasCiare un’impronta di se stessi sulla terra, così che la loro ombra sbiadita continui a percorrere le stesse strade che calpestarono in vita. Ma solo pochissimi maghi scelgono di farlo».
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Io avevo paura della morte» sussurrò Nick. «Ho scelto di restare. A volte mi chiedo se non avrei dovuto… be’, questo non è né qua né là… in effetti io non sono né qua né là…» Sbottò in una risatina triste. «Io non so nulla dei segreti della morte, Harry, perché ho scelto questa meschina imitazione della vita. Credo che maghi istruiti svolgano approfondite ricerche sull’argomento nell’UffiCio Misteri…»
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    E fluttuò fuori dalla stanza, lasCiando Harry solo, a fissare senza vederla la parete che Nick aveva appena attraversato.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Ciao» lo salutò in tono vago Luna, allontanandosi dalla bacheca e voltandosi a guardarlo.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Ho perso quasi tutte le mie cose» gli rispose tranquilla Luna. «La gente le prende e le nasconde, sai. Ma dato che è l’ultima sera, ho bisogno di riaverle, perCiò ho messo un biglietto».
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Harry si sentì invadere da una strana sensazione: un’emozione diversa dalla collera e dal dolore che lo attanagliavano dalla morte di Sirius. Gli Ci volle qualche attimo per capire che era dispiaCiuto per Luna.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Come mai ti nascondono le cose?» le chiese, acCigliato.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Non è un buon motivo» disse deCiso. «Vuoi che ti aiuti a ritrovarle?»
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «No» disse Luna. I suoi occhi sporgenti, così stranamente nebulosi, lo scrutarono. «Immagino di no. L’uomo che i Mangiamorte hanno ucCiso era il tuo padrino, vero? Me l’ha detto Ginny».
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Harry annuì con un gesto brusco, ma scoprì che per qualche motivo non gli dispiaceva parlarle di Sirius. Si era appena ricordato che anche Luna riusCiva a vedere i Thestral.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Hai…» cominCiò. «Voglio dire, chi… è morto qualcuno che conoscevi?»
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Sì» rispose Luna con sempliCità. «Mia madre. Era una strega straordinaria, ma aveva un debole per gli esperimenti e un giorno uno dei suoi incantesimi è andato male. Avevo nove anni».
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Sì, è stato terribile» disse Luna in tono disinvolto. «A volte pensarCi mi fa sentire ancora molto triste. Però ho sempre papà. E in fondo non è come se non dovessi rivederla mai più, no?»
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Il giorno dopo, il viaggio sull’Espresso per Hogwarts fu movimentato sotto diversi punti di vista. Per cominCiare, Malfoy, Tiger e Goyle — che evidentemente aspettavano da tutta la settimana l’occasione di colpire senza insegnanti fra i piedi — tesero un agguato a Harry mentre tornava dal bagno. E avrebbero forse avuto successo, se non lo avessero attaccato davanti a uno scompartimento pieno di membri dell’ES, che accorsero in suo aiuto. Quando Ernie Macmillan, Hannah Abbott, Susan Bones, Justin Finch-Fletchley, Anthony Goldstein e Terry Steeval finirono di usare l’ampia gamma di fatture e incantesimi che Harry aveva loro insegnato, Malfoy, Tiger e Goyle somigliavano a tre lumaconi strizzati nella divisa di Hogwarts; dopo di che Harry, Ernie e Justin li infilarono nella rastrelliera dei bagagli e li lasCiarono lì a spurgare. «Muoio dalla voglia di vedere la facCia di sua madre quando scenderà dal treno» commentò soddisfatto Ernie, osservando Malfoy contorcersi sopra di lui. Non gli aveva mai perdonato i punti sottratti a Tassorosso nel breve periodo di gloria della Squadra d’Inquisizione.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Harry ringraziò gli altri e tornò con Ron nel loro scompartimento, dove comprò un mucchio di Calderotti e Zuccotti di zucca. Hermione stava leggendo La Gazzetta del Profeta, Ginny completava un quiz sul Cavillo, e Neville accarezzava la sua Mimbulus mimbletonia, che durante l’anno era cresCiuta parecchio e ora emetteva strani suoni soddisfatti quando veniva toccata.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Harry e Ron passarono la maggior parte del viaggio giocando a scacchi magiCi, mentre via via Hermione leggeva ad alta voce qualche frammento del Profeta, fitto di articoli su come respingere i Dissennatori, tentativi del Ministero per rintracCiare i Mangiamorte e lettere di gente isterica che sosteneva di aver visto Lord Voldemort passare davanti a casa quella mattina…
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Non è ancora cominCiata» sospirò tetra, chiudendo il giornale. «Ma non Ci vorrà molto…»
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Harry si voltò. Cho stava passando insieme a Marietta Edgecombe, che era imbacuccata in un passamontagna. Per un attimo i loro occhi s’incroCiarono. Cho arrossì e continuò a camminare. Harry riportò lo sguardo sulla scacchiera in tempo per vedere il cavallo di Ron scacCiare una delle sue pedine.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Michael… ma…» Ron si voltò a guardarla sbalordito. «Ma non Ci usCivi tu?»
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Non più» rispose Ginny deCisa. «Non gli è andata giù che Grifondoro abbia sconfitto Corvonero a Quidditch; è diventato così musone che l’ho mollato, e lui si è preCipitato a consolare Cho». Si grattò il naso con la piuma, rigirò Il Cavillo e cominCiò a controllare le risposte esatte. Ron era raggiante.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Così dicendo, lanCiò a Harry una strana occhiata furtiva.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «CHE COSA?» strillò Ron, rovesCiando la scacchiera; Grattastinchi si lanCiò all’inseguimento dei pezzi, mentre Edvige e Leo Cinguettavano e tubavano, irritati.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Il treno rallentò avviCinandosi a King’s Cross, e Harry si disse che non aveva mai desiderato meno di tornare a Privet Drive. Si chiese fuggevolmente che cosa sarebbe successo se si fosse rifiutato di scendere, se fosse rimasto seduto lì fino al primo settembre, quando il treno lo avrebbe riportato a Hogwarts. Ma quando infine il treno si fermò sbuffando, prese la gabbia di Edvige e si preparò a trasCinare giù il baule, come al solito.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Comunque, quando il controllore segnalò a lui, Ron e Hermione che potevano attraversare senza rischi la barriera magica fra la piattaforma nove e la piattaforma dieCi, trovò una sorpresa dall’altro lato: un gruppo di persone che non si sarebbe mai aspettato di vedere.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    C’era Malocchio Moody, la bombetta inclinata a nascondere l’occhio magico che gli dava un’aria deCisamente sinistra (la stessa, in effetti, che avrebbe avuto senza bombetta), le mani nodose strette sul pomo di un lungo bastone, il corpo avvolto in un ampio mantello da viaggio. Tonks era subito dietro di lui, i capelli rosa acceso sCintillanti nel sole che entrava dai lucemari sporchi della stazione, un paio di jeans costellati di toppe e una sgargiante maglietta viola con la scritta Le Sorelle Stravagarie. Accanto a lei c’era Lupin, pallido, i capelli ingrigiti, un lungo pastrano logoro sopra un maglione e un paio di pantaloni trasandati. E davanti a tutti c’erano il signore e la signora Weasley, agghindati nel loro migliore stile Babbano, e Fred e George, entrambi con giubbotti nuovi fiammanti di uno squamoso materiale verde livido.
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    «Ron, Ginny!» gridò la signora Weasley, e corse ad abbracCiarli. «Harry, caro… come stai?»
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    «Bene» mentì Harry, lasCiandosi stringere anche lui in un abbracCio. Al di sopra della spalla della signora, vide Ron guardare l’abbigliamento dei gemelli con gli occhi sbarrati.
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    «Pelle di drago di prima qualità, fratellino» rispose Fred, dando uno strattone alla cerniera. «Gli affari vanno a gonfie vele, e così abbiamo deCiso di farCi un regalo».
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    «Ciao, Harry» lo salutò Lupin, quando la signora Weasley lo lasCiò andare per dedicarsi a Hermione.
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    «Ciao. Non mi aspettavo… che cosa Ci fate, tutti qui?»
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    «Oh, io credo di sì» ringhiò Moody, che si era avviCinato zoppicando. «Sono quelli, Potter?»
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    «Ah, Harry!» esclamò il signor Weasley, voltando le spalle ai genitori di Hermione, che aveva appena salutato con entusiasmo e che ora abbracCiavano la figlia a turno. «Allora… andiamo?»
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    Lui e il signor Weasley precedettero il gruppetto attraverso la stazione, verso i Dursley, che sembravano aver messo le radiCi. Hermione si liberò con dolcezza dall’abbracCio della madre per unirsi a loro.
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    «Sì» ringhiò Moody. «Su come lo trattate quando sta a casa vostra, per la preCisione».
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    «Con quello che non ti risulta, Dursley, si potrebbe riempire un’enCiclopedia» ringhiò di rimando Moody.
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    «Sì» disse il signor Weasley, «se non gli lasCiate usare il feletono…»
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    «…sì, se Ci arrivasse voce che Potter viene maltrattato in un qualunque modo, dovrete risponderne a noi» concluse Moody.
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    Zio Vernon si gonfiò minacCioso. Per un attimo la sua dignità offesa parve superare perfino la paura che gli incuteva quel branco di svitati.
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    «Mi sta forse minacCiando, signore?» chiese, a voce così alta da far voltare i passanti.
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    «Proprio così» rispose Malocchio, soddisfatto che zio Vernon avesse afferrato il nocCiolo della questione tanto alla svelta.
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    «Allora, Potter… se hai bisogno di noi, facCi un fischio. Se non riceviamo tue notizie per tre giorni di fila, manderemo qualcuno a controllare…»
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    Zia Petunia soffocò un gemito. Era chiaro che stava pensando a quello che avrebbero detto i viCini se avessero visto tipi del genere risalire il vialetto.
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    «ArrivederCi, allora, Potter» grugnì Moody, stringendogli brevemente la spalla con una mano nodosa.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Abbi cura di te, Harry» disse piano Lupin. «DacCi notizie».
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Harry, ti faremo venire via di lì appena possibile» sussurrò la signora Weasley, abbracCiandolo di nuovo.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Harry annuì. Non riusCiva a trovare le parole per spiegare che cosa significava per lui vederli tutti schierati lì, al suo fianco. Invece sorrise, levò una mano in segno di saluto, si voltò e uscì dalla stazione, verso la via illuminata dal sole, con zio Vernon, zia Petunia e Dudley che arrancavano nella sua sCia.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

   Era quasi mezzanotte e il Primo Ministro stava seduto da solo nel suo uffiCio, a leggere una lunga relazione che gli sCivolava via dalla mente senza lasCiare la minima tracCia. Aspettava una chiamata dal presidente di un paese remoto e, tra il chiedersi quando quel disgraziato avrebbe telefonato e il cercare di allontanare gli spiacevoli ricordi di una settimana lunghissima, faticosa e complicata, nella sua testa non c’era molto spazio per altro. Più cercava di concentrarsi sui caratteri stampati della pagina, più chiara vedeva la facCia maligna del suo avversario politico. Questi era apparso al telegiornale quel giorno stesso non solo per elencare tutte le cose terribili successe nell’ultima settimana (come se Ci fosse bisogno di ricordarle), ma anche per spiegare perché fossero, dalla prima all’ultima, colpa del Governo.
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    Il polso del Primo Ministro accelerò al solo pensiero di quelle accuse, perché non erano né giuste né vere. Come acCidenti avrebbe potuto il Governo impedire che quel ponte crollasse? L’insinuazione che non si spendesse abbastanza per i ponti era a dir poco assurda. Quello poi aveva meno di dieCi anni, e neanche i migliori esperti riusCivano a spiegare perché si era spezzato in due di netto, preCipitando una deCina di auto negli abissi del fiume sottostante. E come osavano sostenere che quei due efferatissimi e clamorosi omiCidi fossero dovuti a una carenza di personale nella polizia? O che il Governo avrebbe dovuto prevedere l’uragano anomalo nel West Country che tanti danni aveva provocato alle persone e alle cose? Ed era colpa sua se uno dei suoi viceministri, Herbert Chorley, aveva scelto proprio quella settimana per comportarsi in modo così bizzarro da dover passare molto più tempo con la famiglia?
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    Passò alla seconda pagina della relazione, vide quanto era lunga e deCise che era un’impresa disperata. Stiracchiò le bracCia sopra la testa e volse per l’uffiCio uno sguardo dolente. Era una stanza piacevole, con un bel camino di marmo di fronte alle alte finestre a ghigliottina, chiuse contro il freddo del tutto fuori stagione. Con un leggero brivido, il Primo Ministro si alzò e andò a guardare la nebbia sottile che premeva contro i vetri. E in quel momento, mentre dava le spalle alla stanza, sentì un lieve colpo di tosse.
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    Si affrettò a raggiungere la scrivania, aggiustandosi la cravatta. Si era appena seduto e aveva appena ricomposto il volto in quella che sperava fosse un’espressione rilassata e imperturbabile, quando alte fiamme verdi si accesero nel focolare vuoto del camino di marmo. Il Primo Ministro rimase a guardare, cercando di non tradire la minima tracCia di sorpresa o allarme, mentre un uomo corpulento appariva tra le fiamme, girando come una trottola. Qualche istante dopo ne uscì, calpestando un tappeto piuttosto antico e prezioso, e si spazzolò via la cenere dalle maniche del lungo mantello gessato. Aveva in mano una bombetta verde aCido.
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    Il Primo Ministro non poteva in tutta sincerità dire altrettanto, perCiò non rispose. Non era affatto contento di vedere Caramell, le cui occasionali apparizioni, oltre a essere allarmanti in sé, significavano in genere l’annunCio di brutte notizie. Inoltre, Caramell era evidentemente preoccupato. Era più magro, più calvo e più grigio, e il suo volto sembrava stropicCiato. Il Primo Ministro aveva già visto quei sintomi nei politiCi, e non promettevano mai bene.
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    «Non saprei da dove cominCiare» borbottò Caramell. Si sedette e appoggiò la bombetta verde sulle ginocchia. «Che settimana, che settimana…»
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    «Si capisce» rispose Caramell, strofinandosi gli occhi con gesto stanco e guardando con aria cupa il collega. «La mia settimana è stata uguale alla sua, Primo Ministro. Il ponte di Brockdale… gli omiCidi Bones e Vance… per non parlare del finimondo nel West Country…»
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    Si trovava da solo in quello stesso uffiCio, ad assaporare il trionfo che aveva coronato tanti anni di sogni e progetti, quando aveva sentito un colpo di tosse alle spalle, proprio come quella sera, e si era voltato per scoprire quel brutto piccolo ritratto che gli parlava, annunCiandogli che il Ministro della Magia stava per venire a presentarsi.
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    Naturalmente aveva pensato che la lunga campagna e la tensione delle elezioni lo avessero fatto impazzire. Sentirsi rivolgere la parola da un ritratto era stato spaventoso, anche se nulla in confronto a quando un sedicente mago era saltato fuori dal camino e gli aveva stretto la mano. Era rimasto senza parole per tutto il tempo in cui Caramell gli aveva spiegato cortesemente che esistono ancora streghe e maghi nascosti nel mondo, e l’aveva rassicurato che non avrebbe dovuto preoccuparsi per loro, visto che il Ministero della Magia si prendeva cura dell’intera comunità magica ed evitava che la popolazione non magica sospettasse della sua esistenza. Era un mestiere diffiCile, aveva detto Caramell, che comprendeva tutto, dalle regole sull’uso responsabile delle scope volanti al monitoraggio della popolazione dei draghi (qui il Primo Ministro ricordava di essersi aggrappato alla scrivania per non cadere). Poi Caramell aveva dato una pacca paterna sulla spalla del Primo Ministro ancora sotto shock.
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    «Non si preoccupi» aveva detto, «probabilmente non mi rivedrà mai più. La disturberò solo se da noi succederà qualcosa di molto grave, qualcosa che possa colpire i Babbani… dovrei dire la popolazione non magica. Altrimenti, vivi e lasCia vivere. E comunque la sta prendendo molto meglio del suo predecessore. Lui aveva cercato di buttarmi dalla finestra, credeva che fossi uno scherzo dell’opposizione».
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    Cera voluto un po’ di tempo perché lo shock si attenuasse. Per un certo periodo aveva cercato di convincersi che Caramell era davvero un’alluCinazione causata dalla mancanza di sonno durante l’estenuante campagna elettorale. In un vano tentativo di sbarazzarsi di tutto Ciò che gli ricordava quello spiacevole incontro, aveva regalato il gerbillo a una feliCissima nipotina e dato ordine al suo segretario personale di eliminare il ritratto parlante dell’ometto. Però, con grande sconforto del Primo Ministro, il quadro si era dimostrato impossibile da rimuovere. Dopo che parecchi falegnami, uno o due operai, uno storico dell’arte e il Cancelliere dello Scacchiere avevano tentato invano di staccarlo dalla parete, il Primo Ministro aveva lasCiato perdere e si era rassegnato a sperare che quel coso restasse zitto e immobile per il resto del suo mandato. Ogni tanto avrebbe potuto giurare di aver visto con la coda dell’occhio l’abitante del dipinto sbadigliare o grattarsi il naso; perfino, un paio di volte, usCire dalla cornice lasCiandosi alle spalle solo una strisCia di tela color fango. Tuttavia si era allenato a non guardare molto da quella parte, e a ripetersi con fermezza ogni volta che succedeva qualcosa del genere che si trattava di un’illusione ottica.
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    Poi, tre anni prima, in una notte molto simile a quella, il ritratto aveva di nuovo annunCiato l’arrivo imminente di Caramell, il quale era sbucato dal camino, fradiCio e in un evidente stato di panico. Prima che lui riusCisse a chiedergli perché stesse gocCiolando sul suo Axminster, Caramell aveva cominCiato a farneticare di una prigione di cui il Primo Ministro non aveva mai sentito parlare, di un uomo chiamato ‘Serius’ Black, di una roba che si chiamava Hogwarts o giù di lì e di un ragazzo di nome Harry Potter, tutte cose che per lui non avevano il minimo senso.
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    «… Arrivo or ora da Azkaban» aveva detto Caramell ansante, rovesCiandosi in tasca un bel po’ d’acqua dal bordo della bombetta, «in mezzo al Mare del Nord, sa, un volo orribile… i Dissennatori sono in tumulto…» Era rabbrividito. «… Non hanno mai avuto un’evasione finora. Comunque, dovevo venire ad avvertirla, Primo Ministro. Black è un noto assassino di Babbani e potrebbe avere l’intenzione di unirsi a Lei-Sa-Chi… ma naturalmente lei non sa nemmeno chi è Lei-Sa-Chi!»Per un attimo aveva scrutato il Primo Ministro con un’espressione scoraggiata, poi aveva detto: «Be’, si accomodi, si accomodi, è meglio che la ragguagli… beva un whisky…»
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    Il Primo Ministro si era piuttosto offeso sentendosi dire di accomodarsi nel suo stesso uffiCio, figuriamoCi vedendosi offrire il suo whisky, ma si era seduto comunque. Caramell aveva estratto la bacchetta, fatto comparire dal nulla due grossi bicchieri colmi di liquido ambrato, ne aveva messo uno in mano al Ministro e aveva avviCinato una sedia.
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    Aveva parlato per più di un’ora. A un certo punto si era rifiutato di pronunCiare un certo nome a voce alta, e l’aveva scritto invece su una strisCia di pergamena che aveva ficcato nella mano libera del Primo Ministro. Quando infine si era alzato per andarsene, il Primo Ministro l’aveva imitato.
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    «Quindi lei è convinto che…» e aveva sbirCiato il nome sulla carta nella sua mano sinistra, «Lord Vol…»
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    «Be’, Silente dice di sì» aveva risposto Caramell, allacCiandosi il mantello gessato sotto il mento, «ma non l’abbiamo mai trovato. Secondo me non è pericoloso a meno che non abbia degli alleati, quindi è di Black che dovremmo preoccuparCi. Diramerà quel comunicato di allerta, allora? Eccellente. Be’, spero che non Ci vedremo mai più, Primo Ministro! Buonanotte».
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    Ma si erano rivisti. Meno di un anno dopo, un Caramell dall’aria stressata era comparso nella Sala di Gabinetto per informare il Primo Ministro che c’era stata qualche seccatura alla Coppa del Mondo di Kwiddish (o qualcosa del genere) e che parecchi Babbani erano stati ‘coinvolti’, ma il Primo Ministro non doveva preoccuparsi, il fatto che il Marchio di Lui-Sapeva-Chi fosse stato visto di nuovo non significava nulla; Caramell era certo che si trattasse di un inCidente isolato e l’UffiCio Relazioni con i Babbani in quello stesso istante si stava occupando di tutte le necessarie modifiche alla memoria.
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    «Oh, quasi dimenticavo» aveva aggiunto Caramell. «Stiamo importando tre draghi e una sfinge dall’estero per il Torneo Tremaghi, una faccenda di routine, ma l’UffiCio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche mi dice che secondo le leggi dobbiamo informarvi se introduCiamo nel paese creature altamente pericolose».
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    Il Primo Ministro non ebbe il tempo di gridare ‘Insomma, aspetti un momento!’ che Caramell era svanito in una pioggia di sCintille verdi.
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    Qualunque cosa potessero dire la stampa e l’opposizione, il Primo Ministro non era uno sCiocco. Non gli era sfuggito che, nonostante le rassicurazioni di Caramell al loro primo incontro, ormai si vedevano parecchio, né che Caramell era ogni volta più agitato. Per quanto poco gli piacesse pensare al Ministro della Magia (o, come lo definiva sempre tra sé, l’Altro Ministro), non poteva fare a meno di temere che alla sua prossima apparizione Caramell avrebbe portato notizie ancora più gravi. PerCiò la vista di Caramell che usCiva di nuovo dal fuoco, scarmigliato e inquieto e deCisamente sorpreso che il Primo Ministro non sapesse perché era lì, fu più o meno la cosa peggiore di quella settimana già così tetra.
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    «Abbiamo le stesse preoccupazioni» lo interruppe Caramell. «Il ponte di Brockdale non si è deteriorato. L’uragano non era un vero uragano. Quegli omiCidi non sono opera di Babbani. E la famiglia di Herbert Chorley sarebbe più al sicuro senza di lui. Stiamo predisponendo il suo trasferimento all’Ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche. Dovrebbe avvenire questa notte».
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    Il Primo Ministro frugò nella memoria alla ricerca dei particolari della terribile conversazione di tre anni prima. Caramell gli aveva parlato del mago temuto sopra ogni altro, il mago che aveva commesso un migliaio di orrendi crimini e che da quindiCi anni era misteriosamente scomparso.
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    «Sì, vivo» disse Caramell. «Cioè… non so… è vivo uno se non può essere ucCiso? Non capisco, e Silente non vuole spiegarmelo bene… ma comunque di sicuro possiede un corpo e parla e cammina e ucCide, quindi immagino che ai fini della nostra discussione sì, è vivo».
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    «Black? Black?» ripeté Caramell distratto, rigirandosi velocemente la bombetta tra le dita. «Sirius Black, intende? Per la barba di Merlino, no. Black è morto. Si è scoperto che Ci eravamo… ehm… sbagliati a proposito di Black. Era innocente, dopotutto. E non era nemmeno in combutta con Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Voglio dire» aggiunse sulla difensiva, facendo frullare ancora più rapidamente la bombetta, «tutte le prove indicavano… avevamo più di Cinquanta testimoni oculari… comunque, come dicevo, è morto. Assassinato, in verità. All’interno del Ministero della Magia. Ci sarà un’inchiesta, ecco…»
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    Con sua grande sorpresa, il Primo Ministro provò una fitta di pietà per Caramell. Eclissata tuttavia quasi subito da un lampo di compiaCimento al pensiero che, per quanto lui potesse essere carente nel materializzarsi nei camini, non c’era mai stato alcun omiCidio in nessuno degli uffiCi del Governo sotto il suo mandato… non ancora, almeno…
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    «Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è stato raggiunto dai suoi seguaCi evasi da Azkaban in gennaio»disse Caramell, parlando sempre più in fretta e girando la bombetta così rapidamente che pareva un alone verde aCido. «Da quando sono usCiti allo scoperto, stanno seminando il caos. Il ponte di Brockdale… è stato lui, Primo Ministro, ha minacCiato una strage di Babbani se non mi fossi tolto di mezzo…»
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    «Santi numi, quindi è colpa sua se quelle persone sono state ucCise e io devo rispondere a domande su cavi arrugginiti e giunti espansi corrosi e non so che altro!»esclamò il Primo Ministro, furibondo.
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    «Forse no» rispose il Primo Ministro, alzandosi e percorrendo la stanza a grandi passi, «ma avrei concentrato tutti i miei sforzi per fermare il responsabile prima che commettesse una simile atroCità!»
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    «Crede davvero che non stessi già facendo tutti gli sforzi possibili?» sbraitò Caramell. «Ogni Auror del Ministero stava — e sta — cercando di trovarlo e catturare i suoi seguaCi, ma si dà il caso che parliamo di uno dei maghi più potenti di tutti i tempi, un mago che è riusCito a sfuggire per quasi trent’anni!»
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    «Sono stati i Mangiamorte» spiegò Caramell. «I seguaCi di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. E… e sospettiamo l’implicazione di un Gigante».
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    Caramell fece una smorfia. «Ha usato i Giganti l’ultima volta, quando voleva gli effetti speCiali. L’UffiCio Fraintendimenti sta lavorando ventiquattr’ore su ventiquattro, abbiamo squadre di Obliviatori impegnate a modificare la memoria di tutti i Babbani che hanno visto quello che è successo davvero, abbiamo messo gran parte dell’UffiCio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche a setacCiare il Somerset, ma non riusCiamo a trovare il Gigante… è un disastro».
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    «Amelia Bones. Direttore dell’UffiCio Applicazione della Legge sulla Magia. Crediamo che possa averla ucCisa Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato in persona, perché era una strega molto dotata e… e tutte le prove indicano che abbia dato battaglia».
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    «Ma quell’omiCidio è finito sui giornali» disse il Primo Ministro, momentaneamente distolto dalla propria rabbia. «I nostri giornali. Amelia Bones… dicevano solo che era una donna di mezza età che viveva sola. È stato un… un omiCidio orrendo, vero? Se n’è parlato parecchio. La polizia non sa che pesCi prendere».
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    Caramell sospirò. «Be’, è naturale. UcCisa in una stanza chiusa a chiave dall’interno. Noi, d’altro canto, sappiamo benissimo chi è stato, non che questo ce ne faCiliti la cattura. E poi c’è stata Emmeline Vance, forse di lei non ha sentito parlare…»
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    «Altroché!»esclamò il Primo Ministro. «È successo qui dietro l’angolo. I giornali Ci hanno dato dentro: Legge e ordine al collasso sotto il naso del Primo Ministro…»
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    Il Primo Ministro, con le ginocchia molli, sprofondò nella poltrona più viCina. L’idea di creature invisibili che fluttuavano per Città e campagne, seminando dolore e disperazione tra i suoi elettori, lo faceva sentire molto debole.
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    «Mio caro Primo Ministro, non può onestamente credere che io sia ancora Ministro della Magia dopo tutto questo! Sono stato cacCiato tre giorni fa! La comunità magica al completo ha chiesto le mie dimissioni per quindiCi giorni di fila. Non li ho mai visti così concordi in tutto il mio mandato!» sbottò Caramell, con un eroico tentativo di sorridere.
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    Caramell si voltò a guardare il ritratto del brutto ometto con la lunga, ricCiuta parrucca argentea, che si stava frugando un orecchio con la punta di una piuma. Notando il suo sguardo, il ritratto annunCiò: «Sarà qui fra un attimo, sta finendo di scrivere una lettera a Silente».
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    Caramell cadde in quello che era chiaramente un doloroso silenzio, infranto quasi subito dal ritratto che parlò all’improvviso col suo rigido tono uffiCiale.
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    «Sì, sì, d’accordo» mormorò il Primo Ministro distratto, e quasi non batté Ciglio mentre le fiamme nel focolare diventavano di nuovo verde smeraldo, si allungavano e rivelavano al centro un secondo mago rotante, scaricandolo di lì a qualche secondo sul tappeto antico. Caramell si alzò, e dopo un attimo di esitazione il Primo Ministro fece lo stesso, guardando il nuovo arrivato raddrizzarsi, spolverarsi la lunga veste nera e dare un’occhiata intorno.
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    Il primo, sCiocco pensiero del Primo Ministro fu che Rufus Scrimgeour assomigliava molto a un vecchio leone. C’erano Ciocche grigie nella sua criniera di capelli fulvi e nelle sopracCiglia cespugliose; aveva ardenti occhi giallastri dietro un paio di occhiali cerchiati di metallo e, pur zoppicando leggermente, possedeva una certa grazia slanCiata e scattante. Dava un’impressione immediata di acume e durezza; il Primo Ministro pensò di capire perché la comunità magica preferisse Scrimgeour a Caramell come guida in quei tempi pericolosi.
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    «Caramell le ha detto tutto?» chiese, avviCinandosi alla porta e picchiettando con la bacchetta sul buco della serratura. Il Primo Ministro udì la serratura scattare.
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    «Io preferisco non essere interrotto» disse Scrimgeour asCiutto, «né spiato» aggiunse, puntando la bacchetta verso le finestre. Le tende le coprirono all’istante. «Bene, allora, sono molto occupato, quindi veniamo al dunque. Prima di tutto, dobbiamo discutere della sua sicurezza».
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    «Be’, noi no» lo interruppe Scrimgeour. «Sarebbe una gran brutta prospettiva per i Babbani se al loro Primo Ministro venisse inflitta la Maledizione Imperius. Il nuovo segretario del suo uffiCio qui fuori…»
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    «Non mi priverà di Kingsley Shacklebolt, se è questo che suggerisce!» esclamò il Primo Ministro con ardore. «È molto effiCiente, fa il doppio del lavoro degli altri…»
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    «Ehi, aspetti un momento!» si ribellò il Primo Ministro. «Non potete mettere la vostra gente nel mio uffiCio, deCido io chi lavora per me…»
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    «Ma non fa altro che starnazzare!» obiettò il Primo Ministro poco convinto. «Certo, un po’ di riposo… forse se Ci andasse più piano con l’alcol…»
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    «Una squadra di Guaritori dell’Ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche lo sta esaminando mentre parliamo. Finora ha cercato di strangolarne tre» disse Scrimgeour. «Credo sia meglio allontanarlo dalla soCietà Babbana per un po’».
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    Il Primo Ministro fissò disperato entrambi per un attimo, poi le parole che aveva faticosamente represso tutta la sera esplosero all’improvviso: «Ma per l’amor del Cielo… voi siete maghi! Voi fate magie! Siete in grado di risolvere… be’… tutto!»
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    Scrimgeour si voltò lentamente e scambiò uno sguardo incredulo con Caramell. Questi riuscì a produrre un vero sorriso e rispose con dolcezza: «Il guaio è che anche gli altri fanno magie, Primo Ministro».
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

   A molti chilometri di distanza, la nebbia gelida che aveva premuto contro le finestre del Primo Ministro aleggiava sopra un fiume sudiCio, tra rive piene di erbacce e di rifiuti. Un’immensa Ciminiera, il rudere di una fabbrica in disuso, si innalzava cupa e minacCiosa. Non c’erano rumori, a parte il sussurro dell’acqua nera, e nessun segno di vita tranne una volpe maCilenta scesa sulla riva per annusare speranzosa alcuni vecchi cartocCi di pesce e patatine nell’erba alta.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Ma in quel momento, con un debolissimo pop,una sottile sagoma incappucCiata apparve dal nulla sul greto del fiume. La volpe rimase immobile, lo sguardo diffidente fisso su quello strano nuovo fenomeno. La sagoma parve calcolare la propria posizione per alcuni istanti, poi si avviò a rapidi passi leggeri, col lungo mantello che frusCiava sull’erba.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Un’altra figura incappucCiata si materializzò con un secondo pop più sonoro.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Il grido rauco spaventò la volpe appiattita tra gli arbusti, che balzò fuori dal suo nascondiglio e risalì la sponda. Ci fu un lampo di luce verde, un uggiolio, e la volpe ricadde a terra, morta.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «È solo una volpe» disse una deCisa voce femminile da sotto il cappucCio. «Credevo che fosse un Auror… Cissy, aspetta!»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Cissy… NarCissa… ascoltami…»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    La seconda donna raggiunse la prima e la afferrò per un bracCio, ma questa si divincolò.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Ti ho già ascoltato. Ho deCiso. LasCiami stare!»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    La donna chiamata NarCissa arrivò alla sommità dell’argine, dove una fila di vecchie sbarre separava il fiume da una stretta stradina acCiottolata. L’altra donna, Bella, la raggiunse all’istante. Rimasero fianco a fianco a guardare le file di fatiscenti case di mattoni oltre la strada, le finestre tetre e Cieche nell’oscurità.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Ma NarCissa non l’ascoltava: era sCivolata in un varco tra le sbarre arrugginite e già attraversava la strada di corsa.
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    «Cissy, aspetta!»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Bella seguì NarCissa, col mantello che le fluttuava alle spalle, e la vide sfrecCiare in un vicolo per finire in una seconda via quasi identica. Alcuni lampioni erano rotti; le due donne correvano tra macchie di luce e di buio profondo. Bella raggiunse NarCissa prima che girasse un altro angolo, e questa volta riuscì ad afferrarla per il bracCio e a farla voltare.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Cissy, non devi farlo, non puoi fidarti di lui…»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Il Signore Oscuro… credo… si sbagli» ansimò Bella, e i suoi occhi brillarono per un istante sotto il cappucCio mentre si guardava intorno per controllare che fossero davvero sole. «In ogni caso, Ci è stato detto di non parlare del piano con nessuno. Questo è tradimento del Signore Oscuro…»
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    «LasCiami, Bella!» ringhiò NarCissa, e sfoderò la bacchetta da sotto il mantello per puntarla minacCiosa contro il viso dell’altra.
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    Bella si limitò a ridere. «Cissy, contro tua sorella? Non oseresti…»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Non c’è più niente che non oserei!»sibilò NarCissa, con una nota isterica nella voce. Calò la bacchetta come un pugnale; Ci fu un altro lampo di luce e Bella lasCiò andare il bracCio della sorella come se si fosse scottata.
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    «NarCissa!»
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    Ma l’altra era corsa avanti. Strofinandosi la mano, Bella ricominCiò a correre, tenendosi ora a distanza mentre si addentravano nel labirinto deserto di case di mattoni. Infine NarCissa imboccò una strada chiamata Spinner’s End, sulla quale la torreggiante Ciminiera sembrava incombere come un gigantesco dito ammonitore. I suoi passi echeggiarono sull’acCiottolato davanti a finestre sprangate e rotte, finché giunse all’ultima casa, dove una luce tenue baluginava attraverso le tende di una stanza al piano terra.
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    NarCissa gettò indietro il cappucCio. Era così pallida che parve brillare nel buio: le lunghe Ciocche bionde che le ricadevano sulla schiena le davano l’aspetto di un’annegata.
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    «NarCissa!» disse l’uomo, e aprì un po’ di più la porta, così che la luce cadde su di lei e anche su sua sorella. «Che piacevole sorpresa!»
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    Si fece da parte per lasCiarla entrare. La sorella, ancora incappucCiata, la seguì senza aspettare un invito.
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    «Bellatrix» replicò lui, e la sua bocca sottile si arricCiò in un sorriso vagamente beffardo. Chiuse la porta con uno scatto.
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    Piton fece cenno a NarCissa di accomodarsi sul divano. Lei si sfilò il mantello, lo gettò da un lato e sedette, fissandosi le bianche mani tremanti intrecCiate in grembo. Bellatrix abbassò il cappucCio più lentamente; bruna quanto sua sorella era bionda, con occhi dalle palpebre grevi e la mascella pronunCiata, non distolse lo sguardo da Piton e rimase in piedi alle spalle di NarCissa.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Siamo… siamo soli, vero?» chiese piano NarCissa.
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    «Sì, naturalmente. Be’, c’è CodalisCia, ma la fecCia non conta, no?»
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    «Come avrai capito, CodalisCia, abbiamo ospiti» disse Piton pigramente.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    L’ometto strisCiò ingobbito giù dagli ultimi scalini ed entrò nella stanza. Aveva piccoli occhi acquosi, il naso a punta e uno sgradevole sorrisetto lezioso. La mano sinistra accarezzava la destra, che sembrava rinchiusa in un luCido guanto d’argento.
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    «NarCissa!» esclamò con voce stridula. «E Bellatrix! Che piacere…»
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    «CodalisCia Ci porterà da bere, se lo desiderate» disse Piton. «E poi tornerà nella sua stanza».
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    CodalisCia trasalì come se Piton gli avesse scagliato addosso qualcosa.
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    «Non avevo idea, CodalisCia, che aspirassi a compiti più rischiosi» rispose Piton con voce di seta. «Ma possiamo provvedere: parlerò con il Signore Oscuro…»
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    «Posso parlarCi da solo, se voglio!»
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    «Sicuro che puoi» disse Piton, sogghignando. «Ma nel frattempo portaCi da bere. Un po’ di vino elfico andrà bene».
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    CodalisCia esitò, pronto a ribattere, ma poi si voltò e si diresse verso una seconda porta segreta. Si udirono dei colpi e un tintinnio di bicchieri. Dopo qualche secondo fu di ritorno con una bottiglia impolverata e tre bicchieri su un vassoio. Li depose sul tavolo traballante e zampettò via, sbattendosi alle spalle la porta coperta di libri.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Piton riempì tre bicchieri di vino rosso sangue e ne passò due alle ospiti. NarCissa mormorò un grazie, mentre Bellatrix non disse nulla, ma continuò a scrutare Piton torva. La cosa non parve turbarlo; anzi, sembrava piuttosto divertito.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    NarCissa bevve per la seconda volta e disse in fretta: «Severus, mi dispiace di essere arrivata così, ma dovevo vederti. Credo che solo tu possa aiutarmi…»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Piton alzò una mano per interromperla, poi puntò di nuovo la bacchetta contro la porta nascosta che dava sulle scale. Sì udirono una forte esplosione e uno squittio, seguiti dal rumore di CodalisCia che trotterellava su per le scale.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Le mie scuse» disse Piton. «Negli ultimi tempi ha preso l’abitudine di origliare alle porte. Non so che intenzioni abbia… Stavi dicendo, NarCissa?»
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    Lei trasse un profondo sospiro fremente e ricominCiò.
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    NarCissa emise un rumore che avrebbe potuto essere un singhiozzo senza lacrime e si coprì il volto con le mani. Piton posò il bicchiere sul tavolo e si abbandonò di nuovo nella poltrona, le mani sui bracCioli, sorridendo all’espressione torva di Bellatrix.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «NarCissa, credo che dovremmo ascoltare Ciò che Bellatrix arde dalla voglia di dire; Ci eviterà noiose interruzioni. Su, continua, Bellatrix» la esortò. «Perché non ti fidi di me?»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Per un centinaio di ragioni!» rispose lei ad alta voce, avanzando da dietro il divano per sbattere il bicchiere sul tavolo. «Da dove cominCio? Dov’eri quando il Signore Oscuro è caduto? Perché non l’hai mai cercato quando è sparito? Che cos’hai fatto in tutti questi anni che hai passato sotto le sottane di Silente? Perché hai impedito che il Signore Oscuro si procurasse la Pietra Filosofale? Perché non sei tornato subito quando è risorto? Dov’eri qualche settimana fa, quando abbiamo combattuto per impossessarCi della profezia per il Signore Oscuro? E perché, Piton, Harry Potter è ancora vivo, quando l’hai alla tua mercé da Cinque anni?»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Tacque, il petto che si alzava e abbassava rapido, lo sguardo infuocato. Dietro di lei, NarCissa sedeva immobile, il volto ancora nascosto tra le mani.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Prima che ti risponda… Oh, sì, Bellatrix, risponderò! Potrai riferire le mie parole agli altri che mormorano alle mie spalle e spargono menzogne sulla mia slealtà verso il Signore Oscuro! Prima che ti risponda, dicevo, lasCia che facCia io una domanda. Credi davvero che il Signore Oscuro non mi abbia rivolto tutte queste domande una per una? E credi davvero che se non fossi riusCito a dargli delle risposte soddisfacenti sarei qui seduto a parlare con te?»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Pensi che si sbagli? O che in qualche modo io l’abbia ingannato? Che mi sia preso gioco del Signore Oscuro, il mago più grande, il Legilimens più abile che il mondo abbia mai conosCiuto?»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Bellatrix annuì in modo quasi impercettibile e poi aprì la bocca, ma Piton la antiCipò.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Mi chiedi perché non lo cercai quando sparì. Per la stessa ragione per cui Avery, Yaxley, i Carrow, Greyback, LuCius» fece un breve cenno del capo verso NarCissa, «e tanti altri non lo cercarono. Lo credetti finito. Non ne vado fiero, mi sbagliavo, ma è così… Se non avesse perdonato noi che perdemmo la fede in quel momento, gli sarebbero rimasti ben pochi seguaCi».
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    «Non proprio» ribatté Piton tranquillo. «Non ha voluto darmi il posto di insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, lo sai. A quanto pare pensava che potesse causarmi una, diCiamo, ricaduta… che avrei avuto la tentazione di riprendere le vecchie abitudini».
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    «Questo è stato il tuo sacrifiCio per il Signore Oscuro, non insegnare la tua materia preferita?» lo schernì Bellatrix. «Perché sei rimasto là tutto quel tempo, Piton? A spiare Silente per un padrone che credevi morto?»
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    «Non direi» rispose Piton, «anche se il Signore Oscuro è soddisfatto che io non abbia mai abbandonato il mio posto: avevo sediCi anni di informazioni su Silente da riferirgli quando è tornato, un dono ben più utile dei tuoi interminabili ricordi di quanto fosse sgradevole Azkaban…»
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    «Sì, Bellatrix, sono rimasto» disse Piton, tradendo per la prima volta un’ombra di impazienza. «Avevo un lavoro comodo che ho preferito a una visita ad Azkaban. Stavano catturando i Mangiamorte, lo sai. La protezione di Silente mi ha tenuto fuori di prigione, è stata molto opportuna e io l’ho usata. Lo ripeto: il Signore Oscuro non è dispiaCiuto che io sia rimasto, quindi non vedo perché debba esserlo tu.
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    «Credo che tu voglia sapere anche» continuò a voce un po’ più alta, perché Bellatrix dava segno di volerlo interrompere, «come mai mi sono frapposto tra il Signore Oscuro e la Pietra Filosofale. La risposta è faCile. Lui non sapeva se poteva fidarsi di me. Pensava, come te, che da fedele Mangiamorte fossi diventato il tirapiedi di Silente. Era in condizioni pietose, molto debole, e condivideva il corpo di un mago mediocre. Non osò rivelarsi a un alleato del passato, se quell’alleato poteva consegnarlo a Silente o al Ministero. Rimpiango profondamente che non abbia avuto fiduCia in me. Sarebbe tornato al potere tre anni prima. Invece io ho visto solo l’avido, inetto Raptor che tentava di rubare la Pietra e, lo ammetto, ho fatto tutto Ciò che potevo per ostacolarlo».
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    La bocca di Bellatrix si contorse come se avesse trangugiato una mediCina cattiva.
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    «Ma quando luì è tornato tu non sei venuto, non sei volato da lui subito quando hai sentito il Marchio Nero bruCiare…»
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    «Di Silente…?» cominCiò Bellatrix, indignata.
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    «Rifletti!» esclamò Piton, di nuovo impaziente. «Rifletti! Aspettando due ore, solo due ore, ho fatto in modo di poter restare a Hogwarts come spia! Da allora, lasCiando credere a Silente che tornavo dalla parte del Signore Oscuro solo perché mi era stato ordinato, ho potuto passare informazioni su Silente e sull’Ordine della Fenice! PensaCi, Bellatrix: il Marchio Nero si stava rafforzando da mesi, sapevo che lui stava per tornare, tutti i Mangiamorte lo sapevano! Ho avuto un sacco di tempo per pensare a cosa volevo fare, per progettare la mia mossa successiva, per fuggire come Karkaroff, no?
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    «Le mie informazioni sono state consegnate al Signore Oscuro» rispose Piton. «Se lui deCide di non parlarne con te…»
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    «Non è stata colpa mia!» protestò Bellatrix, arrossendo. «Il Signore Oscuro in passato mi ha fatto l’onore di rivelarmi i suoi più preziosi… Se LuCius non avesse…»
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    «Non ti permettere… non ti permettere di dare la colpa a mio marito!» intervenne NarCissa, con voce bassa e mortifera, levando lo sguardo sulla sorella.
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    «Non serve a nulla rinfacCiarsi le colpe» disse Piton, soave. «Quel che è fatto è fatto».
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    «Io non sono il Custode Segreto, non posso pronunCiare il nome di quel luogo. Sai come funziona l’incantesimo, immagino… Il Signore Oscuro è soddisfatto delle informazioni che gli ho passato sull’Ordine. Come forse hai capito, hanno portato alla recente cattura e ucCisione di Emmeline Vance, e di sicuro hanno contribuito a sbarazzarsi di Sirius Black, anche se ti rendo merito di averlo finito».
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Stai evitando la mia ultima domanda, Piton. Harry Potter. Avresti potuto ucCiderlo in qualunque momento, negli ultimi Cinque anni. Non l’hai fatto. Perché?»
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    «Se io avessi ucCiso Harry Potter, il Signore Oscuro non avrebbe potuto usare il suo sangue per rigenerarsi, rendendosi invinCibile…»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Per nulla; non avevo idea dei suoi progetti; ho già ammesso che pensavo che il Signore Oscuro fosse morto. Sto solo cercando di spiegare perché il Signore Oscuro non è dispiaCiuto che Potter sia sopravvissuto, almeno fino a un anno fa…»
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    «Non hai capito? Solo la protezione di Silente mi ha tenuto fuori da Azkaban! Non trovi che assassinare il suo studente preferito l’avrebbe indotto a cambiare idea su di me? Ma c’è dell’altro. Quando Potter arrivò per la prima volta a Hogwarts Circolavano ancora molte storie su di lui, voCi secondo le quali lui stesso era un grande Mago Oscuro, e per questo era sopravvissuto all’attacco del Signore Oscuro. A dire il vero, molti vecchi seguaCi del Signore Oscuro pensarono che Potter potesse essere un vessillo attorno al quale potevamo tutti stringerCi ancora. Ero curioso, lo ammetto, e nient’affatto incline a ucCiderlo nel momento in cui avesse messo piede nel castello.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Naturalmente mi è stato subito chiaro che non possedeva alcun talento straordinario. È riusCito a cavarsela in un certo numero di situazioni diffiCili grazie alla combinazione di pura fortuna e amiCi più brillanti di lui. È del tutto mediocre, pur se odioso e pieno di sé come suo padre. Ho fatto il possibile per farlo espellere da Hogwarts, luogo al quale credo che non appartenga affatto, ma ucCiderlo, o lasCiare che venisse ucCiso sotto i miei occhi? Sarei stato uno sCiocco a rischiare, con Silente a un passo».
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Ho reCitato bene la mia parte»rispose Piton. «E tu trascuri la più grande debolezza di Silente: deve credere il meglio delle persone. Gli ho raccontato una storia di profondissimo rimorso quando sono entrato a far parte del corpo insegnanti, fresco dei miei giorni di Mangiamorte, e lui mi ha accolto a bracCia aperte, anche se, come dicevo, mi ha tenuto lontano dalle Arti Oscure per quanto ha potuto. Silente è stato un grandissimo mago… oh, sì, lo è stato» (perché Bellatrix aveva fatto un verso sarcastico), «anche il Signore Oscuro lo ammette. Sono felice di dire, tuttavia, che sta invecchiando. Il duello con il Signore Oscuro sostenuto il mese scorso lo ha scosso. Dopo di allora ha riportato una brutta ferita, perché le sue reazioni sono più lente di un tempo. Ma in tutti questi anni non ha mai smesso di avere fiduCia in Severus Piton, ed è qui che sta il mio grande valore per il Signore Oscuro».
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    Approfittando del suo silenzio, Piton si rivolse alla sorella. «Allora… sei venuta a chiedermi aiuto, NarCissa?»
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    NarCissa alzò lo sguardo su di lui: il volto tradiva tutta la sua disperazione.
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    «Sì, Severus. Io… io credo che tu sia il solo a potermi aiutare, non ho altri a cui rivolgermi. LuCius è in prigione e…»
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    NarCissa rimase senza fiato, come se lui l’avesse innaffiata di acqua fredda. Bellatrix parve soddisfatta per la prima volta da che era entrata.
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    Ma Piton si era alzato per avviCinarsi alla finestrella; spiò la strada deserta tra le tende, poi le richiuse di scatto. Si voltò a guardare NarCissa, acCigliato.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Caso vuole che io sia informato del piano» mormorò. «Sono uno dei pochi a cui il Signore Oscuro l’ha confidato. Tuttavia, se non fossi stato messo a parte del segreto, NarCissa, saresti colpevole di alto tradimento nei confronti del Signore Oscuro».
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    «Ero convinta che tu lo sapessi!» rispose NarCissa, respirando più liberamente. «Si fida tanto di te, Severus…»
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    «ConosCi il piano?» intervenne Bellatrix, la fugace espressione soddisfatta sostituita da una offesa. «Tu lo conosCi
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    «Certo» confermò Piton. «Ma che aiuto mi chiedi, NarCissa? Se immagini che io possa convincere il Signore Oscuro a cambiare idea, temo che non Ci sia speranza, nessuna speranza».
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    «Severus» sussurrò NarCissa mentre le lacrime le scorrevano sulle guance pallide. «Mio figlio… il mio unico figlio…»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    NarCissa prese a piangere forte, senza levare da Piton lo sguardo supplichevole.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «È perché ha sediCi anni e non ha idea di quello che lo aspetta! Perché, Severus? Perché mio figlio? È troppo pericoloso! È una vendetta per l’errore di LuCius, lo so!»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «È per questo che ha scelto Draco, vero?» insistette NarCissa. «Per punire LuCius?»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Ma non ce la farà!» singhiozzò NarCissa. «Come potrà, quando nemmeno il Signore Oscuro…»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Bellatrix rimase senza fiato; NarCissa parve perdere il controllo.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Volevo solo dire… che nessuno è ancora riusCito… Severus… per favore… tu sei l’insegnante preferito di Draco, lo sei sempre stato… sei un vecchio amico di LuCius… ti supplico… sei il prediletto del Signore Oscuro, il suo consigliere più fidato… vuoi parlargli, convincerlo…?»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Il Signore Oscuro non si lascerà convincere, e io non sono così stupido da provarCi» replicò Piton senza enfasi. «Non posso fingere che il Signore Oscuro non sia adirato con LuCius. LuCius aveva la responsabilità dell’operazione. Si è fatto catturare, insieme a non so quanti altri, e non è nemmeno riusCito a recuperare la profezia. Sì, il Signore Oscuro è adirato, NarCissa, molto adirato».
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Allora ho ragione, ha scelto Draco per vendicarsi!» esclamò NarCissa con voce strozzata. «Non vuole che Ci riesca, vuole che rimanga ucCiso nel tentativo!»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Poiché Piton di nuovo non rispose, NarCissa parve smarrire il poco autocontrollo che le rimaneva. Si alzò, avanzò barcollando verso Piton e lo afferrò per la veste. Il volto viCino al suo, le lacrime che colavano sul petto di lui, ansimò: «Potresti farlo tu. Potresti farlo tu al posto di Draco, Severus. Tu ce la faresti, è naturale, e saresti ricompensato molto più di tutti noi…»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Piton la prese per i polsi e si liberò dalla sua stretta. Guardandole il volto striato di lacrime, disse lentamente: «Credo che voglia che lo facCia io, alla fine. Ma ha deCiso che Draco provi per primo. Vedi, nell’improbabile eventualità che Draco riesca, io potrei restare a Hogwarts ancora qualche tempo, a ricoprire il mio utile ruolo di spia».
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Insomma, non gli importa se Draco viene ucCiso!»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Il Signore Oscuro è molto adirato»ripeté Piton piano. «Non ha potuto ascoltare la profezia. Sai quanto me, NarCissa, che non è faCile al perdono».
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    NarCissa si afflosCiò ai suoi piedi, gemendo e singhiozzando sul pavimento.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    NarCissa emise un breve strillo disperato e si afferrò i lunghi capelli biondi. Piton si chinò, la prese per le bracCia, la fece alzare e la guidò verso il divano. Poi le versò altro vino e le mise a forza il bicchiere in mano.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «NarCissa, adesso basta. Bevi questo. Ascoltami».
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    La donna si calmò un po’; con mani tremanti bevve un sorso di vino, rovesCiandoselo addosso.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    NarCissa si drizzò, il volto di un biancore terreo, gli occhi enormi.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    NarCissa scagliò via il bicchiere, che sCivolò sul tavolo mentre lei dal divano si buttava ai piedi di Piton, gli prendeva la mano tra le sue e vi posava le labbra.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Il Voto Infrangibile?» L’espressione di Piton era vuota, indeCifrabile.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Bellatrix emise una risatina chiocCia e trionfante. «Lo senti, NarCissa? Oh, Ci proverà, certo… le sue solite parole inutili, il suo solito modo di strisCiar via dal cuore dell’azione… oh, per ordine del Signore Oscuro, naturalmente!»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Piton non guardò Bellatrix. I suoi occhi neri erano fissi in quelli azzurri e lacrimanti di NarCissa, che continuava a stringergli la mano.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Certo, NarCissa, stringerò il Voto Infrangibile» disse piano. «Forse tua sorella acconsentirà a essere il nostro Suggello».
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Bellatrix rimase a bocca aperta. Piton si abbassò e si inginocchiò di fronte a NarCissa. Sotto lo sguardo stupefatto di Bellatrix, si strinsero la mano destra.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «E dovrai avviCinarti» aggiunse Piton.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Bellatrix si fece avanti in modo da sovrastarli e posò la punta della bacchetta sulle loro mani intrecCiate.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    NarCissa parlò.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Una lingua sottile di fiamma brillante sCivolò dalla bacchetta e si avvolse attorno alle loro mani come un filo incandescente.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «E vuoi tu, al massimo delle tue capaCità, proteggerlo da ogni pericolo?»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Una seconda lingua di fiamma scaturì dalla bacchetta e si intrecCiò alla prima, formando una sottile catena ardente.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «E se dovesse rendersi necessario… se Draco dovesse fallire…» sussurrò NarCissa (la mano di Piton si mosse nella sua, ma lui non la ritrasse), «vuoi tu portare a compimento l’impresa che il Signore Oscuro ha ordinato a Draco di eseguire?»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Ci fu un attimo di silenzio. Bellatrix li guardava, la bacchetta sopra le loro mani intrecCiate, gli occhi spalancati.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Il volto stupefatto di Bellatrix si accese di rosso nel bagliore di una terza lingua di fiamma, che esplose dalla bacchetta, si aggiunse alle altre e si strinse attorno alle mani intrecCiate, come una fune, come un feroce serpente.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

   Harry Potter russava forte. Era rimasto per quasi quattro ore seduto su una sedia viCino alla finestra di camera sua, a fissare la strada sempre più avvolta nel buio, e infine si era addormentato con una guanCia schiacCiata contro il vetro freddo, gli occhiali storti e la bocca spalancata. L’alone nebuloso lasCiato dal suo respiro sulla finestra sCintillava al bagliore aranCiato del lampione, e la luce artifiCiale privava il suo volto di ogni colore, dandogli un’aria spettrale sotto il Ciuffo ribelle di capelli neri.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    La stanza era disseminata di vari oggetti e di una certa quantità di rifiuti. Piume di Civetta, torsoli di mela e carte di caramella ingombravano il pavimento, parecchi libri d’incantesimi giacevano alla rinfusa tra le divise aggrovigliate sul suo letto e una catasta disordinata di giornali si levava in una pozza di luce sulla sua scrivania. Uno dei titoli strillava:
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Continuano a correre voCi sui recenti misteriosi disordini al Ministero della Magia, durante i quali Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è stato nuovamente avvistato.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Non siamo autorizzati a rilasCiare interviste, non chiedetemi niente» ha dichiarato ieri sera, all’usCita dal Ministero, un Obliviatore in ansia, che non ha voluto dire il proprio nome.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Nonostante i portavoce del Ministero si siano finora rifiutati persino di confermare l’esistenza di un luogo simile, un crescente numero di appartenenti alla comunità magica crede che i Mangiamorte, ora detenuti ad Azkaban per irruzione in edifiCio pubblico e tentato furto, stessero cercando di rubare una profezia. La natura di tale profezia è ignota, anche se è opinione diffusa che essa riguardi Harry Potter, l’unico che sia sopravvissuto all’Anatema che UcCide, e presente al Ministero nella notte in questione. Alcuni arrivano a definire Potter il ‘Prescelto’, convinti che la profezia lo indichi come il solo che riusCirà a liberarCi di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Gran parte della prima pagina era occupata da una grande foto in bianco e nero di un uomo con una criniera leonina e il volto angosCiato. La foto si muoveva: l’uomo agitava la mano verso il soffitto.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Rufus Scrimgeour, già Capo dell’UffiCio Auror presso l’UffiCio Applicazione della Legge sulla Magia, è il successore di Cornelius Caramell come Ministro della Magia. La nomina è stata generalmente accolta con entusiasmo dalla comunità magica, anche se voCi di una spaccatura tra il nuovo Ministro e Albus Silente, recentemente reintegrato nel ruolo di Stregone Capo del Wizengamot, sono affiorate a poche ore dalla nomina di Scrimgeour.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    I portavoce di Scrimgeour hanno ammesso che il neoministro ha incontrato Silente subito dopo il suo insediamento alla massima carica, ma non hanno rilasCiato altri commenti. Albus Silente è noto per aver (cont. a pag. 3).
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Per ovvie ragioni, il Ministero non entrerà nel dettaglio del nuovo rigoroso piano di sicurezza» ha dichiarato il Ministro, anche se fonti a lui viCine hanno confermato che le misure comprendono magie e incantesimi difensivi, una complicata gamma di contromaledizioni e una piccola pattuglia di Auror assegnata esclusivamente alla protezione della Scuola di Hogwarts.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Molti sembrano rassicurati dalla nuova, ferma presa di posizione del Ministero a proposito della sicurezza degli studenti. La signora Augusta PaCiock ha dichiarato: «Mio nipote Neville, tra l’altro un buon amico di Harry Potter, che in giugno ha combattuto i Mangiamorte al suo fianco al Ministero e…»
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Ma il resto dell’articolo era coperto da una grossa gabbia: dentro c’era una magnifica Civetta delle nevi. I suoi occhi d’ambra scrutavano la stanza con aria imperiosa, e la testa ogni tanto ruotava per consentirle di osservare il padrone intento a russare. Una o due volte fece schioccare il becco, impaziente, ma Harry dormiva troppo profondamente per sentirla.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Un grande baule campeggiava al centro della stanza. Era aperto, come in attesa, eppure era quasi vuoto, a parte un residuo di vecchia biancheria, dolCi, boccette d’inchiostro vuote e piume spezzate che ricopriva il fondo. Lì viCino, a terra, c’era un libricCino viola con stampate le parole:
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    La comunità magica attualmente è minacCiata da un’organizzazione che si fa chiamare i Mangiamorte. Osservare le seguenti sempliCi regole di sicurezza vi aiuterà a proteggere voi, la vostra famiglia e la vostra casa da attacchi esterni.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    1. Si consiglia di non usCire di casa da soli.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    3. Controllate le misure di sicurezza attorno alla vostra casa, assicurandovi che tutti i membri della famiglia siano pratiCi di mezzi di emergenza come gli Incantesimi Scudo e di Disillusione, e, nel caso di minorenni, la Materializzazione Congiunta.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    4. Concordate parole d’ordine con gli amiCi più stretti e i famigliari in modo da individuare i Mangiamorte che assumessero sembianze altrui tramite la Pozione Polisucco (vedi pagina 2).
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    5. Se un membro della famiglia, un collega, un amico o un viCino vi sembrano comportarsi in modo inusuale, contattate immediatamente la Squadra SpeCiale Magica. Potrebbero trovarsi sotto l’influenza della Maledizione Imperius (vedi pagina 4).
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    6. Se il Marchio Nero appare sopra un’abitazione o un altro edifiCio, NON ENTRATE, ma contattate immediatamente l’UffiCio Auror.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Harry grugnì nel sonno e il suo viso sCivolò di qualche centimetro lungo il vetro, inclinandogli ancora di più gli occhiali, ma lui non si destò. Una sveglia che aveva riparato parecchi anni prima ticchettava sonora sul davanzale, indicando le undiCi meno un minuto. Accanto alla sveglia, fermo sotto la sua mano abbandonata, c’era un foglio di pergamena coperto da una grafìa sottile e obliqua. Harry aveva letto quella lettera tante volte da quando era arrivata tre giorni prima che, sebbene alla consegna fosse arrotolata in un Cilindro ben stretto, ormai era deCisamente piatta.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Se per te va bene, sarò al numero quattro di Privet Drive questo venerdì alle undiCi di sera per accompagnarti alla Tana, dove sei stato invitato a trascorrere il resto delle vacanze scolastiche.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Anche se la sapeva già a memoria, Harry aveva continuato a gettare occhiate a quella missiva a intervalli di pochi minuti fin dalle sette di quella sera, quando aveva preso posizione viCino alla finestra della sua camera, che offriva una vista adeguata di entrambe le estremità di Privet Drive. Sapeva che era inutile continuare a rileggere le parole di Silente; aveva rispedito il suo ‘sì’ come richiesto, e ormai non poteva far altro che aspettare: o sarebbe venuto, o non sarebbe venuto.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Ma Harry non aveva fatto i bagagli. Sembrava troppo bello per essere vero, venire sottratto dai Dursley dopo soli quindiCi giorni. Non riusCiva a liberarsi dalla sensazione che qualcosa sarebbe andato storto: la sua risposta a Silente poteva essersi smarrita; Silente poteva avere qualche impedimento e non riusCire a venire; la lettera poteva rivelarsi non opera di Silente, ma un trucco o uno scherzo o una trappola. Harry non era riusCito ad affrontare l’idea di fare i bagagli, per poi restare deluso e dover disfare il baule. L’unica cosa che aveva fatto nell’eventualità di un viaggio era stata chiudere in gabbia la sua Civetta, Edvige.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    La lancetta dei minuti sulla sveglia raggiunse il numero dodiCi, e in quel preCiso istante il lampione fuori dalla finestra si spense.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Harry si destò al buio improvviso come se la sveglia avesse suonato. Si raddrizzò in fretta gli occhiali, staccò la guanCia dal vetro, vi premette invece il naso e socchiuse gli occhi per scrutare il marCiapiede. Un’alta figura avvolta in un lungo mantello svolazzante risaliva il vialetto del giardino.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Harry balzò su, quasi avesse ricevuto una scarica elettrica, rovesCiò la sedia e cominCiò a recuperare dal pavimento tutto Ciò che era alla sua portata e a gettarlo dentro il baule. Mentre lanCiava una veste, due libri d’incantesimi e un pacchetto di patatine dall’altra parte della stanza, il campanello suonò.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Harry si preCipitò di sotto e si bloccò di colpo un po’ prima dell’ultimo gradino, poiché una lunga esperienza gli aveva insegnato a restare fuori dalla portata dello zio, per quanto possibile. Sulla soglia c’era un uomo alto e magro, con i capelli e la barba d’argento lunghi fino alla vita. Portava in equilibrio sul naso ricurvo degli occhiali a mezzaluna; indossava un lungo mantello nero da viaggio e un cappello a punta. Vernon Dursley, che aveva baffi cespugliosi quasi quanto quelli di Silente, anche se neri, e indossava una vestaglia color pulce, fissava il visitatore come se non potesse credere ai propri occhietti.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «A giudicare dalla sua espressione di stordita incredulità, Harry non l’ha avvertita del mio arrivo» proseguì Silente in tono cortese. «Tuttavia, facCiamo conto che lei mi abbia invitato con calore a entrare. Non è saggio indugiare troppo a lungo sulle soglie in questi tempi tormentati».
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Varcò elegantemente l’usCio e si chiuse la porta alle spalle.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Vernon Dursley non aprì bocca. Harry non dubitava che la parola gli sarebbe tornata, e presto — le pulsazioni della vena sulla sua tempia stavano raggiungendo la soglia del pericolo — ma qualcosa in Silente sembrava avergli mozzato il fiato. Poteva essere il suo vistoso aspetto stregonesco; o forse poteva essere che, come perfino zio Vernon aveva percepito, lì c’era qualcuno con cui sarebbe stato molto diffiCile fare il prepotente.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Non ho intenzione di essere sgarbato…» esordì, con un tono che minacCiava sgarbo in ogni sillaba.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «… ma purtroppo atti di maleducazione acCidentale si verificano con allarmante frequenza» concluse Silente con gravità. «Meglio non dire proprio nulla, mio caro signore. Ah, e questa dev’essere Petunia».
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    La porta della cuCina si era aperta, ed ecco la zia di Harry, con i guanti di gomma e un grembiule sopra la camiCia da notte, evidentemente intenta all’abituale ripassata serale di tutte le superfiCi della cuCina. La sua facCia cavallina non mostrava altro che paura.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Albus Silente» disse Silente, dato che zio Vernon non faceva le presentazioni. «Ci siamo scritti, come ricorderà». Harry lo trovò un modo curioso di ricordare a zia Petunia che una volta le aveva mandato una Strillettera, ma zia Petunia non contestò la scelta di lessico. «E questo dev’essere vostro figlio Dudley».
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Dudley aveva sbirCiato in quel momento dalla soglia del salotto. Il suo testone biondo che spuntava dal colletto a righe del pigiama sembrava curiosamente staccato dal corpo, e la bocca era spalancata in una smorfia di stupore e paura. Silente attese per vedere se qualcuno dei Dursley diceva qualcosa, ma quando il silenzio si protrasse sorrise.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «DiCiamo allora che mi avete invitato ad accomodarmi in salotto?»
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Dudley si tolse di torno quando Silente lo oltrepassò. Harry, con il cannocchiale e le scarpe da ginnastica ancora in mano, superò con un salto gli ultimi scalini e seguì Silente, che si era sistemato nella poltrona più viCina al fuoco e osservava la stanza con benevolo interesse. Era straordinariamente fuori posto.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Sì» rispose con sempliCità Silente, «davvero».
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Estrasse la bacchetta così in fretta che Harry quasi non la vide; a un tocco noncurante, il divano sfrecCiò in avanti e travolse le gambe di tutti e tre i Dursley, che vi crollarono uno sopra l’altro. Un nuovo tocco di bacchetta e il divano tornò dov’era prima.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Mentre si rimetteva in tasca la bacchetta, Harry vide che la sua mano era annerita e raggrinzita, come se la carne fosse scomparsa, bruCiata.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Harry prese la poltrona che restava, deCiso a non guardare i Dursley, che sembravano tramortiti.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Un terzo colpo di bacchetta e apparvero a mezz’aria una bottiglia impolverata e Cinque bicchieri. La bottiglia s’inclinò e versò una dose generosa di liquido color miele nei bicchieri, che poi svolazzarono fino a Ciascuno dei presenti.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Il miglior idromele di Madama Rosmerta, affinato in barrique» illustrò Silente, levando il bicchiere a Harry, che afferrò il suo e bevve. Non aveva mai assaggiato niente di simile, ma gli piacque moltissimo. Dopo uno scambio di occhiate atterrite, i Dursley cercarono di ignorare del tutto i loro bicchieri, impresa non faCile in quanto quelli continuavano a colpirli gentilmente sulla testa. Harry non riuscì a reprimere il sospetto che Silente si stesse divertendo.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Bene, Harry» esordì questi, «è sorta una difficoltà che spero riusCirai a risolvere per noi. Quando dico noi, intendo l’Ordine della Fenice. Ma prima di tutto devo dirti che una settimana fa è stato ritrovato il testamento di Sirius e che ha lasCiato a te tutto Ciò che possedeva».
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Zio Vernon voltò la testa, ma Harry non lo guardò e non riuscì a dire nient’altro che: «Oh».
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Tutto sommato è piuttosto semplice» continuò Silente. «Aggiungi una discreta quantità d’oro al tuo conto alla Gringott ed erediti tutte le proprietà personali di Sirius. La parte problematica del lasCito…»
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Il suo padrino è morto?»chiese zio Vernon ad alta voce. Sia Silente che Harry si voltarono a guardarlo. Il bicchiere di idromele ormai gli picchiava in testa con una certa insistenza, e lui tentò di scacCiarlo. «È morto? Il suo padrino?»
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Sì» rispose Silente. Non chiese a Harry perché non si era confidato con i Dursley. «Il nostro problema» riprese, come se non Ci fosse stata alcuna interruzione, «è che Sirius ti ha lasCiato anche il numero dodiCi di Grimmauld Place».
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Potete continuare a usarla come Quartier Generale» disse Harry. «Non m’importa. Potete tenerla, non la voglio». Non voleva mai più rimettere piede al numero dodiCi di Grimmauld Place, se poteva evitarlo. Sarebbe stato ossessionato per sempre dal ricordo di Sirius che si aggirava da solo in quelle cupe stanze muffite, prigioniero del luogo che aveva così disperatamente desiderato lasCiare.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «È generoso da parte tua» disse Silente. «Tuttavia al momento abbiamo abbandonato l’edifiCio».
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Be’» rispose Silente, ignorando i borbottii di zio Vernon, che ormai riceveva dall’ostinato bicchiere di idromele dei colpi deCisi sulla testa, «la tradizione di famiglia dei Black stabiliva che la casa venisse ereditata per linea diretta, passando al maschio successivo di nome Black. Sirius era l’ultimo della sua linea di sangue, perché il fratello minore, Regulus, morì prima di lui ed entrambi non hanno avuto figli. Mentre il suo testamento esprime la chiara volontà che la casa vada a te, è comunque possibile che sul luogo sia stato gettato un incantesimo o un sortilegio per assicurarsi che non possa essere proprietà di nessuno che non sia di sangue puro».
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    A Harry balenò in mente una vivida immagine del ritratto urlante e sputacchiante della madre di Sirius appeso nell’ingresso. «Ci scommetto che è così» disse.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Be’, ovviamente anche noi preferiremmo che non andasse a lei» rispose Silente, tranquillo. «La situazione è carica di complicazioni. Non sappiamo se gli incantesimi che noi stessi vi abbiamo imposto, per esempio, rendendola indisegnabile, avranno ancora valore, ora che la proprietà non appartiene più a Sirius. Bellatrix potrebbe presentarsi alla porta da un momento all’altro. Naturalmente abbiamo dovuto trasferirCi finché le cose non saranno chiarite».
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Posò il bicchiere vuoto su un tavolino accanto alla poltrona, ma prima che potesse fare altro, zio Vernon urlò: «Vuole toglierCi di dosso questi maledetti cosi?»
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Zio Vernon sembrava pronto a esplodere in un effluvio di rispostacce, ma si limitò a ritrarsi fra i cusCini con zia Petunia e Dudley senza dire nulla, tenendo gli occhietti porCini fissi sulla bacchetta di Silente.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Agitò la bacchetta per la quinta volta. Si udì un forte crac e apparve un elfo domestico, con il naso a grugno, orecchie giganti da pipistrello ed enormi occhi iniettati di sangue, rannicchiato sulla folta moquette pelosa dei Dursley e coperto di stracCi sudiCi. Zia Petunia emise uno strillo da far rizzare i capelli: niente di così sporco era entrato in casa sua a memoria d’uomo; Dudley sollevò dal pavimento i rosei piedoni nudi e rimase seduto tenendoli quasi sopra la testa, come se pensasse che la creatura potesse risalirgli su per i pantaloni del pigiama, e zio Vernon urlò: «Che diavolo è quello?»
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Kreacher non vuole, Kreacher non vuole, Kreacher non vuole!» gracchiò l’elfo domestico, forte quasi quanto zio Vernon, pestando i lunghi piedi contorti e tirandosi le orecchie. «Kreacher appartiene alla signorina Bellatrix, oh sì, Kreacher appartiene ai Black, Kreacher vuole la sua nuova padrona, Kreacher non andrà dal mocCioso Potter, no, no, no…»
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Harry fissò Silente. Sapeva che non si poteva lasCiare che Kreacher andasse a stare con Bellatrix Lestrange, ma l’idea di possederlo, di essere responsabile della creatura che aveva tradito Sirius era ripugnante.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    La voce di Kreacher era diventata un urlo. Harry non riuscì a pensare a niente da dire, se non: «Kreacher, sta’ zitto!»
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Per un attimo parve che Kreacher stesse per soffocare. Si afferrò la gola, con la bocca che ancora si agitava furiosa e gli occhi sporgenti. Dopo qualche secondo di quelle boccate frenetiche, si gettò facCia in giù sulla moquette (zia Petunia piagnucolò) e batté mani e piedi per terra, lasCiandosi andare a una violenta ma del tutto silenziosa scenata.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Be’, questo semplifica le cose» commentò Silente con allegria. «Pare che Sirius sapesse quello che faceva. Sei il legittimo proprietario del numero dodiCi di Grimmauld Place, e di Kreacher».
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Devo… devo tenerlo con me?» chiese Harry agghiacCiato, mentre Kreacher si divincolava ai suoi piedi.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «No, se non vuoi» rispose Silente. «Se posso darti un suggerimento, potresti mandarlo a Hogwarts a lavorare nelle cuCine. Così gli altri elfi domestiCi lo terranno d’occhio».
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Sicuro» disse Harry, sollevato, «sì, farò così. Ehm… Kreacher… voglio che tu vada a Hogwarts e lavori nelle cuCine con gli altri elfi domestiCi».
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Bene»disse Silente. «C’è anche la questione dell’Ippogrifo, Fierobecco. Hagrid si occupa di lui dalla morte di Sirius, ma ora Fierobecco è tuo, quindi se preferisCi un’altra sistemazione…»
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Hagrid ne sarà lieto» ribatté Silente con un sorriso. «Era emozionatissimo quando ha rivisto Fierobecco. Tra parentesi, abbiamo deCiso, nell’interesse della sua sicurezza, di ribattezzarlo Alisecco per il momento, anche se dubito che il Ministero potrebbe mai indovinare che è l’Ippogrifo che una volta ha condannato a morte. Allora, Harry, il tuo baule è pronto?»
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Gli Ci vollero poco più di dieCi minuti per recuperare tutto Ciò di cui aveva bisogno; infine riuscì a estrarre il Mantello dell’Invisibilità da sotto il letto, a riavvitare il tappo sulla boccetta di Inchiostro Cambiacolore e a costringere il coperchio del baule a chiudersi sopra il suo calderone. Poi, trasCinando il bagaglio con una mano e reggendo la gabbia di Edvige nell’altra, tornò di sotto.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «No che non diventa maggiorenne. Ha un mese meno di Dudley, e Didino compirà diCiott’anni solo fra due anni».
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Ah» rispose Silente garbato, «ma nel mondo magico si diventa maggiorenni a diCiassette anni».
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Ora, come già sapete, il mago chiamato Lord Voldemort è tornato in questo paese. La comunità magica attualmente è in uno stato di guerra aperta. Harry, che Lord Voldemort ha già cercato di ucCidere parecchie volte, è ancora più in pericolo del giorno che lo lasCiai sulla vostra soglia quindiCi anni fa, con una lettera che spiegava dell’assassinio dei suoi genitori ed esprimeva la speranza che vi sareste presi cura di lui come se fosse vostro».
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Silente osservò una pausa, e anche se la sua voce rimase leggera e tranquilla, e lui non diede segni evidenti di rabbia, Harry sentì una sorta di gelo emanare dalla sua persona e notò che i Dursley si stringevano più viCini tra loro.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Non avete fatto come vi ho chiesto. Non avete mai trattato Harry come un figlio. Con voi non ha conosCiuto altro che abbandono, e spesso crudeltà. Il meglio che si possa dire è che almeno è sfuggito al terribile danno che avete inflitto al disgraziato ragazzo seduto tra voi».
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Sia zia Petunia che zio Vernon si voltarono d’istinto, come se si aspettassero di vedere qualcun altro che non fosse Dudley schiacCiato fra loro.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Noi… maltrattare Didino? Che cosa…?» cominCiò zio Vernon furioso, ma Silente levò un dito e il signor Dursley ammutolì come se il mago l’avesse colpito con un incantesimo.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «La magia che evocai quindiCi anni fa implica che Harry abbia su di sé una protezione potente finché ancora può definire questo luogo casa sua. Per quanto infelice sia stato qui, per quanto male accetto, per quanto maltrattato, almeno, pur a malincuore, gli avete concesso un posto. La magia cesserà di funzionare nel momento in cui Harry compirà diCiassette anni; in altre parole, nel momento in cui diventerà un uomo. Chiedo solo questo: che concediate a Harry di tornare ancora una volta in questa casa prima del suo diCiassettesimo compleanno, il che garantirà che la protezione continui fino ad allora».
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Nessuno dei Dursley disse nulla. Dudley era un po’ acCigliato, come se stesse ancora cercando di capire quando mai era stato maltrattato. Zio Vernon sembrava avere qualcosa impigliato in gola; zia Petunia, invece, era stranamente colorita.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Be’, Harry… è ora di andare». Silente si alzò e si lisCiò il lungo mantello nero. «Ci rivedremo» disse ai Dursley, che avevano tutta l’aria di pensare che, se fosse dipeso da loro, quel momento non sarebbe arrivato mai. E dopo essersi tolto il cappello, uscì dalla stanza.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Non è il caso che Ci carichiamo di queste cose adesso» disse, e sfoderò di nuovo la bacchetta. «Le spedirò alla Tana ad aspettarCi. Tuttavia vorrei che tu portassi il Mantello dell’Invisibilità… non si sa mai».
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «E ora, Harry, usCiamo nella notte e seguiamo la fugace tentatrice, l’avventura».
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

   Pur avendo trascorso ogni momento di veglia degli ultimi giorni nella febbrile attesa di Silente, Harry si sentì strano quando si avviarono insieme lungo Privet Drive. Non aveva mai sostenuto una vera conversazione con il suo Preside fuori da Hogwarts; di solito c’era una scrivania tra loro. Anche il ricordo del loro ultimo facCia a facCia continuava a riaffiorare, aggravando il suo imbarazzo; in quella Circostanza aveva urlato parecchio, senza contare che aveva fatto del suo meglio per distruggere molti degli oggetti più preziosi di Silente. Che però sembrava del tutto rilassato.
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «No» rispose Harry. «Credevo che si dovessero avere diCiassette anni».
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Vero» confermò Silente. «Quindi dovrai aggrapparti ben stretto al mio bracCio. Al sinistro, se non ti dispiace… Come hai notato, il bracCio della bacchetta al momento è un po’ fragile».
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    Harry afferrò l’avambracCio che gli veniva offerto.
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    Harry sentì il bracCio di Silente sfuggirgli e rafforzò la presa: un attimo dopo, tutto diventò nero; si sentì premere da tutte le parti; non riusCiva a respirare, come se fasce di ferro gli stringessero il petto; le pupille gli vennero ricacCiate nella testa, i timpani premuti più a fondo nel cranio, e poi…
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Tutto a posto?» gli chiese Silente, scrutandolo preoccupato. «Ci vuole un po’ ad abituarsi».
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Sto bene» rispose Harry strofinandosi le orecchie, che davano l’idea di aver lasCiato Privet Drive piuttosto a malincuore. «Ma penso di preferire le scope».
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    Si avviò a passo rapido, superando una locanda vuota e alcune case. Secondo l’orologio della chiesa viCina, era quasi mezzanotte.
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Allora dimmi, Harry» cominCiò Silente. «La Cicatrice… ti fa male?»
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «No» rispose, «e mi stavo chiedendo come mai. Credevo che avrebbe bruCiato di continuo, adesso che Voldemort sta ridiventando così potente».
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Be’, non mi lamento» osservò Harry, che non sentiva la mancanza né degli incubi né degli spaventosi squarCi della mente di Voldemort.
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Ehm… dove Ci troviamo di preCiso?»
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «E che cosa Ci facCiamo qui?»
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Ah sì, certo, non te l’ho detto» rispose Silente. «Be’, ho perso il conto del numero di volte che l’ho detto negli ultimi anni, ma al nostro corpo insegnanti manca di nuovo un componente. Siamo qui per convincere un mio vecchio collega a lasCiare la vita ritirata e tornare a Hogwarts».
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Professore, perché non Ci siamo Materializzati direttamente nella casa del suo vecchio collega?»
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Perché sarebbe stato sgarbato quanto buttar giù a calCi la porta» spiegò Silente. «La cortesia impone che offriamo ai colleghi maghi l’opportunità di negarCi l’ingresso. In ogni caso, gran parte delle abitazioni di maghi sono protette da incantesimi contro i Materializzatori indesiderati. A Hogwarts, per esempio…»
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «… non Ci si può Materializzare da nessuna parte negli edifiCi ed entro il perimetro della scuola» concluse Harry in fretta. «Me l’ha detto Hermione Granger».
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Professore, ho letto sulla Gazzetta del Profeta che Caramell è stato cacCiato…»
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Corretto» rispose Silente, svoltando in una ripida stradina laterale. «È stato sostituito, sono certo che hai letto anche questo, da Rufus Scrimgeour, già Capo dell’UffiCio Auror».
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Io non…» cominCiò Harry, incerto se quello fosse invece un vero rimprovero.
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Ehm… giusto» disse Harry. «Be’, il libricCino parlava degli Inferi. Che cosa sono di preCiso? Non era molto chiaro».
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Sono cadaveri» rispose Silente tranquillo. «Corpi morti, stregati per eseguire gli ordini di un Mago Oscuro. È da molto tempo che non si vedono Inferi, però, da quando Voldemort era potente… Ha ucCiso abbastanza persone da metterne insieme un eserCito. È qui, Harry, proprio qui…»
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    Si stavano avviCinando a una piccola, linda casa di pietra Circondata da un giardino. Harry era troppo impegnato ad assimilare la terribile idea degli Inferi per potersi concentrare su altro, ma quando ebbero raggiunto il cancello, Silente si fermò di botto e Harry lo urtò.
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Oh Cielo. Oh Cielo, Cielo, Cielo».
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    Ai loro occhi si presentò una scena di totale devastazione. Una pendola giaceva a pezzi ai loro piedi, il quadrante spaccato, il pendolo poco lontano come una spada abbandonata. Un pianoforte era rovesCiato sul fianco, con la tastiera distesa sul pavimento. Le schegge di un lampadario sCintillavano lì viCino. Dei cusCini giacevano sgonfi, con le piume che traboccavano dagli squarCi; frammenti di vetro e porcellana ricoprivano ogni cosa come polvere. Silente alzò ancora la bacchetta, così che la sua luce cadde sulle pareti, dove qualcosa di rosso scuro e glutinoso copriva di schizzi la tappezzeria. Il breve sospiro di Harry indusse Silente a voltarsi.
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    Avanzò cauto fino al centro della stanza, osservando il disastro ai suoi piedi. Harry lo seguì guardandosi attorno, già atterrito all’idea di Ciò che avrebbe potuto vedere dietro i resti del pianoforte o il divano rovesCiato, ma non c’era tracCia di un corpo.
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    «Forse c’è stata una battaglia e… e l’hanno trasCinato via, professore?» suggerì, cercando di non immaginare che genere di ferite dovesse avere una persona per lasCiare quegli schizzi fino a metà parete.
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    Harry rimase a bocca aperta. Dove un istante prima c’era una poltrona, ora stava accovacCiato un vecchio calvo enormemente grasso che si massaggiava la panCia e sogguardava Silente con occhi acquosi e afflitti.
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    La luce della bacchetta sCintillava sulla pelata brillante, sugli occhi sporgenti, sugli enormi baffi argentei da tricheco e sui lustrissimi bottoni della giacca di velluto ruggine che indossava sopra un pigiama di seta lilla. La sua testa raggiungeva appena il mento di Silente.
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    «Da cosa l’hai capito?» grugnì barcollando, senza smettere di strofinarsi la panCia. Sembrava straordinariamente disinvolto, per un uomo che è stato appena scoperto a far finta di essere una poltrona.
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    I mobili tornarono volando al loro posto; i soprammobili si ricomposero a mezz’aria; le piume schizzarono dentro i loro cusCini; i libri strappati si ripararono atterrando sui loro scaffali; le lanterne a olio planarono sui tavolini e si riaccesero. Un’ampia collezione di comiCi d’argento infrante volarono sCintillando attraverso la sala e si posarono, intatte e lustre, su una scrivania; strappi, incrinature e buchi si ripararono ovunque; le pareti si ripulirono.
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    Ci fu un ultimo plin del pianoforte, poi silenzio.
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    «Sì, di drago» ripeté il mago, conversando amabilmente. «La mia ultima bottiglia, e i prezzi al momento sono alle stelle. Ma forse lo si può riCiclare».
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    «Oho» mormorò. I grandi occhi si spostarono rapidi sulla fronte di Harry e sulla Cicatrice a forma di fulmine. «Oho!»
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    Oltrepassò Harry, con la facCia voltata dall’altra parte, come se cercasse di resistere a una tentazione.
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    «Umpf» fece, e distolse subito gli occhi, come se avesse paura di farsi male. «Ecco…» Diede da bere a Silente, che si era seduto senza aspettare un invito, spinse il vassoio verso Harry e poi, in un silenzio malmostoso, sprofondò nei cusCini del divano riparato. Aveva le gambe così corte che non toccavano terra.
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    «Eppure devi esserti mosso piuttosto in fretta per prepararCi un tale benvenuto con così breve preavviso» osservò Silente. «Non puoi aver avuto più di tre minuti».
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    Quelle certo non gli mancavano, pensò Harry guardandosi intorno. La stanza era soffocante e ingombra, ma non si poteva dire che fosse scomoda; c’erano soffiCi poltrone e poggiapiedi, bibite e libri, scatole di Cioccolatini e cusCini gonfi. Se Harry non avesse saputo chi Ci abitava, avrebbe pensato a una ricca, fronzoluta vecchia signora.
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    «Hai ragione» ammise Silente con serenità, scostando la manica per rivelare le dita bruCiate e annerite; la vista fece pizzicare in modo spiacevole la nuca di Harry. «Senza dubbio sono più lento di un tempo. Ma d’altra parte…»
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    «Immagino che potrebbero voler trasformare i tuoi considerevoli talenti in coerCizione, tortura e assassinio» rispose Silente. «Mi stai dicendo sul serio che non sono ancora venuti ad assoldarti?»
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    Lumacorno scrutò Silente con aria funerea per un attimo, poi borbottò: «Non gliene ho dato l’opportunità. Sono in movimento da un anno. Non sto mai più di una settimana nello stesso luogo. Mi sposto di casa Babbana in casa Babbana: i proprietari di questa sono in vacanza alle Canarie. È molto gradevole, mi dispiacerà andar via. È abbastanza faCile quando sai come fare, basta un semplice Incantesimo Congelatore su quegli assurdi antifurto che usano invece degli Spioscopi e assicurarsi che i viCini non ti notino quando porti dentro il pianoforte».
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    «Se stai per dirmi che la mia vita sarebbe più serena in quella scuola pestilenziale, puoi risparmiarti il fiato, Albus! Posso anche aver vissuto alla macchia, ma mi sono giunte voCi curiose da quando Dolores Umbridge se n’è andata! Se è così che tratti i tuoi insegnanti di questi tempi…»
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    «La professoressa Umbridge ha avuto un diverbio con la nostra comunità di centauri» lo interruppe Silente. «Credo che tu, Horace, Ci avresti pensato due volte prima di marCiare nella Foresta e chiamare ‘sudiCi ibridi’ un’orda di centauri arrabbiati».
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    «È così che è andata?» chiese Lumacorno. «Che idiota. Non mi è mai piaCiuta».
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    «Scusate» mormorò Harry in fretta. «È solo che… anche a me non è mai piaCiuta».
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    Harry lo guardò. Gli occhi acquosi dell’ex professore sCivolarono sulla Cicatrice di Harry e questa volta si soffermarono su tutto il volto.
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    «Umpf. Sì, be’. Un professore non dovrebbe avere degli allievi prediletti, naturalmente, ma lei era la mia. Tua madre»aggiunse Lumacorno in risposta allo sguardo interrogativo di Harry. «Lily Evans. Una delle allieve migliori che abbia mai avuto. Vivace, sai. Una ragazza affasCinante. Le dicevo sempre che avrebbe dovuto stare nella mia Casa. E ottenevo delle belle rispostacce, anche».
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    «Tua madre era Babbana per nasCita, naturalmente. Non Ci credevo quando l’ho scoperto. Pensavo che fosse Purosangue, era così brava».
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    «Una delle mie migliori amiche è Babbana di nasCita» ribatté Harry, «ed è la più brava del nostro anno».
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    «Non pensare che io abbia dei pregiudizi!» esclamò. «No, no, no! Non ho appena detto che tua madre è stata uno dei miei studenti preferiti in assoluto? E c’era Dirk Cresswell nell’anno dopo il suo — adesso è Direttore dell’UffiCio delle Relazioni con i Folletti, naturalmente — un altro Babbano di nasCita, uno studente molto dotato, che mi dà ancora ottime informazioni su quello che succede alla Gringott!»
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    Molleggiò un po’ su e giù, sorridendo compiaCiuto, e indicò le numerose corniCi splendenti sulla credenza, Ciascuna abitata da minuscoli personaggi mobili.
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    «Tutti ex studenti, tutte foto firmate. Questo è Barnabas Cuffe, direttore della Gazzetta del Profeta,mi chiede sempre un parere sulle notizie del giorno. E Ambrosius Flume, di Mielandia: un cesto a ogni compleanno, e solo perché sono riusCito a raccomandarlo a Ciceron Harkiss, che gli ha offerto il suo primo lavoro! E là dietro — se allunghi un po’ il collo la vedi — quella è Gwenog Jones, che come sai è il Capitano delle Holyhead Harpies… La gente resta sempre basita quando scopre che Ci diamo del tu, e ho i biglietti gratis tutte le volte che voglio!»
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    «E tutta questa gente sa dove trovarla per mandarle la roba?» domandò Harry, che non poté fare a meno di chiedersi come mai i Mangiamorte non avessero ancora rintracCiato Lumacorno se cesti di dolCi, biglietti per le partite e visitatori avidi dei suoi consigli e delle sue opinioni riusCivano a trovarlo.
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    Per un istante sembrò sCioccato dalle sue stesse parole. Poi alzò le spalle.
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    «Non deve unirsi all’Ordine per insegnare a Hogwarts» obiettò Harry, senza riusCire a evitare una nota di scherno: era diffiCile provare comprensione per l’esistenza viziata di Lumacorno quando ricordava Sirius accovacCiato in una caverna a vivere di ratti. «Molti insegnanti non ne fanno parte e nessuno di loro è stato ucCiso… be’, a parte Raptor, e ha avuto quello che meritava, visto che lavorava con Voldemort».
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    Harry era sicuro che Lumacorno fosse uno di quei maghi che non sopportavano di sentir pronunCiare ad alta voce il nome di Voldemort, e non fu deluso: Lumacorno rabbrividì e mugolò una protesta, che lui ignorò.
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    «Be’, sì, è vero che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato non ha mai cercato lo scontro con Silente» ammise a malincuore. «E suppongo che si possa dedurre che, siccome non mi sono unito ai Mangiamorte, Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato non può comunque annoverarmi tra i suoi amiCi… nel qual caso, potrei essere più al sicuro stando un po’ più viCino a Silente… Non posso far finta che la morte di Amelia Bones non mi abbia scosso… Se lei, con tutti i suoi contatti al Ministero e la protezione…»
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    Lumacorno era agitato. Si rigirava i grassi polliCi, osservando Silente allacCiarsi il mantello da viaggio e Harry alzare la cerniera del giubbotto.
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    «ArrivederCi» salutò Harry.
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    «Meraviglioso». Silente era raggiante. «Allora, Horace, Ci vediamo il primo settembre».
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    Questi ridacchiò. Il cancelletto si chiuse alle loro spalle e si avviarono giù per la collina nel buio e nei vortiCi di nebbia.
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    «Oh, sì. Hai mostrato con preCisione a Horace quanto Ci guadagna a tornare a Hogwarts. Che ti pare di lui?»
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    «A Horace» proseguì Silente, sollevando Harry dalla responsabilità di dire una di queste cose, «piacCiono gli agi. Gli piace anche la compagnia dei famosi, dei potenti e delle persone di successo. Gode della sensazione di avere influenza su queste persone. Non ha mai voluto occupare il trono di persona; preferisce star dietro le quinte, dove si sta più larghi, capisCi. Aveva l’abitudine di scegliersi dei prediletti a Hogwarts, a volte per la loro ambizione o il loro cervello, a volte per il fasCino o il talento, e aveva un’insolita abilità nello scegliere coloro che sarebbero diventati personalità di spicco nei vari campi. Horace formava una speCie di club dei suoi prediletti con se stesso al centro, presentava l’uno all’altro, creava utili contatti tra i membri, e otteneva sempre qualche benefiCio in cambio, che fosse una scatola del suo adorato ananas candito o la possibilità di raccomandare un giovane all’UffiCio delle Relazioni con i Folletti».
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    Harry ebbe l’improvvisa, vivida immagine di un enorme ragno gonfio che tesseva una tela attorno a sé, torcendo un filo qua e là per avviCinare un po’ di più le sue grasse, succulente mosche.
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    A queste parole, un gelo che non aveva niente a che vedere con la nebbia Circostante calò lento su Harry. Ricordò le parole che aveva udito poche settimane prima, parole che avevano un terribile significato per lui: Nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive…
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    «Ci siamo, Harry. Se vuoi prendermi il bracCio…»
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    Questa volta Harry era pronto, ma trovò la Materializzazione sempre sgradevole. Quando la pressione svanì e fu di nuovo in grado di respirare, era su un viottolo di campagna accanto a Silente e guardava davanti a sé la sagoma storta del secondo edifiCio che preferiva al mondo: la Tana. Nonostante la sensazione di terrore che l’aveva appena pervaso, il suo umore non poté che risollevarsi a quella vista. C’era Ron là dentro… e anche la signora Weasley, che cuCinava meglio di chiunque altro…
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    «Se non ti dispiace, Harry» disse Silente mentre varcavano il cancello, «vorrei scambiare qualche parola con te prima che Ci separiamo. In privato. Magari qui dentro?»
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    Silente indicò un malconCio casotto di pietra dove i Weasley tenevano le scope. Un po’ perplesso, Harry lo seguì oltre la porta Cigolante in uno spazio poco più piccolo di un armadio normale. Silente illuminò la punta della bacchetta, così da farla brillare come una torCia, e sorrise.
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    Harry annuì, lo sguardo ostinatamente fisso sul ragno che si arrampicava su per il cappello di Silente. Si rendeva conto che Silente lo capiva, che forse aveva addirittura sospettato che fino all’arrivo della sua lettera Harry aveva passato quasi tutto il tempo disteso sul letto, rifiutandosi di mangiare e fissando la finestra velata, pieno del gelido vuoto che aveva imparato ad assoCiare ai Dissennatori.
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    Gli occhi gli bruCiarono all’improvviso e batté le palpebre. Si sentiva stupido ad ammetterlo, ma il fatto di aver avuto qualcuno fuori da Hogwarts a cui importava di lui, quasi come un genitore, era stata una delle cose più belle… e ora i gufi non gli avrebbero mai più portato quella consolazione…
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    «Sirius rappresentava per te tante cose che non avevi mai conosCiuto prima» sussurrò Silente con dolcezza. «La sua perdita è devastante…»
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    «Ma mentre stavo dai Dursley» lo interruppe Harry, a voce più alta, «ho capito che non posso rinchiudermi o… o crollare. Sirius non l’avrebbe voluto, no? E comunque, la vita è troppo breve… Guardi Madama Bones, guardi Emmeline Vance… Io potrei essere il prossimo, vero? Ma se è così» disse con forza, guardando Silente dritto negli occhi azzurri che sCintillavano alla luce della bacchetta, «farò in modo di portare con me tutti i Mangiamorte che posso, e anche Voldemort, se Ci riesco».
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    «Hai parlato come il degno figlio di tua madre e tuo padre, e il vero figliocCio di Sirius!» ribatté Silente dandogli una pacca di approvazione sulla schiena. «Mi levo il cappello davanti a te… o meglio, lo farei se non avessi paura di ricoprirti di ragni.
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    «Allora avrai visto che non Ci sono state solo indiscrezioni ma vere e proprie fughe di notizie a proposito della tua avventura nella Sala delle Profezie».
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    «No che non lo sanno» lo interruppe Silente. «Ci sono solo due persone in tutto il mondo che conoscono fino in fondo il contenuto della profezia su te e Lord Voldemort, e sono tutt’e due qui in questo armadio delle scope puzzolente e pieno di ragnatele. È vero, tuttavia, che molti hanno indovinato, e a ragione, che Voldemort ha mandato i suoi Mangiamorte a rubare una profezia, e che questa profezia riguarda te.
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Saggia deCisione, nel complesso» osservò Silente. «Anche se credo che dovresti aprirti con i tuoi amiCi, il signor Ronald Weasley e la signorina Hermione Granger. Sì» riprese, quando Harry parve stupito, «credo che debbano sapere. Fai loro un torto non confidando un segreto così importante».
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «… preoccuparli o spaventarli?» suggerì Silente, osservando Harry da sopra gli occhiali a mezzaluna. «O forse confessare che anche tu sei preoccupato e spaventato? Tu hai bisogno dei tuoi amiCi, Harry. Come hai giustamente detto, Sirius non avrebbe voluto che ti isolassi».
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Non contare i tuoi gufi prima che vengano recapitati» rispose Silente con gravità. «Anzi, adesso che Ci penso, dovrebbero arrivare oggi stesso, tra qualche ora. Ancora due cose, Harry, prima che Ci separiamo.
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Primo, vorrei che d’ora in poi tu portassi sempre con te il Mantello dell’Invisibilità. Anche dentro Hogwarts. Non si sa mai, mi capisCi
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Infine, durante il tuo soggiorno, è stato garantito alla Tana il livello di sicurezza più alto che il Ministero della Magia possa offrire. Queste misure hanno procurato una certa quantità di fastidi ad Arthur e Molly: tutta la loro posta, per esempio, viene passata al setacCio dal Ministero prima di essere mandata a destinazione. Loro non Ci badano assolutamente, perché la loro sola preoccupazione è la tua sicurezza. Tuttavia sarebbe un gran brutto modo di ricambiarli se rischiassi l’osso del collo mentre sei loro ospite».
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Molto bene, allora» concluse Silente. Spinse la porta del capanno delle scope e uscì nel cortile. «Vedo una luce in cuCina. Non priviamo oltre Molly del piacere di lamentarsi della tua magrezza».
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

   Harry e Silente si avviCinarono alla porta sul retro della Tana, che era Circondata dal consueto caos di vecchi stivali di gomma e calderoni arrugginiti; Harry sentì un chiocCiare di galline assonnate arrivare da un capanno lontano. Silente bussò tre volte e Harry vide un improvviso movimento dietro la finestra della cuCina.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Harry, caro! Santo Cielo, Albus, mi hai spaventato, avevi detto di non aspettarti prima di domattina!»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Abbiamo avuto fortuna» rispose Silente, spingendo Harry oltre la soglia. «Lumacorno si è dimostrato molto più faCile da convincere di quanto mi aspettassi. Merito di Harry, naturalmente. Ah, salve, Ninfadora!»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Salve, professore» salutò. «Ciao, Harry».
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Ciao, Tonks».
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «No, no, devo proprio andare» replicò Tonks senza incroCiare il suo sguardo. «’Notte…»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Cara, perché non vieni a cena nel finesettimana? Ci saranno anche Remus e Malocchio…»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Tonks uscì rapida nel cortile oltrepassando Silente e Harry; a pochi passi dalla soglia, girò su se stessa e svanì. Harry notò che la signora Weasley era preoccupata.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Be’, Ci vediamo a Hogwarts, Harry» disse Silente. «Stammi bene. Molly, servo tuo».
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Sei come Ron» sospirò, scrutandolo. «Sembra che vi abbiano fatto una Fattura Allungante, a tutti e due. Giuro che Ron è cresCiuto di dieCi centimetri da quando gli ho comprato l’ultima divisa. Hai fame, Harry?»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Mentre Harry si sedeva, un peloso gatto rosso con il muso schiacCiato gli balzò sulle ginocchia e si acCiambellò facendo le fusa.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Oh, sì, è arrivata l’altro ieri» rispose la signora Weasley, picchiettando con la bacchetta su una grossa pentola di ferro: quella rimbalzò sul fornello con un sonoro clang e cominCiò subito a ribollire. «Sono tutti a letto, naturalmente, ti aspettavamo fra parecchie ore. Ecco qui…»
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    Toccò di nuovo la pentola, che si levò in aria, volò verso Harry e s’inclinò; la signora Weasley le fece sCivolare sotto una Ciotola appena in tempo per accogliere un ruscello di densa, fumante zuppa di Cipolle.
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    «È stato l’insegnante mio e di Arthur» proseguì la signora Weasley. «Ha lavorato a Hogwarts per secoli, ha cominCiato con Silente, credo. Che te n’è parso?»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «So che cosa vuoi dire» osservò la signora Weasley, annuendo. «Sa essere affasCinante quando vuole, ma ad Arthur non è mai piaCiuto granché. Il Ministero è pieno zeppo di vecchi pupilli di Lumacorno, è sempre stato bravo a dispensare aiuti, ma non ha mai perso tempo con Arthur, sembrava pensare che non volasse abbastanza alto. Be’, il che dimostra che anche Lumacorno sbaglia. Non so se Ron te l’ha scritto in una delle sue lettere… è appena successo… Arthur è stato promosso!»
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    Non poteva essere più chiaro che la signora Weasley scoppiava dalla voglia di raccontarlo. Harry inghiottì una cucchiaiata di zuppa molto calda e gli parve di sentire la gola ricoprirsi di vesCiche.
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    «Sei un tesoro» gorgogliò la signora Weasley con un gran sorriso, forse scambiando i suoi occhi umidi per una reazione commossa. «Sì, Rufus Scrimgeour ha aperto molti nuovi uffiCi per far fronte alla situazione attuale, e Arthur dirige l’UffiCio Intercettazione e Confisca di Incantesimi Difensivi e Oggetti Protettivi Contraffatti. È una grossa responsabilità, adesso ha dieCi dipendenti!»
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    «Che cosa fa di preCiso…?»
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    «Be’, sai, visto il panico per Tu-Sai-Chi, saltano fuori strane cose in vendita dappertutto, cose che dovrebbero proteggere da Tu-Sai-Chi e dai Mangiamorte. Puoi immaginare di che genere: sedicenti pozioni protettive che in realtà sono sugo di arrosto con un po’ di pus di Bubotubero, o fatture difensive che in realtà ti fanno cascare le orecchie… Be’, perlopiù i Ciarlatani sono gente come Mundungus Fletcher, che non hanno mai lavorato onestamente un giorno della loro vita e approfittano del terrore che c’è in giro, ma ogni tanto vien fuori qualcosa di veramente pericoloso. L’altro giorno Arthur ha sequestrato una scatola di Spioscopi maledetti che quasi di sicuro sono stati messi lì da un Mangiamorte. Quindi capisCi, è un lavoro molto importante, e io gli dico che è sCiocco che senta la mancanza dei suoi traffiCi con le prese e i tostapane e tutta quanta quella spazzatura Babbana»concluse la signora Weasley con uno sguardo severo, come se fosse stato Harry a suggerire che fosse naturale avere nostalgia delle prese.
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    Si voltò a guardare un grosso orologio in bilico sopra una pila di lenzuola nel cesto della biancheria in fondo al tavolo. Harry lo riconobbe subito: aveva nove lancette, Ciascuna con scritto il nome di un membro della famiglia, e in genere era appeso alla parete del salotto, ma la sua attuale postazione suggeriva che la signora Weasley aveva preso l’abitudine di portarlo con sé in giro per la casa. Ognuna delle nove lancette puntava su pericolo mortale.
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    E in effetti un attimo dopo si sentì bussare. La signora Weasley balzò in piedi e corse alla porta sul retro; con la mano sulla maniglia e il viso schiacCiato contro il legno mormorò: «Arthur, sei tu?»
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    Perfino alla luce fioca della lanterna Harry notò che la signora Weasley era diventata di un rosso acceso; e anche lui avvertì all’improvviso un calorino attorno al collo e alle orecchie, e mandò giù in fretta la zuppa, facendo tintinnare il cucchiaio più forte che poteva contro la Ciotola.
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    La signora Weasley aprì la porta a suo marito, un mago scarno con i capelli rossi e una calvizie inCipiente, occhiali cerchiati di corno e un lungo, polveroso mantello da viaggio.
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    «Non riesco ancora a capire perché dobbiamo fare questo teatrino tutte le volte che tomi a casa» protestò la signora Weasley, ancora rossa in facCia mentre aiutava il marito a sfilarsi il mantello. «Voglio dire, un Mangiamorte avrebbe potuto strapparti a forza la risposta prima di assumere le tue sembianze!»
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    «Lo so, cara, ma è la procedura del Ministero e io devo dare l’esempio. Che buon profumino… zuppa di Cipolle?»
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    Si strinsero la mano e il signor Weasley si lasCiò cadere sulla sedia accanto a Harry mentre sua moglie gli posava davanti una Ciotola di zuppa.
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    «Grazie, Molly. È stata una nottatacCia. C’è un idiota che vende Mutamedaglie. Mettile al collo e potrai modificare il tuo aspetto a piacere. Centomila travestimenti, per soli dieCi galeoni!»
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    «Perlopiù diventi di uno sgradevolissimo aranCione, ma a un paio di persone sono cresCiute verruche a forma di tentacoli su tutto il corpo. Come se a San Mungo non avessero abbastanza da fare!»
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    «No, c’è stata segnalata una brutta Fattura Tornafiamma giù a Elephant and Castle, ma per fortuna la Squadra SpeCiale Magica l’ha disinnescata prima che arrivassimo…»
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    «’Notte, signor Weasley» disse Harry spingendo indietro la sedia. Grattastinchi balzò leggero dal suo grembo e uscì dalla stanza.
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    Mentre usCivano dalla cuCina, la signora Weasley lanCiò un’occhiata all’orologio nella cesta della biancheria. Tutte le lancette erano di nuovo su pericolo mortale.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    La stanza di Fred e George era al secondo piano. La signora Weasley puntò la bacchetta verso una lampada sul comodino, che si accese subito, inondando la stanza di un piacevole bagliore dorato. Anche se un grosso vaso di fiori era stato posato su una scrivania di fronte alla piccola finestra, il loro profumo non riusCiva a coprire un odore stagnante che a Harry sembrò polvere da sparo. Un’ampia zona del pavimento era occupata da un gran numero di anonimi scatoloni di cartone sigillati, tra i quali si trovava il baule di Harry. A quanto pareva la stanza veniva usata come deposito temporaneo.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Edvige tubò allegra dalla sua postazione in Cima a un grande armadio, poi spiccò il volo e uscì dalla finestra; Harry capì che aveva aspettato di vederlo prima di andare a cacCia. Diede la buonanotte alla signora Weasley, si mise il pigiama e s’infilò in uno dei letti. C’era qualcosa di duro nella federa. Frugò dentro ed estrasse una caramella appicCicosa aranCione e viola, che riconobbe per una Pasticca Vomitosa. Sorridendo tra sé, rotolò su un fianco e si addormentò all’istante.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Qualche secondo dopo, o almeno così gli parve, fu svegliato da una speCie di cannonata e la porta si spalancò. Scattò a sedere; sentì un frusCio di tende aperte, poi l’accecante luce del sole lo investì. Riparandosi gli occhi con una mano, cercò invano a tastoni gli occhiali con l’altra.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Non sapevamo che eri già qui!» gridò una voce ecCitata, e Harry si prese una botta in testa.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Harry trovò gli occhiali e se li infilò, ma la luce era così vivida che non Ci vedeva comunque. Una lunga ombra vibrò davanti a lui per un attimo; Harry strizzò le palpebre e mise a fuoco Ron Weasley che gli sorrideva da un orecchio all’altro.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Mai stato meglio» rispose Harry, strofinandosi la testa e sprofondando di nuovo nel cusCino. «E tu?»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Non male» disse Ron. AvviCinò uno scatolone e Ci si sedette sopra. «Quando sei arrivato? Mamma ce l’ha appena detto!»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Non preoccuparti, la mamma ti sta portando su un vassoio; sospetta che tu sia denutrito». Ron alzò gli occhi al Cielo. «Allora, che c’è di nuovo?»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Hermione gli lanCiò un’occhiatacCia e Ron cambiò discorso a tutta veloCità.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Io conosco qualcuno che è peggio della Umbridge» annunCiò una voce sulla soglia. La sorella minore di Ron si trasCinò dentro la stanza con aria nervosa. «Ciao, Harry».
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «È lei» disse Ginny, lasCiandosi cadere pesantemente sul letto di Harry. «Mi sta facendo impazzire».
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Harry rimase esterrefatto che Hermione parlasse della signora Weasley in quei termini, e non poté biasimare Ron quando ribatté, arrabbiato: «Non potete lasCiarla perdere per Cinque secondi?»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Ma la risposta arrivò prima che lui potesse finire la domanda. La porta si spalancò di nuovo e Harry si tirò d’istinto le lenzuola fin sotto il mento con tanta forza che Hermione e Ginny sCivolarono a terra.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Arrì» disse con voce roca. «Quanto tompo che non sCi vediamo!»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Veleggiò verso di lui, mostrando sulla soglia la signora Weasley, che Ciondolava nella sua sCia con aria contrariata.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Nionte disturbo» rispose Fleur Delacour, posando il vassoio sulle ginocchia di Harry e chinandosi a baCiarlo sulle guance: lui si sentì ardere nei punti in cui la bocca di lei l’aveva toccato. «Avevo tonta volia di vederti. Ti ricordi della mia sorella Gabrielle? Non finisce mai di parlar di Arrì Potter. Sarà tonto felisce di rivederti».
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «No, no, sCiocco» rispose Fleur con una risatina tintinnante, «volio dir la prossima estate, quondo noi… ma non lo sai?»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Fleur tornò a rivolgersi a Harry, mulinando la chioma argentea e colpendo la signora Weasley in piena facCia.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Io e Bill sCi sposiamo!»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Oh» rispose Harry piattamente. Non poté fare a meno di notare che la signora Weasley, Hermione e Ginny evitavano con deCisione di guardarsi. «Wow. Ehm… congratulazioni!»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Lei calò su di lui e lo baCiò di nuovo.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Bill è molto occupato al momonto, lavora tonto, e io lavoro soltonto part-time alla Gringott per migliorar il mio englese, così mi ha portato qui per qualche jorno per conoscere bene la sua familia. Mi ha fatto tonto piascere, sapere che venivi… Non c’è molto da fare qui, se non ti piasce cusCinare o non ami le galline! Be’… buona colasiòn, Arrì!»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Con queste parole si voltò con grazia e quasi galleggiando uscì dalla stanza e chiuse piano la porta.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Be’, non è molto! So perché è successo, naturalmente. È tutta questa incertezza per il ritorno di Voi-Sapete-Chi: la gente pensa di poter morire domani, allora affretta tutte le deCisioni anche quando Ci vorrebbe più tempo. Era così anche l’ultima volta che è stato potente, fughe d’amore da tutte le parti…»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Smettila di chiamarla così, Ginny» la sgridò la signora Weasley, mentre Harry e Hermione ridevano. «Be’, è meglio se mi sbrigo… Mangia le uova finché sono calde, Harry». E uscì dalla stanza, pensierosa.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Non Ci si fa l’abitudine vivendoCi insieme?» gli chiese Harry.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Patetico» commentò Hermione rabbiosa, allontanandosi il più possibile da Ron e poi girandosi a guardarlo a bracCia incroCiate.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Non vorrai davvero averla intorno per sempre?» chiese Ginny, incredula. Quando lui alzò le spalle, aggiunse: «Be’, la mamma lo impedirà, se appena può, Ci scommetto quello che volete».
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Non ti Ci metterai anche tu!» esclamò Hermione amareggiata.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «No» rispose Harry, rimpiangendo di aver aperto bocca. «Stavo solo dicendo che Flebo… Cioè, Fleur…»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Harry si sentì il cuore sprofondare. Erano arrivati a Sirius. Prese la forchetta e cominCiò a ficcarsi le uova strapazzate in bocca, sperando così di scoraggiare ogni invito a unirsi a questa parte della conversazione.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Be’, lei stava combattendo contro Bellatrix Lestrange, no? Penso che sia convinta che se fosse riusCita a farla fuori, Bellatrix non avrebbe ucCiso Sirius».
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Mi vuole di sotto per non dover stare da sola con Flebo!» esclamò Ginny, contrariata. Mulinò i lunghi capelli rossi in un’ottima imitazione di Fleur e marCiò pavoneggiandosi per la stanza con le bracCia in alto come una ballerina.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Non so» rispose Ron, «ma se Fred e George l’hanno lasCiato qui, probabilmente non è ancora pronto per il negozio, quindi stai attenta».
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «A dir poco» confermò Ron. «Si rotolano nei galeoni! Non vedo l’ora di andarCi. Non siamo ancora stati in Diagon Alley: mamma vuole che Ci sia anche papà, per ragioni di sicurezza, e lui ha un sacco di lavoro al Ministero, ma sembra proprio un gran bel posto».
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Secondo Silente è più faCile perdonare gli altri quando si sbagliano che quando hanno ragione» intervenne Hermione. «Ho sentito che lo diceva a tua madre, Ron».
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «AcCi… lezioni private con Silente!» ripeté Ron, colpito. «Chissà perché…»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    La sua voce si smorzò. Harry lo vide scambiarsi un’occhiata con Hermione. Posò coltello e forchetta; il cuore gli batteva piuttosto forte, considerando che non stava facendo altro che star seduto a letto. Silente gli aveva detto di farlo… perché non ora? Fissò lo sguardo sulla forchetta, sCintillante al sole che gli pioveva in grembo, e disse: «Non so di preCiso perché mi dia lezioni private, ma credo che sia per via della profezia».
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Però secondo La Gazzetta del Profeta…» cominCiò Ron, ma Hermione lo zittì.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Il Profeta ha ragione» continuò Harry, alzando con grande sforzo lo sguardo su entrambi: Hermione era spaventata e Ron stupefatto. «Quella sfera di vetro che è andata in pezzi non era l’unica memoria della profezia. L’ho ascoltata per intero nell’uffiCio di Silente, è stata pronunCiata davanti a lui, quindi me l’ha potuta riferire. Secondo la profezia» Harry trasse un gran respiro, «sembra che io sia quello che deve ucCidere Voldemort… o perlomeno, pare che nessuno dei due possa vivere se l’altro sopravvive».
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Hermione!» urlarono Harry e Ron; il vassoio della colazione sCivolò a terra con gran fracasso.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    E in effetti videro un pugno minuscolo su una lunga molla usCire dall’estremità del cannocchiale.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Ce lo stavamo chiedendo, dopo che siamo tornati dal Ministero… naturalmente non volevamo parlartene, ma da quello che LuCius Malfoy aveva detto della profezia, che riguardava te e Voldemort, be’, abbiamo pensato che potesse essere qualcosa del genere… oh, Harry…» Lo fissò, poi mormorò: «Hai paura?»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Quando abbiamo sentito che Silente in persona veniva a prenderti, abbiamo pensato che ti avrebbe detto o mostrato qualcosa che c’entrava con la profezia» intervenne Ron accalorato. «E avevamo ragione, vero? Non ti darebbe lezioni se pensasse che sei spacCiato, non perderebbe tempo… deve essere convinto che hai una possibilità!»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Harry non stava ascoltando. Dentro di lui si diffondeva un tepore che non aveva niente a che fare con la luce del sole; sembrava che un duro blocco nel suo petto si stesse sCiogliendo. Sapeva che Ron e Hermione erano più spaventati di quanto lasCiassero trapelare, ma il solo fatto che fossero ancora lì al suo fianco, a pronunCiare parole di conforto, senza ritrarsi da lui come se fosse contaminato o pericoloso, valeva più di quanto avrebbe mai potuto spiegare.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Ma quando Harry scese dieCi minuti dopo, vestito e col vassoio vuoto, scoprì Hermione seduta al tavolo della cuCina in grande agitazione, mentre la signora Weasley cercava di attenuare la sua somiglianza con un mezzo panda.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Balzò in piedi e cominCiò a marCiare in tondo, torcendosi le mani.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «So che ho fatto un disastro in Antiche Rune» borbottò Hermione febbrilmente, «sono sicura di aver sbagliato almeno una traduzione. E la parte pratica di Difesa contro le Arti Oscure non è andata affatto bene. Al momento m’era parso di essermela cavata in Trasfigurazione, ma ripensandoCi…»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Hermione, vuoi tapparti la bocca? Non sei l’unica a essere nervosa!» abbaiò Ron. «E quando avrai i tuoi dieCi ‘Eccezionale’…»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Zitto, zitto, zitto!» strillò Hermione isterica, agitando le mani. «Lo so che sono stata bocCiata in tutto!»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Che cosa succede se ti bocCiano?» chiese Harry a nessuno in particolare, ma fu di nuovo Hermione a rispondere.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    A Harry si attorCigliò lo stomaco. Avrebbe voluto mangiare meno a colazione.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «A Beauxbatons» disse Fleur in tono soddisfatto, «fasCiamo tutto diverso. Io ponso che è melio. FasCiamo gli exami dopo sei anni di studi, invesce che sCinque, e poi…»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Le parole di Fleur vennero soffocate da un urlo: Hermione indicava qualcosa oltre la finestra della cuCina. Tre puntolini neri erano chiaramente visibili nel Cielo, e diventavano sempre più grandi.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Sono deCisamente gufi» ansimò Ron, e corse alla finestra accanto a Hermione.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Uno per Ciascuno» sussurrò terrorizzata Hermione. «Oh no… oh no… oh no…»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    La signora Weasley si insinuò tra loro e aprì la finestra della cuCina. Uno, due, tre, gli allocchi planarono sul tavolo in una fila ordinata. Tutti e tre sollevarono la zampa destra.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    In cuCina nessuno parlò. Finalmente Harry riuscì a slegare la busta. La aprì in fretta e dispiegò la pergamena.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Voti di bocCiatura:
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Harry lesse parecchie volte la pergamena, e il suo respiro si calmò a ogni lettura. Era tutto a posto: sapeva già che sarebbe stato bocCiato in Divinazione, e non aveva alcuna possibilità di passare Storia della Magia, visto che era crollato a metà esame, ma in tutto il resto era stato promosso! Fece scorrere il dito lungo la lista dei voti… era andato bene in Trasfigurazione ed Erbologia, e aveva preso addirittura ‘Oltre Ogni Previsione’ in Pozioni! E soprattutto, aveva ‘Eccezionale’ in Difesa contro le Arti Oscure!
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «BocCiato solo in Divinazione e Storia della Magia, e chissenefrega?» annunCiò allegramente a Harry. «Ecco… facCiamo cambio…»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Io… non male» rispose Hermione con una voCina.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Oh, andiamo» fece Ron. Si avviCinò a lei e le strappò i risultati di mano. «Sicuro… nove ‘Eccezionale’ e un ‘Oltre Ogni Previsione’ in Difesa contro le Arti Oscure». La guardò un po’ divertito e un po’ irritato. «Sei proprio delusa, vero?»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Be’, adesso siamo pronti per il M.A.G.O.!» esclamò Ron con un sorriso. «Mamma, Ci sono altre salsicce?»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Harry tornò a guardare i suoi risultati. Erano buoni, secondo le sue aspettative. Provò solo una piccolissima fitta di rimpianto… Era la fine della sua ambizione di diventare un Auror: non era riusCito a ottenere il voto richiesto in Pozioni. Sapeva da sempre che non ce l’avrebbe fatta, ma sentì lo stesso un buco nello stomaco riguardando quella piccola ‘O’ nera.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Era strano, davvero, visto che era stato un Mangiamorte camuffato il primo a dire a Harry che sarebbe potuto diventare un buon Auror, ma in qualche modo l’idea si era impadronita di lui, e non riusCiva proprio a pensare a un altro futuro. In più, gli era sembrato davvero il suo destino da quando aveva ascoltato la profezia un mese prima… Nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive… Non sarebbe stato all’altezza della profezia, e non avrebbe offerto a se stesso la miglior probabilità di sopravvivere, se si fosse unito a quei maghi altamente speCializzati il cui mestiere era trovare e ucCidere Voldemort?
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

   Harry rimase entro i confini del giardino della Tana per le poche settimane che seguirono. Passò gran parte delle giornate a giocare a Quidditch due contro due nell’orto dei Weasley (lui e Hermione contro Ron e Ginny; Hermione era tremenda e Ginny brava, quindi erano ragionevolmente equilibrati) e le serate a mangiare triple porzioni di tutto Ciò che la signora Weasley gli metteva davanti.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Sarebbe stata una perfetta vacanza felice se non fosse stato per le storie di scomparse, strani inCidenti e anche morti che ormai apparivano quasi ogni giorno sul Profeta. A volte Bill e il signor Weasley riportavano le notizie prima che fossero pubblicate sui giornali. E con gran dispiacere della signora Weasley, i festeggiamenti per il sedicesimo compleanno di Harry furono funestati dagli spaventosi eventi comunicati da Remus Lupin, scarno e cupo, con i capelli castani abbondantemente striati di grigio e gli abiti più strappati e rattoppati che mai.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «I Dissennatori hanno attaccato ancora» annunCiò, mentre la signora Weasley gli passava una grossa fetta di torta. «Ed è stato scoperto il corpo di Igor Karkaroff in una capanna, su a nord. Ci avevano messo il Marchio Nero… Be’, francamente mi stupisco che Karkaroff sia rimasto in vita per un anno intero dopo aver abbandonato i Mangiamorte. Mi ncordo che il fratello di Sirius, Regulus, ha resistito solo qualche giorno».
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Sì, be’» intervenne la signora Weasley acCigliata, «magari dovremmo parlare d’al…»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Hai sentito di Florian FortebracCio, Remus?» si intromise Bill, al quale Fleur continuava a versare vino. «Quello che aveva…»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Ci si rivolge agli altri artigiani» rispose Lupin. «Ma Olivander era il migliore, e se quelli l’hanno preso non è una bella cosa per noi».
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Vuol dire che sei alla pari con i prefetti!» gridò Hermione allegra. «Puoi usare il nostro bagno speCiale, adesso, e tutto il resto!»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «AcCidenti, mi ricordo quando Charlie ne aveva uno così» disse Ron, osservando il distintivo con gioia. «È fantastico, Harry, sei il mio Capitano… sempre che tu mi prenda di nuovo in squadra, ah ah…»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Be’, a questo punto non possiamo rimandare ancora per molto il giro a Diagon Alley» sospirò la signora Weasley, studiando la lista dei libri di Ron. «Ci andremo sabato, se tuo padre non avrà ancora da lavorare. Io senza di lui non mi muovo».
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Perché, secondo te FortebracCio e Olivander sono andati in vacanza?» scattò la signora Weasley, infiammandosi all’istante. «Se credi che la sicurezza sia roba da ridere puoi restare a casa, e le tue cose te le prendo io…»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «No, no, vengo, voglio vedere il negozio di Fred e George!» esclamò preCipitosamente Ron.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Allora metti la testa a posto, ragazzo, prima che io deCida che sei troppo immaturo per venire con noi!» lo sgridò sua madre. Afferrò l’orologio, con tutte le nove lancette ancora puntate su pericolo mortale,e lo mise in equilibrio su una pila di strofinacCi appena lavati. «E questo vale anche per il ritorno a Hogwarts!»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Ron si voltò a fissare Harry sbalordito mentre la signora Weasley sollevava il cesto della biancheria e l’orologio traballante e usCiva come una furia dalla stanza.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «AcCidenti… qui non si può più fare nemmeno una battuta…»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Questo è di Harry, idiota»rispose Bill. «Te l’ho preso dalla segreta, Harry, perché per il pubblico al momento Ci vogliono Cinque ore per ritirare il denaro, i folletti hanno irrigidito molto le regole di sicurezza. Due giorni fa Arkie Philpott si è ritrovato una Sonda Sensitiva su per il… be’, credimi, così è più semplice».
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Era un giorno nuvoloso e fosco. Quando usCirono di casa allacCiandosi i mantelli, una delle auto speCiali del Ministero della Magia, nella quale Harry aveva già viaggiato una volta, li stava aspettando sul viale.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «È bello che papà possa usarle di nuovo» disse Ron soddisfatto, allungandosi con voluttà mentre l’auto si allontanava dalla Tana a un’andatura regolare, e Bill e Fleur salutavano con la mano dalla finestra della cuCina. Lui, Harry, Hermione e Ginny erano tutti seduti larghi e comodi sull’ampio sedile posteriore.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Non farCi l’abitudine, è solo per via di Harry» ribatté il signor Weasley senza voltarsi. Era seduto davanti con la signora Weasley e l’autista del Ministero: il sedile anteriore si era cortesemente allargato a forma di divano. «Gli è stata garantita una copertura di massima sicurezza. E avremo un’ulteriore scorta al Paiolo Magico».
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Harry non commentò; non gli piaceva molto l’idea di fare compere Circondato da un battaglione di Auror. Aveva ficcato il Mantello dell’Invisibilità nello zaino e pensava che, se Silente lo riteneva una protezione adeguata, il Ministero doveva fare altrettanto, anche se a pensarCi bene non era sicuro che il Ministero sapesse del Mantello.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Eccovi arrivati» annunCiò l’autista dopo un tempo sorprendentemente breve, rallentando in Charing Cross Road e fermandosi davanti al Paiolo Magico. «Quanto vi fermerete, più o meno?»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Harry scrutò fuori dal finestrino; il suo cuore fece una capriola. Non c’erano Auror in attesa davanti alla locanda, ma la sagoma gigantesca e barbuta di Rubeus Hagrid, il guardiacacCia di Hogwarts. Indossava una lunga pellicCia di castoro e appena vide Harry fece un enorme sorriso, ignorando gli sguardi stupiti dei passanti Babbani.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Harry!» tuonò, stringendolo in un abbracCio da spezzare le ossa. «Fierobecco… Cioè Alisecco, volevo dire… se lo vedi, ragazzo, è così felice che è di nuovo libero…»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Già, come ai vecchi tempi, no? Sai, il Ministero voleva mandare un mucchio di Auror, ma Silente Ci ha detto che bastavo io» fece Hagrid fiero, gonfiando il petto e infilandosi i polliCi nelle tasche. «Su, andiamo, allora… dopo di voi, Molly, Arthur…»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Tom annuì cupo e tornò ad asCiugare i bicchieri; Harry, Hermione, Hagrid e i Weasley attraversarono la sala e usCirono nel gelido cortiletto sul retro, dove c’erano i bidoni dell’immondizia. Hagrid alzò l’ombrello rosa e batté su un certo mattone nel muro, che si aprì subito per far posto a un arco, che dava su una tortuosa via acCiottolata. Oltrepassarono l’ingresso e si fermarono a osservare la scena.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Diagon Alley era cambiata. Le colorate, sCintillanti vetrine stracolme di libri di magia, ingredienti di pozioni e paioli erano sparite, interamente coperte da grandi cartelloni del Ministero della Magia. La maggior parte dei cupi annunCi erano ingrandimenti delle istruzioni del Ministero distribuite nel corso dell’estate, ma altri recavano foto in bianco e nero di pericolosi Mangiamorte ricercati. Bellatrix Lestrange sghignazzava dalla facCiata della farmaCia più viCina. Alcune vetrine erano sprangate, comprese quelle della gelateria di Florian FortebracCio. D’altro canto, lungo la strada era sorto un certo numero di banchetti dall’aria squallida. Il più viCino, costruito subito fuori dal Ghirigoro sotto una sudiCia tenda a righe, aveva un’insegna di cartone appesa davanti:
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Amuleti. EfficaCi contro Lupi Mannari, Dissennatori e Inferi
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Un piccolo mago dall’aria sCiatta agitava verso i passanti manCiate di simboli d’argento appesi a catene.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Sì, ma adesso non arrestare nessuno, tesoro, siamo di fretta» ribatté la signora Weasley, consultando nervosamente una lista. «Meglio andare prima da Madama McClan, Hermione vuole una nuova veste elegante e dall’uniforme di Ron spunta un po’ troppa caviglia, e anche tu avrai bisogno di cose nuove, Harry, sei tanto cresCiuto… Andiamo, tutti quanti…»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Sarà un po’ strettirlo là dentro, se Ci entriamo tutti» disse Hagrid fermandosi davanti al negozio di Madama McClan e chinandosi per spiare dalla vetrina. «Io sto di guardia qua fuori, va bene?»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Così Harry, Ron e Hermione entrarono insieme nel negozietto. A prima vista sembrava vuoto, ma la porta si era appena richiusa alle loro spalle quando sentirono una voce familiare levarsi da dietro una fila di lucCicanti uniformi verde e blu.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Un adolescente dal pallido volto appuntito e dai capelli di un biondo quasi bianco apparve da dietro la fila di divise con indosso un bel completo verde scuro che sCintillava di spilli attorno all’orlo e ai bordi delle maniche. Si avviCinò allo specchio e si studiò; passò qualche istante prima che notasse Harry, Ron e Hermione riflessi dietro di lui. I suoi occhi verde chiaro si serrarono.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    NarCissa Malfoy uscì da dietro la fila di vestiti.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Davvero?»chiese Harry. Fece un passo avanti e scrutò il lisCio volto arrogante che, nonostante il pallore, somigliava tanto a quello della sorella. Ormai era alto come lei. «Cosa fa, va a chiamare un po’ di amiCi Mangiamorte per farCi fuori?»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Ma Harry non abbassò la sua. NarCissa Malfoy fece un sorriso sgradevole.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Ehi, guardi, adesso non c’è! Perché non Ci prova? Forse riusCiranno a trovarle una cella doppia ad Azkaban, insieme a quel Cialtrone di suo marito!»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Malfoy scattò verso Harry, ma inCiampò nella veste troppo lunga. Ron scoppiò a ridere.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Non preoccuparti, Draco» ribatté NarCissa, posandogli le bianche dita sottili sulla spalla per trattenerlo. «Vedrai che Potter sarà riunito al suo caro Sirius prima che io mi riunisca a LuCius».
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Harry, no!» gemette Hermione, afferrandogli il bracCio e cercando di abbassarglielo a forza. «Rifletti… non devi… finirai nei guai…»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Madama McClan rimase incerta per un attimo, poi deCise di comportarsi come se non stesse succedendo nulla, nella speranza che non succedesse. Si chinò verso Malfoy, che ancora fissava torvo Harry.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Credo che questa manica sinistra potrebbe essere accorCiata un altro po’, caro, lasCia che…»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Hai ragione, Draco» rispose NarCissa con uno sguardo sprezzante a Hermione. «Ora che ho visto il genere di fecCia che frequenta questo posto… meglio andare da Telami e Tarlatane».
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    E con questo i due usCirono dal negozio; prima però Malfoy fece in modo di urtare Ron più forte che poteva.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Come no» fece Hagrid, imperturbabile. «Ma non Ci verrebbe certo in mente di far cagnara in mezzo a Diagon Alley, Harry, non Ci pensare a loro».
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Siete tutti a posto?» chiese la signora Weasley. «Comprato i vestiti? Bene, allora possiamo fare un salto in farmaCia e all’Emporio del Gufo sulla strada per Fred e George… state viCini, ora…»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Né Harry né Ron comprarono niente in farmaCia, visto che non avrebbero più studiato Pozioni, ma entrambi acquistarono grosse confezioni di noCi per Edvige e Leotordo all’Emporio del Gufo. Poi, con la signora Weasley che controllava l’orologio ogni minuto, fecero un altro tratto di strada in cerca di Tiri Vispi Weasley, il negozio di scherzi di Fred e George.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Non abbiamo molto tempo»disse la signora Weasley. «Quindi daremo solo un’occhiata veloce e poi subito in macchina. Dovremmo esserCi quasi, quello è il numero novantadue… novantaquattro…»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    In contrasto con le squallide facCiate dei negozi soffocate dai manifesti, le vetrine di Fred e George colpivano come uno spettacolo di fuochi d’artifiCio. I passanti si voltavano a guardarle, e alcune persone stupefatte si erano fermate, come paralizzate. La vetrina di sinistra riluceva di un assortimento di oggetti che giravano su se stessi, esplodevano, lampeggiavano, rimbalzavano e strillavano: a Harry lacrimavano gli occhi alla sola vista. La vetrina di destra era coperta da un poster gigante, viola come quelli del Ministero, ma stampato a gialle lettere lampeggianti:
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Lui e Harry entrarono per primi. Era stipato di clienti; Harry non riusCiva ad avviCinarsi agli scaffali. Si guardò intorno, osservando gli scatoloni accatastati fino al soffitto: erano le Merendine Marinare che i gemelli avevano perfezionato durante il loro ultimo, incompiuto anno a Hogwarts. Harry notò che il Torrone Sanguinolento era assai richiesto, dato che ne restava solo una confezione ammaccata sullo scaffale. C’erano bidoni pieni di bacchette trabocchetto, dalle più economiche (che si limitavano a trasformarsi in polli di gomma o mutande quando venivano agitate) alle più costose (che picchiavano l’incauto possessore sulla testa e sul collo), e scatole di piume nelle varietà Autoinchiostrante, Autocorreggente e Rispostapronta. Un varco si aprì tra la folla e Harry si spinse fino al banco, dove un gruppo di festanti bambini di dieCi anni osservava un minuscolo omino di legno che saliva i gradini di una vera forca, il tutto sopra una scatola che reCitava: ‘Impiccato Rimpiccabile — Se sbagli si impicca!’
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Hermione era riusCita a insinuarsi fino a un grosso espositore viCino al banco e leggeva le informazioni sul retro di una scatola con l’immagine coloratissima di un bel ragazzo e di una ragazza in estasi sul ponte di una nave pirata.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «’Un semplice incantesimo ed entrerete in un sogno a occhi aperti lungo trenta minuti, di alta qualità e assolutamente realistico, faCile da inserire in una tìpica lezione scolastica e virtualmente inintercettabile (gli effetti collaterali includono espressione vacua e rivolo di bava). Vietata la vendita ai minori di sediCi anni’. Sai» commentò Hermione guardando Harry, «questa è davvero magia straordinaria!»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Oh, acCidenti, me n’ero dimenticato» fece Fred. «Ecco…»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Certo che no» rispose Fred incoraggiante. «Vieni, Harry, ti facCio fare un giro».
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Harry lasCiò Hermione a spalmarsi la pasta sull’occhio e seguì Fred verso il fondo del negozio, dove vide un espositore di giochi di prestigio con le carte e le corde.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Trucchi magiCi Babbani!» esclamò allegramente Fred. «Per fissati come papà, sai, che adorano la roba Babbana. Non si guadagna granché, ma è un introito regolare, sono di moda… Oh, ecco George…»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Gli fai fare il giro? Vieni nel retro, Harry, è qui che si fanno i soldi sul serio… Prova a sgraffignare qualcosa, tu, e non pagherai solo in galeoni!» aggiunse minacCioso, rivolto a un bambinetto che ritrasse rapido la mano dal tubo che diceva: ‘Marchi Neri Commestibili — Nausea Garantita!’
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Non Ci si crede quanta gente Ci sia, anche impiegati del Ministero, che non sa fare un Sortilegio Scudo decente» spiegò George. «Naturalmente non hanno avuto te come maestro, Harry».
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Vero… be’, pensavamo che i Cappelli Scudo fossero una roba da ridere. Sai, sfidi il tuo compagno a stregarti mentre lo indossi e guardi la facCia che fa quando il sortilegio ti rimbalza addosso. Ma il Ministero ne ha comprati Cinquecento per tutto il personale di rinforzo! E continuiamo a ricevere ordini enormi!»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «… Cioè, non sarebbero di grande aiuto contro le Maledizioni Senza Perdono, ma per stregonerie o malefiCi minori e medi…»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «E poi abbiamo pensato di espanderCi in tutta l’area della Difesa contro le Arti Oscure, perché è un bel giro di soldi» continuò George entusiasta. «Questo è forte. Guarda, Polvere Buiopesto, la importiamo dal Perù. Ottima per una fuga rapida».
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Tieni» disse George: ne afferrò un paio e li lanCiò a Harry.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «C’è un cliente che cerca un calderone finto, signor Weasley e signor Weasley» annunCiò.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Harry trovò molto strano sentir chiamare Fred e George ‘signor Weasley’, ma loro non batterono Ciglio.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Qui non paghi» chiarì Fred deCiso, facendo cenno a Harry di mettere via i soldi.
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    «Sei stato tu a finanziarCi, non l’abbiamo dimenticato» disse George. «Prendi quello che vuoi e ricordati solo di dire in giro dove l’hai preso, se te lo chiedono».
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    George sparì oltre la tenda per occuparsi dei clienti e Fred riaccompagnò Harry nella parte prinCipale del negozio, dove scoprirono Hermione e Ginny ancora immerse nella contemplazione dei Sognisvegli Brevettati.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Ragazze, non avete ancora visto i nostri prodotti speCiali Tumistreghi?» chiese Fred. «Seguitemi, signore…»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    ViCino alla vetrina c’era una gamma di prodotti rosa shocking attorno ai quali alcune ragazze ridacchiavano entusiaste. Hermione e Ginny si ritrassero sospettose.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Ginny sollevò un sopracCiglio, scettica. «Funzionano?»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «… e il fasCino della ragazza» concluse George, ricomparso all’improvviso al loro fianco. «Ma a nostra sorella non li vendiamo»aggiunse, improvvisamente serissimo, «visto che ha già Cinque ragazzi in pista, da quello che abbiamo…»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Annullaforuncoli Garantito DieCi Secondi» rispose Fred. «Ottimo su tutto, dai brufoli ai punti neri, ma non cambiare discorso. È vero o no che stai con un certo Dean Thomas?»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Sì che è vero» rispose Ginny. «E l’ultima volta che l’ho visto era deCisamente uno, non Cinque. Quelle cosa sono?»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Puffole Pigmee» disse George. «Ne vendiamo tantissime, non facCiamo in tempo ad allevarle. E un tale Michael Corner?»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Ginny si voltò a guardarlo, le mani sui fianchi. Aveva un Cipiglio così da signora Weasley che Harry fu sorpreso che Fred non facesse un passo indietro.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Fanno tre galeoni, nove falCi e uno zellino» contò Fred, osservando le numerose scatole tra le bracCia di Ron. «SganCia».
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Ed è nostra la roba che ti stai portando via. Tre galeoni e nove falCi. Ti facCio lo sconto dello zellino».
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Ma io non ho tre galeoni e nove falCi
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Ron lasCiò cadere parecchie scatole, imprecò e fece un gestacCio a Fred che purtroppo fu intercettato dalla signora Weasley, riapparsa proprio in quel momento.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Guarda, sono così dolCi…»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Chissà dov’è la sua mammina?» osservò Harry, acCigliato.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «È riusCito a liberarsene, a quanto pare» aggiunse Ron.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Harry non rispose: era troppo impegnato a riflettere. NarCissa Malfoy non avrebbe lasCiato volentieri da solo il suo prezioso figlio; Malfoy doveva aver fatto una bella fatica per liberarsi dalle sue grinfie. Harry, conoscendolo e detestandolo, era certo che il motivo non poteva essere innocente.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Andiamo!» la inCitò Ron. Hermione esitò ancora un attimo, poi s’infilò sotto il Mantello con Harry e Ron. Nessuno li vide sparire; erano tutti troppo concentrati sui prodotti di Fred e George. Il terzetto oltrepassò la porta più veloce che poté, ma quando furono in strada Malfoy era scomparso.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Svelti, o lo perderemo» li inCitò Harry, accelerando.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Ci vedranno i piedi!» fece Hermione preoccupata, mentre il Mantello sbatacchiava attorno alle loro caviglie; era molto più diffiCile nasconderCisi tutti e tre, adesso.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Hermione gli diede un pizzicotto sul bracCio.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Possiamo!» rispose Ron, ecCitato. «Aspettate… acCidenti…»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Fece cadere un paio delle scatole che aveva sottobracCio per trafficare con quella più grande.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Fantastico!» esclamò Hermione mentre Ron sbrogliava i lunghi fili color carne e cominCiava a infilarli verso il fondo della porta. «Oh, spero che questa porta non sia Imperturbabile…»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    AvviCinarono le teste. Dalle estremità dei fili la voce di Malfoy proveniva forte e chiara, come attraverso una radio.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Be’, senza vederlo, temo che sarà un lavoro molto diffiCile, forse impossibile. Non posso garantire nulla».
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Questo lo deCido io» lo interruppe Malfoy. «Ora è meglio che vada. E non dimentichi di tenere quello al sicuro, ne avrò bisogno».
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Sinister fece un inchino profondo come quello che aveva fatto tempo prima a LuCius Malfoy.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Un attimo dopo, la campanella sulla porta tintinnò forte e Malfoy uscì dal negozio, molto soddisfatto. Passò così viCino a Harry, Ron e Hermione che loro sentirono il Mantello svolazzare di nuovo attorno alle ginocchia. Dentro il negozio, Sinister era immobile, il suo sorriso untuoso era sparito. Sembrava preoccupato.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Non so» rispose Harry, meditabondo. «Vuole che qualcosa venga riparato… e vuole che gli si tenga da parte qualcosa che c’è là dentro… Siete riusCiti a vedere che cosa indicava quando ha detto ‘quello’?»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Ma Hermione era già usCita da sotto il Mantello. Si controllò i capelli nel riflesso del vetro, poi entrò nel negozio, facendo tintinnare un’altra volta la campanella. Ron infilò di nuovo in tutta fretta le Orecchie Oblunghe sotto la porta e passò uno dei fili a Harry.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Buongiorno, mattinata orribile, vero?» esordì vivacemente Hermione. Sinister non rispose ma le lanCiò un’occhiata sospettosa. Canticchiando allegra, Hermione avanzò nel caos di oggetti in mostra.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Se hai milleCinquecento galeoni» rispose Sinister freddo.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «SediCi galeoni».
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Hermione non se lo fece ripetere, e corse all’usCita con Sinister alle calcagna. La campanella tintinnò, Sinister sbatté la porta e appese il cartello ‘Chiuso’.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Ron e Hermione battibeccarono per tutta la strada di ritorno ai Tiri Vispi Weasley, dove furono costretti a smettere per sgattaiolare inosservati alle spalle di un’assai preoccupata signora Weasley e di Hagrid, che si erano accorti della loro assenza. Una volta dentro il negozio, Harry nascose il Mantello dell’Invisibilità nello zaino e si unì ai due amiCi quando, in risposta alle accuse della signora Weasley, sostennero di essere stati tutto il tempo nella stanza sul retro, dove lei sicuramente non aveva guardato bene.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

   Harry passò gran parte dell’ultima settimana di vacanze rimuginando sul comportamento di Malfoy in Nottum Alley. Ciò che più lo turbava era la sua espressione soddisfatta all’usCita dal negozio: niente che rendesse Malfoy così felice poteva essere buono. Con sua vaga irritazione, tuttavia, né Ron né Hermione sembravano incuriositi quanto lui dalle attività di Malfoy; o almeno, dopo qualche giorno si stufarono di parlarne.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Sì, ti ho già detto che hai ragione, era sospetto, Harry» ripeté Hermione con una certa impazienza. Era seduta sul davanzale della camera di Fred e George con i piedi appoggiati su uno scatolone, e solo a malincuore aveva alzato lo sguardo dalla sua nuova copia di Traduzione Runica Avanzata. «Ma non abbiamo detto che potrebbero esserCi un sacco di spiegazioni?»
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Forse ha rotto la sua Mano della Gloria» rispose Ron in tono distratto, cercando di raddrizzare i rametti storti della coda del suo manico di scopa. «Ti ricordi che aveva il bracCio tutto piegato?»
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Malfoy vendicarsi? Che cosa può farCi
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Non ti fa male la Cicatrice, vero?» chiese Ron, teso.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Malfoy? Ha sediCi anni, Harry! Credi che Tu-Sai-Chi permetterebbe a Malfoy di unirsi a loro?»
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Madama McClan! Lei non l’ha toccato, ma lui ha strillato e ha scostato il bracCio quando voleva tirargli su la manica. Era il bracCio sinistro. L’hanno segnato col Marchio Nero».
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Be’…» cominCiò Ron, deCisamente perplesso.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Irritato, ma assolutamente certo di avere ragione, Harry afferrò una pila di divise da Quidditch sporche e uscì; la signora Weasley insisteva da giorni perché non aspettassero l’ultimo momento per lavare le loro cose e preparare i bagagli. Sul pianerottolo urtò Ginny, che tornava nella sua stanza con una pila di vestiti puliti.
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    «Al momento eviterei di andare in cuCina» lo avvertì. «C’è un sacco di Flebo in giro».
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Starò attento a non inCiamparCi» sorrise Harry.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    E in effetti quando entrò in cuCina scoprì Fleur seduta al tavolo, lanCiata nei progetti per il suo matrimonio con Bill, mentre la signora Weasley, di malumore, teneva d’occhio un mucchio di patate autosbucCianti.
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    «Ah, Harry!» esclamò la signora Weasley, interrompendo il monologo di Fleur. «Bene, volevo parlarti delle misure per il viaggio a Hogwarts di domani. Abbiamo di nuovo delle auto del Ministero, e Ci saranno Auror ad attenderCi alla stazione…»
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Ci sarà anche Tonks?» chiese Harry, consegnandole la divisa da Quidditch.
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    «Si è lasCiata ondare, quella Tonks» considerò Fleur, osservando il proprio stupefacente riflesso sul retro di un cucchiaino. «Un gronde errore, secondo me…»
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    «Sì, grazie mille»la interruppe di nuovo la signora Weasley aCida. «È meglio se ti sbrighi, Harry, voglio che i bauli siano pronti stasera, se possibile, così non avremo il solito delirio dell’ultima ora».
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    E in effetti la partenza la mattina dopo filò più lisCia del solito. Le auto del Ministero li trovarono già in attesa davanti alla Tana con i bauli pronti, il gatto di Hermione Grattastinchi rinchiuso al sicuro nel suo cestino da viaggio; e Edvige, Leotordo e Arnold, la nuova Puffola Pigmea viola di Ginny, nelle loro gabbie.
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    «Au revoir, Arrì» gorgogliò Fleur con voce roca, salutandolo con un baCio. Ron corse avanti, speranzoso, ma Ginny sporse il piede e lui cadde lungo disteso nella polvere ai piedi di Fleur. Furente, tutto rosso e impolverato, corse in macchina senza salutare.
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    Non c’era Hagrid ad aspettarli allegramente alla stazione di King’s Cross. Al suo posto, quando le auto si fermarono due barbuti Auror con la facCia tetra in scuri completi Babbani si fecero avanti e scortarono dentro il gruppo senza una parola.
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    «Svelti, svelti, oltre la barriera»disse la signora Weasley, un po’ confusa da quell’austera effiCienza. «È meglio che Harry vada per primo, con…»
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    Scoccò uno sguardo interrogativo a uno degli Auror, che fece un breve cenno d’assenso, prese Harry per il bracCio e cercò di condurlo verso la barriera tra i binari nove e dieCi.
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    «So camminare, grazie» sbottò Harry irritato, liberando il bracCio dalla presa dell’Auror. Spinse il carrello direttamente contro la massicCia barriera, ignorando il suo silenzioso compagno, e un attimo dopo si ritrovò sul binario nove e tre quarti, dove l’Espresso per Hogwarts rosso scarlatto eruttava vapore sulla folla.
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    Hermione e i Weasley lo raggiunsero dopo qualche secondo. Senza consultare il tetro Auror, Harry fece cenno a Ron e Hermione di seguirlo lungo il marCiapiede, in cerca di uno scompartimento vuoto.
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    «Meglio che saliate subito, allora, vi restano solo pochi minuti» li inCitò la signora Weasley consultando l’orologio. «Be’, passa un bel quadrimestre, Ron…»
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    Harry Ci aveva riflettuto con calma ed era giunto alla conclusione che, se doveva dirlo a qualcuno, il signor Weasley era la persona giusta; primo perché lavorava al Ministero e quindi era nella posizione migliore per indagare, secondo perché pensava che non Ci fossero troppi rischi che s’infuriasse.
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    «Harry, per favore. Stai parlando con l’uomo che ha cresCiuto Fred e George».
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    «È andato da Magie Sinister» continuò Harry. «Ha cominCiato a strapazzare Sinister in persona perché lo aiutasse a riparare una cosa, e perché gliene conservasse un’altra… Apparentemente dello stesso genere di quella da riparare. Come se fossero una coppia. E…»
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    «C’è qualcos’altro. Abbiamo visto Malfoy fare un salto di un metro quando Madama McClan ha cercato di toccargli il bracCio sinistro. Credo che sia stato tatuato col Marchio Nero. Credo che abbia sostituito suo padre come Mangiamorte».
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    «Ma cosa ne sappiamo noi di quello che Lei-Sa-Chi farebbe o non farebbe?» chiese Harry rabbioso. «Signor Weasley, mi scusi, ma non vale la pena di indagare? Se Malfoy vuole che qualcosa venga aggiustato, e ha bisogno di minacCiare Sinister perché lo facCia, probabilmente è qualcosa di Oscuro o pericoloso, no?»
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    «A essere sincero ne dubito, Harry» rispose lentamente il signor Weasley. «Vedi, quando LuCius Malfoy è stato arrestato, abbiamo perquisito la sua casa. Abbiamo portato via tutto Ciò che avrebbe potuto essere pericoloso».
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    Harry si mise a correre e i signori Weasley lo aiutarono a caricare il baule. Chiuse con un gran tonfo la porta del vagone mentre già il treno cominCiava a muoversi.
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    «Allora, caro, verrai da noi a Natale, abbiamo già sistemato tutto con Silente, quindi Ci vediamo presto» esclamò la signora Weasley al di là del finestrino. «Stai bene e…»
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    Il treno prese veloCità.
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    Harry salutò con la mano finché il treno non imboccò la prima curva e i signori Weasley scomparvero. Poi si voltò per vedere dov’erano finiti gli altri. Immaginò che Ron e Hermione fossero chiusi nella carrozza dei prefetti, ma Ginny era nel corridoio a chiacchierare con alcune amiche, così Harry si mosse verso di lei, trasCinando il baule.
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    I ragazzi lo fissavano spudoratamente, schiacCiando perfino la facCia contro il vetro degli scompartimenti. Harry si era aspettato una nuova ondata di bocche aperte e occhi spalancati dopo tutte quelle storie sul ‘Prescelto’ sulla Gazzetta del Profeta,ma la sensazione di essere sotto un riflettore non gli piaceva. Batté sulla spalla di Ginny.
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    «Mi dispiace, Harry, ho promesso a Dean che l’avrei raggiunto» rispose lei cordiale. «Ci vediamo dopo».
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    «Sì, certo» fece Harry. La vide allontanarsi, i lunghi capelli rossi che le danzavano sulle spalle, e provò uno strano moto d’irritazione: si era talmente abituato a lei durante l’estate che aveva quasi dimenticato che Ginny non frequentava lui, Ron e Hermione a scuola. Poi batté le palpebre e si guardò intorno: era Circondato da ragazze ipnotizzate.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Ciao, Harry!»lo salutò una voce familiare alle sue spalle.
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    «Neville!» esclamò Harry sollevato, e si voltò verso il ragazzo dalla facCia tonda che si faceva largo verso di lui.
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    «Ciao, Harry» fece eco una ragazza coi capelli lunghi e grandi occhi velati, un passo dietro Neville.
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    «Luna, Ciao, come stai?»
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    «Molto bene, grazie» rispose Luna. Stringeva al petto una rivista; in prima pagina si annunCiava a grosse lettere un paio di Spettrocoli in regalo.
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    «Sì, pensavo che la nonna si sarebbe arrabbiata per tutta quella pubbliCità»rispose Neville, «invece era davvero contenta. Dice che cominCio a essere all’altezza di mio padre, finalmente. Mi ha comprato una bacchetta nuova, guarda!»
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    «Ciliegio e crine di unicorno» spiegò fiero. «Probabilmente è una delle ultime vendute da Olivander, è sparito il giorno dopo… Oh, torna qui, Oscar!»
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    «Quest’anno faremo ancora le nostre riunioni dell’ES, Harry?» chiese Luna, staccando un paio di occhiali psichedeliCi dalla rivista.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Non serve adesso che Ci siamo liberati della Umbridge, no?»rispose Harry, sedendosi.
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    «Anch’io mi divertivo alle riunioni» confermò Luna, serena. «Era come avere degli amiCi».
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Era uno dei commenti imbarazzanti tipiCi di Luna, che infondevano in Harry un misto di pena e disagio. Tuttavia, prima che potesse replicare, fuori dallo scompartimento si sentì un crescendo di voCi: un gruppo di ragazze del quarto anno parlava e ridacchiava oltre il vetro.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Ciao, Harry, io sono Romilda, Romilda Vane» si presentò a voce alta e sicura. «Perché non vieni nel nostro scompartimento? Non sei obbligato a stare con loro»aggiunse con un sussurro sonoro, indicando il sedere di Neville che spuntava di nuovo da sotto il sedile mentre lui dava la cacCia a Oscar, e Luna che coi suoi Spettrocoli sembrava un multicolore gufo demente.
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    «Loro sono amiCi miei» ribatté Harry gelido.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «La gente si aspetta che tu abbia degli amiCi più in gamba di noi» disse Luna, dimostrando ancora una volta il suo talento per la sincerità imbarazzante.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «È una cosa molto carina da dire» commentò Luna con un gran sorriso. Si aggiustò gli Spettrocoli sul naso e si acCinse a leggere Il Cavillo.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Harry rise, a disagio, e portò al più presto il discorso sui risultati del G.U.F.O. Neville prese a reCitare i suoi voti e a chiedersi se avrebbe potuto iscriversi a un M.A.G.O. in Trasfigurazione con un solo ‘Accettabile’, ma Harry lo guardava senza ascoltare.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    L’infanzia di Neville era stata rovinata da Voldemort quanto la sua, ma Neville non aveva idea di quanto fosse arrivato viCino ad avere il destino di Harry. La profezia avrebbe potuto riferirsi all’uno o all’altro, eppure, per le sue personali, imperscrutabili ragioni, Voldemort aveva scelto di credere che alludesse a Harry.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Se avesse fatto l’altra scelta, ora sarebbe stato Neville ad avere la Cicatrice a forma di saetta e a sopportare il peso della profezia… o no? La madre di Neville sarebbe morta per salvarlo, come Lily per Harry? Certo che sì… ma se non fosse riusCita a frapporsi tra suo figlio e Voldemort? Allora non Ci sarebbe stato nessun ‘Prescelto’? Un posto vuoto dove ora sedeva Neville e un Harry senza Cicatrice che sarebbe stato baCiato e abbracCiato dalla propria madre, e non da quella di Ron?
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Un Gorgosprizzo… sono invisibili, ti entrano nelle orecchie e ti confondono il cervello» spiegò. «Pensavo di averne visto uno sfrecCiare qui intorno».
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Agitò le mani in aria, come per scacCiare grosse falene invisibili. Harry e Neville si scambiarono uno sguardo e si affrettarono a parlare di Quidditch.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Vorrei tanto che il carrello si spicCiasse, muoio di fame». Ron sospirò, sprofondando nel sedile accanto a Harry e accarezzandosi lo stomaco. «Ciao, Neville, Ciao, Luna. Indovina un po’?» aggiunse, rivolto a Harry. «Malfoy non è in servizio come prefetto. Sta seduto nel suo scompartimento con gli altri Serpeverde, l’abbiamo visto passando».
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Harry si rizzò a sedere, incuriosito. Non era da Malfoy rinunCiare all’opportunità di sfoggiare i suoi poteri di prefetto, di cui aveva allegramente abusato per tutto l’armo prima.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Il solito» rispose Ron con indifferenza, facendo un gesto volgare con la mano. «Non è da lui, però… Cioè, questo sì» e rifece il gestacCio, «ma perché non è là fuori a fare il bullo con quelli del primo anno?»
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Ma prima che riusCisse a esporre la sua teoria, la porta dello scompartimento si riapri e una ragazza del terzo anno entrò, senza fiato.
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    «Devo consegnare questi a Neville P-PaCiock e Harry P-Potter» balbettò tutta rossa, incroCiando lo sguardo di Harry. Tese loro due Cilindri di pergamena legati con un nastrino viola. Perplessi, Harry e Neville li presero e la ragazza uscì barcollando.
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    «Non lo so» fece Harry, il che non era proprio vero, anche se non aveva ancora la prova che la sua intuizione fosse corretta. «Senti» disse, colto all’improvviso da un’idea geniale, «andiamoCi col Mantello dell’Invisibilità, così possiamo dare una buona occhiata a Malfoy e capire che intenzioni ha».
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    Ma non fu possibile: i corridoi, affollati di ragazzi che aspettavano il carrello, erano impraticabili col Mantello. Harry, dispiaCiuto, lo ripiegò e lo ripose nello zaino: sarebbe stato bello indossarlo anche solo per evitare tutti quegli sguardi, che dalla mattina sembravano essersi ulteriormente intensificati. Alcuni studenti usCivano di corsa dal proprio scompartimento solo per guardarlo meglio; Cho Chang invece, quando lo vide arrivare, sfrecCiò dentro il suo. Harry la vide immersa in un’ostentata conversazione con la sua amica Manetta, cui uno spesso strato di fondotinta non nascondeva del tutto la fioritura di strani foruncoli sul viso. Con una smorfia, Harry proseguì.
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    «Harry, ragazzo mio!» esclamò Lumacorno, balzando in piedi appena lo vide. Il suo vasto ventre coperto di velluto parve riempire tutto lo spazio vuoto, e la pelata e i grandi baffoni argentei sCintillavano al sole quanto i bottoni d’oro del panCiotto. «Che piacere, che piacere! E tu devi essere il signor PaCiock!»
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    Neville annuì, spaventato. A un gesto di Lumacorno, si sedettero di fronte a lui nei due soli posti vuoti, i più viCini alla porta. Harry osservò i loro compagni. Riconobbe un Serpeverde del loro anno, un alto ragazzo nero con gli zigomi pronunCiati e lunghi occhi obliqui; c’erano anche due ragazzi del settimo anno che non conosceva e, strizzata nell’angolo accanto a Lumacorno, con l’aria di non sapere bene come mai era finita lì, Ginny.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Zabini non diede segno di riconoscerli né li salutò, e nemmeno Harry o Neville lo fecero: gli studenti di Grifondoro e Serpeverde si detestavano per prinCipio.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «… e questa affasCinante signorina dice di conoscervi!»concluse Lumacorno.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Bene, è un piacere straordinario» continuò Lumacorno in tono intimo. «Un’opportunità per conoscervi un po’ meglio. Ecco, prendete un tovagliolo. Mi sono portato il pranzo da casa, il carrello, se ricordo bene, Ci va pesante con le Bacchette di Liquirizia, e il sistema digestivo di un povero vecchio non regge… un po’ di fagiano, Belby?»
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    Purtroppo Belby aveva appena addentato un grosso boccone di fagiano; nella fretta di rispondere a Lumacorno lo inghiottì, diventò paonazzo e cominCiò ad annaspare.
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    «Tu invece, Cormac» disse, «so che vedi spesso tuo zio Tiberius, perché ha una magnifica foto di voi due a cacCia di Nogtail nel Norfolk, giusto?»
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    «Oh sì, Ci siamo divertiti» rispose McLaggen. «Ci siamo andati con Bertie Higgs e Rufus Scrimgeour… prima che diventasse Ministro, ovviamente…»
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    «Ah, conosCi anche Bertie e Rufus?» chiese Lumacorno con un gran sorriso, facendo girare un vassoietto di tartine; chissà come, Belby venne saltato. «Allora dimmi…»
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    Era come Harry aveva sospettato. Tutti i presenti erano stati invitati perché avevano a che fare con qualche persona famosa o influente: tutti tranne Ginny. Zabini, interrogato dopo McLaggen, aveva per madre una strega di celebre bellezza (da quello che Harry riuscì a capire, si era sposata sette volte, e Ciascuno dei suoi mariti era morto in Circostanze misteriose lasCiandole montagne d’oro). Poi fu il turno di Neville: furono dieCi minuti molto diffiCili, perché i genitori di Neville, due noti Auror, erano stati torturati fino alla follia da Bellatrix Lestrange e da un paio di vecchi compari Mangiamorte. Alla fine, Harry ebbe l’impressione che Lumacorno avesse sospeso il giudizio, in attesa di capire se il ragazzo possedeva un po’ del talento dei genitori.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «E ora» proseguì Lumacorno, agitandosi sul sedile come un presentatore che annunCia il suo numero più brillante, «Harry Potter! Da dove cominCiare? Ho la sensazione di aver appena grattato la superfiCie quando Ci siamo incontrati quest’estate!»
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Naturalmente» continuò Lumacorno, osservando il ragazzo con attenzione, «sono anni che Circolano voCi… Mi ricordo quando… be’, dopo quella terribile notte… Lily… James… e tu sei sopravvissuto… e si diceva che tu avessi poteri straordinari…»
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    Zabini tossicchiò con divertito scettiCismo. Una voce arrabbiata si levò da dietro Lumacorno.
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    «Oh, Cielo!» ridacchiò Lumacorno tranquillamente, guardando Ginny che scrutava torva Zabini al di sopra del suo panCione. «Attento, Blaise! Ho visto questa signorina scagliare una meravigliosa Fattura Orcovolante mentre passavo dal suo scompartimento! Eviterei di contrariarla!»
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    «Comunque» proseguì Lumacorno, tornando a Harry, «tutte le voCi di questa estate… Naturalmente non si sa a che cosa credere, è noto che Il Profeta riporta notizie inattendibili, commette errori… ma pare Ci siano pochi dubbi, dato il numero di testimoni, sul fatto che c’è stato un bel caos al Ministero, e tu c’eri dentro fino al collo!»
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Harry, che non riusCiva a vedere una via d’usCita a meno di mentire spudoratamente, annuì ma non disse nulla. Lumacorno gli rivolse un gran sorriso.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Giusto» aggiunse Ginny con fermezza. «C’eravamo anche io e Neville, e tutta quella robacCia sul ‘Prescelto’… è solo Il Profeta che s’inventa le cose come al solito».
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Il pomeriggio passò noioso tra altri aneddoti su maghi illustri a cui Lumacorno aveva fatto da insegnante, tutti feliCissimi di unirsi a quello che definiva il ‘Lumaclub’ a Hogwarts. Harry non vedeva l’ora di andarsene, ma non sapeva come farlo educatamente. Infine il treno riemerse da un altro lungo tratto nebbioso dentro un tramonto rosso, e Lumacorno si guardò attorno, strizzando gli occhi davanti al crepuscolo.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Santo Cielo, è già buio! Non mi ero accorto che avevano acceso le lampade! È meglio se andate a cambiarvi, tutti quanti. McLaggen, devi passare a trovarmi e prendere in prestito quel libro sui Nogtail. Harry, Blaise… quando volete. Lo stesso vale per te, signorina» e strizzò l’occhio a Ginny. «Be’, andate, andate!»
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Meglio così che invitare uno perché sua mamma è famosa» commentò Harry, scrutando acCigliato la testa di Zabini, «o perché suo zio…»
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Ma si interruppe. Gli era appena venuta un’idea, sconsiderata ma potenzialmente meravigliosa… entro un minuto, Zabini sarebbe rientrato nello scompartimento dei Serpeverde del sesto anno e Malfoy sarebbe stato lì, convinto che lo sentissero solo i compagni Serpeverde… se solo Harry fosse riusCito a entrare non visto dietro di lui, che cosa avrebbe potuto vedere o sentire? Vero, restava ancora un breve tratto di viaggio — la stazione di Hogsmeade doveva essere a meno di mezz’ora, a giudicare dall’aspetto selvaggio dello scenario che lampeggiava dai finestrini — ma nessun altro sembrava prendere sul serio i suoi sospetti, quindi stava a lui dimostrarne la fondatezza.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Ci vediamo più tardi» disse sottovoce. Estrasse il Mantello dell’Invisibilità, lo dispiegò e se lo gettò addosso.
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    «Dopo!» rispose Harry, sfrecCiando dietro Zabini più silenziosamente possibile, anche se lo sferragliare del treno rendeva superflua tanta cautela.
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    I corridoi erano quasi vuoti, ora. Tutti erano tornati alle loro carrozze per indossare le divise scolastiche e preparare i bagagli. Nonostante gli stesse alle calcagna, Harry non fu abbastanza rapido da sCivolare nello scompartimento quando Zabini aprì la porta, e dovette infilare in fretta il piede per impedirgli di richiuderla.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Harry afferrò la maniglia e spinse forte; Zabini, ancora aggrappato alla maniglia, cadde in grembo a Gregory Goyle. Nella confusione che seguì Harry s’infilò nello scompartimento, balzò sul sedile momentaneamente vuoto di Zabini e si issò sulla reticella portabagagli. Fu una fortuna che Goyle e Zabini si ringhiassero addosso, attirando l’attenzione di tutti, perché Harry era quasi sicuro che il Mantello, ondeggiando, gli avesse scoperto piedi e caviglie; addirittura, per un terribile istante aveva creduto di vedere gli occhi di Malfoy seguire la sua scarpa da tennis che sfrecCiava verso l’alto, ma poi Goyle chiuse la porta con violenza e si tolse di dosso Zabini, che cadde al proprio posto tutto scompigliato, Vincent Tiger tornò al suo fumetto e Malfoy, sogghignando, si distese su due sedili con la testa in grembo a Pansy Parkinson. Harry rimase scomodamente rannicchiato sotto il Mantello per assicurarsi che ogni centimetro del suo corpo restasse nascosto, e osservò Pansy accarezzare i lisCi capelli biondi sulla fronte di Malfoy con il sorriso compiaCiuto di chi pensa che chiunque sarebbe stato felice di trovarsi al suo posto. Le lanterne che dondolavano dal soffitto gettavano una luce vivida sulla scena: Harry riusCiva a leggere ogni singola parola del fumetto di Tiger, proprio sotto di lui.
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    «Solo ingraziarsi la gente ben ammanicata» rispose Zabini, che continuava a guardare torvo Goyle. «Non che sia riusCito a trovarne molta».
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    «… e PaCiock, Potter e la ragazza Weasley» concluse Zabini.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Ha invitato PaCiock?»
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    «Be’, suppongo di sì, visto che PaCiock era lì» rispose Zabini indifferente.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Che cos’ha PaCiock che possa interessare Lumacorno?»
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    «Potter, quel tesoro di Potter, ovvio che voleva dare un’occhiata al Prescelto» sogghignò Malfoy, «ma quella Weasley! Che cos’ha lei di tanto speCiale?»
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    «Piace a un sacco di ragazzi» disse Pansy, osservando la reazione di Malfoy con la coda dell’occhio. «Anche tu pensi che sia carina, no, Blaise? E sappiamo tutti che sei tanto diffiCile!»
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Non toccherei una sudiCia piccola traditrice di sangue come lei per quanto carina possa essere» ribatté Zabini gelido, e Pansy parve soddisfatta. Malfoy le si ridistese in grembo e le permise di ricominCiare ad accarezzargli i capelli.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Io non conterei su un invito» intervenne Zabini. «Appena sono arrivato mi ha chiesto del padre di Nott. Erano vecchi amiCi, a quanto pare, ma quando ha sentito che era stato arrestato al Ministero non è parso contento, e Nott non è stato invitato. Non credo che Lumacorno sia interessato ai Mangiamorte».
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Malfoy era arrabbiato, ma riuscì a mettere insieme una risata straordinariamente priva di allegria.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Be’, chissenefrega. Che cos’è, a pensarCi bene? Solo uno stupido insegnante». Sbadigliò vistosamente. «Voglio dire, può darsi che il prossimo anno io non sia nemmeno a Hogwarts, che cosa me ne importa se piacCio o no a un vecchio grasso relitto?»
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Rannicchiato sulla reticella sotto il suo Mantello, Harry sentì il cuore battere più forte. Che cosa avrebbero detto Ron e Hermione? Tiger e Goyle guardavano Malfoy stupefatti: evidentemente non avevano la minima idea dei suoi progetti più grandi e più importanti. Perfino Zabini aveva concesso a una vaga curiosità di intaccare la sua facCia sprezzante. Pansy riprese ad accarezzare lentamente i capelli di Malfoy, stordita.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Mia madre vuole che io porti a termine la mia istruzione, ma io non lo trovo importante, di questi tempi. Voglio dire, pensateCi… quando il Signore Oscuro salirà al potere, baderà a quanti G.U.F.O. o M.A.G.O. uno ha preso? Certo che no… dipenderà tutto dal genere di servigi che ha ricevuto, dal livello di devozione che gli è stato dimostrato».
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «E tu credi di poter fare qualcosa per lui?» gli chiese Zabini, pungente. «A sediCi anni e senza nemmeno aver preso il diploma?»
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Tiger e Goyle stavano a bocca aperta come due docCioni. Pansy fissava Malfoy come se niente e nessuno le avesse mai ispirato tanta reverenza.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Harry era così impegnato a fissarlo che non si accorse che Goyle si protendeva per prendere il suo baule: mentre lo tirava giù, colpì Harry forte sulla tempia. Lui si lasCiò sfuggire un gemito e Malfoy alzò lo sguardo verso la reticella, acCigliato.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Harry non aveva paura di Malfoy, ma non gli andava di essere scoperto lì, nascosto sotto il Mantello dell’Invisibilità, da un gruppo di ostili Serpeverde. Con gli occhi ancora lacrimanti e la testa che pulsava, estrasse la bacchetta, attento a non scostare il Mantello, e attese, trattenendo il fiato. Con suo sollievo, Malfoy parve deCidere di aver solo immaginato quel rumore; si infilò la divisa come gli altri, chiuse il baule e mentre il treno rallentava sussultando si allacCiò il nuovo, pesante mantello da viaggio.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Pansy uscì. Ora Harry e Malfoy erano soli nello scompartimento. I ragazzi sfilavano fuori dalla porta e scendevano sul binario buio. Malfoy abbassò le tende, poi si chinò sul suo baule e lo riaprì.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Harry sbirCiò oltre il bordo della retina, col cuore che batteva ancora più veloce. Che cos’era che Malfoy aveva voluto nascondere a Pansy? Stava per mostrare il misterioso oggetto rotto che era tanto importante riparare?
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Senza preavviso, Malfoy aveva puntato la bacchetta contro Harry, che rimase paralizzato all’istante. Come al rallentatore, si ribaltò oltre la reticella e cadde ai piedi di Malfoy con un tonfo doloroso che scosse il pavimento, il Mantello dell’Invisibilità impigliato sotto il corpo ora del tutto visibile, le gambe ancora assurdamente raccolte in quella scomoda posizione rannicchiata. Non poteva muovere un muscolo; riuscì solo ad alzare lo sguardo su Malfoy, che fece un gran sorriso.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Non credo che ti troveranno prima che il treno sia tornato a Londra» sussurrò. «Ci vediamo, Potter… o forse no».
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    E premurandosi di calpestargli le dita, Malfoy uscì dallo scompartimento.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

   Harry non riusCiva a muovere un muscolo. Rimase disteso sotto il Mantello dell’Invisibilità sentendosi scorrere il sangue caldo e bagnato sul volto, ascoltando le voCi e i passi nel corridoio. Il suo primo pensiero fu che qualcuno avrebbe certamente controllato gli scompartimenti prima che il treno ripartisse. Ma sopravvenne immediatamente la scoraggiante consapevolezza che, se anche qualcuno avesse guardato nello scompartimento, non l’avrebbe visto né udito. La sua unica speranza era che qualcuno entrasse e inCiampasse su di lui.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    Harry non aveva mai odiato tanto Malfoy come in quel momento, disteso lì come un’assurda tartaruga rivoltata sul dorso, col sangue che gli gocCiolava nauseante nella bocca aperta. In che situazione stupida si era ficcato… e adesso gli ultimi passi si allontanavano; tutti marCiavano lungo il binario scuro là fuori; sentiva il grattare dei bauli e il rumoroso brusio delle chiacchiere.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    Cercò di fare un rumore, anche un grugnito, ma era impossibile. Poi si ricordò che alcuni maghi, come Silente, sapevano fare incantesimi senza parlare, così cercò di Appellare la sua bacchetta ripetendo le parole AcCio bacchetta! più e più volte nella mente, ma non successe nulla.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    Gli parve di sentire il frusCio degli alberi che Circondavano il lago, e il remoto tubare di un gufo, ma nessun suono che indicasse una ricerca in corso, e nemmeno (si disprezzò un po’ per averlo sperato) voCi di panico che si chiedessero dov’era finito Harry Potter. La disperazione lo assalì: immaginava il corteo di carrozze trasCinate dai Thestral che saliva lentamente verso la scuola e le risate soffocate in quella di Malfoy, che raccontava ai compagni Serpeverde il suo attacco a Harry.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    Poi sentì il Mantello sCivolargli di dosso e una voce sopra di lui dire: «Ciao, Harry».
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    Ci fu un lampo di luce rossa e il corpo di Harry si scongelò; riuscì a trasCinarsi in una più dignitosa posizione seduta, a ripulire in fretta dal sangue il volto ammaccato e ad alzare la testa, per vedere Tonks che reggeva il Mantello.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «SbrighiamoCi a usCire di qui» disse lei, mentre i finestrini del treno si oscuravano per il vapore e il convoglio si metteva in moto. «Vieni, saltiamo giù».
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    Harry la seguì di corsa nel corridoio. Tonks aprì la porta e balzò sul marCiapiede, che pareva sCivolare sotto di loro mentre il treno guadagnava veloCità. Harry la imitò, barcollò appena quando atterrò, poi si raddrizzò in tempo per vedere la lucente locomotiva scarlatta accelerare, affrontare la curva e sparire.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Non c’è problema» replicò Tonks senza sorridere. Da quanto Harry riusCiva a vedere al buio, aveva gli stessi capelli color topo e l’aria depressa di quando si erano incontrati alla Tana. «Posso ripararti il naso, se stai fermo».
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    Harry non apprezzò granché la proposta; aveva in mente di andare da Madama Chips, l’infermiera, nella quale riponeva un po’ più di fiduCia riguardo agli Incantesimi di Guarigione, ma gli sembrava sgarbato dirlo, così rimase immobile e chiuse gli occhi.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Mi sono accorta che non eri sceso dal treno e sapevo che avevi il Mantello. Ho pensato che ti stessi nascondendo per qualche ragione. Quando ho visto le tende abbassate in quello scompartimento ho deCiso di controllare».
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Ma che cosa Ci fai qui, comunque?» domandò ancora Harry.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Ci sei solo tu di stanza qui, o…»
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    Si trasCinarono su per il viale buio e deserto, seguendo le tracce fresche lasCiate dalle carrozze. Harry guardò Tonks in tralice da sotto il Mantello. L’anno prima era curiosa (fin troppo, in certi momenti), pronta alle risate, e con la battuta faCile. Ora sembrava più vecchia e molto più seria e determinata. Era a causa degli eventi al Ministero? Un po’ imbarazzato, pensò che Hermione gli avrebbe suggerito di dirle qualcosa di consolatorio su Sirius, che non era stata affatto colpa sua, ma non Ci riuscì. Non l’accusava minimamente della morte di Sirius; non era colpa sua più che di chiunque altro (e molto meno che di Harry), ma non gli andava di parlare di Sirius se poteva farne a meno. E così continuarono a marCiare in silenzio nella notte fredda, col lungo mantello di Tonks che frusCiava sul terreno.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    Poiché era sempre salito al castello in carrozza, Harry non aveva mai capito bene quanto fosse lontana Hogwarts dalla stazione di Hogsmeade. Con enorme sollievo vide infine le alte colonne ai due lati dei cancelli, Ciascuna col suo Cinghiale alato in Cima. Aveva freddo, fame e una gran voglia di lasCiarsi alle spalle questa nuova, cupa Tonks. Ma quando protese una mano per aprire i cancelli, scoprì che erano chiusi da catene.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Alohomora!»esclamò fiduCioso, puntando la bacchetta sul lucchetto, ma non successe nulla.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «No che non potresti» rispose lei in tono piatto. «Ci sono fatture anti-intrusìone dappertutto. La sicurezza è stata aumentata un sacco quest’estate».
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «D’accordo» ribatté Harry, che cominCiava a essere seccato dalla sua mancanza di collaborazione. «Allora dovrò dormire qui fuori e aspettare domattina».
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    Una lanterna dondolava lontano, ai piedi del castello. Harry fu così lieto di vederla che sentì di poter sopportare perfino i rimproveri asmatiCi di Gazza e le sue tirate su come la puntualità sarebbe migliorata con la regolare applicazione di schiacCiapolliCi. Fu solo quando la brillante luce gialla fu a tre metri da loro, e Harry si fu tolto il Mantello dell’Invisibilità, che riconobbe, con un fiotto di puro odio, il naso adunco e i lunghi, unti capelli neri di Severus Piton.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Bene, bene, bene» sogghignò. Estrasse la bacchetta e diede un solo colpo al lucchetto: le catene strisCiarono via e i cancelli si aprirono Cigolando. «Carino da parte tua farti vedere, Potter, anche se evidentemente a tuo giudizio indossare la divisa scolastica è lesivo della tua immagine».
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Non ho potuto cambiarmi, non avevo il…» cominCiò Harry, ma Piton lo interruppe.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Non c’è bisogno che aspetti, Ninfadora. Potter è deCisamente… sì… al sicuro nelle mie mani».
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Il mio messaggio era per Hagrid» rispose Tonks, acCigliata.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Hagrid era in ritardo per il banchetto, proprio come Potter, quindi l’ho ricevuto io. E tra parentesi» aggiunse Piton, facendosi da parte per lasCiar entrare Harry, «ero curioso di vedere il tuo nuovo Patronus».
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    Le chiuse il cancello in facCia con un urto sonoro e picchiettò di nuovo le catene con la bacchetta, così che strisCiarono al loro posto tintinnando.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    Alla luce dondolante della lanterna, Harry colse di sfuggita sul viso di Tonks un’espressione insieme sCioccata e furente. Poi fu di nuovo inghiottita dall’oscurità.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Ci vediamo, Harry».
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    Piton non parlò per qualche minuto. Harry sentiva l’odio emanare a ondate dal proprio corpo, ondate così potenti che sembrava impossibile che Piton non se ne sentisse avvolto; non solo Harry lo detestava dal loro primo incontro, ma per di più, con il suo atteggiamento verso Sirius, Piton si era posto per sempre e irrevocabilmente al di là di ogni possibile perdono. Harry aveva avuto tutto il tempo di riflettere durante l’estate: qualunque cosa dicesse Silente, era convinto che le insinuazioni di Piton sul fatto che Sirius restasse nascosto, mentre il resto dell’Ordine della Fenice combatteva Voldemort, probabilmente erano state deCisive nello spingere Sirius a correre al Ministero la notte della sua morte. Harry si aggrappava a questa idea perché gli dava modo di incolpare Piton, cosa che lo consolava, e poi perché sapeva che, se qualcuno al mondo non era per nulla dispiaCiuto per la morte di Sirius, questi era l’uomo che ora camminava davanti a lui nel buio.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Cinquanta punti in meno per Grifondoro grazie al tuo ritardo, direi» cominCiò Piton. «E, fammi pensare, altri venti per il tuo abbigliamento Babbano. Sai, non credo che nessuna Casa abbia mai avuto un punteggio tanto negativo in così poco tempo: non siamo ancora arrivati al dolce. Forse hai stabilito un record, Potter».
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Avevi in mente un ingresso trionfale, suppongo» riprese Piton. «E senza auto volanti a disposizione hai deCiso che irrompere nella Sala Grande a metà banchetto sarebbe stato un bell’effetto teatrale».
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    Finalmente raggiunsero la scalinata del castello e mentre i grandi battenti di querCia si spalancavano sull’enorme Sala d’Ingresso lastricata, un’esplosione di chiacchiere, risate, piatti e bicchieri li accolse attraverso la porta della Sala Grande. Harry si chiese se doveva rimettersi il Mantello dell’Invisibilità, guadagnando così il proprio posto alla lunga tavola di Grifondoro (che purtroppo era la più lontana dalla Sala d’Ingresso) senza farsi notare.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    Harry si voltò e marCiò dritto oltre le porte aperte: qualunque cosa pur di allontanarsi da Piton. La Sala Grande, con i suoi quattro lunghi tavoli delle Case e il tavolo degli insegnanti sul fondo, era decorata come al solito da candele galleggianti che facevano sCintillare i piatti. Harry tuttavia vedeva solo un brillante alone confuso. Camminava così veloce che superò la tavola di Tassorosso prima che i ragazzi potessero cominCiare a fissarlo, e quando si alzarono in piedi per vederlo bene aveva già individuato Ron e Hermione, era sfrecCiato lungo le panche verso di loro e si era insinuato a forza tra i due.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Dove sei… Santo Cielo, che cosa ti sei fatto alla facCia?» chiese Ron, con gli occhi sgranati come tutti gli altri nelle viCinanze.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Ve lo spiego dopo» replicò lui, asCiutto. Sapeva che Ginny, Neville, Dean e Seamus erano lì in ascolto; perfino Nick-Quasi-Senza-Testa, il fantasma di Grifondoro, era arrivato fluttuando lungo la panca per origliare.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    Si protese oltre Ron per prendere un paio di cosce di pollo e una manCiata di patatine, ma prima che riusCisse ad afferrarle scomparvero, sostituite dai dolCi.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Ti sei perso lo Smistamento, comunque» disse Hermione, mentre Ron si lanCiava su una grossa torta al Cioccolato.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Il solito, direi… Ci ha consigliato di stare uniti per far fronte ai nemiCi».
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    Harry guardò verso la tavola degli insegnanti e fece un gran sorriso a Hagrid, che in effetti stava agitando la mano. Hagrid non riusCiva mai a comportarsi con la dignità della professoressa McGranitt, direttore della Casa di Grifondoro, la cui testa spuntava tra il suo gomito e la sua spalla, visto che erano seduti fianco a fianco, e che osservava con disapprovazione quel saluto entusiastico. Harry fu sorpreso di vedere l’insegnante di Divinazione, la professoressa Cooman, seduta all’altro lato di Hagrid; abbandonava di rado la sua stanza nella torre e lui non l’aveva mai vista al banchetto d’inizio anno. Era stravagante come al solito, tutta uno sCintillio di perline e sCialli drappeggiati, gli occhi enormemente dilatati dagli occhiali. Avendola sempre considerata un po’ un’impostora, Harry era rimasto sCioccato, alla fine dell’anno precedente, scoprendo che era lei l’autrice della profezia che aveva indotto Voldemort a ucCidere i suoi genitori e ad aggredire lui. Saperlo l’aveva reso ancora meno desideroso di ritrovarsi in sua compagnia, ma grazie al Cielo quell’anno non avrebbe più seguito Divinazione. Gli enormi occhi a fanale della professoressa Cooman ruotarono su Harry, che distolse in fretta lo sguardo per puntarlo sulla tavola di Serpeverde. Draco Malfoy stava mimando la rottura di un naso, in mezzo a risate roche e applausi. Harry abbassò lo sguardo sulla torta alla melassa, e si sentì di nuovo ribollire. Che cosa non avrebbe dato per sfidare Malfoy facCia a facCia…
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Come tutti gli altri» sbuffò Hermione. «La gente Ci ha fatto un interrogatorio, sul treno, eh, Ron?»
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Si è parlato molto di questo argomento anche tra i fantasmi» lo interruppe Nick-Quasi-Senza-Testa, reclinando verso Harry il capo a malapena unito al corpo, tanto che osCillò pericolosamente sulla gorgiera. «Io sono considerato un’autorità su Potter; è ben noto che siamo in rapporti amichevoli. Ho assicurato alla comunità degli spiriti che non ti tormenterò per avere informazioni, tuttavia. ‘Harry Potter sa che può confidarsi con me con la massima tranquillità’ ho detto loro. ‘Morirei piuttosto che tradire la sua fiduCia’».
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Ancora una volta dimostri la sensibilità di un’asCia smussata» ribatté Nick-Quasi-Senza-Testa in tono offeso. Si librò a mezz’aria e svolazzò via verso l’estremità della tavola di Grifondoro proprio mentre Silente si alzava dalla tavola degli insegnanti. Le chiacchiere e le risate nella Sala si zittirono quasi all’istante.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Buonissima serata a voi!» esordì il Preside con un gran sorriso, le bracCia aperte come a comprendere tutta quanta la Sala.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    Non fu la sola a notare la mano destra di Silente, nera e come priva di vita. Sussurri attraversarono la Sala; Silente, interpretandoli nel giusto modo, si limitò a sorridere e fece sCivolare la manica viola e oro sulla ferita.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Sembra morta» commentò Hermione con espressione nauseata. «Ma Ci sono ferite che non si possono guarire… vecchie maledizioni… e Ci sono veleni senza antidoto…»
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Siamo lieti di dare il benvenuto a un nuovo membro del corpo insegnante quest’anno. Il professor Lumacorno» e Lumacorno si alzò, la testa calva sCintillante alla luce delle candele, il grosso ventre foderato dal panCiotto che gettava un’ombra sulla tavola sotto di lui, «è un mio ex collega che ha accettato di riprendere il suo vecchio ruolo di insegnante di Pozioni».
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «No!» esclamò Harry, così forte che molte teste si voltarono dalla sua parte. Non Ci badò; fissava la tavola degli insegnanti, esasperato. Come era possibile che a Piton fosse stata assegnata la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure dopo tutto quel tempo? Non si sapeva da anni che Silente non si fidava di lui per quel ruolo?
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Era quello che credevo!» rispose Harry, frugando nella memoria per ricordare quando Silente gliene aveva parlato. Ma ora che Ci pensava, non riuscì a ricordare che Silente gli avesse mai detto quale materia avrebbe insegnato Lumacorno.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    Piton, seduto alla destra di Silente, non si alzò quando fu Citato, ma levò solo una mano in pigro ringraziamento per l’applauso della tavola di Serpeverde. Harry però fu certo di aver riconosCiuto il trionfo sul volto tanto detestato.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Quel lavoro è stregato. Nessuno dura più di un anno… Raptor è addirittura morto. Personalmente terrò le dita incroCiate sperando che anche Piton…»
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Harry!»lo riprese Hermione, sCioccata e severa.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    Silente si schiarì la gola. Harry, Ron e Hermione non erano i soli a parlottare; tutta quanta la Sala era esplosa in un ronzio di commenti alla notizia che finalmente Piton aveva realizzato il suo più grande desiderio. Apparentemente ignaro della natura sensazionale dell’annunCio che aveva appena dato, Silente non disse altro sulle nomine degli insegnanti, ma aspettò qualche secondo per ottenere assoluto silenzio prima di riprendere.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Ora, come tutti i presenti sanno, Lord Voldemort e i suoi seguaCi sono ancora una volta in libertà e riprendono forza».
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Non potrò mai sottolineare abbastanza quanto siano pericolose le attuali Circostanze, e quanta attenzione Ciascuno di noi a Hogwarts debba prestare per garantire la nostra sicurezza. Le difese magiche del castello sono state rafforzate durante l’estate, siamo protetti con mezzi nuovi e potenti, ma dobbiamo mantenere alto il livello di guardia contro le eventuali negligenze di studenti o di personale della scuola. Vi raccomando dunque di attenervi a tutte le restrizioni che i vostri insegnanti potrebbero imporvi, per quanto fastidiose vi appaiano: in particolare, il divieto di trovarvi fuori dai vostri letti di notte. Vi supplico, se doveste notare qualcosa di strano o sospetto dentro o fuori il castello, di riferirlo subito a un insegnante. Confido che vi comporterete sempre con il massimo rispetto per la sicurezza vostra e di tutti gli altri».
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    Con il solito grattare assordante, le panche furono ritirate e centinaia di studenti presero a scorrere fuori dalla Sala Grande verso i loro dormitori. Harry, che non aveva alcuna fretta di sfilare davanti a una folla occhieggiante, né di avviCinarsi a Malfoy tanto da consentirgli di raccontare di nuovo la storia del naso calpestato, rimase indietro, fingendo di riallacCiarsi la scarpa e lasCiando che gran parte dei Grifondoro lo superassero. Hermione era scattata in avanti per adempiere al suo dovere di prefetto e guidare i ragazzini del primo anno, ma Ron rimase con Harry.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    Harry glielo raccontò. Fu un chiaro segno della forza della loro amiCizia che Ron non ridesse.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Ero con Grop» disse Hagrid tutto felice. «Mi è scappato il tempo. Ci ha una casa nuova su sulle montagne adesso, Silente ce l’ha preparata, una bella caverna grande. È molto più contento di quando stava nella Foresta. Ci stavamo facendo una bella chiacchierata».
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Sul serio?» chiese Harry, facendo attenzione a non incroCiare lo sguardo di Ron; l’ultima volta che aveva incontrato il fratellastro di Hagrid, un feroce gigante con uno spiccato talento per sradicare gli alberi, il suo vocabolario comprendeva Cinque parole, e due non riusCiva a pronunCiarle bene.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Oh sì, è proprio migliorato» disse Hagrid fiero. «Roba da lasCiarvi secchi. Sto pensando di tirarlo su come mio assistente».
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    Ron sbuffò forte, ma riuscì a farlo passare per un violento starnuto. Ormai erano davanti all’enorme portone di querCia.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    Alzò il bracCio in un saluto affettuoso e uscì nell’oscurità.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Adoro essere al sesto anno. E avremo anche delle ore buche. Ore intere in cui potremo stare qui a rilassarCi».
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Quelle ore Ci serviranno per studiare, Ron!» lo rimbeccò Hermione mentre si avviavano lungo il corridoio.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Fermo!» esclamò Hermione, bloccando col bracCio un ragazzino del quarto anno che cercava di superarla con un disco verde aCido stretto in mano. «I Frisbee Zannuti sono proibiti, dammelo» gli intimò. Il ragazzino, acCigliato, consegnò il Frisbee ringhiante, passò sotto il bracCio di Hermione e raggiunse i suoi amiCi. Ron aspettò che sparisse, poi sfilò il Frisbee dalla presa di Hermione.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Le proteste di Hermione furono soffocate da una risatina acuta: Lavanda Brown evidentemente aveva trovato la battuta di Ron molto spiritosa. Li superò continuando a ridere e si voltò a guardare Ron, che sembrava piuttosto compiaCiuto.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Il soffitto della Sala Grande era di un azzurro sereno, macchiato da fragili nubi a Ciuffi, proprio come i rettangoli di Cielo visibili oltre le alte finestre a colonnine. Mentre si ingozzavano di porridge, uova e pancetta, Harry e Ron riferirono a Hermione dell’imbarazzante conversazione con Hagrid la sera prima.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Be’, in fondo sì» affermò Ron, mandando giù un uovo fritto intero. «Siamo stati quelli che si sono impegnati di più alle sue lezioni perché Ci piace Hagrid. Ma lui è convinto che Ci piacesse la sua stupida materia. Credi che qualcuno vorrà prendere un M.A.G.O.?»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Né Harry né Hermione risposero; non ce n’era bisogno. Sapevano benissimo che nessuno del loro anno voleva continuare a seguire Cura delle Creature Magiche. Evitarono lo sguardo di Hagrid e risposero con scarso entusiasmo al suo saluto allegro quando si alzò dalla tavola degli insegnanti dieCi minuti più tardi.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Hermione ricevette subito il via libera per continuare con Incantesimi, Difesa contro le Arti Oscure, Trasfigurazione, Erbologia, Aritmanzia, Antiche Rune e Pozioni, e filò via senza indugi alla lezione di Antiche Rune della prima ora. Neville impiegò un po’ più di tempo a sistemare le cose; la sua facCia tonda era preoccupata mentre la professoressa McGranitt studiava la sua domanda e poi consultava i risultati del G.U.F.O.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Erbologia va bene» disse lei. «La professoressa Sprite sarà felice di rivederti con un G.U.F.O. ‘Eccezionale’. E sei ammesso a Difesa contro le Arti Oscure con il tuo ‘Oltre Ogni Previsione’. Ma il problema è Trasfigurazione. Mi dispiace, PaCiock, ma un ‘Accettabile’ non basta per continuare fino al livello M.A.G.O., non riusCiresti a stare al passo con il programma».
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Mi dispiace, PaCiock, ma non posso ammetterti alle mie lezioni di M.A.G.O. Vedo però che hai preso ‘Oltre Ogni Previsione’ in Incantesimi… Perché non provi a prendere un M.A.G.O. in Incantesimi?»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Mia nonna pensa che Incantesimi sia una scelta faCile» borbottò Neville.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Tu scegli Incantesimi» disse la professoressa McGranitt, «e io manderò due righe ad Augusta per ricordarle che solo perché lei è stata bocCiata nel suo G.U.F.O. in Incantesimi, Ciò non vuol dire che la materia sia necessariamente inutile». Con un breve sorriso per l’espressione di lieta incredulità di Neville, la professoressa McGranitt colpì con la punta della bacchetta un orario in bianco e lo consegnò a Neville adeguatamente compilato.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Calì partì alla volta di Divinazione Cinque minuti dopo, un po’ abbattuta.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Sono certa che il professor Lumacorno potrà prestarteli» lo tranquillizzò lei. «Molto bene, Potter, ecco il tuo orario. Oh, tra l’altro, venti giovani di belle speranze si sono già iscritti alle selezioni per la squadra di Quidditch di Grifondoro. Ti passerò la lista a tempo debito e potrai fissare le prove a tuo piaCimento».
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Tornarono nella sala comune. C’erano solo Cinque o sei allievi del settimo anno, tra cui Katie Bell, l’unica giocatrice rimasta della squadra di Quidditch a cui Harry si era unito il primo anno.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Non dire sCiocchezze» rispose lui, «tu non hai bisogno di prove, sono Cinque armi che ti vedo giocare…»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Non fare così» lo ammonì lei. «Per quel che ne sai, là fuori Ci può essere qualcuno molto più bravo di me. Si sono rovinate delle ottime squadre perché i Capitani continuavano a far giocare la solita gente, o portavano in squadra i loro amiCi…»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Ron parve un po’ a disagio e cominCiò a giocare con il Frisbee Zannuto che Hermione aveva sequestrato al ragazzo del quarto anno. Quello sfrecCiò attraverso la sala comune ringhiando e tentando di staccare frammenti di tappezzeria. Grattastinchi lo seguì con i suoi occhi gialli, e soffiò quando il Frisbee si avviCinò troppo.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Un’ora dopo, lasCiarono a malincuore la sala comune inondata di sole per l’aula di Difesa contro le Arti Oscure, quattro piani più sotto. Hermione era già in coda, con una bracCiata di libri pesanti e l’aria distrutta.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Abbiamo una quantità di compiti di Rune» disse preoccupata quando Harry e Ron si unirono a lei. «Cinquanta centimetri di saggio, due traduzioni, e devo leggere questi per mercoledì!»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Aspetta» ribatté lei, rancorosa. «Scommetto che Piton Ci caricherà».
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Mentre parlava si aprì la porta dell’aula e Piton uscì nel corridoio, il volto olivastro incorniCiato come sempre da due tendine di unti capelli neri. Sulla coda calò un istantaneo silenzio.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Non vi ho chiesto di prendere i libri» esordì Piton, che chiuse la porta e andò a fronteggiare la classe da dietro la scrivania; Hermione ricacCiò in fretta la sua copia di Affrontare l’Informe nella borsa che ficcò sotto la sedia. «Voglio parlare con voi ed esigo la vostra massima attenzione».
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Finora avete avuto Cinque insegnanti di questa materia, mi sembra».
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Naturalmente, questi insegnanti avranno tutti avuto i loro metodi e le loro priorità. Data questa confusione sono sorpreso che tanti di voi abbiano rimediato un G.U.F.O. in questa materia. Sarò ancora più sorpreso se tutti voi riusCirete a tenere il passo con il lavoro per il M.A.G.O., che sarà molto più complicato».
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Piton prese a fare il giro della stanza, parlando a voce molto più bassa; i ragazzi tesero il collo per riusCire a vederlo.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Le Arti Oscure» continuò, «sono molte, varie, mutevoli ed eterne. Combatterle è come combattere un mostro con molte teste, il quale ogni volta che una testa viene mozzata ne fa ricrescere una ancora più feroce e astuta. Voi combatterete Ciò che è indeterminato, cangiante, indistruttibile».
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Le vostre difese» Piton alzò un po’ la voce, «devono dunque essere flessibili e fantasiose quanto le Arti che cercate di neutralizzare. Queste immagini» e ne indicò alcune passando, «danno un’onesta rappresentazione di Ciò che accade a coloro che subiscono, per esempio, la Maledizione CruCiatus» e agitò una mano verso una strega che strillava di dolore, «provano il BaCio del Dissennatore» (un mago con lo sguardo vacuo, afflosCiato e rannicchiato contro una parete), «o provocano l’aggressione dell’Inferius» (una massa sanguinolenta a terra).
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «… voi siete, credo, prinCipianti assoluti nell’uso degli incantesimi non verbali. Qual è il vantaggio di un incantesimo non verbale?»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    La mano di Hermione scattò in aria. Piton indugiò a guardare tutti gli altri, assicurandosi di non aver scelta, prima di dire in tono asCiutto: «Molto bene… signorina Granger?»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Anche se Piton non lo sapeva, l’anno prima Harry aveva insegnato ad almeno metà della classe (a tutti quelli che erano stati membri dell’ES) a eseguire un Sortilegio Scudo. Nessuno di loro, tuttavia, l’aveva mai fatto senza parlare. Ne seguì una certa quantità di scorrettezze. Molti ragazzi si limitarono a sussurrare la formula invece di reCitarla ad alta voce. Come al solito, entro dieCi minuti Hermione riuscì a respingere la Fattura Gambemolli borbottata da Neville senza pronunCiare una sola parola, impresa che le avrebbe meritato venti punti per Grifondoro da parte di qualunque insegnante normale, pensò Harry amareggiato, ma che Piton ignorò. Passeggiava tra loro mentre si eserCitavano, simile a un pipistrello troppo cresCiuto, e indugiò a osservare Harry e Ron che si arrabattavano a eseguire il compito.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Patetico, Weasley» commentò Piton dopo un po’. «Ecco… ti facCio vedere io…»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «In punizione, sabato sera nel mio uffiCio» disse Piton. «Non accetto l’impudenza da nessuno, Potter… nemmeno dal Prescelto».
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Non avresti dovuto» lo rimbrottò invece Hermione, guardando Ron acCigliata. «Che cosa ti è venuto in mente?»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Ha cercato di stregarmi, nel caso che non te ne sia accorta!» esclamò Harry, irritato. «Ne ho avuto abbastanza durante quelle lezioni di Occlumanzia! Perché non usa un’altra cavia, una volta tanto? E a che gioco gioca Silente, a lasCiargli insegnare Difesa? Ma l’avete sentito quando parlava delle Arti Oscure? Le adora! Tutta quella roba sull’indeterminato e indistruttibile…»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Sì, quando Ci hai raccontato com’è stato affrontare Voldemort. Hai detto che non era solo imparare a memoria un mucchio di formule, hai detto che eri solo tu con il tuo cervello e la panCia… Be’, non è lo stesso che ha detto Piton? Che in fondo si tratta solo di essere coraggiosi e mentalmente pronti?»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Oh, d’accordo. Speravo che fosse questo finesettimana…» Ma Harry non lo ascoltò: aveva appena riconosCiuto la sottile grafìa obliqua. LasCiando Sloper a metà frase, corse via con Ron e Hermione, srotolando la pergamena.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Vorrei cominCiare le nostre lezioni private questo sabato. Ti prego di venire nel mio uffiCio alle otto di sera. Spero che ti stia godendo il primo giorno di scuola.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    P.S. Mi piacCiono i Pallini ACidi.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Gli piacCiono i Pallini ACidi?» ripeté Ron perplesso, dopo aver letto il messaggio da sopra la spalla di Harry.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Quando arrivarono nel corridoio, videro che a continuare la materia fino al livello M.A.G.O. erano solo una deCina di ragazzi. Tiger e Goyle evidentemente non erano riusCiti a ottenere il voto richiesto al G.U.F.O., ma quattro Serpeverde ce l’avevano fatta, compreso Malfoy. C’erano poi quattro Corvonero e un Tassorosso, Ernie Macmillan, che a Harry era simpatico nonostante i suoi modi pomposi.
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    «Harry» lo accolse Ernie in tono solenne, tendendogli la mano, «non sono riusCito a parlarti stamattina a Difesa contro le Arti Oscure. Una buona lezione, ho pensato, ma i Sortilegi Scudo sono roba vecchia, naturalmente, per noi compari dell’ES… e voi come state, Ron… Hermione?»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Prima che potessero rispondere qualcosa più di ‘bene’, la porta della segreta si aprì e il panCione di Lumacorno sbucò fuori dall’aula. Il professore li guardò entrare uno a uno, i vasti baffoni da tricheco curvi sopra la bocca sorridente, e salutò Harry e Zabini con particolare entusiasmo.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    La segreta era, cosa alquanto insolita, già piena di fumi e strani odori. Ron e Hermione annusarono interessati passando accanto ai grandi calderoni ribollenti. I quattro Serpeverde si raggrupparono attorno a un tavolo, come i quattro Corvonero. Così Harry, Ron e Hermione divisero il tavolo con Ernie. Scelsero quello più viCino a un calderone dorato che esalava uno degli aromi più seducenti che Harry avesse mai inspirato: gli ricordava al tempo stesso la torta di melassa, l’odore di legno di un manico di scopa e quello dei fiori che poteva aver annusato alla Tana. A un tratto si accorse che il suo respiro era diventato lento e profondo, e che i vapori della pozione sembravano saziarlo come una bibita. Un’enorme contentezza lo pervase; fece un gran sorriso a Ron, che gli sorrise pigramente di rimando.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Bene, bene, bene…» cominCiò Lumacorno. La sua sagoma enorme tremava attraverso i densi vapori vibranti. «Fuori le bilance, tutti quanti, e gli ingredienti, e non dimenticate la vostra copia di Pozioni Avanzate…»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Io non ho il libro né la bilanCia né niente… e nemmeno Ron… Non sapevamo che avremmo potuto affrontare il M.A.G.O., sa…»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «E adesso» proseguì, tornando davanti alla classe e gonfiando il petto già sporgente, tanto che i bottoni del panCiotto minacCiarono di saltar via, «ho preparato un po’ di pozioni da farvi vedere, così per curiosità. È un esempio di Ciò che dovreste saper fare dopo aver completato il vostro M.A.G.O. Forse ne avete sentito parlare, anche se non le avete mai preparate. Qualcuno sa dirmi che cos’è questo?»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Indicò il calderone più viCino al tavolo di Serpeverde. Harry si alzò a metà e vide che conteneva qualcosa di simile ad acqua pura che ribolliva.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Molto bene, molto bene!» esclamò Lumacorno allegro. «Ora» riprese, indicando il calderone più viCino al tavolo dei Corvonero, «questa è piuttosto famosa… di recente è stata Citata con un certo rilievo in alcuni libricCini del Ministero… Chi sa…?»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Anche Harry aveva riconosCiuto la sostanza fangosa che bolliva lenta nel secondo calderone, ma non si irritò con Hermione per essersi presa il merito di rispondere; dopotutto era stata lei a prepararla quando facevano ancora il secondo anno.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Lo è. Sembra quasi sCiocco chiederlo» continuò Lumacorno, deCisamente colpito, «ma immagino che tu sappia che effetti ha…»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Esatto! L’hai riconosCiuta, immagino, dalla sua tipica luminosità madreperlacea…»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «E dal vapore che sale in caratteristiche spirali» proseguì Hermione con entusiasmo, «e dovrebbe avere un odore diverso per Ciascuno di noi, a seconda di Ciò che Ci attrae, e io sento aroma di erba appena tagliata e pergamena nuova e…»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Granger? Granger? Possibile che tu sia imparentata con Hector Dagworth-Granger, che ha fondato la Strastraordinaria SoCietà dei Pozionanti?»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «No, non credo, signore. Sono Babbana di nasCita».
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Be’, che cosa c’è di tanto speCiale?» sussurrò Ron, che chissà perché sembrava seccato. «Tu sei la più brava del nostro anno… Gliel’avrei detto anch’io, se me l’avesse chiesto!»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Hermione sorrise ma gli fece segno di tacere, per poter sentire Lumacorno. Ron era deCisamente contrariato.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «L’Amortentia non crea veramente l’amore, è ovvio. È impossibile confezionare o imitare l’amore. No, si limita a provocare una potente infatuazione od ossessione. Probabilmente è la pozione più pericolosa e potente in tutta questa stanza… oh, sì» ribadì, annuendo grave verso Malfoy e Nott che ostentavano una smorfia scettica. «Quando avrete vissuto a lungo quanto me, non sottovaluterete la potenza di un amore ossessivo… E adesso è ora di metterCi al lavoro».
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Signore, non Ci ha ancora detto che cosa c’è qui dentro» intervenne Ernie Macmillan, indicando un piccolo paiolo nero sulla scrivania di Lumacorno. La pozione all’interno sCiaguattava allegra: era del colore dell’oro fuso, e grosse gocce balzavano in superfiCie come pesCi, anche se non era traboccata nemmeno una stilla.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Oho»fece di nuovo Lumacorno. Harry era sicuro che non si fosse affatto scordato della pozione, ma che avesse aspettato la domanda per fare un po’ di teatro. «Sì. Quella. Be’, quella, signore e signori, è una pozionCina assai curiosa chiamata Felix FeliCis. Suppongo» e si rivolse con un sorriso a Hermione, che aveva rumorosamente trattenuto il fiato, «che lei conosca gli effetti della Felix FeliCis, signorina Granger».
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «È fortuna liquida» rispose Hermione ecCitata. «Rende fortunati!»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Tutta quanta la classe si drizzò sulle sedie. Ora Harry riusCiva a vedere solo il retro della bionda testa lisCia di Malfoy, che finalmente rivolgeva a Lumacorno tutta la sua attenzione.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Esatto. Altri dieCi punti per Grifondoro. Sì, è una pozionCina bizzarra, la Felix FeliCis» spiegò Lumacorno. «Assurdamente diffiCile da preparare, e disastrosa se si sbaglia. Tuttavia, se viene lavorata correttamente, come questa, scoprirete che tutti i vostri sforzi tendono ad avere successo… almeno finché l’effetto dura».
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Perché se presa in eccesso provoca stordimento, irrequietezza e un pericoloso eccesso di fiduCia in se stessi» rispose Lumacorno. «Il troppo stroppia, sapete… in grandi quantità è altamente tossica. Ma presa con parsimonia, e molto di rado…»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Due volte nella vita» rispose Lumacorno. «Una volta quando avevo ventiquattro anni, un’altra quando ne avevo Cinquantasette. Due cucchiai a colazione. Due giorni perfetti».
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Scrutò sognante in lontananza. Teatro o no, pensò Harry, l’effetto era riusCito.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «E questa pozione» riprese Lumacorno, evidentemente tornato sulla terra, «è Ciò che darò in premio alla fine di questa lezione».
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Calò un silenzio in cui ogni bolla e gorgoglio delle pozioni nei paioli parve amplificato di dieCi volte.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Una piccola bottiglietta di Felix FeliCis» disse Lumacorno, estraendo dalla tasca una minuscola bottiglia di vetro col tappo e mostrandola a tutti. «SuffiCiente per dodiCi ore di fortuna. Dall’alba al tramonto, sarete fortunati in qualunque cosa tenterete.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Ora, devo avvertirvi che la Felix FeliCis è una sostanza messa al bando nelle competizioni uffiCiali… negli eventi sportivi, per esempio, negli esami e alle elezioni. Quindi il vinCitore dovrà usarla solo in un giorno qualunque… e stare a vedere come quel giorno qualunque diventa straordinario! Allora» proseguì, improvvisamente vivace, «come farete a vincere il mio favoloso premio? Be’, andando a pagina dieCi di Pozioni Avanzate. Abbiamo ancora poco più di un’ora, nella quale dovrete mettere insieme un dignitoso tentativo di Distillato della Morte Vivente. So che è più complicata di qualunque cosa abbiate fatto prima, e non mi aspetto un risultato perfetto da nessuno. Chi farà meglio, tuttavia, vincerà questa piccola Felix. Forza!»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Ci fu un sonoro grattare mentre tutti avviCinavano a sé i paioli, e alcuni tonfi sonori quando i ragazzi cominCiarono a deporre i pesi sulle bilance, ma nessuno parlò. La concentrazione nella stanza era quasi palpabile. Harry vide Malfoy sfogliare febbrilmente il libro: era evidente che desiderava davvero per sé quel giorno fortunato. Harry si chinò rapido sul volume consunto che Lumacorno gli aveva prestato.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Con sua grande irritazione notò che il proprietario precedente aveva scarabocchiato tutte le pagine, tanto che i margini erano neri come le parti stampate. Dopo essersi chinato più in basso per deCifrare gli ingredienti (anche lì c’erano annotazioni e parole cancellate), Harry corse verso l’armadio delle scorte a prendere l’occorrente. Mentre tornava veloCissimo al calderone, vide Malfoy tagliuzzare radiCi di valeriana più rapidamente che poteva.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Tutti spiavano quello che facevano gli altri, un vantaggio e uno svantaggio di Pozioni: era diffiCile tenere segreto il proprio lavoro. Entro dieCi minuti, la stanza era piena di vapore bluastro. Hermione, naturalmente, sembrava più avanti di tutti gli altri. La sua pozione somigliava già al ‘liquido omogeneo color ribes nero’ menzionato come l’ideale stadio intermedio.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Finito di tritare le sue radiCi, Harry si chinò di nuovo sul libro. Era davvero seccante dover deCifrare le istruzioni sotto tutti gli stupidi scarabocchi del proprietario precedente, che per qualche ragione aveva messo in discussione l’ordine di tagliare il Fagiolo Sopoforoso e aveva trascritto un’istruzione alternativa: SchiacCiare con il piatto di un pugnale d’argento: il succo scaturisce in modo migliore.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Professore, credo che lei abbia conosCiuto mio nonno, Abraxas Malfoy».
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Harry alzò lo sguardo; Lumacorno stava passando viCino al tavolo dei Serpeverde.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    E si allontanò. Harry tornò a curvarsi sul calderone con un ghigno. Sapeva che Malfoy si era aspettato di essere considerato come lui o Zabini: forse aveva anche sperato in un trattamento preferenziale come quello che gli aveva sempre riservato Piton. Sembrava che invece dovesse contare su nient’altro che il proprio talento per ottenere la bottiglietta di Felix FeliCis.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Il Fagiolo Sopoforoso si stava dimostrando molto diffiCile da tagliare. Harry si rivolse a Hermione.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Harry schiacCiò il fagiolo raggrinzito col piatto del pugnale. Con suo stupore, liberò all’istante molto più succo di quanto pensava ne potesse contenere. Lo versò tutto in fretta nel calderone e con sua sorpresa la pozione diventò subito della preCisa sfumatura di lilla descritta dal manuale.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Come hai fatto?» gli chiese Hermione, rossa in facCia, coi capelli sempre più crespi per via dei vapori; la sua pozione era ancora deCisamente viola.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Dall’altra parte del tavolo, Ron imprecava sottovoce; la sua pozione sembrava liquirizia liquida. Harry si guardò attorno. A quanto riusCiva a vedere, nessuna delle altre pozioni era diventata chiara come la sua. Si sentì euforico, cosa che non gli era mai successa prima in quella segreta.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «E il tempo è… scaduto!»annunCiò Lumacorno. «Smettete di mescolare, prego!»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Il professore avanzò lentamente fra i tavoli, spiando nei calderoni. Non fece commenti, ma ogni tanto dava una mescolata o un’annusata. Infine raggiunse il tavolo dove erano seduti Harry, Ron, Hermione ed Ernie. Rivolse un sorriso contrito alla sostanza simile a pece nel calderone di Ron. Oltrepassò il liquido blu scuro di Ernie. Al decotto di Hermione rivolse un cenno compiaCiuto. Poi vide la pozione di Harry, e una gioia incredula gli illuminò il volto.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Il palese vinCitore!» gridò a tutta quanta la segreta. «Ottimo, ottimo, Harry! Santo Cielo, è chiaro che hai ereditato il talento di tua madre Lily, era un fenomeno in Pozioni! Ecco, allora, ecco… una bottiglietta di Felix FeliCis, come promesso, e fanne buon uso!»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Harry fece sCivolare la minuscola bottiglia di liquido dorato nella tasca interna, con uno strano miscuglio di gioia per le espressioni furiose dei Serpeverde e di senso di colpa per il Cipiglio deluso di Hermione. Ron era semplicemente sbalordito.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Come hai fatto?»sussurrò a Harry mentre usCivano dalla segreta.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Ha solo seguito istruzioni diverse dalle nostre» disse Ron. «Avrebbe potuto essere una catastrofe. Invece ha corso un rischio e ha funzionato». Trasse un sospiro. «Lumacorno poteva darlo a me, quel libro, e invece no, io ho preso quello su cui nessuno ha scritto niente. Semmai Ci ha vomitato, a giudicare dall’aspetto di pagina Cinquantadue, ma…»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Un momento» intervenne una voce viCina all’orecchio sinistro di Harry, che colse un’improvvisa folata di quell’odore di fiori annusato nella segreta di Lumacorno. Si voltò e vide Ginny. «Ho sentito bene? Hai preso ordini da qualcosa che qualcuno ha scritto in un libro, Harry?»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Ginny ha ragione» disse Hermione, inalberandosi subito. «Dobbiamo controllare che non Ci sia niente di sospetto. Voglio dire, tutte queste bizzarre istruzioni, chi lo sa?»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «SpeCialis revelio!» disse Hermione, battendo con un gesto elegante sulla copertina.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Bene. Allora me lo riprendo» tagliò corto Harry, e lo prese bruscamente dal tavolo, ma gli sCivolò di mano e atterrò sul pavimento.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Nessun altro stava guardando. Harry si chinò a raccoglierlo, e notò qualcosa scarabocchiato lungo la base della quarta di copertina, nella stessa minuscola grafìa rattrappita delle istruzioni che gli avevano meritato la bottiglia di Felix FeliCis, ora nascosta al sicuro dentro un paio di calzini nel suo baule, di sopra.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Questo libro è proprietà del PrinCipe Mezzosangue
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

   Per tutte le altre ore di Pozioni della settimana, Harry continuò a seguire i consigli del PrinCipe Mezzosangue ogni volta che discordavano da quelle di Libatius Borragine, col risultato che entro la quarta lezione Lumacorno si sperticava in lodi sulle sue capaCità, dicendo che di rado aveva avuto un allievo così talentoso. Né Ron né Hermione ne erano contenti. Anche se Harry si era offerto di condividere il libro con entrambi, Ron faceva più fatica di Harry a deCifrare la grafia, e non poteva continuare a chiedergli di leggere ad alta voce, o sarebbe sembrato sospetto. Hermione, intanto, si intestardiva a seguire quelle che definiva le istruzioni ‘uffiCiali’, ma era sempre più di malumore via via che le davano risultati più scarsi di quelle del PrinCipe.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Harry si chiedeva chi fosse stato il PrinCipe Mezzosangue. Anche se la quantità di compiti gli impediva di leggere da Cima a fondo la sua copia di Pozioni Avanzate,l’aveva sfogliata abbastanza da vedere che quasi non c’era pagina sulla quale il PrinCipe non avesse fatto annotazioni aggiuntive, e non tutte riguardavano le pozioni. Qua e là c’erano indicazioni per incantesimi che, a quanto pareva, il PrinCipe aveva inventato da solo.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «O da sola»preCisò Hermione seccata, origliando Harry che ne indicava alcuni a Ron nella sala comune il sabato sera.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Si chiamava il PrinCipe Mezzosangue» ribatté Harry. «Quante ragazze sono state prinCipi?»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Hermione non trovò una risposta. Si limitò a fare il bronCio e ad allontanare bruscamente la propria ricerca sui ‘Princìpi della Rimatenalizzazione’ da Ron, che cercava di leggerla alla rovesCia.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Sono le otto meno Cinque, è meglio che vada, o arriverò in ritardo da Silente».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «In bocca al lupo» gli augurò Ron, e i due guardarono Harry usCire dal buco del ritratto.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Harry avanzò per corridoi deserti, anche se dovette nascondersi rapidamente dietro una statua quando la professoressa Cooman comparve dietro un angolo, borbottando tra sé. Mescolava un mazzo di carte dall’aria sudiCia e le leggeva camminando.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Due di picche: conflitto» mormorò, oltrepassando il punto dove Harry si era rannicchiato. «Sette di picche: presagio nefasto. DieCi di picche: violenza. Fante di picche: un giovane bruno, forse nei guai, uno a cui non piace colei che interroga le carte…»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Be’, questo non può essere esatto» sbottò irritata, e Harry la sentì rimescolare il mazzo con vigore e ripartire, lasCiandosi solo un sentore di sherry alle spalle. Aspettò finché non fu sicuro che se ne fosse andata, poi riprese a correre e raggiunse il punto del corridoio del settimo piano dove un isolato gargoyle si ergeva contro la parete.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Pallini ACidi» disse Harry. Il gargoyle si spostò con un balzo; la parete alle sue spalle sCivolò di lato rivelando una scala a chiocCiola mobile di pietra, che con un costante movimento Circolare trasportò Harry fino alla porta col battente d’ottone dell’uffiCio di Silente.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Buonasera, professore» salutò Harry, entrando nell’uffiCio del Preside.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Ehm…» cominCiò Harry imbarazzato, ma Silente non sembrava troppo severo.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Va bene» assentì Harry, che aveva per la testa argomenti più gravi, e cercava furtivo con lo sguardo qualche indizio di Ciò che Silente aveva deCiso di fare con lui quella sera. L’uffiCio Circolare aveva l’aspetto di sempre: i delicati strumenti d’argento sbuffavano fumo e ronzavano su tavolini dalle gambe sottili; i ritratti dei passati Presidi sonnecchiavano nelle loro corniCi; e la magnifica fenice di Silente, Fanny, appollaiata sul suo trespolo dietro la porta, osservava Harry con vivace interesse. Non sembrava che Silente avesse fatto spazio per un duello d’allenamento.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Be’, ora che sai che cosa ha spinto Lord Voldemort a cercare di ucCiderti quindiCi anni fa, è giunto il momento che ti siano fornite certe informazioni».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Alla fine dell’anno scorso mi ha detto che mi avrebbe raccontato tutto» disse Harry, senza riusCire a nascondere una sfumatura d’accusa nella voce. «Signore» aggiunse.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «E l’ho fatto» ribatté Silente tranquillo. «Ti ho detto tutto quello che so. Da questo momento in poi, lasceremo le salde fondamenta dei fatti e viaggeremo insieme attraverso le torbide paludi della memoria, per addentrarCi nel folto delle più audaCi congetture. D’ora in poi, Harry, potrei clamorosamente sbagliarmi tanto quanto Humphrey Ruttus, convinto che i tempi fossero maturi per un calderone di formaggio».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Silente si alzò, girò intorno alla scrivania e raggiunse un armadietto viCino alla porta. Harry si voltò per seguirlo con gli occhi. Poi Silente tornò con in mano una familiare Ciotola bassa di pietra, istoriata lungo il bordo. Posò il Pensatoio sulla scrivania davanti a Harry.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Lavorava all’UffiCio Applicazione della Legge sulla Magia» disse Silente. «Morì un po’ di tempo fa, ma non prima che lo rintracCiassi e lo convincessi ad affidare a me questi ricordi. Stiamo per accompagnarlo in una visita che fece per ragioni di servizio. Se vuoi alzarti, Harry…»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Silente versò l’argenteo contenuto della bottiglia nel Pensatoio, dove questo vorticò sCintillando, né liquido né gassoso.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Dopo di te» lo invitò Silente, indicando la Ciotola.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Harry si chinò in avanti, trasse un profondo respiro e tuffò il volto nella sostanza argentata. Sentì i piedi abbandonare il pavimento dell’uffiCio; cadeva, cadeva in un vortice oscuro e poi, all’improvviso, si ritrovò a strizzare gli occhi all’accecante luce del sole. Prima che la sua vista si adeguasse, Silente atterrò accanto a lui.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Erano su un viottolo di campagna orlato da alte siepi aggrovigliate, sotto un Cielo estivo luminoso e azzurro come un nontiscordardimé. A pochi metri da loro c’era un uomo basso e grassocCio con occhiali molto spessi che gli riducevano gli occhi a puntolini da talpa. Stava leggendo un cartello di legno che sbucava dai rovi sul lato sinistro della strada. Harry sapeva che doveva essere Ogden; c’era solo lui, e in più indossava lo strano miscuglio di abiti tipico dei maghi inesperti che cercano di passare per Babbani: in questo caso, una redingote e le ghette sopra un costume da bagno intero a righe. Prima che Harry potesse far altro che notare il suo aspetto bizzarro, tuttavia, Ogden partì a passo rapido lungo il viottolo.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Silente e Harry lo seguirono. Oltrepassando il cartello di legno, Harry alzò lo sguardo sulle due frecce: quella che indicava la strada da dove venivano reCitava ‘Great Hangleton, 5 miglia’; quella che puntava verso Ogden diceva ‘Little Hangleton, 1 miglio’.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Camminarono un po’ senza vedere altro che siepi, col vasto Cielo azzurro sulla testa e la sagoma frusCiante avvolta nella redingote davanti a loro, poi la piccola strada piegò a sinistra e scese ripida giù per il fianco di una collina. Un’intera valle si distese improvvisamente davanti a loro: Harry notò un villaggio, senza alcun dubbio Little Hangleton, annidato tra due erte colline. La chiesa e il Cimitero si distinguevano chiaramente. Dall’altra parte della valle, sulla collina di fronte, c’era una bella dimora Circondata da un’ampia distesa di erba vellutata.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Ogden aveva preso un’andatura di trotto, imposta dalla china ripida. Silente allungò il passo e Harry si affrettò a seguirlo; pensava che fossero diretti a Litde Hangleton e si chiese, come la notte in cui aveva conosCiuto Lumacorno, perché dovessero fare tanta strada. Ma ben presto scoprì che si sbagliava: non erano diretti al villaggio. Il viottolo svoltava a destra e, quando girarono l’angolo, videro l’orlo della redingote di Ogden sparire dentro un buco nella siepe.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Silente e Harry lo seguirono su un sentierino di terra battuta orlato da siepi più alte e più selvatiche. Era stretto, pieno di pietre e di buche, scendeva giù per la collina e sembrava diretto verso una macchia di alberi scuri un po’ più sotto. E infatti poco dopo sfoCiò nella macchia: Silente e Harry si fermarono alle spalle di Ogden, che si era bloccato e aveva estratto la bacchetta.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Nonostante il Cielo limpido, i vecchi alberi facevano un’ombra fonda, scura e fresca, e Ci volle qualche istante prima che gli occhi di Harry distinguessero la costruzione seminascosta nel groviglio di tronchi. Gli parve un posto molto strano per una casa, con gli alberi che ostruivano la luce e la vista della valle sottostante. Si chiese se fosse abitata; i muri erano coperti di muschio e dal tetto erano cadute tante tegole che qua e là si vedevano le travi. Tutto attorno crescevano le ortiche, alte fino alle finestre minuscole e incrostate di sporco. Quando ormai sembrava impossibile che qualcuno potesse viverCi, una delle finestre fu aperta rumorosamente e ne sbucò un sottile filo di fumo, come se qualcuno stesse cuCinando.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Ogden avanzò con una certa cautela. Mentre le ombre scure degli alberi gli sCivolavano addosso, si fermò di nuovo, fissando la porta alla quale qualcuno aveva inchiodato un serpente morto.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Poi si udirono un frusCio e un tonfo, e un uomo coperto di stracCi cadde dall’albero più viCino, atterrando in piedi davanti a Ogden. Questi balzò indietro così in fretta da calpestarsi le code della redingote, perdendo quasi l’equilibrio.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Tu lo capisCi, Harry?» chiese Silente piano.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Ma quando il suo sguardo incroCiò di nuovo il serpente morto sulla porta, all’improvviso capì.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    L’uomo vestito di stracCi stava avanzando verso Ogden, il pugnale in una mano, la bacchetta nell’altra.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Insomma, senta…» cominCiò Ogden, ma troppo tardi: Ci fu un botto, e Ogden finì a terra, stringendosi il naso, mentre un brutto muco giallastro gli colava tra le dita.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Un vecchio era corso fuori dalla casa, sbattendo la porta così forte che il serpente morto dondolò. L’uomo era più basso del primo, e aveva strane proporzioni: le sue spalle erano molto larghe e le bracCia troppo lunghe, la qual cosa, unita agli occhi marrone chiaro, ai corti capelli ìspidi e al volto rugoso, gli dava l’aspetto di una vecchia, robusta sCimmia. Si fermò davanti all’uomo col pugnale, che ridacchiava alla vista di Ogden a terra.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Esatto!» esclamò Ogden furioso, tamponandosi la facCia. «E lei, suppongo, è il signor Gaunt».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Giusto» disse Gaunt. «Ti ha preso in facCia, eh?»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Ficcanaso. Intrusi. Babbani e fecCia».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Ogden puntò la bacchetta verso il proprio naso, da cui colava ancora una grossa quantità di pus giallo, e il flusso cessò all’istante. Il signor Gaunt biasCicò qualcosa a Orfin.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Questa volta Harry riconobbe il Serpentese; capiva le parole e avvertiva anche lo strano sibilo che sentiva Ogden. Orfin fu lì lì per disobbedire, ma quando suo padre gli scoccò uno sguardo minacCioso cambiò idea, si avviò pesantemente verso la casa con una strana andatura barcollante e si sbatté la porta alle spalle, così che il serpente osCillò di nuovo, malinconico.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Sono qui per suo figlio, signor Gaunt» disse Ogden asCiugandosi le ultime tracce di pus dalla giacca. «Quello è Orfin, vero?»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    A quel che pareva Gaunt la pensava molto diversamente. Strizzò gli occhi per scrutare il volto di Ogden e borbottò, in quello che chiaramente doveva essere un tono offensivo: «Adesso che Ci penso, ho visto dei nasi come il tuo giù al villaggio».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Non ne dubito, se suo figlio viene lasCiato libero di aggredirli» ribatté Ogden. «Forse possiamo continuare questa discussione dentro?»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Allora non può lamentarsi di non essere stato avvertito della mia visita» osservò Ogden, aCido. «Sono qui in seguito a una grave violazione della legge magica che si è verificata nelle prime ore di stamattina…»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Va bene, va bene, va bene!» urlò Gaunt. «Entra in questa stramaledetta casa, allora, e buon pro ti facCia!»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    La casa era composta da tre piccole stanze. Due porte conducevano fuori da quella prinCipale, che serviva da cuCina e salotto insieme. Orfin era seduto in una sudiCia poltrona viCino al fuoco fumante, intento a torcere tra le grosse dita una vipera viva, canticchiandole piano in Serpentese:
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Soffia, soffia, serpentello, strisCia, strisCia e va’, fa’ il bravino con zio Orfin o sulla porta t’inchioderà.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Si udì un rumore strasCicato nell’angolo viCino alla finestra aperta e Harry si accorse che c’era qualcun altro nella stanza, una ragazza dal lacero abito grigio, dello stesso colore del sudiCio muro di pietra dietro di lei. Era in piedi davanti a una pentola fumante su un fornello nero coperto di sporCizia, e trafficava con le squallide pignatte e padelle su uno scaffale sopra di lei. Aveva i capelli flosCi e sbiaditi e una facCia brutta, pallida, dall’ossatura grossa. I suoi occhi, come quelli del fratello, guardavano in direzioni diverse. Sembrava un po’ più pulita dei due uomini, ma Harry non aveva mai visto una persona dall’aria così sconfitta.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Bene, signor Gaunt» cominCiò Ogden, «per arrivare subito al punto, abbiamo ragione di credere che suo figlio Orfin abbia eseguito una magia davanti a un Babbano ieri notte».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Si udì un gran chiasso. Merope aveva lasCiato cadere una pentola.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Raccoglila!» le gridò Gaunt. «Ecco, sei lì che pulisCi per terra come una sporca Babbana, a che cosa ti serve la bacchetta, inutile sacco di fango?»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Signor Gaunt, la prego!» esclamò Ogden indignato, mentre Merope, che aveva già raccolto la pignatta, diventava tutta rossa. Se la fece sfuggire di nuovo, estrasse la bacchetta di tasca con mano tremante, la puntò e borbottò un breve inudibile incantesimo. La pentola sfrecCiò sul pavimento, colpì la parete di fronte e si spaccò in due.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Senza guardare nessuno né ringraziare Ogden, Merope prese la pentola e la ripose tremando sulla mensola. Poi rimase ferma, la schiena contro la parete tra la finestra sudiCia e il fornello, come se la sua più intensa speranza fosse di sprofondare nella pietra e sparire.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Signor Gaunt» ricominCiò Ogden, «come ho già detto, la ragione della mia visita…»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Orfin ha infranto la legge magica» lo sCimmiottò Gaunt, pomposo e cantilenante. Orfin ridacchiò di nuovo. «Ha dato a uno schifoso Babbano una bella lezione, è illegale adesso?»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Sono il Capo della Squadra SpeCiale Magica» ribatté Ogden.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «E credi che noi siamo fecCia, vero?» urlò Gaunt, avanzando verso Ogden e puntandogli contro il petto un sudiCio dito dall’unghia ingiallita. «FecCia che corre quando il Ministero glielo ordina? Ma lo sai con chi stai parlando, tu, schifoso piccolo Mezzobabbano, eh?»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Ero convinto di parlare col signor Gaunt» rispose Ogden, cauto ma deCiso a tenergli testa.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Giusto!» ruggì Gaunt. Per un attimo, Harry pensò che stesse facendo un gesto osceno con la mano, ma poi si accorse che stava mostrando a Ogden il brutto anello con la pietra nera che portava al medio, e lo agitava davanti agli occhi di Ogden. «Lo vedi questo? Lo vedi questo? Lo sai cos’è? Lo sai da dove viene? Sono secoli che è in famiglia, ecco quanto passato abbiamo, e siamo sempre stati Purosangue! Lo sai quanto mi hanno offerto per questo, col blasone dei Peverell inCiso sulla pietra?»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Con un ululato di rabbia, Gaunt corse verso sua figlia. Per un istante sembrò quasi che volesse strozzarla, perché le mise una mano sulla gola: un attimo dopo la trasCinava verso Ogden tirandola per la catena d’oro che portava al collo.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Signor Gaunt, sua figlia!» fece Ogden allarmato, ma Gaunt aveva già lasCiato andare Merope, che barcollò nel suo angolo massaggiandosi il collo e cercando di ritrovare il respiro.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Allora!» esclamò Gaunt trionfante, come se avesse appena dimostrato un complicato argomento ormai indiscutibile. «Non osare parlarCi come se fossimo polvere sulle tue scarpe! Generazioni di Purosangue, tutti maghi… è più di quanto tu possa dire di te, non ne dubito!»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    E sputò per terra ai piedi di Ogden. Orfin ridacchiò di nuovo. Merope, rannicchiata viCino alla finestra, il capo chino e il volto nascosto dai capelli flosCi, non diceva nulla.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Signor Gaunt»insistette Ogden. «Temo che né i suoi antenati né i miei abbiano nulla a che fare con la questione. Sono qui a causa di Orfin. Di Orfin e del Babbano che ha avviCinato ieri notte. Siamo a conoscenza» e diede un’occhiata alla pergamena, «del fatto che Orfin ha eseguito una fattura o una stregoneria sul detto Babbano, provocandogli un’eruzione di assai dolorosa orticaria».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «TaCi, ragazzo»sibilò Gaunt in Serpentese, e Orfin tacque di nuovo.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «E allora?» riprese Gaunt in tono di sfida. «Immagino che tu abbia ripulito la facCia sporca del Babbano e anche la sua memona…»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Questa discussione non Ci porta da nessuna parte» ribadì Ogden deCiso. «È chiaro dall’atteggiamento di suo figlio che non prova alcun rimorso per le proprie azioni». Guardò di nuovo la pergamena. «Orfin si presenterà a un’udienza il quattordiCi settembre per rispondere all’accusa di aver usato la magia davanti a un Babbano e di aver provocato dolore e disagio allo stesso Babba…»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Ogden si interruppe. Un tmtinnio e un rumore di zoccoli di cavalli e alte voCi ridenti entrarono dalla finestra aperta. A quel che pareva il viottolo tortuoso che scendeva al villaggio passava molto viCino alla macchia che Circondava la casa. Gaunt rimase immobile, in ascolto, gli occhi spalancati. Orfin sibilò e rivolse il viso ai suoni con aria avida. Merope alzò la testa. La sua facCia, notò Harry, era di un biancore assoluto.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Non è nostra» rispose una giovane voce maschile. «Tutto Ciò che si trova dall’altra parte della valle appartiene a noi, ma quella casa è di un vecchio vagabondo chiamato Gaunt e dei suoi figli. Il maschio è pazzo, dovresti sentire le storie che raccontano al villaggio…»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Stai seduto» intimò suo padre minacCioso, in Serpentese.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Tom» disse ancora la voce della ragazza, ora così viCina che doveva essere appena fuori dalla casa, «forse mi sbaglio… ma qualcuno ha inchiodato un serpente a quella porta?»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Santo Cielo, hai ragione!» esclamò la voce maschile. «Sarà stato il figlio, te l’ho detto che non è a posto. Non guardarlo, CeCilia, tesoro».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «È vero?» insistette Gaunt con voce mortifera, muovendo qualche passo verso la ragazza agghiacCiata. «Mia figlia… discendente Purosangue di Salazar Serpeverde… che muore dietro a un sudiCio Babbano con le vene sporche?»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Merope scosse freneticamente la testa, schiacCiandosi contro la parete, incapace di spicCicare parola.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Tu, disgustosa piccola Maganò, sudiCia traditrice del tuo sangue!»ruggì Gaunt, perdendo il controllo, e le sue mani si strinsero attorno alla gola della figlia.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Sia Harry che Ogden urlarono ‘No!’ all’unisono; Ogden alzò la bacchetta e gridò: «RelasCio!»Gaunt fu scagliato all’indietro, lontano dalla figlia; volò oltre una sedia e cadde sulla schiena. Con un ruggito di rabbia, Orfin balzò su dalla poltrona e corse verso Ogden, brandendo il pugnale insanguinato e sparando indiscriminatamente maledizioni con la bacchetta.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Ogden sfrecCiò lungo il sentiero e sbucò sul viottolo prinCipale, le bracCia sopra la testa, e qui cozzò contro il lustro cavallo sauro montato da un giovane molto attraente, dai capelli scuri. Sia lui che la graziosa ragazza sul cavallo grigio al suo fianco si sbellicarono dalle risate alla vista di Ogden, che rimbalzò via dal fianco del cavallo e ripartì di corsa, con la redingote che svolazzava, coperto da capo a piedi di polvere, su a rotta di collo per il viottolo.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Penso che possa bastare, Harry»disse Silente. Lo prese per un gomito e gli diede uno strattone. Un attimo dopo galleggiavano privi di peso nel buio, finché atterrarono nell’uffiCio di Silente, ora immerso nella luce del crepuscolo.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Oh, è sopravvissuta» rispose Silente, riprendendo posto dietro la scrivania e facendo cenno a Harry di sedersi. «Ogden si Materializzò di nuovo al Ministero e tornò con i rinforzi quindiCi minuti dopo. Orfin e suo padre cercarono di dare battaglia, ma furono sopraffatti entrambi, portati via e in seguito condannati dal Wizengamot. Orfin, che aveva già precedenti per aggressioni contro Babbani, fu condannato a tre anni ad Azkaban. Orvoloson, che aveva ferito parecchi dipendenti del Ministero oltre a Ogden, ebbe sei mesi».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Il nonno di Voldemort, sì» completò Silente. «Orvoloson, suo figlio Orfin e sua figlia Merope erano gli ultimi dei Gaunt, una famiglia magica molto antica nota per una vena di squilibrio e violenza che fiorì attraverso le generazioni a causa della loro abitudine di sposarsi tra cugini. La mancanza di buonsenso unita a una smisurata tendenza allo sperpero fecero sì che il denaro di famiglia fosse dilapidato parecchie generazioni prima della nasCita di Orvoloson. Lui, come hai visto, finì nello squallore e nella miseria, con un carattere pessimo, una straordinaria dose di arroganza e orgoglio, e un paio di Cimeli di famiglia che aveva cari quanto suo figlio, e parecchio più di sua figlia».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Dimentichi che Merope era una strega» rispose Silente. «Io non credo che i suoi poteri magiCi fossero al meglio fintanto che era terrorizzata dal padre. Ma quando Orvoloson e Orfin furono rinchiusi ad Azkaban, quando lei si ritrovò sola e libera per la prima volta in vita sua, evidentemente fu in grado di scatenare la propria abilità e progettare la fuga dalla condizione disperata in cui era vissuta per diCiotto anni.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Sì» disse Silente. «Dobbiamo tirare un po’ a indovinare, anche se è diffiCile immaginare che cosa accadde. Vedi, pochi mesi dopo la fuga, Tom Riddle ricomparve nella sua dimora di Little Hangleton senza la moglie. Nel viCinato corse voce che raccontasse di essere stato ‘ingannato’ e ‘truffato’. .Certamente voleva dire che aveva subito un incantesimo che poi era cessato, anche se dubito che abbia osato ricorrere a queste preCise parole per timore di essere preso per pazzo. Tuttavia gli abitanti del villaggio ne dedussero che Merope aveva mentito a Tom Riddle, fingendo di aspettare un bambino da lui, e che lui l’aveva sposata per questo».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Sì, ma solo un anno dopo il matrimonio. Tom Riddle la lasCiò quando lei era ancora inCinta».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Sono di nuovo ipotesi» rispose Silente, «ma io credo che Merope, che era profondamente innamorata del marito, non abbia potuto sopportare di tenerlo suo schiavo con mezzi magiCi. Penso che abbia deCiso di non dargli più la pozione. Forse, infatuata com’era, si era convinta che ormai lui la ricambiasse. Forse pensò che sarebbe rimasto per amore del bambino. Se era così, si sbagliava in entrambi i casi. Lui la lasCiò, non la rivide più, e non si diede mai la pena di scoprire che cosa ne era stato di suo figlio».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Il Cielo fuori era nero come l’inchiostro e le lampade nello studio sembravano brillare più ardenti di prima.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Silente lo studiò per un attimo, poi rispose: «Sì, credo che il signor Weasley e la signorina Granger si siano dimostrati degni di fiduCia. Ma, Harry, devi pregarli di non riferire nulla a nessun altro. Non sarebbe una buona idea se Circolassero voCi su quanto so, o sospetto, dei segreti di Voldemort».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Signore, come di preCiso…?»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

   Come Hermione aveva previsto, le ore libere del sesto anno non si rivelarono le liete pause sperate da Ron, ma momenti in cui tentare di stare alla pari con l’enorme montagna di compiti assegnati. Non solo studiavano come se avessero gli esami tutti i giorni, ma le lezioni stesse erano diventate più ardue che mai. Harry capiva a stento la metà di Ciò che spiegava la professoressa McGranitt, e perfino Hermione aveva dovuto chiederle un paio di volte di ripetere le istruzioni. Cosa incredibile, e sempre più irritante per Hermione, la materia in cui Harry eccelleva era improvvisamente diventata Pozioni, grazie al PrinCipe Mezzosangue.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Ormai gli incantesimi non verbali erano richiesti non solo a Difesa contro le Arti Oscure, ma anche a Incantesimi e a Trasfigurazione. Spesso, in sala comune o durante i pasti, Harry sorprendeva i compagni paonazzi e tesi come se avessero preso una dose eccessiva di No-Pupù-No-Pipì. Ma sapeva che in realtà stavano cercando di formulare gli incantesimi senza pronunCiarli ad alta voce. UsCire per andare alle serre era un sollievo: durante Erbologia avevano a che fare con piante estremamente pericolose, ma almeno potevano ancora imprecare ad alta voce se la Tentacula Velenosa li aggrediva alle spalle.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Una conseguenza dell’enorme carico di lavoro e delle ore frenetiche passate a studiare gli incantesimi non verbali fu che Harry, Ron e Hermione non erano ancora riusCiti ad andare a trovare Hagrid. Lui non parteCipava più ai pasti al tavolo degli insegnanti, un segnale funesto, e nelle poche occasioni in cui l’avevano incroCiato nei corridoi o nei prati aveva misteriosamente mancato di notarli o di ricambiare i loro saluti.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Dobbiamo spiegarCi con lui» disse Hermione, guardando l’enorme sedia vuota di Hagrid il sabato dopo a colazione.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Questa mattina abbiamo i provini di Quidditch!»ribatté Ron. «E in più dovremmo studiare quell’incantesimo Aguamenti,per Vitious! E poi, spiegare che cosa? Come facCiamo a dirgli che odiavamo la sua stupida materia?»
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Parla per te, io non mi sono dimenticato gli Schiopodi» replicò Ron, cupo. «Vi assicuro che ce la siamo cavata per un pelo. Non avete sentito come parla di quel suo orrido fratello? Se fossimo rimasti saremmo lì a insegnare a Grop come allacCiarsi le scarpe».
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Ci andremo dopo il Quidditch» le assicurò Harry. Hagrid mancava pure a lui, anche se, come Ron, era convinto di star meglio senza Grop. «Ma le selezioni potrebbero durare tutta la mattina, vista la gente che si è messa in lista». Si sentiva un po’ nervoso all’idea di affrontare la prima prova della sua carriera di Capitano. «Non so perché la squadra all’improvviso è così popolare».
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Tutti sanno che hai detto la verità, no? Il mondo magico ha dovuto ammettere che avevi ragione sul ritorno di Voldemort, che l’hai affrontato due volte negli ultimi due anni e che ogni volta gli sei sfuggito. E adesso ti chiamano il ‘Prescelto’… Be’, andiamo, non capisCi che la gente è ammaliata da te?»
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «E non guasta nemmeno che tu sia cresCiuto di trenta centimetri durante l’estate» concluse Hermione, ignorando Ron.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    I gufi postali planarono attraverso le finestre punteggiate dalla pioggia, spruzzando tutti di gocCioline. Un sacco di ragazzi ricevevano più posta del solito; i genitori, preoccupati, volevano avere notizie dei figli e rassicurarli a loro volta che a casa andava tutto bene. Harry non riceveva posta dall’inizio della scuola: l’unico che gli scriveva con una certa regolarità era morto e Harry, anche se aveva sperato che Lupin gli mandasse una lettera ogni tanto, finora era rimasto deluso. Fu molto sorpreso dunque di vedere la candida Edvige volteggiare tra tutti i gufi marroni e grigi. Atterrò davanti a lui con un grosso pacco quadrato. Un attimo dopo arrivò un pacco identico per Ron, schiacCiando il suo minuscolo, sfinito portatore, Leotordo.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Sei pazza?» protestò Harry. «Me la tengo! Senti, Ci ho pensato…»
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Ed ecco la copia del PrinCipe travestita da libro nuovo, e la copia nuova del Ghirigoro con un aspetto deCisamente usato.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «È morto qualcuno che conosCiamo?» chiese Ron con ostentata noncuranza; faceva la stessa domanda tutte le volte che Hermione apriva il giornale.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «No, ma Ci sono stati altri attacchi dei Dissennatori»rispose Hermione. «E un arresto».
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Non credo che lui Ci sia sempre» mormorò Hermione, gettando un’occhiata verso il tavolo degli insegnanti da sopra Il Profeta. «Non avete notato? Il suo posto è rimasto vuoto quanto quello di Hagrid la settimana scorsa».
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Harry e Ron seguirono il suo sguardo: la sedia del Preside in effetti era vuota. A pensarCi bene, Harry non vedeva Silente dalla loro lezione privata di una settimana prima.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Cinque minuti dopo, quando si alzarono dalla tavola di Grifondoro per scendere al campo di Quidditch, passarono accanto a Lavanda Brown e Calì Patil. Dopo quel che aveva detto Hermione, Harry non fu stupito di vedere che le due grandi amiche bisbigliavano con aria afflitta; piuttosto, lo sorprese il fatto che, quando Ron le affiancò, Calì diede all’improvviso una gomitata a Lavanda, che si voltò e rivolse a Ron un gran sorriso. Lui la guardò sbattendo le palpebre, poi sorrise a sua volta, incerto, e prese a camminare quasi a passo di marCia. Harry si trattenne dal ridere, ricordando che anche Ron l’aveva fatto dopo che Malfoy gli aveva spaccato il naso; Hermione invece fu fredda e distante lungo tutta la strada fino allo stadio sotto la fresca pioggerellina, e andò a sedersi nelle tribune senza augurare in bocca al lupo a Ron.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Ci siamo conosCiuti in treno, nello scompartimento del vecchio Luma»disse in tono confidenziale, facendosi avanti per stringere la mano a Harry. «Cormac McLaggen, Portiere».
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    «Non hai parteCipato alle selezioni l’anno scorso, vero?» chiese Harry, osservando la stazza di McLaggen e pensando che probabilmente avrebbe bloccato tutti e tre gli anelli della porta senza nemmeno muoversi.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Ero in infermeria quando Ci sono stati i provini» rispose McLaggen con una certa spavalderia. «Avevo mangiato mezzo chilo di uova di Doxy per una scommessa».
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Harry deCise di cominCiare con un test di base, chiedendo a tutti gli aspiranti giocatori di dividersi in gruppi di dieCi e fare un giro di volo sul campo. Fu una buona deCisione: quelli del gruppo iniziale erano del primo anno ed era lampante che non avevano mai volato. Solo un ragazzino riuscì a restare sospeso per più di qualche secondo, e ne fu così stupito che si schiantò all’istante contro uno dei pali.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Il secondo gruppo comprendeva dieCi delle ragazze più sceme che Harry avesse mai incontrato: quando lui fischiò, non fecero altro che esplodere in risatine e aggrapparsi l’una all’altra. Tra loro c’era Romilda Vane. Quando le invitò a usCire dal campo obbedirono con grande allegria e andarono a sedersi nelle tribune, a molestare tutti gli altri.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Se c’è qualcun altro che non è di Grifondoro» ruggì Harry, che cominCiava a essere seriamente irritato, «se ne vada subito, per favore!»
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Dopo due ore, molte proteste e parecchie crisi di nervi, una delle quali comportò la distruzione di una Comet Duecentosessanta e parecchi denti rotti, Harry aveva trovato tre CacCiatori: Katie Bell, tornata in squadra dopo una prova eccellente, Demelza Robins, una nuova scoperta particolarmente abile nello schivare Bolidi, e Ginny Weasley, che si era distinta in volo per tutta la prova e in più aveva segnato diCiassette gol. Pur soddisfatto delle sue scelte, Harry era diventato rauco a forza di strillare contro i tanti contestatori, e ora stava sostenendo una battaglia analoga con i Battitori respinti.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Questa è la mia deCisione definitiva, e se non sparite subito lasCiando il posto ai Portieri vi affatturo» urlò.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    I Battitori che aveva selezionato non erano fuoriclasse come i vecchi Fred e George, però Harry era comunque abbastanza soddisfatto: Jimmy Peakes, un ragazzo del terzo anno basso ma robusto, che aveva fatto a Harry un bernoccolo grosso come un uovo sulla testa colpendo un Bolide con feroCia, e Ritchie Coote, un po’ allampanato ma dotato di buona mira. I due si unirono agli spettatori nelle tribune a seguire la selezione dell’ultimo membro della squadra.
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    Harry aveva lasCiato apposta alla fine la prova dei Portieri, sperando che lo stadio fosse più vuoto e Ci fosse meno tensione. Purtroppo però tutti i giocatori respinti e un po’ di gente che era scesa a guardare dopo colazione si erano uniti alla folla, che quindi era più vasta che mai. Ogni volta che un Portiere volava in posizione, la platea ululava e lo sbeffeggiava in uguale misura. Harry scrutò Ron, che aveva sempre avuto qualche problema di nervi. Aveva sperato che la vittoria all’ultima partita dell’anno prima l’avesse guarito, ma evidentemente non era così: Ron era di una delicata sfumatura di verde.
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    Nessuno dei primi Cinque aspiranti parò più di due gol a testa. Con enorme dispiacere di Harry, Cormac McLaggen intercettò quattro rigori su Cinque. All’ultimo, tuttavia, scattò nella direzione opposta; la folla rise e fischiò e McLaggen tornò a terra digrignando i denti.
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    Ron sembrava sul punto di svenire quando salì sulla sua Tornado UndiCi.
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    Eppure non avrebbe dovuto preoccuparsi: Ron parò uno, due, tre, quattro, Cinque rigori di fila. Felice, resistendo a fatica alla tentazione di unirsi ai sonori complimenti della folla, Harry si rivolse a McLaggen per dirgli che purtroppo Ron l’aveva battuto e si ritrovò a pochi centimetri dalla sua facCia rossa. Si ritrasse in fretta.
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    «Sua sorella l’ha fatto apposta» ringhiò McLaggen minacCioso. Harry notò che una vena gli pulsava nella tempia in perfetto stile zio Vernon. «Ha tirato faCile».
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    «SCiocchezze» rispose Harry gelido. «È stato il rigore che ha quasi mancato».
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    «No» ribatté Harry. «Hai già provato. Ne hai parate quattro. Ron ne ha parate Cinque. Ron è il Portiere, ha vinto lealmente. Togliti di mezzo».
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    Fissato l’orario del primo vero allenamento per il martedì seguente, Harry, Ron e Hermione salutarono gli altri e si avviarono verso la casa di Hagrid. Un sole pallido cercava di sbucare tra le nuvole; finalmente aveva smesso di piovigginare. Harry aveva una gran fame; sperava che da Hagrid Ci fosse qualcosa da mangiare.
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    «Ho temuto di non parare il quarto rigore» stava raccontando Ron allegro. «Quel tiro manCino di Demelza, l’avete visto, era una palla a effetto…»
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    «Comunque sono stato più bravo di McLaggen» continuò Ron assai compiaCiuto. «L’avete visto quando si è buttato dalla parte sbagliata al quinto rigore? Sembrava che fosse stato Confuso…»
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    Fierobecco, l’enorme Ippogrifo grigio, era legato davanti alla capanna di Hagrid. Fece schioccare il becco affilato come un rasoio quando si avviCinarono e voltò il testone verso di loro.
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    «Oh Cielo» commentò Hermione, nervosa. «Fa ancora un po’ paura, vero?»
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    «Come stai?»gli chiese Harry a bassa voce, avviCinandosi per accarezzare la testa piumata. «Ti manca? Ma stai bene qui con Hagrid, vero?»
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    «Santo Cielo!» fece Hermione, addolorata.
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    «Se non apri la porta tu, la facCiamo saltare!» minacCiò Harry, sfoderando la bacchetta.
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    Ma, prima che riusCisse a dire altro, la porta si spalancò di nuovo e Hagrid guardò torvo Harry dall’alto in basso; nonostante il grembiule a fiori era deCisamente inquietante.
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    «Sono un professore!» ruggì contro Harry. «Un professore, Potter! Come osi minacCiare di buttarmi giù la porta?»
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    Borbottando, si fece indietro per lasCiarli passare. Hermione sgattaiolò dentro dopo Harry, spaventata, e Ron la seguì.
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    «Allora?» fece Hagrid imbronCiato quando i tre si furono seduti attorno all’enorme tavolo di legno. Thor appoggiò subito il muso sul ginocchio di Harry e gli sbavò su tutta la divisa. «Cosa c’è? Siete in pensiero per me? Pensate che mi sento solo o roba del genere?»
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    «Ci sei mancato!» balbettò Hermione.
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    Col suo passo pesante andò a preparare il tè nell’enorme bollitore di rame, borbottando ininterrottamente. Infine sbatté davanti a loro tre boccali grossi come secchi e traboccanti di tè color mogano, insieme a un piatto dei suoi biscotti rocCiosi. Harry era abbastanza affamato perfino per la cuCina di Hagrid, e ne prese subito uno.
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    «Hagrid» esordì Hermione titubante, mentre lui si sedeva a tavola con loro e cominCiava a pelare patate con brutalità, come se ogni singolo tubero gli avesse fatto un gran torto personale, «volevamo davvero continuare con Cura delle Creature Magiche».
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    Hagrid sbuffò ancora con forza. Harry si disse che un po’ di mocCio doveva essere atterrato sulle patate, e fu intimamente grato di non dover rimanere a cena.
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    «Davvero!» ripeté Hermione. «Ma non siamo riusCiti a farcela stare nei nostri orari!»
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    Si udì uno strano sCiaguattare e si guardarono tutti intorno: Hermione emise uno strillo, Ron fece un salto sulla sedia e corse intorno al tavolo per allontanarsi da un grosso barile nell’angolo. Era pieno di vermi lunghi trenta centimetri: sCivolosi, bianchi e brulicanti.
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    «Hagrid!» urlò Hermione; balzò in piedi, corse dall’altra parte del tavolo per evitare il barile di vermi, e gli passò un bracCio attorno alle spalle scosse da sussulti. «Che cosa c’è?»
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    «È… lui…» singhiozzò Hagrid, gli occhi neri colmi di lacrime, asCiugandosi la facCia col grembiule. «È… Aragog… Credo che sta morendo… si è ammalato d’estate e non migliora… Non so cosa facCio se lui… se lui… stiamo insieme da tanto tempo…»
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Hermione batté Hagrid sulla spalla, senza trovare nulla da dire. Harry la capiva. Aveva visto Hagrid regalare un orsacchiotto a un feroce cucCiolo di drago, canticchiare canzonCine a scorpioni giganti armati di ventose e pungiglioni, tentare di ragionare con quel bruto gigantesco del suo fratellastro, ma quella era forse la più incomprensibile di tutte le sue fantasie mostruose: il gigantesco ragno, Aragog, che abitava nel fitto della Foresta Proibita e al quale lui e Ron erano sfuggiti per un soffio quattro anni prima.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Sì, conosCiamo un po’ quell’aspetto della loro personalità» disse Ron sottovoce.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Io non penso che è sicuro per nessuno andarCi viCino, al momento, tranne me» concluse Hagrid, soffiandosi forte il naso nel grembiule e alzando lo sguardo. «Ma grazie dell’offerta, Hermione… vuol dire molto per me…»
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    «Muoio di fame» dichiarò Harry dopo che la porta si fu chiusa alle loro spalle e i tre si furono avviati di corsa su per il prato buio e deserto; aveva abbandonato il dolcetto rocCioso dopo il sinistro scricchiolio di un molare. «E stasera sono in punizione con Piton, non ho molto tempo per la cena…»
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Nel castello videro Cormac McLaggen che entrava nella Sala Grande. Gli Ci vollero due tentativi per oltrepassare la porta; al primo sbatté contro lo stipite e rimbalzò indietro. Ron si limitò a sghignazzare malizioso ed entrò nella Sala dopo di lui, ma Harry afferrò Hermione per un bracCio e la trattenne.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Harry, Harry, proprio te speravo di incontrare!» tuonò gioviale, torcendo le punte dei baffoni da tricheco e spingendo in fuori il panCione. «Mi auguravo di intercettarti prima di cena! Che ne diCi di uno spuntino nelle mie stanze stasera? FacCiamo una festicCiola, solo un po’ di stelle nascenti. Vengono McLaggen, Zabini, l’affasCinante Melinda Bobbin — non so se la conosCi, la sua famiglia possiede una grossa catena di farmaCie — e naturalmente spero tanto che anche la signorina Granger mi onorerà della sua presenza».
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Lumacorno s’inchinò brevemente a Hermione, senza nemmeno guardare Ron: era come se non Ci fosse.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Oh Cielo!» esclamò Lumacorno, con una smorfia di delusione quasi ridicola. «Cielo, Cielo, contavo proprio su di te, Harry! Be’, posso dire una parolina a Severus e spiegargli la situazione, sono sicuro che riusCirò a convincerlo a rimandarla. Sì, a più tardi, tutti e due!»
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    E lasCiò in fretta la Sala.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Oh, vorrei che potessi venire, non voglio andarCi da sola!» si lagnò Hermione preoccupata; Harry sapeva che stava pensando a McLaggen.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Dopo cena tornarono nella Torre di Grifondoro. La sala comune era molto affollata, perché quasi tutti avevano finito di cenare, ma riusCirono a trovare un tavolo libero e si sedettero; Ron, che era di malumore fin dall’incontro con Lumacorno, incroCiò le bracCia e fissò acCigliato il soffitto. Hermione prese una copia del Profeta della Sera,che qualcuno aveva abbandonato su una sedia.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Non proprio…» Hermione scorreva le pagine interne. «Oh, guarda, c’è tuo padre, Ron… sta bene!» aggiunse in fretta, perché Ron si era voltato, in ansia. «Dice solo che è andato a far visita a casa Malfoy. ‘La seconda perquisizione della residenza del Mangiamorte non sembra aver sortito alcun risultato. Arthur Weasley dell’UffiCio Intercettazione e Confisca di Incantesimi Difensivi e Oggetti Protettivi Contraffatti ha dichiarato che la sua squadra è intervenuta in seguito a una soffiata’».
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Oh, no, certo, mi ero dimenticata che eri in ritardo… Be’, Gazza Ci ha frugati tutti con dei Sensori Segreti quando siamo arrivati nella S’ala d’Ingresso. Qualunque oggetto Oscuro sarebbe stato trovato, so per certo che a Tiger è stata confiscata una testa essiccata. Quindi vedi, Malfoy non può aver portato niente di pericoloso!»
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Anche tutti i gufi vengono controllati» replicò Hermione. «Ce l’ha detto Gazza quando Ci ficcava quei Sensori Segreti ovunque riusCisse ad arrivare».
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Stavolta Harry non trovò nient’altro da dire. Non sembrava che Malfoy avesse potuto in alcun modo portare un oggetto Oscuro o pericoloso dentro la scuola. Guardò speranzoso Ron, che fissava con le bracCia conserte Lavanda Brown.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «RiesCi a pensare a un altro modo in cui Malfoy…?»
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Senti, non è colpa mia se Lumacorno ha invitato me e Hermione alla sua stupida festa, nessuno dei due Ci voleva andare, lo sai!» sbottò Harry, riscaldandosi.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    MarCiò verso la porta del dormitorio dei maschi, lasCiando Harry e Hermione a fissarlo.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Harry?» La nuova CacCiatrice, Demelza Robins, era apparsa all’improvviso accanto a lui. «Ho un messaggio per te».
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «No… dal professor Piton» rispose Demelza. Il cuore di Harry sprofondò. «Dice che devi andare nel suo uffiCio alle otto e mezzo per la punizione… ehm… non importa quanti inviti mondani tu possa aver ricevuto. E voleva che sapessi che dovrai separare i Vermicoli marCi da quelli buoni da usare a Pozioni, e… e dice che non c’è bisogno che porti i guanti protettivi».
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    A metà ottobre Ci fu la prima gita del quadrimestre a Hogsmeade. Harry fu lieto di scoprire che, nonostante le misure di sicurezza sempre più rigide, quelle escursioni fossero ancora permesse: era piacevole usCire dai confini del castello per qualche ora.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    La mattina della gita, che si annunCiava tempestosa, si svegliò presto e aspettò l’ora della colazione leggendo Pozioni Avanzate. Di solito non leggeva libri di scuola a letto; come diceva giustamente Ron, quello era un comportamento vergognoso per chiunque tranne per Hermione, che era solo un po’ balenga. Tuttavia Harry aveva la sensazione che il volume appartenuto al PrinCipe Mezzosangue non si potesse proprio definire un libro di testo. Più tempo passava sul libro, più comprendeva che non vi erano contenuti solo i suggerimenti e gli espedienti che gli stavano valendo una brillante reputazione con Lumacorno, ma anche fatture e piccoli incanti ingegnosi scarabocchiati ai margini e, a giudicare dalle cancellature e dalle revisioni, inventati dal PrinCipe stesso.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Harry ne aveva già sperimentati alcuni. C’era una fattura che faceva crescere le unghie dei piedi a una veloCità incredibile (l’aveva provata su Goyle in corridoio, con risultati esilaranti); un incantesimo che incollava la lingua al palato (l’aveva inflitto due volte, tra gli applausi generali, a un ignaro Argus Gazza); e, forse il più utile di tutti, il Muffliato,un comando che riempiva le orecchie degli altri di un ronzio indistinto, così da poter comodamente chiacchierare in classe senza essere ascoltati. L’unica a non trovarCi niente di buffo era Hermione, che manteneva un’espressione di rigido disappunto e si rifiutava di proferir parola se Harry usava il Muffliato.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Harry girò il libro per esaminare più da viCino le istruzioni di un incantesimo che sembrava aver messo il PrinCipe a dura prova. Cerano molte cancellature e modifiche, ma infine, rannicchiata in un angolo della pagina, ecco la scritta:
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Nel rumore del vento e della pioggia ghiacCiata che battevano instancabili sulle finestre e di Neville che russava forte, Harry fissò le lettere fra parentesi. N-vbl… doveva significare non verbale. Harry dubitava di poterlo eseguire: aveva ancora qualche difficoltà con gli incantesimi non verbali, cosa che Piton non aveva mancato di commentare a ogni lezione. D’altra parte, il PrinCipe fino a quel momento si era dimostrato un insegnante molto più utile di Piton.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Un lampo di luce, e la stanza si riempì di voCi: l’urlo di Ron aveva svegliato tutti. In preda al panico, Harry gettò via Pozioni Avanzate; Ron era appeso a mezz’aria a testa in giù, come se un ganCio invisibile l’avesse issato per la caviglia.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Scusa!» strillò Harry, mentre Dean e Seamus si schiantavano dal ridere e Neville, caduto dal letto, si rialzava. «Aspetta… ti facCio scendere…»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Cercò a tentoni il libro e lo sfogliò, atterrito, per trovare la pagina giusta. Quando infine la riconobbe, deCifrò una parola minuscola sotto la formula e, pregando che fosse la controfattura, pensò Liberacorpus! con tutte le sue forze.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Quando si furono vestiti, bene imbacuccati nei golf fatti a maglia dalla signora Weasley, ed ebbero preso mantelli, sCiarpe e guanti, Ron aveva superato lo spavento e deCiso che il nuovo incantesimo di Harry era molto divertente; al punto che si preCipitò a raccontarlo a Hermione quando si sedettero nella Sala Grande.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Harry la guardò acCigliato.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Allora hai deCiso di provare un incantesimo sconosCiuto e scritto a mano per vedere che cosa succedeva?»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Probabilmente non è approvato dal Ministero della Magia» rispose Hermione. «E in più» aggiunse, mentre Harry e Ron alzavano gli occhi al Cielo, «sto cominCiando a pensare che questo PrinCipe sia davvero sospetto».
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Era vero solo in parte; in effetti, Harry aveva visto suo padre usare la fattura contro Piton, ma non aveva mai raccontato a Ron e Hermione di quella particolare visione nel Pensatoio. Ora, tuttavia, una meravigliosa ipotesi gli attraversò la mente. Possibile che il PrinCipe Mezzosangue fosse…?
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Era diverso» asserì con vigore. «Loro ne abusavano. Harry e suo padre sì sono solo fatti due risate. A te non piace il PrinCipe, Hermione» aggiunse, puntandole contro una salsicCia, «perché è più bravo di te in Pozioni…»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Non c’entra niente!» esclamò Hermione, arrossendo. «Penso solo che sia da irresponsabili eseguire incantesimi quando non si sa nemmeno a cosa servono, e smettila di parlare del ‘PrinCipe’ come se fosse il suo titolo, scommetto che è solo uno stupido soprannome, e poi non mi pare che fosse proprio un simpaticone!»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «I Mangiamorte non possono essere tutti Purosangue, non ne sono rimasti abbastanza» insistette Hermione. «Per la maggior parte saranno Mezzosangue che si fanno passare per puri. Sono solo i Babbani di nasCita che detestano, sarebbero feliCi di permettere a te e a Ron di unirvi a loro».
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Non mi permetterebbero mai di diventare un Mangiamorte!» esclamò Ron indignato, e un pezzetto di salsicCia volò via dalla forchetta che brandiva contro Hermione, atterrando sulla testa di Ernie Macmillan. «Tutti quelli della mia famiglia sono traditori del proprio sangue! Per i Mangiamorte è orrendo quanto essere nati Babbani!»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Sarebbero lieti di accettarmi nel club, come no» ribatté Harry sarcastico. «Saremmo amiconi, se non continuassero a cercare di ucCidermi».
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Ci vado con Dean… Magari Ci vediamo là» rispose lei. Li salutò con la mano e se ne andò.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Gazza era di guardia viCino al portone di querCia, come al solito, a spuntare i nomi dei ragazzi che avevano il permesso di andare a Hogsmeade. Il procedimento richiese più tempo del solito perché Gazza controllava tutti tre volte con il suo Sensore Segreto.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    La sua sfacCiataggine gli guadagnò qualche stoccata in più col Sensore, e stava ancora tremando quando usCirono nel vento, sotto la pioggia gelata.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    La passeggiata verso Hogsmeade non fu piacevole. Harry si avvolse la sCiarpa sulla bocca; la parte esposta del viso divenne presto dolorante e insensibile. La strada per il villaggio era piena di studenti piegati in due contro il vento aspro. Più di una volta Harry si chiese se non sarebbero stati meglio nel tepore della sala comune e, quando finalmente raggiunsero Hogsmeade e scoprirono che l’Emporio degli Scherzi di Zonko era stato sbarrato con delle assi, Harry la prese come una conferma che la gita non era destinata al successo. Ron indicò Mielandia con la mano coperta da un grosso guanto: per fortuna era aperta, così Harry e Hermione barcollarono dietro di lui nel negozio affollato.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Grazie al Cielo» ansimò Ron tremante, appena furono avvolti dall’aria calda e profumata di caramello. «Restiamo qui tutto il pomeriggio».
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Oh, no»borbottò Harry. Si voltarono tutti e tre verso il professor Lumacorno: indossava un cappotto con il collo di pellicCia, un enorme berretto della stessa pellicCia, reggeva un grosso sacchetto di ananas candito e occupava almeno un quarto del negozio.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Harry, ti sei già perso tre delle mie cenette!» esclamò, dandogli una pacca gioviale sul petto. «Non va bene, ragazzo mio, sono deCiso ad averti! La signorina Granger le adora, vero?»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Be’, dopo tutto questo impegno, mi aspetto che tu vinca la prima partita!» esclamò Lumacorno. «Ma un po’ di distrazione non ucCide nessuno. Allora, lunedì sera, non vorrai allenarti con questo tempo…»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Non posso credere che tu sia riusCito a evitarne un altro» si lamentò Hermione, scuotendo la testa. «Non sono poi così male, sai… qualche volta sono anche divertenti…» Ma poi vide la facCia di Ron. «Oh. Guardate… hanno le Piume di Zucchero Deluxe… dureranno ore!»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Andiamo ai Tre ManiCi di Scopa» propose Harry. «Là farà caldo».
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Si rimboccarono di nuovo le sCiarpe sulle facce e usCirono dal negozio di dolCi. Il vento era tagliente come un coltello affilato dopo il calore zuccherino di Mielandia. La strada non era molto affollata; nessuno si fermava a chiacchierare, tutti correvano verso le loro destinazioni. Facevano eccezione due individui un po’ più avanti, fuori dai Tre ManiCi di Scopa. Uno era molto alto e magro; attraverso le lenti coperte di pioggia Harry riconobbe il barista che lavorava nell’altro pub di Hogsmeade, la Testa di Porco. Quando i ragazzi si avviCinarono, il barista avvolse più stretto il mantello attorno al collo e se ne andò lasCiando l’uomo più basso ad armeggiare con qualcosa che teneva in bracCio. Erano a pochi metri da lui quando Harry lo riconobbe.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Il tarchiato mago dalle gambe storte e dai lunghi, disordinati capelli rossicCi sobbalzò e lasCiò cadere una vecchia valigia, che si spalancò, rovesCiando quello che sembrava l’intera vetrina di un negozio di Cianfrusaglie.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Oh, Ciao, Harry» disse Mundungus Fletcher, con una disinvoltura assai poco convincente. «Be’, non voglio trattenerti».
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    E cominCiò a rovistare per terra per recuperare gli oggetti sparsi, con l’aria di chi ha fretta di sparire.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Vendi questa roba?» gli chiese Harry, guardandolo afferrare un assortimento di cose dall’aria sudiCia.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Grazie!» esclamò Mundungus, strappandoglielo di mano e ficcandolo nella valigia. «Be’, Ci vediamo… AHIA!»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «L’hai rubato da casa di Sirius» disse Harry, talmente viCino all’altro da sentirne lo sgradevole odore di alcol e tabacco vecchio. «Ha lo stemma dei Black».
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Che cos’hai fatto, Ci sei tornato la notte che è morto e hai saccheggiato la casa?» ringhiò Harry.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Harry, no!» strillò Hermione mentre Mundungus cominCiava a diventare blu.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    E aspettò che entrassero ai Tre ManiCi di Scopa. Quando fu dentro, Harry esplose: «Ha rubato le cose di Sirius!»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Lo so, Harry, ma per favore non gridare, Ci stanno guardando» sussurrò Hermione. «Vai a sederti, ti porto qualcosa da bere».
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «L’Ordine non può controllare Mundungus?» chiese Harry agli altri due in un sussurro furioso. «Non possono almeno impedirgli di portar via tutto Ciò che non è inchiodato alle pareti quando è al Quartier Generale?»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Ssst!» intimò Hermione angosCiata, guardandosi intorno per assicurarsi che nessuno ascoltasse; c’erano un paio di stregoni che fissavano Harry con enorme interesse, e Zabini stava appoggiato a una colonna lì viCino. «Harry, anch’io sarei arrabbiata, lo so che sta rubando le tue cose…»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    A Harry andò di traverso la Burrobirra; si era dimenticato di essere il proprietario del numero dodiCi di Grimmauld Place.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Già, è roba mia!» esclamò. «Ci credo che non era contento di vedermi! Be’, racconterò a Silente che cosa sta succedendo, lui è l’unico che riesca a spaventare Mundungus».
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Ron ignorò l’allusione e sorseggiò la propria bibita in quello che chiaramente riteneva un dignitoso silenzio. Harry stava pensando a Sirius, a quanto comunque aveva odiato quel calice d’argento. Hermione tamburellava con le dita sul tavolo, lo sguardo che sfrecCiava tra Ron e il bancóne.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Non appena Harry ebbe bevuto l’ultimo sorso, lei propose: «La facCiamo finita e torniamo a scuola, allora?»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Gli altri due annuirono; la gita era stata un fiasco e il tempo peggiorava. Si avvolsero di nuovo nei mantelli, risistemarono le sCiarpe, s’infilarono i guanti; poi seguirono Katie Bell e un’amica fuori dal pub e su per High Street. Sulla strada verso Hogwarts, arrancando nella fanghiglia gelata, Harry lasCiò vagare i propri pensieri su Ginny. Non si erano incontrati: sicuramente, lei e Dean erano rinchiusi al calducCio della sala da tè di Madama Piediburro, il rifugio delle coppie feliCi. AcCigliato, chinò il capo contro la gelida pioggia vorticante trasCinando i piedi.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Ci volle un po’ prima che si accorgesse che le voCi di Katie Bell e della sua amica, che il vento gli riportava indietro, erano diventate più alte e acute. Harry cercò di scrutare le loro sagome indistinte. Le due ragazze litigavano per qualcosa che Katie teneva in mano.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    All’improvviso Katie si levò a mezz’aria, non come Ron, sospeso in modo ridicolo per la caviglia, ma con grazia, le bracCia aperte, come se stesse per volare. Eppure c’era qualcosa di sbagliato, qualcosa di inquietante… I capelli le vorticavano attorno al viso frustati dal vento forte, ma i suoi occhi erano chiusi e il volto era privo di espressione. Harry, Ron, Hermione e Leanne si erano bloccati.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Poi, a quasi due metri dal suolo, Katie emise un urlo terribile. I suoi occhi si spalancarono, ma qualunque cosa vedesse o provasse, era evidente che le procurava un dolore tremendo. Urlò e urlò; anche Leanne cominCiò a urlare e afferrò Katie per le caviglie, cercando di trasCinarla a terra. Harry, Ron e Hermione corsero avanti per aiutarla, ma proprio mentre la prendevano per le gambe, Katie preCipitò su di loro; Harry e Ron riusCirono a sorreggerla, ma si contorceva tanto che non potevano trattenerla. Così la calarono a terra, dove si agitò urlando, senza riconoscerli.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Fece per correre verso la scuola; non aveva mai visto nessuno in quello stato e non riusCiva a capirne la causa. Si lanCiò oltre una curva nel viottolo e urtò contro quello che sembrava un enorme orso ritto sulle zampe posteriori.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Harry!» esclamò Hagrid, che aveva il nevischio impigliato nelle sopracCiglia e nella barba, e indossava l’enorme, irsuta pellicCia di castoro. «Sono andato a trovare Grop, cresce così bene che non Ci si…»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Hagrid fissò Katie per un attimo poi, senza una parola, si chinò, la prese fra le bracCia e cominCiò a correre verso il castello. Poco dopo le urla penetranti di Katie erano svanite e il solo rumore rimasto era il ruggito del vento.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Hermione andò dall’amica di Katie che piangeva a dirotto e le passò un bracCio attorno alle spalle.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «È successo quando si è strappato quello» raccontò Leanne sempre singhiozzando, e indicò il pacchetto che giaceva al suolo. La carta marrone ormai inzuppata che lo avvolgeva si era squarCiata rivelando un lucore verdastro. Ron si chinò con la mano tesa, ma Harry gliela bloccò e lo tirò indietro.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Si accovacCiò. Dalla carta spuntava un’elaborata collana di opali.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «È per questo che stavamo litigando. Aveva il pacchetto quando è usCita dal bagno dei Tre ManiCi di Scopa, ha detto che era una sorpresa per qualcuno a Hogwarts e lei doveva consegnarlo. Era tutta strana mentre lo diceva… Oh no, oh no… scommetto che era sotto la Maledizione Imperius, e io non me ne sono accorta!»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «È meglio che torniamo a scuola»suggerì Hermione, sempre abbracCiando Leanne, «così sapremo come sta. Andiamo…»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Harry esitò per un attimo, poi si sfilò la sCiarpa e, ignorando il rantolo terrorizzato di Ron, ricoprì con cautela la collana e la raccolse.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Mentre seguiva Hermione e Leanne su per la strada, Harry rifletteva intensamente. Appena misero piede nel parco del castello, non riuscì più a trattenersi e proruppe: «Malfoy sa della collana. Era in una teca di Magie Sinister quattro anni fa, l’ho visto che la guardava quando mi nascondevo da lui e da suo padre. È questa la cosa che stava comprando il giorno che l’abbiamo seguito! Se l’è ricordata ed è tornato a comprarla!»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Hagrid dice che voi quattro avete visto che cosa è successo a Katie Bell… Subito nel mio uffiCio, per favore! Che cos’hai in mano, Potter?»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Santo Cielo» esclamò la professoressa McGranitt allarmata, e prese la collana dalle mani di Harry. «No, no, Gazza, sono con me!» aggiunse in fretta mentre Gazza si avviCinava zelante dalla Sala d’Ingresso, brandendo il suo Sensore Segreto. «Porti subito questa collana al professor Piton, ma stia attento a non toccarla, la tenga avvolta nella sCiarpa!»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Harry e gli altri seguirono la professoressa McGranitt di sopra, nel suo uffiCio. Le finestre schizzate di nevischio tremavano negli infissi e la stanza era gelida nonostante il fuoco scoppiettasse nel camino. La professoressa McGranitt chiuse la porta e andò alla scrivania per fronteggiare Harry, Ron, Hermione e Leanne che stava ancora singhiozzando.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Esitando e interrompendosi spesso nel tentativo di controllare il pianto, Leanne raccontò alla professoressa McGranitt che Katie era andata in bagno ai Tre ManiCi di Scopa ed era tornata con quel pacchetto anonimo. Era sembrata un po’ strana, e poi avevano litigato sul fatto di accettare o no oggetti ignoti, e la discussione era culminata nella zuffa per il pacchetto, che si era strappato e si era aperto. A quel punto, Leanne fu così sopraffatta che non Ci fu verso di cavarle altro.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Quando fu usCita, la professoressa McGranitt si rivolse a Harry, Ron e Hermione.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Si è alzata in aria» rispose Harry prima che Ron o Hermione potessero parlare. «E poi ha cominCiato a urlare ed è preCipitata. Professoressa, posso vedere il professor Silente, per favore?»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Al suo fianco, Ron si stropicCiò il naso con palese imbarazzo; dall’altro lato, Hermione strofinò i piedi a terra come se volesse mettere una certa distanza fra sé e Harry.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Hai visto Malfoy usCire dal negozio con un pacchetto simile?»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Oh, Ron» sospirò Hermione esasperata, «sarebbe stata tutta impacchettata, per non toccarla, e quindi piuttosto faCile da nascondere sotto un mantello: nessuno l’avrebbe vista! Secondo me, qualunque cosa si sia fatto mettere da parte Malfoy, dev’essere rumorosa o voluminosa: qualcosa che sapeva avrebbe attirato l’attenzione… e comunque» continuò a voce alta, prima che Harry riusCisse a interromperla, «io ho chiesto a Sinister della collana, non vi ricordate? Quando sono entrata per cercare di scoprire che cosa gli aveva chiesto Malfoy, l’ho vista. E Sinister mi ha detto il prezzo, non ha detto che era già venduta…»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Be’, sei stata così prevedibile che ha capito le tue intenzioni in Cinque secondi, è chiaro che non te l’avrebbe detto… Comunque Malfoy avrebbe potuto mandare qualcuno a prenderla, da allora…»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Tenne aperta la porta del suo uffiCio. Non ebbero scelta: sfilarono davanti a lei senza aggiungere parola.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Harry era arrabbiato con gli altri due perché si erano schierati con la McGranitt; tuttavia, non poté non intervenire quando cominCiarono a parlare dell’accaduto.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Impossibile» rispose Harry, «se no Katie si sarebbe voltata e me l’avrebbe data, no? Sono sempre stato dietro di lei da quando siamo usCiti dai Tre ManiCi di Scopa. Sarebbe stato molto più sensato consegnare il pacchetto fuori da Hogwarts, visto che Gazza perquisisce tutti quelli che entrano ed escono. Chissà perché Malfoy le ha detto di portarlo dentro il castello…»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Avrà usato un complice» insistette Harry. «Tiger o Goyle… oppure, adesso che Ci penso, un altro Mangiamorte, avrà un mucchio di compari migliori di Tiger e Goyle ora che si è unito…»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Non è stato un attacco molto astuto, a pensarCi bene»osservò Ron, scaraventando vìa con aria noncurante un piccolo del primo anno da una delle poltrone buone viCino al fuoco e prendendone il posto. «La maledizione non è nemmeno entrata nel castello. Non è quello che si dice un piano infallibile».
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Oh, e naturalmente lo sa anche Malfoy» disse Harry agli altri due, che avevano deCiso di far finta di essere sordi tutte le volte che lui tirava fuori la teoria Malfoy-è-un-Mangiamorte.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Harry si era chiesto se Silente sarebbe tornato in tempo per la lezione di lunedì sera; non avendo avuto contrordini, si presentò fuori dal suo uffiCio alle otto in punto, bussò, e fu invitato a entrare. Il Preside sedeva al proprio posto, insolitamente stanco; aveva la mano nera e bruCiata come sempre, ma sorrise e gli fece segno di accomodarsi. Il Pensatoio era di nuovo sulla scrivania e gettava sCintille di luce argentata sul soffitto.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Hai passato giorni intensi mentre io ero via» esordì. «Mi risulta che tu abbia assistito all’inCidente di Katie».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Ancora molto male, anche se è stata abbastanza fortunata. Pare che abbia sfiorato la collana con una piccolissima zona di epidermide: aveva un buchetto nel guanto. Se l’avesse indossata, se anche solo l’avesse presa a mani nude, sarebbe morta, forse all’istante. Per fortuna il professor Piton è riusCito a evitare la rapida diffusione della fattura…»
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Impertinente» intervenne una voce flebile da uno dei ritratti sulla parete: Phineas Nigellus Black, il bis-bisnonno di Sirius, che un attimo prima sembrava addormentato, alzò la testa che teneva appoggiata alle bracCia. «Ai miei tempi io non avrei permesso a uno studente di mettere in discussione le regole di Hogwarts».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Sì, grazie, Phineas» rispose Silente in tono conCiliante. «Il professor Piton è molto più esperto delle Arti Oscure di Madama Chips, Harry. Comunque, il personale del San Mungo mi manda un bollettino ogni ora e spero che col tempo Katie si riprenderà del tutto».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Signore» cominCiò Harry esitante, «ho incontrato Mundungus a Hogsmeade».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Ah, sì, so che Mundungus sta trattando la tua eredità con fraudolenta mancanza di rispetto» commentò Silente, aggrottando la fronte. «Da quando l’hai incontrato fuori dai Tre ManiCi di Scopa si è dato alla macchia; sospetto che abbia paura di affrontarmi. Ma sta’ sicuro che non farà più sparire nessuno degli oggetti di Sirius».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Quel vecchio Mezzosangue rognoso ruba i Cimeli di famiglia dei Black?» esclamò Phineas Nigellus, irritato; e sparì dalla cornice, indubbiamente per far visita al proprio ritratto al numero dodiCi di Grimmauld Place.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Prenderò tutti i provvedimenti necessari per indagare su chiunque abbia potuto aver parte nell’inCidente di Katie» garantì Silente. «Ma quello che mi sta a cuore adesso, Harry, è la nostra lezione».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Il ragazzo era un po’ seccato: se le loro lezioni erano tanto importanti, perché tra la prima e la seconda c’era stato un intervallo così lungo? Però non aggiunse altro su Draco Malfoy, ma guardò Silente versare i ricordi freschi nel Pensatoio e far roteare ancora una volta il baCile di pietra.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Ricorderai, ne sono certo, che abbiamo lasCiato il racconto degli esordi di Lord Voldemort al punto in cui quell’attraente Babbano, Tom Riddle, aveva abbandonato la moglie strega, Merope, ed era tornato alla dimora di famiglia a Little Hangleton. Merope rimase sola a Londra; aspettava il bambino che un giorno sarebbe diventato Lord Voldemort».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Per via delle prove fornite da un certo Caractacus Burke»rispose Silente, «che, per una strana coinCidenza, era soCio di Sinister nel negozio dal quale proviene la collana di cui abbiamo appena discusso».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Fece roteare il contenuto del Pensatoio come Harry l’aveva visto fare in passato, come un cercatore d’oro setacCia la sabbia in cerca di pepite. Dalla vorticante massa argentea spuntò un vecchietto, che girava piano, opalescente come un fantasma ma molto più solido, con un Ciuffo di capelli che gli copriva del tutto gli occhi.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Sì, ne siamo entrati in possesso in Circostanze curiose. Ci fu portata da una giovane strega appena prima di Natale, oh, ormai sono passati tanti anni. Disse che aveva un disperato bisogno di denaro, be’, era evidente. Era coperta di stracCi e parecchio avanti con… aspettava un bambino, insomma. Disse che il medaglione era appartenuto a Serpeverde. Be’, sentiamo di continuo storie del genere — ‘Oh, questa era di Merlino, sul serio, la sua teiera prefenta’ — ma, quando lo guardai, vidi che portava veramente il suo blasone, e bastarono pochi sempliCi incantesimi a rivelarmi la verità. Naturalmente questo lo rendeva senza prezzo. Lei non sembrava avere la minima idea di quanto valesse. Fu felice di prendere dieCi galeoni. L’affare migliore che abbiamo mai fatto!»
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Solo dieCi galeoni?» ripeté Harry, indignato.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Caractacus Burke non era celebre per la sua generosità» osservò Silente. «Così ora sappiamo che verso la fine della sua gravidanza Merope era sola a Londra, con un disperato bisogno di denaro, così disperato da vendere la sola cosa preziosa che possedeva, uno degli amati Cimeli di famiglia di Orvoloson».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Ma poteva fare un incantesimo!» sbottò Harry impaziente. «Avrebbe potuto procurarsi Cibo e tutto Ciò che le serviva con la magia, no?»
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Silente levò le sopracCiglia.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Harry si chinò sul Pensatoio; il suo viso infranse la fresca superfiCie della memoria, e lui preCipitò di nuovo nel buio… Qualche secondo più tardi i suoi piedi toccarono terra, aprì gli occhi e scoprì che lui e Silente si trovavano in una vecchia e animata strada di Londra.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Eccomi» annunCiò Silente allegro, indicando un’alta figura poco distante che attraversava la strada davanti a un carro del latte trainato da cavalli.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    I lunghi capelli e la barba di quel giovane Albus Silente erano rossicCi. Procedette sul marCiapiede, attirando molti sguardi curiosi sul suo vistoso abito di velluto color prugna.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Bel vestito, signore»osservò Harry senza riusCire a trattenersi. Silente si limitò a ridacchiare. Seguirono a breve distanza la sua versione più giovane, fino ad attraversare il cancello di ferro di un cortile spoglio, davanti a un edifiCio squadrato e tetro Circondato da alte ringhiere. Silente salì i pochi gradini fino al portone e bussò una volta. Dopo qualche istante la porta fu aperta da una ragazza trasandata in grembiule.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Silente entrò in un ingresso col pavimento a scacchi bianchi e neri; il luogo era squallido ma immacolato. Prima ancora che la porta si chiudesse, una donna scarna dall’aria tormentata si avviCinò a passetti rapidi. Il suo viso affilato sembrava più ansioso che scortese, e avanzando verso Silente la donna si rivolse a un’altra domestica in grembiule alle proprie spalle.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «… e porta su la tintura di iodio a Martha, Billy Stubbs si è tolto le croste e le bolle aperte di Eric Whalley stanno macchiando tutte le lenzuola… Ci mancava la varicella»mormorò a nessuno in particolare. Poi il suo sguardo si posò su Silente e rimase immobile, stupefatta come se una giraffa avesse appena varcato la soglia.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    La signora Cole batté le palpebre. Stabilito che non si trattava di un’alluCinazione, rispose con voce fioca: «Oh, sì. Be’… be’, allora… è meglio se viene nel mio uffiCio. Sì».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Guidò Silente in una stanzetta che sembrava in parte salotto in parte uffiCio. Era squallida come l’ingresso e i mobili erano vecchi e spaiati. Invitò l’ospite ad accomodarsi su una sedia traballante e prese posto dietro una scrivania ingombra, osservandolo con aria nervosa.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Be’, era iscritto alla nostra scuola dalla nasCita…»
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Sembra a posto» approvò plaCida, e glielo restituì. Poi il suo sguardo si posò su una bottiglia di gin e due bicchieri che di sicuro qualche istante prima non c’erano.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Esatto» rispose la signora Cole, versandosi altro gin. «Me lo ricordo benissimo, perché avevo appena cominCiato a lavorare qui. Era l’ultimo giorno dell’anno e faceva un freddo terribile, nevicava. Una gran brutta notte. E questa ragazza, non molto più vecchia di me a quel tempo, arrivò barcollando su per i gradini. Be’, non era la prima. L’abbiamo accolta e un’ora dopo è nato il bambino. E dopo un’altra ora era morta».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «A dire il vero sì» rispose la signora Cole, che sembrava godersela parecchio, col gin in mano e un pubblico attento alla sua storia. «Ricordo che mi disse: ‘Spero che assomigli al suo papà’ e davvero faceva bene a sperarlo, perché lei non era una bellezza… poi mi ha detto che dovevamo chiamarlo Tom, come suo padre, e Orvoloson, come il padre di lei… sì, un nome strano, vero? Ci siamo chiesti se facesse parte di un Circo… Poi disse che il cognome del bambino doveva essere Riddle. Ed è morta poco dopo senza un’altra parola.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Ma la signora Cole indugiò per un attimo, e non c’era niente di vago o confuso nello sguardo indagatore che lanCiò a Silente da sopra il bicchiere di gin.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Lei lo guardò con gli occhi ridotti a fessure, come se stesse deCidendo se credergli. Evidentemente deCise di sì, perché sbottò: «Spaventa gli altri bambini».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «DiCiamo così» rispose la signora Cole un po’ acCigliata, «ma è molto diffiCile sorprenderlo. Ci sono stati degli episodi… delle cose brutte…»
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Ma se invece è stato lui, che io sia maledetta se so come ha fatto ad arrampicarsi fin lassù. So solo che lui e Billy avevano litigato il giorno prima. E poi…» la signora Cole bevve un altro po’ di gin, versandosene un gocCio sul mento, questa volta, «… alla gita estiva… li portiamo fuori, sa, una volta l’anno, in campagna o al mare… Be’, Amy Benson e Dennis Bishop non sono più stati gli stessi, dopo, e siamo riusCiti a cavargli solo che erano stati in una caverna con Tom Riddle. Lui ha giurato che erano solo andati a esplorare, ma qualcosa è successo là dentro, ne sono certa. E poi, be’, sono accadute un sacco di cose, cose bizzarre…»
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «EccoCi» annunCiò la signora Cole, fermandosi all’inizio di un lungo corridoio al secondo piano. Bussò due volte alla prima porta ed entrò.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Non c’era tracCia dei Gaunt sul volto di Tom Riddle. L’ultimo desiderio di Merope era stato esaudito: era l’affasCinante padre in miniatura, alto per i suoi undiCi anni, pallido e coi capelli scuri. Socchiuse un po’ gli occhi, per valutare l’aspetto eccentrico del nuovo venuto. Ci fu un momento di silenzio.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Il ragazzo esitò, poi la strinse. Silente avviCinò la dura sedia di legno a Riddle, così che i due sembravano un paziente all’ospedale e un visitatore.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    PronunCiò le ultime tre parole con forza impressionante: era un ordine, e sembrava che l’avesse impartito molte volte. I suoi occhi si erano dilatati e lui scrutava truce Silente, che non rispose e continuò a sorridere affabile. Dopo qualche istante Riddle smise di guardarlo, eppure era, se possibile, ancora più sospettoso.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Non mi prenda in giro! Dal manicomio, ecco da dove viene lei, vero? ‘Professore’, certo… Be’, io non Ci vado, capito? Quella vecchia gatta, è lei che dovrebbe essere ricoverata. Io non ho mai fatto niente alla piccola Amy Benson o a Dennis Bishop, e può anche andare a chiederglielo, glielo diranno!»
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Io non vengo dal manicomio» disse Silente con pazienza. «Sono un professore e se vuoi sederti tranquillo ti racconterò di Hogwarts. Ma se preferisCi non venire nella mia scuola nessuno ti costringerà…»
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Vorrei solo che Ci provassero» lo interruppe Riddle, beffardo.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Hogwarts» continuò Silente, come se non avesse sentito, «è una scuola per ragazzi con capaCità speCiali…»
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Di tutto» esalò Riddle. Un rossore ecCitato gli salì dal collo alle guance incavate; sembrava febbriCitante. «Muovo le cose senza toccarle. FacCio fare agli animali quello che voglio senza addestrarli. FacCio capitare cose brutte a chi mi dà fastidio. So ferirli, se voglio».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Lo sapevo che ero diverso» sussurrò alle proprie dita tremanti. «Lo sapevo che ero speCiale. Ho sempre saputo che c’era qualcosa».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Riddle alzò il capo. Il suo volto era trasfigurato: mostrava una selvaggia feliCità, eppure per qualche ragione questa non migliorava il suo aspetto; al contrario, i suoi tratti finemente modellati sembravano più rozzi, la sua espressione quasi bestiale.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Silente alzò le sopracCiglia.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Riddle s’irrigidì per un attimo fugace prima di dire, con irriconosCibile cortesia: «Mi scusi, signore. Volevo dire… la prego, professore, potrebbe mostrarmi…?»
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Harry era sicuro che Silente avrebbe rifiutato, che avrebbe detto a Riddle che Ci sarebbe stato un sacco di tempo per le dimostrazioni pratiche a Hogwarts, che al momento si trovavano in un edifiCio pieno di Babbani, e quindi dovevano essere cauti. E invece, con sua enorme sorpresa, Silente estrasse la bacchetta da una tasca interna della giacca, la puntò verso lo squallido armadio nell’angolo e l’agitò appena, con noncuranza.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Riddle balzò in piedi. Harry non poté biasimarlo quando gemette per la sorpresa e la rabbia; tutto Ciò che possedeva doveva trovarsi là dentro; ma non appena Riddle si scagliò verso Silente le fiamme svanirono, lasCiando l’armadio intatto.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Tutto a tempo debito» rispose Silente. «Credo che Ci sia qualcosa che cerca di usCire dal tuo armadio».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Riddle tolse il coperchio e rovesCiò il contenuto sul letto, senza guardarlo. Harry, che si era aspettato qualcosa di molto più interessante, vide un mucchio di piccoli oggetti banali: tra gli altri uno yo-yo, un ditale d’argento e un’armonica a bocca tutta arrugginita. Una volta liberati dalla scatola, cessarono di tremare e rimasero immobili sulla coperta sottile.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Non ho bisogno di lei» tagliò corto Riddle. «Sono abituato a fare le cose da solo, vado sempre in giro per Londra per conto mio. Come si arriva in questa Diagon Alley… signore?» chiese, incroCiando lo sguardo di Silente.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Harry pensava che Silente avrebbe insistito per accompagnare Riddle, ma ancora una volta rimase sorpreso. Silente consegnò a Riddle la busta con la lista delle cose necessarie e, dopo avergli spiegato con preCisione come arrivare dall’orfanotrofio al Paiolo Magico, disse: «Tu riusCirai a vederlo, anche se i Babbani… la gente non magica… non possono. Chiedi di Tom il barista… è faCile da ricordare, ha il tuo stesso nome…»
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Riddle ebbe uno scatto irritato, come se cercasse di scacCiare una mosca molesta.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Ci sono un mucchio di Tom» borbottò Riddle. Poi, come se non potesse trattenere la domanda, come se gli venisse fuori suo malgrado, chiese: «Mio padre era un mago? Si chiamava anche lui Tom Riddle, mi hanno detto».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Harry capì che aveva tralasCiato fino a quel momento di Citare quello stranissimo potere, deCiso a far colpo.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Il suo tono era noncurante ma il suo sguardo vagò curioso sul volto di Riddle. Rimasero a osservarsi un momento, l’uomo e il ragazzo. Poi la stretta di mano si sCiolse e Silente fu alla porta.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Ci rivediamo a Hogwarts, Tom».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Credo che possa bastare» annunCiò il Silente dai capelli bianchi al fianco di Harry, e qualche istante dopo veleggiavano di nuovo leggeri nel buio, prima di atterrare con agio nell’uffiCio.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Ci ha creduto molto più in fretta di me… voglio dire, quando lei gli ha detto che era un mago» osservò Harry. «Io non ho creduto subito a Hagrid, quando me l’ha detto».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Sì, Riddle era perfettamente pronto a credere di essere… per usare la sua parola… ‘speCiale’».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Sapevo di aver appena incontrato il più pericoloso mago Oscuro di tutti i tempi? No, non avevo idea che crescendo sarebbe diventato quello che è» rispose Silente. «Tuttavia fui senza dubbio affasCinato da lui. Tornai a Hogwarts deCiso a tenerlo d’occhio, cosa che avrei dovuto fare in ogni caso, perché era solo e senza amiCi; ma già sentivo di doverlo fare per il bene degli altri quanto per il suo.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «I suoi poteri, come hai sentito, erano sorprendentemente sviluppati per un mago così giovane e — Ciò che è più interessante e sinistro — aveva già scoperto di poterli in qualche modo controllare e cominCiato a usarli con consapevolezza. Come hai visto, non erano gli esperimenti a casacCio tipiCi dei giovani maghi: usava la magia contro altre persone, per spaventare, per punire, per manipolare. Le storie del coniglio impiccato e dei bambini attirati in una caverna erano assai eloquenti… So ferirli, se voglio…»
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Esatto; una rara capaCità, presumibilmente connessa con le Arti Oscure, anche se, come sappiamo, vi sono Rettilofoni anche tra i buoni e i grandi. In effetti la sua capaCità di parlare con i serpenti non mi preoccupò quanto la sua chiara inclinazione alla crudeltà, alla segretezza e al dominio.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Il tempo si prende di nuovo gioco di noi» osservò Silente, indicando il Cielo buio oltre le finestre. «Ma prima che Ci separiamo, voglio richiamare la tua attenzione su alcuni aspetti della scena a cui abbiamo appena assistito, perché hanno importanti rapporti con quanto discuteremo nei nostri incontri futuri.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Confido che tu abbia notato pure che Tom Riddle era già del tutto autonomo, incline all’isolamento e privo di amiCi. Non volle aiuto o compagnia per andare a Dìagon Alley. Preferì agire da solo. Il Voldemort adulto è uguale. Sentirai molti dei suoi Mangiamorte sostenere di godere della sua fiduCia, di essere i soli viCini a lui, perfino di capirlo. Sono degli illusi. Lord Voldemort non ha mai avuto un amico, e non credo che ne abbia mai voluto uno.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Che paura, il piccolo Voi-Sapete-Chi» sussurrò Ron mentre si sedevano attorno a uno dei ceppi contorti di PugnaCio su cui avrebbero lavorato per tutto il quadrimestre e cominCiavano a infilarsi i guanti protettivi. «Ma continuo a non capire perché Silente ti fa vedere tutte queste cose. Voglio dire, è interessante, ma a cosa serve?»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Secondo me è affasCinante» intervenne Hermione, con fervore. «È del tutto sensato sapere quanto più possibile di Voldemort. Altrimenti come farai a scoprire i suoi punti deboli?»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Oh, è stata divertente, davvero»rispose Hermione indossando degli occhiali protettivi. «Voglio dire, si pavoneggia dei suoi ex allievi famosi, e adula McLaggen in modo spudorato per via dei suoi contatti, ma la cena era ottima e Ci ha presentato a Gwenog Jones».
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Basta con le chiacchiere, laggiù!» ingiunse la professoressa Sprite in tono spicCio, avviCinandosi con aria deCisa. «Siete indietro, tutti gli altri hanno cominCiato e Neville ha già preso il primo baccello!»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Si guardarono intorno; in effetti, Neville esibiva un labbro insanguinato e parecchi brutti graffi sulla guanCia, ma stringeva un oggetto verde grande come un pompelmo che pulsava in modo sgradevole.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «No che non dovevamo» ribatté subito Hermione, come sempre ostile al PrinCipe Mezzosangue e ai suoi incantesimi. «Be’, su… è meglio muoversi…»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    LanCiò agli altri due un’occhiata apprensiva; inspirarono profondamente e poi si gettarono sul ceppo contorto.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Quello prese vita all’istante; i pungenti tralCi simili a rovi schizzarono dalla Cima e cominCiarono a frustare l’aria. Uno si impigliò nei capelli di Hermione e Ron lo neutralizzò con un paio di cesoie; Harry riuscì a bloccare due tralCi e ad annodarli insieme; un buco si aprì al centro di tutti i rami tentacolari; Hermione tuffò coraggiosa il bracCio nel buco, che si chiuse come una trappola attorno al suo gomito; Harry e Ron tirarono e torsero i tralCi, costringendo il buco a riaprirsi, e Hermione liberò il bracCio, stringendo fra le dita un baccello come quello di Neville. Subito i tralCi pungenti si ritrassero all’interno del ceppo contorto, che rimase come un innocente Ciocco di legno inanimato.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Non credo che ne metterò uno nel giardino di casa mia» dichiarò Ron, spingendo gli occhiali sulla fronte e asCiugandosi il sudore dal viso.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Passami una Ciotola» disse Hermione, reggendo a distanza il baccello pulsante; Harry gliene porse una e lei ce lo lasCiò cadere dentro, disgustata.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Comunque» continuò Hermione come se non fossero stati appena aggrediti da un tronco di legno, «Lumacorno darà una festa di Natale, Harry, e non potrai evitarla stavolta, perché mi ha chiesto di controllare le tue serate libere in modo da organizzarla quando potrai esserCi anche tu».
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Harry gemette. Nel frattempo Ron, che si era alzato in piedi e con tutta la sua forza stava cercando di spremere il baccello nella Ciotola, sbottò, rabbioso: «E questa è un’altra festa riservata ai cocchi di Lumacorno, vero?»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Lumaclub»ripeté Ron con un ghigno beffardo degno di Malfoy. «È penoso. Be’, spero che ti diverta. Perché non provi a usCire con McLaggen, così Lumacorno potrà nominarvi Re e Regina dei Lumaconi…»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Possiamo portare degli ospiti» lo interruppe Hermione, che per qualche ragione era violentemente arrossita, «e stavo per chiederti di venire, ma se la pensi così allora lasCio perdere!»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Harry all’improvviso desiderò che il baccello fosse volato molto più lontano, in modo da non dover stare lì con quei due. Senza che lo notassero, prese la Ciotola e cercò di aprire il baccello nel modo più rumoroso e violento che riusCisse a escogitare, ma questo purtroppo non gli impedì di sentire ogni parola.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Sì» rispose Hermione, adirata. «Ma se preferisCi che esca con McLaggen…»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Ci fu una pausa durante la quale Harry continuò a pestare il baccello elastico con una paletta.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Harry mancò il baccello e colpì la Ciotola, che andò in pezzi. «Reparo»ordinò subito, picchiettando i frammenti con la bacchetta, e la Ciotola tornò integra. Ma il fracasso evidentemente ricordò a Ron e Hermione che Harry era a un passo da loro. Hermione apparve turbata e cominCiò subito a cercare la sua copia di Alberi Carnivori del Mondo per scoprire il modo corretto di spremere i baccelli di PugnaCio; da parte sua, Ron era imbarazzato ma anche compiaCiuto.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Harry le passò la Ciotola con il baccello, sia lui che Ron si rimisero a posto gli occhiali protettivi e ripresero ad aggredire il ceppo.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Non era veramente sorpreso, pensò Harry mentre lottava con un tralCio spinoso deCiso a strangolarlo; aveva avuto il sospetto che prima o poi sarebbe potuto succedere. Ma non era sicuro di come si sentiva al riguardo… Lui e Cho ormai erano troppo imbarazzati per guardarsi, figuriamoCi parlarsi; e se Ron e Hermione si fossero messi insieme e poi si fossero lasCiati? La loro amiCizia sarebbe sopravvissuta? Harry ricordò le poche settimane in cui i due non si erano parlati, al terzo anno; non si era affatto divertito a cercare di riconCiliarli. E se invece non si fossero lasCiati? Se fossero diventati come Bill e Fleur, e si fosse rivelato imbarazzante stare con loro, e lui fosse stato escluso per sempre?
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Preso!» urlò Ron, ed estrasse un secondo baccello dal ceppo proprio mentre Hermione riusCiva a far scoppiare il primo. La Ciotola si riempì di tuberi che si contorcevano come vermi color verde pallido.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Il resto della lezione passò senza altre allusioni alla festa di Lumacorno. Harry osservò attentamente i due amiCi nei giorni che seguirono, ma Ron e Hermione non sembravano diversi, a parte il fatto che erano un po’ più gentili del solito l’uno con l’altra. Harry pensò che avrebbe dovuto solo aspettare di vedere che cosa sarebbe successo sotto l’influsso della Burrobirra nella penombra della stanza di Lumacorno, la sera della festa. Nel frattempo aveva preoccupazioni più pressanti.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Katie Bell era ancora all’Ospedale San Mungo senza alcuna prospettiva di usCirne, e Ciò significava che la promettente squadra di Grifondoro che Harry allenava con tanta cura da settembre aveva un CacCiatore di meno. Continuava a rimandare la sostituzione di Katie nella speranza che guarisse, ma la partita inaugurale contro Serpeverde incombeva e alla fine dovette accettare il fatto che non sarebbe tornata in tempo per giocare.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Harry si disse che non poteva reggere un’altra selezione a pieni ranghi. Con uno sconforto che aveva poco a che fare col Quidditch, un giorno bloccò Dean Thomas dopo Trasfigurazione. Gran parte della classe se n’era già andata, anche se parecchi uccelli gialli Cinguettanti, tutti opera di Hermione, sfrecCiavano ancora per la stanza; nessun altro era riusCito a far apparire dal nulla più di una piuma.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Sei ancora interessato a giocare come CacCiatore?»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Cos…? Sì, certo!»esclamò Dean ecCitato. Alle sue spalle Harry vide Seamus Finnigan sbattere i libri nella borsa con aria aCida. Era una delle ragioni per cui avrebbe preferito non dover chiedere a Dean di giocare: Seamus Ci sarebbe rimasto male. D’altro canto, doveva fare Ciò che era meglio per la squadra, e Dean aveva superato Seamus alle selezioni.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Bene» rispose Dean. «Evviva, Harry! AcCidenti, non vedo l’ora di dirlo a Ginny!»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Schizzò fuori dall’aula, lasCiando soli Harry e Seamus. Il canarino di Hermione lasCiò cadere una cacca proprio sulla testa di Seamus e non contribuì affatto ad alleviare l’imbarazzo.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Seamus non fu l’unico scontento: Ci furono molti borbottii in sala comune sul fatto che Harry avesse scelto due compagni di classe per la squadra. Avendo sopportato maldicenze ben peggiori nella sua carriera scolastica, Harry non se ne preoccupò molto; ma la necessità di assicurarsi una vittoria nell’imminente partita contro Serpeverde diventò più forte. Se Grifondoro avesse vinto, Harry era sicuro che l’intera Casa avrebbe dimenticato ogni critica, giurando di aver sempre saputo che quella era una squadra eccezionale. Se avesse perso… be’, pensò Harry amaramente, aveva sempre sopportato di peggio…
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Harry aveva sempre saputo che Ron era un giocatore discontinuo, nervoso e insicuro, e purtroppo la prospettiva della partita d’apertura sembrava aver fatto affiorare tutte le sue vecchie incertezze. Dopo aver lasCiato passare una mezza dozzina di gol, in gran parte segnati da Ginny, perse via via il controllo, finché mollò un pugno sulla bocca di Demelza Robins.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «È stato un inCidente, scusa, Demelza, mi dispiace davvero!» urlò Ron dietro di lei che zigzagava verso terra, col sangue che colava dappertutto. «Mi sono solo…»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «… fatto prendere dal panico» completò Ginny furente, atterrando viCino a Demelza ed esaminando il suo labbro gonfio. «Ron, idiota, guarda come l’hai ridotta!»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Ci penso io» disse Harry toccando terra accanto alle due ragazze. Puntò la bacchetta verso la bocca di Demelza e ordinò ‘Epismendo’. «Ginny, non dire a Ron che è un idiota, non sei tu il Capitano…»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Bel lavoro, tutti quanti, schiacceremo Serpeverde» li incoraggiò, e i CacCiatori e i Battitori usCirono dagli spogliatoi con aria soddisfatta.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Non è vero»ribatté Harry con deCisione. «Sei il miglior Portiere che abbia visto alle selezioni, Ron. Il tuo unico problema sono i nervi».
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Mantenne un flusso ininterrotto di incoraggiamenti per tutta la strada di ritorno al castello, e quando ebbero raggiunto il secondo piano Ron era appena appena più allegro. Poi, quando Harry spinse da parte l’arazzo per prendere la solita scorCiatoia verso la Torre di Grifondoro, si ritrovarono facCia a facCia con Dean e Ginny, stretti in un abbracCio mozzafiato che si baCiavano con furia, come se fossero incollati.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «VacCi tu!» ringhiò Ginny. «Io devo fare due chiacchiere col mio caro fratello!»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Dean se ne andò, con l’aria di non essere così dispiaCiuto di abbandonare la scena.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Bene» attaccò Ginny, scuotendo i lunghi capelli rossi e guardando Ron torva, «chiariamo questa faccenda una volta per tutte, Ron. Con chi sto o che cosa Ci facCio non ti riguarda…»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Una cosa?» urlò Ginny, sfoderando la bacchetta. «Una cosa,di preCiso?»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Invece sì!» sbraitò lei, infiammandosi con Harry. «Solo perché lui non ha mai baCiato nessuno in vita sua, solo perché il più bel baCio che abbia mai ricevuto è stato da zia Muriel…»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Col cavolo!» strillò Ginny, fuori di sé. «Ti ho visto con Flebo: tutte le volte che la incontri speri che ti baCi sulle guance, fai pena! Se andassi in giro a pomiCiare un po’ anche tu non ti seccherebbe tanto che lo facCiano tutti gli altri!»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Ma cosa stai dicendo!» abbaiò Ron, cercando di mirare a Ginny al di là di Harry, che le stava davanti a bracCia spalancate. «Solo perché non lo facCio in pubblico…!»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Cosa fai, baCi Leotordo? O hai una foto di zia Muriel nascosta sotto il cusCino?»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Un lampo di luce aranCione sfrecCiò sotto il bracCio sinistro di Harry e mancò Ginny di pochi centimetri; Harry spinse Ron contro il muro.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Harry ha baCiato Cho Chang!» urlò Ginny, ormai viCina alle lacrime. «E Hermione ha baCiato Viktor Krum, sei solo tu che ti comporti come se fosse una cosa disgustosa, Ron, ed è perché hai l’esperienza di un dodicenne!»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    E con questo corse via. Harry lasCiò andare Ron, che aveva un’aria assassina. Rimasero fermi, ansimando, finché Mrs Purr, la miCia di Gazza, apparve dietro l’angolo.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Andiamo»disse Harry, che coglieva già il rumore dei passi strasCicati del custode.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    È solo perché è la sorella di Ron, si disse. Ti dà fastidio che baCi Dean perché è la sorella di Ron…
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Ma spontaneamente affiorò nel suo animo un’immagine di quello stesso corridoio deserto e di lui che baCiava Ginny al posto di Dean… il mostro nel suo petto fece le fusa… ma poi Harry vide Ron strattonare l’arazzo e puntare la bacchetta contro di lui, urlando ‘fiduCia tradita’… ‘credevo che fossi il mio migliore amico’…
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Pensi che Hermione e Krum si siano baCiati?» chiese Ron all’improvviso mentre si avviCinavano alla Signora Grassa. Harry sussultò con aria colpevole e strappò via la propria fantasia da un corridoio in cui nessun Ron ficcava il naso, in cui lui e Ginny erano soli…
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    La risposta sincera era ‘sì’, ma non volle pronunCiarla. Tuttavia Ron parve dedurre il peggio dalla sua espressione.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Nessuno dei due nominò più Ginny o Hermione; a dire il vero quella sera quasi non si rivolsero la parola e andarono a dormire in silenzio, Ciascuno immerso nei suoi pensieri.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Harry rimase a lungo sveglio a contemplare il baldacchino del letto, e a cercare di convincersi che i suoi sentimenti per Ginny erano quelli di un fratello maggiore. Erano vissuti o no come fratello e sorella per tutta l’estate, giocando a Quidditch, prendendo in giro Ron e ridendo insieme di Bill e Flebo? Ormai la conosceva da anni… era naturale che si sentisse protettivo… naturale che desiderasse vegliare su di lei… che volesse squartare Dean un pezzo alla volta per averla baCiata… no… quel particolare sentimento fraterno avrebbe dovuto dominarlo…
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    È sua sorella,si disse Harry con fermezza. Sua sorella. È proibita. Non voleva mettere a repentaglio la sua amiCizia con Ron per nulla al mondo. Prese a pugni il cusCino per dargli una forma più confortevole e aspettò che il sonno arrivasse, sforzandosi di impedire ai pensieri di deviare in zona Ginny.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Il giorno dopo si svegliò un po’ intontito e confuso da una serie di sogni nei quali Ron l’aveva inseguito con una mazza da Battitore; ma verso mezzogiorno avrebbe scambiato volentieri il Ron del sogno con quello vero, che non solo trattava con freddezza Ginny e Dean, ma ostentava verso Hermione, ferita e stupefatta, una glaCiale, sprezzante indifferenza. Inoltre, nell’arco di una notte sembrava diventato suscettibile e pronto a scattare come uno Schiopodo Sparacoda. Harry passò la giornata tentando senza successo di mantenere la pace tra Ron e Hermione; infine lei andò a dormire indignatissima e Ron si avviò rigido verso il dormitorio dei maschi, dopo aver imprecato contro parecchi atterriti ragazzini del primo anno che avevano commesso l’errore di guardarlo.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Con costernazione di Harry, la nuova aggressività di Ron non si placò nei giorni seguenti. Ancor peggio, coinCise con un ulteriore calo della sua abilità di Portiere, il che lo rese ancora più aggressivo: durante l’ultimo allenamento prima della partita del sabato, Ron non riuscì a parare neanche un tiro, ma urlò addosso a tutti con tanta furia che Demelza Robins si mise a piangere.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Sta’ zitto e lasCiala stare!» gridò Peakes, che era molto più basso di Ron, e tuttavia armato di una mazza pesante.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «BASTA!»ululò Harry, notando Ginny che guardava torva Ron. Ricordando la sua reputazione di lanCiatrice di Fatture Orcovolanti, planò per intervenire prima che le cose gli sfuggissero di mano. «Peakes, vai a mettere via i Bolidi. Demelza, riprenditi, oggi hai giocato benissimo. Ron…» Harry aspettò che il resto della squadra si allontanasse, poi continuò: «Tu sei il mio migliore amico, ma continua a trattare così gli altri e ti sbatto fuori squadra».
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Per un momento pensò seriamente che Ron l’avrebbe preso a pugni, ma poi successe una cosa di gran lunga peggiore: Ron parve afflosCiarsi sulla scopa. Perse tutta la furia e mormorò: «Mi ritiro. FacCio schifo».
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Lo so che non hai il tempo di trovarti un altro Portiere, quindi domani gioco, ma se perdiamo, e perderemo, lasCio la squadra».
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Niente di Ciò che disse Harry servì a qualcosa. Cercò di rincuorarlo per tutta la cena, ma Ron era troppo occupato a tenere il bronCio a Hermione per farCi caso. Harry insistette anche quando furono nella sala comune, tuttavia la sua affermazione che la squadra sarebbe stata devastata dall’abbandono di Ron fu in qualche modo compromessa dal fatto che il resto della squadra era riunito nell’angolo opposto, a parlare male di lui e a guardarlo in cagnesco. Infine Harry cercò di arrabbiarsi di nuovo nella speranza di provocare in Ron una reazione d’orgoglio, ma neanche questa strategia parve funzionare: Ron andò a dormire più avvilito e disperato che mai.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Harry rimase a lungo sveglio nell’oscurità. Non voleva perdere la partita; non solo era la sua prima da Capitano, ma era deCiso a battere Draco Malfoy a Quidditch, anche se non aveva ancora prove dei suoi sospetti su di lui. Ma se Ron avesse giocato come negli ultimi allenamenti, le probabilità di vincere erano molto scarse.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    La mattina dopo la colazione fu, come al solito, agitata: i Serpeverde fischiarono e voCiarono ogni volta che un membro della squadra di Grifondoro entrò nella Sala Grande. Harry diede un’occhiata al soffitto e vide un pallido, limpido Cielo azzurro: un buon segno.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «È quasi ora» annunCiò Harry allegramente.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    L’erba ghiacCiata scricchiolava sotto i loro passi mentre scendevano verso lo stadio.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Già» rispose Ron, pallido e con l’aria malaticCia.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Le condizioni sembrano ideali» osservò Ginny, ignorando il fratello. «E indovina un po’? Quel CacCiatore di Serpeverde, Vaisey… Si è preso un Bolide in testa ieri in allenamento e sta troppo male per giocare! E ancora meglio… anche Malfoy è malato!»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Non ne ho idea, ma per noi è magnifico» rispose Ginny con vivaCità. «Fanno giocare Harper al suo posto; è del mio anno ed è un idiota».
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Io… tu…» balbettò Ron a bassa voce, spaventato ed ecCitato a un tempo. «La bibita… il succo di zucca, non avrai mica…?»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Harry alzò le sopracCiglia, ma si limitò a dire: «CominCiamo fra Cinque minuti, è meglio se ti metti gli stivali».
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    UsCirono sul campo accolti da cori tumultuosi. Una curva dello stadio era un tappeto rosso e oro; l’altra un mare verde e argento. Anche molti Tassorosso e Corvonero si erano schierati: tra le urla e gli applausi Harry distinse il ruggito del celebre cappello a forma di leone di Luna Lovegood.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Harry si avviCinò a Madama Bumb, l’arbitro, pronta a liberare le palle dal baule.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Harry e gli altri si alzarono scalCiando dal suolo ghiacCiato, ed eccoli in aria.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Harry planò lungo il perimetro del campo cercando il BocCino e tenendo d’occhio Harper, che zigzagava molto più in basso. Poi una voce spiacevolmente diversa da quella del solito commentatore attaccò con la cronaca.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Be’, ecco che partono, e credo che siamo tutti sorpresi di vedere la squadra che Potter ha messo insieme quest’anno. Molti pensavano che, date le prestazioni discontinue dell’anno scorso, Ronald Weasley potesse essere escluso, ma naturalmente l’intima amiCizia con il Capitano aiuta…»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Oh, ecco il primo tentativo di segnare di Serpeverde, è Urquhart che sfrecCia giù per il campo e…»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Giusto, Smith, deve proprio» mormorò Harry tra sé, sorridendo mentre si tuffava tra i CacCiatori, cercando con gli occhi qualche tracCia dell’elusivo BocCino.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    A mezz’ora dal fischio d’inizio, Grifondoro era in vantaggio, sessanta a zero. Ron aveva fatto alcune parate davvero spettacolari, qualcuna con la punta dei guanti, e Ginny aveva segnato quattro dei sei gol di Grifondoro. Non potendo più chiedersi ad alta voce se i due Weasley fossero in squadra solo perché erano amiCi di Harry, Zacharias Smith cominCiò a prendere di mira Peakes e Coote.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Tiragli un Bolide!» gridò Harry a Coote sfrecCiandogli accanto, ma Coote, con un gran sorriso, deCise di scagliare il Bolide successivo contro Harper, che sorpassava Harry nella direzione opposta. Harry udì con piacere il tetro tonfo di un Bolide andato a segno.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Crede di essere speCiale oggi, eh?»disse una voce maligna, e Harper urtò Harry deliberatamente, con tanta forza che quasi lo buttò giù dalla scopa. «Il tuo amico traditore del suo sangue…»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Madama Bumb era voltata e, anche se i Grifondoro sugli spalti urlarono di rabbia, quando finalmente guardò in alto Harper se l’era già filata. Con la spalla dolorante, Harry lo inseguì, deCiso a rendergli la botta…
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «E credo che Harper di Serpeverde abbia visto il BocCino!» esultò Zacharias Smith nel megafono. «Sì, ha sicuramente visto qualcosa che a Potter è sfuggito!»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Smith è proprio un idiota,pensò Harry, non si è accorto dello scontro? Ma un attimo dopo il suo stomaco parve preCipitare dal Cielo… Smith aveva ragione, Harper non era sfrecCiato in su a caso. Aveva individuato qualcosa che a lui era sfuggito: il BocCino volava alto e rapido sopra di loro, sCintillante contro il limpido Cielo azzurro.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Non sapeva che cosa gliel’avesse fatto dire, ma Harper si distrasse. Si lasCiò sCivolare il BocCino tra le dita, e sfrecCiò oltre. Harry balzò in avanti verso la minuscola palla fluttuante e la afferrò.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «SÌ!»urlò. Roteò in aria e ridiscese verso terra, tenendo alto il BocCino. Quando il pubblico se ne accorse, esplose un boato che quasi soffocò il fischio di fine partita.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Ginny, dove vai?» gridò Harry, avviluppato con il resto della squadra in un abbracCio volante collettivo, ma Ginny li superò di corsa finché con grande fracasso cozzò contro il podio del cronista. Tra le urla e le risate del pubblico, la squadra di Grifondoro atterrò accanto alla catasta di legno sotto cui Zacharias si agitava debolmente, e Harry udì Ginny spiegare allegramente a un’irata McGranitt: «Mi sono dimenticata di frenare, professoressa, mi scusi».
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Ridendo, Harry si liberò dal resto della squadra e abbracCiò Ginny, ma la lasCiò andare molto in fretta. Senza guardarla negli occhi, diede invece una gran pacca a un festante Ron mentre, dimenticata ogni ostilità, la squadra di Grifondoro lasCiava il campo tenendosi a braccetto, brandendo i pugni in aria e salutando i tifosi.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Ron e Harry rimasero per ultimi. Stavano per usCire quando entrò Hermione. Tormentava la sCiarpa di Grifondoro e sembrava scombussolata ma deCisa.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Che cosa vuoi fare, denunCiarCi?» domandò Ron.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Sai benissimo di che cosa stiamo parlando!» esclamò Hermione con voce acuta. «Hai messo la pozione della fortuna nel succo di Ron! La Felix FeliCis!»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Invece sì, Harry, ed è per questo che tutto è filato lisCio, c’erano dei giocatori di Serpeverde assenti e Ron ha parato tutto!»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Invece no!» replicò Harry, con un enorme sorriso. Fece sCivolare la mano nella tasca della giacca ed estrasse la bottiglietta che Hermione gli aveva visto in mano la mattina. Era colma di pozione dorata e il tappo era ancora sigillato con la ceralacca. «Volevo che Ron lo credesse, così ho fatto finta quando sapevo che stavi guardando». Si rivolse a Ron: «Hai parato tutto perché ti sentivi fortunato. Hai fatto tutto da solo».
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Hai messo la Felix FeliCis nel succo di Ron, ecco perché le ha parate tutte! Visto? So giocare anche senza aiuto, Hermione!»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Ma Ron era passato oltre ed era usCito con la scopa in spalla.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «VacCi tu!» esclamò Hermione, ricacCiando le lacrime. «Non lo reggo proprio Ron, adesso, non so cosa avrei dovuto fare…»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    E anche lei uscì di corsa dallo spogliatoio.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Harry si incamminò lentamente verso il castello, da solo, attraversando la folla che esultava per lui, avvilito; era sicuro che, se Ron avesse vinto la partita, lui e Hermione sarebbero subito tornati amiCi. Non sapeva come fare a spiegarle che Ron ce l’aveva con lei perché aveva baCiato Viktor Krum, anche perché l’oltraggio era avvenuto tanto tempo prima.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Harry non vide Hermione alla festa di Grifondoro, che al suo arrivo era al culmine. Nuovi applausi e grida salutarono il suo ingresso e ben presto fu Circondato da una folla di gente che si congratulava con lui. Fra il tentativo di liberarsi dei fratelli Canon, che volevano un’analisi della partita azione per azione, e il vasto branco di ragazze che lo Circondava ridendo a ogni sCiocchezza e sbattendo le Ciglia, gli Ci volle un po’ per trovare Ron. Infine si liberò di Romilda Vane, che gli fece chiaramente capire quanto le sarebbe piaCiuto andare alla festa di Natale di Lumacorno con lui. Si tuffò verso il tavolo delle bibite e s’imbatté in Ginny, con Arnold la Puffola Pigmea che le viaggiava sulla spalla e Grattastinchi che miagolava speranzoso ai suoi piedi.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Harry guardò. In un angolo, davanti a tutti, c’era Ron, avvinghiato così stretto a Lavanda Brown che era diffiCile dire quali mani erano di chi.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Sembra che le stia mangiando la facCia, no?» osservò Ginny in tono distaccato. «Ma suppongo che debba affinare la tecnica. Bella partita, Harry».
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Gli diede un colpetto sul bracCio; Harry sentì lo stomaco sprofondare, ma poi lei si allontanò per prendere dell’altra Burrobirra. Grattastinchi trotterellò dietro di lei, gli occhi gialli fissi su Arnold.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    SfrecCiò in avanti, schivò di nuovo Romilda Vane e spinse il ritratto della Signora Grassa. Il corridoio sembrava deserto.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    La trovò nella prima classe aperta in cui entrò. Era seduta sulla cattedra, sola, a parte una piccola aureola di canarini Cinguettanti che evidentemente aveva appena fatto apparire dal nulla. Harry non poté fare a meno di ammirare la sua abilità negli incantesimi anche in un momento come quello.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Oh, Ciao, Harry»lo salutò nervosamente. «Mi stavo eserCitando».
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Non aveva idea di che cosa dirle. Si stava chiedendo se c’era qualche possibilità che non avesse notato Ron, che fosse usCita dalla sala solo perché la festa era un po’ troppo chiassosa, quando lei osservò, con voce innaturalmente acuta: «A quanto pare Ron si sta godendo i festeggiamenti».
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Non far finta di non averlo visto» ribatté Hermione. «Non si stava preCisamente nascondendo, no…»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Oops!» squittì Lavanda, e uscì indietreggiando, con una risatina. La porta si richiuse.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Calò un orrendo silenzio, gravido di attesa. Hermione fissava Ron, che non la guardò, ma che invece disse con uno strano misto di impudenza e goffaggine: «Ciao, Harry! Mi stavo chiedendo dov’eri finito!»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Hermione sCivolò giù dalla cattedra. Il piccolo stormo di canarini, che continuava a volteggiarle attorno alla testa Cinguettando, la faceva assomigliare a uno stravagante modellino piumato del sistema solare.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Non dovresti lasCiare Lavanda fuori ad aspettarti» disse calma. «Si chiederà che fine hai fatto».
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Avanzò lenta e impettita verso la porta. Harry lanCiò un’occhiata a Ron, che sembrava sollevato che non fosse successo altro.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Harry si voltò di scatto e vide Hermione puntare la bacchetta contro Ron, con aria folle: il piccolo stormo filò come una pioggia di grossi proiettili d’oro verso Ron, che gemette e si coprì il volto con le mani; ma i canarini lo aggredirono, beccando e graffiando ogni brano di pelle che riusCivano a raggiungere.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

   Ancora una volta la neve vorticava contro le finestre ghiacCiate; il Natale si avviCinava in fretta. Hagrid, da solo, aveva già portato al castello i consueti dodiCi alberi per la Sala Grande; ghirlande di agrifoglio e lamé erano state avvolte attorno alle balaustre delle scale; candele perpetue brillavano dentro gli elmi delle armature ed enormi mazzi di vischio erano stati appesi a intervalli regolari lungo i corridoi. Ampi gruppi di ragazze tendevano a convergere sotto i rami di vischio tutte le volte che passava Harry, creando ingorghi nei corridoi; ma per fortuna i frequenti vagabondaggi notturni di Harry gli avevano conferito una conoscenza non comune dei passaggi segreti del castello, tanto che riusCiva a navigare senza troppe difficoltà lungo rotte prive di vischio tra una lezione e l’altra.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Ron, che un tempo avrebbe preso queste deviazioni come motivo di gelosia più che di ilarità, si schiantava dalle risate. Anche se Harry preferiva di gran lunga questo nuovo Ron scherzoso e ridanCiano al modello umorale e aggressivo delle ultime settimane, il progresso fu pagato a caro prezzo. Prima di tutto Harry dovette accettare la presenza frequente di Lavanda Brown, che sembrava ritenere sprecato ogni momento che passava senza baCiare Ron; in secondo luogo, Harry si ritrovò ancora una volta a essere il migliore amico di due persone che probabilmente non si sarebbero mai più rivolte la parola.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Ron, che aveva ancora mani e avambracCi coperti di graffi e tagli dopo l’attacco dei canarini di Hermione, assumeva un tono difensivo e risentito.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Di che si lamenta?» disse a Harry. «Ha baCiato Krum. Poi ha scoperto che qualcuno vuole baCiare anche me. Be’, è un paese libero. Non ho fatto niente di male».
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Harry non rispose, ma finse di concentrarsi sul libro che avrebbero dovuto leggere prima della lezione di Incantesimi del mattino dopo (La Quintessenza: una Missione). DeCiso com’era a restare amico sia di Ron che di Hermione, passava un sacco di tempo con la bocca sigillata.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Non ho mai promesso niente a Hermione» borbottò Ron. «Voglio dire, d’accordo, sarei andato alla festa di Natale di Lumacorno con lei, ma lei non ha mai detto… solo come amiCi… non ho mica firmato un contratto…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    L’orario di Hermione era così fitto che Harry riusCiva a parlarle sul serio solo la sera, quando Ron era comunque così avvinto a Lavanda da non vedere nient’altro. Hermione si rifiutava di restare nella sala comune quando c’era Ron, così di solito Harry la raggiungeva in biblioteca, dove ovviamente dovevano sussurrare tutto il tempo.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «È libero di baCiare chi vuole» affermò Hermione mentre la bibliotecaria, Madama Pince, pattugliava gli scaffali dietro di loro. «Non me ne importa un acCidente».
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Levò la piuma e mise un puntino su una ‘i’ con tanta feroCia che bucò la pergamena. Harry tacque. Si disse che presto avrebbe perso la voce per mancanza di eserCizio. Si chinò un po’ di più su Pozioni Avanzate e continuò a prendere appunti sugli Elisir Eterni, interrompendosi ogni tanto per deCifrare le utili integrazioni del PrinCipe al testo di Libatius Borragine.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Per l’ultima volta» sussurrò Harry, leggermente roco dopo tre quarti d’ora di silenzio, «non ho intenzione di restituire questo libro, ho imparato di più dal PrinCipe Mezzosangue che da Piton e Lumacorno in…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Non sto parlando del tuo cosiddetto PrinCipe» lo interruppe Hermione, lanCiando uno sguardo cattivo al libro, come se fosse stato sgarbato con lei. «Sto parlando di poco fa. Sono andata nel bagno delle ragazze prima di venire qui e ce n’erano una deCina, compresa quella Romilda Vane, che cercavano di deCidere come farti avere di nascosto un filtro d’amore. Sperano di convincerti a portarle alla festa di Lumacorno e a quanto pare hanno comprato tutte i filtri d’amore di Fred e George, che temo funzionino…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Perché non glieli hai confiscati, allora?» chiese Harry. Era sorprendente che la mania di Hermione per il rispetto delle regole potesse averla abbandonata in quel momento cruCiale.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Non avevano portato i filtri in bagno» rispose Hermione, sdegnosa. «Stavano solo parlando di come fare. Siccome dubito che perfino il PrinCipe Mezzosangue»e scoccò al libro un’altra occhiatacCia, «si sia potuto sognare un antidoto per una deCina di pozioni diverse in un colpo solo, al posto tuo la farei finita e ne inviterei una: così le altre smetteranno di illudersi. È domani sera, sono sull’orlo della disperazione».
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Non c’è nessuna che voglio invitare» borbottò Harry, che cercava di pensare a Girmy il meno possibile, nonostante lei continuasse a sbucare nei suoi sogni in modi che gli facevano ringraziare il Cielo che Ron non sapesse eserCitare la Legilimanzia.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Hermione gli rivolse lo stesso sguardo cattivo riservato al libro del PrinCipe Mezzosangue.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «C’era scritto sull’etichetta delle bottiglie che hanno mostrato a me e a Ginny questa estate» spiegò con freddezza. «Io non verso pozioni nelle bibite della gente… e nemmeno facCio finta, che è altrettanto disonesto…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Sì, va bene, lasCiamo perdere» replicò Harry in fretta. «Il punto è che Gazza viene imbrogliato, no? Queste ragazze ricevono a scuola delle cose sotto forma di altre! Quindi perché Malfoy non avrebbe potuto portare la collana…?»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Senti» sospirò Hermione, «i Sensori Segreti intercettano fatture, maledizioni e incantesimi dissimulanti, no? Sono abituati a trovare Magia Oscura e oggetti Oscuri. Avrebbero riconosCiuto una maledizione potente come quella della collana in pochi secondi. Ma qualcosa che è solo stato messo nella bottiglia sbagliata non viene notato… E, comunque, i filtri d’amore non sono Oscuri e nemmeno pericolosi…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Lo diCi tu» borbottò Harry, pensando a Romilda Vane.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Hermione s’interruppe di botto. L’aveva sentito anche Harry: qualcuno si era mosso molto viCino, alle loro spalle, tra gli scaffali bui. Rimasero in attesa, e un attimo dopo il Cipiglio da avvoltoio di Madama Pince apparve da dietro l’angolo, le guance incavate, la pelle come pergamena e il lungo naso adunco illuminato in modo poco lusinghiero dalla lampada che reggeva.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Sembrava che Madama Pince fosse lì lì per avere un colpo; Hermione, che aveva messo via le sue cose in fretta e furia, afferrò Harry per un bracCio e lo trasCinò via.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Non è colpa mia se è matta da legare, Hermione. O magari ti ha sentito parlar male di Gazza? Ho sempre pensato che Ci fosse qualcosa tra quei due…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Altrettanto» rispose la Signora Grassa con un sorriso birbante, e si aprì per lasCiarli passare.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Ciao, Harry!» esclamò Romilda Vane nel momento stesso in cui lui entrava dal buco del ritratto. «Ti va un’Acquaviola?»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Hermione allontanandosi gli lanCiò un’occhiata in stile ‘che-ti-dicevo?’
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Be’, allora prendi questi» ribatté Romilda, ficcandogli in mano una scatola. «Sono Cioccalderoni ripieni di Whisky Incendiario. Me li ha mandati mia nonna, ma a me non piacCiono».
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Non nutriva grandi speranze però, e queste si affievolirono il giorno successivo, dopo una lezione di Trasfigurazione insieme ai due. Avevano appena affrontato l’argomento enormemente complesso della trasfigurazione umana: Ciascuno davanti a uno specchio, dovevano cambiare il colore delle proprie sopracCiglia. Hermione rise con insolenza del primo disastroso tentativo di Ron, che si fece spuntare un paio di spettacolari baffi a manubrio; Ron ricambiò con una feroce ma fedele imitazione di Hermione che saltava su e giù sulla sedia tutte le volte che la professoressa McGranitt faceva una domanda, imitazione che Lavanda e Calì trovarono tremendamente buffa e che spinse di nuovo Hermione sull’orlo delle lacrime. Al suono della campanella scappò via lasCiando metà della sua roba in classe; Harry deCise che tra Hermione e Ron al momento era lei ad aver più bisogno di aiuto, per cui le raccolse le cose e la seguì.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Alla fine la trovò che usCiva da un bagno al piano di sotto. Era con Luna Lovegood, che le dava colpetti distratti sulla schiena.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Oh, Ciao, Harry» lo salutò Luna. «Lo sapevi che hai un sopracCiglio giallo?»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Ciao, Luna. Hermione, hai lasCiato la tua roba…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Oh, sì» rispose Hermione con voce soffocata; prese tutto e si voltò in fretta per non far vedere che si stava asCiugando gli occhi con l’astucCio delle matite. «Grazie, Harry. Be’, è meglio che vada…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «È un po’ sconvolta» osservò Luna. «All’inizio ho pensato che lì dentro Ci fosse Mirtilla Malcontenta, e invece era Hermione. Ha detto qualcosa su quel Ron Weasley…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Le parole erano usCite dalla bocca di Harry prima che potesse fermarle; si udì pronunCiarle come se a parlare fosse un estraneo.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Sì» confermò Harry. «Dobbiamo portare degli ospiti, e così ho pensato che magari ti va… voglio dire…» Era ansioso di chiarire le sue intenzioni. «Voglio dire, come amiCi, sai. Ma se non vuoi…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Oh, no, sono felice di venirCi con te come amica!» esclamò Luna, sorridendo come non l’aveva mai vista sorridere. «Nessuno mi ha mai invitato a una festa, come amica! È per quello che ti sei tinto il sopracCiglio, per la festa? Devo tingermelo anch’io?»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «No» rispose Harry deCiso, «è stato un errore, chiederò a Hermione di sistemarmelo. Allora Ci vediamo nella Sala d’Ingresso alle otto».
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Non chiamarla così, Ron» sbottò Ginny, fermandosi alle spalle di Harry prima di raggiungere gli amiCi. «Sono proprio contenta che tu l’abbia invitata, Harry, è così emozionata».
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    E passò oltre per sedersi viCino a Dean. Harry cercò di essere contento del fatto che Ginny approvasse la sua scelta, ma non Ci riuscì proprio. Molto più in là, Hermione era seduta da sola, a giocherellare col suo stufato. Harry notò che Ron la guardava furtivo.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Ma Ron parve non aver sentito; Lavanda era appena arrivata con Calì. Si insinuò tra loro e gettò le bracCia al collo di Ron.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Ciao, Harry» lo salutò Calì che, come lui, sembrava un po’ imbarazzata e stufa del comportamento di quei due.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Ciao» replicò Harry. «Come stai? Resti a Hogwarts, allora? Ho sentito che i tuoi genitori volevano portarti via».
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Sono riusCita a convincerli, per il momento» rispose Calì. «La storia di Katie li ha proprio spaventati, ma siccome non è successo niente da… oh, Ciao, Hermione!»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Ciao, Calì!» la salutò Hermione, ignorando del tutto Ron e Lavanda. «Vai alla festa di Lumacorno stasera?»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Non sono stata invitata» rispose Calì, mesta. «Mi piacerebbe andarCi, pare che sarà proprio bello… Tu Ci vai, vero?»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Ci fu un rumore di ventosa staccata da un lavandino otturato e Ron riemerse. Hermione fece come se non avesse visto o sentito nulla.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «No!» esclamò Calì, elettrizzata dal pettegolezzo. «Be’, ti piacCiono i giocatori di Quidditch, eh? Prima Krum, poi McLaggen…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Mi piacCiono i giocatori di Quidditch molto bravi»la corresse Hermione, sempre sorridente. «Be’, Ci vediamo… Devo andare a prepararmi per la festa…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    E se ne andò. Subito Lavanda e Calì si avviCinarono per discutere il nuovo sviluppo, con tutto quello che avevano sentito dire di McLaggen e che avevano sospettato di Hermione. Ron aveva un’espressione vacua e non disse nulla. Harry rimase in silenzio a meditare sugli abissi nei quali le ragazze possono sprofondare per amor di vendetta.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Quando arrivò nella Sala d’Ingresso alle otto in punto, vi trovò un numero insolitamente ampio di ragazze, e tutte lo fissarono risentite quando si avviCinò a Luna. Lei indossava un completo di paillettes d’argento che attirò una certa quantità di risatine da parte delle spettatriCi, ma nell’insieme era carina. Harry fu contento comunque che non si fosse portata gli orecchini a rapanello, la collana di tappi di Burrobirra e gli Spettrocoli.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Ciao» la salutò. «Allora andiamo?»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Nell’uffiCio di Lumacorno» replicò Harry, guidandola su per la scalinata di marmo, lontano da tutti quegli sguardi e bisbigli. «Hai sentito che dovrebbe venire un vampiro?»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Harry riteneva piuttosto improbabile che Rufus Scrimgeour fosse un vampiro, ma era anche abituato a sentire Luna ripetere le bizzarre opinioni del padre come se fossero fatti, quindi non replicò; erano già viCini all’uffiCio di Lumacorno e il rumore di risate, musica e voCi aumentava a ogni passo.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Che fosse stato costruito così o che lui avesse usato qualche espediente magico per farlo diventare tale, l’uffiCio di Lumacorno era molto più grande di quelli degli altri insegnanti. Soffitto e pareti erano stati ricoperti da arazzi color smeraldo, cremisi e oro: sembrava di essere dentro un’enorme tenda. La sala era affollata, calda e inondata dalla luce rossa di un elaborato lampadario d’oro appeso al soffitto: dentro svolazzavano delle vere fate, Ciascuna una lucente scheggia di luce. VoCi accompagnate da mandolini cantavano in un angolo remoto; un’aura di fumo di pipa aleggiava sulle teste di molti stregoni anziani immersi in conversazione, e un certo numero di elfi domestiCi si faceva strada strillando nella foresta di ginocchia, portando pesanti vassoi d’argento carichi di Cibo, tanto da sembrare tavolini errabondi.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Harry, ragazzo mio!» tuonò Lumacorno non appena Harry e Luna si furono insinuati nella porta. «Vieni, vieni, Ci sono tante persone che vorrei presentarti!»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Lumacorno indossava un cappello di velluto infiocchettato coordinato alla giacca da camera. Afferrò il bracCio di Harry così forte che sembrava volesse Smaterializzarsi con lui e lo guidò risoluto nel cuore della festa; Harry prese Luna per mano e se la trasCinò dietro.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Worple, che era un ometto occhialuto, prese la mano di Harry e la strinse con entusiasmo; il vampiro Sanguini, alto ed emaCiato, con ombre scure sotto gli occhi, si limitò a fare un cenno. Sembrava annoiato. Un gruppetto di ragazze curiose ed ecCitate gli stava accanto.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Modesto proprio come lo descrive Horace!» voCiò Worple. «Ma sul serio»e i suoi modi cambiarono, improvvisamente pratiCi, «sarei lieto di scriverla io… la gente muore dalla voglia di saperne di più su di te, ragazzo mio, muore dalla voglia! Se fossi disposto a rilasCiarmi alcune interviste, diCiamo in sedute di quattro o Cinque ore, ecco, potremmo avere il libro pronto fra qualche mese. E tutto con un impegno minimo da parte tua, te lo garantisco: chiedi a Sanguini se non è… Sanguini, stai fermo!»aggiunse Worple, a un tratto severo, perché il vampiro si avviava verso il gruppo di ragazze con sguardo avido. «Tieni, mangia un canapè» gli disse, prendendone uno da un elfo di passaggio e ficcandolo in mano a Sanguini prima di tornare a rivolgersi a Harry. «Mio caro ragazzo, non hai idea di quanti soldi potresti guadagnare…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Non sono affatto interessato» rispose Harry deCiso, «e ho appena visto una mia amica, mi scusi».
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    TrasCinò Luna dietro di sé in mezzo alla folla; aveva visto davvero una criniera di capelli castani sparire tra quelle che gli erano sembrate due delle Sorelle Stravagarie.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Harry! Ci sei, grazie al Cielo! Ciao, Luna!»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Che cos’hai fatto?» le chiese Harry, perché Hermione era parecchio scarmigliata, come se fosse appena usCita a fatica da una macchia di Tranello del Diavolo.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Oh, sono appena sfuggita… voglio dire, ho appena lasCiato Cormac» rispose. «Sotto il vischio» aggiunse a mo’ di spiegazione, visto che Harry continuava a guardarla interrogativo.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Esatto, e sto cominCiando a pentirmi di non averlo scelto: in confronto a McLaggen, Grop è un gentiluomo. Andiamo di qua, così riesco a vederlo se arriva, è così alto…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Il terzetto si fece strada fino all’altro lato della stanza, afferrando caliCi di idromele, e si rese conto troppo tardi che la professoressa Cooman era là, sola.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Ah, già» ribatté la professoressa Cooman con un risolino iroso e alcolico. «O il Ronzino, come preferisco chiamarlo. Si pensava che adesso che sono tornata a scuola il professor Silente si sarebbe liberato di quel cavallo, no?… E invece no… Ci dividiamo le lezioni… È un insulto, onestamente, un insulto. Ma lo sai…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    La professoressa Cooman sembrava troppo brilla per riconoscere Harry. Approfittando della stroncatura in atto su Fiorenzo, lui si avviCinò a Hermione e le sussurrò: «Chiariamo una cosa. Hai in mente di dire a Ron che hai interferito nelle selezioni per il Portiere?»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Hermione alzò le sopracCiglia.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «C’è una certa differenza» osservò lei con dignità. «Non ho intenzione di dire niente a Ron di Ciò che potrebbe essere successo o non essere successo alle selezioni per il Portiere».
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Mio caro ragazzo!» bisbigliò lei in modo perfettamente udibile. «Quante voCi! Quante storie! Il Prescelto! Naturalmente io lo so da molto, molto tempo… I presagi non sono mai stati favorevoli, Harry… Ma perché non sei tornato a frequentare Divinazione? Per te, più che per chiunque altro, la materia è della massima importanza!»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Ah, Sibilla, siamo tutti convinti che la nostra materia sia la più importante!» intervenne una voce sonora, e Lumacorno comparve all’altro fianco della professoressa Cooman, molto rosso in viso, il cappello di velluto un po’ storto, un bicchiere di idromele in una mano e un enorme pasticCio di carne nell’altra. «Ma io non credo di aver mai conosCiuto una persona così portata per le pozioni!» continuò, guardando Harry con occhi affettuosi e arrossati. «Ha istinto, sai… come sua madre! Ho insegnato solo a pochi ragazzi così dotati, te lo garantisco, Sibilla… Ma sì, perfino Severus…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    E, con orrore di Harry, Lumacorno tese un bracCio e parve trarre Piton fuori dal nulla, trasCinandolo verso di loro.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Smettila di nasconderti e vieni con noi, Severus!» singultì Lumacorno allegramente. «Stavo parlando delle straordinarie capaCità di Harry in Pozioni! Un po’ di merito è tuo, ovviamente, sei stato il suo insegnante per Cinque anni!»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    In trappola, col bracCio di Lumacorno attorno alle spalle, Piton guardò Harry dall’alto del suo naso adunco, gli occhi neri ridotti a fessure.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Buffo, non ho mai avuto l’impressione di riusCire a insegnare alcunché a Potter».
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Non credo che dovresti diventare un Auror, Harry» intervenne Luna a sorpresa. Tutti la guardarono. «Gli Auror fanno parte del Complotto ZannamarCia, pensavo che lo sapessero tutti. Lavorano dall’interno per minare il Ministero della Magia usando una combinazione di Magia Oscura e piorrea».
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Harry scoppiò a ridere, mandandosi nel naso metà del suo idromele. Valeva la pena di aver invitato Luna anche solo per questo. Riaffiorando dal suo calice, tossendo, zuppo ma ancora sorridente, vide qualcosa che riuscì a migliorare ancora di più il suo umore: Draco Malfoy veniva trasCinato per un orecchio verso di loro da Argus Gazza.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Ma prima ancora che Harry avesse elaborato quanto aveva appena visto, Gazza si voltò e si trasCinò via borbottando; Malfoy ricompose il volto in un sorriso e ringraziò Lumacorno per la sua generosità; e il viso di Piton tornò imperscrutabile.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Harry fissò Malfoy. Non era stupito dall’adulazione, che gli vedeva praticare nei confronti di Piton da molto tempo, ma dal fatto che sembrava davvero malaticCio. Era la prima volta da secoli che lo vedeva da viCino; notò che aveva ombre scure sotto gli occhi e una distinta sfumatura grigia nella pelle.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Sono il direttore della sua Casa, e deCido io se essere duro oppure no» ribatté Piton, asCiutto. «Seguimi, Draco».
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    UsCirono, Piton davanti e Malfoy dietro con l’aria rancorosa. Harry rimase un attimo indeCiso, poi disse: «Torno subito, Luna… ehm… il bagno».
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Va bene» Cinguettò lei allegra, e a Harry, mentre si tuffava rapido tra la folla, parve di sentirle riprendere l’argomento del Complotto ZannamarCia con la professoressa Cooman, sinceramente interessata.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Gli fu faCile, una volta fuori dalla festa, sfilarsi di tasca il Mantello dell’Invisibilità e gettarselo addosso, perché il corridoio era deserto; più diffiCile fu trovare Piton e Malfoy. Harry corse, il rumore dei passi coperto dalla musica e dalle voCi che ancora usCivano dall’uffiCio di Lumacorno alle sue spalle. Forse Piton aveva portato Malfoy nel suo uffiCio nelle segrete… o forse lo stava scortando fino alla sala comune di Serpeverde… ma Harry, mentre sfrecCiava nel corridoio, premette l’orecchio contro ogni porta, finché si rannicchiò viCino a quella dell’ultima classe e, con un brivido di ecCitazione, sentì delle voCi.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Spero che tu stia dicendo la verità, perché è stato un tentativo goffo e sCiocco insieme. E tu ne sei già sospettato».
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Ci fu una pausa e poi Piton mormorò: «Ah… Zia Bellatrix ti insegna Occlumanzia, vedo. Quali pensieri stai cercando di nascondere al tuo signore, Draco?»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Allora è per questo che mi eviti? Temi la mia interferenza? Ti rendi conto che se chiunque altro avesse mancato di venire nel mio uffiCio dopo che gli avevo detto più volte di venire, Draco…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Allora mi metta in punizione! Mi denunCi a Silente!» lo schernì Malfoy, beffardo.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Allora la smetta di dirmi di venire nel suo uffiCio!»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Pare che dovrà infrangerlo, allora, perché io non ho bisogno della sua protezione! È la mia missione, lui l’ha affidata a me e io la sto portando a compimento. Ho un piano e funzionerà, Ci vuole solo un po’ più tempo di quanto pensassi!»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Se mi diCi che cosa stai cercando di fare, posso aiutarti…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Abbassa la voce!» sbottò Piton, perché il tono di Malfoy era salito per l’agitazione. «Se i tuoi amiCi Tiger e Goyle questa volta intendono passare il G.U.F.O. in Difesa contro le Arti Oscure, devono studiare un po’ più di quanto non facCiano al mo…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «È una messinscena cruCiale per ottenere il successo, Draco!» ribatté Piton. «Dove credi che sarei stato in tutti questi anni, se non avessi saputo fingere? Adesso ascoltami! Sei imprudente, a vagare così di notte, a farti sorprendere, e se pensi di poterti fidare di assistenti come Tiger e Goyle…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Harry ebbe solo un attimo di preavviso. Sentì i passi di Malfoy al di là della porta e riuscì a scansarsi proprio mentre si apriva; Malfoy si allontanò velocemente lungo il corridoio, oltre la porta aperta dell’uffiCio di Lumacorno, svoltò l’angolo lontano e sparì.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Senza quasi avere il coraggio di respirare, Harry rimase accovacCiato mentre Piton usCiva lentamente dalla classe. Con espressione indeCifrabile, tornò alla festa. Harry rimase a terra, nascosto sotto il Mantello, la mente che lavorava frenetica.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Se me lo chiedi un’altra volta» minacCiò Harry, «ti ficco questo cavolino…»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Volevo solo sapere!» rispose Ron. Erano soli al lavandino della cuCina della Tana, a pulire una montagna di cavolini per la signora Weasley. La neve cadeva lieve oltre la finestra davanti a loro.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Che strano, Ci ero arrivato da solo. Ma allora che cosa succede se lo infrangi?»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Muori» rispose Ron semplicemente. «Fred e George hanno cercato di convincermi a farne uno quando avevo Cinque anni. E quasi l’ho fatto, Ci stavamo già tenendo la mano con Fred, quando papà Ci ha scoperti. Andò fuori di testa» ricordò, con un lucCichio negli occhi. «È stata la sola volta che ho visto papà arrabbiato quanto mamma. Fred sostiene che la sua chiappa sinistra non è mai più stata la stessa».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Scusa?» chiese la voce di Fred mentre i gemelli entravano in cuCina. «Aaah, George, guarda qui. Usano i coltelli, che tenerezza».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Fra poco più di due mesi compio diCiassette anni» rispose Ron imbronCiato, «e allora potrò farlo con la magia!»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Ma nel frattempo» intervenne George, sedendosi e mettendo i piedi sul tavolo, «possiamo goderCi lo spettacolo di voi che dimostrate l’uso corretto di un… oplà».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Sei stato tu!» sbottò Ron arrabbiato, succhiandosi il dito tagliato. «Aspetta quando avrò diCiassette anni…»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Sono sicuro che Ci stupirai tutti con le tue finora insospettate magiche virtù» sbadigliò Fred.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «E a proposito di finora insospettate virtù, Ronald» fece George, «che cos’è che Ci ha detto Ginny di te e una signorina che si chiama… a meno che le nostre informazioni siano manchevoli… Lavanda Brown?»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Ron diventò un po’ rosso, ma rivolse di nuovo la sua attenzione ai cavolini con un’aria che non sembrava dispiaCiuta.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Ha avuto un inCidente?»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Ron!» esclamò, furiosa. «Che non ti veda mai più lanCiare coltelli!»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Siamo sicuri che Percy non Ci farà vedere la sua brutta facCia, allora?» chiese Fred.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Oppure è l’idiota più grande del mondo» aggiunse Fred mentre sua madre usCiva dalla cuCina. «Una delle due. Be’, allora andiamo, George».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Che cosa avete in mente voi due?» chiese Ron. «Perché non Ci aiutate con questi cavolini? Potreste usare la bacchetta, così saremmo liberi anche noi!»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «No, non credo che sarebbe giusto» rispose Fred serio. «È molto formativo per il carattere, imparare a pulire i cavolini senza magia, ti fa capire quanto è diffiCile per i Babbani e i Maghinò…»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «… e se vuoi che uno ti dia una mano, Ron» aggiunse George tirandogli l’aeroplano di carta, «io eviterei di lanCiargli coltelli. È solo un piccolo suggerimento. Stiamo andando al villaggio, c’è una ragazza molto carina che lavora dal giornalaio e pensa che i miei trucchi con le carte siano meravigliosi… quasi come vera magia…»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Idioti» borbottò Ron cupo, osservando Fred e George allontanarsi sul prato coperto di neve. «Gli Ci volevano solo pochi secondi e poi potevamo andare anche noi».
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    «Perché non l’hanno sentito» rispose Harry. «Nessuno può reCitare così bene, nemmeno Piton».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Harry si voltò a guardarlo, acCigliato.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Certo!» replicò Ron frettolosamente. «Davvero, io sì! Ma loro sono tutti convinti che Piton facCia parte dell’Ordine, no?»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Era pura ipotesi, tuttavia, dal momento che non aveva avuto l’occasione di raccontare a Hermione quello che aveva origliato. Era sparita dalla festa di Lumacorno prima che lui tornasse, o così gli aveva detto un adirato McLaggen, ed era già andata a dormire quando lui era tornato in sala comune. Siccome lui e Ron erano partiti per la Tana molto presto la mattina dopo, aveva avuto appena il tempo di augurarle buon Natale e dirle che aveva novità molto importanti da raccontarle al ritorno dalle vacanze. Non era del tutto sicuro che lei l’avesse sentito, però; Ron e Lavanda alle sue spalle si stavano dando un addio deCisamente non verbale.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Eppure nemmeno Hermione sarebbe riusCita a negare che Malfoy tramava qualcosa, e che Piton lo sapeva; quindi Harry si sentiva pienamente in diritto di dire ‘io te l’avevo detto’, cosa che aveva già ripetuto parecchie volte a Ron.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Harry non poté parlare con il signor Weasley, che lavorava fino a tardi al Ministero, prima della vigilia di Natale. Ospiti e padroni di casa erano seduti in salotto; Ginny l’aveva decorato con tanta dovizia che sembrava di trovarsi nel centro di un’esplosione di ghirlande di carta. Fred, George, Harry e Ron erano gli uniCi a sapere che l’angelo in Cima all’albero era in verità uno gnomo da giardino che aveva morso Fred alla caviglia mentre raccoglieva le carote per la cena di Natale. Sottoposto a uno StupefiCium, dipinto d’oro, ficcato in un minuscolo tutù, e con due alucce incollate alla schiena, scrutava torvo tutti quanti dall’alto: era l’angelo più brutto che Harry avesse mai visto, con il testone calvo e bitorzoluto e i piedi pelosi.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Avrebbero dovuto tutti ascoltare la cantante preferita della signora Weasley, Celestina Warbeck, la cui voce usCiva trillando da una grossa radio di legno. Fleur, che sembrava trovare Celestina molto noiosa, parlava a voce altissima, e la signora Weasley, acCigliata, continuava ad alzare il volume a colpi di bacchetta, così che Celestina cantava sempre più forte. Coperti da una canzone particolarmente vivace dal titolo Un calderone pieno di forte amor bollente, Fred e George cominCiarono una partita a Spara Schiocco con Ginny. Ron continuava a lanCiare sguardi furtivi a Bill e Fleur, come a voler prendere spunti. Remus Lupin, più magro e lacero che mai, era seduto viCino al fuoco e ne studiava le profondità, apparentemente sordo alla voce di Celestina.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Vieni, mescola il mio calderone e, se con passione ti riusCirà, il mio forte amor bollente questa notte ti scalderà.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «La ballavamo a diCiotto anni!» sospirò la signora Weasley, asCiugandosi gli occhi nel lavoro a maglia. «Ti ricordi, Arthur?»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Mmpf?» fece il signor Weasley, che stava chino a sbucCiare un mandaranCio. «Oh, sicuro… una melodia meravigliosa…»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Temo di sì» rispose il signor Weasley. «So che Silente ha cercato di fare appello direttamente a Scrimgeour per Stan… Voglio dire, tutti quelli che l’hanno interrogato convengono che è un Mangiamorte come questo mandaranCio… ma le alte cariche vogliono dare l’impressione di fare progressi, e ‘tre arresti’ suona meglio di ‘tre arresti erronei con successivo rilasCio’… Ma anche questo è top secret…»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Ho controllato, Harry» fu la pronta risposta. «Sono andato a perquisire casa Malfoy. Non c’era niente che non avrebbe dovuto esserCi».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Oh, mio povero cuore, dov’è andato? Per un incantesimo mi ha lasCiato…
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Non hai pensato, Harry» cominCiò il signor Weasley, «che Piton stesse solo fingendo…»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Fingendo di offrire il suo aiuto in modo da poter scoprire che cosa Malfoy aveva in mente?» completò Harry rapido. «Sì, immaginavo che lei l’avrebbe detto. Ma come facCiamo a esserne sicuri?»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «L’hanno detto in tanti, tante volte. Tutto si riduce ad avere o non avere fiduCia nel giudizio di Silente. Io ce l’ho, e quindi mi fido di Severus».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Non lo odio e non lo amo» rispose Lupin. «No, Harry, dico la verità» aggiunse, perché Harry aveva assunto un’espressione scettica. «Non saremo mai amiCi, forse; dopo tutto quello che è successo tra James, Sirius e Severus c’è troppo rancore. Ma non dimentico che, durante l’anno in cui ho insegnato a Hogwarts, Severus ha preparato la Pozione Antilupo per me tutti i mesi, alla perfezione, perché non soffrissi durante la luna piena».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Ma si è lasCiato sfuggire ‘per caso’ che sei un lupo mannaro, e così sei dovuto andar via!» sbottò Harry arrabbiato.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Tu sei deCiso a detestarlo, Harry». Lupin sorrise debolmente. «E capisco che con James come padre e Sirius come padrino tu abbia ereditato un vecchio pregiudizio. Racconta a Silente quello che hai detto ad Arthur e a me, ma non aspettarti che condivida il tuo punto di vista; non aspettarti nemmeno che sia sorpreso da quello che gli diCi. Può anche darsi che Piton abbia interrogato Draco per ordine di Silente».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Celestina concluse la canzone su una lunghissima nota acuta e alti applausi usCirono dalla radio; la signora Weasley vi si unì con entusiasmo.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «È finito?» chiese Fleur ad alta voce. «Sonto sCielo, era terribile…»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Che cos’hai fatto ultimamente?» chiese Harry a Lupin, mentre il signor Weasley andava a prendere il bombardino e tutti gli altri si stiracchiavano e cominCiavano a chiacchierare.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Era un po’ amareggiato, e forse se ne rese conto, perché sorrise con più calore e riprese: «Non mi lamento; è un lavoro necessario, e chi può farlo meglio di me? Ma è stato diffiCile ottenere la loro fiduCia. Vedi, porto i segni inconfondibili di chi ha cercato di vivere tra i maghi, mentre loro hanno sfuggito la soCietà e vivono ai margini, rubando… e a volte ucCidendo… per mangiare».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Sono convinti che con lui avranno una vita migliore» rispose Lupin. «Ed è diffiCile controbattere, con Greyback là fuori…»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Non hai sentito parlare di lui?» Le mani di Lupin si strinsero convulsamente in grembo. «Fenrir Greyback è forse il più selvaggio lupo mannaro che esista. Considera sua missione nella vita mordere e contaminare quanti più umani possibile; vuole creare tanti lupi mannari da sopraffare i maghi. Voldemort gli ha promesso una lauta preda in cambio dei suoi servigi. Greyback è speCializzato in bambini… mordili da piccoli, dice, e allevali lontano dai loro genitori, insegna loro a odiare i maghi normali. Voldemort ha minacCiato di scatenarlo sui figli di tanta gente; una minacCia che di solito sortisce buoni risultati».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Come?» chiese Harry, esterrefatto. «Cioè… quando eri bambino?»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Sì. Mio padre l’aveva offeso. A lungo ho ignorato l’identità del lupo mannaro che mi aveva aggredito; provavo perfino pietà per lui, pensavo che non riusCisse a controllarsi, dal momento che ormai sapevo come Ci si sentiva. Ma Greyback non è così. Quando c’è la luna piena, si apposta viCino alle vittime, per essere sicuro di colpire. Pensa a tutto. E questo è l’essere che Voldemort sta usando per riunire i lupi mannari. Non posso dire che i miei argomenti ragionevoli abbiano gran successo contro i proclami di Greyback che noi lupi mannari meritiamo il sangue, che dobbiamo vendicarCi delle persone normali».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Hai mai sentito parlare di qualcuno che si chiamava il PrinCipe Mezzosangue?»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «PrinCipe» ripeté Harry, osservandolo bene per capire la sua reazione.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Non Ci sono prinCipi tra i maghi» rispose Lupin sorridendo. «È il titolo che stai pensando di adottare? Pensavo che ‘Prescelto’ ti bastasse».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Non c’entra niente con me!» ribatté Harry indignato. «Il PrinCipe Mezzosangue era uno studente di Hogwarts, io ho il suo vecchio libro di Pozioni. L’ha riempito di incantesimi di sua invenzione. Uno è il Levicorpus…»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Non necessariamente» ribatté Lupin. «Le fatture seguono le mode, come tutto il resto». Studiò Harry e poi mormorò: «James era Purosangue, Harry, e ti garantisco che non Ci ha mai chiesto di chiamarlo ‘PrinCipe’».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «DeCisamente no».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Oh» rispose Harry fissando il fuoco. «Pensavo solo… be’, mi ha aiutato un sacco in Pozioni, il PrinCipe».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Be’, forse ti darà qualche idea sul periodo in cui il PrinCipe è stato a Hogwarts» suggerì Lupin.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Poco dopo, Fleur deCise di imitare Celestina cantando Un calderone pieno di forte amor bollente,e dalla facCia della signora Weasley tutti lo presero come il segnale che era ora di andare a letto. Nella camera di Ron in soffitta era stata aggiunta una brandina per Harry.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Ron si addormentò quasi subito, ma prima di andare a letto Harry frugò nel suo baule ed estrasse Pozioni Avanzate. Lo sfogliò, finché trovò la data di pubblicazione sulla prima pagina. Aveva quasi Cinquant’anni. Né suo padre né gli amiCi di suo padre erano a Hogwarts Cinquant’anni prima. Deluso, Harry gettò il libro nel baule, spense la lampada e si rigirò, pensando ai lupi mannari e a Piton, a Stan Picchetto e al PrinCipe Mezzosangue, infine cadde in un sonno inquieto, denso di ombre strisCianti e di urla di bambini morsi…
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Harry si svegliò di colpo e trovò una calza rigonfia ai piedi del letto. S’infilò gli occhiali e si guardò attorno; la finestrella era quasi completamente oscurata dalla neve e davanti a lui Ron sedeva nel letto, esaminando una speCie di grossa catena d’oro.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Se glielo diCi» lo minacCiò Ron, facendo sparire la catena sotto il cusCino, «io… io… io ti…»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Come può pensare che mi piacCia una roba del genere?» chiese Ron al nulla, con aria agghiacCiata.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Be’, ripensaCi» suggerì Harry. «Ti sei mai lasCiato sfuggire che non vedevi l’ora di andare in giro con ‘Amore Mio’ appeso al collo?»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «PomiCiate» completò Harry.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Tra i regali di Harry c’erano un pullover fatto a maglia dalla signora Weasley con un bel BocCino d’Oro sul davanti, una grossa scatola di prodotti Tiri Vispi Weasley da parte dei gemelli e un pacchetto un po’ umido che sapeva di muffa con un’etichetta che diceva ‘Al padrone da Kreacher’.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Io non ho pensato di fare un regalo a Kreacher! In genere si fanno regali di Natale ai propri elfi domestiCi?» domandò Harry, tastando cautamente il pacchetto.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Hermione lo farebbe» rispose Ron. «Ma aspettiamo di vedere che cos’è prima che cominCi a sentirti in colpa».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Be’, adesso che Ci laviamo i calzini da soli ti apprezziamo sempre di più, mamma»disse George, agitando una mano con leggerezza. «Un po’ di pastinaca, Remus?»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Nel desiderio di aiutarla, rovesCiò la salsiera; Bill agitò la bacchetta e la salsa galleggiò a mezz’aria, poi tornò mansueta al suo posto.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Sei un pastisCiòn come quella Tonks» disse Fleur a Ron dopo aver baCiato Bill per ringraziarlo. «RovesCia sompre tutto…»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Arthur!» esclamò la signora Weasley all’improvviso. Si era alzata dalla sedia, la mano sul cuore e fissava fuori dalla finestra della cuCina. «Arthur… è Percy!»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Il signor Weasley si voltò. Tutti guardarono dalla finestra; Ginny si alzò per vedere meglio. C’era proprio Percy Weasley, che avanzava nel giardino coperto di neve, gli occhiali cerchiati di corno che sCintillavano al sole. Ma non era solo.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Ci fu un istante di doloroso silenzio. Poi Percy disse, rigido: «Buon Natale, madre».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Oh, Percy!» singhiozzò la signora Weasley, gettandosi tra le sue bracCia.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Dovete perdonare l’intrusione» cominCiò, quando la signora Weasley lo guardò, sorridendo e asCiugandosi gli occhi. «Io e Percy eravamo nelle viCinanze — per lavoro, naturalmente — e lui non è riusCito a resistere all’idea di fare un salto».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Prego, si accomodi, Ministro!» si agitò la signora Weasley, raddrizzandosi il cappello. «Prenda un po’ di dacchino, o un tolce… Cioè…»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Oh, Perce!»mugolò la signora Weasley, alzandosi in punta di piedi per baCiarlo.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «… Ci tratteniamo solo Cinque minuti, quindi farò un giro in giardino mentre voi chiacchierate con Percy. No, no, vi garantisco che non voglio intromettermi! Be’, se a qualcuno andasse di mostrarmi il vostro delizioso giardino… ah, quel giovane ha finito, perché non fa una passeggiata con me?»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Non Ci era cascato. A dispetto delle affermazioni di Scrimgeour di essere lì per caso, perché Percy potesse salutare la famiglia, la vera ragione del loro arrivo era quella: parlare a quattr’occhi con lui.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Magnifico!» disse Scrimgeour, e fece un passo indietro per lasCiar passare Harry. «Faremo un giro e poi io e Percy ce ne andremo. Continuate pure, voi tutti!»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Harry attraversò il cortile verso il giardino incolto e coperto di neve, con Scrimgeour che gli zoppicava al fianco. Sapeva che era stato Capo dell’UffiCio Auror; era duro e segnato dalle battaglie, molto diverso dal corpulento Caramell con la sua bombetta.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Delizioso» commentò Scrimgeour, fermandosi viCino allo steccato per guardare il prato bianco e le piante irriconosCibili. «Delizioso».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Quante voCi sono Circolate!» proseguì Scrimgeour. «Be’, naturalmente sappiamo tutti e due che sono un po’ gonfiate… tutte quelle storie su una profezia… che tu sei il Prescelto…»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Harry rifletté, chiedendosi se doveva mentire o no. Guardò le piccole impronte degli gnomi nelle aiuole, e i solchi lasCiati da quello che Fred aveva catturato e che ora indossava il tutù in Cima all’albero di Natale. Infine deCise per la verità… o almeno una parte.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Harry dovette rimuginarCi sopra prima di rispondere.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Harry non rispose. Gli parve di capire vagamente dove stavano andando a parare, ma non voleva aiutare Scrimgeour ad arrivarCi. Lo gnomo sotto il rododendro scavava viCino alle radiCi in cerca di vermi e Harry non gli levò gli occhi di dosso.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Vedi, tutti credono che tu sia davvero il Prescelto» proseguì il Ministro. «Pensano che tu sia l’eroe… e naturalmente lo sei, Harry, Prescelto o no! Quante volte ormai hai affrontato Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato? Be’, comunque» continuò, senza aspettare risposta, «il fatto è che sei un simbolo di speranza per molti, Harry. L’idea che Ci sia qualcuno che potrebbe riusCire, che potrebbe addirittura essere destinato a distruggere Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato… ecco, è ovvio che dà un certo sollievo alla gente. E io non posso fare a meno di pensare che quando te ne renderai conto potrai considerare, ecco, quasi un dovere schierarti al fianco del Ministero e dare un sostegno morale a tutti».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Lo gnomo era appena riusCito a impossessarsi di un verme. Lo tirava forte, cercando di sfilarlo dal suolo gelato. Harry rimase in silenzio così a lungo che Scrimgeour disse, spostando lo sguardo da lui allo gnomo: «Buffe creature, eh? Ma tu che ne diCi, Harry?»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Oh, be’, niente di oneroso, te lo garantisco» rispose Scrimgeour. «Vederti entrare e usCire ogni tanto dal Ministero, per esempio, darebbe la giusta impressione. E già che Ci sei potresti avere ampie opportunità di parlare con Gawain Robards, il mio successore a capo dell’UffiCio Auror. Dolores Umbridge mi ha detto che tu accarezzi il sogno di diventare un Auror. Insomma, si potrebbe fare in modo che succeda faCilmente…»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Be’» fece Scrimgeour acCigliandosi appena, «ecco, sì, in parte è quello che vorremmo…»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «No, non credo che possa andare» concluse Harry in tono amabile. «Vede, a me non piacCiono alcune cose che il Ministero sta facendo. Sbattere dentro Stan Picchetto, per esempio».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Non mi aspetto che tu possa capire»rispose, e non fu bravo quanto Harry nel controllare la rabbia. «Questi sono tempi pericolosi e bisogna prendere certe misure. Tu hai sediCi anni…»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Si guardarono, a lungo e intensamente. Infine Scrimgeour sbottò, senza più fingere cordialità: «Capisco. Tu preferisCi — come il tuo eroe Silente — dissoCiarti dal Ministero?»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Alzò il pugno destro. Bianche e luCide sul dorso della mano gelata c’erano le CicatriCi delle parole che Dolores Umbridge lo aveva costretto a inCidere nella sua stessa carne: Non devo dire bugie.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Non ricordo di averla vista correre in mia difesa quando cercavo di dire a tutti che Voldemort era tornato. Il Ministero non aveva tanta voglia di fare amiCizia l’anno scorso».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Rimasero in un silenzio ghiacCiato quanto il suolo sotto i loro piedi. Lo gnomo era riusCito a sfilare il suo verme da terra e lo succhiava allegramente, appoggiandosi contro i rami più bassi del cespuglio di rododendro.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Può provarCi» replicò Harry con indifferenza. «Ma lei sembra più abile di Caramell, quindi avrà imparato dai suoi errori. Lui ha cercato di intromettersi a Hogwarts. Avrà notato che non è più Ministro, ma Silente è ancora Preside. Lo lascerei in pace, se fossi in lei».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Ci fu una lunga pausa.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

   Un tardo pomeriggio, qualche giorno dopo Capodanno, Harry, Ron e Ginny si misero in fila accanto al camino della cuCina per tornare a Hogwarts. Il Ministero aveva predisposto un collegamento straordinario alla Metropolvere per far tornare gli studenti a scuola rapidamente e in tutta sicurezza. Cera solo la signora Weasley a salutarli, perché il signor Weasley, Fred, George, Bill e Fleur erano tutti al lavoro. La signora Weasley si sCiolse in lacrime al momento di separarsi. In verità le Ci voleva poco, ultimamente; piangeva a intermittenza da quando Percy se n’era andato dopo la sua visita a sorpresa con gli occhiali schizzati di purè di pastinaca (atto del quale sia Fred che George che Ginny rivendicavano il merito).
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Sì, non stare in pensiero per noi» aggiunse Ron, consentendole di stampargli un baCio molto umido sulla guanCia, «o per Percy. È un tale imbeCille, non è una gran perdita, no?»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    La signora Weasley singhiozzò più forte che mai stringendo Harry tra le bracCia.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Promettimi che starai attento… Non cacCiarti nei guai…»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Lo facCio sempre, signora Weasley»disse Harry. «Lo sa, mi piace la vita tranquilla».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Harry entrò nel fuoco smeraldino e gridò: «Hogwarts!» Ebbe un’ultima fugace visione della cuCina e del volto lacrimoso della signora Weasley prima che le fiamme lo avvolgessero; vorticando, colse lampi sfocati di altre case magiche, che sfrecCiarono via prima che riusCisse a guardare bene; poi rallentò e infine si fermò nel camino dell’uffiCio della professoressa McGranitt. Lei alzò appena lo sguardo dal lavoro mentre lui si arrampicava fuori dal focolare.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Harry si raddrizzò gli occhiali e si appiattì i capelli mentre Ron appariva roteando. Quando fu arrivata anche Ginny, usCirono tutti dall’uffiCio della McGranitt, diretti alla Torre di Grifondoro. Harry guardò fuori dalle finestre del corridoio: il sole stava già calando sul parco coperto da una coltre di neve più alta di quella del giardino della Tana. In lontananza scorse Hagrid che dava da mangiare a Fierobecco davanti alla sua capanna.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Ma siamo stati via, come facCiamo a…?»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «PreCisamente» pigolò la Signora Grassa, e si spostò per rivelare il buco dietro il ritratto.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «A quanto pare ha esagerato durante le feste» rispose Hermione con gli occhi al Cielo, guidandolo nell’affollatissima sala comune. «Lei e la sua amica Violet hanno finito tutto il vino del quadro dei monaCi ubriachi in fondo al corridoio di Incantesimi. Comunque…»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Ottimo» fece Harry, e lo srotolò subito per scoprire che la lezione successiva era fissata per la sera dopo. «Ho un mucchio di cose da dirgli… e da dire a te. SediamoCi…»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Ma in quel momento si levò un gridolino acuto: «Ronron!» Lavanda Brown sbucò fuori dal nulla e si gettò fra le bracCia di Ron. Parecchi spettatori sogghignarono; Hermione ridacchiò e disse: «C’è un tavolo laggiù… vieni con noi, Ginny?»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Oh, bene». Hermione scrollò le spalle. «Niente di speCiale. E da Ronron?»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «È stata la Signora Grassa a bersi una tinozza di vino vecchio di Cinquecento anni, Harry, non io. Allora, quali erano le notizie importanti?»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Sembrava troppo inviperita per discutere, così Harry lasCiò cadere l’argomento Ron e riferì la conversazione tra Malfoy e Piton.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «No, no, non a Storia della Magia… Malfoy lo ha nominato per minacCiare Sinister! A Notturn Alley, non ti ricordi? Ha detto a Sinister che Greyback era un vecchio amico di famiglia e che avrebbe controllato il suo lavoro!»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    E trascorsero amichevolmente il resto della serata a parlare male del Ministero della Magia, perché Hermione, come Ron, era convinta che, dopo tutto quello che il Ministero aveva fatto passare a Harry l’anno prima, Ci voleva un bel coraggio a chiedere il suo aiuto.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Il nuovo quadrimestre cominCiò la mattina dopo con una piacevole sorpresa per i ragazzi del sesto anno: durante la notte, nella bacheca della sala comune era stato appeso un grosso cartello.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Se hai diCiassette anni, o li compirai entro il 31 agosto, sei idoneo per un corso di dodiCi settimane di lezioni di Materializzazione tenuto da un Istruttore del Ministero della Magia.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Se desideri parteCipare sei pregato di apporre qui sotto la tua firma.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Harry e Ron si unirono alla folla di ragazzi che sgomitavano attorno al cartello e a turno scrivevano il proprio nome in fondo. Ron stava per firmare dopo Hermione quando Lavanda gli strisCiò alle spalle, gli fece sCivolare le mani sugli occhi e trillò: «Indovina chi è, Ronron?» Harry vide Hermione allontanarsi e la imitò, perché non aveva nessuna voglia di restare indietro con Ron e Lavanda, ma inaspettatamente Ron li raggiunse appena dopo il buco del ritratto, le orecchie rosso vivo e l’espressione scontenta. Senza una parola, Hermione accelerò per scendere con Neville.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Allora… Materializzazione» esordì Ron, e il suo tono non lasCiava dubbi che Harry non doveva alludere a quanto era appena successo. «Dovrebbe essere divertente, eh?»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Non so» rispose Harry. «Forse è meglio farlo da soli, non mi è piaCiuto granché quando Silente mi ha fatto fare un giro».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Dimenticavo che tu l’hai già fatto… sarà meglio che io passi l’esame al primo colpo»considerò Ron, preoccupato. «Fred e George Ci sono riusCiti».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Ma Charlie è stato bocCiato, no?»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Sì, ma Charlie è più grosso di me» e Ron scostò le bracCia dal corpo come un gorilla, «quindi Fred e George non l’hanno preso tanto in giro… non in sua presenza, almeno…»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Appena avremo diCiassette anni. Vuol dire marzo, per me!»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Sì, ma non Ci si può Materializzare qui nel castello…»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Ron non era l’unico a essere ecCitato all’idea della Materializzazione. Tutto il giorno si parlò molto delle lezioni imminenti; la possibilità di sparire e riapparire a piacere era tenuta in gran conto.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Perso in quella prospettiva beata, agitò la bacchetta con troppo entusiasmo e, invece di produrre la fontana di acqua pura che era l’oggetto della lezione di Incantesimi di quel giorno, scatenò un getto da idrante che rimbalzò sul soffitto e stese il professor Vitious facCia a terra.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Harry si è già Materializzato» confidò Ron a un imbarazzato Seamus. Il professor Vitious si era nel frattempo asCiugato con un colpo di bacchetta e gli aveva assegnato per punizione una frase da scrivere cento volte (’Sono un maga, non un babbuino che brandisce un bastone’). «Sile… ehm… qualcuno l’ha portato con sé. Materializzazione Congiunta, sai».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Wow!»sussurrò Seamus, e lui, Dean e Neville avviCinarono le teste per sentire che cosa si provava a Materializzarsi. Per tutto il giorno, Harry fu assediato dai compagni. Alla notizia di quanto fosse sgradevole tutti parvero sgomenti più che scoraggiati, e poiché alle otto meno dieCi non aveva ancora finito di rispondere alle domande, Harry deCise di mentire: disse che doveva restituire un libro alla biblioteca e sfuggì in tempo per la lezione con Silente.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Le lampade nell’uffiCio erano accese, i ritratti dei Presidi del passato russavano con dolcezza nelle corniCi e il Pensatoio era ancora una volta pronto sulla scrivania. Le mani di Silente erano posate ai due lati, la destra annerita e bruCiata come sempre. Non sembrava affatto guarita e Harry si domandò, forse per la centesima volta, che cosa avesse provocato una ferita così grave, però non lo chiese, visto che Silente aveva detto che alla fine l’avrebbe saputo. E, comunque, c’era un altro argomento che gli premeva discutere. Ma prima che potesse raccontare qualcosa su Piton e Malfoy, fu il Preside a parlare.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Ho saputo che hai conosCiuto il Ministro della Magia a Natale».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Io ho detto a Cornelius che non c’era alcuna possibilità, ma l’idea non è svanita quando lui se n’è andato. A poche ore dalla nomina di Scrimgeour Ci siamo visti e mi ha chiesto di organizzare un incontro con te…»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Allora continuano a non sapere dove va?» chiese Harry, sperando in maggiori informazioni su questo affasCinante argomento, ma Silente si limitò a sorridere al di sopra degli occhiali.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «No, non lo sanno, e non è nemmeno il momento giusto perché lo sappia tu. Ora suggerirei di muoverCi, se non c’è nient’altro…»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Silente ascoltò il racconto con volto impassibile. Tacque per alcuni istanti, poi disse: «Grazie per avermelo riferito, Harry, ma ti suggerisco di non pensarCi più. Non credo che sia di grande importanza».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «E ora, Harry, devo insistere perché Ci muoviamo. Ho cose più importanti da discutere con te questa sera».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Ah, Harry, quanto spesso accade, anche tra i migliori amiCi! Ognuno ritiene di aver da dire qualcosa di molto più importante dell’altro!»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Quindi» proseguì Silente con voce sonora, «Ci incontriamo questa sera per continuare la storia di Tom Riddle, che all’ultima lezione abbiamo lasCiato sospeso sulla soglia dei suoi anni a Hogwarts. Ricorderai quanto si era emozionato nello scoprire di essere un mago, che rifiutò la mia compagnia per il giro in Diagon Alley e che io, a mia volta, lo misi in guardia contro il perseverare nei furti una volta a scuola.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Be’, arrivò l’inizio dell’anno scolastico e con esso arrivò Tom Riddle, un ragazzo tranquillo, con un’uniforme di seconda mano, che si mise in fila con gli altri del primo anno per essere Smistato. Fu assegnato alla Casa di Serpeverde nello stesso istante in cui il Cappello Parlante sfiorò la sua testa». Silente agitò la mano annerita verso lo scaffale che ospitava il Cappello, antico e immobile. «Non so quanto tempo dopo Riddle apprese che il celebre fondatore della Casa sapeva parlare coi serpenti… forse quella sera stessa. La scoperta può soltanto averlo esaltato e aver accresCiuto il suo senso di importanza.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Tuttavia, se spaventò o cercò di affasCinare i compagni Serpeverde con esibizioni di Serpentese in sala comune, non ne giunse voce al corpo insegnanti. Riddle non diede alcun segnale di arroganza o aggressività. Essendo un orfano di insolito talento e di bell’aspetto, fin dal suo arrivo attirò l’attenzione e la comprensione dei professori. Sembrava educato, tranquillo, e avido di sapere. Quasi tutti furono assai favorevolmente colpiti da lui».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Non aveva detto loro, signore, com’era quando l’aveva conosCiuto all’orfanotrofio?» chiese Harry.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «No, non lo feCi. Anche se non aveva mostrato alcun barlume di rimorso, era possibile che fosse dispiaCiuto per il comportamento tenuto fino ad allora e deCiso a voltare pagina. Scelsi di dargli quella possibilità».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Silente s’interruppe e guardò interrogativo Harry, che era sul punto di parlare. Di nuovo la tendenza a dar fiduCia alle persone anche quando non se la meritavano! Ma poi a Harry venne in mente qualcosa…
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Ma lei non si fidava veramente di lui, giusto? Lui mi ha detto… il Riddle che è usCito da quel diario mi ha detto: ‘Silente non mi ha mai apprezzato quanto gli altri insegnanti’».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «DiCiamo che non davo per scontato che fosse degno di fiduCia» preCisò Silente. «Come ho già detto, avevo deCiso di tenerlo d’occhio, e così feCi. Non posso fingere di aver tratto molto dalla mia osservazione, all’inizio. Era molto prudente con me; sono sicuro che nell’emozione di scoprire la sua vera identità sentiva di essersi lasCiato sfuggire troppe cose. Fu attento a non commettere più lo stesso errore, ma non poteva rimangiarsi quello che mi aveva già detto, e nemmeno quello che mi aveva raccontato la signora Cole. Tuttavia ebbe il buonsenso di non cercare mai di incantarmi come incantava tanti miei colleghi.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Col passare del tempo, raccolse attorno a sé un gruppo di amiCi zelanti; li definisco così per mancanza di una definizione migliore, anche se, come ho già accennato, Riddle non provava alcun affetto per loro. Questo gruppo eserCitava una sorta di fasCino oscuro all’interno del castello. Erano una compagnia eterogenea: un misto di deboli in cerca di protezione, ambiziosi in cerca di gloria condivisa, e di bruti che gravitavano attorno a un capo in grado di mostrare loro forme più sofisticate di crudeltà. In altre parole, erano i precursori dei Mangiamorte, e difatti alcuni di loro divennero i primi Mangiamorte, dopo aver lasCiato Hogwarts.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Strettamente controllati da Riddle, non furono mai sorpresi a compiere aperte malefatte, anche se i loro sette anni a Hogwarts furono segnati da una serie di inCidenti ai quali non furono mai collegati con piena soddisfazione. Il più grave di questi fu, naturalmente, l’apertura della Camera dei Segreti, che culminò con la morte di una ragazza. Come sai, Hagrid fu accusato a torto di quel crimine.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Non sono riusCito a trovare molti ricordi di Riddle a Hogwarts» continuò Silente, posando la mano rattrappita sul Pensatoio. «Pochi di coloro che lo conobbero allora sono disposti a parlare di lui, sono troppo spaventati. Quello che so l’ho scoperto dopo che se n’era andato da Hogwarts, con molti penosi sforzi, dopo aver braccato i pochi che potevano essere convinti a parlare, aver frugato tra vecchi documenti e interrogato altri testimoni sia Babbani che maghi.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Mi dissero che Riddle era ossessionato dalla sua stirpe. Questo è comprensibile, naturalmente; era cresCiuto in un orfanotrofio ed era ovvio che desiderasse sapere come c’era arrivato. Pare che abbia cercato invano tracce di Tom Riddle Senior sugli scudi nella sala dei trofei, tra le liste dei prefetti nei vecchi documenti scolastiCi, perfino sui libri di Storia della Magia. Infine fu costretto ad accettare il fatto che il padre non aveva mai messo piede a Hogwarts. Fu allora, credo, che abbandonò il suo nome per sempre, assunse l’identità di Lord Voldemort e cominCiò le indagini sulla famiglia della madre che fino ad allora aveva disprezzato, la donna che, ricorderai, era convinto non potesse essere una strega, poiché aveva ceduto alla vergognosa debolezza umana della morte.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Aveva solo un nome su cui basarsi, ‘Orvoloson’, e dal personale dell’orfanotrofio aveva saputo che era il nome del padre di sua madre. Infine, dopo faticose ricerche in vecchi libri sulle famiglie magiche, scoprì l’esistenza del ramo sopravvissuto dei Serpeverde. Nell’estate del suo sedicesimo anno, lasCiò l’orfanotrofio e partì alla ncerca dei parenti Gaunt. E ora, Harry, se sei pronto…»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Harry si avviCinò al baCile di pietra e si chinò obbediente finché il suo viso sprofondò nella superfiCie del ricordo; provò la familiare sensazione di cadere nel nulla e poi atterrò su un sudiCio pavimento di pietra, nel buio quasi totale.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Gli Ci vollero parecchi secondi per riconoscere il luogo. Silente era atterrato viCino a lui. La casa dei Gaunt era indescrivibilmente sporca, più di qualunque posto Harry avesse mai visto. Il soffitto era coperto di ragnatele, il pavimento foderato di terricCio; Cibo muffito e marcescente era disposto sul tavolo in un caos di pentole incrostate. La sola luce veniva da un’unica tremolante candela ai piedi di un uomo con capelli e barba così lunghi che Harry non distinse né gli occhi né la bocca. Era afflosCiato in una poltrona viCino al fuoco, e Harry si chiese per un attimo se fosse morto. Ma poi qualcuno bussò forte alla porta e l’uomo si svegliò in un sussulto, alzando una bacchetta nella destra e un corto pugnale nella sinistra.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    La porta si aprì Cigolando. Sulla soglia, con in mano una lanterna vecchio stile, c’era un bel ragazzo alto, pallido, dai capelli scuri che Harry riconobbe subito: Voldemort adolescente.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Riddle parlò in Serpentese. L’uomo sCivolò contro il tavolo, mandando le pentole ammuffite a schiantarsi sul pavimento. Fissò Riddle. Si contemplarono a lungo, in silenzio. Fu l’uomo a romperlo.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Si, lo parlo»rispose Riddle. Avanzò, lasCiando che la porta si chiudesse alle sue spalle. Harry non poté non provare una rancorosa ammirazione per la totale assenza di paura di Voldemort. Il suo volto esprimeva solo disgusto e, forse, delusione.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Quel Babbano che piaceva a mia sorella, quel Babbano che vive nella casa grande lassù»rispose Orfin, e sputò per terra. «Sei identico a lui. Riddle. Ma adesso è più vecchio, eh? È più vecchio di te, adesso che Ci penso…»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Orfin era un po’ stordito e osCillò, reggendosi al bordo del tavolo.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Voldemort osservava Orfin come per valutarlo. Si avviCinò un po’ e disse: «Riddle è tornato?»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Già, l’ha lasCiata, e le sta bene, sposare quella fecCia!»ringhiò Orfin, sputando di nuovo per terra. «Ci ha derubati, sai, prima di scappare! Dov’è il medaglione, eh, dov’è il medaglione di Serpeverde?»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Voldemort non rispose. Orfin era sempre più furibondo; brandì il pugnale e urlò: «Ci ha disonorati, quella sgualdrina! E tu chi sei, che vieni qui e fai domande su tutto? È finita, no… finita…»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Le dita di Silente si strinsero al bracCio di Harry e i due planarono di nuovo nel presente. La dolce luce dorata dell’uffiCio parve accecare Harry dopo quell’impenetrabile oscurità.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Perché Orfin non è riusCito a ricordare nulla da quel momento in poi» spiegò Silente, facendogli cenno di sedersi. «Quando si svegliò la mattina dopo, era disteso a terra, solo. L’anello di Orvoloson era sparito.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Intanto, nel villaggio di Little Hangleton una servetta correva lungo la strada prinCipale, urlando che c’erano tre cadaveri nel salotto della grande casa: Tom Riddle Senior, sua madre e suo padre.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Le autorità Babbane erano perplesse. Per quanto ne so, a tutt’oggi ignorano come siano morti i Riddle, perché la Maledizione Avada Kedavra in genere non lasCia tracce… L’eccezione è qui davanti a me» aggiunse Silente, accennando alla Cicatrice di Harry. «Il Ministero, d’altra parte, capì subito che si trattava di un assassinio magico. Sapevano anche che un nemico dichiarato dei Babbani viveva dall’altra parte della valle, ed era già stato incarcerato una volta per aver aggredito una delle persone assassinate.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Così il Ministero fece visita a Orfin. Non ebbero bisogno di interrogarlo, di Veritaserum o di Legilimanzia. Ammise subito il delitto, rivelando particolari che solo l’assassino poteva conoscere. Era fiero, disse, di aver ucCiso i Babbani, aveva aspettato per tutti quegli anni l’occasione giusta. Consegnò la bacchetta, che subito fu riconosCiuta come l’arma del delitto. E si lasCiò portare ad Azkaban senza lottare. Lo turbava solo il fatto che l’anello di suo padre fosse sparito. ‘Mi ucCiderà per averlo perso’ ripeteva continuamente. ‘Mi ucCiderà perché gli ho perso l’anello’. E a quanto pare furono le ultime parole che pronunCiò. Visse Ciò che gli restava da vivere ad Azkaban, lamentando la perdita dell’ultimo Cimelio di Orvoloson, e fu sepolto accanto alla prigione insieme alle altre povere anime che erano spirate dentro quelle mura».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Proprio così» rispose Silente. «Non abbiamo ricordi che ce lo mostrino, ma possiamo esserne abbastanza sicuri. Voldemort gettò uno StupefiCium sullo zio, gli prese la bacchetta e attraversò la valle diretto alla ‘casa grande lassù’. Là ucCise l’uomo Babbano che aveva abbandonato sua madre strega e, per buona misura, i nonni Babbani, cancellando così gli ultimi indegni Riddle e vendicandosi del padre che non l’aveva mai voluto. Poi tornò alla catapecchia dei Gaunt, eseguì la complicata magia per innestare un falso ricordo nella mente dello zio, posò la bacchetta di Orfin accanto al proprietario privo di sensi, intascò l’antico anello e se ne andò».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Sì, ma Ci è voluta una bella dose di abile Legilimanzia per estrarglielo» ribatté Silente, «e perché qualcuno avrebbe dovuto scavare più a fondo nella mente di Orfin quando aveva già confessato il delitto? Comunque io riusCii a fargli visita nelle ultime settimane della sua vita; a quel tempo stavo cercando di scoprire tutto quello che potevo sul passato di Voldemort. Gli estrassi questo ricordo con difficoltà. Quando vidi che cosa conteneva, cercai di usarlo per ottenere il suo rilasCio da Azkaban. Però, prima che il Ministero prendesse una deCisione, Orfin morì».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Dobby» ringhiò Harry; quell’ingiustizia gli bruCiava ancora. «Allora se un minorenne pratica la magia nella casa di un mago o di una strega adulti, il Ministero non lo può scoprire?»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Certo non riusCirà a identificare chi ha messo in atto la magia». Silente sorrise appena all’espressione indignata di Harry. «Contano sul fatto che i genitori maghi impongano l’obbedienza ai loro rampolli entro le mura domestiche».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Be’, sono sCiocchezze» sbottò Harry. «Guardi che cosa è successo qui, guardi che cosa è successo a Orfin!»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Sono d’accordo» approvò Silente. «Qualunque cosa fosse Orfin, non meritava di morire come morì, accusato di omiCidi che non aveva commesso. Ma si sta facendo tardi, e voglio che tu veda quest’altro ricordo prima che Ci separiamo…»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Silente estrasse da una tasca interna un’altra fiala di cristallo e Harry tacque: il Preside aveva detto che era la memoria più importante che avesse raccolto. Notò che il contenuto sembrava diffiCile da vuotare nel Pensatoio, come se si fosse cagliato; i ricordi vanno a male?
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Per questo non Ci vorrà molto» disse Silente quando infine ebbe vuotato la fiala. «Torneremo prima che tu te ne renda conto. Ancora una volta nel Pensatoio, allora…»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Harry cadde di nuovo attraverso la superfiCie argentea, e questa volta atterrò davanti a un uomo che riconobbe subito.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Era un Horace Lumacorno molto più giovane. Harry era così abituato alla sua calvizie che trovò sconcertante vederlo con folti, lucenti capelli giallastri; era come se gli avessero coperto la testa di paglia, ma aveva già una chiazza pelata grande come un galeone in Cima alla testa. I baffi, allora meno ingombranti, erano biondo zenzero. Non era grasso come il Lumacorno che conosceva Harry, anche se i bottoni d’oro sul panCiotto a complicati ricami erano sottoposti a una certa tensione. I piccoli piedi erano poggiati su un puf di velluto ed era sprofondato in una comoda poltrona; con una mano stringeva un bicchiere di vino, con l’altra frugava in una scatola di ananas canditi.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Si trovavano nell’uffiCio di Lumacorno. Sei o sette ragazzi nel cuore dell’adolescenza lo Circondavano, seduti su poltrone più dure o più basse della sua. Harry riconobbe subito Riddle: era il più bello e il più disinvolto di tutti. La sua mano destra era posata negligentemente sul bracCiolo della poltrona; con un sussulto, Harry notò che portava l’anello nero e oro di Orvoloson; aveva già ucCiso suo padre.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Tom, Tom, anche se lo sapessi non potrei dirtelo» rispose Lumacorno, agitando verso di lui un dito coperto di zucchero a mo’ di rimprovero, anche se sCiupò l’effetto facendogli l’occhiolino. «Ammetto che mi piacerebbe sapere da dove prendi le tue informazioni, ragazzo; ne sai di più di metà del corpo insegnanti, davvero».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Con la tua inquietante capaCità di scoprire le cose che non dovresti sapere, e la tua abile adulazione verso coloro che contano… grazie per l’ananas, fra parentesi, hai ragione, è il mio preferito…»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Mentre parecchi ragazzi ridacchiavano, successe una cosa molto strana. Tutta la stanza all’improvviso si riempì di una densa nebbia bianca, e Harry non riuscì a vedere altro che il volto di Silente, in piedi accanto a lui. Poi la voce di Lumacorno risuonò nella nebbia, innaturalmente forte: «… Finirai male, ragazzo mio, dai retta a me».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    La nebbia si dissolse all’improvviso com’era apparsa, eppure nessuno ne parlò, né parve aver assistito a qualcosa di insolito. Esterrefatto, Harry vide un orologino d’oro sulla scrivania di Lumacorno battere le undiCi.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Cielo, è già così tardi?» esclamò il professore. «È meglio che cominCiate ad andare, ragazzi, o Ci metteremo tutti nei guai. Lestrange, voglio la tua relazione per domani o finirai in punizione. Lo stesso vale per te, Avery».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Lumacorno si alzò dalla poltrona e mise il bicchiere vuoto sulla scrivania mentre i ragazzi usCivano. Riddle però rimase indietro, chiaramente per restare solo con il professore.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    E successe ancora: la densa nebbia riempì la stanza e Harry non riuscì più a vedere Lumacorno né Riddle ma solo Silente, che sorrideva sereno accanto a lui. Poi la voce di Lumacorno rimbombò di nuovo, come prima.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Non so niente degli Horcrux e se lo sapessi non te lo direi! Adesso esCi subito di qui e non farti sorprendere a nominarli un’altra volta!»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Silente aveva detto che quello era il ricordo più importante di tutti, ma Harry non riusCiva a capire che cosa Ci fosse di tanto significativo. Certo, la nebbia e il fatto che nessuno pareva essersene accorto erano strani, ma a parte quello non sembrava che fosse successo nulla, tranne che Riddle aveva posto una domanda e non aveva ottenuto risposta.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Perché si vergogna, suppongo. Ha cercato di rielaborare il ricordo per mettersi in una luce migliore, cancellando quelle parti che non vuole far vedere. Il lavoro è stato fatto con una certa approssimazione, ed è meglio così, perché Ci mostra che il vero ricordo è ancora lì, sotto le alterazioni.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «No, credo che sarebbe sCiocco cercare di estrarre con la forza la verità al professor Lumacorno, e potrebbe rivelarsi più dannoso che utile; io non desidero che se ne vada da Hogwarts. Tuttavia ha le sue debolezze come tutti noi e credo che tu sia la sola persona in grado di penetrare le sue difese. È importantissimo che Ci impossessiamo del vero ricordo, Harry… Quanto importante, lo sapremo solo quando l’avremo visto. Quindi buona fortuna… e buonanotte».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Non capisco perché il ragazzo dovrebbe riusCire a fare meglio di te, Silente».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Ti adora» disse a colazione, agitando una forchettata di uovo fritto. «Non ti rifiuterà niente, no? Non al suo piccolo PrinCipe delle Pozioni. Fermati oggi pomeriggio dopo la lezione e chiediglielo».
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Dev’essere deCiso a nascondere quello che è davvero successo se Silente non è riusCito a cavarglielo» bisbigliò, mentre passeggiavano nel cortile deserto e innevato all’intervallo. «Horcrux… Horcrux… non ne ho mai sentito parlare…»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Dev’essere Magia Oscura molto avanzata, altrimenti perché Voldemort lo voleva sapere? Credo che sarà diffiCile ottenere quell’informazione, Harry, dovrai stare molto attento a come affronti Lumacorno, architettare una strategia…»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «No!»esclamò lei con rabbia, e se ne andò di corsa lasCiando Harry solo e sprofondato fino alle caviglie nella neve.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Le ore di Pozioni erano molto sgradevoli in quel periodo, poiché dovevano condividere il tavolo. Quel giorno Hermione spostò il suo calderone in modo da stare viCina a Ernie e ignorò gli altri due.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Hermione reCitò tutto d’un fiato: «La-Terza-Legge-di-Golpalott-dice-che-l’antidoto-per-un-veleno-composto-è-maggiore-della-somma-degli-antidoti-di-Ciascuno-dei-singoli-componenti».
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Esatto!» gongolò Lumacorno. «DieCi punti per Grifondoro! Ora, se accettiamo la Terza Legge di Golpalott…»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Harry avrebbe dovuto credere Lumacorno sulla parola riguardo alla Terza Legge di Golpalott, perché non Ci aveva capito niente. Ma nessun altro tranne Hermione parve comprendere il resto.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Ron era seduto viCino a Harry, a bocca aperta, e scarabocchiava distrattamente sul suo Pozioni Avanzate. Dimenticava sempre che non poteva più contare su Hermione per tirarsi fuori dai guai.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «… e quindi» concluse Lumacorno, «voglio che Ciascuno di voi prenda una di queste fiale sulla mia cattedra. Contengono un veleno al quale dovete creare un antidoto prima della fine della lezione. Buona fortuna, e non dimenticate i guanti protettivi!»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «È un peccato che il PrinCipe non possa aiutarti granché questa volta, Harry» disse allegramente, rialzandosi. «Qui si tratta di capire il concetto. Niente scorCiatoie o trucchetti!»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Sicuro che il PrinCipe non ha qualche suggerimento?» borbottò a Harry.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Harry prese il suo fidato Pozioni Avanzate e andò al capitolo sugli antidoti. C’era la Terza Legge di Golpalott, parola per parola come l’aveva pronunCiata Hermione, ma senza una singola nota illuminante a spiegare che cosa volesse dire. Evidentemente il PrinCipe, come Hermione, non aveva avuto difficoltà a capirla.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Hermione agitava entusiasta la bacchetta sopra il suo calderone. Non riusCirono nemmeno a copiare l’incantesimo che stava eseguendo perché ormai era diventata così brava in quelli non verbali che non aveva più bisogno di dirli ad alta voce. Ernie Macmillan però stava borbottando ‘SpeCialis Revelio!’ sul suo paiolo, che suonava bene, così Harry e Ron si affrettarono a imitarlo.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    A Harry bastarono Cinque minuti per capire che la sua reputazione di miglior artefice di pozioni della classe stava per crollare. Lumacorno aveva sbirCiato speranzoso nel suo calderone durante il primo giro della segreta, pronto a profondersi in esclamazioni estasiate come al solito, e invece aveva ritratto in fretta la testa, tossendo, soffocato dall’odore di uova marce. Hermione non avrebbe potuto essere più soddisfatta; non aveva tollerato di essere superata in ogni prova di Pozioni. Al momento stava decantando gli ingredienti del suo veleno, che si erano misteriosamente separati, in dieCi diverse fiale di cristallo. Per evitare quello spettacolo irritante, Harry si chinò sul libro del PrinCipe Mezzosangue e voltò alcune pagine con inutile energia.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Harry fissò le parole per un istante. Una volta, molto tempo prima, non aveva sentito parlare di bezoar? Piton non l’aveva nominato nella primissima lezione di Pozioni? ‘Una pietra che si trova nella panCia delle capre e che salva da molti veleni’.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Lumacorno fece lentamente il giro della stanza, esaminando i vari antidoti. Nessuno aveva portato a termine il compito, anche se Hermione stava ancora cercando di ficcare alcuni ingredienti nella sua bottiglia prima che Lumacorno arrivasse da lei. Ron aveva rinunCiato, e cercava solo di non inalare i fumi putrescenti che si levavano dal suo calderone. Harry rimase in attesa, col bezoar stretto nella mano sudata.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Lumacorno lo fissò per dieCi secondi buoni. Harry si chiese per un istante se gli avrebbe urlato addosso. Poi gettò indietro la testa e scoppiò in una risata ruggente.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Hermione, lustra in volto e macchiata di fuliggine sul naso, era livida. Il suo antidoto incompiuto, che contava Cinquantadue ingredienti compresa una Ciocca dei suoi capelli, ribolliva pigro alle spalle di Lumacorno, che aveva occhi solo per Harry.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «E Ci hai pensato da solo al bezoar, vero, Harry?»gli chiese lei a denti stretti.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Questo è lo spirito inventivo di cui un vero pozionista ha bisogno!» Cinguettò Lumacorno, prima che Harry le potesse rispondere. «Proprio come sua madre, la stessa padronanza intuitiva della materia, l’ha sicuramente ereditata da Lily… Sì, Harry, sì, se hai un bezoar a portata di mano, naturalmente funzionerà… anche se, visto che non funzionano con tutto, e sono rari, vale comunque la pena di sapere come preparare un antidoto…»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Ora di metter via tutto!» annunCiò Lumacorno. «E altri dieCi punti a Grifondoro per la sfacCiataggine!»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Signore» cominCiò Harry, sentendosi spaventosamente identico a Voldemort, «vorrei chiederle una cosa».
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    La sua voce era cambiata. Non era più gioviale, ma spaventata, terrorizzata. Si frugò nella tasca sul petto e ne sfilò un fazzoletto con cui si asCiugò la fronte umida.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Sì»rispose Harry, deCidendo all’istante che era meglio non mentire.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Prese la valigetta di pelle di drago, si rificcò in tasca il fazzoletto e marCiò verso la porta della segreta.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Signore» tentò Harry disperato, «pensavo solo che potesse esserCi qualcos’altro in quel ricordo…»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Urlò l’ultima parola e, prima che Harry potesse dire altro, uscì sbattendo la porta.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Furioso per il suo fallimento e per l’atteggiamento degli amiCi, nei giorni seguenti Harry rimuginò su Lumacorno. DeCise che per il momento avrebbe finto di aver dimenticato tutto; meglio lasCiare che si cullasse in un falso senso di sicurezza prima di tornare all’attacco.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Di conseguenza, Lumacorno tornò a trattarlo con il consueto calore, come se non fosse successo niente. Harry attese un invito a uno dei suoi festini serali, questa volta deCiso ad accettare, anche a costo di spostare gli allenamenti di Quidditch. Purtroppo però non arrivò alcun invito. Harry controllò con Hermione e Ginny: nessuna delle due ne aveva ricevuti, né, per quanto ne sapevano, nessun altro. Non poté fare a meno di chiedersi se Lumacorno non fosse poi smemorato come sembrava, ma solo deCiso a non offrire a Harry altre occasioni per interrogarlo.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Non ho trovato una sola spiegazione degli effetti di un Horcrux!» gli rivelò. «Nemmeno una! Ho cercato in tutto il Reparto Proibito e perfino nei libri più orrendi,quelli che ti spiegano come preparare le pozioni più raccapricCianti… niente! Sono riusCita a trovare solo questo, nell’introduzione a Delle Magie Fetide e Putridissime… sentite qui: ‘Dell’Horcrux, la più malvagia delle magiche invenzioni, non discorreremo né daremo istruzione’… Ma allora perché Citarlo?» esclamò con impazienza, chiudendo bruscamente il vecchio libro, che emise un lamento spettrale. «Oh, stai zitto» sbottò, e lo ricacCiò nella borsa.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    La neve si sCiolse attorno alla scuola all’arrivo di febbraio, sostituita da un’umidità fredda e desolata. Nubi di un grigio violetto gravavano sul castello e una costante pioggia gelida rendeva i prati fangosi e sdrucCiolevoli. Il risultato fu che la prima lezione di Materializzazione per i ragazzi del sesto anno, fissata per un sabato mattina in modo che non interferisse col programma regolare, si tenne nella Sala Grande invece che all’aperto.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Quando giunsero Harry e Hermione (Ron era sceso con Lavanda), scoprirono che le tavole erano scomparse. La pioggia frustava le alte finestre e il soffitto incantato vorticava cupo sopra di loro mentre si riunivano davanti ai professori McGranitt, Piton, Vitious e Sprite — i direttori delle Case — e a un piccolo mago che doveva essere l’Istruttore mandato dal Ministero. Era stranamente incolore, con Ciglia trasparenti, capelli a Ciuffi e un’aria eterea, come se un solo sbuffo di vento potesse soffiarlo via. Harry si chiese se le frequenti Smaterializzazioni e Materializzazioni avessero in qualche modo diminuito la sua sostanza, o se una struttura fragile fosse ideale per chiunque desiderasse svanire.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Buongiorno» esordì il mago del Ministero quando tutti gli studenti furono arrivati e i direttori delle Case ebbero imposto il silenzio. «Mi chiamo Wilkie Twycross e sarò il vostro Istruttore Ministeriale di Materializzazione per le prossime dodiCi settimane. Spero in questo periodo di riusCire a prepararvi…»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «… così che molti di voi possano affrontare l’esame» continuò Twycross, come se non fosse stato interrotto. «Come saprete, di solito è impossibile Materializzarsi o Smaterializzarsi entro i confini di Hogwarts. Il Preside ha sospeso questo incantesimo solo per la Sala Grande e per un’ora, per consentirvi di eserCitarvi. Vorrei sottolineare che non riusCirete a Materializzarvi fuori dalle pareti di questa Sala, e che sarebbe assai poco saggio provarCi.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Seguì una grande agitazione: i ragazzi si allontanavano, si urtavano e si intimavano a vicenda di usCire dal proprio spazio. I direttori delle Case camminarono tra gli studenti, disponendoli in ordine e interrompendo le liti.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Ma Harry non rispose; avanzava rapido nella calca, oltre il punto in cui il professor Vitious faceva queruli tentativi di sistemare alcuni Corvonero, che volevano stare tutti davanti; oltre la professoressa Sprite, che inCitava i Tassorosso a mettersi in fila; finché, scansato Ernie Macmillan, prese posto in fondo alla folla, proprio dietro Malfoy, il quale approfittava del caos generale per continuare la discussione con Tiger, che un metro e mezzo più in là aveva un’aria ribelle.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Non so quanto ancora durerà, va bene?» gli sibilò Malfoy, ignaro di Harry alle sue spalle. «Ci vuole più tempo di quanto immaginassi».
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Tiger aprì la bocca, ma l’altro lo antiCipò.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Senti, quello che facCio non ti interessa, tu e Goyle fate come dico io e state di guardia!»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Io racconto ai miei amiCi che cosa ho in mente, se voglio che facCiano la guardia per me» fece Harry, abbastanza forte perché Malfoy lo sentisse.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Malfoy si voltò di scatto e la mano gli volò alla bacchetta, ma in quel preCiso istante i quattro direttori delle Case gridarono «zitti!» e calò di nuovo il silenzio. Malfoy si voltò lentamente per guardare davanti a sé.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Agitò la bacchetta. Vecchi cerchi di legno apparvero all’istante sul pavimento davanti a Ciascuno studente.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Le cose importanti da ricordare quando Ci si Materializza sono le tre D!» spiegò Twycross. «Destinazione, Determinazione, DeCisione!
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Tutti si guardarono attorno furtivi, per controllare che gli altri fissassero il proprio cerchio, poi si affrettarono a obbedire. Harry scrutò l’area Circolare di pavimento polveroso delimitata dal suo cerchio e si sforzò di non pensare a nient’altro. Ma risultò impossibile, perché non riusCiva a smettere di lambiccarsi su che cosa potesse tramare Malfoy che richiedesse delle sentinelle.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Punto secondo» proseguì Twycross. «Mettete a fuoco la vostra determinazione di occupare lo spazio visualizzato! LasCiate che la brama di entrarvi fluisca dalla vostra mente in ogni particella del vostro corpo!»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Punto terzo» annunCiò Twycross, «e solo quando vi do l’ordine… girate sul posto, cercando di entrare nel nulla, muovendovi con deCisione! Al mio ordine… uno…»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Harry girò su se stesso, perse l’equilibrio e quasi cadde. Non fu il solo. Tutta la Sala all’improvviso fu piena di ragazzi barcollanti; Neville era disteso a panCia in su; Ernie Macmillan aveva fatto una sorta di piroetta dentro il suo cerchio e per un attimo parve emozionato, finché non vide Dean Thomas ridere di lui.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Non importa, non importa!» commentò asCiutto Twycross, che evidentemente non si era aspettato niente di meglio. «Sistemate i cerchi, per favore, e tornate nella posizione iniziale…»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Il secondo tentativo non fu migliore del primo. Il terzo altrettanto. Fino al quarto non accadde nulla di interessante. Poi echeggiò un terribile ululato di dolore e tutti si voltarono, terrorizzati, per vedere Susan Bones di Tassorosso che osCillava dentro il suo cerchio: ma la gamba sinistra le era rimasta nel punto da cui era partita, a un metro e mezzo da lei.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Lo Spaccamento, ossia la separazione casuale di parti del corpo» spiegò Wilkie Twycross con freddezza, «si verifica quando la volontà non è suffiCientemente determinata. Dovete concentrarvi di continuo sulla vostra destinazione,e muovervi senza fretta, ma con deCisione… così».
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Fece un passo avanti, girò su se stesso con grazia, a bracCia larghe, e svanì in un vorticare di stoffa per riapparire in fondo alla Sala.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Ma un’ora dopo, lo Spaccamento di Susan era ancora la cosa più interessante che fosse successa. Twycross non pareva scoraggiato. Si allacCiò il mantello al collo e si limitò a dire: «A sabato prossimo, voi tutti, e non dimenticate: destinazione, determinazione, deCisione».
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    E con questo agitò la bacchetta, fece Evanescere i cerchi e uscì dalla Sala accompagnato dalla professoressa McGranitt. Le chiacchiere esplosero non appena i ragazzi cominCiarono a spintonarsi verso la Sala d’Ingresso.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Come sei andato?» chiese Ron, raggiungendo Harry di corsa. «A me pare di aver sentito qualcosa l’ultima volta che ho provato… una speCie di formicolio nei piedi».
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Non poi tanto, davvero. Preferisco volare» replicò Harry, e si guardò indietro per vedere dov’era Malfoy. Arrivati nella Sala d’Ingresso, accelerò. «Dai, spicCiati, voglio fare una cosa…»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Perplesso, Ron seguì Harry di corsa su alla Torre di Grifondoro. Furono trattenuti da Pix, che aveva chiuso una porta al quarto piano e si rifiutava di lasCiar passare chiunque a meno che non si desse fuoco alle mutande, ma Harry e Ron si limitarono a tornare indietro e a prendere una delle loro fidate scorCiatoie. Di lì a Cinque minuti varcavano il buco del ritratto.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Il loro dormitorio era vuoto, come Harry aveva sperato. Aprì in fretta il suo baule e cominCiò a rovistare, mentre Ron lo guardava impaziente.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Be’, d’ora in poi lo terrò d’occhio» deCise. «E quando lo vedrò appostarsi da qualche parte con Tiger e Goyle che fanno la guardia fuori, mi metterò il Mantello dell’Invisibilità e andrò a vedere che cosa…»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Si interruppe perché Neville era entrato nel dormitorio, con addosso un forte odore di bruCiato, e s’era messo a cercare un paio di mutande nuove nel proprio baule.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Benché determinato a sorprendere Malfoy, Harry non ebbe fortuna per le due settimane seguenti. Consultava la Mappa più spesso che poteva, facendo anche visite non necessarie in bagno tra una lezione e l’altra, ma non gli capitò mai di cogliere Malfoy in un luogo sospetto. In realtà vide Tiger e Goyle spostarsi per il castello da soli, fermandosi in corridoi deserti, però in quelle occasioni non solo Malfoy non era nelle viCinanze, ma era impossibile da individuare sulla Mappa. Era un vero mistero. Harry contemplò l’ipotesi che si allontanasse dai confini della scuola, ma non riusCiva a capire come, visto l’altissimo livello di sorveglianza. Poteva solo supporre di avere difficoltà a trovare Malfoy tra le centinaia di puntolini neri sulla Mappa. Quanto al fatto che Malfoy, Tiger e Goyle sembravano andare Ciascuno per la propria strada quando di solito erano inseparabili, è quello che succede quando si cresce: Ron e Hermione, rifletté malinconicamente Harry, ne erano la prova vivente.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Dopo tre lezioni, Materializzarsi era sempre diffiCilissimo, anche se altri erano riusCiti a Spaccarsi. La delusione era alta e Circolava un certo malcontento nei confronti di Wilkie Twycross e delle sue tre D, che gli erano valse una serie di soprannomi, i più garbati dei quali erano Deretano e Demente.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Gli lanCiò sul letto un pacco, che andò ad aggiungersi a una piccola catasta probabilmente consegnata dagli elfi domestiCi durante la notte.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Grazie» rispose Ron sonnolento. Strappò l’involucro, mentre Harry scese dal letto, aprì il baule e vi rovistò dentro in cerca della Mappa del Malandrino, che nascondeva sempre dopo l’uso. Lo svuotò per metà prima di trovarla sotto i calzini appallottolati dove teneva ancora la bottiglia di pozione della fortuna, la Felix FeliCis.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Gran bel bottino quest’anno!» annunCiò, mostrando un pesante orologio d’oro con strani simboli sul bordo e minuscole stelle mobili al posto delle lancette. «Visto che cosa mi hanno regalato mamma e papà? Mi sa che diventerò maggiorenne anche il prossimo anno…»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Forte» borbottò Harry, dedicando uno sguardo rapido all’orologio prima di scrutare la Mappa più da viCino. Dov’era Malfoy? Non sembrava che fosse alla tavola di Serpeverde in Sala Grande, a fare colazione… non era viCino a Piton, nel suo studio… non era in nessuno dei bagni o in infermeria…
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Ne vuoi uno?» farfugliò Ron, offrendogli una scatola di Cioccalderoni.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Non è possibile» biasCicò Ron, ficcandosi in bocca un secondo Cioccalderone mentre sCivolava giù dal letto per vestirsi. «Andiamo, se non ti spicCi dovrai Materializzarti a stomaco vuoto… forse sarebbe più faCile, chissà…»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Guardò pensieroso la scatola di Cioccalderoni, poi scrollò le spalle e ne prese un terzo.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Harry batté con la bacchetta sulla Mappa, borbottò «Fatto il misfatto»anche se non era vero, e si vestì, meditabondo. Ci doveva essere un motivo per le periodiche sparizioni di Malfoy, ma non riusCiva a immaginarlo. Il modo migliore per scoprirlo sarebbe stato pedinarlo, ma anche con il Mantello dell’Invisibilità era un’idea poco realistica; aveva le lezioni, gli allenamenti di Quidditch, i compiti e Materializzazione; non poteva seguire Malfoy tutto il giorno in giro per la scuola senza che la sua assenza venisse notata.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Ti sei appena mangiato mezza scatola di Cioccalderoni, vero?»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Non sopporti cosa?» gli chiese Harry, che cominCiava a essere preoccupato. Ron era pallido e sembrava sul punto di vomitare.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Harry lo guardò a bocca aperta. Non se l’era aspettato e non era sicuro di volerlo sentire Va bene essere amiCi, ma se Ron cominCiava a chiamare Lavanda ‘Lavlav’ avrebbe dovuto dire basta.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Certo che sa che esisti» ribatté Harry, esterrefatto. «Non fa altro che pomiCiare con te, no?»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «E tu di chi stai parlando?» chiese Harry, sempre più convinto che ogni briCiolo di ragionevolezza fosse svanito dalla conversazione.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «D’accordo» disse Harry, avviCinandosi per esaminare gli occhi vitrei e il colorito pallido. «D’accordo… dillo di nuovo stando serio».
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Harry reagì d’istinto; la bacchetta uscì dalla tasca e l’incantesimo gli balzò in mente senza nemmeno pensarCi: Levicorpus!
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Ron fu issato per la caviglia un’altra volta; urlò Ciondolando impotente, con i vestiti che gli pendevano di dosso.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Dove hai preso quei Cioccalderoni?»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Non ti sono caduti dal letto, idiota, non capisCi? Erano miei, li ho tirati fuori dal baule quando cercavo la Mappa. Sono i Cioccalderoni che Romilda mi ha regalato prima di Natale e sono tutti ripieni di filtro d’amore!»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Romilda?» ripeté. «Hai detto Romilda? Harry… la conosCi? Puoi presentarmela?»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Harry guardò Ron appeso per aria e il suo volto tremendamente speranzoso, e contenne a fatica una risata. Una parte di lui — quella più viCina al suo orecchio destro pulsante — era piuttosto incline a lasCiar cadere Ron e vederlo correre qua e là come un pazzo fino a quando l’effetto della pozione fosse svanito… ma d’altronde erano amiCi, Ron non era in sé quando l’aveva aggredito, e Harry era convinto di meritarsi un altro pugno se avesse consentito a Ron di dichiarare amore imperituro a Romilda Vane.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Sì, te la presento» rispose, pensando in fretta. «Adesso ti facCio scendere, va bene?»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Dev’essere nell’uffiCio di Lumacorno» gli disse con sicurezza avviandosi alla porta.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Lavanda era in attesa viCino al buco del ritratto: una complicazione imprevista.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Sei in ritardo, Ronron!» lo redarguì, imbronCiata. «Ho un regalo…»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «LasCiami in pace» ribatté Ron, impaziente, «Harry deve presentarmi Romilda Vane».
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    E senza un’altra parola uscì. Harry cercò di imbastire un’espressione di scusa per Lavanda, ma forse gliene riuscì solo una di divertimento, perché lei sembrava più offesa che mai quando la Signora Grassa si richiuse alle loro spalle.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Harry era un po’ preoccupato che Lumacorno non Ci fosse, invece aprì la porta del suo uffiCio non appena sentì bussare. Indossava una vestaglia di velluto e un berretto da notte verdi, e aveva gli occhi Cisposi.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Avrei pensato che riusCissi a preparargli tu un rimedio, Harry, un pozionista abile come te…» obiettò Lumacorno.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Oh, d’accordo, entrate, allora, entrate» acconsentì Lumacorno, addolCito. «Ho l’occorrente qui nella mia borsa, non è un antidoto diffiCile…»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Ron si scaraventò nello studio surriscaldato e ingombro, inCiampò in un poggiapiedi infiocchettato, riacquistò l’equilibrio aggrappandosi al collo di Harry e borbottò: «Non mi ha visto, vero?»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Harry e Lumacorno lo osservarono. Per un attimo Ron sorrise; poi, molto lentamente, il sorriso si afflosCiò e svanì, sostituito da un’espressione di intenso orrore.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Ha bisogno di un cordiale»aggiunse, trafficando su un tavolo carico di bottiglie. «Ho della Burrobirra, ho del vino, ho un’ultima bottiglia di questo idromele barricato… mmm… volevo regalarlo a Silente per Natale… Ah, be’…»scrollò le spalle. «… Non può sentire la mancanza di Ciò che non ha mai ricevuto! Perché non lo apriamo adesso per festeggiare il compleanno del signor Weasley? Non c’è niente come un buon superalcolico per cacCiar via le pene d’amore non corrisposto…»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Ridacchiò di nuovo e Harry lo imitò. Era la prima volta che si trovava quasi solo con Lumacorno dopo il disastroso tentativo di estorcergli il vero ricordo. Forse, se fosse riusCito a mantenerlo di buonumore… forse, se avessero bevuto abbastanza idromele barricato…
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Ci fu un secondo, appena più di un battito cardiaco, nel quale Harry capì che c’era qualcosa che non andava, qualcosa di terribile, e Lumacorno evidentemente no.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Ron aveva lasCiato cadere il bicchiere; si alzò a metà dalla poltrona e poi si afflosCiò, con le bracCia e le gambe che sussultavano incontrollabili. Aveva la schiuma alla bocca e gli occhi fuori dalle orbite.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Professore!» urlò Harry. «FacCia qualcosa!»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Si preCipitò di nuovo accanto a Ron, gli spalancò la bocca e gli ficcò in gola il bezoar. Ron fu scosso da un grande brivido, inspirò con un suono rasposo e il suo corpo divenne molle e immobile.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Era sera; l’infermeria era tranquilla, le tende tirate, le lampade accese. Il letto di Ron era il solo occupato. Harry, Hermione e Ginny erano seduti attorno a lui; avevano aspettato tutto il giorno fuori dalla porta doppia, cercando di guardare dentro tutte le volte che qualcuno entrava o usCiva. Madama Chips li aveva lasCiati passare solo alle otto. Fred e George erano arrivati dieCi minuti dopo.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Non era così che avevamo immaginato di darti il nostro regalo» disse George cupo, posando un grosso pacco sul comodino di Ron e sedendosi viCino a Ginny.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Sì, quando Ci figuravamo la scena lui non era svenuto» aggiunse Fred.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Stavamo pensando di comprare Zonko» spiegò Fred malinconico. «Una filiale a Hogsmeade, capisCi, ma sai che bell’affare, se voi non avete più il permesso di usCire nei finesettimana per comprare la nostra roba… comunque adesso non importa».
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Spostò una sedia viCino a Harry e guardò il volto pallido di Ron.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «… e poi gli ho ficcato in gola il bezoar e ha cominCiato a respirare un po’ meglio, Lumacorno è corso a cercare aiuto, la McGranitt e Madama Chips sono venute subito e hanno portato Ron quassù. Dicono che si rimetterà. Madama Chips ritiene che dovrà stare qui una settimana… continuare a prendere l’essenza di Ruta…»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «AcCidenti, meno male che hai pensato a un bezoar» mormorò George.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Meno male che ce n’era uno nella stanza» ribatté Harry, rabbrividendo ancora al pensiero di che cosa sarebbe successo se non fosse riusCito a mettere le mani sulla pietruzza.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Hermione tirò su col naso, in modo quasi impercettibile. Era stata straordinariamente zitta per tutto il giorno. Dopo essersi preCipitata pallidissima da Harry fuori dall’infermeria e aver chiesto notizie, non aveva quasi preso parte alla discussione ossessiva tra Harry e Ginny su come Ron era stato avvelenato, ma era rimasta accanto a loro, a denti stretti e con la paura sul viso, finché non li avevano fatti entrare.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «L’hanno già visto, sono arrivati un’ora fa… adesso sono nell’uffiCio di Silente, ma torneranno presto…»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Ci fu una pausa e tutti guardarono Ron che borbottava qualcosa nel sonno.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Sì»rispose subito Harry; non riusCiva a pensare ad altro e fu lieto di ricominCiare a parlarne. «Lumacorno l’ha versato…»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Non ne ho idea» ribatté Fred, acCigliato. «Non credi che potrebbe aver confuso i bicchieri per errore? Con l’intenzione di avvelenare te?»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Non lo so» rispose Fred, «ma Ci dev’essere un mucchio di gente che vorrebbe avvelenare Harry, no? Il ‘Prescelto’ e tutto il resto».
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Chi può voler ucCidere Lumacorno?»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Silente pensa che Voldemort lo volesse dalla sua parte» spiegò Harry. «Lumacorno si è nascosto per un anno prima di venire a Hogwarts. E…» pensò al ricordo che Silente non era ancora riusCito a estrarre «… e forse Voldemort vuole toglierlo di mezzo, forse crede che possa essere prezioso per Silente».
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Ma tu hai detto che Lumacorno voleva regalare quella bottiglia a Silente per Natale» gli rammentò Ginny. «Quindi magari il colpevole voleva ucCidere Silente».
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Tacquero tutti, osservandolo preoccupati, ma dopo aver borbottato cose incomprensibili cominCiò a russare.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Le porte dell’infermeria si spalancarono, facendoli tutti sobbalzare, e Hagrid venne verso di loro a grandi passi, i capelli coperti di gocCioline di pioggia, la pellicCia d’orso svolazzante, una balestra in mano, lasCiando sul pavimento una strisCia di orme fangose grandi come delfini.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Sono stato nella Foresta tutto il giorno!»esclamò, ansante. «Aragog sta peggio, sono andato a leggerCi delle storie… sono venuto su solo adesso per la cena e la professoressa Sprite mi ha detto di Ron! Come sta?»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Non più di sei visitatori alla volta!» li sgridò Madama Chips, uscendo di corsa dal suo uffiCio.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Non Ci credo» mormorò Hagrid con voce roca, guardando Ron e scuotendo il testone arruffato. «Non posso crederCi… ma guardalo, lì steso… chi è che vuole farCi del male, eh?»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Baston avrebbe ammazzato i Serpeverde, se fosse riusCito a farla franca» ammise Fred con onestà.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Be’, non credo che sia il Quidditch, ma penso che Ci sia un nesso fra le due aggressioni» mormorò Hermione.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Be’, intanto avrebbero dovuto tutte e due essere letali e non lo sono state per pura fortuna. E poi né il veleno né la collana sembrano aver raggiunto la persona che doveva essere ucCisa. Naturalmente» aggiunse meditabonda, «questo rende il colpevole ancora più pericoloso, in un certo senso, perché sembra che non gli importi quanta gente fa fuori prima di colpire il bersaglio».
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Prima che qualcuno potesse obiettare a questa sinistra affermazione, le porte si aprirono di nuovo e i signori Weasley avanzarono lungo la corsia. Durante la prima visita si erano solo accertati che Ron si sarebbe completamente ripreso; ora la signora Weasley afferrò Harry e lo abbracCiò forte.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Silente Ci ha raccontato che l’hai salvato col bezoar» singhiozzò. «Oh, Harry, che cosa possiamo dire? Hai salvato Ginny… hai salvato Arthur… adesso hai salvato Ron…»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Metà della nostra famiglia ti deve la vita, adesso che Ci penso». Il signor Weasley aveva la voce soffocata dall’emozione. «Be’, posso dire solo che è stato un giorno fortunato per i Weasley quando Ron ha deCiso di sedersi nel tuo scompartimento sull’Espresso per Hogwarts, Harry».
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Harry non riuscì a pensare a una risposta e fu quasi felice quando Madama Chips ricordò di nuovo che erano ammessi solo sei visitatori alla volta; lui e Hermione si alzarono subito e Hagrid li seguì, lasCiando Ron con la sua famiglia.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «È terribile» ringhiò Hagrid dietro la barba mentre ripercorrevano il corridoio fino alla scalinata di marmo. «Tutta questa nuova vigilanza, e i ragazzi continuano ad avere inCidenti… Silente è preoccupato da bestia… non è che ne parla molto, ma io lo capisco…»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Penso che ha cento e cento idee, con un cervello come il suo» rispose Hagrid con fermezza. «Ma non sa chi ha mandato la collana e nemmeno chi ha messo il veleno in quel vino, se no li avevano già presi, no? Quello che a me mi preoccupa» proseguì, a bassa voce e guardandosi indietro (Harry, per sicurezza, controllò che non Ci fosse Pix sul soffitto), «è quanto tempo Hogwarts può stare aperta se c’è qualcuno che ce l’ha con i ragazzi. È la stessa storia della Camera dei Segreti, no? Ci sarà panico, altri genitori che ritirano i ragazzi, e in un baleno quelli del Consiglio…»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Hagrid tacque al passaggio del fantasma di una donna coi capelli lunghi, che li superò svolazzando tranquillamente, poi riprese, in un roco sussurro: «… Il Consiglio vorrà chiuderCi per sempre».
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Devi metterti nelle loro teste» continuò Hagrid, grave. «Cioè, è sempre stato un po’ un rischio mandare i ragazzi a Hogwarts, no? Degli inCidenti te li aspetti, no, con centinaia di maghi minorenni tutti chiusi insieme, però tentato omiCidio è diverso. Sfido che Silente è arrabbiato con Pi…»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Hagrid si bloccò, con un’espressione colpevole su quel che si vedeva della sua facCia sopra la nera barba aggrovigliata.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Non lo so, Harry, non dovevo nemmeno sentirla, quella roba lì! Io… be’, io venivo fuori dalla Foresta l’altra sera e li ho sentiti che parlavano… be’, veramente litigavano. Non volevo attirare l’attenzione, allora mi sono nascosto e ho provato a non ascoltare, ma non era mica tanto faCile… Era una… be’, una discussione di quelle toste».
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Allora?» lo incalzò Harry, mentre Hagrid scalpicCiava, imbarazzato.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Non lo so, Harry, era come se Piton era un po’ stanchino, ecco… comunque Silente Ci ha detto chiaro e tondo che aveva accettato di farlo e basta. È stato molto deCiso. E poi ha detto qualcosa di Piton che doveva fare delle indagini nella sua Casa, Serpeverde. Be’, non c’è mica niente di strano in questo!» aggiunse in fretta, quando Harry e Hermione si scambiarono sguardi eloquenti. «Tutti i direttori delle Case hanno dovuto indagare sulla storia della collana…»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «No che non lo è, Gazza» rispose Hagrid asCiutto. «Sono con me, no?»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Harry non se lo fece dire due volte; sia lui che Hermione corsero via, e le voCi di Hagrid e Gazza echeggiarono dietro di loro. Oltrepassarono Pix viCino alla svolta per la Torre di Grifondoro, ma il poltergeist filava allegramente verso la fonte delle urla, ridacchiando e gridando:
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    La Signora Grassa russava e non fu contenta di essere svegliata, ma si spalancò controvoglia sulla sala comune, che grazie al Cielo era tranquilla e vuota. A quanto pareva, nessuno aveva ancora saputo di Ron; Harry ne fu molto sollevato, quel giorno era già stato interrogato abbastanza. Hermione gli augurò la buonanotte e si avviò verso il dormitorio delle ragazze. Lui però indugiò, sedette viCino al fuoco e contemplò le braCi morenti.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    E così Silente aveva litigato con Piton. Nonostante tutto quello che aveva detto a Harry, nonostante insistesse a fidarsi Ciecamente di Piton, aveva perso le staffe con lui… Pensava che non avesse mdagato abbastanza a fondo tra i Serpeverde… o su un solo Serpeverde: Malfoy?
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Forse Silente non voleva che Harry facesse qualcosa di stupido, o che prendesse l’iniziativa, e per questo aveva finto che non Ci fosse nulla di fondato nei suoi sospetti… Probabile. O forse desiderava che nulla distraesse Harry dalle loro lezioni, o dalla missione con Lumacorno. Forse non riteneva giusto confidare i propri sospetti sugli insegnanti a un sedicenne…
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Harry balzò in piedi, spaventato, la bacchetta pronta. Era convinto che la sala comune fosse vuota; non era preparato a vedere una sagoma massicCia alzarsi da una poltrona. Uno sguardo più attento gli rivelò Cormac McLaggen.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Ci vollero alcuni istanti prima che Harry capisse di cosa stava parlando McLaggen.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Ah… già… il Quidditch…» mormorò, riponendo la bacchetta nella Cintura dei jeans e passandosi stancamente una mano tra i capelli. «Già… potrebbe non farcela».
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Non riuscì a pensare a niente in contrario; dopotutto, McLaggen era risultato secondo alle selezioni.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «D’accordo» fece Harry senza entusiasmo. «Be’, li ascolterò domani. Adesso sono stanco… Ci vediamo…»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    La notizia dell’avvelenamento di Ron si diffuse in fretta il giorno dopo, ma non provocò lo scalpore susCitato dall’attacco a Katie. Tutti sembravano pensare che fosse stato un inCidente, visto che in quel momento Ron si trovava nella stanza dell’insegnante di Pozioni, e siccome gli era stato somministrato un antidoto sul posto non era successo niente di grave. In effetti i Grifondoro erano molto più interessati alla partita di Quidditch contro Tassorosso: molti di loro volevano vedere Zacharias Smith, che era il CacCiatore avversario, ricevere la meritata punizione per i suoi commenti durante la partita inaugurale.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Non riusCiva a deCidere chi dei due fosse più irritante. McLaggen continuava a insistere che sarebbe stato un Portiere migliore di Ron, e vedendolo giocare regolarmente anche Harry se ne sarebbe convinto; per di più era pronto a criticare gli altri giocatori e a fornire a Harry dettagliati schemi d’allenamento, tanto che più di una volta Harry fu costretto a ricordargli chi era il Capitano.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Nel frattempo, Lavanda si avviCinava furtiva a Harry per parlare di Ron, cosa che Harry trovava quasi altrettanto estenuante delle conferenze sul Quidditch di McLaggen. All’inizio era molto seccata perché nessuno aveva pensato di dirle che Ron era in infermeria — «Insomma, sono la sua ragazza!» — ma purtroppo aveva deCiso di perdonare a Harry questa dimenticanza ed era ansiosa di discutere con lui dei sentimenti di Ron, un’esperienza spiacevolissima che Harry avrebbe volentieri evitato.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Senti, perché non lo chiedi a lui?» le disse dopo un interrogatorio particolarmente lungo che andava da cosa Ron aveva detto di preCiso sui suoi vestiti nuovi a cosa Harry pensava della loro relazione: era o no una cosa ‘seria’?
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Sì, credo di sì. Be’, sono amiCi, no?» nspose Harry, a disagio.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «AmiCi, non farmi ridere. Non gli ha rivolto la parola per settimane dopo che lui ha cominCiato a usCire con me! Ma immagino che voglia fare la pace, adesso che è così interessante…»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Essere avvelenato secondo te è interessante? Comunque… mi spiace, devo andare… sta arrivando McLaggen per parlare di Quidditch» e sfrecCiò dentro una porta mascherata da muro e corse giù per la scorCiatoia verso l’aula di Pozioni, dove grazie al Cielo né Lavanda né McLaggen potevano seguirlo.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    La mattina della partita di Quidditch contro Tassorosso, Harry fece un salto in infermeria prima di scendere in campo. Ron era molto agitato: Madama Chips non gli voleva dare il permesso di vedere l’incontro, pensando che l’avrebbe sovrecCitato.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Oh» fece Ron, impacCiato. «Sì. D’accordo».
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Se non vuoi più usCire con lei, diglielo e basta» insistette Harry.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Sì… be’… non è così faCile, no?» obiettò Ron. Tacque un momento. «Hermione viene qui prima della partita?» aggiunse con noncuranza.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Ci proverò» disse Harry, mettendosi la scopa in spalla. «Ci vediamo dopo».
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Corse giù lungo i corridoi deserti; tutta la scuola era fuori, o nello stadio o per strada. Harry lanCiò un’occhiata dalle finestre, cercando di stimare la forza del vento, quando un rumore davanti a sé lo costrinse a spostare lo sguardo: Malfoy avanzava verso di lui, accompagnato da due ragazze, tutte e due imbronCiate e rabbiose.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Dove sei stato?» gli chiese Ginny quando sfrecCiò nello spogliatoio. Tutta la squadra era vestita e pronta; Coote e Peakes, i Battitori, si sbatacchiavano nervosamente le mazze contro le gambe.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    E senza dire altro uscì in campo, accolto da grida e fischi assordanti. C’era poco vento, tra le nuvole irregolari ogni tanto sbucavano lampi accecanti di sole.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Strinse la mano al Capitano di Tassorosso e poi, al fischio di Madama Bumb, si alzò in aria, più in alto del resto della squadra, e filò per il campo in cerca del BocCino. Se fosse riusCito a prenderlo subito, c’era una probabilità di riusCire a tornare al castello, tirar fuori la Mappa del Malandrino e scoprire che cosa stava facendo Malfoy…
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Harry si guardò intorno: nessuna tracCia del BocCino. Qualche istante dopo, Cadwallader segnò. McLaggen stava apostrofando Ginny perché si era lasCiata sfuggire la Pluffa, col risultato che non aveva notato la grossa palla rossa che gli planava oltre l’orecchio destro.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «McLaggen, vuoi stare attento a quello che dovresti fare e lasCiare in pace gli altri?» urlò Harry, volteggiando di fronte a lui.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Ed ecco che Harry Potter discute con il suo Portiere» commentò Luna soave, mentre sia i Tassorosso che i Serpeverde sugli spalti esultavano e ridacchiavano. «Non credo che questo lo aiuterà a trovare il BocCino, ma forse è un astuto stratagemma…»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Imprecando, Harry fece dietrofront e si levò di nuovo sul campo, scrutando il Cielo in cerca della pallina alata.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Ginny e Demelza segnarono una rete a testa, dando ai tifosi rossi e oro qualcosa di cui rallegrarsi. Poi Cadwallader pareggiò, ma Luna parve non averlo notato; era disinteressata a quisquilie come il punteggio, e continuava ad attirare l’attenzione su nuvole dalla forma interessante o la possibilità che Zacharias Smith, che fino a quel momento non era riusCito a tenere la Pluffa per più di un minuto, soffrisse di una sindrome chiamata ‘Broccopatia’.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Vuoi ridargli la sua mazza e tornare agli anelli?» ruggì Harry, e si preCipitò verso McLaggen proprio mentre sferrava un colpo violento al Bolide e lo mancava.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Harry batté le palpebre e si guardò intorno. Ma certo: era in infermeria. Il Cielo fuori era color indaco, striato di cremisi. La partita doveva essere finita da ore… come ogni speranza di sorprendere Malfoy. Harry aveva la testa stranamente appesantita; alzò una mano e tastò un rigido turbante di bende.
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    «Frattura cranica» rispose Madama Chips, arrivando in fretta e sospingendolo di nuovo contro i cusCini. «Niente di grave, l’ho sistemata subito, ma ti tengo qui stanotte. Non dovresti fare sforzi eccessivi per qualche ora».
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Non voglio restare qui per la notte» sbottò Harry, alzandosi a sedere e gettando indietro le coperte, «voglio trovare McLaggen e ucCiderlo».
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Mi spiace, ma temo che rientri nella definizione di ‘sforzi eccessivi’» rispose Madama Chips. Lo spinse di nuovo sul letto e alzò la bacchetta, minacCiosa. «Tu rimani qui finché non ti dimetto, Potter, o chiamo il Preside».
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Tornò nel suo uffiCio e Harry ricadde sui cusCini, fumante di rabbia.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Non ti conviene acchiapparlo, è grosso come un troll» osservò Ron ragionevole. «Penso che quella fattura del PrinCipe, quella delle unghie dei piedi, sarebbe un’ottima soluzione. Ma può darsi che il resto della squadra lo sistemi prima che tu esca di qui, non sono molto contenti…»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Nella voce di Ron c’era una nota di gioia repressa a stento; era chiaramente esaltato dal fatto che McLaggen avesse combinato quel pasticCio. Harry giacque nel letto, fissando la macchia di luce sul soffitto; il cranio appena riparato non gli faceva proprio male, ma lo sentiva un po’ fragile sotto tutte quelle bende.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Ho sentito la cronaca da qui» continuò Ron, ora scosso dalle risate. «Spero che la facCia sempre Luna, d’ora in poi… La Broccopatia…»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Ginny è passata a trovarti mentre eri svenuto» riprese dopo una lunga pausa, e l’immaginazione di Harry schizzò a veloCità stellare, edificando una scena in cui Ginny, in lacrime sul suo corpo esanime, confessava il profondo sentimento che provava per lui mentre Ron impartiva la sua benedizione… «Dice che sei arrivato appena in tempo. Come mai? Sei usCito di qui abbastanza presto».
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Non dire sCiocchezze» lo interruppe Ron, aspro. «Non potevi saltare la partita solo per seguire Malfoy, sei il Capitano!»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Non ho mai detto che ti stai inventando tutto» preCisò Ron, puntellandosi su un gomito e guardando Harry, acCigliato, «ma non esiste una regola per cui solo una persona alla volta può tramare qualcosa in questo posto! Malfoy sta diventando un’ossessione, Harry. Insomma, pensare di saltare la partita solo per seguirlo…»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Se solo avesse avuto i poteri di Rufus Scrimgeour, avrebbe potuto far pedinare Malfoy, ma purtroppo non aveva un uffiCio pieno di Auror ai suoi ordini… Pensò di sfuggita di usare l’ES per mettere in piedi qualcosa, ma l’assenza dei ragazzi dalle lezioni sarebbe stata notata; quasi tutti del resto avevano ancora l’orario pieno…
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Un sonoro russare si levò dal letto di Ron. Dopo un po’ Madama Chips uscì dal suo uffiCio, avvolta in una pesante vestaglia. La cosa più semplice era fingere di dormire; Harry si rotolò sul fianco e ascoltò le tende chiudersi ai suoi colpi di bacchetta. Le luCi si abbassarono, e lei tornò nell’uffiCio; Harry sentì la porta scattare, e capì che stava andando a letto.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Al buio, Harry pensò che era la terza volta che finiva in infermeria per una ferita da Quidditch. Al terzo anno era caduto dalla scopa per la presenza dei Dissennatori attorno al campo, e prima ancora tutte le ossa gli erano state rimosse dal bracCio da quella frana del professor Allock… quello era stato l’infortunio più doloroso, finora… Ricordava il tormento di far ricrescere una manCiata di ossa in una sola notte, un disagio non alleviato da una visita inaspettata nel cuore della…
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Harry scattò a sedere, col cuore che batteva forte e il turbante di bende tutto storto. Aveva la soluzione, finalmente: c’era un modo per far seguire Malfoy… Come poteva essersene scordato, perché non Ci aveva pensato prima?
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Si udì un sonoro crac,e uno scalpicCio e degli strilli riempirono la stanza silenziosa. Ron si svegliò con un guaito.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Harry puntò rapido la bacchetta verso la porta dell’uffiCio di Madama Chips e borbottò «Muffliato!» in modo che non accorresse. Poi si preCipitò ai piedi del letto per vedere che cosa stava succedendo.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Due elfi domestiCi si rotolavano sul pavimento: uno indossava uno striminzito pullover ruggine e parecchi cappelli di lana, l’altro un vecchio stracCio sudiCio legato sui fianchi come un perizoma. Poi si udì un altro schiocco sonoro, e Pix il Poltergeist apparve a mezz’aria sopra gli elfi in lotta.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «… scalCia, graffia!» gridò Pix allegramente, scagliando gessetti sugli elfi per aizzarli. «Pizzica, sgomita!»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Kreacher dirà quello che gli piace del suo padrone, oh, sì, e che padrone è, sudiCio amico dei Mezzosangue, oh, che cosa direbbe la padrona del povero Kreacher…?»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Non riusCirono a scoprire che cosa di preCiso avrebbe detto la padrona di Kreacher, perché in quel momento Dobby gli affondò il pugnetto nodoso in bocca e gli staccò metà dei denti. Harry e Ron balzarono giù dai letti e li separarono. I due elfi continuavano a cercare di colpirsi, istigati da Pix che svolazzava attorno alla lampada strillando: «Ficcagli le dita su per il nasino, sturalo bene e tiragli le orecchie…»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Bella» si complimentò Ron, sollevando per aria Dobby così che gambe e bracCia non facessero più contatto con Kreacher. «Un’altra fattura del PrinCipe, eh?»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Sì»rispose Harry, torcendo il bracCio raggrinzito di Kreacher in una mezza nelson. «Allora… vi proibisco di lottare! Be’, Kreacher, ti proibisco di litigare con Dobby. Dobby, so che non ho il permesso di darti ordini…»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Dobby è un elfo domestico libero e può obbedire a chi gli pare e Dobby farà tutto quello che Harry Potter vuole!» singhiozzo Dobby, mentre le lacrime scorrevano dal facCino raggrinzito sul pullover.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Il padrone mi ha chiamato?» gracchiò Kreacher, profondendosi in un inchino ma lanCiando a Harry un’occhiata che palesemente gli augurava una morte dolorosa.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Sì» rispose Harry, guardando verso l’uffiCio di Madama Chips per accertarsi che l’Incantesimo Muffliato tenesse; non c’era segno che avesse udito alcunché. «Ho un lavoro per te».
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Kreacher farà tutto quello che vuole il padrone» borbottò l’elfo, inchinandosi così tanto che le sue labbra quasi sfiorarono gli alluCi nodosi, «perché Kreacher non ha scelta, ma Kreacher si vergogna di avere un simile padrone, sì…»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Adesso che Ci penso, sarebbe bello avere tutti e due» osservò Harry. «Bene, allora… voglio che pediniate Draco Malfoy».
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Sì, Harry Potter!» esclamò subito Dobby, con gli occhioni lucCicanti. «E se Dobby sbaglia, Dobby si butterà dalla torre più alta, Harry Potter!»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Proprio quello» confermò Harry, prevedendo un enorme pericolo e deCiso a impedirlo subito. «E ti proibisco di avvertirlo, Kreacher, e di mostrargli che cosa stai facendo, e di rivolgergli la parola, e di scrivergli messaggi, e… e di metterti in contatto con lui in qualunque modo. Capito?»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «È deCiso, allora» concluse Harry. «Voglio rapporti regolari, ma state attenti che non Ci sia nessuno intorno quando venite da me. Ron e Hermione sono a posto. E non dite a nessuno che cosa state facendo. State solo appicCicati a Malfoy come un paio di cerotti antiverruche».
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

   Harry e Ron usCirono dall’infermeria il lunedì mattina, completamente guariti dalle cure di Madama Chips. Potevano finalmente godersi i privilegi di essere stati abbattuti e avvelenati, il migliore dei quali era la rinata amiCizia tra Hermione e Ron. Lei arrivò perfino a scortarli a colazione, annunCiando che Ginny aveva litigato con Dean. La creatura che sonnecchiava nel petto di Harry alzò all’improvviso la testa, annusando l’aria, speranzosa.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Come mai?» chiese, cercando di simulare indifferenza. Stavano svoltando in un corridoio del settimo piano, deserto a parte una ragazzina minuscola che contemplava dei troll in tutù su un arazzo. Appena li vide avviCinarsi, sussultò di paura e lasCiò cadere la pesante bilanCia di ottone che aveva in mano.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Non ti preoccupare!» disse Hermione gentilmente, correndo in suo aiuto. «Ecco…» Colpì la bilanCia rotta con la bacchetta e ordinò: «Reparo».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «LasCia stare» incalzò Harry, impaziente. «Perché Ginny e Dean hanno litigato, Hermione?»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Sì… ma perché ti interessa tanto?» chiese Hermione, lanCiandogli un’occhiata penetrante.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Oh, Ciao, Luna».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Sono venuta a trovarvi in infermeria» disse lei, frugando nella borsa. «Ma mi hanno detto che eravate usCiti…»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Ficcò tra le mani di Ron una speCie di Cipolla verde, un grosso fungo con la cappella a macchie e una notevole quantità di sassolini che sembravano lettiera per gatti, e infine estrasse un rotolo di pergamena sCiupato che consegnò a Harry.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Bella cronaca all’ultima partita!» si complimentò Ron, mentre Luna si riprendeva la Cipolla verde, il fungo e la lettiera per gatti.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «No, sul serio!» garantì Ron convinto. «Non ricordo di aver mai sentito una cronaca così divertente! Che cos’è questo, tra parentesi?»chiese, portando davanti agli occhi l’oggetto simile a una Cipolla.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    E se ne andò, lasCiando Ron che ridacchiava con la Radigorda in mano.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Tacque all’improvviso. Lavanda Brown era ai piedi della scalinata di marmo, minacCiosa.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Ciao» la salutò Ron, nervoso.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Andiamo» mormorò Harry a Hermione, e se la filarono, non prima di sentire la voce di Lavanda: «Perché non mi hai detto che usCivi oggi? E perché lei era con te?»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Ron apparve a colazione mezz’ora dopo, immusonito e irritato e, anche se si sedette viCino a Lavanda, Harry non li vide scambiarsi una parola per tutto il tempo che rimasero insieme. Hermione si comportava con assoluta indifferenza, ma un paio di volte Harry notò un sorrisetto inesplicabile incresparle il viso. Per tutto il giorno fu di umore particolarmente buono, e quella sera in sala comune acconsentì perfino a controllare (in altre parole, a finire di scrivere) la ricerca di Erbologia di Harry, cosa che si era categoricamente rifiutata di fare fino a quel momento, perché sapeva che Harry poi avrebbe permesso a Ron di copiarla.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Grazie mille, Hermione» disse Harry, dandole un colpetto sulla schiena. Controllò l’orologio: erano quasi le otto. «Senti, devo spicCiarmi o arriverò in ritardo da Silente…»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Lei non rispose, ma si limitò a cancellare alcune delle sue frasi più deboli con aria stanca. Sorridendo, Harry corse fuori dal buco del ritratto, diretto all’uffiCio del Preside. Il gargoyle balzò di lato alla menzione dei bignè al caramello; Harry salì la scala a chiocCiola due gradini alla volta e bussò alla porta proprio mentre un orologio all’interno batteva le otto.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Aha!» strillò, indicando Harry con gesto teatrale e sbattendo le palpebre dietro le lenti di ingrandimento dei suoi occhiali. «Allora è questa la ragione per cui io vengo buttata fuori dal tuo uffiCio senza alcun riguardo, Silente!»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Mia cara Sibilla» ribatté Silente, un po’ esasperato, «non ti sto buttando fuori da nessun posto, ma Harry ha un appuntamento e davvero non credo che Ci sia altro da dire…»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Spinse da parte Harry e sparì giù per la scala a chiocCiola; la sentirono inCiampare a metà strada, probabilmente, pensò Harry, in uno dei suoi lunghi sCialli.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Sì» rispose Silente. «Divinazione si sta rivelando molto più complicata di quanto avrei potuto prevedere, non avendo mai studiato personalmente la materia. Non posso chiedere a Fiorenzo di tornare nella Foresta, dove ora è un reietto, e non posso chiedere a Sibilla Cooman di andarsene. Detto tra noi, non ha idea del pericolo che correrebbe fuori dal castello. Vedi, non sa — e credo sarebbe poco saggio illuminarla — di essere stata lei a pronunCiare la profezia su te e Voldemort».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Silente trasse un profondo sospiro, poi aggiunse: «Ma lasCiamo stare i miei problemi col personale. Abbiamo argomenti molto più importanti da discutere. Prima di tutto, sei riusCito a portare a termine la missione che ti avevo affidato l’ultima volta?»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Ah» fece Harry, richiamato bruscamente alla realtà. Tra il corso di Materializzazione, il Quidditch, l’avvelenamento di Ron, la frattura al cranio e la deCisione di scoprire che cosa stava combinando Malfoy, si era quasi dimenticato del ricordo di Lumacorno che Silente gli aveva chiesto di procurarsi… «Be’, l’ho chiesto al professor Lumacorno alla fine di Pozioni, signore, ma, ehm, non ha voluto darmelo».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Be’» balbettò Harry, senza sapere che cosa aggiungere. Il suo unico tentativo di impadronirsene gli sembrò tutt’a un tratto scandalosamente debole. «Be’… il giorno che Ron ha inghiottito per sbaglio il filtro d’amore, l’ho portato dal professor Lumacorno. Pensavo che se fossi riusCito a metterlo abbastanza di buonumore…»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Quando non riuscì più a sopportarlo, disse: «Professor Silente, mi dispiace tanto. Avrei dovuto impegnarmi di più… Avrei dovuto capire che non mi avrebbe chiesto di farlo se non fosse davvero importante».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Grazie, Harry» mormorò Silente. «Posso dunque sperare che d’ora in poi darai a questa missione la massima priorità? Servirà a ben poco incontrarCi d’ora in poi, se non avremo quel ricordo».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Allora non parliamone più» concluse Silente con maggiore dolcezza, «ma continuiamo con la nostra storia da dove l’avevamo lasCiata. Ti ricordi a che punto eravamo?»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Sì, signore» rispose subito Harry. «Voldemort ha ucCiso suo padre e i nonni e ha fatto in modo che la colpa fosse attribuita a suo zio Orfin. Poi è tornato a Hogwarts e ha chiesto… ha chiesto al professor Lumacorno degli Horcrux» borbottò, imbarazzato.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Finora, converrai che ti ho mostrato fonti abbastanza certe delle mie deduzioni su quanto Voldemort fece fino all’età di diCiassette anni».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Ma ora, Harry» proseguì Silente, «ora le cose si fanno più confuse e più strane. Se è stato diffiCile trovare prove sul ragazzo Riddle, è stato quasi impossibile trovare qualcuno disposto a raccontare i propri ricordi dell’uomo Voldemort. In effetti dubito che Ci sia anima viva, a parte lui, che possa fornirCi un resoconto completo della sua vita da quando lasCiò Hogwarts. Tuttavia ho due ultimi ricordi che vorrei condividere con te». Silente indicò le due bottigliette di cristallo che sCintillavano viCino al Pensatoio. «Sarò lieto di sapere se le conclusioni che ne ho tratto ti sembrano plausibili».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Raggiunse il settimo anno di istruzione, come puoi immaginare, con il massimo dei voti in tutti gli esami. Attorno a lui, i compagni sceglievano il mestiere da intraprendere una volta lasCiata Hogwarts. Quasi tutti si aspettavano cose spettacolari da Tom Riddle, prefetto, Caposcuola, vinCitore del Premio SpeCiale per i Servigi Resi alla Scuola. So che parecchi insegnanti, tra cui il professor Lumacorno, gli suggerirono di andare a lavorare al Ministero della Magia, si offrirono di procurargli dei colloqui, gli fornirono contatti utili. Rifiutò tutte le offerte. E dopo un po’ di tempo gli insegnanti vennero a sapere che Voldemort lavorava da Magie Sinister».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Da Magie Sinister» confermò Silente tranquillo. «Capirai quali attrattive eserCitava su di lui quel luogo quando saremo entrati nel ricordo di Hokey. Ma quella non fu la prima scelta di Voldemort. Allora non lo sapeva quasi nessuno — io fui uno dei pochi a cui lo confidò l’allora Preside — ma Voldemort per prima cosa avviCinò il professor Dippet e chiese se poteva restare a Hogwarts come insegnante».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «E terzo, da insegnante avrebbe avuto un enorme potere e un grandissimo ascendente sui giovani maghi e streghe. Forse a dargli l’ispirazione era stato il professor Lumacorno, l’insegnante con cui era in rapporti migliori, che aveva dimostrato quale influenza può avere un docente. Non ho mai pensato che Voldemort immaginasse di passare il resto della sua vita a Hogwarts, ma credo che la vedesse come un utile terreno di reclutamento, e un luogo nel quale poter cominCiare a costruirsi un eserCito».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «No. Il professor Dippet gli disse che diCiott’anni erano troppo pochi, ma lo invitò a riproporsi dopo qualche anno, se avesse ancora desiderato insegnare».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Difesa contro le Arti Oscure. A quel tempo la insegnava una vecchia professoressa di nome Galatea Gaiamens, che era a Hogwarts da quasi Cinquant’anni.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Così Voldemort andò da Magie Sinister, e tutti gli insegnanti che l’ammiravano dissero che era sprecato, un giovane mago così talentuoso finire a fare il commesso in un negozio. Ma Voldemort era molto più di un commesso. Educato, di bell’aspetto e capace, ben presto si vide affidare compiti particolari, di un genere possibile solo in un posto come Magie Sinister, speCializzato come sai in oggetti insoliti e potenti. Voldemort veniva inviato a convincere le persone a vendere i propri tesori, e pare che fosse straordinariamente abile».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Ci scommetto» commentò Harry, senza riusCire a trattenersi.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Harry si alzò in piedi e si chinò sul baCile di pietra finché il suo viso toccò l’argenteo liquido increspato. PreCipitò in un nulla buio e atterrò in un salotto, davanti a una vecchia signora immensamente grassa con una sontuosa parrucca rossicCia e drappeggiata in un completo rosa acceso che la faceva assomigliare a una torta glassata un po’ sCiolta. Si stava guardando in uno specchietto tempestato di pietre preziose e si dava il fard con un grosso pennello sulle guance già molto rosse, mentre la più minuscola e antica elfa domestica che Harry avesse mai visto le allacCiava strette pantofole di satin ai piedi carnosi.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Presto, presto, è qui, Hokey!» strillò Hepzibah, e l’elfa trotterellò via dalla stanza, così stipata di oggetti che era diffiCile capire come qualcuno potesse farsi strada senza travolgerne almeno una deCina: c’erano armadietti coperti di scatoline laccate, scaffali colmi di libri con inCisioni dorate, mensole di sfere e globi celesti e molte rigogliose piante da vaso in cachepot di ottone. Quella stanza era un incroCio tra un antiquario magico e una serra.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    L’elfa domestica tornò di lì a poco, seguita da un alto giovane che Harry riconobbe all’istante. Voldemort era vestito semplicemente, con un completo nero; i capelli erano un po’ più lunghi di come li portava a scuola e aveva le guance incavate, ma tutto questo gli donava: era più attraente che mai. Si fece strada nella stanza sovraffollata dando prova di esserCi già stato più volte e fece un profondo inchino davanti alla manina grassa di Hepzibah, sfiorandola con le labbra.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «RagazzacCio, non avresti dovuto!» squittì lei, anche se Harry notò che aveva un vaso vuoto pronto sul tavolino lì accanto. «Tu vizi questa vecchia signora, Tom… Siediti, siediti… dov’è Hokey… ah…»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Serviti pure, Tom» lo invitò Hepzibah. «So che ti piacCiono i miei dolCi. Ma come stai? Sei pallido. Ti fanno lavorare troppo in quel negozio, l’ho detto mille volte…»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Be’, che scusa hai trovato per venire da me questa volta?» chiese, sbattendo le Ciglia.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Il signor Burke vorrebbe aumentare l’offerta per l’armatura dei folletti» rispose Voldemort. «Cinquecento galeoni, la ritiene più che onesta…»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Oh, insomma, non così in fretta, altrimenti penserò che vieni qui solo per i miei ninnoli!» si lagnò Hepzibah, facendo il bronCio.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Ho detto a Hokey di prepararla… Hokey, dove sei? Voglio far vedere al signor Riddle il nostro tesoro più bello… Portali tutti e due, già che Ci sei…»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Ora» disse Hepzibah allegra prendendo le scatole, posandosele in grembo e acCingendosi ad aprire la prima, «credo che questa ti piacerà, Tom… Oh, se la mia famiglia sapesse che te la sto mostrando… non vedono l’ora di metterCi le mani!»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Sollevò il coperchio. Harry si avviCinò un po’ e vide una piccola coppa d’oro con due maniCi finemente lavorati.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Chissà se sai che cos’è, Tom. Prendila, guardala bene!» sussurrò Hepzibah. Voldemort tese una mano dalle lunghe dita e prese la coppa per un manico, sollevandola dalla morbida imbottitura di seta. A Harry parve di scorgere una sCintilla rossa nei suoi occhi scuri. La sua espressione avida si rispecchiò curiosamente sul volto di Hepzibah, solo che gli occhietti di lei erano fissi sui bei tratti di Voldemort.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Un tasso» mormorò lui osservando l’inCisione sulla coppa. «Quindi questa era…»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Di Tosca Tassorosso, come sai benissimo, furbacchione!» rise Hepzibah, e si protese con un sonoro scricchiolio del busto per pizzicargli la guanCia incavata. «Non ti ho detto che sono una lontana discendente? Questa coppa viene tramandata in famiglia da anni e anni. Deliziosa, vero? E pare che abbia ogni sorta di poteri, ma io non li ho molto sperimentati, la tengo solo al sicuro qui dentro…»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Fece sCivolare indietro il fine fermaglio di filigrana e aprì la scatola. Lì, sul lisCio velluto cremisi, era adagiato un pesante medaglione d’oro.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Esatto!» si rallegrò Hepzibah, chiaramente incantata alla vista di Voldemort che scrutava come paralizzato il suo medaglione. «L’ho pagato un occhio della testa, ma non potevo lasCiarmelo sfuggire, un tesoro come quello, dovevo averlo nella mìa collezione. A quanto pare Burke l’ha comprato da una donna cenCiosa che forse l’aveva rubato, ma non aveva idea del suo vero valore…»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Si protese per riprenderlo. Per un attimo Harry pensò che Voldemort l’avrebbe trattenuto, invece lasCiò che gli sCivolasse via dalle dita e fosse riposto nuovamente sul cusCino di velluto rosso.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Bene, Tom, caro, spero che ti sia divertito!» Hepzibah lo guardò in facCia e per la prima volta Harry vide esitare il suo sCiocco sorriso. «Stai bene, caro?»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «È ora di andare, Harry» mormorò Silente. Mentre la piccola elfa saltellava via con le scatole, lui strinse il bracCio di Harry; insieme si levarono nell’oblio e furono di ritorno nell’uffiCio del Preside.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Hepzibah Smith morì due giorni dopo questa scenetta»raccontò Silente, sedendosi e invitando Harry a fare altrettanto. «Hokey l’elfa domestica fu accusata dal Ministero di aver avvelenato per errore la Cioccolata serale della padrona».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Ricordava di aver messo nella Cioccolata della padrona qualcosa che si rivelò non essere zucchero, ma un veleno letale e poco noto» continuò Silente. «Fu stabilito che non l’aveva fatto con intenzione, ma essendo vecchia e confusa…»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Esatto. Era vecchia, ammise di aver avvelenato la bevanda e nessuno al Ministero si prese la briga di indagare più a fondo. Come nel caso di Orfin, quando la rintracCiai e riusCii a estrarle questo ricordo, la sua vita era quasi finita… ma la sua memoria, naturalmente, prova solo che Voldemort sapeva dell’esistenza della coppa e del medaglione.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Quando Hokey fu condannata, la famiglia di Hepzibah si era già resa conto che mancavano due dei suoi più preziosi tesori. C’era voluto un po’ di tempo per accertarlo, perché lei aveva un sacco di nascondigli, avendo sempre custodito gelosamente la sua collezione. Ma prima che fossero assolutamente certi che la coppa e il medaglione erano entrambi svaniti, il commesso di Magie Sinister, il giovane che così spesso aveva fatto visita a Hepzibah e l’aveva affasCinata tanto, aveva dato le dimissioni ed era sparito nel nulla. I suoi superiori non avevano idea di dove fosse andato; erano sorpresi quanto chiunque altro. E per lungo tempo non si vide né si sentì più parlare di Tom Riddle.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Ora, se non ti spiace, Harry, voglio fare un’altra pausa per richiamare la tua attenzione su alcuni punti della nostra storia. Voldemort aveva commesso un altro omiCidio, non so se fosse il primo dopo l’assassinio dei Riddle, ma credo di sì. Questa volta, come avrai visto, non ucCise per vendetta ma per profitto. Voleva i due favolosi trofei che quella povera vecchia infatuata gli aveva mostrato. Come aveva derubato gli altri bambini all’orfanotrofio, come aveva rubato l’anello di suo zio Orfin, così fuggì con la coppa e il medaglione di Hepzibah».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Ma» obiettò Harry, acCigliato, «è una follia… rischiare tutto, abbandonare il lavoro, solo per quei…»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Una follia per te, forse, ma non per Voldemort»rispose Silente. «Spero che a tempo debito capirai esattamente che cosa significavano per lui quegli oggetti, ammetterai però che non è diffiCile immaginare che abbia considerato almeno il medaglione come suo di diritto».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Era appartenuta a un altro fondatore di Hogwarts» spiegò Silente. «Forse provava ancora un forte attaccamento alla scuola e non riuscì a resistere a un oggetto così impregnato della sua storia. C’erano altre ragioni, credo… spero di riusCire a fartele comprendere a tempo debito.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «E ora, l’ultimissimo ricordo che ho da mostrarti, almeno finché non sarai riusCito a recuperare quello del professor Lumacorno. DieCi anni separano la memoria di Hokey da questa, dieCi anni durante i quali possiamo solo immaginare che cosa fece Lord Voldemort…»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Harry si tuffò dietro di lui nell’agitata massa d’argento, e atterrò nello stesso uffiCio da cui era appena partito. C’era Fanny, che sonnecchiava serena sul posatoio, e lì, dietro la scrivania, Silente, molto simile a quello accanto a Harry, anche se tutte e due le mani erano intatte e il suo volto era forse un po’ meno segnato dalle rughe. C’era una sola differenza tra l’uffiCio dell’oggi e quello del passato: nevicava. Fiocchi azzurrini scendevano oltre la finestra nel buio e si accumulavano sul davanzale di fuori.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Harry restò senza fiato. Voldemort era entrato nella stanza. I suoi tratti non erano quelli che Harry aveva visto affiorare dal vasto calderone di pietra quasi due anni prima; non erano così serpenteschi, gli occhi non erano ancora rossi, il volto non così simile a una maschera, ma non era più il bel Tom Riddle. Era come se i suoi tratti fossero stati bruCiati e confusi; erano cerei e vagamente deformati, e il bianco degli occhi era iniettato di sangue, anche se le pupille non erano ancora ridotte a fessure. Indossava un lungo mantello nero e il suo volto era pallido come la neve che gli sCintillava sulle spalle.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Grazie» rispose Voldemort, e si sedette sulla stessa sedia che Harry aveva appena lasCiato libera nel presente. «Ho sentito che è diventato Preside» continuò, con la voce un po’ più acuta e fredda di prima. «Una degna scelta».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Alzò il bicchiere come per brindare a Voldemort, che rimase impassibile. Tuttavia Harry sentì l’atmosfera cambiare in modo quasi impercettibile: il rifiuto di Silente di usare il nome scelto da Voldemort era il rifiuto di lasCiargli dettare i termini dell’incontro, e Harry capì che Voldemort lo prendeva come tale.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Sono sorpreso che lei sia rimasto qui così a lungo» osservò Voldemort dopo una breve pausa. «Mi sono sempre chiesto perché un mago come lei non abbia mai desiderato lasCiare la scuola».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Be’» rispose Silente, sempre affabile, «per un mago come me non può esserCi nulla di più importante che tramandare arti antiche, aiutare le giovani menti a raffinarsi. Se ricordo bene, un tempo anche tu eri attratto dall’insegnamento».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Tre volte all’ultimo computo, a dire il vero» preCisò Silente. «Ma la carriera al Ministero non mi ha mai attirato. Un’altra cosa che abbiamo in comune, ritengo».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «So che hai visto e fatto molto da quando Ci hai lasCiato» mormorò. «Molte voCi hanno raggiunto la tua vecchia scuola, Tom. Mi dispiacerebbe dover credere anche solo alla metà».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Per la prima volta, Voldemort sorrise. Fu un ghigno teso, malvagio, più minacCioso di uno sguardo di rabbia.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «La vecchia disputa» osservò con dolcezza. «Ma niente di quel che ho visto al mondo ha confermato il suo famoso prinCipio che l’amore è più potente del mio genere di magia, Silente».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Be’, allora, quale posto migliore per cominCiare le mie nuove ricerche se non qui, a Hogwarts?»domandò Voldemort. «Mi consentirà di tornare? Mi permetterà di condividere la mia conoscenza con i suoi studenti? Pongo me stesso e i miei talenti a sua disposizione. Sono ai suoi ordini».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Silente alzò le sopracCiglia.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «E che cosa ne sarà di quelli a cui tu dai ordini? Che cosa succederà a coloro che si definiscono — o così dicono le voCi — i Mangiamorte?»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Harry capì che Voldemort non si era aspettato che Silente conoscesse quel nome; vide i suoi occhi arrossarsi di nuovo e le nariCi simili a fessure dilatarsi.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «I miei amiCi» rispose dopo una pausa, «andranno avanti senza di me, ne sono certo».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Sono lieto di sentire che li consideri amiCi» commentò Silente. «Avevo l’impressione che fossero più simili a servitori».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Allora se dovessi andare alla Testa di Porco adesso, non ne troverei un gruppo — Nott, Rosier, MulCiber, Dolohov — in attesa del tuo ritorno? AmiCi fedeli davvero, per viaggiare fin qui con te in una notte di neve solo per augurarti buona fortuna, mentre tu cerchi un posto da insegnante».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «OnnisCiente come sempre, vedo».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «… parliamoCi francamente. Perché sei venuto qui stanotte, Circondato dai tuoi accoliti, per chiedere un lavoro che entrambi sappiamo che non vuoi?»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Oh, vuoi tornare a Hogwarts, ma non vuoi insegnare più di quanto lo volessi a diCiott’anni. Che cosa cerchi, Tom? Perché non provi con una richiesta sincera, per una volta?»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Allora non abbiamo nient’altro da dirCi».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «No, niente» replicò Silente, e un’infinita tristezza gli pervase il volto. «È lontano il tempo in cui potevo spaventarti con un armadio incendiato e costringerti a fare ammenda per i tuoi crimini. Ma vorrei riusCirCi ancora, Tom… vorrei riusCirCi…»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Harry sentì la mano di Silente stringersi attorno al suo bracCio, e qualche istante dopo si ritrovarono insieme quasi nello stesso punto, ma non c’era più neve sul davanzale, e la mano di Silente era annerita e morta.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Harry ardeva ancora dalla curiosità e, anche se Silente si era avviCinato alla porta e la teneva aperta, non se ne andò.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Oh, senza dubbio voleva il posto di insegnante di Difesa contro le Arti Oscure» replicò Silente. «Le conseguenze del nostro breve incontro l’hanno dimostrato. Vedi, non siamo mai riusCiti a trattenere un insegnante di Difesa contro le Arti Oscure per più di un anno da quando rifiutai quel posto a Lord Voldemort».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

   La settimana dopo Harry si spremette le meningi per trovare il modo di convincere Lumacorno a consegnargli il vero ricordo, ma non gli venne niente che assomigliasse a un’idea. Così tornò a fare quello che ultimamente faceva sempre più spesso quando era in difficoltà: immergersi nella lettura del suo libro di Pozioni, sperando che il PrinCipe avesse scarabocchiato qualcosa di utile a margine, come tante altre volte.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Non Ci troverai nulla, lì dentro» disse Hermione deCisa, il sabato sera tardi.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Non cominCiare, Hermione» ribatté Harry. «Se non fosse stato per il PrinCipe, Ron adesso non sarebbe qui».
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    Harry la ignorò. Aveva appena scoperto una formula (Sectumsempra!) scribacchiata sopra le interessanti parole ‘Contro i NemiCi’, e bruCiava dalla voglia di provarla, ma pensò che fosse meglio non farlo davanti a Hermione. Ripiegò furtivo l’angolo della pagina.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    Erano seduti accanto al fuoco nella sala comune; i soli altri ragazzi ancora svegli erano compagni del sesto anno. Si percepiva una certa agitazione, perché dopo cena gli studenti avevano trovato appeso in bacheca un nuovo cartello con la data dell’esame di Materializzazione. Chi avesse compiuto diCiassette anni entro quella data, il ventuno aprile, aveva la possibilità di iscriversi a una serie di lezioni supplementari, che si sarebbero tenute (sotto strettissima vigilanza) a Hogsmeade.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    Ron era stato preso dal panico: non era ancora riusCito a Materializzarsi e temeva di non essere pronto per l’esame. Hermione, che era riusCita a Materializzarsi già due volte, era un po’ più tranquilla; ma Harry, che avrebbe compiuto diCiassette anni solo di lì a quattro mesi, non poteva comunque sostenere l’esame, che fosse pronto o no.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Almeno tu Ci riesCi!»esclamò Ron, teso. «Non avrai problemi a luglio!»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «L’ho fatto una volta sola» gli ricordò Harry; finalmente, nell’ultima lezione, era riusCito a scomparire e riapparire dentro il suo cerchio.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    Avendo perso un sacco di tempo a lamentarsi per la Materializzazione, Ron era ancora alle prese con un compito di Piton ferocemente diffiCile, che Harry e Hermione avevano già finito. Harry si aspettava di prendere un voto basso, perché non era d’accordo con Piton sul modo migliore per affrontare i Dissennatori, ma non se ne preoccupava: il ricordo di Lumacorno aveva la precedenza.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Ti dico che quello stupido PrinCipe non ti aiuterà, Harry!» ripeté Hermione a voce più alta. «C’è un solo modo per costringere qualcuno a fare quello che vuoi, ed è la Maledizione Imperius, che è illegale…»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Sì, lo so, grazie» rispose Harry senza alzare lo sguardo dal libro. «Ecco perché sto cercando qualcosa di diverso. Silente dice che il Veritaserum non funziona, ma Ci potrebbe essere qualcos’altro, una pozione o un incantesimo…»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Affronti il problema dalla parte sbagliata» insistette Hermione. «Silente dice che solo tu puoi ottenere quel ricordo. Deve voler dire che puoi convincere Lumacorno mentre altre persone non possono. Non si tratta di fargli bere di nascosto una pozione, potrebbe riusCirCi chiunque…»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «No che non lo è» disse Hermione, prendendo il compito di Ron. «E ‘augure’ non cominCia con H-A-O-, proprio no. Che razza di piuma usi?»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Molto probabile» convenne Hermione indicando il titolo del compito, «perché la domanda era come affrontare i Dissennatori, non i ‘DimenaporCi’, e non mi sembra nemmeno che tu ti chiami ‘Roonil Wazlib’».
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Oh, no!» esclamò Ron, fissando agghiacCiato la pergamena. «Non dirmi che dovrò riscrivere tutto!»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    Harry, che fino a quel momento non aveva trovato niente di utile negli appunti del PrinCipe Mezzosangue, alzò gli occhi; erano rimasti soli in sala comune, perché Seamus era appena andato a letto maledicendo Piton e il compito. Non c’erano altri rumori a parte lo scoppiettio del fuoco e la piuma di Hermione con cui Ron stava scrivendo l’ultimo paragrafo sui Dissennatori. Harry aveva appena chiuso il libro del PrinCipe Mezzosangue e sbadigliava quando…
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    L’elfo domestico fece un profondo inchino ai propri alluCi contorti.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Anche Dobby ha dato una mano, Harry Potter!» squittì, lanCiando a Kreacher un’occhiata rancorosa. «E Kreacher dovrebbe dire a Dobby quando viene a trovare Harry Potter, così possono fare rapporto insieme!»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    Harry esitò prima di rispondere, perché non le aveva detto di aver messo Kreacher e Dobby alle costole di Malfoy; quello degli elfi domestiCi era un argomento al quale lei era ipersensibile.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Draco Malfoy è un ragazzacCio!»squittì Dobby arrabbiato. «Un ragazzacCio che… che…»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    Rabbrividì dal fiocchetto del copriteiera alla punta dei calzini e poi corse viCino al fuoco, come per gettarvisi; Harry, che un po’ se lo aspettava, lo afferrò per la vita e lo tenne stretto. Per qualche istante Dobby si divincolò, poi si afflosCiò.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Grazie, Harry Potter» ansimò. «Per Dobby è ancora diffiCile parlar male dei vecchi padroni…»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    Harry lo lasCiò andare; Dobby si raddrizzò il copriteiera e si rivolse a Kreacher in tono di sfida: «Ma Kreacher dovrebbe sapere che Draco Malfoy non è un buon padrone per un elfo domestico!»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Già, non Ci interessa sentire che sei innamorato di lui» aggiunse Harry. «Sbrigati, dimmi dove va».
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Harry Potter, signore» rispose Dobby, gli occhioni grossi come globi lucenti alla luce del fuoco, «il ragazzo Malfoy non infrange regole che Dobby sia riusCito a scoprire, ma è molto attento a non farsi sorprendere. Fa visite regolari al settimo piano con svariati altri studenti, che fanno la guardia mentre lui entra…»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Nella Stanza delle Necessità!» esclamò Harry, dandosi Pozioni Avanzate sulla fronte. Hermione e Ron lo fissarono. «Ecco dove si nasconde! Ecco dove fa… quello che fa! Scommetto che è per questo che scompare dalla Mappa… Adesso che Ci penso, non ho mai visto la Stanza delle Necessità sulla Mappa!»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Dobby, sei mai riusCito a entrare e a vedere che cosa fa Malfoy?»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Invece no» lo contraddisse Harry. «Malfoy è entrato nel Quartier Generale dell’ES l’anno scorso, quindi anch’io Ci riusCirò, non c’è problema».
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Non credo che ce la farai, Harry» osservò Hermione lentamente. «Malfoy sapeva già come usavamo la Stanza, perché quella stupida di Marietta aveva cantato. Aveva bisogno che la Stanza fosse il luogo di riunione dell’ES, e così è stato. Ma tu non sai che cosa diventa la Stanza quando Ci entra Malfoy, quindi non sai in che cosa devi chiederle di trasformarsi».
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Ci sarà pure un modo» tagliò corto Harry. «Sei stato bravissimo, Dobby».
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Sì, grandioso» borbottò Ron tetro. Stava tentando di asCiugare la massa zuppa d’inchiostro che poco prima era stata un compito quasi finito. Hermione lo prese e cominCiò ad aspirare l’inchiostro con la bacchetta.
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    «Già, è molto strano» rispose Harry, acCigliato. «L’ho sentito dire a Tiger di farsi i fatti suoi… e allora che cosa racconta a tutti questi… a tutti questi…»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «La Pozione Polisucco. Ha rubato un po’ della Pozione Polisucco che Lumacorno Ci ha mostrato alla prima lezione di Pozioni… Non sono svariati studenti che fanno il palo… sono Tiger e Goyle come al solito… sì, tutto torna!» esclamò, balzando in piedi e cominCiando a camminare avanti e indietro. «Sono abbastanza stupidi da obbedire a Malfoy senza sapere che cos’ha in mente… e siccome lui non vuole che vengano visti fuori dalla Stanza delle Necessità, li ha convinti a prendere la Polisucco… Quelle due ragazze con cui l’ho visto quando non è venuto alla partita… Ah! Tiger e Goyle!»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Cioè» sussurrò Hermione, «quella bambinetta a cui ho aggiustato la bilanCia…?»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Sì, certo!» urlò Harry, fissandola. «Sicuro! Malfoy doveva essere dentro la Stanza in quel momento, così lei — ma che cosa dico? — lui ha lasCiato cadere la bilanCia per avvertirlo di non usCire, perché c’era qualcuno! E quella ragazzina che ha fatto cadere le uova di rospo, anche lei! Gli siamo passati davanti un sacco di volte senza saperlo!»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Costringe Tiger e Goyle a trasformarsi in ragazze?» sghignazzò Ron. «AcCidenti… Ci credo che non sembrano feliCi in questo periodo… mi stupisce che non gli dicano di andare al diavolo…»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Mmm… il Marchio Nero che non sappiamo se esiste» replicò Hermione, scettica, arrotolando il compito asCiutto prima che potesse correre altri rischi e consegnandolo a Ron.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Sì, vedremo» ripeté Hermione. Si alzò e si stiracchiò. «Però, Harry, prima di agitarti troppo, non credo che riusCirai a entrare nella Stanza delle Necessità se non sai che cosa c’è dentro. E non dimenticare» e mettendosi la borsa in spalla gli lanCiò uno sguardo molto severo, «che quello su cui dovresti concentrarti è come ottenere il ricordo da Lumacorno. Buonanotte».
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    Harry non dormì bene. Rimase sveglio per ore, chiedendosi a che scopo Malfoy usava la Stanza delle Necessità e che cosa lui, Harry, avrebbe visto una volta che vi fosse entrato il giorno dopo, perché a dispetto di Hermione era sicuro che, se Malfoy aveva visto il Quartier Generale dell’ES, lui sarebbe riusCito a vedere il… che cosa poteva essere? Un luogo di riunione? Un nascondiglio? Un deposito? Un laboratorio? La mente di Harry lavorava febbrile e i suoi sogni, quando infine s’addormentò, furono frammentari e turbati da immagini di Malfoy che si trasformava in Lumacorno che si trasformava in Piton…
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    La mattina dopo a colazione era tesissimo; aveva un’ora libera prima di Difesa contro le Arti Oscure ed era deCiso a entrare nella Stanza delle Necessità. Hermione ostentò una totale mancanza di interesse per i piani che Harry le sussurrava, cosa che lo irritò, perché era convinto che sarebbe stata di grande aiuto, se solo avesse voluto.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Qualcuno che conosCiamo…?» chiese Ron, mentre Hermione scorreva i titoli.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Sì!» rispose lei, facendo andar di traverso la colazione sia a Harry che a Ron, «ma non è morto… è Mundungus, è stato arrestato e spedito ad Azkaban! Pare che abbia impersonato un Inferius durante un tentativo di furto… e un certo Octavius Pepper è sparito… Oh, che cosa orribile, un bambino di nove anni è stato arrestato per aver cercato di ucCidere i nonni, pensano che fosse sotto la Maledizione Imperius…»
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    Finirono di mangiare in silenzio. Hermione partì subito per Antiche Rune, Ron salì alla Torre, visto che doveva ancora finire il compito per Piton, e Harry si diresse verso il corridoio del settimo piano e la strisCia di parete di fronte all’arazzo di Barnaba il Babbeo che insegnava danza classica ai troll.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    S’infilò il Mantello dell’Invisibilità non appena fu in un corridoio vuoto, ma non avrebbe dovuto preoccuparsi. Raggiunta la sua destinazione, la trovò deserta. Non sapeva se le probabilità di entrare nella Stanza fossero maggiori con Malfoy dentro o fuori, ma almeno il suo primo tentativo non sarebbe stato complicato dalla presenza di Tiger o Goyle nelle sembianze di ragazzine di undiCi anni.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    Chiuse gli occhi e si avviCinò al punto in cui la porta della Stanza delle Necessità era nascosta. Sapeva che cosa fare; era diventato molto pratico l’anno prima. Concentrandosi con tutto se stesso pensò: Devo vedere che cosa fa Malfoy qui dentro… Devo vedere che cosa fa Malfoy qui dentro… Devo vedere che cosa fa Malfoy qui dentro…
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    Meditò per un attimo, poi ricominCiò, gli occhi chiusi, concentrandosi più che poteva.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    Non aprì subito gli occhi quando si fermò; ascoltava con attenzione, come se potesse sentire la porta prendere forma. Ma non udì nulla, a parte il Cinguettio lontano degli uccelli fuori dal castello. Aprì gli occhi.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Sei di nuovo in ritardo, Potter» lo apostrofò Piton, gelido, quando lui entrò di corsa nell’aula illuminata dalle candele. «DieCi punti in meno per Grifondoro».
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    Harry si scaraventò nel posto accanto a Ron, lanCiando a Piton un’occhiata torva: metà classe era ancora in piedi, a prendere i libri e sistemare le proprie cose. Non poteva essere molto più in ritardo di uno qualunque dei compagni.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Prima di cominCiare, voglio i vostri temi sui Dissennatori». Piton agitò la bacchetta con noncuranza, e ventiCinque fogli di pergamena si levarono in aria e atterrarono in una pila ordinata sulla cattedra. «E spero per il vostro bene che siano migliori delle fesserie che ho dovuto sopportare sulle difese contro la Maledizione Imperius. Ora, se volete aprire tutti il libro a pagina… che cosa c’è, signor Finnigan?»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Ehm… be’… i fantasmi sono trasparenti…» cominCiò.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Oh, molto bene» lo interruppe Piton, con le labbra arricCiate. «Sì, è bello vedere che quasi sei anni di istruzione magica non sono andati sprecati, Potter. I fantasmi sono trasparenti».
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Un bambino di Cinque anni avrebbe potuto dirCi altrettanto» rispose Piton sarcastico. «L’Inferius è un cadavere che è stato rianimato dagli incantesimi di un Mago Oscuro. Non è vivo, viene solo usato come una marionetta per eseguire gli ordini del mago. Un fantasma, come voglio sperare che tutti ormai sappiate, è l’impronta di un’anima dipartita lasCiata sulla terra, e naturalmente, come Potter Ci informa, è trasparente».
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    «Be’, quello che ha detto Harry è utilissimo se vogliamo distinguerli!» intervenne Ron. «Quando Ci troviamo facCia a facCia con uno di loro in un vicolo buio abbiamo giusto il tempo di un’occhiata per vedere se è solido, non Ci mettiamo a chiedere: ‘Mi scusi, lei è l’impronta di un’anima dipartita?’»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Altri dieCi punti in meno per Grifondoro» dichiarò. «Non mi sarei aspettato niente di più sofisticato da te, Ronald Weasley, un ragazzo così concreto che non riesce a Materializzarsi quindiCi centimetri più in là di dove si trova».
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «No!» sussurrò Hermione, afferrando per un bracCio Harry che stava per spalancare la bocca, furibondo. «Non serve a niente, finirai di nuovo in punizione, lasCia perdere!»
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    «Adesso aprite il libro a pagina duecentotrediCi» proseguì Piton con una smorfia, «e leggete i primi due paragrafi sulla Maledizione CruCiatus…»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    Ron fu mogio per tutta la lezione. Quando la campana suonò la fine dell’ora, Lavanda raggiunse lui e Harry (Hermione si era misteriosamente dissolta al suo arrivo) e coprì Piton di insulti per la sua frecCiata sulla Materializzazione. Ron parve soltanto irritarsi e si liberò di lei deviando nel bagno dei maschi con Harry.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Piton però ha ragione, vero?» borbottò, dopo essersi contemplato in uno specchio crepato per qualche istante. «Non so se vale la pena che facCia l’esame. Non riesco proprio a capire la Materializzazione».
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Nessuno» rispose Mirtilla di malumore, tormentandosi un foruncolo sul mento. «Ha detto che sarebbe tornato a trovarmi, ma anche tu avevi detto che avresti fatto un salto da me…» lanCiò a Harry uno sguardo di rimprovero «… e non ti vedo da mesi. Ho imparato a non aspettarmi molto dai ragazzi».
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Quando diCi che avevate tante cose in comune»chiese Ron, divertito, «intendi dire che abita anche lui in un tubo di scarico?»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Hai ragione»concluse, rimettendosi in spalla la borsa dei libri, «seguirò le eserCitazioni a Hogsmeade prima di deCidere se fare l’esame».
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    E così il finesettimana seguente Ron si unì a Hermione e agli altri studenti che avrebbero compiuto diCiassette anni in tempo per fare l’esame di lì a quindiCi giorni. Harry provò una fitta di gelosia, guardandoli mentre si preparavano per scendere al villaggio; gli mancavano le gite laggiù, ed era un giorno di primavera particolarmente bello, uno dei primi Cieli limpidi che vedessero da lungo tempo. Tuttavia aveva deCiso di tentare un nuovo assalto alla Stanza delle Necessità.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Faresti meglio ad andare dritto nell’uffiCio di Lumacorno e a cercare di ottenere quel ricordo»lo rimproverò Hermione, quando Harry rivelò il suo progetto a lei e a Ron nella Sala d’Ingresso.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Ci ho provato un sacco di volte!» ribatté Harry contrariato, ed era assolutamente vero. Si era attardato alla fine di tutte le lezioni di Lumacorno quella settimana nel tentativo di incastrarlo, ma l’insegnante lasCiava sempre la segreta così in fretta che Harry non era riusCito ad acchiapparlo. Due volte era andato a bussare alla porta del suo uffiCio, ma non aveva ottenuto risposta, anche se la seconda volta era sicuro di aver sentito il suono subito soffocato di un vecchio grammofono.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Be’, devi solo continuare a provarCi, no?»
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    La breve coda di ragazzi in attesa di sfilare davanti a Gazza, che come al solito li pungolava con il Sensore Segreto, avanzò di qualche passo e Harry non rispose per non farsi sentire dal custode. Augurò buona fortuna a Ron e Hermione, poi si voltò e risalì la scalinata di marmo, deCiso a dispetto di Hermione a dedicare un paio d’ore alla Stanza delle Necessità.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    Siccome era domenica mattina, quasi tutti gli studenti si trovavano nelle sale comuni, i Grifondoro in una torre, i Corvonero in un’altra, i Serpeverde nei sotterranei e i Tassorosso nella cantina viCino alle cuCine. Qua e là uno studente isolato vagava per la biblioteca o in un corridoio… c’era un gruppetto fuori nel prato… e là, solo nel corridoio del settimo piano, c’era Gregory Goyle. Non c’era tracCia della Stanza delle Necessità, ma Harry non se ne preoccupava; se Goyle stava facendo la guardia, la Stanza era aperta, che la Mappa lo sapesse o no. Quindi filò su per le scale, rallentando solo quando raggiunse l’angolo che svoltava nel corridoio, e lì cominCiò ad avviCinarsi, molto lentamente, alla bambinetta che reggeva la pesante bilanCia di ottone, la stessa che Hermione aveva aiutato con tanta gentilezza due settimane prima. Aspettò di trovarsi alle sue spalle prima di chinarsi su di lei e sussurrare: «Ciao… sei molto carina, lo sai?»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    Goyle levò un acuto strillo di terrore, gettò per aria la bilanCia e filò via. Era sparito molto prima che il rumore dell’oggetto che si fracassava avesse smesso di echeggiare nel corridoio. Ridendo, Harry si voltò a contemplare la parete vuota dietro la quale, ne era certo, Draco Malfoy stava immobile, ben sapendo che qualcuno di sgradito era là fuori, ma senza avere il coraggio di mostrarsi. L’idea diede a Harry una piacevolissima sensazione di potere, mentre si sforzava di ricordare quali formule non aveva ancora tentato.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    Ma il suo buonumore non durò a lungo. Mezz’ora e numerosi tentativi più tardi, la parete era sempre senza porte. La frustrazione di Harry era al massimo; Malfoy poteva essere a pochi centimetri da lui, e non c’era ancora un briCiolo di prova di quello che stava facendo là dentro. Perse del tutto la pazienza, corse verso il muro e lo prese a calCi.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    Pensò di essersi come minimo rotto l’alluce; si afferrò il piede saltellando sull’altro, e il Mantello dell’Invisibilità gli sCivolò via.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Che cosa Ci fai qui?» le chiese, rialzandosi. Perché doveva sempre trovarlo disteso per terra?
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    Aveva un aspetto terribile; più magra del solito, i capelli color topo flosCi.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Il suo uffiCio non è qui» osservò Harry, «è dall’altra parte del castello, dietro il gargoyle…»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Niente di particolare». Tonks CinCischiò la manica della veste con aria assente. «Pensavo solo che forse lui sa che cosa sta succedendo… Ho sentito certe voCi… gente ferita…»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Sì, era sui giornali» rispose Harry. «Quel bambino che ha tentato di ucCidere i suoi…»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Scusa» borbottò, impacCiato. «Voglio dire… manca anche a me…»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Che cosa?» chiese lei in tono distratto. «Be’… Ci vediamo, Harry…»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    Si voltò di scatto e si avviò lungo il corridoio. Dopo che si fu allontanata, Harry si infilò il Mantello e ricominCiò a cercare la Stanza delle Necessità, ma senza autentico impegno. Infine, un vuoto nello stomaco e la certezza che Ron e Hermione sarebbero tornati presto per il pranzo lo indussero ad abbandonare il tentativo e a lasCiare il corridoio a Malfoy, che, se tutto andava bene, ancora per qualche ora sarebbe stato troppo spaventato per usCire.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    Trovò Ron e Hermione nella Sala Grande, già a metà di un pranzo antiCipato.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Ce l’ho fatta… be’, quasi!» annunCiò Ron entusiasta quando vide Harry. «Dovevo Materializzarmi fuori dalla sala da tè di Madama Piediburro e sono andato un po’ più in là, sono finito viCino a Scrivenshaft, ma almeno mi sono mosso!»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Oh, è stata perfetta, ovviamente» rispose Ron per lei. «Perfetta deCisione, divinazione e disperazione, o che diavolo è… Siamo andati tutti a bere qualcosa ai Tre ManiCi di Scopa, dopo, e dovevi sentire come parlava di lei Twycross… vedrai se prima o poi non le chiede di sposarlo…»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «È un’idea» rifletté Hermione. «Ma continuo a non capire perché dovrebbe preCipitarsi al castello per vedere Silente, ammesso che fosse qui per questo…»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Torniamo a quello che ho detto io, no?» intervenne Ron, ficcandosi in bocca una cucchiaiata di purè. «È diventata un po’ balenga. Crollo di nervi. Donne» disse rivolto a Harry con l’aria di chi la sa lunga. «Si turbano faCilmente».
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Eppure» ribatté Hermione, riscuotendosi dalla sua fantasticheria, «dubito che troveresti una donna capace di tenere il bronCio per mezz’ora perché Madama Rosmerta non ha riso alla sua barzelletta sulla megera, il Guaritore e la Mimbulus mimbletonia».
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

   Macchie di luminoso Cielo azzurro cominCiavano ad apparire sopra le torri del castello, ma quei precoCi segnali dell’estate non migliorarono l’umore di Harry. Sia i tentativi di scoprire cosa faceva Malfoy sia quelli di spingere Lumacorno a rivelare il ricordo represso per decenni erano stati frustrati.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Harry prese la piccola pergamena con un tuffo al cuore. Quando la ragazza fu abbastanza lontana, osservò: «Silente ha detto che non Ci sarebbero state altre lezioni finché non avessi ottenuto il ricordo!»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Forse vuole controllare che cosa stai facendo» suggerì Hermione. Harry srotolò il foglio, ma invece della lunga, stretta calligrafia obliqua di Silente trovò una scrittura larga e scomposta, molto diffiCile da leggere per la presenza di grosse macchie d’inchiostro colato.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Aragog è morto stanotte. Harry e Ron, voi l’avete conosCiuto, e sapete com’era speCiale. Hermione, sono sicuro che ti poteva piacere pure a te. Ci tengo tanto se riusCite a fare un salto giù per il funerale stasera. Lo facCio verso il crepuscolo, era il suo momento preferito. So che non dovete stare fuori col buio, ma potete usare il Mantello. Non ve lo volevo chiedere ma da solo non ce la facCio.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Oh, per l’amor del Cielo» esclamò lei, scorrendolo in fretta e porgendolo a Ron, che lo lesse con crescente incredulità.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Non è solo quello» rincarò Hermione. «Ci chiede di usCire dal castello di notte, e sa che la vigilanza è un milione di volte più stretta, e che finiremmo in guai seri se Ci prendessero».
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «… avrei ancora meno voglia di andarCi»concluse Ron, deCiso. «Tu non l’hai conosCiuto, Hermione. Credimi, da morto può solo migliorare, e tanto».
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Proprio così» concluse lei, sollevata. «Senti, a Pozioni non Ci sarà praticamente nessuno oggi pomeriggio: quasi tutti saranno all’esame… Cerca di ammorbidire un po’ Lumacorno!»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Cioè?»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Ron… ma sì, sì!» fece Hermione, a bocca aperta. «Ma certo? Perché non Ci ho pensato io?»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Harry li fissò entrambi. «La Felix FeliCis?» chiese. «Non so… la tenevo da parte…»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Harry non rispose. Il pensiero di quella boccetta dorata era sospeso da un po’ sull’orlo della sua immaginazione; vaghi e inarticolati piani su Ginny che lasCiava Dean, e Ron in qualche modo contento di vederla accanto a un nuovo fidanzato, erano fermentati nelle profondità della sua mente, inconfessati se non nei sogni o nella zona d’ombra tra il sonno e la veglia…
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Harry? Ci sei?» gli chiese Hermione.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «È deCiso, allora» concluse Hermione brusca. Si alzò e fece un’aggraziata piroetta. «Destinazione… Determinazione… DeCisione…» mormorò.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Bene» rispose Ron, spiando da sopra la sua spalla per essere sicuro. «AcCidenti, non sembrano molto feliCi, vero?»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Sono le sorelle Montgomery, certo che non sono feliCi, non hai sentito che cosa è successo al loro fratellino?»chiese Hermione.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Be’, è stato aggredito da un lupo mannaro. Corre voce che la madre si sia rifiutata di aiutare i Mangiamorte. Il bambino aveva solo Cinque anni ed è morto al San Mungo, non sono riusCiti a salvarlo».
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Morto?» ripeté Harry, agghiacCiato. «Ma i lupi mannari non ucCidono, ti trasformano solo in uno di loro, no?»
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    «A volte ucCidono»spiegò Ron, insolitamente serio. «Ho sentito dire che succede quando il lupo si lasCia trasCinare».
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Tutti troppo giovani per Materializzarsi?» chiese Lumacorno gioviale. «Non avete ancora compiuto diCiassette anni?»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Oh, sorprendetemi» Cinguettò Lumacorno.
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    Malfoy aprì la sua copia di Pozioni Avanzate con la facCia scura. Che per lui quella lezione fosse una perdita di tempo si vedeva lontano un miglio. Senza dubbio, pensò Harry osservandolo da sopra il proprio libro, stava rimpiangendo il tempo che avrebbe invece potuto trascorrere nella Stanza delle Necessità.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Era la sua immaginazione, o Malfoy, come Tonks, era più magro? Certamente era più pallido; la sua pelle aveva ancora quella sfumatura grigiastra, forse perché ultimamente vedeva di rado la luce del sole. Ma non c’era compiaCimento né ecCitazione né superbia sul suo volto; nessuna tracCia dell’arroganza che aveva ostentato sull’Espresso per Hogwarts, quando si era vantato della missione affidatagli da Voldemort… Poteva esserCi solo una spiegazione, secondo Harry: l’incarico, qualunque fosse, stava andando male.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Rallegrato, Harry sfogliò Pozioni Avanzate e trovò una versione di un Elisir per Indurre Euforia pesantemente corretta dal PrinCipe Mezzosangue: non solo sembrava rispondere alla richiesta, ma addirittura, se l’avesse convinto ad assaggiarne un po’ (il cuore di Harry piroettò al pensiero), avrebbe potuto mettere Lumacorno così di buonumore da fargli rivelare quel ricordo…
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Be’, ma guarda, ha un aspetto delizioso» mugolò Lumacorno un’ora e mezzo più tardi, battendo le mani e fissando il contenuto giallo sole del calderone di Harry. «Euforia, suppongo? E che cos’è che sento? Mmm… hai aggiunto un Ciuffetto di menta piperita, vero? Poco ortodosso, ma è stato un lampo d’ispirazione, Harry. Certo, serve a controbilanCiare gli sporadiCi effetti collaterali del canto esagerato e del pizzicore al naso… Non so proprio dove trovi queste idee folgoranti, ragazzo mio… a meno che…»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Harry spinse col piede il libro del PrinCipe Mezzosangue più a fondo nella borsa.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Ernie era immusonito; deCiso a superare Harry per una volta, aveva frettolosamente inventato una sua pozione, che si era rappresa e aveva formato una sorta di gnocco violaceo in fondo al calderone. Malfoy stava già riponendo le sue cose, inaCidito; Lumacorno aveva definito la sua Soluzione Singhiozzante solo ‘passabile’.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Sia Ernie che Malfoy usCirono non appena suonò la campana.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Ma Lumacorno era sparito. Deluso, Harry vuotò il calderone, raccolse le sue cose, uscì dalla segreta e salì lentamente le scale fino alla sala comune.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Lui… lui è stato bocCiato per un soffio»sussurrò Hermione, mentre Ron entrava nella stanza, imbronCiato. «È stata una vera sfortuna, una cosetta, l’esaminatore si è accorto che aveva lasCiato indietro mezzo sopracCiglio… Com’è andata con Lumacorno?»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Sì, forse» ribatté Ron, di malumore. «Ma mezzo sopracCiglio! Come se fosse importante!»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Allora, Harry… hai intenzione di usare la Felix FeliCis?» chiese Ron.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Sì, mi sa che dovrò» rispose Harry. «Non credo che mi servirà tutta, copre dodiCi ore, e non mi Ci può volere la notte intera… Ne berrò solo un sorso. Due o tre ore dovrebbero bastare».
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Ma che cosa diCi?» rise Hermione. «Tu non l’hai mai presa!»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Siccome avevano appena visto Lumacorno entrare in Sala Grande, indugiarono per un po’ nella sala comune. Il piano prevedeva che Harry gli lasCiasse il tempo di mangiare con calma, prima di andarlo a trovare nel suo uffiCio. Quando il sole discese fino a sfiorare le Cime degli alberi nella Foresta Proibita, e dopo aver controllato cautamente che Neville, Dean e Seamus fossero nella sala comune, salirono tutti e tre di nascosto nel dormitorio dei ragazzi.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Harry prese i calzini appallottolati dal fondo del baule e ne estrasse la bottiglietta sCintillante.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Per un attimo Harry non rispose. Poi, lenta ma costante, lo pervase un’euforica sensazione di infinite possibilità; si sentiva in grado di fare qualunque cosa al mondo… e ottenere il ricordo da Lumacorno all’improvviso non sembrò solo fattibile, ma deCisamente faCile…
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Si alzò sorridendo, traboccante di fiduCia.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «No» risposero gli altri due all’unisono, ormai deCisamente preoccupati.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Siamo sicuri che questa sia la Felix FeliCis?» chiese Hermione ansiosa, tenendo la bottiglietta in controluce. «Non è un’altra boccetta piena di… non so…»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Harry rise e Ron e Hermione si acCigliarono ancora di più.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Credetemi»li tranquillizzò. «So quello che facCio… o almeno…» e andò con calma verso la porta, «lo sa la Felix».
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Che cosa Ci facevi lassù con lei?» strillò Lavanda Brown, attraversando Harry con lo sguardo per fissare Ron e Hermione che usCivano insieme dal dormitorio dei maschi. Harry senti Ron farfugliare qualcosa e si allontanò di corsa.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    UsCire dal buco del ritratto fu semplice. Harry si infilò tra Ginny e Dean che stavano passando in quel momento. Nel farlo sfiorò Ginny inavvertitamente.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Quando mise piede sull’ultimo gradino gli venne in mente che sarebbe stato molto piacevole arrivare da Hagrid attraverso l’orto. Non si trovava proprio sulla strada, ma gli fu chiaro che era un capricCio da seguire, quindi lo fece. Nell’orto fu lieto, ma non del tutto sorpreso, di trovare il professor Lumacorno immerso in conversazione con la professoressa Sprite. Harry si appostò dietro un basso muretto di pietra, in pace con il mondo, e ascoltò le loro chiacchiere.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «… ti ringrazio per avermi dedicato il tuo tempo, Pomona»stava dicendo Lumacorno, affabile. «Gran parte delle autorità convengono che sono efficaCi al massimo se colte al crepuscolo».
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Bastano, bastano»rispose Lumacorno, che trasportava una bracCiata di piante fronzute. «Dovrebbero esserCi foglie suffiCienti per Ciascuno dei miei ragazzi del terzo anno, e un po’ di scorta se qualcuno le cuoce troppo… Be’, buonasera a te, e mille grazie ancora!»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Per la barba di Merlino, Harry, mi hai spaventato»esclamò Lumacorno, immobilizzandosi con aria guardinga. «Come hai fatto a usCire dal castello?»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Be’, non posso prometterlo» borbottò. «Ma so che Silente si fida Ciecamente di lui, quindi sono sicuro che non può essere alle prese con niente di terribile…»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Commovente, commovente» mormorò Lumacorno distratto, gli occhi fissi sulle luCi lontane della capanna di Hagrid. «Ma il veleno di Acromantula è molto prezioso… Se la bestia è appena morta forse non si è ancora essiccato… È ovvio, non farei nulla che possa turbare Hagrid… ma se Ci fosse un modo per procurarsene un po’… Insomma, è praticamente impossibile prendere il veleno a un’Acromantula quando è viva…»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Be’» cominCiò, con un’esitazione del tutto convincente, «be’, se vuole venire, professore, a Hagrid farebbe tanto piacere… per dare un addio più degno ad Aragog, sa…»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Sì, certo» rispose Lumacorno, gli occhi lustri di entusiasmo. «Sai cosa ti dico, Harry? Ci vediamo giù con un paio di bottiglie… Berremo alla… be’, non alla salute… della povera bestia, ma le diremo addio con stile, comunque, una volta sepolta. E mi cambierò la cravatta, questa è un po’ troppo vivace per l’occasione…»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Sì… Ron e Hermione però non ce l’hanno fatta» replicò Harry. «Sono molto dispiaCiuti».
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Hagrid scoppiò in un gran singhiozzo. Portava una fasCia da lutto nera fatta con una speCie di stracCio intinto nel luCido per stivali e i suoi occhi erano gonfi, rossi e sporgenti. Harry gli diede una pacca consolatoria sul gomito, il punto più alto che riusCiva a raggiungere.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Porca vacca, no»rispose Hagrid, asCiugandosi gli occhi col lembo della camiCia. «Gli altri ragni non mi lasceranno mica avviCinare alle loro ragnatele adesso che Aragog è morto. Ho scoperto che era solo per lui se non mi hanno mangiato! Ma Ci credi, Harry?»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    La risposta sincera era ‘sì’; Harry ricordava fin troppo bene quando lui e Ron si erano trovati facCia a facCia con le Acromantule: avevano chiarito senz’ombra di dubbio che solo la presenza di Aragog aveva impedito loro di mangiarsi Hagrid.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Non c’è mai stato un posto della Foresta dove non potevo andare!» sospirò Hagrid, scuotendo la testa. «Mica è stato faCile tirar fuori di là il corpo di Aragog, te lo dico io… Di solito i morti se li mangiano, sai… Ma io volevo darCi una bella sepoltura… un addio come si deve…»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Davvero?»domandò Hagrid, stupefatto e commosso insieme. «È… è proprio carino da parte sua, no, e poi non ti denunCia nemmeno. Non ho mai avuto molto a che fare con Horace Lumacorno finora… Venire a vedere il vecchio Aragog che se ne va, eh? Be’… Ci sarebbe piaCiuto, ad Aragog, sì…»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Harry era intimamente convinto che Ciò che Aragog avrebbe più apprezzato di Lumacorno era la vasta quantità di carne, ma si limitò a spostarsi verso la finestra sul retro della capanna, da cui ebbe l’orrida visione dell’enorme ragno morto disteso sul dorso, le zampe rannicchiate e aggrovigliate.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Appena dietro il campo delle zucche, direi» rispose Hagrid con voce soffocata. «Ho già scavato la… insomma… la fossa. Pensavo che potevamo dire qualcosa su di lui… ricordi feliCi, sai…»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    La sua voce tremò e si spezzò. Qualcuno bussò alla porta e lui andò ad aprire, soffiandosi il naso nell’enorme fazzoletto a pallini. Lumacorno varcò la soglia, con parecchie bottiglie fra le bracCia; portava una lugubre cravatta nera.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Qui fuori» sospirò Hagrid con voce tremante. «Dobbiamo… dobbiamo cominCiare, allora?»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    UsCirono in giardino. I raggi della luna, che sCintillava pallida tra gli alberi, si mescolavano con la luce che dalla finestra illuminava il corpo di Aragog sul bordo di una grande fossa, accanto a un cumulo di terra alto tre metri.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Magnifico» osservò Lumacorno, avviCinandosi alla testa del ragno, dove otto occhi lattiginosi fissavano vuoti il Cielo e due enormi tenaglie ricurve brillavano immobili alla luce lunare. A Harry parve di udire un tintinnio di bottiglie mentre Lumacorno si chinava sulle tenaglie, osservando l’enorme testa pelosa.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Se mi interessano? Mio caro Hagrid, io le venero» rispose Lumacorno, allontanandosi dal corpo. Harry vide una bottiglia lucCicare per un istante sotto il suo mantello, anche se Hagrid, che si stava asCiugando di nuovo gli occhi, non notò nulla. «Ora… procediamo alla sepoltura?»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Hagrid annuì e fece un passo avanti. Sollevò il gigantesco ragno tra le bracCia e con un poderoso grugnito lo fece rotolare nella buca. La bestia urtò il fondo con un orribile tonfo scricchiolante. Hagrid ricominCiò a piangere.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Naturalmente è diffiCile per te che lo conoscevi più di tutti» osservò Lumacorno. Come Harry, non arrivava oltre il gomito di Hagrid ma gli diede comunque qualche colpetto. «Magari dirò io due parole».
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Deve aver spremuto da Aragog un sacco di ottimo veleno,pensò Harry, perché Lumacorno si avviCinò all’orlo della fossa con un Cipiglio soddisfatto e declamò con voce lenta e solenne: «Addio, Aragog, re degli aracnidi, la cui lunga e fedele amiCizia non sarà dimenticata da coloro che ti conobbero! Anche se il tuo corpo si decomporrà, il tuo spirito aleggia nei luoghi tranquilli e fitti di ragnatele della tua Foresta natia. Possano i tuoi discendenti dai molti occhi prosperare e i tuoi amiCi umani trovare consolazione per la perdita che hanno subito».
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «È stato… è stato… bello!» ululò Hagrid, e crollò sul mucchio di terricCio, piangendo più forte che mai.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Depositarono Hagrid su una sedia viCino al tavolo. Thor, che durante il funerale era rimasto nascosto nel cesto, ora si avviCinò a passi soffiCi e posò la testa pesante in grembo al padrone, come faceva sempre. Lumacorno stappò una delle bottìglie di vino che aveva portato.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Non Ci sono veleni, le ho fatte provare tutte» assicurò a Harry, versando quasi tutta la bottiglia in uno dei boccali grossi come secchi di Hagrid. «Ho fatto assaggiare ogni bottiglia a un elfo domestico dopo quello che è successo al tuo povero amico Rupert».
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Harry si immaginò la facCia di Hermione se avesse sentito di questo abuso sugli elfi domestiCi, e deCise di non farne mai parola con lei.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Sia Lumacorno che Hagrid bevvero molto. Invece Harry, illuminato dalla Felix FeliCis, finse solo di mandar giù un sorso e poi posò il boccale sul tavolo.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Ce l’avevo da quando era un uovo» rammentò Hagrid malinconico. «Era una cosina, quando è usCito. Grande come un Pechinese».
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Hagrid si rabbuiò. Harry sapeva il perché: Tom Riddle era riusCito a farlo espellere da scuola con l’accusa di aver aperto la Camera dei Segreti. Ma Lumacorno non sembrava ascoltare; stava fissando il soffitto, da cui pendevano parecchie pentole di ottone, e anche una lunga matassa setosa di lucenti peli bianchi.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Lumacorno bevve un altro gran sorso dal suo boccale. Il suo sguardo attento si spostava per la capanna, in cerca di nuovi tesori da convertire in un’abbondante scorta di idromele barricato, ananas candito e giacche da camera di velluto. Riempì di nuovo il proprio boccale e quello di Hagrid, e interrogò il gigante sulle creature della Foresta e su come riusCisse a prendersene cura. Hagrid, diventato espansivo sotto l’influenza dell’alcol e dell’interesse di Lumacorno, smise di asCiugarsi gli occhi e si tuffò in un’allegra dissertazione sull’allevamento degli Asticelli.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    A questo punto la Felix FeliCis diede a Harry come un colpo di gomito, facendogli notare che la scorta di alcol si stava rapidamente esaurendo. Lui non era ancora arrivato a eseguire l’Incantesimo Rabbocco senza pronunCiarlo ad alta voce, ma quella sera l’idea di non riusCirCi era ridicola: infatti Harry sorrise mentre, all’insaputa di Hagrid e Lumacorno (che si stavano scambiando racconti sul traffico illegale di uova di drago), puntava di nascosto la bacchetta verso le bottìglie semivuote, che subito si riempirono.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Dopo un’ora, Hagrid e Lumacorno cominCiarono a fare brindisi bizzarri: a Hogwarts, a Silente, al vino elfico e a…
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Dopo non molto, Hagrid si fece di nuovo piagnucoloso e consegnò tutta quanta la coda di unicorno al collega, che la intascò urlando: «All’amiCizia! Alla generosità! Ai dieCi galeoni al pelo!»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Poco dopo Hagrid e Lumacorno stavano seduti abbracCiati e cantavano una lenta canzone triste su un mago morente di nome Odo.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Aaargh, i migliori muoiono giovani» borbottò Hagrid, sCivolando sul tavolo, un po’ strabico, mentre Lumacorno continuava a gorgheggiare il ritornello. «Il mio papà non era così vecchio da andare… e nemmeno la tua mamma e il tuo papà, Harry…»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Grosse grasse lacrime gli colarono di nuovo dagli angoli degli occhi; afferrò il bracCio di Harry e lo scosse.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «… strego e maga migliori di loro non ne ho mai conosCiuti… terribile… terribile…»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    E Odo l’eroe riportarono a casa, nel luogo dorato di sua fanCiullezza, sepolto egli fu col cappello a rovesCio e mezza bacchetta, ahimè, che tristezza.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «… terribile» grugnì Hagrid; il testone irsuto gli rotolò di lato sulle bracCia, e si addormentò di colpo, russando forte.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Mi spiace» biasCicò Lumacorno con un singhiozzo. «Sono stonato da far paura».
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Non… non te lo ricordi, Harry, vero?» chiese un po’ impacCiato.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Sì… Voldemort lo ucCise e poi scavalcò il suo corpo per andare da mia madre» raccontò Harry.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Oh, Cielo» esalò Lumacorno. «Poteva… non c’era bisogno… è orribile…»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Me l’ero dimenticato» mentì Harry, guidato dalla Felix FeliCis. «Lei la ammirava, vero?»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Se la ammiravo?» chiese Lumacorno, gli occhi colmi di lacrime. «Non riesco a immaginare chi non potesse, dopo averla conosCiuta… così coraggiosa… così divertente… È stata una cosa assolutamente orribile…»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Io sono il Prescelto. Io devo ucCiderlo. Io ho bisogno di quel ricordo».
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Lumacorno divenne più pallido che mai; la sua fronte sCintillava di sudore.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Non vuole liberarsi del mago che ucCise Lily Evans?»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Lumacorno levò una mano tozza e si premette le dita tremanti sulla bocca; per un attimo parve un neonato enormemente cresCiuto.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Hagrid si agitò nel sonno e continuò a russare. Lumacorno e Harry si fissarono sopra la candela esitante. Calò un lungo, lungo silenzio, ma la Felix FeliCis disse a Harry di non romperlo, di aspettare.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Poi, molto lentamente, Lumacorno si mise la mano in tasca ed estrasse la bacchetta. Infilò l’altra mano nel mantello e prese una bottiglia vuota. Senza levare gli occhi da Harry, si sfiorò la tempia con la bacchetta e ne staccò un lungo argenteo filo di memoria appeso alla punta. Il ricordo si tese sempre di più finché non si spezzò e dondolò, luminoso e opalescente. Lumacorno lo depose nella bottiglia dove si acCiambellò, poi si dilatò, vorticando come gas. Tappò la bottiglia con mano tremante e la passò sopra il tavolo a Harry.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    E anche lui posò la testa sulle bracCia, sospirò profondamente e si addormentò.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

   Mentre tornava furtivo al castello, Harry sentì l’effetto della Felix FeliCis dissiparsi. La porta d’ingresso era rimasta aperta, ma al terzo piano incontrò Pix ed evitò la punizione per un pelo, tuffandosi in una delle sue scorCiatoie. Quando arrivò al ritratto della Signora Grassa e si sfilò il Mantello dell’Invisibilità, non fu sorpreso di trovarla assai poco collaborativa.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Mi spiace tanto… sono dovuto usCire, era una cosa importante…»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    Nick-Quasi-Senza-Testa veleggiava verso Harry, la testa Ciondolante come al solito sulla gorgiera.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Oh… nel suo uffiCio» replicò Nick. «Da quanto ha detto il Barone, aveva delle cose da fare prima di andare a letto…»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Torna qui! D’accordo, ho mentito! Ero scocCiata perché mi hai svegliata! La parola d’ordine è ancora ‘verme solitario’!»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    Ma Harry sfrecCiava già nel corridoio, e dopo qualche minuto diceva ‘bignè al caramello’ al gargoyle di Silente, che si aprì sulla scala a chiocCiola.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    Harry aprì la porta. L’uffiCio era sempre lo stesso, ma con Cieli neri disseminati di stelle oltre le finestre.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    Senza più pensare all’ora, si avviCinò a Harry, gli prese di mano la bottiglia e andò all’armadietto dove teneva il Pensatoio.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «E adesso» proseguì, posando il baCile di pietra sulla scrivania e vuotandovi dentro il contenuto della bottiglia, «adesso, finalmente, vedremo. Harry, presto…»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    Harry si chinò obbediente sul Pensatoio e sentì i piedi staccarsi dal pavimento… cadde nel buio e per la seconda volta atterrò nell’uffiCio di Lumacorno, molti anni prima.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    Era sempre lui, più giovane, con i capelli color paglia fitti e luCidi e i baffoni biondo zenzero; era comodamente seduto in poltrona, i piedi appoggiati a un puf di velluto. Con una mano reggeva un bicchiere di vino, con l’altra frugava in una scatola di ananas candito. E tra gli studenti seduti attorno a lui c’era Tom Riddle, l’anello nero e oro di Orvoloson che gli sCintillava al dito.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Con la tua inquietante capaCità di scoprire le cose che non dovresti sapere, e la tua abile adulazione verso coloro che contano… grazie per l’ananas, fra parentesi, hai ragione, è il mio preferito…»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «… mi aspetto che tu diventi Ministro della Magia entro vent’anni. QuindiCi, se continui a mandarmi ananas, io ho ottimi contatti al Ministero».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    Due dei ragazzi si scambiarono un sorrisetto. Harry pensò che per loro doveva essere una speCie di scherzo: sapevano o sospettavano del celebre antenato del loro capo.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «SCiocchezze» tagliò corto Lumacorno, «con capaCità come le tue, è lampante che discendi da una rispettabile stirpe magica. No, andrai lontano, Tom, non mi sono mai sbagliato su uno studente».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    L’orologino d’oro sulla sua scrivania batté le undiCi e lui si voltò a guardarlo.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Cielo, è già così tardi? È meglio che cominCiate ad andare, ragazzi, o Ci metteremo tutti nei guai. Lestrange, voglio la tua relazione per domani o finirai in punizione. Lo stesso vale per te, Avery».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    Uno dopo l’altro i ragazzi usCirono. Lumacorno si alzò dalla poltrona e mise il bicchiere vuoto sulla scrivania. Un movimento alle sue spalle lo fece voltare: Riddle era ancora lì.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «No… insomma… è molto diffiCile trovare a Hogwarts un libro che parli degli Horcrux, Tom. È roba molto Oscura, molto Oscura davvero» ribatté Lumacorno.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Be’» continuò Lumacorno, giocherellando con il nastro della scatola di ananas, senza guardare Riddle, «be’, non può esserCi niente di male a darti un’idea. Solo perché tu capisca il termine. Si definisce Horcrux un oggetto nel quale una persona ha nascosto parte della sua anima».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Be’, si spacca l’anima, capisCi» rispose Lumacorno, «e se ne nasconde una parte in un oggetto al di fuori del corpo. Quindi, anche se il corpo viene colpito o distrutto, non si può morire, perché parte dell’anima resta legata alla terra, intatta. Ma naturalmente l’esistenza in una simile forma…»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    Il volto di Lumacorno si accartocCiò e Harry ricordò le parole che aveva udito quasi due anni prima: ‘Fui strappato via dal mio corpo, diventai meno che spirito, meno del più miserabile fantasma… eppure ero vivo’.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Con un’azione malvagia… L’azione malvagia suprema. Commettendo un omiCidio. UcCidere lacera l’anima. Il mago che intende creare un Horcrux usa il danno a suo vantaggio: rinchiude la parte strappata…»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Per la barba di Merlino, Tom!» guaì Lumacorno. «Sette! Non è già abbastanza orribile pensare di ucCidere una persona? E in ogni caso… dividere l’anima è orribile… ma strapparla in sette pezzi…»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «E in ogni caso, Tom… tieni per te quello che ti ho detto… Cioè, quello che abbiamo discusso. Alla gente non piacerebbe sapere che parliamo di Horcrux. È un argomento bandito a Hogwarts… Silente è severissimo a questo proposito…»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Non dirò una parola, signore» assicurò Riddle, e uscì, ma non prima che Harry ne avesse colto l’espressione: la stessa gioia selvaggia di quando aveva scoperto di essere un mago, una gioia che non donava ai suoi bei lineamenti, ma in qualche modo li rendeva meno umani…
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    Quando Harry atterrò sul pavimento dell’uffiCio, Silente era già seduto dietro la scrivania. Anche il ragazzo si accomodò, e aspettò che l’altro parlasse.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Lei quindi crede che Ci sia riusCito, signore?» chiese Harry. «Ha creato un Horcrux? Ed è per questo che non è morto quando mi ha attaccato? Aveva un Horcrux nascosto da qualche parte? Una parte della sua anima era al sicuro?»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Una parte… o forse più» annuì Silente. «Hai sentito Voldemort: quello che voleva davvero da Horace era un’opinione su cosa sarebbe successo al mago che avesse creato più di un Horcrux, al mago tanto deCiso a sfuggire alla morte da ucCidere molte volte, da strappare ripetutamente la sua anima, in modo da depositarla in molti Horcrux nascosti in luoghi separati. Non c’era libro che potesse dargli quell’informazione. Per quanto ne so — per quanto, di certo, ne sapeva Voldemort — nessun mago ha mai diviso la propria anima in più di due parti».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Be’, anche se io non ho visto il Riddle che uscì dal diario, quello che mi descrivesti era un fenomeno al quale io non avevo mai assistito. Un puro ricordo che agisce e pensa da solo? Un puro ricordo che succhia la vita della ragazza che l’ha trovato? No, qualcosa di assai più sinistro era vissuto dentro quel libro… un frammento d’anima, ne ero quasi certo. Il diario era un Horcrux. Quello che mi affasCinava e mi preoccupava di più era che quel diario fosse stato concepito non solo come una difesa ma anche come un’arma».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «La noncuranza con cui Voldemort dispose di quell’Horcrux mi parve assolutamente sinistra. Mi fece pensare che avesse creato — o progettato di creare — altri Horcrux, in modo che la perdita del primo non fosse tanto grave. Non volevo crederCi, ma nient’altro aveva senso.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Quindi ha reso se stesso impossibile da ucCidere assassinando altre persone?» domandò Harry. «Perché non poteva farsi una Pietra Filosofale, o rubarne una, se era così interessato all’immortalità?»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Be’, sappiamo che Ci provò, Cinque anni fa» rispose Silente. «Ma ritengo che una Pietra Filosofale fosse meno interessante degli Horcrux agli occhi di Voldemort, per svariate ragioni.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «L’Elisir di Lunga Vita in effetti protrae l’esistenza, ma deve essere bevuto regolarmente, per tutta l’eternità, se si vuole rimanere immortali. Voldemort sarebbe stato quindi del tutto dipendente dall’Elisir, e se quello fosse finito, o fosse stato contaminato, o se la Pietra fosse stata rubata, sarebbe morto come chiunque altro. A Voldemort piace agire da solo, ricordi? Deve aver trovato intollerabile l’idea di dipendere da qualcosa, perfino dall’Elisir. Certo, era pronto a berlo, per liberarsi dall’orribile semivita alla quale era condannato dopo averti aggredito, ma solo per riacquistare un corpo. Dopodiché sono convinto che intendesse contare sugli Horcrux: non gli sarebbe servito altro, se solo fosse riusCito a riprendere una forma umana. Era già immortale, capisCi… o viCino all’immortalità quanto un umano può esserlo.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Ma ora, Harry, armati di questa informazione, di questa fondamentale memoria che sei riusCito a ottenere: siamo più viCini che mai al segreto di come eliminare Lord Voldemort. L’hai sentito, Harry: ‘Non sarebbe meglio, per rendersi più forti, avere l’anima divisa in più parti?… Sette non è il numero magico più potente?’ Sette non è il numero magico più potente? Sì, credo che l’idea di un’anima divisa in sette parti fosse molto attraente per Lord Voldemort».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Sono lieto che tu comprenda l’enormità del problema» ribatté Silente, tranquillo. «Ma innanzitutto no, Harry, non sette Horcrux: sei. La settima parte della sua anima, per quanto mutilata, risiede nel suo corpo rigenerato. Quella è la parte che ha vissuto un’esistenza da spettro per tanti anni durante il suo esilio; senza di essa, lui non esiste. Quel settimo pezzo di anima è l’ultimo che chiunque desideri ucCidere Voldemort dovrà aggredire: il pezzo che vive dentro il suo corpo».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Proprio così». Silente levò la mano annerita e bruCiata. «L’anello, Harry. L’anello di Orvoloson. Una terribile maledizione lo proteggeva. Se non fosse stato — perdonami la mancanza di modestia — per la mia straordinaria abilità, e per l’intervento tempestivo del professor Piton quando sono tornato a Hogwarts terribilmente ferito, forse non sarei qui a raccontarlo. Tuttavia, una mano raggrinzita non è un prezzo irragionevole per un settimo dell’anima di Voldemort. L’anello non è più un Horcrux».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Be’, come ora sai, da molti anni il mio obiettivo primario è scoprire tutto il possibile sul passato di Voldemort. Ho viaggiato molto, visitando i luoghi che conobbe un tempo. Mi sono imbattuto nell’anello, nascosto tra le rovine di casa Gaunt. Pare che da quando Voldemort riuscì a sigillare al suo interno un frammento della propria anima non abbia più voluto portarlo. Lo nascose, protetto da molti potenti incantesimi, nella baracca dove erano vissuti un tempo i suoi antenati (dopo che Orfin era stato portato ad Azkaban, naturalmente), senza sospettare che un giorno mi sarei preso la briga di visitarla, o che avrei cercato le tracce di nascondigli magiCi.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Tuttavia non dobbiamo entusiasmarCi troppo. Tu hai distrutto il diario e io l’anello, ma se la nostra teoria di un’anima divisa in sette parti è esatta, restano quattro Horcrux».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Tu pensi alle Passaporte, Harry, che devono necessariamente essere oggetti normali, in modo da passare inosservate. Ma Lord Voldemort, usare barattoli o vecchie bottiglie per proteggere la sua preziosa anima? Dimentichi quello che ti ho mostrato. A Lord Voldemort piaceva collezionare trofei antichi e potenti. Il suo orgoglio, la convinzione della propria superiorità, la deCisione di ricavarsi un posto stupefacente nella storia magica, tutto Ciò mi suggerisce che abbia scelto i suoi Horcrux con una certa cura, privilegiando beni degni dell’onore».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Il diario non era poi così speCiale».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    Silente sorrise. «Sarei pronto a scommettere — forse non la mano che mi resta ma almeno un paio di dita — che quelli sono diventati gli Horcrux numero tre e quattro. Gli altri due, sempre supponendo che ne abbia creati sei in tutto, sono più problematiCi, ma azzarderò l’ipotesi che, essendosi assicurato trofei di Tassorosso e Serpeverde, abbia deCiso di rintracCiarne altri posseduti da Grifondoro o Corvonero. Quattro oggetti dei quattro fondatori avrebbero eserCitato sull’immaginazione di Voldemort un’attrattiva irresistibile. Non so dire se sia riusCito a trovare qualcosa di Corvonero; ho però la certezza che il solo Cimelio noto di Grifondoro è al sicuro».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «È preCisamente la mia opinione» confermò Silente. «Ma purtroppo questo non Ci permette di fare molti progressi, perché venne allontanato, almeno credo, senza avere la possibilità di perquisire la scuola. Sono costretto a concludere che non realizzò la sua ambizione di collezionare quattro oggetti dei fondatori. Ne aveva di sicuro due, può averne trovato un terzo: questo è il meglio che possiamo fare per il momento».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Non credo» replicò Silente. «Penso di sapere che cos’è il sesto Horcrux. Cosa diCi se ti confesso che è da un po’ che mi incuriosisce il comportamento del serpente, Nagini?»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Be’, non è consigliabile, perché affidare una parte della propria anima a qualcosa che può pensare e muoversi autonomamente è molto rischioso. Tuttavia, se i miei calcoli sono corretti, a Voldemort mancava ancora un Horcrux quando entrò nella casa dei tuoi genitori con l’intenzione di ucCiderti.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Pare che abbia assoCiato la creazione degli Horcrux a morti particolarmente significative. La tua certo lo sarebbe stata. Era convinto che ucCidendo te avrebbe distrutto il pericolo annunCiato dalla profezia. Credeva di rendersi invinCibile. Sono sicuro che intendeva creare il suo ultimo Horcrux con la tua morte.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Come sappiamo, fallì. Dopo un intervallo di alcuni anni, però, usò Nagini per ucCidere un vecchio Babbano, e può darsi che gli sia venuto in mente allora di trasformarla nel suo ultimo Horcrux. Lei sottolinea il legame coi Serpeverde, Ciò che alimenta la mistica di Lord Voldemort. Credo che le sia più affezionato che a qualsiasi altra cosa; di sicuro ama averla viCina e sembra eserCitare su di lei un controllo insolito, persino per un Rettilofono».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «E così» riepilogò Harry, «il diario è distrutto, l’anello è distrutto. La coppa, il medaglione e il serpente sono ancora intatti e secondo lei Ci potrebbe essere un Horcrux che un tempo appartenne a Corvonero o a Grifondoro?»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Quindi… lei li sta ancora cercando, signore? È questo che fa quando lasCia la scuola?»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Esatto. Cerco da molto tempo. Penso che… forse… potrei essere viCino a trovarne un altro. Ci sono segni promettenti».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «E se Ci riesce» aggiunse subito Harry, «posso venire a eliminarlo con lei?»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Una domanda molto interessante, Harry. Direi di no. Credo che Voldemort sia ormai troppo imbevuto di male, e che sia stato troppo a lungo lontano da queste parti di se stesso, per provare quello che proviamo noi. Forse in punto di morte potrebbe rendersi conto della sua perdita… ma non ha saputo, per esempio, che il diario era stato distrutto finché non ha estorto la verità a LuCius Malfoy. Quando ha scoperto che quel prezioso oggetto era stato mutilato e privato di tutti i suoi poteri, mi dicono che la sua rabbia sia stata uno spettacolo terribile».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Ma io credevo che avesse detto lui a LuCius Malfoy di introdurre il diario a Hogwarts…»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Sì, anni fa, quando era certo di poter creare altri Horcrux; a ogni modo LuCius avrebbe dovuto aspettare l’ordine, che non ricevette mai, perché Voldemort scomparve poco dopo avergli consegnato il diario. Senza dubbio pensava che LuCius non avrebbe osato fare altro se non custodire l’Horcrux con cura, ma si fidò troppo del timore di LuCius per un padrone sparito da anni e creduto morto. Certo, Malfoy non sapeva che cos’era il diario: ritengo che Voldemort gli avesse detto solo che era stato abilmente incantato perché facesse riaprire la Camera dei Segreti. Se LuCius avesse saputo di tenere tra le mani una parte dell’anima del suo padrone, l’avrebbe trattata con maggiore riguardo… Invece si dedicò al compimento di un vecchio progetto personale: facendo ritrovare il diario alla figlia di Arthur Weasley, sperava di screditare lui, farmi buttare fuori da Hogwarts e liberarsi di un oggetto altamente incriminante in un colpo solo. Ah, povero LuCius… fra la rabbia di Voldemort per l’Horcrux e il fiasco al Ministero l’anno scorso, non mi sorprenderei se fosse segretamente felice di trovarsi al sicuro ad Azkaban».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    Harry tacque, immerso nei suoi pensieri, poi chiese: «Quindi se tutti i suoi Horcrux venissero distrutti, Voldemort potrebbe essere ucCiso?»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Sì, credo di sì» rispose Silente. «Senza i suoi Horcrux, Voldemort sarà un uomo mortale con un’anima mutilata e ridotta. Non dimenticare mai, però, che anche se la sua anima è irrimediabilmente danneggiata, il suo cervello e il suo potenziale magico restano intatti. Ci vorranno abilità e poteri fuori dal comune per ucCidere un mago come Voldemort, anche senza i suoi Horcrux».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Ma io non possiedo abilità e poteri fuori dal comune» si lasCiò sfuggire Harry.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Sì, invece» ribatté Silente con deCisione. «Tu hai un potere che Voldemort non ha mai posseduto. Tu sei capace…»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Sì, Harry, tu sei capace di amare» ripeté Silente, che aveva l’aria di sapere benissimo cosa Harry avesse appena taCiuto. «E questa, dopo tutto quello che ti è successo, è una dote enorme e importante. Sei ancora troppo giovane per capire quanto sei straordinario».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Quindi quando la profezia dice che io avrò ‘un potere a lui sconosCiuto’, intende solo… l’amore?» chiese Harry, un po’ deluso.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Ma» fece Harry, sconvolto, «ma l’anno scorso lei ha detto che uno di noi dovrà ucCidere l’altro…»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Harry, Harry, solo perché Voldemort ha commesso un grave errore, e ha agito secondo le parole della professoressa Cooman! Se non avesse mai ucCiso tuo padre, ti avrebbe provocato un furioso desiderio di vendetta? Certo che no! Se non avesse costretto tua madre a morire per te, ti avrebbe conferito una protezione magica che non sarebbe riusCito a penetrare? Certo che no, Harry! Non capisCi? Voldemort stesso ha creato il suo peggior nemico, come fanno ovunque i tiranni! Hai idea di quanto i tiranni temano coloro che opprimono? Sanno benissimo che un giorno tra quelle molte vittime ce ne sarà certamente una che si leverà contro di loro e reagirà! Voldemort non è diverso! Ha sempre cercato chi l’avrebbe sfidato. Ha ascoltato la profezia ed è entrato in azione, col risultato che non solo ha scelto colui che molto probabilmente lo finirà, ma gli ha anche consegnato armi straordinariamente letali!»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «È essenziale che tu lo capisca!» gridò Silente. Si alzò e prese a camminare per la stanza, la veste sCintillante che frusCiava e ondeggiava a ogni passo: Harry non l’aveva mai visto così agitato. «Cercando di ucCiderti, Voldemort stesso ha designato la persona eccezionale seduta davanti a me e le ha dato gli strumenti per agire! È colpa di Voldemort se sei riusCito a leggere nei suoi pensieri, nelle sue ambizioni, se comprendi perfino il linguaggio serpentesco con cui dà gli ordini; eppure, Harry, nonostante il tuo privilegiato accesso al mondo di Voldemort (tra l’altro, un dono per il quale qualunque Mangiamorte sarebbe capace di ucCidere), non sei mai stato sedotto dalle Arti Oscure. Mai, nemmeno per un istante, hai mostrato il minimo desiderio di diventare uno dei suoi!»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Certo che no!» reagì Harry, indignato. «Ha ucCiso i miei genitori!»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Tu sei protetto, per farla breve, dalla tua capaCità di amare!»proseguì Silente a voce alta. «La sola protezione che possa funzionare contro le lusinghe di un potere come quello di Voldemort! Nonostante tutte le tentazioni, tutte le sofferenze che hai conosCiuto, rimani puro di cuore, puro come lo eri a undiCi anni, quando guardasti dentro uno specchio che rifletteva il tuo più profondo desiderio, e vedesti solo il modo per piegare Lord Voldemort, e non l’immortalità o la ricchezza. Harry, hai idea di quanto pochi siano i maghi che avrebbero potuto vedere quello che hai visto tu in quello specchio? Voldemort avrebbe dovuto capire con chi aveva a che fare, e invece no!
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Ma signore»ribatté Harry, facendo un enorme sforzo per non sembrare polemico, «la conclusione è sempre la stessa, no? Devo cercare di ucCiderlo, o…»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    Harry guardò Silente camminare su e giù davanti a lui e rifletté. Pensò a sua madre, a suo padre e a Sirius. Pensò a Cedric Diggory. Pensò a tutte le orribili azioni compiute da Lord Voldemort. Una fiamma gli balzò nel petto, bruCiandogli la gola.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Vorrei che morisse» mormorò. «E vorrei ucCiderlo io».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Certo!» gridò Silente. «Vedi, la profezia non significa che tu devi fare qualcosa! Ma ha indotto Lord Voldemort a designarti come suo eguale… in altre parole, tu sei libero di scegliere che cosa fare, libero di voltare le spalle alla profezia! Ma Voldemort continua ad attribuirle importanza. Continuerà a darti la cacCia… il che rende certo, di fatto, che…»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Che uno di noi finirà per ucCidere l’altro» completò Harry. «Sì».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    Ma finalmente capiva quello che Silente aveva cercato di dirgli. Era, si disse, la differenza fra l’essere trasCinato nell’arena ad affrontare una battaglia mortale e scendere nell’arena a testa alta. Forse qualcuno avrebbe detto che non era una gran scelta, ma Silente sapeva — e lo so anch’io,pensò Harry con uno slanCio di feroce orgoglio, e lo sapevano i miei genitori — che c’era tutta la differenza del mondo.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

   La mattina dopo, sfinito ma esaltato dall’opera compiuta nella notte, durante Incantesimi (dopo aver scagliato un Muffliato sui compagni più viCini), Harry raccontò a Ron e Hermione quello che era successo. Furono entrambi ammirati da come aveva preso il ricordo a Lumacorno e deCisamente sgomenti sentendo degli Horcrux e della promessa di Silente di portarlo con sé quando ne avesse trovato un altro.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Ron, stai facendo nevicare» osservò Hermione paziente, afferrandogli il polso e spostando la traiettoria della bacchetta via dal soffitto, dal quale in effetti avevano cominCiato a cadere grossi fiocchi bianchi. Lavanda Brown, notò Harry, scrutava torva Hermione da un tavolo viCino: aveva gli occhi molto rossi. Hermione lasCiò andare subito il bracCio di Ron.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Ci siamo lasCiati» sussurrò a Harry, a mezza bocca. «Ieri sera. Quando mi ha visto usCire dal dormitorio con Hermione. Ovviamente non ha potuto vedere te, così ha creduto che fossimo solo noi due».
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Codardo» osservò Hermione, ma era divertita. «Be’, è stata una brutta serata per le storie d’amore, ieri. Anche Ginny e Dean si sono lasCiati».
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Harry lanCiò un’occhiata a Dean dall’altra parte della classe. Sembrava molto infelice.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Vitious» li avvertì Ron. Il minuscolo insegnante di Incantesimi avanzava saltellando verso di loro e Hermione era l’unica a essere riusCita a trasformare l’aceto in vino; il suo fiasco di vetro era pieno di liquido bordeaux mentre il contenuto di quelli di Harry e Ron era ancora marrone scuro.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Su, su, ragazzi» squittì Vitious in tono di rimprovero. «Un po’ meno chiacchiere e un po’ più di azione… Fatemi vedere che Ci provate…»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Insieme levarono le bacchette, concentrandosi con tutta la loro forza, e le puntarono contro i fiaschi. L’aceto di Harry si trasformò in ghiacCio; il fiasco di Ron esplose.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Dopo Incantesimi avevano una delle rare ore buche insieme e tornarono nella sala comune. Ron era deCisamente allegro per la fine della stona con Lavanda e anche Hermione sembrava di buonumore, però quando le chiesero perché sorrideva rispose solo: «È una bella giornata». Nessuno dei due si accorse che una feroce battaglia infuriava nella mente di Harry:
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Harry quasi non si accorse che avevano attraversato il buco del ritratto ed erano entrati nella sala comune invasa dal sole; notò solo di strisCio il gruppetto di ragazzi del settimo anno, finché Hermione esclamò: «Katie! Sei tornata! Stai bene?»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Harry la fissò: era proprio Katie Bell, del tutto ristabilita, Circondata dai suoi amiCi festanti.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Sto benissimo» rispose lei allegramente. «Sono usCita dal San Mungo lunedì, ho passato un paio di giorni a casa con mamma e papà e sono tornata stamattina. Leanne mi stava raccontando di McLaggen e dell’ultima partita, Harry…»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Doveva chiederglielo subito; la curiosità lo distrasse perfino dal pensiero di Ginny, almeno per il momento. Attorno a loro gli amiCi di Katie, in ritardo per Trasfigurazione, cominCiavano a raccogliere le loro cose.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «No». Katie scosse la testa, dispiaCiuta. «Me lo chiedono tutti, ma non ne ho proprio idea. L’ultima cosa che ricordo è che sono entrata nel bagno delle donne ai Tre ManiCi di Scopa».
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Be’, so che ho aperto la porta»rispose Katie, «quindi immagino che chiunque mi abbia scagliato la Maledizione Imperius fosse lì dietro. Poi la mia memoria è un deserto fino a due settimane fa al San Mungo. È meglio che vada, la McGranitt è capaCissima di darmi una punizione anche se sono tornata oggi…»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Prese borsa e libri e rincorse i suoi amiCi. Harry, Ron e Hermione rimasero seduti a un tavolo viCino alla finestra a riflettere.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «O qualcuno che sembrava una ragazza o una donna» preCisò Harry. «Non dimenticare che c’era un calderone pieno di Pozione Polisucco a Hogwarts. Sappiamo che in parte è stata rubata…»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Sarebbe uno spreco totale» ribatté Hermione in tono piatto, posando la copia del Sillabario dei Sortilegi che aveva appena preso dalla borsa. «La fortuna può portarti solo fino a un certo punto, Harry. La situazione con Lumacorno era diversa: tu hai sempre avuto la capaCità di convincerlo, avevi bisogno solo di ritoccare un po’ le Circostanze. Ma la fortuna non basta per superare un incantesimo potente. Non consumare il resto della pozione! Ne avrai bisogno se Silente ti porterà con sé…» sussurrò.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Harry prese dalla borsa il suo Pozioni Avanzate e guardò alla voce Felix FeliCis.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «AcCidenti, è davvero complicata» rispose, scorrendo con gli occhi la lista degli ingredienti. «E Ci vogliono sei mesi… bisogna lasCiarla sobbollire…»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Harry stava per mettere via il libro quando notò una pagina ripiegata sull’angolo; la aprì e vide l’Incantesimo Sectumsempra, con la nota ‘Contro i NemiCi’, che aveva segnato qualche settimana prima. Non aveva ancora scoperto che effetti aveva, soprattutto perché non voleva provarla con Hermione nei paraggi, ma stava soppesando l’idea di sperimentarla su McLaggen la prima volta che l’avesse colto di sorpresa.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    La sola persona non particolarmente contenta di rivedere Katie Bell a scuola fu Dean Thomas, che non avrebbe più dovuto sostituirla come CacCiatore. Quando Harry glielo disse accusò il colpo con un certo stoiCismo, limitandosi a un’alzata di spalle e a qualche brontolio, ma allontanandosi Harry ebbe la netta sensazione che Dean e Seamus borbottassero astiosamente alle sue spalle.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Ginny non sembrava affatto turbata per la rottura con Dean; al contrario, era l’anima della squadra. Le sue imitazioni di Ron che ballonzolava su e giù tutto ansioso davanti agli anelli mentre la Pluffa filava verso di lui, o di Harry che urlava ordini a McLaggen prima di finire lungo disteso, tenevano alto il morale. Harry, ridendo con gli altri, fu felice di avere un motivo innocente per guardarla; si era beccato parecchi altri colpi di Bolide durante gli allenamenti perché non teneva gli occhi sul BocCino.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    La battaglia infuriava ancora dentro la sua testa: Ginny o Ron? A volte pensava che al Ron post-Lavanda non sarebbe importato granché se si fosse messo con Ginny; ma poi gli tornava in mente la facCia che Ron aveva fatto quando l’aveva vista baCiare Dean, e si convinceva che avrebbe considerato un bieco tradimento anche se Harry l’avesse solo tenuta per mano…
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Eppure Harry non poteva fare a meno di parlare con Ginny, di ridere con lei, di tornare insieme dagli allenamenti; per quanto gli rimordesse la cosCienza, si chiedeva come fare per rimanere da solo con lei; l’ideale sarebbe stato se Lumacorno avesse dato un’altra delle sue festicCiole, perché Ron non Ci sarebbe andato… purtroppo però Lumacorno sembrava aver abbandonato l’idea. Un paio di volte Harry pensò di chiedere aiuto a Hermione, ma sapeva che non avrebbe tollerato quell’arietta compiaCiuta che gli pareva di cogliere ogni tanto, quando lei lo sorprendeva a fissare Ginny o a ridere delle sue battute. E come se non bastasse, aveva la fastidiosa sensazione che, se non le avesse chiesto di mettersi con lui, l’avrebbe fatto qualcun altro: Harry e Ron concordavano almeno sul fatto che lei riscuoteva fin troppo successo.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    La tentazione di bere un’altra sorsata di Felix FeliCis si rafforzava giorno dopo giorno, perché quello era di sicuro un caso in cui valeva la pena, come diceva Hermione, di ‘ritoccare un po’ le Circostanze’. Le giornate fragranti sCivolarono dolcemente attraverso maggio; ogni volta che Harry incroCiava Ginny, Ron stava sempre fra i piedi. Harry si ritrovò a sperare in un colpo di fortuna perché Ron si convincesse che nulla l’avrebbe potuto rendere più felice dell’amore tra il suo migliore amico e sua sorella, e li lasCiasse da soli insieme per più di qualche secondo. Ma non c’era alcuna possibilità dell’una o dell’altra cosa, finché incombeva l’ultima partita della stagione; Ron voleva sempre discutere di tattica con Harry e non pensava ad altro.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Non era il solo; l’interesse per la partita Grifondoro-Corvonero era alle stelle in tutta la scuola: era deCisiva per il campionato, che era ancora aperto. Se Grifondoro avesse battuto Corvonero con un margine di trecento punti (un obiettivo ambizioso, eppure Harry non aveva mai visto la sua squadra volare meglio), avrebbe vinto il campionato. Se avesse vinto con meno di trecento punti, sarebbe stata seconda alle spalle di Corvonero; se avesse perso per cento punti sarebbe stata terza dietro Tassorosso, e se avesse perso per più di cento punti sarebbe finita quarta, e Harry sapeva che nessuno gli avrebbe mai, mai permesso di dimenticare che era stato lui a condurre la squadra all’ultimo posto per la prima volta in due secoli.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    L’attesa della partita deCisiva aveva tutte le caratteristiche consuete: studenti di Case rivali che intimidivano le squadre nei corridoi; spiacevoli cori su singoli giocatori ripetuti a gran voce al loro passaggio; membri delle squadre che si pavoneggiavano o che sfrecCiavano in bagno a vomitare tra una lezione e l’altra. In un certo senso, per Harry la partita era inestricabilmente legata al successo o al fallimento dei suoi progetti su Ginny: se avessero vinto per più di trecento punti, l’euforia e una bella festa scatenata potevano funzionare quanto un bel sorso di Felix FeliCis.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Nel mezzo di tutte le preoccupazioni, Harry non aveva dimenticato l’altra sua ambizione: scoprire che cosa faceva Malfoy nella Stanza delle Necessità. Continuava a guardare sulla Mappa del Malandrino e, dato che spesso non lo trovava, ne dedusse che trascorreva ancora un sacco di tempo dentro la Stanza. Harry stava perdendo le speranze di entrarvi: Ci provava tutte le volte che passava di là, ma per quanto riformulasse la richiesta, la parete restava deCisamente priva di porta.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Qualche giorno prima della partita contro Corvonero, Harry si ritrovò a scendere a cena da solo: Ron era corso in un bagno a vomitare, e Hermione era sfrecCiata dalla professoressa Vector per parlarle di un errore che credeva di aver commesso nell’ultimo compito di Aritmanzia. Ormai per abitudine, si ritrovò a deviare per il corridoio del settimo piano, controllando la Mappa del Malandrino: per un attimo non riuscì a vedere Malfoy da nessuna parte, e pensò che fosse ancora nella Stanza delle Necessità. Ma poi scorse il minuscolo punto corrispondente in un bagno dei maschi al piano di sotto, in compagnia non di Tiger o Goyle, ma di Mirtilla Malcontenta.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Smise di fissare quell’improbabile coppia di nomi solo quando urtò contro un’armatura. Il gran fracasso lo riscosse; allontanandosi in fretta per timore che spuntasse Gazza, sfrecCiò giù per la scala di marmo e lungo il corridoio sottostante. Raggiunse il bagno e premette l’orecchio contro la porta: non si sentiva niente. Spinse la porta molto piano.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Nessuno può aiutarmi» rispose Malfoy. Stava tremando. «Non posso farlo… Non posso… non funzionerà… E se non lo facCio presto… dice che mi ucCiderà…»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Harry rimase come fulminato. Malfoy stava piangendo: le lacrime scorrevano sul volto pallido e dentro il lavandino sudiCio. Malfoy singhiozzò e deglutì; poi, con un gran brivido, guardò lo specchio incrinato e vide Harry che lo fissava al di sopra della sua spalla.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Si udì una sonora esplosione e il bidone dietro Harry scoppiò; Harry tentò un Incantesimo delle Pastoie che rimbalzò sulla parete dietro l’orecchio di Malfoy e fracassò la cassetta sotto Mirtilla Malcontenta, che strillò ancora più forte; l’acqua si riversò dappertutto e Harry sCivolò in terra, mentre Malfoy, il volto deformato dalla rabbia, urlava: «CruCi…»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Il sangue schizzò dal volto e dal petto di Malfoy come se fosse stato colpito da una spada invisibile. Barcollò all’indietro, lasCiò cadere la bacchetta dalla mano afflosCiata e piombò sul pavimento allagato sollevando un enorme spruzzo.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    SCivolando e barcollando, si rialzò e si lanCiò verso Malfoy, che aveva il viso luCido e rosso; le sue mani bianche raspavano il petto zuppo di sangue.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    La porta si spalancò dietro Harry, che alzò lo sguardo, terrorizzato: Piton si era preCipitato nella stanza, livido in volto. Spinse via Harry, si chinò su Malfoy, estrasse la bacchetta e la passò sopra le profonde ferite provocate dalla maledizione, borbottando un incantesimo che sembrava quasi una canzone. Il flusso di sangue parve rallentare; Piton asCiugò quello che restava dal volto di Malfoy e ripeté la formula. Le ferite parvero ricuCirsi.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Harry stava immobile a guardare, orripilato da quanto aveva fatto, senza accorgersi che era a sua volta zuppo di sangue e acqua. Mirtilla Malcontenta continuava a singhiozzare e a ululare, in alto. Quando Piton ebbe praticato la contromaledizione per la terza volta, riuscì a rimettere in piedi Malfoy.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Devi andare in infermeria. Può darsi che restino delle CicatriCi, ma se prendi subito del dittamo forse riusCiamo a evitarlo… vieni…»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    A Harry non venne in mente di disobbedire nemmeno per un attimo. Si alzò piano, tremando, e guardò il pavimento bagnato. Macchie di sangue galleggiavano come fiori cremisi sulla superfiCie. Non riuscì neanche a trovare la forza di dire a Mirtilla Malcontenta di star zitta, visto che lei continuava a gemere e singhiozzare con palese e crescente piacere.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Piton tornò dieCi minuti dopo. Entrò nel bagno e chiuse la porta.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Via» ordinò a Mirtilla, che volò subito dentro il suo water, lasCiandosi alle spalle un silenzio vibrante.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Era… un libro della biblioteca» sparò Harry a casacCio. «Non ricordo come s’intito…»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Bugiardo» lo interruppe Piton. A Harry si seccò la gola. Sapeva che cosa stava per fare Piton e non era mai riusCito a evitarlo…
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Il bagno parve tremare davanti ai suoi occhi; lottò per bloccare tutti i pensieri ma, per quanto tentasse, il libro del PrinCipe Mezzosangue galleggiò pigro nella sua mente, in primo piano…
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Si ritrovò a fissare gli occhi neri di Piton, in mezzo a quel bagno allagato e distrutto, nella folle speranza che non avesse visto Ciò che lui temeva, ma…
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Inutile discutere. Harry si voltò all’istante e uscì dal bagno, sollevando schizzi d’acqua. Una volta in corridoio, sfrecCiò verso la Torre di Grifondoro. Quasi tutti camminavano in senso contrario; lo fissavano a bocca aperta, zuppo d’acqua e di sangue com’era, ma lui continuò a correre e non rispose a nessuna delle loro domande.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Era stordito; era come se un adorato cucCiolo fosse diventato all’improvviso un animale feroce. Ma che cosa aveva in testa il PrinCipe per trascrivere un simile incantesimo nel suo libro? E che cosa sarebbe successo quando Piton l’avesse visto? Avrebbe raccontato a Lumacorno — lo stomaco gli ribollì — come Harry aveva ottenuto quei risultati in Pozioni per tutto l’anno? Avrebbe confiscato o distrutto il libro che gli aveva insegnato tante cose… che era diventato una sorta di guida e di amico? Harry non poteva permetterlo… non poteva…
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Dove sei…? Perché sei bagnato fradiCio…? Quello è sangue?»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Ron era in Cima alle scale, e lo guardava sconvolto.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Ma il PrinCipe…?»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    SCivolò e si fermò viCino all’arazzo dei troll danzanti, chiuse gli occhi e cominCiò a camminare.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Tre volte marCiò davanti al tratto di parete vuota. Quando aprì gli occhi, eccola, finalmente: la porta della Stanza delle Necessità. Harry l’aprì di furia, si preCipitò dentro e la sbatté.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Rimase senza fiato. Nonostante la fretta, il panico, la paura di Ciò che lo aspettava nel bagno, non poté non restare intimidito davanti a quella visione. Si trovava in una stanza grande come una cattedrale: dalle alte finestre piovevano lame di luce su una sorta di Città dai muri altissimi, fatta degli oggetti nascosti da generazioni di abitanti di Hogwarts. C’erano strade e vicoli delimitati da pile pericolanti di mobili rotti e danneggiati, messi via forse per occultare le prove di magie maldestre, oppure nascosti da elfi domestiCi deCisi a mantenere alta la dignità del castello. C’erano migliaia e migliaia di libri, banditi o scarabocchiati o rubati. C’erano catapulte alate e Frisbee Zannuti, alcuni ancora abbastanza vitali da svolacchiare sulle montagne di altri oggetti proibiti; c’erano bottiglie sbeccate di pozioni rapprese, cappelli, gioielli, mantelli; c’erano gusCi di uova di drago, bottiglie tappate il cui contenuto sCintillava ancora malvagio, diverse spade arrugginite e una pesante asCia macchiata di sangue.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Harry corse in uno dei molti vicoli che serpeggiavano tra tutti quei tesori. Voltò a destra dopo un enorme troll impagliato, percorse qualche metro, girò a sinistra davanti all’Armadio Svanitore in cui Montague si era perso l’anno prima, e infine si fermò davanti a una vasta credenza la cui superfiCie piena di bolle pareva essere stata danneggiata dall’aCido. Aprì una delle ante Cigolanti: era già stato usato come nascondiglio per una creatura in gabbia, morta da tempo; il suo scheletro aveva Cinque zampe. Harry ficcò il libro del PrinCipe Mezzosangue dietro la gabbia e chiuse l’anta. Si fermò un istante, col cuore che batteva orrendamente, osservando la confusione… sarebbe riusCito a ritrovare quel punto, in mezzo a tutto quel Ciarpame? Sollevò il busto sbeccato di un brutto vecchio stregone dalla Cima di una botte vuota, lo posò sull’armadio dove il libro era nascosto, mise una vecchia parrucca polverosa e una tiara annerita sulla testa della statua per renderla più riconosCibile, poi sfrecCiò a ritroso lungo i vicoli più velocemente possibile, tornò alla porta, uscì e la chiuse. Con un tonfo la porta si nascose di nuovo nella parete.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Sì… è così che mi chiamano gli amiCi».
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Lo sai che cosa penso, Potter?» sussurrò Piton. «Penso che sei un bugiardo e un imbroglione e che meriti una punizione con me tutti i sabati fino alla fine del quadrimestre. Che cosa ne diCi, Potter?»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Be’, vedremo come ti sentirai dopo le punizioni» proseguì Piton. «Sabato mattina alle dieCi, Potter. Nel mio uffiCio».
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Alle dieCi» sussurrò Piton, con un sorriso che gli scoprì i denti gialli. «Povero Grifondoro… quest’anno finirà al quarto posto, temo…»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    E uscì dal bagno. Harry fissò lo specchio rotto, più nauseato, ne era certo, di quanto Ron si fosse mai sentito in tutta la sua vita.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Harry non era sceso per cena; non aveva fame per niente. Aveva appena finito di raccontare a Ron, Hermione e Ginny quello che era successo, anche se pareva che non ce ne fosse un gran bisogno. La notizia era Circolata molto in fretta: evidentemente Mirtilla Malcontenta si era presa la briga di sbucare in tutti i bagni del castello a raccontare l’accaduto; Pansy Parkinson era già andata a trovare Malfoy in infermeria, e non aveva perso tempo a diffamare Harry in lungo e in largo, e Piton aveva raccontato ai colleghi l’accaduto con dovizia di particolari; Harry era già stato chiamato fuori dalla sala comune per patire quindiCi minuti assolutamente spiacevoli in compagnia della professoressa McGranitt, secondo la quale era fortunato a non essere stato espulso e che approvava incondizionatamente la punizione di Piton, tutti i sabati fino alla fine del quadrimestre.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Te l’avevo detto che c’era qualcosa di sbagliato in quel PrinCipe»ricominCiò Hermione, incapace di trattenersi. «E avevo ragione, no?»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    La situazione era già abbastanza brutta senza la predica di Hermione; le facce dei compagni di squadra erano state il peggiore castigo. Sentiva addosso lo sguardo di Ginny, ma non lo incroCiò; non voleva leggervi delusione o rabbia. Le aveva appena annunCiato che sabato avrebbe giocato da Cercatrice e Dean sarebbe rientrato come CacCiatore al suo posto. Forse, se avessero vinto, Ginny e Dean avrebbero fatto la pace nell’euforia del dopopartita… il pensiero trafisse Harry come un pugnale gelato…
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Vuoi smetterla con quel libro?» sbottò Harry. «Il PrinCipe l’ha solo copiato! Non ha consigliato a nessuno di usarlo! Per quello che ne sappiamo, può aver preso un appunto su qualcosa che è stato usato contro di lui!»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Non Ci credo» riattaccò Hermione. «Stai difendendo…»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Non sto difendendo quello che ho fatto!» la interruppe Harry. «Vorrei che non fosse mai successo, e non solo perché ho una deCina di punizioni. Lo sai che non avrei usato un incantesimo del genere, nemmeno contro Malfoy, ma non puoi dar la colpa al PrinCipe, lui non ha scritto ‘Provalo, è ottimo’… Prendeva solo appunti per sé, no? Non per qualcun altro…»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «A prendermi il libro? Certo» affermò Harry con deCisione. «Sentì, senza il PrinCipe non avrei mai vinto la Felix FeliCis. Non avrei mai saputo come salvare Ron dall’avvelenamento, non avrei mai…»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Oh, non far finta di capire il Quidditch» sbottò Ginny, «farai solo una figuracCia».
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Harry e Ron rimasero esterrefatti: Hermione e Ginny, che erano sempre andate molto d’accordo, erano sedute a bracCia incroCiate e guardavano torve in direzioni opposte. Ron scrutò nervosamente Harry, poi aprì un libro a casacCio e vi si nascose dietro. Harry, però, pur sapendo quanto poco se lo meritava, si sentì tutto d’un tratto incredibilmente allegro, anche se nessuno di loro disse più una parola per il resto della serata.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Il suo buonumore non durò a lungo. Il giorno dopo dovette sopportare le frecCiate dei Serpeverde, per non parlare della rabbia dei Grifondoro, inviperiti che il loro Capitano si fosse fatto bandire dalla partita deCisiva della stagione. Ora di sabato mattina, anche se non l’avrebbe mai ammesso con Hermione, Harry avrebbe scambiato con gioia tutta la Felix FeliCis del mondo per poter scendere in campo con Ron, Ginny e gli altri. Fu quasi insopportabile allontanarsi dalla massa di studenti che sCiamavano fuori nel sole, carichi di coccarde, cappelli, stendardi e sCiarpe, e scendere invece gli scalini che portavano ai sotterranei finché i rumori della folla furono cancellati, sapendo che non sarebbe riusCito a sentire né una parola della cronaca né un grido di esultanza o di disperazione.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Ah, Potter» lo accolse Piton, quando Harry ebbe bussato alla sua porta e fu entrato nell’uffiCio sgradevolmente familiare che il professore, nonostante ormai insegnasse parecchi piani più su, non aveva abbandonato: era illuminato fiocamente come sempre e i soliti visCidi oggetti morti erano sospesi in pozioni colorate lungo le pareti. Molte scatole coperte di ragnatele erano minacCiosamente accatastate sul tavolo destinato a Harry; emanavano un alone di lavoro noioso, duro e inutile.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Certamente, professore» rispose Harry, con tutto il disprezzo che riuscì a infondere nelle ultime quattro sillabe.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Pensavo che potresti cominCiare» proseguì Piton con un sorriso malvagio, «con le scatole da milledodiCi a milleCinquantasei. Vi troverai dei nomi familiari, che dovrebbero accrescere in te l’interesse per il compito che ti aspetta. Ecco, vedi…»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Estrasse con gesto teatrale una scheda da una delle scatole in Cima e lesse: «James Potter e Sirius Black. Sorpresi a usare una fattura illegale contro Bertram Aubrey. Testa di Aubrey raddoppiata. Doppia punizione». Piton sorrise beffardo. «Dev’essere di grande conforto sapere che anche se sono morti resta una testimonianza delle loro gloriose imprese…»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Era, come Harry aveva previsto, un lavoro inutile e noioso, inframmezzato (evidentemente secondo i desideri di Piton) da una morsa allo stomaco ogni volta che leggeva il nome di suo padre o quello di Sirius, di solito in coppia in varie malefatte minori, qualche volta accompagnati da Remus Lupin e Peter Minus. E mentre ricopiava tutti i vari crimini e le punizioni, si chiedeva che cosa stava succedendo là fuori: la partita doveva essere appena cominCiata… Ginny giocava da Cercatrice contro Cho…
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Harry continuava a guardare il grande orologio che ticchettava appeso alla parete. Sembrava che avanzasse a veloCità dimezzata; forse Piton l’aveva stregato? Non era possibile che fosse lì solo da mezz’ora… un’ora… un’ora e mezzo…
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Lo stomaco di Harry cominCiò a borbottare quando l’orologio segnò le dodiCi e mezzo. Piton, che non aveva aperto bocca dopo avergli affidato il compito, all’una e dieCi finalmente alzò lo sguardo.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Credo che basti» annunCiò, gelido. «Metti un segno dove sei arrivato. Continuerai alle dieCi di sabato prossimo».
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Lo vedrai» rispose lei con espressione indeCifrabile.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Un ruggito di gioia si levò dal buco alle sue spalle. Harry rimase a bocca aperta: parecchie mani lo trasCinarono dentro la stanza.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Abbiamo vinto!» gridò Ron, balzandogli davanti e brandendo la coppa d’argento. «Abbiamo vinto! QuattrocentoCinquanta a centoquaranta! Abbiamo vinto!»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Harry si guardò intorno; c’era Ginny che gli correva incontro: aveva un’espressione dura, splendente, e lo abbracCiò. E senza riflettere, senza averlo premeditato, senza preoccuparsi del fatto che Cinquanta persone li stavano guardando, Harry la baCiò.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Dopo parecchi lunghi istanti… o forse mezz’ora… o forse parecchi giorni di sole… si separarono. Nella stanza era calato il silenzio. Poi partì una serie di fischi d’ammirazione e Ci fu un’esplosione di risatine nervose. Harry guardò sopra la testa di Ginny e vide Dean Thomas che teneva in mano un bicchiere infranto e Romilda Vane che sembrava pronta a scagliare qualcosa. Hermione era raggiante, ma lo sguardo di Harry cercò Ron. Alla fine lo trovò, ancora aggrappato alla coppa, e con l’espressione di chi ha appena preso una bastonata in testa. Per una frazione di secondo si guardarono, poi Ron fece un piccolo cenno col capo che Harry interpretò come un ‘Be’… se proprio devi’.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Verrebbe da dire che Ci sono cose più importanti su cui spettegolare» osservò Ginny, seduta sul pavimento della sala comune, appoggiata alle gambe di Harry e intenta a leggere La Gazzetta del Profeta. «Tre attacchi di Dissennatori in una settimana, e Romilda Vane mi chiede se è vero che hai un Ippogrifo tatuato sul petto».
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Attenti» minacCiò lui, indicando Harry e Ginny. «Solo perché vi ho dato il permesso non vuol dire che non posso riprendermelo…»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Il permesso»lo schernì Ginny. «Da quand’è che mi dai il permesso di fare qualcosa? Non l’hai detto tu, che preferisCi Harry a Michael o Dean?»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Certo» ammise Ron a malincuore. «E finché non cominCiate a pastrugnarvi in pubblico…»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Ma una volta arrivato giugno la tolleranza di Ron non dovette essere messa molto alla prova, perché il tempo che Harry e Ginny passavano insieme diventò sempre più limitato. I G.U.F.O. di Ginny si avviCinavano e lei era costretta a ripassare per ore, fino a notte fonda. Una sera si ritirò in biblioteca e Harry si sistemò accanto alla finestra nella sala comune, in teoria per finire il compito di Erbologia ma in realtà a rivivere un’ora particolarmente felice passata con Ginny sulla riva del lago. Hermione si lasCiò cadere nel posto viCino a lui e a Ron con un’espressione sgradevolmente risoluta.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Del cosiddetto PrinCipe Mezzosangue».
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Non aveva osato tornare nella Stanza delle Necessità a recuperare il libro, e il suo rendimento in Pozioni ne soffriva alquanto (anche se Lumacorno, che approvava la relazione con Ginny, aveva scherzosamente attribuito il calo al fatto che Harry era innamorato). Ma Harry era sicuro che Piton non avesse ancora rinunCiato a mettere le mani sul libro del PrinCipe, ed era deCiso a lasCiarlo dov’era finché Piton fosse stato all’erta.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Non lascerò perdere» ribatté Hermione deCisa, «finché non mi avrai ascoltato fino in fondo. Allora, sto cercando di scoprire chi potrebbe essersi divertito a inventare incantesimi Oscuri…»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Ne abbiamo già parlato» rispose Harry, imbronCiato. «PrinCipe, Hermione, PrinCipe!»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Harry prese il pezzo di carta mezzo stracCiato e fissò la foto animata, ingiallita dal tempo; anche Ron si chinò a guardare. La foto mostrava una ragazza magra sui quindiCi anni. Non era carina; pareva insieme imbronCiata e cupa, con pesanti sopracCiglia e un lungo volto pallido. Sotto la foto, la didascalia reCitava: ‘Eileen Prince, Capitano della Squadra di Gobbiglie di Hogwarts’.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Si chiamava Eileen Prince. Prince come PrinCipe,Harry».
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Tu credi che lei fosse il PrinCipe…? Oh, andiamo».
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Be’, perché no? Harry, non esistono prinCipi nel mondo magico! O è un soprannome, un titolo che qualcuno si è attribuito, oppure è un vero nome, ti pare? No, senti! Se, diCiamo, suo padre fosse stato un mago di cognome ‘Prince’, e sua madre una Babbana, questo avrebbe fatto di lei una ‘Prince Mezzosangue’!»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Come facCio a essere tuo amico da Cinque anni e a pensare che le ragazze non siano intelligenti?» insorse Harry, ferito. «È il modo in cui scrive. Io so che il PrinCipe era un maschio, lo capisco. Questa ragazza non c’entra. Dove l’hai trovato, comunque?»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Esattamente» replicò Hermione. «E il primo posto dove andrò a guardare» aggiunse con veemenza, avviCinandosi al buco del ritratto, «sono i registri dei vecchi premi di Pozioni!»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Harry la seguì per un attimo, acCigliato, poi riprese a contemplare il Cielo che si scuriva.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Non ha mai accettato il fatto che tu l’abbia superata in Pozioni» commentò Ron, tornando alla lettura di Mille Erbe e Funghi MagiCi.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Certo che no» affermò Ron convinto. «Era un genio, quel PrinCipe. E tra l’altro… senza quel suggerimento sul bezoar…» si passò il dito sulla gola con un gesto eloquente «… non sarei qui a parlarne, no? Insomma, non dico che quell’incantesimo che hai usato contro Malfoy sia grandioso…»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Già» mormorò Harry. Era verissimo, ma la cosCienza gli si contorse lo stesso. «Grazie a Piton…»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Certo, e il sabato dopo, e quello dopo ancora» sospirò Harry. «E ha lasCiato intendere che, se le scatole non saranno terminate per la fine del quadrimestre, continueremo il prossimo anno».
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Grazie, Jimmy… Ehi, è di Silente!» esclamò Harry emozionato, scorrendo il foglio. «Vuole che vada nel suo uffiCio appena posso!»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «AcCidenti» sussurrò Ron. «Credi… che abbia trovato…?»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Corse fuori dalla sala comune e attraversò a razzo il settimo piano, incroCiando solo Pix, che con aria annoiata gli gettò addosso pezzetti di gesso e ridacchiò sonoramente scansando la sua fattura difensiva. Quando Pix fu sparito, il silenzio calò nei corridoi; mancavano solo quindiCi minuti al coprifuoco e quasi tutti erano già tornati nelle sale comuni.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Il rumore proveniva da un corridoio viCino; Harry corse da quella parte, la bacchetta pronta, girò un altro angolo e vide la professoressa Cooman stesa a terra, la testa coperta da uno sCialle, con diverse bottiglie di sherry accanto a lei, una delle quali rotta.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Harry si preCipitò verso di lei e l’aiutò a rialzarsi. Alcune delle collane lucCicanti le si erano impigliate negli occhiali.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Singhiozzò sonoramente, si sistemò i capelli e si appoggiò al bracCio di Harry.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Ma Harry non le badò. Si era appena accorto di dove si trovavano: sulla destra c’era l’arazzo dei troll ballerini e sulla sinistra la parete di pietra lisCia e impenetrabile che celava…
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Io… be’» rispose la Cooman, stringendosi addosso gli sCialli come per proteggersi e fissandolo con gli occhi enormi. «Io desideravo depositare… ah… certi… ehm… effetti personali nella Stanza…» E borbottò qualcosa a proposito di ‘perfide accuse’.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Capisco» fece Harry, guardando le bottiglie di sherry sul pavimento. «Ma non è riusCita a entrare e a nasconderli?»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Lo trovò assai strano; la Stanza si era aperta per lui quando aveva voluto nascondere il libro del PrinCipe Mezzosangue.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Oh, sì che sono entrata» rispose la Cooman, guardando acCigliata la parete. «Ma dentro c’era già qualcuno».
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «L’Occhio Interiore»ribatté la Cooman con dignità, riassestandosi gli sCialli e i molti fili di collane, «era concentrato su faccende ben lungi dai banali mondi di voCi schiamazzanti».
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Il Preside ha dichiarato che gradirebbe meno visite da parte mia» rispose, gelida. «Non sono tipo da imporre la mia presenza a chi non l’apprezza. Se Silente deCide di ignorare gli avvertimenti delle carte…»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Ed estrasse con gesto teatrale una carta da sotto gli sCialli.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «… la Torre» sussurrò. «Calamità. Disastro. E sempre più viCino…»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Io sto andando da lui adesso» proseguì Harry. «Ho un appuntamento. Potremmo andarCi insieme».
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Forse il cavallo ha sentito dire che non ho ereditato il dono della mia bis-bisnonna. Da anni persone gelose mettono in Circolazione simili voCi. E lo sai che cosa dico io a questa gente, Harry? Silente mi avrebbe permesso di insegnare in questa scuola così importante, mi avrebbe concesso tanta fiduCia in tutti questi armi, se non gli avessi dimostrato il mio valore?»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Ricordo bene il primo incontro con Silente» continuò la Cooman con voce gutturale. «Rimase molto colpito, è naturale, molto colpito… Alloggiavo alla Testa di Porco, che non consiglio, fra parentesi — certe pulCi, caro ragazzo — ma avevo poco denaro. Silente mi fece la cortesia di venirmi a trovare nella mia stanza alla locanda. Mi interrogò… devo confessare che all’inizio credetti che fosse maldisposto nei confronti della Divinazione… e ricordo che mi sentivo un po’ strana, non avevo mangiato granché, quel giorno… Ma poi…»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Sì, si sentì un rumore fuori dalla porta, che si spalancò, e c’era quel rozzo oste con Piton, che CianCiava di aver sbagliato strada, anche se io penso che fosse stato sorpreso a origliare… Sai, allora cercava lavoro anche lui, e senza alcun dubbio sperava di cogliere qualche dritta! Be’, dopodiché Silente parve molto più incline a offrirmi un lavoro, e io non potei non pensare, Harry, che fosse perché apprezzava il netto contrasto fra i miei modi modesti e il mio tranquillo talento rispetto all’insistenza di quell’uomo agitato, pronto a origliare dal buco della serratura… Harry, caro?»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Dall’aria preoccupata e spaventata della Cooman, Harry capì di essere pallidissimo. Era immobile, investito da ondate di orrore che, una dopo l’altra, cancellavano tutto tranne l’informazione che gli era stata taCiuta tanto a lungo…
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Lei resti qui» biasCicò Harry con la bocca intorpidita.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Corse avanti, voltò l’angolo e si ritrovò nel corridoio dove il gargoyle faceva la guardia. Harry gli gridò la parola d’ordine e corse su per la scala a chiocCiola tre gradini alla volta. Non bussò alla porta di Silente, la martellò; e la voce calma rispose «Avanti» dopo che Harry si era già preCipitato nella stanza.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Fanny la Fenice si voltò, i luCidi occhi neri che riflettevano l’oro del tramonto oltre i vetri. Silente era in piedi alla finestra e guardava il parco, con un lungo mantello nero da viaggio tra le bracCia.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Rabbia e rancore lottarono contro sorpresa ed ecCitazione; per parecchi istanti Harry non riuscì a parlare.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Non so qual è con preCisione — anche se direi che possiamo escludere il serpente — ma credo che sia a molti chilometri da qui, in una caverna sulla costa che da lunghissimo tempo cerco di individuare: la caverna in cui Tom Riddle un giorno terrorizzò due bambini del suo orfanotrofio durante la gita annuale, ricordi?»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Vengo» esclamò Harry, quasi ancor prima che Silente finisse di parlare. Rabbioso com’era nei confronti di Piton, il suo desiderio di fare qualcosa di estremo e rischioso era aumentato di dieCi volte negli ultimi minuti. Glielo si doveva leggere in volto, perché Silente si allontanò dalla finestra e lo guardò più da viCino, con una ruga sottile tra le sopracCiglia d’argento.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Quella parola fu la sCintilla che incendiò la rabbia di Harry.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Adesso!» esclamò Harry, trattenendosi con enorme difficoltà dall’urlare. Poi, all’improvviso, non ce la fece più. «E LEI GLI HA PERMESSO DI INSEGNARE QUI E LUI HA DETTO A VOLDEMORT DI DARE LA CACCiA AI MIEI GENITORI!»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Col respiro affannato come se stesse lottando, Harry voltò le spalle a Silente, che non aveva ancora mosso un muscolo, e marCiò su e giù per lo studio, sfregandosi le nocche della mano e cercando di trattenersi dal rovesCiare oggetti. Voleva scatenare la sua collera contro Silente, ma voleva anche andare con lui a distruggere l’Horcrux; voleva dirgli che era un vecchio stupido per essersi fidato di Piton, ma aveva il terrore che Silente non lo portasse con sé, se non fosse riusCito a controllarsi…
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Smettere di camminare fu diffiCile quanto trattenersi dall’urlare. Harry si fermò, mordendosi un labbro, e guardò il volto segnato di Silente.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Per favore, lasCiami finire». Silente attese che Harry annuisse con un cenno asCiutto, poi riprese. «Il professor Piton ha commesso un terribile errore. Era ancora al servizio di Lord Voldemort la sera che sentì la prima metà della profezia. Naturalmente si affrettò a riferire al suo Padrone quanto aveva udito, perché la cosa riguardava Voldemort in prima persona. Ma non sapeva — non aveva alcun modo di sapere — a quale ragazzo Voldemort avrebbe dato la cacCia da allora in poi, o che i genitori che avrebbe ucCiso nella sua impresa assassina erano persone che conosceva, che erano tua madre e tuo padre…»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Silente non parlò per un attimo; sembrava che cercasse di prendere una deCisione. Infine rispose: «Ne sono sicuro. Ho piena fiduCia in Severus Piton».
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Stasera lei si allontana dalla scuola e scommetto che non ha nemmeno pensato che Piton e Malfoy potrebbero deCidere di…»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Di fare che cosa?»chiese Silente, le sopracCiglia inarcate. «Di che cosa li sospetti, di preCiso?»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Io… Hanno in mente qualcosa!» sbottò Harry, e le sue mani si chiusero a pugno. «La professoressa Cooman è appena stata nella Stanza delle Necessità per nascondere le sue bottiglie di sherry, e ha sentito Malfoy che schiamazzava e festeggiava! Sta cercando di aggiustare qualcosa di pericoloso, là dentro, e secondo me alla fine c’è riusCito e lei sta per lasCiare la scuola senza…»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Basta così» lo interruppe Silente. Lo disse in tono tranquillo, eppure Harry tacque all’istante; sapeva di aver varcato una linea invisibile. «Credi che abbia lasCiato una sola volta la scuola indifesa durante le mie assenze quest’anno? No. Questa sera, quando me ne andrò, verranno attivate altre protezioni. Ti prego di non insinuare che non prendo sul serio la sicurezza dei miei studenti, Harry».
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Harry si rimangiò la replica, timoroso di essersi spinto troppo in là, di essersi bruCiato la possibilità di accompagnare Silente, ma il Preside continuò: «Desideri venire con me stasera?»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Molto bene. Allora desidero che tu vada a prendere il tuo Mantello e ti trovi nella Sala d’Ingresso tra Cinque minuti».
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Silente si voltò per guardare fuori dalla finestra infuocata: il sole era un riverbero rosso rubino lungo l’orizzonte. Harry uscì rapido dall’uffiCio e discese la scala a chiocCiola. All’improvviso il suo cervello era stranamente sgombro. Sapeva che cosa fare.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Sto bene» rispose asCiutto Harry, e li oltrepassò di corsa. SfrecCiò su per le scale fino al dormitorio, dove spalancò il baule ed estrasse la Mappa del Malandrino e un paio di calzini appallottolati. Poi corse di nuovo in sala comune e con una sCivolata si fermò davanti a Ron e Hermione, che lo guardarono esterrefatti.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «… capite che cosa vuol dire?» concluse Harry, conCitato. «Silente non sarà qui stanotte, quindi Malfoy avrà un’ottima possibilità di tentare qualunque cosa abbia in mente. No, ascoltatemi!»sibilò rabbioso quando sia Ron che Hermione diedero segno di volerlo interrompere. «So che era Malfoy quello che festeggiava nella Stanza delle Necessità. Ecco…» Ficcò in mano a Hermione la Mappa del Malandrino. «Dovete sorvegliarlo, lui e anche Piton. Usate chiunque altro riusCiate a mettere insieme dell’ES. Hermione, quei galeoni a contatto funzionano ancora, giusto? Silente dice che ha imposto alla scuola una protezione supplementare, ma se Piton è coinvolto saprà di quale protezione si tratta, e come evitarla… però non si aspetterà che tutti voi stiate in guardia, no?»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Harry…» cominCiò Hermione, gli occhi dilatati dalla paura.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Ti serve quello che c’è dentro, è la Felix FeliCis. Dividetela tra voi e Ginny. Salutatela da parte mia. È meglio che vada, Silente mi sta aspettando…»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Io sarò con Silente» ribatté Harry. «Voglio essere sicuro che voi stiate bene… non fare quella facCia, Hermione, Ci vediamo più tardi…»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Silente lo aspettava accanto al portone di querCia. Si voltò quando Harry arrivò pattinando al gradino più alto, ansante, con una fitta nel fianco.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Per favore, indossa il Mantello» disse il Preside. Harry se lo gettò addosso e Silente aggiunse: «Molto bene. Andiamo?» E cominCiò a scendere gli scalini di pietra; il suo mantello da viaggio era quasi immobile nella ferma aria estiva. Harry si affrettò a seguirlo sotto il Mantello dell’Invisibilità, senza smettere di ansimare e sudare.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Che vado a bere qualcosa a Hogsmeade» rispose Silente in tono leggero. «Vado spesso da Rosmerta, oppure facCio visita alla Testa di Porco… o così pare. È un modo come un altro per coprire la mia vera destinazione».
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Discesero il viale nel crepuscolo che si addensava. L’aria era carica dell’aroma di erba calda, acqua di lago e fumo di legna proveniente dalla capanna di Hagrid. Era diffiCile credere che fossero diretti verso qualcosa di pericoloso o terrificante.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Professore» mormorò Harry quando apparvero i cancelli in fondo al viale, «Ci Materializzeremo?»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    UsCirono dai cancelli e imboccarono il viottolo per Hogsmeade, deserto e semibuio. L’oscurità calò in fretta e quando ebbero raggiunto High Street era quasi notte. Le luCi baluginavano dalle finestre sopra i negozi; dai Tre ManiCi di Scopa provenivano rauche grida.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Un minuto dopo voltavano l’angolo per entrare nella stradina laterale dove l’insegna della Testa di Porco Cigolava piano, anche se non c’era vento. A differenza dei Tre ManiCi di Scopa, il pub sembrava assolutamente vuoto.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Non sarà necessario entrare» mormorò Silente, guardandosi intorno. «Purché nessuno Ci veda partire… ora posa la mano sul mio bracCio, Harry. Senza stringere troppo, mi limiterò a guidarti. Al mio tre: uno… due… tre…»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Harry si voltò. Provò subito l’orribile sensazione di venire ficcato in un tubo di gomma; non riusCiva a respirare, si sentiva comprimere in modo quasi intollerabile, e poi, quando stava per soffocare, le bende invisibili parvero esplodere, e lui si ritrovò in una fredda oscurità, a respirare grandi boccate di fresca aria salmastra.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

   Harry sentiva odore di salsedine e udiva il rumore delle onde; una leggera brezza gelata gli scompigliava i capelli: guardò il mare illuminato dalla luna e il Cielo trapunto di stelle. Si trovava su un grosso scoglio di rocCia scura, con l’acqua che schiumava e ribolliva sotto di lui. Dietro si levava un’altissima scogliera: un preCipizio nero e informe da cui sembravano essersi staccati, in qualche era passata, enormi massi, come quello sul quale si trovavano Harry e Silente. Era uno spettacolo brullo e aspro; mare e rocCia privi del conforto di alberi o declivi erbosi o sabbia.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «È qui che hanno portato i bambini dell’orfanotrofio?» chiese Harry, che non riusCiva a immaginare un luogo meno piacevole per una gita.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Non proprio» rispose Silente. «C’è un villaggio a metà della scogliera, dietro di noi. Credo che gli orfani siano stati accompagnati là per godersi un po’ d’aria di mare e una vista sulle onde. No, devono essere stati solo Tom Riddle e le sue giovani vittime ad aver visitato questo luogo. Nessun Babbano avrebbe potuto raggiungere questa rocCia a meno di non essere uno scalatore straordinariamente abile, e le barche non riescono ad avviCinarsi alla scogliera; le acque sono troppo pericolose. Immagino che Riddle si sia calato giù; la magia sarà stata più utile delle funi. E ha portato con sé due bambini, probabilmente per il piacere di terrorizzarli. Penso che sia bastato il viaggio, non ti pare?»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Indicò a Harry il margine esterno del masso, dove una serie di rientranze frastagliate permetteva di raggiungere certe rocce semisommerse dall’acqua e più viCine alla scogliera. Era una discesa insidiosa e Silente, un po’ impedito dalla mano rattrappita, procedette con lentezza. Gli scogli erano sCivolosi. Fredde gocCioline salate schizzarono sul viso di Harry.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Lumos»disse Silente, raggiungendo il masso più viCino alla parete della scogliera. Mille macchioline di luce dorata sCintillarono sulla superfiCie scura dell’acqua poche deCine di centimetri più in basso, dove il mago si era accovacCiato; anche la nera parete di rocCia accanto a lui era illuminata.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Allora togliti il Mantello dell’Invisibilità — adesso non serve — e tuffiamoCi».
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    E con l’improvvisa agilità di un uomo molto più giovane, si lanCiò in mare e nuotò con un impeccabile stile a rana verso la fessura buia nella superfiCie rocCiosa, la bacchetta accesa tra i denti. Harry si sfilò il Mantello, se lo ficcò in tasca e lo seguì.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Poco dopo, la fenditura si aprì su una buia galleria di rocCia; Harry pensò che si sarebbe riempita d’acqua con l’alta marea. Le pareti sCivolose distavano meno di un metro l’una dall’altra e brillavano come catrame fresco al passaggio della bacchetta illuminata. Poco più avanti, la galleria piegò a sinistra, incuneandosi profondamente nella scogliera; Harry continuò a nuotare nella sCia di Silente, sfiorando la rocCia ruvida e bagnata con le dita intorpidite.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Poi Silente emerse dall’acqua davanti a lui, i capelli argentati e gli abiti scuri sCintillanti. Harry lo raggiunse: scoprì dei gradini che conducevano in una vasta caverna. Li salì a tentoni, con l’acqua che colava dai vestiti zuppi, e affiorò, scosso da brividi violenti, nell’aria immobile e gelata.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Ha conosCiuto la magia»rispose Silente con sempliCità.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Harry non riusCiva a capire se stava tremando per il gelo che lo penetrava fin nel midollo o per il sentore degli incantesimi. Silente continuava a guardarsi intorno, concentrato su cose che lui non riusCiva a vedere.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Questa è solo l’anticamera, l’ingresso» annunCiò poco dopo. «Dobbiamo entrare nella sala interna… Ora dovremo superare gli ostacoli di Lord Voldemort, invece di quelli creati dalla natura…»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Si avviCinò alla parete e la accarezzò con le dita annerite, mormorando parole in una strana lingua che Harry non capì. Due volte fece il giro della caverna, toccando la nuda rocCia, fermandosi ogni tanto, facendo scorrere le dita avanti e indietro su un punto in particolare, finché si bloccò, la mano aperta contro la parete.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Silente arretrò e puntò la bacchetta contro la rocCia. Per un attimo apparvero i contorni di un arco, di un bianco vivido, come se dietro la fessura Ci fosse una luce accecante.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «C’è ri-riusCito!» esclamò Harry battendo i denti, ma prima che le parole avessero abbandonato le sue labbra i contorni erano svaniti, lasCiando la rocCia nuda e solida come prima. Silente si voltò.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Perdonami, Harry, mi sono dimenticato» si scusò; gli puntò addosso la bacchetta e in un attimo gli abiti di Harry furono caldi e asCiutti come se fossero stati appesi davanti a un fuoco.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Grazie» rispose Harry, ma Silente era tornato a esaminare la compatta parete della caverna. Non tentò un’altra magia, ma rimase a fissare la rocCia con intensità, come se vi fosse scritto qualcosa di estremo interesse. Harry rimase immobile; non voleva disturbarlo.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Temo» spiegò Silente, infilando la mano sana nella veste ed estraendo un corto pugnale d’argento come quello che Harry usava per tritare gli ingredienti delle pozioni, «che Ci venga richiesto un pedaggio».
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «A volte tuttavia è inevitabile» osservò Silente. Alzò la manica della veste e scoprì l’avambracCio della mano ferita.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Professore!» protestò Harry, correndo verso Silente che già levava il pugnale. «Lo facCio io, io sono…»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Non sapeva che cosa voleva dire: più giovane, più sano? Ma Silente sorrise. Ci fu un lampo d’argento e uno schizzo scarlatto; la superfiCie della rocCia era macchiata da scure gocce sCintillanti.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Sei molto gentile, Harry» rispose Silente, passandosi sul bracCio la punta della bacchetta. Il profondo taglio si rimarginò all’istante, come le ferite di Malfoy guarite da Piton. «Ma il tuo sangue vale più del mio. Ah, pare che abbia funzionato, eh?»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Il vivido contorno bianco di un arco era ricomparso nella parete, e questa volta non sbiadì: la rocCia spruzzata di sangue scomparve, lasCiando un varco sull’oscurità più totale.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Ai loro occhi apparve un panorama sinistro: si trovavano sulle sponde di un lago nero così ampio che Harry non riusCiva a distinguere la riva opposta, in una caverna così grande che anche il soffitto si perdeva nel buio. Una nebulosa luce verdastra brillava lontana in quello che poteva essere il centro del lago, riflettendosi nell’acqua immobile: insieme alla luce delle bacchette era la sola cosa che interrompeva l’altrimenti vellutata oscurità, senza comunque penetrarla quanto Harry si sarebbe aspettato. Il buio era in qualche modo più denso del normale.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Camminiamo» sussurrò Silente. «Fai molta attenzione a non mettere piede nell’acqua. Stammi viCino».
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Si avviò sul bordo del lago e Harry lo seguì. I loro passi risuonavano sullo stretto orlo di rocCia. Camminarono e camminarono, ma lo scenario non mutò: da un lato, la ruvida parete della caverna; dall’altro, la sconfinata distesa di nero lisCio e vitreo, al centro della quale riluceva quel misterioso bagliore verdastro. Harry trovava il luogo e il silenzio opprimenti, snervanti.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Oh, sì»rispose Silente. «Sì, ne sono certo. La domanda è: come Ci arriviamo?»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Sì, potremmo» rispose Silente, fermandosi così di botto che Harry quasi gli sbatté contro. «Perché non Ci provi?»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Non se l’era aspettato, ma si schiarì la voce e declamò, la bacchetta levata: «AcCio Horcrux!»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Con un fragore simile a un’esplosione, qualcosa di molto grosso e pallido affiorò dall’acqua scura a pochi metri da loro; prima che Harry riusCisse a vedere che cos’era, era sparito di nuovo con un tonfo fragoroso che provocò cerchi ampi e profondi sulla superfiCie. Harry balzò indietro, spaventato, e urtò la parete; il suo cuore tuonava ancora quando si voltò verso Silente.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Harry tornò a guardare l’acqua. Il lago era di nuovo un luCido vetro nero; le onde erano sparite con una veloCità innaturale; il suo cuore però non aveva smesso di martellare.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Pensavo che qualcosa sarebbe successo se avessimo fatto un tentativo ovvio di impadronirCi dell’Horcrux. È stata una buonissima idea, Harry; di gran lunga il modo più semplice di scoprire cosa Ci troviamo di fronte».
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Harry non replicò. Pensava a mostri acquatiCi, serpenti giganti, demoni, kelpie e folletti…
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Aha» fece Silente, e si fermò di nuovo; questa volta Harry gli finì davvero addosso; per un momento vaCillò sull’orlo dell’acqua scura e la mano sana di Silente si strinse attorno al suo bracCio, trattenendolo. «Scusa, Harry, avrei dovuto avvertirti. Appoggiati alla parete, per favore; forse ho trovato».
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Oho» esclamò allegro qualche istante più tardi. Chiuse la mano e si avviCinò all’acqua. Harry osservò con una certa ansia la punta delle scarpe del Preside sfiorare il limite estremo della riva. Tenendo la destra stretta in alto, Silente levò la bacchetta con la sinistra e si toccò il pugno.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Una spessa catena verde, di rame, apparve dal nulla, un’estremità sprofondata negli abissi, un’altra stretta nella mano di Silente. Lui la colpì, e quella gli scorse tra le dita come un serpente; quindi si arrotolò a terra con un tintinnio che echeggiò fragoroso contro le pareti di rocCia, tirandosi dietro qualcosa dal fondo dell’acqua nera. Harry trattenne il respiro mentre la prua spettrale di una minuscola barca infrangeva la superfiCie, con un baluginio verde come la catena, e sCivolava verso di loro senza quasi increspare l’acqua.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «La magia lasCia sempre tracce» rispose Silente, mentre la barca urtava morbida contro la riva. «A volte molto evidenti. Io sono stato l’insegnante di Tom Riddle. Conosco il suo stile».
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Oh, sì, credo di sì. Voldemort aveva bisogno di creare un mezzo per attraversare il lago senza susCitare l’ira delle creature che vi aveva collocato, nel caso avesse voluto vedere o portar via il suo Horcrux».
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Quindi le cose là dentro non Ci faranno nulla se attraversiamo il lago con la barca di Voldemort?»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Temo che prima o poi capiranno comunque che non siamo lui. Finora, tuttavia, siamo stati bravi. Ci hanno permesso di recuperare la barca».
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Ma perché?» chiese Harry, che non riusCiva a non pensare a tentacoli che sorgevano dalle acque nel momento stesso in cui la riva fosse sparita alle loro spalle.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Voldemort doveva essere abbastanza sicuro che solo un grandissimo mago sarebbe riusCito a trovare la barca» spiegò Silente. «Deve aver sfidato quella che secondo lui era un’infima probabilità che qualcun altro la trovasse, sapendo di aver disposto altri ostacoli più avanti che solo lui sarebbe stato in grado di superare. Vedremo se ha ragione».
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Non sembra fatta per due persone. Ci reggerà tutti e due? Non saremo troppo pesanti insieme?»
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    Queste parole non aiutarono a sollevare il morale di Harry; forse Silente lo capì, perché aggiunse: «Errore di Voldemort, Harry, errore di Voldemort… l’adulto è sCiocco e immemore quando sottovaluta la giovinezza… questa volta vai prima tu, e attento a non toccare l’acqua».
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Harry salì cauto sulla barca. Poi entrò anche Silente, arrotolando la catena sul fondo. Stavano davvero molto strettì; Harry non era seduto, ma rannicchiato, con le ginocchia che sporgevano dalla bassa fiancata. La barca si mosse subito senza il loro aiuto, come se una fune invisibile li tirasse verso la luce al centro. Non si udiva alcun rumore, a parte il frusCio setoso della prua che fendeva l’acqua. Ben presto non riusCirono più a vedere le pareti della caverna; avrebbero potuto trovarsi in mare, se non fosse stato per l’assenza di onde.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Harry guardò in basso e vide il riflesso della sua bacchetta sulla distesa nera. La barca scavava increspature profonde nella superfiCie vitrea, solchi nello specchio oscuro…
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Ma Harry sapeva la nsposta prima che Silente potesse dargliela; la luce della bacchetta aveva illuminato un nuovo tratto d’acqua, mostrandogli un uomo morto disteso a facCia in su appena sotto la superfiCie, gli occhi aperti velati come da ragnatele, capelli e abiti vorticanti come fumo attorno a lui.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Qui dentro Ci sono dei cadaveri!» esclamò Harry, e la sua voce suonò molto più acuta del solito, quasi irriconosCibile.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Harry non rispose, ma trovava terribile l’idea che Ci fossero cadaveri galleggianti attorno e sotto a loro, e non era nemmeno convinto che non fossero pericolosi.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Sì» annuì Silente. «Sono sicuro che quando avremo preso l’Horcrux saranno meno paCifiCi. Tuttavia, come molte creature che vivono al freddo e al buio, temono la luce e il calore, che di conseguenza chiameremo in nostro aiuto se dovesse essercene bisogno. Il fuoco, Harry» aggiunse con un sorriso in risposta all’espressione sconvolta di Harry.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Oh… ecco…» disse in fretta Harry. Si girò per guardare la luce verdastra verso cui la barca procedeva inesorabile. Ormai non poteva fingere di non aver paura. L’enorme lago nero, pullulante di morti… sembrava che fossero passate ore e ore da quando aveva incontrato la professoressa Cooman, aveva dato a Ron e a Hermione la Felix FeliCis… All’improvviso rimpianse di non averli salutati meglio… e non aveva nemmeno visto Ginny…
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Ci siamo quasi» annunCiò Silente, allegro.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    E in effetti la luce verdastra parve ingrandirsi, e pochi minuti dopo la barca si fermò, cozzando dolcemente contro qualcosa che Harry non vide subito; ma quando alzò la bacchetta accesa, si accorse che avevano raggiunto un’isolotto di rocCia lisCia al centro del lago.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    L’isola non era più grande del suo uffiCio: una distesa di piatta rocCia scura sulla quale si trovava soltanto la fonte della luce verdognola, che da viCino era molto più brillante. Harry la scrutò a occhi socchiusi; all’inizio pensò a una sorta di lampada, ma poi si accorse che la luce proveniva da un baCile di pietra simile al Pensatoio, posto in Cima a un piedistallo.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Silente si avviCinò al baCile e Harry lo seguì. Fianco a fianco, guardarono dentro. Il baCile era pieno di un liquido smeraldino da cui emanava il bagliore fosforescente.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Rimboccò la manica della mano annerita e tese le dita bruCiate verso la superfiCie della pozione.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Non posso». Silente sorrise appena. «Visto? Non riesco ad avviCinarmi più di così. Prova tu».
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Con lo sguardo fisso, Harry immerse la mano nel baCile e cercò di toccare la pozione: una barriera invisibile, che sembrava fatta di aria solida, gli impedì di avviCinarsi anche solo di un centimetro.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Levò la bacchetta e fece complicati movimenti sulla superfiCie della pozione, mormorando parole senza suono. Non accadde nulla, a parte forse il fatto che la superfiCie brillò un po’ di più. Harry rimase in silenzio mentre Silente era all’opera, ma dopo un po’ questi ritrasse la bacchetta e Harry capì che poteva parlare di nuovo.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Oh, sì». Silente scrutò il contenuto del baCile più da viCino. Harry ne vide il volto riflesso alla rovesCia sulla lisCia superfiCie verde. «Ma come raggiungerlo? Questa pozione non può essere penetrata da una mano, Svanita, separata, raccolta o risucchiata, e non può essere nemmeno Trasfigurata, Incantata o comunque indotta a mutare la sua natura».
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Sì, credo di sì: solo bevendola posso vuotare il baCile e vedere che cosa c’è sul fondo».
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Ma se… se la ucCiderà?»
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    «Ne dubito» rispose Silente, tranquillo. «Lord Voldemort non può voler ucCidere la persona che riesca a raggiungere quest’isola».
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Harry non riusCiva a crederCi. Era un’altra manifestazione dell’insano accanimento di Silente nel voler vedere il buono in chiunque?
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Scusa, Harry, intendevo che non può volerla ucCidere subito» si corresse Silente. «Vorrà mantenerla in vita abbastanza a lungo da scoprire come sia riusCita a superare le sue difese e, cosa più importante di tutte, perché sia tanto deCisa a vuotare il baCile. Non dimenticare che Lord Voldemort è convinto di essere il solo a sapere dei propri Horcrux».
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Harry fece per parlare di nuovo, ma questa volta Silente alzò la mano per farlo tacere, osservando acCigliato il liquido smeraldino.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    I loro sguardi s’incontrarono sopra il baCile, i due volti pallidi accesi da quella strana luce verde. Harry non parlò. Era venuto per questo, per far inghiottire a Silente una pozione che avrebbe potuto provocargli un dolore insopportabile?
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Harry esitò, guardando gli occhi azzurri che erano diventati verdi alla luce del baCile.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Bene, allora» concluse Silente, rimboccandosi le maniche e levando il calice vuoto, «conosCi i miei ordini».
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Prima che Harry potesse aggiungere altro, Silente immerse il calice di cristallo nella pozione. Per un breve istante Harry sperò che nemmeno il calice riusCisse a toccarla, ma il cristallo affondò nella superfiCie come nient’altro era riusCito a fare; quando il bicchiere fu colmo fino all’orlo, Silente lo portò alla bocca.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    E lo vuotò. Harry rimase a guardare, terrorizzato, le mani aggrappate al bordo del baCile in una stretta così serrata che la punta delle dita divenne insensibile.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Professore» proruppe, angosCiato, mentre Silente abbassava il bicchiere vuoto. «Come sta?»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Silente scosse il capo, a occhi chiusi. Harry si chiese se provava dolore. Silente tuffò di nuovo il calice alla Cieca nel liquido, lo riempì e bevve.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    In silenzio, bevve tre bicchieri colmi di pozione. Poi, a metà del quarto, barcollò e cadde in avanti, contro il baCile. Aveva ancora gli occhi chiusi, il respiro affannoso.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Silente non rispose. Il suo volto si contorceva come se fosse addormentato ma in balia di un sogno orribile. La presa sul calice si stava allentando; la pozione stava per rovesCiarsi. Harry si fece avanti e afferrò la coppa di cristallo, per raddrizzarla.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «No…» gemette il mago, mentre Harry immergeva il calice nel baCile e lo riempiva un’altra volta. «Non voglio… non voglio… LasCiami…»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Va tutto bene, professore, va tutto bene!» gridò Harry. Le mani gli tremavano così forte che riuscì a stento a riempire il sesto calice di pozione; il baCile era vuoto per metà. «Non le sta succedendo niente, è al sicuro, tutto questo non è reale, giuro che non è reale… Prenda, ora, prenda…»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Silente si rannicchiò come se invisibili torturatori lo Circondassero; agitando la mano fece quasi cadere il calice colmo dalle dita tremanti di Harry e intanto gemeva: «Non far del male a loro, ti prego, ti prego, è colpa mia, fai male a me, invece…»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Harry raccolse un deCimo calice di pozione e sentì il cristallo grattare il fondo di pietra.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Ci siamo quasi, professore. Beva questo, lo beva…»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Sostenne Silente, che bevve. Poi Harry si rialzò in piedi a riempire il calice, e Silente cominCiò a gridare, più straziato che mai: «Voglio morire! Voglio morire! Fallo smettere, fallo smettere, voglio morire!»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Silente bevve, e non aveva ancora finito che urlò: «UCCiDIMI!»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Questo… questo la ucCiderà!» ansimò Harry. «Beva solo questo… e sarà finita… tutto finito!»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Silente vuotò il calice fino all’ultima gocCia e poi, con un enorme sospiro rantolante, cadde in avanti.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «No!» urlò Harry, che si era alzato per riempire il calice; invece lo lasCiò cadere nel baCile, si gettò a terra accanto a Silente e lo rivoltò sulla schiena. Silente aveva gli occhiali storti, la bocca spalancata, gli occhi chiusi. «No» supplicò Harry, scuotendolo, «no, lei non è morto, aveva detto che non era veleno, si svegli, si svegli… Reinnerva!»gridò, con la bacchetta puntata verso il petto di Silente; Ci fu un lampo di luce rossa ma non accadde nulla. «Reinnerva… Signore… la prego…»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Balzò in piedi e afferrò il calice che aveva lasCiato cadere nel baCile; quasi non notò il medaglione d’oro sul fondo.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Il calice si riempì di acqua limpida; Harry cadde in ginocchio accanto a Silente, gli sorresse la testa e gli avviCinò il bicchiere alle labbra… ma era vuoto. Silente gemette e prese ad ansimare.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Ma io avevo… Aspetti… Aguamenti!»ripeté Harry, puntando la bacchetta sul calice. Per un secondo l’acqua trasparente brillò nel bicchiere, ma quando lo avviCinò alla bocca di Silente svanì di nuovo.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Signore, Ci sto provando, Ci sto provando!» gridò disperato, ma Silente non poteva sentirlo; era disteso su un fianco e rantolava come in agonia. «Aguamenti… Aguamenti… AGUAMENTI!»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Si gettò sul bordo della rocCia e affondò il calice nel lago, ritirandolo pieno di acqua gelida che non svanì.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Signore… ecco!» urlò, e lanCiandosi in avanti versò goffamente l’acqua sul volto di Silente.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Non poté fare di meglio, perché il tocco gelido sul bracCio non era quello dell’acqua. Una sCivolosa mano bianca l’aveva afferrato per un polso; una creatura lo stava trasCinando lentamente indietro. La superfiCie del lago non era più lisCia come uno specchio; ribolliva, e ovunque Harry guardasse, teste e mani bianche affioravano dall’acqua scura, uomini e donne e bambini con occhi sprofondati e Ciechi avanzavano verso la rocCia: un eserCito di morti che emergeva dal nero lago.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Petrificus Totalus!»urlò Harry, cercando di aggrapparsi alla lisCia pietra bagnata e puntando la bacchetta contro l’Inferius che lo aveva afferrato: quello lo lasCiò andare e ricadde nell’acqua con un tonfo. Harry si rialzò; ma molti altri Inferi già si arrampicavano sulla rocCia, le mani ossute artigliate alla superfiCie sCivolosa, gli occhi vacui e orlati di ghiacCio fissi su di lui, trasCinando stracCi grondanti d’acqua, le facce scavate aperte in orribili ghigni.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Petrificus Totalus!»urlò di nuovo Harry, arretrando e agitando la bacchetta; sei o sette si afflosCiarono, ma molti altri continuavano ad avanzare. «Impedimenta! Incarceramus!»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Alcuni inCiamparono, uno o due legati da corde, ma quelli che salivano sulla rocCia alle loro spalle scavalcavano i corpi morti o li calpestavano. SCiabolando senza sosta la bacchetta, Harry gridò: «Sectumsempra! SECTUMSEMPRA!»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Ma anche se apparvero delle ferite nei loro stracCi inzuppati e sulla pelle gelata, non avevano sangue da versare: continuavano a marCiare, inesorabili, le mani raggrinzite tese verso di lui; Harry arretrò ancora e sentì bracCia stringerlo da dietro, sottili bracCia prive di muscoli e fredde come la morte; i suoi piedi si staccarono dal suolo, gli Inferi lo sollevarono e cominCiarono a trasportarlo, lenti e deCisi, verso l’acqua, e lui capì che non c’era scampo, che sarebbe annegato per diventare un altro morto a guardia di un frammento dell’anima di Voldemort…
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Ma poi nel buio esplose il fuoco: rosso e oro, un anello di fuoco che Circondò la rocCia, e gli Inferi che stringevano Harry inCiamparono e barcollarono, senza osare attraversare le fiamme per raggiungere l’acqua. LasCiarono andare Harry, che urtò il suolo, sCivolò sulla rocCia e cadde, sbucCiandosi le bracCia, ma si tirò su vaCillando, alzò la bacchetta e si guardò intorno.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Silente era di nuovo in piedi, pallido come un Inferius, ma molto più alto, col fuoco che gli danzava negli occhi; la sua bacchetta era levata come una torCia e dalla punta scaturivano come un enorme lazo le fiamme che li abbracCiavano col loro calore.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Silente raccolse il medaglione dal fondo del baCile di pietra e lo ripose dentro la veste, poi fece segno a Harry di mettersi al suo fianco. Impazziti dal terrore per le fiamme, gli Inferi parvero non accorgersi che la loro preda stava fuggendo. Silente guidò Harry alla barca: e l’anello di fuoco si muoveva con loro, attorno a loro, e gli Inferi confusi li accompagnarono fino al limitare dell’acqua, dove sCivolarono grati nei loro oscuri abissi.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Tremando da capo a piedi, Harry pensò per un attimo che Silente non fosse in grado di salire sulla barca. Il mago barcollò, tutti i suoi sforzi parevano concentrati nel mantenere attorno a loro l’anello di fiamme. Harry lo sorresse e lo aiutò a sedersi. Appena furono dentro, la barca si mosse a ritroso sull’acqua nera, lontano dalla rocCia ancora Circondata dal fuoco; gli Inferi non sembravano avere il coraggio di riaffiorare.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Toccarono terra con un lieve urto e Harry balzò fuori, poi si voltò rapido per aiutare Silente. Non appena ebbe raggiunto la riva, Silente abbassò la bacchetta; l’anello di fuoco sparì, ma gli Inferi non riemersero. La barca affondò di nuovo negli abissi; sbatacchiando e tintinnando, anche la catena sCivolò nel lago. Silente trasse un gran sospiro e si appoggiò alla parete.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Non si preoccupi, signore»rispose subito Harry, in ansia per il suo estremo pallore e la sua aria sfinita. «Non si preoccupi, farò in modo di riportarCi indietro… Si appoggi a me, signore…»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    E passatosi il bracCio sano di Silente attorno alle spalle, Harry guidò il vecchio mago, sostenendone il peso, lungo la riva.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «La protezione era… dopotutto… ben congegnata» bisbigliò Silente. «Una persona sola non Ci sarebbe riusCita… Sei stato bravo, molto bravo, Harry…»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Adesso non parli» replicò Harry, angosCiato da come Silente farfugliava, da come trasCinava i suoi passi, «risparmi le forze, signore… Presto saremo lontani da qui…»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Non serve, mi sono tagliato sulla rocCia» ribatté Harry deCiso. «Mi dica solo dove…»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Harry passò l’avambracCio graffiato sopra la pietra: ottenuto il suo tributo di sangue, l’arco si riaprì all’istante. Attraversarono la caverna più esterna e Harry aiutò Silente a tornare dentro la gelida acqua di mare che riempiva la fenditura nella scogliera.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Andrà tutto bene, signore» ripeté ancora e ancora, più preoccupato dal mutismo di Silente di quanto lo fosse stato dalla sua voce indebolita. «Ci siamo quasi… Posso farCi Materializzare tutti e due… non si preoccupi…»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

   Di nuovo sotto il Cielo stellato, Harry trasCinò Silente sulla Cima del masso più viCino e poi lo rimise in piedi. Zuppo e tremante sotto il peso del vecchio mago, si concentrò sulla propria destinazione: Hogsmeade. Chiuse gli occhi, strinse il bracCio di Silente più forte possibile e sCivolò nella solita orribile compressione.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Seppe che aveva funzionato ancora prima di riaprire gli occhi: l’odore di salsedine e il vento di mare erano svaniti. Lui e Silente rabbrividivano nel cuore di una buia High Street a Hogsmeade. Per un terribile istante, Harry immaginò altri Inferi che strisCiavano verso di lui dai negozi, ma batté le palpebre e vide che tutto era immobile, l’oscurità era totale, a parte qualche lampione e qualche finestra accesa al primo piano.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Silente si appoggiò a lui barcollando. Harry credette per un attimo che fosse colpa della sua maldestra Materializzazione; poi lo guardò in facCia, più pallido e bagnato che mai, alla luce vaga di un lampione lontano.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Sono stato meglio di così» mormorò Silente, ma gli angoli della bocca si arricCiarono. «Quella pozione… non era una tisana della salute…»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    E con orrore di Harry, si afflosCiò a terra.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Si guardò intorno, disperato, ma non si vedeva nessuno; riuscì a pensare solo che doveva portare Silente in fretta in infermeria.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «D’accordo, allora, Piton… ma dovrò lasCiarla qui per un momento, in modo da riusCire a…»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Ma prima che potesse muoversi sentì un rapido rumore di passi. Il suo cuore sussultò: qualcuno aveva visto, qualcuno sapeva che avevano bisogno di aiuto… Guardandosi intorno scorse Madama Rosmerta che si affrettava verso di loro lungo la via buia, con soffiCi Ciabattine dai tacchi alti ai piedi, avvolta in una vestaglia di seta ricamata a draghi.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Vi ho visto Materializzarvi mentre tiravo le tende! Grazie al Cielo, grazie al Cielo, non riusCivo a pensare a cosa… ma che cos’ha Albus?»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Sta male» spiegò Harry. «Madama Rosmerta, può entrare ai Tre ManiCi di Scopa mentre io vado a scuola a cercare aiuto?»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Non puoi andare lassù da solo! Non capisCi… non hai visto…?»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Se mi aiuta» proseguì Harry, senza darle retta, «riusCiremo a portarlo dentro…»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    E indicò il Cielo su Hogwarts. Il terrore s’impadronì di Harry… Si voltò a guardare.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Sospeso nel buio sopra la scuola c’era il vivido teschio verde con la lingua di serpe, il marchio lasCiato dai Mangiamorte tutte le volte che entravano in un edifiCio… tutte le volte che ucCidevano…
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Dev’essere stato pochi minuti fa, non c’era quando ho fatto usCire il gatto, ma quando sono andata di sopra…»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «AcCio scope di Rosmerta».
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Rosmerta, per favore, manda un messaggio al Ministero» continuò Silente, montando sulla scopa più viCina. «Può darsi che nessuno a Hogwarts si sia ancora accorto che qualcosa non va… Harry, mettiti il Mantello dell’Invisibilità».
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Harry si sfilò di tasca il Mantello e se lo gettò addosso prima di inforcare la sua scopa; Madama Rosmerta stava già caracollando verso il pub quando Harry e Silente decollarono. Durante il volo verso il castello, Harry tenne d’occhio Silente, pronto ad afferrarlo nel caso cadesse, ma la vista del Marchio Nero pareva averlo rinvigorito; era chino sulla scopa, lo sguardo puntato avanti, i lunghi capelli e la barba argentei fluttuanti nell’aria della notte. Anche Harry guardò: vide il teschio, e la paura si gonfiò dentro di lui come una bolla velenosa, premendogli i polmoni, scacCiandogli dalla mente ogni altra pena…
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Quanto erano stati via? La fortuna di Ron, Hermione e Ginny era ormai esaurita? Il Marchio era per uno di loro, o per Neville, o Luna, o un altro membro dell’ES? E in tal caso… era stato lui a dar l’ordine di pattugliare i corridoi, a chiedere che lasCiassero il rifugio sicuro dei loro letti… Sarebbe stato ancora una volta responsabile della morte di un amico?
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Mentre volavano sopra il buio viottolo serpeggiante che avevano percorso prima, Harry udì, oltre il sibilo dell’aria notturna nelle orecchie, Silente che borbottava di nuovo in una lingua sconosCiuta. Capì il perché quando, varcando i muri di Cinta per entrare nel parco, sentì fremere la propria scopa: Silente stava sCiogliendo gli incantesimi da lui stesso posti a difesa della scuola. Il Marchio Nero sCintillava proprio sopra la Torre di Astronomia, la più alta del castello. Significava che lassù era giunta la morte?
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    I bastioni erano deserti. La porta della scala a chiocCiola che scendeva all’interno era chiusa. Non c’era tracCia di lotta, di combattimento mortale, di un corpo.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Che cosa significa?» chiese Harry a Silente, alzando gli occhi verso il teschio verde con la lingua di serpe che sCintillava malvagio sopra di loro. «È il vero Marchio? Qualcuno è davvero stato… Professore?»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    La porta si spalancò e qualcuno ne uscì urlando: «Expelliarmus!»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Il corpo di Harry si irrigidì all’istante, e cadde all’indietro contro la parete della Torre, appoggiato come una statua instabile, incapace di muoversi o parlare. Non riusCiva a capire come fosse successo: l’Expelliarmus non era un Incantesimo Congelatore…
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Poi vide la bacchetta di Silente preCipitare nel vuoto oltre il bordo dei bastioni e capì… Silente l’aveva immobilizzato senza parlare, e l’istante necessario per eseguire l’incantesimo gli era costato la possibilità di difendersi.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «È la domanda che potrei fare io. O agisCi da solo?»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «No» rispose. «Ho dei rinforzi. Ci sono i Mangiamorte nella sua scuola, stanotte».
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Hanno incontrato alcuni della sua guardia. Stanno combattendo di sotto. Non Ci metteranno molto… Io sono venuto avanti. Io… ho un compito da svolgere».
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «E invece sì» rispose Silente in tono mite. «Hai quasi ucCiso Katie Bell e Ronald Weasley. È tutto l’anno che, con crescente disperazione, cerchi di ucCidermi. Perdonami, Draco, ma sono stati deboli tentativi… così deboli, in verità, che mi chiedo se tu Ci metta davvero tutto te stesso…»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Ma certo!» ribatté Malfoy con veemenza. «È tutto l’anno che Ci lavoro, e stanotte…»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Qualcuno sta proprio dando battaglia» commentò Silente affabile. «Ma stavi dicendo… sì, sei riusCito a far entrare i Mangiamorte nella mia scuola, cosa che, lo devo ammettere, ritenevo impossibile… Come hai fatto?»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Malfoy però non rispose: stava ancora cercando di ascoltare Ciò che accadeva di sotto e sembrava paralizzato quasi quanto Harry.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Forse ti conviene continuare la tua missione da solo» suggerì Silente. «E se i tuoi rinforzi sono stati fermati dalla mia guardia? Come avrai capito, stanotte Ci sono anche membri dell’Ordine della Fenice. E del resto non hai veramente bisogno di aiuto… Non ho la bacchetta, al momento… Non posso difendermi».
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Perché? Non credo che mi ucCiderai, Draco. UcCidere non è nemmeno lontanamente faCile come credono gli innocenti… Quindi dimmi, mentre aspettiamo i tuoi amiCi… come li hai fatti entrare? Sembra che Ci sia voluto molto tempo, a trovare un modo».
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «L’altro si trova da Magie Sinister» continuò Malfoy, «formano una speCie di passaggio. Montague mi ha detto che quando è rimasto chiuso in quello di Hogwarts era come intrappolato in una speCie di limbo. Non riusCiva a farsi sentire da nessuno, ma a volte ascoltava quello che succedeva a scuola, e altre volte quello che succedeva nel negozio, come se l’Armadio viaggiasse dall’una all’altro. Alla fine è riusCito a Materializzarsi e a venir fuori, anche se non aveva mai dato l’esame. Per poco non Ci lasCiava le penne. Hanno pensato tutti che fosse una bellissima storia, ma io sono stato l’unico a capire cosa significasse… nemmeno Sinister lo sapeva… l’unico a capire che si poteva raggiungere Hogwarts attraverso gli Armadi, se avessi aggiustato quello rotto».
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Molto bene» mormorò Silente. «Così i Mangiamorte passando da Magie Sinister sono riusCiti a entrare nella scuola per aiutarti… Un piano astuto, un piano molto astuto… E, come hai detto tu stesso, proprio sotto il mio naso…»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Ma Ci sono stati momenti» continuò Silente, «in cui non eri più sicuro di riusCire a riparare l’Armadio, vero? E sei ricorso a mezzucCi volgari e sconsiderati come mandarmi una collana maledetta che è finita nelle mani sbagliate… avvelenare un idromele che aveva pochissime probabilità di essere bevuto da me…»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Sì, be’, ma lei comunque non ha capito chi c’era dietro, no?» lo schernì Malfoy, mentre Silente sCivolava un po’ più giù lungo il muro, le gambe sempre più deboli, e Harry lottava invano, in silenzio, contro l’incantesimo che lo legava.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Dobbiamo rassegnarCi a dissentire su questo punto, Draco. Si dà il caso che io mi fidi del professor Piton…»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Be’, allora sta perdendo colpi!» sogghignò Malfoy. «Piton mi ha offerto aiuto… perché vuole tutta la gloria per sé… perché vuole parteCipare…’Che cosa stai combinando? Sei stato tu con la collana, è stato stupido, avrebbe potuto far saltare tutto quanto…’ Ma io non gli ho detto cosa facevo nella Stanza delle Necessità: domani si sveglierà e sarà tutto finito e non sarà più il prediletto del Signore Oscuro, non sarà nulla in confronto a me, nulla!»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Di sotto si levò un altro urlo, più intenso. Malfoy si guardò di nuovo nervosamente alle spalle, poi tornò a fissare Silente, che riprese: «E così la povera Rosmerta è stata costretta ad appostarsi nel suo stesso bagno per passare quella collana alla prima studentessa di Hogwarts che fosse entrata da sola? E l’idromele avvelenato… Be’, naturalmente Rosmerta è riusCita ad avvelenarlo prima di mandare la bottiglia a Lumacorno, convinta che dovesse essere il mio regalo di Natale… Sì, perfetto… perfetto… il povero signor Gazza non ha pensato di dover controllare una bottiglia di Rosmerta… Dimmi, come facevi a comunicare con lei? Credevo che avessimo sotto controllo tutti i canali da e per la scuola».
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Non è il sistema usato l’anno scorso dal gruppo che si faceva chiamare EserCito di Silente?» chiese il Preside. La sua voce era leggera e amabile, ma Harry lo vide sCivolare un po’ più in basso lungo il muro.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Le importa che io dica ‘sporca Mezzosangue’ quando sto per ucCiderla?»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Sì» rispose Silente, e Harry lo vide sdrucCiolare appena nello sforzo di rimanere in piedi. «Ma quanto a ucCidermi, Draco, stai lasCiando passare molti lunghi minuti. Siamo soli. Sono indifeso oltre le tue più rosee previsioni, e non hai ancora agito…»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Ora, per tornare a stanotte» continuò Silente, «non capisco bene com’è andata… Sapevi che avevo lasCiato la scuola? Ma certo» si rispose da solo, «Rosmerta mi ha visto andar via e ti ha informato con le tue ingegnose monete…»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Be’, ho bevuto qualcosa… e sono tornato… in un certo senso» borbottò Silente. «Così hai deCiso di tendermi una trappola?»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Abbiamo deCiso di mettere il Marchio Nero sopra la Torre e di costringerla a tornare subito per scoprire chi era stato ucCiso» ribatté Malfoy. «E ha funzionato!»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Si udì un’esplosione, poi urla, più alte che mai; sembrava che la battaglia infuriasse sulla scala a chiocCiola lì sotto, e il cuore di Harry tuonò inascoltato nel suo petto invisibile… Qualcuno era morto… Malfoy ne aveva scavalcato il corpo… ma chi?
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Le mie alternative!» gridò Malfoy. «Sono qui con una bacchetta… sto per ucCiderla…»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Mio caro ragazzo, smettiamo di prenderCi in giro. Se fossi in grado di ucCidermi, l’avresti fatto subito dopo avermi Disarmato, non ti saresti fermato a fare questa piacevole chiacchierata».
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Io non ho alternative!» esclamò Malfoy, all’improvviso bianco come Silente. «Devo farlo! Lui mi ucCiderà! UcCiderà tutta la mia famiglia!»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Mi rendo conto della gravità della tua posizione» convenne Silente. «Perché credi che non ti abbia affrontato prima d’ora se no? Perché sapevo che saresti stato ucCiso se Lord Voldemort avesse compreso che sospettavo di te».
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Malfoy sussultò sentendo pronunCiare quel nome.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Non può, invece» ribatté Malfoy. Ormai la sua bacchetta tremava incontrollabilmente. «Nessuno può aiutarmi. Mi ha detto che se non lo facCio mi ucCiderà. Non ho scelta».
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Ma all’improvviso dei passi rimbombarono per le scale e un attimo dopo Malfoy fu spinto da parte. Quattro persone vestite di nero si preCipitarono fuori, sui bastioni. Sempre paralizzato, gli occhi fissi, senza poter battere Ciglio, Harry vide terrorizzato quattro sconosCiuti; a quanto pareva i Mangiamorte avevano vinto la battaglia di sotto.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Fallo» ringhiò lo sconosCiuto più viCino a Harry, un omone dalle gambe lunghe con grigi capelli arruffati e le basette; era a disagio nella stretta veste nera da Mangiamorte. Aveva una voce come Harry non ne aveva mai udite: una sorta di abbaiare rasposo. Emanava un forte odore misto di polvere, sudore e, inconfondibile, sangue. Le mani sudiCie avevano lunghe unghie giallastre.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Però sai quanto mi piacCiono i ragazzi, Silente».
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Be’, non posso fingere che non mi disgusti. E sì, mi sconcerta un po’ che il nostro Draco abbia portato proprio te nella scuola dove vivono i suoi amiCi…»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Non mi perderei una gita a Hogwarts per nulla al mondo, Silente» latrò Greyback con la sua voce aspra. «Non quando Ci sono gole da lacerare… buonissime…»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «No» intervenne il quarto Mangiamorte in tono secco. Aveva una facCia greve e volgare. «Abbiamo ricevuto degli ordini. Deve farlo Draco. Ora, Draco, sbrigati».
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Malfoy era meno risoluto che mai. Fissò terrorizzato Silente, che era ancora più pallido e molto più basso del solito, poiché era sCivolato di un bel tratto lungo la parete del bastione.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Che vuol dire, eh, che vuol dire?» urlò il Mangiamorte, a un tratto violento. «Sempre lo stesso, eh, Silly, parli parli e non fai niente, niente, non so nemmeno perché il Signore Oscuro si prende la briga di ucCiderti! Avanti, Draco, fallo!»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Ma in quel momento dal basso salirono nuovi scalpicCii e una voce gridò: «Hanno bloccato le scale… Reducto! REDUCTO!»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    A Harry balzò il cuore in petto: allora quei quattro non avevano annientato ogni resistenza, si erano solo aperti un varco nella battaglia per raggiungere la Cima della Torre, ed evidentemente avevano creato una barriera dietro di sé…
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Ora, Draco, presto!» ripeté rabbioso l’uomo dalla facCia volgare.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Ma la mano di Malfoy tremava tanto che riuscì a stento a prendere la mira.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Ho detto no!» gridò l’uomo; Ci fu un lampo di luce e il lupo mannaro fu scaraventato lontano; urtò contro i bastioni e barcollò, furente. Il cuore di Harry martellava così forte che pareva impossibile che nessuno lo sentisse, imprigionato nell’incantesimo di Silente… Se solo fosse riusCito a muoversi, avrebbe potuto scagliare una maledizione da sotto il Mantello…
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Draco, fallo o spostati. Uno di noi…» strillò la donna, ma in quel preCiso istante la porta si spalancò ancora una volta e apparve Piton, la bacchetta in pugno. Guardò la scena, da Silente accasCiato contro il muro ai quattro Mangiamorte, a Malfoy.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Ma qualcun altro aveva pronunCiato il nome di Piton, con dolcezza.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Piton scrutò per un attimo Silente, e inCisi nei suoi duri lineamenti c’erano disgusto e odio.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Uno zampillo di luce verde schizzò dalla punta della bacchetta di Piton e colpì Silente in pieno petto. L’urlo di orrore non uscì mai dalla bocca di Harry; silenzioso e immobile, fu costretto a guardare Silente scagliato in aria: per un istante parve restare sospeso sotto il teschio lucente, e poi cadde lentamente all’indietro, oltre le merlature, come un’enorme bambola di pezza, e scomparve.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Afferrò Malfoy per il colletto e lo spinse oltre la porta, davanti agli altri; Greyback e i due fratelli tarchiati li seguirono, gli ultimi due ansanti di ecCitazione. Harry si rese conto che riusCiva di nuovo a muoversi; Ciò che ora lo teneva paralizzato contro la parete non era magia, ma orrore e raccapricCio. Scagliò da parte il Mantello dell’Invisibilità nello stesso momento in cui il Mangiamorte dalla facCia volgare, l’ultimo a lasCiare la Cima della Torre, spariva oltre la porta.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Superò con un balzo gli ultimi dieCi scalini e si fermò, la bacchetta alzata. Il corridoio illuminato fiocamente era pieno di polvere; metà del soffitto sembrava essere crollata e davanti a lui impazzava una battaglia ma, mentre cercava di capire chi combatteva contro chi, udì l’odiata voce gridare «È finita, andiamo!» e vide Piton sparire dietro l’angolo in fondo al corridoio. Lui e Malfoy evidentemente si erano fatti strada incolumi nella battaglia. Harry si lanCiò dietro di loro, ma uno dei combattenti si allontanò dalla mischia e si scagliò su di lui: era il lupo mannaro, Greyback. Gli fu addosso prima che riusCisse ad alzare la bacchetta: Harry cadde all’indietro, sentendo i sudiCi capelli arruffati premergli sul volto, mentre il puzzo di sudore e sangue gli riempiva naso e bocca, l’avido fiato caldo sulla gola…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Harry sentì Greyback crollargli addosso; con uno sforzo immane lo spinse via da sé, e si chinò appena in tempo per evitare uno spruzzo di luce verde. Si gettò a capofitto nella mischia. I suoi piedi finirono su qualcosa di molle e sCivoloso, e barcollò: due corpi erano distesi a facCia in giù in una pozza di sangue. Non c’era tempo per indagare. Harry vide una massa di capelli rossi che danzava come una fiamma davanti a lui: Ginny stava scansando una dopo l’altra le fatture scagliate da Amycus, il Mangiamorte goffo, che ridacchiava: «CruCio… CruCio… Non puoi ballare per sempre, carina…»
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    La sua maledizione colpì in pieno petto Amycus, che squittì come un maiale: lo sollevò da terra e lo scagliò contro la parete opposta, dove cadde alle spalle di Ron, della professoressa McGranitt e di Lupin, Ciascuno impegnato contro un Mangiamorte. Più in là, Harry vide Tonks combattere contro un enorme mago biondo che scagliava anatemi ovunque: rimbalzavano sulle pareti, spaccavano la pietra, mandavano in frantumi la finestra più viCina…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «Harry, da dove sei spuntato?» gridò Ginny, ma non Ci fu tempo per risponderle. Harry abbassò la testa e scattò in avanti, evitando di un soffio un’esplosione sopra di lui che li investì di una pioggia di frammenti di pietra. Piton non doveva fuggire, doveva raggiungere Piton…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «Prendi quella!» urlò la professoressa McGranitt, e Harry scorse la Mangiamorte, Alecto, che sfrecCiava lungo il corridoio con le bracCia sopra la testa e il fratello alle calcagna. Harry si lanCiò all’inseguimento, ma il suo piede s’impigliò in qualcosa e un attimo dopo era steso sulle gambe di qualcuno: vide il pallido volto tondo di Neville, a terra.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Harry si rimise in piedi e si lanCiò lungo il corridoio, ignorando le esplosioni dietro di lui, i richiami degli altri, e il muto appello dei corpi a terra, la cui sorte gli era ancora ignota…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    SCivolò oltre l’angolo, le scarpe rese sdrucCiolevoli dal sangue; Piton aveva un vantaggio immenso… possibile che fosse già entrato nell’Armadio dentro la Stanza delle Necessità, o l’Ordine era riusCito a conquistarlo, impedendo ai Mangiamorte la ritirata da quella parte? Non udiva altro che i propri passi e il proprio cuore martellante, ma infine individuò un’impronta insanguinata, prova che almeno uno dei Mangiamorte era diretto verso la porta prinCipale… forse la Stanza delle Necessità era davvero bloccata…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Girò un altro angolo e una maledizione gli volò addosso: si tuffò dietro un’armatura che esplose. Vide i due fratelli Mangiamorte imboccare la scalinata di marmo e scagliò delle fatture, ma riuscì solo a colpire alcune streghe imparruccate in un ritratto sul pianerottolo, che scapparono strillando nei dipinti viCini. Balzò oltre l’armatura in pezzi e udì urlare ancora; altri nel castello sembravano essersi svegliati…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Si preCipitò verso una scorCiatoia, sperando di superare i due Mangiamorte in fuga e di avviCinarsi a Piton e Malfoy, che ormai dovevano aver raggiunto il parco; ricordandosi di saltare il gradino evanescente a metà della scala nascosta, attraversò un arazzo in fondo e uscì in un corridoio occupato da diversi Tassorosso sconvolti, in pigiama.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «Harry! Abbiamo sentito un rumore e qualcuno ha parlato del Marchio Nero…» cominCiò Ernie Macmillan.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «Fuori dai piedi!» urlò Harry, spingendo da un lato due ragazzi. SfrecCiò verso il pianerottolo e scese il resto della scalinata di marmo. Avevano fatto saltare il portone di querCia; c’erano macchie di sangue sulle lastre di pietra e parecchi studenti terrorizzati si schiacCiavano contro le pareti, uno o due ancora rannicchiati con le bracCia sulla testa; la clessidra gigante di Grifondoro era stata colpita da una maledizione e i rubini continuavano a cadere, con un fragoroso acCiottolio, sul pavimento di pietra…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Harry attraversò di corsa la Sala d’Ingresso e uscì nel parco buio; distinse appena tre figure che correvano sul prato, dirette ai cancelli oltre i quali avrebbero potuto Smaterializzarsi… a giudicare dal loro aspetto erano l’enorme Mangiamorte biondo e, un po’ più avanti, Piton e Malfoy…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    La fredda aria notturna lacerò i polmoni di Harry che si slanCiò verso i tre. In lontananza un lampo di luce delineò per un attimo la sagoma della sua preda; non sapeva che cosa l’avesse provocato ma continuò a correre, non era ancora abbastanza viCino da poter prendere bene la mira per una maledizione…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Un altro lampo, urla, fiotti di luce, e Harry capì: Hagrid era sbucato dalla sua capanna e stava cercando di bloccare i Mangiamorte. Anche se ogni respiro pareva squarCiargli i polmoni e la fitta nel petto era come fuoco, Harry accelerò mentre una voce nella testa gli ripeteva: Hagrid no… anche Hagrid no…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Qualcosa lo colpì forte nella schiena e lui cadde in avanti; sbatté la facCia a terra, il sangue schizzò dalle nariCi. Rotolò, la bacchetta in pugno, sapendo che i Mangiamorte superati con la scorCiatoia si stavano avviCinando…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «Impedimento.!»urlò, rotolandosi ancora, rannicchiato contro il suolo buio, e miracolosamente la sua fattura colpì uno dei due, che barcollò e cadde, sbilanCiando l’altro; Harry balzò in piedi e corse avanti, dietro a Piton…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Harry corse oltre Hagrid e il suo avversario, mirò alla schiena di Piton e gridò: «StupefiCium!»
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Ma Piton schivò la maledizione, facendo cadere Harry prima che riusCisse a completarla. Harry si rialzò mentre il Mangiamorte alle sue spalle urlava «Incendio!»; udì un’esplosione e una luce aranCione si riversò su di loro: la casa di Hagrid era in fiamme.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «Incarce…»ruggì Harry, ma Piton deviò l’incantesimo con un cenno quasi pigro del bracCio.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «ReagisCi!» gli urlò Harry. «ReagisCi, vigliacco…»
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Ma prima che Harry riusCisse a finire la formula, sentì un dolore lanCinante: cadde nell’erba, qualcuno urlava, sarebbe certamente morto di quel dolore, Piton l’avrebbe torturato fino alla morte o alla follia…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «No!» ruggì la voce di Piton, e il dolore cessò improvviso com’era arrivato; Harry rimase rannicchiato, stringendo la bacchetta, ansante; da qualche parte sopra di lui Piton urlava: «Hai dimenticato gli ordini? Potter appartiene al Signore Oscuro… dobbiamo lasCiarlo stare! Via! Via!»
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    E Harry sentì il suolo tremare sotto il suo viso mentre fratello, sorella e il Mangiamorte biondo obbedivano e correvano verso i cancelli. Un urlo inarticolato di rabbia gli sfuggì: in quel momento non gli importava di vivere o morire. Si rialzò e barcollò alla Cieca verso Piton, l’uomo che ormai odiava quanto Voldemort stesso…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «No, Potter!» gridò Piton. Si udì un’esplosione e Harry fu scagliato indietro: batté di nuovo a terra, e questa volta la bacchetta gli volò via di mano. Udì le grida di Hagrid e gli ululati di Thor; Piton si avviCinò, sovrastando Harry, disarmato e indifeso come lo era stato Silente. Il volto pallido di Piton, illuminato dalla capanna in fiamme, era intriso di odio proprio come quando aveva scagliato la maledizione su Silente.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «Tu hai il coraggio di usare i miei incantesimi contro di me, Potter? Sono stato io a inventarli… Io, il PrinCipe Mezzosangue! E tu rivolti le mie invenzioni contro di me, come il tuo schifoso padre? Non credo… no!»
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «Mi ucCida, allora» ansimò Harry. Non provava paura, ma solo rabbia e disprezzo. «Mi ucCida come ha ucCiso lui, vigliacco…»
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Harry si mise in piedi a fatica; si guardò intorno, stordito, in cerca della bacchetta; ma anche mentre tastava l’erba e scartava legnetti, sapeva che era troppo tardi per riprendere l’inseguimento. E infatti, trovata la bacchetta, si voltò e vide l’Ippogrifo volare in cerchio sul cancello: Piton era riusCito a Smaterializzarsi appena fuori dai confini della scuola.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Avanzò barcollando verso la casa in fiamme. Una gigantesca ombra affiorava dall’incendio trasportando Thor sulla schiena. Con un urlo di gratitudine, Harry cadde in ginocchio; tremava, il corpo gli faceva male dappertutto e il fiato gli usCiva in fitte dolorose.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Il facCione peloso di Hagrid galleggiava sopra di lui, bloccando la vista delle stelle. Harry sentì odore di legno bruCiato e peli di cane; tese una mano e avverti il corpo di Thor, tiepido e vivo, rassicurante, tremare accanto a lui.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Hagrid prese Harry sotto le ascelle e lo sollevò con tanta forza da staccarlo da terra per un attimo prima di tirarlo in piedi. Harry vide un rivolo di sangue colargli lungo la guanCia: aveva un taglio profondo sotto un occhio, che si stava rapidamente gonfiando.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «Mi pareva che era una roba così» borbottò Hagrid. Levò un bruCiacchiato ombrello a fiori rosa e disse: «Aguamenti.!»
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Un getto di acqua schizzò dal puntale dell’ombrello. Harry alzò il bracCio della bacchetta, che gli parve di piombo, e anche lui mormorò ‘Aguamenti’: insieme, gettarono acqua sulla casa finché l’ultima fiamma non fu domata.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «Stavo lì a legare un paio di gambe di Asticelli quando li ho sentiti arrivare» raccontò Hagrid triste, lo sguardo ancora fisso sulla capanna distrutta. «Saranno bruCiati fino all’ultimo bastonCino, poverini…»
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «Ma cosa è successo, Harry? Ho visto quei Mangiamorte che scappavano dal castello, ma che cosa diavolo Ci faceva Piton con loro? Dov’è andato… Ci stava correndo dietro?»
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «Ha…» Harry si schiarì la gola; era asCiutta per il panico e il fumo. «Hagrid, ha ucCiso…»
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «UcCiso?» ripeté Hagrid ad alta voce, spostando lo sguardo su Harry. «Piton ha ucCiso? Ma cos’è che diCi, Harry?»
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «Silente» concluse Harry. «Piton ha ucCiso… Silente».
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Hagrid lo guardò senza capire, la poca facCia visibile del tutto priva di espressione.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «È morto. Piton l’ha ucCiso…»
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «Non dire storie» sbottò Hagrid. «Piton ucCidere Silente… non fare l’idiota, Harry. Come ti vengono queste robe?»
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Harry non cercò di ribattere né di spiegarsi. Stava ancora tremando senza riusCire a fermarsi. Hagrid avrebbe saputo la verità presto, troppo presto… Risalendo verso il castello, vide molte finestre illuminate: immaginò i ragazzi che andavano di stanza in stanza, raccontandosi che i Mangiamorte erano entrati, che il Marchio brillava sopra Hogwarts, che qualcuno doveva essere stato ucCiso…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Le porte di querCia erano aperte, la luce inondava il viale e il prato. Lenti, incerti, ragazzi in vestaglia scendevano cauti i gradini, guardandosi intorno nervosi, in cerca di tracce dei Mangiamorte che erano fuggiti nella notte. Gli occhi di Harry erano fissi sul terreno ai piedi della torre più alta: credette di scorgere una sagoma scura raggomitolata nell’erba, anche se era davvero troppo lontano. Mentre fissava muto il punto in cui pensava che si trovasse il corpo di Silente, vide un gruppo di persone avanzare da quella parte.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «Ma che guardano, laggiù?» chiese Hagrid. Si stavano avviCinando all’entrata del castello e Thor si stringeva a loro sempre più. «Ma che c’è sull’erba?» aggiunse bruscamente, puntando ai piedi della Torre di Astronomia, dove si stava radunando una piccola folla. «Vedi, Harry? Proprio lì viCino alla Torre? Sotto al Marchio… acCidenti… non sarà mica che qualcuno è stato buttato…?»
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Hagrid tacque. Il pensiero era evidentemente troppo terribile per essere formulato ad alta voce. Harry procedette al suo fianco, dolorante al volto e nelle gambe dove le varie fatture dell’ultima mezz’ora l’avevano colpito, anche se con uno strano distacco, come se a soffrire fosse qualcuno viCino a lui. Ciò che era vero e ineluttabile era l’orribile senso di oppressione al petto…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Si fecero strada come in sogno tra la folla mormorante, e arrivarono dove gli studenti e gli insegnanti sconvolti avevano lasCiato uno spazio.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Harry udì il gemito di dolore e paura di Hagrid, ma non si fermò: avanzò adagio fino a raggiungere il punto in cui giaceva Silente, e si accovacCiò accanto a lui.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Aveva saputo che non c’era alcuna speranza fin dal momento in cui si era riscosso dall’Incantesimo Petrificus, saputo che era svanito solo perché chi l’aveva formulato era morto. Ma non c’era modo di prepararsi alla vista di Silente, a bracCia aperte, spezzato: il più grande mago che Harry avesse e avrebbe mai conosCiuto.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Silente aveva gli occhi chiusi; a parte la strana angolatura di gambe e bracCia, sembrava addormentato. Harry si protese, raddrizzò gli occhiali a mezzaluna sul naso adunco e asCiugò con la manica un rivolo di sangue che scendeva dalla bocca. Poi guardò il vecchio volto saggio e cercò di assorbire l’enorme, incomprensibile verità: che mai più Silente gli avrebbe parlato, mai più l’avrebbe aiutato…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Il medaglione che erano riusCiti a rubare poche ore prima era caduto dalla tasca di Silente e si era aperto, forse per la violenza della caduta. E anche se Harry non poteva essere più addolorato, straziato o triste di quanto già fosse, capì subito che qualcosa non andava…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Si rigirò il medaglione fra le dita. Non era grande come quello che aveva visto nel Pensatoio, e non recava segni, nessuna tracCia della S elaborata del marchio di Serpeverde. Per giunta, dentro non c’era nulla, tranne un pezzetto di pergamena ripiegata infilato con cura nel posto in cui avrebbe dovuto esserCi un ritratto.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Harry non sapeva che cosa volesse dire il messaggio, e non gl’importava. Solo una cosa contava: quello non era un Horcrux. Bevendo quella terribile pozione, Silente si era indebolito per nulla. Harry accartocCiò la pergamena e i suoi occhi bruCiarono di lacrime mentre dietro di lui Thor cominCiava a ululare.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Non voleva lasCiare Silente, non voleva andare da nessuna parte. La mano di Hagrid sulla sua spalla tremava. Poi un’altra voce disse: «Harry, andiamo».
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    Una mano molto più piccola e calda aveva stretto la sua e la tirava verso l’alto. Obbedì senza pensarCi. Solo attraversando la folla, senza guardare, capì da un leggero profumo di fiori nell’aria che era Ginny a guidarlo verso il castello. VoCi incomprensibili lo Circondavano, singhiozzi e urla e gemiti trafiggevano la notte, ma Harry e Ginny andarono avanti, salirono i gradini fino alla Sala d’Ingresso: facce galleggiavano ai margini del campo visivo di Harry, ragazzi lo guardavano furtivi, interrogativi, e i rubini di Grifondoro sCintillavano sul pavimento come gocce di sangue mentre i due si facevano strada verso la scalinata di marmo.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    La paura si risvegliò nel petto di Harry: aveva dimenticato le sagome immobili che si era lasCiato alle spalle.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    Però c’era qualcosa nella sua voce che non lasCiava presagire niente di buono.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Neville è in infermeria, però Madama Chips pensa che si riprenderà completamente, e il professor Vitious è stato steso, ma sta bene, è solo un po’ scosso. Ha insistito per andare a prendersi cura dei Corvonero. Ed è morto un Mangiamorte, è stato colpito da un Anatema che UcCide di quelli che il grosso biondo scagliava da tutte le parti… Harry, se non avessimo avuto la tua pozione Felix, credo che saremmo stati ucCisi, tutte le maledizioni Ci mancavano…»
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    Erano arrivati all’infermeria: Harry spinse la porta e vide Neville addormentato in un letto lì accanto. Ron, Hermione, Luna, Tonks e Lupin, riuniti attorno a un altro letto in fondo alla corsia, alzarono tutti gli occhi. Hermione corse da Harry e lo abbracCiò; anche Lupin venne avanti, preoccupato.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    Nessuno rispose. Harry guardò oltre Hermione e vide un volto irriconosCibile su un cusCino, lacerato e squarCiato in modo grottesco. Madama Chips gli stava applicando un unguento verde dall’odore acre sulle ferite. Harry ricordò che Piton aveva guarito con gran faCilità le ferite del Sectumsempra su Malfoy usando la bacchetta.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «No, non credo che Bill diventerà un vero lupo mannaro» replicò Lupin, «ma questo non significa che non Ci sarà un qualche contagio. Quelle sono ferite maledette. È improbabile che guariscano del tutto, e… e Bill d’ora in poi potrebbe avere alcune caratteristiche da lupo».
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Silente potrebbe conoscere qualcosa che funzioni, però» soggiunse Ron. «Dov’è? Bill ha lottato contro quei pazzi per ordine di Silente, Silente glielo deve, non può lasCiarlo in questo stato…»
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «No!» Lupin spostò lo sguardo da Ginny a Harry, sconvolto, come se sperasse che lui potesse contraddirla, ma quando Harry tacque, crollò in una sedia accanto al letto di Bill, le mani sul volto. Harry non aveva mai visto Lupin perdere il controllo; gli sembrò come di invadere qualcosa di intimo, quasi di sconveniente. Si voltò e incroCiò lo sguardo di Ron, e in silenzio confermò le parole di Ginny.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «L’ha ucCiso Piton» rispose Harry. «Io c’ero, l’ho visto. Siamo tornati e siamo atterrati sulla Torre di Astronomia perché c’era il Marchio… Silente non stava bene, era debole, ma deve aver capito che era una trappola quando abbiamo sentito dei passi lungo le scale. Mi ha immobilizzato, non ho potuto far niente. Ero sotto il Mantello dell’Invisibilità… e poi è arrivato Malfoy e l’ha Disarmato…»
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «… sono arrivati altri Mangiamorte… e poi Piton… È stato Piton. Con l’Avada Kedavra». Harry non riuscì a continuare.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Molly e Arthur stanno arrivando»disse, e l’incanto della musica fu spezzato. Tutti si riscossero come da uno stato di trance: chi riprese a guardare Bill, chi si stropicCiò gli occhi, chi scosse la testa. «Harry, che cosa è successo? Stando a Hagrid, eri con il professor Silente quando lui… quando è successo. Dice che il professor Piton è stato coinvolto in qualche…»
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Piton ha ucCiso Silente» rispose Harry.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Piton» ripeté questa con voce debole, lasCiandosi cadere sulla sedia. «Ci chiedevamo tutti… ma lui si fidava… sempre… Piton… Non posso crederCi…»
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Ha sempre lasCiato intendere che aveva una ragione inoppugnabile per fidarsi di lui» mormorò la McGranitt, premendosi gli angoli degli occhi traboccanti di lacrime con un fazzoletto scozzese. «Voglio dire… con la storia che aveva… chiunque avrebbe dubitato… ma Silente mi disse a chiare lettere che il pentimento di Piton era sincero… e non voleva sentir nulla contro di lui!»
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Io lo so» intervenne Harry, e tutti si voltarono verso di lui. «Piton ha passato a Voldemort l’informazione che l’ha indotto a dare la cacCia ai miei genitori. Poi Piton ha detto a Silente che non aveva capito che cosa stava facendo, che era dispiaCiuto di averlo fatto, dispiaCiuto della loro morte».
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «E Silente Ci ha creduto!» sbottò Lupin, incredulo. «Silente ha creduto che a Piton dispiacesse della morte di James? Piton odiava James…»
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «E pensava che nemmeno mia madre valesse un acCidente» proseguì Harry, «perché era nata Babbana…»
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «È tutta colpa mia» proruppe all’improvviso la professoressa McGranitt. Era disorientata e tormentava il fazzoletto umido. «Colpa mia. Io ho mandato Filius a cercare Piton stanotte, l’ho fatto chiamare perché venisse ad aiutarCi! Se non l’avessi avvertito di quanto stava succedendo, forse non si sarebbe mai alleato con i Mangiamorte. Non credo che sapesse che erano qui prima che glielo dicesse Filius».
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Non è colpa tua, Minerva» ribatté Lupin, deCiso. «Avevamo tutti bisogno di aiuto, siamo stati tutti contenti di sapere che Piton stava arrivando…»
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «E quando è arrivato nel cuore della battaglia si è messo con i Mangiamorte?» chiese Harry, che voleva tutti i particolari della doppiezza e dell’infamia di Piton, febbrilmente deCiso a mettere insieme altre ragioni per odiarlo e giurargli vendetta.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Non so di preCiso come sia andata» raccontò la professoressa McGranitt con aria assente. «È tutto così confuso… Silente Ci aveva detto che avrebbe lasCiato la scuola per qualche ora e che dovevamo pattugliare i corridoi per sicurezza… Remus, Bill e Ninfadora dovevano unirsi a noi… e così abbiamo fatto. Sembrava tutto tranquillo. Tutti i passaggi segreti che portavano fuori erano coperti. Sapevamo che nessuno poteva arrivare in volo. C’erano potenti incantesimi a proteggere tutti gli ingressi al castello. Non so ancora come siano potuti entrare i Mangiamorte…»
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Ho combinato un pasticCio, Harry» borbottò Ron cupo. «Abbiamo fatto come Ci avevi detto: abbiamo controllato la Mappa del Malandrino e non vedevamo Malfoy, allora abbiamo pensato che fosse nella Stanza delle Necessità, così io, Ginny e Neville siamo andati a fare la guardia là davanti… ma Malfoy Ci ha fregato».
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «È usCito dalla Stanza un’ora dopo che avevamo cominCiato a fare la guardia» aggiunse Ginny. «Era da solo, e stringeva quell’orrendo bracCio raggrinzito…»
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Comunque» riprese Ginny, «evidentemente stava controllando che la via fosse libera per far usCire i Mangiamorte, perché non appena Ci ha visto ha gettato qualcosa per aria ed è diventato buio, buio pesto…»
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Le abbiamo tentate tutte: Lumos, Incendio»proseguì Ginny. «Ma non è servito a niente; siamo riusCiti solo a venir fuori a tentoni dal corridoio, e nel frattempo sentivamo rumore di passi. Invece Malfoy vedeva bene per via di quella roba, di quella Mano, e li guidava, ma non abbiamo osato scagliare maledizioni per non colpirCi tra noi, e quando siamo arrivati in un corridoio illuminato erano spariti».
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Per fortuna» intervenne Lupin, rauco, «Ron, Ginny e Neville Ci hanno incroCiato quasi subito e Ci hanno raccontato tutto. Abbiamo trovato i Mangiamorte qualche minuto dopo, diretti verso la Torre di Astronomia. Malfoy evidentemente non si aspettava che Ci fossero altri di guardia; e a quanto pare aveva finito la sua scorta di Polvere Buiopesto. È scoppiata una battaglia, loro si sono divisi e noi li abbiamo inseguiti. Uno di loro, Gibbon, è fuggito e ha cominCiato a salire le scale della Torre…»
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Dev’essere stato lui, sì, dovevano averlo concordato prima di usCire dalla Stanza delle Necessità»continuò Lupin. «Ma non credo che a Gibbon piacesse l’idea di aspettare Silente lassù, tutto solo, perché è sceso di corsa ed è stato colpito da un Anatema che UcCide che ha mancato di poco me».
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Ero fuori dall’uffiCio di Piton. Sì» mormorò Hermione, gli occhi sCintillanti di lacrime, «con Luna. Siamo rimaste lì per un secolo e non è successo niente… Non sapevamo come stava andando di sopra, Ron aveva preso la Mappa del Malandrino… Era quasi mezzanotte quando il professor Vitious è sceso di corsa nei sotterranei. Gridava qualcosa sui Mangiamorte nel castello, non credo che si sia nemmeno accorto che io e Luna eravamo lì. È corso nell’uffiCio di Piton e abbiamo sentito che gli diceva di seguirlo e aiutare gli altri, e poi c’è stato un tonfo sordo e Piton è usCito di corsa dalla sua stanza e Ci ha visto e… e…»
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Siamo entrate per vedere se potevamo aiutare il professor Vitious e l’abbiamo trovato a terra, privo di sensi… e, oh, è così ovvio adesso, Piton doveva avergli fatto uno StupefiCium, ma non l’abbiamo capito, Harry, non abbiamo capito, abbiamo lasCiato andare Piton!»
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Hermione» la consolò Lupin, «se non avessi obbedito a Piton e non ti fossi tolta di mezzo, probabilmente avrebbe ucCiso te e Luna».
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    «Nessuno di noi è riusCito a passare» continuò Ron, «e quel Mangiamorte grosso continuava a sparare fatture dappertutto, rimbalzavano sui muri e Ci mancavano per un soffio…»
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    «L’ho visto attraversare di corsa la barriera stregata come se non Ci fosse» proseguì Lupin. «Ho cercato di seguirlo, ma sono stato scagliato indietro, come Neville…»
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    «Be’, il Mangiamorte grosso aveva appena scagliato una fattura che aveva fatto crollare metà del soffitto, e aveva anche infranto l’incantesimo che bloccava le scale»rispose Lupin. «Ci siamo tutti lanCiati avanti — quelli che erano ancora in piedi, Cioè — e allora Piton e il ragazzo sono emersi dalla polvere… naturalmente nessuno di noi li ha attaccati…»
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    «Li abbiamo lasCiati passare» confermò Tonks con voce sepolcrale, «pensavamo che fossero inseguiti… Un attimo dopo, gli altri Mangiamorte e Greyback sono tornati e abbiamo ripreso a combattere… Credo di aver sentito Piton gridare qualcosa, ma non so cosa…»
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    Ci fu un sussulto generale quando si spalancarono le porte dell’infermeria: i signori Weasley entrarono con Fleur alle loro spalle, il bel viso sconvolto dal terrore.
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    «Bill» sussurrò la signora Weasley, sfrecCiando oltre la professoressa McGranitt non appena vide il volto sfigurato di Bill. «Oh, Bill!»
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    Lupin e Tonks si fecero da parte così che i signori Weasley potessero avviCinarsi al letto. La signora Weasley si chinò sul figlio e gli premette le labbra sulla fronte insanguinata.
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    «È probabile che Ci sarà qualche forma di contagio, Arthur» spiegò Lupin. «È un caso strano, forse unico… Non sappiamo quale sarà il suo comportamento al risveglio…»
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    La signora Weasley prese l’unguento maleodorante da Madama Chips e cominCiò a spalmarlo sulle ferite di Bill.
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    La McGranitt annuì. Harry sentì Ginny muoversi al suo fianco e si girò a guardarla: i suoi occhi ridotti a fessure erano puntati su Fleur che fissava Bill, agghiacCiata.
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    «Silente morto» sussurrò il signor Weasley, ma sua moglie aveva occhi solo per il figlio; cominCiò a singhiozzare, e le lacrime caddero sul volto ferito di Bill.
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    «E invesce mi amerà!» esclamò Fleur, ergendosi in tutta la sua altezza e gettando indietro la lunga chioma argentea. «SCi vuol altro che un uomo lupo per impedir a Bill di amarmi!»
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    «Ponsa che io non lo volio più? O forse lo spera?»incalzò Fleur, le nariCi dilatate. «Cosa importa il suo aspetto? Io sono abbastonsa bella per tutti e due! Tutte quelle sCicatrisCi sono il segno del courage di mio marito! FasCio io!» aggiunse con forza, spingendo da parte la signora Weasley e strappandole di mano l’unguento.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    E poi — Harry non capì come era successo — le due donne si stavano abbracCiando, in lacrime. Sconcertato, chiedendosi se il mondo fosse impazzito, si voltò: Ron era esterrefatto quanto lui, e Ginny e Hermione si scambiavano sguardi perplessi.
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    «Silente sarebbe stato più felice di chiunque altro nel sapere che c’è un po’ più d’amore nel mondo» dichiarò asCiutta la professoressa McGranitt. In quel momento le porte si aprirono di nuovo ed entrò Hagrid.
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    Aveva la facCia bagnata e gonfia; era scosso dai singhiozzi e teneva in mano un enorme fazzoletto a pallini.
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    «Grazie, Hagrid»rispose la McGranitt. Si alzò e si voltò verso il gruppo riunito attorno al letto di Bill. «Dovrò vedere quelli del Ministero, quando arriveranno. Hagrid, per favore, di’ ai direttori delle Case — Lumacorno può rappresentare Serpeverde — che voglio vederli nel mio uffiCio immediatamente. Vorrei che venissi anche tu».
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    Hagrid annuì, si voltò e uscì trasCinando i piedi; la professoressa McGranitt guardò Harry.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    Harry si alzò, mormorò «Ci vediamo fra poco» a Ron, Hermione e Ginny e seguì la professoressa McGranitt lungo la corsia. I corridoi erano deserti e l’unico suono era il canto remoto della fenice. Passarono parecchi minuti prima che Harry si rendesse conto che non erano diretti nell’uffiCio della McGranitt, ma in quello di Silente, e qualche altro secondo prima che capisse che, naturalmente, lei era la Vicepreside… quindi ora era la Preside… la stanza dietro il gargoyle adesso era sua…
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    In silenzio salirono la scala mobile a chiocCiola ed entrarono nell’uffiCio Circolare. Non sapeva che cosa si fosse aspettato: che la stanza fosse adorna di paramenti neri, forse, o perfino che il corpo di Silente si trovasse lì disteso. In realtà aveva quasi lo stesso aspetto di quando lui e Silente l’avevano lasCiata poche ore prima: gli strumenti d’argento ronzavano e sbuffavano sui tavoli dalle gambe sottili, la spada di Grifondoro nella teca di vetro sCintillava alla luce lunare, il Cappello Parlante stava sulla mensola dietro la scrivania. Ma il posatoio di Fanny era vuoto; la fenice stava ancora cantando il suo lamento nel parco. E un nuovo ritratto si era unito ai vecchi Presidi di Hogwarts… Silente dormiva in una cornice d’oro sopra la scrivania, gli occhiali a mezzaluna in bilico sul naso adunco, tranquillo e indisturbato.
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    Dopo aver lanCiato un’occhiata al ritratto, la professoressa McGranitt fece uno strano movimento, come per armarsi di coraggio, poi guardò Harry, il volto teso e segnato.
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    «Harry» cominCiò, «vorrei sapere che cosa stavate facendo tu e il professor Silente questa sera quando avete lasCiato la scuola».
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    «Rosmerta?» ripeté la professoressa McGranitt, incredula, ma non riuscì ad aggiungere altro perché qualcuno bussò alla porta e i professori Sprite, Vitious e Lumacorno si trasCinarono nella stanza, seguiti da Hagrid, che continuava a piangere come una fontana, il gran corpo scosso dal dolore.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Voglio parlarvi di Ciò che accadrà a Hogwarts prima del suo arrivo» disse in fretta. «Personalmente non credo che la scuola debba riaprire il prossimo anno. La morte del Preside per mano di uno dei nostri colleghi è una macchia terribile per la storia di Hogwarts. Terribile».
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    «Ma avremo anche un solo allievo dopo questo?» domandò Lumacorno, asCiugandosi la fronte sudata con un fazzoletto di seta. «I genitori vorranno tenere i figli a casa, e non posso certo biasimarli. Non credo che siamo più in pericolo a Hogwarts che in qualunque altro luogo, ma non Ci si può aspettare che una madre ragioni così. Vorranno tenere unite le famiglie, è naturale».
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    «Dobbiamo parlare con i consiglieri» intervenne il professor Vitious con la sua vocetta stridula; aveva un grosso livido sulla fronte ma a parte questo sembrava illeso dopo lo svenimento nell’uffiCio di Piton. «Dobbiamo seguire le procedure stabilite. Non dobbiamo prendere una deCisione affrettata».
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    Hagrid, che per tutta la conversazione aveva continuato a piangere in silenzio nel suo enorme fazzoletto, alzò gli occhi gonfi e arrossati e gracchiò: «Non lo so, professoressa… devono deCidere i direttori delle Case e la Preside…»
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    «Be’, io resto» rispose Hagrid. Grosse lacrime gli scendevano dagli angoli degli occhi fin dentro la barba arruffata. «È la mia casa, è la mia casa da quando avevo trediCi anni. E se Ci sono dei ragazzi che vogliono che io Ci insegno, lo farò. Ma… non so… Hogwarts senza Silente…»
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Molto bene» dichiarò la McGranitt, guardando il parco fuori dalla finestra per controllare se il Ministro si avviCinava, «allora devo concordare con Filius: la cosa giusta è chiedere ai consiglieri, che prenderanno la deCisione definitiva.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Arriva» annunCiò all’improvviso la McGranitt, scrutando il parco. «Il Ministro… a quanto pare ha portato una delegazione…»
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    Andò alla porta e gliela aprì. Harry corse giù per la scala a chiocCiola e lungo il corridoio deserto. Aveva lasCiato il Mantello dell’Invisibilità in Cima alla Torre di Astronomia, ma non gli importava; nessuno lo vide passare nei corridoi, nemmeno Gazza, Mrs Purr o Pix. Non incontrò anima viva finché non svoltò nel corridoio che portava alla sala comune di Grifondoro.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    Lei gemette e senza aspettare la parola d’ordine scattò in avanti per lasCiarlo passare.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    Come Harry aveva sospettato, la sala comune era affollatissima. Al suo arrivo calò il silenzio. Vide Dean e Seamus seduti lì viCino: il dormitorio doveva essere vuoto, o quasi. Senza rivolgere la parola a nessuno, senza incroCiare lo sguardo di nessuno, attraversò la stanza e varcò la porta, diretto di sopra.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    Ci fu una pausa.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «No» rispose Harry. «Qualcuno l’aveva già preso e ne aveva lasCiato uno falso al suo posto».
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    E seppe, senza sapere come, che la fenice era andata, che aveva lasCiato Hogwarts per sempre, proprio come Silente aveva lasCiato la scuola, aveva lasCiato il mondo… aveva lasCiato lui.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

   Tutte le lezioni furono sospese, tutti gli esami postiCipati. Alcuni studenti furono portati frettolosamente via da Hogwarts dai genitori nei due giorni che seguirono: le gemelle Patil partirono prima di colazione la mattina dopo la morte di Silente, e Zacharias Smith fu scortato fuori dal castello dal suo altezzoso padre. Seamus Finnigan, invece, si rifiutò categoricamente di seguire la madre a casa; fecero a chi urlava di più nella Sala d’Ingresso, e la sfida si risolse quando lei acconsentì a lasCiarlo a scuola per il funerale. Ebbe difficoltà a trovare un letto a Hogsmeade, raccontò Seamus a Harry e Ron, perché maghi e streghe si riversavano nel villaggio, preparandosi a rendere l’ultimo tributo a Silente.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Tra gli studenti più giovani corse una certa agitazione quando una carrozza che non avevano mai visto, di un blu polveroso, grande come una casa, trainata da una dozzina di immensi cavalli palomino alati, planò dal Cielo nel tardo pomeriggio prima del funerale e atterrò al limitare della Foresta. Harry vide dalla finestra una bella donna gigantesca, con la pelle olivastra e i capelli neri, scendere i gradini della carrozza e gettarsi tra le bracCia di Hagrid, che la aspettava. Nel frattempo una delegazione di funzionari del Ministero, compreso il Ministro della Magia in persona, veniva alloggiata nel castello. Harry evitò accuratamente ogni contatto con loro; era sicuro che prima o poi avrebbe dovuto di nuovo rendere conto dell’ultima escursione di Silente fuori da Hogwarts.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Harry, Ron, Hermione e Ginny non si lasCiavano mai. Il bel tempo sembrava prendersi gioco di loro; Harry immaginava come sarebbe stato se Silente non fosse morto e avessero trascorso quel periodo insieme, la fine della scuola, gli esami di Ginny alle spalle, il sollievo di non avere più compiti… e ora dopo ora, rimandava quello che sapeva di dover dire, di dover fare, perché era troppo diffiCile rinunCiare al conforto più dolce.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Andavano in infermeria due volte al giorno: Neville era stato dimesso, ma Bill era ancora ricoverato da Madama Chips. Le sue CicatriCi non erano migliorate; anzi, ormai somigliava molto a Malocchio Moody, anche se grazie al Cielo possedeva tutti e due gli occhi e le gambe, ma per il resto era lo stesso di sempre. Il solo cambiamento sembrava la nuova, smodata passione per le bistecche molto al sangue.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «… persCiò è una fortuna che sposi me» concluse Fleur allegramente, sprimacCiandogli i cusCini, «perché gli anglesi cuosCiono troppo la carne, l’ho sompre detto».
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «Non è poi così male» commentò Harry. «Brutta, però» aggiunse in fretta quando Ginny alzò le sopracCiglia, e lei fece una risatina.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «È morto qualcun altro che conosCiamo?» chiese Ron a Hermione, che stava scorrendo Il Profeta della Sera.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «No» rispose in tono di rimprovero, ripiegando il giornale. «Stanno ancora cercando Piton, ma non c’è tracCia…»
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «Naturalmente» sbottò Harry, che si scaldava ogni volta che si toccava l’argomento. «Non troveranno Piton finché non trovano Voldemort, e visto che non Ci sono mai riusCiti in tutto questo tempo…»
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    BaCiò Harry (Ron distolse ostentatamente lo sguardo), salutò con la mano gli altri due e si diresse verso il dormitorio femminile. Non appena la porta si fu chiusa, Hermione si protese verso Harry con un’espressione assolutamente hermionesca.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Non era più come in passato, quando era emozionato, incuriosito, desideroso di risolvere un mistero; ora, scoprire la verità sull’autentico Horcrux era un compito da portare a termine prima di procedere sul lungo, tortuoso sentiero che si stendeva davanti a lui, il sentiero sul quale lui e Silente si erano incamminati insieme, e che ora sapeva di dover percorrere da solo. Potevano esserCi ancora fino a quattro Horcrux e bisognava trovarli ed eliminarli tutti per poter avere anche solo una possibilità di ucCidere Voldemort. Continuava a reCitarne i nomi tra sé e sé, come se elencarli potesse avviCinarli alla sua portata: «Il medaglione… la coppa… il serpente… qualcosa di Grifondoro o di Corvonero… il medaglione… la coppa… il serpente… qualcosa di Grifondoro o di Corvonero…»
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Harry si ripeteva questo mantra la sera prima di addormentarsi, e i suoi sogni erano popolati da coppe, medaglioni e oggetti misteriosi che non riusCiva a raggiungere, anche se Silente gli offriva una scala di corda che si trasformava in un intrecCio di serpenti non appena lui cominCiava a salire…
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Aveva mostrato a Hermione il biglietto dentro il medaglione la mattina dopo la morte di Silente, e anche se lei non aveva riconosCiuto subito le iniziali come quelle di qualche oscuro mago di cui aveva letto, da allora correva in biblioteca un po’ più spesso del necessario per qualcuno che non aveva più compiti.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «No» rispose lei triste, «Ci sto provando, Harry, ma non ho trovato nulla… Ci sono un paio di maghi abbastanza noti con quelle iniziali… Rosalind Antigone Bungs… Rupert ‘AsCiarude’ Brookstanton… ma non sembra proprio che corrispondano. A giudicare da quel biglietto, la persona che ha rubato l’Horcrux conosceva Voldemort, e non riesco a trovare uno stracCio di prove che la Bungs o AsCiarude abbiano mai avuto a che fare con lui… No, veramente si tratta… be’, di Piton».
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Anche solo pronunCiare di nuovo quel nome la rese nervosa.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «Cosa hai scoperto?» chiese Harry in tono grave, accasCiandosi di nuovo nella poltrona.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «Be’, è solo che avevo quasi ragione sulla faccenda del PrinCipe Mezzosangue».
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    «Stavo scorrendo il resto dei vecchi Profeti e c’era un brevissimo annunCio del matrimonio di Eileen Prince con un uomo di nome Tobias Piton, e poi più tardi un altro che diceva che aveva dato alla luce un…»
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «Be’… sì» disse Hermione. «Quindi… avevo ragione. Piton doveva essere fiero di essere ‘un mezzo Prince’, un mezzo prinCipe. Tobias Piton era un Babbano, stando a quello che diceva Il Profeta».
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «Sì, corrisponde»concordò Harry. «Punta sul suo lato Purosangue in modo da farsi amiCi LuCius Malfoy e tutti gli altri… come Voldemort. Madre Purosangue, padre Babbano… si vergogna della propria ascendenza, vuole farsi temere usando le Arti Oscure, si sceglie un nuovo nome impressionante… Lord Voldemort… PrinCipe Mezzosangue… Com’è possibile che sia sfuggito a Silente…?»
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    S’interruppe e guardò fuori dalla finestra. Non riusCiva a non rimuginare sull’ingiustificabile fiduCia di Silente in Piton… Ma come Hermione gli aveva appena ricordato senza volerlo, lui, Harry, era stato ingannato allo stesso modo… Nonostante la crescente feroCia di quegli incantesimi scarabocchiati, si era rifiutato di pensare male del ragazzo che era stato così intelligente, che l’aveva tanto aiutato…
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    «Continuo a non capire come mai non ti ha denunCiato per aver usato quel libro» dichiarò Ron. «Doveva aver capito da dove prendevi tutto».
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «Lo sapeva»rispose Harry, amareggiato. «L’ha capito quando ho usato il Sectumsempra. Non ha avuto bisogno della Legilimanzia… Forse lo sapeva anche prima, quando Lumacorno continuava a ripetere quanto ero abile in Pozioni… Non avrebbe dovuto lasCiare il suo vecchio manuale in fondo a quell’armadio, no?»
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «Ma perché non ti ha denunCiato?»
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «Non credo che volesse essere collegato a quel libro» intervenne Hermione. «Non penso che Silente avrebbe gradito. E se anche Piton avesse finto che non fosse suo, Lumacorno avrebbe riconosCiuto subito la scrittura. Comunque, il manuale è rimasto nella vecchia classe di Piton, e scommetto che Silente sapeva che sua madre si chiamava ‘Prince’».
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    «Harry, voglio dire che ti stai dando colpe eccessive. Io pensavo che il PrinCipe avesse un orrendo senso dell’umorismo, ma non avrei mai sospettato che fosse un potenziale assassino…»
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    Calò il silenzio. Ciascuno di loro era smarrito nei propri pensieri, ma Harry era certo che i suoi amiCi, come lui, stessero pensando alla mattina dopo, quando Silente sarebbe stato deposto nella tomba. Harry non era mai stato a un funerale; non c’era stato un corpo da seppellire quando Sirius era morto. Non sapeva che cosa aspettarsi ed era un po’ in ansia per quello che avrebbe visto, per quello che avrebbe provato. Si chiese se la morte di Silente gli sarebbe sembrata più vera a funerale concluso. Anche se in alcuni momenti l’orribile verità minacCiava di sopraffarlo, c’erano distese vuote di stordimento nelle quali, nonostante il fatto che non si parlasse d’altro in tutto il castello, trovava diffiCile credere che fosse davvero morto. Non aveva cercato disperatamente una sorta di scappatoia, come con Sirius, un modo per far tornare indietro Silente… cercò nella tasca la fredda catena del falso Horcrux che portava con sé ovunque, non come talismano, ma come memoria di quanto era costato e di quanto ancora restava da fare.
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    Il giorno dopo si alzò presto per fare i bagagli: l’Espresso per Hogwarts sarebbe partito un’ora dopo il funerale. In Sala Grande trovò un’atmosfera sommessa. Tutti indossavano vesti da cerimonia e nessuno sembrava avere molta fame. La professoressa McGranitt aveva lasCiato vuota la poltrona simile a un trono al centro della tavola degli insegnanti. Anche la sedia di Hagrid era vuota: Harry si disse che forse non era riusCito ad affrontare la colazione; il posto di Piton, invece, era stato semplicemente occupato da Rufus Scrimgeour. Harry evitò i suoi occhi giallastri che percorrevano la Sala; ebbe la spiacevole sensazione che stesse cercando proprio lui. Nel seguito di Scnmgeour notò i capelli rossi e gli occhiali cerchiati di corno di Percy Weasley. Ron non diede segno di averlo visto, ma trafisse la sua aringa affumicata con insolita feroCia.
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    Alla tavola di Serpeverde, Tiger e Goyle borbottavano tra loro. Corpulenti com’erano, sembravano stranamente soli senza l’alta figura pallida di Malfoy che li strapazzava. Harry non gli aveva dedicato molti pensieri. La sua ostilità era tutta per Piton, ma non aveva dimenticato la paura nella voce di Malfoy in Cima a quella Torre, e nemmeno il fatto che aveva abbassato la bacchetta prima che arrivassero gli altri Mangiamorte. Harry non credeva che Malfoy avrebbe ucCiso Silente. Lo disprezzava per la sua infatuazione per le Arti Oscure, ma ora una minuscola gocCia di pietà si mescolava alla sua avversione. Si chiese dove fosse in quel momento, e che cosa Voldemort lo stesse costringendo a fare sotto la minacCia di ucCiderlo insieme ai genitori.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «È quasi ora»annunCiò. «Per favore, seguite i direttori delle vostre Case nel parco. Grifondoro, dietro di me».
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    Uno straordinario assortimento di persone aveva già preso posto: sCiatti ed eleganti, vecchi e giovani. Harry non ne riconobbe la gran parte, ma alcuni sì, compresi i membri dell’Ordine della Fenice: Kingsley Shacklebolt, Malocchio Moody, Tonks dai capelli tornati miracolosamente di un accesissimo rosa, Remus Lupin, mano nella mano con lei, i signori Weasley, Bill sorretto da Fleur e seguito da Fred e George, che indossavano giacche di pelle di drago nera. Poi c’erano Madame Maxime, che occupava da sola due sedie e mezzo, Tom, il padrone del Paiolo Magico, Arabella Figg, la viCina Maganò di Harry, la villosa bassista del gruppo magico le Sorelle Stravagarie, Ernie Urto, autista del Nottetempo, Madama McClan del negozio di vestiti di Diagon Alley, e alcune persone che Harry conosceva solo di vista, come il barista della Testa di Porco e la strega che spingeva il carrello dell’Espresso per Hogwarts. C’erano anche i fantasmi del castello, appena visibili alla splendente luce del sole, riconosCibili solo quando si muovevano, tremando evanescenti nell’aria luminosa.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Harry, Ron, Hermione e Ginny si sedettero all’estremità di una fila accanto al lago. La gente sussurrava; era come una brezza nell’erba, ma il canto degli uccelli era più sonoro. La folla continuava a crescere; con un enorme impeto di affetto per entrambi, Harry vide Neville, e Luna che lo aiutava a sedersi. Soltanto loro di tutto l’ES avevano risposto all’appello di Hermione la notte in cui Silente era morto, e Harry sapeva perché: erano quelli a cui l’ES mancava di più… probabilmente quelli che controllavano regolarmente la loro moneta nella speranza che Ci fosse un’altra riunione…
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Cornelius Caramell li oltrepassò, diretto alle file davanti, con aria derelitta, rigirando la bombetta verde come al solito; Harry riconobbe poi Rita Skeeter, che, osservò con uno scatto d’ira, aveva un bloc-notes stretto nella mano armata di rossi artigli; e poi, con un sussulto di rabbia ancora peggiore, Dolores Umbridge, che ostentava sul volto da rospo una poco convincente espressione contrita, e un fiocco di velluto nero sopra i ricCi color ferro. Alla vista del centauro Fiorenzo, che si ergeva come una sentinella al limitare dell’acqua, sussultò e sgattaiolò rapida a distanza di sicurezza.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Li vide nell’acqua verde chiaro illuminata dal sole, pochi centimetri sotto la superfiCie, e gli ricordarono orrendamente gli Inferi: un coro di sirene e tritoni che cantavano in una lingua incomprensibile, i pallidi volti increspati, i capelli violetti che danzavano attorno alle teste. La musica gli fece venire la pelle d’oca, eppure non era sgradevole. Parlava chiaramente di perdita e disperazione. Mentre guardava in basso i volti selvaggi dei cantori ebbe la sensazione che almeno loro fossero davvero tristi. Poi Ginny gli diede un altro colpetto e lui si voltò.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Hagrid risaliva lentamente il passaggio tra le sedie. Piangeva in silenzio, il volto bagnato di lacrime, e tra le sue bracCia, avvolto in un drappo di velluto viola trapunto di stelle dorate, c’era il corpo di Silente. Harry percepì un dolore acuto salirgli alla gola: per un attimo, la strana musica e la consapevolezza che il corpo di Silente era così viCino parvero sottrarre tutto il calore al giorno. Ron era pallido e spaventato. Ginny e Hermione piangevano silenziosamente.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Non videro bene Ciò che accadde davanti. Hagrid doveva aver posato Silente sulla tavola. Si ritirò lungo il corridoio, soffiandosi il naso con alti strombettii che attrassero gli sguardi scandalizzati di alcuni presenti, fra cui, notò Harry, Dolores Umbridge… ma luì sapeva che Silente non Ci avrebbe badato. Tentò di rivolgere un gesto amichevole a Hagrid mentre passava, ma gli occhi del guardiacacCia erano così gonfi che c’era da meravigliarsi che sapesse dove metteva i piedi. Harry lanCiò un’occhiata alla fila in fondo, dove si dirigeva Hagrid e capì che cosa lo guidava: laggiù, vestito con giacca e pantaloni grandi Ciascuno come una piccola tenda, c’era il gigante Grop, il brutto testone rocCioso chino, doCile, quasi umano. Hagrid sedette viCino al suo fratellastro e Grop gli diede una pacca sulla testa, tanto forte da far sprofondare le gambe della sedia nel terreno. Harry ebbe una meravigliosa, momentanea gran voglia di ridere. Ma poi la musica cessò e lui si voltò di nuovo a guardare la scena.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Un ometto con i capelli a Ciuffi e una semplice veste nera si era alzato e stava diritto davanti al corpo di Silente. Harry non riuscì a sentire che cosa diceva. Strane parole fluttuavano fino a loro sopra le centinaia di teste. «Nobiltà di spirito»… «contributo intellettuale»… «grandezza di cuore»… non voleva dire granché. Aveva poco a che fare con il Silente che Harry aveva conosCiuto. Si ricordò di che cosa intendeva Silente per ‘qualche parola’: «pigna, pizzicotto, manicotto, tigre» e di nuovo dovette trattenere il sorriso… ma che cosa gli succedeva?
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Udì un morbido sCiacquio alla propria sinistra e vide che gli esseri marini erano affiorati per ascoltare. Ricordò Silente rannicchiato sulla riva due anni prima, molto viCino a dove si trovava ora lui, a conversare in Marino con la Capitansirena. Si domandò dove Silente avesse imparato il Marino. C’erano tante cose che non gli aveva mai chiesto, tante cose che avrebbe dovuto dire…
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    E poi, a sorpresa, gli si riversò addosso la spaventosa verità, assoluta e irreversibile. Silente era morto, se n’era andato… strinse in mano il freddo medaglione, così forte da farsi male, ma non riuscì a evitare che lacrime bollenti gli sCivolassero dagli occhi: distolse lo sguardo da Ginny e dagli altri e guardò oltre il lago, verso la Foresta, mentre l’ometto in nero continuava a declamare monotono… Ci fu un movimento tra gli alberi. Anche i centauri erano venuti a rendere omaggio. Non usCirono allo scoperto ma Harry li vide immobili, seminascosti nell’ombra, osservare i maghi, gli archi appesi al fianco. E ricordò la sua prima gita da incubo nella Foresta, la prima volta che aveva incontrato la cosa che allora era Voldemort, e come l’aveva affrontato, e come non molto tempo dopo lui e Silente avevano parlato del fatto di combattere una battaglia persa. Era importante, aveva detto Silente, combattere, e ancora combattere, e continuare a combattere, perché solo così il male poteva essere tenuto a bada, anche se non poteva mai essere completamente sradicato…
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    E Harry, seduto sotto il sole caldo, vide con estrema chiarezza come coloro che gli avevano voluto bene si erano messi, uno alla volta, davanti a lui per proteggerlo: sua madre, suo padre, il suo padrino, e infine Silente; ma ormai era finita. Non poteva permettere a nessun altro di porsi fra lui e Voldemort. Doveva abbandonare per sempre l’illusione che avrebbe dovuto perdere già all’età di un anno: che tra le bracCia di un genitore nulla poteva fargli del male. Non c’era modo di svegliarsi dal suo incubo, nessun conforto nel buio a dirgli che era al sicuro, che era tutto un sogno; l’ultimo e il più grande dei suoi protettori era morto, e lui era più solo di quanto non fosse mai stato.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Harry guardò Ginny, Ron e Hermione: il volto di Ron era contratto come se la luce del sole lo accecasse. Quello di Hermione era luCido di lacrime, ma Ginny non piangeva più. IncroCiò gli occhi di Harry con la stessa espressione dura e ardente di quando lo aveva abbracCiato dopo aver vinto la Coppa di Quidditch senza di lui, e lui seppe che in quel momento si capivano alla perfezione e che, quando lui le avesse detto che cosa avrebbe fatto, non avrebbe detto ‘sta’ attento’ o ‘non farlo’, ma avrebbe accettato la sua deCisione, perché non si sarebbe aspettata da lui niente di meno. E così si preparò a dire quello che doveva da quando Silente era morto.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «Ginny, ascolta…» mormorò pianissimo, mentre il brusio cresceva attorno a loro e la gente cominCiava ad alzarsi. «Non posso più stare con te. Dobbiamo smettere di vederCi. Non possiamo stare insieme».
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «Voldemort usa le persone a cui i suoi nemiCi tengono. Ti ha già usato una volta come esca, e solo perché sei la sorella del mio migliore amico. Pensa a quanto più grande sarà il pericolo che correrai se continuiamo a stare insieme. Lo verrà a sapere, lo scoprirà. Cercherà di arrivare a me attraverso di te».
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «Io non ho mai davvero rinunCiato a te» disse. «Mai. Ho sempre sperato… Hermione mi ha detto di vivere la mia vita, magari di stare con altri, di lasCiarti perdere per un po’, perché non riusCivo a spicCicare parola se c’eri tu nella stessa stanza, ti ricordi? E lei pensava che forse mi avresti notato di più se io fossi stata un po’ più… me stessa».
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «Ma tu eri troppo occupato a salvare il mondo magico» lo interruppe Ginny con una mezza risata. «Be’… non posso dire di essere sorpresa. Sapevo che sarebbe successo, alla fine. Sapevo che non saresti stato contento se non fossi andato a cacCia di Voldemort. Forse è per questo che mi piaCi tanto».
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Harry non sopportava quelle parole, e temeva di non riusCire a mantenere la risoluzione presa se fosse rimasto seduto accanto a lei. Vide Ron, con le lacrime che gli colavano dalla punta del lungo naso, stringere a sé Hermione e accarezzarle i capelli mentre lei gli singhiozzava contro la spalla. Carico di infeliCità, Harry si alzò, voltò le spalle a Ginny e alla tomba di Silente e andò a camminare sulla riva del lago. Muoversi gli sembrava molto più sopportabile che restare seduto. Come partire al più presto per scovare gli Horcrux e ucCidere Voldemort sarebbe stato meglio che aspettare…
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «Naturalmente sei devastato» disse. «So che eri molto viCino a Silente. Credo che tu sia stato il suo allievo preferito di tutti i tempi. Il legame tra voi due…»
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «Qualcuno ha inflitto uno StupefiCium a un Mangiamorte sulla Cima della Torre dopo la morte di Silente. C’erano anche due maniCi di scopa, lassù. Il Ministero sa fare due più due, Harry».
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «Avrà veramente lasCiato la scuola solo quando non Ci sarà più nessuno che gli sia fedele» ribatté Harry, sorridendo suo malgrado.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «Voldemort vuole ucCidermi personalmente e non saranno gli Auror a fermarlo. Quindi le sono grato per l’offerta, ma no, grazie».
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «Avete già rilasCiato Stan Picchetto?»
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Scrimgeour lo guardò torvo per un altro istante, poi si voltò e se ne andò zoppicando, senza aggiungere altro. Harry vide Percy e il resto della delegazione del Ministero che lo aspettavano, guardando nervosamente Hagrid in singhiozzi e Grop, ancora seduti al loro posto. Ron e Hermione, che stavano correndo verso di lui, incroCiarono Scrimgeour; Harry si voltò e continuò a camminare lentamente, aspettando che lo raggiungessero, cosa che fecero all’ombra di una betulla sotto la quale si erano seduti in tempi più lieti.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «No» ribatté lei, deCisa, afferrandolo per un bracCio.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «Forse non lo sarà» obiettò Ron. «Non siamo più in pericolo qui che a casa, no? Ogni posto è lo stesso, ormai. Direi che Hogwarts è più sicura, Ci sono più maghi dentro, a difenderla. Che cosa ne pensi, Harry?»
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «Pensavo di tornare a Godric’s Hollow» borbottò Harry. Aveva in testa quell’idea dalla notte della morte di Silente. «Per me è cominCiato lì, tutto quanto. Ho come la sensazione di doverCi andare. E posso far visita alle tombe dei miei genitori, mi piacerebbe».
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «Poi devo rintracCiare gli altri Horcrux» continuò Harry, lo sguardo fisso sulla tomba bianca di Silente, riflessa nell’acqua dall’altra parte del lago. «È quello che voleva da me, è per questo che mi ha detto della loro esistenza. Se Silente aveva ragione — e sono sicuro che è così — ce ne sono ancora quattro. Devo trovarli e distruggerli e poi devo cercare il settimo frammento dell’anima di Voldemort, quello che si trova ancora nel suo corpo. Sarò io a ucCiderlo. E se incontrerò Severus Piton sul mio cammino» aggiunse, «meglio per me e peggio per lui».
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «Noi Ci saremo, Harry» annunCiò Ron.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Le sue mani si chiusero meccanicamente attorno al falso Horcrux, ma nonostante tutto, nonostante il sentiero buio e tortuoso che vedeva dipanarsi davanti a lui, nonostante l’incontro finale con Voldemort che doveva accadere di lì a un mese, un anno, o dieCi, si sentì il cuore leggero all’idea che restava ancora un ultimo giorno dorato di pace da assaporare con Ron e Hermione.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

   «La cena, Nagini» sussurrò dolcemente Voldemort, e l'enorme serpente strisCiò giù dalle sue spalle sul legno luCido.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   Il lampo di luce verde illuminò ogni angolo della sala. Charity crollò con uno schianto sul tavolo, che vibrò e Cigolò. Molti dei Mangiamorte balzarono indietro nelle sedie. Draco cadde dalla sua.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Silenzio» le intimò Voldemort, con un altro piccolo movimento della bacchetta di Malfoy, e Charity tacque, come imbavagliata. «Non contenta di corrompere e inquinare le menti dei bambini maghi, la settimana scorsa la professoressa Burbage ha pubblicato una commossa difesa dei Babbani sulla Gazzetta del Profeta. I maghi, ha dichiarato, devono accettare questi ladri della loro conoscenza e della loro magia. La diminuzione dei Purosangue È, sostiene la professoressa Burbage, una Circostanza assai auspicabile... Se fosse per lei, Ci farebbe accoppiare tutti con i Babbani... o con i lupi mannari...»
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

    «L'avrai» disse Voldemort. «E nella vostra famiglia, come nel mondo... reCideremo il cancro che Ci infetta finché non resteranno solo quelli di sangue puro...»
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   Voldemort levò la bacchetta di LuCius Malfoy, la puntò sulla sagoma che roteava lenta sopra il tavolo e la agitò appena. Il corpo tornò in vita con un gemito e prese a lottare contro lacCi invisibili.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «E tu, Draco?» continuò Voldemort, accarezzando il muso del serpente con la mano libera. Draco scosse il capo di scatto. Ora che la donna si era svegliata, non riusCiva più a guardarla.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «RiconosCi la nostra ospite, Severus?» chiese Voldemort.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Molti dei nostri più antichi alberi genealogiCi si guastano, nel tempo» proseguì, mentre Bellatrix pendeva dalle sue labbra, senza fiato e implorante. «Dovrete potare il vostro, vero, per mantenerlo sano? Tagliar via quelle parti che minacCiano la salute del resto».
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Noi, io e NarCissa, non abbiamo mai più guardato nostra sorella da quando ha sposato quello sporco Mezzosangue. Quella mocCiosa di sua figlia non ha niente a che fare con nessuno di noi, e tantomeno ce l'hanno le bestie con cui si accoppia».
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «E tu, Draco?» chiese Voldemort, e la sua voce, pur calma, sovrastò i fischi e le risate. «Farai da babysitter ai cucCioli?»
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   Si levò un boato di risa di scherno. Molti si sporsero per scambiarsi occhiate divertite; alcuni picchiarono i pugni sul tavolo. L'enorme serpente, disturbato dal frastuono, aprì la bocca e sibilò irritato, ma i Mangiamorte non lo sentirono, tanto esultavano per l'umiliazione di Bellatrix e dei Malfoy. Il volto di Bellatrix, solo un attimo prima roseo per la feliCità, si chiazzò sgradevolmente di rosso.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   L'ilarità montò di nuovo; Draco Malfoy scrutò terrorizzato il padre, che però teneva la testa bassa, poi incroCiò lo sguardo della madre. Lei scosse il capo in modo quasi impercettibile, poi riprese a fissare con occhi vuoti la parete di fronte.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Sto parlando di tua nipote, Bellatrix. E della vostra, LuCius e NarCissa.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   Sedeva accanto alla sorella, così dissimile da lei nell'aspetto, con i capelli scuri e gli occhi dalle palpebre pesanti, quanto lo era nel portamento e nei modi; se NarCissa sedeva rigida e impassibile, Bellatrix si chinava ver so Voldemort, perché le sole parole non riusCivano a esprimere tutto il suo desiderio di stargli viCino.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Ma certo, mio Signore» disse LuCius Malfoy. La sua mano tremò mentre si asCiugava il sudore dal labbro. «L'abbiamo desiderato... lo desideriamo».
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   L'enorme serpente salì lento sulla sedia di Voldemort. Si levò, interminabile, e strisCiò sulle sue spalle, spesso come la cosCia di un uomo, gli occhi dalle pupille verticali sgranati e immobili. Voldemort accarezzò distrattamente la creatura con le lunghe dita sottili, senza distogliere lo sguardo da LuCius Malfoy.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Come mai i Malfoy sembrano così scontenti della loro sorte? Il mio ritorno, la mia ascesa al potere, non è proprio Ciò che hanno professato di desiderare per tanti anni?»
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Ti ho dato la libertà, LuCius, non è abbastanza? Ma ho notato che tu e
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   La voce melliflua parve continuare a sibilare anche dopo che la bocca crudele ebbe cessato di muoversi. Alcuni maghi repressero a stento un brivido mentre il sibilo s'intensificava; qualcosa di pesante sCivolava sul pavimento sotto il tavolo.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Quante bugie, LuCius...»
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   la tua famiglia non sembrate feliCi, ultimamente... Che cos'È della mia presenza in casa tua che ti reca dispiacere, LuCius?»
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Bene» disse Voldemort. Estrasse la propria bacchetta e le avviCinò per confrontarle.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   LuCius Malfoy fece un gesto involontario; per una frazione di secondo,
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Darti la mia bacchetta, LuCius? La mia bacchetta?»
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «La bacchetta, LuCius. Voglio la tua bacchetta».
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   Malfoy lanCiò un'occhiata alla moglie al suo fianco. Lei guardava dritto
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   davanti a sé, pallida come lui, i lunghi capelli biondi sparsi sulla schiena, ma sotto il tavolo le sue dita sottili si chiusero per un attimo sul polso del marito. A quel tocco, Malfoy infilò la mano nella veste, ne trasse una bacchetta e la passò a Voldemort, che la levò davanti agli occhi rossi per esaminarla da viCino.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   LuCius Malfoy alzò lo sguardo. La sua pelle era giallognola e cerea alla luce delle fiamme e i suoi occhi erano sprofondati nell'ombra. Quando parlò, fu con voce roca.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Nessun volontario?» chiese Voldemort. «Vediamo... LuCius, non vedo perché dovresti continuare a possedere una bacchetta».
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Come stavo dicendo» riprese Voldemort, scrutando di nuovo i volti tesi dei suoi seguaCi, «ora capisco di più. Per esempio, dovrò prendere in prestito una bacchetta da uno di voi per ucCidere Potter».
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   Dai volti dei presenti trapelò solo sgomento; era come se avesse annunCiato di voler prendere in prestito un bracCio.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   A queste parole, come in risposta, si levò un gemito improvviso, un urlo prolungato e terribile di angosCia e dolore. Molti dei presenti guardarono in basso, allarmati, perché il suono pareva provenire da sotto i loro piedi.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Sì, m-mio Signore» esalò un ometto a metà del tavolo, da una sedia che a prima vista era sembrata vuota, tanto vi era sprofondato. Ora ne sgusCiò via e sgattaiolò fuori dalla sala, lasCiando dietro di sé uno strano bagliore argenteo.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «CodalisCia» disse Voldemort imperturbabile, tranquillo e assorto, senza distogliere lo sguardo dal corpo in alto, «non ti avevo ordinato di tenere il nostro prigioniero in silenzio?»
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

    «Sono stato incauto, e pure ostacolato da fortuna e caso, i due sabotatori di tutti i piani men che bene architettati. Ma ora ho imparato. Capisco quelle cose che prima non capivo. Devo essere io a ucCidere Harry Potter, e io sarò».
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Tanto meglio» disse Voldemort. «Dovrà muoversi allo scoperto. Sarà di gran lunga più faCile catturarlo».
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Non farà né l'una né l'altra cosa» intervenne Piton. «L'Ordine sta evitando ogni forma di trasporto controllata o regolata dal Ministero; diffidano di tutto Ciò che ha un legame con quel posto».
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «E qui siamo in vantaggio, mio Signore» rispose Yaxley, che sembrava deCiso a guadagnarsi la sua dose di approvazione. «Ora abbiamo parecchi infiltrati nell'UffiCio del Trasporto Magico. Se Potter si Materializza o usa la Metropolvere, lo sapremo all'istante».
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Sì, mio Signore, questo è vero, ma in qualità di Direttore dell'UffiCio Applicazione della Legge sulla Magia, O'Tusoe è in regolare contatto non solo con il Ministro, ma anche con i Direttori di tutti gli altri uffiCi del Ministero. Credo che sarà faCile, ora che controlliamo un funzionario di così alto rango, soggiogare gli altri, che poi potranno unirsi per rovesCiare Scrimgeour».
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «È un buon inizio» commentò Voldemort. «Ma O'Tusoe è uno soltanto. Scrimgeour dev'essere Circondato dai nostri prima che io agisca. Un attentato fallito alla vita del Ministro mi farebbe perdere parecchio terreno».
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «A casa di uno dell'Ordine» rispose Piton. «Il luogo, secondo la fonte, è stato dotato di tutte le protezioni che Ordine e Ministero insieme potevano fornire. Credo che Ci saranno poche possibilità di portarlo via quando sarà là, mio Signore, a meno che, naturalmente, il Ministero non sia caduto prima di sabato, il che potrebbe darCi l'opportunità di scoprire e disfare abbastanza incantesimi da poter superare quelli che restano».
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   Molti intorno a Yaxley rimasero colpiti dall'affermazione; il suo viCino, Dolohov, un uomo dalla facCia lunga e storta, gli diede una pacca sulla spalla.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Mio Signore, ho buone notizie su quel fronte. Con difficoltà, e dopo enormi sforzi, sono riusCito a imporre una Maledizione Imperius a Pius O'Tusoe».
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Be', Yaxley» disse Voldemort, rivolto all'altro capo del tavolo. La luce del fuoco sCintillava bizzarramente nei suoi occhi rossi. «Il Ministero sarà caduto per sabato prossimo?»
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Almeno una cosa l'hanno capita giusta, allora, eh?» commentò un uomo tozzo seduto viCino a Yaxley; diede in una risatina roca che trovò, eco qua e là lungo il tavolo.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Mio Signore». Yaxley si era chinato in avanti per riusCire a vedere
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   Yaxley attese, ma Voldemort non disse nulla, quindi continuò: «Dawlish, l'Auror, si è lasCiato sfuggire che Potter non verrà trasferito fino al trenta, la notte prima che compia diCiassette anni».
Piton sorrise.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Se è stato Confuso, è ovvio che ne è certo» ribatté Piton. «Io garantisco a te, Yaxley, che l'UffiCio Auror non è più coinvolto nella protezione di Harry Potter. L'Ordine è convinto che Ci siamo infiltrati nel Ministero».
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «La mia fonte mi ha avvisato che parte del piano è seminare una falsa tracCia; dev'essere questa. Dawlish dev'essere sotto l'effetto di un Incantesimo Confundus. Non sarebbe la prima volta, è noto che è un suo punto debole».
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Sabato... al calare della notte» ripeté Voldemort. I suoi occhi rossi si allacCiarono a quelli neri di Piton con tanta intensità che alcuni dei presenti guardarono altrove, come se temessero di finire ustionati dalla feroCia di quello sguardo. Piton, tuttavia, sostenne tranquillamente l'esame e dopo qualche istante la bocca senza labbra di Voldemort si curvò in qualcosa di simile a un sorriso.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Severus, qui» disse Voldemort, indicando il posto alla sua destra. «Yaxley, viCino a Dolohov».
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   Chi aveva parlato era seduto proprio davanti al camino, quindi all'inizio fu diffiCile per i nuovi arrivati distinguere qualcosa di più della sua sagoma. AvviCinandosi, tuttavia, videro il volto brillare nell'oscurità, glabro, serpentesco, con due fessure al posto delle nariCi e sCintillanti occhi rossi dalle pupille verticali. Era così pallido che sembrava emanare un bagliore perlaceo.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   Il salotto era pieno di persone sedute in silenzio a un tavolo lungo e riccamente decorato. Il normale mobilio della stanza era stato accostato alla bell'e meglio contro le pareti. L'unica luce veniva dal fuoco che ruggiva in un bel camino di marmo, sormontato da uno specchio con la cornice dorata. Piton e Yaxley indugiarono sulla soglia. I loro sguardi, che si stavano abituando alla penombra, furono attratti verso l'alto, dal più bizzarro elemento della scena: una figura umana priva di sensi che, sospesa a testa in giù sopra il tavolo, girava lentamente, come attaccata a una fune invisibile, riflessa nello specchio e nella superfiCie nuda e lustra del tavolo. Nessuno dei presenti guardava quel singolare spettacolo, tranne un giovane pallido che si trovava quasi esattamente lì sotto e non riusCiva a fare a meno di alzare gli occhi a intervalli regolari.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   Una bella dimora gentilizia emerse dall'oscurità alla fine del viale; luCi sCintillavano dalle vetrate a rombi del piano terra. Da qualche parte nel buio giardino oltre la siepe gorgogliava una fontana. La ghiaia scricchiolava mentre Piton e Yaxley si affrettavano verso la porta d'ingresso, che si spalancò davanti a loro benché nessuno sembrasse averla aperta.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Si è sempre trattato bene, LuCius. Pavoni...» Yaxley sbuffò e ripose la bacchetta sotto il mantello.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   Le siepi di tasso assorbivano il rumore dei loro passi. Udirono un frusCio sulla destra: Yaxley sfoderò di nuovo la bacchetta, puntandola sopra la testa del compagno, ma la fonte del rumore si rivelò un candido pavone che passeggiava maestoso sulla Cima della siepe.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   Piton annuì senza dare spiegazioni. Voltarono a destra, in un ampio viale. L'alta siepe svoltò con loro, sparendo in lontananza oltre i poderosi battenti del cancello di ferro che sbarrava la strada. Nessuno dei due si fermò; in silenzio, levarono il bracCio sinistro in una sorta di saluto e attraversarono senza esitare il metallo scuro, come se fosse fumo.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   Il viottolo era delimitato a sinistra da rovi bassi e selvatiCi, a destra da un'alta siepe molto curata. I lunghi mantelli dei due svolazzavano attorno alle loro caviglie.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Temevo di far tardi» disse Yaxley, i tratti rozzi che sCivolavano nell'ombra ogni volta che i rami degli alberi coprivano la luce della luna. «È stato un po' più complicato del previsto. Ma spero che sarà soddisfatto. Tu sembri sicuro che sarai accolto bene, no?»
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   Era stupido, inutile, incredibilmente seccante dover passare ancora quattro giorni senza poter usare la magia... ma doveva ammettere che quel taglio irregolare nel dito l'avrebbe comunque sconfitto. Non aveva mai imparato a rimarginare le ferite e a pensarCi bene soprattutto considerando i suoi progetti per l'immediato futuro era una seria lacuna nella sua istruzione magica. Pensò che doveva ricordarsi di farselo spiegare da Hermione, prese un bel po' di carta igienica, asCiugò il tÈ versato, poi tornò in camera sbattendo la porta.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Harry aveva passato la mattina a svuotare completamente il baule di scuola per la prima volta da quando l'aveva riempito sei anni prima. All'inizio degli anni scolastiCi passati, si era limitato a scremare la superfiCie e a sostituirla o aggiornarla, lasCiando uno strato di detriti sul fondo: vecchie piume, occhi di scarafaggio essiccati, calzini spaiati ormai piccoli. Qualche minuto prima, affondando la mano in quel pacCiame, aveva avvertito un dolore penetrante all'anulare della mano destra e l'aveva ritratta coperta di sangue.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Ora procedette con più cautela. S'inginocchiò di nuovo accanto al baule, frugò nel fondo e, dopo aver recuperato una vecchia spilla che lampeggia va debole i suoi due messaggi, Tifate per Cedric Diggory e Potter fa schifo, uno Spioscopio incrinato e consunto e un medaglione d'oro dentro il quale era stato nascosto un messaggio firmato 'R.A.B.', finalmente scoprì l'oggetto tagliente che l'aveva ferito. Lo riconobbe subito: era un frammento lungo Cinque centimetri dello specchio magico che gli aveva regalato il suo padrino scomparso, Sirius. Harry lo posò da un lato e tastò cauto dentro il baule in cerca del resto, ma dell'ultimo dono del suo padrino non restava altro che vetro polverizzato, attaccato allo strato più profondo di detriti come sabbia sCintillante.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Harry si sedette a osservare il frammento irregolare col quale si era tagliato, ma vide solo il riflesso del proprio occhio verde chiaro. Poi lo posò sulla Gazzetta del Profeta di quel giorno che giaceva non ancora sfogliata sul letto e, per bloccare l'improvviso flusso di amari ricordi, le fitte di rimpianto e di desiderio susCitate da quella scoperta, si ributtò a capofitto a mettere ordine nel baule.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Gli Ci volle un'altra ora per vuotarlo, gettar via le cose inutili e dividere il resto in pile, a seconda di quanto gli sarebbero servite da quel momento in poi. Le vesti di scuola e da Quidditch, il calderone, la pergamena, le piume e gran parte dei libri di testo finirono ammucchiati in un angolo. Chissà che cosa ne avrebbero fatto gli zii; li avrebbero bruCiati nel cuore della notte, probabilmente, come prove di un crimine orrendo. Gli abiti Babbani, il Mantello dell'Invisibilità, il kit per le pozioni, alcuni libri, l'album di foto che gli aveva regalato Hagrid, un pacco di lettere e la bacchetta andarono a riempire un vecchio zaino. In una tasca sul davanti c'erano la Mappa del Malandrino e il medaglione col messaggio firmato 'R.A.B.' Il medaglione meritava il posto d'onore non perché fosse prezioso in sé era privo di valore ma per quello che era costato impossessarsene.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Restava un bel cumulo di giornali sulla scrivania accanto a Edvige, la Civetta bianca: uno per ogni giorno trascorso in Privet Drive quell'estate.
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   Si alzò da terra, si stiracchiò e si spostò alla scrivania. Edvige non si mosse mentre lui sfogliava i giornali e li lanCiava uno a uno nel mucchio delle cose da buttare; la Civetta era addormentata, o fingeva di esserlo; era molto arrabbiata con Harry per il poco tempo fuori dalla gabbia che le era stato concesso.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

    dieCi, si sistemò sulla sedia davanti alla scrivania e rilesse l'articolo che stava cercando.
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   Conobbi Albus Silente all'età di undiCi anni, il nostro primo giorno a Hogwarts. La reCiproca attrazione fu senza dubbio dovuta al fatto che Ci sentivamo entrambi estranei al luogo. Io avevo contratto il vaiolo di drago poco prima di arrivare a scuola e ormai non ero più contagioso, ma il mio volto segnato dalle CicatriCi e il colorito verdastro non incoraggiavano molti ad avviCinarsi. Per parte sua, Albus era giunto a Hogwarts col fardello di una celebrità indesiderata. Poco più di un anno prima suo padre PerCival era stato condannato per la selvaggia aggressione ai danni di tre giovani Babbani, di cui molto s'era parlato.
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   Albus non cercò mai di negare che suo padre (che sarebbe poi morto ad Azkaban) avesse commesso quel crimine; al contrario, quando trovai il coraggio di chiederglielo, mi garanti che era certo della sua colpevolezza. A parte questo, Silente si rifiutò di parlare della triste vicenda, nonostante l'insistenza di molti. Alcuni, in effetti, erano inclini a lodare l'atto di suo padre e ritenevano che anche Albus odiasse i Babbani. Niente di più sbagliato: come chiunque abbia conosCiuto Albus può testimoniare, egli non mostrò mai la più remota tendenza antiBabbana, anzi: la sua ferma difesa dei diritti Babbani gli procurò molti nemiCi negli anni a venire.
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   Nel giro di pochi mesi, tuttavia, la fama di Albus cominCiò a eclissare quella del padre. Alla fine del primo anno nessuno lo conosceva più come il figlio di un nemico dei Babbani: era diventato semplicemente lo studente più brillante che la scuola avesse mai avuto. Chi di noi ebbe il privilegio di essere suo amico trasse vantaggio dal suo esempio, per non menzionare il suo aiuto e incoraggiamento, dei quali fu sempre generoso. Mi confessò più tardi che già allora aveva capito che la sua più grande passione era insegnare.
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   Tre anni dopo di noi arrivò a Hogwarts il fratello di Albus, Aberforth. I due non si somigliavano; Aberforth non fu mai un grande amante dei libri e, a differenza di Albus, preferiva risolvere le dispute con un duello piuttosto che con una discussione pacata. Tuttavia è certamente errato insinuare, come alcuni hanno fatto, che i fratelli non fossero amiCi. Andavano d'accordo come possono andare d'accordo due ragazzi tanto diversi. Per amor di giustizia, bisogna riconoscere che vivere all'ombra di Albus non dev'essere stato gradevole. Venire costantemente eclissato era il prezzo che bisognava pagare per essere suo amico, e per un fratello non può essere stato più piacevole.
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   Quando Albus e io lasCiammo Hogwarts, eravamo intenzionati a intraprendere un giro del mondo insieme, com'era tradizione allora, per visitare e osservare maghi stranieri prima di seguire carriere diverse. Ma purtroppo accadde una tragedia. Alla vigilia del nostro viaggio, la madre di Albus, Kendra, morì, lasCiando lui a capo e unico sostegno della famiglia. Rimandai la mia partenza quanto bastò per rendere i dovuti rispetti al funerale di Kendra, poi partii per quello che fu un viaggio solitario. Con un fratello e una sorella più giovani di cui prendersi cura e poco denaro, per Albus fu impossibile accompagnarmi.
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   Quello fu il periodo della nostra vita in cui i contatti furono più radi. Io gli scrissi e gli narrai, forse mancando di tatto, le meraviglie del mio viaggio: dalle preCipitose fughe di fronte alle Chimere in GreCia agli esperimenti degli alchimisti egiziani. Le sue lettere mi raccontavano poco della sua vita quotidiana, che intuivo essere di una piattezza frustrante per un mago così dotato. Immerso nelle mie esperienze, appresi con orrore, verso la fine del mio anno di viaggi, che un'altra tragedia si era abbattuta sui Silente: la morte della sorella Ariana.
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   Ariana era da tempo in cattiva salute, ma la sua perdita, così viCina a quella della madre, ebbe un profondo effetto su entrambi i fratelli. Tutti coloro che erano più viCini ad Albus e mi includo in quel novero fortunato convengono nell'affermare che il suo senso di colpa per la morte di Ariana (per la quale, naturalmente, non aveva alcuna responsabilità) lasCiò per sempre il segno su di lui.
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    allegro. In aggiunta al proprio dolore, la perdita di Ariana non aveva condotto a una rinnovata viCinanza tra Albus e Aberforth, ma a un distacco (che nel tempo si sarebbe colmato: in anni più recenti i due fratelli ristabilirono un legame se non stretto, certamente cordiale). Tuttavia, da allora Silente parlò di rado dei suoi genitori o di Ariana, e gli amiCi impararono a non nominarli.
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   Altre piume descriveranno i trionfi degli anni successivi. Gli incalcolabili contributi di Silente alla sapienza magica, tra i quali la scoperta dei dodiCi usi del sangue di drago, avrebbero giovato a molte generazioni, come la saggezza di cui diede prova nelle numerose sentenze che emise come Stregone Capo del Wizengamot. Si dice inoltre che non vi fu mai duello magico paragonabile a quello tra Silente e Grindelwald nel 1945. Coloro che vi assistettero hanno scritto del terrore e della reverenza che provarono guardando quei due straordinari maghi darsi battaglia. Il trionfo di Silente e le sue conseguenze per il mondo magico sono considerati un punto di svolta nella storia magica, pari all'introduzione dello Statuto Internazionale di Segretezza o alla caduta di Colui-Che-Non-Deve-EssereNominato.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Albus Silente non fu mai superbo o vanesio; riusCiva a trovare qualcosa di pregevole in ognuno, per quanto insignificante o derelitto, e sono convinto che i suoi precoCi lutti l'avessero dotato di sconfinate umanità e compassione. La sua amiCizia mi mancherà più di quanto io riesca a esprimere, ma la mia perdita è nulla rispetto a quella del mondo magico. Non si può mettere in dubbio che sia stato il più illuminante e il più amato di tutti i Presidi di Hogwarts. è morto come è vissuto: lavorando sempre per il bene superiore e, fino all'ultima ora, altrettanto pronto a tendere la mano a un bambino con il vaiolo di drago quanto lo fu il giorno che lo conobbi.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Aveva pensato di conoscere Silente piuttosto a fondo, ma da quando ne aveva letto l'elogio funebre aveva dovuto ammettere che non era così. Mai una volta si era immaginato l'infanzia o la giovinezza di Silente; per Harry era come se fosse venuto alla luce come lui l'aveva conosCiuto, venerabile,
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Harry attraversò la camera e fece sCivolare via il frammento di specchio da sopra il giornale. Lo aprì: quella mattina, quando aveva preso il quotidiano ancora arrotolato dal gufo postino, aveva dato solo un'occhiata alla prima pagina e dopo aver visto che non parlava di Voldemort l'aveva gettato sul letto. Harry era sicuro che il Ministero faceva pressione sul Profeta perché sopprimesse le notizie su Voldemort. Solo ora, quindi, notò Ciò che gli era sfuggito.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   In libreria la prossima settimana le rivelazioni shock sul genio imperfetto considerato da molti il più grande mago della sua generazione. Smantellando la tradizionale immagine di serena barbuta saggezza, Rita Skeeter rivela l'infanzia disturbata, la giovinezza sregolata, le interminabili faide e i colpevoli segreti che Silente ha portato con sé nella tomba. PER CHé il più volte candidato al ruolo di Ministro della Magia si accontentò di restare un semplice preside? QUALE era il vero scopo della soCietà segreta nota come Ordine della Fenice? COME si concluse davvero la vita di Silente? Le risposte a queste e a molte altre domande nell'esplosiva biografia Vita e Menzogne di Albus Silente di Rita Skeeter. Intervista esclusiva all'autrice di Betty Braithwaite, a pagina 13.
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   Harry squartò il giornale e trovò la pagina trediCi. Sopra l'articolo una foto mostrava un altro volto familiare: una donna con gli occhiali incorniCiati di Strass, i capelli biondi dai ricCi elaborati, i denti scoperti in quello che doveva essere un sorriso accattivante, che lo fissava agitando le dita. Harry fece del suo meglio per ignorare la disgustosa immagine e continuò la lettura.
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   Di persona, Rita Skeeter è molto più affabile e gentile di quanto i suoi ritratti in punta di piuma, celebri per la loro feroCia, possano suggerire. Mi riceve nell'ingresso della sua casa accogliente e mi accompagna in cuCina per offrirmi una tazza di tÈ, una fetta di torta e, inutile dirlo, una bella dose di freschissimi pettegolezzi.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   «Be', certo, Silente è il sogno di ogni biografo» cominCia la Skeeter. «Una vita lunga e intensa. Sono sicura che il mio libro sarà il primo di una lunga serie».
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Come sei riusCita a compiere questa impresa-lampo?
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Ti sarà noto tuttavia il recente commento di Elphias Doge, Consigliere SpeCiale del Wizengamot e amico di lunga data di Silente: «Il libro della Skeeter contiene meno fatti di una figurina delle Cioccorane».
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   «Caro Doggi! Ricordo di averlo intervistato alcuni anni fa sui diritti dei Marini, che il Cielo lo benedica. Completamente andato. Era convinto che fossimo seduti sul fondo del Lago Windermere, continuava a dirmi di cercare le trote».
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   «Oh, mia cara» sorride la Skeeter, picchiettandomi affettuosamente sulle nocche, «sai anche tu quante informazioni si possono ottenere con una borsa gonfia di galeoni, il rifiuto di sentire la parola 'no' e una bella Penna Prendiappunti affilata! C'era la coda per gettare fango su Silente, del resto. Non tutti pensavano che fosse così straordinario, sai: ha pestato un sacco di piedi importanti. Ma il vecchio Doggi Doge può anche scendere dal suo Ippogrifo, perché io ho avuto accesso a una fonte per la quale molti giornalisti si venderebbero la bacchetta, una persona che non ha mai parlato pubblicamente prima d'ora e che è stata viCina a Silente nella fase più violenta e disturbata della sua giovinezza».
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Le antiCipazioni della biografia suggeriscono che Ci saranno parecchie sorprese per chi crede che Silente abbia condotto una vita ineccepibile. Quali sono le notizie più succose che hai scoperto?
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   «Oh, andiamo, Betty, non vorrai che ti riveli i piatti forti prima dell'usCita del libro!» Rita scoppia a ridere. «Ma posso garantire che chiunque creda ancora che Silente fosse immacolato come la sua barba sarà costretto a un brusco risveglio! DiCiamo solo che nessuno che l'abbia sentito inveire contro Tu-Sai-Chi immaginerebbe mai quanto lui stesso abbia sguazzato nelle Arti Oscure da ragazzo! E per essere un mago che ha trascorso i suoi ultimi anni a predicare tolleranza, non era proprio di larghe vedute in gioventù! Sì, Albus Silente ha un passato molto torbido, per non parlare di quella misteriosa famiglia che s'È dato tanto da fare per mantenere nell'ombra».
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Ti riferisCi al fratello di Silente, Aberforth, la cui condanna da parte del Wizengamot per abuso di magia susCitò un piccolo scandalo quindiCi anni fa?
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   «Oh, Aberforth è solo la punta del letamaio. No, no, sto parlando di cose molto peggiori di un fratello con la passione per le capre, peggiori anche del padre storpiaBabbani; Silente del resto non è riusCito a coprire nessuno dei due, infatti furono entrambi condannati dal Wizengamot. No, erano la madre e la sorella che mi affasCinavano, e le mie indagini hanno rivelato un autentico vespaio. Ma, come ho detto, dovrete aspettare i capitoli da nove a dodiCi del mio libro per ulteriori dettagli. Per ora antiCipo solo che non c'È da stupirsi che Silente non abbia mai parlato di come si ruppe il naso».
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

    LasCiando da parte gli scheletri di famiglia, contesti anche la genialità che condusse Silente a tante scoperte magiche?
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   «Aveva cervello, anche se molti oggi dubitano che tutti i suoi trionfi fossero farina del suo sacco. Come rivelo nel capitolo sediCi, Ivor Dillonsby sostiene che aveva già scoperto otto usi del sangue di drago quando Silente 'prese in prestito' le sue ricerche».
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   «Oh, sono contenta che tu abbia Citato Grindelwald» risponde, con un sorriso provocatorio. «Temo che chi ancora si commuove per la vittoria spettacolare di Silente debba prepararsi alla bomba, o meglio Caccabomba. Una storia davvero molto sporca. Dirò solo: non mettete la mano sul fuoco su quel leggendario duello. Dopo aver letto il mio libro, forse bisognerà concludere che Grindelwald fece semplicemente sbucare un fazzoletto bianco dalla punta della bacchetta e si arrese!»
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Dato che non Ci vuoi rivelare altri dettagli su questo episodio affasCinante, passiamo alla relazione che senza dubbio avvincerà i lettori più di ogni altra...
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   «Oh, sì» Rita Skeeter annuisce con veemenza, «ho dedicato un intero capitolo alla relazione Potter-Silente. è stata definita malsana, perfino sinistra. Di nuovo, i tuoi lettori dovranno comprare il mio libro per conoscere tutta la storia, ma non c'È dubbio che Silente abbia manifestato fin dall'inizio un interesse innaturale per Potter. Che sia stato davvero per il bene del ragazzo... be', lo vedremo. Certo non è un segreto che Potter ha vissuto un'adolescenza assai diffiCile».
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   «Oh, sì, abbiamo sviluppato un forte legame. Il povero Potter ha pochi veri amiCi e noi Ci siamo conosCiuti in uno dei momenti cruCiali della sua vita, il Torneo Tremaghi. Probabilmente sono una delle poche persone al mondo che possano affermare di conoscere il vero Harry Potter».
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Il che Ci conduce alle molte voCi ancora in Circolazione sulle ultime ore di Silente. Rita, sei convinta che Potter fosse sulla scena della morte di Silente?
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   «Be', non voglio rivelare troppo è tutto nel libro ma testimoni oculari dentro il castello di Hogwarts hanno visto Potter fuggire pochi istanti dopo che Silente cadde, si buttò o fu spinto. Potter poi testimoniò contro Se verus Piton, per il quale da sempre, com'È noto, nutre una forte ostilità. è tutto come appare? Lo deCiderà la comunità magica... dopo aver letto il mio libro».
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   E su questa intrigante esca mi congedo. Non c'È alcun dubbio: Rita Skeeter ha prodotto un bestseller istantaneo. Le legioni di ammiratori di Silente possono tremare nell'attesa di Ciò che presto sarà rivelato sul loro eroe.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   CominCiò a marCiare alla Cieca per la stanza, aprendo cassetti vuoti e raccogliendo libri solo per rimetterli dov'erano, senza sapere quel che faceva, mentre frasi volanti dell'articolo di Rita gli echeggiavano in testa: un intero capitolo alla relazione Potter-Silente... è stata definita malsana, perfino sinistra... sguazzato nelle Arti Oscure da ragazzo... ho avuto accesso a una fonte per la quale molti giornalisti si venderebbero la bacchetta...
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   «Bugie!» urlò Harry, e dalla finestra vide il viCino, che si era fermato per riaccendere il tosaerba, guardare nervosamente in su.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Dopo sediCi anni che si sentiva apostrofare così, Harry non aveva alcun
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Ce ne hai messo di tempo!» ruggì Vernon Dursley quando Harry apparve in Cima alle scale. «Vieni qui, devo parlarti!»
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Siediti!» esclamò zio Vernon. Harry inarcò le sopracCiglia. «Per favore!» aggiunse zio Vernon, facendo una smorfia come se la formula gli si fosse impigliata in gola.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Harry si sedette. Credeva di sapere che cosa era in arrivo. Lo zio cominCiò a marCiare avanti e indietro, mentre zia Petunia e Dudley seguivano i suoi gesti con espressioni ansiose. Infine zio Vernon, il facCione viola contratto per lo sforzo, si fermò davanti a Harry e parlò.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Non assumere quel tono...» cominCiò zia Petunia con voce stridula, ma
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   occhietti porCini. «Ho deCiso che non credo a una parola. Restiamo, non andiamo da nessuna parte».
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

    «Be', non Ci credo» ripeté zio Vernon, fermandosi di nuovo davanti a Harry. «Sono stato sveglio quasi tutta la notte a ripensarCi e credo che sia un piano per prenderti la casa».
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Questa casa!» strillò zio Vernon. La vena sulla fronte cominCiò a pulsare. «La nostra casa! I prezzi stanno schizzando alle stelle qua attorno! Tu vuoi spedirCi via, poi farai un po' delle tue magie e in un batter d'occhio sarà tutto intestato a te e...»
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Nel caso te lo fossi dimenticato» disse Harry, «io ho già una casa, quella che mi ha lasCiato il mio padrino. Perché dovrei desiderare questa? Per i lieti ricordi?»
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Tu sostieni» riprese zio Vernon, ricominCiando a marCiare, «che questo Lord Coso...»
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Voldemort» preCisò Harry impaziente, «e ne abbiamo già parlato un centinaio di volte. Non è una teoria, è un fatto. Silente te l'ha detto l'anno scorso, e anche Kingsley e il signor Weasley...»
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Vernon Dursley s'ingobbì, furibondo, e Harry sospettò che lo zio tentasse di scrollarsi di dosso il ricordo della visita a sorpresa, pochi giorni dopo l'inizio delle vacanze estive, di due maghi adulti. Ritrovarsi sulla soglia Kingsley Shacklebolt e Arthur Weasley aveva avuto un effetto devastante sui Dursley. E dal momento che il signor Weasley una volta aveva distrutto metà del salotto, non Ci si poteva aspettare che il suo ritorno rallegrasse lo zio.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «... Kingsley e il signor Weasley te l'hanno spiegato» insisté Harry, implacabile. «Quando avrò compiuto diCiassette anni, l'incantesimo di protezione che mi Circonda s'infrangerà, e questo espone voi quanto me. L'Ordine è sicuro che Voldemort vi prenderà di mira, o per torturarvi e scoprire dove mi trovo, o perché è convinto che se vi prendesse come ostaggi io cercherei di salvarvi».
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Zio Vernon tacque, senza fermarsi. Fuori, il sole era basso sulle siepi di ligustro. Il tosaerba del viCino si bloccò di nuovo.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Be', allora perché non possono proteggerCi loro? Mi pare che in quanto vittime innocenti, colpevoli solo di ospitare un bersaglio dei terroristi, dovremmo avere diritto a una protezione governativa!»
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Harry rise; non riuscì a evitarlo. Era tipico dello zio riporre tutte le speranze nell'ordine costituito, anche nell'ambito del mondo che disprezzava e di cui diffidava.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Hai sentito il signor Weasley e Kingsley» ribatté. «Siamo convinti che al Ministero Ci siano degli infiltrati».
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Va bene» disse, fermandosi ancora davanti a Harry. «D'accordo, facCiamo l'ipotesi che noi accettiamo questa protezione. Continuo a non capire perché non possiamo avere quel Kingsley».
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Harry a stento non alzò gli occhi al Cielo. Quella stessa domanda gli era già stata fatta almeno sette volte.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Appunto... è il migliore!» ribatté zio Vernon, indicando lo schermo del televisore spento. I Dursley avevano riconosCiuto Kingsley al telegiornale, che passeggiava con discrezione alle spalle del Primo Ministro Babbano durante la visita a un ospedale. Questo, e il fatto che Kingsley avesse imparato a vestirsi credibilmente da Babbano, per non parlare di quel non so che di rassicurante nella sua voce calma e fonda, avevano susCitato nei Dursley una simpatia per Kingsley che non avevano mai provato per nessun altro mago. Ma bisognava dire che non l'avevano mai visto con l'orecchino.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Se almeno avessimo visionato i loro curricula...» cominCiò zio Vernon, ma Harry perse la pazienza. Si alzò e avanzò verso lo zio, indicando a sua volta il televisore.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Questi non sono inCidenti... i crolli e le esplosioni e i deragliamenti e
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   tutto quello che sarà successo dall'ultimo telegiornale che abbiamo guardato. La gente scompare e muore e dietro c'È lui, Voldemort! Te l'ho detto e ridetto, lui ucCide i Babbani per divertimento. Anche le nebbie... sono provocate dai Dissennatori, e se non ti ricordi cosa sono chiedi a tuo figlio!»
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Altri?» rise Harry. «Più dei due che Ci hanno attaccato, vuoi dire? Ce ne sono centinaia, forse migliaia, ormai, visto che si nutrono di paura e disperazione...»
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Lo spero» disse Harry, «perché quando avrò diCiassette anni, tutti Mangiamorte, Dissennatori, forse perfino Inferi, che sono cadaveri soggiogati dalla magia di un Mago Oscuro potranno trovarvi e vi aggrediranno di sicuro. E se ricordate l'ultima volta che avete avuto a che fare con dei maghi, forse ammetterete di aver bisogno d'aiuto».
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Ci fu un breve silenzio nel quale l'eco distante di Hagrid che abbatteva una porta di legno parve vibrare attraverso gli anni. Zia Petunia guardava zio Vernon; Dudley fissava Harry. Infine zio Vernon scoppiò: «E il mio lavoro? E la scuola di Dudley? Naturalmente di tutto questo non importa niente a un manipolo di maghi fannulloni...»
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Non capisCi?» urlò Harry. «Vi tortureranno e vi ucCideranno come hanno fatto con i miei genitori!»
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Saranno qui fra Cinque minuti» concluse e, poiché nessuno dei Dursley replicò, uscì dalla stanza. Poteva contemplare con leggerezza la prospettiva di lasCiare probabilmente per sempre zia, zio e cugino, tuttavia l'atmosfera era strana. Che cosa Ci si dice alla fine di sediCi anni di solida antipatia?
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

    In camera, Harry giocherellò con lo zaino, poi infilò un paio di noCi tra le sbarre della gabbia di Edvige. Caddero con tonfi sordi sul fondo e lei le ignorò.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Suonò il campanello. Harry esitò, poi uscì dalla sua stanza e scese le scale: era troppo chiedere a Hestia e Dedalus di affrontare i Dursley da soli.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Harry Potter!» squittì una voce ecCitata quando lui aprì la porta; un ometto in tuba color malva gli fece un profondo inchino. «È sempre un onore!»
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Buongiorno a voi, parenti di Harry Potter!» esclamò Dedalus allegro, entrando a grandi passi nel salotto. I Dursley non parvero affatto feliCi di sentirsi apostrofare così; Harry quasi si aspettava un altro voltafacCia. Alla vista di mago e strega, Dudley si rannicchiò viCino alla madre.
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   «Vedo che siete già pronti. Eccellente! Il piano, come vi ha detto Harry, è semplice» spiegò Dedalus, sfilando un immenso orologio da taschino dal panCiotto. «Ce ne andremo prima di Harry. Dato il rischio che si correrebbe usando la magia in casa vostra Harry è ancora minorenne e il Ministero avrebbe una scusa per arrestarlo andremo in auto per una quindiCina di chilometri, diCiamo, prima di SmaterializzarCi fino al luogo sicuro che abbiamo scelto per voi. Lei sa guidare, da quel che ho capito?» chiese con garbo a Vernon Dursley.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Complimenti, signore, complimenti davvero; personalmente tutti quei bottoni e pomelli mi manderebbero in confusione» disse Dedalus, convinto di adulare Vernon Dursley, che a ogni parola di Dedalus stava visibilmente perdendo fiduCia nel piano.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

    quando una voce forte strillò: «SpicCiatevi!» Harry si guardò intorno prima di capire che la voce veniva dall'orologio di Dedalus.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Giusto, i tempi sono molto stretti». Dedalus annuì e ripose l'orologio nel panCiotto. «Stiamo cercando di sincronizzare la tua partenza da casa con la Smaterializzazione della tua famiglia, Harry; di conseguenza l'incantesimo si infrangerà non appena sarete tutti partiti per un luogo sicuro». Si rivolse ai Dursley. «Bene, siamo pronti?»
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Nessuno gli rispose; zio Vernon stava ancora fissando sconvolto il taschino gonfio nel panCiotto di Dedalus.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Fece scattare in su il bracCio destro per stringergli la mano, ma all'ultimo momento parve incapace di farlo e si limitò a serrare il pugno e a farlo osCillare come un metronomo.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Era già sulla soglia del salotto quando Dudley borbottò: «Non capisco». «Che cos'È che non capisCi, Patatino?» chiese zia Petunia, guardando il figlio.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Dudley alzò una manona simile a un prosCiutto per indicare Harry. «Perché lui non viene con noi?»
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   MarCiò fuori dalla stanza; udirono la porta d'ingresso aprirsi, ma Dudley
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Di nuovo, Vernon Dursley marCiò fino alla porta d'ingresso, ma Dudley non lo seguì.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Non importa?» ripeté Hestia, alzando il tono di voce, minacCiosa. «Questa gente non capisce quello che hai passato? Che pericolo corri? La posizione unica che occupi nei cuori di chi combatte contro Voldemort?»
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Ehm... no, veramente no» rispose Harry. «Credono che io sia inutile, in verità, ma Ci sono abituato...»
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Se Harry non avesse visto le labbra di Dudley muoversi, non Ci avrebbe creduto. Fissò il cugino a lungo prima di accettare l'idea che fosse stato lui a parlare; intanto, Dudley era diventato tutto rosso. Anche Harry era imbarazzato e stupito.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Guardò incuriosito il cugino. Non avevano avuto praticamente alcun contatto quell'estate e nemmeno la precedente, visto che Harry era tornato in Privet Drive per un periodo tanto breve ed era rimasto quasi sempre chiuso in camera. Ora tuttavia a Harry venne in mente che la tazza di tÈ freddo calpestata quella mattina non era uno scherzo idiota. Pur commos so, fu comunque sollevato quando si accorse che il cugino aveva esaurito la sua capaCità di esprimere i propri sentimenti. Dopo aver aperto la bocca ancora una o due volte, Dudley sprofondò in un silenzio paonazzo.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Zia Petunia scoppiò in lacrime. Hestia Jones le scoccò uno sguardo di approvazione che divenne indignato quando zia Petunia corse avanti e abbracCiò Dudley invece di Harry.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «C-così dolce, Didino...» singhiozzò, affondata nel suo petto massicCio, «u-un ragazzo così adorabile... che dice g-grazie...»
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Be', ma detto da Dudley è come un 'ti voglio bene'» le spiegò Harry, combattuto tra l'irritazione e la voglia di ridere. Intanto zia Petunia continuava a stringersi a Dudley come se avesse appena salvato Harry da un edifiCio in fiamme.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «... buona fortuna. Mi auguro che Ci rivedremo. Le speranze del mondo magico posano sulle tue spalle».
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Oh, sono sicuro che diventeremo amiconi» esclamò Lux allegramente, sventolando il cappello mentre usCiva. Hestia lo seguì.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Dudley si liberò con dolcezza dalla presa della madre e avanzò verso Harry, che dovette reprimere il desiderio di minacCiarlo con la magia. Poi tese la manona rosea.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «AcCidenti, Dudley» disse Harry, sovrastando i rinnovati singhiozzi di zia Petunia, «i Dissennatori ti hanno soffiato dentro un'altra personalità?»
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Non so» bofonchiò Dudley. «Ci vediamo, Harry».
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Dudley quasi sorrise, poi uscì dalla stanza. Harry udì i suoi passi pesanti sulla ghiaia del vialetto e poi la portiera di un'auto che sbatteva.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

    Zia Petunia, che aveva sepolto il viso nel fazzoletto, al tonfo si riscosse. Era chiaro che non si era aspettata di ritrovarsi sola con Harry. Ficcò rapida il fazzoletto umido nella tasca, balbettò: «Be'... addio» e marCiò verso la porta senza guardarlo.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Harry salì di corsa in camera e si avviCinò alla finestra appena in tempo per vedere l'auto dei Dursley che usCiva dal vialetto e si avviava lungo la strada. La tuba di Dedalus spuntava sul sedile posteriore tra zia Petunia e Dudley. L'auto curvò a destra in fondo a Privet Drive, i finestrini accesi per un attimo dal rosso del tramonto, poi sparì.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Harry prese la gabbia di Edvige, la Firebolt e lo zaino, passò in rassegna per l'ultima volta la stanza nel suo ordine innaturale e scese con qualche difficoltà nell'ingresso, dove posò gabbia, scopa e borsa ai piedi delle scale. La luce stava ormai rapidamente calando, l'atrio era denso di ombre nel crepuscolo. Era molto strano trovarsi in quel silenzio e sapere che stava per usCire da quella casa per l'ultima volta. Molto tempo prima, quando i Dursley andavano a divertirsi e lo lasCiavano lì, le ore di solitudine erano una festa rara: interrompendosi solo per rubare qualcosa di buono dal frigo, stava di sopra a giocare col computer di Dudley, o accendeva la televisione e faceva zapping quanto e come voleva. Ricordare quei tempi gli diede una strana sensazione di vuoto: era come ricordare un fratello minore perduto.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Non vuoi dare un'ultima occhiata?» chiese a Edvige, ancora di malumore, la testa sotto l'ala. «Non Ci torneremo più, qui. Non vuoi ricordare i bei tempi? Insomma, guarda il tappetino. Quanti ricordi... Dudley Ci ha vomitato sopra dopo che l'avevo salvato dai Dissennatori... Alla fine mi è stato grato, incredibile, no?... E l'estate scorsa Silente è entrato proprio da quella porta...»
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Harry smarrì per un attimo il filo dei pensieri, ma la Civetta non fece nulla per aiutarlo e tenne ostinatamente la testa sotto l'ala. Harry voltò le spalle all'ingresso.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «E qui, Edvige...» Harry aprì una porta sotto le scale «È dove dormivo io! Non mi conoscevi allora... acCidenti, mi ero dimenticato che era così stretto...»
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Harry guardò le file di scarpe e di ombrelli e ricordò quando tutte le mattine apriva gli occhi e vedeva la parte di sotto della scala, quasi sempre adorna di un paio di ragni. Quelli erano i tempi prima che scoprisse la sua vera identità; prima che sapesse com'erano morti i suoi genitori o perché spesso succedevano strane cose attorno a lui. Ma Harry ricordava ancora i sogni che l'avevano perseguitato, anche in quei giorni: sogni confusi attraversati da lampi di luce verde e una volta zio Vernon quasi si schiantò con l'auto quando Harry lo raccontò da una motoCicletta volante...
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Si udì un improvviso, assordante ruggito. Harry si raddrizzò di colpo e picchiò la testa contro la bassa cornice della porta. Indugiò solo per fare sfoggio di alcune selezionate imprecazioni di zio Vernon, poi tornò barcollando in cuCina, reggendosi la testa, e guardò fuori dalla finestra nel giardino sul retro.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   L'oscurità s'increspò, l'aria stessa vibrò. Poi, a una a una, comparvero dal nulla diverse figure, mentre i loro Incantesimi di Disillusione svanivano. A dominare la scena era Hagrid, con casco e occhialoni, in sella a una moto enorme con un sidecar nero. Attorno a lui, altri smontavano dai maniCi di scopa e, in due casi, da scheletriCi cavalli con le ali nere.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Harry spalancò la porta sul retro e si preCipitò fra loro. Si levò un coro di saluti: Hermione gli gettò le bracCia al collo, Ron gli batté la mano sulla schiena e Hagrid tuonò: «Tutto a posto, Harry? Pronto per andare?»
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Cambio di programma» ringhiò Malocchio, che reggeva due enormi sacchi gonfi. Il suo occhio magico roteava, spostandosi dal Cielo buio alla casa e al giardino con una rapidità da stordire. «Andiamo dentro, poi ti spieghiamo».
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Harry li condusse tutti in cuCina dove, tra risa e chiacchiere, si sedettero, si appollaiarono sui lustri banconi di zia Petunia o si appoggiarono ai suoi immacolati elettrodomestiCi: Ron, lungo e allampanato; Hermione, i capelli cespugliosi legati in una lunga trecCia; Fred e George, con due sorrisi identiCi; Bill, capelli lunghi e brutte CicatriCi; il signor Weasley, gentile, con la calvizie inCipiente e gli occhiali un po' storti; Malocchio, sCiupato, zoppo, l'occhio magico azzurro vivo che roteava nell'orbita; Tonks, i capelli corti del suo rosa preferito; Lupin, più grigio, più segnato; Fleur, snella e bellissima, i lunghi capelli di un biondo argenteo; Kingsley, calvo, nero, le spalle larghe; Hagrid, capelli e barba incolti, tutto gobbo per non picchiare la testa sul soffitto, e Mundungus Fletcher, piccolo, sudiCio e depresso, con i suoi occhi cadenti da bassethound e i capelli impastati. Il cuore di Harry si allargò a quella vista: sentiva di volere un bene incredibile a tutti, compreso Mundungus, che aveva cercato di strangolare l'ultima volta che si erano incontrati.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Harry, indovina un po'?» esclamò Tonks da sopra la lavatrice, agitando la mano sinistra verso di lui: un anello sCintillava all'anulare.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Va bene, va bene, avremo tempo dopo per scambiarCi le ultime notizie» ruggì Moody sovrastando il chiacchiericCio, e nella cuCina calò il silenzio. Moody lasCiò cadere i sacchi e si rivolse a Harry. «Come probabilmente ti ha detto Dedalus, abbiamo dovuto abbandonare il piano A. Pius O'Tusoe è passato dall'altra parte, il che Ci pone un grosso problema. Ha reso punibile con la carcerazione collegarsi a questa casa via Metropolvere, piazzarCi una Passaporta o MaterializzarCisi, in arrivo o in partenza. Tutto in nome della tua protezione, per evitare che Tu-Sai-Chi ti raggiunga. Perfettamente inutile, visto che l'incantesimo di tua madre ti protegge già. In realtà, ti impedisce di usCire di qui in sicurezza.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Secondo problema: sei minorenne, il che vuol dire che hai ancora addosso la TracCia».
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «La TracCia, la TracCia!» esclamò Malocchio, impaziente. «L'incantesimo che intercetta l'attività magica di chi ha meno di diCiassette anni, il mezzo del Ministero per scoprire le pratiche magiche dei minori! Se tu, o chiunque attorno a te, getta un incantesimo per farti usCire da qui, O'Tusoe lo saprà, e anche i Mangiamorte.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Non possiamo aspettare che la TracCia svanisca, perché nell'istante in cui compirai diCiassette anni perderai tutta la protezione di tua madre. In breve: Pius O'Tusoe è convinto di averti incastrato».
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «E allora che cosa facCiamo?»
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Useremo i mezzi di trasporto che Ci rimangono, i soli che la TracCia
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Harry vedeva delle falle nel piano; ma si trattenne per dare a Malocchio il modo di enunCiarle.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Ora, la protezione di tua madre si infrangerà solo in due Circostanze: quando compirai gli anni, oppure» e Moody indicò la cuCina immacolata «quando questo posto non sarà più casa tua. Tu e i tuoi zii state prendendo strade diverse stasera, e siete consapevoli che non vivrete mai più insieme, giusto?»
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Quindi stavolta te ne andrai e non farai più ritorno, perCiò l'incantesimo si spezzerà non appena usCirai dal suo raggio d'azione. Abbiamo deCiso di infrangerlo in antiCipo, perché l'alternativa è aspettare che Tu-Sai-Chi venga a prenderti nel momento in cui compirai diCiassette anni.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «L'unico vantaggio che abbiamo è che Tu-Sai-Chi non sa che ti trasferiamo stanotte. Abbiamo lasCiato trapelare una falsa tracCia al Ministero: sono convinti che resterai qui fino al trenta. Ma abbiamo a che fare con Tu-Sai-Chi, quindi non possiamo contare sul fatto che sbagli data; deve aver messo un paio di Mangiamorte a pattugliare i Cieli in questa zona, tanto per stare sul sicuro. Così abbiamo attribuito a una dozzina di case diverse ogni protezione possibile. Potrebbero tutte essere il tuo nascondiglio designato, ognuna ha qualche legame con l'Ordine: la mia, quella di Kingsley, quella della zia di Molly, Muriel... chiaro, no?»
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Ehm... sì» disse Harry. «Forse non scopriranno subito a quale delle dodiCi case sicure sono diretto, ma non risulterà evidente non appena» e fece un breve conto mentale «quattordiCi di noi punteranno verso i genitori di Tonks?»
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Ah» rispose Moody, «ho dimenticato il punto saliente. Non saremo in quattordiCi a volare dai genitori di Tonks. Ci saranno sette Harry Potter in volo stanotte, Ciascuno con un compagno, e Ciascuna coppia sarà diretta a una casa sicura diversa».
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Moody estrasse dal mantello una fiaschetta piena di liquido simile a fango. Non dovette aggiungere altro; Harry colse al volo il resto del piano. «No!» gridò, e la sua voce rimbombò nella cuCina. «Non se ne parla!» «Gliel'ho detto che avresti reagito così» commentò Hermione, con un
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   certo compiaCimento.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Be', allora non se ne fa niente» disse George. «È chiaro che non riusCiremo mai a procurarCi un po' di tuoi capelli se non collabori».
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Certo, trediCi contro uno che non può usare la magia, non abbiamo
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Harry incroCiò lo sguardo di Hermione e lo distolse subito.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Con gli occhi di tutti puntati addosso, Harry si afferrò una Ciocca di ca pelli in Cima alla testa e tirò.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Harry lasCiò cadere i capelli nel liquido melmoso. Non appena toccarono
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   la superfiCie, la Pozione cominCiò a schiumare e fumare, poi di colpo diventò limpida e brillante come l'oro.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Ooh, sembri molto più appetitoso di Tiger e Goyle, Harry» commentò Hermione prima di notare le sopracCiglia aggrottate di Ron. Arrossì e aggiunse: «Insomma, sai cosa voglio dire... la Pozione di Goyle sembrava mocCio».
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Eccolo» borbottò Hagrid. Sollevò Mundungus per la collottola e lo depositò accanto a Fleur, che arricCiò ostentatamente il naso e si spostò tra Fred e George.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Zitto» ringhiò Moody. «Come ti ho già detto, verme smidollato, qualunque Mangiamorte incontriamo vorrà catturare Potter, non ucCiderlo. Silente ha sempre detto che Tu-Sai-Chi voleva finire Potter di persona. Sono i guardiani che si devono preoccupare, i Mangiamorte saranno ben lieti di ucCiderli».
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Mundungus non parve particolarmente rassicurato, ma Moody stava già sfilando dal mantello una mezza dozzina di bicchierini grandi come portauova, che distribuì prima di versare in Ciascuno una piccola dose di Pozione Polisucco.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Ron, Hermione, Fred, George, Fleur e Mundungus bevvero. Tutti boccheggiarono e fecero smorfie quando la Pozione arrivò loro in gola: subito i loro tratti cominCiarono a ribollire e deformarsi come cera calda. Hermione e Mundungus crebbero; Ron, Fred e George rimpicCiolirono; i loro capelli si scurirono, quelli di Hermione e Fleur si ritrassero dentro il cranio.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Moody, tranquillo, si chinò per allentare i lacCi dei grossi sacchi che aveva portato con sé; quando si rialzò, c'erano sei Harry Potter ansanti davanti a lui.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Fred e George si guardarono e dissero all'unisono: «Ehi... siamo identi Ci
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   guardarmi, fasCio spavonto».
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Harry, sei praticamente Cieco» commentò Hermione inforcando gli occhiali.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Una volta vestiti, i falsi Harry presero dal secondo sacco zaini e gabbie: Ciascuna conteneva una Civetta delle nevi impagliata.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Perché io con te?» grugnì l'Harry più viCino alla porta sul retro.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Io sono George» disse il gemello indicato da Moody. «Non Ci distingui nemmeno quando siamo Harry?»
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Ci sei cascato, sono Fred...»
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Porto Fleur su un Thestral» disse Bill. «Non le piacCiono le scope». Fleur gli si avviCinò con un'espressione zuccherosa e remissiva che
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

    anche lei non si fidava dei maniCi di scopa.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Quasi avesse indovinato il suo stato d'animo, Moody spiegò: «I Mangiamorte si aspetteranno di vederti su una scopa. Piton ha avuto un sacco di tempo per raccontargli tutto quello che non aveva mai detto su di te, quindi se incontriamo dei Mangiamorte crediamo che punteranno uno dei Potter che sembrano a loro agio su una scopa. D'accordo» continuò, dopo aver annodato il sacco con i vestiti dei falsi Potter e avviandosi verso l'usCita sul retro, «mancano tre minuti alla partenza. Inutile chiudere, non terrà fuori i Mangiamorte quando verranno a vedere... Su...»
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Harry corse nell'ingresso a prendere lo zaino, la Firebolt e la gabbia di Edvige prima di unirsi agli altri nel buio giardino. I maniCi saltarono in mano ai proprietari; Kingsley aveva già aiutato Hermione a salire su un enorme Thestral nero; Bill aveva issato Fleur sull'altro. Hagrid era pronto accanto alla moto, gli occhialoni sul naso.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Proprio lei» rispose Hagrid con un gran sorriso. «L'ultima volta che Ci sei salito, Harry, mi Ci stavi in una mano!»
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   «Arthur Ci ha messo un po' le mani» gli disse Hagrid, del tutto insensibile al suo disagio. Si mise a cavalCioni della moto, che Cigolò e sprofondò nel terreno di parecchi centimetri. «Adesso ha dei trucchetti sul manubrio. Questa è una mia idea».
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Puntò il ditone verso un pulsante viola viCino al tachimetro.
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   Tutti inforcarono i maniCi di scopa.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Tieniti forte, Ron» fece Tonks, e Harry lo vide scoccare una furtiva occhiata colpevole a Lupin prima di stringerle la vita con le mani. Hagrid avviò la moto con un colpo di pedale; il motore ruggì come un drago e il sidecar cominCiò a vibrare.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Buona fortuna a tutti» urlò Moody. «Ci vediamo tra un'ora alla Tana. Al mio tre. Uno... due... TRE».
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   La moto mandò un enorme barrito e Harry sentì uno strattone: saliva rapidamente, gli occhi che gli lacrimavano, i capelli spazzati via dal volto. Attorno a lui anche le scope prendevano quota; la lunga coda nera di un Thestral passò fluttuando. Le gambe, compresse nel sidecar dalla gabbia di Edvige e dallo zaino, gli facevano già male e si stavano addormentando. Era così scomodo che quasi si scordò di dare un'ultima occhiata al numero quattro di Privet Drive: quando guardò oltre il bordo del sidecar, era già impossibile distinguere la casa dalle altre. Sempre più in alto nel Cielo...
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   E poi, d'improvviso, dal nulla, furono Circondati. Almeno trenta figure incappucCiate, sospese a mezz'aria, formavano un vasto cerchio al centro del quale erano finiti i membri dell'Ordine, ignari...
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Urla, lampi di luce verde da ogni dove: Hagrid ululò e la moto si ribaltò. Harry non sapeva più dov'erano: lampioni sopra di lui, grida intorno; si tenne aggrappato forte al sidecar. La gabbia di Edvige, la Firebolt e lo zaino gli sCivolarono via tra le ginocchia...
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   La scopa preCipitò roteando, ma Harry riuscì ad afferrare la Cinghia dello zaino e la Cima della gabbia mentre la moto si raddrizzava. Un istante di sollievo e poi un altro lampo verde. La Civetta stridette e cadde sul fondo della gabbia.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   La moto sfrecCiò in avanti; Harry vide i Mangiamorte incappucCiati rompere il cerchio prima che Hagrid piombasse su di loro.
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   Ma la Civetta giaceva immobile e patetica come un giocattolo. Harry non riusCiva a capaCitarsene, e il suo terrore per la sorte degli altri schizzò alle stelle. Guardò indietro e vide una massa di gente in movimento, fiammate verdi, due coppie di persone a cavallo delle scope che filavano via, lontane, ma non riuscì a riconoscerle...
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Fermati... FERMATI!» gridò Harry. Ma quando si voltò di nuovo, due getti di luce verde gli sfiorarono l'orecchio sinistro: quattro Mangiamorte si erano separati dal cerchio e li inseguivano, mirando alla vasta schiena di Hagrid. Il pilota scartò, ma i Mangiamorte non mollarono; scagliarono altre maledizioni e Harry dovette abbassarsi nel sidecar per evitarle. Si voltò e gridò «StupefiCium!» e un lampo di luce rossa partì dalla sua bacchetta, aprendo un varco tra i quattro inseguitori.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Tienti forte, Harry, questo li sistema!» ruggì Hagrid, e Harry guardò in su appena in tempo per vederlo calare il ditone su un pulsante verde viCino all'indicatore di carburante.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Altri Anatemi che UcCidono volarono oltre la testa di Harry, scagliati dai due Mangiamorte rimasti; miravano a Hagrid. Harry rispose con nuovi Schiantesimi: rosso e verde cozzarono a mezz'aria in una pioggia di sCintille multicolori e Harry pensò follemente ai fuochi d'artifiCio e ai Babbani di sotto che non potevano avere idea di che cosa stava accadendo...
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Ci riproviamo, Harry, resisti!» urlò Hagrid, premendo un secondo pulsante. Questa volta dal tubo di scappamento sbucò un'enorme rete, ma i Mangiamorte erano all'erta e la evitarono. Anche quello che si era fermato a soccorrere il compagno stordito li raggiunse: sbucò all'improvviso dal buio, e adesso erano in tre a inseguire la moto, scagliando maledizioni.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Questa li conCia per le feste, Harry, reggiti!» urlò Hagrid. Harry vide che schiaffava tutta la mano sul pulsante viola accanto al tachimetro.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Con un inconfondibile boato, dal tubo si sprigionò fuoco di drago, incandescente e azzurro, e la moto scattò in avanti come un proiettile in un fracasso di metallo lacerato. Harry vide i Mangiamorte deviare per evitare la sCia mortifera di fiamme e allo stesso tempo sentì il sidecar ondeggiare paurosamente: i giunti di ferro che lo fissavano alla moto si erano spaccati per la forza dell'accelerazione.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Tranquillo, Harry!» gridò Hagrid, appiattito sulla schiena dall'impeto della veloCità; nessuno controllava il manubrio, e il sidecar cominCiò a contorcersi violentemente nella sCia della moto.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Ci sono, Harry, non preoccuparti!» urlò Hagrid, e sfilò dalla tasca della giacca l'ombrello rosa a fiori.
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   «Hagrid! No! Lo facCio io!»
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   filò in avanti, spinto dall'inerzia, poi cominCiò a perdere quota...
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   ma almeno ancora in volo: Harry ebbe un solo istante di sollievo prima che altre maledizioni gli sfrecCiassero accanto. I tre Mangiamorte si avviCinavano.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Arrivo, Harry!» gridò Hagrid dall'oscurità, ma Harry sentì che il sidecar ricominCiava a scendere: si rannicchiò più che poté, mirò in mezzo alle sagome sempre più viCine e urlò: «Impedimenta!»
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   L'incantesimo colpì in pieno petto il Mangiamorte al centro: per un istante l'uomo rimase assurdamente a bracCia spalancate, a mezz'aria, come se avesse sbattuto contro una barriera invisibile: uno dei compagni rischiò di urtarlo...
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Poi il sidecar cominCiò a preCipitare. Il terzo Mangiamorte scagliò una maledizione così viCina che Harry dovette abbassarsi sotto il bordo della carrozzeria: sbatté contro il sedile e gli saltò via un dente...
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Una mano enorme lo afferrò per i vestiti e lo estrasse dal sidecar in caduta libera; Harry trasCinò con sé lo zaino, si arrampicò sul sedile della moto e si ritrovò schiena a schiena con Hagrid. Mentre sfrecCiavano in alto, lontano dai due Mangiamorte superstiti, Harry sputò sangue, puntò la bacchetta verso il sidecar e urlò: «Confringo!»
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Provò una tremenda fitta allo stomaco per Edvige quando lo vide esplodere; il Mangiamorte più viCino fu scaraventato giù dalla scopa e scomparve; l'altro rimase indietro e sparì alla vista.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Harry, scusa, scusa» gemette Hagrid, «non dovevo provare a ripararlo io... non Ci stai...»
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Non è un problema, continua a volare» urlò di rimando Harry. Altri due Mangiamorte erano affiorati dal buio e si avviCinavano.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Le maledizioni ripresero a sfrecCiare nello spazio che li separava, mentre Hagrid sterzava e zigzagava; Harry capì che non osava premere di nuovo il pulsante del fuoco di drago, con lui così in bilico. Spedì una raffica di Schiantesimi contro gli inseguitori, ma riuscì solo a rallentarli. Scagliò loro un'altra fattura bloccante: il Mangiamorte più viCino scartò per evitarla e il cappucCio gli cadde indietro. Alla luce rossa dello Schiantesimo seguente Harry riconobbe il volto stranamente inespressivo di Stanley Picchetto... Stan...
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Ma Harry aveva paura: il Mangiamorte incappucCiato aveva urlato «È
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   quello vero» ; come faceva a saperlo? Si guardò intorno, nel buio che sembrava vuoto, e ne avvertì la minacCia. Dov'erano?
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Ci fu di nuovo un rombo stridente e assordante e il fuoco bianco-azzurro
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   schizzò dal tubo di scappamento: Harry si sentì sCivolare via dal pezzetto di sella che occupava, Hagrid gli rovinò addosso riuscendo a stento a mantenere la presa sul manubrio...
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Dai che Ci siamo, Harry, ce l'abbiamo quasi fatta!» urlò Hagrid.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Harry sentì la moto abbassarsi un po', ma le luCi a terra sembravano ancora distanti come stelle.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Poi la Cicatrice in fronte gli arse come fuoco: su Ciascun lato della moto apparve un Mangiamorte, e due Anatemi che UcCidono, scagliati da dietro, lo mancarono di un soffio...
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Hagrid emise un ruggito di terrore e sterzando si buttò con la moto in un tuffo verticale. Aggrappandosi stretto, Harry spedì Schiantesimi a caso nel vortice della notte. Vide un corpo cadere in volo e seppe di aver colpito un Mangiamorte, ma poi udì uno schianto e vide sCintille volare dal motore; la moto girava in una spirale, senza più controllo...
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Getti di luce verde li sfiorarono di nuovo. Harry aveva perso il senso dell'alto e del basso: la Cicatrice bruCiava ancora; era certo di morire da un momento all'altro. Una sagoma incappucCiata su un manico di scopa era a poca distanza da lui, la vide alzare il bracCio...
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Con un urlo rabbioso, Hagrid si lanCiò dalla moto sul Mangiamorte; terrorizzato, Harry li vide preCipitare, il loro peso era troppo per la scopa...
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Era finita: non vedeva né sentiva dove fosse Voldemort; scorse un altro Mangiamorte che usCiva di scena vorticando e udì: «Avada...»
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Il dolore della Cicatrice lo costrinse a chiudere gli occhi, ma la sua bacchetta agì di propria iniziativa. Si sentì tirare la mano come da un enorme magnete, intravide uno schizzo di fuoco dorato attraverso le palpebre socchiuse, udì un crac e un grido di rabbia. Il Mangiamorte superstite imprecò; Voldemort urlò «No!»; in qualche modo, Harry si ritrovò col naso a un centimetro dal pulsante del fuoco di drago; lo premette con la mano libera e la moto eruttò altre fiamme, preCipitando verso il suolo.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Hagrid!» gridò Harry, reggendosi con tutte le sue forze alla moto. «Hagrid... AcCio Hagrid!»
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   La moto accelerò, risucchiata verso terra. Il volto schiacCiato sul manubrio, Harry non vedeva altro che luCi lontane diventare sempre più viCine; si sarebbe sfracellato, e non poteva farCi nulla. Dietro di lui si levò un altro grido...
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Lo percepì prima di vederlo. SbirCiò di lato e fissò gli occhi rossi, certo che fossero l'ultima cosa che avrebbe visto: Voldemort pronto a scagliare contro di lui un'altra maledizione...
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   E poi Voldemort scomparve. Harry guardò in giù e vide Hagrid a terra, bracCia e gambe spalancate: strattonò con violenza il manubrio per evitare di colpirlo, cercò a tentoni il freno, ma con un tonfo assordante, che fece vibrare il suolo, andò a schiantarsi in uno stagno fangoso.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Harry si districò a fatica dai frammenti di metallo e cuoio che lo Circondavano; cercando di rialzarsi affondò le mani in pochi centimetri di acqua fangosa. Non capiva dove fosse finito Voldemort e si aspettava di vederlo sbucare dall'oscurità da un momento all'altro. Qualcosa di caldo e bagnato gli colava lungo il mento e dalla fronte. StrisCiò fuori dallo stagno e avanzò inCiampando verso l'enorme massa scura di Hagrid.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Harry non riconobbe la voce maschile. Poi una donna urlò: «Sono preCipitati, Ted! PreCipitati nel giardino!»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Quando si riebbe, era disteso a panCia in su sopra quelli che sembravano cusCini; il bracCio destro e le costole gli facevano male. Il dente caduto era stato fatto ricrescere. La Cicatrice in fronte gli pulsava ancora.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Aprì gli occhi e scoprì di essere disteso sul divano di un salotto sconosCiuto, illuminato da una lampada. Il suo zaino, bagnato e incrostato di fango, era sul pavimento. Un uomo biondo e panCiuto lo osservava con espressione preoccupata.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Hagrid sta bene, ragazzo» disse l'uomo, «se ne sta prendendo cura mia moglie. Come ti senti? Qualcos'altro di rotto? Ti ho aggiustato le costole, il dente e il bracCio. Sono Ted, fra parentesi, Ted Tonks... il padre di Dora».
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Harry si alzò a sedere troppo in fretta: gli esplosero mille luCi davanti agli occhi e gli vennero la nausea e il capogiro.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Calma, ora» mormorò Ted Tonks. Gli posò una mano sulla spalla e lo spinse di nuovo contro i cusCini. «È stata una brutta caduta. Cos'È successo? Qualcosa è andato storto con la moto? Arthur Weasley ha esagerato come al solito, lui e le sue diavolerie da Babbani?»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «No» rispose Harry, mentre la Cicatrice gli pulsava come una ferita aper ta. «Mangiamorte, un sacco... Ci hanno inseguito...»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Ted Tonks alzò gli occhi al soffitto, come se potesse attraversarlo con lo sguardo e vedere il Cielo.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Abbattendo due delicati tavolini e un'aspidistra, coprì in due passi la distanza che li separava e lo strinse in un abbracCio che rischiò di incrinare di nuovo le costole appena riparate. «Cavoli, Harry, com'È che hai fatto a usCirne vivo? Mi credevo che eravamo tutti e due andati».
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Sì, anch'io, non posso crederCi...»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Ecco la tua bacchetta, ragazzo» disse Ted, toccandogli il bracCio con quella. «Ti era caduta viCino, l'ho raccolta io. E questa signora contro cui stai urlando è mia moglie».
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Man mano che si avviCinava, la somiglianza della signora Tonks con la sorella Bellatrix si affievolì: aveva i capelli di un morbido castano chiaro e gli occhi più grandi e più dolCi. Tuttavia, assunse un'espressione piuttosto altera dopo l'esclamazione di Harry.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Guardò la signora Tonks. Avrebbe voluto scusarsi per l'apprensione in cui la lasCiava e per cui si sentiva tremendamente responsabile, ma gli affiorarono alle labbra solo parole vuote e insincere.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Dirò a Tonks... a Dora... di mandarvi un messaggio, quando... grazie per averCi rimessi in sesto, grazie di tutto. Io...»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Fu lieto di usCire dalla stanza e di seguire Ted Tonks lungo un breve corridoio fino a una camera da letto. Hagrid, dietro di loro, si chinò per non battere la testa contro l'architrave.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Il peso dell'accaduto gli rovinò addosso: si vergognò di se stesso, le lacrime gli bruCiavano gli occhi. La Civetta era stata la sua fedele compagna, il solo profondo legame col mondo magico tutte le volte che era dovuto tornare dai Dursley.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Con uno strappo all'ombelico, come tirato da un amo e una lenza invisibili, Harry fu trasCinato nel nulla. Vorticando in maniera incontrollabile, il dito incollato alla Passaporta, lui e Hagrid vennero scagliati lontano dal signor Tonks; qualche istante dopo Harry sentì i piedi che urtavano il suolo e cadde carponi nel cortile della Tana. Udì delle urla. Gettò via la spazzola
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «I Mangiamorte Ci stavano aspettando» le raccontò Harry. «Ci hanno Circondato appena dopo il decollo... sapevano che era per stanotte... non so cosa è successo agli altri. Ci hanno inseguito in quattro, siamo riusCiti a scappare e poi Ci ha raggiunto Voldemort...»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Grazie al Cielo voi state bene» lo interruppe lei, e lo strinse in un immeritato abbracCio.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Non è che hai del brandy, eh, Molly?» chiese Hagrid, un po' scosso. «A scopo mediCinale?»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Avrebbe potuto chiamarlo a sé con la magia, invece corse dentro la casetta storta, e Harry capì che non voleva farsi vedere in facCia. Guardò Ginny, che rispose subito alla sua taCita richiesta di informazioni.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Harry scattò in avanti e afferrò George per le gambe. Insieme a Lupin lo trasportò in casa, oltre la cuCina, nel salotto, dove lo deposero sul divano. Quando la luce illuminò la testa di George, Ginny trattenne il fiato e Harry si sentì stringere lo stomaco: gli mancava un orecchio. Il lato della facCia e
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   La signora Weasley si era appena chinata sul figlio quando Lupin afferrò Harry per un bracCio e lo trasCinò rudemente in cuCina, dove Hagrid stava ancora tentando di far passare la sua mole attraverso la porta di servizio. «Ehi!» esclamò quest'ultimo, indignato. «Mollalo! Molla Harry!»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Quale creatura c'era nell'angolo la prima volta che Harry Potter entrò nel mio uffiCio a Hogwarts?» chiese, scuotendo Harry. «Rispondi!»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Lupin lasCiò andare Harry e si abbandonò contro un armadietto della cuCina.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Qualcuno Ci ha tradito. Voldemort sapeva che saresti stato trasferito stanotte e i soli che possono averglielo riferito erano direttamente coinvolti nel piano. Potevi anche essere un impostore».
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Nessuno dell'Ordine avrebbe mai detto a Voldemort che Ci muovevamo stanotte» disse Harry; l'idea era rivoltante, non poteva credere che fosse stato uno di loro. «Voldemort mi ha raggiunto solo verso la fine, all'inizio non sapeva quale ero. Se fosse stato informato del piano, avrebbe saputo dall'inizio che io ero quello con Hagrid».
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Harry raccontò in breve che i Mangiamorte alle sue calcagna l'avevano riconosCiuto come il vero Harry, avevano abbandonato la cacCia e dovevano aver chiamato Voldemort, che era apparso appena prima che lui e Hagrid raggiungessero il rifugio di casa Tonks.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Ti hanno riconosCiuto? Ma come? Cos'hai fatto?»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Harry, il tempo di Disarmare è finito! Questa gente sta cercando di cat turarti per ucCiderti! Schianta, almeno, se non sei pronto ad ammazzare!» «Eravamo a centinaia di metri da terra! Stan non è in sé, e se io l'avessi Schiantato e fosse caduto, sarebbe morto esattamente come se avessi usato l'Avada Kedavra! L'Expelliarmus mi ha salvato da Voldemort, due anni fa» aggiunse Harry, con aria di sfida. Lupin gli ricordava Zacharias Smith, il sarcastico Tassorosso che lo aveva preso in giro quando lui aveva deCiso di insegnare all'EserCito di Silente come Disarmare.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Sì, Harry» ribatté Lupin con doloroso ritegno, «e davanti a un gran numero di Mangiamorte! Perdonami, ma è stata una mossa molto insolita già allora, in pericolo di vita. Ripeterla stanotte davanti ai Mangiamorte che ti hanno visto in quella prima occasione o ne hanno sentito parlare è stato quasi un suiCidio!»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Quindi secondo te avrei dovuto ucCidere Stan Picchetto?» chiese Harry, adirato.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Non fulminerò la gente solo perché mi capita davanti» disse. «Lo lasCio fare a Voldemort».
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   La replica di Lupin andò perduta, perché Hagrid, riusCito finalmente a infilarsi in cuCina, barcollò fino a una sedia e vi si abbandonò di schianto, facendola rovinare sotto il suo peso. Ignorando il misto di imprecazioni e scuse, Harry si rivolse di nuovo a Lupin.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Credo di sì, anche se non c'È modo di sostituire un orecchio tranCiato da una maledizione...»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Fuori si udì un rumore sordo di passi. Lupin si preCipitò sulla porta; Harry superò con un balzo le gambe di Hagrid e sfrecCiò nel cortile.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Erano apparse due figure, e mentre Harry correva verso di loro le riconobbe: Hermione, che stava tornando se stessa, e Kingsley. Entrambi si reggevano a una grucCia piegata. Hermione si gettò tra le bracCia di Harry, ma Kingsley non diede alcun segno di gioia. Oltre la spalla di Hermione, Harry lo vide levare la bacchetta e puntarla contro il petto di Lupin.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

    «Le ultime parole che Ci ha detto Silente?»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «D'accordo, d'accordo!» disse Kingsley, riponendo la bacchetta sotto il mantello. «Ma qualcuno Ci ha tradito! Lo sapevano, sapevano che era stanotte!»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Già» confermò Lupin, «ma a quanto pare non hanno capito che Ci sarebbero stati sette Harry».
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Cinque inseguitori, due feriti, forse uno abbattuto» snocCiolò Kingsley, «e abbiamo visto anche Voi-Sapete-Chi: è arrivato a metà inseguimento ma è sparito subito. Remus, sa...»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «... volare» concluse per lui Harry. «L'ho visto anch'io, Ci ha inseguito».
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Ecco perché se n'È andato... per inseguire voi!» esclamò Kingsley. «Non riusCivo a capire come mai fosse sparito. Ma che cosa lo ha indotto a cambiare bersaglio?»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Hermione, evidentemente c'È stata una fuga di massa che il Ministero ha messo a tacere. Quando l'ho maledetto è caduto il cappucCio a Travers, un altro che dovrebbe essere dentro. Ma a voi com'È andata, Remus? Dov'È George?»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Gli è caduto il cappucCio durante l'inseguimento. Il Sectumsempra È una sua speCialità. Vorrei poter dire di averlo ricambiato, ma sono riusCito a stento a tenere George sulla scopa dopo che è stato ferito: perdeva troppo sangue».
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Il silenzio cadde tra i quattro, che levarono gli occhi al Cielo. Nessun movimento: le stelle li fissarono di rimando, senza battere Ciglio, indiffe renti, non oscurate da amiCi in volo. Dov'era Ron? Dov'erano Fred e il signor Weasley? Dov'erano Bill, Fleur, Tonks, Malocchio e Mundungus?
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Harry, dammi una mano!» gridò Hagrid roco dalla porta in cui si era incastrato di nuovo. Lieto di avere qualcosa da fare, Harry lo liberò, attraversò la cuCina vuota e tornò nel salotto, dove la signora Weasley e Ginny erano ancora affaccendate attorno a George. La madre aveva fermato l'emorragia e alla luce delle lampade Harry vide un foro netto al posto dell'orecchio.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Già» mormorò Harry. «Grazie al Cielo».
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Meno male» sussurrò lei. Si guardarono. Harry avrebbe voluto stringerla, aggrapparsi a lei; non gli importava nemmeno che Ci fosse la signora Weasley, ma prima che riusCisse a farlo, dalla cuCina si levò un gran baccano.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Ti dimostrerò chi sono, Kingsley, solo dopo aver visto mio figlio! Adesso fatti indietro, se Ci tieni alla pelle!»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Harry non aveva mai sentito il signor Weasley urlare così. Irruppe nel salotto, la pelata luCida di sudore, gli occhiali storti, Fred alle sue spalle, entrambi pallidi ma illesi.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Arthur!» gridò la signora Weasley fra i singhiozzi. «Oh, sia ringraziato il Cielo!»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Il signor Weasley cadde in ginocchio accanto a George. Per la prima volta da che Harry lo conosceva, Fred era a corto di parole. Guardava a bocca aperta la ferita del gemello come se non riusCisse a credere ai suoi occhi.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Ah, be'» ribatté George, sorridendo alla madre bagnata di lacrime. «Adesso almeno riusCirai a distinguerCi, mamma».
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Ciao, Harry... sei Harry, vero?»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Sì» rispose Harry, avviCinandosi al divano.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Non sono ancora tornati, George» rispose la signora Weasley. Il sorriso di George sbiadì. Harry fece cenno a Ginny di seguirlo fuori. In cuCina, lei disse piano: «Ron e Tonks dovrebbero essere tornati, ormai. Non avevano tanta strada da fare; zia Muriel non abita lontano da qui».
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Harry tacque. Da quando era giunto alla Tana cercava di tenere a bada la paura, ma ora l'avviluppava, gli strisCiava sulla pelle, gli pulsava nel petto, gli ostruiva la gola. Scendendo i gradini sul retro per usCire nel cortile buio, Ginny lo prese per mano.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Kingsley stava misurando il terreno a grandi passi e ogni volta che si girava scrutava il Cielo. A Harry ricordò zio Vernon che percorreva il salotto un milione di anni prima. Hagrid, Hermione e Lupin erano fianco a fianco e guardavano verso l'alto, in silenzio. Nessuno si voltò quando Harry e Ginny si unirono alla loro veglia silenziosa.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   I minuti si dilatarono in quelli che avrebbero potuto essere anni. Al minimo alito di vento tutti sussultavano e osservavano il cespuglio o l'albero frusCianti, nella speranza che un membro dell'Ordine sbucasse illeso tra le foglie...
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Tonks atterrò in una lunga sCivolata schizzando terricCio e ghiaia. «Remus!» gridò. Smontò barcollando dalla scopa e si tuffò tra le bracCia di Lupin. Lui era rigido, pallido, incapace di parlare. Ron, stordito, avanzò inCiampando verso Harry e Hermione.
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   «State bene» borbottò, poi Hermione gli volò addosso e lo abbracCiò forte.
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   «Sul serio?» esclamò Hermione, fissando Ron, le bracCia ancora al suo collo.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Bellatrix» rispose Tonks. «Vuole me quasi quanto vuole Harry, Remus, ce l'ha messa tutta per ucCidermi. Vorrei solo averla colpita, abbiamo un conto in sospeso. Ma di sicuro abbiamo ferito Rodolphus... poi siamo andati da zia Muriel, e abbiamo perso la Passaporta e lei si è agitata un sacco...»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Ripercorsero la cronaca dei loro viaggi, ma il prolungarsi dell'assenza di Bill, Fleur, Malocchio e Mundungus li opprimeva come una gelata, il suo morso ghiacCiato sempre più diffiCile da ignorare.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Io devo tornare in Downing Street. Dovevo essere là un'ora fa» disse infine Kingsley, dopo un'ultima occhiata al Cielo. «Fatemi sapere quando arrivano».
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Grazie» disse la signora Weasley, «per i nostri figli». «Non essere sCiocca, Molly» ribatté Tonks all'istante. «Come sta George?» chiese Lupin.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Ma la frase della signora Weasley fu sommersa da un grido generale: era appena apparso un Thestral, che atterrò a pochi metri da loro. Bill e Fleur sCivolarono giù dal dorso, arruffati ma illesi.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Bill! Grazie al Cielo, grazie al Cielo...»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   La signora Weasley corse verso di lui, ma Bill la strinse in un abbracCio senza calore. Guardò suo padre e aggiunse: «Malocchio è morto».
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Nessuno parlò, nessuno si mosse. Harry sentì qualcosa dentro di sé cadere, cadere e attraversare la terra, lasCiarlo per sempre.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «L'abbiamo visto» continuò Bill; Fleur annuì, il viso rigato dalle lacrime che lucCicava al chiarore della finestra della cuCina. «È successo appena dopo che siamo usCiti dal cerchio: Malocchio e Mundungus erano viCino a noi, diretti a nord anche loro. Voldemort sa volare ha puntato dritto contro di loro. Mundungus si è fatto prendere dal panico, l'ho sentito strillare, Malocchio ha cercato di fermarlo, ma lui si è Smaterializzato. La maledizione di Voldemort ha colpito Malocchio in pieno volto, è caduto dalla scopa e... non abbiamo potuto fare niente, niente, ne avevamo addosso una mezza dozzina...»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Rimasero lì a guardarsi. Harry non Ci poteva credere. Malocchio morto; non poteva essere... Malocchio, così tenace, così coraggioso, così bravo a cavarsela...
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Ecco» disse, e con un colpo di bacchetta distribuì dodiCi bicchieri pieni
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Il whisky arse la gola di Harry: il bruCiore parve rianimarlo, dissipando lo stordimento e l'impressione di irrealtà, con una sensazione di calore simile al coraggio.
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   «So a cosa state pensando» disse Bill, «e Ci ho pensato anch'io, perché sembrava che Ci aspettassero, no? Ma Mundungus non può averCi tradito. Non sapevano che Ci sarebbero stati sette Harry, questo li ha confusi quando siamo apparsi, e se vi ricordate è stato proprio Mundungus ad avere l'idea. Perché non avrebbe raccontato il punto fondamentale del piano, allora? Io credo che sia stato preso dal panico, tutto qui. Non voleva venire, Malocchio l'ha costretto, e Voi-Sapete-Chi è andato dritto su di loro: chiunque si sarebbe spaventato».
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   «No» disse forte, e tutti lo guardarono sorpresi: il Whisky Incendiario sembrava aver amplificato la sua voce. «Insomma... se qualcuno ha commesso un errore» continuò, «e si è lasCiato sfuggire qualcosa, so che non aveva intenzione di farlo. E non è colpa sua» ripeté, sempre un po' più forte del normale. «Dobbiamo fidarCi l'uno dell'altro. Io mi fido di tutti voi, so
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Aprite le orecchie, gente!» fece George scoccando una mezza occhiata a Fred, che mosse un angolo della bocca in un prinCipio di sorriso.
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   Lupin guardò Harry con un'espressione strana, viCina alla commiserazione.
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   «No, penso che tu sia come James» rispose Lupin. «Per lui sarebbe stato il massimo del disonore diffidare degli amiCi».
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   «No» intervenne subito Bill, «lo facCio io, vengo io».
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   «Non può...?» cominCiò la signora Weasley, con uno sguardo di supplica a Bill.
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   «Aspettare?» concluse Bill. «PreferisCi che lo prendano i Mangiamorte?»
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   DieCi paia di occhi esterrefatti lo guardarono.
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   «Non fare lo stupido, Harry» ribatté la signora Weasley. «Cosa diCi?» «Non posso restare qui».
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Si stropicCiò la fronte: bruCiava ancora; non gli faceva così male da più di un anno.
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   «Ma non fare lo stupido!» strillò la signora Weasley. «Lo scopo di stanotte era portarti alla Tana sano e salvo, e grazie al Cielo ha funzionato. Fleur ha accettato di sposarsi qui invece che in FranCia, abbiamo organizzato tutto in modo da poter restare insieme e prenderCi cura di te...»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Ci sono una deCina di posti in cui potresti essere ora, Harry» aggiunse il signor Weasley. «Non ha modo di sapere in quale ti trovi».
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Tu non ti muovi di qui» ringhiò Hagrid. «Cavolo, Harry, con tutto quello che abbiamo fatto per portartiCi
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Già. Vogliamo parlare del mio orecchio?» aggiunse George, puntellandosi sui cusCini.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Si sentiva accerchiato e ricattato: credevano che non sapesse che cosa avevano fatto per lui, non capivano che era proprio quella la ragione per cui voleva andarsene, perché non soffrissero ancora per colpa sua? Calò un lungo, imbarazzante silenzio. La Cicatrice continuava a prudere e pulsare. Infine la signora Weasley chiese, per cambiare argomento: «Dov'È Edvige, Harry? Possiamo metterla di sopra con Leotordo e darle qualcosa da mangiare».
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «No» insisté Harry. «La moto stava cadendo, non sapevo dov'era Voldemort, ma la bacchetta mi si è rigirata nella mano, l'ha trovato e gli ha scagliato un incantesimo che non ho nemmeno riconosCiuto. Non avevo mai fatto apparire delle fiamme d'oro».
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Spesso» intervenne il signor Weasley, «quando Ci si trova in una situazione critica si riesce a produrre magia che non Ci si era mai sognati. Succede anche ai bambini piccoli, prima che cominCi il loro addestramento...»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

    «Non è andata così» replicò Harry a denti stretti. La Cicatrice gli bruCiava; era arrabbiato e frustrato; detestava l'idea che tutti lo immaginassero dotato di un potere pari a quello di Voldemort.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Nessuno disse nulla. Sapeva che non gli credevano. A pensarCi bene, non aveva mai sentito parlare di una bacchetta che facesse magie da sola.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Sentì una fitta violenta alla Cicatrice; riuscì a stento a non lamentarsi ad alta voce. Borbottando che aveva bisogno di aria fresca, posò il bicchiere e uscì.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Mentre attraversava il cortile buio, l'enorme, scheletrico Thestral alzò gli occhi, agitò le gigantesche ali da pipistrello e riprese a brucare. Harry si fermò al cancello che dava nel giardino e fissò le piante troppo cresCiute, strofinandosi la fronte in fiamme e pensando a Silente.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Lui gli avrebbe creduto, lo sapeva. Silente avrebbe saputo come e perché la sua bacchetta aveva agito da sola, perché Silente aveva sempre le risposte; sapeva tutto delle bacchette, aveva spiegato a Harry lo strano legame tra la sua e quella di Voldemort... Ma Silente, come Malocchio, come Sirius, come i suoi genitori, come la sua povera Civetta, erano tutti andati dove Harry non avrebbe mai più potuto parlare con loro. Avvertì un bruCiore in gola che non aveva nulla a che fare con il Whisky Incendiario...
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   E poi, all'improvviso, il dolore della Cicatrice schizzò alle stelle. Si tenne la fronte e chiuse gli occhi, mentre una voce gli urlava dentro la testa.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   E nella sua mente esplose la visione di un vecchio emaCiato, vestito di stracCi, disteso su un pavimento di pietra, che urlava, un urlo terribile, prolungato, l'urlo di un dolore insopportabile...
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Allora spiegami che cos'È successo. La bacchetta di LuCius è distrutta!» «Non capisco... il legame... esiste solo... tra le vostre due bacchette...» «Menzogne!»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Finì com'era cominCiato: Harry stava tremando nel buio, aggrappato al cancello, con il cuore a mille e la Cicatrice ancora formicolante. Gli Ci volle qualche secondo per rendersi conto che Ron e Hermione erano al suo fianco.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Stai bene?» gli chiese Hermione, ormai abbastanza viCina da guardarlo in facCia. «Hai un aspetto orrendo!»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Ma doveva smettere! La Cicatrice... non doveva farlo più! Non devi permettere che la connessione si riapra... Silente voleva che bloccassi la mente!»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Quando lui non rispose, lei lo afferrò per il bracCio.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Harry, sta prendendo possesso del Ministero, dei giornali e di mezzo mondo magico! Non lasCiarlo entrare anche nella tua testa!»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Be', non puoi fare niente per gli...» Ron articolò in silenzio la parola Horcrux «finché non hai diCiassette anni. Hai ancora addosso la TracCia. Ma fare i nostri piani qui o in un altro posto è lo stesso, no? Oppure» e ridusse la voce a un sussurro «credi di sapere già dove si trovano i Tu-SaiCosa?»
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Erano seduti al tavolo della colazione; il signor Weasley e Bill erano appena andati a lavorare, la signora Weasley era salita a svegliare Hermione e Ginny, e Fleur era sCivolata via per farsi un bagno.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «La TracCia finirà il trentuno» ribatté Harry. «Vuol dire che devo stare qui ancora solo quattro giorni. Poi potrò...»
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Cinque giorni» lo corresse Ron, deCiso. «Dobbiamo stare per il matrimonio. Ci ucCideranno se ce lo perdiamo».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Certo che no» rispose Ron. «Non ne hanno idea. E già che Ci siamo, volevo proprio parlartene».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Ron guardò la porta che dava sull'atrio per accertarsi che sua madre non fosse di ritorno, poi avviCinò la bocca all'orecchio di Harry.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «La mamma sta cercando di far cantare me e Hermione. Per sapere che intenzioni abbiamo. Ci proverà anche con te, quindi preparati. Anche papà e Lupin Ci hanno fatto delle domande, ma quando abbiamo detto che Silente ti aveva raccomandato di parlarne solo con noi, hanno lasCiato perdere. La mamma no. è molto deCisa».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   La profezia di Ron si avverò poche ore dopo. Appena prima di pranzo, la signora Weasley prese da parte Harry chiedendogli di aiutarla a identificare un calzino solitario che pensava fosse usCito dal suo zaino. Dopo averlo incastrato nella minuscola lavanderia accanto alla cuCina, buttò lì come nulla fosse: «A quanto pare, Ron e Hermione pensano che voi tre abbandonerete Hogwarts».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Il mangano girava da solo in un angolo, strizzando quello che sembrava uno dei panCiotti del signor Weasley.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Posso chiedere perché rinunCiate a completare la vostra istruzione?» proseguì la signora Weasley.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Be', Silente mi ha lasCiato... della roba da fare» borbottò Harry. «Ron e Hermione sanno tutto e vogliono venire anche loro».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Secondo me non devi andare neanche tu!» sbottò lei, lasCiando cadere ogni finzione. «Siete appena maggiorenni! è del tutto insensato: se Silente aveva bisogno che qualcuno facesse un lavoro, aveva l'intero Ordine a disposizione! Harry, devi aver capito male. Probabilmente ti stava dicendo che voleva che fosse fatto qualcosa e tu hai capito che dovevi farlo tu...»
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Oh, certo che no» disse la signora Weasley, con uno sconcertante ritorno al suo tono casuale. «Dovevo immaginarlo. Be', Harry, finché sei ancora qui con noi ti dispiace darCi una mano con i preparativi per il matrimonio? C'È ancora molto da fare».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Sei molto gentile» osservò lei, sorrise e uscì dalla lavanderia.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Da quel momento, la signora Weasley tenne Harry, Ron e Hermione così occupati con i preparativi che non ebbero quasi tempo per pensare. La spiegazione più generosa di quel comportamento era che voleva distrarli dal ricordo di Malocchio e dagli orrori del recente viaggio. Dopo due giorni ininterrotti di posate luCidate, consulenze sull'accostamento di colori, nastri e fiori, degnomizzazione del giardino e collaborazione nel cuocere enormi infornate di canapÈ, tuttavia, Harry cominCiò a sospettare che il movente fosse un altro. Tutti quei compiti tenevano lui, Ron e Hermione a debita distanza; non era più riusCito a parlare da solo con i due amiCi dalla prima notte, quando aveva raccontato loro delle torture inflitte da Voldemort a Olivander.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Secondo me la mamma è convinta che, impedendovi di stare insieme a tramare, riusCirà a ritardare la vostra partenza» spiegò Ginny a Harry sottovoce mentre apparecchiavano per la cena la terza sera.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «E poi cosa crede che succederà?» borbottò Harry. «Che qualcun altro ucCiderà Voldemort mentre lei Ci tiene qui a preparare vol-au-vent?»
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Spesso li raggiungevano per cena alcuni membri dell'Ordine, dato che la Tana aveva sostituito il dodiCi di Grimmauld Place come Quartier Generale. Il signor Weasley aveva spiegato che dopo la morte di Silente, il loro Custode Segreto, Ciascuna delle persone a cui il Preside aveva rivelato la posizione di Grimmauld Place era diventata a sua volta un Custode Segreto.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «E siccome siamo una ventina, questo sminuisce enormemente il potere dell'Incanto Fidelius. Sono venti possibilità in più che i Mangiamorte estorcano il segreto a qualcuno. Non possiamo aspettarCi che regga ancora a lungo».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Be', Malocchio ha installato un paio di maledizioni contro Piton nel caso rimetta piede laggiù. Ci auguriamo che siano abbastanza potenti da tenerlo fuori e da legargli la lingua se cerca di parlarne, ma non possiamo esserne certi. Sarebbe stato folle continuare a usare la casa come Quartier Generale ora che la sua protezione è traballante».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   La cuCina era così affollata quella sera che era diffiCile maneggiare le posate. Harry si ritrovò incuneato accanto a Ginny: le cose non dette, quello che era appena successo fra loro, gli fecero desiderare di avere qualche persona a separarli. Si sforzava tanto di non sfiorarle il bracCio che quasi non riusCiva a tagliare il pollo.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Non avevano potuto fare il funerale a Moody, perché Bill e Lupin non erano riusCiti a recuperare il corpo. Non avevano visto il punto esatto in cui era caduto nel buio e nella confusione della battaglia.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Sicuro, perché dire la verità alla gente?» osservò Harry, e strinse tanto il coltello che le pallide CicatriCi spiccarono bianche sul dorso della mano destra: Non devo dire bugie.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Certo, Ron, ma la gente è terrorizzata» rispose il signor Weasley, «hanno paura di essere i prossimi a sparire, che i loro figli siano i prossimi a essere attaccati! Corrono voCi orribili; io, per esempio, non credo che la professoressa di Babbanologia a Hogwarts abbia dato le dimissioni. Non la si vede ormai da settimane. Intanto, Scrimgeour resta chiuso tutto il giorno nel suo uffiCio; spero solo che stia lavorando a un piano».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Ci fu una pausa, durante la quale la signora Weasley fece spostare i piatti vuoti e servì la torta di mele.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Dobbiamo desCidere come travestirti, Arrì» disse Fleur, dopo che tutti ebbero avuto il dolce. «Per il matrimonio» aggiunse, vedendolo confuso. «Naturalmonte non sCi sono Monjamorte tra i nostri ospiti, ma non possiamo garantìr che non si lasceranno sfujire qualcosa dopo che han bevuto lo champagne».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Fra pochi giorni qui Ci sarà il matrimonio di tuo fratello, giovanotto...»
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «E si sposano in camera mia?» chiese Ron, furibondo. «No! Quindi, per il sinistro flosCio di Merlino...»
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Non parlare così a tua madre» intervenne il signor Weasley, deCiso. «E obbedisCi».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

    Ron guardò minacCioso i genitori, poi raccolse il cucchiaio e aggredì gli ultimi bocconi della sua torta di mele.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «No, Harry, caro, preferirei che aiutassi Arthur a rigovernare le galline e, Hermione, ti sarei grata se cambiassi le lenzuola per Monsieur e Madame Delacour, sai che arrivano domattina alle undiCi».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Non è il caso di, ehm, farne parola con Molly» disse il signor Weasley a Harry, bloccandogli l'accesso al pollaio, «ma, ehm, Ted Tonks mi ha spedito i resti della moto di Sirius e, ehm, io l'ho nascosta CioÈ, la tengo qui dentro. Roba fantastica: c'È una tuba di scappamento, credo che si chiami così, una splendida batteria, e sarà una grande occasione per scoprire come funzionano i freni. Cercherò di rimettere tutto insieme quando Molly non... insomma, quando avrò tempo».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Tornati in casa, la signora Weasley non era in Circolazione, quindi Harry sgattaiolò su in soffitta fino alla stanza di Ron.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Ciao, Harry» lo salutò, mentre lui si sedeva sulla sua branda.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Ma Bill ha visto che veniva colpito dall'Anatema che UcCide» osservò Harry.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «E va bene, se volete proprio che sia morto» sbottò Ron, scontroso, prendendo a pugni il cusCino per dargli una forma più comoda.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Ma in un gran Cigolio di molle rugginose Ron balzò su dal proprio letto e arrivò per primo. Con un bracCio attorno alle spalle di Hermione, frugò nella tasca dei jeans e ne trasse un disgustoso fazzoletto che aveva usato poco prima per ripulire il forno. Sfoderò la bacchetta, la puntò sullo stracCio e mormorò: «Tergeo».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   La bacchetta risucchiò gran parte dell'unto. CompiaCiuto, Ron diede il fazzoletto ancora fumante a Hermione.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Sì, lo so» disse Ron, stringendola. «Ma lo sai che cosa Ci direbbe se fosse qui?»
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Vi-vigilanza costante» rispose Hermione, asCiugandosi gli occhi.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Giusto» annuì Ron. «Ci direbbe di imparare da quello che è capitato a lui. E io ho imparato che non bisogna fidarsi di quel piccolo verme codardo di Mundungus».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Hermione rise un po' incerta e si chinò a prendere altri due libri. Un attimo dopo, Ron ritrasse il bracCio dalle sue spalle perché lei gli aveva fatto cadere sul piede Il Libro Mostro dei Mostri. Il volume, liberatosi della Cinghia che lo chiudeva, azzannò la caviglia di Ron.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Che cosa Ci fai con tutti questi libri, comunque?» le chiese Ron, zoppicando verso il suo letto.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Sto solo cercando di deCidere quali portare con noi» rispose Hermione.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Ah, già». Ron si batté una mano sulla fronte. «Mi ero dimenticato che daremo la cacCia a Voldemort in una biblioteca ambulante».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Ah ah» fece Hermione, guardando il Sillabario dei Sortilegi. «Chissà... dovremo tradurre delle rune? è possibile... meglio portarlo, non si sa mai». LasCiò cadere il sillabario sulla pila più alta e prese Storia di Hogwarts. «Ascoltate» disse Harry.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Lo so che dopo il funerale di Silente avevate detto che volevate venire con me» cominCiò.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Ci siamo» borbottò Ron a Hermione alzando gli occhi al Cielo.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Come previsto» sospirò lei, tornando ai libri. «Sapete, credo che porterò Storia di Hogwarts. Anche se non Ci torneremo, non mi sentirei a posto senza...»
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «No, Harry, ascoltaCi tu» ribatté Hermione. «Noi veniamo con te. è stato deCiso mesi fa... anzi, anni fa».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «... siete sicuri di averCi pensato bene?» insisté Harry.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Trekking con i Troll sulla pila dei libri scartati. «Sono giorni che facCio le valigie per essere pronti a partire senza preavviso, il che, per tua informazione, ha implicato l'eserCizio di alcune pratiche magiche piuttosto diffiCili, per non parlare del furto dell'intera scorta di Pozione Polisucco di Malocchio sotto il naso della mamma di Ron.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Ho anche modificato i ricordi dei miei genitori in modo che siano convinti di chiamarsi Wendell e Monica Wilkins, che il loro desiderio più grande sia trasferirsi in Australia, cosa che ora hanno fatto. Così sarà più diffiCile che Voldemort li rintracCi e li interroghi su di me, o su di te, visto che purtroppo avevo raccontato loro qualcosina.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

    incanto abbastanza forte da lasCiarli feliCi e contenti. CapisCi, Wendell e Monica Wilkins non sanno di avere una figlia».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Gli occhi di Hermione erano di nuovo pieni di lacrime. Ron si alzò di nuovo, la riabbracCiò e guardò acCigliato Harry, come per rimproverargli una certa mancanza di tatto. Harry non riuscì a spicCicare verbo, soprattutto perché era estremamente insolito che Ron desse lezioni di tatto a chicchessia.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Per la seconda volta, Ron ritrasse il bracCio da Hermione e andò alla porta. «Vieni».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Descendo» borbottò Ron, puntando la bacchetta contro il soffitto basso. Sopra le loro teste si spalancò una botola e una scala sCivolò fino ai loro piedi. Dall'apertura quadrata scaturì un suono orrendo, a metà tra un risucchio e un gemito, insieme a uno sgradevole puzzo di fogna a Cielo aperto.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Harry contemplò la creatura, un po' disgustato. Era umana per forma e taglia, e quello che indossava era chiaramente, ora che la sua vista si era adattata all'oscurità, un vecchio pigiama di Ron. Harry era anche sicuro che i demoni in genere fossero visCidi e calvi, non pelosi e coperti di bolle viola acceso.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «È me, capisCi?» disse Ron.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Quando ce ne saremo andati, il demone verrà qui nella mia stanza» spiegò Ron. «Non vede l'ora be', è diffiCile essere sicuri, non fa che gemere e sbavare ma quando glielo dico fa sì con la testa. Comunque sarà me malato di spruzzolosi. Forte, eh?»
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Harry era deCisamente confuso.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Ma se tutto fila lisCio sembrerà che io sia partita con mamma e papà; un sacco di figli di Babbani parlano di entrare in clandestinità, in questo momento» spiegò Hermione.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Non possiamo nascondere tutta la mia famiglia, sarebbe troppo sospetto, e poi non possono lasCiare tutti il lavoro» continuò Ron. «Così diremo in giro che io sono gravemente malato di spruzzolosi, e per questo non torno a scuola. Se qualcuno viene a indagare, mamma e papà possono mostrargli il demone nel mio letto, coperto di pustole. La spruzzolosi è molto contagiosa, quindi nessuno vorrà avviCinarsi. Non importa se non sa parlare, perché pare che non Ci si riesca più, se il fungo si diffonde fino all'ugola».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Nella stanza calò il silenzio, interrotto solo dai tonfi soffiCi dei libri che Hermione gettava sull'una o sull'altra pila. Ron rimase seduto a contemplarla e Harry spostò lo sguardo da lui a lei, incapace di aprire bocca. Le misure per proteggere le loro famiglie, più di qualunque altra cosa, gli fecero capire che sarebbero veramente andati con lui e che sapevano benissimo quanto sarebbe stato pericoloso. Voleva dir loro quanto significava tutto questo per lui, ma non riuscì a trovare parole abbastanza importanti.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Ginny avrà lasCiato una briCiola di polvere su uno di quei portatova glioli del cavolo» commentò Ron. «Non so proprio perché i Delacour devono venire due giorni prima del matrimonio».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «La sorella di Fleur è una delle damigelle, dev'essere qui per le prove ed è troppo piccola per viaggiare da sola» spiegò Hermione, soppesando indeCisa A Merenda con la Morte.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Hermione gettò senza esitare Teoria della Magia Difensiva nel cestino e prese Compendio sull'Istruzione Magica in Europa. «Quello che dobbiamo deCidere» disse «È dove andremo. So che vorresti andare subito a Godric's Hollow, Harry, e capisco perché, ma... be'... non dovremmo dare la precedenza agli Horcrux?»
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Se sapessimo dove sono, sarei d'accordo con te» le rispose Harry, convinto che Hermione non comprendesse fino in fondo il suo desiderio di tornare a Godric's Hollow. La tomba dei suoi genitori era solo parte del richiamo: aveva la forte quanto inspiegabile sensazione che quel posto avesse in serbo delle risposte. Forse era solo perché laggiù era sopravvissuto all'Anatema che UcCide di Voldemort; ora, davanti all'idea di dover replicare l'impresa, Harry era attratto dal luogo dove era avvenuta, voleva capire.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Sì, ma dovremo comunque rintracCiare il medaglione vero, no?» osservò Hermione. «Per scoprire se è stato distrutto».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Be'... è stato faCile» confessò Hermione con una voCina. «È bastato un Incantesimo di Appello. Sapete... AcCio. E sono schizzati fuori dalla finestra dello studio di Silente dritto nel dormitorio delle ragazze».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Subito dopo il suo... il funerale di Silente» rispose Hermione, con voce sempre più flebile. «Subito dopo che avevamo deCiso di lasCiare la scuola e andare a cercare gli Horcrux. Quando sono tornata di sopra a prendere le mie cose, mi È... mi è venuto in mente che più ne sapevamo meglio era... ero sola... così Ci ho provato... e ha funzionato. Sono volati dentro dalla finestra aperta e io... io li ho messi in valigia».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Questo contiene istruzioni espliCite su come fare un Horcrux. Segreti dell'Arte Più Oscura... è un libro terribile, veramente orrendo, trabocca di magia malvagia. Chissà quand'È stato che Silente l'ha spostato dalla biblioteca... se non l'ha fatto prima di diventare preside, scommetto che Voldemort ha trovato qui tutte le indicazioni di cui aveva bisogno».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Col rimorso» spiegò Hermione. «Devi avere la piena consapevolezza di quello che hai fatto. C'È una nota a piÈ di pagina. Pare che il dolore possa distruggerti. Ma non riesco a immaginarmi che Voldemort Ci provi, e voi?»
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «No» convenne Ron, antiCipando Harry. «Quindi quel libro dice come distruggere gli Horcrux?»
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   «CioÈ pugnalarlo con una zanna di Basilisco?» chiese Harry.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «PreCisamente. Il nostro problema è che Ci sono pochissime sostanze miCidiali quanto il veleno di Basilisco e sono tutte pericolose da portare in giro. è un problema che dovremo risolvere, però, perché strappare, schiac Ciare o frantumare un Horcrux non basterà. Bisogna che sia impossibile ripararlo con la magia».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Aspetta» fece Ron, acCigliato. «Il frammento di anima in quel diario possedeva Ginny, no? Ma allora come funziona?»
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Quando il contenitore magico è ancora intatto, il frammento di anima che conserva può volare dentro e fuori da chi si avviCina troppo all'oggetto. Non dico se lo si tiene in mano troppo a lungo, toccarlo non c'entra» aggiunse, prima che Ron potesse interromperla. «Parlo di una viCinanza emotiva. Ginny aveva riversato il suo cuore in quel diario e si era resa straordinariamente vulnerabile. Se Ci si affeziona troppo a un Horcrux o si dipende da esso, sono guai».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

    lasCiò cadere a terra Segreti dell'Arte Più Oscura; Grattastinchi strisCiò sotto il letto, soffiando indignato; Ron balzò in piedi, sCivolò su una carta di Cioccorana e batté la testa contro il muro di fronte, e Harry d'istinto si tuffò per prendere la bacchetta prima di rendersi conto che stava fissando la signora Weasley, spettinata e stravolta dalla rabbia.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Mi dispiace interrompere questa riunionCina intima» disse, con voce vibrante. «Sono sicura che avete tutti bisogno di riposare... ma Ci sono i regali di nozze accatastati nella mia stanza, e bisogna dividerli, e avevo come l'impressione che voleste dare una mano».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Oh, certo» scattò Hermione, terrorizzata. Balzò in piedi, facendo schizzare libri dappertutto. «Noi... Ci dispiace...»
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   I Delacour arrivarono la mattina dopo alle undiCi. Harry, Ron, Hermione e Ginny covavano ormai un certo risentimento nei confronti della famiglia di Fleur, e fu con malagrazia che Ron risalì le scale per mettersi dei calzini appaiati e Harry cercò di appiattirsi i capelli. Una volta passato l'esame, si riunirono nel cortile soleggiato in attesa degli invitati.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Harry non aveva mai visto il cortile della Tana così tirato a luCido. I calderoni arrugginiti e i vecchi stivali di gomma che di solito ingombravano i gradini della porta erano spariti, rimpiazzati da due nuovi Cespugli Farfallini in grandi portavasi ai lati della soglia; anche senza vento, le foglie si agitavano pigre con un gradevole effetto ondeggiante. Le galline erano state rinchiuse, il cortile spazzato e il giardino accanto potato, ripulito e agghindato, anche se Harry, a cui piaceva più selvatico, lo trovava triste senza il consueto drappello di gnomi saltellanti.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Aveva perso il conto di tutti gli incantesimi di sicurezza imposti sulla Tana dall'Ordine e dal Ministero; sapeva solo che nessuno poteva più arrivarCi per vie magiche. Il signor Weasley quindi era andato a prendere i Delacour sulla Cima di un viCino colle, dove sarebbero giunti con una Passaporta. Il primo sentore del loro arrivo fu una risata insolitamente acuta del
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Maman!» strillò Fleur, e si gettò tra le sue bracCia. «Papa!»
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Monsieur Delacour non si avviCinava nemmeno remotamente alla bellezza della moglie; era più basso di una spanna e deCisamente grassocCio, con una barbetta nera a punta. Però sembrava di buon carattere. Rimbalzò sui suoi stivali col tacco alto fino alla signora Weasley e la baCiò due volte su ogni guanCia, lasCiandola confusa.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Avete fatto tonta fatica» disse con voce profonda. «Fleur sCi ha raccontato che avete lavorato tonto».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Ron si sfogò sferrando un calCio a uno gnomo sbucato da uno dei nuovi Cespugli Farfallini.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Madame Delacour veleggiò in avanti e si chinò a baCiare a sua volta la signora Weasley.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Enchantée» disse. «Suo marito sCi ha raccontato delle storielle molto amusonti!»
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Il signor Weasley eruppe in una risatina folle; ma a un'occhiatacCia della signora Weasley si zittì all'istante e assunse un'espressione che sarebbe stata più appropriata al capezzale di un caro amico.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «E naturalmonte conoscete la mia filia picola, Gabrielle!» continuò Monsieur Delacour. Gabrielle era Fleur in miniatura; undiCi anni, capelli di puro argento lunghi fino alla vita, scoccò alla signora Weasley un sorriso abbagliante e la abbracCiò, poi spedì a Harry uno sguardo ardente, battendo le Ciglia. Ginny tossicchiò.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   I Delacour si rivelarono ospiti piacevoli e disponibili. Erano contenti di tutto e pronti a dare una mano con i preparativi. Monsieur Delacour definì ogni cosa 'charmant', dalla disposizione dei posti a tavola alle scarpe delle damigelle. Madame Delacour era abilissima negli incantesimi domestiCi e
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Purtroppo la Tana non era fatta per ospitare tanta gente. I signori Weasley dormivano in salotto: taCitate le proteste dei signori Delacour, avevano insistito perché prendessero la loro camera da letto. Gabrielle dormiva con Fleur nella vecchia stanza di Percy mentre Bill avrebbe condiviso la propria con Charlie, il suo testimone, quando fosse arrivato dalla Romania. Le occasioni di fare piani insieme divennero praticamente nulle, e fu per disperazione che Harry, Ron e Hermione si offrirono di dar da mangiare alle galline, solo per sfuggire alla casa sovraffollata.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «E comunque non Ci vuole lasCiare soli!» sibilò Ron, quando il loro secondo tentativo di incontrarsi in cortile fu sventato dalla comparsa della signora Weasley con un cestone di biancheria lavata tra le bracCia.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Oh, bene, avete dato da mangiare alle galline» esclamò avviCinandosi. «Meglio rinchiuderle prima che arrivino gli uomini domani... a montare la tenda per le nozze» spiegò, appoggiata al pollaio. Era sfinita. «I Magigazebo Millamant... sono molto bravi. Li andrà a prendere Bill... meglio se resti in casa mentre sono qui, Harry. Devo dire che organizzare un matrimonio è più complicato con tutti quegli incantesimi di protezione in giro».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Oh, non fare lo sCiocco, caro!» ribatté subito la signora Weasley. «Non volevo dire... be', la tua sicurezza è molto più importante! Anzi è da un po' che volevo chiederti come vuoi festeggiare il tuo compleanno, Harry. DiCiassette... dopotutto è un giorno importante...»
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Niente di speCiale» rispose in fretta Harry, pensando allo stress ulteriore che questo avrebbe comportato. «Davvero, signora Weasley, una cena normale andrà benissimo... è il giorno prima del matrimonio...»
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Sarebbe splendido. Ma la prego, non facCia troppa fatica».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Gli rivolse un lungo sguardo indagatore, poi sorrise un po' triste, raddrizzò la schiena e se ne andò. Harry la vide agitare la bacchetta viCino ai fili per stendere, e gli abiti umidi si sollevarono e si appesero; all'improvviso provò un'ondata di rimorso per il disturbo e il dolore che le procurava.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Camminava lungo una strada di montagna, nella fresca luce azzurra dell'alba. Molto più in basso, avvolta nella nebbia, l'ombra di una piccola Città. L'uomo che cercava era laggiù? L'uomo di cui aveva un tale bisogno da non riusCire a pensare ad altro, l'uomo che possedeva la risposta, la risposta al suo problema...
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Harry aprì gli occhi. Era di nuovo disteso sulla branda nella squallida soffitta di Ron. Il sole non era ancora sorto e la stanza era foderata di ombre. Vide Leotordo addormentato con la testa sotto la piccola ala. La Cicatrice lo tormentava.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Harry si grattò la fronte, riflettendo. Aveva una vaga idea di aver già sentito quel nome, ma non riusCiva a ricordare dove.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «PoveracCio» commentò Ron con ardore.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Harry si alzò a sedere, strofinandosi la Cicatrice, ormai sveglio. Cercò di ricordare di preCiso che cosa aveva visto nel sogno, ma gli venne in mente solo un orizzonte montuoso e il profilo del piccolo villaggio rannicchiato in una valle profonda.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Credo» proseguì lentamente «che c'entri con il Quidditch. Ci dev'essere un legame, ma non riesco... non riesco a capire quale».
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Dragomir Gorgovich, CacCiatore, comprato dai Cannoni di Chudley per una Cifra record due anni fa. Il più alto numero di Pluffe perse in una stagione».
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «No» rispose Harry. «DeCisamente non pensavo a Gorgovich».
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Anch'io Ci provo» replicò Ron. «Be', comunque buon compleanno». «Wow... è vero, me l'ero dimenticato! Ho diCiassette anni!»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Harry afferrò la bacchetta che era a terra accanto alla branda, la puntò verso la scrivania ingombra su cui aveva lasCiato gli occhiali e disse: «AcCio occhiali!» Erano solo a mezzo metro, ma fu un'immensa soddisfazione vederli sfrecCiare verso di lui, almeno finché non gli si ficcarono nell'occhio.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Godendosi la liberazione dalla TracCia, Harry spedì le cose di Ron in volo per tutta la stanza, svegliando Leotordo che prese a sbatacchiare agitato nella gabbia. Cercò anche di allacCiarsi le scarpe da tennis con la magia (gli Ci vollero parecchi minuti per poi slacCiarle a mano) e, per il puro piacere di farlo, trasformò l'aranCione delle divise sui poster dei Cannoni di Chudley in blu elettrico.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Non è un libro come gli altri» spiegò Ron. «È oro puro: DodiCi Passi Infallibili per Sedurre una Strega. Dice tutto quello che bisogna sapere sulle ragazze. Se solo l'avessi avuto l'anno scorso, avrei saputo come liberarmi di Lavanda e come cavarmela con... be', a me l'hanno regalato Fred e George e ho imparato un mucchio di cose. Ti sorprenderà, e non parla solo di trucchi con la bacchetta».
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Quando scesero in cuCina, trovarono una catasta di regali sul tavolo. Bill e Monsieur Delacour stavano finendo la colazione e la signora Weasley chiacchierava con loro mentre cuCinava.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Arthur ti fa gli auguri, Harry» lo accolse con un gran sorriso. «È andato al lavoro presto. Ma tornerà per cena. Il nostro regalo è quello in Cima».
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Harry si sedette, prese il pacco quadrato che gli era stato indicato e lo scartò. Era un orologio molto simile a quello che i signori Weasley avevano regalato a Ron per i diCiassette anni; d'oro, con stelle al posto delle lan cette.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Harry si alzò e la mise a tacere con un grande abbracCio. Cercò di metterCi un sacco di cose non dette, e forse lei le capì, perché gli accarezzò goffa la guanCia quando lui la lasCiò andare, poi agitò la bacchetta un po' a caso, facendo cadere mezza confezione di bacon dalla padella a terra.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Buon compleanno, Harry!» esclamò Hermione entrando di corsa in cuCina per deporre il suo regalo in Cima alla pila. «È solo un pensiero, ma spero che ti piacCia. Tu cosa gli hai regalato?» aggiunse, rivolta a Ron, che la ignorò e disse invece: «Dai, su, apri quello di Hermione».
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Gli aveva comprato uno Spioscopio nuovo. Gli altri pacchetti contenevano un rasoio incantato da parte di Bill e Fleur («Ah, sì, questo ti garontisce la rasatura più soffisce del mondo» gli assicurò Monsieur Delacour. «Ma devi dirgli chiaramonte sCiò che vuoi... altrimonti ti ritrovi con meno peli di quelli che volevi...»), Cioccolatini dai Delacour e un'enorme scatola assortita dei più recenti Tiri Vispi Weasley da Fred e George.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Harry, Ron e Hermione non indugiarono a tavola: l'arrivo di Madame Delacour, Fleur e Gabrielle aveva reso la cuCina molto affollata.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Te li metto via io» disse allegramente Hermione, prendendo i regali dalle bracCia di Harry e i tre si avviarono di nuovo di sopra. «Ho quasi finito coi bagagli, sto solo aspettando che il resto delle tue mutande esca dalla lavatrice, Ron...»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Non c'era mai entrato. Era piccola ma luminosa. Su una parete c'era un grande manifesto del complesso delle Sorelle Stravagarie, e sull'altra la foto di Gwenogjones, Capitano della squadra femminile delle Holyhead Arpies. Cera una scrivania davanti alla finestra aperta, che dava sull'orto dove una volta avevano giocato a Quidditch due contro due con Ron e Hermione e dove ora campeggiava un enorme tendone bianco perlaceo. La bandiera d'oro in Cima arrivava all'altezza della finestra.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Continuava a guardarlo dritto negli occhi, lui invece non Ci riusCiva; era come fissare una luce abbagliante.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Quindi ho scelto qualcosa che ti facCia pensare a me, sai, nel caso incontrassi qualche Veela mentre sei in giro a fare quello che fai».
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Le possibilità di usCire con delle ragazze saranno abbastanza scarse, a essere sincero».
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «È proprio quello che speravo» sussurrò lei, e lo baCiò come non l'aveva mai baCiato prima. Harry rispose al baCio, e fu beato oblio, meglio del Whisky Incendiario; era la sola cosa autentica al mondo: Ginny, sentirla lì, tenerle una mano sulla schiena e l'altra affondata nei lunghi capelli profumati...
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Ron!» Hermione era alle sue spalle, senza fiato. Calò un silenzio teso, poi Ginny disse con una voCina piatta: «Be', comunque buon compleanno, Harry».
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Ron aveva le orecchie scarlatte; Hermione era nervosa. Harry avrebbe voluto sbattere loro la porta in facCia, ma era come se fosse entrata una corrente fredda e quel momento splendido era esploso come una bolla di sapone. Tutte le ragioni per porre fine alla storia con Ginny, per starle lontano, erano entrate nella stanza insieme a Ron e quel felice oblio era svanito.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Ci vediamo dopo» mormorò, e seguì gli altri due fuori.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Ron marCiò fino al piano di sotto, attraversò la cuCina ancora affollata e uscì nel cortile, con Harry dietro. Hermione li seguì, spaventata.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Una volta raggiunto il prato appena falCiato, Ron si scagliò contro
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Era a pezzi quando l'hai lasCiata...»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Sì, ma adesso ti trovo lì a baCiarla, e magari lei spera ancora...»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Non è una stupida, sa che non può succedere, non si aspetta che noi... finiamo per sposarCi, o...»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Ron era un po' irritato un po' impacCiato; si dondolò avanti e indietro, poi disse: «D'accordo, be', allora... va bene».
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Ginny non cercò un'altra occasione per restare sola con Harry per tutto il resto della giornata, né dai suoi sguardi o dai suoi gesti trasparì che avessero condiviso altro che una garbata conversazione nella sua stanza. Ma l'arrivo di Charlie fu un sollievo per Harry. Fu una distrazione vedere la signora Weasley costringere il figlio a sedersi, levare minacCiosa la bacchetta e annunCiargli che stava per subire un sacrosanto taglio di capelli.
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   Siccome la cena di compleanno di Harry avrebbe messo a dura prova la cuCina della Tana anche senza Charlie, Lupin, Tonks e Hagrid, i tavoli furono disposti tutti in fila nel giardino. Fred e George stregarono parecchie lanterne viola, tutte decorate con un gran 17, che flottarono tra gli invitati. Grazie alle cure della signora Weasley, la ferita di George era pulita, ma Harry non si era ancora abituato a vedere quel buco nella sua testa, nonostante i gemelli continuassero a scherzarCi sopra.
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   «Grazie, Ron!» esclamò Hermione, lusingata e un po' imbarazzata. Harry si voltò, sorridendo tra sé. Aveva il sospetto che avrebbe trovato un capitolo sui complimenti tra i DodiCi Passi Infallibili per Sedurre una Strega; intercettò lo sguardo di Ginny e le sorrise, poi ricordò la promessa fatta a Ron e avviò in fretta una conversazione con Monsieur Delacour.
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   «Largo, largo!» canticchiò la signora Weasley, varcando il cancello con un BocCino grande come un pallone da spiaggia davanti a sé. Qualche istante dopo Harry si rese conto che quella era la sua torta di compleanno, che la signora Weasley teneva sospesa con la bacchetta per non trasportarla sul terreno irregolare. Quando la torta finalmente atterrò al centro della tavola, Harry commentò: «È straordinaria, signora Weasley».
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   «Oh, non è nulla, caro» rispose lei con affetto. Ron, alle sue spalle, gli fece cenno coi polliCi in su.
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   Per le sette arrivarono tutti gli ospiti. Fred e George, che li attendevano in fondo al viottolo, li scortarono fino a casa. Hagrid per l'occasione indossava il suo migliore, orrido completo marrone peloso. Lupin sorrise stringendo la mano a Harry, ma pareva deCisamente infelice. Era molto strano; Tonks, al suo fianco, era radiosa.
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   «Buon compleanno, Harry» gli disse, avvolgendolo in un grande abbracCio.
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   «DiCiassette, eh?» tuonò Hagrid, prendendo un bicchiere di vino grosso come un secchio offerto da Fred. «Sei anni dal giorno che Ci siamo conosCiuti, Harry, te lo ricordi?»
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   «Ah, niente male. Ho avuto da fare, Ci sono appena nati degli unicorni, ve li facCio vedere quando tornate...» Harry evitò lo sguardo di Ron e Hermione mentre Hagrid si frugava in tasca. «Ecco, Harry... non sapevo cosa regalarti ma poi mi è venuto in mente». Prese un minuscolo sacchetto peloso con un lungo cordonCino da appendere al collo. «Mokessino. Ci na scondi quello che ti pare e solo tu puoi tirarlo fuori. Roba rara, eh». «Hagrid, grazie!»
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   «Niente» disse Hagrid, agitando la mano grande come un coperchio di bidone. «Ma c'È Charlie! Mi è sempre piaCiuto tanto... ehi! Charlie!» Charlie si avviCinò, passandosi un po' mestamente la mano nei capelli tagliati di fresco. Era più basso di Ron, robusto, le bracCia muscolose coperte di ustioni e graffi.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Ciao, Hagrid, come va?»
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   Guardarono tutti la signora Weasley. Stava cercando di fare conversazione con Madame Delacour ma non smetteva di sbirCiare verso il cancello.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Sarà meglio che cominCiamo senza Arthur» gridò ai presenti dopo qualche istante. «Dev'essere stato trattenuto al... oh!»
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   La videro tutti insieme: una strisCia luminosa volò attraverso il giardino fino sul tavolo, dove si mutò in una lucente donnola d'argento che si rizzò sulle zampe posteriori e parlò con la voce del signor Weasley.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Afferrò Tonks per il polso e la trasCinò via; raggiunsero la stacCionata, la scavalcarono e sparirono. La signora Weasley era sconvolta.
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   Ma non Ci fu il tempo di discuterne; un attimo dopo, il signor Weasley comparve al cancello, accompagnato da Rufus Scrimgeour, con la sua inconfondibile criniera brizzolata.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Il suo sguardo indugiò sull'enorme torta a forma di BocCino. «Cento di questi giorni».
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   «Fammi strada» disse Scrimgeour a Ron. «Non c'È bisogno che Ci accompagni, Arthur».
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Harry vide il signor Weasley scambiare uno sguardo preoccupato con la moglie. Lui, Ron e Hermione si alzarono e si avviarono verso la casa in silenzio. Harry sapeva che i suoi amiCi stavano pensando la stessa cosa: Scrimgeour doveva aver saputo che non sarebbero tornati a Hogwarts.
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   Il Ministro non parlò mentre attraversavano la cuCina in disordine e raggiungevano il salotto. Il giardino era ancora immerso in una morbida, dorata luce serale, ma in casa era già buio. Harry accese con la bacchetta le lampade a olio, che illuminarono la stanza sCiupata ma accogliente. Scrimgeour prese posto nella poltrona sfondata del signor Weasley, lasCiando gli amiCi a strizzarsi fianco a fianco sul divano. Poi parlò.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

    «A quanto pare è una sorpresa! Dunque non sapevate che Silente vi ha lasCiato qualcosa?»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Silente è morto più di un mese fa. Perché avete aspettato tanto per darCi quello che Ci ha lasCiato?»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Quella legge è stata pensata per evitare che i maghi si tramandino oggetti Oscuri» obiettò Hermione, «e il Ministero deve avere prove schiacCianti che le proprietà del deceduto siano illegali prima di confiscarle! Ci sta dicendo che secondo lei Silente stava cercando di passarCi degli oggetti Oscuri?»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «E adesso come mai ha deCiso di farCi avere le nostre cose? Non è riusCito a trovare una buona scusa per tenersele?»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Puoi affermare di aver avuto un legame speCiale con Silente, Ronald?» chiese Scrimgeour, ignorando Hermione. Ron sembrava allarmato.
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   Ron cercò gli occhi di Harry e Hermione. Lei lo fissò come per dirgli 'adesso taCi', ma il danno era fatto: Scrimgeour aveva l'aria di chi ha sentito preCisamente quello che si aspettava e sperava di sentire. Piombò come un uccello rapace sulla risposta di Ron.
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   «Se non eri in rapporti stretti con Silente, allora come mai ti ha ricordato nel suo testamento? I suoi lasCiti privati sono straordinariamente ridotti. La maggior parte delle sue proprietà la sua biblioteca privata, i suoi strumen ti magiCi e altri effetti personali è stata lasCiata a Hogwarts. Perché pensi di essere stato scelto?»
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   Questa era deCisamente un'esagerazione: per quanto ne sapeva Harry, Ron e Silente non si erano mai trovati da soli insieme e i contatti diretti tra loro erano stati trascurabili. Ma Scrimgeour parve non aver sentito. Infilò la mano sotto il mantello e tirò fuori un sacchetto chiuso da legacCi, molto più grande di quello che Hagrid aveva regalato a Harry. Ne sfilò una pergamena che srotolò e lesse ad alta voce.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «'Ultime volontà e testamento di Albus PerCival Wulfric Brian Silente'... ecco, Ci siamo... 'a Ronald Bilius Weasley lasCio il mio Deluminatore, nella speranza che si ricordi di me quando lo usa'».
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «È un oggetto di valore» osservò Scrimgeour, guardando Ron. «Potrebbe essere unico. Di sicuro è stato progettato da Silente in persona. Perché ti avrebbe lasCiato un oggetto così raro?»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Per spegnere le luCi, immagino» borbottò Ron. «Cos'altro potrei farCi
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «'A Hermione Jean Granger lasCio la mia copia delle Fiabe di Beda il Bardo, nella speranza che le trovi appassionanti e istruttive'».
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Perché credi che Silente ti abbia lasCiato questo libro, signorina
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Lui... lui sapeva che amo i libri» rispose Hermione con la voce velata, asCiugandosi gli occhi con la manica.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Non lo so. Avrà pensato che mi sarebbe piaCiuto».
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Hai mai discusso di codiCi o di modi per passarsi messaggi segreti con
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   «No» disse Hermione. «E, se il Ministero non ha trovato codiCi nascosti in questo libro in trentun giorni, dubito che Ci riusCirò io».
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   Soffocò un singhiozzo. Erano seduti così viCini che Ron faticò a liberare il bracCio per passarglielo attorno alle spalle. Scrimgeour tornò al testamento.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «'A Harry James Potter'» lesse, e le viscere di Harry si contrassero per l'improvvisa agitazione, «'lasCio il BocCino che catturò nella sua prima partita di Quidditch a Hogwarts, in memoria delle ricompense che perseveranza e abilità meritano''».
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Perché Silente ti ha lasCiato questo BocCino?» gli chiese Scrimgeour.
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   «Le domande le facCio io» ribatté Scrimgeour, spostando la poltrona un po' più viCino al divano. Fuori calava il buio; oltre le finestre il tendone torreggiava nel suo candore spettrale al di là della siepe. «Vedo che la tua torta di compleanno è a forma di BocCino. Come mai?»
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   «Oh, non può essere un'allusione al fatto che Harry è un grande Cercatore, è troppo ovvio. Dev'esserCi un messaggio segreto di Silente nascosto nella glassa!»
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   «Non credo che Ci sia qualcosa nascosto nella glassa» obiettò Scrimgeour, «ma un BocCino sarebbe un gran bel nascondiglio per un piccolo oggetto. Sai perché, immagino».
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    riusCiva a controllarsi.
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   «Perché i BocCini hanno una memoria tattile».
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   «Giusto» disse Scrimgeour. «Un BocCino non viene toccato dalla pelle nuda prima di essere liberato, nemmeno dal suo artefice, che indossa i guanti. è intriso di un incantesimo che gli consente di identificare il primo umano che vi abbia posto le mani sopra, in caso di cattura incerta e discutibile. Questo BocCino» e alzò la pallina d'oro «ricorda il tuo tocco, Potter. Forse Silente, che possedeva straordinarie abilità magiche, quali che fossero i suoi difetti, ha incantato questo BocCino in modo che si apra solo per te».
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   Il cuore di Harry batteva forte. Di sicuro Scrimgeour aveva ragione. Come poteva evitare di toccare il BocCino a mani nude davanti al Ministro?
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   «Non diCi nulla» riprese Scrimgeour. «Forse sai già che cosa contiene».
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   «No» rispose Harry, che stava ancora pensando a come fingere di toccare il BocCino. Se solo avesse conosCiuto la Legilimanzia, ma sul serio e fosse riusCito a leggere nella mente di Hermione; gli sembrava di sentire il suo cervello ronzare lì accanto.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Harry incroCiò il suo sguardo giallastro e capì che non aveva scelta: doveva obbedire. Tese la mano. Scrimgeour si sporse di nuovo in avanti e pose il BocCino, con deliberata lentezza, nel suo palmo.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Non successe nulla. Quando le dita di Harry si chiusero attorno al BocCino, le sue ali stanche vibrarono e si fermarono subito. Scrimgeour, Ron e Hermione continuarono a fissare avidi la pallina seminascosta, come se ancora sperassero di vederla trasformarsi.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Non ancora» Scrimgeour adesso sembrava veramente di malumore. «Silente ti ha lasCiato qualcos'altro, Potter».
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Che cos'È?» domandò Harry, di nuovo ecCitato.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Secondo attendibili fonti storiche, la spada può offrirsi a qualunque valoroso Grifondoro» ribatté Scrimgeour. «Questo non ne fa una proprietà esclusiva del signor Potter, qualunque cosa Silente possa aver deCiso». Scrimgeour si grattò la barba mal rasata, osservando Harry. «Perché pensi...?»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Che Silente abbia voluto lasCiarmi la spada?» concluse Harry, cercando di trattenersi. «Forse trovava che sarebbe stata bene sulla parete di casa mia».
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Interessante teoria» disse Harry. «Qualcuno ha mai provato a infilzare Voldemort con una spada? Forse il Ministero dovrebbe affidare questo compito a un po' di gente, invece di perdere tempo a smontare Deluminatori o a coprire le fughe da Azkaban. è questo che fa, Ministro, chiuso nel suo uffiCio, cerca di aprire un BocCino? La gente muore, per poco non sono morto anch'io, Voldemort mi ha dato la cacCia per tre contee, ha ucCiso Malocchio Moody, ma il Ministero non ha detto una parola, vero? E lei si aspetta ancora che noi collaboriamo con voi!»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Hai passato il limite!» urlò Scrimgeour, alzandosi; anche Harry balzò in piedi. Scrimgeour avanzò zoppicando verso di lui e lo colpì forte sul petto con la punta della bacchetta, che aprì nella maglietta di Harry una bruCiatura, come di sigaretta accesa.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Ehi!» esclamò Ron, balzando in piedi e afferrando la bacchetta. Ma Harry lo fermò: «No! Vuoi dargli una scusa per arrestarCi
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Ti sei ricordato che non sei a scuola, eh?» ansimò Scrimgeour, alitando in facCia a Harry. «Ti sei ricordato che io non sono Silente, che perdonava
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

    la tua insolenza e le tue ribellioni? Puoi anche portare in giro quella Cicatrice come una corona, Potter, ma non spetta a un diCiassettenne dirmi come fare il mio lavoro! è ora che impari ad avere un po' di rispetto!»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Il pavimento tremò; uno scalpicCio, e la porta del salotto si spalancò per lasCiar entrare i signori Weasley.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Noi... Ci è sembrato di sentire...» balbettò il signor Weasley, deCisamente preoccupato nel vedere i nasi di Harry e del Ministro che praticamente si toccavano.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Non mi piacCiono i vostri metodi, Ministro» replicò Harry. «Si ricorda?»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Per la seconda volta alzò il pugno destro e mostrò a Scrimgeour le CicatriCi ancora bianche sul dorso della mano: Non devo dire bugie. L'espressione di Scrimgeour s'indurì. Il Ministro si voltò senza dire altro e se ne andò zoppicando. La signora Weasley si affrettò a seguirlo; Harry sentì che si fermava sulla soglia della cuCina. Dopo un attimo gridò: «È sparito!»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «DarCi le cose che Ci ha lasCiato Silente» spiegò Harry. «Hanno appena pubblicato il suo testamento».
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   In giardino, i tre oggetti portati da Scrimgeour passarono di mano in mano sopra i tavoli della cena. Tutti diedero in esclamazioni alla vista del Deluminatore e delle Fiabe di Beda il Bardo e protestarono perché Scrimgeour si era rifiutato di consegnare la spada, ma nessuno seppe suggerire come mai Silente avesse lasCiato a Harry un vecchio BocCino. Mentre il signor Weasley studiava il Deluminatore per la quarta volta, sua moglie disse, esitante: «Harry, caro, hanno tutti una fame tremenda, non volevamo cominCiare senza di te... posso servire la cena?»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

    andò a piantare una tenda in un campo lì viCino.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Ci vediamo di sopra» sussurrò Harry a Hermione, mentre aiutavano la signora Weasley a risistemare il giardino. «Dopo che tutti saranno andati a dormire».
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   Su in soffitta, Ron osservò il suo Deluminatore e Harry riempì la borsa di Mokessino di Hagrid non con denaro, ma con gli oggetti più preziosi che possedeva, anche quelli in apparenza privi di valore: la Mappa del Malandrino, il frammento dello specchio magico di Sirius e il medaglione di R.A.B. Strinse bene i lacCi e si fece sCivolare il sacchetto attorno al collo, poi si sedette col vecchio BocCino tra le dita, guardando le ali che sbatacchiavano debolmente. Finalmente Hermione bussò e sgattaiolò dentro.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Si cambia» ribatté Hermione. «Adesso facCi vedere quel Deluminatore».
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Lo so, ma non credo che ti abbia nominato nel testamento solo per aiutarCi a spegnere la luce!»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Secondo voi sapeva che il Ministero avrebbe confiscato il suo testamento ed esaminato tutte le cose che Ci aveva lasCiato?»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Di sicuro» rispose Hermione. «Non poteva dirCi nel testamento perché ce le ha lasCiate, ma questo non spiega...»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Se queste cose sono così importanti da farcele avere sotto il naso del Ministero, avrebbe dovuto dirCi perché lo sono... a meno che non lo ritenesse ovvio».
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Allora si è sbagliato» concluse Ron. «Io l'ho sempre detto che era pazzo. Intelligente e tutto, ma fuori come un balcone. LasCiare a Harry un vecchio BocCino... cosa diavolo vuol dire?»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Sì, be'» ammise Harry, e il suo cuore accelerò quando prese il BocCino fra le dita. «Non era il caso di insistere davanti a Scrimgeour».
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Il BocCino che ho catturato nella mia primissima partita a Quidditch. Non ricordate?»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Hermione sembrava solo perplessa. Ron invece trattenne il respiro, indicando freneticamente prima Harry, poi il BocCino, poi di nuovo Harry finché non ritrovò la voce.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Proprio così» confermò Harry, e col cuore a mille avviCinò le labbra al BocCino.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Non si aprì. L'amarezza e la delusione lo invasero: abbassò la sfera dorata, ma Hermione gridò: «Una scritta! C'È una scritta sopra, presto, guarda!» Harry lasCiò quasi cadere il BocCino per l'ecCitazione e la sorpresa. Era vero: inCise sulla lisCia superfiCie dorata, dove solo qualche istante prima non c'era nulla, erano apparse quattro parole scritte nella sottile grafia sghemba che Harry riconobbe come quella di Silente:
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Ma per quanto lo ripetessero con mille inflessioni diverse, non riusCirono a cavarne un senso.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Si sentiva come a un esame: davanti a sé aveva una domanda alla quale avrebbe dovuto saper rispondere, ma il suo cervello era lento, inerte. C'era qualcosa che gli era sfuggito nelle lunghe conversazioni con Silente? Doveva sapere che cosa significava tutto Ciò? Silente si aspettava che lui capisse?
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «No che non scherzo!» ribatté Hermione, sorpresa. «Tu invece le conosCi
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Ma dai!» esclamò Ron, guardando stupefatto i due amiCi. «Mai sentito parlare di Baba Raba?»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Ron, sai benissimo che io e Harry siamo cresCiuti tra i Babbani!» protestò Hermione. «Da piccoli non Ci raccontavano queste storie, noi conosCiamo Biancaneve e i Sette Nani, Cenerentola...»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Qualcosa Cigolò di sotto.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Comunque dovremmo andare a letto» mormorò Hermione. «Non è il caso di svegliarCi tardi domattina».
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «No» assentì Ron. «Un brutale triplice omiCidio a opera della madre dello sposo potrebbe raggelare un po' l'atmosfera delle nozze. Penso io alla luce».
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   E fece scattare un'altra volta il Deluminatore mentre Hermione usCiva dalla stanza.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Alle tre del pomeriggio seguente Harry, Ron, Fred e George erano nell'orto fuori dall'enorme padiglione bianco, in attesa degli invitati. Harry aveva trangugiato una bella dose di Pozione Polisucco e adesso era la fotocopia di un giovane Babbano coi capelli rossi del villaggio viCino, Ottery St Catchpole, al quale Fred aveva sottratto dei capelli con un Incantesimo di Appello. Il piano era presentarlo come 'il cugino Barny' e sperare che si confondesse nella moltitudine dei parenti Weasley.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Dietro di lui, il tendone si apriva su file e file di fragili sedie dorate ai due lati di un lungo tappeto color porpora. Ai pali di sostegno erano intrecCiati fiori bianchi e oro. Fred e George avevano fissato un enorme grappolo di pallonCini anch'essi dorati sopra il punto preCiso in cui Bill e Fleur sarebbero diventati marito e moglie. Fuori, farfalle e api volavano pigre sull'erba e sulle siepi. Harry si sentiva a disagio: il ragazzo Babbano di cui aveva preso le sembianze era un po' più grasso di lui e l'abito da cerimonia era stretto e caldissimo nel fulgore della giornata estiva.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Non è andata così male stamattina, tutto sommato» osservò George. «Ha pianto un po' per l'assenza di Percy, ma chi lo voleva? Oh, Cielo, preparatevi... ecco che arrivano».
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Dal nulla, una alla volta, figure dai colori vivaCi cominCiarono ad apparire al limitare del cortile. Nel giro di pochi minuti, una processione prese a serpeggiare attraverso il giardino diretta al padiglione. Fiori esotiCi e uccelli incantati fluttuavano sui cappelli delle streghe, sulle cravatte dei maghi brillavano gemme preziose; il chiacchiericCio ecCitato divenne sempre più forte, soffocando il ronzio delle api man mano che la folla si avviCinava alla tenda.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Ottimo, me sembrato di vedere qualche cugina Veela» disse George, allungando il collo per guardare meglio. «Avranno bisogno che qualcuno gli spieghi le usanze inglesi, Ci penso io...»
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

    «Non così in fretta, Lobo Solitario» intervenne Fred. SfrecCiò oltre il branco di streghe di mezza età che guidavano la sfilata e: «Ecco... permettez-moi di assister vous» Cinguettò a una coppia di graziose fanCiulle francesi, che con una risatina si fecero scortare dentro. A George rimasero le streghe di mezza età, Ron si incaricò di accompagnare Perkins, l'anziano collega di suo padre al Ministero, mentre a Harry toccò una vecchia coppia sorda.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Ohilà» gli disse una voce familiare quando uscì dalla tenda: Tonks e Lupin erano i primi della fila. Per l'occasione lei si era fatta bionda. «Arthur Ci ha detto che eri quello ricCiolino. Ci spiace per ieri sera» aggiunse in un sussurro mentre Harry li accompagnava lungo la passatoia. «In questo periodo il Ministero è deCisamente ostile ai lupi mannari e abbiamo pensato che la nostra presenza avrebbe potuto danneggiarti».
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Certo, capisco» rispose Harry, più a Lupin che a Tonks. Lui gli rivolse un rapido sorriso, però dopo un attimo il suo volto era di nuovo solcato da rughe di dolore. Harry non capiva, ma non c'era tempo per indugiare sull'argomento: Hagrid stava seminando una certa agitazione. Aveva frainteso le indicazioni di Fred, prendendo posto non sulla poltrona in ultima fila magicamente allargata e rinforzata per lui, ma su Cinque sedie ormai ridotte a un mucchio di fiammiferi dorati.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Mentre il signor Weasley riparava il danno e Hagrid urlava le sue scuse a chiunque gli capitasse a tiro, Harry tornò di corsa all'ingresso e trovò Ron facCia a facCia con il mago più eccentrico che avesse mai visto. Leggermente strabico, i capelli bianchi di zucchero filato lunghi fino alle spalle, indossava un berretto con una nappina che gli dondolava davanti al naso e una veste di una sfumatura giallo uovo che faceva male agli occhi. Uno strano simbolo, simile a un occhio triangolare, gli sCintillava da una catena d'oro appesa al collo.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Xenophilius Lovegood» si presentò, tendendo la mano a Harry. «Io e mia figlia viviamo dall'altra parte della collina, i Weasley sono stati molto gentili a invitarCi. Ma credo che lei conosca la mia Luna» aggiunse, rivolto a Ron.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Ciao, Harry!» esclamò.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Come il padre, indossava un abito giallo vivo, coordinato con l'enorme girasole tra i capelli. Una volta che Ci si abituava all'effetto sgargiante, l'insieme risultava gradevole. Almeno non aveva dei rapanelli appesi alle orecchie.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Meraviglioso! La saliva di gnomo fa molto bene!» gongolò il signor Lovegood, afferrandole il dito per esaminare le tracce sanguinanti del morso. «Luna, tesoro mio, se dovessi sentir sbocCiare un nuovo talento oggi magari un insospettabile desiderio di cantare l'opera o di declamare in Marino non reprimerlo! Potresti aver ricevuto un dono dai Gernumbli!»
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Sul serio?» chiese Harry, che da tempo aveva deCiso di non contraddire le stravaganti opinioni di Luna o di suo padre. «Sei sicura di non voler mettere niente su quel morso?»
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Mentre Luna sCivolava via dietro il padre, Ron ricomparve con una vecchia strega appesa al bracCio. Il naso a becco, gli occhi arrossati e il cappello di piume rosa le davano l'aspetto di un fenicottero irasCibile.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Mmm. Ha trovato una scusa, eh? Non è stupido come sembra nelle foto dei giornali, allora. Ho appena spiegato alla sposa come deve portare la mia tiara» urlò a Harry. «Opera dei folletti, sai, è un Cimelio di famiglia da secoli. è una bella ragazza, però... è francese. Be', be', trovami un bel posto, Ronald, ho centosette anni e non posso stare troppo in piedi».
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Ron scoccò a Harry uno sguardo eloquente e non riapparve per parecchio tempo; quando si rividero all'ingresso, Harry aveva sistemato un'altra deCina di persone. Il padiglione ormai era quasi pieno e fuori non c'era più la coda.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «È un incubo, zia Muriel» disse Ron, asCiugandosi la fronte con una manica. «Veniva tutti gli anni per Natale, poi grazie al Cielo si è offesa perché Fred e George le hanno fatto esplodere una Caccabomba sotto la sedia a cena. Papà dice sempre che li escluderà dal testamento... come se gliene importasse qualcosa, di questo passo diventeranno più ricchi di chiunque altro in famiglia... Cavolo!» aggiunse, e batté le palpebre vedendo Hermione che li raggiungeva di corsa. «Sei bellissima!»
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Sempre questo tono sorpreso» replicò Hermione, però sorrideva. Portava uno svolazzante vestito lilla e scarpe in tinta, col tacco alto; i suoi capelli erano lisCi e luminosi. «Tua zia Muriel non approva, l'ho incontrata di sopra mentre dava la tiara a Fleur. Ha detto: 'Oh, Cielo, questa è la figlia di Babbani?' e poi ha aggiunto: 'Brutto portamento e caviglie secche'».
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Ma prima che perdesse la zucca era l'anima delle feste» aggiunse Fred. «Si scolava una bottiglia intera di Whisky Incendiario, poi correva sulla pista, si alzava il vestito e cominCiava a cavarsi mazzi di fiori dal...»
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

    «Sì, davvero affasCinante» lo interruppe Hermione. Harry era piegato in due dalle risate.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Ridevano così tanto che nessuno notò il ritardatario, un giovane con i capelli scuri, un gran naso ricurvo e folte sopracCiglia nere, finché non consegnò il suo invito a Ron e disse, lo sguardo puntato su Hermione: «Sei dafero pelissima».
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Viktor!» strillò lei, lasCiando cadere la borsetta di perline, che fece un rumore sproporzionato rispetto alle sue dimensioni. Arrossì, si chinò per raccoglierla e disse: «Non sapevo che ti avessero... santo Cielo... che bello vederti... come stai?»
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Mi ha infitato Fleur» rispose Krum, inarcando le sopracCiglia.
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   «Tuo amico no ha molto piacere di rifedere me» disse Krum entrando nella tenda ormai affollata. «O è parente?» aggiunse, con un'occhiata ai capelli ricCi e rossi di Harry.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Faceva caldo e un senso di nervosa attesa aveva riempito la tenda, il brusio interrotto ogni tanto da risolini ecCitati. I signori Weasley risalirono il corridoio sorridendo e salutando i parenti; lei indossava un abito nuovo color ametista e un cappello in tinta.
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    Un attimo dopo Bill e Charlie apparvero in fondo alla passatoia, entrambi in abito da cerimonia, con una gran rosa bianca all'occhiello; Fred fece un fischio e le cugine Veela scoppiarono a ridere. Poi la folla tacque mentre si diffondeva la musica: a quel che pareva, veniva dai pallonCini dorati.
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   «Signore e signori» cominCiò una voce un po' cantilenante, e con un sussulto Harry riconobbe, in piedi davanti a Bill e Fleur, il mago basso coi capelli a Ciuffi che aveva celebrato il funerale di Silente. «Siamo qui riuniti oggi per celebrare l'unione di due anime fedeli...»
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   Ginny si guardò attorno sorridendo, fece l'occhiolino a Harry e si voltò di nuovo. La mente di Harry vagò molto lontano dal tendone, ai pomeriggi trascorsi con lei nelle zone più appartate attorno alla scuola. Sembrava che fossero passati secoli; erano sempre stati momenti troppo belli per essere veri, come se avesse rubato ore splendenti dalla vita di una persona normale, una persona che non aveva una Cicatrice a forma di saetta sulla fronte...
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   In prima fila, la signora Weasley e Madame Delacour singhiozzavano piano nei loro straccetti di pizzo. Un suono di trombone dal fondo annunCiò a tutti che Hagrid aveva estratto uno dei suoi fazzoletti-tovaglia. Hermione si voltò per sorridere a Harry; anche lei aveva gli occhi colmi di lacrime.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Il mago coi capelli a Ciuffi levò la bacchetta sopra le teste di Bill e Fleur e una pioggia di stelle d'argento cadde su di loro, avvolgendo in una spirale le due sagome abbracCiate. Mentre Fred e George davano il via agli applausi, i pallonCini dorati esplosero, liberando uccelli del paradiso e campanelle d'oro che unirono canto e suono al fragore.
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   Obbedirono tutti, zia Muriel con un sonoro brontolio; lui agitò la bacchetta. Le sedie galleggiarono con grazia nell'aria mentre le pareti di tela svanivano, e tutti si ritrovarono sotto un gazebo sorretto da pali dorati, con una gloriosa vista dell'orto illuminato dal sole e della campagna intorno. Una pozza di oro fuso si allargò a formare una lucente pista da ballo; le sedie calarono attorno a piccoli tavoli addobbati di tovaglie bianche e la banda in divisa dorata marCiò verso un podio.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Dovremmo andare a congratularCi!» suggerì Hermione, alzandosi in punta di piedi per vedere dov'erano spariti Bill e Fleur, inghiottiti da una folla benaugurante.
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   «Avremo tutto il tempo dopo» rispose Ron scrollando le spalle. Prese tre Burrobirre da un vassoio e ne porse una a Harry. «Hermione, occhio, andiamo a cercare un tavolo... non di là! Non voglio stare viCino a zia Muriel...»
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Ti va bene se Ci sediamo qui?» le chiese Ron.
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   Hermione gli diede un calCio sotto il tavolo, ma colpì Harry che, annebbiato dalle lacrime di dolore, perse il filo della conversazione per qualche momento.
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   La banda aveva cominCiato a suonare. Bill e Fleur aprirono le danze tra gli applausi; dopo un po' il signor Weasley condusse Madame Delacour in pista, seguito dalla signora Weasley con il padre di Fleur.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Mi piace questa canzone» commentò Luna, dondolando a ritmo di valzer, poi si alzò, corse sulla pista e prese a girare in tondo, da sola, a occhi chiusi, facendo ondeggiare le bracCia.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

    venuto per farle complimenti. Con un Cipiglio cupo, chiese: «Chi è qvello con festito Ciallo?»
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   Lei accettò, sorpresa e compiaCiuta, e si alzò: sparirono insieme nella folla sempre più fitta.
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   Krum alzò lo sguardo acCigliato dal bordo del bicchiere, scrutando Xenophilius che stava chiacchierando con alcuni maghi all'altro capo della pista.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Grindelwald ha ucCiso tante perzone, mio nonno, per esempio. Offio, mai è stato molto potente in qvesto paese, afefa paura di Silente, dicono, e afefa raCione, fisto sua fine. Ma qvello...» e indicò Xenophilius «... qvello suo zimbolo, io ho fisto supito; Grindelwald aveva inziso qvello su muro a Durmstrang qvando lui studiava là. Perzone idioti copiafano su loro lipri e su festiti anche, per spafentare altri, per farsi notare... ma noi che afefa perso familiari per colpa di Grindelwald ha fatto pacare loro».
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Krum fece scricchiolare le nocche minacCioso e scrutò torvo Xenophilius. Harry era perplesso. Era improbabile che il padre di Luna fosse un sostenitore delle Arti Oscure, e nessun altro nella tenda sembrava aver riconosCiuto la forma triangolare che ricordava una runa.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Io non spaglia» rispose Krum gelido. «Io ha passato dafanti tanti anni». «Be', forse» suggerì Harry «Xenophilius non sa cosa significa. I Lovegood sono un po'... insoliti. Magari l'ha trovato da qualche parte ed è convinto che sia la sezione della testa di un RicCiocorno Schiattoso».
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   «Eccola» disse, indicando Luna, che danzava ancora da sola, agitando le bracCia attorno alla testa come se stesse cercando di scacCiare dei moschini.
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   Krum evidentemente non capiva se Harry lo stesse prendendo in giro o meno. Tirò fuori la bacchetta dall'abito e la batté minacCioso sulla cosCia; dalla punta schizzarono sCintille.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Gregorovich!» esclamò Harry, e Krum sussultò, ma Harry era troppo ecCitato per badarCi; alla vista della bacchetta di Krum il ricordo era tornato vivissimo: Olivander che la prendeva e la studiava prima del Torneo Tremaghi.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «A cosa serfe» commentò, vuotando il calice e alzandosi, «essere Ciocatore internazionale di Qvidditch se tutte ragazze carine è Cià occupate?»
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   Non era mai stato a un matrimonio, quindi non poteva dire se i festeggiamenti magiCi fossero diversi da quelli Babbani, ma era sicuro che in questi ultimi non Ci fossero torte sormontate da feniCi in miniatura che prendevano il volo al momento del taglio, né bottiglie di champagne che svolazzavano da sole tra la folla. Mentre calava la sera e le falene cominCiavano a sfrecCiare sotto il padiglione, ora illuminato da lanterne danzanti dorate, la baldoria divenne sempre più sfrenata. Fred e George erano da tempo spariti nell'oscurità con due cugine di Fleur; Charlie, Hagrid e un basso e tozzo mago con un cappello a cupola viola cantavano Odo l'eroe in un angolo.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Gli si avviCinò.
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   Confuso e compiaCiuto, Doge versò a Harry un calice di champagne. «Pensavo di scriverti» sussurrò, «dopo che Silente... che orrore... e per te, posso immaginare...»
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Non so se hai visto l'intervista che Rita Skeeter ha rilasCiato su Silente».
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   «Oh, certo, Harry, l'ho vista. Quella donna, o quell'avvoltoio, per meglio dire, mi ha perseguitato perché parlassi con lei. Mi vergogno, ma sono stato piuttosto sgarbato, l'ho chiamata una trota impicCiona, il che si è tradotto, come avrai notato, in una serie di calunnie sulla mia salute mentale».
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   «Non credere a una parola!» ribatté subito Doge. «Nemmeno a una, Harry! Non lasCiare che nulla intacchi i tuoi ricordi di Albus Silente!»
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Harry guardò la facCia appassionata e addolorata di Doge e non si sentì rassicurato ma deluso. Doge credeva davvero che fosse così faCile, che lui potesse semplicemente deCidere di non crederCi? Non capiva il suo bisogno di esserne certo, di sapere tutto?
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Ciao, Muriel» disse Doge. «Sì, stavamo proprio parlando...»
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Muriel gliela sfilò con sorprendente energia e si lasCiò cadere tra Doge e Harry.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Ciao di nuovo, Barry, o com'È che ti chiami» salutò Harry. «Allora, che cosa dicevi di Rita Skeeter, Elphias? Lo sai che ha scritto la biografia di Silente? Non vedo l'ora di leggerla, devo ricordarmi di ordinare una copia al Ghirigoro!»
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   A questa usCita Doge s'irrigidì e assunse un'aria solenne, ma zia Muriel vuotò il calice e fece schioccare le dita ossute per chiederne ancora a un cameriere. Bevve un'altra sorsata di champagne, ruttò e proseguì: «Non state lì come due rane impagliate! Prima che diventasse così rispettato e rispettabile e tutte quelle baggianate, giravano strane voCi su Albus!»
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Lo diCi tu, Elphias» ridacchiò zia Muriel. «Ho notato che nel tuo necrologio hai glissato sui punti dolenti!»
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   Un gelo che non aveva nulla a che fare con lo champagne ghiacCiato s'insinuò nel petto di Harry.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «E perché mai avrebbe dovuto dirlo a te?» gracchiò Muriel, osCillando sulla sedia nel tentativo di mettere a fuoco Harry.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «La ragione per cui Albus non parlava mai di Ariana» cominCiò Elphias, irrigidito per l'emozione, «È piuttosto chiara, direi. Era talmente devastato dalla sua morte...»
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Lo diCi tu, Elphias, ma allora spiegami perché non ha mai frequentato Hogwarts!» insisté zia Muriel. Poi, rivolta a Harry: «Ai nostri tempi si evitava di parlare dei Maghinò. Anche se arrivare all'estremo di imprigionare una bambina in casa e far finta che non esistesse...»
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Per consentirle di usCire di casa?» sghignazzò Muriel. «Eppure nessuno l'ha mai portata al San Mungo e nessun guaritore è mai stato chiamato per
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Doge era sull'orlo delle lacrime. Zia Muriel, al colmo del divertimento, schioccò le dita per chiedere altro champagne. Stordito, Harry pensò a come i Dursley l'avevano zittito, rinchiuso, confinato, per il crimine di essere un mago. La sorella di Silente aveva subito la stessa sorte per la ragione opposta? Imprigionata per la sua mancanza di magia? E Silente l'aveva davvero lasCiata al suo destino per andare a Hogwarts a fare sfoggio delle sue straordinarie doti?
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Ma come puoi, Muriel?» gemette Doge. «Una madre che ucCide sua figlia? Pensa a quello che diCi
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Sì, è possibile che Ariana abbia fatto un disperato tentativo per liberarsi e abbia ucCiso Kendra nella lotta» rifletté zia Muriel ad alta voce. «Nega pure quanto vuoi, Elphias! Tu c'eri al funerale di Ariana, no?»
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Sì che c'ero» ribatté Doge con labbra tremanti. «E non riesco a ricordare una Circostanza più triste. Albus aveva il cuore infranto...»
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Se Doge era sembrato scandalizzato fino ad allora, non era nulla in confronto alla facCia che aveva adesso. Sembrava che Muriel l'avesse pugnalato. Lei ridacchiò e bevve un altro sorso di champagne, che le colò sul mento.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

    era tutta colpa di Albus se Ariana era morta, e poi gli diede un pugno in facCia. Albus non si difese nemmeno, ed è strano, avrebbe potuto fare a pezzi Aberforth in duello con le mani legate dietro la schiena».
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «E ti dirò di più» aggiunse Muriel con un singhiozzo nell'abbassare il calice. «Credo che Bathilda abbia vuotato il sacco con Rita Skeeter. Tutte quelle allusioni a una fonte importante viCina ai Silente... lei è stata testimone di tutta la vicenda di Ariana, i conti tornerebbero!»
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Oh, Ci sono tanti modi di ridestare i ricordi e sono certa che Rita Skeeter li conosce tutti» osservò zia Muriel. «Ma anche se Bathilda è del tutto andata, di sicuro possiede ancora vecchie foto, forse anche delle lettere. Conosceva i Silente da anni... valeva proprio la pena di fare un giretto a Godric's Hollow».
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Oh, sì, da sempre! I Silente Ci sono andati a vivere dopo l'arresto di PerCival e lei era la loro viCina».
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

    Harry si sentì prosCiugato, vuoto. Mai una volta in sei anni Silente gli aveva detto che entrambi erano vissuti e avevano perduto i loro cari a Godric's Hollow. Perché? Lily e James erano sepolti viCino alla madre e alla sorella di Silente? Il Preside aveva fatto visita alle loro tombe, forse passando davanti a quella di Lily e James? E non gliel'aveva mai detto... non si era mai preoccupato di dirlo...
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   E perché fosse tanto importante Harry non riusCiva a spiegarlo, nemmeno a se stesso, eppure sentiva che non avergli detto che quel luogo e quelle esperienze li accomunavano equivaleva a una menzogna. Fissò dritto davanti a sé, notando a malapena Ciò che accadeva intorno, e non si accorse che Hermione era sbucata dalla folla finché non avviCinò una sedia.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Non ce la facCio più» ansimò. Si sfilò una scarpa e si massaggiò la pianta del piede. «Ron è andato a prendere altre Burrobirre. è strano, ho appena visto Viktor allontanarsi in fretta dal padre di Luna, sembrava che avessero litigato...» Tacque e lo guardò. «Harry, ti senti bene?»
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Harry non sapeva da dove cominCiare, ma non ce ne fu bisogno. In quel momento, qualcosa di grosso e argenteo arrivò dall'alto attraverso la tenda sulla pista. Aggraziata e lucente, la lince atterrò lieve in mezzo ai ballerini esterrefatti. Le teste si voltarono, i più viCini rimasero assurdamente paralizzati a metà della danza. Poi il Patronus parlò con la voce forte e fonda di Kingsley Shacklebolt.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Mentre si facevano largo per la pista, Harry vide apparire tra la folla figure incappucCiate e mascherate; poi scorse Lupin e Tonks, le bacchette alte, e li udì urlare «Protego!», un grido che echeggiò ovunque...
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

    «Ron! Ron!» chiamò Hermione tra i singhiozzi. I convitati in preda al panico li urtavano e Harry le prese la mano per assicurarsi che non venissero separati. Vide una strisCia di luce che sibilava sulle loro teste. Impossibile dire se fosse un incantesimo di protezione o qualcosa di più sinistro...
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   Harry apri gli occhi. Per un istante credette di essere ancora alle nozze: erano Circondati dalla gente.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Quando diCi che hai il Mantello e i vestiti...» cominCiò Harry, guardando acCigliato Hermione: non aveva con sé altro che la borsetta di perline, nella quale stava frugando.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Sì, sono qui» rispose Hermione, e con grande stupore dei due estrasse un paio di jeans, una felpa, dei calzini rossicCi e infine l'argenteo Mantello dell'Invisibilità.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Come acCidenti...»
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Incantesimo Estensivo IrriconosCibile» spiegò lei. «Complicato, ma credo di averlo fatto giusto; comunque sono riusCita a ficcare qui dentro
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

    tutto quello che Ci serve». Diede una scrollata alla borsetta apparentemente fragile, che rimbombò come un container al rumore di un gran numero di oggetti pesanti che si rigiravano al suo interno. «Oh, no, quelli sono i libri» disse, sbirCiando dentro, «li avevo divisi tutti per argomento... va be'... Harry, è meglio se prendi il Mantello. Ron, spicCiati a cambiarti...»
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   Harry si gettò sulle spalle e sulla testa il Mantello dell'Invisibilità. Sparì. Stava appena cominCiando a rendersi conto dell'accaduto.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Non possiamo pensare a loro adesso» sussurrò Hermione. «È a te che danno la cacCia, Harry; se tornassimo metteremmo tutti ancora più in pericolo».
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Ha ragione» convenne Ron, sapendo che Harry stava per ribattere anche senza vederlo in facCia. «Gran parte dell'Ordine era lì, si occuperanno loro di tutti».
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   Harry annuì, poi ricordò che non lo potevano vedere e disse: «Sì». Ma pensò a Ginny e la paura ribollì come aCido nel suo stomaco.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Andiamo, dobbiamo muoverCi» li esortò Hermione.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   Tornarono sulla strada prinCipale, dove, sul marCiapiede opposto, un gruppo di uomini cantava barcollando.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Non lo so, mi è venuto in mente e basta, ma sono certa che siamo più al sicuro nel mondo Babbano, non si aspettano di trovarCi qui».
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Che alternative abbiamo?» gli chiese Hermione, facendo una smorfia quando gli ubriachi cominCiarono a fischiare al suo indirizzo. «Non possiamo mica prendere delle stanze al Paiolo Magico, no? E Grimmauld Pla ce è da escludere, se Piton può entrarCi... potremmo provare a casa dei miei, anche se può darsi che vadano a controllare... oh, perché non chiudono il becco!»
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Andiamo a sederCi da qualche parte» propose Hermione in fretta, perché Ron aveva già aperto la bocca per ribattere ai molestatori. «Guardate, questo andrà bene, qui dentro!»
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   Era un piccolo, squallido caffÈ aperto ventiquattr'ore su ventiquattro. Un leggero strato di unto ricopriva tutti i tavoli di formica, ma almeno era vuoto. Harry sCivolò lungo una panca per primo e Ron gli sedette accanto, di fronte a Hermione, che dava le spalle all'ingresso, e la cosa non le piaceva: si guardava indietro così spesso che sembrava avesse un tic. A Harry non andava giù l'idea di stare fermo; camminare gli aveva dato l'illusione di avere una meta. Sotto il Mantello sentì svanire le ultime tracce della Pozione Polisucco: le mani tornarono della consueta forma e dimensione. Si sfilò gli occhiali di tasca e li inforcò.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Non per dormirCi, ma per scoprire cosa sta succedendo!»
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   Ricaddero in un silenzio irritato. La cameriera arrivò strasCicando i piedi e masticando una gomma, e Hermione ordinò due cappucCini; siccome Harry era invisibile, sarebbe parso strano chiederne uno anche per lui. Una coppia di operai corpulenti entrarono e si strizzarono nelle panche viCine. Hermione ridusse la voce a un sussurro.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Troviamo un posto tranquillo per SmaterializzarCi e andiamo in campagna. Una volta là, potremo mandare un messaggio all'Ordine».
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Ci ho provato, credo di sì» rispose Hermione.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   Santo Cielo, fa schifo» commentò Ron dopo una sorsata di schiumoso caffÈ grigiastro. La cameriera lo sentì e gli scoccò un'occhiata invelenita mentre si trasCinava verso i nuovi clienti. Il più grosso dei due, biondo e robusto,
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Sì, ho prosCiugato il mio libretto di risparmio prima di venire alla Tana.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   I due operai fecero un gesto identico e Harry istintivamente li imitò: tutti e tre estrassero le bacchette. Ron, in ritardo di qualche secondo, si gettò sul tavolo e spinse Hermione sulla panca. Le maledizioni dei Mangiamorte fracassarono la parete di piastrelle alle spalle di Ron, mentre Harry, ancora invisibile, urlava: «StupefiCium!»
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   Il Mangiamorte biondo e grosso fu colpito in viso da un getto di luce rossa e si afflosCiò, privo di sensi. Il suo compagno, non vedendo chi aveva scagliato l'incantesimo, ne spedì un altro: corde nere e luCide volarono dalla punta della sua bacchetta e legarono Ron dalla testa ai piedi. La cameriera strillò e corse verso l'usCita. Harry scagliò un altro Schiantesimo contro il Mangiamorte dalla facCia storta che aveva legato Ron, ma l'incanto fallì il colpo, rimbalzò contro la vetrina e colpì la cameriera, che cadde davanti alla porta.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Expulso!» urlò il Mangiamorte, e il tavolo esplose scagliando Harry contro la parete: sentì la bacchetta sCivolargli di mano e il Mantello cadergli di dosso.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Petrificus Totalus!» gridò Hermione, fuori del suo campo visivo, e il Mangiamorte cadde rumorosamente in avanti come una statua sul miscuglio di tazze rotte, pezzi di tavolo e caffÈ. Hermione strisCiò fuori da sotto la panca, scuotendosi i frammenti di vetro del portacenere dai capelli, tutta tremante.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «D-diffindo» disse, puntando la bacchetta verso Ron, che gemette perché gli aveva squarCiato i jeans al ginocchio, lasCiando un taglio profondo. «Oh, scusami, Ron, mi trema la mano! Diffindo!»
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   Le corde tagliate caddero. Ron si alzò e scrollò le bracCia per riacquistare la sensibilità. Harry raccolse la bacchetta e si arrampicò sui detriti fino alla panca dov'era disteso il Mangiamorte biondo e grosso.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

    «E chi se ne importa dei loro nomi!» esclamò Hermione, un po' isterica. «Come hanno fatto a trovarCi? Cosa facCiamo adesso?»
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Chiudi a chiave la porta» ordinò, «e tu, Ron, spegni le luCi».
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Che cosa ne facCiamo di quelli?» gli bisbigliò Ron nel buio; poi, più piano: «Li ucCidiamo? Loro Ci ucCiderebbero. Ci hanno appena provato».
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Dobbiamo solo cancellargli la memoria» rispose. «È meglio così, farà perdere le nostre tracce. Se li ucCidessimo, sarebbe ovvio che siamo stati qui».
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Per forza non riusCivo a prenderla, Hermione, hai portato i miei vecchi
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Be', scusa, sai» sibilò Hermione, e mentre trasCinava la cameriera lontano dalla vetrina Harry la sentì borbottare un suggerimento su dove Ron poteva ficcarsi la bacchetta.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Ma come hanno fatto a trovarCi?» chiese Hermione, guardando i due uomini inerti. «Come hanno fatto a sapere che eravamo qui?»
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

    «Tu... tu non credi di avere ancora addosso la TracCia, vero, Harry?»
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Impossibile» decretò Ron. «La TracCia svanisce a diCiassette anni, è una legge magica, non si può imporla a un adulto».
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Per quanto ne sai tu» lo rimbeccò Hermione. «E se i Mangiamorte hanno trovato un modo di imporla a un diCiassettenne?»
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Ma Harry non è stato viCino a un Mangiamorte nelle ultime ventiquattr'ore. Chi potrebbe avergli imposto la TracCia?»
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Se io non posso usare la magia senza rivelare la nostra posizione, e voi nemmeno finché siete viCino a me...» esordì.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Non Ci separeremo!» esclamò Hermione, deCisa.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Ci serve un posto sicuro dove nasconderCi» disse Ron. «Per avere il tempo di riflettere».
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Non essere sCiocco, Harry, Piton può entrare!»
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Hermione, che alternative abbiamo? è la soluzione migliore. Piton è un Mangiamorte solo. Se ho ancora addosso la TracCia, Ci seguiranno a frotte, ovunque andiamo».
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   Lei non poté controbattere, ma era chiaro che le sarebbe piaCiuto. Aprì la porta del caffÈ e Ron fece scattare il Deluminatore per riaccendere le luCi. Poi, al tre di Harry, annullarono gli incantesimi sulle vittime e, prima che la cameriera o uno dei Mangiamorte potesse far altro che stiracchiarsi, girarono su se stessi e svanirono di nuovo nell'oscurità opprimente.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   Qualche attimo dopo i polmoni di Harry si dilatarono grati e lui aprì gli occhi: erano al centro di una squallida piazzetta dall'aria familiare. Alte case fatiscenti li fissavano da tutti i lati. Potevano vedere il numero dodiCi perché Silente, il Custode Segreto, aveva rivelato loro la sua esistenza, e si preCipitarono da quella parte, voltandosi a ogni passo per controllare di non essere seguiti o spiati. Salirono di corsa i gradini di pietra e Harry picchiò una volta sulla porta con la bacchetta. Udirono una serie di scatti metalliCi e lo sferragliare di una catena, poi la porta si spalancò Cigolando e i
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   Non appena Harry chiuse la porta, le vecchie lampade a gas si accesero, proiettando luCi tremolanti lungo l'ingresso. Era come lo ricordava: inquietante, pieno di ragnatele. I profili delle teste degli elfi domestiCi appese alla parete gettavano strane ombre su per la scala. Lunghe tende scure celavano il ritratto della madre di Sirius. La sola cosa fuori posto era il portaombrelli fatto con una zampa di troll, che era rovesCiato a terra, come se Tonks l'avesse fatto cadere un'altra volta.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Può essere successo quando sono usCiti quelli dell'Ordine» bisbigliò in risposta Ron.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Severus Piton?» La voce di Malocchio Moody emerse sussurrando dal buio e li fece sobbalzare tutti e tre. «Non siamo Piton!» gracchiò Harry, prima che qualcosa gli alitasse addosso come aria fredda e la lingua gli si arricCiasse in bocca, impedendogli di parlare. Fece per toccarsela, ma si era già ridistesa.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   Cautamente, Harry fece un altro passo avanti. Qualcosa si mosse tra le ombre in fondo all'ingresso e, prima che uno dei tre potesse dire un'altra parola, dalla moquette emerse una figura alta, polverosa e terribile. Hermione urlò, e altrettanto fece la signora Black, spalancando le tende; la figura grigia sCivolava verso di loro, sempre più rapida, i capelli lunghi fino alla vita e la barba fluttuanti, il volto scavato, scarnificato, con le orbite vuote, orrendamente familiare, spaventosamente alterato: levò un bracCio putrefatto, indicando Harry.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «No!» urlò Harry, e benché avesse alzato la bacchetta non gli venne in mente alcun incantesimo. «No! Non siamo stati noi! Non ti abbiamo ucCiso...»
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   Alla parola 'ucCiso' la sagoma esplose in un'enorme nuvola di polvere; tossendo e lacrimando, Harry si voltò e vide Hermione rannicchiata a terra
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

    viCino alla porta con le bracCia sulla testa e Ron, scosso da un tremito, che le batteva goffamente una mano sulla spalla ripetendo: «V-va t-tutto bene... è spa-sparito...»
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Luridi Mezzosangue, fecCia, macchie di disonore, marchi di vergogna sulla casa dei miei padri...»
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «ZITTA!» urlò Harry, puntandole addosso la bacchetta, e con un'esplosione e uno scoppio di sCintille rosse le tende si richiusero, mettendola a tacere.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   Aveva funzionato, si chiese Harry, o Piton si era liberato di quell'orrida apparizione con la stessa noncuranza con cui aveva ucCiso il vero Silente? Con i nervi ancora tesi, guidò gli altri due lungo l'atrio, aspettandosi l'assalto di un nuovo orrore, ma nulla si mosse, eccetto un topo che sgattaiolò lungo il battiscopa.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   Agitò la bacchetta per accendere le vetuste lampade a gas poi, tremando nella stanza piena di spifferi, si appollaiò sul divano, le bracCia serrate attorno alle ginocchia. Ron andò alla finestra e scostò la pesante tenda di velluto.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Non vedo nessuno là fuori» riferì. «E se Harry avesse ancora la TracCia addosso, Ci avrebbero seguiti fin qui. Lo so che non possono entrare in ca sa, ma... che cosa succede, Harry?»
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   Harry aveva urlato di dolore: aveva sentito un'altra fitta alla Cicatrice mentre qualcosa gli dardeggiava nella mente come un lampo di luce sull'acqua. Vide una grande ombra e provò una rabbia non sua pulsargli nel corpo, violenta e repentina come una scarica elettrica.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Cos'hai visto?» chiese Ron, avviCinandosi. «L'hai visto a casa mia?» «No, sento solo la rabbia... è molto arrabbiato...»
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   Harry era infastidito, confuso, e Hermione non migliorò la situazione dicendo con voce spaventata: «Di nuovo la Cicatrice? Ma cosa succede? Pensavo che la connessione si fosse chiusa!»
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «È stato così, per un po'» borbottò Harry; la Cicatrice gli faceva ancora male e gli rendeva diffiCile concentrarsi. «Io... io credo che abbia ricominCiato ad aprirsi tutte le volte che lui perde il controllo, era così, una volta...»
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Sì, me lo ricordo, grazie» ribatté Harry a denti stretti; non c'era bisogno che Hermione gli dicesse che Voldemort una volta aveva usato quel legame per attirarlo in trappola, né che la conseguenza era stata la morte di Sirius. Desiderò di non aver raccontato quello che aveva visto e provato; rendeva Voldemort più minacCioso, come se premesse contro la finestra della stanza, e intanto il dolore alla fronte cresceva e lui cercava di vincerlo: era come resistere alla necessità di vomitare.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   Voltò le spalle a Ron e Hermione, fingendo di studiare il vecchio arazzo dell'albero genealogico dei Black. Poi Hermione cacCiò un urlo: Harry sfoderò di nuovo la bacchetta, si voltò e vide un Patronus argenteo planare attraverso la finestra del salotto e atterrare davanti a loro, dove assunse le sembianze della donnola che parlava con la voce del padre di Ron.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Famiglia al sicuro, non rispondete, Ci spiano».
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   Il Patronus si dissolse nel nulla. Ron emise un suono a metà tra un piagnucolio e un gemito e si lasCiò cadere sul divano: Hermione gli andò viCino e gli strinse il bracCio.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Stanno tutti bene, stanno tutti bene!» sussurrò, e Ron diede in una mez za risata e la abbracCiò.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   Il dolore raggiunse l'apice; bruCiava come poche sere prima nel giardino della Tana. Senti debolmente Hermione dire: «Non voglio stare da sola. Possiamo dormire qui, stanotte? Ho portato i sacchi a pelo».
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   Udì Ron assentire. Non riuscì più a sopportare il dolore: dovette cedere.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Bagno» borbottò, e uscì dalla stanza più veloce che poteva senza mettersi a correre.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Ancora, Rowle, o vuoi che la facCiamo finita e ti diamo in pasto a Nagini? Lord Voldemort non sa se ti perdonerà questa volta... Mi hai chiamato per questo, per dirmi che Harry Potter è fuggito di nuovo? Draco, dai a Rowle un altro assaggio del nostro scontento... fallo, o sarai tu a subire la mia collera!»
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   Era disteso a bracCia e gambe aperte sul freddo marmo nero, il naso a pochi centimetri da una delle argentee code di serpente che sostenevano la grande vasca da bagno. Il viso magro, pietrificato di Malfoy era impresso nelle sue pupille. Provò nausea per Ciò che aveva visto, per l'uso che Voldemort faceva di Draco.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «P-padron Regulus si è tolto dalla tasca un medaglione come quello che aveva il Signore Oscuro» continuò Kreacher, mentre le lacrime gli scorrevano ai lati del grugno. «E ha detto a Kreacher di prenderlo, e quando il baCile era vuoto Kreacher doveva scambiare i medaglioni...»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Padron Regulus era molto preoccupato, molto preoccupato» gracchiò Kreacher. «Padron Regulus ha detto a Kreacher di stare nascosto, di non usCire di casa. E poi... un po' di tempo dopo... Padron Regulus è venuto a trovare Kreacher nel suo armadio di notte, e padron Regulus era strano, non era normale, non era sano di mente, Kreacher l'aveva capito... ha chiesto a Kreacher di portarlo alla caverna, la caverna dove Kreacher era andato insieme al Signore Oscuro...»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   E così erano partiti. Harry se li immaginò, il vecchio elfo spaventato e il magro, scuro Cercatore così simile a Sirius... Kreacher sapeva come aprire l'ingresso nascosto della caverna nel sottosuolo, sapeva come richiamare la barchetta; questa volta era il suo amato Regulus che viaggiava con lui verso l'isola col baCile di veleno...
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Kreacher scosse il capo, dondolandosi veloCissimo.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Naturalmente Voldemort avrà considerato le caratteristiche degli elfi domestiCi assolutamente indegne della sua attenzione, proprio come tutti quei Purosangue che li trattano come animali... non gli sarebbe mai venuto in mente che potessero avere un potere che lui non aveva».
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

    «La legge più grande per un elfo domestico è obbedire al padrone» reCitò Kreacher. «A Kreacher era stato detto di tornare a casa, e Kreacher è tornato a casa...»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Ma... non era possibile Materializzarsi per entrare o usCire da quella caverna» osservò Harry, «altrimenti Silente...»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «La magia elfica non è come quella dei maghi» obiettò Ron. «CioÈ, loro possono Materializzarsi e Smaterializzarsi dentro e fuori da Hogwarts, e noi no».
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Calò il silenzio mentre Harry assimilava la notizia. Possibile che Voldemort avesse commesso un simile errore? Ci stava ancora riflettendo quando Hermione parlò, con voce gelida.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Kreacher voleva acqua, è strisCiato fino alla riva e ha bevuto nel lago nero... e mani, mani morte, sono usCite dall'acqua e hanno trasCinato Kreacher sotto...»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «E poi il Signore Oscuro è andato via sulla barca, ha lasCiato Kreacher sull'isola...»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Harry se lo immaginava benissimo. Vide il bianco volto serpentesco di Voldemort svanire nel buio, gli occhi rossi fissi senza pietà sull'elfo che si agitava e sarebbe morto entro qualche minuto, il tempo di cedere alla sete disperata che la pozione provocava nella vittima... ma qui la sua immaginazione si fermò, perché non riusCiva a capire come Kreacher fosse riusCito a sopravvivere.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

    «Kreacher ha bevuto, e mentre beveva ha visto cose terribili... gli bruCiava la panCia... Kreacher ha chiamato padron Regulus per farsi salvare, ha chiamato la sua padrona Black, ma il Signore Oscuro ha riso... ha fatto bere a Kreacher tutta la pozione... ha messo un medaglione nel baCile vuoto... lo ha riempito con altra pozione.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «C'era un b-baCile pieno di pozione sull'isola. Il S-Signore Oscuro lo ha fatto bere a Kreacher...»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Così Kreacher è andato dal Signore Oscuro. Il Signore Oscuro non ha detto a Kreacher cosa dovevano fare, ma ha portato Kreacher in una galleria viCino al mare. E oltre la galleria c'era una caverna, e nella caverna c'era un grande lago nero...»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «E un giorno, un anno dopo essersi unito a lui, padron Regulus è venuto in cuCina a cercare Kreacher. A padron Regulus era sempre piaCiuto Kreacher. E padron Regulus ha detto... ha detto...»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Padron Sirius è scappato, che liberazione, perché era un ragazzo cattivo e ha spezzato il cuore alla mia padrona con i suoi modi da fuorilegge. Ma padron Regulus aveva il giusto orgoglio; sapeva che cosa Ci si aspetta dal nome dei Black e dalla dignità del suo sangue puro. Parlava da tempo del Signore Oscuro, che doveva fare usCire i maghi dalla clandestinità per governare sui Babbani e sui figli di Babbani... e a sediCi anni, padron Regulus si è unito al Signore Oscuro. Era così fiero, così fiero, così felice di servirlo...
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

    prese a dondolarsi. La sua voce soffocata ma chiara rimbombava nella cuCina silenziosa.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Kreacher ha visto!» esalò l'elfo, con le lacrime che gli scorrevano sul grugno e dentro la bocca dai denti grigi. «Kreacher ha visto che usCiva dall'armadio di Kreacher con le mani piene di tesori di Kreacher. Kreacher ha detto al ladracCio di smetterla, ma Mundungus Fletcher ha riso ed è ffuggito...»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Harry, lasCia che si alzi!» sussurrò Hermione.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Harry reagì d'istinto: appena Kreacher afferrò l'attizzatoio dal focolare, si gettò sull'elfo e lo schiacCiò a terra. L'urlo di Hermione si mescolò con quello di Kreacher, ma Harry gridò più forte di entrambi: «Kreacher, ti ordino di stare fermo!»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Sentì l'elfo immobilizzarsi e lo lasCiò andare. Kreacher era lungo disteso sul freddo pavimento di pietra e dagli occhioni gonfi colavano lacrime.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Kreacher inghiottì l'aria, con il petto concavo che si alzava e si abbassava veloce, spalancò gli occhi ed emise un urlo agghiacCiante.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   L'elfo rabbrividì e osCillò.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Kreacher» scandì Harry con deCisione, «ti ordino...»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Mundungus Fletcher» gracchiò l'elfo, gli occhi ancora strizzati. «Ha rubato tutto Mundungus Fletcher: i ritratti della signorina Bella e della signorina Cissy, i guanti della mia padrona, l'Ordine di Merlino, Prima Classe, i caliCi con il blasone di famiglia, e... e...»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Andato?» ripeté Harry, sentendo l'ecCitazione abbandonarlo. «Come sarebbe, 'andato'?»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Kreacher chiuse gli occhi come se non riusCisse a sopportare la loro reazione alle parole che stava per pronunCiare.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

    Ci fu un attimo di silenzio. Kreacher si raddrizzò e guardò in facCia Harry. Poi disse: «Sì».
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Sì, padrone» rispose Kreacher, inchinandosi di nuovo: Harry vide le sue labbra muoversi silenziose, senza alcun dubbio ripetendo gli insulti che gli era appena stato proibito di pronunCiare.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Ti proibisco di chiamare chicchessia 'traditore del suo sangue' o 'sudiCio Mezzosangue'» ringhiò Harry. Kreacher, con il suo grugno e gli occhi iniettati di rosso, sarebbe stato una creatura sgradevole anche se non avesse tradito Sirius facendolo cadere nelle mani di Voldemort.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Padrone» gracchiò con la sua voce da rana, e s'inchinò, borbottando, rivolto alle proprie ginocchia, «di ritorno nella vecchia casa della mia padrona con quel traditore del suo sangue di Weasley e la sudiCia Mezzosangue...»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Si sentì un forte crac e l'elfo domestico che Harry aveva a malincuore ereditato da Sirius comparve dal nulla davanti al focolare freddo e vuoto: piccolo, alto la metà di un uomo, la pelle pallida gli cadeva addosso in mille pieghe e Ciuffi di peli bianchi sbucavano abbondanti dalle orecchie da pipistrello. Indossava ancora lo stracCio sudiCio col quale l'avevano conosCiuto, e lo sguardo sprezzante che posò su Harry mostrò che il suo atteggiamento nei confronti del nuovo padrone non era mutato più del suo abbigliamento.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Harry corse in fondo alla stanza, si fermò di botto davanti all'armadio di Kreacher e lo spalancò. Il nido di sudiCie vecchie coperte in cui aveva dormito l'elfo domestico era sempre lì, ma non riluceva più degli oggetti che Kreacher aveva accumulato. C'era solo una vecchia copia di Nobiltà di Natura: Genealogia Magica. Rifiutandosi di credere ai propri occhi, Harry afferrò le coperte e le scrollò. Un topo morto rotolò sinistro sul pavimento. Ron gemette, lasCiandosi cadere su una sedia; Hermione chiuse gli occhi.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «FecCia! Sporchi Mezzosangue! Gentaglia!» strillò mentre sfrecCiavano nella cuCina al piano interrato, sbattendosi la porta alle spalle.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

    di roba nascosta nel suo armadio in cuCina. Andiamo».
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Corse giù per le scale, due gradini alla volta, gli amiCi alle calcagna. Fecero tanto rumore che attraversando l'ingresso svegliarono il ritratto della madre di Sirius.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Nella credenza del salotto. Nessuno riusCiva ad aprirlo. E noi... noi...» Per Harry fu come se un mattone gli fosse sCivolato dal petto nello stomaco. Se lo ricordava benissimo: aveva perfino tenuto in mano quell'oggetto quando se l'erano passato, cercando a turno di aprirlo. Era stato gettato in un mucchio di rifiuti, insieme alla tabacchiera di polvere di Capperuncolo e al carillon che metteva sonno a tutti...
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Il sole era sorto; la luce li abbagliava anche attraverso le sudiCie finestre del pianerottolo.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Potrebbe essere da qualche altra parte in casa, però» suggerì Hermione in tono incoraggiante mentre scendevano le scale: Harry e Ron erano sempre più delusi e invece lei sembrava ancora più deCisa. «Che sia riusCito a distruggerlo o meno, avrebbe certamente voluto tenerlo nascosto da Voldemort, no? Ricordate tutte quelle cose orrende di cui Ci siamo sbarazzati quando siamo stati qui l'ultima volta? Quell'orologio che sparava dardi e quei vecchi abiti che hanno cercato di strangolare Ron: Regulus potrebbe averli messi per proteggere il nascondiglio del medaglione, anche se non l'abbiamo capito al... al...»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   SetacCiarono ogni centimetro della stanza per più di un'ora, ma infine dovettero concludere che il medaglione non c'era.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Come quello che Voldemort ha imposto al baCile di pietra nella caverna» disse Harry, ricordando che non era riusCito ad Appellare il medaglione falso.
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   «E allora come facCiamo a trovarlo?» chiese Ron.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Questa sì che è un'idea» commentò Ron alzando gli occhi al Cielo, e riprese a osservare le tende.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «C'È un modo più semplice» intervenne Hermione mentre Harry si ripuliva le dita macchiate sui jeans. Levò la bacchetta e disse: «AcCio medaglione!»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «È seduto al centro della prima fila, è li che i Cercatori... non importa» concluse Harry, visto che nessuno lo ascoltava: Ron, a quattro zampe, guardava sotto l'armadio. In cerca di altri possibili nascondigli, Harry si avviCinò alla scrivania. Anche qui, qualcuno aveva frugato prima di loro. I cassetti erano stati rovesCiati di recente, la polvere era smossa, ma non c'era nulla di prezioso: vecchie piume, libri di scuola ormai obsoleti che erano stati evidentemente molto strapazzati, una bottiglia d'inchiostro rotta da poco, il liquido appicCicoso sparso dappertutto.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Un piccolo sbuffo di polvere si levò dal copriletto quando lei si sedette per leggere gli articoli. Nel frattempo Harry aveva notato un'altra foto, in cui i giocatori di una squadra di Quidditch di Hogwarts salutavano con la mano, sorridenti. Si avviCinò e vide il serpente sul loro petto: Serpeverde. Regulus, immediatamente riconosCibile, era il ragazzo seduto al centro della prima fila; aveva gli stessi capelli neri e l'aria un po' altera del fratello, anche se era più basso, più magro e deCisamente meno attraente di Sirius.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Tutto torna!» esclamò Hermione. «Se era un Mangiamorte, era viCino a Voldemort, e se aveva aperto gli occhi forse lo voleva eliminare!»
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   LasCiò andare Harry, si appoggio alla balaustra e urlò: «Ron! RON! Vieni qui subito!»
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   «Era un Mangiamorte» rispose Harry. «Me l'ha raccontato Sirius. Si unì a loro quando era molto giovane, poi ebbe paura e cercò di andarsene... e così lo ucCisero».
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   Harry scosse il capo e indicò il cartello. Lei lo lesse, poi gli strinse il bracCio così forte che lui fece una smorfia.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Harry si sentì percorrere dall'ecCitazione, senza sapere subito perché. Rilesse il cartello. Hermione era già una rampa di scale più giù.
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   Lui acconsentì, ma di malavoglia, e la seguì sul pianerottolo, passando davanti alla seconda porta. C'erano graffi profondi nella vernice sotto un piccolo cartello che non aveva notato nell'oscurità. Si fermò a leggerlo. Era un cartellino pomposo, scritto a mano con bella calligrafia, il genere di cosa che Percy Weasley avrebbe potuto appicCicare alla porta della sua stanza:
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

    «Scendiamo in cuCina?» suggerì Hermione dopo una breve pausa. «A cercare qualcosa per fare colazione?»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Lui distolse lo sguardo, cercando di non far trasparire il proprio risentimento. Eccolo di nuovo: scegliere che cosa credere. Lui voleva la verità. Perché erano tutti così deCisi a impedirgli di arrivarCi?
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Ma sai quanto era falso tutto quello che Rita Skeeter ha scritto su di te! Doge ha ragione, come puoi permettere che queste persone sCiupino i tuoi ricordi di Silente?»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Harry, pensi seriamente di poter trovare la verità in quel che dicono una vecchia perfida come Muriel o Rita Skeeter? Come fai a crederCi? Tu conoscevi Silente!»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Riferì a Hermione tutto Ciò che aveva detto Muriel. Quando ebbe finito, lei disse: «Be', certo, capisco che ti ha sconvolto, Harry...»
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   «Capisco perché ti piacerebbe parlare con lei dei tuoi genitori, e anche di Silente» osservò Hermione. «Ma non Ci sarebbe d'aiuto nella ricerca degli Horcrux, no?» Harry non rispose e lei aggiunse in fretta: «Harry, lo so che vuoi tanto andare a Godric's Hollow, ma io ho paura... mi spaventa la faCilità con cui Ci hanno trovato ieri i Mangiamorte. Sono sempre più convinta che dovremmo evitare il posto dove sono sepolti i tuoi genitori, sono sicura che si aspettano che tu Ci vada».
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Be', allora» ribatté Harry, desideroso di discutere la sua teoria, «informazioni su Silente. La seconda pagina della lettera, per esempio. ConosCi questa Bathilda che nomina mia mamma, lo sai chi È?»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Le diede la foto strappata e Hermione sorrise alla vista del piccolo che sfrecCiava avanti e indietro sulla scopa giocattolo.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Ci siamo svegliati e non ti abbiamo trovato!» ansimò. Si voltò e urlò:
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Uno scalpicCio fuori dalla porta ed entrò Hermione.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Dopo un altro quarto d'ora, tuttavia, dovette concludere che il resto della lettera di sua madre era sparito. Si era perso, nei sediCi anni trascorsi da quando era stato scritto, o era stato portato via da chi aveva frugato nella stanza? Harry rilesse la prima parte, questa volta per capire come mai il secondo foglio potesse essere prezioso. Ai Mangiamorte non poteva certo interessare la sua scopa giocattolo... La sola cosa potenzialmente utile erano le informazioni su Silente. Sembra impossibile che Silente... cosa?
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

    Infine, la guanCia contro il pavimento, individuò quello che sembrava un pezzo di carta strappata sotto il cassettone. Lo prese: era la foto, quasi intera, che Lily aveva descritto nella lettera. Un bambino piccolo coi capelli neri sfrecCiava dentro e fuori dall'immagine su una scopa minuscola, ridendo come un matto, e un paio di gambe che dovevano appartenere a James lo rincorrevano. Harry s'infilò la foto in tasca insieme alla lettera di Lily e continuò a cercare la seconda pagina.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Harry si alzò e perlustrò il pavimento: forse il resto della lettera era lì da qualche parte. Raccolse i fogli, trattandoli, nella sua impazienza, con la stessa poca considerazione di chi aveva perquisito la casa prima di lui; aprì i cassetti, scrollò i libri, salì su una sedia per passare la mano sulla Cima dell'armadio e strisCiò sotto il letto e la poltrona.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Che Silente cosa? Ma c'erano un sacco di cose di Silente che si potevano definire pazzesche: che avesse preso un brutto voto in Trasfigurazione, per esempio, o che avesse cominCiato a dedicarsi agli incantesimi sulle capre come Aberforth...
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Harry si fermò a considerare le parole della madre. Perché Silente aveva preso il Mantello dell'Invisibilità di James? Harry ricordava con preCisione che il Preside, anni prima, gli aveva detto: 'Io non ho bisogno di un mantello per diventare invisibile'. Forse ne aveva avuto bisogno qualche membro meno dotato dell'Ordine e Silente gliel'aveva passato? Harry andò avanti...
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Si asCiugò gli occhi con impazienza e rilesse la lettera, questa volta concentrandosi sul significato. Era come ascoltare una voce che Ci si ricorda solo in modo vago.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Rilesse la lettera, ma non riuscì a coglierne più senso della prima volta, e si ridusse a fissare la grafia. Lei scriveva le g proprio come lui: le cercò tutte, parola per parola, e Ciascuna gli parve un amichevole saluto scorto attraverso un velo. Era un Cimelio incredibile, la prova che Lily Potter era esistita, esistita davvero, che la sua mano calda un tempo si era mossa su quella pergamena, tracCiando con l'inchiostro quelle lettere, quelle parole, parole su di lui, Harry, suo figlio.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

    A Harry si erano addormentate bracCia e gambe. Rimase immobile, con il foglio miracoloso tra le dita insensibili, mentre una sorta di tranquilla eruzione interiore lo inondava di gioia e di dolore in pari misura. Barcollò fino al letto e si sedette.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Bathilda viene quasi tutti i giorni, è una vecchietta affasCinante e racconta un sacco di storie pazzesche su Silente, non penso che gli farebbe piacere saperlo! Non so quanto crederle, però, perché sembra impossibile che Silente
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Abbiamo festeggiato il compleanno con un tranquillissimo tÈ, solo noi e la vecchia Bathilda, che è sempre stata carina con noi e adora Harry. Ci è dispiaCiuto tanto che non Ci fossi anche tu, ma l'Ordine viene prima di tutto e comunque Harry non è abbastanza grande da capire che è il suo compleanno! James è un po' frustrato, qui rinchiuso, cerca di non darlo a vedere ma io lo sento... E Silente ha ancora il suo Mantello dell'Invisibilità, quindi non c'È modo di farsi un giretto. Se tu potessi venire a trovarCi, gli farebbe molto piacere. Coda è stato qui il weekend scorso, mi è sembrato giù, ma probabilmente erano le notizie sui McKinnon; ho pianto tutta la sera quando l'ho saputo.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Grazie, grazie per il regalo di Harry! è di gran lunga il suo preferito. Ha solo un anno e già sfrecCia in giro sulla sua scopa giocattolo, è tutto contento, ti mando una foto così puoi vederlo. Sai benissimo che si alza da terra di neanche un metro, ma ha rischiato di ucCidere il gatto e ha mandato in mille pezzi un orrendo vaso che Petunia mi ha regalato per Natale (nessun rimpianto). Naturalmente James lo trova buffissimo, dice che diventerà un grande giocatore di Quidditch, ma abbiamo dovuto mettere via tutti i soprammobili e quando vola non possiamo levargli gli occhi di dosso.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Harry si chinò, raccolse alcuni fogli e li osservò. Riconobbe una pagina di una vecchia edizione di Storia della Magia di Bathilda Bath e una di un manuale di manutenzione per motoCiclette. Il terzo foglio era scritto a mano e appallottolato; lo lisCiò.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Harry guardò a terra. Il Cielo fuori stava schiarendo; una lama di luce rivelò pezzi di carta, libri e piccoli oggetti sparpagliati sulla moquette. Era chiaro che anche la stanza di Sirius era stata frugata, ma il suo contenuto era stato ritenuto in gran parte, se non completamente, privo di valore. Alcuni libri erano stati scrollati tanto forte che le copertine si erano staccate e diverse pagine erano sparse a terra.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Con un sussulto di gioia, Harry riconobbe suo padre; i capelli neri ribelli erano spettinati come i suoi e anche lui portava gli occhiali. Al suo fianco c'era Sirius, di una bellezza trascurata, il volto un po' arrogante molto più giovane e felice di come Harry l'avesse mai visto da vivo. Alla destra di Sirius c'era Minus, più basso di una testa, grassocCio, lo sguardo acquoso, rosso di piacere per essere stato ammesso in quella compagnia di ammiratissimi ribelli come James e Sirius. Alla sinistra di James c'era Lupin, anche allora un po' trasandato, ma con la stessa aria di gioiosa sorpresa nel trovarsi apprezzato e accettato... o era solo perché Harry sapeva com'era andata che vedeva queste cose nella foto? Cercò di staccarla dalla parete; era sua, ormai, in fondo Sirius aveva lasCiato tutto a lui ma non Ci riu scì. Sirius aveva proprio fatto di tutto per evitare che i suoi genitori ridecorassero la stanza.
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   Da adolescente Sirius aveva tappezzato le pareti con un tale numero di poster e foto da lasCiar libere solo poche strisce della seta grigio argento sottostante. Harry dedusse che i genitori di Sirius non erano riusCiti a spezzare l'Incantesimo di Adesione Permanente che assicurava le immagini alle pareti, perché era certo che non gradissero i gusti del figlio maggiore. E Sirius doveva aver esagerato apposta per irritarli. C'erano molti stendardi di Grifondoro, rosso e oro sbiadito, a sottolineare la sua distanza dal resto della famiglia Serpeverde. C'erano molte foto di motoCiclette Babbane e anche (Harry ammirò il coraggio del padrino) poster di ragazze Babbane in bikini; si capiva che erano Babbane perché restavano immobili nelle foto, i sorrisi scoloriti e gli occhi vitrei pietrificati sulla carta. Un bel contrasto con l'unica foto magica appesa: quattro studenti di Hogwarts che ridevano tenendosi a braccetto.
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   La stanza era spaziosa e un tempo doveva essere stata bella. Cerano un grande letto con la testata di legno intagliato, un'alta finestra oscurata da lunghe tende di velluto e un candelabro coperto da uno spesso strato di polvere, con i mozziconi di candela ancora al loro posto, le colate di cera simili a ghiacCio. I quadri alle pareti e la testata del letto erano coperti di polvere, una ragnatela era tesa tra il candelabro e la Cima del grande armadio di legno; Harry si fece avanti e udì uno zampettare di topi disturbati.
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   Harry continuò a salire finché non raggiunse l'ultimo pianerottolo, su cui si affacCiavano solo due porte. Quella di fronte a lui aveva una targa con scritto 'Sirius'. Non era mai entrato nella stanza del suo padrino. Spinse la porta, tenendo alta la bacchetta per diffondere più luce possibile.
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   Sul secondo pianerottolo si apriva la camera in cui lui e Ron avevano dormito l'ultima volta; entrò a dare un'occhiata. Le ante dell'armadio erano aperte e le lenzuola erano state rivoltate. Ricordò la zampa di troll rovesCiata di sotto. Qualcuno aveva perquisito la casa da quando l'Ordine se n'era andato. Piton? O forse Mundungus, che aveva rubacchiato in lungo e in largo sia prima che dopo la morte di Sirius? Lo sguardo di Harry indugiò sul ritratto che qualche volta ospitava Phineas Nigellus Black, il bis bisnonno di Sirius, ma era vuoto; si vedeva solo una strisCia di sfondo fangoso. Evidentemente Phineas Nigellus passava la notte nello studio del Preside a Hogwarts.
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   Non riusCiva a stare lì sdraiato in compagnia di quei pensieri amari. Alla disperata ricerca di qualcosa da fare per distrarsi, uscì dal sacco a pelo, prese la bacchetta e strisCiò fuori dalla stanza. Sul pianerottolo sussurrò «Lumos» e salì le scale alla luce della bacchetta.
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   Harry pensò a Godric's Hollow, alle tombe a cui Silente non aveva mai fatto cenno; pensò ai misteriosi oggetti lasCiati, senza spiegazioni, in eredità e la sua rabbia crebbe nel buio. Perché non gliel'aveva detto? Perché non si era fatto capire? Gli importava di lui, o Harry era stato solo uno strumento da luCidare e affilare, non una persona in cui confidare?
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   Guardò il soffitto denso di ombre, il candelabro drappeggiato di ragnatele. Meno di ventiquattr'ore prima era al sole, all'ingresso del padiglione, in attesa degli invitati alle nozze. Sembrava una vita fa. E ora che cosa sarebbe successo? Pensò agli Horcrux, alla complicata, spaventosa missione che Silente gli aveva lasCiato... Silente...
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   La mattina dopo Harry si svegliò in un sacco a pelo sul pavimento del salotto. Una strisCia di Cielo era visibile tra le tende pesanti; aveva il colore azzurro fresco e limpido d'inchiostro annacquato, era tra la notte e l'alba e tutto taceva, tranne i respiri profondi e tranquilli di Ron e Hermione. Harry guardò le sagome scure che si disegnavano sul pavimento accanto a lui. Ron, in uno slanCio di galanteria, aveva insistito perché Hermione dormisse sui cusCini tolti dal divano, quindi lei era più in alto. Il bracCio le ricadeva sul pavimento, le dita a pochi centimetri da quelle di Ron. Forse si erano addormentati tenendosi per mano. L'idea lo fece sentire stranamente solo.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «E ha ordinato... a Kreacher di andare via... senza di lui. E ha detto a Kreacher... di andare a casa... e di non dire mai alla padrona... che cosa aveva fatto... ma di distruggere... il primo medaglione. E ha bevuto... tutta la pozione... e Kreacher ha scambiato i medaglioni... ed è rimasto a guardare... e padron Regulus è stato trasCinato sott'acqua... e...»
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   «Oh, Kreacher!» gemette Hermione, piangendo. Cadde in ginocchio davanti all'elfo e tentò di abbracCiarlo. Lui si alzò subito e si scostò, disgustato.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «La sudiCia Mezzosangue ha toccato Kreacher, lui non lo permetterà,
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Ti ho ordinato di non chiamarla sudiCia Mezzosangue!» sibilò Harry, ma l'elfo si stava già punendo: cadde a terra e picchiò la fronte.
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   L'elfo rimase disteso, ansante e tremante, il muso coperto di luCido muco verde, un livido già affiorato sulla fronte pallida, gli occhi gonfi e arrossati pieni di lacrime. Harry non aveva mai visto nulla di così penoso.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «E così hai riportato a casa il medaglione» insisté, implacabile, perché era deCiso a sapere tutta la storia. «E hai cercato di distruggerlo?»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Niente di quello che ha fatto Kreacher ha lasCiato neanche un segno sul medaglione» gemette l'elfo. «Kreacher ha provato tutto, tutto quello che sapeva, ma niente, niente ha funzionato... tanti potenti incantesimi proteggevano quel medaglione, Kreacher era sicuro che per distruggerlo bisognava entrarCi, ma non si apriva... Kreacher si è punito, ha tentato di nuovo, si è punito, ha tentato di nuovo. Kreacher non è riusCito a obbedire agli ordini, Kreacher non è riusCito a distruggere il medaglione! E la sua padrona era pazza di dolore, perché padron Regulus era scomparso, e Kreacher non poteva dirle cos'era successo nella grotta, perché padron Regulus gli aveva p-p-proibito di dirlo a chiunque della f-f-famiglia...»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Non ti capisco, Kreacher» disse infine. «Voldemort ha cercato di ucCiderti, Regulus è morto per lottare contro di lui, ma tu sei stato contento lo stesso di tradire Sirius e consegnarlo a Voldemort? Sei andato da NarCissa e Bellatrix e hai passato informazioni a Voldemort attraverso di loro...»
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   «Harry, Kreacher non ragiona così» intervenne Hermione, asCiugandosi gli occhi col dorso della mano. «È uno schiavo; gli elfi domestiCi sono abituati a subire un trattamento sgarbato, perfino violento; Ciò che gli ha fatto Voldemort non era poi fuori dal normale. Che cosa sono le guerre magiche per un elfo come Kreacher? Lui è fedele a chi lo tratta con gentilezza, come la signora Black e Regulus, quindi li ha serviti volentieri e ha imparato a ripetere come un pappagallo tutte le loro convinzioni. Lo so che cosa stai per dire» aggiunse, quando Harry fece per protestare, «che Regulus aveva
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Sirius è stato tremendo con Kreacher, Harry, e non serve a niente fare quella facCia, sai che è vero. Kreacher era rimasto solo da tanto tempo quando Sirius venne a vivere in questa casa, e probabilmente aveva bisogno di un po' di affetto. Sono sicura che 'la signorina Cissy' e 'la signorina Bella' sono state assolutamente deliziose con Kreacher quando è ricomparso, quindi lui è stato gentile e ha raccontato loro tutto quello che volevano sapere. Ho sempre detto che i maghi alla fine pagano per come trattano i loro elfi domestiCi. Be', è successo a Voldemort... e anche a Sirius».
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Ci volle qualche minuto prima che Kreacher smettesse di singhiozzare. Poi si rimise seduto, stropicCiandosi gli occhi con le nocche come un bambino piccolo.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Kreacher, sto per chiederti di fare una cosa» cominCiò Harry. Guardò Hermione, in cerca di sostegno: voleva dare l'ordine con gentilezza, ma insieme non poteva fingere che non fosse un ordine. Tuttavia la diversità del suo tono parve ottenere il gradimento di Hermione, che sorrise incoraggiante.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Kreacher, per favore, voglio che tu vada a cercare Mundungus Fletcher. Dobbiamo trovare il medaglione, il medaglione di padron Regulus. è molto importante. Dobbiamo finire il lavoro che ha cominCiato padron Regulus, vogliamo... ehm... fare in modo che non sia morto invano».
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   L'elfo, dopo aver guardato il medaglione, cacCiò un ululato di spavento e di dolore e si gettò di nuovo a terra.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Impiegarono quasi mezz'ora per calmare Kreacher, così sopraffatto all'idea di ricevere in dono un Cimelio di famiglia dei Black tutto per sé da non riusCire a reggersi sulle ginocchia. Quando infine fu in grado di muovere qualche passo barcollante, lo accompagnarono tutti al suo armadio, lo guardarono infilare il medaglione al sicuro tra le coperte sudiCie e gli garantirono che mentre era via l'avrebbero custodito con la massima cura. Poi l'elfo fece due profondi inchini a Harry e Ron e rivolse perfino una buffa piccola smorfia a Hermione che forse era un tentativo di saluto rispettoso, prima di Smaterializzarsi col solito sonoro crac.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Se Kreacher era riusCito a sfuggire a un lago pieno di Inferi, Harry confidava che la cattura di Mundungus avrebbe richiesto al massimo poche ore e passò la mattinata aggirandosi per la casa in uno stato di grande aspettativa. Ma Kreacher non tornò quella mattina e nemmeno nel pomeriggio. A sera, Harry era scoraggiato e preoccupato e una zuppa fatta di pane muffito sul quale Hermione aveva tentato invano una serie di Trasfigurazioni non migliorò il suo umore.
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   Kreacher non tornò il giorno dopo né quello dopo ancora. In compenso due uomini col mantello erano comparsi nella piazza, di fronte al numero dodiCi, e vi rimasero fino a notte, gli occhi fissi in direzione della casa che non potevano vedere.
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   «Sono di sicuro dei Mangiamorte» commentò Ron affacCiato alla finestra del salotto con Harry e Hermione. «Secondo voi lo sanno che siamo qui dentro?»
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   «Io non penso» rispose Hermione, che però pareva spaventata, «altrimenti avrebbero mandato Piton a cercarCi, no?»
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   «Come fanno...?» cominCiò Harry.
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   «I testamenti dei maghi vengono esaminati dal Ministero, ricordi? Avranno saputo che Sirius ti ha lasCiato la casa».
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   La presenza dei Mangiamorte là fuori accrebbe il malumore all'interno del numero dodiCi. Non avevano più avuto notizie di nessuno dopo l'apparizione del Patronus del signor Weasley e la tensione cominCiava a essere palpabile. Inquieto e irasCibile, Ron aveva preso la seccante abitudine di giocherellare col Deluminatore che teneva in tasca, mandando su tutte le furie Hermione, che ingannava l'attesa di Kreacher studiando Le Fiabe di Beda il Bardo.
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   «Scusa, scusa!» esclamò Ron, facendo scattare il Deluminatore e riaccendendo la luce. «Lo facCio senza accorgermi!»
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   «Silente mi ha lasCiato questo libro, Ron...»
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   «... e a me ha lasCiato il Deluminatore, quindi forse devo usarlo!» Infastidito dal battibecco, Harry sCivolò fuori dalla stanza senza farsi notare. Si diresse in cuCina, dove andava in continuazione perché era sicuro che Kreacher sarebbe riapparso lì. A metà delle scale, però, sentì un leggero colpo alla porta, poi una serie di scatti metalliCi e il rumore della catena.
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   Tesissimo, estrasse la bacchetta, si spostò nell'ombra accanto alle teste di elfi decapitati e aspettò. La porta si aprì: vide uno scorCio della piazza illuminata dai lampioni, e una figura avvolta in un mantello entrò e chiuse la porta. Quando l'intruso fece un passo avanti la voce di Moody chiese: «Severus Piton?» Poi la sagoma di polvere si levò in fondo all'atrio e gli si fece incontro, alzando la mano cadaverica.
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   «Non sono stato io a ucCiderti, Albus» disse una voce tranquilla.
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    fecCia che disonora la mia casa...»
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   Ron e Hermione scesero di corsa le scale, le bacchette sfoderate, contro lo sconosCiuto che aveva alzato le mani.
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   «Oh, grazie al Cielo» mormorò Hermione, puntando invece la bacchetta contro la signora Black; le tende si richiusero con un botto e cadde il silenzio. Ron abbassò la bacchetta; Harry no.
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   «Nessuna tracCia di Severus, dunque?» chiese.
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   «Sì, ma siamo tutti sorvegliati. Ci sono un paio di Mangiamorte qui nella piazza...»
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   Andarono in cuCina e Hermione puntò la bacchetta verso il camino. Un fuoco si accese all'istante, dando un'illusione di intimità alle spoglie pareti di pietra e facendo risplendere il lungo tavolo di legno. Lupin tirò fuori un paio di Burrobirre da sotto il mantello e si sedettero.
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    Lupin si rovesCiò addosso quasi tutta la Burrobirra.
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   Riferirono l'accaduto; Lupin era sCioccato.
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   «Ma come hanno fatto a scoprirti così in fretta? è impossibile rintracCiare chiunque si Materializzi, a meno di non afferrarlo mentre sparisce!»
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   «Ci chiedevamo» intervenne Hermione, esitante, «se per caso Harry non potesse avere ancora addosso la TracCia».
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   «Impossibile» decretò Lupin. Ron sembrò piuttosto soddisfatto e Harry molto sollevato. «A parte tutto, saprebbero che Harry è qui se avesse ancora la TracCia, no? Ma non riesco a capire come hanno fatto a individuarvi in Tottenham Court Road, è davvero preoccupante».
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   «DicCi cosa è successo dopo che ce ne siamo andati, non sappiamo nulla da quando il papà di Ron Ci ha detto che la famiglia era al sicuro».
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   «Be', Kingsley Ci ha salvato» rispose Lupin. «Grazie al suo avvertimento gran parte degli invitati sono riusCiti a Smaterializzarsi prima del loro arrivo».
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   «Tutti e due; tanto ormai sono la stessa cosa» rispose Lupin. «Erano una dozzina, ma non sapevano che c'eri anche tu, Harry: Arthur ha sentito dire che hanno torturato Scrimgeour per sapere dov'eri, prima di ucCiderlo; se è vero, non ti ha tradito».
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   Harry guardò Ron e Hermione; le loro espressioni rispecchiavano il misto di orrore e gratitudine che provava lui. Scrimgeour non gli era mai piaCiuto, ma se quello che aveva detto Lupin era vero, l'ultimo dei suoi atti era stato cercare di proteggere Harry.
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   «I Mangiamorte hanno perquisito la Tana da Cima a fondo» riprese Lupin. «Hanno trovato il demone, ma non hanno voluto avviCinarsi troppo... poi hanno interrogato per ore chi di noi era rimasto. Cercavano informazioni su di te, Harry, ma naturalmente nessuno al di fuori dell'Ordine sapeva che eri stato là.
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   «Intanto che quelli devastavano la festa di nozze, altri Mangiamorte entravano con la forza in tutte le case del paese legate all'Ordine. Niente morti» aggiunse in fretta, antiCipando la domanda, «ma sono stati spietati. Hanno incendiato la casa di Dedalus Lux, ma come sapete lui non c'era, e hanno usato la Maledizione CruCiatus sulla famiglia di Tonks. Sempre nel
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   «I Mangiamorte sono passati attraverso tutti quegli incantesimi di protezione?» chiese Harry, ricordando la loro efficaCia la notte che era preCipitato nel giardino dei Tonks.
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   «Devi capire, Harry, che adesso i Mangiamorte hanno dalla loro tutto il potere del Ministero» spiegò Lupin. «Possono compiere gli incantesimi più violenti senza paura di essere identificati o arrestati. Sono riusCiti a far saltare ogni incanto difensivo che avevamo elaborato contro di loro e, una volta arrivati, sono stati molto espliCiti sul motivo della loro visita».
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   «Ecco» disse, «tanto prima o poi lo verrai a sapere. Questo è il pretesto per darti la cacCia».
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   Ron e Hermione esplosero in esclamazioni sdegnate, ma Harry non disse nulla. Spinse via il giornale; non voleva leggere altro: sapeva che cosa c'era scritto. Solo chi era in Cima alla Torre quando Silente era morto sapeva chi l'aveva ucCiso davvero e, come Rita Skeeter aveva già proclamato a tutto il mondo magico, Harry era stato visto fuggire da quel luogo pochi istanti dopo la caduta di Silente.
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   «Il colpo di mano è stato abile ed è passato praticamente inosservato» rispose Lupin. «La versione uffiCiale dell'assassinio di Scrimgeour è che ha dato le dimissioni; è stato sostituito da Pius O'Tusoe, che è sotto la Maledizione Imperius».
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   «Non ne ha bisogno, Ron. è lui il Ministro a tutti gli effetti, ma perché dovrebbe stare dietro una scrivania? Il suo burattino, O'Tusoe, si occupa delle faccende quotidiane, lasCiandolo libero di estendere il suo potere ben oltre.
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   «Naturalmente molti hanno capito cosa è successo: la politica del Ministero è cambiata troppo bruscamente negli ultimi giorni e si mormora che dietro Ci dev'essere Voldemort. Ma è questo il punto: si mormora. Nessuno lo dice apertamente, nessuno si fida di nessuno; hanno paura di dire le cose come stanno, perché se i loro sospetti fossero fondati le loro famiglie sarebbero prese di mira. Sì, Voldemort sta giocando in modo molto astuto. Se fosse usCito allo scoperto avrebbe provocato un'aperta ribellione: restando nell'ombra ha creato confusione, incertezza e paura».
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   «Nel frattempo, il Ministero ha cominCiato a muoversi contro i Babbani per nasCita».
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   Magia ha avviato un'inchiesta sui cosiddetti "Nati Babbani", per meglio comprendere come siano entrati in possesso di segreti magiCi.
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   «'Le ultime ricerche condotte dall'UffiCio Misteri hanno rivelato che la magia può essere trasmessa da mago a mago solo per via riproduttiva. Là dove non sussistono dimostrate ascendenze magiche, dunque, è probabile che il cosiddetto Nato Babbano si sia procurato il potere magico con il furto o con la forza.
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   «Non avrai scelta» replicò Ron deCiso, stringendole la mano in risposta.
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   «Frequenza obbligatoria per tutti i giovani maghi e streghe» rispose Lupin. «L'annunCio è di ieri. è una novità, perché non è mai stata obbligatoria. Naturalmente quasi tutti i maghi e le streghe della Gran Bretagna hanno studiato a Hogwarts, ma i loro genitori potevano scegliere di istruirli a casa o all'estero. Così Voldemort avrà l'intera popolazione magica sotto controllo fin dalla giovane età. Ed è anche un altro modo per estirpare i Nati Babbani, perché tutti gli studenti dovranno avere lo Stato di Sangue CioÈ dovranno aver dimostrato al Ministero la loro ascendenza magica prima di essere ammessi».
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   Esitò, poi aggiunse: «Capisco se non puoi confermarlo, Harry, ma l'Ordine ha l'impressione che Silente ti abbia lasCiato una missione».
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   Harry guardò quel volto prematuramente invecchiato, incorniCiato da capelli folti ma già ingrigiti, e desiderò di poter rispondere in modo diverso.
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   «Immaginavo che avresti risposto così» commentò Lupin, deluso. «Ma potrei esserti comunque d'aiuto. Sai cosa sono e cosa so fare. Potrei venire con voi e proteggervi. Non Ci sarebbe alcun bisogno di raccontarmi cosa dovete fare di preCiso».
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   Harry esitò. Era un'offerta molto allettante, anche se non riusCiva a immaginare come sarebbero riusCiti a tenere segreta la loro missione a Lupin se fosse stato sempre con loro.
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   «Be'» disse Hermione, acCigliata, «siete sposati! Lei cosa ne pensa?» «Tonks sarà al sicuro» rispose Lupin. «Starà a casa dei suoi genitori». C'era qualcosa di strano nel tono di Lupin; era quasi freddo. C'era qualcosa di strano anche nell'idea che Tonks restasse nascosta a casa dei suoi; dopotutto faceva parte dell'Ordine e, per quello che ne sapeva Harry, era assai probabile che volesse parteCipare all'azione.
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   «Remus» mormorò Hermione esitante, «va tutto bene... CioÈ... tra te e...» «Va tutto benissimo, grazie» rispose Lupin.
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   Lupin abbozzò un sorriso posticCio più simile a una smorfia, poi riprese:
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   «Tanto... tanto per essere chiari» cominCiò lui, «vuoi lasCiare Tonks a casa dei suoi e venire con noi?»
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   Lupin impallidì. La temperatura nella cuCina scese forse di dieCi gradi. Ron si guardò intorno come se gli fosse stato ordinato di imparare la stanza a memoria, mentre gli occhi di Hermione dardeggiavano da Harry a Lupin e ritorno.
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   «Tu non capisCi» rispose Lupin infine.
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   Lupin balzò in piedi, rovesCiando la sedia. Guardò i tre ragazzi con tanta feroCia che Harry vide per la prima volta l'ombra del lupo sul suo volto umano.
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   «Non capisCi che cosa ho fatto a mia moglie e al mio bambino non ancora nato? Non avrei mai dovuto sposarla, ho fatto di lei una reietta!»
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   Lupin diede un calCio alla sedia che aveva rovesCiato.
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   «Tu mi hai visto sempre solo in mezzo ai compagni dell'Ordine o sotto la protezione di Silente a Hogwarts! Non sai come gran parte del mondo magico considera le creature come me! Quando vengono a sapere della mia condizione, non mi rivolgono nemmeno la parola! Non capisCi quello che ho fatto? Perfino la sua famiglia è disgustata dal nostro matrimonio, quali genitori vorrebbero che la loro unica figlia sposasse un lupo mannaro? E il bambino... il bambino...»
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   «Oh, non lo so, Hermione» ribatté Harry. «Io mi vergognerei di lui». Non sapeva da dove gli venisse tanta rabbia, ma non riusCiva più a stare seduto. Lupin aveva l'aria di aver appena ricevuto un ceffone.
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   «Se al nuovo regime non piacCiono i Nati Babbani» continuò Harry, «cosa faranno a un mezzo lupo mannaro con un padre nell'Ordine? Mio padre è morto per cercare di proteggere mia madre e me, e tu pensi che ti direbbe di abbandonare tuo figlio per venire all'avventura con noi?» «Come... come osi?» sbottò Lupin. «Il desiderio di... di pericolo o gloria personale... non c'entra... come osi insinuare una simile...»
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   Lupin sfoderò la bacchetta così in fretta che Harry non fece in tempo ad afferrare la propria: uno scoppio, e si sentì volare all'indietro, come colpito da un pugno; urtò contro la parete e sCivolò a terra, riuscendo appena in tempo a vedere la coda del mantello di Lupin che spariva oltre la porta.
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   «Remus, Remus, torna indietro!» urlò Hermione, ma Lupin non rispose. Un attimo dopo sentirono sbattere la porta prinCipale.
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   «È stato faCile» rispose Harry. Si alzò; sentiva già crescere un bernoccolo nel punto in cui aveva urtato la parete con la testa. Era ancora così traboccante di rabbia che tremava.
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   «Però...» cominCiò Hermione.
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   Non riuscì a non suonare supplichevole. Hermione lo fissò comprensiva, Ron dubbioso. Harry abbassò lo sguardo, pensando a suo padre. James lo avrebbe sostenuto, avrebbe condiviso le cose che aveva detto a Lupin, o si sarebbe arrabbiato per come suo figlio aveva trattato il suo vecchio amico?
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   La cuCina silenziosa sembrava vibrare per l'emozione della recente scenata e per i rimproveri inespressi di Ron e Hermione. La Gazzetta del Profeta di Lupin era ancora sul tavolo e il volto di Harry fissava il soffitto dalla prima pagina. Lui si avviCinò e si sedette, aprì il giornale a caso e finse di leggere. Non riusCiva a capire le parole, era ancora stordito per lo scontro con Lupin. Era certo che Ron e Hermione avevano ripreso a comunicare in silenzio dall'altra parte del giornale. Voltò una pagina rumorosamente e il nome di Silente gli balzò agli occhi. Gli Ci volle qualche secondo per cogliere il significato della foto, che mostrava un gruppo di famiglia. La didascalia reCitava: 'La famiglia Silente: da sinistra, Albus, PerCival con in bracCio la neonata Ariana, Kendra e Aberforth'.
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   Harry osservò l'immagine con più attenzione. Il padre di Silente, PerCival, era un bell'uomo con gli occhi brillanti anche nella vecchia immagine sbiadita. La piccola Ariana era poco più lunga di un filonCino di pane e non molto più interessante. La madre, Kendra, aveva lunghi capelli nerissimi raccolti in un alto chignon; il suo volto sembrava scolpito nella pietra. Portava un vestito di seta a collo alto, ma i suoi occhi scuri, gli zigomi alti e il naso diritto ricordavano a Harry gli indiani d'America. Albus e Aberforth avevano giacche identiche con i colletti di pizzo e lo stesso taglio di
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    capelli lunghi fino alle spalle. Si capiva che Albus aveva qualche anno in più del fratello, ma per il resto i due ragazzi si somigliavano molto, perché era prima che Albus si rompesse il naso e che cominCiasse a portare gli occhiali.
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   La famiglia sembrava felice e normale e sorrideva serena dalla pagina del Profeta. Il bracCino della piccola Ariana si muoveva appena fuori dallo sCialle che la copriva. Harry guardò sopra la foto e vide il titolo:
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   ANTICiPAZIONE ESCLUSIVA DELLA BIOGRAFIA
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   Convinto che la lettura non potesse farlo stare peggio di così, Harry cominCiò.
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   Fiera e altezzosa, Kendra Silente non riuscì a sopportare di restare a Mould-on-the-Wold dopo il ben noto arresto del marito PerCival e la sua carcerazione ad Azkaban. DeCise dunque di sradicare la famiglia per trasferirsi a Godric's Hollow, il villaggio che doveva diventare famoso come il teatro del misterioso evento nel quale Harry Potter sfuggi a Voi-SapeteChi.
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   Come Mould-on-the-Wold, Godric's Hollow ospitava un certo numero di famiglie magiche, ma poiché non ne conosceva alcuna, Kendra avrebbe evitato la curiosità sul delitto del marito che l'aveva perseguitata nel villaggio precedente. Respingendo più volte i ripetuti tentativi di contatto dei nuovi viCini magiCi, si assicurò ben presto che la sua famiglia venisse lasCiata in pace.
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   «Quando andai a darle il benvenuto con un vassoio di Calderotti fatti in casa, mi chiuse la porta in facCia» racconta Bathilda Bath. «Il primo anno che vissero qui io vidi solo i due ragazzi. Non avrei scoperto che c'era anche una figlia se una notte non fossi andata a raccogliere Plangentine al chiaro di luna, l'inverno dopo il loro trasloco: fu allora che vidi Kendra con Ariana nel giardino sul retro. Le fece fare un giro del prato, tenendola ben stretta, e poi la riportò dentro. Non seppi cosa pensare».
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    presente. Nessuno ricorda che Ariana abbia mai mostrato la più vaga tracCia di abilità magiche. Sembra dunque chiaro che Kendra abbia preferito nascondere l'esistenza della figlia piuttosto che ammettere di aver generato una Maganò. Allontanarsi dagli amiCi e dai viCini che conoscevano Ariana, naturalmente, rese molto più faCile segregarla. Il numero di persone che da allora in poi seppero dell'esistenza di Ariana era suffiCientemente ristretto per mantenere il segreto, compresi i due fratelli, che avrebbero eluso eventuali domande indiscrete con la risposta che la madre li aveva istruiti a ripetere: 'Mia sorella è troppo fragile per andare a scuola'.
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   Harry si era sbagliato: la lettura lo fece stare peggio. Guardò di nuovo la foto della famiglia apparentemente felice. Era vero? Come scoprirlo? Voleva andare a Godric's Hollow, anche se Bathilda non era in grado di parlargli; voleva visitare il luogo in cui sia lui che Silente avevano perso i loro cari. Stava abbassando il giornale per chiedere il parere di Ron e Hermione quando un crac assordante echeggiò nella cuCina.
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   Per la prima volta in tre giorni, Harry si era completamente dimenticato di Kreacher. All'inizio pensò che fosse tornato Lupin e per un attimo non comprese il groviglio di membra agitate che era apparso dal nulla accanto alla sua sedia. Si alzò di scatto quando Kreacher riuscì a districarsi e gracchiò, con un profondo inchino: «Kreacher è tornato con il ladro Mundungus Fletcher, padrone».
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   «Non sei proprio nella posizione di poterCi minacCiare» osservò Harry. Gettò via il giornale, attraversò la cuCina a grandi passi e si mise in ginoc chio davanti a Mundungus, che cessò di lottare, terrorizzato. Ron si alzò ansante e guardò Harry puntare con determinazione la bacchetta contro il naso del mago. Mundungus puzzava di sudore ranCido e fumo; aveva i capelli impastati e gli abiti pieni di macchie.
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   «Kreacher chiede scusa per il ritardo nel portare il ladro, padrone» gracchiò l'elfo. «Fletcher sa come evitare di farsi prendere, ha molti nascondigli e compliCi. Però Kreacher ha acchiappato il ladro alla fine».
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   «Allora, abbiamo qualche domanda da farti» proseguì Harry rivolto a Mundungus, che subito strillò: «Ho avuto paura, va bene? Non Ci volevo venire, niente di personale, amico, ma non ho mai chiesto di morire per te, e poi quello stramaledetto Tu-Sai-Chi mi è venuto addosso, chiunque sarebbe scappato, l'ho sempre detto che non volevo farlo...»
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   «Non Ci interessa sapere perché hai abbandonato Malocchio» lo interruppe Harry, avviCinandogli la bacchetta agli occhi gonfi e arrossati. «Lo sapevamo già che sei un verme inaffidabile».
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   «Be', allora perché ho gli elfi domestiCi addosso? O è ancora per la storia dei caliCi? Non ce ne ho più neanche uno, altrimenti te li ridavo...»
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   «Non è nemmeno per i caliCi, però Ci siamo quasi» ribatté Harry. «Zitto e ascolta».
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   Era meraviglioso avere qualcosa da fare, qualcuno a cui chiedere una piccola porzione di verità. Mundungus aveva la bacchetta di Harry così viCina all'attaccatura del naso che per tenerla d'occhio era diventato strabico.
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   «Quando hai ripulito questa casa di tutti gli oggetti di valore...» cominCiò Harry. Ma Mundungus lo interruppe di nuovo.
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   Uno scalpicCio, un lampo di rame sCintillante, un suono come di gong e un gemito di dolore: Kreacher aveva sferrato un colpo di padella sulla testa di Mundungus.
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    Le magre bracCia di Kreacher tremavano per il peso dell'arma che ancora reggeva in alto.
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   «Ci serve sveglio, Kreacher, ma se avrà bisogno di un po' di incoraggiamento Ci penserai tu» rispose Harry.
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   «Quando hai ripulito la casa di tutti gli oggetti di valore che sei riusCito a trovare» ricominCiò Harry, «hai preso molta roba dall'armadio della cuCina. C'era anche un medaglione». Harry all'improvviso aveva la bocca secca: sentiva che anche Ron e Hermione erano tesi e agitati. «Che cosa ne hai fatto?»
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   «No che non ce l'ha» la corresse Ron, con l'aria di chi la sa lunga. «Si sta solo chiedendo se doveva farCi più soldi».
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   «Più soldi?» sbottò Mundungus. «Non è che Ci vuole molto... l'ho dovuto dar via, ecco. Non ho avuto scelta».
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   «Stavo vendendo la roba in Diagon Alley e quella viene a chiedermi se ho la licenza per commerCiare in oggetti magiCi. Maledetta ficcanaso. Voleva farmi la multa, ma quel medaglione le piaceva tanto e mi ha detto che lo prendeva lei e per questa volta mi lasCiava andare e che dovevo considerarmi fortunato».
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   «Piccola. Con un fiocco in Cima alla testa».
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   Si acCigliò e aggiunse: «Sembrava un po' un rospo».
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   A Harry cadde di mano la bacchetta, che colpì Mundungus sul naso, mandando sCintille rosse che gli incendiarono le sopracCiglia. «Aguamenti!» urlò Hermione, e un getto d'acqua zampillò dalla sua bacchetta, innaffiando uno sputacchiante e tossicchiante Mundungus.
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   Harry alzò lo sguardo e vide il proprio orrore riflesso nei volti degli amiCi. Le CicatriCi sul dorso della mano destra parvero bruCiare di nuovo.
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   Col trascorrere di agosto, il quadrato di erba incolta al centro di Grimmauld Place avvizzì al sole fino a diventare secco e marrone. Gli abitanti del numero dodiCi non furono mai visti da nessuno delle case intorno, e del resto nemmeno il numero dodiCi. I Babbani che abitavano in Grimmauld Place avevano da tempo accettato il buffo errore di numerazione che aveva posto il numero undiCi accanto al numero trediCi.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   Eppure la piazza attirava da qualche tempo uno stilliCidio di visitatori che sembravano trovare l'anomalia affasCinante. Non passava giorno senza che una o due persone arrivassero in Grimmauld Place senza altro scopo evidente che appoggiarsi alla ringhiera di fronte ai numeri undiCi e trediCi a osservare il punto d'unione tra le due case. Le persone appostate non erano mai le stesse per due giorni di fila, anche se parevano condividere il disprezzo per l'abbigliamento normale. Gran parte dei londinesi che passavano da quelle parti era abituata a tenute eccentriche e non Ci faceva caso, ma ogni tanto qualcuno si voltava a guardarli, chiedendosi che senso avesse portare lunghi mantelli con quel caldo.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   Le sentinelle sembravano trarre scarsa soddisfazione dalla loro sorveglianza. Ogni tanto una di loro balzava in avanti ecCitata, come se avesse visto finalmente qualcosa d'interessante, ma poi si riappoggiava alla ringhiera, delusa.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   Il primo giorno di settembre, c'erano più persone appostate nella piazza di quante ce ne fossero mai state. Sei o sette uomini in mantello stavano silenziosi e attenti a scrutare come sempre il numero undiCi e il numero trediCi, ma qualunque cosa aspettassero non si fece vedere. Quando calò la sera, portando con sé un inatteso scrosCio di pioggia fresca per la prima volta dopo settimane, si verificò uno di quegli inspiegabili momenti in cui parve che scorgessero qualcosa di interessante. L'uomo con la facCia storta indicò un punto e il suo viCino, un uomo pallido e tozzo, balzò in avanti, ma un attimo dopo entrambi erano tornati al consueto stato di inattività, frustrati e delusi.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   Nel frattempo, all'interno del numero dodiCi, Harry era appena entrato nell'atrio. Aveva quasi perso l'equilibrio Materializzandosi sull'ultimo gradino appena fuori dalla porta e aveva temuto che i Mangiamorte potessero aver adocchiato il suo gomito che si era scoperto per un attimo. Chiuse la porta con cautela, si sfilò il Mantello dell'Invisibilità, lo ripiegò sul bracCio
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   Lo accolse il solito «Severus Piton?» sussurrato, il vento freddo lo frustò e la lingua gli si arricCiò per un momento.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   «Non ti ho ucCiso io» disse, quando si fu srotolata, poi trattenne il fiato mentre la creatura stregata esplodeva nella sua polvere. Aspettò fino a metà delle scale che scendevano in cuCina, lontano dalle orecchie della signora Black e al sicuro dalla nuvola di polvere, per gridare: «Ho delle notizie, e non vi piaceranno».
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   La cuCina era quasi irriconosCibile. Tutte le superfiCi splendevano: pentole e padelle di rame erano state luCidate fino a emanare un roseo brillio, il piano del tavolo era lustro, caliCi e piatti già disposti per la cena sCintillavano alla luce di un fuoco allegro, sul quale ribolliva un calderone. Nessuna trasformazione però era più impressionante di quella dell'elfo domestico che corse incontro a Harry, vestito con uno strofinacCio candido, i peli delle orecchie puliti e vaporosi come cotone, il medaglione di Regulus che gli rimbalzava sul petto scarno.
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   «Via le scarpe, per piacere, padron Harry, e andate a lavarvi le mani prima di cena» gracchiò Kreacher. Prese il Mantello dell'Invisibilità e sCivolò via per appenderlo a un ganCio sulla parete, accanto a una serie di vestiti fuori moda lavati di fresco.
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   «Che cosa è successo?» chiese Ron, preoccupato. Lui e Hermione erano chini su un fasCio di fogli scarabocchiati e mappe tracCiate a mano che occupava l'estremità del lungo tavolo, ma alzarono gli occhi per guardare Harry quando il giornale atterrò sulle pergamene sparpagliate.
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   Hermione fu la più rapida: afferrò il giornale e cominCiò a leggere l'articolo ad alta voce.
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    tradizioni magiche...' Come commettere omiCidi e tagliare le orecchie alla gente, immagino! Piton preside! Piton nello studio di Silente... per le mutande di Merlino!» strillò, facendo sussultare sia Harry che Ron. Si alzò di scatto dal tavolo e uscì in fretta dalla stanza, urlando: «Torno subito!»
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   «'Per le mutande di Merlino'?» ripeté Ron, divertito. «Dev'essere sconvolta». AvviCinò il giornale e rilesse l'articolo su Piton.
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   «Mangiamorte. Dentro Ci sono le foto. Erano in Cima alla Torre quando Piton ha ucCiso Silente, quindi sono tutti pappa e CicCia. E poi» continuò Harry amareggiato, prendendo una sedia, «gli altri insegnanti non hanno alternative. Se dietro Piton Ci sono il Ministero e Voldemort, dovranno scegliere se restare a insegnare o passare un bel po' di annetti ad Azkaban, nel caso più fortunato. Secondo me resteranno per cercare di proteggere gli studenti».
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   Kreacher si avviCinò alla tavola con una grossa terrina tra le mani e versò la zuppa nelle Ciotole immacolate, fischiettando.
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   «Grazie, Kreacher» disse Harry, voltando il Profeta in modo da non dover vedere la facCia di Piton. «Be', almeno sappiamo di preCiso dove si trova adesso».
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   CominCiò a mangiare. La qualità della cuCina di Kreacher era migliorata in modo impressionante da quando gli aveva regalato il medaglione di Regulus: la zuppa di Cipolle alla francese di quella sera era la più buona che Harry avesse mai assaggiato.
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   «Ci sono ancora un sacco di Mangiamorte che sorvegliano la casa» raccontò a Ron. «Più del solito. Come se sperassero di vederCi usCire coi bauli di scuola per andare a prendere l'Espresso per Hogwarts».
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   «È tutto il giorno che Ci penso. è partito quasi sei ore fa. Strano non esserCi, eh?»
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   Harry si immaginò la locomotiva a vapore sCintillare tra campi e colline, come lui e Ron l'avevano vista una volta dall'alto, un contorto bruco rosso acceso. Era certo che Ginny, Neville e Luna erano seduti nello stesso scompartimento, e forse si chiedevano dove fossero lui, Ron e Hermione, o discutevano la maniera migliore per sabotare il nuovo regime di Piton.
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   «Mi hanno quasi visto tornare un attimo fa» continuò. «Ho fatto un brutto atterraggio sull'ultimo gradino e mi è sCivolato il Mantello».
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    «A me succede sempre. Oh, eccola» aggiunse Ron, voltandosi a guardare Hermione che rientrava in cuCina. «Nel nome dei più consunti slip di Merlino, cosa è successo?»
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   Posò a terra un grosso quadro incorniCiato e prese la borsetta di perline da sopra la credenza. La aprì e Ci pigiò dentro il quadro che, nonostante fosse infinitamente troppo grande, dopo qualche secondo sparì, come molte altre cose, nei vasti recessi della borsa.
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   «Scusa?» fece Ron, ma Harry aveva capito. L'immagine dipinta di Phineas Nigellus Black era in grado di viaggiare tra il ritratto in Grimmauld Place e quello nello studio del Preside a Hogwarts, la stanza Circolare in Cima alla Torre dove senza alcun dubbio in quel momento sedeva Piton, prendendo trionfale possesso della collezione di delicati strumenti d'argento di Silente, del Pensatoio di pietra, del Cappello Parlante e, se non era stata spostata altrove, della spada di Grifondoro.
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   «Piton potrebbe mandare Phineas Nigellus a dare un'occhiata qui in casa» spiegò Hermione a Ron, sedendosi. «Ma se Ci prova adesso, tutto quello che Nigellus riusCirà a vedere sarà l'interno della mia borsa».
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   «Grazie». Hermione sorrise e si avviCinò la Ciotola di zuppa. «Allora, Harry, cos'È successo oggi?»
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   «Nulla» rispose Harry. «Ho sorvegliato l'ingresso del Ministero per sette ore. Di lei nessuna tracCia. Però ho visto tuo papà, Ron. Sta bene».
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   Ron annuì, contento. Avevano deCiso che era troppo pericoloso tentare di comunicare col signor Weasley quando entrava o usCiva dal Ministero, perché era sempre Circondato da altri colleghi. Ma era rassicurante almeno vederlo, anche se sembrava molto teso e preoccupato.
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   Hermione lasCiò cadere il cucchiaio e tirò verso di sé il mucchio di appunti e mappe che lei e Ron stavano studiando all'arrivo di Harry.
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   «Ron, tutto è importante! Se dobbiamo entrare al Ministero senza farCi scoprire quando è ovvio che staranno all'erta contro gli intrusi, ogni particolare è importante! Ne abbiamo discusso tante volte, insomma, a cosa servono tutti i nostri giri di perlustrazione se poi non ti prendi nemmeno la briga di dirCi...»
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   «AcCidenti, Hermione, mi sono dimenticato un piccolo...»
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   «Lo capisCi, vero, che probabilmente non c'È posto più pericoloso per noi del Ministero...»
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   Hermione rimase a bocca aperta; a Ron andò di traverso la zuppa. «Domani?» ripeté Hermione. «Non diCi sul serio, Harry, vero?»
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   «Sì» rispose Harry. «Non possiamo essere più preparati di così, anche se Ci appostiamo davanti all'ingresso del Ministero per un altro mese. Più rimandiamo, più il medaglione rischia di allontanarsi. C'È già la possibilità che la Umbridge l'abbia buttato via; quell'affare non si apre».
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   «Sappiamo tutte le cose importanti» riprese Harry, rivolto a lei. «Sappiamo che hanno bloccato le Materializzazioni dentro e fuori il Ministero. Sappiamo che solo i funzionari più anziani hanno il permesso di connettere le proprie case con la Metropolvere, perché Ron ha sentito quei due IndiCibili che si lamentavano. E sappiamo più o meno dove si trova l'uffiCio della Umbridge, da quello che ha detto quel tipo barbuto al suo amico...»
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   «'Vado su al Primo Livello, Dolores vuole vedermi'» reCitò Hermione all'istante.
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   «Sarà lo stesso anche se passiamo altri tre mesi a prepararCi» tagliò corto
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   Dalle espressioni di Ron e Hermione traspariva la loro paura; nemmeno lui era particolarmente fiduCioso, ma di sicuro sapeva che era giunto il momento di mettere in pratica il loro piano.
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   Per quattro settimane avevano usato a turno il Mantello dell'Invisibilità per tenere d'occhio l'ingresso uffiCiale del Ministero, che Ron, grazie a suo padre, conosceva fin da piccolo. Avevano pedinato i dipendenti del Ministero che entravano, origliato le loro conversazioni e scoperto quali comparivano, da soli, ogni giorno alla stessa ora. Qualche volta erano riusCiti a sfilare La Gazzetta del Profeta dalla borsa di qualcuno. Piano piano avevano compilato le mappe sommarie e il mucchio di appunti ora accatastati davanti a Hermione.
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   «Va bene» disse Ron esitando, «diCiamo che è per domani... credo che dovremmo andare solo io e Harry».
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   «Oh, non ricominCiare!» sospirò Hermione. «Credevo che avessimo deCiso».
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   «Un conto è Ciondolare davanti agli ingressi col Mantello addosso, ma questa volta è diverso, Hermione». Ron puntò il dito su una Gazzetta del Profeta di dieCi giorni prima. «Sei sulla lista dei Nati Babbani che non si sono presentati all'interrogatorio!»
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   «E tu dovresti essere alla Tana che muori di spruzzolosi! Se c'È uno che non deve venire è Harry, ha una taglia di dieCimila galeoni sulla testa...»
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   «Va bene, io resto qui» ribatté Harry. «Se riusCite a sconfiggere Voldemort, fatemelo sapere, d'accordo?»
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   Mentre Ron e Hermione ridevano, un lampo di dolore attraversò la Cicatrice. Harry portò la mano alla fronte: vide che Hermione stringeva gli occhi e cercò di farlo passare come un gesto per spostarsi i capelli.
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   «Be', se andiamo tutti e tre, ognuno dovrà Smaterializzarsi per conto proprio» stava dicendo Ron. «Insieme sotto il Mantello non Ci stiamo più». La Cicatrice bruCiava sempre più forte. Harry si alzò. Kreacher si avviCinò di corsa.
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   Sotto lo sguardo insospettito di Hermione, Harry corse su per le scale fino all'atrio e poi su ancora fino al primo piano; sfrecCiò in bagno e chiuse la porta a chiave. Gemendo di dolore, si abbandonò sopra il lavandino nero con i rubinetti a forma di serpente con le fauCi spalancate e chiuse gli occhi...
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   SCivolava lungo una strada al tramonto. Gli edifiCi ai due lati avevano tetti di legno alti e spioventi; sembravano casette di marzapane.
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   Si avviCinò a uno di essi, vide le proprie lunghe dita bianche contro la porta. Bussò. Sentì una crescente ecCitazione...
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   Abbandonò ogni tentativo di chiudere la porta e arretrò lungo l'ingresso buio, e Harry la seguì, sCivolando verso di lei; la sua mano dalle lunghe dita aveva estratto la bacchetta.
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   Lui levò la bacchetta. Lei urlò. Due bambini piccoli arrivarono di corsa nell'ingresso. Lei cercò di proteggerli con le bracCia. Un lampo di luce verde...
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   Aprì gli occhi; era sCivolato a terra. Hermione bussava alla porta. «Harry, apri!»
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   Aveva urlato, lo sapeva. Si alzò e aprì; Hermione entrò inCiampando, si raddrizzò e si guardò intorno sospettosa. Ron era alle sue spalle, sul chi vive, e puntava la bacchetta verso gli angoli del bagno gelido.
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   «Harry, per favore, non insultare la nostra intelligenza» ribatté Hermio ne, respirando a fondo. «Ci siamo accorti che ti faceva male la Cicatrice, sei bianco come un lenzuolo».
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   «Bene. Ho appena visto Voldemort assassinare una donna. Probabilmente ormai ha ucCiso tutta la sua famiglia. E non ce n'era bisogno. è stato come con Cedric, erano solo lì...»
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   «Harry, non devi più permettere che succeda!» gridò Hermione, e la sua voce rimbombò nella stanza. «Silente voleva che usassi l'Occlumanzia! Pensava che il legame fosse pericoloso... Voldemort può usarlo, Harry! A cosa serve guardarlo ucCidere e torturare, a cosa può servire?»
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   «Non Ci hai mai provato sul serio» rispose lei, accalorandosi. «Non so,
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   Harry... ti piace avere questa relazione o connessione speCiale, o cos'altro...»
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   «LasCia stare Silente. è una scelta mia, solo mia. Voglio sapere perché cerca Gregorovich». «Chi?»
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   «Harry, continui a parlare di quello che ha fatto la tua bacchetta» obiettò Hermione, «ma sei stato tu a farlo! Perché sei così deCiso a non assumerti
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   «LasCia perdere» le suggerì. «Sta a lui. Se dobbiamo andare al Ministero domani, non credete che dovremmo ripassare il piano?»
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   Con evidente riluttanza Hermione lasCiò cadere il discorso, anche se Harry era certo che sarebbe tornata all'attacco alla prima occasione. Rientrarono in cuCina, dove Kreacher servi loro lo stufato e la torta di melassa.
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   Andarono a letto tardi, dopo aver trascorso ore a rivedere il piano finché ognuno non fu in grado di reCitarlo agli altri parola per parola. Harry, che dormiva nella stanza di Sirius, rimase disteso nel letto illuminando con la bacchetta la vecchia foto di suo padre, Sirius, Lupin e Minus, e borbottò il piano tra sé per altri dieCi minuti. Quando spense la luce però non pensava alla Pozione Polisucco, alle Pasticche Vomitose o alla divisa blu della Manutenzione Magica; pensava a Gregorovich, il fabbricante di bacchette, e a quanto ancora poteva sperare di restare nascosto mentre Voldemort gli dava la cacCia con tanta determinazione.
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   «Hai una facCia tremenda» fu il saluto di Ron quando entrò nella stanza per svegliarlo.
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   Trovarono Hermione in cuCina. Kreacher le stava servendo caffÈ e panini caldi, e lei aveva l'espressione un po' maniacale che Harry assoCiava al ripasso prima degli esami.
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   «Vestiti» reCitava sottovoce, salutandoli con un cenno nervoso senza smettere di frugare nella borsetta di perline. «Pozione Polisucco... Mantello dell'Invisibilità... Detonatori Abbindolanti... dovreste prenderne un paio per uno, non si sa mai... Pasticche Vomitose, Torrone Sanguinolento, Orecchie Oblunghe...»
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   Trangugiarono la colazione e risalirono. Kreacher s'inchinò e promise un pasticCio di rognone al loro ritorno.
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   UsCirono sul primo gradino con immensa cautela: videro un paio di
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   «Allora» cominCiò Hermione, guardando l'orologio. «Dovrebbe arrivare tra Cinque minuti. Dopo che l'avrò Schiantata...»
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   «Hermione, lo sappiamo» la interruppe Ron, deCiso. «Ma non dovevamo aprire la porta prima del suo arrivo?»
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   «E ora» disse, voltandosi a guardare gli altri due, «Ci rimettiamo il Mantello...»
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   «... e aspettiamo» concluse Ron, gettandolo sulla testa di Hermione come un panno sopra un pappagallino e alzando gli occhi al Cielo.
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   «Bel colpo» commentò Ron, sbucando da dietro un bidone mentre Harry si sfilava il Mantello dell'Invisibilità. Insieme trasCinarono la piccola strega nel corridoio buio che portava dietro le quinte. Hermione le strappò alcuni capelli e li infilò in una fiaschetta di densa Pozione Polisucco recuperata dalla sua pochette di perline. Ron frugò nella borsetta della strega.
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   «È Mafalda Hopkirk» lesse sul cartellino che identificava la vittima come assistente dell'UffiCio per l'Uso Improprio delle Arti Magiche. «Prendilo, Hermione, ed ecco i gettoni».
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   Le passò alcune monetine dorate con inCisa la scritta 'M.D.M.', che aveva trovato nel borsellino della strega.
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   Chiusero in fretta la porta sulla vera Mafalda; Harry e Ron si gettarono addosso il Mantello dell'Invisibilità mentre Hermione rimase bene in vista, ad aspettare. Qualche istante dopo sentirono un altro pop e videro un piccolo mago con la facCia da furetto.
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   «Oh, Ciao, Mafalda».
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   «Ciao!» rispose Hermione con voce tremula. «Come va?»
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   Hermione e il mago si avviarono verso la strada prinCipale e Harry e
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   «Insisto!» replicò Hermione aggressiva, sbatacchiandogli il sacchetto di Pasticche davanti alla facCia. Spaventato, il mago ne prese una.
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   L'effetto fu istantaneo: non appena la Pasticca gli si posò sulla lingua, cominCiò a vomitare così violentemente che non si accorse nemmeno che Hermione gli strappava una Ciocca di capelli.
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   «Oh, Cielo!» esclamò lei, mentre lui schizzava vomito dappertutto. «Forse è meglio se torni a casa!»
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   «No... no!» Tossicchiò, in preda ai conati, sforzandosi di proseguire, anche se non riusCiva nemmeno a camminare diritto. «Devo... oggi... devo andare...»
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   Il mago era caduto a terra, ansante, a quattro zampe, ma cercava di strisCiare ancora verso la strada prinCipale.
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   Finalmente il piccolo mago si arrese. Aggrappandosi a una disgustata Hermione per rimettersi in piedi, fece un giro su se stesso e sparì, lasCiando dietro di sé solo la borsa che Ron gli aveva sfilato di mano e qualche schizzo di vomito.
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   «Sì» convenne Ron, sbucando da sotto il Mantello con la borsa del mago in mano, «ma continuo a pensare che un mucchio di corpi privi di sensi avrebbe dato più nell'occhio. Un tipo zelante, eh? Avanti, dacCi capelli e Pozione».
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   In due minuti Ron era rimpicCiolito, aveva la facCia da furetto del mago malato e indossava la divisa blu che quello teneva ripiegata nella borsa.
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   Harry dovette aspettare dieCi minuti, che gli parvero molti di più, appostato da solo nel vicolo sporco, accanto alla porta che nascondeva la Schiantata Mafalda. Infine Ron e Hermione ricomparvero.
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   «Non sappiamo chi sia» annunCiò Hermione, dandogli parecchi capelli neri e ricCi, «ma è andato a casa col naso che grondava sangue! Ecco, è alto, ti serviranno abiti più grandi...»
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   Completata la dolorosa trasformazione, si ritrovò alto più di un metro e ottanta e, da quel che poteva giudicare dalle bracCia muscolose, deCisamente ben piazzato. Aveva la barba. Ficcò il Mantello dell'Invisibilità e gli occhiali nei nuovi vestiti e raggiunse gli altri due.
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   «AcCidenti, fai paura» commentò Ron, osservando Harry che ora lo sovrastava.
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   Sbucarono insieme dal vicolo. A una Cinquantina di metri, sul marCiapiede affollato, una ringhiera nera con le aste appuntite divideva due rampe di gradini, una con il cartello 'Signori', l'altra con il cartello 'Signore'.
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   «A fra poco, allora» li salutò Hermione nervosamente, e scese la rampa che portava al bagno delle signore. Harry e Ron si unirono a un drappello di uomini vestiti in modo singolare che scendevano in quello che sembrava un normalissimo bagno pubblico sotterraneo, rivestito di sudiCie piastrelle bianche e nere.
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    bella seccatura, eh? CostringerCi tutti ad andare al lavoro così! Chi si aspettano che arrivi, Harry Potter?»
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   A destra e a sinistra Harry udì un fragore di sCiacquoni. Si rannicchiò e spiò dall'apertura in basso nel cubicolo di destra, appena in tempo per vedere un paio di stivali che entravano nel water accanto. Guardò a sinistra e vide Ron che gli strizzava l'occhio.
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   «Dobbiamo metterCi dentro e tirare l'acqua?»
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   Capì subito di aver fatto la cosa giusta; anche se stava nell'acqua, scarpe, piedi e vestiti rimasero asCiutti. Si allungò per tirare la catena e un attimo dopo sfrecCiava giù da una breve discesa e sbucava fuori da un camino dentro il Ministero della Magia.
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   Si alzò goffamente; non era abituato ad avere così tanto corpo. L'enorme Atrium era più buio di come lo ricordava. Una volta, al centro del salone troneggiava una fontana dorata che riverberava macchie di luce tremolante sul pavimento di legno luCido e sulle pareti. Ora una gigantesca statua di pietra nera dominava la scena. Era spaventosa, raffigurava una strega e un mago seduti su troni riccamente intagliati, che osservavano dall'alto i dipendenti del Ministero rotolare fuori dai camini sotto di loro. Alla base della statua, in lettere alte trenta centimetri, era inCiso il motto: 'LA MAGIA è POTERE'.
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   «Psst!» fece una voce. Harry si voltò e vide una piccola strega spettinata e il mago furetto della Manutenzione Magica viCini alla statua, che gli facevano dei cenni. Si affrettò a raggiungerli.
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   Harry guardò meglio e si rese conto che quelli che aveva scambiato per troni intarsiati erano grovigli di esseri umani: centinaia e centinaia di corpi nudi, uomini, donne e bambini, tutti con brutte facce ottuse, contorti e schiacCiati sotto il peso dei maghi con le loro belle vesti.
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   Si unirono al flusso di maghi e streghe diretti ai cancelli dorati in fondo al salone, guardandosi intorno più furtivi che potevano, ma non videro tracCia dell'inconfondibile sagoma di Dolores Umbridge. Varcarono i cancelli per entrare in un atrio più piccolo, dove già si stavano formando le code davanti a venti griglie dorate che ospitavano altrettanti ascensori. Si erano appena accostati al più viCino quando una voce esclamò: «Cattermole!»
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   «Avevo richiesto l'intervento della Manutenzione Magica per sistemarmi l'uffiCio, Cattermole. Piove ancora dentro».
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   «Piove... nel suo uffiCio? Non... non va bene, vero?»
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   «Ma se mia moglie fosse mai accusata di essere una sudiCia Mezzosangue» continuò Yaxley, «anche se nessuna donna che io prenda in moglie
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    potrebbe mai essere scambiata per una simile fecCia... e se il Direttore dell'UffiCio Applicazione della Legge sulla Magia avesse bisogno di un lavoretto, io darei la precedenza a quel lavoretto, Cattermole. Mi hai capito?»
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   «Allora fallo, Cattermole, e se il mio uffiCio non è completamente asCiutto entro un'ora, lo Stato di Sangue di tua moglie sarà ancora più in dubbio di quanto non lo sia ora».
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   «Che cosa devo fare?» chiese subito Ron agli altri due; era agghiacCiato. «Se non vado, mia moglie... voglio dire, la moglie di Cattermole...»
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   «Verremo con te, dobbiamo restare uniti...» cominCiò Harry, ma Ron scosse il capo febbrilmente.
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   «È assurdo, non abbiamo molto tempo. Voi due trovate la Umbridge, io vado a sistemare l'uffiCio di Yaxley... ma come facCio con la pioggia?»
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   «Prova con Finitus Incantatem» suggerì subito Hermione, «se è una fattura o una maledizione dovrebbe bloccarla; altrimenti vuol dire che qualcosa è andato storto con un Incantesimo Atmosferico, che è un po' più diffiCile da riparare, quindi come misura temporanea prova con un Impervius per proteggere le sue cose...»
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   «Ridimmelo lentamente...» Ron si frugò le tasche in cerca di una piuma, ma in quel momento l'ascensore si fermò con uno scossone. Una voce femminile incorporea declamò: «Quarto Livello, UffiCio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, comprendente la Divisione Bestie, Esseri e Spiriti, l'UffiCio delle Relazioni con i Folletti e lo Sportello Consulenza Flagelli», e le griglie si riaprirono per far entrare due maghi e diversi aeroplanini di carta violetto pallido, che svolazzarono attorno alla lampada sul soffitto dell'ascensore.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   «'Giorno, Albert» disse un uomo con i baffi cespugliosi, sorridendo a Harry. Guardò Ron e Hermione mentre l'ascensore ripartiva Cigolando; Hermione stava sussurrando conCitate istruzioni a Ron. Il mago si chinò verso Harry con un ghigno e mormorò: «Dirk Cresswell, eh? Delle Relazioni con i Folletti? Bravo, Albert. Spero proprio che avrò il suo posto, a desso!»
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   «Secondo Livello, UffiCio Applicazione della Legge sulla Magia, comprendente l'UffiCio per l'Uso Improprio delle Arti Magiche, il Quartier Generale degli Auror e i Servizi Amministrativi Wizengamot» annunCiò la voce.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   Harry vide Hermione dare una spintarella a Ron, che si affrettò a scendere, seguito dagli altri maghi. Rimasero soli. Non appena la porta dorata si fu chiusa lei disse veloCissima: «Harry, ecco, io credo che dovrei andare con lui, non penso che sappia quello che fa e se lo catturano è finita...»
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   Le griglie dorate si aprirono di nuovo scorrendo e Hermione rimase senza fiato. Davanti a lei c'erano quattro persone, due delle quali immerse in una fitta conversazione: un mago dalla lunga chioma e uno splendido abito nero e oro, e una strega tozza con la facCia da rospo, un fiocco di velluto nei capelli corti e una tavoletta per appunti stretta al petto.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   «Bene, andrai benissimo». La Umbridge si rivolse al mago in nero e oro: «Il problema è risolto, Ministro: se possiamo usare Mafalda come cancelliera cominCiamo subito». Consultò la tavoletta. «Sono dieCi oggi, e una è la moglie di un dipendente! Santi numi... persino qui, nel cuore del Ministero!» Entrò nell'ascensore accanto a Hermione, insieme ai due maghi che avevano ascoltato il dialogo. «Andiamo subito giù, Mafalda, troverai tutto quello che ti occorre in aula. Buongiorno, Albert, non sei arrivato?»
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Uscì dall'ascensore. Le griglie dorate si chiusero con fragore alle sue spalle. Harry si voltò e vide il viso preoccupato di Hermione scendere, due alti maghi ai fianchi, il fiocco di velluto della Umbridge all'altezza della sua spalla.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

    Aveva i lunghi capelli neri e la barba venati d'argento, e l'ampia fronte sporgente gettava un'ombra sugli occhi sCintillanti: a Harry ricordò un granchio che spunta da sotto una rocCia.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Sentiva il panico pulsargli in fondo allo stomaco. Passando davanti alle lustre porte di legno, Ciascuna con il nome e il ruolo del funzionario scritti su una piccola targa, il potere del Ministero, la sua complessità, la sua inespugnabilità gli furono così evidenti che il piano congegnato con tanta cura assieme a Ron e Hermione nelle ultime quattro settimane gli parve ridicolo e infantile. Avevano concentrato tutti i loro sforzi su come entrare senza farsi riconoscere: non avevano mai pensato a cosa fare se fossero stati costretti a separarsi. Ora Hermione era incastrata in procedimenti giudiziari che sarebbero durati ore; Ron doveva compiere magie superiori, Harry ne era certo, alle sue capaCità e forse la libertà di una donna dipendeva dal loro esito; quanto a lui, vagava al Livello più alto, ben sapendo che la sua preda era appena scesa.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Si fermò, si appoggiò a una parete e cercò di deCidere che fare. Il silenzio lo opprimeva: non c'erano agitazione o chiacchiericCio o rumore di passi, quassù; nei corridoi con la moquette viola tutto taceva, come se l'Incantesimo Muffliato fosse stato gettato ovunque.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Il suo uffiCio dev'essere quassù, pensò.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Era alquanto improbabile che la Umbridge tenesse i propri gioielli in uffiCio, ma d'altra parte sembrava sCiocco non perquisirlo per accertarsene. Si rimise in marCia per il corridoio, dove incroCiò solo un mago acCigliato che mormorava istruzioni a una piuma che si librava davanti a lui, scrivendo freneticamente su una pergamena.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

    Facendo attenzione ai nomi sulle porte, Harry voltò l'angolo. A metà del secondo corridoio si ritrovò in un ampio open space dove una deCina di maghi e streghe sedevano ordinatamente dietro a piccoli scrittoi simili a banchi di scuola, anche se molto più lustri e privi di graffiti. Si fermò a guardarli, perché l'effetto era ipnotico. Facevano ondeggiare e girare le bacchette all'unisono, e quadratini di carta colorata svolazzavano da tutte le parti come piccoli aquiloni rosa. Dopo qualche istante, Harry capì che nel procedimento c'era un ritmo, che i foglietti seguivano tutti uno stesso moto, e dopo qualche altro secondo capì che stava assistendo alla creazione di opuscoli, che i quadratini di carta erano pagine, le quali una volta magicamente piegate e assemblate si posavano in pile accanto a Ciascun mago o strega.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Harry si avviCinò furtivo, anche se gli scrivani erano così concentrati che diffiCilmente si sarebbero accorti dei suoi passi sulla moquette, e sfilò un opuscolo completo dalla pila di una giovane strega. Lo esaminò sotto il Mantello. La copertina rosa reCitava, a lettere dorate in rilievo:
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   NATI BABBANI e i Pericoli che Pongono a una PaCifica SoCietà Purosangue
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Sotto il titolo era disegnata una rosa rossa, con un facCino lezioso tra i petali, strangolata da una torva e zannuta erbacCia verde. La copertina non riportava il nome dell'autore, ma Harry avvertì un pizzicore alle CicatriCi sul dorso della mano. La giovane strega confermò i suoi sospetti dicendo, senza smettere di muovere la bacchetta: «Qualcuno sa se oggi la vecchia megera interroga Mezzosangue tutto il giorno?»
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   «Attenta» mormorò il mago accanto a lei, guardandosi attorno nervosamente; una pagina gli sCivolò e cadde a terra.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   La strega sbirCiò verso la lustra porta di mogano davanti all'open space; anche Harry guardò, e la rabbia si impennò dentro di lui come un serpente. Nel punto in cui su una porta Babbana Ci sarebbe stato uno spionCino era stato incastonato un grande occhio tondo con l'iride blu elettrico; un occhio spaventosamente familiare a chiunque avesse conosCiuto Alastor Moody.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Per un istante Harry dimenticò dove si trovava e perché: dimenticò perfino di essere invisibile. Andò fino alla porta per osservare l'occhio. Non si muoveva: guardava all'insù, Cieco, paralizzato. La targa sottostante diceva:
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   E ancora sotto, una nuova targa un po' più luCida reCitava:
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Harry si voltò a guardare i fabbricanti di opuscoli: erano impegnati nel loro lavoro, ma non poteva pensare che non notassero la porta di un uffiCio vuoto aprirsi davanti a loro. Così prese da una tasca interna uno strano oggetto dotato di zampette ondeggianti, con un bulboso clacson di gomma come corpo. Si rannicchiò sotto il Mantello e posò a terra il Detonatore Abbindolante.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Quello zampettò subito tra le gambe di streghe e maghi. Harry attese, la mano posata sulla maniglia; un attimo dopo risuonò uno scoppio sonoro e da un angolo si levò una gran quantità di acre fumo nero. La giovane strega in prima fila strillò: pagine rosa volarono ovunque mentre lei e i compagni balzavano in piedi e si guardavano intorno, in cerca della fonte dell'esplosione. Harry abbassò la maniglia, entrò nell'uffiCio della Umbridge e si richiuse la porta alle spalle.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Gli parve di essere tornato indietro nel tempo. La stanza era identica all'uffiCio della Umbridge a Hogwarts: tovagliette di pizzo, centrini e fiori secchi ricoprivano ogni superfiCie. Alle pareti erano appesi gli stessi piatti decorativi, Ciascuno col suo nauseante gattino infiocchettato a colori squillanti, che saltellava e faceva capriole. La scrivania era coperta da una tovaglia a fiori con i falpalà. Dietro l'occhio di Malocchio, un dispositivo telescopico consentiva alla Umbridge di spiare gli scrivani dall'altro lato della porta. Harry Ci guardò dentro: erano ancora tutti riuniti attorno al Detonatore Abbindolante. Strappò il telescopio dalla porta, lasCiando un foro, sfilò l'occhio magico e se lo mise in tasca. Poi si voltò, levò la bacchetta e mormorò: «AcCio medaglione».
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Non accadde nulla, ma l'aveva previsto: la Umbridge era un'esperta di incantesimi e sortilegi protettivi. Così corse alla scrivania e aprì i cassetti. Vide piume e blocchi e Magiscotch; graffette magiche che si attorCigliavano e si alzavano come serpenti e che dovette ricacCiare dentro; una frivola scatolina di pizzo piena di fiocchi e mollette per capelli; ma del medaglione nessuna tracCia.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   C'era uno schedario dietro la scrivania: Harry lo setacCiò. Come quelli di Gazza a Hogwarts, era pieno di cartellette, Ciascuna etichettata con un nome. Solo nell'ultimo cassetto vide qualcosa che lo distrasse dalla ricerca: il fasCicolo del signor Weasley.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   «Indesiderabile Numero Uno» borbottò Harry. Rimise al suo posto la cartelletta e richiuse il cassetto. Era sicuro di conoscerlo. Infatti, quando si rialzò, in cerca di altri nascondigli, vide alla parete un manifesto che lo ritraeva, con le parole 'INDESIDERABILE NUMERO UNO' impresse sul petto. C'era appicCicato un bigliettino rosa, con un gattino in un angolo. Harry si avviCinò per leggerlo: la Umbridge aveva scritto 'Da punire'.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Più infuriato che mai, continuò a frugare in fondo ai vasi e ai cestini di fiori secchi, ma non si stupì di non trovare il medaglione. Diede un'ultima occhiata all'uffiCio e il suo cuore perse un colpo. Silente lo fissava da un piccolo specchio rettangolare appoggiato su uno scaffale viCino alla scrivania.
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   Harry attraversò la stanza di corsa e lo afferrò, ma nel momento in cui lo toccò capì che non era affatto uno specchio. Silente sorrideva pensoso dalla luCida copertina di un libro. A prima vista, Harry non aveva notato la ricCioluta scritta verde che attraversava il cappello: 'Vita e Menzogne di Albus Silente', e nemmeno il nome dell'autore stampato sul petto: 'Rita Skeeter, autrice del bestseller Armando Dippet: Maestro o Mentecatto?' Harry aprì il libro a caso e vide una foto a tutta pagina di due ragazzi che ridevano come matti, le bracCia l'uno attorno alle spalle dell'altro. Silente aveva i capelli lunghi fino alla vita e una barbetta ispida simile a quella di Krum che aveva tanto irritato Ron. Il ragazzo che si sbellicava silenziosamente accanto a lui aveva un'espressione allegra e ribelle. I suoi capelli biondi ricadevano a boccoli sulle spalle. Harry si chiese se fosse il giovane Doge, ma prima che riusCisse a leggere la didascalia la porta dell'uffiCio si aprì.
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   Se O'Tusoe entrando non si fosse guardato alle spalle, Harry non avrebbe fatto in tempo a rimettersi il Mantello dell'Invisibilità. Invece il Ministro dovette cogliere solo una frazione di movimento, perché per qualche istante rimase immobile, fissando con curiosità il punto in cui Harry era appena sparito. Forse deCise di aver visto solo Silente grattarsi il naso sulla copertina del libro, che Harry aveva frettolosamente rimesso a posto; fatto sta che O'Tusoe andò alla scrivania e puntò la bacchetta sulla piuma pronta nel calamaio, che balzò su e cominCiò a scrivere un messaggio per la Umbridge. Molto lentamente, senza quasi respirare, Harry uscì arretrando dall'uffiCio.
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   Affrettandosi verso gli ascensori, Harry fece il punto della situazione. Non c'erano mai state molte probabilità di trovare il medaglione al Ministero e non c'era alcuna speranza di riusCire a estorcere notizie con la magia alla Umbridge finché si trovava in un'aula affollata. Adesso la loro priorità era usCire dal Ministero prima di essere scoperti, poi Ci avrebbero riprovato un altro giorno. Intanto bisognava trovare Ron e studiare un modo per far usCire Hermione dall'aula.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   «Harry! AcCidenti, mi ero dimenticato com'eri... perché Hermione non è con te?»
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   Il signor Weasley s'interruppe: aveva notato Harry. Fu molto strano vedersi guardare da lui con tanto disgusto. Le porte dell'ascensore si chiusero e il quartetto sCivolò verso il basso.
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   «Oh, salve, Reg» disse il signor Weasley, voltandosi al gocCiolio che proveniva dall'abito di Ron. «Oggi non c'È l'interrogatorio di tua moglie? Ehm... cosa ti è successo? Perché sei tutto bagnato?»
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   «Piove nell'uffiCio di Yaxley» spiegò Ron. Si era rivolto alla spalla del signor Weasley, sicuramente perché temeva che il padre lo riconoscesse se solo si fossero guardati negli occhi. «Non sono riusCito a bloccare l'acqua, così mi hanno mandato a cercare Bernie... Pillsworth, mi pare...»
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   «Sì, ultimamente piove in un mucchio di uffiCi» osservò il signor Weasley. «Hai provato con la Meteofattura Recanto? Con Bletchley ha funzionato».
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   Percy si accorse della presenza del padre solo quando le porte si richiusero. Alzò lo sguardo, vide il signor Weasley, diventò rosso come un rapanello e scese non appena le porte si riaprirono. Per la seconda volta, Harry tentò di scendere, ma questa volta fu il signor Weasley a bloccarlo, afferrandolo per un bracCio.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Harry ebbe la sensazione che la rabbia del signor Weasley fosse ancora più intensa dopo il breve incontro con Percy. DeCise che la cosa migliore era fare lo stupido.
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   «Non fingere, Runcorn» ribatté il signor Weasley con forza. «Hai rintracCiato il mago che ha contraffatto il suo albero genealogico, vero?» «Io... e allora?»
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   «Allora, Dirk Cresswell è dieCi volte più mago di te» mormorò il signor
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   Weasley, mentre l'ascensore scendeva di un altro Livello. «E se sopravvive ad Azkaban, dovrai risponderne a lui, per non parlare di sua moglie, i suoi figli e i suoi amiCi...»
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   «Arthur» lo interruppe Harry, «lo sai che sei sotto sorveglianza, vero?» «È una minacCia, Runcorn?» chiese il signor Weasley ad alta voce. «No» rispose Harry, «È un fatto! Tengono d'occhio ogni tuo movimento...»
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   Harry indossò di nuovo il Mantello dell'Invisibilità. Avrebbe cercato di portare via Hermione da solo mentre Ron si occupava dell'uffiCio piovoso. Quando le porte si aprirono, uscì in un corridoio di pietra illuminato da torce, molto diverso da quelli rivestiti di legno e moquette dei Livelli di sopra. L'ascensore si allontanò sferragliando e Harry rabbrividì, fissando la lontana porta nera che segnava l'ingresso dell'UffiCio Misteri.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Ma la sua destinazione non era la porta nera, bensì l'apertura sulla sinistra, che dava sulla rampa di scale che portavano giù alle aule giudiziarie. Scendendo furtivo, passò in rassegna le varie possibilità: aveva ancora un paio di Detonatori Abbindolanti, ma forse era meglio bussare, entrare come Runcorn e chiedere di scambiare due parole con Mafalda. Naturalmente non sapeva se Runcorn fosse abbastanza importante da poterselo permettere, e comunque il mancato ritorno di Hermione avrebbe potuto scatenare la cacCia prima che fossero usCiti dal Ministero...
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   Smarrito nei suoi pensieri, non si accorse subito del gelo innaturale che s'insinuava nelle sue membra, come se si stesse immergendo nella nebbia. A ogni gradino il freddo aumentava: un freddo che penetrava nella gola e lacerava i polmoni. E poi quello strisCiante senso di disperazione che lo riempiva, si dilatava dentro di lui...
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   Quando raggiunse la base delle scale e voltò a destra, vide una scena terribile. Lo stretto corridoio fuori dalle aule era pieno di alte figure con i cappucCi neri e i volti celati; l'unico rumore era il loro respiro rauco. I Nati Babbani condotti lì per l'interrogatorio sedevano pietrificati, ingobbiti e tremanti su dure panche di legno. Molti nascondevano il volto fra le mani, come tentando istintivamente di ripararsi dalle avide bocche dei Dissennatori. Alcuni erano accompagnati da parenti, altri soli. I Dissennatori sCivolavano avanti e indietro davanti a loro e il gelo e la disperazione di quel posto calarono su Harry come una maledizione...
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   Procedere tra le incombenti sagome nere era terrificante: i volti senz'occhi nascosti sotto i cappucCi si giravano al suo passaggio; Harry era certo che lo percepivano, percepivano, forse, una presenza umana che aveva ancora qualche speranza, qualche risorsa...
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   E poi, all'improvviso, nel silenzio gelato, la porta di una delle segrete sulla sinistra si spalancò e ne uscì l'eco di urla.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   «No, no, sono Mezzosangue, sono Mezzosangue, vi dico! Mio padre era un mago, lo era, cercatelo, Arkie Alderton, un noto progettista di maniCi di scopa, cercatelo nei registri, vi dico... toglietemi le mani di dosso, giù le mani...»
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   «È l'ultimo avvertimento» cantilenò la voce carezzevole della Umbridge, magicamente amplificata così da risuonare sopra le urla disperate dell'uomo. «Se oppone resistenza, verrà sottoposto al baCio del Dissennatore».
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   Due Dissennatori comparvero sulla soglia dell'aula, le mani putrefatte e coperte di piaghe attorno alle bracCia di un mago semisvenuto. SCivolarono via nel corridoio con lui e il buio che si trasCinavano dietro lo inghiottì.
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   Harry agì d'istinto, senza riflettere, perché la vista di quella donna che entrava da sola nella segreta era insopportabile: prima che la porta si chiudesse, sCivolò nell'aula con lei.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   La signora Cattermole barcollò fino all'unica sedia al centro della sala, sotto il palco. Non appena si fu seduta, dai bracCioli usCirono tintinnando delle catene che la legarono.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   La signora Cattermole rispose con un solo, tremante cenno della testa. «Sposata con Reginald Cattermole dell'UffiCio Manutenzione Magica?» La signora Cattermole scoppiò in lacrime.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   «Non so dov'È, dovevamo vederCi qui!»
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   «Ce lo risparmi» soffiò Yaxley sprezzante. «I mocCiosi Babbani non susCitano le nostre simpatie».
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   I singhiozzi della signora Cattermole coprivano i passi cauti di Harry verso i gradini della tribuna. Superato il punto in cui il gatto Patronus marCiava avanti e indietro, avvertì la differenza di temperatura: al di là era caldo e gradevole. Il Patronus, ne era certo, apparteneva alla Umbridge, e brillava così intensamente perché lei era felice lì, nel suo elemento, a sostenere le leggi perverse che aveva contribuito a scrivere. Lentamente, con cautela, avanzò lungo il palco alle spalle della Umbridge, di Yaxley e di Hermione, e prese posto dietro quest'ultima. Aveva paura di farla sobbalzare. Pensò di usare l'Incantesimo Muffliato sulla Umbridge e su Yaxley, ma anche solo mormorando la formula rischiava di agitare Hermione. Poi la Umbridge alzò la voce per rivolgersi alla signora Cattermole e Harry ne
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   Come previsto, lei sobbalzò così violentemente che per poco non rovesCiò la boccetta d'inchiostro con cui doveva trascrivere l'interrogatorio, ma la Umbridge e Yaxley erano concentrati sull'accusata e non se ne accorsero.
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   «Signora Cattermole, al suo arrivo al Ministero oggi le è stata requisita una bacchetta» stava dicendo la Umbridge. «Otto polliCi e tre quarti, Ciliegio, nucleo di pelo di unicorno. Riconosce la descrizione?»
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   La signora Cattermole annuì, asCiugandosi gli occhi sulla manica.
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   «Può dirCi per favore a quale mago o strega ha rubato questa bacchetta?» «R-rubato?» singhiozzò la signora Cattermole. «Io n-non l'ho rubata a nessuno. L'ho c-comprata quando avevo undiCi anni. M-m-mi ha scelto». Pianse più forte che mai.
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   Harry di strangolarla. Si protese sopra la balaustra, per vedere meglio la sua vittima, e un oggetto d'oro sCivolò in avanti, penzolando nel vuoto: il medaglione.
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   Hermione lo vide e si lasCiò sfuggire un gridolino, ma la Umbridge e Yaxley, ancora concentrati sulla preda, erano sordi a qualunque altra cosa.
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   «Che... che carino, Dolores» balbettò, indicando il pendente che sCintillava tra le ruches della camicetta della Umbridge.
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   «Cosa?» chiese brusca la Umbridge, guardando in giù. «Oh, sì... un vecchio Cimelio di famiglia» osservò, picchiettando il medaglione adagiato sul suo largo petto. «La 'S' di Selwyn... sono imparentata con i Selwyn... in realtà sono poche le famiglie Purosangue con le quali non sono imparentata... peccato» riprese a voce più alta, sfogliando il questionario della signora Cattermole, «che non si possa dire lo stesso di lei. Professione dei genitori: fruttivendoli».
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    marCia avanti e indietro; i Dissennatori aspettavano nei loro angoli.
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   Fu la menzogna della Umbridge che fece salire a Harry il sangue al cervello, spazzando via ogni cautela, l'idea che potesse usare il medaglione estorto a un criminale da quattro soldi per sostenere le proprie credenziali di Purosangue. Levò la bacchetta, senza nemmeno darsi la pena di nasconderla sotto il Mantello, ed esclamò: «StupefiCium!»
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   Un lampo di luce rossa; la Umbridge si afflosCiò picchiando la fronte sulla balaustra: i documenti della signora Cattermole sCivolarono dal suo grembo a terra e il gatto argenteo svanì. Un'aria ghiacCiata li investì come un'improvvisa raffica di vento; Yaxley, confuso, cercava di capire da dove fosse venuto il colpo, quando vide la mano senza corpo di Harry e la bacchetta puntata contro di lui. Cercò di estrarre a sua volta la bacchetta, ma troppo tardi.
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   «StupefiCium!»
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   Yaxley cadde a terra, accartocCiato sul pavimento.
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   Harry si voltò, togliendosi il Mantello dell'Invisibilità; di sotto, i Dissennatori avevano abbandonato i loro angoli e sCivolavano verso la donna incatenata alla sedia: forse perché il Patronus era svanito o perché avvertivano che i loro padroni non controllavano più la situazione, nulla li tratteneva. La signora Cattermole emise un terribile grido di paura quando una mano visCida e coperta di croste le afferrò il mento e le spinse indietro la testa.
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   Ridiscese i gradini di corsa, infilando il Mantello nella saccocCia, e si avviCinò alla signora Cattermole.
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   «Davvero?» borbottò Harry, strattonando le catene che le legavano le bracCia. «Be', ho cambiato idea. Diffindo!» Non successe nulla. «Hermione, come facCio a sbarazzarmi di queste catene?»
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   «Hermione, siamo Circondati dai Dissennatori!»
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   «Vediamo un po'... RelasCio!»
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   Le catene si ritirarono nei bracCioli della sedia. La signora Cattermole era sempre più spaventata.
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   «Va a casa, prende i bambini e scappa, lasCia il paese se deve. Travestitevi e fuggite. Ha visto anche lei: qui non avrà mai un giudizio equo».
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   «Harry» lo chiamò Hermione, «come facCiamo a usCire con tutti quei Dissennatori là fuori?»
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   «Con i Patroni» rispose Harry, e puntò la bacchetta verso il proprio: il cervo rallentò e si avviCinò alla porta, emanando la sua vivida luce. «Tutti quelli che riusCiamo a mettere insieme; chiama il tuo, Hermione».
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   «È stato deCiso che dovete andare tutti a casa ed entrare in clandestinità insieme alle vostre famiglie» annunCiò Harry ai Nati Babbani in attesa, accecati dalla luce dei Patroni e in parte ancora tremanti. «Andate all'estero, se potete. State alla larga dal Ministero. Questa è la... ehm... la nuova posizione uffiCiale. Ora, se seguite i Patroni potrete usCire dall'Atrium».
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Risalirono le scale di pietra senza essere intercettati, ma quando arrivarono agli ascensori, Harry cominCiò a nutrire dei dubbi. Se fossero sbucati nell'Atrium con un cervo d'argento, una lontra volante e una ventina di persone, metà delle quali accusate di essere Nati Babbani, non poteva fare
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   «Reg!» gridò la signora Cattermole, gettandosi tra le bracCia di Ron. «Runcorn mi ha lasCiato andare, ha aggredito la Umbridge e Yaxley e ha detto a tutti di abbandonare il paese: credo che sia meglio dargli retta, Reg, sul serio. Corriamo a casa a prendere i bambini e... perché sei tutto bagnato?»
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   «Acqua» borbottò Ron, liberandosi dalla stretta. «Harry, sanno che Ci sono degli intrusi nel Ministero, parlavano di un buco nella porta dell'uffiCio della Umbridge, abbiamo al massimo Cinque minuti prima di...»
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   «Non succederà, se Ci muoviamo» ribatté Harry. Si rivolse al gruppo silenzioso: tutti lo fissavano a bocca aperta.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   «Bene, chi non ce l'ha stia viCino a qualcuno che ce l'ha. Dobbiamo fare in fretta... prima che Ci fermino. Andiamo».
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   RiusCirono a stiparsi in due ascensori. Il Patronus di Harry fece la guardia davanti alle griglie d'oro che si chiudevano e gli ascensori cominCiarono a salire.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   «Ottavo Livello» annunCiò l'imperturbabile voce femminile. «Atrium».
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   «Questi devono usCire prima che sigilliate i passaggi» rispose Harry con tutta l'autorità che riuscì a ostentare.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   «Ci è stato detto di sigillare tutte le usCite e di non permettere a nessuno...»
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

    «Osi contraddirmi?» minacCiò Harry. «Vuoi che facCia controllare il tuo albero genealogico, come quello di Dirk Cresswell?»
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   La signora Cattermole si guardò alle spalle. Il vero Reg Cattermole, che non vomitava più ma era pallido e smunto, era appena usCito di corsa da un ascensore.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   «Chiudete l'usCita! CHIUDETELA!»
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   «Via!» gridò a Hermione; le afferrò la mano e saltarono insieme nel camino mentre la maledizione di Yaxley volava sopra la sua testa. Vorticarono per qualche istante e schizzarono fuori da un water dentro un cubicolo. Harry spalancò la porta; Ron, viCino ai lavandini, cercava ancora di liberarsi dalla signora Cattermole.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   «Mi lasCi, non sono suo marito, deve andare a casa!»
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

    Ci fu un rumore nel cubicolo accanto; Harry si voltò a guardare: Yaxley era appena apparso.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   «ANDIAMO!» urlò Harry. Afferrò di nuovo Hermione per la mano e Ron per il bracCio e girò su se stesso.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Si chiese se stava per soffocare, non riusCiva a respirare né a vedere e le sole cose concrete al mondo erano il bracCio di Ron e le dita di Hermione, che lentamente sCivolavano via...
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   E poi vide la porta del numero dodiCi di Grimmauld Place, con il suo battente a forma di serpente, ma prima che riusCisse a riprendere fiato si levarono un urlo e un lampo di luce viola; la mano di Hermione all'improvviso si chiuse sulla sua come una morsa e tutto fu di nuovo buio.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Harry aprì gli occhi e fu accecato da una luce verde e oro; non sapeva che cosa fosse successo, sapeva solo di essere disteso tra foglie e rametti. Si sforzò di inspirare aria nei polmoni che sentiva compressi, batté le palpebre e scoprì che quel bagliore sgargiante era la luce del sole che pioveva attraverso un tetto di foglie. Poi qualcosa si mosse viCino al suo viso. Si mise carponi, pronto ad affrontare una piccola creatura feroce, ma si accorse che era il piede di Ron. Si guardò intorno e vide che loro due e Hermione erano distesi in una foresta, soli.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Di primo acchito pensò che fosse la Foresta Proibita e per un attimo, pur cosCiente di quanto sarebbe stato folle e rischioso apparire nel territorio di Hogwarts, ebbe un tuffo al cuore pensando di sgattaiolare tra gli alberi fino alla capanna di Hagrid. Ma nei pochi istanti che occorsero a Ron per emettere un basso grugnito e a lui per strisCiare verso l'amico, si rese conto che quella non era la Foresta Proibita: gli alberi erano più giovani, più radi, il terreno più sgombro.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Incontrò Hermione, anche lei carponi, viCino alla testa di Ron. Non appena lo sguardo gli cadde su di lui, tutti gli altri pensieri svanirono: aveva il lato sinistro del corpo completamente coperto di sangue e il suo volto, bianco grigiastro, spiccava contro la terra coperta di foglie. L'effetto della Pozione Polisucco stava svanendo: Ron aveva un aspetto a metà tra Cattermole e se stesso, e i capelli gli diventavano sempre più rossi via via che
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Harry rimase a guardare inorridito, mentre lei squarCiava la camiCia di
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Ron. Aveva sempre pensato che Spaccarsi fosse qualcosa di buffo, ma questo... Sentì una contrazione alle viscere quando Hermione scoprì il bracCio di Ron, a cui mancava un bel pezzo di carne, tagliato via di netto come da un coltello.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «AcCio dittamo!»
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Una bottiglietta marrone sfrecCiò fuori: la prese al volo e tornò di corsa da Hermione e da Ron, che aveva gli occhi socchiusi, solo due sottili strisce di bianco visibili tra le palpebre.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «È l'unica cosa che mi sento di fare» spiegò Hermione, tremante. «Ci sono incantesimi che lo ricostruirebbero completamente, ma non oso provarli, rischierei di sbagliare e fare peggio... ha già perso tanto di quel sangue...»
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «Come ha fatto? CioÈ» Harry scosse il capo, cercando di chiarirsi le idee, di capire cos'era accaduto, «perché siamo qui? Credevo che stessimo tornando in Grimmauld Place...»
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «Harry, non credo che potremo tornarCi».
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «Mentre Ci Smaterializzavamo, Yaxley mi ha afferrato e non sono riusCita a liberarmi, era troppo forte, e quando siamo arrivati a Grimmauld Place mi teneva ancora, poi... be', deve aver visto la porta, avrà pensato che Ci saremmo fermati lì, allora ha allentato la presa e io me lo sono tolto di dosso e vi ho portato qui, invece!»
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Gli occhi di lei sCintillavano di lacrime trattenute.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Inutile illudersi: aveva ragione, Harry ne era certo. Fu un duro colpo. Se Yaxley poteva entrare in casa, loro non avevano più modo di tornarCi. In questo stesso istante forse Ci stava portando altri Mangiamorte con la Materializzazione. Per quanto tetra e opprimente, quella dimora era stata il loro unico rifugio sicuro: addirittura, adesso che Kreacher era più felice e cordiale, quasi una speCie di casa. Con una fitta di rimpianto che non aveva nulla a che vedere con il Cibo, Harry immaginò l'elfo domestico affaccendato a preparare il pasticCio di rognone che loro tre non avrebbero mai mangiato.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «SCiocca, non è colpa tua! Mia, semmai...»
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «La Umbridge l'aveva incastrato nella porta del suo uffiCio, per spiare la gente. Non potevo lasCiarlo lì... Ma è così che hanno capito che c'erano degli intrusi».
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «Uno schifo» gracchiò lui in risposta, e si tastò il bracCio ferito con una smorfia.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Ron era ancora pallido e sudato. Sembrava troppo debole persino per tentare di mettersi seduto. La prospettiva di spostarlo era scoraggiante. «Per ora restiamo qui» deCise Harry.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «Se restiamo, questo posto va protetto con qualche incantesimo» rispose, e levando la bacchetta cominCiò a camminare in un ampio cerchio attorno a Harry e Ron e a mormorare formule magiche. Harry notò qualche piccolo movimento nell'aria Circostante: era come se Hermione avesse evocato un alone di calore sulla radura.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Questa volta fece a meno di infilarCi la mano e ricorse subito a un Incantesimo di Appello. La tenda affiorò in un groviglio bitorzoluto di tela, corda e picchetti. Harry la riconobbe, anche per l'odore di gatto: era la stessa in cui avevano dormito la sera della Coppa del Mondo di Quidditch.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «Non era di quel tipo del Ministero, Perkins?» domandò, cominCiando a districare i picchetti.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «Non l'ha voluta indietro, la sua lombaggine è peggiorata» spiegò Hermione, tracCiando complicati disegni a otto con la bacchetta, «quindi il papà di Ron ha detto che potevo prenderla in prestito. Erecto!» aggiunse, puntando la bacchetta sulla tela sformata, che in un solo movimento fluido si sollevò in aria e si posò, perfettamente montata, davanti a uno stupefatto Harry. Dalle mani di quest'ultimo volò un picchetto che si piantò con un ultimo tonfo all'estremità di un tirante.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

    «Cave inimicum» concluse Hermione con uno svolazzo rivolto al Cielo. «Altro non so fare. Come minimo, sapremo che stanno arrivando. Non posso garantire che tengano lontano Vol...»
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «Non pronunCiare quel nome!» la interruppe Ron, aspro.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «Silente diceva che aver paura di un nome...» cominCiò Harry.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Harry e Hermione lo trasCinarono dentro la tenda. L'interno era esattamente come Harry lo ricordava: un piccolo appartamento completo di bagno e minuscola cuCina. Spostò una vecchia poltrona e fece cautamente sCivolare Ron sulla piazza inferiore di un letto a castello. Quel brevissimo spostamento l'aveva reso ancora più pallido, e quando l'ebbero sistemato sul materasso chiuse gli occhi e non parlò per un pezzo.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «FacCio il tÈ» mormorò Hermione, senza fiato. Estrasse bollitore e boccali dalle profondità della borsetta e andò in cuCina.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Harry trovò la bevanda calda piacevole quanto il Whisky Incendiario la notte della morte di Malocchio; sCiacquò via con il suo calore un po' della paura che gli palpitava nel petto. Dopo qualche minuto, Ron ruppe il silenzio.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «Con un po' di fortuna saranno riusCiti a fuggire» rispose Hermione, stringendo fra le mani il boccale bollente. «Se il signor Cattermole ha un minimo di buonsenso, avrà portato via la moglie con una Materializzazione Congiunta e saranno fuggiti dal paese con i figli. è quello che le ha detto di fare Harry».
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «Cavoli, spero che siano scappati» ribatté Ron, riappoggiandosi ai cusCini. Il tÈ gli aveva fatto bene, gli aveva reso un po' di colore. «Reg Cattermole non dev'essere sveglissimo, da come mi parlavano tutti quando ero lui. Be', spero proprio che ce l'abbiano fatta... se finiscono ad Azkaban per colpa nostra...»
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Harry si rivolse a Hermione, ma la domanda che stava per fare se il fat to che la signora Cattermole fosse priva di bacchetta poteva impedirle di Materializzarsi accanto al marito gli morì in gola. Hermione stava osservando Ron che si tormentava sul destino dei Cattermole, e c'era tanta tenerezza nel suo sguardo che a Harry parve quasi di averla sorpresa a baCiarlo.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «Ce l'hai?» ruggì Ron, puntellandosi sui cusCini. «Nessuno mi dice niente! Cavoli, potevate dirlo!»
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Era grosso come un uovo di gallina. Un'elaborata 'S' intarsiata con molte pietruzze verdi sCintillava cupamente nella luce che filtrava dal tetto della tenda.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «Ho paura di sì» rispose Hermione, riprendendolo per guardarlo da viCino. «Se fosse stato neutralizzato con la magia ne sarebbe rimasta qualche tracCia».
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Mentre parlava, lo colpì l'improvvisa consapevolezza di Ciò che aveva tra le dita, di cosa viveva dietro quelle portiCine d'oro. Anche dopo tutti gli sforzi fatti per trovarlo, provò il violento impulso di scagliare via il medaglione. Riprese il controllo e cercò di aprirlo con le dita, poi tentò con l'incantesimo che Hermione aveva usato per forzare la porta della camera di Regulus. Niente da fare. Restituì il Ciondolo a Ron e a Hermione. Entrambi fecero del loro meglio, ma non ebbero maggiore successo.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «Cosa ne facCiamo?» chiese Hermione.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «Lo teniamo al sicuro finché non avremo scoperto come distruggerlo» rispose Harry e, per quanto di malavoglia, si appese la catena al collo, nascondendo il medaglione sotto i vestiti, sul petto, accanto alla saccocCia che gli aveva regalato Hagrid.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «Dovremmo fare dei turni fuori dalla tenda» aggiunse, rivolto a Hermione. Si alzò e si stiracchiò. «E dovremo pensare anche al Cibo. Tu resta qui» intimò deCiso a Ron, che aveva cercato di mettersi seduto e aveva preso una brutta sfumatura verde.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Con lo Spioscopio che gli aveva regalato Hermione posato al centro del tavolo sotto la tenda, Harry e Hermione passarono il resto della giornata a dividersi il ruolo di sentinelle. Ma lo Spioscopio rimase silenzioso e immobile sulla sua punta. Che fosse a causa degli incantesimi di protezione e Respingi-Babbani sparsi da Hermione tutto attorno, o perché pochi si avventuravano comunque da quelle parti, la loro zona di bosco rimase deserta, eccezion fatta per qualche uccello e scoiattolo. La sera non portò novità: quando alle dieCi Harry accese la bacchetta per dare il cambio a Hermione, la scena era ancora deserta, solo pochi pipistrelli svolazzavano alti nell'unica macchia di Cielo stellato visibile dalla loro riparata radura.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Aveva fame ed era un po' stordito. Hermione non aveva infilato scorte di Cibo nella borsa magica, convinta che sarebbero tornati a Grimmauld Place quella notte. Quindi non avevano mangiato altro che qualche fungo selvatico raccolto da Hermione tra gli alberi viCini e cotto in una gavetta. Dopo pochi bocconi, Ron aveva spinto da parte il suo piatto, nauseato; Harry si era impegnato a finire solo per non ferire i sentimenti di Hermione.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Il silenzio tutto intorno era rotto da occasionali frusCii e dal rumore di rametti spezzati; Harry pensò che dovevano essere animali più che persone, però teneva la bacchetta pronta. La sua panCia, già provata dall'inadeguata razione di funghi gommosi, brontolava di disagio.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Era convinto che una volta recuperato l'Horcrux sarebbe stato euforico, ma non era così; lì seduto a fissare il buio, di cui la bacchetta accesa rischiarava solo una minuscola parte, l'unica cosa che provava era ansia per il futuro. Era come se da settimane, mesi, forse perfino anni non avesse fatto che preCipitare verso quel momento, ma adesso era arrivato a un vicolo Cieco, aveva finito la strada.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

    C'erano altri Horcrux da qualche parte, ma non aveva la più pallida idea di dove potessero essere. Non sapeva nemmeno quali fossero. Nel frattempo non era in grado di distruggere il solo che avevano trovato, l'Horcrux che in quel momento era posato sul suo petto nudo. Curiosamente, non aveva preso calore dal suo corpo, ma era così freddo contro la pelle che sembrava appena usCito dall'acqua ghiacCiata. Ogni tanto Harry pensava, o forse immaginava, di sentire il minuscolo battito irregolare accanto al suo.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Innominabili presagi lo assalirono nel buio: tentò di resistere, di respingerli, ma quelli tornavano implacabili. Nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive. Ron e Hermione, che ora stavano parlando piano nella tenda, potevano andarsene se volevano: lui no. E mentre cercava di tenere a bada paura e stanchezza, gli parve che l'Horcrux che aveva sul petto col suo ticchettio scandisse il tempo che gli restava... Che idea stupida, si disse, non pensarCi...
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   La Cicatrice prese a pizzicare di nuovo. Temette che fosse a causa di quei pensieri e cercò di rivolgerli altrove. Pensò al povero Kreacher, che aveva atteso il loro ritorno e invece si era visto arrivare Yaxley. L'elfo avrebbe tenuto la bocca chiusa o avrebbe rivelato al Mangiamorte tutto quello che sapeva? Harry voleva credere che Kreacher fosse cambiato nell'ultimo mese, che sarebbe stato leale, ora, ma chi poteva dirlo? E se i Mangiamorte l'avessero torturato? Orribili immagini gli si affollarono nella mente e Harry tentò di respingere anche quelle, perché non poteva far nulla per Kreacher: lui e Hermione avevano già deCiso di non tentare di Appellarlo; se con lui fosse comparso anche qualcuno del Ministero? Non potevano giurare che la Materializzazione elfica fosse immune allo stesso problema che aveva condotto Yaxley in Grimmauld Place attaccato alla manica di Hermione.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   La Cicatrice adesso bruCiava. C'erano tante cose che non sapevano: Lupin aveva ragione quando parlava di magia mai immaginata. Perché Silente non aveva spiegato di più? Aveva pensato che Ci sarebbe stato il tempo; che sarebbe vissuto per anni, per secoli, forse, come il suo amico Nicolas Flamel? In tal caso si era sbagliato... Ci aveva pensato Piton... Piton, la serpe in seno, che aveva colpito in Cima alla Torre...
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   La voce di Harry era acuta, chiara e fredda; una mano bianca dalle lunghe dita reggeva la bacchetta. L'uomo contro cui la puntava era appeso a testa in giù, ma non c'erano funi a tenerlo; dondolava, avvolto da nodi in visibili e sovrannaturali, le bracCia strette al corpo, il volto terrorizzato, alla stessa altezza di quello di Harry, rosso per il sangue affluito alla testa. Aveva i capelli bianchissimi e una folta barba cespugliosa: un Babbo Natale legato.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Ora Harry correva lungo un corridoio buio nella sCia del tozzo Gregorovich, che reggeva una lanterna; entrò nella stanza in fondo al corridoio e la lanterna illuminò un laboratorio; truCioli e oro brillavano nella pozza di luce dondolante, e lì, sul davanzale della finestra, stava appollaiato come un enorme uccello un giovane dai capelli biondi. Nell'istante in cui la luce della lanterna lo investì, Harry vide la gioia sul suo bel volto, poi l'intruso scagliò uno Schiantesimo e fece un tuffo preCiso all'indietro, lanCiandosi dalla finestra con un grido di giubilo.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Harry uscì di nuovo da quelle enormi pupille simili a tunnel e il volto di
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Aprì gli occhi, ansante, la fronte che pulsava. Era svenuto contro il fianco della tenda; era sCivolato sulla tela e adesso era disteso a terra. Guardò Hermione; il suo cespuglio di capelli oscurava la piccola macchia di Cielo visibile attraverso i rami scuri in alto.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «Un sogno» mormorò, rizzandosi a sedere in fretta e tentando di opporre allo sguardo acCigliato di Hermione un'espressione innocente. «Devo essermi addormentato, scusa».
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «Lo so che è stata la Cicatrice! Lo vedo dalla tua facCia! Stavi guardando dentro la mente di Vol...»
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «Non pronunCiare quel nome!» dalla tenda arrivò la voce rabbiosa di Ron.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «Non l'ho voluto io!» si difese Harry. «È stato un sogno! Tu riesCi a controllare i tuoi sogni, Hermione?»
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «Ha trovato Gregorovich, Hermione, e credo che l'abbia ucCiso, ma prima gli ha letto nella mente e ho visto...»
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «È meglio che facCia io la guardia, se sei così stanco da addormentarti» replicò Hermione, gelida.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   E si mise a sedere all'imboccatura della tenda con aria ostinata. Arrabbiato, ma deCiso a evitare una lite, Harry si chinò ed entrò.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Il volto ancora pallido di Ron sbucava dal letto in basso; Harry si arrampicò su quello di sopra, si distese e guardò il buio soffitto di tela. Dopo qualche istante, Ron parlò a voce bassa per non farsi sentire da Hermione, accucCiata all'ingresso.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Le doghe di legno del letto di Ron Cigolarono.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Fino a poco prima era sicuro che Voldemort stesse cercando un modo per aggirare il problema dei nuclei gemelli, sicuro che dal vecchio fabbricante sperasse di avere la soluzione... invece l'aveva ucCiso, e senza fargli una sola domanda sull'arte delle bacchette.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Che cosa voleva Voldemort? Perché, col Ministero e il mondo magico ai suoi piedi, era andato così lontano a cercare un oggetto che una volta era appartenuto a Gregorovich e che era stato rubato dal ladro sconosCiuto?
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Con Gregorovich morto, adesso era il ladro dalla facCia allegra a essere in pericolo, e fu su di lui che indugiarono i pensieri di Harry, mentre il russare di Ron cominCiava a risuonare dal letto di sotto e anche lui ricadeva nel sonno.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   La mattina seguente, prima che gli altri due si svegliassero, Harry uscì dalla tenda e andò a cercare l'albero più vecchio, contorto e robusto del bosco. Alla sua ombra seppellì l'occhio di Malocchio Moody e segnò il posto inCidendo con la bacchetta una piccola croce nella cortecCia. Non era molto, ma sentiva che Malocchio lo avrebbe di gran lunga preferito a restare incastonato nella porta di Dolores Umbridge. Poi tornò alla tenda e attese di discutere con gli altri sul da farsi.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Harry e Hermione erano dell'idea che fosse meglio non fermarsi lì trop po a lungo e Ron fu d'accordo, a patto che il prossimo spostamento li portasse a tiro di un panino con la pancetta. Hermione rimosse gli incantesimi che aveva piazzato attorno alla radura mentre Ron e Harry cancellavano tutte le tracce che avrebbero potuto rivelare il loro passaggio. Poi si Smaterializzarono fino ai sobborghi di una Cittadina che ospitava un mercato.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Dopo che ebbero montato la tenda al riparo di una piccola macchia d'alberi e Circondato il luogo di nuovi incantesimi di protezione, Harry si avventurò alla ricerca di Cibo, nascosto sotto il Mantello dell'Invisibilità. Ma la spedizione non andò come previsto. Era appena entrato in Città quando un gelo innaturale, una foschia opprimente e l'improvviso oscurarsi del Cielo lo inchiodarono dov'era.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Non Ci sono riusCito...» ansimò, massaggiandosi la milza dolorante. «Non È... venuto».
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Le loro espressioni deluse e costernate lo fecero vergognare. Era stata un'esperienza da incubo vedere i Dissennatori sCivolar fuori dalla nebbia in lontananza e capire, mentre il freddo paralizzante gli gelava i polmoni e un urlo remoto gli riempiva le orecchie, che non sarebbe riusCito a difendersi. Gli Ci era voluta un'enorme forza di volontà per staccarsi da lì e correre via, lasCiando i Ciechi Dissennatori a veleggiare tra i Babbani che forse non potevano vederli, ma di certo avvertivano la disperazione che diffondevano al loro passaggio.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «E così siamo sempre senza Cibo».
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «TaCi, Ron» sbottò Hermione. «Harry, com'È successo? Perché non sei riusCito a evocare il tuo Patronus? Ieri ti è venuto benissimo!»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Ron diede un calCio alla gamba di una sedia.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Allora vai tu a farti largo tra i Dissennatori» ribatté Harry, offeso. «Ci andrei, ma ho il bracCio immobilizzato, se non te ne sei accorto!» «Molto comodo».
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Harry» mormorò lei, accovacCiandosi davanti a lui e adoperando il tono che si usa quando si visita un ammalato grave, «non credi che ti abbia posseduto, vero?»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Cosa? No» rispose lui, sulla difensiva. «Ricordo tutto quello che abbiamo fatto da quando me lo sono messo. Se fossi stato posseduto non saprei cos'ho fatto, no? Ginny mi ha detto che a volte non riusCiva a ricordare niente».
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Mmm» fece Hermione, osservando il pesante Ciondolo. «Be', forse non dovremmo portarlo. Possiamo tenerlo nella tenda».
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Non lasceremo in giro quell'Horcrux» dichiarò Harry deCiso. «Se lo perdiamo, se ce lo rubano...»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Va bene, va bene» acconsentì Hermione; se lo infilò al collo e lo nascose sotto la camiCia. «Ma lo porteremo a turno, in modo che nessuno lo tenga troppo a lungo».
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Grandioso» sbottò Ron, irritato, «e adesso che abbiamo deCiso, per favore possiamo andare a prendere da mangiare?»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Alla fine si sistemarono per la notte in un grande campo viCino a una fattoria solitaria, dove riusCirono a procurarsi uova e pane.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Non è rubare, vero?» chiese Hermione preoccupata mentre divoravano uova strapazzate e pane tostato. «Ho lasCiato i soldi nel pollaio».
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   E in verità era molto più faCile rilassarsi a panCia piena: la discussione sui Dissennatori fu dimenticata tra le risate e Harry si sentiva allegro, quasi
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

    speranzoso, quando cominCiò il primo dei tre turni di guardia.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Fu il loro primo incontro col fatto che lo stomaco pieno voleva dire buonumore, lo stomaco vuoto battibecchi e depressione. Harry fu il meno sorpreso, perché dai Dursley qualche volta aveva rischiato di morire di fame. Hermione sopportava abbastanza bene le sere in cui non riusCivano a raccattare altro che bacche o biscotti muffiti: diventava solo un po' più impaziente del solito e si chiudeva in silenzi cupi. Ron, invece, era sempre stato abituato a tre deliziosi pasti al giorno, grazie a sua madre o agli elfi domestiCi di Hogwarts, e la fame lo rendeva irragionevole e irasCibile. Ogni volta che la mancanza di Cibo coinCideva col suo turno di portare l'Horcrux, diventava deCisamente sgradevole.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Secondo quanto Silente aveva detto a Harry, Voldemort aveva nascosto gli Horcrux in luoghi per lui importanti, perCiò continuavano a reCitare, in una sorta di tetra litania, i posti dove sapevano che Voldemort era vissuto o era stato. L'orfanotrofio in cui era nato e cresCiuto; Hogwarts, dove aveva ricevuto un'istruzione; Magie Sinister, dove aveva lavorato dopo la scuola; poi l'Albania, dove aveva trascorso gli anni dell'esilio: queste erano le basi delle loro ipotesi.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Ma sì, andiamo in Albania. Non Ci vorrà più di un pomeriggio per frugare tutto il paese» commentò Ron, sarcastico.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Non può esserCi nulla laggiù. Aveva già creato Cinque Horcrux prima dell'esilio e Silente era sicuro che il serpente fosse il sesto» spiegò Hermione. «Sappiamo che il serpente non è in Albania, di solito sta con V oi...»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Harry. L'aveva già detto parecchie volte ma lo ripeté solo per rompere quel silenzio carico di tensione. «Sinister e Burke erano esperti di oggetti Oscuri, avrebbero riconosCiuto subito un Horcrux».
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Sì, la sua scuola! è stata la sua prima vera casa, il posto che significava che lui era speCiale, voleva dire tutto per lui, e anche dopo che andò via...»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Ci hai detto che Tu-Sai-Chi chiese a Silente di dargli un incarico dopo che se n'era andato» riprese Hermione.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Va bene» concluse Harry, sconfitto. «LasCiamo perdere Hogwarts».
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Hermione entrò di soppiatto in una biblioteca e scoprì dai registri che l'edifiCio era stato demolito molti anni prima. Andarono a vedere e si trovarono davanti a un palazzo di uffiCi.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

    sempre fuggire, non vi avrebbe mai celato una parte della sua anima. Silente gli aveva mostrato che Voldemort cercava magnificenza o nobiltà mistica nei suoi nascondigli; quello squallido, grigio angolo di Londra era quanto di più lontano da Hogwarts si potesse immaginare, o dal Ministero, o da un edifiCio come la Gringott, la banca magica, con le sue porte d'oro e i pavimenti di marmo.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Senza nuove idee, continuavano a spostarsi nella campagna, piantando per sicurezza la tenda ogni sera in un posto diverso. Ogni mattina controllavano di aver rimosso tutte le tracce del loro passaggio, poi partivano alla ricerca di un altro luogo solitario e isolato, Materializzandosi in altri boschi, negli anfratti ombrosi delle falesie, in brughiere violette, sulle pendiCi di monti coperte di ginestre e, una volta, in una cala riparata e sassosa. Ogni dodiCi ore si passavano l'Horcrux come se stessero giocando una perversa partita di patata bollente al rallentatore, nella quale temevano che la musica si fermasse perché la penitenza erano altre dodiCi ore di paura e tensione.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   La Cicatrice di Harry continuava a fargli male. Notò che succedeva più spesso, quando portava l'Horcrux. A volte non riusCiva a nascondere il dolore.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Una facCia» rispondeva sempre Harry. «La stessa facCia. Il ladro che ha derubato Gregorovich».
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   E Ron si voltava, senza nascondere la delusione. Harry sapeva che sperava di avere notizie della sua famiglia, o del resto dell'Ordine della Fenice, ma dopotutto lui, Harry, non era un'antenna televisiva; vedeva solo quello che stava pensando Voldemort in quel momento, non poteva sintonizzarsi su quello che gli pareva. Evidentemente Voldemort si soffermava senza posa sul giovane ignoto dalla facCia allegra, e Harry era certo che nemmeno lui ne conoscesse nome e indirizzo. Poiché la Cicatrice continuava a bruCiare e il gioioso ragazzo biondo galleggiava tentatore nella sua memoria, Harry imparò a reprimere ogni segno di dolore o disagio, perché gli altri due non mostravano altro che impazienza alla sola menzione del ladro. Non poteva del tutto biasimarli, visto il loro disperato bisogno di un indizio sugli Horcrux.
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   I giorni diventarono settimane e Harry cominCiò a sospettare che Ron e Hermione parlassero di lui alle sue spalle. Spesso tacevano di colpo quando entrava nella tenda e due volte li sorprese rannicchiati viCini, a sussurra re fitto fitto; tutte e due le volte si zittirono quando lo videro avviCinarsi e si misero frettolosamente a raccogliere legna o a cercare l'acqua.
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   Harry non poteva fare a meno di chiedersi se avessero accettato di seguirlo in quel viaggio, che ora sembrava inutile e inconcludente, solo perché erano convinti che lui avesse un piano segreto, che avrebbero appreso a tempo debito. Ron non provava nemmeno più a nascondere il malumore e Harry cominCiava a temere che anche Hermione fosse delusa dalla sua scarsa attitudine al comando. Disperato, cercò di pensare ad altri possibili nascondigli per gli Horcrux, ma gli veniva in mente sempre e solo Hogwarts, e siccome nessuno degli amiCi lo riteneva un luogo probabile, smise di suggerirlo.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   L'autunno si distese sulla campagna: ormai montavano la tenda sopra mucchi di foglie cadute. Le foschie naturali si aggiungevano a quelle provocate dai Dissennatori; vento e pioggia moltiplicarono i loro disagi. Il fatto che Hermione fosse sempre più abile nel riconoscere i funghi mangerecCi non compensava il protratto isolamento, la mancanza della compagnia di altre persone, e la totale ignoranza di come stava andando la guerra contro Voldemort.
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   «Mia madre» osservò Ron una sera, sulla riva di un fiume gallese, «sa far apparire del buon Cibo dal nulla».
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   Punzecchiò di malavoglia i grumi di pesce grigio bruCiacchiato sul piatto. Harry guardò automaticamente il collo di Ron e, come aveva previsto, vide sCintillare la catena d'oro dell'Horcrux. Cercò di reprimere l'impulso di insultarlo, sapendo che il suo atteggiamento sarebbe un po' migliorato al momento di togliersi il medaglione.
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   «Tua madre non può far apparire il Cibo dal nulla» puntualizzò Hermione. «Nessuno può farlo. Il Cibo è la prima delle Cinque PrinCipali Eccezioni alla Legge di Gamp sulla Trasfigurazione degli Eleme...»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «È impossibile fare del buon Cibo dal nulla! Puoi Appellarlo se sai dov'È, puoi trasformarlo, puoi moltiplicare la quantità se ne hai già un po'...»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Harry ha preso il pesce e io ho fatto del mio meglio! Ho notato che alla fine sono sempre io a occuparmi del Cibo; sarà perché sono una femmina, immagino!»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «No, è perché tu dovresti essere la più brava a fare magie!» replicò Ron. Hermione balzò in piedi facendo cadere a terra pezzi di lucCio arrostito
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «CuCina tu, domani, Ron, trova tu gli ingredienti e prova un po' a incantarli in qualcosa di commestibile; intanto io starò qui a fare smorfie e a lamentarmi, e vedrai come...»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Tese l'orecchio, concentrato, le mani ancora levate per farli tacere. Poi, sopra il gorgoglio del fiume scuro, udì altre voCi. Guardò lo Spioscopio. Era immobile.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Ho fatto tutto» mormorò lei in risposta. «Muffliato, Respingi-Babbani e Incantesimi di Disillusione, tutti. Non dovrebbero sentirCi né vederCi, di chiunque si tratti».
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   Un pesante scalpicCio e il rumore di pietre e rami spostati dissero loro che diverse persone stavano scendendo lungo il ripido pendio boscoso che conduceva alla stretta riva dove avevano montato la tenda. Estrassero le bacchette, in attesa. Gli incantesimi che avevano distribuito tutto attorno sarebbero dovuti bastare, nel buio quasi totale, a nasconderli da Babbani, maghi e streghe ordinari. Se invece si trattava di Mangiamorte, forse le loro difese stavano per essere messe alla prova per la prima volta dalla Magia Oscura.
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   Quando il gruppo raggiunse la riva le voCi si fecero più forti ma non più comprensibili. Harry calcolò che dovevano essere a Cinque o sei metri di distanza, ma il fragore del fiume rendeva impossibile dirlo con certezza. Hermione afferrò la borsetta di perline e vi frugò dentro; dopo un attimo ne estrasse tre Orecchie Oblunghe e ne gettò una per Ciascuno a Harry e Ron, che s'infilarono in fretta le estremità dei fili color carne nelle orecchie e spinsero gli altri capi fuori dalla tenda.
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   «Ci dovrebbero essere dei salmoni qui, o la stagione non è ancora cominCiata? AcCio salmone!»
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   Si udirono tonfi e schizzi, poi il rumore di pesCi che sbattevano. Qualcuno grugnì soddisfatto. Harry premette più a fondo l'Orecchio Oblungo dentro il proprio; sopra il mormorio del fiume distinse altre voCi, ma non parlavano inglese né un'altra lingua umana a lui nota. Era un linguaggio rozzo e dissonante, una sequenza di rumori rauchi e gutturali, e sembrava che
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   «Ecco, UnCi-unCi, GonCi».
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   «Allora, da quand'È che siete in fuga, voi tre?» chiese una nuova voce, pastosa e piacevole; sembrava vagamente familiare a Harry, che si figurò un uomo con la panCia tonda e il volto allegro.
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   «Sei settimane... sette... non ricordo» rispose l'uomo stanco. «Ho incontrato prima UnCi-unCi e Ci siamo uniti a GonCi non molto tempo dopo. è bello avere un po' di compagnia». Una pausa, mentre i coltelli grattavano sui piatti e i boccali di latta venivano sollevati e posati di nuovo a terra. «E tu, come mai sei andato via, Ted?» riprese l'uomo.
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   «Sapevo che sarebbero venuti a prendermi» rispose la voce pastosa di Ted, e Harry lo riconobbe: era il padre di Tonks. «Ho sentito che c'erano dei Mangiamorte in zona la settimana scorsa e ho deCiso che era meglio darsela a gambe. Ho rifiutato di registrarmi come Nato Babbano per prinCipio, quindi era solo questione di tempo, sapevo che alla fine avrei dovuto scappare. Mia moglie dovrebbe essere tranquilla, lei è Purosangue. E poi ho incontrato Dean, cos'È stato, qualche giorno fa, ragazzo?»
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   «Sì» fece un'altra voce. Harry, Ron e Hermione si fissarono, zitti, ma fuori di sé per l'emozione, certi di aver riconosCiuto Dean Thomas, il loro compagno di Grifondoro.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Non lo so» rispose Dean. «Mio padre ha lasCiato mia madre quando ero piccolo. Non ho prove che fosse un mago».
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Infatti» confermò Dirk. «Ero sulla strada di Azkaban ma sono scappato: ho Schiantato Dawlish e gli ho rubato la scopa. è stato più faCile del previsto; credo che al momento non sia in gran forma. Forse è Confuso. Se è così, vorrei stringere la mano al mago o alla strega che l'ha fatto: probabilmente mi ha salvato la vita».
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «E tu, UnCi-unCi
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Aggiunse qualcosa sottovoce in Goblinese e GonCi rise.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Ha detto» spiegò Dirk «che Ci sono cose che anche i maghi non riconoscono».
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Mi sono preso la mia piccola rivinCita prima di andarmene» rispose
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   UnCi-unCi in inglese.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Se anche l'avessi fatto, la spada non l'avrebbe aiutato a usCirne» ribatté UnCi-unCi. GonCi rise di nuovo e perfino Dirk fece una risatina secca.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Anche a Severus Piton, però lui non lo sa» ribadì UnCi-unCi, e i due folletti scoppiarono in una risata maligna.
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   «Non credo proprio» ridacchiò Dirk. «A me l'ha raccontato UnCi-unCi: l'ha saputo da Bill Weasley, che lavora per la banca. Tra i ragazzi che hanno tentato il colpo c'era sua sorella».
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Lei e un paio di suoi amiCi sono entrati nello studio di Piton e hanno fracassato la teca dove teneva la spada. Piton li ha sorpresi mentre cercavano di portarla di nascosto giù dalle scale».
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Ah, il Cielo li benedica» sospirò Ted. «Cosa credevano, di poterla usare contro Voi-Sapete-Chi? O contro Piton, magari?»
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   «Be', qualunque cosa avessero in mente, Piton ha deCiso che la spada non era al sicuro lì dove stava» continuò Dirk. «Passano un paio di giorni, il tempo di avere il parere di Voi-Sapete-Chi, immagino, e la manda a Londra perché venga custodita alla Gringott».
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   I folletti ricominCiarono a ridere.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «È un falso» rispose UnCi-unCi con voce roca.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Non c'era motivo di turbarli con questa informazione» ribatté UnCiunCi compiaCiuto, e stavolta Ted e Dean si unirono alle risate di GonCi e Dirk.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Dentro la tenda, Harry chiuse gli occhi, sperando che qualcuno facesse la domanda di cui desiderava conoscere la risposta, e dopo un minuto che ne sembrava dieCi, Dean la fece: anche lui (Harry ricordò con uno spasimo) era un ex fidanzato di Ginny.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Oh, sono stati puniti, e molto duramente» rispose UnCi-unCi con noncuranza.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Ma stanno bene?» s'inserì Ted. «Voglio dire, Ci manca solo che i Weasley abbiano un altro figlio ferito!»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

    «Non hanno subito lesioni gravi, per quello che so» rispose UnCi-unCi.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Tu credi a quella storia, Ted?» chiese Dirk. «Credi che sia stato Piton a ucCidere Silente?»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «DiffiCile sapere a cosa credere, di questi tempi» borbottò Dirk.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Sì, c'È un sacco di gente che vorrebbe crederlo, figliolo» ribatté Dirk, «me compreso. Ma dov'È? è scappato, a quanto pare. Insomma, se sapesse qualcosa che noi non sappiamo o avesse in mente qualcosa di speCiale, sarebbe a combattere, a organizzare la resistenza, invece di nascondersi. E il Profeta è stato piuttosto convincente contro di lui...»
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   Un'improvvisa esplosione di tosse e conati, accompagnati da un bel po' di colpi: Dirk doveva aver ingoiato una lisca. Infine riuscì a farfugliare: «Il Cavillo? Quel fogliacCio pazzoide di Xeno Lovegood?»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Non è poi tanto pazzoide di questi tempi» ribatté Ted. «Dovresti dargli un'occhiata. Xeno pubblica tutta la roba che il Profeta ignora, nell'ultimo numero non c'era nemmeno una riga sui RicCiocorni Schiattosi. Per quanto tempo glielo lasceranno fare, non lo so. Ma Xeno dice, in prima pagina su ogni singolo numero, che qualunque mago sia contro Voi-Sapete-Chi dovrebbe cercare di aiutare Harry Potter».
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «DiffiCile aiutare un ragazzo che è sparito dalla facCia della terra» osservò Dirk.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Sì, be', su questo hai ragione» ammise Dirk in tono grave. «Fra tutto il Ministero e i suoi informatori sulle sue tracce, pensavo che l'avessero già preso. Ma chi Ci dice che non l'abbiano già catturato e ucCiso senza diffondere la notizia?»
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    risalire l'argine. DeCisero che gli alberi li avrebbero riparati di più, spensero il fuoco e si arrampicarono su per il pendio. Le loro voCi svanirono in lontananza.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Harry, Ron e Hermione riavvolsero le Orecchie Oblunghe. Harry, che origliando aveva fatto molta fatica a restare zitto, ora non riusCiva a dire altro che «Ginny... la spada...»
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   «Ci sono!» esclamò Hermione.
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   Afferrò la borsetta di perline e questa volta vi infilò il bracCio fino all'ascella.
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   «Un 'per favore' apre mille porte» sentenziò una voce fredda e sprezzante, e Phineas Nigellus sCivolò dentro il ritratto. Hermione gridò subito: «Obscuro!»
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   «Togliete subito questa sudiCia aggiunta! Toglietela, vi dico! State rovinando una grande opera d'arte! Dove sono? Che cosa succede?»
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   «Ah» fece Phineas Nigellus, girando la testa da un lato e dall'altro sperando di scorgerlo, «sì. Quella sCiocca ragazza si è comportata in modo assai dissennato...»
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   «Non parli così di mia sorella» lo interruppe Ron in tono rude. Phineas Nigellus inarcò le sopracCiglia, sprezzante.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Chi altri è qui?» chiese, voltando ancora la testa. «Il tuo tono mi irrita! La ragazza e i suoi amiCi sono stati estremamente sconsiderati. Rubare al Preside!»
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   «Non stavano rubando» preCisò Harry. «Quella spada non è di Piton».
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   «Appartiene alla scuola del professor Piton» ribatté Phineas Nigellus. «Quale diritto può vantare su di essa quella Weasley, di grazia? Si è meritata la punizione, come quel gonzo di PaCiock e quella svitata della Lovegood!»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Dove mi trovo?» ripeté Phineas Nigellus, ricominCiando ad armeggiare con la benda. «Dove mi avete portato? Perché mi avete rimosso dalla casa dei miei antenati?»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Era sollevato; si era immaginato una sfilza di orrori, la Maledizione CruCiatus come minimo.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Questi figli di Babbani...» commentò. «Le armi forgiate dai folletti non hanno bisogno di manutenzione, sCiocca ragazza. L'argento dei folletti respinge il volgare sporco, assorbe solo Ciò che lo fortifica».
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Non dia della sCiocca a Hermione» intervenne Harry.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Ancora bendato, tastò il lato della cornice, cercando l'usCita dal quadro per tornare in quello appeso a Hogwarts. Harry ebbe un'ispirazione improvvisa.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Silente! Non può portarCi Silente?»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Evidentemente non solo i figli dei Babbani sono ignoranti, Potter. I ritratti di Hogwarts possono comunicare l'uno con l'altro, ma non possono usCire dal castello se non per far visita a un ritratto gemello appeso in un altro luogo. Silente non può venire qui con me e, dopo il trattamento che mi avete riservato, posso garantirvi che nemmeno io tornerò a farvi visita!»
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   «Professor Black» tentò Hermione, «potrebbe dirCi soltanto, per favore, quando è stata l'ultima volta che la spada è stata tolta dalla sua teca? Prima che la prendesse Ginny, CioÈ?»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Credo che l'ultima volta che ho visto la spada di Grifondoro usCire dalla sua teca sia stato quando il professor Silente l'ha usata per spezzare un anello».
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   Hermione si voltò di scatto verso Harry. Nessuno dei due osò aggiungere nulla davanti a Phineas Nigellus, che finalmente aveva trovato l'usCita.
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   La facCia bendata di Phineas Nigellus fece di nuovo capolino nel quadro. «Il professor Piton ha cose più importanti a cui pensare che alle molte stravaganze di Albus Silente. Addio, Potter!»
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   E con questo sparì, lasCiandosi alle spalle solo lo sfondo color fango. «Harry!» gridò Hermione.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «La spada può distruggere gli Horcrux! Le lame forgiate dai folletti assorbono solo Ciò che le fortifica... Harry, quella spada è impregnata di veleno di Basilisco!»
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   «... e deve aver capito che non te l'avrebbero lasCiata se l'avesse messa nel testamento...»
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   Si guardarono; Harry sentiva che la risposta penzolava invisibile sopra di loro, tentatrice e viCina. Perché Silente non gliel'aveva detto? O invece gliel'aveva detto, ma Harry non aveva capito?
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   «Rifletti!» sussurrò Hermione. «Rifletti! Dove avrebbe potuto lasCiarla?»
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   «Non a Hogwarts» rispose Harry, riprendendo la marCia.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Nella Stamberga Strillante?» propose Harry. «Non Ci entra mai nessuno».
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Silente avesse qualche riserva, per quanto labile, su Piton. «Allora avrà nascosto la spada ben lontano da Hogsmeade! Cosa ne diCi, Ron? Ron!»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Harry si guardò intorno. Per uno sconcertante momento pensò che Ron fosse usCito dalla tenda, poi si accorse che era disteso nell'ombra nel letto in basso, impietrito.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Sulla tela sopra le loro teste si udirono delle gocce. Era cominCiato a piovere.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Non è che non mi stia divertendo da pazzi, qui» continuò Ron, «sai, tra il bracCio maCiullato, niente da mangiare, e il sedere gelato tutte le notti. Speravo solo, ecco, che dopo settimane che giriamo in tondo magari avremmo ottenuto qualche risultato».
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Harry. La rabbia lo stava caricando. «Credevi che avremmo dormito in alberghi a Cinque stelle? Che avremmo trovato un Horcrux ogni due giorni? Credevi che saresti tornato da mammina per Natale?»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   La pioggia martellava sulla tela, le lacrime cadevano sul volto di Hermione, e l'entusiasmo di qualche momento prima era svanito come se non Ci fosse mai stato, un effimero fuoco d'artifiCio che era esploso e si era spento, lasCiando tutto buio, freddo e bagnato. La spada di Grifondoro era nascosta chissà dove, loro erano solo tre ragazzi in una tenda e l'unico risultato che avevano ottenuto era di non essere morti, per ora.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Sì, forse Ci vado!» urlò Ron, facendo qualche passo verso Harry, che non arretrò. «Non hai sentito che cosa hanno detto di mia sorella? Ma per te conta come un peto di topo, vero, è solo la Foresta Proibita, Harry Neho-Viste-di-Peggio Potter se ne frega di cosa le succede là dentro, be', a me invece importa, va bene, ragni giganti e altre pazzie...»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «... sì, ho capito, te ne sbatti! E il resto della mia famiglia? 'Ci manca solo che i Weasley abbiano un altro figlio ferito', hai sentito?»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Ah, sei sicura, eh? Bene, allora non Ci penso più. Voi due siete tranquilli, coi genitori al sicuro...»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Protego!» gridò, e uno scudo invisibile si dilatò tra lei e Harry da una parte e Ron dall'altra; tutti e tre furono costretti a indietreggiare dalla forza dell'incantesimo e Harry e Ron si scambiarono sguardi feroCi dai due lati della barriera trasparente, come se per la prima volta si vedessero davvero. Harry provava un odio bruCiante per Ron: qualcosa si era rotto tra loro.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «LasCia qui l'Horcrux» ordinò Harry.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Al risveglio, passarono alcuni istanti prima che Harry ricordasse l'accaduto. Poi nutrì la speranza infantile che fosse stato un sogno, che Ron fosse ancora lì e non se ne fosse mai andato. Ma voltando la testa sul cusCino vide il letto vuoto. Attirava il suo sguardo come l'avrebbe fatto un cadavere: balzò giù dal letto, cercando di non guardarlo. Hermione, che era già affaccendata in cuCina, non gli diede il buongiorno, ma distolse il viso in
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Fecero colazione in silenzio. Hermione aveva gli occhi gonfi e rossi e la facCia di chi non ha dormito. Fecero i bagagli, e lei Ci mise molto tempo. Harry sapeva perché; diverse volte la vide alzare lo sguardo speranzosa e capì che si era illusa di aver sentito dei passi nella pioggia, ma tra gli alberi non apparve nessuna figura con i capelli rossi. Ogni volta Harry faceva come lei: si girava (perché non poteva evitare di nutrire qualche piccola speranza anche lui) e non vedeva altro che boschi spazzati dall'acqua e sentiva dentro un'altra piccola esplosione di rabbia. Udiva di nuovo Ron: 'Pensavamo che tu sapessi cosa stavi facendo!' e riprendeva a fare i bagagli con un nodo nello stomaco.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Il fiume fangoso accanto a loro montava in fretta: ben presto avrebbe inondato la riva. Avevano indugiato una buona ora più del solito. Infine, dopo aver vuotato e riempito la borsetta di perline per ben tre volte, Hermione non riuscì a trovare altre scuse per trattenersi: lei e Harry si presero per mano e si Smaterializzarono per riapparire su un colle frustato dal vento e coperto d'erica.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Appena arrivati, Hermione lasCiò la mano di Harry e si allontanò per sedersi su un grosso masso, il volto sulle ginocchia, scossa dai singhiozzi. Lui la guardò, pensando che avrebbe dovuto andare a consolarla, ma qualcosa lo teneva inchiodato dov'era. Dentro si sentiva tutto freddo e teso: vide di nuovo la facCia sprezzante di Ron. Prese a camminare nell'erica, tracCiando un ampio cerchio intorno a Hermione, reCitando gli incantesimi che di solito formulava lei per proteggerli.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Non parlarono di Ron nei giorni che seguirono. Harry era deCiso a non nominarlo mai più e Hermione evidentemente capiva che era inutile insistere, anche se a volte, di notte, quando era convinta che lui dormisse, Harry la sentiva piangere. Intanto lui aveva preso l'abitudine di aprire la Mappa del Malandrino e di esaminarla alla luce della bacchetta. Aspettava il momento in cui il puntino con il cartiglio che diceva 'Ron' fosse ricomparso nei corridoi di Hogwarts, dimostrando che era tornato al sicuro nel castello, protetto dal suo Stato di Purosangue. Ma Ron non apparve, e dopo un po' Harry si ritrovò ad aprire la Mappa solo per guardare il nome di
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

    Ginny nel dormitorio delle ragazze, chiedendosi se l'intensità con cui lo fissava riusCisse a insinuarsi nel suo sonno, se lei in qualche modo poteva sapere che lui la pensava e sperava che stesse bene.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Di giorno, si dedicavano a ipotizzare dove potesse trovarsi la spada di Grifondoro, ma più parlavano di dove Silente poteva averla nascosta, più le loro teorie si facevano disperate e azzardate. Per quanto si spremesse le meningi, Harry non riusCiva a ricordare che Silente avesse mai parlato di posti dove nascondere qualcosa. In certi momenti non sapeva se essere più arrabbiato con Ron o con Silente. Pensavamo che tu sapessi cosa stavi facendo... pensavamo che Silente ti avesse dato delle istruzioni... pensavamo che avessi un vero piano!
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   A se stesso non poteva negarlo: Ron aveva ragione. Silente l'aveva lasCiato praticamente senza nulla. Avevano scoperto un Horcrux, ma non avevano modo di distruggerlo; gli altri restavano irraggiungibili. La disperazione minacCiava di soffocarlo. Non si capaCitava, ora, della propria arroganza nell'accettare che gli amiCi lo accompagnassero in quel viaggio errabondo e inutile. Non sapeva nulla, non aveva idee, e adesso stava costantemente, dolorosamente all'erta, temendo che anche Hermione da un momento all'altro gli dicesse che era stufa, che se ne andava.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Passarono molte serate quasi in totale silenzio e Hermione incominCiò a tirar fuori il ritratto di Phineas Nigellus e appoggiarlo su una sedia, come se potesse in qualche modo riempire il vuoto lasCiato da Ron. Pur avendo dichiarato che non sarebbe mai tornato a trovarli, Phineas Nigellus non riusCiva a resistere alla tentazione di scoprire i piani di Harry e acconsentiva a ricomparire, bendato, ogni due o tre giorni. Harry era quasi lieto di vederlo, perché era una compagnia, sebbene sprezzante e sarcastica. Erano avidi di qualsiasi notizia su Hogwarts, ma Phineas Nigellus non era un informatore ideale. Venerava Piton, il primo Preside di Serpeverde da quando lui stesso aveva diretto la scuola, e dovevano stare attenti a non criticarlo o fare troppe domande impertinenti, se no Phineas Nigellus andava via all'istante.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Tuttavia lasCiò trapelare qualche dettaglio. Piton era alle prese con la costante ribellione sotterranea di uno zoccolo duro di studenti. A Ginny erano state proibite le visite a Hogsmeade. Piton aveva reintegrato il vecchio decreto della Umbridge che proibiva i raduni di tre o più studenti o qualunque organizzazione studentesca non uffiCiale.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Da tutto questo Harry dedusse che Ginny, e probabilmente Neville e Luna con lei, facevano del loro meglio per tenere in vita l'EserCito di Silente.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

    Queste scarse notizie gli susCitavano un desiderio di rivederla così intenso che gli sembrava di avere il mal di stomaco; ma lo costringevano anche a ripensare a Ron, a Silente, e alla stessa Hogwarts, che gli mancavano quasi quanto la sua ex fidanzata. Una volta, mentre Phineas Nigellus raccontava delle misure restrittive di Piton, in un istante di pura follia Harry immaginò di tornare a scuola per unirsi alla resistenza contro il nuovo Preside: essere nutrito, avere un letto morbido, e che il peso della responsabilità gravasse su altre spalle era la prospettiva più straordinaria del mondo, in quel momento. Ma poi ricordò di essere l'Indesiderabile Numero Uno, con una taglia di dieCimila galeoni sulla testa, e Hogwarts in quei tempi era pericolosa quanto il Ministero della Magia. Ed era proprio Phineas Nigellus a sottolinearlo involontariamente, buttando lì domande insidiose sul luogo in cui si trovavano Harry e Hermione. Lei lo ricacCiava nella borsetta ogni volta, dopodiché Phineas Nigellus si rifiutava invariabilmente di riapparire per diversi giorni.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Avevano già visto alberi di Natale sCintillare alle finestre di molti salotti, quando venne una sera in cui Harry deCise di proporre, di nuovo, quella che gli sembrava l'unica strada rimasta inesplorata. Avevano appena consumato una cena insolitamente piacevole: Hermione era andata al supermercato sotto il Mantello dell'Invisibilità (lasCiando cadere scrupolosamente il denaro in una cassa aperta prima di usCire) e Harry pensò che forse sarebbe stato più faCile convincerla con la panCia piena di spaghetti alla bolognese e pere sCiroppate. Aveva avuto anche l'accortezza di suggerire che per qualche ora nessuno dei due portasse al collo l'Horcrux, che era appeso in fondo al letto accanto a lui.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   «Mmm?» Era rannicchiata in una delle poltrone sfondate a leggere Le Fiabe di Beda il Bardo. Lui non riusCiva a immaginare cos'altro potesse cavare da quel libro, che non era nemmeno molto lungo, ma evidentemente stava ancora deCifrando qualcosa, perché teneva il Sillabario dei Sortilegi aperto sul bracCiolo della poltrona.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   «Guarda quel simbolo» disse, indicando in Cima a una pagina. Sopra quello che Harry dedusse essere il titolo della storia (non sapendo leggere le rune, non ne era sicuro) c'era un simbolo che sembrava un occhio triangolare, la pupilla attraversata da una riga verticale.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   «Lo so, ma questa non è una runa, nel sillabario non c'È. Finora pensavo che fosse un occhio, ma non credo! è stato fatto dopo, guarda, qualcuno l'ha disegnato, non fa parte del libro. PensaCi: non l'hai mai visto prima?»
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   «Be', come ti ho detto, secondo Krum quel disegno è inCiso su un muro di Durmstrang e l'ha fatto Grindelwald».
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Lei ricadde nella vecchia poltrona, acCigliata.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   «È molto strano. Se è un simbolo di Magia Oscura, che cosa Ci fa in un libro di storie per bambini?»
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   «Ci ho riflettuto. Io... voglio andare a Godric's Hollow».
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   «Sì» disse. «Sì, Ci ho pensato anch'io. Credo proprio che dovremmo». «Hai sentito bene?» chiese lui.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   «Ma certo. Vuoi andare a Godric's Hollow. Sono d'accordo. Credo che dovremmo. Insomma, non riesco a pensare a un altro posto dove potrebbe essere. Sarà rischioso, ma più Ci penso, più mi sembra probabile che si trovi là».
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   «Be', siccome il villaggio prende il nome da lui, pensavo che avessi fatto il collegamento» puntualizzò Hermione, molto più simile a se stessa di quanto lo fosse stata di recente; Harry quasi si aspettava che annunCiasse di voler andare in biblioteca. «Nel libro c'È un brano sul villaggio... un momento...»
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   «'Alla firma dello Statuto Internazionale di Segretezza nel 1689, i maghi entrarono in clandestinità per sempre. Fu perCiò una conseguenza naturale il formarsi di piccole comunità all'interno di altre comunità. Molti piccoli villaggi e borghi attirarono svariate famiglie magiche, che si unirono a reCiproco sostegno e protezione. I villaggi di Tinworth in Cornovaglia, Upper Flagley nello Yorkshire e Ottery St Catchpole sulla costa meridionale dell'Inghilterra furono celebri dimore di gruppi di famiglie magiche che vissero fianco a fianco con tolleranti e qualche volta Confusi Babbani. Il più celebrato di questi luoghi semimagiCi è probabilmente Godric's Hollow, il villaggio nel West Country dove nacque il grande mago Godric Grifondoro e dove Bowman Wright, fabbro magico, forgiò il primo BocCi no d'Oro. Il Cimitero pullula di nomi di antiche famiglie magiche, il che spiega senza dubbio le storie di spiriti che da secoli sono assoCiate alla piccola chiesa'.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   «Non parla di te e dei tuoi genitori» disse Hermione chiudendo il libro «perché arriva solo fino alla fine del DiCiannovesimo secolo. Ma hai capito? Godric's Hollow, Godric Grifondoro, la spada di Grifondoro: non credi che Silente si aspettasse che facessi il collegamento?»
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   «Sai...» ed esitò: non voleva pronunCiare il nome di Ron. «La prozia di
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Fu un momento diffiCile: Harry sapeva che lei aveva captato nell'aria il nome di Ron. Si affrettò a continuare: «Ha detto che Bathilda Bath abita ancora a Godric's Hollow».
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Harry considerò l'ipotesi. Bathilda era ormai molto vecchia e secondo Muriel 'rimbambita'. Possibile che Silente avesse nascosto proprio da lei la spada di Grifondoro? Se così era, Silente aveva lasCiato molto al caso: non aveva mai rivelato di aver sostituito la spada con una copia, né accennato all'amiCizia con Bathilda. Ma non era il momento di dubitare della teoria di Hermione, visto che era così inaspettatamente disposta ad assecondare il più grande desiderio di Harry.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

    «Sì, ma dobbiamo rifletterCi bene, Harry». Si raddrizzò e Harry si accorse che la prospettiva di avere di nuovo un piano aveva rinfrancato anche lei. «Dovremo allenarCi a SmaterializzarCi insieme sotto il Mantello dell'Invisibilità, per cominCiare, e forse anche gli Incantesimi di Disillusione Ci possono servire, o pensi di andare fino in fondo e usare la Pozione Polisucco? In questo caso dobbiamo rubare dei capelli a qualcuno. PensandoCi bene, credo che sia meglio, Harry: meno siamo riconosCibili e meglio È...»
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Harry la lasCiò parlare, annuendo a ogni pausa, ma la sua mente era altrove. Per la prima volta da quando aveva scoperto che la spada alla Gringott era falsa, era emozionato.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Stava per tornare a casa, nel luogo dove aveva avuto una famiglia. Era a Godric's Hollow che, se non fosse stato per Voldemort, sarebbe cresCiuto e avrebbe trascorso le vacanze scolastiche. Avrebbe potuto invitare degli amiCi a casa... forse avrebbe avuto fratelli e sorelle... sarebbe stata sua madre a preparargli la torta per i diCiassette anni. La vita che aveva perduto non gli era mai sembrata reale come adesso che stava per vedere il posto nel quale gli era stata sottratta. Dopo che Hermione fu andata a dormire, Harry sfilò piano il suo zaino dalla borsetta e prese l'album di fotografie che Hagrid gli aveva regalato tanto tempo prima. Da mesi non guardava i ritratti dei genitori, che gli sorridevano e lo salutavano con la mano dalle foto: di loro non gli restava altro.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Harry sarebbe voluto partire per Godric's Hollow il giorno dopo, ma Hermione era di un altro avviso. Convinta com'era che Voldemort si aspettasse di veder tornare Harry nel luogo dov'erano morti i suoi genitori, era deCisa ad andare solo dopo aver trovato il migliore travestimento possibile. Fu dunque un'intera settimana dopo, sottratti di nascosto i capelli necessari da Babbani ignari impegnati negli acquisti di Natale, fatte molte prove per Materializzarsi e Smaterializzarsi in due sotto il Mantello dell'Invisibilità, che Hermione acconsentì a intraprendere il viaggio.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Dovevano Materializzarsi nel villaggio di Godric's Hollow col favore dell'oscurità, perCiò era tardo pomeriggio quando bevvero la Pozione Polisucco; Harry si trasformò in un Babbano stempiato di mezza età, Hermione nella sua piccola moglie con la facCia da topo. La borsetta di perline che conteneva tutti i loro beni (a parte l'Horcrux, al collo di Harry) era infilata in una tasca interna del cappotto abbottonato di Hermione. Harry calò il Mantello dell'Invisibilità su entrambi, poi presero a vorticare un'altra volta nell'oscurità soffocante.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

    Con il cuore in gola, Harry aprì gli occhi. Erano mano nella mano in un vicolo innevato sotto un Cielo blu scuro in cui le prime stelle della notte stavano già debolmente lucCicando. Da una parte e dall'altra della stradina, c'erano villette con le finestre illuminate dalle decorazioni natalizie. Poco più avanti, un bagliore di lampioni dorati indicava il centro del villaggio.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   «TogliamoCi il Mantello» disse, e vedendo l'aria spaventata di Hermione continuò: «Oh, dai, non abbiamo il nostro vero aspetto e qui non c'È nessuno».
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Ripose il Mantello sotto il giaccone e proseguirono senza intralCio; passarono davanti ad altre villette, l'aria gelida in volto: ognuna di quelle case avrebbe potuto essere quella in cui erano vissuti una volta James e Lily, o quella in cui adesso viveva Bathilda. Harry osservò i portoni, i tetti carichi di neve e i portiCi, nella speranza di ricordarsene uno, ma sapendo che era impossibile, che aveva poco più di un anno quando aveva lasCiato quel posto per sempre. Non era nemmeno sicuro di riusCire a vedere la villetta; non sapeva che cosa succedeva quando i soggetti di un Incanto Fidelius morivano. Poi il vicolo che stavano percorrendo curvò a sinistra e il cuore del villaggio, una piccola piazza, si presentò davanti a loro.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Al centro, adorno di luCi colorate, c'era un monumento ai Caduti, parzialmente nascosto da un albero di Natale scosso dal vento. C'erano diversi negozi, un uffiCio postale, un pub e una chiesetta le cui vetrate rilucevano come gioielli.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   La neve era più compatta: era dura e sCivolosa dove la gente aveva camminato tutto il giorno. Davanti a loro, alcuni abitanti del villaggio attraversavano la piazza, brevemente illuminati dai lampioni. Udirono uno scoppio di risa e musica pop quando la porta del pub si aprì e si richiuse; poi sentirono intonare una carola dentro la chiesa.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   «DiCi davvero?»
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

    saranno là, no? Tuo papà e tua mamma? Vedo il Cimitero là dietro».
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Harry avvertì un brivido di qualcosa che andava oltre l'ecCitazione, più simile alla paura. Adesso che era così viCino, si chiedeva se volesse veramente vedere, dopotutto. Forse Hermione capì come si sentiva, perché lo prese per mano e per la prima volta si mise davanti, tirandoselo dietro. A metà della piazza, però, si fermò di botto.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Stava indicando il monumento ai Caduti. Non appena lo avevano oltrepassato, si era trasformato. Invece di un obelisco coperto di nomi, c'era una statua che raffigurava tre persone: un uomo spettinato e con gli occhiali, una donna con i capelli lunghi e un viso bello e gentile che teneva in bracCio un bambino piccolo. La neve copriva le tre teste, come se indossassero dei cappellini soffiCi e bianchi.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Harry si avviCinò, per guardare le facce dei suoi genitori. Non aveva immaginato di trovare una statua... che strano vedersi rappresentato in pietra, un bambino felice senza Cicatrice in fronte...
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   «Andiamo» disse, dopo aver guardato a suffiCienza, e s'incamminarono verso la chiesa. Quando ebbero traversato la strada, Harry si voltò e vide che la statua era ridiventata un monumento ai Caduti.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Il canto aumentava di volume man mano che si avviCinavano. Harry sentì un nodo alla gola, gli ricordava Hogwarts, Pix che ululava versioni volgari delle carole da dentro le armature, i dodiCi alberi di Natale nella Sala Grande, Silente che indossava un cappello che aveva trovato in un petardo magico, Ron col suo golf fatto a maglia...
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   C'era un cancello all'entrata del Cimitero. Hermione lo aprì il più silenziosamente possibile e s'infilarono dentro. Ai due lati del sentiero sCivoloso che portava alla chiesa, la neve era alta e intatta. Girarono attorno all'edifiCio, scavando profondi solchi e rimanendo nell'ombra sotto le finestre illuminate.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Dietro la chiesa, file dopo file di pietre tombali emergevano da una coltre azzurro pallido screziata di rosso, oro e verde brillanti dove le vetrate si riflettevano sulla neve. Con la mano stretta attorno alla bacchetta nella tasca del cappotto, Harry si avviCinò alla prima lapide.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   S'inoltrarono nel Cimitero, lasCiandosi dietro tracce scure nella neve, fermandosi a leggere parole inCise su vecchie pietre tombali, e di tanto in tanto guardandosi attorno nelle tenebre per essere sicuri di essere soli.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Indicò la pietra scura. Harry si chinò e vide sul granito ghiacCiato e macchiettato di lichene le parole 'Kendra Silente' e, poco sotto le date di nasCita e di morte, 'e la figlia Ariana'. C'era anche una frase:
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Dunque Rita Skeeter e Muriel avevano detto almeno una porzione di verità. La famiglia Silente aveva vissuto lì e una parte di essa Ci era morta.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Vedere la tomba era quasi peggio che sentirne parlare. Harry non poteva fare a meno di pensare che lui e Silente avevano entrambi radiCi in quel Cimitero e che Silente avrebbe dovuto dirglielo; e invece non aveva mai voluto condividere quella cosa. Avrebbero potuto andarCi insieme; per un attimo Harry s'immaginò di visitare il Cimitero con Silente... che legame sarebbe stato, quanto avrebbe significato per lui. Ma sembrava che per Silente il fatto che le loro famiglie giacessero l'una accanto all'altra nello stesso Cimitero fosse una coinCidenza priva d'importanza, irrilevante, forse, per il compito assegnato a Harry.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   «Sei sicuro che non ti abbia mai accennato...?» cominCiò Hermione.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   «Sicuro» tagliò corto Harry, poi aggiunse: «Continuiamo a cercare» e si voltò, desiderando di non aver mai visto quella tomba. Non voleva che la sua trepidazione fosse sCiupata dal rancore.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   «Qui!» gridò di nuovo Hermione dal buio qualche momento dopo. «Oh, no, scusami. Pensavo che Ci fosse scritto 'Potter'».
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Stava grattando la superfiCie di una pietra sgretolata e ricoperta di muschio, e la guardava con la fronte aggrottata.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   La tomba era molto antica, tanto consunta dal tempo che si riusCiva a malapena a leggere il nome. Hermione gli indicò un simbolo.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Harry lo osservò: la pietra era talmente rovinata che era diffiCile capire cosa Ci fosse inCiso, ma sembrava in effetti che Ci fosse un triangolo sotto il nome quasi illeggibile.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   «Io continuo a cercare i miei genitori, d'accordo?» disse Harry, con una punta di fastidio nella voce, e si rimise in moto, lasCiandola accovacCiata accanto alla tomba.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Di colpo il buio e il silenzio sembrarono farsi più profondi. Harry si guardò in giro, preoccupato, pensando ai Dissennatori, poi si rese conto che le carole erano terminate, il chiacchiericCio e il tramestio dei fedeli che ritornavano verso la piazza stavano svanendo. Qualcuno aveva spento le luCi della chiesa.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Harry capì dal tono della voce che questa volta si trattava di sua madre e suo padre: si mosse verso di lei avvertendo qualcosa di pesante premergli sul petto, la stessa sensazione che aveva provato subito dopo la morte di Silente, un dolore che gli aveva fisicamente schiacCiato il cuore e i polmoni.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   La lapide era a sole due file da quella di Kendra e Ariana. Era di marmo bianco, come la tomba di Silente, il che la rendeva faCile da leggere, perché sembrava quasi brillare nel buio. Harry non dovette inginocchiarsi e nemmeno avviCinarsi tanto per distinguere le parole che vi erano inCise:
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   «'L'ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte'...» Un terribile pensiero gli attraversò la mente e con esso una speCie di panico. «Non è un'idea da Mangiamorte? Che Ci fa, lì?»
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   «Non vuol dire sconfiggere la morte nel senso dei Mangiamorte, Harry» rispose Hermione con dolcezza. «Vuol dire... capisCi... vivere oltre la morte. Dopo la morte».
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Ma non erano vivi, pensò Harry: erano morti. Quelle parole vuote non potevano nascondere il fatto che i resti dei suoi genitori giacevano sotto la neve e la pietra, indifferenti, ignari di tutto. Le lacrime gli sgorgarono prima che potesse trattenerle, bollenti e poi immediatamente gelate sul suo volto, e a cosa serviva asCiugarle o fingere? Le lasCiò cadere, le labbra strette, guardando la spessa neve che copriva il posto dove i resti di Lily e James, ormai ossa o polvere, giacevano senza sapere, o senza curarsene, che il loro figlio era così viCino, col cuore che ancora batteva, ancora vivo grazie al loro sacrifiCio e prossimo ad augurarsi, in quel momento, di dormire invece sotto la neve insieme a loro.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Hermione gli aveva preso di nuovo la mano e la stringeva forte. Harry non riusCiva a guardarla, ma restituì la stretta, e inspirò profondamente l'aria della notte, cercando di calmarsi, di riprendere il controllo. Avrebbe dovuto portare qualcosa da offrire ai suoi genitori, non Ci aveva pensato, e ogni pianta nel Cimitero era gelata e senza foglie. Ma Hermione alzò la bacchetta, disegnò un cerchio nell'aria e una corona di elleboro sbocCiò davanti a loro. Harry la prese e la posò sulla tomba.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Non appena si alzò, ebbe il desiderio di andarsene: non riusCiva a stare lì un momento di più. Cinse le spalle di Hermione, lei gli passò il bracCio attorno alla vita, si girarono in silenzio e sì allontanarono attraverso la neve, oltre la tomba della madre e della sorella di Silente, verso la chiesa buia e il cancello del Cimitero.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Avevano appena raggiunto la tomba dello sconosCiuto Abbott.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   «C'È qualcuno laggiù. Ci sta guardando. Lo sento. Là, viCino ai cespugli».
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Rimasero immobili, stretti l'uno all'altra, scrutando la Cinta nera del Cimitero. Harry non vedeva nulla.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Si separò da lui per avere il bracCio della bacchetta libero.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Harry pensò a Storia della Magia; diceva che il Cimitero era infestato di spettri: e se...? Ma poi udì un frusCio e vide un mucchietto di neve smossa nel cespuglio indicato da Hermione. I fantasmi non spostano la neve.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   «È un gatto» disse Harry dopo qualche istante, «o un uccello. Se fosse un Mangiamorte, saremmo già stecchiti. Ma andiamo fuori di qui e rimettiamoCi il Mantello».
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Uscendo dal Cimitero si guardarono più volte alle spalle. Harry, che non era affatto tranquillo come aveva finto per rassicurare Hermione, fu felice di raggiungere il cancello e il marCiapiede sCivoloso. Si infilarono di nuovo sotto il Mantello dell'Invisibilità. Il pub adesso era più affollato: molte voCi stavano cantando la carola che avevano sentito avviCinandosi alla chiesa. Harry stava per suggerire di rifugiarsi lì dentro, ma prima che potesse parlare, Hermione mormorò «Da questa parte» e lo condusse lungo la strada buia che portava fuori dal villaggio nella direzione opposta rispetto a quella del loro arrivo. Harry vedeva il punto in cui terminavano le villette e la stradina finiva in aperta campagna. Camminavano quanto più veloCi osavano, oltrepassando altre finestre sCintillanti di luCi colorate, i profili degli alberi di Natale scuri dietro le tende.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   «Come faremo a trovare la casa di Bathilda?» chiese Hermione, rabbrividendo e continuando a voltarsi indietro. «Harry? Cosa ne diCi? Harry?»
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Gli strattonò il bracCio, ma lui era distratto. Stava osservando la massa scura alla fine di quella fila di case. Un attimo dopo si era messo a correre, trasCinando con sé Hermione, che per poco non sCivolò sul ghiacCio.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   La vedeva: l'Incanto Fidelius doveva essere morto con James e Lily. La siepe si era inselvatichita nei sediCi anni passati da quando Hagrid aveva raccolto Harry fra i detriti, che ora giacevano sparsi tra l'erba alta fino alla vita. Gran parte della casa era ancora in piedi, interamente coperta di edera scura e neve, ma il lato destro del piano superiore era esploso; quello era senz'altro il punto in cui la maledizione era rimbalzata indietro. Si fermarono al cancello, contemplando la rovina di quella che un tempo doveva essere stata una villetta uguale a tutte le altre lì viCino.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Fece sCivolare una mano fuori dal Mantello e la posò sul cancello coperto dalla neve e dalla ruggine, non per aprirlo, ma solo per toccare una parte della casa.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Doveva essere stato il contatto della mano sul cancello. Davanti a loro, dal groviglio di rovi ed erbacce era emerso un cartello, come un bizzarro fiore dalla cresCita accelerata. A lettere d'oro impresse sul legno c'era scritto:
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Il figlio Harry è l'unico mago mai sopravvissuto all'Anatema che UcCide.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   La casa, invisibile ai Babbani, è stata lasCiata intatta nel suo stato di rovina come monumento ai Potter e in ricordo della violenza che distrusse la loro famiglia.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Tutto intorno a queste lettere inCise con cura, i maghi e le streghe venuti in pellegrinaggio al luogo in cui il Ragazzo Che è Sopravvissuto era sfuggito alla morte avevano aggiunto le loro scritte. Alcuni avevano semplicemente firmato in Inchiostro Sempiterno; altri avevano scolpito le loro iniziali nel legno; altri ancora avevano lasCiato messaggi. I più recenti spiccavano sopra sediCi anni di graffiti magiCi e dicevano tutti cose simili.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   S'interruppe. Una figura imbacuccata zoppicava lungo il viottolo verso di loro, stagliandosi contro le luCi della piazza lontana. Harry pensò, anche se era diffiCile a dirsi, che fosse una donna. Avanzava lentamente, forse per timore di sCivolare sulla neve. La schiena curva, la stazza, il passo incerto suggerivano un'età molto avanzata. In silenzio la guardarono avviCinarsi. Harry attese di vedere se entrava in una delle villette, ma sapeva d'istinto che non l'avrebbe fatto. Alla fine la figura si fermò a pochi metri da loro e rimase lì al centro della strada ghiacCiata.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Non c'era bisogno che Hermione gli pizzicasse il bracCio. Era praticamente impossibile che quella donna fosse una Babbana: stava fissando una casa che avrebbe dovuto esserle del tutto invisibile. Anche per una strega, tuttavia, era strano usCire in una notte così fredda solo per contemplare una vecchia rovina. Secondo tutte le leggi della magia ordinaria, inoltre, non avrebbe dovuto vedere Harry e Hermione. Eppure a lui sembrava proprio che sapesse che erano lì, e anche chi erano. Aveva appena raggiunto questa inquietante conclusione quando lei alzò una mano guantata e fece loro cenno di avviCinarsi.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Hermione si strinse a lui sotto il Mantello, il bracCio premuto contro il suo.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Possibile che li avesse aspettati per tutti quei mesi? Che Silente le avesse detto di aspettare, che alla fine Harry sarebbe arrivato? Non era probabile che fosse stata lei a muoversi tra le ombre del Cimitero e che li avesse seguiti fin lì? Persino la sua capaCità di avvertire la loro presenza suggeriva un potere simile a quello di Silente che lui non aveva mai incontrato in nessun altro.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Sotto il Mantello, Harry e Hermione si guardarono. Harry alzò le so pracCiglia; Hermione annuì con un piccolo cenno nervoso.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Avanzarono verso la donna, che immediatamente si voltò e si avviò un po' zoppicante nella direzione da cui erano venuti. Oltrepassate numerose case, entrò in un cancello. La seguirono lungo il vialetto attraverso un giardino incolto quasi quanto quello che avevano appena lasCiato. Trafficò per un momento con una chiave davanti alla porta, la aprì e si fece da parte per lasCiarli entrare.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Aveva un cattivo odore, o forse era la casa: Harry arricCiò il naso passandole davanti e si tolse il Mantello. Ora che le stava accanto, si rese conto di quanto era bassa; incurvata dall'età, gli arrivava a stento al petto. Chiuse la porta, le nocche bluastre e chiazzate contro la vernice che si sfaldava, poi si voltò e guardò Harry in volto. Aveva gli occhi offuscati dalle cataratte e sprofondati in pieghe di pelle trasparente, tutta la facCia coperta di capillari rotti e macchie brune. Harry si domandò se riusCisse a vederlo; ma comunque avrebbe visto un Babbano stempiato.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   L'odore di vecchiaia, di polvere, di abiti non lavati e di Cibo stantio si fece più intenso quando lei si tolse dalla testa uno sCialle nero tutto tarmato, rivelando una rada chioma bianca che lasCiava intravedere il cuoio capelluto.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Lei annuì di nuovo. Harry percepì il medaglione contro la pelle; la cosa al suo interno che a volte ticchettava o batteva si era risvegliata; la sentì pulsare attraverso l'oro freddo. Sapeva, sentiva che Ciò che l'avrebbe distrutta era viCino?
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Bathilda passò alle loro spalle strasCicando i piedi, spinse da parte Hermione come se non l'avesse vista e sparì in quello che doveva essere un salotto.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Hermione sussultò e afferrò Harry per il bracCio.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   «LasCi fare a me» si offrì Harry, prendendole i fiammiferi di mano. Lei rimase a guardarlo finché non ebbe acceso tutti i mozziconi di candela fissati su piattini in giro per la stanza, pericolosamente in bilico su pile di libri e su tavolini carichi di tazze incrinate e muffite.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   L'ultima candela che Harry individuò stava in mezzo a molte fotografie, sopra un cassettone panCiuto. Quando la fiamma prese vita, il suo riflesso danzò sui vetri polverosi e sulle corniCi d'argento. Harry scorse piccoli movimenti nelle foto. Mentre Bathilda armeggiava con la legna davanti al camino, lui borbottò: «Tergeo». La polvere svanì e Harry si accorse subito che alcune delle comiCi più grandi e decorate erano vuote. Si chiese se era stata Bathilda o qualcun altro a togliere le immagini. Poi una foto sul fondo attirò la sua attenzione e lui la afferrò.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Era il ladro con i capelli d'oro e la facCia allegra, il giovane appollaiato sul davanzale di Gregorovich, che sorrideva indolente dalla cornice d'argento. Harry si ricordò all'istante dove l'aveva già visto: in Vita e Menzogne di Albus Silente, a braccetto con Silente ragazzino, ed ecco dove dovevano essere finite tutte le foto mancanti: nel libro di Rita.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   «Signora... signorina... Bath» cominCiò con voce tremante. «Chi è questo?»
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   «Perché Ci ha chiesto di venire con lei, signora... signorina... Bath?» le chiese Hermione, alzando a sua volta la voce. «C'È qualcosa che Ci vuole dire?»
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Senza dar segno di averla sentita, Bathilda si avviCinò a Harry. Con un cenno del capo, tornò a guardare l'ingresso.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   «Mi facCia strada» disse Harry a Bathilda.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Lei parve capire, perché lo oltrepassò e si diresse strasCicando i piedi verso la porta. Harry guardò Hermione con un sorriso rassicurante, ma non era certo che lei lo avesse visto; stava nel mezzo di quello squallore illuminato dalle candele, le bracCia strette attorno al petto, a guardare la libreria. Uscendo dalla stanza, senza farsi vedere né da Hermione né da Bathilda, Harry si fece sCivolare la foto del ladro ignoto sotto il cappotto.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

    tenebra, Bathilda si era avviCinata, e lui non l'aveva sentita.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Poi lei chiuse gli occhi e accaddero molte cose contemporaneamente: la Cicatrice di Harry cominCiò a bruCiare; l'Horcrux batté così forte da muovere il maglione; la buia stanza fetida svanì per un attimo. Harry provò un moto di gioia ed esclamò, con voce acuta e fredda: «Tienilo!»
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   «Che cos'È?» chiese avviCinandosi al tavolino, occupato da quel che aveva l'aspetto e l'odore di una pila di biancheria sporca.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Harry distolse un attimo lo sguardo per cercare l'elsa di una spada, o un rubino, in mezzo a quel groviglio, ma vide con la coda dell'occhio un movimento strano; il panico lo costrinse a voltarsi e il terrore lo paralizzò, perché il vecchio corpo di Bathilda si stava afflosCiando e un enorme serpente sbucava dal punto in cui un attimo prima c'era il collo.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Il serpente colpì mentre lui alzava la bacchetta: la forza del morso sull'avambracCio la fece volare verso il soffitto; la sua luce roteò accecante nella stanza e si spense; poi un potente colpo di coda al diaframma gli mozzò il fiato: cadde all'indietro sulla toeletta, nel mucchio di abiti sudiCi...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Non riuscì a prendere abbastanza fiato per rispondere: una pesante massa lisCia lo schiacCiò al suolo e strisCiò su di lui, possente, muscolosa...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   «AcCio... AcCio bacchetta...»
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Ma non accadde nulla e Harry aveva bisogno delle mani per cercare di allontanare il serpente che gli si attorCigliava attorno al torace, gli strizzava l'aria fuori dai polmoni, gli premeva l'Horcrux sul petto, un cerchio di ghiacCio che pulsava di vita, a pochi centimetri dal suo cuore frenetico, e una fredda luce bianca gli inondò il cervello, gli cancellò ogni pensiero, gli annegò il respiro, passi distanti, tutto diventava...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Si svegliò bruscamente nel buio maleodorante; Nagini l'aveva lasCiato andare. Si alzò a fatica e contro la luce del pianerottolo vide il serpente attaccare e Hermione gettarsi di lato con uno strillo: la sua maledizione, deviata, colpì la finestra che andò in frantumi. L'aria gelida invase la stanza, Harry si abbassò per evitare un'altra pioggia di vetri rotti e il suo piede sCivolò su qualcosa di simile a una matita... la sua bacchetta...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Si chinò ad afferrarla, ma il serpente sembrava riempire tutta la stanza e la sua coda frustava l'aria; Hermione non si vedeva e per un attimo Harry pensò il peggio, ma poi sentì il fragore di un'esplosione e vide un lampo di luce rossa: il serpente volò in aria, schiaffeggiandolo forte sul volto mentre una spira dopo l'altra saliva verso il soffitto. Harry sollevò la bacchetta, ma la Cicatrice bruCiò ancora più forte, più forte di quanto avesse fatto in anni.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   La tirò via dal letto e lei strillò di dolore; il serpente si alzò di nuovo, ma Harry sapeva che stava arrivando di peggio, forse era già al cancello, la sua testa si sarebbe spaccata a metà per il dolore alla Cicatrice...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Corse via, trasCinando Hermione con sé, e il serpente si gettò di nuovo su di loro; quando colpì, Hermione gridò «Confringo!» e il suo incantesimo volò per la stanza, facendo esplodere lo specchio dell'armadio e rimbalzando indietro, dal soffitto al pavimento; Harry sentì il calore scottargli il dorso della mano. Un vetro gli tagliò la guanCia quando, sempre avvinghiato a Hermione, saltò dal letto al tavolino infranto e poi fuori dalla finestra, nel nulla; l'urlo di Hermione echeggiò nella notte, mentre roteavano a mezz'aria...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   E poi la Cicatrice si aprì e lui era Voldemort, attraversava di corsa la
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

    stanza fetida, le lunghe dita bianche stringevano il davanzale, scrutava l'uomo stempiato e la donnina contorcersi e sparire. Urlò di rabbia, un urlo che si mescolò con quello della ragazza, attraverso i giardini bui, sopra il suono delle campane che annunCiavano il Natale...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   E il suo urlo era l'urlo di Harry, il suo dolore il dolore di Harry... che potesse succedere lì, dove era già successo in passato... lì, a poca distanza da quella casa in cui era stato così viCino a scoprire che cos'era morire... morire... il dolore era terribile... strappato dal proprio corpo... ma se non aveva più un corpo, perché la testa gli faceva tanto male, se era morto, come mai soffriva così, il dolore non cessava con la morte, non andava via...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   La notte umida e ventosa, due bambini vestiti da zucche che caracollavano nella piazza, e le vetrine dei negozi decorate con ragni di carta, tutte le pacchiane imitazioni Babbane di un mondo al quale non credevano... e lui avanzava, con quel senso di deCisione e potere e giustizia che provava sempre in queste Circostanze... niente rabbia... quella era per anime più deboli della sua... trionfo, quello sì... aveva atteso quel momento, l'aveva desiderato...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Quando fu abbastanza viCino perché il bambino potesse guardare sotto il suo cappucCio, vide il sorriso spegnersi e la paura oscurare il volto truccato; poi il bambino si voltò e corse via... sotto la veste tastò il manico della bacchetta... un solo gesto e il bambino non sarebbe mai tornato dalla madre... ma era inutile, deCisamente inutile...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Proseguì lungo un'altra via più buia e finalmente comparve la sua meta, l'Incanto Fidelius infranto, ma loro non lo sapevano ancora... si avviCinò alla siepe scura, facendo meno rumore delle foglie morte che frusCiavano sul marCiapiede, e guardò al di là...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Non avevano tirato le tende, li vide distintamente nel piccolo salotto: l'uomo alto e bruno con gli occhiali faceva usCire sbuffi di fumo colorato dalla punta della bacchetta per divertire il piccolo con i capelli neri nel suo pigiama azzurro. Il bambino rideva e cercava di afferrare il fumo, di acchiapparlo con la manina...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Si aprì una porta ed entrò la madre, dicendo parole che lui non poteva sentire, i lunghi capelli rosso scuro che le incorniCiavano il viso. Il padre prese in bracCio il figlio e lo passò alla madre. Gettò la bacchetta sul divano e si stiracchiò, sbadigliando...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Il cancello Cigolò appena quando lo apri, ma James Potter non lo senti. La sua mano bianca sfilò la bacchetta da sotto il mantello e la puntò verso
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Aveva varcato la soglia quando James arrivò di corsa nell'ingresso. FaCile, troppo faCile, non aveva nemmeno preso la bacchetta...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   La luce verde riempi l'angusto ingresso, illuminò la carrozzina contro la parete, fece sCintillare le sbarre della balaustra come parafulmini. James Potter cadde come una marionetta a cui erano stati tagliati i fili...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   La senti urlare dal piano di sopra, in trappola, ma se non faceva sCiocchezze lei, almeno, non aveva nulla da temere... Salì le scale, ascoltando divertito i suoi tentativi di barricarsi dentro... nemmeno lei aveva la bacchetta... quanto erano stupidi, e fiduCiosi a riporre la loro salvezza negli amiCi, ad abbandonare le armi anche solo per qualche istante...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Forzò la porta, gettò da un lato la sedia e le scatole frettolosamente accatastate con un pigro gesto della bacchetta... lei era in piedi, il bambino in bracCio. Nel vederlo, depose il piccolo nel lettino alle sue spalle e apri le bracCia, come se potesse servire a qualcosa, come se nascondendolo sperasse di poter essere scelta al suo posto...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   «Harry no. Prendi me piuttosto, ucCidi me, ma non Harry...»
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   La luce verde lampeggiò nella stanza e lei cadde come il marito. In tutto questo tempo il bambino non aveva mai pianto: stava in piedi, aggrappato alle sbarre del lettino, e guardava l'intruso in facCia con una sorta di vivo interesse, come se pensasse che sotto il mantello fosse nascosto suo padre, pronto a fare altre luCine divertenti, e che sua madre sarebbe tornata su da un momento all'altro, ridendo...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Il serpente avanzò sul pavimento sudiCio e ingombro, e lui aveva ucCiso il ragazzo, eppure era il ragazzo...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   E adesso era appoggiato alla finestra infranta della casa di Bathilda, immerso nei ricordi della sua sconfitta più grande, e ai suoi piedi l'enorme serpente strisCiava sui cocCi di vetro e porcellana... guardò in basso e vide qualcosa... qualcosa di incredibile...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Lui era Harry... Harry, non Voldemort... e la cosa che frusCiava non era un serpente...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   «Sì» disse Hermione. «Ho dovuto usare un Incantesimo di Librazione per metterti a letto, non riusCivo a sollevarti. Eri... be', non eri proprio...»
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Aveva ombre viola sotto gli occhi castani e in mano una piccola spugna: gli aveva sCiacquato il viso.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   «Non riusCivo a toglierti l'Horcrux» aggiunse Hermione, e lui capì che era per cambiare discorso. «Era incollato, incollato al tuo petto. Hai un segno; mi dispiace, ho dovuto usare un Incantesimo Tagliuzzante per levartelo. E il serpente ti ha morso, ma ho ripulito la ferita e Ci ho messo sopra del dittamo...»
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Harry scostò la maglietta umida e guardò. C'era un ovale scarlatto sul suo cuore, dove il medaglione l'aveva scottato. Vide anche i segni del morso quasi Cicatrizzati sull'avambracCio.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Harry ricadde sui cusCini e guardò il volto sCiupato e grigio di lei.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   «Non è colpa tua. Anch'io volevo andare; ero convinta che Silente ti avesse lasCiato là la spada».
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   «Già, be'... Ci siamo sbagliati, eh?»
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   «Cosa è successo, Harry? Cosa è successo quando ti ha portato di sopra? Il serpente era nascosto da qualche parte? è venuto fuori, l'ha ucCisa e ti ha aggredito?»
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   «Bathilda dev'essere morta da un pezzo. Il serpente era... era dentro di lei. Tu-Sai-Chi l'ha lasCiato a Godric's Hollow, ad aspettare. Avevi ragione. Sapeva che sarei tornato».
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   «Lupin aveva detto che Ci sarebbe stata magia che non potevamo nemmeno immaginare» proseguì Harry. «Lei non voleva parlare davanti a te, perché era Serpentese, tutto Serpentese, e non me ne sono reso conto, ma è chiaro, io riusCivo a capirla. Quando siamo saliti nella sua stanza, il serpente ha mandato un messaggio a Tu-Sai-Chi, l'ho sentito dentro la testa,
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

    ho avvertito la sua ecCitazione, le ha detto di tenermi lì... e poi...»
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Ricordò il serpente che sCivolava fuori dal collo di Bathilda: non c'era bisogno di scendere nei particolari con Hermione.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   «Non doveva ucCidermi, solo trattenermi fino all'arrivo di Tu-Sai-Chi». Se solo fosse riusCito ad ammazzare il serpente, ne sarebbe valsa la pena, almeno... Nauseato, si alzò a sedere e gettò via le coperte.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   La bacchetta di agrifoglio e fenice era quasi spezzata in due. Un fragile filamento di piuma di fenice teneva insieme i due pezzi. Il legno si era tranCiato. Harry la prese fra le mani come se fosse una cosa viva che ha subito una terribile ferita. Non riusCiva a riflettere: tutto era una macchia di panico e terrore. Poi la diede a Hermione.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   «Per favore, Hermione, provaCi
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   «Harry» sussurrò Hermione, così piano che lui quasi non la sentì. «Scusami. Credo di essere stata io. Quando stavamo scappando, sai, il serpente Ci attaccava, e così ho scagliato un Incanto Esplosivo, ed è rimbalzato o vunque, e deve aver... aver colpito...»
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   «È stato un inCidente» rispose Harry meccanicamente. Si sentiva vuoto, stordito. «Tro-troveremo il modo di ripararla».
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Il volto umido di lacrime, Hermione gli porse la propria bacchetta, e lui uscì dalla tenda, lasCiandola seduta accanto al letto, non desiderando altro che allontanarsi da lei.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Il sole stava sorgendo: la pura, incolore vastità del Cielo si stendeva lassù, indifferente a lui e alle sue sofferenze. Harry si sedette all'ingresso della tenda e inspirò a fondo l'aria pulita. Il solo fatto di essere vivo e vedere il sole sorgere sulla collina candida di neve sCintillante avrebbe dovuto essere il tesoro più grande della terra, ma non riusCiva ad apprezzarlo: aveva i sensi storditi dalla catastrofe di aver perso la bacchetta. Guardò la valle innevata; campane lontane rintoccavano nel silenzio luminoso.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Senza rendersene conto, aveva affondato le dita nelle bracCia come se cercasse di resistere a un dolore fisico. Aveva versato il proprio sangue più volte di quante ne potesse contare; una volta aveva perso tutte le ossa del bracCio destro; quel viaggio gli aveva già regalato CicatriCi sul petto e sull'avambracCio, in aggiunta a quelle sulla mano e sulla fronte; eppure mai, fino a quel momento, si era sentito così fatalmente indebolito, vulnerabile e nudo, come se la parte migliore del suo potere magico gli fosse stata strappata via. Sapeva benissimo che cosa gli avrebbe detto Hermione: la bacchetta vale quanto il mago che la adopera. Ma aveva torto, il suo caso era diverso. Lei non aveva sentito la bacchetta girare come l'ago di una bussola e scagliare fiamme dorate contro il suo nemico. Aveva perso la protezione dei nuclei gemelli e solo adesso che era svanita capiva quanto Ci aveva fatto conto.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

    infilò nella saccocCia di Hagrid appesa al collo. Non ne poteva più di metterCi oggetti rotti e inutili. La sua mano sfiorò il vecchio BocCino attraverso il Mokessino e per un attimo Harry dovette lottare contro la tentazione di prenderlo e buttarlo via. Impenetrabile, inutile come tutte le cose lasCiate da Silente...
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   E la rabbia eruttò in lui come lava, bruCiandolo dentro, spazzando via ogni altro sentimento. Per pura disperazione si erano convinti che Godric's Hollow avesse delle risposte e di doverCi andare, che facesse tutto parte di un percorso segreto tracCiato per loro da Silente; ma non c'erano mappe, non c'erano piani. Silente li aveva lasCiati avanzare a tentoni nel buio, lottare con orrori sconosCiuti e inimmaginati, soli e senza aiuto: nessuna spiegazione, nessuna concessione, non avevano la spada e ora Harry non aveva nemmeno la bacchetta. E aveva perso la fotografia del ladro, adesso sarebbe stato faCile per Voldemort scoprire chi era... adesso Voldemort aveva tutte le informazioni...
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Sul viso di Hermione si leggeva la paura che lui potesse scagliarle addosso una maledizione con la sua stessa bacchetta. Il volto rigato dalle lacrime, si accovacCiò accanto a lui, con due tazze di tÈ che le tremavano fra le mani e qualcosa di voluminoso sotto il bracCio.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Hermione lesse ad alta voce le poche righe scritte con una grafia puntuta verde aCido.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   «'Cara Batty, grazie per il tuo aiuto. Ecco una copia del libro, spero che ti piacCia. Hai detto tutto, anche se non te lo ricordi. Rita'. Immagino che sia arrivato quando la vera Bathilda era ancora viva, ma forse non era in grado di leggerlo».
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   «No» rispose con calma. «No, Hermione, lo so che è stato un inCidente. Stavi cercando di farCi usCire di lì vivi e sei stata incredibile. Sarei morto se non Ci fossi stata tu ad aiutarmi».
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   L'ultima parola lasCiò Harry a bocca aperta per alcuni istanti. Grindelwald. L'amico Grindelwald. SbirCiò Hermione, che stava ancora contemplando il nome come se non credesse ai suoi occhi. Lentamente, lei alzò gli occhi su Harry.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Ignorando le altre foto, Harry percorse con lo sguardo le pagine in cerca del nome fatale. Ben presto lo scoprì, e lesse avidamente, ma si smarrì: dovette tornare indietro per capire, finché si ritrovò all'inizio di un capitolo intitolato 'Il Bene Superiore'. Insieme, lui e Hermione cominCiarono a leggere.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   In prossimità del suo diCiottesimo compleanno, Silente lasCiò Hogwarts Circonfuso da un alone di gloria: Caposcuola, Prefetto, VinCitore del Premio Barnabus Finkley per Incantamenti Eccezionali, Rappresentante Giovanile Britannico al Wizengamot, VinCitore della Medaglia d'Oro per il Contributo Innovativo alla Conferenza Alchemica Internazionale del Cairo. Silente aveva intenzione di intraprendere un Grand Tour con l'amico Elphias 'Fiatodicane' Doge, l'ottuso ma devoto scherano che si era scelto a scuola.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   I due giovani erano al Paiolo Magico a Londra, pronti a partire per la GreCia la mattina dopo, quando un gufo portò la notizia della morte della madre di Silente. 'Fiatodicane' Doge, che si è rifiutato di rilasCiare interviste per questo libro, ha fornito al pubblico la propria sentimentale versione di Ciò che accadde. Egli dipinge la morte di Kendra come un tragico
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

    colpo e la deCisione di Silente di rinunCiare al suo viaggio come un atto di nobile sacrifiCio.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   «Era fuori di zucca, quell'Aberforth» dichiara Enid Smeek, che a quell'epoca abitava con la famiglia ai margini di Godric's Hollow. «Era scatenato. Certo, senza più mamma e papà faceva anche pena, solo che continuava a tirarmi cacche di capra in testa. Non credo che Silente Ci andasse matto, io di sicuro non li ho mai visti insieme».
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   E allora che cosa faceva Albus, se non consolava il giovane fratello scatenato? La risposta, a quanto pare, è che si assicurava di continuare a tenere segregata la sorella. Perché, sebbene la sua prima carceriera fosse morta, non vi furono mutamenti nella penosa condizione di Ariana Silente. La sua stessa esistenza rimase nota solo ai pochi estranei che, come 'Fiatodicane' Doge, credevano Ciecamente alla storia della sua 'cattiva salute'.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Un'altra amica di famiglia credulona era Bathilda Bath, la celebre storica della magia che vive da molti anni a Godric's Hollow. Kendra, come sappiamo, aveva respinto il suo tentativo di dare il benvenuto alla famiglia appena arrivata. Parecchi anni dopo, tuttavia, la nota storica spedi un gufo ad Albus a Hogwarts, per complimentarsi per il suo articolo sulla Trasformazione TranspeCie pubblicato su Trasfigurazione Oggi. Questo contatto iniziale la portò a conoscere l'intera famiglia Silente. All'epoca della morte di Kendra, Bathilda era l'unica abitante di Godric's Hollow a intrattenere rapporti con lei.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Purtroppo l'intelligenza che Bathilda dimostrò negli anni passati si è oggi offuscata. «Il fuoco è acceso, ma il calderone è vuoto» mi ha detto Ivor Dillonsby o, per porla nei termini lievemente più rozzi di Enid Smeek, «È fuori come il sedere di un babbuino». Tuttavia, una sapiente combinazione di rodate tecniche giornalistiche mi ha consentito di estrarre pepite di verità suffiCienti per mettere insieme l'intera storia.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Come il resto del mondo magico, Bathilda attribuisce la prematura morte di Kendra al 'ritorno di fiamma di un incantesimo', spiegazione ribadita più volte da Albus e Aberforth. Bathilda ripete a pappagallo anche la versione di famiglia sulla salute di Ariana, definendola 'cagionevole' e 'delicata'. Per un argomento in particolare, tuttavia, è davvero valsa la pena di procurarmi il Veritaserum che ho somministrato a Bathilda, per ché lei sola conosce tutta la verità sul segreto meglio conservato della vita di Albus Silente. Rivelato ora per la prima volta, esso pone in dubbio tutto Ciò che i suoi ammiratori hanno sempre creduto: il suo presunto odio per le Arti Oscure, la sua lotta contro l'oppressione dei Babbani, perfino la sua devozione alla sua stessa famiglia.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Istruito a Durmstrang, scuola già al tempo celebre per la sua inopportuna tolleranza delle Arti Oscure, Grindelwald rivelò un talento precoce quanto quello di Silente. Invece di rivolgere le proprie capaCità alla conquista di premi e riconosCimenti, tuttavia, si dedicò ad altre imprese. Quando ebbe sediCi anni, perfino a Durmstrang si resero conto di non poter continuare a chiudere un occhio sui suoi perversi esperimenti e lo espulsero.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Fino a oggi, dei suoi successivi movimenti si sapeva soltanto che 'viaggiò all'estero per qualche mese'. Siamo ora in grado di rivelare che Grindelwald fece visita alla prozia a Godric's Hollow e che là, per quanto la notizia possa a molti risultare sCioccante, strinse una salda amiCizia col nostro Albus Silente.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

    E che idee. I fans di Albus Silente potranno forse trovarli spaventosi, ma questi sono i pensieri del loro eroe diCiassettenne così come furono comunicati al suo nuovo migliore amico da copia della lettera originale si trova a pagina 463):
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   La tua idea che la dominazione magica è PER IL BENE STESSO DEI BABBANI... credo che questo sia il punto cruCiale. Certo, Ci è stato dato un potere e certo, questo potere Ci dà il diritto di governare, ma Ci dà anche delle responsabilità sui governati. Dobbiamo porre l'accento su questo punto, sarà la pietra angolare sulla quale costruiremo. Là dove incontreremo opposizioni, come certo accadrà, questa dev'essere la base di tutte le nostre controargomentazioni. Noi prendiamo il controllo PER IL BENE SUPERIORE. E da Ciò discende che dove incontriamo resistenza, dobbiamo usare solo la forza necessaria e non di più. (Questo è stato il tuo errore a Durmstrang! Ma non me ne dolgo, perché se non fossi stato espulso non Ci saremmo mai incontrati.)
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Per quanto sconvolti e orripilati potranno essere i suoi molti ammiratori, questa lettera costituisce la prova che Albus Silente un tempo sognò di rovesCiare lo Statuto di Segretezza e di stabilire il dominio dei maghi sui Babbani. Che colpo, per chi ha sempre ritratto Silente come il più strenuo difensore dei Nati Babbani! Quanto paiono vuoti quei discorsi a favore dei diritti Babbani, alla luce di questo nuovo inoppugnabile documento! Quanto appare spregevole Albus Silente, impegnato a tramare per il potere quando avrebbe dovuto piangere la madre e occuparsi della sorella! Senza alcun dubbio, chi è deCiso a tenerlo sul suo sempre più fragile piedistallo protesterà che dopotutto egli non mise mai in pratica i suoi piani, che evidentemente cambiò idea, che tornò in sé. Tuttavia la verità appare nel complesso più sorprendente.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Dopo soli due mesi dall'inizio di questa grande amiCizia, Silente e Grindelwald si separarono e non si rividero fino al momento del loro leggendario duello (vedi capitolo 22). Che cosa provocò questa brusca rottura? Silente era venuto a più miti consigli? Aveva detto a Grindelwald che non condivideva più i suoi progetti? AhimÈ, no.
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   «Fu la morte della povera piccola Ariana a separarli» racconta Bathilda. «Fu un colpo tremendo. Gellert era dai Silente quando accadde, e tor nò da me tutto agitato, mi disse che voleva partire il giorno dopo. Era angosCiatissimo. Così predisposi una Passaporta e non l'ho mai più visto da allora.
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   «Albus era fuori di sé per la morte di Ariana. Fu terribile per i due fratelli. Avevano perso tutti, restavano solo loro due. Non c'È da stupirsi che Ci fosse tensione. Aberforth accusò Albus, come può succedere in Circostanze così tragiche. Ma Aberforth era sempre un po' sopra le righe, povero ragazzo. Però, spaccare il naso di Albus al funerale non era una cosa da fare. Avrebbe distrutto Kendra vedere i suoi figli accapigliarsi sul cadavere della sorella. Peccato che Gellert non fosse potuto restare per il funerale... sarebbe stato di conforto a Silente, almeno...»
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Né Silente né Grindelwald hanno mai parlato di questa breve amiCizia giovanile. Tuttavia non v'È alcun dubbio che Silente procrastinò, per almeno Cinque anni di tumulti, lutti e sparizioni, il suo attacco a Gellert Grindelwald. Fu l'affetto residuo per la persona o il timore che fosse scoperta la loro vecchia amiCizia a far esitare Silente? Fu con riluttanza che Silente si deCise a catturare l'uomo che un tempo era stato così lieto di aver conosCiuto?
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   E come morì la misteriosa Ariana? Fu la vittima involontaria di un qualche rito Oscuro? Incappò in qualcosa che non doveva vedere, mentre i due uomini si eserCitavano a raggiungere la gloria e il dominio? è possibile che Ariana Silente sia stata la prima persona a morire 'per il bene superiore'?
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   «Sì, io... sì». Esitò, turbata, cullando la tazza di tÈ nelle mani fredde. «È la parte peggiore. Lo so che Bathilda credeva che fossero solo parole, ma 'Per il Bene Superiore' è diventato il motto di Grindelwald, il suo alibi per tutte le atroCità che ha commesso in seguito. E... dalla lettera... sembra che sia stato Silente a dargli l'idea. Dicono che 'Per il Bene Superiore' fosse inCiso anche all'ingresso di Nurmengard».
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   «La prigione che Grindelwald aveva costruito per rinchiudervi gli oppositori. Ci finì anche lui, quando Silente lo catturò. Comunque È... è un pensiero orribile che le idee di Silente abbiano aiutato Grindelwald a salire al potere. Ma nemmeno Rita può sostenere che si siano frequentati per più di qualche mese di una sola estate, quando erano tutti e due molto giovani e...»
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   «Sapevo che l'avresti detto». Harry non voleva sfogare la sua rabbia contro di lei, ma dovette fare uno sforzo per controllare il tono di voce. «Sapevo che avresti detto 'erano giovani'. Avevano la nostra stessa età. Noi siamo qui a rischiare la vita per combattere le Arti Oscure e lui era pappa e CicCia col suo nuovo migliore amico, a tramare l'ascesa al potere sui Babbani».
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Non sarebbe riusCito a dominarsi ancora a lungo; si alzò e camminò in tondo, nel tentativo di calmare i nervi.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   «Io non Ci credo» lo interruppe Hermione. Si alzò anche lei. «Qualunque cosa non andasse in quella ragazzina, non penso che fosse una Maganò. Il
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

    Silente che abbiamo conosCiuto non avrebbe mai, mai permesso...»
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   «Il Silente che credevamo di conoscere non voleva sottomettere i Babbani con la forza!» gridò Harry, e la sua voce echeggiò attraverso la Cima della collina deserta, e un gruppo di merli si alzò in volo strillando e disegnando spirali nel Cielo perlaceo.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   «È cambiato, Harry, è cambiato! è così semplice! Forse credeva a quelle cose quando aveva diCiassette anni, ma ha dedicato il resto della vita a combattere le Arti Oscure! è stato Silente a fermare Grindelwald, a votare sempre per la protezione dei Babbani e i diritti dei Nati Babbani, a combattere Tu-Sai-Chi fin dall'inizio e a morire nel tentativo di sconfiggerlo!»
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   «Può darsi!» urlò Harry, e alzò le bracCia sopra la testa. Non sapeva se stava cercando di trattenere l'ira o di proteggersi dal peso della propria delusione. «Guarda cosa mi ha chiesto, Hermione! Rischia la vita, Harry! E ancora! E ancora! E non aspettarti che ti spieghi tutto, credimi Ciecamente, credi che io sappia quello che facCio, fidati anche se io non mi fido di te! Mai la pura verità! Mai!»
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   La sua voce si spezzò per la tensione e rimasero lì a guardarsi nel bianco e nel vuoto, e Harry pensò che erano insignificanti come insetti sotto quel Cielo immenso.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Harry lasCiò cadere le bracCia.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   «Non so a chi voleva bene, Hermione, ma non a me. Questo non è affetto, il caos in cui mi ha lasCiato. Ha condiviso i suoi veri pensieri molto di più con Gellert Grindelwald che con me».
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Harry raccolse la bacchetta di Hermione, che aveva lasCiato cadere nella neve, e tornò a sedersi all'ingresso della tenda.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Nevicava quando Hermione cominCiò il suo turno di veglia, a mezzanotte. I sogni di Harry furono confusi e tormentati: Nagini vi sCivolava dentro e fuori, prima attraverso un gigantesco anello spezzato, poi attraverso una corona di elleboro. Si svegliò più volte, nel panico, convinto che qualcuno l'avesse chiamato in lontananza, scambiando il vento che frustava la tenda per il suono di passi o di voCi.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Sono sicura di averlo solo immaginato» riprese Hermione, nervosa, «la neve nel buio gioca strani scherzi... ma forse è meglio se Ci Smaterializziamo sotto il Mantello dell'Invisibilità, per sicurezza...»
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Mezz'ora dopo, ripiegata la tenda, partirono: Harry portava l'Horcrux e Hermione stringeva la borsetta di perline. La consueta morsa li inghiottì; i piedi di Harry si staccarono dal suolo innevato per urtare con forza su quella che sembrava terra ghiacCiata coperta di foglie.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Dove siamo?» chiese, guardando una nuova massa di alberi intanto che Hermione cominCiava a sfilare i picchetti della tenda dalla borsetta.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Anche lì la neve pesava sugli alberi e il freddo era pungente, ma almeno erano protetti dal vento. Passarono quasi tutta la giornata dentro la tenda, rannicchiati a scaldarsi viCino alle utili fiamme azzurre che Hermione era così abile a produrre e che si potevano raccogliere e portare con sé in un barattolo. Harry si sentiva come in convalescenza dopo una malattia breve ma grave, impressione rafforzata dalle premure di Hermione. Quel pomeriggio nuovi fiocchi cominCiarono a cadere e ben presto anche la loro radura riparata fu ricoperta da una spruzzata di neve polverosa.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Dopo due notti di poco sonno, i sensi di Harry erano più all'erta del solito. A Godric's Hollow se l'erano cavata veramente per un soffio e forse per questo Voldemort sembrava più viCino di prima, più minacCioso. Al calare
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Spostò un vecchio cusCino all'ingresso della tenda e si sedette. Indossava tutti i maglioni che poteva ma aveva lo stesso i brividi. Il buio s'infittì col passare delle ore, fino a diventare quasi impenetrabile. Harry stava per prendere la Mappa del Malandrino e contemplare per un po' il puntino di Ginny, ma poi si ricordò che erano le vacanze di Natale e che doveva essere tornata alla Tana.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Ogni minimo movimento sembrava amplificato dalla vastità della foresta. Harry sapeva che doveva pullulare di creature, ma avrebbe voluto che restassero tutte silenziose e immobili in modo da poter distinguere i loro innocui tramestii da eventuali altri rumori, forieri di sinistri movimenti. Ricordava il frusCio di un mantello sulle foglie secche, anni prima, e subito si convinse di averlo udito di nuovo, prima di riscuotersi. I loro incantesimi di protezione funzionavano da settimane, perché avrebbero dovuto rompersi proprio adesso? Eppure non riusCiva a scrollarsi di dosso la sensazione che quella notte Ci fosse qualcosa di diverso.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Si rizzò a sedere parecchie volte, il collo dolorante perché si era addormentato in una strana posizione contro la parete della tenda. La notte raggiunse una profondità così nera e vellutata che avrebbe anche potuto trovarsi nel limbo tra la Smaterializzazione e la Materializzazione. Aveva appena sollevato una mano davanti agli occhi per vedere se riusCiva a distinguere le dita quando accadde.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Balzò in piedi, la voce paralizzata in gola, e alzò la bacchetta di Hermione. Strizzò gli occhi perché la luce divenne accecante, gli alberi le si stagliavano davanti neri come la pece, qualunque cosa fosse si avviCinava...
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Poi la fonte di luce uscì da dietro una querCia. Era una cerva bianco argento, splendente come la luna e abbagliante, che avanzava, sempre in silenzio, senza lasCiare tracce di zoccoli nella fine neve fresca. Veniva verso di lui con la bella testa eretta e i grandi occhi orlati di lunghe Ciglia.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Harry fissò la creatura, colmo di stupore non per la sua stranezza, ma per la sua inspiegabile familiarità. Gli sembrava di aver atteso il suo arrivo, ma di aver dimenticato che si erano dati appuntamento. L'impulso di gridare e chiamare Hermione, che un attimo prima era stato fortissimo, svanì. Sapeva, Ci avrebbe scommesso la vita, che era venuta per lui e lui soltanto.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Lei continuò ad avanzare con calma tra gli alberi e presto il suo splendore fu rigato dai loro spessi tronchi neri. Per un secondo lui esitò, tremante. La cautela gli sussurrava: può essere un trucco, un'esca, una trappola. Ma l'istinto, un istinto prepotente, gli disse che quella non era Magia Oscura. Si lanCiò all'inseguimento.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   La neve scricchiolava sotto i suoi piedi, ma la cerva non faceva alcun rumore passando tra gli alberi, perché era pura luce. Lo guidò nel folto della foresta, e lui camminava veloce, sicuro che quando si fosse fermata gli avrebbe consentito di avviCinarsi. E allora avrebbe parlato e la sua voce gli avrebbe detto quello che gli occorreva sapere.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Infine lei si fermò. Girò un'altra volta la bella testa verso di lui, che si mise a correre, con una domanda che gli bruCiava dentro, ma quando aprì le labbra per formularla, lei svanì.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   La sagoma della cerva sbiadiva a ogni battito di Ciglia e lui ascoltava i rumori della foresta, lontani scricchiolii di rami, morbidi frusCii di neve. Stava per essere aggredito? Era stato attirato in un'imboscata? Stava solo immaginando che Ci fosse qualcuno oltre la luce della bacchetta, che lo guardava?
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Levò la bacchetta più in alto. Nessuno gli si preCipitò addosso, nessun lampo di luce verde esplose da dietro un albero. Perché, allora, l'aveva portato lì?
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Qualcosa brillò alla luce della bacchetta e Harry si voltò di scatto, ma non vide altro che una pozza ghiacCiata; la sua superfiCie nera e incrinata sCintillò quando lui alzò ancora la bacchetta per osservarla.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Si avviCinò cauto e guardò in basso. Il ghiacCio rifletteva la sua ombra distorta e il raggio di luce della bacchetta, ma in fondo, sotto la densa, nebulosa scorza grigia sCintillava qualcos'altro. Una grande croce d'argento...
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   La fissò, senza quasi respirare. Com'era possibile? Com'era finita in una pozza nel bosco, così viCino a dove si erano accampati? Qualche ignota magia aveva attratto Hermione in quel luogo, o la cerva, che lui aveva preso per un Patronus, era una sorta di guardiana del laghetto? O la spada era stata messa lì dopo il loro arrivo, proprio perché c'erano loro? In tal caso, dov'era la persona che aveva voluto consegnarla a Harry? Di nuovo puntò la bacchetta verso gli alberi e i cespugli, in cerca di una figura umana, del brillio di uno sguardo, ma non vide nessuno. Tuttavia, quando tornò a concentrarsi sulla spada che riposava sul fondo della pozza ghiacCiata, la sua esaltazione era alimentata anche dalla paura.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Puntò la bacchetta verso la sagoma argentata e mormorò: «AcCio spada».
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Non si mosse. Non si era aspettato che lo facesse. Se fosse stato così faCile, la spada sarebbe stata a terra, pronta per essere raccolta, non nelle profondità di un laghetto gelato. Si mise a camminare lungo il cerchio di ghiacCio, pensando alla volta che la spada gli si era consegnata. Si era trovato in un terribile pericolo, allora, e aveva chiesto aiuto.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Che cosa gli aveva detto Silente, pensò Harry riprendendo a camminare, l'altra volta che aveva recuperato la spada? 'Soltanto un vero Grifondoro avrebbe potuto estrarla dal cappello'. E quali erano le qualità che definivano un Grifondoro? Una voCina dentro la sua testa gli rispose: audaCia, fegato, cavalleria.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Harry si fermò ed emise un lungo sospiro; il fumo del suo fiato si disperse in fretta nell'aria gelata. Sapeva che cosa doveva fare. A essere sincero con se stesso, l'aveva saputo fin dal momento in cui aveva visto la spada sotto il ghiacCio.
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   Un gufo stridette e lui pensò con una stretta al cuore a Edvige. Tremava, i denti gli battevano orribilmente, eppure continuò a togliersi gli abiti finché non rimase in maglietta e mutande, scalzo nella neve. Posò in Cima ai vestiti la saccocCia che conteneva la sua bacchetta, la lettera di sua madre, il frammento di specchio di Sirius e il vecchio BocCino; poi puntò la bacchetta di Hermione contro il ghiacCio.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Il rumore sembrò quello di una pallottola nel silenzio: la superfiCie della pozza s'infranse e frammenti di ghiacCio scuro dondolarono sull'acqua increspata. Non sembrava profonda, ma per prendere la spada avrebbe dovuto immergersi completamente.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Rimuginare sul compito che lo attendeva non l'avrebbe reso più semplice né avrebbe scaldato l'acqua. Si avviCinò al bordo e posò a terra la bacchetta di Hermione ancora accesa. Poi, cercando di non pensare a quanto più freddo avrebbe avuto o ai brividi che l'avrebbero scosso, si tuffò.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Tutti i pori della sua pelle urlarono la loro protesta: persino l'aria nei polmoni parve congelarsi quando Harry s'immerse fino alle spalle nell'acqua ghiacCiata. Respirava a fatica; tremando così violentemente da far traboccare l'acqua oltre i bordi, cercò la lama con i piedi intirizziti. Voleva immergersi una volta sola.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Il freddo era un'agonia: lo aggrediva come fuoco. Pensò che gli si fosse ghiacCiato anche il cervello quando penetrò nell'acqua scura, arrivò sul fondo e allungò la mano, cercando la spada. Le sue dita si chiusero attorno all'elsa; la sollevò.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Poi qualcosa gli si strinse al collo. Forse erano alghe, anche se nell'immergersi nulla l'aveva sfiorato, e alzò l'altra mano per liberarsi. Non erano alghe: la catena dell'Horcrux si era tesa e gli schiacCiava la trachea.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Harry scalCiò con forza, cercando di tornare in superfiCie, ma riuscì solo a spingersi contro il margine rocCioso del laghetto. Divincolandosi, soffocando, tirò la catena che lo strangolava, le dita gelate incapaCi di allentarla, adesso piccole luCi gli esplodevano dentro la testa, sarebbe affogato, non c'era nulla, nulla che potesse fare, le bracCia che si chiudevano attorno al suo petto erano certamente quelle della Morte...
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

    stato in vita sua, rinvenne, a facCia in giù nella neve. Da qualche parte accanto a lui qualcun altro ansimava e tossiva e barcollava. Era arrivata di nuovo Hermione, come quando il serpente l'aveva aggredito... eppure non sembrava lei, i colpi di tosse erano troppo profondi, i passi troppo pesanti...
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Harry non ebbe la forza di alzare la testa e scoprire l'identità del suo salvatore. Riuscì solo a portare una mano tremante alla gola e a tastare il punto in cui il medaglione gli aveva inCiso un taglio netto nella carne. Era sparito: qualcuno l'aveva liberato. Poi una voce affannata parlò sopra la sua testa.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Solo la sorpresa di sentire quella voce riuscì a dargli la forza di alzarsi. Tremando violentemente, si rimise in piedi. Davanti a lui c'era Ron, vestito da capo a piedi ma bagnato fradiCio, i capelli incollati al viso, la spada di Grifondoro in una mano e l'Horcrux che penzolava dalla catena spezzata nell'altra.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Harry non seppe rispondere. La cerva d'argento non era nulla, nulla a confronto del ritorno di Ron; non riusCiva a crederCi. Tremante, raccolse la pila di vestiti che lo aspettavano sulla riva e cominCiò a infilarseli. Passandosi sopra la testa un maglione dopo l'altro fissava Ron, come se si aspettasse di vederlo sparire ogni volta che lo perdeva di vista, eppure doveva essere vero: si era appena tuffato nel laghetto, gli aveva salvato la vita.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Harry si riappese al collo la saccocCia di Hagrid, infilò un ultimo golf, si chinò a raccogliere la bacchetta di Hermione e si rialzò davanti a Ron. «Perché sei qui?»
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

    Ci fu una pausa, durante la quale la questione della sua partenza si erse fra loro come un muro. Però adesso Ron era lì. Era tornato. Gli aveva appena salvato la vita.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Sì» rispose Harry. «Ma non capisco. Come hai fatto ad arrivare qui? Come sei riusCito a trovarCi
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Harry stava già correndo verso il punto indicato da Ron. Le due querce crescevano viCine; in mezzo ai tronchi, ad altezza d'occhio, c'era uno spazio di pochi centimetri, una posizione ideale per vedere senza essere visti. Il terreno attorno alle radiCi, tuttavia, era sgombro di neve e Harry non vide impronte. Tornò da Ron, che aveva ancora in mano la spada e l'Horcrux.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Chiunque abbia evocato quel Patronus deve avercela messa dentro». Fissarono entrambi l'elaborata spada d'argento; l'elsa coperta di rubini sCintillava fioca alla luce della bacchetta di Hermione.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   L'Horcrux penzolava ancora dalla mano di Ron. Il medaglione si muoveva. Harry sapeva che la cosa all'interno era di nuovo agitata. Aveva avvertito la presenza della spada e aveva cercato di ucCidere Harry per evitare che la prendesse. Non era più il momento di lunghi discorsi: bisognava
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Vieni». Fece strada a Ron, spazzò via la neve dalla superfiCie della rocCia e tese la mano per prendere l'Horcrux. Ma quando Ron gli offrì la spada scosse il capo.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Io lo apro» continuò Harry «e tu lo colpisCi. Subito, d'accordo? Perché qualunque cosa Ci sia dentro, lotterà. Il pezzo di Riddle nel diario ha cercato di ucCidermi».
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Gli chiederò di aprirsi, in Serpentese» rispose Harry. La soluzione gli salì così spontanea alle labbra che pensò di averla sempre saputa, nel profondo: forse c'era voluto il recente incontro con Nagini per farglielo capire. Guardò la 'S' tempestata di lucenti pietre verdi: era faCile immaginarla come un minuscolo serpente curvo sulla pietra fredda.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Perché no?» chiese Harry. «LiberiamoCi di quell'affare, sono mesi...» «Non posso, Harry, davvero... fallo tu...»
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Arretrò, trasCinando la spada al suo fianco, e scosse il capo.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Sentir pronunCiare il suo nome funzionò come un ecCitante. Ron deglutì, poi, inspirando forte dal lungo naso, si avviCinò di nuovo alla pietra.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Al tre» rispose Harry. Guardò di nuovo il medaglione e strizzò le palpebre, concentrandosi sulla lettera 'S', immaginando un serpente, mentre il contenuto del Ciondolo si agitava come uno scarafaggio in trappola. Sarebbe stato faCile provar pena per lui, ma il taglio sul collo di Harry bruCiava ancora.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   L'ultima parola suonò come un sibilo e un ringhio e le portiCine d'oro del medaglione si spalancarono con un piccolo scatto.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «ColpisCi» ordinò Harry, tenendo fermo il medaglione sulla pietra.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Ron sollevò la spada con le mani tremanti: la punta rimase sospesa sugli occhi che roteavano frenetiCi e Harry strinse forte il Ciondolo, preparandosi, immaginando già il sangue che sarebbe colato dalle finestrelle vuote.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Non ascoltarlo!» esclamò Harry, rauco. «ColpisCi
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Ho visto i tuoi sogni, Ronald Weasley, e ho visto le tue paure. Tutto Ciò che desideri è possibile, ma tutto Ciò che temi è altrettanto possibile...» «ColpisCi!» urlò Harry; la sua voce echeggiò tra gli alberi, la punta della spada tremò e Ron guardò dentro gli occhi di Riddle.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Ron, colpisCilo adesso!» tuonò Harry: sentiva il medaglione vibrare nella sua presa e aveva paura di quello che poteva succedere. Ron levò ancora più alta la spada e in quel momento gli occhi di Riddle s'incendiarono di rosso.
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   Dalle due finestrelle del Ciondolo, dagli occhi, sbocCiarono, come due grottesche bolle, le teste di Harry e Hermione, bizzarramente deformate.
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   Ron urlò di spavento e indietreggiò mentre le sagome si dilatavano uscendo dal medaglione, prima il petto, poi la vita, poi le gambe, finché non si ersero fianco a fianco come alberi con una sola radice, osCillando sopra Ron e il vero Harry, che aveva mollato il Ciondolo, perché era diventato all'improvviso incandescente.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Perché sei tornato? Stavamo meglio senza di te, eravamo più feliCi senza di te, lieti della tua assenza... abbiamo riso della tua stupidità, della tua vigliaccheria, della tua presunzione...»
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   «Presunzione!» ripeté Riddle-Hermione, che era più bella eppure più terribile di quella vera; osCillò, ridacchiando, davanti a Ron, terrorizzato ma stregato, la spada inutile abbandonata lungo il fianco. «Chi potrebbe guardarti, chi mai vorrebbe guardarti, accanto a Harry Potter? Che cos'hai fatto mai, in confronto al Prescelto? Che cosa sei, paragonato al Ragazzo Che è Sopravvissuto?»
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   «Ron, colpisCi, COLPISCi!» lo esortò Harry, ma Ron non si mosse: aveva gli occhi dilatati, in cui si riflettevano Riddle-Harry e RiddleHermione, i capelli turbinanti come fiamme, gli occhi rosso acceso, le voCi levate in un malvagio duetto.
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   «Chi non preferirebbe lui, quale donna sceglierebbe te? Non sei nulla, nulla, nulla a suo confronto» canticchiò Riddle-Hermione, e si allungò come un serpente per allacCiarsi a Riddle-Harry, avvolgendolo in un abbracCio: le loro labbra si incontrarono.
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   In basso, davanti a loro, il volto di Ron era pervaso dal dolore: alzò la spada, le bracCia tremanti.
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   Ron guardò verso di lui e a Harry parve di vedere una tracCia di scarlatto nei suoi occhi.
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   La spada lampeggiò, affondò: Harry balzò di lato; si udirono un clangore metallico e un lungo urlo. Harry si rigirò, sCivolando nella neve, la bacchetta pronta, ma non c'era nulla contro cui combattere.
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   La spada produsse un suono metallico quando Ron la lasCiò cadere a terra. Era in ginocchio, la testa fra le bracCia. Tremava, ma Harry capì che non era per il freddo. Si ficcò in tasca il medaglione rotto, s'inginocchiò accanto a Ron e gli posò cautamente una mano sulla spalla. Interpretò come un buon segno che l'amico non la allontanasse.
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   «Dopo che te ne sei andato» mormorò, grato del fatto che il volto di Ron fosse nascosto, «ha pianto per una settimana. Forse anche di più, ma non voleva farsi vedere. Per molte notti non Ci siamo nemmeno rivolti la parola. Senza di te...»
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   Non riuscì a finire; solo adesso che Ron era di nuovo lì capiva davvero quanto fosse costata loro la sua assenza.
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   Ron non rispose, ma distolse il volto e si asCiugò rumorosamente il naso nella manica. Harry si rialzò e si avviCinò all'enorme zaino, qualche metro più in là, che Ron aveva gettato via per correre verso la pozza a salvarlo. Se lo caricò in spalla e tornò viCino all'amico, che si mise in piedi a fatica, gli occhi arrossati, ma ormai calmo.
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   Si mossero simultaneamente l'uno verso l'altro e si abbracCiarono. Harry si aggrappò al dorso ancora zuppo della giacca di Ron.
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   Ma non fu diffiCile. Anche se l'inseguimento della cerva nella foresta gli era sembrato lungo, con Ron al fianco il ritorno fu sorprendentemente breve. Harry non vedeva l'ora di svegliare Hermione e fremeva d'impazienza
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   C'era un tepore magnifico, dopo la pozza e la foresta; l'unica luce veniva dalle fiamme color pervinca che sCintillavano ancora in una Ciotola sul pavimento. Hermione dormiva profondamente, rannicchiata sotto le coperte, e non si mosse finché Harry non ebbe chiamato più volte il suo nome.
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   Vide Ron, in piedi con la spada in mano, che sgocCiolava sul tappeto liso. Harry si ritrasse in un angolo buio, fece sCivolare a terra lo zaino di Ron e cercò di confondersi con la tela.
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   Hermione scese dal letto e avanzò come una sonnambula verso Ron, gli occhi fissi sul suo volto pallido. Si fermò davanti a lui, le labbra socchiuse, gli occhi sgranati. Ron tentò un debole sorriso speranzoso e fece per alzare le bracCia.
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   Hermione si scagliò in avanti e cominCiò a prendere a pugni ogni centimetro di lui che riusCiva a raggiungere.
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   «Non dirmi cosa devo fare, Harry Potter! Non Ci provare! Ridammela subito! E TU!»
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   «Ah, non so!» gridò Hermione, con spaventoso sarcasmo. «Frugati il cervello, Ron, non dovresti metterCi più di un paio di secondi...» «Hermione» intervenne Harry, che lo trovava un colpo basso, «mi ha appena salvato la...»
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   «Sapevo che non eravate morti!» mugghiò Ron, superando la voce di lei per la prima volta e avviCinandosi quanto gli permetteva il Sortilegio Scudo. «Harry è sempre sul Profeta e alla radio, vi cercano dappertutto, girano voCi e storie pazzesche, l'avrei saputo subito se foste morti, voi non avete idea di com'È stato...»
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   La voce di Hermione ormai era così acuta che presto l'avrebbero percepita solo i pipistrelli, ma aveva raggiunto un livello di indignazione che la lasCiò per un momento senza parole, e Ron colse al volo l'occasione.
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   «Volevo tornare un minuto dopo che mi ero Smaterializzato, ma sono finito dritto in una banda di Ghermidori, Hermione, e non sono riusCito ad andare da nessuna parte!»
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   «Una banda di cosa?» chiese Harry, mentre Hermione si abbandonava su una sedia con gambe e bracCia incroCiate così strette che probabilmente non le avrebbe districate prima di qualche anno.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Ghermidori» ripeté Ron. «Sono dappertutto, bande che cercano di far soldi consegnando Nati Babbani e traditori del loro sangue, c'È una ricompensa del Ministero per ogni cattura. Io ero solo e si vede che ho un'età da studente, erano tutti ecCitati, pensavano che fossi un Nato Babbano in clandestinità. Ho dovuto inventarmi qualcosa in fretta per non farmi portare al Ministero».
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Ron lanCiò uno sguardo a Hermione, nella speranza che la battuta l'avesse ammorbidita, ma la sua facCia rimase di pietra sopra le bracCia e gambe annodate.
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   «Comunque, si sono messi a discutere se ero Stan o no e hanno cominCiato a litigare. Era un po' patetico a essere sincero, ma loro erano Cinque e io ero da solo, e mi avevano preso la bacchetta. Poi due si sono azzuffati e mentre gli altri erano distratti sono riusCito a dare un pugno nello stomaco a quello che mi teneva fermo, gli ho strappato la bacchetta, ho Disarmato il tipo che aveva preso la mia e mi sono Smaterializzato. Non mi è venuto benissimo, mi sono Spaccato di nuovo...» Ron alzò la mano destra per mostrare due unghie mancanti; Hermione inarcò freddamente le sopracCiglia «... e sono finito a chilometri da dov'eravate voi. Quando sono riusCito a tornare al fiume... ve n'eravate andati».
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Cielo, che racconto avvincente» commentò Hermione con la voce altezzosa di quando voleva ferire. «Devi essere stato semplicemente terrorizzato. Intanto noi siamo andati a Godric's Hollow e, vediamo, cos'È successo là, Harry? Ah, sì, è arrivato il serpente di Tu-Sai-Chi, Ci ha quasi ucCisi tutti e due e poi è arrivato Tu-Sai-Chi in persona e Ci ha mancati per qualche secondo».
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Una cosa vorrei sapere, però» riprese, fissando un punto a una trentina di centimetri sopra la testa di Ron. «Come hai fatto di preCiso a trovarCi stanotte? è importante. Se lo sappiamo, saremo sicuri di non ricevere altre visite indesiderate».
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Non serve solo ad accendere e spegnere le luCi» spiegò Ron. «Non so come funziona o come mai è successo proprio in quel momento e non pri ma, perché è da quando me ne sono andato che volevo tornare. Ma stavo ascoltando la radio, la mattina di Natale, molto presto, e ho sentito... ho sentito te».
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   «No, ti ho sentito usCire dalla mia tasca. La tua voce» e mostrò di nuovo il Deluminatore «veniva da qui».
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   Hermione diventò tutta rossa. Harry ricordava: era stata la prima volta che uno di loro aveva pronunCiato a voce alta il nome di Ron da quando se n'era andato; Hermione l'aveva nominato quando parlavano di riparare la bacchetta di Harry.
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   «Ho capito che mi chiamava» proseguì Ron. «Ho preso la mia roba, mi son messo lo zaino in spalla e sono usCito in giardino.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «La pallina di luce era lì a mezz'aria, ad aspettarmi, e quando sono usCito è rimbalzata un po' e io l'ho seguita dietro il capanno e poi lei... be', mi è entrata dentro».
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Ha come galleggiato verso di me» spiegò Ron, mostrando il movimento con l'indice libero, «qui sul petto, e poi... è entrata. è finita qui» e toccò un punto viCino al cuore, «l'ho sentita, era bollente. E quando ce l'ho avuta dentro ho capito cosa dovevo fare, ho capito che mi avrebbe portato dove dovevo andare. Così mi sono Smaterializzato e sono sbucato su una collina. C'era neve dappertutto...»
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Eravamo là» confermò Harry. «Ci abbiamo passato due notti, e la seconda mi sembrava di aver sentito qualcuno che si muoveva nel buio e
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «In realtà no» rispose Hermione. «Ci siamo Smaterializzati sotto il Mantello dell'Invisibilità, per maggiore prudenza. E ce ne siamo andati molto presto, perché, come ha detto Harry, avevamo sentito qualcuno».
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Be', sono rimasto su quella collina tutto il giorno» continuò Ron. «Speravo sempre che sareste comparsi. Ma quando è venuto buio ho capito che vi avevo mancato, così ho acceso di nuovo il Deluminatore, è usCita la luce azzurra ed è entrata dentro di me, mi sono Smaterializzato e sono arrivato qui, in questi boschi. Non vi ho visti neanche stavolta, perCiò potevo solo sperare che uno di voi alla fine saltasse fuori, e Harry l'ha fatto. Be', prima ho visto la cerva, ovviamente».
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Raccontarono l'accaduto e durante la storia della cerva d'argento e della spada nella pozza Hermione spostava lo sguardo torvo dall'uno all'altro, così concentrata che si scordò di tenere bracCia e gambe incroCiate.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Ma doveva essere un Patronus!» esclamò. «Non avete visto chi l'ha evocato? Non avete visto nessuno? E vi ha portati fino alla spada! Non Ci posso credere! E poi cos'È successo?»
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Hai detto che sei scappato dai Ghermidori con una bacchetta in più?» «Cosa?» fece Ron, che stava guardando Hermione, che a sua volta osservava il Ciondolo. «Oh... oh, sì».
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Non è ancora escluso che lo rifacCia» arrivò la voce di Hermione soffocata da sotto le coperte, ma Harry vide Ron accennare un sorrisetto mentre prendeva il pigiama marrone dallo zaino.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Qualcuno Ci ha aiutato» ripeteva. «Qualcuno ha mandato quella cerva. Qualcuno è dalla nostra. Un Horcrux in meno, Harry!»
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   Rinfrancati dalla distruzione del medaglione, ripresero a discutere di dove potessero trovarsi gli altri e, sebbene avessero già affrontato la questione, Harry era ottimista, certo che altre novità deCisive sarebbero seguite alla prima. Il bronCio di Hermione non riusCiva a guastare il suo buonumore: l'improvvisa svolta della loro sorte, l'apparizione della cerva misteriosa, il recupero della spada di Grifondoro e soprattutto il ritorno di Ron lo rendevano così felice che faticava a restare serio.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   Nel tardo pomeriggio lui e Ron sfuggirono di nuovo alla presenza ostile di Hermione con la scusa di setacCiare i cespugli nudi in cerca di more ine sistenti e continuarono a scambiarsi informazioni. Harry era finalmente riusCito a raccontare a Ron tutta la storia dei vagabondaggi suoi e di Hermione, fino al resoconto completo di quanto era accaduto a Godric's Hollow; adesso toccava a Ron riferirgli tutto quello che aveva scoperto sul mondo magico nelle settimane trascorse da solo.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Tu e Hermione avete smesso di pronunCiare il nome di Tu-Sai-Chi!» «Oh, sì. Be', è solo una brutta abitudine che abbiamo preso» spiegò
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «No!» ruggì Ron. Harry saltò dentro un cespuglio e Hermione, il naso immerso in un libro all'ingresso della tenda, li guardò acCigliata. «Scusa» disse Ron aiutando l'amico a districarsi dai rovi, «ma il nome è stato stregato, Harry: è così che scoprono la gente! Usare il suo nome infrange gli incantesimi di protezione, provoca una speCie di interferenza magica... è così che Ci hanno trovati in Tottenham Court Road!»
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Perché abbiamo pronunCiato il suo nome?»
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Esatto! Bisogna dargliene atto, è logico. Solo le persone che si opponevano seriamente a lui, come Silente, osavano pronunCiarlo. Adesso che gli hanno imposto un Tabù, chiunque lo nomini è rintracCiabile. Un modo rapido e semplice per trovare i membri dell'Ordine! Hanno quasi preso Kingsley...»
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «No, un manipolo di Mangiamorte l'ha accerchiato, ha detto Bill, ma è riusCito a fuggire. Adesso è latitante, come noi». Ron si grattò pensieroso il mento con la punta della bacchetta. «Non credi che sia stato lui a mandarCi quella cerva?»
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

    stava dietro quella domanda. L'idea che Silente fosse riusCito a tornare, che vegliasse su di loro sarebbe stata di ineffabile consolazione. Scosse il capo. «Silente è morto» disse. «Io c'ero, ho visto il cadavere. è andato via per sempre. E comunque il suo Patronus era una fenice, non una cerva».
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Sì, ma se Silente fosse vivo, perché non si mostrerebbe? Perché si limiterebbe a consegnarCi la spada?»
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Non ne ho idea» rispose Ron. «Per lo stesso motivo per cui non te l'ha data quando era vivo. Per lo stesso motivo per cui ha lasCiato a te un vecchio BocCino e a Hermione un libro di storie per bambini».
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Che ne so» borbottò Ron. «A volte, quando ero un po' abbattuto, mi sono detto che si stava facendo due risate o... o che voleva solo rendere tutto più diffiCile. Ma non lo penso più. Sapeva quello che faceva quando mi ha lasCiato il Deluminatore, no? Lui...» Le orecchie di Ron s'imporporarono e lui si chinò tutto concentrato su un Ciuffo d'erba, che saggiò con la punta del piede. «Be', si vede che lo sapeva, che vi avrei piantati in asso».
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Altro che» rispose subito Ron, «ne parlano un sacco. Certo, in un altro momento sarebbe una notizia pazzesca, che Silente è stato amico di Grindelwald, ma adesso è solo una cosa che fa ridere quelli che ce l'avevano con Silente e uno schiaffo in facCia a chi pensava che fosse tanto una brava persona. Non mi pare un granché, però. Era molto giovane quando...»
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Aveva la nostra età» puntualizzò Harry, come aveva ribattuto a Hermione, e qualcosa nella sua espressione persuase Ron a lasCiar perdere.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Scusa... ReduCio».
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   Il ragno non rimpicCiolì. Harry fissò la bacchetta di prugnolo. Tutti gli incanti minori che aveva provato erano risultati meno potenti di quelli che eseguiva con la bacchetta di fenice. La nuova gli era fastidiosamente estranea, come se avesse la mano di un altro cuCita all'estremità del bracCio.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Devi solo eserCitarti» lo incoraggiò Hermione, che si era avviCinata in silenzio e aveva seguito preoccupata il tentativo di Harry di ingrandire e rimpicCiolire il ragno. «È questione di fiduCia, Harry».
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   Lui sapeva perché voleva che tutto fosse a posto: si sentiva ancora in colpa per avergli spezzato la bacchetta. Ingoiò la risposta che gli era salita alle labbra, CioÈ che poteva prendersi la bacchetta di prugnolo, se pensava che fosse lo stesso, e lui avrebbe preso la sua. Desideroso com'era che tornassero tutti amiCi, annuì, ma quando Ron rivolse a Hermione un sorriso incerto, lei si allontanò per sprofondare di nuovo nel suo libro.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «C'È un solo programma» sussurrò a Harry «che dà le notizie come sono veramente. Tutti gli altri sono dalla parte di Tu-Sai-Chi e seguono la versione del Ministero, ma questo... aspetta di sentirlo, è grandioso. Solo che non possono trasmettere tutte le sere, devono continuare a spostarsi per non essere catturati, e Ci vuole la parola d'ordine per sintonizzarsi... il guaio è che ho perso l'ultima...»
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   Tamburellò piano con la punta della bacchetta sulla radio, borbottando parole a caso sottovoce. Guardava di sottecchi Hermione, temendo uno scoppio d'ira, ma avrebbe anche potuto essere altrove, per quanto lei gli badava. Per una deCina di minuti Ron continuò a picchiettare e borbottare, Hermione voltava le pagine del libro e Harry si eserCitava con la bacchetta.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   Hermione non si degnò nemmeno di rispondere, ma si avviCinò a Harry. «Dobbiamo parlare» dichiarò.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Continua a saltar fuori, vero? So che Viktor ha detto che era il simbolo di Grindelwald, ma c'era anche su quella vecchia tomba a Godric's Hollow, e le date sulla lapide erano di molto precedenti alla nasCita di Grindelwald! E ora questo! Be', non possiamo chiedere a Silente o a Grindelwald che cosa significhi non so nemmeno se Grindelwald è ancora vivo ma possiamo chiederlo al signor Lovegood. Indossava il simbolo al matrimonio. Sono sicura che è importante, Harry!»
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   Harry non rispose subito. Guardò il volto concentrato e appassionato di lei, poi il buio tutto intorno, riflettendo. Dopo una lunga pausa disse: «Hermione, non vogliamo un'altra Godric's Hollow. Ci siamo persuasi che dovevamo andarCi e...»
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Ma compare di continuo, Harry! Silente mi ha lasCiato Le Fiabe di Beda il Bardo, come fai a sapere che non dobbiamo indagare su quel segno?»
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    «Ci risiamo!» Harry era esasperato. «Continuiamo a pensare che Silente Ci abbia lasCiato tracce segrete e indizi...»
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   «Bene» si arrese Harry, un po' divertito e un po' irritato. «Però dopo aver parlato con Lovegood Ci mettiamo a cercare gli altri Horcrux, d'accordò? Dove abitano i Lovegood? Qualcuno lo sa?»
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   «Sì, non stanno lontano da casa mia» rispose Ron. «Non so bene dove, ma i miei indicano sempre le colline quando parlano di loro. Non dovrebbe essere diffiCile trovarli».
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    sole che arrivavano fino a terra tra una nube e l'altra. Rimasero per qualche minuto a contemplare la Tana, schermandosi gli occhi con le mani, ma non riusCirono a distinguere altro che le alte siepi e gli alberi del giardino, che proteggevano la casetta sghemba da occhi Babbani.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «È strano essere così viCini e non andare a trovarli» osservò Ron.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Nella nuova casa di Bill e Fleur. Villa Conchiglia. Bill è sempre stato gentile con me. Lui... c'È rimasto male, quando ha sentito cos'avevo combinato, ma non ha infierito. Ha capito che mi dispiaceva sul serio. Nessun altro della famiglia sa che sono stato da loro. Bill ha detto alla mamma che lui e Fleur non andavano a casa per Natale perché volevano passarlo da soli. Sai, la prima vacanza dopo le nozze. Non credo che a Fleur sia dispiaCiuto. Sai quanto odia Celestina Warbeck».
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   «Proviamo quassù» propose, e li guidò verso la Cima della collina. Camminarono per qualche ora. Harry, su insistenza di Hermione, era nascosto sotto il Mantello dell'Invisibilità. Il gruppo di basse colline era disabitato, a parte una minuscola villetta che sembrava deserta.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Credi che sia la loro e siano andati via per le vacanze?» chiese Hermione, spiando attraverso la finestra di una piccola cuCina ordinata con i gerani sul davanzale. Ron sbuffò.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Mah, secondo me se guardassi dentro casa Lovegood capiresti chi Ci abita. Proviamo con le prossime colline».
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   «Aha!» gridò Ron con il vento che gli frustava i capelli e gli abiti. Indicò in alto, verso la Cima della collina dove erano sbucati: una casa dall'aspetto molto stravagante si stagliava contro il Cielo, un enorme Cilindro nero con una luna spettrale sospesa alle sue spalle nel Cielo del pomeriggio. «Quella dev'essere casa di Luna, chi altri abiterebbe in un posto del genere? Sembra una tuba gigante!»
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Non assomiglia affatto a un basso tuba» ribatté Hermione, guardando acCigliata il torrione.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

    «Non stavo parlando dello strumento» preCisò Ron. «Volevo dire un cappello a Cilindro».
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   Ron aveva le gambe più lunghe e fu il primo ad arrivare in Cima. Quando Harry e Hermione lo raggiunsero, ansanti, piegati in due dal dolore alla milza, aveva un gran sorriso stampato in facCia.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   Il cancello Cigolò quando lo aprirono. Il sentiero a zigzag che conduceva alla porta d'ingresso era invaso da una serie di strane piante, fra cui un cespuglio pieno dei frutti aranCioni simili a rapanelli che a volte Luna portava come orecchini. Harry credette di riconoscere un PugnaCio e si tenne alla larga dal ceppo raggrinzito. Due vecchi meli selvatiCi, curvati dal vento e privi di foglie ma ancora carichi di piccoli frutti rossi, e folte ghirlande di vischio con le palline bianche facevano la guardia ai lati del portone. Un piccolo gufo con la testa appiattita da falco li scrutò da un ramo.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   Dopo neanche una deCina di secondi la porta si spalancò e apparve Xenophilius Lovegood, scalzo, con addosso una speCie di camiCia da notte tutta macchiata. I lunghi capelli bianchi simili a zucchero filato erano sporchi e spettinati. Al matrimonio di Bill e Fleur Xenophilius era elegante come un damerino, al confronto.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   Xenophilius non gli strinse la mano, ma l'occhio che non guardava la punta del suo naso corse subito alla Cicatrice sulla fronte.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

    «Non Ci vorrà molto» insisté Harry, un po' deluso dall'accoglienza così fredda.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   Appena ebbero varcato la porta Xenophilius la chiuse dietro di loro. Si trovavano nella cuCina più bizzarra che Harry avesse mai visto. La stanza era perfettamente Circolare, così che sembrava di stare dentro un maCinapepe gigante. Tutto era curvo per adattarsi alle pareti: i fornelli, il lavandino e gli armadietti, e tutto era stato dipinto a fiori, insetti e uccelli in vivaCi colori primari. Harry riconobbe lo stile di Luna: l'effetto, in uno spazio così chiuso, era un po' opprimente.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   Al centro del pavimento, una scala a chiocCiola di ferro battuto saliva ai piani superiori. Da sopra veniva un concerto di colpi e sferragliamenti: Harry si chiese che cosa stesse combinando Luna.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   La stanza di sopra era una combinazione di salotto e laboratorio, e quindi ancora più ingombra della cuCina. Benché molto più piccola e perfettamente Circolare, assomigliava alla Stanza delle Necessità nell'indimenticabile Circostanza in cui si era trasformata in un enorme labirinto contenente gli oggetti nascosti nel corso di secoli. C'erano pile e pile di libri e fogli su tutte le superfiCi. Dal soffitto pendevano modellini delicati di creature che Harry non riconobbe, ognuno dei quali sbatteva le ali o chiudeva le mascelle.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   Luna non c'era. La fonte di tutto quel fracasso era un oggetto di legno pieno di rotelle e ingranaggi che si muovevano magicamente. Sembrava il singolare incroCio tra un tavolo da lavoro e un mucchio di vecchi scaffali, ma dopo un attimo Harry capì che era una vecchia macchina tipografica, perché sputava copie del Cavillo.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Scusate» disse Xenophilius. Si avviCinò alla macchina, sfilò una tovaglia sudiCia da sotto un'immensa pila di libri e documenti che rovinarono tutti a terra e la gettò sulla pressa, soffocando in qualche modo il baccano. Poi si rivolse a Harry.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «È il corno di un RicCiocorno Schiattoso» rispose Xenophilius.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Ma Harry, è un corno di Erumpent! è Materiale CommerCiabile Classe
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «È descritto negli Animali FantastiCi: dove trovarli. Signor Lovegood, deve liberarsene subito, non sa che può esplodere al minimo tocco?»
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Il RicCiocorno Schiattoso» scandì Xenophilius con espressione ostinata «È una creatura timida e altamente magica e il suo corno...»
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «L'ho comprato» rispose Xenophilius perentorio «due settimane fa da un delizioso giovane mago che era al corrente del mio interesse per lo squisito RicCiocorno. Una sorpresa di Natale per la mia Luna. Ora» proseguì, rivolto a Harry, «di preCiso perché è venuto qui, signor Potter?»
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Abbiamo bisogno di aiuto» rispose Harry prima che Hermione ricominCiasse.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Ah» fece Xenophilius. «Aiuto. Mmm». L'occhio buono si posò di nuovo sulla Cicatrice. Pareva allo stesso tempo terrorizzato e ipnotizzato. «Sì. Il fatto È... aiutare Harry Potter... piuttosto pericoloso...»
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

    Sparì giù per la scala a chiocCiola. Sentirono la porta aprirsi e richiudersi. Si guardarono.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Vecchio foruncolo fifone» sbottò Ron. «Luna è dieCi volte più coraggiosa».
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Be', io sono d'accordo con Ron» ribatté Hermione. «È un vecchio ipocrita orrendo. Dice a tutti di aiutarti e poi lui cerca di tenersene fuori. E per l'amor del Cielo, state lontani da quel corno».
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   Harry andò alla finestra all'altro capo della stanza. Si vedeva un ruscello, un sottile nastro lucente molto al di sotto di loro, alla base della collina. Erano davvero in alto; un uccello volò davanti al vetro mentre lui guardava verso la Tana, ora invisibile al di là di un'altra fila di colline. Ginny era da qualche parte laggiù. Erano più viCini di quanto fossero stati dalle nozze di Bill e Fleur, ma lei non poteva sapere che Harry stava guardando dalla sua parte, che stava pensando a lei. Probabilmente Harry avrebbe dovuto esserne contento; chiunque entrava in contatto con lui era in pericolo, il comportamento di Xenophilius lo dimostrava.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   Voltò le spalle alla finestra e il suo sguardo cadde su un altro oggetto bizzarro appoggiato sulla credenza panCiuta e sovraccarica: il busto di pietra di una strega bella e austera con un copricapo assolutamente stravagante. Due oggetti che sembravano cornetti acustiCi d'oro usCivano ricurvi dai lati. Un minuscolo paio di sCintillanti ali azzurre era fissato a una strisCia di cuoio che passava sulla testa, mentre un rapanello aranCione era stato attaccato a una seconda strisCia legata sulla fronte.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Ah, avete visto la mia invenzione preferita» Cinguettò, piazzando il vassoio tra le bracCia di Hermione e avviCinandosi a Harry accanto alla statua. «Modellato in modo piuttosto preCiso sulla testa della bella PrisCilla Corvonero. Un ingegno smisurato per il mago è dono grato!»
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   Indicò gli oggetti simili a cornetti acustiCi.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Quelli sono sifoni di Gorgosprizzo... per rimuovere tutte le fonti di distrazione dalla zona attorno al pensatore. Questa» e indicò le alette «È un'e lica di Celestino, per elevare la disposizione mentale. Infine» e indicò il rapanello aranCione «la Prugna Dirigibile, per accrescere la capaCità di accettare lo straordinario».
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   Xenophilius tornò al vassoio, che Hermione era riusCita a posare in precario equilibrio su uno dei tavolini stracolmi di oggetti.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Posso offrirvi un infuso di Radigorda?» propose. «Lo prepariamo noi». CominCiò a versare la bevanda, viola acceso come succo di barbabietola, e aggiunse: «Luna è giù oltre il Ponte Basso, è emozionatissima all'idea che voi siate qui. Non dovrebbe tardare, ha preso quasi abbastanza Plimpi per preparare la zuppa per tutti. Sedetevi e prendete dello zucchero.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Be'» cominCiò Harry scambiando un rapido sguardo con Hermione, che annuì incoraggiante, «È a proposito di quel simbolo che portava attorno al collo al matrimonio di Bill e Fleur, signor Lovegood. Ci chiedevamo che cosa significa».
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   Xenophilius inarcò le sopracCiglia.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «PreCisamente» confermò Xenophilius. «Mai sentiti? Non mi sorprende. Pochi, pochissimi maghi Ci credono. Ne è prova quella testa di rapa al matrimonio di suo fratello» e fece un cenno a Ron, «che mi ha aggredito perché secondo lui esibivo il simbolo di un noto Mago Oscuro! Quanta ignoranza. Non c'È nulla di Oscuro nei Doni, almeno non in senso letterale. Si usa il simbolo semplicemente per rivelarsi agli altri credenti, nella speranza di aiutarsi nella Ricerca».
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Suppongo che conosCiate tutti 'La Storia dei Tre Fratelli'».
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Bene bene, signor Potter, tutto cominCia con 'La Storia dei Tre Fratelli'... devo averne una copia da qualche parte...»
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Ehm... d'accordo» rispose Hermione, nervosa. Aprì il libro e Harry vide in Cima alla pagina il simbolo su cui stavano indagando. Lei tossicchiò e cominCiò.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Mezzanotte, diceva sempre la mamma» osservò Ron, che si era messo comodo, le bracCia dietro la testa, per ascoltare. Hermione gli rivolse uno sguardo irritato.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Scusa, è solo che se diCi mezzanotte fa più paura» aggiunse lui.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Già, perché abbiamo proprio bisogno di un po' più di terrore nella nostra vita» commentò Harry senza riusCire a trattenersi. Xenophilius non Ci badò; fissava il Cielo oltre la finestra. «Vai avanti, Hermione».
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «'Dopo qualche tempo, i fratelli giunsero a un fiume troppo profondo per guadarlo e troppo pericoloso per attraversarlo a nuoto. Tuttavia erano versati nelle arti magiche, e così bastò loro agitare le bacchette per far comparire un ponte sopra le acque infide. Ne avevano percorso metà quando si trovarono il passo sbarrato da una figura incappucCiata.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

    la Morte era astuta. Finse di congratularsi con i tre fratelli per la loro magia e disse che Ciascuno di loro meritava un premio per essere stato tanto abile da sfuggirle.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «'Così il fratello maggiore, che era un uomo bellicoso, chiese una bacchetta più potente di qualunque altra al mondo: una bacchetta che facesse vincere al suo possessore ogni duello, una bacchetta degna di un mago che aveva battuto la Morte! Così la Morte si avviCinò a un albero di sambuco sulla riva del fiume, prese un ramo e ne fece una bacchetta, che diede al fratello maggiore.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «'Il secondo fratello, che era un uomo arrogante, deCise che voleva umiliare ancora di più la Morte e chiese il potere di richiamare altri dalla Morte. Così la Morte raccolse un sasso dalla riva del fiume e lo diede al secondo fratello, dicendogli che quel sasso aveva il potere di riportare in vita i morti.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «'Infine la Morte chiese al terzo fratello, il minore, che cosa desiderava. Il fratello più giovane era il più umile e anche il più saggio dei tre, e non si fidava della Morte. PerCiò chiese qualcosa che gli permettesse di andarsene senza essere seguito da lei. E la Morte, con estrema riluttanza, gli consegnò il proprio Mantello dell'Invisibilità'».
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Così può sorprendere la gente» spiegò Ron. «A volte si stufa di correrle dietro, agitando le bracCia e strillando... scusa, Hermione».
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «'Il primo fratello viaggiò per un'altra settimana o più, e quando ebbe raggiunto un lontano villaggio andò a cercare un altro mago con cui aveva da tempo una disputa. Armato della Bacchetta di Sambuco, non poté mancare di vincere il duello che segui. LasCiò il nemico a terra, morto, ed entrò in una locanda, dove si vantò a gran voce della potente bacchetta che aveva sottratto alla Morte in persona e di come essa l'aveva reso invinCibile.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «'Quella stessa notte, un altro mago si avviCinò furtivo al giaCiglio dove dormiva il primo fratello, ubriaco fradiCio. Il ladro rubò la bacchetta e per buona misura tagliò la gola al fratello più anziano.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «'Nel frattempo, il secondo fratello era tornato a casa propria, dove viveva solo. Estrasse la pietra che aveva il potere di richiamare in vita i defunti e la girò tre volte nella mano. Con sua gioia e stupore, la figura della fanCiulla che aveva sperato di sposare prima della di lei prematura morte gli apparve subito davanti.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «'Ma sebbene la Morte avesse cercato il terzo fratello per molti anni, non riuscì mai a trovarlo. Fu solo quando ebbe raggiunto una veneranda età che il fratello più giovane si tolse infine il Mantello dell'Invisibilità e lo regalò a suo figlio. Dopodiché salutò la Morte come una vecchia amica e andò lieto con lei, da pari a pari, congedandosi da questa vita'».
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   Pietra della Resurrezione» e aggiunse un cerchio sopra la linea. «Il Mantello dell'Invisibilità» e racchiuse linea e cerchio in un triangolo, a formare il simbolo che aveva tanto affasCinato Hermione. «Insieme» concluse, «i Doni della Morte».
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Be', certo che no» spiegò Xenophilius, fastidiosamente compiaCiuto. «È una fiaba per bambini, che si racconta per divertire più che per istruire. Chi comprende questi argomenti, tuttavia, riconosce che l'antica fiaba si riferisce ai tre oggetti, o Doni, che riuniti faranno del possessore il padrone della Morte».
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Quando dice 'padrone della Morte'...» cominCiò Ron.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Conquistatore. VinCitore. Come preferisce».
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Ma allora... secondo lei...» Hermione cercava le parole e Harry capì che stava tentando di non far trasparire il minimo scettiCismo «questi oggetti questi Doni esistono davvero?»
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   Xenophilius inarcò di nuovo le sopracCiglia.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Ma» riprese Hermione, e Harry avvertì che il suo autocontrollo cominCiava a incrinarsi, «signor Lovegood, come è possibile che lei creda...» «Luna mi ha raccontato tutto di lei, signorina» la interruppe Xenophilius. «Da quel che ho capito lei non è priva d'intelligenza, ma tristemente limitata. Chiusa. Di vedute ristrette».
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Signor Lovegood» ricominCiò Hermione, «sappiamo tutti che esistono cose come i Mantelli dell'Invisibilità. Sono rari, ma esistono. Però...»
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Ah, però il terzo Dono è un vero Mantello dell'Invisibilità, signorina Granger! Voglio dire, non è un mantello da viaggio intriso di un Incantesimo di Disillusione, o rivestito da una Fattura AbbaCinante, o tessuto con lana di Camuflone, che all'inizio riusCirà a celare chi lo indossa ma con gli anni sbiadirà fino a diventare opaco. Stiamo parlando di un mantello che rende chi lo indossa completamente, veramente invisibile, e dura in eterno, fornendo una dissimulazione costante e impenetrabile, quali che siano gli incantesimi che gli vengono scagliati contro. Quanti mantelli del genere ha mai visto, signorina Granger?»
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   Hermione aprì la bocca per rispondere, poi la richiuse, più confusa che mai. Lei, Harry e Ron si scambiarono un'occhiata e Harry capì che stavano tutti pensando la stessa cosa. Si dava il caso che un mantello esattamente uguale alla descrizione di Xenophilius si trovasse in quella stanza in quel preCiso istante.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   Guardò di nuovo fuori dalla finestra. Il Cielo era venato di una debolissima tracCia di rosa.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

    «D'accordo» concesse Hermione, turbata. «DiCiamo che il Mantello è esistito... e la Pietra, signor Lovegood? Quella che lei chiama la Pietra della Resurrezione?»
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Oh, be', in questo caso Ci sono innumerevoli prove» rispose Xenophilius. «La Bacchetta di Sambuco è il Dono più faCile da rintracCiare, per come passa di mano in mano».
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Ovvero, il possessore della Bacchetta deve vincerla al proprietario precedente, se vuole esserne il vero padrone» spiegò Xenophilius. «Avrete certamente saputo di come la Bacchetta passò a Egbert l'Egregio, dopo che ucCise Emeric il Maligno. E di come Godelot morì nelle proprie segrete dopo che il figlio Hereward gli ebbe tolto la Bacchetta. O del terribile Loxias, che prese la Bacchetta a Barnabas Deverill, dopo averlo assassinato. La sCia di sangue della Bacchetta di Sambuco attraversa le pagine della storia magica».
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

    Xenophilius sembrò colto di sorpresa mentre qualcosa prese ad agitarsi nella memoria di Harry, qualcosa che non riusCiva a focalizzare. Peverell... aveva già sentito quel nome...
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   Con un'altra occhiata alla finestra si alzò, prese il vassoio e andò verso la scala a chiocCiola.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Vi fermate a cena?» gridò, e sparì di sotto. «Tutti Ci chiedono sempre la nostra ricetta della zuppa di Plimpi d'Acqua Dolce».
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   Harry aspettò di sentire Xenophilius muoversi in cuCina prima di parlare.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Oh, Harry» rispose lei stancamente, «È solo un gran mucchio di sCiocchezze. Non può essere il vero significato del simbolo. è solo la sua stravagante opinione. Che perdita di tempo».
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «In effetti, questo è l'uomo che ha rivelato al mondo l'esistenza dei RicCiocorni Schiattosi» commentò Ron.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Neanche tu Ci credi?» gli domandò Harry.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Ma va', è una di quelle fiabe che si raccontano ai bambini per fargli la predica, no? 'Non cacCiarti nei guai, non attaccar briga, non impicCiarti di cose che è meglio lasCiar stare! Giù la testa, fatti i fatti tuoi e andrà tutto bene'. Adesso che Ci penso» aggiunse Ron, «forse è la ragione per cui si dice che le bacchette di sambuco portano sfortuna».
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Io e Harry siamo stati cresCiuti da Babbani» gli ricordò Hermione, «Ci hanno insegnato proverbi diversi». Sospirò, mentre un odore pungente saliva dalla cuCina. La sola cosa buona della sua irritazione verso Xenophilius era che le aveva fatto dimenticare di essere arrabbiata con Ron. «Hai ragione» gli disse. «È solo una favola morale, è chiaro qual era il Dono migliore, quello che bisognava scegliere...»
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «La fiaba vuole farti dire il Mantello» spiegò Ron a Hermione, «ma non c'È bisogno di essere invisibili se si possiede la Bacchetta. Una bacchetta invinCibile, Hermione, dai!»
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «E Ci ha aiutato parecchio, nel caso non l'avessi notato!» puntualizzò Hermione. «Mentre la Bacchetta non farebbe che attirare guai...»
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «... solo se vai in giro a parlarne» obiettò Ron. «Solo se sei così idiota da ballare sventolandola sopra la testa e cantando 'Io ho una bacchetta invinCibile, venite a provare se avete il coraggio'. Ma se tieni la bocca chiusa...»
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Sì, ma tu sapresti tenere la bocca chiusa?» gli chiese Hermione, scettica. «Sai, la sola cosa vera che Ci ha detto è che le storie di bacchette superpotenti Circolano da centinaia di anni».
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «La Stecca della Morte, la Bacchetta del Destino saltano fuori con nomi diversi da secoli. Di solito sono proprietà di un Mago Oscuro che se ne vanta. Il professor Ru?f ne ha Citate un po', ma... insomma, sono tutte stupidaggini. Le bacchette sono potenti quanto i maghi che le usano e basta. Ad alcuni maghi piace vantarsi che la loro è più grande e migliore di quelle degli altri».
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   Harry rise: la strana idea che gli era venuta in mente era assurda. La sua bacchetta, ricordò a se stesso, era di agrifoglio, non di sambuco, ed era stata fabbricata da Olivander, qualunque cosa avesse compiuto la notte che Voldemort l'aveva inseguito. E se fosse stata invinCibile, come avrebbe potuto spezzarsi?
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «No» rispose lei, triste. «Credo che nessun altro a parte il signor Lovegood possa illudersi che sia possibile. Beda probabilmente ha preso l'ispirazione dalla Pietra Filosofale; CioÈ, invece di una pietra che ti rende immortale, una pietra che revoca la morte».
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   L'odore proveniente dalla cuCina si fece più intenso: faceva pensare a mutande bruCiate. Harry si chiese se sarebbe riusCito a mangiare abbastanza del piatto che Xenophilius stava preparando per non offenderlo.
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   «E il Mantello, allora?» riprese Ron. «Ha ragione, no? Io mi sono così abituato al Mantello di Harry e al suo potere che non Ci ho mai pensato. Non ho mai sentito parlare di un Mantello come quello di Harry. è infallibile. Non Ci hanno mai beccati quando ce l'avevamo addosso...»
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   «Ma le cose che ha detto sugli altri mantelli, e non è che li vendono a dieCi per uno zellino, be', sono vere! Non mi era mai venuto in mente, ma ho sentito parlare degli incantesimi che evaporano dai mantelli quando invecchiano, o di certe maledizioni che li strappano e Ci fanno dei buchi. Quello di Harry era di suo padre, quindi non è proprio nuovissimo, ma È... perfetto!»
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   Mentre i due discutevano sottovoce, Harry vagava per la stanza, ascoltando solo distrattamente. Andò alla scala a chiocCiola, alzò lo sguardo e sussultò. La sua facCia lo guardava dal soffitto della stanza di sopra.
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   Luna aveva affrescato il soffitto della sua stanza con Cinque ritratti, dipinti con cura e talento: Harry, Ron, Hermione, Ginny e Neville. Non si muovevano come quelli di Hogwarts, ma possedevano comunque una certa magia: pareva che respirassero. Attorno ai volti s'intrecCiavano quelle che a prima vista sembravano sottili catene d'oro, ma guardando meglio Harry si rese conto che si trattava di una sola parola, ripetuta un migliaio di volte in vernice dorata: amiCi... amiCi... amiCi...
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   Harry provò un gran moto di affetto per Luna. Osservò la stanza. Accanto al letto c'era una grande foto che ritraeva Luna da piccola con una donna che le somigliava molto. Erano abbracCiate. Harry non aveva mai visto Luna così curata. La foto era coperta di polvere. La cosa gli parve strana. Si guardò intorno.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   Qualcosa non andava. Anche la moquette azzurro chiaro era impolverata. L'armadio aveva le ante socchiuse e al suo interno non c'erano vestiti. Il letto aveva un'aria fredda, come se non fosse stato usato da settimane. Una sola ragnatela era tesa sulla finestra più viCina, sullo sfondo di un Cielo rosso sangue.
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   «Cosa c'È che non va?» gli chiese Hermione quando lui scese le scale, ma prima che potesse rispondere, Xenophilius risalì dalla cuCina, reggendo un vassoio questa volta carico di Ciotole.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   Xenophilius tentò di parlare, ma non Ci riuscì. Gli uniCi rumori erano il clangore continuo della pressa e il tintinnio del vassoio tra le sue mani tremanti.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Secondo me Luna manca da settimane» dichiarò Harry. «I suoi vestiti non Ci sono, il letto è intatto. Dov'È? E perché continua a guardare fuori dalla finestra?»
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   Xenophilius lasCiò cadere il vassoio; le Ciotole s'infransero. Harry, Ron e Hermione sfoderarono le bacchette: Xenophilius si immobilizzò, la mano pronta a infilarsi in tasca. In quel momento la pressa sparò un botto frago roso e varie copie del Cavillo sCivolarono sul pavimento da sotto la tovaglia; la macchina finalmente tacque.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   Allargò le bracCia davanti alla scala e Harry ebbe la visione improvvisa di sua madre che faceva lo stesso gesto davanti a un lettino.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Non Ci costringa a farle del male» disse. «Si sposti, signor Lovegood». «HARRY!» urlò Hermione.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   Al di là delle finestre sfrecCiavano sagome in sella a maniCi di scopa.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   Mentre i tre amiCi non lo guardavano, Xenophilius estrasse la bacchetta. Harry si accorse del loro errore appena in tempo: si lanCiò di lato, spingendo Ron e Hermione al sicuro mentre lo Schiantesimo di Xenophilius attraversava la stanza e colpiva il corno di Erumpent.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   Ci fu un'esplosione colossale. Il fragore squassò la stanza: frammenti di legno e carta e detriti schizzarono ovunque, in una nube impenetrabile di densa polvere bianca. Harry volò per aria, poi cadde a terra, accecato dalla pioggia di calCinacCi, le bracCia sopra la testa. Sentì lo strillo di Hermione, l'urlo di Ron e una serie di orribili rumori metalliCi, che gli dissero che Xenophilius era stato scagliato giù per la scala a chiocCiola.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   Semisepolto dai detriti, cercò di alzarsi: riusCiva a stento a respirare e a vedere per via della polvere. Il soffitto era crollato in gran parte e dal buco
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

    penzolavano i piedi del letto di Luna. Il busto di PrisCilla Corvonero, senza metà del volto, giaceva accanto a lui; foglietti di pergamena strappata svolazzavano nell'aria e la macchina tipografica era rovesCiata su un fianco, bloccando l'apertura delle scale che scendevano in cuCina. Poi un'altra figura bianca si mosse lì viCino e Hermione, ricoperta di polvere come una seconda statua, si premette un dito sulle labbra.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Te l'ho detto la settimana scorsa, Lovegood, che dovevi chiamarCi solo se avevi informazioni fondate! Ti ricordi la settimana scorsa? Quando volevi scambiare tua figlia con quello stupido copricapo? E la settimana prima...» un altro colpo, un altro gemito «... quando pensavi che te l'avremmo restituita se Ci avessi dimostrato che i RicCiocomi...» bang «Schiattosi» bang «esistono?»
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «E adesso salta fuori che Ci hai chiamato solo per farCi saltare in aria!» ruggì il Mangiamorte. Seguì una raffica di colpi intercalati dagli urli di dolore di Xenophilius.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Questo posto sta per crollare, Selwyn» osservò una seconda voce glaCiale, che rimbombò su per la scala semidistrutta. «La scala è bloccata. Provo a sgombrarla? Potrebbe tirar giù tutto».
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Tu, pezzo di bugiardo» urlò Selwyn. «Non hai mai visto Potter in vita tua, vero? Pensavi di attirarCi qui per ucCiderCi, eh? E credi di riavere tua figlia, così?»
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «È Potter, vi dico che è Potter!» singhiozzò Xenophilius. «Vi prego... vi prego... ridatemi Luna, lasCiatemi Luna...»
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

    complice che Ci aspetta di sopra, vedremo se riusCiremo a risparmiare un pezzetto di tua figlia perché tu possa seppellirla».
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   Xenophilius lanCiò un ululato di paura e disperazione. Si udirono dei passi e un raschiare frenetico; Xenophilius cercava di arrampicarsi su per la scala fra i detriti.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Andiamo» bisbigliò Harry, «dobbiamo usCire di qui».
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   CominCiò a togliersi di dosso i calCinacCi approfittando del rumore che faceva Xenophilius. Ron era più incastrato e cercava di sollevare un pesante cassettone che gli bloccava le gambe. Harry e Hermione si mossero più piano che poterono sulle rovine per avviCinarsi a lui. Mentre i colpi e i raschi di Xenophilius si avviCinavano sempre più, Hermione riuscì a liberare Ron con un Incantesimo di Librazione.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Bene» sussurrò. La pressa rotta che bloccava la Cima delle scale cominCiò a vibrare: Xenophilius era a pochi metri da loro. Hermione era ancora tutta bianca di polvere. «Ti fidi di me, Harry?»
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Tenetevi forte» sussurrò lei. «Tenetevi forte... Ci siamo quasi...»
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   Nel pavimento del salotto si aprì un buco. Caddero come massi, Harry sempre aggrappato alla mano di Hermione. Un urlo dal basso, e lui intravide due uomini che tentavano di fuggire da una frana di detriti e mobili rotti. Hermione si avvitò a mezz'aria e il rombo della casa che crollava echeggiò nelle orecchie di Harry mentre lei lo trasCinava di nuovo nel buio.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Quella vecchia canaglia, quel traditore!» borbottò Ron col fiato corto. Sbucò da sotto il Mantello dell'Invisibilità e lo gettò a Harry. «Hermione, sei un genio, un genio assoluto, non posso credere che ne siamo usCiti!»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Oh, spero che non lo ucCidano!» gemette Hermione. «È per quello che ho voluto che i Mangiamorte vedessero Harry prima di venir via, così almeno sapevano che Xenophilius non aveva mentito!»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Be', se hanno detto la verità ed è ancora viva...» cominCiò Ron.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «... se non avesse appena tentato di venderCi ai Mangiamorte, certo» concluse Ron.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Oh, perché Ci siamo andati?» piagnucolò Hermione dopo qualche istante di silenzio. «Harry, avevi ragione, è stata un'altra Godric's Hollow, una totale perdita di tempo! I Doni della Morte... tutte sCiocchezze... anche se» un pensiero improvviso la colpì «potrebbe essersi inventato tutto, no? Probabilmente non crede nemmeno ai Doni della Morte, voleva solo trattenerCi fino all'arrivo dei Mangiamorte!»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Non penso» obiettò Ron. «Inventarsi le cose sotto stress è molto più diffiCile di quanto si immagini. Me ne sono accorto quando mi hanno beccato quei Ghermidori. è stato molto più faCile fingere di essere Stan, perché sapevo qualcosa di lui, che inventarmi un'identità dal nulla. Il vecchio Lovegood era molto teso. Secondo me Ci ha detto la verità, o quella che crede la verità, per trattenerCi».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «'La Storia dei Tre Fratelli' è una fiaba» sentenziò Hermione. «Una fiaba sulla paura della morte. Se per sopravvivere bastasse nascondersi sotto il Mantello dell'Invisibilità, avremmo già tutto quello che Ci occorre!»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Non so. Una bacchetta invinCibile potrebbe farCi comodo» mormorò Harry, rigirandosi tra le dita quella di prugnolo che gli piaceva così poco.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Hai detto che Ci sono state un mucchio di bacchette, la Stecca della Morte e tutte le altre...»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Ma non sono veramente tornati» obiettò Hermione. «Quelle speCie di... di pallide imitazioni non sono come riportare veramente in vita qualcuno».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

    «Ma nemmeno lei, la ragazza del racconto, è tornata davvero. La storia dice che quando una persona è morta, appartiene ai morti. Il secondo fratello però è riusCito lo stesso a vederla e a parlare con lei. è perfino vissuto con lei per un po'...»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «No» rispose lei, sollevata di cambiare argomento. «Ho cercato informazioni dopo aver visto il simbolo sulla tomba; se fosse stato famoso o avesse compiuto qualcosa di importante, sono sicura che uno dei nostri libri ne parlerebbe. Sono riusCita a trovare il nome 'Peverell' solo in Nobiltà di Natura: Genealogia Magica. L'ho preso in prestito da Kreacher» spiegò, quando Ron inarcò le sopracCiglia. «Elenca le famiglie Purosangue che si sono estinte nella linea maschile. A quanto pare i Peverell furono una delle prime famiglie a sparire».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   E di colpo Harry vide chiarissimo, sCintillante, il ricordo che si era ridestato ascoltando il nome di Peverell: un sudiCio vecchio che brandiva un brutto anello in facCia a un funzionario del Ministero. E gridò: «Orvoloson Gaunt!»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Quell'anello, l'anello che diventò l'Horcrux, Orvoloson Gaunt aveva detto che portava lo stemma dei Peverell! L'ho visto che lo agitava davanti alla facCia del tipo del Ministero, per poco non glielo ficcava su per il naso!»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Non proprio» rispose Harry, tentando di ricordare. «Non c'era niente di elaborato sopra; forse qualche graffio. L'ho visto da viCino solo dopo che
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Cavoli... pensi che fosse di nuovo quel simbolo? Il simbolo dei Doni?» «Perché no?» balbettò Harry, ecCitato. «Orvoloson Gaunt era un vecchio imbeCille ignorante che viveva come un maiale, l'unica cosa a cui teneva erano i suoi antenati. Se quell'anello era stato tramandato attraverso i secoli, forse non sapeva cos'era veramente. Non c'erano libri in quella casa, e credetemi, non era tipo da leggere le fiabe ai suoi bambini. Gli piaceva pensare che i graffi sulla pietra fossero un blasone, perché secondo lui essere Purosangue ti rendeva praticamente un reale».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Un minuto fa Ci hai detto di non aver mai visto bene il simbolo!»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Tre oggetti, o Doni, che riuniti faranno del possessore il padrone della Morte... il padrone... il conquistatore... il vinCitore... l'ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte...
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

    Quasi non sentì Hermione: aveva tirato fuori il Mantello dell'Invisibilità e lo faceva scorrere tra le dita, il tessuto lisCio come l'acqua, lieve come l'aria. Nei quasi sette anni trascorsi nel mondo magico non aveva mai visto nulla di simile. Il Mantello era esattamente quello che Xenophilius aveva descritto: un mantello che rende chi lo indossa completamente, veramente invisibile, e dura in eterno, fornendo una dissimulazione costante e impenetrabile, quali che siano gli incantesimi che gli vengono scagliati contro...
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Silente aveva il mio Mantello la notte che morirono i miei genitori!» Gli tremava la voce e si sentì arrossire; ma non Ci badò. «Mia madre ha scritto a Sirius che Silente aveva preso in prestito il Mantello! Ecco perché! Voleva esaminarlo, pensava che fosse il terzo Dono! Ignotus Peverell è sepolto a Godric's Hollow...» Harry marCiava alla Cieca nella tenda, con la sensazione che nuovi, immensi scorCi di verità gli si spalancassero davanti. «È il mio antenato! Io discendo dal terzo fratello! Torna tutto!»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Si sentiva armato dalla certezza, dalla sua fede nei Doni, come se la sola idea di poterli possedere lo stesse proteggendo, e tornò a guardare gli amiCi pieno di gioia.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Harry» tentò di nuovo Hermione, ma lui era impegnato a slegare con dita tremanti la saccocCia che portava attorno al collo.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Qualcosa cadde a terra e rotolò sCintillando sotto una sedia: prendendo la lettera aveva fatto cadere il BocCino. Si chinò a raccoglierlo e poi la fonte di favolose scoperte appena dischiusa gli offrì un nuovo regalo, e spavento e meraviglia scoppiarono dentro di lui, tanto che urlò.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «È QUI DENTRO! Mi ha lasCiato l'anello... è nel BocCino!»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Non riusCiva a capire perché Ron fosse così stupito. Per lui era così ovvio, così evidente: tutto tornava, tutto... il suo Mantello era il terzo Dono, e quando avesse scoperto come aprire il BocCino avrebbe avuto il secondo, e poi non gli restava che trovare il primo, la Bacchetta di Sambuco, e poi...
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Ma fu come se un sipario calasse su un palcoscenico illuminato: tutta l'ecCitazione, tutta la speranza e la gioia si spensero di botto e lui rimase solo nell'oscurità, il glorioso incantesimo si infranse.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Quindi Voldemort era in cerca della Bacchetta di Sambuco senza conoscerne il vero potere, senza aver capito che era una serie di tre elementi... perché era il Dono che non si poteva nascondere, la cui esistenza era più nota... la sCia di sangue della Bacchetta di Sambuco attraversa le pagine della storia magica...
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Harry guardò il Cielo. Nubi grigio fumo e argento sCivolavano davanti alla luna bianca. Era stordito dalla meraviglia per le sue nuove scoperte.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Tornò nella tenda. Si sorprese nel trovare Ron e Hermione fermi dove li aveva lasCiati. Hermione aveva ancora in mano la lettera di Lily, e Ron, al suo fianco, sembrava preoccupato. Non capivano quanta strada avevano percorso nell'ultima manCiata di minuti?
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «È così» disse, cercando di trasCinarli nell'alone della sua stupefatta certezza. «Tutto si spiega. I Doni della Morte sono veri e io ne possiedo uno... forse due...»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Alzò il BocCino.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Harry» mormorò Hermione, avviCinandosi per restituirgli la lettera di Lily. «Mi dispiace, ma io credo che tu ti sia fatto un'idea completamente sbagliata».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

    «Ma non vedi? Tutto coinCide...»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «No che non coinCide» ribatté lei. «Non coinCide, Harry, ti stai solo facendo trasportare. Per favore» aggiunse, impedendogli di replicare, «per favore, dimmi solo questo. Se i Doni della Morte esistessero veramente e Silente avesse saputo della loro esistenza, se avesse saputo che la persona che li possiede tutti e tre diventa padrona della Morte... Harry, perché non te l'ha detto? Perché?»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Harry, questo non è un gioco, non è un addestramento! Questa è la realtà, e Silente ti ha lasCiato istruzioni molto chiare: trovare e distruggere gli Horcrux! Quel simbolo non significa nulla, lasCia stare i Doni della Morte, non possiamo permetterCi distrazioni...»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Ma Harry non stava ascoltando. Si rigirava il BocCino tra le mani, quasi si aspettasse di vederlo aprirsi e rivelare la Pietra della Resurrezione, per dimostrare a Hermione che lui era nel giusto, che i Doni della Morte esistevano davvero.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Tu non Ci credi, vero?»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Non saprei... CioÈ... Ci sono dei pezzi che combaCiano» tentennò, a disagio. «Ma se guardi la cosa nel suo insieme...» Sospirò. «Secondo me dobbiamo far fuori gli Horcrux, Harry. è quello che Silente Ci ha detto di fare. Forse... forse dovremmo dimenticare questa storia dei Doni».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Grazie, Ron» disse Hermione. «FacCio io il primo turno».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Ma Harry quella notte non riuscì a dormire. L'idea dei Doni della Morte si era impossessata di lui, e non poteva riposare quando pensieri inquietanti gli vorticavano nella mente: la Bacchetta, la Pietra e il Mantello, se solo li avesse avuti tutti e tre...
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Mi apro alla chiusura... ma quale chiusura? Perché non poteva avere su bito la Pietra? Se solo l'avesse avuta, avrebbe potuto rivolgere a Silente in persona tutte quelle domande... mormorò parole al BocCino, nel buio, tentando di tutto, anche il Serpentese, ma la pallina d'oro non voleva saperne di aprirsi...
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   E la Bacchetta, la Bacchetta di Sambuco, dov'era nascosta? Dove la stava cercando Voldemort? Harry desiderò che la Cicatrice ardesse e gli mostrasse i pensieri di Voldemort, perché per la prima volta in vita sua condivideva con il nemico lo stesso desiderio... a Hermione quell'idea non sarebbe piaCiuta, ovvio... ma lei non credeva... Xenophilius aveva ragione, in un certo senso... Limitata. Chiusa. Di vedute ristrette. La verità era che l'idea dei Doni della Morte la spaventava, soprattutto la Pietra della Resurrezione... Harry premette di nuovo le labbra sul BocCino, lo baCiò, quasi lo inghiottì, ma il freddo metallo non si mosse...
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Era quasi l'alba quando si ricordò di Luna, sola in una cella di Azkaban, Circondata dai Dissennatori, e all'improvviso si vergognò. Si era completamente dimenticato di lei nella sua febbrile riflessione sui Doni. Se solo avessero potuto salvarla. Ma un tale numero di Dissennatori era inattaccabile. Adesso che Ci pensava, non aveva ancora provato a evocare un Patronus con la bacchetta di prugnolo... doveva farlo, il mattino dopo...
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Se solo Ci fosse stato un modo per avere una bacchetta migliore...
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   E il desiderio della Bacchetta di Sambuco, della Stecca della Morte, imbattibile, invinCibile, lo inghiottì di nuovo...
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   La mattina dopo, disfarono la tenda e partirono sotto un terribile acquazzone. La pioggia li seguì fino alla costa, dove si accamparono quella notte, e non cessò per tutta la settimana, attraverso paesaggi fradiCi che Harry trovava squallidi e deprimenti. RiusCiva a pensare solo ai Doni della Morte. Era come se dentro di lui si fosse accesa una fiamma che nulla, né l'aperto scettiCismo di Hermione né i dubbi insistenti di Ron, poteva estinguere. Eppure più il desiderio dei Doni ardeva dentro di lui, meno gioia gli dava. Lui ne attribuiva la colpa a Ron e Hermione: la loro risoluta indifferenza smorzava il suo morale quanto la pioggia incessante, ma nessuna delle due poteva erodere la sua sicurezza, che restava assoluta. La fiduCia nei Doni e il desiderio di trovarli lo consumavano al punto da farlo sentire isolato dagli altri due e dalla loro ossessione per gli Horcrux.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Ma la velata critica non scalfì la certezza di Harry. Silente aveva lasCiato a Hermione il simbolo dei Doni da deCifrare e anche, Harry ne era convinto, la Pietra della Resurrezione nascosta nel BocCino d'Oro. Nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive... padrone della Morte... perché non capivano?
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «'L'ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte'» Citò Harry tranquillamente.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Credevo che noi combattessimo contro Tu-Sai-Chi» ribatté Hermione, e Harry deCise di lasCiar perdere.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Perfino il mistero della cerva d'argento, che gli altri due continuavano a discutere, gli sembrava meno importante ora, un'attrazione secondaria, di relativo interesse. La sola altra cosa che gli premeva era che la Cicatrice aveva ripreso a pizzicare, anche se si sforzava di tenerlo nascosto ai suoi amiCi. Quando succedeva, cercava scuse per stare da solo, ma era deluso da Ciò che vedeva. Le visioni che condivideva con Voldemort avevano cambiato di qualità; adesso erano sfocate, sfuggenti; un momento erano nitide e quello dopo non lo erano più. Harry riusCiva a stento a riconoscere i tratti indistinti di un oggetto che poteva assomigliare a un teschio, e qualcosa come una montagna, più ombra che sostanza. Abituato a immagini preCise quanto la realtà, era sconcertato dal mutamento. Era preoccupato che la connessione tra lui e Voldemort fosse stata danneggiata, quella connessione che insieme paventava e teneva in gran conto, qualunque cosa avesse detto a Hermione. Collegava quelle immagini vaghe e deludenti alla distruzione della propria bacchetta, come se fosse colpa di quella nuova se non vedeva più bene come prima nella mente di Voldemort.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Con il lento trascorrere delle settimane, Harry non poté fare a meno di notare, per quanto fosse così concentrato su se stesso, che Ron aveva preso la situazione in pugno. Forse perché voleva farsi perdonare di averli abbandonati, forse perché la crescente indifferenza di Harry solleCitava le sue sopite qualità di leader, adesso era Ron a incoraggiare ed esortare gli altri due all'azione.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Restano tre Horcrux» continuava a ripetere. «Ci serve un piano, avanti! Dov'È che non abbiamo guardato? RicominCiamo. L'orfanotrofio...»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Diagon Alley, Hogwarts, Casa Riddle, Magie Sinister, l'Albania, tutti i luoghi in cui sapevano che Tom Riddle era vissuto, aveva lavorato o aveva ucCiso, Ron e Hermione li ripassarono al setacCio. Harry si univa a loro solo per far smettere Hermione di tormentarlo. Sarebbe stato felice di restare
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Non si sa mai» era il suo ritornello. «Upper Flagley è un villaggio magico, magari Ci ha abitato. Andiamo a dare un'occhiata».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Ma dovettero aspettare fino a marzo perché Ron avesse fortuna. Harry era seduto all'ingresso della tenda, di guardia. Stava contemplando annoiato un cespo di giaCinti che erano riusCiti a sbucare dal suolo gelato quando Ron urlò da dentro.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Distolto per la prima volta dopo giorni dalle sue riflessioni sui Doni della Morte, Harry corse dentro e vide Ron e Hermione inginocchiati accanto alla radiolina. Hermione, che tanto per fare qualcosa stava luCidando la spada di Grifondoro, fissava a bocca aperta il minuscolo altoparlante da cui usCiva una voce molto familiare.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «... Ci scusiamo per la temporanea assenza dalle frequenze radio, dovuta a qualche visitina di quei simpaticoni di Mangiamorte nella nostra zona».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «... Adesso Ci siamo trovati un altro posto sicuro» stava dicendo Lee, «e
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

    ho il piacere di annunCiarvi che due dei nostri collaboratori fissi sono qui con noi stasera. Buonasera, ragazzi!»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «È stato ucCiso anche un folletto di nome GonCi. Si pensa che il Nato Babbano Dean Thomas e un secondo folletto, entrambi presumibilmente in viaggio con Tonks, Cresswell e GonCi, siano sfuggiti alla morte. Se Dean è in ascolto, o se qualcuno sa dove si trova, i genitori e le sorelle cercano disperatamente sue notizie.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Nel frattempo a Gaddley una famiglia Babbana di Cinque persone è stata trovata morta in casa. Le autorità Babbane attribuiscono i decessi a una fuga di gas, ma alcuni membri dell'Ordine della Fenice mi informano che è stato un Anatema che UcCide: una prova ulteriore, se ce ne fosse bisogno, del fatto che le stragi di Babbani stanno diventando qualcosa di più che un'attività ricreativa sotto il nuovo regime.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Infine siamo dolenti di informare i nostri ascoltatori che i resti di Bathilda Bath sono stati scoperti a Godric's Hollow. A quanto pare la morte risale a diversi mesi fa. L'Ordine della Fenice Ci informa che il suo corpo mostrava inconfondibili tracce di ferite da Magia Oscura.
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   «Cari ascoltatori, vi invito ora a unirvi a noi nell'osservare un minuto di silenzio in memoria di Ted Tonks, Dirk Cresswell, Bathilda Bath, GonCi e degli sconosCiuti, ma non meno rimpianti, Babbani assassinati dai Mangiamorte».
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   «Grazie» riprese la voce di Lee. «E ora rivolgiamoCi al nostro collaboratore, Royal, per un aggiornamento sugli effetti del nuovo ordine magico sul mondo Babbano».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «I Babbani continuano a ignorare la causa delle loro sofferenze ma stanno subendo ripetute, pesanti perdite» cominCiò Kingsley. «Tuttavia, continuiamo a sentire storie profondamente significative di maghi e streghe che rischiano la propria incolumità per proteggere amiCi e viCini Babbani, spesso a insaputa dei Babbani stessi. Vorrei fare un appello a tutti gli ascoltatori perché seguano il loro esempio, magari imponendo un incantesimo di protezione sulle abitazioni Babbane della loro strada. Molte vite potrebbero essere salvate adottando queste sempliCi misure».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «E che cosa diresti, Royal, a quegli ascoltatori che obiettano che in tempi così pericolosi dovrebbe valere il motto 'prima i maghi'?» gli chiese Lee. «Direi che da 'prima i maghi' a 'prima i Purosangue', e infine a 'prima i Mangiamorte' il passo è breve» rispose Kingsley. «Siamo tutti esseri umani, no? Ogni vita umana ha lo stesso valore e merita di essere salvata». «Ben detto, Royal, ti garantisco il mio voto per il Ministero della Magia non appena saremo usCiti da questo disastro» continuò Lee. «E ora passiamo la parola a Romulus per la nostra popolare rubrica: 'AmiCi di Potter'».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Grazie, River» replicò un'altra voce molto familiare; Ron fece per parlare, ma Hermione lo antiCipò con un sussurro.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Romulus, tu continui a sostenere, come hai fatto tutte le volte che hai parteCipato al nostro programma, che Harry Potter è ancora vivo?» «Certamente» rispose Lupin con deCisione. «Non ho alcun dubbio che la notizia della sua morte sarebbe stata diffusa con la massima solleCitudine dai Mangiamorte, perché sarebbe un colpo fatale per il morale di coloro che si oppongono al nuovo regime. Il Ragazzo Che è Sopravvissuto resta il simbolo di tutto Ciò per cui stiamo lottando: il trionfo del bene, il potere dell'innocenza, il bisogno di continuare a resistere».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «... e il consueto aggiornamento sugli amiCi di Harry Potter che stanno soffrendo per la loro lealtà?» stava chiedendo Lee.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Abbiamo anche saputo nelle ultime ore che Rubeus Hagrid...» e tutti e tre trattennero rumorosamente il respiro, rischiando di perdersi il resto della frase «... noto guardiacacCia alla Scuola di Hogwarts, è sfuggito per un soffio all'arresto nel territorio della Scuola, dove corre voce che abbia ospitato una festa 'Pro Harry Potter'. Tuttavia Hagrid non è stato fatto prigioniero e pensiamo che si sia dato alla macchia».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Immagino che avere un fratellastro alto Cinque metri sia d'aiuto se vuoi sfuggire ai Mangiamorte» commentò Lee.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «DiCiamo che ti dà un certo vantaggio» convenne Lupin serio. «Vorrei solo aggiungere che anche se noi qui a Radio Potter applaudiamo Hagrid per il suo coraggio, consigliamo anche i più fedeli sostenitori di Harry di non seguirne l'esempio. Le feste 'Pro Harry Potter' sono poco prudenti nel clima attuale».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Senza dubbio, Romulus» convenne Lee, «perCiò vi suggeriamo di continuare a dimostrare la vostra dedizione all'uomo con la Cicatrice a saetta ascoltando Radio Potter! E ora passiamo al mago che si sta dimostrando elusivo quanto Harry Potter. Ci piace riferirCi a lui come al Mangiamorte Capo. Qui con noi, per commentare alcune delle voCi più deliranti che Circolano sul suo conto, ho il piacere di presentarvi il nostro nuovo collaboratore: Rodente».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «È Fred, credo» confermò Ron, avviCinandosi alla radiolina, mentre il gemello, quale che fosse, diceva: «Niente 'Rodente', non se ne parla, ti avevo detto che volevo chiamarmi 'Mordente'!»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Oh, d'accordo, allora. Mordente, puoi dirCi il tuo punto di vista sulle
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

    varie storie che Circolano sul Mangiamorte Capo?»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Sì, certo, River» rispose Fred. «Come i nostri ascoltatori sapranno, a meno che non si siano rifugiati in fondo allo stagno di un giardino o in un posto del genere, la strategia di Voi-Sapete-Chi di restare nell'ombra sta diffondendo un piacevole clima di panico. Badate, se tutti i presunti avvistamenti fossero autentiCi, dovrebbero esserCi in giro almeno diCiannove V oi-Sapete-Chi».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Esatto» continuò Fred. «Quindi, gente, cerchiamo di darCi una calmata. Va già abbastanza male senza che Ci inventiamo le cose. Per esempio, questa nuova idea che Voi-Sapete-Chi sia in grado di ucCidere solo con lo sguardo. Quello è il Basilisco, gentile pubblico. Una semplice prova: se la cosa che vi sta lumando ha le gambe, potete guardarla tranquillamente negli occhi. Naturalmente, se è davvero Voi-Sapete-Chi è comunque molto probabile che sia l'ultima cosa che farete».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Per la prima volta in settimane e settimane, Harry rideva: sentì il peso della tensione sCivolargli di dosso.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «E le voCi di avvistamenti all'estero?» chiese Lee.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   La manopola della radio ruotò e le luCi dietro il pannello si spensero. Harry, Ron e Hermione sorridevano ancora. Sentire quelle voCi familiari e amiche era stato un tonico straordinario; Harry si era così abituato all'isolamento da aver quasi dimenticato che anche altri resistevano a Voldemort. Era come svegliarsi da un lungo sonno.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Ma avete sentito cos'ha detto Fred?» chiese Harry ecCitato; ora che la trasmissione era finita, i suoi pensieri ritornarono sull'ossessione che lo consumava. «È all'estero! Sta ancora cercando la Bacchetta, lo sapevo!»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Il suo nome è Tabù!» mugghiò Ron, e balzò in piedi perché un sonoro crac tra risuonato fuori dalla tenda. «Te l'avevo detto, Harry, te l'avevo detto, non possiamo più pronunCiarlo... dobbiamo imporre di nuovo la protezione... presto... è così che trovano...»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Ma Ron tacque, e Harry capì perché. Lo Spioscopio sul tavolo si era acceso e aveva cominCiato a girare; udirono voCi, sempre più viCine: voCi aspre, ecCitate. Ron si sfilò di tasca il Deluminatore e lo fece scattare: le luCi si spensero.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Venite fuori con le mani in alto!» urlò una voce stridula nel buio. «Sappiamo che siete lì dentro! Avete sei bacchette puntate addosso e non Ci importa chi colpiamo!»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Harry si voltò a guardare i due amiCi, di cui vedeva solo i contorni nell'oscurità. Vide Hermione puntare la bacchetta, non verso l'esterno, ma contro di lui; un'esplosione, un lampo di luce bianca, e si accasCiò dolorante, accecato. Sentì il volto gonfiarsi rapidamente sotto le dita, mentre passi pesanti li Circondavano.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Alzati, fecCia».
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Mani ignote lo tirarono brutalmente in piedi. Prima che potesse impedirlo, qualcuno gli aveva frugato nelle tasche e tolto la bacchetta di prugnolo. Harry si tastò la facCia che gli faceva un male terribile ed era irriconosCibile al tatto: tesa, gonfia e dilatata come per una violenta reazione allergica. Gli occhi erano ridotti a fessure attraverso cui vedeva a stento; perse gli occhiali quando lo spinsero fuori dalla tenda; riuscì a distinguere solo le
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

    forme sfocate di quattro o Cinque persone che trasCinavano fuori anche Ron e Hermione.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Giù... le mani... da lei!» urlò Ron. Si udì il suono inconfondibile di nocche contro la carne. Ron gemette di dolore e Hermione gridò: «No! LasCialo stare, lasCialo stare!»
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Il tuo fidanzato subirà anche di peggio se si trova sulla mia lista» ghignò una voce stridula, orrendamente familiare. «Ragazza deliziosa... che bocconCino... adoro la pelle morbida...»
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   A Harry si rivoltò lo stomaco. L'aveva riconosCiuto: Fenrir Greyback, il lupo mannaro che aveva il permesso di indossare vesti di Mangiamorte in cambio della sua mercenaria feroCia.
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   Harry fu buttato a terra a facCia in giù. Un tonfo gli disse che Ron era stato gettato accanto a lui. Udirono passi e un gran fragore; gli uomini rovesCiavano le sedie setacCiando la tenda.
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   «Mi Ci vorrà un bel po' di Burrobirra per mandare giù questo. Cosa ti è successo, mostro?»
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   «Col cavolo» replicò Scabior. «Lo conosCiamo bene, Stan Picchetto, Ci ha passato un mucchio di lavoro».
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   «Ci vuole un attimo a controllare» disse Scabior. «Ma sembrano tutti in età da Hogwarts...»
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   «Avete mollato, Rosso?» chiese Scabior. «E avete deCiso di andare un po' in campeggio? E tanto per farvi due risate avete pensato di usare il nome del Signore Oscuro?»
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   «Dod per ridere» preCisò Ron. «IdCidedde».
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   «Un inCidente?» Altre risate di scherno.
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   «Lo sai a chi piaceva pronunCiare il nome del Signore Oscuro, Weasley?» ringhiò Greyback. «A quelli dell'Ordine della Fenice. Ti dice niente?»
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   Qualcuno tirò su Harry per i capelli, lo trasCinò, lo mise a sedere e cominCiò a legarlo ad altri, schiena contro schiena. Era ancora semiCieco; con gli occhi così gonfi non riusCiva a vedere quasi nulla. Quando l'uomo che li aveva legati si fu allontanato, sussurrò agli altri prigionieri: «Qualcuno ha una bacchetta?»
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   «Un bottino niente male per una sola notte» commentò Greyback, men tre un paio di stivali chiodati marCiava accanto a Harry. Udirono altri rumori da dentro la tenda. «Una Mezzosangue, un folletto fuggiasco e tre ragazzi che marinano la scuola. Hai controllato la lista, Scabior?» ruggì.
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   Si accovacCiò viCino a Harry, che dalla sottile fessura tra le palpebre gonfie vide una facCia coperta di peli grigi impastati, con denti marroni affilati e piaghe ai lati della bocca. Greyback puzzava come in Cima alla Torre dov'era morto Silente: di polvere, sudore e sangue.
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   «Buffo, sono tutti convinti che è quello che vogliamo sentire, eh?» sogghignò Scabior nell'ombra. «Ma nessuno che sappia dirCi dov'È la sala comune».
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   «Nei sotterranei» rispose Harry. «Si entra attraverso il muro. è piena di teschi e cose del genere ed è sotto il lago, perCiò la luce è verde».
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   Ci fu una breve pausa.
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   «Bene bene, pare che abbiamo preso davvero un piccolo Serpeverde» osservò Scabior. «Buon per te, Vernon, perché non Ci sono tanti Serpeverde impuri. Chi è tuo padre?»
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   «Lavora al Ministero» mentì Harry. Sapeva che tutta la sua storia sarebbe crollata alla minima indagine, ma d'altra parte aveva tempo solo finché il suo volto non fosse tornato normale e il gioco sarebbe finito comunque. «Dipartimento delle Catastrofi e degli InCidenti MagiCi».
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   «Bene bene» fece Greyback, e Harry avvertì una lievissima nota di trepidazione in quella voce spietata. Capì che il lupo mannaro si stava chiedendo se aveva davvero aggredito e legato il figlio di un funzionario del Ministero. Il cuore gli batteva contro le corde che gli serravano le costole; non si sarebbe stupito se Greyback l'avesse notato. «Se diCi la verità, mostro, non hai niente da temere da un giretto al Ministero. Immagino che tuo padre Ci ricompenserà solo perché ti abbiamo trovato».
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   «Ma» tentò Harry, la bocca arida «se voi Ci lasCiate...»
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   «È di mio padre» mentì Harry, sperando con tutta l'anima che fosse troppo buio perché Greyback notasse il nome inCiso sotto l'elsa. «L'abbiamo presa in prestito per tagliare la legna...»
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   Mentre Scabior parlava, la Cicatrice di Harry, che era tirata sulla fronte gonfia, arse dolorosamente. Più nitida di qualunque altra cosa attorno a lui, vide una torre. Una cupa fortezza, minacCiosa e nera come la pece. I pensieri di Voldemort erano improvvisamente tornati chiarissimi; avanzava sCivolando verso la gigantesca costruzione con serena e gioiosa determinazione...
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   Così viCino... così viCino...
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   Con un enorme sforzo di volontà, Harry chiuse la mente ai pensieri di Voldemort e tornò dov'era, legato a Ron, Hermione, Dean e UnCi-unCi nel buio, ad ascoltare Greyback e Scabior.
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   La Cicatrice bruCiò nel silenzio e Harry fece una grande fatica per restare luCido, per non sCivolare dentro la testa di Voldemort. Udì lo scricchiolio degli stivali di Greyback che si stava accucCiando accanto a Hermione.
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   Sulla scena calò il silenzio. La Cicatrice bruCiava, il dolore era intensissimo, ma Harry si oppose con tutte le sue forze all'attrazione dei pensieri di Voldemort: restare presente a se stesso non era mai stato tanto importante.
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   Nessuno parlò; Harry avvertì la banda di Ghermidori attoniti e paralizzati, e il bracCio di Hermione tremare contro il suo. Greyback si alzò e fece qualche passo verso di lui, poi si accovacCiò di nuovo per osservare da viCino i suoi tratti deformi.
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    suadente, e premette un dito sudiCio sulla Cicatrice tesa; il suo alito fetido investì le nariCi di Harry.
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   «Non toccarla!» gridò Harry; non riuscì a trattenersi; stava per vomitare dal dolore.
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   E un attimo dopo Harry si ritrovò gli occhiali spiacCicati sulla facCia. I Ghermidori si avviCinarono, sogguardandolo.
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   Indietreggiarono tutti, storditi dalla loro impresa. Harry, che ancora lottava per restare dentro la propria mente divisa in due, non riuscì a dire nulla: visioni frammentarie gli attraversavano il cervello...
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   ... sCivolava attorno alle alte mura della fortezza nera...
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   «Al diavolo il Ministero» ringhiò Greyback. «Si prenderanno tutto il merito e non Ci degneranno di uno sguardo. Io dico di portarlo dritto da V oi-Sapete-Chi».
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   La Cicatrice arse di nuovo.
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   ... e si sollevò nella notte e volò fino alla finestra in Cima alla torre...
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   «D'accordo!» sbottò Scabior. «D'accordo, Ci stiamo! E gli altri, Greyback, cosa ne facCiamo?»
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   «Tanto vale portarli tutti. Abbiamo due Nati Babbani, e fanno dieCi galeoni in più. Dammi anche la spada. Se sono rubini, è un'altra piccola fortuna».
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   Si Smaterializzarono, trasCinando con sé i prigionieri. Harry cercò di liberarsi dalla presa di Greyback, ma fu inutile: aveva Ron e Hermione appicCicati ai suoi fianchi, non poteva separarsi dal gruppo, e mentre il fiato gli veniva schiacCiato fuori dai polmoni, la Cicatrice arse ancora più dolorosa...
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   «Come facCiamo a entrare? è chiuso, Greyback, non so... che cavolo!» Ritrasse le mani, terrorizzato. Il ferro si contorceva, i ricCi e le curve si scomposero per mutarsi in un volto spaventoso che parlò con voce metallica e roboante: «Dichiarate il vostro intento!»
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    albino. InCiampò e fu strattonato in piedi da Greyback; barcollò sghembo, legato schiena contro schiena agli altri quattro prigionieri. Chiuse gli occhi gonfi e deCise di cedere al dolore per un istante: voleva capire che cosa stava facendo Voldemort, se sapeva già che Harry era stato catturato...
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   ... la figura emaCiata si mosse sotto la coperta sottile e rotolò verso di lui, gli occhi si aprirono in un volto scheletrico... l'uomo graCile si alzò a sedere, i grandi occhi infossati fissi su di lui, Voldemort, e poi sorrise. Aveva perso quasi tutti i denti...
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   L'ira di Voldemort pulsava dentro di lui, Harry sentì la Cicatrice quasi esplodere dal dolore e riportò la mente al proprio corpo, là dove i prigionieri venivano spintonati sulla ghiaia.
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   «Tu mi conosCi!» C'era risentimento nella voce del lupo mannaro. «Sono Fenrir Greyback! Abbiamo preso Harry Potter!»
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   «Lo so che è gonfio, signora, ma è lui!» s'intromise Scabior. «Se lo guarda da viCino, si vede la Cicatrice. E questa qua, vede la ragazza? è la Nata Babbana che va in giro con lui, signora. è lui, abbiamo preso anche la sua bacchetta! Ecco, signora...»
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   NarCissa Malfoy osservò il volto gonfio di Harry. Scabior le consegnò la bacchetta di prugnolo e lei inarcò le sopracCiglia.
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   Harry e gli altri salirono i larghi gradini di pietra a suon di spinte e calCi ed entrarono nell'ingresso tappezzato di ritratti.
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   «Seguitemi» continuò NarCissa, facendo loro strada. «Mio figlio Draco è a casa per le vacanze di Pasqua. Se quello è Harry Potter, lo riconoscerà».
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   Era la voce strasCicata, spaventosamente familiare di LuCius Malfoy.
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   Harry fu preso dal panico: non vedeva una via d'usCita e adesso era più semplice, con il montare della paura, ignorare i pensieri di Voldemort. Ma la Cicatrice continuava a bruCiare.
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   «Dicono che hanno preso Potter» riferì la voce fredda di NarCissa. «Draco, vieni qui».
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   Harry era davanti allo specchio sopra il camino, uno specchio grande, con una cornice dorata a volute. Attraverso le palpebre semichiuse vide il proprio riflesso per la prima volta da quando aveva lasCiato Grimmauld Place.
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   Il suo volto era grosso, luCido e roseo, ogni lineamento deformato dalla fattura di Hermione. I capelli neri gli arrivavano alle spalle e aveva un'ombra scura attorno alla mascella. Se non avesse saputo che era proprio lui, si sarebbe chiesto chi si era messo i suoi occhiali. DeCise di tacere, perché di certo la voce l'avrebbe tradito, e continuò a evitare il contatto visivo con Draco che si avviCinava.
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   «Allora, Draco» lo inCitò LuCius Malfoy. Sembrava molto ansioso. «È lui? è Harry Potter?»
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   «Ma osservalo bene, dai! AvviCinati!»
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   Harry non aveva mai sentito LuCius Malfoy così ecCitato.
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   «Non Ci vorremo dimenticare chi è stato a catturarlo, spero, signor Malfoy» lo interruppe Greyback minacCioso.
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   «Certo che no, certo che no!» ribatté LuCius con impazienza. Si avviCinò lui stesso, tanto che Harry riuscì a vedere il suo volto languido e pallido nei minimi dettagli, nonostante le palpebre gonfie. Con la facCia ridotta a
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   «Che cosa gli avete fatto?» chiese LuCius a Greyback. «Come si è ridotto così?»
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   «A me pare più che altro una Fattura Pungente» commentò LuCius.
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   «C'È qualcosa lì» sussurrò, «potrebbe essere la Cicatrice, molto tirata...
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   Draco, vieni qui, guarda bene! Che cosa ne diCi
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   Harry vide il volto di Draco avviCinarsi, adesso, accanto a quello del padre. Erano straordinariamente simili, ma LuCius era fuori di sé dall'esaltazione, mentre l'espressione di Draco era piena di riluttanza, perfino di spavento.
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   «È meglio esserne sicuri, LuCius» disse NarCissa al marito con la sua voce fredda e chiara. «Completamente sicuri che sia Potter, prima di convocare il Signore Oscuro... Dicono che questa è sua» continuò, studiando la bacchetta di prugnolo, «ma non corrisponde alla descrizione di Olivander... Se Ci sbagliamo, se chiamiamo il Signore Oscuro per niente... ti ricordi cos'ha fatto a Rowle e Dolohov?»
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   «Un momento» fece NarCissa brusca. «Sì... sì, era da Madama McClan con Potter! Ho visto la sua foto sul Profeta! Guarda, Draco, non è quella Granger?»
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   «Ma allora quello è il ragazzo Weasley!» gridò LuCius, girando attorno ai prigionieri per mettersi davanti a Ron. «Sono loro, gli amiCi di Potter... Draco, guardalo, non è il figlio di Arthur Weasley, com'È che si chiama...?»
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   «Cosa c'È? Che cos'È successo, Cissy?»
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   «Sì, sì, è la Granger!» gridò LuCius. «E quello viCino, pensiamo, è Potter! Potter e i suoi amiCi prigionieri, finalmente!»
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   Si tirò su la manica sinistra: Harry vide il Marchio Nero impresso a fuoco nel bracCio e capì che stava per toccarlo, per convocare l'amato padrone...
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   «Stavo per chiamarlo io!» esclamò LuCius, afferrando il polso di Bellatrix e impedendole di toccare il Marchio. «Lo chiamerò io, Bella, Potter è stato portato in casa mia, e si trova quindi sotto la mia autorità...»
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   «La tua autorità!» rise lei, cercando di liberarsi dalla stretta. «Tu hai perso l'autorità insieme alla bacchetta, LuCius! Come osi? Toglimi le mani di dosso!»
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   «L'oro!» sghignazzò Bellatrix. Era ancora in lotta con il cognato e con la mano libera cercava nella tasca la bacchetta. «Prenditi pure il tuo oro, sudiCio avvoltoio, a me non serve l'oro! Io cerco solo l'onore della sua... della...»
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   Cessò di lottare, gli occhi scuri puntati su qualcosa che Harry non poteva vedere. Esultante per la sua resa, LuCius le lasCiò andare la mano e alzò la manica...
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   LuCius s'immobilizzò, l'indice sospeso sopra il Marchio. Bellatrix uscì dal limitato campo visivo di Harry.
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    «StupefiCium» urlò lei. «StupefiCium!»
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   Non erano alla sua altezza, anche se erano quattro contro una: lei era una strega, come Harry ben sapeva, straordinariamente dotata e del tutto priva di cosCienza. Crollarono a terra tutti, tranne Greyback, che però fu costretto in ginocchio a bracCia aperte. Con la coda dell'occhio, Harry vide Bellatrix china sul lupo mannaro, la spada di Grifondoro stretta in pugno, il volto cereo.
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   «Come osi?» ringhiò lui. La bocca era la sola cosa che potesse ancora muovere ed era costretto a guardarla dal basso in alto. Scoprì i denti affilati. «LasCiami andare, donna!»
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   «Era nella loro tenda» rispose Greyback. «LasCiami, ho detto!»
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   Lei mosse la bacchetta e il lupo mannaro balzò in piedi, ma sembrava troppo spaventato per avviCinarsi. Andò a rannicchiarsi dietro una poltrona, le sudiCie unghie ricurve sullo schienale.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Draco, porta fuori questa fecCia» ordinò Bellatrix indicando gli uomini svenuti. «Se non hai il coraggio di finirli, lasCiali in cortile, Ci penserò io».
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Non osare parlare a Draco in...» intervenne NarCissa furiosa, ma Bellatrix urlò: «Zitta! La situazione è più grave di quanto tu possa immaginare, Cissy! Abbiamo un problema molto serio!»
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Fai come ti dico! Non hai idea del pericolo in cui Ci troviamo!» strillò
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   Bellatrix: era spaventosa, folle; una strisCia di fuoco scaturì dalla sua bacchetta e fece un buco nel tappeto.
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   NarCissa esitò un momento, poi si rivolse al lupo mannaro.
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   Gli restituì la bacchetta, poi estrasse dalla veste un piccolo pugnale d'argento. Separò Hermione dagli altri prigionieri tagliando le corde, poi la trasCinò per i capelli al centro della stanza mentre Greyback sospingeva gli altri oltre una porta, lungo un corridoio buio, proiettando con la bacchetta una forza invisibile e irresistibile davanti a sé.
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   «Chissà se mi lascerà un pezzetto di ragazza quando avrà finito» canticchiò Greyback sospingendoli lungo il corridoio. «Secondo me un bocconCino o due me ne avanzano, tu che diCi, Rosso?»
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Harry sentì Ron tremare. Furono costretti a scendere per una ripida rampa di scale, ancora legati schiena contro schiena, rischiando di sCivolare e spezzarsi il collo. In fondo c'era una porta pesante. Greyback la aprì con un tocco della bacchetta, poi li buttò in una stanza umida e muffa e li lasCiò al buio. Il rimbombo della porta non era ancora svanito quando sopra di loro si levò un terribile urlo.
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   «Zitto!» disse Harry. «TaCi, Ron, dobbiamo trovare il modo...» «HERMIONE! HERMIONE!»
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   «Ci serve un piano, piantala di urlare... dobbiamo liberarCi di queste corde...»
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   Ron tacque. Un movimento accanto a loro, poi Harry vide un'ombra avviCinarsi.
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   «Luna, puoi far qualcosa per liberarCi di queste corde?» chiese Harry. «Oh, sì, penso di sì... c'È un vecchio chiodo che usiamo se dobbiamo rompere qualcosa... un momento solo...»
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    «Signor Olivander» mormorò Luna. «Signor Olivander, ce l'ha lei il chiodo? Se può solo spostarsi un pochino... credo che sia viCino alla caraffa dell'acqua...»
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   Harry la sentì scavare nelle fibre compatte della corda per sCiogliere i nodi. Dall'alto udirono la voce di Bellatrix.
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   «Te lo chiedo un'altra volta! Dove avete preso quella spada? Dove?» «L'abbiamo trovata... l'abbiamo trovata... PER FAVORE!» Hermione urlò di nuovo; Ron si divincolò e il chiodo arrugginito sCivolò sul polso di Harry.
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   «Ron, ti prego, stai fermo!» sussurrò Luna. «Non vedo quello che facCio...»
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   Qualche istante dopo, si udì uno scatto e le sfere luminescenti che il Deluminatore aveva risucchiato dalle lampade della tenda volarono nella cantina: non potendo tornare alla loro fonte rimasero sospese come piccoli soli, inondando di luce la stanza sotterranea. Harry vide Luna, tutta occhi, il volto pallido, e la sagoma immobile di Olivander, il fabbricante di bacchette, rannicchiato sul pavimento nell'angolo. Tese il collo e scorse gli altri prigionieri: Dean e UnCi-unCi il folletto, che sembrava semisvenuto, tenuto in piedi dalle corde che lo legavano agli umani.
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   «Oh, così è molto più faCile, grazie, Ron» e Luna ricominCiò a tagliare i loro legacCi. «Ciao, Dean!»
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   «Stai mentendo, sudiCia Mezzosangue, lo so! Siete stati nella mia camera blindata alla Gringott! Dimmi la verità, la verità!»
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   Harry sentì le corde cadere e si voltò, massaggiandosi i polsi. Vide Ron esplorare di corsa la cella, guardare il basso soffitto, cercare una botola. Dean, ammaccato e sporco di sangue, ringraziò Luna e rimase in piedi, tremante, ma UnCi-unCi sCivolò a terra, stordito e disorientato, il volto scuro solcato da profondi tagli.
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   «Non c'È modo di usCire, Ron» gli disse Luna, osservando i suoi vani tentativi. «La cantina è a prova di fuga. Ho cercato anch'io, all'inizio. Il signor Olivander è qui da molto tempo, ha tentato in tutti i modi».
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   Hermione urlò di nuovo; il suono attraversò Harry come un dolore fisico. Senza quasi far caso alla Cicatrice che bruCiava, anche lui si mise a correre attorno alla cella, tastando le pareti in cerca di non sapeva cosa, sapeva solo, nell'intimo, che era inutile.
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   «Che altro avete preso, che altro? RISPONDIMI! CRUCiO!»
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   Le urla di Hermione echeggiarono dalle pareti di sopra. Ron, quasi in singhiozzi, prese a pugni i muri e Harry, per pura disperazione, si sfilò dal collo la saccocCia di Hagrid e cercò a casacCio: estrasse il BocCino di Silente e lo scosse, sperando in qualunque cosa, ma non successe nulla; agitò le due metà spezzate della bacchetta di fenice, ma erano inerti; il frammento di specchio cadde a terra sCintillando e Harry vide un bagliore di un azzurro chiarissimo...
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   «AiutaCi!» gli gridò, in preda a una folle angosCia. «Siamo nella cantina di Villa Malfoy, aiutaCi
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   Harry non era nemmeno sicuro di averlo visto. Inclinò la scheggia di specchio di qua e di là e non vide riflesso altro che le pareti e il soffitto della loro prigione, e intanto di sopra Hermione urlava forte come non mai e viCino a lui Ron strepitava: «HERMIONE! HERMIONE!»
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   «Come avete fatto a entrare nella mia camera blindata?» udirono Bellatrix strillare. «Quel sudiCio piccolo folletto che c'È giù in cantina vi ha aiutato?»
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   «Ma possiamo scoprirlo faCilmente!» suggerì LuCius. «Draco, va' a prendere il folletto, lui saprà dirCi se la spada è vera o no!»
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   Harry scattò verso UnCi-unCi rannicchiato a terra.
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   «UnCi-unCi» sussurrò all'orecchio a punta del folletto, «devi dirle che quella spada è falsa, non deve scoprire che è quella vera, UnCi-unCi, per favore...»
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   «State indietro. Mettetevi in fila contro il muro in fondo. E state fermi, o vi ucCido!»
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   Obbedirono; quando la serratura scattò, Ron spense il Deluminatore e le luCi tornarono nella sua tasca, riportando la stanza nell'oscurità. La porta si spalancò; Malfoy entrò, la bacchetta tesa davanti a sé, pallido e deCiso. Afferrò il piccolo folletto per un bracCio e indietreggiò, trasCinandolo con sé. La porta si richiuse e nello stesso istante un sonoro crac echeggiò dentro la cella.
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   Ma Harry lo colpì sul bracCio e Ron si zittì, agghiacCiato dal proprio errore. Dei passi attraversarono il soffitto sopra di loro: era Draco che scortava UnCi-unCi da Bellatrix.
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   «Harry Potter» squittì con la voCina tremula, «Dobby è venuto a salvarti».
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   «Da Bill e Fleur» concluse Ron. «A Villa Conchiglia, viCino a Tinworth!»
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    «Non possiamo lasCiarti qui» aggiunse Dean.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Andate, tutti e due! Ci vediamo da Bill e Fleur».
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   Mentre parlava, la Cicatrice gli bruCiò più forte che mai, e per qualche istante volse gli occhi in basso, non sul fabbricante di bacchette, ma su un uomo altrettanto vecchio, altrettanto magro, che però rideva sprezzante.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Allora ucCidimi, Voldemort, io accetto volentieri la morte! Ma la mia morte non ti darà quello che cerchi... Ci sono tante cose che non capisCi...» Provò la rabbia di Voldemort, ma quando Hermione urlò nuovamente la chiuse fuori e tornò nella cantina, all'orrore del suo presente.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Cos'È stato?» urlò LuCius Malfoy sopra di loro. «Avete sentito? Cos'È stato quel rumore di sotto?»
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Draco... no, chiama CodalisCia! Digli di andare a controllare!»
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Dobbiamo cercare di bloccarlo» sussurrò a Ron. Non avevano scelta; non appena qualcuno fosse entrato e si fosse reso conto dell'assenza di tre prigionieri, erano perduti. «LasCia le luCi accese» aggiunse, e sentendo qualcuno scendere si appiattirono contro le pareti ai lati della porta.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «State indietro» disse la voce di CodalisCia. «State lontani dalla porta. Adesso entro».
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   La porta si spalancò. Per una frazione di secondo CodalisCia guardò la cella apparentemente vuota, illuminata dai tre soli in miniatura che galleggiavano nell'aria. Poi Harry e Ron si lanCiarono su di lui. Ron gli afferrò la mano che teneva la bacchetta e lo costrinse ad alzarla; Harry gli coprì la bocca con una mano, soffocando la sua voce. Lottarono in silenzio: la bacchetta di CodalisCia emise qualche sCintilla; la sua mano d'argento si chiuse attorno alla gola di Harry.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Cosa succede, CodalisCia?» chiese LuCius Malfoy dall'alto.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Harry non riusCiva quasi a respirare.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Mi vuoi ucCidere, CodalisCia?» rantolò, cercando di aprire le dita di metallo. «Dopo che ti ho salvato la vita? Sei in debito con me!»
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

    Le dita d'argento mollarono la presa. Harry non se l'era aspettato: si liberò, esterrefatto, tenendo la mano sulla bocca di CodalisCia. Vide i suoi occhietti acquosi da topo dilatarsi per la paura e lo stupore: sembrava sorpreso quanto lui per quello che la sua mano aveva fatto, per il minuscolo moto di umanità che aveva avuto, e continuò a lottare con più energia, come per annullare quell'attimo di debolezza.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Disarmato, impotente, Minus aveva le pupille dilatate dal terrore. Il suo sguardo era sCivolato dal volto di Harry a qualcos'altro. Le dita d'argento avanzavano inesorabili verso la sua stessa gola.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Senza riflettere, Harry cercò di allontanare la mano, ma non Ci fu modo di fermarla. Lo strumento d'argento che Voldemort aveva donato al suo servo più codardo si era rivoltato contro il proprietario inerme e inutile; Minus veniva punito per la sua esitazione, il suo attimo di pietà: strangolato davanti a loro.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Anche Ron aveva lasCiato andare CodalisCia e insieme a Harry tentava di staccare le dita di metallo serrate attorno alla gola; ma fu inutile. Minus stava diventando blu.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «RelasCio!» tentò Ron, puntando la bacchetta sulla mano d'argento, ma non successe nulla; Minus cadde in ginocchio e nello stesso istante Hermione di sopra cacCiò un urlo spaventoso. Gli occhi di CodalisCia si rovesCiarono nel volto paonazzo; l'uomo ebbe un ultimo sussulto, poi rimase immobile.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Harry e Ron si guardarono, poi, abbandonato il corpo di CodalisCia sul pavimento, si preCipitarono su per le scale. Percorsero cauti il corridoio buio che conduceva al salotto, strisCiando, fino alla porta socchiusa. Da lì videro Bellatrix china su UnCi-unCi, che reggeva tra le lunghe dita la spada di Grifondoro. Hermione era sdraiata ai piedi di Bellatrix, immobile.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Allora?» chiese Bellatrix a UnCi-unCi. «È quella vera?»
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Harry attese, trattenendo il fiato, lottando contro il dolore alla Cicatrice. «No» rispose UnCi-unCi. «È una copia».
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

    taglio profondo sul volto del folletto, che cadde urlando ai suoi piedi. Lei lo calCiò via. «E ora» annunCiò trionfante, «chiamiamo il Signore Oscuro!»
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Immediatamente, la Cicatrice di Harry parve aprirsi di nuovo. Tutto Ciò che lo Circondava sparì: era Voldemort, e il mago scheletrico davanti a lui rideva con la bocca sdentata, rideva di lui; fu irritato dal richiamo... li aveva avvertiti, aveva detto di convocarlo solo per Potter. Se si erano sbagliati...
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «UcCidimi, allora!» rise il vecchio. «Tu non vincerai, non puoi vincere! Quella bacchetta non sarà mai, mai tua...»
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   E la furia di Voldemort esplose: un lampo di luce verde riempì la cella e il fragile vecchio corpo fu sollevato dal duro giaCiglio e poi ricadde, privo di vita. Voldemort tornò alla finestra, in preda a un'ira ormai incontrollabile... la sua punizione era pronta ad abbattersi su di loro, se l'avevano richiamato senza una buona ragione...
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «E ora» continuò la voce di Bellatrix «credo che possiamo sbarazzarCi della Mezzosangue. Greyback, prendila, se la vuoi».
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Ron si preCipitò nel salotto; Bellatrix si girò, spaventata, e puntò la bacchetta su di lui...
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Expelliarmus!» ruggì Ron, puntando la bacchetta di CodalisCia contro Bellatrix, la cui bacchetta schizzò nell'aria e fu presa al volo da Harry, che l'aveva seguito. LuCius, NarCissa, Draco e Greyback si voltarono; Harry urlò «StupefiCium!» e LuCius Malfoy crollò davanti al camino. Fiotti di luce volarono dalle bacchette di Draco, NarCissa e Greyback; Harry si gettò a terra e rotolò dietro un divano per evitarli.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Ron rimase immobile, stringendo la bacchetta di CodalisCia. Harry si rialzò, brandendo ancora quella di Bellatrix.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Va bene!» urlò, e lasCiò cadere la bacchetta di Bellatrix ai propri piedi. Ron fece lo stesso con quella di CodalisCia. Entrambi alzarono le mani.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

    «Bene!» ghignò lei. «Draco, raccoglile! Il Signore Oscuro sta arrivando, Harry Potter! La tua morte si avviCina!»
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Harry lo sapeva; la Cicatrice stava scoppiando di dolore, percepiva Voldemort volare nel Cielo, lontano, sopra un mare cupo e tempestoso. Presto sarebbe stato abbastanza viCino da potersi Materializzare e Harry non vedeva via d'usCita.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Ora, Cissy» disse Bellatrix dolcemente, quando Draco tornò di corsa con le bacchette, «credo che dovremmo legare di nuovo questi piccoli eroi, mentre Greyback si occupa della signorina Mezzosangue. Sono sicura che il Signore Oscuro non ti negherà la ragazza, Greyback, dopo quello che hai fatto stanotte».
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Con l'ultima parola, si sentì un curioso stridio venire dall'alto. Tutti guardarono in su appena in tempo per vedere il lampadario di cristallo che vibrava; poi, con un Cigolio e un minacCioso tintinnio, cominCiò a cadere. Bellatrix era proprio sotto; lasCiò Hermione e si gettò di lato con un urlo. Il lampadario si fracassò sul pavimento in un'esplosione di cristallo e catene, sopra Hermione e il folletto che ancora stringeva la spada di Grifondoro. Schegge sCintillanti di cristallo volarono ovunque; Draco si piegò in due, coprendosi con le mani il volto insanguinato.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Mentre Ron correva a estrarre Hermione dai detriti, Harry colse l'occasione: saltò sopra una poltrona e strappò le tre bacchette dalla presa di Draco, le puntò tutte contro Greyback e urlò: «StupefiCium!» Il lupo mannaro fu sollevato dal triplo incantesimo, volò fino al soffitto e poi rovinò a terra.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   NarCissa trasCinò Draco lontano dal pericolo; Bellatrix balzò in piedi, i capelli svolazzanti, e brandì il pugnale d'argento; ma NarCissa aveva diretto la bacchetta verso la porta.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «UcCidilo, Cissy!» strillò Bellatrix, ma si udì un altro sonoro crac, e anche la bacchetta di NarCissa volò via per atterrare all'altro capo della stanza.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Piccolo sudiCio sCimmiotto!» abbaiò Bellatrix. «Come osi togliere la bacchetta a una strega, come osi sfidare le tue padrone?»
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

    venuto a salvare Harry Potter e i suoi amiCi
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Il dolore alla Cicatrice era accecante. Harry sapeva, indistintamente, che mancava pochissimo, pochi secondi, all'arrivo di Voldemort.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Ron, prendi... e VAI!» urlò, lanCiandogli una bacchetta; poi si chinò a estrarre UnCi-unCi da sotto il lampadario. Issatosi su una spalla il folletto gemente, ancora aggrappato alla spada, Harry afferrò la mano di Dobby e girò sul posto per Smaterializzarsi.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Mentre vorticava nel buio, ebbe un'ultima visione del salotto: le pallide figure raggelate di NarCissa e Draco, la strisCia rossa dei capelli di Ron, una macchia d'argento in volo, il pugnale di Bellatrix che sfrecCiava per la stanza verso il punto in cui lui si stava Smaterializzando...
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Era sparito nell'ignoto; non poteva che ripetere il nome della destinazione e sperare che bastasse per arrivarCi. Il dolore alla fronte lo trafiggeva e il peso del folletto lo opprimeva; sentiva la lama della spada di Grifondoro urtargli la schiena; la mano di Dobby si contrasse nella sua; si chiese se l'elfo stava cercando di assumere la guida, di trasCinarli nella giusta direzione, e tentò, stringendogli le dita, di fargli capire che per lui andava bene...
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   E poi colpirono il suolo e inalarono aria salata. Harry cadde in ginocchio, lasCiò la mano di Dobby e depose dolcemente a terra UnCi-unCi.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Stai bene?» chiese al folletto che si muoveva appena, ma UnCi-unCi si limitò a piagnucolare.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Harry si guardò attorno nel buio. C'era una villetta non lontana, sotto l'immenso Cielo stellato, e gli parve di vedere qualcuno muoversi all'esterno.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Non sapeva e non gli importava se fossero maghi o Babbani, amiCi o nemiCi; gli importava solo della macchia scura che si allargava sul petto di
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

    Dobby. L'elfo tese le bracCine verso di lui con aria di supplica. Harry lo prese e lo distese su un fianco sopra l'erba fresca.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Sentì il mare che si frangeva sulle rocce lì viCino, mentre gli altri parlavano, discutendo argomenti che non lo interessavano, prendendo deCisioni. Dean portò in casa UnCi-unCi ferito, Fleur corse con loro; Bill stava suggerendo dove seppellire l'elfo. Harry disse di sì senza badarCi. Guardò il piccolo corpo e la Cicatrice pizzicò e bruCiò, e in una parte della sua mente, visto come dal lato sbagliato di un lungo telescopio, Voldemort stava punendo coloro che erano rimasti a Villa Malfoy. La sua rabbia era terribile, eppure il dolore di Harry per Dobby parve attenuarla, come fosse una tempesta lontana, all'orizzonte di un vasto oceano silenzioso.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Voglio farlo come si deve» furono le prime parole che si rese conto di pronunCiare. «Non con la magia. Hai una vanga?»
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

    sorta di furia, godendo del lavoro manuale, crogiolandosi nella sua nonmagia, perche ogni gocCia di sudore e ogni vesCica erano un tributo all'elfo che aveva salvato le loro vite.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   La Cicatrice bruCiava, ma lui dominava il dolore; lo provava, ma ne era distaccato. Aveva finalmente imparato a controllarlo, a chiudere la mente a Voldemort, proprio come Silente aveva voluto che apprendesse da Piton. Voldemort non era riusCito a possedere Harry quando era divorato dal dolore per Sirius, e adesso i suoi pensieri non potevano penetrarlo mentre piangeva Dobby. Il dolore, sembrava, scacCiava Voldemort... anche se Silente avrebbe detto che era l'amore...
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Harry continuò a scavare, sempre più a fondo nella terra fredda e dura, avvolgendo la sofferenza nel sudore, negando il male alla fronte. Nel buio, null'altro che il suono del proprio respiro e il mare impetuoso a tenergli compagnia, gli tornò in mente cos'era accaduto a Villa Malfoy, cos'aveva sentito, e la comprensione sbocCiò nell'oscurità.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Il ritmo regolare delle bracCia scandiva il tempo dei pensieri. I Doni... gli Horcrux... eppure non ardeva più di quello strano desiderio ossessivo. La perdita e la paura l'avevano spento: era come se fosse stato risvegliato da un ceffone.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Sprofondò sempre di più nella tomba e capì dov'era stato Voldemort e chi aveva ucCiso nella cella più alta di Nurmengard e perché...
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Pensò a CodalisCia, morto a causa di un solo minimo, istintivo moto di pietà... Silente l'aveva previsto... di quante altre cose era già a conoscenza?
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Harry non aveva sentito gli altri avviCinarsi nel buio. Bill indossava un mantello da viaggio; Fleur un grembiulone bianco, dalla tasca del quale
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

    spuntava una bottiglia che Harry riconobbe come Ossofast. Hermione, pallida e incerta sulle gambe, era avvolta in una vestaglia che le avevano prestato; Ron le passò un bracCio attorno alle spalle quando lei lo raggiunse. Luna, infagottata in un cappotto di Fleur, si accovacCiò e posò con dolcezza le dita sulle palpebre dell'elfo, facendole sCivolare sul suo sguardo vitreo.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Credo che dovremmo dire qualcosa» intervenne Luna. «CominCio io, va bene?»
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Grazie infinite, Dobby, per avermi salvato da quel sotterraneo. è ingiusto che tu sia morto, eri tanto buono e coraggioso. Ricorderò sempre Ciò che hai fatto per noi. Spero che ora tu sia felice».
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Addio, Dobby». Non riuscì ad aggiungere altro, ma Luna aveva già detto tutto. Bill alzò la bacchetta e la pila di terra accanto alla tomba si levò e ricadde con preCisione nello scavo, un piccolo cumulo rossastro.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Mormorarono parole che non comprese; sentì pacche affettuose sulla schiena e poi tornarono tutti verso la villa, lasCiandolo solo accanto all'elfo.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Si guardò intorno: c'erano delle grosse pietre bianche, levigate dal mare, a segnare il bordo delle aiuole. Ne prese una delle più grandi, s'inginocchiò e la depose, come un cusCino sulla terra, in corrispondenza della testa di Dobby. Poi si frugò la tasca in cerca della bacchetta.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

    Lentamente, seguendo le istruzioni che mormorava, apparvero inCisioni profonde sulla superfiCie della pietra. Sapeva che Hermione l'avrebbe fatto meglio e forse più in fretta, ma voleva segnare quel punto così come aveva voluto scavare la tomba. Quando si rialzò, la pietra reCitava:
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Guardò la sua opera per qualche istante, poi si allontanò, la Cicatrice che pizzicava, la mente occupata dalle rivelazioni che gli erano giunte mentre scavava, idee che avevano preso forma nel buio, a un tempo affasCinanti e terribili.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «... per fortuna Ginny è in vacanza. Se fosse stata a Hogwarts, sarebbero riusCiti a portarla via prima che la raggiungessimo. Ora sappiamo che anche lei è al sicuro».
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Li ho portati via tutti dalla Tana» spiegò. «Li ho trasferiti da zia Muriel. I Mangiamorte adesso sanno che Ron è con te, quindi prenderanno di mira la famiglia... non scusarti» lo antiCipò vedendo la sua espressione. «Era solo questione di tempo, papà lo diceva da mesi. Siamo la più grande famiglia di traditori del sangue che esista».
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Con un Incanto Fidelius. Papà è il Custode Segreto. L'abbiamo posto anche su questa casa; qui il Custode Segreto sono io. Nessuno di noi può andare al lavoro, ma al momento non è la cosa più grave. Quando Olivander e UnCi-unCi si saranno ristabiliti, trasferiremo anche loro da Muriel. Qui non c'È molto posto, ma da lei sì. Le gambe di UnCi-unCi stanno guarendo, Fleur gli ha dato l'Ossofast: probabilmente li potremo trasferire fra un'ora o...»
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Sentì l'autorità nella propria voce, la convinzione, il senso di deCisione che avevano preso possesso di lui quando scavava la tomba di Dobby. Lo stavano fissando tutti, perplessi.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Entrò in cuCina e si avviCinò al lavandino, sotto una piccola finestra affacCiata sul mare. L'alba colorava l'orizzonte, rosa conchiglia e oro chiaro, mentre lui si sCiacquava e seguiva il corso dei pensieri che gli erano venuti alla mente nel giardino buio...
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Dobby non avrebbe più potuto dire loro chi l'aveva mandato nel sotterraneo, ma Harry sapeva che cosa aveva visto. Un penetrante occhio azzurro l'aveva guardato dal frammento di specchio e l'aiuto era arrivato. 'A Hogwarts chi chiede aiuto lo trova sempre'. Si asCiugò le mani, indifferente alla bellezza della scena fuori dalla finestra e al mormorio degli altri in salotto. Guardò l'oceano e, in quell'alba, si sentì più viCino di quanto non fosse mai stato al cuore di tutto quanto.
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   La Cicatrice bruCiava ancora, e seppe che anche Voldemort era viCino alla soluzione. Harry capiva e non capiva. L'istinto gli diceva una cosa, il cervello un'altra. Il Silente nella testa di Harry sorrideva, contemplandolo sopra le dita unite come in preghiera.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   E avevi capito anche CodalisCia... sapevi che c'era un briCiolo di rimpianto da qualche parte dentro di lui...
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   Il mio destino è sapere, ma non cercare? Sapevi quanto mi sarebbe stato diffiCile? è per questo che l'hai reso così complicato? In modo che avessi il tempo di capirlo?
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   Harry rimase immobile, lo sguardo vitreo, a fissare il punto in cui il contorno oro vivo del sole accecante sorgeva dall'orizzonte. Poi si guardò le mani pulite e si stupì nel vedere che reggevano uno strofinacCio. Lo posò e tornò nell'ingresso, dove avvertì la Cicatrice pulsare rabbiosa; rapido come il riflesso di una libellula sull'acqua, nella sua mente balenò il profilo di un edifiCio che conosceva molto bene.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Devo parlare con UnCi-unCi e Olivander» disse Harry.
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   «Non possiamo dirti cosa stiamo facendo» spiegò Harry con calma. «Fai parte dell'Ordine, Bill, sai che Silente Ci ha lasCiato una missione. Non ne possiamo parlare con nessun altro».
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   Fleur sbuffò d'impazienza, ma Bill non la guardò; stava fissando Harry. Il suo volto solcato da profonde CicatriCi era indeCifrabile. Infine rispose: «Va bene. Con chi vuoi parlare per primo?»
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   Harry esitò. Sapeva che cosa dipendeva dalla sua deCisione. Non c'era tempo da perdere, era il momento di scegliere: Horcrux o Doni?
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   «Con UnCi-unCi» rispose. «Parlerò prima con UnCi-unCi».
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Adesso che cosa facCiamo, Harry?»
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Harry, Ron e Hermione seguirono Bill su per le strette scale fino a un piccolo pianerottolo dove si affacCiavano tre porte.
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   «Qui dentro» fece Bill, aprendo la porta della camera sua e di Fleur. Anche quella guardava sul mare, macchiato d'oro al sorgere del sole. Harry andò alla finestra, voltò le spalle alla vista spettacolare e attese, le bracCia incroCiate, la Cicatrice in fiamme. Hermione prese la sedia viCino al tavolino da toeletta; Ron si sedette sul bracCiolo.
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   Bill riapparve, portando in bracCio il piccolo folletto, che posò cautamente sul materasso. UnCi-unCi grugnì un grazie e Bill uscì chiudendo la porta.
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   «Mi dispiace di averti fatto alzare» cominCiò Harry. «Come vanno le gambe?»
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   «Probabilmente non ricordi...» cominCiò Harry.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «... che sono stato io a mostrarti la tua camera blindata la prima volta che sei venuto alla Gringott?» finì la frase UnCi-unCi. «Mi ricordo, Harry Potter. Anche tra i folletti, sei molto famoso».
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   Harry e il folletto si guardarono, misurandosi. La Cicatrice bruCiava ancora. Harry voleva concludere in fretta la conversazione con UnCi-unCi, ma allo stesso tempo aveva paura di fare una mossa falsa. Stava cercando il modo migliore di formulare la sua richiesta, quando il folletto parlò.
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   UnCi-unCi lo guardò dagli angoli dei suoi occhi neri a mandorla.
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   «In che senso?» chiese Harry, stropicCiandosi distrattamente la Cicatrice. «Hai scavato la tomba».
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   UnCi-unCi non rispose. Harry pensò che lo stesse canzonando perché si era comportato come un Babbano, ma non gl'importava che il folletto approvasse la faccenda della tomba di Dobby. Si preparò per il suo attacco.
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   «UnCi-unCi, devo chiederti...»
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   «Be', spero che non ti dispiacCia» ribatté Harry, un po' impaziente.
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   «No, Harry Potter» rispose UnCi-unCi, tormentandosi la barbetta nera con un dito, «ma sei un mago molto strano».
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   «Va bene» tagliò corto Harry. «Be', ho bisogno di aiuto, UnCi-unCi, e tu puoi darmelo».
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   Harry non aveva intenzione di dirlo in modo così diretto; le parole gli usCirono a forza mentre il dolore gli incendiava la Cicatrice e vedeva di nuovo il profilo di Hogwarts. Chiuse la mente, deCiso. Prima doveva trattare con UnCi-unCi. Ron e Hermione lo fissavano come se fosse impazzito.
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   «Harry...» cominCiò Hermione, ma UnCi-unCi la interruppe.
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   «Sì» confermò Harry. «Lo stesso giorno che ti ho conosCiuto, UnCi-unCi. Il giorno del mio compleanno, sette anni fa».
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   «La camera blindata in questione a quell'epoca era vuota» ribatté il folletto, e Harry capì che, anche se aveva lasCiato la Gringott, era offeso dall'idea che qualcuno avesse superato le sue difese. «La protezione era minima».
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   Vide Hermione e Ron guardarsi esterrefatti, ma Ci sarebbe stato tempo per le spiegazioni dopo la risposta di UnCi-unCi.
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   Il folletto osservò Harry; la Cicatrice bruCiava, ma lui la ignorò, rifiutandosi di accettare il suo dolore o il suo invito.
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   «Se c'È un mago di cui posso credere che non è interessato al proprio tornaconto» rispose infine UnCi-unCi, «quello sei tu, Harry Potter. Folletti ed elfi non sono abituati alla protezione e al rispetto che hai mostrato questa notte. Non da parte dei portatori di bacchette».
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   «Portatori di bacchette» ripeté Harry: l'espressione gli suonò curiosa, e intanto la Cicatrice bruCiava, Voldemort volgeva i suoi pensieri verso nord e Harry non vedeva l'ora di interrogare Olivander, nella stanza accanto.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Il diritto di portare una bacchetta» mormorò UnCi-unCi «È stato a lungo conteso tra maghi e folletti».
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «È irrilevante! I maghi si rifiutano di condividere i segreti dell'arte delle bacchette con altre creature magiche, Ci negano la possibilità di estendere i nostri poteri!»
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Nemmeno i folletti vogliono condividere la loro magia» ribatté Ron. «Non Ci volete dire come si fabbricano le spade e le armature alla vostra maniera. I folletti sanno lavorare il metallo in un modo che i maghi non hanno mai...»
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

    «Non importa» intervenne Harry, notando il rossore crescente di UnCiunCi. «Non stiamo parlando di maghi contro folletti o qualunque altra creatura magica...»
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   UnCi-unCi sbottò in una risata cattiva.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Oh, sì, è proprio di questo che stiamo parlando! Il Signore Oscuro diventa sempre più potente e la vostra razza s'impone sempre di più sulla mia! La Gringott ricade sotto la legge magica, gli elfi domestiCi vengono assassinati, e chi protesta tra i portatori di bacchette?»
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Noi!» rispose Hermione. Raddrizzò la schiena, gli occhi ardenti. «Noi protestiamo! E io sono perseguitata quanto un folletto o un elfo, UnCiunCi! Io sono una sporca Mezzosangue!»
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Perché non dovrei?» ribatté Hermione. «Sporca Mezzosangue e fiera di esserlo! Con questo nuovo governo non mi trovo in una posizione migliore della tua, UnCi-unCi! è me che hanno scelto di torturare, dai Malfoy!»
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Scostò il colletto della vestaglia per mostrare il taglio sottile inCiso da Bellatrix, scarlatto sulla sua gola.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Lo sapevi che è stato Harry a liberare Dobby?» chiese. «Lo sapevi che sono anni che lottiamo per la liberazione degli elfi?» Ron si agitò sul bracCiolo. «Non puoi desiderare la sconfitta di Tu-Sai-Chi più di quanto la desideriamo noi, UnCi-unCi
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Ma nella camera blindata non c'È solo la spada falsa, vero?» chiese Harry. «Forse tu hai visto le altre cose che Ci sono là dentro».
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Il cuore gli batteva fortissimo. Raddoppiò gli sforzi per ignorare il pulsare della Cicatrice.
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   Il folletto arricCiò di nuovo la barbetta con il dito.
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   «È contro la nostra legge parlare dei segreti della Gringott. Noi siamo i custodi di favolosi tesori. Abbiamo degli obblighi verso gli oggetti che Ci sono stati affidati e che furono, spesso, modellati dalle nostre stesse mani».
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

    «Ci aiuterai?» gli chiese Harry. «Non abbiamo speranza di entrare senza l'aiuto di un folletto. Sei la nostra unica possibilità».
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   «Io... Ci penserò» fu l'esasperante risposta di UnCi-unCi.
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   «Ma...» cominCiò Ron adirato; Hermione gli diede un colpetto nelle costole.
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   «Sì, certo» mormorò Harry, ma prima di usCire si sporse a prendere la spada di Grifondoro che giaceva accanto al folletto. UnCi-unCi non protestò, ma mentre chiudeva la porta Harry pensò di aver scorto un lampo di rancore nei suoi occhi.
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   «Piccolo idiota» bisbigliò Ron. «Si diverte a tenerCi in sospeso».
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   «Sì» rispose Harry. «Bellatrix era terrorizzata quando credeva che Ci fossimo entrati, era fuori di sé. Perché? Cosa pensava che avessimo visto, cos'altro temeva che avessimo portato via? Era agghiacCiata all'idea che Voi-Sapete-Chi lo scoprisse».
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   «Non so se è mai stato alla Gringott» rifletté Harry. «Non Ci ha mai tenuto dell'oro da giovane, perché nessuno gli aveva lasCiato nulla. Però avrà visto la banca da fuori la prima volta che è andato in Diagon Alley».
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   La Cicatrice pulsava, ma lui la ignorò; voleva che Ron e Hermione capissero la storia della Gringott prima di parlare con Olivander.
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   Si grattò la Cicatrice.
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   «Secondo me, però, non ha rivelato a Bellatrix che si trattava di un Hor crux. Non ha mai detto la verità sul diario a LuCius Malfoy. Probabilmente le ha detto soltanto che era un oggetto molto prezioso e le ha chiesto di custodirlo nella sua camera blindata. Il posto più sicuro del mondo se vuoi nascondere qualcosa, mi ha detto Hagrid... a parte Hogwarts».
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   «Tu lo capisCi proprio bene».
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   Il fabbricante di bacchette era disteso sul letto più lontano dalla finestra. Era rimasto prigioniero nel sotterraneo per più di un anno ed era stato torturato, Harry lo sapeva, almeno in una Circostanza. Era emaCiato, le ossa del suo volto sporgevano affilate contro la pelle giallastra. Gli occhi color argento sembravano enormi nelle orbite incavate. Le mani che posava sulla coperta avrebbero potuto appartenere a uno scheletro. Harry sedette sul letto vuoto, viCino a Ron e Hermione. Da lì il sole dell'alba non si vedeva: la stanza dava sul giardino in Cima alla scogliera e sulla tomba scavata di fresco.
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   «Signor Olivander, mi dispiace disturbarla» cominCiò Harry.
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   «Mio caro ragazzo». La voce di Olivander era flebile. «Ci hai salvato. Credevo che saremmo morti in quel posto. Non potrò mai, mai ringraziarti abbastanza».
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   La Cicatrice di Harry pulsava. Sapeva per certo che non c'era quasi più tempo per arrivare prima di Voldemort al suo obiettivo o per cercare di deviarlo. Provò uno spasimo di panico... ma aveva fatto la sua scelta quando aveva deCiso di parlare prima con UnCi-unCi. Simulando una calma che non provava, prese dalla saccocCia che portava al collo le due metà della bacchetta spezzata.
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    «UndiCi polliCi. Molto flessibile».
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   Harry si era preparato, ma fu ugualmente un colpo. Riprese le due metà della bacchetta e le ripose nella saccocCia. Olivander fissò il punto in cui la bacchetta infranta era sparita e non distolse lo sguardo finché Harry non tirò fuori le due bacchette che aveva recuperato a Villa Malfoy.
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   Olivander prese la prima e la avviCinò agli occhi miopi, rigirandola tra le dita nodose, flettendola leggermente.
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   «Noce e corda di cuore di drago» sentenziò. «DodiCi polliCi e tre quarti. Rigida. Questa bacchetta apparteneva a Bellatrix Lestrange».
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   «Biancospino e crine di unicorno. DieCi polliCi esatti. SuffiCientemente elastica. Questa era la bacchetta di Draco Malfoy». «Era?» ripeté Harry. «Non è più sua?»
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   «Oh, sì, un mago che si rispetti è in grado di incanalare i propri poteri in quasi tutti gli strumenti. I migliori risultati, tuttavia, si ottengono sempre dove esiste la più forte affinità tra mago e bacchetta. Sono legami complessi. Un'attrazione iniziale e poi un reCiproco desiderio di apprendimento, la bacchetta che impara dal mago e il mago dalla bacchetta».
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   Il mare sCiabordava; era un suono dolente.
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   «Quindi io dovrei usare questa?» chiese Ron. Si sfilò dalla tasca la bacchetta di CodalisCia e la diede a Olivander.
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   «Ippocastano e corda di cuore di drago. Nove polliCi e un quarto. Fragile. Fui costretto a fabbricarla, poco dopo essere stato rapito, per Peter Minus. Sì, se l'hai conquistata, è più probabile che esegua i tuoi ordini, e meglio, di un'altra bacchetta».
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   «Quindi non è necessario ucCidere il proprietario precedente per impadronirsi veramente di una bacchetta?»
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   «Necessario? No, non direi che è necessario ucCidere».
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   «Ma Ci sono leggende» insisté Harry, e il suo battito accelerò, il dolore alla Cicatrice si fece più intenso; era sicuro che Voldemort avesse deCiso di mettere in atto la sua idea. «Leggende che parlano di una bacchetta o certe bacchette passate di mano in mano tramite omiCidi».
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   Olivander impallidì. Contro il candido cusCino il suo volto era grigiastro, gli occhi enormi, arrossati e gonfi di quella che sembrava paura.
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   «Mi ha torturato, devi capirlo! La Maledizione CruCiatus, io... io non ho avuto scelta, ho dovuto dirgli quello che sapevo, quello che sospettavo!»
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   Olivander era agghiacCiato, paralizzato, da quanto Harry sapeva. Annuì lentamente.
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   «Tornando all'altra bacchetta, quella che cambia proprietario attraverso un omiCidio. Quando Lei-Sa-Chi ha capito che la mia bacchetta aveva fatto qualcosa di strano, è venuto a chiederle di quell'altra, vero?»
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   Harry sbirCiò Hermione. Sembrava sbalordita.
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   «Il Signore Oscuro» riprese Olivander in tono frettoloso e spaventato «era sempre stato soddisfatto della bacchetta che gli avevo fabbricato io stesso tasso e piuma di fenice, trediCi polliCi e mezzo finché non ha scoperto la connessione dei nuclei gemelli. Ora cerca un'altra bacchetta più potente, il solo modo per sconfiggere la tua».
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   «Prior Incantatio» spiegò Harry. «Abbiamo lasCiato la tua bacchetta e quella di prugnolo dai Malfoy, Hermione. Se le esaminano con cura, se le inducono a ripetere gli incantesimi che hanno scagliato di recente, scopriranno che la tua ha spezzato la mia, scopriranno che hai cercato invano di ripararla e capiranno che da allora ho usato quella di prugnolo».
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   Il poco colorito che Hermione aveva riguadagnato se ne andò. Ron guardò Harry con aria di rimprovero e disse: «Non pensiamoCi adesso...»
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   «Il Signore Oscuro non cerca più la Bacchetta di Sambuco solo per distruggere te, Harry Potter. è deCiso a impadronirsene perché è convinto che lo renderà davvero invulnerabile».
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   «Il proprietario della Bacchetta di Sambuco deve sempre temere gli at tacchi» preCisò Olivander, «ma devo ammettere che l'idea che il Signore Oscuro sia in possesso della Stecca della Morte È... formidabile».
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   All'improvviso Harry ricordò di non essere stato sicuro che Olivander gli piacesse, quando l'aveva conosCiuto. Anche adesso che era stato imprigionato e torturato da Voldemort, l'idea che il Mago Oscuro fosse in possesso di quella Bacchetta lo ammaliava tanto quanto lo inorridiva.
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   «Oh, sì. è perfettamente possibile rintracCiare il percorso della Bacchetta nella storia. Ci sono dei vuoti, naturalmente, periodi anche lunghi, nei quali la si è persa di vista, temporaneamente perduta o nascosta; ma riaffiora sempre. Possiede alcune caratteristiche peculiari che gli eruditi nell'arte delle bacchette sanno riconoscere. Esistono resoconti scritti, alcuni oscuri, che io e altri fabbricanti Ci siamo impegnati a studiare. E parrebbero autentiCi».
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   «No» rispose Olivander. «Se debba essere trasmessa mediante un omiCidio, questo lo ignoro. La sua storia è insanguinata, ma questo può essere dovuto semplicemente al fatto che è un oggetto molto desiderabile e susCita nei maghi passioni irresistibili. Immensamente potente, pericolosa nelle mani sbagliate, possiede un fasCino incredibile per noi che studiamo il potere delle bacchette».
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   «Come lo so non ha importanza» ribatté Harry, chiudendo per un attimo gli occhi. La Cicatrice ardeva, e per qualche istante ebbe la visione della strada prinCipale di Hogsmeade, ancora buia, perché si trovava molto più a nord. «Ha detto a Lei-Sa-Chi che Gregorovich aveva la Bacchetta?»
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   «Era una voce» sussurrò Olivander. «Una diceria, anni e anni fa, molto prima che tu nascessi! Io credo che l'abbia messa in Circolazione lo stesso Gregorovich. CapisCi, era un'ottima pubbliCità per i suoi affari, che stesse studiando, e duplicando, le qualità della Bacchetta di Sambuco!»
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   Harry guardò il suo volto incavato e capì che non stava reCitando. Non aveva mai sentito parlare dei Doni.
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   «Mi ha torturato!» ansimò. «La Maledizione CruCiatus... non hai idea...» «Ce l'ho» mormorò Harry. «Davvero ce l'ho. La prego, si riposi. Grazie per avermi detto queste cose».
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   Guidò Ron e Hermione giù per le scale. Vide Bill, Fleur, Luna e Dean seduti al tavolo in cuCina con le loro tazze di tÈ. Lo fissarono tutti quando si affacCiò sulla soglia, ma lui rivolse loro solo un cenno del capo e uscì nel giardino, con i due amiCi alle spalle. Harry tornò al tumulo rossicCio che copriva Dobby. Il dolore dentro la testa diventava sempre più intenso e gli costò una grande fatica chiudere fuori le visioni che lo assediavano, ma sapeva di dover resistere solo un altro poco. Avrebbe ceduto molto presto, perché aveva bisogno di verificare la sua teoria. Adesso doveva fare solo un ultimo piccolo sforzo, per spiegarla a Ron e Hermione.
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   «Gregorovich aveva la Bacchetta di Sambuco, molto tempo fa» cominCiò. «Ho visto Voi-Sapete-Chi che lo cercava. Quando l'ha rintracCiato, ha scoperto che non l'aveva più: gli era stata rubata da Grindelwald. Non so come aveva fatto Grindelwald a sapere che l'aveva Gregorovich, ma se Gregorovich era stato così sCiocco da diffondere la voce, non deve essere stato molto diffiCile».
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   Voldemort era in piedi davanti ai cancelli di Hogwarts; Harry lo vide, e vedeva anche la lampada che ondeggiava nella primissima luce dell'alba, sempre più viCina.
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   «A Hogwarts» rispose Harry, sforzandosi di restare con loro nel giardino in Cima alla scogliera.
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   «È troppo tardi» ribatté Harry. Non ne poté fare a meno: si afferrò la testa, per aiutarsi a resistere. «Sa dove si trova. è là in questo momento». «Harry!» esclamò Ron, furente. «Da quanto lo sai... perché abbiamo perso tempo? Perché hai parlato prima con UnCi-unCi? Potevamo andarCi... possiamo ancora...»
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   «La Bacchetta invinCibile, Harry!» gemette Ron.
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   E tutto si fece freddo e buio: il sole era appena comparso sopra l'orizzonte e lui sCivolava al fianco di Piton, su per i prati verso il lago.
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   «Ti raggiungerò tra breve nel castello» disse con la sua voce acuta e fredda. «Adesso lasCiami solo».
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   Piton s'inchinò e tornò indietro lungo il sentiero, il mantello nero svolazzante. Harry avanzò lento, in attesa che la sagoma di Piton sparisse. Non era bene che Piton o chiunque altro vedesse dove stava andando. Ma non c'erano luCi alle finestre del castello e lui sapeva come nascondersi... in un istante impose su se stesso un Incantesimo di Disillusione che lo celò anche ai propri occhi.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Continuò a camminare attorno alla riva del lago, contemplando il profilo dell'adorato castello, il suo primo regno, il suo diritto di nasCita...
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Ed eccola, viCino al lago, riflessa nelle acque scure. La tomba di marmo bianco, una macchia superflua nel paesaggio familiare. Provò di nuovo quell'empito di euforia misurata, quell'inebriante proposito distruttivo. Levò la vecchia bacchetta di tasso: era giusto che quello fosse il suo ultimo grande gesto.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Le bende si squarCiarono. Il viso era trasluCido, pallido, incavato, ma quasi perfettamente conservato. Avevano lasCiato gli occhiali sul naso adunco: nel guardarli provò un divertito disprezzo. Le mani di Silente erano intrecCiate sul petto, ed eccola lì, stretta fra le dita, sepolta con lui.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

    sCintille cadde dalla punta, brillando sul cadavere dell'ultimo proprietario: era pronta a servire un nuovo padrone.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   La villa di Bill e Fleur si ergeva solitaria su una collina che guardava il mare. Aveva i muri incrostati di conchiglie e imbiancati a calce. Era un luogo bello e solitario. Quando Harry entrava in casa o nel minuscolo giardino, udiva la risacca del mare, come il respiro di un'enorme creatura addormentata. Per la gran parte dei giorni seguenti continuò a trovare scuse per sfuggire alla villetta affollata, avido della vista dalla scogliera sul Cielo aperto e sull'immenso mare deserto, e della sensazione del vento freddo e salato sul viso.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   L'enormità della sua deCisione di non competere con Voldemort per il possesso della Bacchetta ancora lo spaventava. Non ricordava di aver mai scelto, in vita sua, di non agire. Era pieno di dubbi, dubbi che Ron non poteva fare a meno di tradurre in parole tutte le volte che erano insieme.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «E se invece Silente voleva che noi capissimo il simbolo in tempo per prendere la Bacchetta?» «E se scoprire il significato del simbolo ti avesse reso 'degno' di prendere i Doni?» «Harry, se quella è davvero la Bacchetta di Sambuco, come cavolo facCiamo a battere Tu-Sai-Chi?»
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   Harry non aveva risposte: c'erano momenti in cui si chiedeva se era stata pura follia non cercare di impedire a Voldemort di aprire la tomba. Non riusCiva nemmeno a spiegare in maniera soddisfacente perché l'avesse deCiso: ogni volta che cercava di ricostruire gli argomenti che l'avevano condotto a quella scelta, gli sembravano sempre più deboli.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «Sì, Ron. Per favore, non ricominCiare!»
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   Fleur era usCita dalla villa. I suoi lunghi capelli argentei svolazzavano nella brezza.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «Arrì, Unscì-unscì vorrebbe parlarvi. è nella stonsa più piccola, disce che non vuole che li altri sontano».
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   Il suo fastidio per essere stata usata dal folletto come messaggera era evidente; tornò dentro, corrucCiata.
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   UnCi-unCi li aspettava, come aveva detto Fleur, nella più piccola delle tre camere da letto, dove dormivano Hermione e Luna. Aveva tirato le tende rosse di cotone contro il Cielo nuvoloso e splendente, e la stanza riluceva di un colore infuocato che contrastava con la luce chiara che dominava il resto della villa.
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   «Ho preso la mia deCisione, Harry Potter» annunCiò il folletto. Era sedu to a gambe incroCiate su una sedia bassa e si tamburellava sulle bracCia con le dita affusolate. «Anche se i folletti della Gringott lo riterranno un vile tradimento, ho scelto di aiutarvi...»
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   «Fantastico!» esclamò Harry, con un gran senso di sollievo. «UnCi-unCi, grazie, siamo davvero...»
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   «Niente oro» rispose UnCi-unCi. «L'oro ce l'ho già».
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   L'umore di Harry preCipitò.
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   Aveva detto la cosa sbagliata. UnCi-unCi avvampò di rabbia.
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   «No!» gridò il folletto furioso, puntandogli addosso un lungo dito. «La solita arroganza dei maghi! Quella spada era di RanCi il Primo, e gli fu portata via da Godric Grifondoro! è un tesoro perduto, un capolavoro di arte folletta! Appartiene ai folletti! La spada è il prezzo dei miei servigi, prendere o lasCiare!»
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   UnCi-unCi li fissò torvo. Harry guardò gli amiCi, poi disse: «Dobbiamo discuterne tra noi, UnCi-unCi, se sei d'accordo. Puoi concederCi qualche minuto?»
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   Il folletto annuì, inaCidito.
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   Di sotto, nel soggiorno vuoto, Harry si avviCinò al camino, la fronte aggrottata, cercando di riflettere. Alle sue spalle Ron cominCiò: «Sta scherzando. Non possiamo lasCiargli quella spada».
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   «Sarà una di quelle storie di folletti» commentò Ron «sui maghi che cercano sempre di fregarli. Dobbiamo ritenerCi fortunati perché non Ci ha chiesto le nostre bacchette».
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   «Ma discutere con UnCi-unCi su quale delle due razze sia più disonesta e violenta non lo renderà più incline ad aiutarCi, no?»
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   Ci fu una pausa, e tutti cercarono di pensare a come aggirare il problema. Harry guardò la tomba di Dobby al di là della finestra. Luna stava sistemando accanto alla lapide un mazzetto di lavanda in un vasetto di marmellata.
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   «D'accordo» cominCiò Ron, e Harry si voltò a guardarlo, «sentite un po': diCiamo a UnCi-unCi che Ci serve la spada finché non entriamo nella camera blindata e poi potrà averla. C'È una copia là dentro, no? Le scambiamo e diamo a lui quella falsa».
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   «Questo» commentò lei «È spregevole. Chiedere aiuto e poi fare il doppio gioco. E poi ti meravigli se ai folletti non piacCiono i maghi?»
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   «Forse mente» disse, riaprendo gli occhi. «UnCi-unCi. Forse Grifondoro non ha rubato quella spada. Come facCiamo a sapere che la versione del folletto è quella giusta?»
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   «Gli diremo che può avere la spada dopo che Ci avrà aiutato a entrare nella camera blindata... ma faremo attenzione a evitare di dirgli di preCiso quando potrà averla».
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   «Ma potrebbero volerCi anni!» esclamò Hermione.
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   Harry incroCiò il suo sguardo con un misto di sfida e vergogna. Ricordò le parole inCise all'ingresso di Nurmengard: 'Per il Bene Superiore'. Respinse quel pensiero. Che alternative avevano?
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   Di ritorno nella camera, Harry fece la sua offerta, attento a formularla in modo da non speCificare un tempo preCiso per la consegna della spada. Mentre lui parlava, Hermione fissava cupa il pavimento, con grande irritazione di Harry che temeva che potesse tradirli. Ma UnCi-unCi aveva occhi solo per lui.
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   Harry la prese e la strinse. Si chiese se quegli occhi neri riusCissero a riconoscere l'ansia nei suoi. Poi UnCi-unCi lo lasCiò andare, batté le mani e
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    disse: «Allora cominCiamo!»
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   Fu di nuovo come progettare di entrare al Ministero. Si misero al lavoro nella stanza da letto, che per far contento UnCi-unCi veniva tenuta nella penombra.
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   «Basterà» rispose Harry, che stava studiando la mappa dei corridoi sotterranei più profondi disegnata da UnCi-unCi.
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   Gli altri abitanti di Villa Conchiglia non poterono fare a meno di notare che se Harry, Ron e Hermione si facevano vivi solo alle ore dei pasti Ci doveva essere sotto qualcosa. Nessuno faceva domande, ma Harry a tavola sentiva spesso lo sguardo di Bill su di loro, pensieroso, preoccupato.
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   Più tempo passavano insieme, più Harry si rendeva conto che il folletto non gli piaceva granché. UnCi-unCi si era rivelato inaspettatamente avido di sangue, rideva all'idea di provocare dolore in creature inferiori e l'eventualità di dover aggredire altri maghi per arrivare alla camera blindata dei Lestrange sembrava rallegrarlo. Harry capì che il suo disgusto era condiviso dagli amiCi, ma non ne parlarono: avevano bisogno di UnCi-unCi.
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   Il folletto mangiava malvolentieri con tutti loro. Anche dopo che le sue gambe furono guarite, continuò a pretendere che gli portassero vassoi di Cibo in camera, come all'ancora convalescente Olivander, finché Bill (in seguito a una scenata di Fleur) non andò di sopra a dirgli che così non si poteva continuare. Dopodiché UnCi-unCi si sedette alla tavola sovraffollata, ma si rifiutò di mangiare lo stesso Cibo, insistendo per avere pezzi di carne cruda, radiCi e funghi.
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   Lei aveva appena messo al lavoro alcuni coltelli, che stavano affettando bistecche per UnCi-unCi e Bill, che dopo l'aggressione di Greyback aveva sviluppato una predilezione per la carne cruda. La sua espressione tesa si addolcì.
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   «E comunque» riprese Fleur puntando la bacchetta verso una pentola di salsa sul fornello, che cominCiò subito a sobbollire, «il signor OlivondÈr parte stasera, va da zia MuriÈl. Tutto sarà più somplisce. Il foletto» e s'incupì un po' nel nominarlo «può traslocàr di sotto, e tu, Ron e Dean potete prondere quella stonsa».
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   «Non Ci dà fastidio dormire in salotto» ribatté Harry, sapendo che UnCiunCi non avrebbe gradito di dover dormire sul divano; tenerlo di buonumore era fondamentale per i loro piani. «Non preoccuparti per noi». E quando lei tentò di protestare aggiunse: «E poi io, Ron e Hermione ce ne andremo presto. Non abbiamo bisogno di restare qui ancora a lungo».
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   «Ma che disCi?» chiese lei, guardandolo acCigliata, la bacchetta puntata sul piatto di spezzatino sospeso in aria. «Ma scerto che dovete restàr, qui siete al sicuro!»
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   Ricordava un po' la signora Weasley, e Harry fu sollevato che qualcuno aprisse la porta del giardino. Erano Luna e Dean, i capelli umidi di pioggia e le bracCia cariche di legna.
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   «... e se vieni a casa nostra ti facCio vedere il corno, papà mi ha scritto ma non l'ho ancora visto, perché i Mangiamorte mi hanno portato via dall'Espresso per Hogwarts e non sono tornata a casa a Natale» continuò Luna accendendo il fuoco insieme a Dean.
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   «Luna, te l'abbiamo già detto» esclamò Hermione. «Quel corno è esploso. Era di Erumpent, non di RicCiocorno Schiattoso...»
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    «No, era per certo di RicCiocorno» ribatté Luna serena, «me l'ha detto papà. Ormai si sarà già riformato, si autoriparano, sai».
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   Hermione scosse il capo e continuò a disporre le forchette. Apparve Bill, che accompagnava il signor Olivander giù per le scale. Il fabbricante di bacchette sembrava ancora molto debole e si aggrappava al bracCio di Bill, che con l'altra mano trasportava una grossa valigia.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «Mi mancherà, signor Olivander» disse Luna avviCinandosi al vecchio.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «Allora, au revoir, signor OlivondÈr» lo salutò Fleur, baCiandolo su tutte e due le guance. «Potrebbe essere così jontile da portare un pachetto a zia MuriÈl da parte mia? Non le ho mai restituito la tiara».
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   Fleur prese una scatola di velluto consunto e la aprì per mostrarla a Olivander. La tiara sCintillava alla luce della lampada bassa.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «Pietre di luna e diamanti» osservò UnCi-unCi, che era entrato nella stanza senza che Harry se ne accorgesse. «Fatta dai folletti, direi».
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «E pagata dai maghi» ribatté Bill con calma. Il folletto gli scoccò uno sguardo insieme furtivo e minacCioso.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   Un forte vento batteva contro le finestre della villetta quando Bill e Olivander partirono nel buio. Gli altri si strinsero attorno alla tavola: gomito a gomito, quasi senza lo spazio suffiCiente a muoversi, cominCiarono a mangiare. Il fuoco scoppiettava nel caminetto accanto a loro. Fleur, osservò Harry, giocherellava col Cibo e continuava a guardare la finestra; Bill fu di ritorno alla fine della prima portata, i lunghi capelli scompigliati dal vento.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «Tutto a posto» annunCiò. «Olivander è sistemato, mamma e papà vi salutano, Ginny vi manda tutto il suo affetto. Fred e George stanno facendo impazzire zia Muriel, gestiscono un Servizio Ordini via Gufo da una delle sue stanze sul retro. è stata contenta di riavere la sua tiara, però. Ha detto che credeva che l'avessimo rubata».
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «Ah, è charmante, tua zia» commentò Fleur seccata, agitando la bacchetta per radunare i piatti sporchi in una pila a mezz'aria. Li prese e uscì a grandi passi.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «Sì, sta cercando di ricreare il diadema perduto di Corvonero. Pensa di avere ormai individuato gli elementi prinCipali. Aggiungere le ali di Celestino è stato fondamentale...»
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   Un colpo alla porta. Tutti si voltarono. Fleur arrivò di corsa dalla cuCina, spaventata; Bill balzò in piedi, la bacchetta puntata contro la porta: Harry, Ron e Hermione lo imitarono. In silenzio, UnCi-unCi si nascose sotto il tavolo.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   Lupin inCiampò sulla soglia. Era pallido, avvolto in un mantello da viaggio, i capelli grigi spettinati. Raddrizzò le spalle, si guardò intorno per accertarsi di chi era presente, poi gridò: «È un maschio! L'abbiamo chiamato Ted, come il padre di Dora!»
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «Sì, sì, è nato!» urlò Lupin. Tutto attorno alla tavola si levarono grida di gioia e sospiri di sollievo: Hermione e Fleur Cinguettarono «Congratulazioni!» e Ron esclamò «Cavoli, un maschietto!» come se non avesse mai sentito niente di simile.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «Sì... sì... un maschietto» ripeté Lupin, che pareva stordito dalla feliCità. Fece il giro del tavolo e abbracCiò Harry; la scenata nel seminterrato di Grimmauld Place sembrava non essere mai accaduta.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «Tu, sì, certo... Dora è d'accordo, nessuno può essere meglio...» «Io... sì... acCidenti...»
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   Bill riempì i caliCi; si alzarono in piedi e li levarono in un brindisi.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «Secondo me a Ninfadora, ma lei dice che assomiglia a me. Ha pochi capelli. Appena nato sembravano neri, ma giuro che sono diventati rossi un'ora dopo. Probabilmente al mio ritorno saranno già biondi. Andromeda dice che i capelli di Tonks hanno cominCiato a cambiare colore il giorno che è nata». Vuotò il calice. «Oh, d'accordo, solo un altro» aggiunse raggiante quando Bill fece per riempirglielo.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   Il vento scuoteva la casa e il fuoco scoppiettava: ben presto Bill stappò un'altra bottiglia. La notizia portata da Lupin aveva fatto dimenticare a tutti lo stato d'assedio nel quale si trovavano: l'annunCio di una nuova vita li aveva resi euforiCi. Solo il folletto sembrava insensibile all'improvvisa atmosfera festosa e dopo un po' sgattaiolò su nella camera da letto che ormai occupava da solo. Harry era convinto di essere stato l'unico a notarlo finché non vide che anche lo sguardo di Bill seguiva il folletto su per le scale.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «No... no... devo proprio andare» si risolse infine Lupin, rifiutando un altro calice di vino. Si alzò e si avvolse nel mantello da viaggio. «ArrivederCi, arrivederCi... cercherò di portarvi delle foto tra qualche giorno... saranno tutti feliCi di sapere che vi ho visti...»
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   Si allacCiò il mantello e salutò tutti, abbracCiando le donne e stringendo la mano agli uomini; poi, senza smettere di sorridere, sparì nella notte tempestosa.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «Padrino, Harry!» esclamò Bill entrando con lui in cuCina, entrambi carichi di stoviglie sporche. «Un vero onore! Congratulazioni!»
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   Mentre Harry posava i caliCi vuoti, Bill chiuse la porta, escludendo le voCi ancora ecCitate degli altri, che continuavano a festeggiare anche senza Lupin.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «Volevo scambiare due parole in privato con te, Harry. Non è stato faCile trovare l'occasione con la casa così affollata».
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «Harry, tu stai tramando qualcosa con UnCi-unCi».
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «Conosco i folletti» proseguì questi. «Lavoro alla Gringott da quando ho lasCiato Hogwarts. Per quanto sia possibile per maghi e folletti fare amiCizia, ho amiCi folletti... o almeno, folletti che conosco bene e che stimo». Di nuovo, esitò. «Harry, cosa vuoi da UnCi-unCi e cosa gli hai promesso in cambio?»
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

    La porta della cuCina si aprì e apparve Fleur, carica di altri caliCi vuoti. «Aspetta» le chiese Bill. «Solo un momento».
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   UnCi-unCi, e soprattutto se l'accordo riguarda un tesoro, devi essere straordinariamente cauto. I concetti di proprietà, pagamento e ricompensa dei folletti non sono come quelli umani».
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «Stiamo parlando di una razza diversa» spiegò Bill. «I rapporti tra maghi e folletti sono tesi da secoli... ma tutte queste cose le sai, le hai studiate in Storia della Magia. C'È stata colpa da entrambi i lati, non oserei mai affermare che i maghi sono innocenti. Tuttavia alcuni folletti nutrono la convinzione, e quelli della Gringott sono forse i più inclini a crederCi, che non Ci si possa fidare dei maghi in materia di oro e tesori, che noi non abbiamo rispetto per le proprietà dei folletti».
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «Io rispetto...» cominCiò Harry, ma Bill scosse il capo.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «Tu non capisCi, Harry, nessuno potrebbe capire se non ha vissuto tra loro. Per un folletto, il padrone vero e legittimo di un qualunque oggetto è l'artefice, non l'acquirente. Secondo loro, tutti gli oggetti fatti dai folletti sono di loro proprietà, a pieno diritto».
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «... la considerano noleggiata da chi ha sborsato il denaro. è l'idea che oggetti di fattura folletta si tramandino di mago in mago che non riescono ad accettare. Hai visto la facCia di UnCi-unCi quando la tiara gli è passata sotto il naso. Disapprova. Credo che sia convinto, come i più animosi della sua speCie, che andasse restituita ai folletti alla morte dell'acquirente originario. La nostra abitudine di tenerCi gli oggetti fabbricati dai folletti, di trasmetterceli senza ulteriori pagamenti, per loro è poco meno di un furto».
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   Harry avvertì un che di minacCioso; si chiese se Bill sospettava più di quanto lasCiava credere.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   Harry non poté fare a meno di ricordare che, quando la bacchetta di prugnolo non funzionava bene, lei aveva liquidato la sua avversione sostenendo che erano solo fantasie ed esortandolo a eserCitarsi. DeCise di non ripagarla con il suo stesso consiglio, però: la vigilia del giorno in cui avrebbero cercato di violare la Gringott non era il momento buono per litigare.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Appunto!» protestò Hermione. «Questa è la bacchetta che ha torturato i genitori di Neville e chissà quanta altra gente. Questa è la bacchetta che ha ucCiso Sirius!»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Harry non Ci aveva pensato; fu preso dal violento desiderio di spezzarla, di tagliarla a metà con la spada di Grifondoro, che era appoggiata alla parete accanto a lui.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Olivander aveva mandato una bacchetta nuova a Luna proprio quella mattina, e lei era in giardino a provarla nel sole del tardo pomeriggio. Dean, che aveva perso la sua, sottratta dai Ghermidori, osservava la scena corrucCiato.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   La porta si aprì ed entrò UnCi-unCi. Istintivamente Harry afferrò la spada e la avviCinò a sé, ma se ne pentì subito: il folletto aveva notato il gesto. Cercando di superare il momento d'imbarazzo disse: «Stavamo controllando gli ultimi particolari, UnCi-unCi. Abbiamo avvertito Bill e Fleur che ce ne andremo domattina e Ci siamo raccomandati che non si alzino per salutarCi».
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Anche se avrebbe sentito la mancanza di Bill, Fleur, Luna e Dean, per non parlare delle comodità domestiche che si era goduto nelle ultime settimane, Harry era contento di sfuggire alla prigionia di Villa Conchiglia. Era stanco di dover sempre controllare che nessuno origliasse, stanco di restare rinchiuso nella minuscola stanza da letto buia. Soprattutto, non vedeva l'ora di liberarsi di UnCi-unCi, ma come e quando si sarebbero separati da lui senza consegnargli la spada di Grifondoro era una domanda che restava ancora senza risposta. Non ne avevano potuto discutere, perché il folletto di rado si allontanava da loro per più di Cinque minuti di fila. «In confronto mia madre è una novellina» ringhiava Ron, quando vedeva le lunghe dita sbucare sulle corniCi delle porte. Memore degli ammonimenti di Bill, Harry non poteva fare a meno di sospettare che UnCi-unCi stesse all'erta contro possibili imbrogli. Hermione disapprovava così radicalmente il loro doppio gioco che Harry aveva rinunCiato a consultarla per trovare il modo migliore di metterlo in atto; Ron, nelle rare occasioni in cui erano riusCiti a rimanere soli, non aveva saputo dire altro che «Mi sa che dovremo improvvisare, caro mio».
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Harry dormì male quella notte. Sveglio già alle prime ore del mattino, ripensò a quello che aveva provato la notte prima di infiltrarsi nel Ministero della Magia e ricordò un senso di determinazione, quasi di ecCitazione.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

    Ora provava fitte di ansia, dubbi tormentosi: non riusCiva a scrollarsi di dosso il timore che andasse tutto storto. Continuava a ripetersi che il loro era un buon piano, che UnCi-unCi sapeva che cosa dovevano affrontare, che erano preparati a tutte le difficoltà che avrebbero potuto incontrare; ma ancora non si sentiva sicuro. Un paio di volte udì Ron agitarsi e capì che anche lui era sveglio ma non disse nulla, perché Dean dormiva in salotto con loro.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Fu un sollievo quando arrivarono le sei e poterono usCire dai sacchi a pelo, vestirsi nella semioscurità e sgattaiolare in giardino per incontrare Hermione e UnCi-unCi. L'alba era gelida, ma c'era poco vento, adesso che era maggio. Harry guardò le stelle che ancora brillavano pallide nel Cielo scuro e ascoltò il mare sCiaguattare contro la scogliera: gli sarebbe mancato quel rumore.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Piccoli germogli verdi spuntavano ormai nella terra rossa della tomba di Dobby; entro un anno il tumulo sarebbe stato coperto di fiori. La pietra bianca col nome dell'elfo era già segnata dalle intemperie. Harry si rese conto che non avrebbero potuto trovare un luogo più bello per far riposare Dobby, ma il pensiero di lasCiarlo lì gli faceva male al cuore. Guardando la sua tomba, si chiese di nuovo come aveva fatto a sapere dove andare a salvarli. Portò inconsapevolmente le dita alla saccocCia che teneva ancora al collo e tastò il frammento di specchio dove era certo di aver visto l'occhio di Silente. Poi il rumore di una porta lo fece voltare.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Bellatrix Lestrange, accompagnata da UnCi-unCi, avanzava sul prato e stava infilando la borsetta di perline nella tasca interna di un vecchio abito preso in Grimmauld Place. Harry sapeva benissimo che era Hermione, ma non poté reprimere un brivido di orrore. Era più alta di lui, i lunghi capelli neri ricadevano sulla schiena, gli occhi dalle palpebre pesanti si posarono alteri su di lui; ma poi parlò, e Harry sentì Hermione nella voce grave di Bellatrix.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Oh, per l'amor del Cielo, non devi essere carino...»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

    Harry e UnCi-unCi si sarebbero nascosti sotto il Mantello dell'Invisibilità. «Ecco» concluse Hermione. «Che te ne pare, Harry?»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Harry riusCiva ancora a scorgere Ron sotto il travestimento, ma solo, si disse, perché lo conosceva molto bene. Aveva i capelli lunghi e mossi, una folta barba e baffi castani, niente lentiggini, il naso corto e largo e le sopracCiglia pesanti.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Tutti e tre salutarono con lo sguardo Villa Conchiglia, buia e silenziosa sotto le stelle pallide, poi si voltarono per raggiungere la zona appena oltre il muretto di Cinta dove l'Incanto Fidelius cessava e avrebbero potuto Smaterializzarsi. Varcato il cancello, UnCi-unCi parlò.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Harry si chinò e il folletto gli si arrampicò sulla schiena, intrecCiando le mani davanti alla sua gola. Non era pesante, ma a Harry non piaceva sentirselo addosso né la forza sorprendente della sua presa. Hermione sfilò il Mantello dell'Invisibilità dalla borsetta e li coprì.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Harry girò sul posto con UnCi-unCi in spalla, concentrandosi sul Paiolo Magico, la locanda all'ingresso di Diagon Alley. Nell'oscurità opprimente, il folletto si tenne ancora più stretto e qualche attimo dopo Harry sentì il marCiapiede sotto le scarpe e aprì gli occhi: erano in Charing Cross Road. I Babbani camminavano veloCi, con l'espressione depressa del mattino presto, ignari dell'esistenza del piccolo pub.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Buongiorno» gli rispose Hermione. Harry, che le stava dietro, con UnCi-unCi in spalla sotto il Mantello, notò la sorpresa di Tom.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Troppo gentile» le sussurrò all'orecchio quando usCirono nel minuscolo cortile sul retro. «Devi trattarli come fossero fecCia!»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

    sulla stradina lastricata chiamata Diagon Alley. Era tranquilla, molti negozi erano ancora chiusi, e non c'erano clienti in giro. La stradina storta e acCiottolata adesso era molto diversa dal luogo brulicante che Harry aveva conosCiuto prima di andare a Hogwarts, tanti anni addietro. Moltissimi negozi erano sprangati, ma dalla sua ultima visita ne erano stati aperti di nuovi dedicati alle Arti Oscure. Il suo stesso volto lo scrutava dai manifesti incollati su molte vetrine, sempre corredati dalla didascalia: 'Indesiderabile Numero Uno'.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Nei vani delle porte erano rannicchiate persone coperte di stracCi. Le sentì piagnucolare all'indirizzo dei pochi passanti, elemosinando denaro, insistendo che erano veri maghi. Un uomo aveva una benda insanguinata sopra un occhio.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Appena si mossero lungo la strada, i mendicanti avvistarono Hermione e parvero liquefarsi davanti a lei; alcuni si coprirono il volto col cappucCio, altri fuggirono più veloCi che poterono. Lei li osservò incuriosita, finché l'uomo con la benda insanguinata non le tagliò la strada, barcollando.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Harry si voltò di scatto e UnCi-unCi serrò la presa sul suo collo: un mago alto e magro con una criniera di capelli grigi cespugliosi e un lungo naso affilato avanzava verso di loro.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «È Travers» sibilò il folletto all'orecchio di Harry, che però al momento non riusCiva a ricordare chi fosse Travers. Hermione si erse in tutta la sua altezza e domandò, con il massimo disprezzo che riuscì a mettere insieme: «Che cosa vuole?»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

    «È un altro Mangiamorte!» sussurrò UnCi-unCi, e Harry si accostò a Hermione per ripeterglielo all'orecchio.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «La mia. Eccola» rispose gelida Hermione, mostrando la bacchetta di Bellatrix. «Non so a quali voCi lei abbia prestato orecchio, Travers, ma mi sembra assai male informato».
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Dragomir Despard» rispose Hermione; avevano deCiso che uno straniero inesistente sarebbe stato la copertura più sicura per Ron. «Parla pochissimo l'inglese, ma è in sintonia con gli scopi del Signore Oscuro. è venuto dalla Transilvania per vedere il nostro nuovo regime».
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Anch'io, ahimÈ» sospirò Travers. «Oro, sudiCio oro! Non possiamo farne a meno, eppure deploro la necessità di frequentare i nostri amiCi dalle lunghe dita».
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Harry sentì le mani di UnCi-unCi contrarsi per un attimo attorno al suo collo.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Lei non poté far altro che avviarsi con lui lungo il tortuoso selCiato verso il punto in cui la Gringott, bianca come la neve, torreggiava sui piccoli negozi. Ron si affiancò a loro e Harry e UnCi-unCi li seguirono.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Un Mangiamorte all'erta era l'ultima cosa di cui avevano bisogno, e il peggio era che, con Travers accanto a quella che credeva Bellatrix, Harry non poteva comunicare con Hermione o Ron. Si ritrovarono fin troppo presto ai piedi della scalinata di marmo che saliva alle grandi porte di bronzo. Come aveva detto UnCi-unCi, i folletti in livrea che di solito stavano ai lati dell'ingresso erano stati sostituiti da due maghi, entrambi forniti di lunghi e sottili bastoni dorati.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Ah, le Sonde Sensitive» sospirò Travers in modo teatrale, «molto rozze... ma efficaCi
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   E salì i gradini, con un cenno di saluto ai due maghi, che alzarono i bastoni d'oro e glieli fecero scorrere su e giù lungo il corpo. Le Sonde, come Harry sapeva, individuavano gli incantesimi dissimulanti e gli oggetti magiCi nascosti. ConsCio di avere solo pochi istanti di tempo, puntò la bacchetta di Draco contro una guardia dopo l'altra e mormorò due volte «Confundo». I due maghi sussultarono lievemente quando l'incantesimo li colpì, ma Travers, che stava guardando l'atrio oltre il portone, non se ne accorse. Hermione salì i gradini con i lunghi capelli neri ondeggianti al vento.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Ma l'ha già fatto!» s'indignò Hermione con la voce imperiosa e arrogante di Bellatrix. Travers si voltò, le sopracCiglia inarcate. La guardia era perplessa. Guardò la sottile Sonda dorata e poi il compagno, che disse, con voce un po' impastata: «Sì, li hai appena controllati, Marius».
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Hermione proseguì, con Ron al fianco. Harry e UnCi-unCi trotterellarono
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   C'erano due folletti in piedi davanti alle porte interne, che erano d'argento e recavano inCisa la poesia che minacCiava terribili ritorsioni contro gli eventuali ladri. Harry la contemplò, e all'improvviso fu attraversato da un ricordo limpido: se stesso, in quel medesimo punto, il giorno del suo undicesimo compleanno, il compleanno più meraviglioso della sua vita, e Hagrid accanto a lui che tuonava: «Come ho detto, bisognerebbe davvero essere matti a cercare di rapinare questa banca». La Gringott quel giorno gli era parsa un luogo di prodigi, il deposito incantato di un tesoro che non aveva mai saputo di possedere, e nemmeno per un istante avrebbe potuto sognare che Ci sarebbe tornato per rubare... Ma nel giro di pochi secondi erano nella vasta sala di marmo.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Il lungo bancone era presidiato da folletti seduti su alte scranne, che servivano i primi clienti della giornata. Hermione, Ron e Travers si avviCinarono a un vecchio folletto che stava osservando una spessa moneta d'oro attraverso un monocolo. Hermione lasCiò che Travers la precedesse con la scusa di illustrare a Ron le caratteristiche dell'atrio.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Signora Lestrange!» trasalì il folletto. «Santo Cielo! Cosa... cosa posso fare per lei oggi?»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Lo sanno!» sussurrò UnCi-unCi all'orecchio di Harry. «Qualcuno li ha avvertiti che potrebbe esserCi un impostore!»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «La sua bacchetta sarà suffiCiente, signora» replicò il folletto. Tese una mano tremante e in un terribile lampo di comprensione Harry capì che i folletti della Gringott sapevano che la bacchetta di Bellatrix era stata rubata.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Presto, presto» mormorò ancora UnCi-unCi, «la Maledizione Impe rius!»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Harry sollevò la bacchetta di biancospino sotto il Mantello, la puntò contro il vecchio folletto e sussurrò, per la prima volta in vita sua: «Imperio!» Una curiosa sensazione percorse il suo bracCio, un caldo formicolio che sembrava scorrere dalla sua mente lungo i nervi e le vene, legandolo alla bacchetta e alla maledizione che aveva appena scagliato. Il folletto prese la bacchetta di Bellatrix, la esaminò attentamente e poi disse: «Ah, una bacchetta nuova, signora Lestrange!»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Una bacchetta nuova?» Travers si riavviCinò al bancone; i folletti intorno erano ancora all'erta. «Ma com'È possibile, a che fabbricante si è rivolta?»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Hermione pareva deCisamente sconcertata, ma con enorme sollievo di Harry accettò il bizzarro corso degli eventi senza dire una parola.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Il vecchio folletto dietro il banco batté le mani e uno più giovane si avviCinò.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Mi servono i SonacCi» gli disse il vecchio, e quello sfrecCiò via per tornare un secondo dopo con una borsa di cuoio che sembrava piena di metallo sferragliante. La consegnò al suo superiore. «Bene, bene! Allora, se vuole seguirmi, signora Lestrange» proseguì il vecchio folletto. Saltò giù dalla scranna e scomparve alla vista. «L'accompagno alla sua camera».
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Abbiamo delle istruzioni» esordì, con un inchino a Hermione. «Mi perdoni, signora, ma Ci sono ordini speCiali che riguardano la camera Lestrange».
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Conosco gli ordini. La signora Lestrange desidera visitare la sua came ra... una famiglia molto antica... vecchi clienti... da questa parte, prego...» Sempre accompagnato dal tintinnio della borsa, corse verso una delle molte porte che conducevano fuori dalla sala. Harry si girò verso Travers, ancora inchiodato al suo posto con uno sguardo innaturalmente vacuo, e deCise: con un lieve movimento della bacchetta lo costrinse a seguirli, mansueto, mentre varcavano la porta ed entravano in un corridoio di pietra grezza illuminato da torce.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Siamo nei guai, hanno dei sospetti» disse Harry quando la porta si chiuse alle loro spalle, e si sfilò il Mantello dell'Invisibilità. UnCi-unCi balzò a terra; né Travers né Bongi mostrarono la minima sorpresa all'improvvisa comparsa di Harry Potter. «La Maledizione Imperius» spiegò lui in risposta alle confuse domande di Hermione e Ron, perché Travers e Bongi stavano fermi, imbambolati. «Credo di non averla fatta abbastanza forte, non so...»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Che cosa facCiamo?» chiese Ron. «UsCiamo finché possiamo?»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Se possiamo» preCisò Hermione, guardando la porta chiusa sull'atrio, al di là della quale chissà cosa stava succedendo.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Bene!» approvò UnCi-unCi. «Allora, abbiamo bisogno di Bongi per guidare il vagone; io non ho più l'autorità. Ma non c'È posto per il mago».
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «A nascondersi» rispose Harry puntando la bacchetta contro Bongi: il folletto fischiò e un carrello sbucò dondolando dal buio. Harry fu certo di aver sentito degli urli venire dall'atrio mentre si arrampicavano nel vagonCino, Bongi davanti e gli altri quattro stipati dietro.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Partirono con uno strattone e presero subito veloCità: sfrecCiarono davanti a Travers, appiattito in una fessura della parete, poi il carrello cominCiò a curvare per i labirintiCi passaggi, sempre in discesa. Lo sferragliare delle ruote era assordante: sbandavano tra le stalattiti, sprofondando sempre più sottoterra. Harry, con i capelli che gli volavano all'indietro, continuava a guardarsi alle spalle. Era come se avessero lasCiato enormi impronte; più Ci pensava, più gli sembrava sCiocco aver travestito Hermione
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Harry non era mai disceso così in profondità nella Gringott: presero un tornante a tutta veloCità e videro davanti a loro, a pochi secondi di distanza, una cascata d'acqua che si rovesCiava sui binari. Harry udì UnCi-unCi gridare «No!» ma nessuno frenò: la attraversarono di slanCio. L'acqua gli riempì occhi e bocca, non vedeva e non respirava; poi, con un terribile sussulto, il carrello si rovesCiò e tutti ne furono sbalzati fuori. Harry udì lo schianto del vagone contro il muro del corridoio e Hermione che strillava qualcosa, poi si sentì sCivolare a terra come privo di peso e atterrare senza dolore sul suolo di rocCia.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «I-Incantesimo Imbottito» farfugliò Hermione, mentre Ron la aiutava ad alzarsi: ma Harry vide con orrore che non era più Bellatrix; era avvolta in abiti troppo grandi, bagnata fradiCia e inequivocabilmente se stessa; Ron era di nuovo rosso di capelli e senza barba. Se ne resero conto guardandosi e tastandosi i volti.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «La Cascata del Ladro!» esclamò UnCi-unCi, rimettendosi in piedi e voltandosi a guardare la cascata che, ormai Harry l'aveva capito, non era solo acqua. «Lava via tutti gli incantesimi e i travestimenti magiCi! Sanno che Ci sono degli impostori nella Gringott, hanno attivato delle difese contro di noi!»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Ci serve» disse UnCi-unCi, «non possiamo entrare nella camera blindata senza un folletto della Gringott. E abbiamo bisogno dei SonacCi
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Imperio!» urlò di nuovo Harry e quando la sua voce echeggiò lungo il cunicolo di pietra provò ancora quel senso inebriante di controllo scorrere dal cervello alla bacchetta. Bongi si piegò di nuovo alla sua volontà: la sua espressione instupidita si mutò in educata indifferenza, mentre Ron correva a raccogliere la borsa di cuoio piena di strumenti metalliCi.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Bella idea» commentò Harry. «FacCi strada, UnCi-unCi
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Come faremo a usCire?» chiese Ron, mentre seguivano di corsa il fol letto nel buio. Bongi ansimava dietro di loro come un vecchio cane.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Ce ne preoccuperemo quando sarà il momento» rispose Harry. Tese l'orecchio; gli pareva di sentire qualcosa sferragliare e muoversi nelle viCinanze. «UnCi-unCi, quanto dobbiamo scendere ancora?»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Un drago gigantesco era incatenato al pavimento, in modo da sbarrare l'accesso a quattro o Cinque delle camere blindate più profonde. Le squame della bestia erano sbiadite e screpolate per la lunga prigionia nel sottosuolo; i suoi occhi erano di un rosa lattiginoso; entrambe le zampe posteriori erano strette in pesanti ceppi le cui catene erano assicurate alla rocCia da enormi picchetti. Teneva le immense ali spinate lungo il corpo, ma se le avesse aperte avrebbero riempito tutta la caverna; girò verso di loro il brutto testone, ruggì con un fragore che fece tremare la rocCia e sputò un getto di fuoco che li costrinse ad arretrare di corsa nel cunicolo.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «È semiCieco» ansimò UnCi-unCi, «ma questo lo rende ancora più feroce. Però abbiamo il sistema per controllarlo. Ha un riflesso condizionato al rumore dei SonacCi. Dammeli».
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Ron gli passò la borsa: UnCi-unCi ne estrasse una serie di piccoli strumenti di metallo che quando venivano agitati producevano un rumore forte e squillante, come minuscoli martelli su incudini. UnCi-unCi li distribuì: Bongi prese doCilmente il proprio.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Sapete cosa fare» proseguì UnCi-unCi. «Quando sentirà i SonacCi si aspetterà dolore: arretrerà, e Bongi dovrà posare il palmo della mano sulla porta».
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Si affacCiarono di nuovo oltre l'angolo scuotendo i SonacCi: il fragore, amplificato dalle pareti di rocCia, era così forte che Harry si sentì il cranio vibrare. Il drago lanCiò un altro ruggito rauco e indietreggiò, e Harry vide che tremava; quando si avviCinarono notò le CicatriCi di tagli feroCi sul muso e capì che aveva imparato ad assoCiare spade roventi al rumore dei SonacCi.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Fagli mettere la mano sulla porta!» gridò UnCi-unCi a Harry, che puntò la bacchetta su Bongi. Il vecchio folletto obbedì, premette il palmo sul legno e la porta della camera blindata si dissolse rivelando un antro stipato da Cima a fondo di monete d'oro, caliCi, armature d'argento, pelli di strane creature, alcune con lunghi aculei, altre con ali flosce, pozioni in fiaschette incrostate di pietre preziose e un teschio che ancora indossava una corona.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Aveva descritto la coppa di Tassorosso a Ron e Hermione, ma nella camera blindata poteva esserCi l'altro, sconosCiuto Horcrux, di cui ignoravano l'aspetto. Ebbe appena il tempo di guardarsi attorno, tuttavia, prima di sentire un tonfo soffocato alle sue spalle: la porta era ricomparsa, chiudendoli dentro, e si ritrovarono immersi nel buio più totale. Ron urlò per la sorpresa.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Non importa, Bongi saprà liberarCi!» li rassicurò UnCi-unCi. «Accendete le bacchette, no? E fate presto, abbiamo pochissimo tempo!»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Harry illuminò tutto attorno a sé con la bacchetta: il raggio cadde su cumuli di gioielli sCintillanti. Vide la falsa spada di Grifondoro appoggiata su un'alta mensola tra un mucchio di catene. Anche Ron e Hermione avevano acceso le bacchette e stavano esaminando le pile di oggetti che li Circondavano.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Hermione strillò di dolore e Harry puntò la bacchetta in tempo per vedere un calice incastonato di pietre sCivolarle di mano: nella caduta si spaccò e divenne una pioggia di caliCi, e in un attimo, con un gran baccano, il pavimento fu ricoperto da coppe identiche che rotolavano da tutte le parti. Era impossibile riconoscere l'originale.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Mi ha bruCiato!» gemette Hermione, succhiandosi le dita coperte di bolle.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Hanno aggiunto le Maledizioni Gemino e Flagrante!» esclamò UnCiunCi. «Ogni cosa che toccate scotterà e si moltiplicherà, ma le copie sono prive di valore... e se continuate a toccare il tesoro, moriremo sepolti dal peso dell'oro!»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «D'accordo, non toccate nulla!» ordinò Harry disperato, ma Ron senza volerlo urtò col piede uno dei caliCi caduti e se ne materializzarono altri venti attorno a lui, che prese a saltellare su un piede solo: parte della scarpa gli si era carbonizzata a contatto col metallo incandescente.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Guardatevi intorno e basta!» disse Harry. «Ricordate: la coppa è piccola, d'oro, con due maniCi, ha inCiso sopra un tasso... oppure vedete se trovate da qualche parte il corvo di Corvonero...»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Puntarono le bacchette in tutti gli angoli e le fessure, girando cauti su se stessi. Era impossibile non urtare qualcosa; Harry provocò una cascata di falsi galeoni che si unirono ai caliCi per terra, e non Ci fu più posto dove
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

    mettere i piedi, e l'oro splendente avvampava di calore, così che la camera sembrava un forno. La luce della bacchetta di Harry passò su scudi ed elmi di fattura folletta disposti su scaffali alti fino al soffitto. Levò il raggio sempre più su, finché all'improvviso incroCiò un oggetto che gli fece sussultare il cuore e tremare la mano.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «E come diavolo facCiamo ad arrampicarCi fin lassù senza toccare nulla?» chiese Ron.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «AcCio coppa!» gridò Hermione, che nell'affanno si era evidentemente scordata delle istruzioni impartite da UnCi-unCi nelle sessioni preparatorie.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «E allora cosa facCiamo?» domandò Harry, guardandolo acCigliato. «Se vuoi la spada, UnCi-unCi, dovrai aiutarCi più di... un momento! Posso toccare le cose con la spada? Hermione, dammela!»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Hermione si frugò nelle vesti, prese la borsetta di perline, vi rovistò per qualche secondo e ne sfilò la spada sCintillante. Harry la afferrò per l'elsa di rubini e toccò con la punta della lama un boccale d'argento, che non si moltiplicò.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Se solo riusCissi a infilare la spada in un manico... ma come facCio ad arrivare lassù?»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Erano davvero in trappola: non c'era via d'usCita se non dalla porta, e un'orda di folletti stava probabilmente avanzando dall'altra parte. Harry guardò Ron e Hermione e vide il terrore sui loro volti.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

    crescente di tesori bollenti, lottarono e urlarono mentre Harry infilava la spada nel manico della coppa di Tassorosso e la agganCiava alla lama.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Poi un urlo più orribile degli altri costrinse Harry a guardare in giù: Ron e Hermione erano sepolti fino alla vita nel tesoro e lottavano per tenere Bongi a galla in quel mare di metallo, ma UnCi-unCi era finito sotto e ormai se ne vedeva solo la punta delle lunghe dita.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Harry le afferrò e tirò. Il folletto coperto di vesCiche emerse poco alla volta, ululando.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Liberacorpus!» gridò Harry: con un gran fracasso lui e UnCi-unCi atterrarono sulla marea montante del tesoro, e la spada gli sfuggi di mano.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Prendila!» urlò, cercando di resistere al dolore del metallo infuocato sulla pelle, mentre UnCi-unCi gli si arrampicava di nuovo sulle spalle, ben deCiso a evitare la massa rigonfia di oggetti incandescenti. «Dov'È la spada? C'era agganCiata la coppa!»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Fu UnCi-unCi a vederla e a tuffarsi, e in quel momento Harry capì che il folletto non aveva mai pensato che avrebbero mantenuto la parola. Con una mano stretta attorno a una Ciocca di capelli di Harry, per non rischiare di affondare nel mare ondeggiante di oro arroventato, UnCi-unCi afferrò l'elsa della spada e la sollevò in alto, fuori dalla sua portata.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   La minuscola coppa d'oro fu scagliata in aria. Con il folletto ancora sulla schiena, Harry si tuffò e la prese al volo. Sentì che gli ustionava la pelle ma non la lasCiò, nemmeno quando innumerevoli coppe di Tassorosso gli esplosero dal pugno e caddero a pioggia su di lui. In quel momento, l'ingresso della camera blindata si riaprì e lui sCivolò senza controllo su una valanga di oro e d'argento che trasportò lui, Ron e Hermione fuori dalla camera.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Ignorando il dolore delle scottature su tutto il corpo, e ancora portato dall'onda del tesoro, Harry s'infilò la coppa in tasca e si protese per riprendere la spada, ma UnCi-unCi era sparito. Era sceso dalle sue spalle appena aveva potuto ed era corso a nascondersi tra i folletti che li Circondavano, brandendo la spada e strillando: «Ladri! Ladri! Aiuto! Ladri!» Sparì nella moltitudine di folletti, che avanzavano armati di pugnali e lo accolsero senza fare domande.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   SCivolando sul metallo rovente, Harry si rimise in piedi e capì che l'uni ca via d'usCita era oltre la folla.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «StupefiCium!» urlò, e Ron e Hermione si unirono a lui: getti di luce rossa schizzarono nell'orda di folletti. Alcuni arretrarono, ma altri continuavano a venire avanti, e Harry vide dei maghi guardia sbucare da dietro l'angolo.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Il drago imprigionato ruggì e un getto di fiamme volò al di sopra dei folletti: i maghi tornarono indietro di corsa, a testa bassa, e Harry fu colto da un'ispirazione, o forse dalla follia. Puntò la bacchetta contro i ceppi che incatenavano la bestia al suolo e urlò: «RelasCio!»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Da questa parte!» urlò Harry, e senza smettere di scagliare Schiantesimi contro i folletti corse verso il drago Cieco. «Harry... Harry... cosa fai?» urlò Hermione. «Sali, dai, fa' presto...»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Il drago non aveva capito di essere libero. Harry trovò col piede l'articolazione della zampa posteriore e gli montò sul dorso. Le squame erano dure come acCiaio: la bestia non sembrava nemmeno essersi accorta di lui. Harry tese un bracCio; Hermione si issò a cavalCioni; Ron si arrampicò dietro di loro e un attimo dopo il drago si rese conto di non essere più incatenato.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   S'impennò con un ruggito; Harry si puntellò con le ginocchia, reggendosi più forte che poteva alle squame frastagliate. Il drago aprì le ali, abbattendo come birilli i folletti urlanti, si alzò in aria e si lanCiò nel cunicolo. Harry, Ron e Hermione, appiattiti sul suo dorso, grattavano contro il soffitto mentre i folletti tiravano pugnali che rimbalzavano sui fianchi del drago.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Non usCiremo mai, è troppo grosso!» urlò Hermione, ma il drago spalancò la bocca ed eruttò altre fiamme, facendo esplodere il tunnel: soffitto e pavimento si sbriCiolarono. A forza di artigli, la bestia cercò di aprirsi un varco. Harry chiuse gli occhi per ripararsi dal calore e dalla polvere: assordato dal crollo della rocCia e dai ruggiti del drago, non poteva far altro che restare aggrappato alla sua schiena, aspettandosi di venire disarCionato da un momento all'altro; poi udì Hermione gridare: «Defodio!»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Infine, unendo i loro incantesimi alla forza bruta del drago, sbucarono nell'ingresso di marmo. Folletti e maghi corsero a cercare riparo strillando e finalmente il drago ebbe spazio per spiegare le ali: allungò la testa cornuta verso l'aria fresca e libera che sentiva oltre l'ingresso e partì. Con Harry, Ron e Hermione ancora aggrappati sul dorso, divelse le porte di metallo, lasCiandole accartocCiate a penzolare dai cardini, uscì barcollando in Diagon Alley e si librò nel Cielo.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Non c'era modo di sterzare; il drago non vedeva dove stava andando e Harry sapeva che se avesse cambiato bruscamente direzione o se si fosse rigirato a mezz'aria non sarebbero riusCiti a restare aggrappati al suo vasto dorso. Eppure, mentre salivano sempre più su e Londra si spiegava sotto di loro come una mappa grigia e verde, il sentimento che riempiva il cuore di Harry era la gratitudine per una fuga che era sembrata impossibile. SchiacCiato sul collo della bestia, si reggeva alle squame metalliche e la brezza fresca era un balsamo sulla sua pelle scottata e coperta di bolle. Le ali del drago percuotevano l'aria come le pale di un mulino a vento. Dietro di lui, non sapeva se per la gioia o la paura, Ron imprecava a tutta voce e Hermione singhiozzava.
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   Dopo Cinque minuti, il timore iniziale che il drago se li scrollasse di dosso in parte svanì, perché sembrava che il suo unico scopo fosse allontanarsi il più possibile dalla prigione sotterranea. Ma come e quando sarebbero scesi restava un interrogativo abbastanza spaventoso. Harry non aveva idea di quanto potesse volare un drago senza fermarsi, né di come questo drago in particolare, che era semiCieco, potesse trovare un buon posto per atterrare. Continuava a guardarsi attorno, immaginando di sentire la Cicatrice formicolare...
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   Quanto tempo sarebbe passato prima che Voldemort sapesse che erano penetrati nella camera blindata dei Lestrange? Quanto Ci avrebbero messo i folletti della Gringott ad avvertire Bellatrix? Quanto a capire che cos'era stato rubato? E una volta scoperto che era la coppa d'oro? Voldemort avrebbe saputo, infine, che stavano cercando gli Horcrux...
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   Il drago sembrava avido di aria più fresca: continuò a salire finché si ri trovarono a volare tra batuffoli di gelide nuvole e Harry non riuscì più a distinguere i puntini colorati delle auto che entravano e usCivano dalla capitale. Volarono ancora, verso nord, sulla campagna divisa in rettangoli verdi e bruni, sopra strade e fiumi che si srotolavano nel paesaggio come nastri opachi e luCidi.
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   «Non ne ho idea» gridò in risposta Harry. Aveva le mani intirizzite ma non osava spostarle. Da un po' si chiedeva che cos'avrebbero fatto se avessero visto la costa passare sotto di loro, se il drago si fosse diretto verso il mare aperto: era gelato e stordito, oltre che disperatamente affamato e assetato. Quando, si chiese, aveva mangiato la bestia per l'ultima volta? Prima o poi avrebbe avuto bisogno di Cibo. E se allora si fosse resa conto di avere sulla schiena tre umani del tutto commestibili?
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   Il sole scese nel Cielo, ormai color indaco; e ancora il drago volava, paesi e Città scorrevano sotto di loro e la sua ombra enorme sCivolava sulla terra come una grande nuvola scura. Ogni parte del corpo di Harry doleva per lo sforzo di reggersi.
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   «È un'impressione» urlò Ron dopo un lungo silenzio, «o Ci stiamo abbassando?»
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   Assentirono, Hermione un po' debolmente: Harry vide il ventre ampio e giallo del bestione specchiarsi nella superfiCie increspata del lago.
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   Si lasCiò sCivolare sul fianco del drago e si tuffò di piedi. Il salto era più alto di quanto si aspettava: urtò violentemente l'acqua, affondando come una pietra in un mondo gelido, verde, irto di canne. ScalCiò per tornare in superfiCie e quando affiorò, ansimante, vide onde allargarsi in cerchio dai punti in cui erano caduti Ron e Hermione. Il drago non si accorse di nulla: era già Cinquanta metri più avanti e volava basso sul lago per raccogliere acqua nel muso segnato dalle CicatriCi. Ron e Hermione riemersero, sputacchiando e senza fiato, dalle profondità del lago; il drago continuò a dare
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   Harry, Ron e Hermione nuotarono verso la sponda opposta. Il lago non sembrava profondo: più che nuotare, ben presto dovettero farsi largo tra le canne e il fango, e infine caddero, zuppi, ansimanti e sfiniti, sull'erba sCivolosa.
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   Hermione tossiva e tremava. Harry avrebbe volentieri dormito, invece si alzò barcollando, prese la bacchetta e cominCiò a scagliare i soliti incantesimi di protezione tutto attorno.
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   Quando ebbe finito, raggiunse gli altri. Li guardò bene per la prima volta dopo la fuga dalla camera blindata. Avevano tutti e due il volto e le bracCia coperti di scottature rosse e gli abiti bruCiacchiati qua e là. Si stavano tamponando le numerose piaghe con essenza di dittamo, facendo smorfie di dolore. Hermione passò l'essenza a Harry, poi prese tre bottiglie di succo di zucca che aveva portato da Villa Conchiglia e abiti asCiutti per tutti. Si cambiarono e tracannarono il succo.
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   Harry prese l'Horcrux dalla tasca del giaccone bagnato che si era appena tolto e lo posò sull'erba davanti a loro. SCintillò al sole, attirando i loro sguardi mentre sorseggiavano il succo.
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   «Be', almeno questa volta non possiamo portarlo addosso, sarebbe un po' strano appeso al collo» commentò Ron, asCiugandosi le labbra sul dorso della mano.
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   «Mi sembri Hagrid» rispose Ron. «È un drago, Hermione, sa badare a se stesso. è di noi che dobbiamo preoccuparCi».
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   Scoppiarono a ridere tutti e tre, e una volta cominCiato fu diffiCile smettere. A Harry facevano male le costole, aveva le vertigini dalla fame, ma si
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

    distese sull'erba sotto il Cielo infuocato e rise fino ad avere la gola dolorante.
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   «Che cosa facCiamo, allora?» domandò Hermione alla fine, tornando seria. «Lui capirà, vero? Voi-Sapete-Chi capirà che sappiamo dei suoi Horcrux!»
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   Il Cielo, l'odore dell'acqua di lago, il suono della voce di Ron si spensero: il dolore spaccò la testa di Harry come un colpo di spada. Si trovava in una stanza male illuminata, davanti ad alcuni maghi disposti a semicerchio, e ai suoi piedi era inginocchiata una piccola creatura scossa dai brividi.
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   «Che cosa hai detto?» La sua voce era acuta e fredda, ma dentro bruCiava di rabbia e di paura. L'unica cosa che aveva temuto... ma non poteva essere vero, non capiva come...
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   Il folletto tremava, incapace di incroCiare lo sguardo rosso sopra di lui. «Ripetilo!» mormorò Voldemort. «Ripetilo!»
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   «Erano... erano... il r-ragazzo P-Potter e d-due c-c-compliCi...»
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   L'urlo di rabbia, di rifiuto, uscì da lui come da un estraneo: era pazzo, fuori di sé, non poteva essere vero, era impossibile, nessuno aveva mai saputo: com'era possibile che quel ragazzo avesse scoperto il suo segreto?
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   La Bacchetta di Sambuco tagliò l'aria e una luce verde schizzò nella stanza. Il folletto inginocchiato cadde, morto, e i maghi si dispersero terrorizzati: Bellatrix e LuCius Malfoy ne travolsero alcuni nella loro fuga verso la porta, e la sua bacchetta calò di nuovo, e coloro che erano rimasti furono truCidati, tutti, per avergli portato quella notizia, per aver saputo della coppa d'oro...
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   Solo tra i cadaveri, marCiava avanti e indietro, e gli passarono davanti come in una visione: i suoi tesori, le sue difese, le sue ancore all'immortalità. Il diario era stato distrutto, la coppa rubata: e se, se il ragazzo sapeva anche degli altri? Poteva sapere, aveva già agito, ne aveva trovati altri?
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   Ma di certo se il ragazzo avesse distrutto alcuni dei suoi Horcrux lui, Voldemort, l'avrebbe saputo, l'avrebbe sentito. Lui, il mago più grande di tutti, il più potente, lui, che aveva ucCiso Silente e chissà quanti altri uomini senza nome né valore: come poteva Lord Voldemort non sapere se la sua stessa anima, importante e preziosa, era stata attaccata, mutilata?
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   Ma doveva sapere, doveva esserne certo... Misurò la stanza a grandi passi, scalCiando via il corpo del folletto, e le immagini si confusero e bruCiarono nel suo cervello ribollente: il lago, la baracca, Hogwarts...
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   Un briCiolo di calma raffreddò la sua rabbia: come poteva sapere il ragazzo che aveva nascosto l'anello nella baracca dei Gaunt? Nessuno aveva mai saputo della sua parentela con i Gaunt, l'aveva tenuta nascosta, gli omiCidi non erano mai stati attribuiti a lui: l'anello era al sicuro.
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   E c'era ancora Nagini, che doveva restargli viCina, ora, non andare più a eseguire i suoi ordini, restare sotto la sua protezione...
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   Ma per esserne certo, del tutto certo, doveva tornare ai nascondigli, raddoppiare le difese attorno a Ciascuno dei suoi Horcrux... un compito, come la ricerca della Bacchetta di Sambuco, che doveva affrontare da solo...
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   E Hogwarts... ma sapeva che il suo Horcrux là era al sicuro, era impos sibile che Potter andasse a Hogsmeade senza essere intercettato, men che meno a scuola. Tuttavia era più prudente avvertire Piton che il ragazzo avrebbe potuto cercare di tornare al castello... spiegargli il perché, ovviamente, sarebbe stato sCiocco; era stato un grave errore fidarsi di Bellatrix e di Malfoy; la loro stupidità e negligenza non avevano dimostrato quanto è incauto, sempre, fidarsi?
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   Sarebbe andato prima alla baracca dei Gaunt, allora, portando Nagini con sé; non si sarebbe più separato dal serpente... LasCiò la stanza, attraversò l'atrio e uscì nel giardino buio dove mormorava la fontana; chiamò in Serpentese il rettile che arrivò sCivolando come una lunga ombra...
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   Harry spalancò gli occhi, costringendosi a tornare al presente: era disteso sulla riva del lago, al tramonto, e Ron e Hermione erano chini su di lui. A giudicare dalla loro aria preoccupata e dal continuo pulsare della Cicatrice, la sua improvvisa escursione nella mente di Voldemort non era passata inosservata. Si mise faticosamente a sedere, tremante, un po' sorpreso di essere ancora completamente zuppo, e vide la coppa che giaceva innocente nell'erba davanti a lui, e il lago, blu scuro, macchiato d'oro dal sole calante.
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   È...» Harry ricordò tutti quei morti «È davvero arrabbiato, e anche spaventato, non capisce come abbiamo fatto a saperlo e adesso andrà a controllare che gli altri siano al sicuro, prima di tutti l'anello. Crede che quello nascosto a Hogwarts sia più al sicuro degli altri, perché c'È Piton, perché sarà quasi impossibile non farCi prendere se Ci torniamo, credo che quello lo controllerà per ultimo, ma potrebbe comunque arrivare entro poche ore...»
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   «Dobbiamo muoverCi» ribatté Harry deCiso. Aveva sperato di dormire, desiderato di entrare nella nuova tenda, ma al momento era impossibile.
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

    «Ve lo immaginate cosa farà quando scoprirà che l'anello e il medaglione sono spariti? E se sposta l'Horcrux da Hogwarts, se deCide che non è abbastanza al sicuro?»
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   «Andremo a Hogsmeade» rispose Harry «e cercheremo di inventarCi qualcosa quando avremo scoperto quali protezioni Circondano la scuola. Vieni sotto il Mantello, Hermione, questa volta dobbiamo restare uniti».
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   «Ma non Ci stiamo...»
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   Un battito di ali enormi echeggiò attraverso l'acqua scura: il drago aveva finito di bere e si era alzato in volo. Si fermarono per guardarlo salire sempre più in alto, nero contro il Cielo che si abbuiava rapidamente, finché non sparì oltre una montagna viCina. Poi Hermione fece un passo avanti e si sistemò tra i due amiCi. Harry cercò di abbassare il più possibile il Mantello, e insieme girarono sul posto, vorticando nella tenebra opprimente.
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   I piedi di Harry toccarono il suolo. Vide High Street di Hogsmeade, dolorosamente familiare: vetrine buie, il profilo delle montagne nere oltre il villaggio, la curva là in fondo che portava a Hogwarts e la luce alle finestre dei Tre ManiCi di Scopa. Con una stretta al cuore fu trafitto dal ricordo di come fosse arrivato proprio lì, quasi un anno prima, sorreggendo un Silente senza forze; tutto questo nell'istante dell'atterraggio, ma quando ancora stava allentando la stretta sulle bracCia di Ron e Hermione, accadde.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   Un urlo simile a quello di Voldemort quando aveva scoperto il furto della coppa lacerò l'aria: scosse tutti i nervi di Harry, e lui capì immediatamente che a provocarlo era stato il loro arrivo. Guardò gli amiCi sotto il Mantello e la porta dei Tre ManiCi di Scopa si spalancò: una deCina di Mangiamorte avvolti nei mantelli e incappucCiati si riversarono in strada, le bacchette pronte.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   Harry afferrò Ron per il polso prima che alzasse la sua. Ce n'erano troppi per Schiantarli e provandoCi avrebbero rivelato la loro posizione. Un Mangiamorte agitò la bacchetta e l'urlo cessò. Continuò però a echeggiare tra le montagne in lontananza.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «AcCio Mantello!» ruggì un altro Mangiamorte.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   Sei Mangiamorte corsero verso di loro: Harry, Ron e Hermione si infilarono a tutta veloCità nella strada laterale più viCina e i Mangiamorte li mancarono per pochi centimetri. Attesero nel buio, ascoltando i passi dei Mangiamorte che correvano avanti e indietro, proiettando con le bacchette raggi di luce lungo la strada.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Andiamo via!» sussurrò Hermione. «SmaterializziamoCi subito!» «Ottima idea» disse Ron, ma prima che Harry potesse rispondere, un
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Ci stavano aspettando» bisbigliò Harry. «Hanno predisposto quell'incantesimo per intercettarCi. Avranno anche escogitato qualcos'altro per trattenerCi qui, per intrappolarCi...»
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «... ma i Dissennatori non lo ucCideranno! Il Signore Oscuro vuole la vita di Potter, non la sua anima. Sarà più faCile ucCiderlo se prima è stato baCiato!»
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   VoCi di assenso. Il terrore s'impadronì di Harry: per respingere i Dissennatori avrebbero dovuto evocare dei Patroni, che li avrebbero traditi all'istante.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Dobbiamo provare a SmaterializzarCi, Harry!» ripeté Hermione in un sussurro.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   L'aria attraverso la quale avrebbero dovuto spostarsi sembrava solidificata: non potevano Smaterializzarsi; i Mangiamorte avevano fatto le cose per bene. Il freddo mordeva sempre più a fondo le carni di Harry. Arretrò ancora con Ron e Hermione lungo la stradina laterale, seguendo i muri a tentoni, cercando di non far rumore. Poi i Dissennatori girarono l'angolo silenziosi: erano dieCi o più, visibili perché fatti di un buio più denso di Ciò che li Circondava, con i loro mantelli neri e le mani putrefatte. Potevano sentire la paura? Sì, Harry ne era certo: adesso erano più rapidi e traevano quei respiri corti e rochi che detestava, assaporando la disperazione nell'a ria, sempre più viCini...
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   Alzò la bacchetta: non poteva, non voleva subire il baCio dei Dissennatori, a qualsiasi costo. Fu a Ron e Hermione che pensò quando sussurrò: «Expecto Patronum!»
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   Il cervo d'argento uscì dalla sua bacchetta e caricò: i Dissennatori si dispersero e da un punto nel buio si levò un urlo di trionfo.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   I Dissennatori si ritirarono, ricomparvero le stelle e i passi dei Mangiamorte divennero più sonori; ma prima che Harry, in preda al panico, riusCisse a deCidere che fare, udì un rumore di catenacCi, una porta si aprì sulla sinistra della stradina e una voce roca chiamò: «Potter, qui dentro, presto!»
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   Obbedì senza esitare: i tre si preCipitarono oltre la soglia.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Di sopra, tenete addosso il Mantello, fate piano!» borbottò una figura alta, che li oltrepassò per usCire in strada e si chiuse la porta alle spalle con un tonfo.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   Harry non aveva idea di dove fossero, ma alla luce esitante di una sola candela riconobbe il sudiCio pavimento coperto di segatura della Testa di Porco. Corsero dietro il banco, oltre una seconda porta che conduceva a una traballante scala di legno, e salirono più veloCi che poterono. Arrivarono in un salotto con un tappeto liso e un piccolo camino, sopra il quale era appeso un grande ritratto a olio di una ragazza bionda che guardava la stanza con una sorta di vacua dolcezza.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   Dalla strada giungevano delle urla. Ancora avvolti nel Mantello dell'Invisibilità, i tre strisCiarono verso la finestra velata di sporco e guardarono giù. Il loro salvatore, che Harry riconobbe come il barista della Testa di Porco, era l'unico a capo scoperto.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «E allora?» stava urlando contro uno degli incappucCiati. «E allora? Se portate i Dissennatori nella mia via, io gli spedisco contro un Patronus! Non li voglio viCini, ve l'ho detto, non lo tollero!»
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Se mi va di far usCire il gatto, lo facCio, e al diavolo il vostro coprifuoco!»
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «E allora? Mi mandate ad Azkaban? Volete ucCidermi perché ho messo il naso fuori dalla porta di casa mia? Prego, fate pure! Ma spero per il vostro bene che non abbiate schiacCiato i vostri piccoli Marchi Neri per chiamarlo. Non sarà contento di essere stato convocato per me e il mio vecchio gatto, eh?»
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «E dov'È che farete i vostri commerCi di pozioni e veleni quando il mio pub sarà chiuso? Che ne sarà dei vostri piccoli traffiCi
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Stai minacCiando...?»
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «D'accordo, Ci siamo sbagliati» ammise il secondo Mangiamorte. «Viola ancora il coprifuoco e non saremo così indulgenti!»
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   I Mangiamorte tornarono verso High Street. Hermione gemette di sollievo, uscì da sotto il Mantello e si lasCiò cadere su una sedia traballante. Harry chiuse con cura le tende, poi tirò via il Mantello da sé e Ron. Sentirono il barista sprangare di nuovo la porta di sotto e salire le scale.
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   L'attenzione di Harry fu catturata da qualcosa sulla mensola del camino: un piccolo specchio rettangolare appoggiato sotto il ritratto della fanCiulla.
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   «Maledetti imbeCilli» mugugnò burbero, guardandoli uno alla volta. «Come vi è saltato in mente di venire qui?»
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   «Grazie» replicò Harry, «non potremo mai ringraziarla abbastanza. Ci ha salvato la vita».
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   Il barista grugnì. Harry si avviCinò e lo osservò, cercando di vedere oltre i lunghi, stopposi capelli grigio ferro e la barba. Portava gli occhiali. Dietro le lenti sudiCie, gli occhi erano di un azzurro vivido e penetrante.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «È il suo occhio quello che ho visto nello specchio». Nella stanza calò il silenzio. Harry e il barista si fissarono. «Lei Ci ha mandato Dobby».
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    «Pensavo che fosse con voi. Dove l'avete lasCiato?»
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   «È morto» rispose Harry. «L'ha ucCiso Bellatrix Lestrange».
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   Questi non confermò e non negò, ma si chinò ad accendere il fuoco. «Come l'ha avuto?» chiese Harry, avviCinandosi allo specchio di Sirius, il gemello di quello che aveva rotto quasi due anni prima.
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   «La cerva d'argento!» esclamò, ecCitato. «Era sempre lei?»
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   «Qualcuno Ci ha mandato un Patronus a forma di cerva!»
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   «Ho del Cibo» ribatté Aberforth, e uscì dalla stanza. Riapparve qualche minuto dopo con una grossa pagnotta, del formaggio e una caraffa di peltro colma di idromele, che posò su un tavolino davanti al fuoco. Affamati, mangiarono e bevvero, e per un po' gli uniCi rumori furono lo scoppiettio del fuoco, il tintinnio dei bicchieri e il rumore delle mascelle.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Bene» cominCiò Aberforth quando si furono saziati; Harry e Ron si erano abbandonati sonnolenti nelle poltrone. «Dobbiamo pensare al modo migliore per tirarvi fuori di qui. Di notte non si può, avete sentito cosa succede se si esce di casa con il buio: parte l'Incanto Gnaulante e vi saltano addosso come Asticelli sulle uova di Doxy. Non credo di poter far passare un cervo per una capra un'altra volta. All'alba, quando cesserà il coprifuoco, potrete rimettervi il Mantello e andarvene a piedi. UsCite subito da Hogsmeade, andate sulle montagne: là potrete Smaterializzarvi. Magari incontrate Hagrid. Si nasconde lassù in una grotta con Grop da quando hanno cercato di arrestarlo».
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Lei non capisce. Non c'È molto tempo. Dobbiamo entrare nel castello. Silente... CioÈ, suo fratello... voleva che noi...»
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   Per un attimo la luce del fuoco rese le lenti unte degli occhiali di Aberforth opache, di un bianco luminescente e piatto, che a Harry ricordò gli occhi Ciechi del ragno gigante, Aragog.
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   «Mio fratello Albus voleva un sacco di cose» commentò Aberforth, «e di solito la gente aveva il vizio di farsi del male nel corso dei suoi grandiosi piani. Vattene da questa scuola, Potter, e anche dal paese, se puoi. Dimentica mio fratello e i suoi audaCi progetti. è andato dove niente di tutto questo può ferirlo e tu non gli devi nulla».
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Oh, davvero?» mormorò Aberforth. «Tu credi che io non capissi mio fratello? Credi di aver conosCiuto Albus meglio di me?»
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   «Non è questo che volevo dire» replicò Harry, un po' inebetito dalla stanchezza e dall'eccesso di Cibo e vino. «È che... mi ha lasCiato un compito».
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Ma davvero?» fece Aberforth. «Un bel lavoretto, spero. Piacevole? FaCile? Il genere di cosa che un qualsiasi maghetto possa eseguire senza troppi sforzi?»
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Io... non è faCile, no» rispose Harry. «Ma devo...»
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   «LasCia perdere, ragazzo, se non vuoi fare la sua fine! Salvati!»
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   «Io...» Harry era sopraffatto; non riusCiva a spiegarsi, quindi deCise di contrattaccare. «Ma anche lei lotta, fa parte dell'Ordine della Fenice...» «Una volta» lo corresse Aberforth. «L'Ordine della Fenice non c'È più. Tu-Sai-Chi ha vinto, è finita, e chiunque finga di credere il contrario si sbaglia. Qui non sarai mai al sicuro, Potter, lui ti vuole troppo. Vai all'estero, entra in clandestinità, salvati. Meglio se porti questi due con te». E indicò Ron e Hermione col pollice. «Saranno sempre in pericolo, adesso che tutti sanno che lavorano con te».
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   «Conoscevo mio fratello, Potter. Ha succhiato la segretezza con il latte di mia madre. Segreti e bugie, ecco come siamo cresCiuti, e Albus... aveva un talento naturale».
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   Lo sguardo del vecchio si posò sul ritratto della fanCiulla sopra il camino. Harry si accorse che era la sola immagine nella stanza. Non c'erano foto di Albus Silente né di altri.
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   Harry rimase in silenzio. Non era il momento di manifestare i dubbi che lo arrovellavano da mesi. Aveva fatto la sua scelta scavando la tomba per Dobby; aveva deCiso di proseguire lungo il tortuoso, rischioso sentiero tracCiato per lui da Albus Silente, di accettare che non gli fosse stato detto tutto Ciò che avrebbe voluto sapere, ma di fidarsi e basta. Non nutriva alcun desiderio di dubitare ancora, non voleva sentir dire nulla che lo distogliesse dal suo scopo. IncroCiò lo sguardo di Aberforth, straordinariamente simile a quello del fratello: gli occhi azzurri sembravano passare ai raggi X l'oggetto del loro esame, proprio allo stesso modo, e Harry pensò che Aberforth sapesse che cosa stava pensando e lo disprezzasse per questo.
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   «Il professor Silente teneva a Harry, Ci teneva molto» mormorò Hermione.
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   «Ma davvero?» ribatté Aberforth. «È buffo: un sacco di persone a cui mio fratello teneva molto sono finite peggio che se le avesse lasCiate in pace».
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «LasCia perdere» rispose Aberforth.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

    Aberforth la scrutò acCigliato: le sue labbra si mossero come se stessero masticando le parole che tratteneva. Poi sbottò.
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   «Quando mia sorella aveva sei anni, fu aggredita da tre ragazzi Babbani. L'avevano vista fare magie, spiando attraverso la siepe del giardino: era una bambina, non poteva controllarlo, nessuno Ci riesce a quell'età. Erano spaventati, immagino. Attraversarono a forza la siepe, e quando lei non riuscì a spiegare il trucco, esagerarono un po' nel tentativo di fermare la mostriCiattola».
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «L'hanno distrutta: non si è mai più ripresa. Non voleva usare la magia, ma non poteva sbarazzarsene, si è come rigirata dentro di lei e l'ha fatta impazzire, esplodeva quando lei non riusCiva a dominarla, e a volte era strana, pericolosa. Ma la maggior parte del tempo era dolce, spaventata e innocua.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Mio padre inseguì quei bastardi» continuò Aberforth, «e li aggredì. Lo rinchiusero ad Azkaban. Non disse mai perché l'aveva fatto, perché se il Ministero avesse scoperto cos'era diventata Ariana l'avrebbe fatta rinchiudere per sempre al San Mungo. L'avrebbero considerata una minacCia allo Statuto Internazionale di Segretezza, squilibrata com'era, con la magia che le schizzava fuori quando non riusCiva più a controllarla.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Ero io il suo preferito» aggiunse, e in quel momento un ragazzino sporco balenò sotto le rughe e la barba arruffata di Aberforth. «Non Albus, lui stava sempre in camera sua quando era a casa, a leggere i suoi libri e contare i suoi premi, a mantenere viva la corrispondenza con 'i maghi più influenti dell'epoca'» rise. «Non aveva tempo da perdere con lei. Lei preferiva me. Io riusCivo a farla mangiare quando non ce la faceva mia madre, io riusCivo a calmarla durante i suoi accessi, e quando era tranquilla mi aiutava a dar da mangiare alle capre.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Poi, a quattordiCi anni... be', io non c'ero. Se Ci fossi stato, sarei riusCito a calmarla. Ebbe uno dei suoi attacchi, e mia madre non era più giovane come una volta e... fu un inCidente. Ariana non riuscì a controllarsi. Ma mia madre rimase ucCisa».
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   Ora Aberforth aveva un'espressione deCisamente minacCiosa.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Ma dopo qualche settimana non ne potevo più. Era quasi il momento di tornare a Hogwarts, così gliel'ho detto, a tutti e due, facCia a facCia, così come adesso sono qui con voi». Aberforth abbassò lo sguardo su Harry e non Ci volle molta immaginazione per figurarselo come un adolescente magro e arrabbiato che affrontava il fratello maggiore. «Ho detto: è meglio che lasCi perdere, adesso. Non puoi spostarla, non sta abbastanza bene, non te la puoi portare dietro, ovunque tu stia pensando di andare a fare i tuoi discorsi, a cercare di farti un seguito. Non gli è piaCiuto» continuò Aberforth, gli occhi schermati per un attimo dalla luce del fuoco sulle lenti, che brillarono di nuovo vuote e bianche. «A Grindelwald non è piaCiuto per niente. Si è arrabbiato. Mi ha detto che ero un ragazzino stupido, che cercavo di intralCiare lui e quel genio di mio fratello... non capivo che la mia povera sorella non avrebbe più dovuto nascondersi una volta che avessero cambiato il mondo, tirato i maghi fuori dalla clandestinità e messo al loro posto i Babbani?
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Scoppiò una lite... io presi la mia bacchetta e lui la sua, e il migliore amico di mio fratello mi inflisse la Maledizione CruCiatus... Albus cercò di
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

    fermarlo e Ci ritrovammo tutti e tre a lottare, e i lampi e le esplosioni la facevano impazzire, non riusCiva a sopportarlo...»
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   La voce gli si spezzò sull'ultima parola e lui si lasCiò cadere sulla sedia più viCina. Il viso di Hermione era bagnato di lacrime e Ron era pallido quasi quanto lui. Harry non provava altro che disgusto: avrebbe preferito non ascoltare, avrebbe desiderato potersi ripulire la mente da tutto questo.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   Si asCiugò il naso sul polsino e si schiarì la gola.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Mai» ripeté Harry. «La notte che morì, suo fratello aveva bevuto una pozione che lo fece usCire di senno. Urlava, supplicava qualcuno che non c'era. 'Non far del male a loro, ti prego... fai male a me, invece'».
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   Una scheggia di ghiacCio perforò il cuore di Harry.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Non Ci credo. Silente voleva bene a Harry» intervenne Hermione. «Perché non gli ha detto di nascondersi, allora?» ribatté Aberforth. «Perché non gli ha detto: 'Pensa a te stesso, è così che si sopravvive'?» «Perché» rispose Harry, prima che potesse farlo Hermione, «a volte bi sogna pensare a qualcosa di più della propria salvezza! A volte bisogna pensare al bene superiore! Questa è una guerra!»
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Hai diCiassette anni, ragazzo!»
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «No, non lo È» disse Harry. «Suo fratello sapeva come annientare LeiSa-Chi e me l'ha spiegato. Continuerò a tentare finché non Ci riusCirò... o morirò. Non pensi che io non sappia come potrebbe andare a finire. Lo so da anni».
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   Aspettò che Aberforth ridesse di lui o replicasse, ma non lo fece. Si limitò ad aggrottare le sopracCiglia.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Dobbiamo entrare a Hogwarts» riprese Harry. «Se non può aiutarCi, aspetteremo l'alba, la lasceremo in pace e cercheremo di trovare un modo da soli. Se invece può... be', questo è un ottimo momento per dirlo».
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   Aberforth rimase immobile sulla sedia, scrutando Harry con il suo sguardo così straordinariamente simile a quello del fratello. Infine si schiarì la voce, si alzò, fece il giro del tavolino e si avviCinò al ritratto di Ariana.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «C'È solo un modo per entrare, ormai» spiegò Aberforth. «Dovete sapere che sorvegliano tutti i vecchi passaggi segreti da una parte e dall'altra, Ci sono Dissennatori tutto attorno alle mura di Cinta e pattuglie regolari dentro la scuola, stando alle mie fonti. Hogwarts non è mai stata così ben sorvegliata. Cosa pensi di poter fare una volta dentro, con Piton al comando e i Carrow come suoi vice... be', in fondo è quello che cerchi, no? Hai detto che sei pronto a morire».
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Ma cosa...?» mormorò Hermione, guardando acCigliata il ritratto di Ariana.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

    avviCinava. Ma c'era qualcun altro, qualcuno più alto di lei, che zoppicava al suo fianco e sembrava emozionato. I suoi capelli erano più lunghi di quanto Harry li avesse mai visti; aveva diversi tagli sul viso e gli abiti laceri. Le due figure s'ingrandirono finché le loro teste e le spalle riempirono il ritratto. Poi il quadro scattò in avanti come una portiCina, rivelando l'ingresso di un vero tunnel. E dal tunnel, zazzeruto, ferito, stracCiato, sbucò il vero Neville PaCiock, che scoppiò in un ruggito di gioia, balzò giù dalla mensola del camino e gridò: «Sapevo che saresti venuto! Lo sapevo, Harry!»
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   Ma Neville aveva visto Ron e Hermione e li stava abbracCiando tra urla di feliCità. Più Harry lo guardava, più gli pareva malridotto: aveva un occhio gonfio, giallo e viola, ferite sul viso, e tutto il suo aspetto trasandato faceva pensare che stesse vivendo momenti diffiCili. Ma il suo volto ammaccato splendeva di gioia quando lasCiò andare Hermione e ripeté: «Sapevo che saresti venuto! L'ho detto mille volte a Seamus che era solo questione di tempo!»
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Un altro paio?» ripeté Aberforth minacCioso. «Come sarebbe un altro paio, PaCiock? Ci sono il coprifuoco e l'Incanto Gnaulante su tutto il villaggio!»
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Non so come ringraziarla. Ci ha salvato la vita due volte».
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Allora tenetevela stretta» ribatté Aberforth burbero. «Non so se Ci riusCirò una terza».
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

    Dall'altra parte c'erano scalini di pietra levigata: sembrava che quel passaggio fosse lì da anni. Lampade di ottone erano appese al muro e il pavimento di terra battuta era lisCio e consunto; mentre avanzavano, le loro ombre si aprivano a ventaglio sulle pareti.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Da quanto tempo esisterà?» chiese Ron. «Non c'È sulla Mappa del Malandrino, vero, Harry? Credevo che Ci fossero solo sette passaggi che entrano ed escono dalla scuola».
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   «Li hanno chiusi tutti prima dell'inizio dell'anno» spiegò Neville. «Non c'È modo di usarli adesso, con le maledizioni sugli ingressi e i Mangiamorte e i Dissennatori di guardia alle usCite». Si mise a camminare all'indietro, sorridendo, beandosi della loro presenza. «Ma non importa... è vero che siete entrati alla Gringott? E siete fuggiti su un drago? Lo sanno tutti, tutti ne parlano, Terry Steeval è stato picchiato da Carrow perché lo ha urlato in Sala Grande a cena!»
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   «L'abbiamo lasCiato libero» replicò Ron. «Hermione voleva tenerlo come animaletto domestico...»
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   «Ma cos'avete fatto? Dicono che sei solo in fuga, Harry, ma io non Ci credo. Secondo me tu hai in mente qualcosa».
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   «Hai ragione» rispose Harry, «ma raccontaCi di Hogwarts, Neville, non sappiamo niente».
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   «Oltre a insegnare, sono i responsabili della disCiplina. E amano le punizioni, i Carrow».
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   «No, al confronto lei era un agnellino. Gli altri insegnanti dovrebbero denunCiarCi ai Carrow se facCiamo qualcosa di sbagliato. Ma se possono lo evitano. Si capisce che li detestano quanto noi.
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   «Amycus, il fratello, insegna quella che era Difesa contro le Arti Oscure, solo che adesso è Arti Oscure e basta. Dovremmo eserCitarCi con la Maledizione CruCiatus sugli studenti in castigo...»
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   Le voCi di Harry, Ron e Hermione echeggiarono lungo il tunnel.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

    «Già» riprese Neville. «È così che mi sono procurato questo» e indicò un taglio più profondo degli altri nella guanCia. «Mi sono rifiutato. Ma ad alcuni piace; a Tiger e a Goyle, per esempio. è la prima volta che sono i migliori in qualcosa, probabilmente.
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   «Alecto, la sorella di Amycus, insegna Babbanologia, che è una materia obbligatoria. Siamo costretti a sentirCi spiegare che i Babbani sono come animali, stupidi e sporchi, che hanno costretto i maghi alla clandestinità con atti di feroCia, e che l'ordine naturale ora è stato restaurato. Mi sono beccato questo» indicò un altro taglio «per averle chiesto quanto sangue Babbano hanno lei e suo fratello».
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   «Non importa. Non vogliono versare troppo sangue puro, quindi Ci torturano un po' se siamo insolenti ma non Ci vogliono ucCidere».
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   «Gli uniCi che sono davvero in pericolo sono quelli che hanno amiCi e parenti fuori che creano problemi. Allora li prendono in ostaggio. Il vecchio Xeno Lovegood stava parlando un po' troppo sul Cavillo, così hanno rapito Luna dal treno mentre tornava a casa per Natale».
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Sì, lo so, è riusCita a farmelo sapere».
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   Estrasse dalla tasca una moneta d'oro e Harry la riconobbe: era uno dei galeoni falsi che l'EserCito di Silente aveva usato per scambiarsi messaggi. «Sono eccezionali» disse Neville, con un gran sorriso a Hermione. «I Carrow non hanno mai scoperto come facevamo a comunicare, sono diventati pazzi. UsCivamo di soppiatto la notte e scrivevamo sui muri: 'EserCito di Silente, il reclutamento è ancora aperto', cose così. Piton le detestava».
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «UsCivate?» chiese Harry, notando l'uso del tempo passato.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Be', è diventato sempre più diffiCile» spiegò Neville. «Abbiamo perso
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

    Luna a Natale e Ginny non è tornata dopo Pasqua, e noi tre eravamo i capi. I Carrow evidentemente sapevano che c'ero io dietro, allora hanno cominCiato a punirmi sul serio, poi Michael Corner è stato sorpreso mentre liberava uno del primo anno che avevano incatenato e l'hanno torturato di brutto. Gli studenti si sono spaventati».
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Ci credo» borbottò Ron mentre il tunnel cominCiava a salire.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Sì, insomma, non potevo chiedere agli altri di subire quello che hanno fatto a Michael, così abbiamo lasCiato perdere quel genere di bravate. Ma abbiamo continuato a lottare, in segreto, fino a un paio di settimane fa. Allora hanno deCiso che c'era un solo modo per fermarmi, immagino, e hanno assalito la nonna».
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Già». Neville annuì, un po' ansante perché il tunnel si era fatto ripido. «Be', si capisce cos'hanno pensato. Aveva funzionato bene rapire i ragazzi per far rigare dritto i parenti: era solo questione di tempo prima che cominCiassero a fare il contrario. Solo» li guardò e Harry notò con stupore che stava sorridendo, «che hanno trovato un osso duro. La vecchia strega vive da sola e avranno pensato che non valeva la pena di mandare qualcuno di particolarmente potente. Fatto sta» Neville rise «che Dawlish è ancora al San Mungo e la nonna è scappata. Mi ha mandato una lettera» e si batté una mano sulla tasca all'altezza del cuore. «Dice che è fiera di me, che sono il degno figlio dei miei genitori, e di resistere».
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Già» fece Neville allegramente. «Solo che quando hanno capito che non avevano modo di ricattarmi hanno deCiso che in fondo Hogwarts poteva fare a meno di me. Non so se avevano in mente di ucCidermi o di spedirmi ad Azkaban, ma comunque ho capito che era ora di tagliare la corda».
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Ma» obiettò Ron, deCisamente confuso «non... non stiamo tornando dritti a Hogwarts?»
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Certo» rispose Neville. «Vedrete. Ci siamo».
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   Ebbe una visione confusa di arazzi colorati, lampade e molte facce. Un attimo dopo lui, Ron e Hermione furono abbracCiati, strizzati, salutati con pacche sulla schiena, i capelli arruffati, le mani strette da più di una ventina di persone: era come se avessero appena vinto una finale di Quidditch.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Va bene, va bene, calmatevi!» gridò Neville, e quando la piccola folla arretrò, Harry riuscì a guardarsi intorno.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   Non riconobbe la stanza. Era enorme e assomigliava all'interno di una casa sull'albero particolarmente lussuosa, o forse a una gigantesca cabina di nave. Amache multicolori erano appese al soffitto e a una balconata che correva tutto intorno alle pareti rivestite di legno scuro e senza finestre, adorne di vivaCi arazzi: Harry vide il leone d'oro di Grifondoro in campo scarlatto; il tasso nero di Tassorosso su fondo giallo, e il corvo di bronzo di Corvonero sul blu. Mancavano solo il verde e l'argento di Serpeverde. C'erano librerie traboccanti, alcuni maniCi di scopa appoggiati alle pareti, e nell'angolo una grossa radio nel suo mobiletto di legno.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Nella Stanza delle Necessità, ovvio!» rispose Neville. «Ha superato se stessa, vero? I Carrow mi davano la cacCia e io sapevo di avere solo un nascondiglio possibile: sono riusCito a passare dalla porta e ho trovato questo! Be', non era proprio così quando sono arrivato, era molto più piccola, c'erano solo un'amaca e l'arazzo di Grifondoro. Ma si è allargata via via che sono arrivati altri dell'ES».
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «No» intervenne Seamus Finnigan, che Harry riconobbe soltanto adesso dalla voce: aveva il viso ammaccato e gonfio. «È un vero nascondiglio, finché uno di noi resta dentro non possono prenderCi, la porta non si apre. Ha fatto tutto Neville. Lui la capisce sul serio, questa Stanza. Devi chiedere di preCiso quello che ti serve tipo 'non voglio che nessun sostenitore dei Carrow riesca a entrare' e lo fa! Devi stare attento a pensarle tutte! Neville è un grande!»
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

    Porco. L'ho percorso e ho incontrato Aberforth. Ci procura sempre lui il Cibo: non so perché, ma è l'unica cosa che la Stanza non fa».
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Be', certo, il Cibo è una delle Cinque PrinCipali Eccezioni alla Legge di Gamp sulla Trasfigurazione degli Elementi» spiegò Ron tra lo stupore generale.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «E così siamo nascosti qui da quasi due settimane» continuò Seamus, «la Stanza aggiunge un'amaca tutte le volte che Ci serve ed è spuntato anche un bel bagno quando hanno cominCiato ad arrivare le ragazze...»
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «... e hanno pensato che avrebbero gradito lavarsi, sì» aggiunse Lavanda Brown, che Harry non aveva ancora notato. Guardandosi intorno riconobbe molti visi conosCiuti. C'erano tutt'e due le gemelle Patii, Terry Steeval, Ernie Macmillan, Anthony Goldstein e Michael Corner.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «RaccontaCi cosa stai combinando, dai» lo esortò Ernie, «Circolano tante voCi, noi cerchiamo di sapere qualcosa ascoltando Radio Potter». Indicò la radio. «Siete entrati alla Gringott?»
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   Ci fu un accenno di applauso e qualche strillo; Ron fece un inchino. «Che cosa cercavate?» chiese Seamus, curioso.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   Harry provò un terribile, cocente dolore alla Cicatrice. Voltò le spalle alle loro facce curiose e ammirate. La Stanza delle Necessità sparì e lui si ritrovò in una catapecchia di pietra in rovina, ai suoi piedi le tavole marce dell'impiantito erano state strappate via, una scatola d'oro dissotterrata era aperta e vuota accanto al buco e l'urlo di rabbia di Voldemort vibrava nella sua testa.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «No» rispose Harry. Guardò Ron e Hermione, cercando di comunicare con gli occhi che Voldemort aveva appena scoperto di aver perduto un altro Horcrux. Il tempo stringeva: se Voldemort avesse deCiso di venire a Hogwarts come prossima mossa, avrebbero perso l'occasione.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Dobbiamo muoverCi» disse, e dalla loro espressione seppe che avevano capito.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Cosa facCiamo adesso, Harry?» chiese Seamus. «Qual è il piano?» «Piano?» ripeté Harry. Stava mettendocela tutta per non cedere un'altra
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

    volta alla rabbia di Voldemort: la Cicatrice bruCiava ancora. «Be', io, Hermione e Ron dobbiamo fare una cosa e poi ce ne andremo».
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Non siamo venuti per restare» spiegò Harry massaggiandosi la Cicatrice nel tentativo di placare il dolore. «C'È una cosa importante che dobbiamo fare...»
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   Un mormorio seguì queste parole. Le sopracCiglia di Neville si aggrottarono.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   Gli altri membri dell'EserCito di Silente annuirono, alcuni entusiasti, altri solenni. Un paio si alzarono per dimostrare di essere pronti all'azione. «Non capite». Harry l'aveva detto un sacco di volte, negli ultimi tempi.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Perché...» Nel disperato desiderio di cominCiare subito la ricerca dell'Horcrux mancante, o almeno di discutere in privato con Ron e Hermione da dove iniziare, Harry trovava diffiCile radunare i pensieri. La Cicatrice bruCiava ancora. «Silente ha lasCiato un compito a noi tre» provò con cautela, «e non dobbiamo dirlo... insomma, lui voleva che lo facessimo noi, solo noi tre».
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Noi siamo il suo EserCito» obiettò Neville. «L'EserCito di Silente. Eravamo tutti coinvolti, l'abbiamo tenuto vivo mentre voi tre eravate via per i fatti vostri...»
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Ascolta» cominCiò Harry, senza sapere che cos'avrebbe detto. Ma la porta del tunnel si aprì alle sue spalle.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Abbiamo ricevuto il tuo messaggio, Neville! Ciao, voi tre, lo sapevo che vi avrei trovati qui!»
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   Erano Luna e Dean. Seamus ruggì di gioia e corse ad abbracCiare il suo
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Ciao a tutti» salutò allegramente Luna. «Oh, è bello essere qui di nuovo!»
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Luna» balbettò Harry, «cosa Ci fate qui? Come...?»
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «L'ho mandata a chiamare io» rispose Neville, mostrando il galeone falso. «Avevo promesso a lei e a Ginny che se foste arrivati gliel'avrei fatto sapere. Pensavamo che il tuo ritorno avrebbe significato la rivoluzione. Che avremmo rovesCiato Piton e i Carrow».
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Ci lascerete in questo casino?» chiese Michael Corner.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Allora lasCiate che vi aiutiamo!» gridò Neville con rabbia. «Vogliamo parteCipare!»
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Aberforth è un filino seccato» annunCiò Fred, alzando la mano in risposta a diverse grida di saluto. «Vorrebbe andare a dormire e il suo pub è diventato una stazione ferroviaria».
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Ho ricevuto il messaggio» gli disse, mostrando il suo galeone falso, e andò a sedersi viCino a Michael Corner.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Non c'È un piano» rispose Harry, ancora disorientato dall'improvvisa comparsa di tutte quelle persone, incapace di assimilare la situazione finché la Cicatrice gli bruCiava in quel modo.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Non hai la bacchetta...?» si stupì Seamus. Ron si voltò di scatto verso Harry. «Perché non possono aiutarCi
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Ci possono aiutare». Abbassò la voce, in modo che potesse sentirlo solo Hermione, in piedi tra loro due: «Non sappiamo dov'È. Dobbiamo trovarlo in fretta. Basta non dire che è un Horcrux».
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   Harry fece sCivolare lo sguardo da Ron a Hermione, che mormorò: «Sono d'accordo con Ron. Non sappiamo nemmeno cosa stiamo cercando, abbiamo bisogno di loro». E davanti all'espressione poco convinta di Harry aggiunse: «Non devi fare tutto da solo, Harry».
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   Harry rifletté in fretta, mentre ancora la Cicatrice bruCiava e la sua testa minacCiava di aprirsi di nuovo. Silente l'aveva avvertito di non parlare degli Horcrux con nessuno tranne Ron e Hermione. Segreti e bugie, ecco come siamo cresCiuti, e Albus... aveva un talento naturale... Si stava trasformando in Silente, si teneva i segreti stretti al petto, aveva paura di fidarsi degli altri? Ma Silente si era fidato di Piton e a cos'aveva portato? A un assassinio sulla torre più alta...
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Va bene» sussurrò ai due amiCi. «D'accordo» gridò, rivolto a tutta la Stanza, e il rumore cessò: Fred e George, che stavano sparando una sfilza di battute per la gioia dei loro viCini, tacquero. Erano tutti all'erta, emozionati.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Dobbiamo trovare una cosa» proseguì Harry. «Una cosa... che Ci aiuterà a sconfiggere Voi-Sapete-Chi. è a Hogwarts, ma non sappiamo dove. Forse apparteneva a Corvonero. Qualcuno ha sentito parlare di un oggetto del genere? Qualcuno ha mai visto qualcosa con il corvo inCiso sopra, per esempio?»
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   Guardò speranzoso il gruppetto di Corvonero, Padma, Michael, Terry e Cho, ma fu Luna a rispondere, appollaiata sul bracCiolo della poltrona di Ginny.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Secoli fa, pare» rispose Cho, e il cuore di Harry sprofondò. «Il profes sor Vitious dice che il diadema sparì con PrisCilla Corvonero. L'hanno cercato» e continuò rivolta ai compagni Corvonero, «ma nessuno ne ha mai saputo più nulla, vero?»
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Scusate, ma cos'È di preCiso un diadema?» domandò Ron.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «È una speCie di corona» rispose Terry Steeval. «Si dice che quello di
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   Scossero tutti il capo un'altra volta. Harry guardò Ron e Hermione e la loro delusione gli rimbalzò addosso. Un oggetto che era stato smarrito da così tanto tempo, e a quanto pareva senza lasCiare tracCia, non era un buon candidato per l'Horcrux nascosto nel castello... ma prima che potesse fare un'altra domanda, parlò di nuovo Cho.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Se vuoi sapere che aspetto si pensa che avesse il diadema, posso portarti su nella nostra sala comune e mostrartelo, Harry. La statua di PrisCilla Corvonero lo indossa».
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   La Cicatrice di Harry bruCiò di nuovo: per un attimo la Stanza delle Necessità danzò davanti a lui e Harry vide la scura terra scorrere sotto di sé e sentì l'enorme serpente attorno alle spalle. Voldemort era di nuovo in volo, ma se fosse diretto al lago sotterraneo o al castello di Hogwarts, Harry non lo sapeva: in ogni caso, non c'era più tempo da perdere.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «È in viaggio» sussurrò a Ron e Hermione. Guardò Cho e poi di nuovo gli amiCi. «Sentite, so che non è un granché, ma vado a vedere questa statua, almeno scoprirò com'È fatto il diadema. Voi aspettatemi qui e proteggetevi, sì, insomma... a vicenda».
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Come facCiamo a usCire?» chiese Harry a Neville.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Sbuca ogni giorno in un posto diverso, quindi non sono mai riusCiti a trovarla. L'unico problema è che non sappiamo mai dove saremo di preCiso
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

    quando usCiamo. Fai attenzione, Harry, pattugliano sempre i corridoi di notte».
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Non preoccuparti. Ci vediamo fra un po'».
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   SCivolarono fuori e Harry vide che il muro si era richiuso all'istante. Si trovavano in un corridoio buio. Harry trasCinò Luna nell'ombra, cercò nella saccocCia che portava al collo e ne estrasse la Mappa del Malandrino. La tenne viCina al naso, la studiò e finalmente individuò il proprio puntino e quello di Luna.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   Harry aveva vagato molte volte per il castello di notte, ma mai con il cuore che gli martellava così forte, né mai era stato così importante non farsi intercettare. Oltrepassarono quadrati di luce lunare sul pavimento, armature i cui elmi Cigolarono al rumore dei loro passi felpati, angoli dietro i quali si nascondeva chissà che cosa. Controllavano la Mappa del Malandrino non appena la luce lo consentiva e si fermarono due volte per lasCiar passare un fantasma senza attirare la sua attenzione. Harry si aspettava di incontrare un ostacolo da un momento all'altro; temeva soprattutto Pix e tendeva l'orecchio a ogni passo per sentire in antiCipo i segnali della sua presenza.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Da questa parte, Harry» bisbigliò Luna, trasCinandolo per la manica verso una scala a chiocCiola.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   Salirono in stretti cerchi che davano alla testa; Harry non era mai stato lassù. Finalmente giunsero davanti a una porta. Non c'era maniglia né serratura: solo una lisCia superfiCie di legno antico e un battente di bronzo a forma di corvo.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   Luna tese la mano pallida, quasi uno spettro danzante a mezz'aria, separato dal bracCio e dal corpo. Bussò una sola volta e nel silenzio a Harry parve un colpo di cannone. Subito il becco del corvo si spalancò, ma invece del verso di un uccello, una dolce voce musicale domandò: «Chi viene prima, la fenice o la fiamma?»
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Mmm... tu cosa diCi, Harry?» chiese Luna, pensierosa.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Sì... il problema è che non possiamo permetterCi di aspettare qualcun altro, Luna».
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   La sala comune di Corvonero, deserta, era ampia, Circolare e più ariosa delle altre che Harry aveva visto. Armoniose finestre ad arco si aprivano sulle pareti, a cui erano appesi drappi di seta blu e bronzo: di giorno, i Corvonero godevano di una vista spettacolare sulle montagne Circostanti. Il soffitto era una cupola trapunta di stelle dipinte, ripetute nella moquette blu notte. C'erano tavoli, sedie e librerie, e una nicchia di fronte alla porta ospitava un'alta statua di marmo bianco.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   Harry riconobbe PrisCilla Corvonero dal busto che aveva visto a casa di Luna. La statua era accanto a una porta che, immaginò, conduceva ai dormitori di sopra. Si avviCinò alla donna di marmo, che sembrava restituirgli lo sguardo con un mezzo sorriso canzonatorio sul volto, bello ma lievemente minacCioso. In testa le era stato scolpito un cerchietto delicato. Era simile alla tiara che Fleur aveva indossato per le proprie nozze. InCise tutto intorno c'erano parole minuscole. Harry uscì da sotto il Mantello e salì sul piedistallo per leggerle.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   Harry si voltò di scatto e sCivolò giù dal piedistallo sul pavimento. La figura ingobbita di Alecto Carrow era in piedi davanti a lui e, nel momento in cui Harry alzava la bacchetta, la strega premette il tozzo indice sul teschio col serpente marchiato sul suo avambracCio.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   Non appena il dito della strega toccò il Marchio, la Cicatrice di Harry arse selvaggiamente, la stanza stellata svanì, e lui si ritrovò su una rocCia ai
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   E infatti il soffitto cominCiò a tremare. Passi affrettati rimbombavano sempre più forti dietro la porta che conduceva ai dormitori: l'incantesimo di Luna aveva svegliato i Corvonero di sopra.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   I piedi di Luna apparvero dal nulla; Harry corse al suo fianco e lei fece ricadere il Mantello su di loro. La porta si aprì e una fiumana di Corvonero, tutti in pigiama o in camiCia da notte, si riversò nella sala comune. Ci furono strilli di sorpresa quando videro Alecto a terra priva di sensi. Lentamente si avviCinarono alla strega, come fosse una bestia feroce che avrebbe potuto svegliarsi da un momento all'altro e aggredirli. Poi un coraggioso bambino del primo anno le si avviCinò di corsa e le premette l'alluce sulla schiena.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Harry chiuse gli occhi, la Cicatrice pulsava e lui deCise di immergersi di nuovo nella mente di Voldemort... era nella galleria che portava alla prima caverna... voleva controllare che il medaglione fosse al suo posto prima di andarsene... ma non gli Ci sarebbe voluto molto...
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   I pochi Corvonero rimasti si preCipitarono su per le scale quando Amycus irruppe, brandendo la bacchetta. Gobbo come la sorella, aveva un viso flacCido e pallido e occhietti piccoli che si abbassarono subito su Alecto, distesa a terra, immobile, a bracCia e gambe larghe. CacCiò un urlo di rabbia e terrore.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Cos'hanno fatto quei mocCiosi?» gridò. «Li Crucerò tutti finché non mi dicono chi è stato... e cosa dirà il Signore Oscuro?» strillò, in piedi accanto alla sorella, picchiandosi la fronte col pugno. «Non l'abbiamo preso, e lei c'È rimasta secca!»
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Col cavolo!» mugghiò Amycus. «Non dopo che la prende il Signore Oscuro! L'ha chiamato, ho sentito il Marchio che bruCiava, lui pensa che Ci abbiamo Potter!»
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «'Ci abbiamo Potter'?» ripeté la professoressa McGranitt in tono aspro. «Come sarebbe, 'Ci abbiamo Potter'?»
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Ci hanno detto che forse veniva qui!» insisté Carrow. «Che ne so io perché!»
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Possiamo dare la colpa ai ragazzi» riprese Amycus, la facCia porCina improvvisamente scaltra. «Sì, ecco come facCiamo. Ci diCiamo che Alecto l'hanno aggredita i ragazzi, quelli là» e guardò il soffitto stellato, verso i dormitori, «poi Ci diCiamo che l'hanno obbligata a schiacCiare il Marchio e il falso allarme è partito... così punisce loro. Un paio di ragazzi in più o in meno, che differenza fa?»
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Solo la differenza tra la verità e la menzogna, tra il coraggio e la vigliaccheria» replicò la professoressa McGranitt, impallidita, «una differenza, in breve, che lei e sua sorella sembrate incapaCi di comprendere. Ma mi lasCi mettere in chiaro una cosa. Lei non scaricherà le sue molte inettitudini sugli studenti di Hogwarts. Non glielo permetterò».
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Amycus avanzò fino a trovarsi oltraggiosamente viCino alla professoressa McGranitt, il volto a pochi centimetri dal suo. Lei non indietreggiò e lo guardò dall'alto come se fosse qualcosa di disgustoso appicCicato sul sedile di un water.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   E le sputò in facCia.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Harry uscì da sotto il Mantello, alzò la bacchetta e disse: «Questo non dovevi farlo».
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Mentre Amycus si voltava, Harry gridò: «CruCio!»
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Il Mangiamorte fu sollevato da terra. Si contorse in aria come un uomo che annega, ululando per il dolore, e poi, in un frastuono di vetri rotti, crollò sulle ante di una libreria e si afflosCiò a terra, privo di sensi.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Oh, adesso possiamo pronunCiare il suo nome?» chiese Luna con interesse, togliendosi il Mantello dell'Invisibilità. La comparsa di una seconda fuorilegge fu troppo per la professoressa McGranitt, che barcollò all'indietro e cadde su una sedia, stringendosi al collo la vecchia vestaglia scozzese.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Non credo che facCia differenza come lo chiamiamo» rispose Harry. «Sa già dove sono».
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   In una parte remota della mente, quella connessa con la Cicatrice ardente, vide Voldemort attraversare rapido il lago scuro sulla spettrale barca verde... era quasi sull'isola del baCile di pietra...
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Un frusCio, un tintinnio di vetri: Amycus si stava riprendendo. Prima che Harry o Luna potessero intervenire, la professoressa McGranitt si alzò, puntò la bacchetta contro il Mangiamorte stordito e disse: «Imperio».
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Amycus si mise in piedi, si avviCinò alla sorella, prese la sua bacchetta, si diresse obbediente verso la professoressa McGranitt e gliela consegnò assieme alla propria. Poi si distese a terra accanto ad Alecto. La professoressa agitò ancora la bacchetta e una splendente corda d'argento comparve dal nulla e si avvolse attorno ai Carrow, legandoli stretti l'uno all'altra.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

    A queste parole, un'ira simile a dolore fisico attraversò Harry da parte a parte, incendiando la Cicatrice, e per un attimo lui guardò dentro un baCile colmo di una pozione che era diventata trasparente e vide che sotto la superfiCie non c'era alcun medaglione d'oro...
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «C'È pochissimo tempo, Voldemort si avviCina. Professoressa, agisco per ordine di Silente, devo trovare quello che mi ha chiesto di trovare! Ma dobbiamo far usCire gli studenti mentre io perquisisco il castello... è me che Voldemort vuole, ma non gli importerà di ucCidere altre persone, adesso...» Adesso che sa che sto cercando gli Horcrux, concluse tra sé e sé.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «AgisCi per ordine di Silente?» ripeté lei, con improvvisa meraviglia. Poi si erse in tutta la sua statura.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Credo di sì» rispose la professoressa McGranitt asCiutta, «noi insegnanti siamo piuttosto versati nelle arti magiche, sai. Sono certa che riusCiremo a tenerlo a bada per un po', se Ci impegniamo tutti. Naturalmente bisognerà pensare al professor Piton...»
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Mi lasCi...»
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   MarCiò verso la porta, alzando la bacchetta. Dalla punta sbucarono tre gatti d'argento con i segni degli occhiali attorno agli occhi. I Patroni si lan Ciarono agili in avanti, illuminando d'argento la scala a chiocCiola, mentre la professoressa McGranitt, Harry e Luna scendevano di corsa.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   SfrecCiarono lungo i corridoi, e uno dopo l'altro i Patroni si allontanarono; la vestaglia scozzese della professoressa McGranitt frusCiava sul pavimento e Harry e Luna trottavano dietro di lei sotto il Mantello.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Erano scesi di ancora due piani quando altri passi felpati si unirono ai loro. Harry, che sentiva ancora la Cicatrice pizzicare, fu il primo a udirli: cercò la Mappa del Malandrino nella saccocCia attorno al collo, ma prima che riusCisse a sfilarla, anche la McGranitt si accorse che avevano compagnia. Si bloccò, la bacchetta in pugno, pronta al duello, e intimò: «Chi è là?»
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Piton si avviCinò e il suo sguardo dardeggiò dalla McGranitt all'aria attorno a lei, come se percepisse la presenza di Harry. Che a sua volta alzò la bacchetta, pronto ad attaccare.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Piton fletté appena il bracCio sinistro, dove il Marchio Nero era impresso nella pelle.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Piton finse di non aver sentito. Sondava ancora con lo sguardo l'aria attorno a lei e si avviCinava sempre più, poco alla volta, come se nemmeno se ne accorgesse.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Hai visto Harry Potter, Minerva? Perché se l'hai visto, devo insistere...» La professoressa McGranitt si mosse con una rapidità incredibile: la sua bacchetta sferzò l'aria e per un attimo Harry pensò di vedere Piton afflosCiarsi privo di sensi, ma la veloCità del suo Sortilegio Scudo fu tale da far perdere l'equilibrio alla McGranitt. Lei puntò la bacchetta verso una torCia sulla parete, che volò fuori dal sostegno; Harry, pronto a scagliare una maledizione contro Piton, fu costretto a spostare Luna dalla pioggia di fiamme, che divenne un cerchio di fuoco, riempì il corridoio e volò come un lazo verso Piton...
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Poi al posto del fuoco comparve un enorme serpente nero che la McGranitt ridusse in fumo, che si riformò e si solidificò nel giro di pochi istanti per diventare uno sCiame di pugnali volanti: Piton riuscì a evitarli solo spingendo davanti a sé l'armatura, e i pugnali affondarono uno dopo l'altro nel petto di metallo, in un frastuono echeggiante...
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «No!» squittì Vitious, alzando la bacchetta. «Non commetterai altri omiCidi a Hogwarts!»
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Il suo incantesimo colpì l'armatura dietro la quale Piton si era rifugiato, che prese vita con un gran baccano. Piton si liberò dalle bracCia che lo stringevano e la spedì in volo contro i suoi avversari: Harry e Luna dovettero tuffarsi di lato per evitarla e quella si fracassò contro il muro. Quando Harry alzò di nuovo lo sguardo, vide Piton in fuga, con la McGranitt, Vitious e la Sprite alle calcagna: lo rincorsero oltre la porta di un'aula e qualche attimo dopo Harry udì la McGranitt gridare: «Vigliacco! VIGLIACCO!»
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Harry la aiutò a rialzarsi e corsero lungo il corridoio, trasCinandosi dietro il Mantello dell'Invisibilità, per entrare nell'aula deserta. La McGranitt, Vitious e la Sprite stavano davanti a una finestra in frantumi.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Vuol dire che è morto?» Harry sfrecCiò alla finestra, ignorando le urla di stupore di Vitious e della Sprite alla sua improvvisa apparizione.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Con un fremito di orrore, Harry vide in lontananza un'enorme sagoma simile a un pipistrello che volava nel buio verso il muro di Cinta.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Professoressa!» gridò Harry, le mani alla fronte. Vide il lago pullulante di Inferi sCivolare sotto di sé e sentì la barca verde urtare contro la riva sotterranea; Voldemort balzò fuori affamato di morte...
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Professoressa, dobbiamo barricarCi nella scuola, sta arrivando!»
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Molto bene. Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato sta arrivando» annunCiò la McGranitt agli altri insegnanti. La Sprite e Vitious trattennero il fiato; Lumacorno emise un gemito profondo. «Potter ha da fare nel castello per ordine di Silente. Dobbiamo imporre tutte le protezioni di cui siamo capaCi, mentre Potter fa quello che deve».
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Naturalmente sai che niente di Ciò che faremo riusCirà a fermare TuSai-Chi, vero?» squittì Vitious.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Grazie, «Pomona» rispose la professoressa McGranitt, e tra le due streghe passò uno sguardo risoluto di intesa. «Suggerisco di distribuire le protezioni di base dappertutto, poi di radunare i nostri studenti e incontrarCi in Sala Grande. La scuola dev'essere evacuata, ma se alcuni dei maggiorenni desiderano restare a combattere, credo che dobbiamo dar loro questa possibilità».
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Intesi». La professoressa Sprite stava già correndo verso la porta. «Ci vediamo in Sala Grande tra venti minuti con la mia Casa».
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   E mentre se ne andava, la sentirono borbottare: «Tentacula. Tranello del Diavolo. E baccelli di PugnaCio... sì, voglio proprio vederli, i Mangiamorte, contro quelli».
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Io posso agire da qui» propose Vitious, e anche se quasi non arrivava al davanzale, puntò la bacchetta oltre la finestra rotta e cominCiò a mormorare incantesimi enormemente complicati. Harry udì uno strano frusCio, co me se Vitious avesse scatenato il potere del vento sui terreni attorno. «Professore» cominCiò Harry, avviCinandosi al minuscolo maestro di Incantesimi, «professore, mi spiace interromperla, ma è importante. Ha idea di dove si trovi il diadema di Corvonero?»
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Ci vediamo con i tuoi Corvonero in Sala Grande, Filius!» esclamò la professoressa McGranitt, e fece cenno a Harry e Luna di seguirla.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Erano appena alla porta quando Lumacorno cominCiò a mugugnare.
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   «Aspetto anche te e i Serpeverde in Sala Grande tra venti minuti» lo interruppe la professoressa McGranitt. «Se desideri andartene con i tuoi studenti, non ti fermeremo. Ma se qualcuno di voi tenta di sabotare la nostra resistenza o prende le armi contro di noi dentro le mura di questo castello, allora, Horace, combatteremo per ucCidere».
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   «È venuto il momento che la Casa di Serpeverde deCida da che parte stare» tagliò corto la professoressa McGranitt. «Vai a svegliare i tuoi studenti, Horace».
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Piertotum... oh, per l'amor del Cielo, Gazza, non ora...»
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «È lì che devono essere, pezzo di defiCiente!» urlò la McGranitt. «Adesso vada a fare qualcosa di costruttivo! Trovi Pix!»
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Gazza evidentemente era convinto che la professoressa McGranitt fosse usCita di senno, ma si allontanò zoppicando, gobbo, borbottando a mezza voce.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Hogwarts è in pericolo!» urlò la professoressa McGranitt. «Presidiate i confini, proteggeteCi, fate il vostro dovere per la nostra scuola!»
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Ora, Potter» riprese la McGranitt, «È meglio che tu e la signorina Lovegood torniate dai vostri amiCi e li portiate in Sala Grande... io sveglierò gli altri Grifondoro».
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   Si separarono sul pianerottolo successivo: Harry e Luna tornarono di corsa all'ingresso nascosto della Stanza delle Necessità. IncroCiarono gruppi di studenti, molti avvolti in mantelli da viaggio sopra il pigiama. Insegnanti e prefetti li guidavano verso la Sala Grande.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Ma Harry non si voltò, e finalmente raggiunsero l'ingresso della Stanza delle Necessità. Harry si appoggiò alla parete incantata, che si aprì per lasCiarli entrare, e lui e Luna si preCipitarono giù per la stretta rampa di scale.
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   Harry mancò alcuni scalini per la sorpresa: la stanza era stipata, molto più affollata di poco prima. Kingsley e Lupin lo guardavano dal basso, insieme a Oliver Baston, Katie Bell, Angelina Johnson e AliCia Spinnet, Bill e Fleur, e i signori Weasley.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Voldemort sta arrivando, stanno barricando la scuola... Piton è fuggito... cosa Ci fate qui? Come avete fatto a saperlo?»
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   «Abbiamo mandato dei messaggi al resto dell'EserCito di Silente» spiegò
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Con un boato, un'ondata di persone si lanCiò ai piedi delle scale; Harry si ritrovò schiacCiato contro la parete mentre i membri dell'Ordine della Fenice, dell'EserCito di Silente e della sua vecchia squadra di Quidditch lo oltrepassavano di corsa, tutti con le bacchette sfoderate, pronti a riversarsi nel castello.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Sei minorenne!» stava urlando la signora Weasley quando Harry si avviCinò. «Non lo permetterò! I ragazzi sì, ma tu, tu devi tornare a casa!»
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Ginny liberò il bracCio dalla stretta della madre con uno strattone che le sventagliò i capelli.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Sono nell'EserCito di Silente...»
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Ha sediCi anni!» urlò la signora Weasley. «Non è abbastanza grande!
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Non posso tornare a casa!» Gli occhi le sCintillavano di lacrime di rabbia. «Tutta la mia famiglia è qui, non posso star là da sola ad aspettare, senza sapere, e...»
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Uno scalpicCio e un gran tonfo: qualcuno uscì dal tunnel, perse l'equilibrio e cadde. Si rimise in piedi aggrappandosi alla sedia più viCina, si
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

    guardò intorno attraverso gli occhiali storti cerchiati di corno e disse: «Sono in ritardo? è già cominCiato? L'ho saputo solo ora e...»
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Lupin batté le palpebre, esterrefatto. Il silenzio tra i Weasley parve solidificarsi come ghiacCio.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Ecco, ho una foto!» gridò Lupin. La tirò fuori dalla giacca e la mostrò a Fleur e a Harry: un neonato minuscolo con un Ciuffo di capelli turchesi agitava i pugnetti paffuti davanti all'obiettivo.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Sono stato uno scemo!» ruggì Percy, così forte che per poco la foto non cadde di mano a Lupin. «Un idiota, un imbeCille tronfio, sono stato un... un...»
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Un defiCiente schiavo del Ministero, rinnegato e avido di potere» concluse Fred.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Be', non potevi dirlo meglio di così» dichiarò Fred, e gli tese la mano. La signora Weasley scoppiò in lacrime. Corse avanti, spinse via Fred e strinse Percy in un abbracCio soffocante, mentre lui le dava pacche sulle spalle, lo sguardo puntato sul padre.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Il signor Weasley batté le palpebre in fretta, poi anche lui corse ad abbracCiare il figlio.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Era un po' che Ci pensavo» rispose Percy, asCiugandosi gli occhi sotto le lenti con un angolo del mantello da viaggio. «Ma dovevo trovare un modo di venir via e non è faCile al Ministero, sbattono in prigione traditori uno dopo l'altro. Sono riusCito a mettermi in contatto con Aberforth e dieCi minuti fa mi ha fatto sapere che Hogwarts stava per dare battaglia, e così sono tornato».
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Be', Ci aspettiamo che i nostri prefetti prendano il comando in simili Circostanze» declamò George, in una buona imitazione dei modi più pomposi di Percy. «Adesso andiamo di sopra a combattere, o Ci perderemo tutti
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Ginny stava tentando di sgattaiolare di sopra, approfittando della riconCiliazione.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Molly, facCiamo così» propose Lupin. «Perché Ginny non resta qui?
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «È una buona idea» deCise il signor Weasley. «Ginny, tu non ti muovi da questa Stanza, mi hai sentito?»
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Ma in quel momento la Cicatrice esplose e la Stanza delle Necessità sparì: stava guardando attraverso l'alto cancello di ferro con i Cinghiali alati sui pilastri, oltre la distesa buia di prati e boschi, verso il castello illuminato. Nagini era avvolta intorno alle sue spalle. Era posseduto dal gelido, feroce senso di determinazione che precede un assassinio.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Non c'È tempo per raccogliere gli effetti personali» ribatté la professoressa McGranitt. «L'importante è farvi usCire di qui sani e salvi».
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Ma la conclusione fu coperta da un'altra voce che rimbombò nella Sala. Era acuta, fredda e chiara: impossibile capire da dove venisse, sembrava usCire dalle mura stesse, come se, alla pari del mostro che un tempo aveva controllato, vi fosse rimasta assopita per secoli.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «So che vi state preparando a combattere». Ci furono urla tra gli studenti; alcuni si aggrapparono ai compagni, guardandosi intorno terrorizzati in cerca della fonte del suono. «I vostri sforzi sono futili. Non potete fermarmi. Io non voglio ucCidervi. Nutro un enorme rispetto per gli insegnanti di Hogwarts. Non voglio versare sangue di mago».
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Il silenzio li inghiottì di nuovo. Le teste si voltarono, ogni occhio nella Sala sembrava aver trovato Harry e tenerlo immobilizzato nel riverbero di migliaia di raggi invisibili. Poi una figura si alzò dal tavolo di Serpeverde; Harry riconobbe Pansy Parkinson, che levò un bracCio tremante e urlò: «Ma è laggiù! Potter è laggiù! Qualcuno lo prenda!»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Prima che Harry potesse parlare, Ci fu un movimento collettivo. I Grifondoro si alzarono a fronteggiare non lui, ma i Serpeverde. Poi anche i Tassorosso si alzarono, e quasi nello stesso istante i Corvonero: davano tutti le spalle a Harry e guardavano Pansy. Harry, sgomento e commosso, vide bacchette sbucare dappertutto, sfilate da sotto i mantelli e dalle maniche.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Grazie, signorina Parkinson» disse la professoressa McGranitt con voce gelida. «UsCirai per prima dalla Sala con il signor Gazza. Il resto della tua Casa è pregato di seguirti».
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Harry udì lo stridio delle panche spostate e il rumore dei Serpeverde che usCivano tutti insieme dall'altro lato della Sala.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Lentamente, i quattro tavoli sì svuotarono. Quello di Serpeverde rimase deserto, ma alcuni dei Corvonero più anziani restarono seduti mentre i loro compagni usCivano in fila: ancora di più ne rimasero tra i Tassorosso, costringendo la professoressa McGranitt a scendere dalla pedana degli insegnanti per costringere i minorenni ad andarsene.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Non li hai...?» cominCiò il signor Weasley, preoccupato.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Manca solo mezz'ora a mezzanotte, dobbiamo agire in fretta! Gli insegnanti di Hogwarts e l'Ordine della Fenice hanno concordato un piano. I professori Vitious, Sprite e McGranitt condurranno gruppi di combattenti in Cima alle tre torri più alte quella di Corvonero, di Astronomia e di Grifondoro dove avranno una buona visuale e posizioni ottime per scagliare
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

    incantesimi. Nel frattempo, Remus» e indicò Lupin, «Arthur» e fece un cenno al signor Weasley «e io guideremo altri gruppi all'esterno. Ci vorrà qualcuno che organizzi la difesa dei passaggi che conducono nella scuola...»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Si sentì addosso molti sguardi, mentre correva dalla Sala Grande nell'ingresso ancora affollato di studenti che si stavano allontanando. Si lasCiò trasCinare con loro su per la scalinata di marmo, ma quando fu in Cima svoltò in un corridoio deserto. Il panico gli offuscava il cervello. Cercò di calmarsi, di concentrarsi sull'Horcrux, ma i suoi pensieri ronzavano frenetiCi e inutili come vespe imprigionate sotto un bicchiere. Senza Ron e Hermione ad aiutarlo, non riusCiva a riordinare le idee. Rallentò e si fermò a metà di un passaggio vuoto. Sedette sul piedistallo di una statua andata via ed estrasse la Mappa del Malandrino dalla saccocCia che portava al collo. Non vide i nomi di Ron e Hermione da nessuna parte, anche se, pensò, potevano essere nascosti tra la folla di puntini diretti alla Stanza delle Necessità. Ripose la Mappa, si premette le mani sul volto e chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi...
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Ecco: un fatto concreto, il punto di partenza. Voldemort aveva messo di guardia Alecto Carrow alla sala comune di Corvonero e poteva esserCi una sola spiegazione: temeva che Harry già sapesse che il suo Horcrux era legato a quella Casa.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Ma l'unico oggetto che tutti assoCiavano a Corvonero era il diadema perduto... possibile che l'Horcrux fosse il diadema? Possibile che Voldemort, il Serpeverde, avesse trovato il diadema che aveva eluso generazioni
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Sotto le dita, gli occhi di Harry si riaprirono. Balzò su dal piedistallo e percorse il cammino a ritroso, inseguendo la sua ultima speranza. Il rumore di centinaia di persone in marCia verso la Stanza delle Necessità aumentava man mano che si avviCinava alla scalinata di marmo. I prefetti urlavano ordini, cercando di tenere il conto degli studenti delle loro Case; era tutto uno spintonare e sgomitare; Harry vide Zacharias Smith mandare a gambe all'aria alcuni studenti del primo anno per essere il primo della fila; qua e là alcuni dei più piccoli piangevano, mentre gli anziani chiamavano disperati gli amiCi o i fratelli...
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Nick gli afferrò le mani e a Harry sembrò di averle immerse nell'acqua ghiacCiata.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Harry guardò nella direzione indicata dal dito trasparente di Nick e vide un fantasma alto che si accorse del suo sguardo, inarcò le sopracCiglia e fluttuò via attraverso una parete.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Lei acconsentì a fermarsi, a qualche centimetro da terra. Era bella, con i capelli lunghi fino alla vita e il mantello che sfiorava il suolo, ma sembrava anche altezzosa e fiera. Quando le fu viCino, si ricordò di averla incro Ciata diverse volte nei corridoi, ma non le aveva mai rivolto la parola. «Lei è la Dama Grigia?»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Non voleva gridare, ma rabbia e panico minacCiavano di avere la meglio. Guardò l'orologio: mancava un quarto d'ora a mezzanotte.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «È urgente» insisté deCiso. «Se quel diadema si trova a Hogwarts, devo trovarlo, e in fretta».
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Le ho già detto che non voglio indossarlo!» ribatté Harry con veemenza. «Non c'È tempo per spiegarle... ma se Ci tiene a Hogwarts, se vuole vedere Voldemort sconfitto, deve dirmi tutto quello che sa su quel diadema!»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Harry non sapeva come aveva fatto a ottenere la sua fiduCia e non lo chiese: si limitò ad ascoltarla con tutta la sua attenzione. «Mia madre, dicono, non ha mai ammesso che il diadema era sparito, ha finto di averlo ancora. Ha nascosto il furto, il mio terribile tradimento, anche agli altri fondatori di Hogwarts.
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   «Il Barone Sanguinario, sì» rispose la Dama Grigia, e scostò il mantello per rivelare una sola, scura ferita nel petto bianco. «Quando capì quello che aveva fatto, fu preso dal rimorso. Usò l'arma che mi aveva rubato la vita per ucCidersi. Dopo tutti questi secoli, porta ancora le catene come atto di contrizione... e ne ha ben donde» aggiunse amareggiata.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «In una foresta in Albania. Un luogo solitario che ritenevo suffiCientemente lontano da mia madre».
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «In Albania» ripeté Harry. Dalla confusione affiorava miracolosamente un senso, e adesso capiva perché gli stesse dicendo Ciò che aveva taCiuto a Silente e a Vitious. «Ha già raccontato questa storia a qualcuno, vero? A un altro studente?»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Be', lei non è la prima a cui Riddle ha carpito informazioni» borbottò Harry. «Sapeva essere affasCinante quando voleva...»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   E così Voldemort era riusCito a farsi dire dalla Dama Grigia, con moine e lusinghe, il nascondiglio del diadema perduto. Aveva viaggiato fino a quella remota foresta e recuperato il gioiello, forse subito dopo aver lasCiato Hogwarts, prima ancora di cominCiare a lavorare da Magie Sinister.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   E quei solitari boschi albanesi non erano forse stati il rifugio ideale, molto tempo dopo, quando Voldemort aveva avuto bisogno di nascondersi per dieCi lunghi anni?
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   Harry la lasCiò lì a fluttuare esterrefatta. Voltò l'angolo per tornare nella Sala d'Ingresso e guardò l'orologio. Mancavano Cinque minuti a mezzanotte, e anche se adesso sapeva che cos'era l'ultimo Horcrux, non era più viCino a scoprire dov'era...
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Generazioni di studenti non erano riusCite a trovare il diadema; il che faceva pensare che non fosse nella Torre di Corvonero... ma se non era lì, allora dove? Quale nascondiglio aveva scoperto Tom Riddle nel castello di Hogwarts, convinto che sarebbe rimasto segreto per sempre?
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   Hagrid si chinò, strizzò Harry in un rapido abbracCio spaccacostole, poi corse di nuovo alla finestra fracassata.
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   «Bel colpo, Groppino!» gridò guardando giù. «Ci vediamo fra un attimo, fa' il bravo!»
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   Oltre la finestra, nel buio della notte, Harry vide scoppi di luce in lontananza e udì uno strano urlo lamentoso. Guardò l'orologio: era mezzanotte. La battaglia era cominCiata.
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   «Cavoli, Harry» ansimò Hagrid, «allora Ci siamo, eh? è ora di combattere!»
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   «Ho sentito Tu-Sai-Chi dalla nostra caverna lassù» rispose Hagrid, cupo. «Si sentiva bene, eh? 'Ci avete tempo fino a mezzanotte per darmi Potter'. Ho capito che eri qui, ho capito cosa stava succedendo. A cucCia, Thor. Così siamo venuti giù, io e Groppino e Thor, per dare una mano. Abbiamo spaccato il muro viCino alla foresta, Grappino Ci portava, a me e a Thor. Gli ho detto di mettermi giù al castello e lui mi ha lanCiato dentro la finestra, benedetto ragazzo. Non volevo dire proprio quello, ma insomma... dove sono Ron e Hermione?»
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   «Non so di preCiso» rispose Harry, imboccando un altro passaggio a caso, «ma Ron e Hermione devono essere qui da qualche parte».
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   Il brutto muso di pietra gli ricordò all'improvviso il busto di marmo di PrisCilla Corvonero a casa di Xenophilius, con quell'assurdo copricapo in testa, e poi la statua nella Torre di Corvonero, con il diadema di pietra so pra i ricCi bianchi...
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   E quando raggiunse la fine del corridoio, affiorò in lui il ricordo di un terzo ritratto di pietra: quello di un vecchio brutto stregone, a cui lui stesso aveva ficcato in testa una parrucca e una vecchia tiara ammaccata. La sorpresa lo attraversò come una vampata di Whisky Incendiario e per poco non inCiampò.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Tom Riddle, che non si fidava di nessuno e agiva da solo, forse era stato tanto arrogante da pensare di essere l'unico ad aver penetrato i misteri più profondi del castello di Hogwarts. Naturalmente Silente e Vitious, studenti modello, non Ci avevano mai messo piede, ma lui, Harry, nel corso della sua carriera scolastica aveva deviato dal sentiero tracCiato... ecco infine un segreto che lui e Voldemort condividevano e Silente non aveva mai scoperto...
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   Fu riscosso dalla professoressa Sprite che passò di gran corsa seguita da Neville e da Cinque o sei altri ragazzi, tutti con le cuffie sulle orecchie e una grossa pianta in vaso tra le bracCia.
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   Harry ormai sapeva dove andare: partì di corsa, con Hagrid e Thor che gli galoppavano dietro. Passarono davanti a una serie di ritratti e le figure dipinte corsero con loro, maghi e streghe con gorgiere e calzabrache, armature e mantelli, si stipavano nelle tele altrui, urlando notizie raccolte in altre parti del castello. Quando arrivarono alla fine di quel corridoio, l'intero edifiCio tremò e Harry capì, vedendo esplodere un vaso gigantesco sul suo piedistallo, che era preda di incantesimi più sinistri di quelli degli insegnanti e dell'Ordine.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Va tutto bene, Thor... tutto bene!» urlò Hagrid, ma l'enorme danese fuggì tra frammenti di porcellana che volavano come le schegge di una granata e Hagrid inseguì il cagnone terrorizzato, lasCiando Harry solo.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Millantatori e canaglie, marrani e felloni, cacCiali via, Harry Potter, respingili!»
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   Harry si preCipitò dietro un angolo e trovò Fred e altri studenti, tra cui Lee Jordan e Hannah Abbott, accanto a un altro piedistallo vuoto: la sua
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Bella serata!» urlò Fred. Il castello tremò di nuovo e Harry corse via, euforico e terrorizzato in pari misura. SfrecCiò lungo un altro corridoio, pieno di gufi svolazzanti, inseguiti da Mrs Purr che soffiava e cercava di prenderli con le zampe, probabilmente per farli tornare al loro posto...
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Ci sono centinaia di ragazzi nel mio pub, Potter!»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   E poi si catapultò oltre un ultimo angolo e lanCiò un urlo di sollievo misto a rabbia: aveva visto Ron e Hermione, le bracCia piene di grossi oggetti gialli, sporchi e ricurvi. Ron aveva una scopa sottobracCio.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Nella Camera... cosa?» fece Harry, fermandosi incerto davanti a loro. «È stato Ron, è stata una sua idea!» Hermione era senza fiato. «Non È geniale? Dopo che sei andato via, io ho detto a Ron: se anche troviamo l'altro, come facCiamo a distruggerlo? Non abbiamo ancora distrutto la coppa! E allora gli è venuto in mente! Il Basilisco!»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Lo sguardo di Harry si spostò sugli oggetti che gli amiCi stringevano fra le bracCia: enormi zanne ricurve strappate, adesso l'aveva capito, dal cranio di un Basilisco morto.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «È quello che hai fatto tu per aprire il medaglione» si giustificò con Harry. «Mi Ci è voluto qualche tentativo, ma alla fine siamo passati» concluse, con una modesta scrollata di spalle.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Una cosa da niente» si schermì Ron, ma era molto compiaCiuto. «E tu, hai novità?»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Le pareti vibrarono di nuovo e Harry guidò i due amiCi attraverso l'ingresso nascosto e giù per le scale nella Stanza delle Necessità. Non c'era nessuno, a parte tre donne: Ginny, Tonks e un'anziana strega con un cappello mangiucchiato dalle tarme, che Harry riconobbe all'istante come la nonna di Neville.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Ah, Potter» lo accolse lei con vivaCità, come se lo stesse aspettando. «Tu saprai dirCi cosa sta succedendo».
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Io sono stata l'ultima a passare» assicurò la signora PaCiock. «L'ho chiuso, credo che non sia prudente lasCiarlo aperto ora che Aberforth ha lasCiato il pub. Hai visto mio nipote?»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Ginny fu solo felice di lasCiare il suo rifugio.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Gli elfi domestiCi, saranno tutti giù in cuCina, no?»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Le zanne di Basilisco caddero con un gran fragore dalle bracCia di Hermione. Corse da Ron, lo abbracCiò e lo baCiò sulla bocca. Ron gettò via le zanne e il manico di scopa e rispose con tanto entusiasmo che sollevò
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Vi pare il momento?» gemette Harry debolmente. Ma quando non successe nulla, anzi Ron e Hermione si strinsero più forte e cominCiarono a dondolare sul posto, alzò la voce. «Ehi! C'È una guerra là fuori!»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Ron e Hermione si separarono, ma rimasero abbracCiati.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Quando tornarono nel corridoio, fu evidente che nei pochi minuti che avevano trascorso nella Stanza delle Necessità la situazione nel castello era deCisamente peggiorata: pareti e soffitto erano sempre più squassati dalle vibrazioni; la polvere riempiva l'aria e dalla finestra più viCina Harry vide lampi di luce verde e rossa ai piedi del castello, il che voleva dire che i Mangiamorte erano prossimi a entrare. Guardando in giù vide Grop il gigante che brandiva un gargoyle di pietra strappato dal tetto e ruggiva il suo disappunto.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

    «Speriamo che ne calpesti un po'!» esclamò Ron, mentre altre urla echeggiavano più viCine.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Basta che non siano dei nostri!» intervenne una voce. Harry si voltò e vide Ginny e Tonks, le bacchette tese, alla finestra accanto, a cui mancavano diverse lastre di vetro. Proprio in quel momento Ginny scagliò con preCisione una fattura su una folla di combattenti di sotto.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Il furore della battaglia svanì non appena varcarono la soglia e si chiusero dentro: il silenzio era totale. Erano in un luogo ampio come una cattedrale e simile a una Città; le alte pareti erano pile di oggetti nascosti nei secoli da migliaia di studenti.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «E non ha mai capito che Ci poteva entrare chiunque?» chiese Ron, e la sua voce echeggiò nel silenzio.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Credeva di essere l'unico» rispose Harry. «Purtroppo per lui, anch'io ho avuto della roba da nasconderCi... da questa parte» aggiunse, «mi pare che sia quaggiù...»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Passò davanti al troll impagliato e all'Armadio Svanitore che Draco Malfoy aveva riparato l'anno prima con tragiche conseguenze, poi esitò, guardando su e giù lungo corsie di Ciarpame; non ricordava più la strada...
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «AcCio diadema!» gridò Hermione disperata, ma non arrivò nulla in volo. Come la camera blindata alla Gringott, la stanza non sembrava voler cedere tanto faCilmente gli oggetti che nascondeva.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «DividiamoCi» suggerì Harry. «Cercate il busto di pietra di un vecchio
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

    con una parrucca e una tiara! è sopra una credenza, da queste parti...» Corsero lungo i corridoi adiacenti; Harry sentiva i passi degli amiCi risuonare attraverso cataste pericolanti di Cianfrusaglie, bottiglie, cappelli, casse, sedie, libri, armi, maniCi di scopa, mazze...
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Da qualche parte qui viCino» borbottò tra sé Harry. «Qui viCino... qui viCino...»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Si addentrò nel labirinto, cercando di riconoscere qualche oggetto dalla sua unica precedente visita. Il respiro gli rimbombava nelle orecchie e poi la sua anima stessa rabbrividì: eccola laggiù, la vecchia credenza piena di bolle in cui aveva nascosto il libro di Pozioni, e in Cima lo stregone di pietra sbeccata con la parrucca polverosa e quella che sembrava un'antica tiara scolorita.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Verremo ricompensati» ribatté Tiger: aveva una voce sorprendentemente dolce per un essere così enorme; Harry non l'aveva quasi mai sentito parlare prima. Tiger sorrideva come un bambino a cui è stato promesso un sacchetto di caramelle. «Siamo rimasti indietro, Potter. Abbiamo deCiso di non andare. Abbiamo deCiso di consegnarti a Lui».
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Bel piano» commentò Harry con finta ammirazione. Non poteva credere di esserCi arrivato così viCino e di fallire per colpa di Malfoy, Tiger e Goyle. Indietreggiò lentamente verso il busto sul quale era posato storto l'Horcrux. Se solo fosse riusCito a metterCi le mani prima che si scatenasse la lotta...
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Con un movimento rapido come una frustata, Tiger puntò la bacchetta contro la montagna alta quindiCi metri, una catasta di vecchi mobili, bauli rotti, libri usati, vestiti e altri oggetti non identificabili, e urlò: «Descendo!»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   La parete dondolò, poi cominCiò a franare nel corridoio accanto, dov'era Ron.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Ron!» urlò Harry e anche Hermione, nascosta chissà dove, lanCiò un grido. Harry udì una lunga serie di oggetti cadere a terra dall'altra parte del muro in bilico: puntò la bacchetta, gridando «Finitus!» e quello si stabilizzò.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «No!» esclamò Malfoy, bloccando il bracCio di Tiger che stava per ripetere l'incantesimo. «Se distruggi la stanza, rischi di seppellire anche quel diadema!»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «'Deve voler dire'?» Tiger si rivoltò contro Malfoy con aperta feroCia. «Me ne sbatto di quello che pensi tu! Non prendo più ordini da te, Draco. Tu e il tuo papino siete finiti».
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Harry!» gli fece il verso Tiger. «Che succ... no, Potter! CruCio!»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Harry si era lanCiato verso la tiara; la maledizione di Tiger lo mancò, ma colpì il busto di pietra, che volò in aria; il diadema schizzò verso l'alto e poi cadde, scomparendo nella catasta di oggetti sulla quale fino a un attimo prima era posato il busto.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «E allora? Non l'ho mica ammazzato!» rispose Tiger, liberandosi dalla presa di Malfoy. «Però se Ci riesco lo facCio, il Signore Oscuro vuole che
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Hermione si tuffò da un lato. Tiger aveva tentato di ucCiderla: la rabbia si impadronì di Harry, cancellandogli tutto il resto dalla mente. LanCiò uno Schiantesimo contro Tiger, che lo evitò con un balzo, facendo cadere la bacchetta di mano a Malfoy; la vide rotolare lontano, sotto un cumulo di mobili rotti e scatole.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Non ucCidetelo! NON UCCiDETELO!» gridò Malfoy a Tiger e Goyle, che puntavano tutti e due contro Harry: quell'istante di esitazione bastò.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Tiger si voltò di scatto e urlò di nuovo «Avada Kedavra!» Ron balzò via per evitare il getto di luce verde. Malfoy, disarmato, si riparò dietro un armadio con tre gambe mentre Hermione si lanCiava verso di loro, colpendo Goyle con uno Schiantesimo.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «È qui da qualche parte!» le urlò Harry, indicando la pila di Cianfrusaglie nella quale era caduta la vecchia tiara. «Cercala, io vado ad aiutare R...»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Un boato alle sue spalle lo fece voltare. Vide Ron e Tiger correre a tutta veloCità su per il corridoio verso di lui.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Ti piace caldo, fecCia?» ruggì Tiger correndo.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Ma evidentemente non era in grado di controllare Ciò che aveva fatto. Fiamme di altezza anomala li inseguivano, lambendo le mura di Cianfrusaglie, che al loro tocco si incenerivano.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Aguamenti!» gridò Harry, ma il getto d'acqua che uscì dalla punta della sua bacchetta evaporò all'istante.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Malfoy afferrò Goyle Schiantato e lo trasCinò con sé: Tiger li sorpassò tutti, terrorizzato; Harry, Ron e Hermione schizzarono dietro di lui, e il fuoco dietro di loro. Non era un fuoco normale; Tiger aveva usato una ma ledizione ignota a Harry: quando voltavano un angolo le fiamme li inseguivano come se fossero vive, cosCienti, deCise a ucCiderli. Poi il fuoco si trasformò, formando un branco gigantesco di bestie feroCi: serpenti fiammeggianti, Chimere e draghi sorsero e ricaddero e risorsero, e i detriti secolari dei quali si stavano Cibando venivano scagliati nelle loro fauCi, lanCiati in alto dai loro stessi artigli prima di essere consumati dall'inferno.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Malfoy, Tiger e Goyle erano spariti; Harry, Ron e Hermione si bloccarono: i mostri feroCi li Circondavano, sempre più viCini, con artigli e corna e code guizzanti, e il calore era solido come un muro.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Harry prese dal mucchio di Ciarpame più viCino due maniCi di scopa che gli sembravano suffiCientemente solidi e ne gettò uno a Ron, che trasCinò Hermione in sella dietro di lui. Harry cavalcò la seconda scopa e scalCiando forte a terra si levarono in volo, evitando il becco cornuto di un rapace infuocato che schioccò le mandibole a pochi centimetri da loro. Il fumo e il calore erano opprimenti: sotto, le fiamme maledette consumavano i traffiCi illeCiti di generazioni di studenti, i colpevoli frutti di mille esperimenti vietati, i segreti di innumerevoli anime che avevano cercato rifugio in quella stanza. Harry non vide tracCia di Malfoy, Tiger o Goyle: volò più basso che poté sui mostri di fiamma, ma non c'era altro che fuoco: che morte terribile... non aveva mai voluto questo...
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Harry, usCiamo, usCiamo!» gridò Ron, ma era impossibile vedere la porta in quel fumo nero.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «È... troppo... pericoloso!» urlò Ron, ma Harry si girò a mezz'aria. Approfittando della minima protezione dal fumo che gli offrivano gli occhiali, setacCiò con lo sguardo la tempesta di fuoco, in cerca di un segno di vita, di un arto o di un volto non ancora incenerito...
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   E li scorse: Malfoy con le bracCia attorno a Goyle svenuto, tutti e due appollaiati su una fragile torre di sedie carbonizzate. Si abbassò. Malfoy lo vide arrivare e alzò un bracCio, ma appena lo afferrò Harry capì che era inutile: Goyle era troppo pesante e la mano di Malfoy, madida di sudore, gli sCivolò subito dalla presa...
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «SE MORIAMO PER LORO, TI UCCiDO, HARRY!» ruggì la voce di Ron, e proprio quando un'enorme Chimera ardente stava per calare su di
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «La porta, vai alla porta, la porta!» urlò Malfoy nell'orecchio di Harry, che accelerò, seguendo Ron, Hermione e Goyle nella marea di fumo nero, senza quasi riusCire a respirare: attorno a loro gli ultimi oggetti non ancora divorati dalle fiamme venivano scagliati in aria dai mostri del fuoco maledetto, come in una speCie di celebrazione: coppe e scudi, una collana sfavillante e una vecchia tiara scolorita...
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Cosa fai, cosa fai? La porta è di là!» urlò Malfoy, ma Harry fece dietrofront e scese in picchiata. Il diadema sembrava cadere al rallentatore, girando e sCintillando, nelle fauCi spalancate di un serpente, e poi Harry lo prese, l'aveva infilato al polso...
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Harry girò di nuovo, evitando il serpente che si slanCiava su di lui, e si alzò verso il punto in cui sperava che fosse la porta: Ron, Hermione e Goyle non c'erano più. Malfoy strillava e si teneva così stretto da fargli male. Poi tra il fumo vide una macchia rettangolare nel muro e sterzò: un attimo dopo i suoi polmoni si riempirono di aria pulita e i due urtarono contro la parete opposta del corridoio.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Malfoy cadde dalla scopa e rimase disteso a facCia in giù; rantolava e tossiva, scosso dai conati. Harry si rigirò e si mise a sedere: la porta della Stanza delle Necessità era sparita e Ron e Hermione erano seduti a terra, ansimanti, accanto a Goyle ancora privo di sensi.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «T-Tiger» tossicchiò Malfoy non appena riuscì a parlare. «T-Tiger...» «È morto» rispose Ron, rauco.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Calò il silenzio, rotto solo dai respiri affannosi e dai colpi di tosse. Poi il castello fu scosso da una serie di boati e una grande cavalcata di figure trasparenti passò al galoppo, portandosi sottobracCio le teste che urlavano la loro sete di sangue. Quando la CacCia dei Senzatesta fu passata, Harry si tirò in piedi barcollando e si guardò intorno: la battaglia infuriava ancora. Udì altre grida, oltre a quelle dei fantasmi che si allontanavano. Il panico lo invase.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Cavolo, ma secondo te funziona ancora dopo quell'incendio?» chiese Ron. Anche lui si alzò, si stropicCiò il petto e guardò a destra e sinistra. «Dobbiamo dividerCi e cercare...?»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «No» lo interruppe Hermione, anche lei in piedi. Malfoy e Goyle rimasero accasCiati sul pavimento del corridoio; erano senza bacchetta. «Re stiamo uniti. Io dico di andare... Harry, cos'hai appeso al bracCio?»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Si sfilò il diadema dal polso e lo sollevò in alto. Era ancora caldo, annerito dalla fuliggine, ma guardandolo bene vide le minuscole parole inCise tutto intorno: 'Un ingegno smisurato per il mago è dono grato...'
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Peccato che quando hanno spiegato come fermarlo era distratto» borbottò Ron che, come Hermione, aveva i capelli bruCiacchiati e il volto nero di fuliggine. «Se non avesse cercato di ammazzarCi tutti, quasi quasi mi spiacerebbe per lui».
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Ma non capisCi?» sussurrò Hermione. «Vuol dire che se riusCiamo a prendere il serpente...»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Ma si interruppe perché urla e grida e l'inconfondibile fragore di un duello riempirono il corridoio. Harry si guardò intorno e si sentì mancare: i Mangiamorte erano entrati a Hogwarts. Fred e Percy stavano duellando contro due uomini mascherati e incappucCiati.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Harry, Ron e Hermione corsero avanti per aiutarli: getti di luce volarono in tutte le direzioni e l'uomo che lottava contro Percy indietreggiò, in fretta: il cappucCio gli cadde dalla testa, scoprendo una fronte alta e capelli striati...
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Ah, Ministro!» urlò Percy, e scagliò una fattura contro O'Tusoe, che lasCiò cadere la bacchetta e portò le mani al petto, in evidente difficoltà. «Le ho detto che do le dimissioni?»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Hai fatto una battuta, Perce!» gridò Fred, quando il Mangiamorte con cui stava combattendo crollò colpito da tre diversi Schiantesimi. O'Tusoe era caduto a terra e minuscole spine gli spuntavano dappertutto; sembrava che si stesse trasformando in una speCie di ricCio di mare. Fred guardò il
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   L'aria esplose. Erano tutti viCini: Harry, Ron, Hermione, Fred e Percy, i due Mangiamorte ai loro piedi, uno Schiantato, l'altro Trasfigurato; e in quella frazione di secondo, quando il pericolo pareva temporaneamente lontano, il mondo andò in pezzi. Harry si sentì volare e non poté far altro che tenersi stretto con tutte le forze a quel sottile bastonCino di legno che era la sua sola e unica arma, e ripararsi la testa con le bracCia: udì le urla dei suoi compagni senza sapere che cosa stava succedendo...
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Poi il mondo divenne dolore e penombra: Harry era semisepolto nel crollo di un corridoio colpito da un tremendo attacco. Capì dal vento freddo che il fianco del castello era esploso e un calore appicCicoso sulla guanCia gli disse che stava sanguinando copiosamente. Poi sentì un grido lanCinante che gli strappò le viscere, l'espressione di un dolore che né le fiamme né le maledizioni potevano provocare, e si alzò, incerto, più spaventato di quanto non fosse ancora stato quel giorno, più spaventato, forse, che in tutta la sua vita...
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Hermione cercava di rimettersi in piedi in mezzo a quella devastazione e tre uomini con i capelli rossi erano a terra, viCini, nel punto in cui la parete era esplosa. Harry afferrò la mano di Hermione e avanzarono barcollando sopra cumuli di legno e pietra.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   E poi un corpo cadde attraverso lo squarCio nel fianco della scuola, accompagnato da maledizioni scagliate dal buio, che finirono contro la parete dietro le loro teste.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

    «Giù!» urlò Harry, mentre altre fatture schizzavano nella notte: lui e Ron afferrarono Hermione e la gettarono a terra, ma Percy era disteso sul corpo di Fred, a proteggerlo, e quando Harry chiamò «Percy, su, dobbiamo muoverCi!» scosse il capo.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Ha portato degli amiCi!» gridò Harry, guardando dallo squarCio nella parete: altri ragni giganti si arrampicavano, liberati dalla Foresta Proibita nella quale erano evidentemente penetrati i Mangiamorte. Harry scagliò Schiantesimi contro di loro e abbatté il primo della fila, che cadde sui suoi compagni, trasCinandoseli dietro. Altre maledizioni volarono sopra la testa di Harry, così viCine che ne sentì la forza spostargli i capelli.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Harry spinse Hermione davanti a sé con Ron, poi si chinò e prese il corpo di Fred sotto le ascelle. Percy capì le sue intenzioni: si alzò dal cadavere del fratello e lo aiutò. Insieme, curvi per evitare le maledizioni che arrivavano dal parco, trasCinarono Fred fuori dalla linea del fuoco.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Qui» disse Harry, e lo deposero in una nicchia lasCiata vuota da un'armatura. Non sopportava di guardare Fred un attimo più del necessario; dopo essersi assicurato che il corpo fosse ben nascosto si lanCiò dietro a Ron e Hermione. Malfoy e Goyle erano spariti, ma in fondo al corridoio ricoperto di polvere e di pietre, con i vetri delle finestre polverizzati, vide molte figure correre avanti e indietro: diffiCile dire se fossero amiCi o nemiCi. Voltato l'angolo, Percy lanCiò un urlo belluino: «ROOKWOOD!» e si gettò dietro a un uomo alto che inseguiva due studenti.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Aveva spinto Ron dietro un arazzo. Sembrava che lottassero e per un folle istante Harry pensò che si stessero baCiando di nuovo; poi vide che Hermione stava trattenendo Ron, per impedirgli di seguire Percy.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Voglio aiutarlo... voglio ucCidere i Mangiamorte...»
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Ron, solo noi possiamo far finire tutto questo! Ti prego... Ron... Ci serve il serpente, dobbiamo ucCidere il serpente!» lo implorava Hermione.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Ma Harry lo capiva: cercare un altro Horcrux non poteva dare la soddisfazione della vendetta; anche lui voleva lottare, punire chi aveva ucCiso Fred, voleva trovare gli altri Weasley, e soprattutto assicurarsi, essere del tutto sicuro che Ginny non fosse... non poteva nemmeno permettere che l'idea prendesse forma...
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Combatteremo!» continuò Hermione. «Dovremo combattere, per arrivare al serpente! Ma non perdiamo di vista il nostro scopo! Siamo gli uniCi che possono porre fine a tutto!»
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Anche lei piangeva, asCiugandosi le lacrime sulla manica lacera e bruCiata, ma respirò profondamente per calmarsi e, senza lasCiare la presa su Ron, si rivolse a Harry.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Perché era così faCile? Perché la Cicatrice bruCiava da ore, non aspettando altro che di mostrargli i pensieri di Voldemort? All'ordine di Hermione chiuse gli occhi, e subito le urla e i colpi e tutti i suoni dissonanti della battaglia si fecero soffocati e distanti, come se lui fosse lontano, molto lontano da loro...
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Mio Signore» gemette una voce rotta e disperata. Si voltò: LuCius Malfoy era seduto nell'angolo più buio. Era lacero e portava ancora i segni della punizione ricevuta per l'ultima fuga del ragazzo. Aveva un occhio chiuso e gonfio. «Mio Signore... vi prego... mio figlio...»
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Se tuo figlio è morto, LuCius, non è colpa mia. Non è venuto da me come gli altri Serpeverde. Forse ha deCiso di diventare amico di Harry Pot ter?»
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Non fingere, LuCius. Tu desideri che la battaglia abbia fine solo per poter scoprire che cos'È successo a tuo figlio. Non ho bisogno di andare a cercare Potter. Prima che la notte sia finita, Potter verrà da me».
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Piton. Ora. Ho bisogno di lui. Devo chiedergli un... servizio. Vai». Spaventato, inCiampando nella penombra, LuCius uscì dalla stanza. Voldemort rimase a rigirarsi la Bacchetta tra le dita, osservandola.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Non c'È altro modo, Nagini» mormorò, e alzò lo sguardo: l'enorme serpente era sospeso in aria e si muoveva sinuoso dentro lo spazio incantato e protetto creato da Voldemort, una sfera luminosa, trasparente, a metà tra una gabbia sCintillante e un terrario.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Con un sussulto Harry uscì dalla visione e aprì gli occhi; immediatamente le sue orecchie furono aggredite dalle urla e dagli strilli, dai colpi e dalle esplosioni della battaglia.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «È nella Stamberga Strillante. Il serpente è con lui, è avvolto da una speCie di protezione magica. Ha appena mandato LuCius Malfoy a prendere Piton».
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Sa che cerco gli Horcrux e ha Nagini accanto a sé: è chiaro che devo andare da lui se voglio avviCinarmi a quella bestia...»
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Bene» fece Ron, raddrizzando le spalle. «Quindi non puoi andare, perché è quello che vuole, quello che si aspetta. Tu resti qui a proteggere Hermione e io vado a ucCidere...»
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Non pensarCi neanche» sibilò Ron.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Ron, sono in grado quanto te...» ma Hermione non concluse la frase, perché l'arazzo in Cima alla scala fu lacerato.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   I gradini sotto i loro piedi si appiattirono a formare uno sCivolo e lei, Ron e Harry volarono giù, senza poter controllare la veloCità, ma così rapidi che gli Schiantesimi dei Mangiamorte passarono al di sopra delle loro teste. Attraversarono l'arazzo in fondo e rotolarono a terra, andando a urtare la parete opposta.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Duro!» gridò Hermione, puntando la bacchetta contro l'arazzo, che si trasformò in pietra: con due sonori, spaventosi tonfi i Mangiamorte si accasCiarono dall'altra parte.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Indietro!» urlò Ron, e lui, Harry e Hermione si schiacCiarono contro una porta al passaggio di una mandria di banchi di scuola al galoppo, guidata dalla professoressa McGranitt. Non li vide nemmeno: aveva i capelli sCiolti e un taglio alla guanCia. Voltò l'angolo gridando: «CARICA!»
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Scesero di corsa un'altra scala e finirono in un corridoio affollato di duellanti. I ritratti ai due lati erano stipati di figure che urlavano consigli e incoraggiamenti, mentre i Mangiamorte, mascherati e no, lottavano contro studenti e insegnanti. Dean si era procurato una bacchetta, perché era alle prese con Dolohov, mentre Calì fronteggiava Travers. Harry, Ron e Hermione alzarono subito le bacchette, pronti ad aiutarli, ma i duelli erano così rapidi che rischiavano di colpire un amico. Rimasero all'erta, aspettando l'occasione per intervenire, quando sentirono un altissimo wiiiiiiiiiii! Harry alzò lo sguardo e vide Pix sfrecCiare in alto scagliando baccelli di PugnaCio: i Mangiamorte si ritrovarono con la testa in un groviglio di tuberi verdi che si contorcevano come grassi vermi.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Una manCiata di tuberi atterrò sul Mantello sopra la testa di Ron; le vi sCide radiCi rimasero assurdamente sospese a mezz'aria, mentre Ron cercava di scrollarsele di dosso.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «VIA!» urlò Harry: si strinsero il Mantello addosso e sfrecCiarono a testa bassa nella mischia, sCivolando nelle pozze di succo di PugnaCio, diretti al ballatoio della scalinata di marmo che scendeva nella Sala d'Ingresso.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   C'erano altri duelli lungo le scale e nell'ingresso, e Mangiamorte ovunque: Yaxley, viCino al portone, contro Vitious, e lì accanto uno mascherato contro Kingsley. Gli studenti correvano ovunque; alcuni sorreggevano o trasCinavano gli amiCi feriti. Harry scagliò uno Schiantesimo contro il Mangiamorte mascherato, lo mancò e rischiò di colpire Neville, emerso dal nulla con una bracCiata di Tentacula Velenosa, che si abbarbicò allegramente al Mangiamorte più viCino e cominCiò ad avvilupparlo.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Harry, Ron e Hermione si lanCiarono giù per la scalinata di marmo: udirono un rumore di vetro rotto alla loro sinistra e la clessidra di Serpeverde, che registrava i punti della Casa, riversò ovunque i suoi smeraldi, facendo sCivolare chi vi correva sopra. Due corpi caddero dalla balconata e una macchia grigia che Harry prese per un animale attraversò l'ingresso a quattro zampe per affondare i denti in uno dei caduti.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «No!» strillò Hermione, e con un fragoroso colpo di bacchetta spedì Fenrir Greyback lontano dal corpo di Lavanda Brown, che si muoveva appena. Lui urtò contro la balaustra di marmo e cercò di rimettersi in piedi. Poi, con un abbaCinante lampo bianco e uno schianto, una sfera di cristallo gli cadde sulla testa, abbattendolo al suolo, immobile.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Come facCiamo a usCire?» urlò Ron sopra le grida, ma prima che Harry o Hermione potessero rispondere furono scaraventati di lato: Hagrid stava scendendo le scale a passi pesanti, brandendo il suo ombrello rosa a fiori.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Non fateCi del male, non fateCi del male, poverini!» tuonava. «HAGRID, NO!»
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Harry udì qualcuno gridare il suo nome, che fosse amico o nemico non gli interessava: sfrecCiò giù per i gradini nel parco buio, dove i ragni sCiamavano via con la loro preda. Di Hagrid non si vedeva più tracCia.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Gli parve di distinguere un enorme bracCio agitarsi nel groviglio di ragni, ma quando stava per lanCiarsi all'inseguimento fu ostacolato da un piede monumentale, che gli calò davanti dal buio, facendo tremare il suolo. Guardò in su: un gigante torreggiava su di lui, alto sette metri, la testa nascosta nelle tenebre. La luce che veniva dal portone del castello riusCiva a illuminare solo gli stinchi pelosi, grossi come alberi. Con un solo brutale, fluido movimento, infilò un enorme pugno in una finestra dei piani alti e il vetro piovve su Harry, costringendolo a cercare riparo dentro la soglia.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Dall'angolo del castello spuntò Grop; Harry si rese conto solo adesso che in effetti era un gigante di taglia ridotta. Il mostro gargantuesco che cercava di schiacCiare la gente ai piani di sopra voltò la testa e ruggì. Avanzò a passi pesanti verso il suo simile più piccolo, facendo vibrare i gradini di
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

    pietra. Grop spalancò la bocca storta, mettendo in mostra denti gialli e grandi come mezzi mattoni, poi si scagliarono l'uno contro l'altro con la feroCia di due leoni.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «VIA!» urlò Harry; la notte si riempì delle urla tremende e dei colpi dei giganti che combattevano. Harry afferrò la mano di Hermione e si preCipitò giù per gli scalini, con Ron alle calcagna. Non aveva perso la speranza di trovare Hagrid e salvarlo; corsero così veloCi che erano già a metà strada verso la Foresta quando si bloccarono di nuovo.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   L'aria attorno a loro era immobile: il respiro di Harry si fermò, come solidificato nel petto. Nell'ombra si muovevano forme, figure mulinanti di un nero fittissimo, che avanzavano come una vasta ondata verso il castello, i volti incappucCiati, il respiro ansimante...
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Una lepre d'argento, un Cinghiale e una volpe passarono a mezz'aria e li superarono: davanti alle tre creature i Dissennatori indietreggiarono. Tre persone sbucarono dall'oscurità, con le bacchette tese, tenendo saldi i propri Patroni: Luna, Ernie e Seamus.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Forza» lo incoraggiò Luna, come se fosse ancora nella Stanza delle Necessità e quello fosse solo un allenamento dell'EserCito di Silente. «Forza, Harry... pensa a qualcosa di allegro...»
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

    Una sCintilla d'argento, una luce guizzante e poi, con lo sforzo più grande che gli fosse mai costato, il cervo sbucò dalla punta della sua bacchetta. Trottò in avanti, i Dissennatori si dispersero rapidi e subito la notte tornò mite, ma il frastuono della battaglia riprese a echeggiare nelle sue orecchie.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Grazie, grazie infinite» balbettò Ron con voce malferma, «Ci avete salvato...»
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Scappiamo!» gridò Ron. Il gigante roteava la mazza e i suoi muggiti echeggiavano per tutto il parco, dove lampi di luce rossa e verde continuavano a squarCiare l'oscurità.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Scattò, pensando quasi che così sarebbe riusCito a distanziare la morte stessa, ignorando i fiotti di luce che volavano nel buio, il rumore del lago che ruggiva come il mare, e il frusCio della Foresta Proibita anche se la notte era senza vento; attraverso una terra che sembrava anch'essa ribellarsi, corse più veloce di quanto avesse mai fatto in vita sua, e fu lui ad avvistare per primo l'enorme albero, il Platano che proteggeva il segreto sotto le proprie radiCi con i rami pronti a schioccare come fruste.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Ansimante, Harry rallentò, tenendosi a distanza dai rami violenti del Platano, scrutando nel buio il suo grosso tronco, cercando di individuare l'unico nodo nella cortecCia che avrebbe immobilizzato il vecchio albero. Ron e Hermione lo raggiunsero; lei era così sfinita che non riusCiva a parlare.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Come... come facCiamo a entrare?» chiese Ron con il respiro affannoso. «Vedo... il punto... se solo avessimo... Grattastinchi...»
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Ron si guardò in giro, poi puntò la bacchetta verso un bastonCino per terra e disse: «Wingardium Leviosa!» Il rametto volò in alto, roteò nell'aria come se fosse stato colpito da una raffica di vento, poi schizzò contro il tronco attraverso i minacCiosi rami rotanti del Platano. Colpì un punto viCino alle radiCi e subito l'albero cessò di contorcersi.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Ma poi la realtà gli piombò addosso, crudele e banale: l'unica soluzione era ucCidere il serpente, il serpente era con Voldemort, e Voldemort era alla fine di quel tunnel...
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Harry si infilò nel cunicolo di terra nascosto tra le radiCi dell'albero. Dovette schiacCiarsi molto più dell'ultima volta. Il passaggio aveva il soffitto basso: quattro anni prima l'avevano percorso piegati in due, adesso potevano solo strisCiare. Harry avanzò per primo, con la bacchetta illuminata; si aspettava di trovare ostacoli da un momento all'altro, e invece niente. Procedettero in silenzio. Lo sguardo di Harry era fisso sul raggio osCillante della bacchetta che teneva in pugno.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Infine il cunicolo cominCiò a salire e Harry vide una lama di luce. Hermione gli strattonò una caviglia.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Lui tastò alle proprie spalle e lei gli infilò nella mano libera il fagotto di tessuto sCivoloso. Vi si avvolse con difficoltà, mormorò «Nox» per spegnere la bacchetta e avanzò carponi, più piano che poteva, tutti i sensi all'erta, temendo a ogni secondo che passava di essere scoperto, di sentire una fredda voce chiara, di vedere un lampo di luce verde.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Poi udì delle voCi dalla stanza che era proprio davanti a loro, appena soffocate perché lo sbocco del tunnel era stato bloccato da quella che sembrava una vecchia cassa. Trattenendo il respiro, Harry si avviCinò all'apertura e spiò dal piccolo spazio rimasto tra la cassa e la parete.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   La stanza era poco illuminata, ma vide Nagini muoversi come una bisCia sott'acqua, al sicuro nella sua luminosa bolla incantata, sospesa a mezz'aria. Vide il bordo di un tavolo e una mano bianca dalle lunghe dita che giocherellava con una bacchetta. Poi Piton parlò e il cuore di Harry mancò
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «... e il tuo aiuto non serve» ribatté Voldemort con la sua voce nitida e acuta. «Per quanto tu sia un abile mago, Piton, non credo che tu possa fare molta differenza, ormai. Ci siamo quasi... quasi».
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «LasCiatemi cercare il ragazzo. Consentitemi di portarvi Potter. So che posso trovarlo, mio Signore. Vi prego».
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Piton passò davanti alla fessura e Harry si ritrasse, lo sguardo fisso su Nagini, chiedendosi se esisteva un incantesimo in grado di penetrare la protezione che la Circondava, ma non gli venne in mente nulla. Bastava fallire una volta e l'avrebbero scoperto...
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Voldemort alzò la Bacchetta di Sambuco, reggendola con delicatezza e preCisione, come la bacchetta di un direttore d'orchestra.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Il tono di Voldemort era meditabondo, tranquillo, ma la Cicatrice di
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Harry cominCiò a pulsare: il dolore gli attraversò la fronte e sentì quel senso controllato di furia crescere dentro Voldemort.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Voldemort cominCiò a muoversi per la stanza: Harry lo perse di vista per qualche secondo, mentre passeggiava avanti e indietro, parlando con la stessa voce misurata, e il dolore e la rabbia crescevano in lui.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

    serpente acCiambellato nella gabbia incantata.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «No, mio Signore, ma vi supplico di lasCiarmi tornare laggiù. Permettetemi di trovare Potter».
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Parli come LuCius. Nessuno di voi capisce Potter quanto me. Non serve cercarlo. Potter verrà da me. Conosco la sua debolezza, vedi, il suo grande difetto. Non sopporterà di vedere gli altri cadere attorno a lui, sapendo di esserne la causa. Vorrà porvi fine a ogni costo. Verrà».
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Ma, mio Signore, potrebbe venire ucCiso per errore da qualcun altro...»
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Ho dato istruzioni molto preCise ai miei Mangiamorte. Catturare Potter. UcCidere i suoi amiCi più ne abbattono, meglio è ma non lui.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Il mio Signore sa che io desidero solo servirlo. Ma lasCiatemi andare a cercare il ragazzo. LasCiate che ve lo porti. So che posso...»
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Ho detto di no!» esclamò Voldemort voltandosi di nuovo, e Harry scorse il lucCichio rosso nei suoi occhi, e il frusCio del suo mantello fu come quello di un serpente; avvertì l'impazienza del Signore Oscuro nella Cicatrice ardente. «La mia preoccupazione al momento, Severus, è che cosa accadrà quando finalmente incontrerò il ragazzo!»
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Mio Signore, non Ci può essere questione...»
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Voldemort si arrestò e Harry lo vide con chiarezza: faceva sCivolare tra le dita la Bacchetta di Sambuco e scrutava Piton.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «La mia bacchetta di tasso ha sempre fatto tutto quello che le ho chiesto, Severus, tranne ucCidere Harry Potter. Due volte ha fallito. Sotto tortura, Olivander mi ha parlato dei nuclei gemelli, mi ha detto di cercarne un'altra. L'ho fatto, ma quando la bacchetta di LuCius ha incroCiato quella di Potter, si è spezzata».
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Mio Signore... lasCiatemi andare dal ragazzo...»
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Per tutta questa lunga notte, viCino ormai alla vittoria, sono rimasto qui» proseguì Voldemort, la voce poco più di un sussurro, «a riflettere, a chiedermi perché la Bacchetta di Sambuco si rifiuta di essere Ciò che dovrebbe, di comportarsi come la leggenda dice che deve fare nelle mani del suo legittimo proprietario... e credo di avere la risposta».
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Forse la conosCi già? Sei un uomo intelligente, dopotutto, Severus. Sei stato un servitore bravo e fedele, e mi dolgo di Ciò che deve accadere».
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «La Bacchetta di Sambuco non può servirmi in modo adeguato, Severus, perché non sono io il suo vero padrone. La Bacchetta di Sambuco appartiene al mago che ha ucCiso il suo ultimo proprietario. Tu hai ucCiso Albus Silente. Finché tu vivi, Severus, la Bacchetta di Sambuco non può essere davvero mia».
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «UcCidi».
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Si levò un grido terribile. Harry vide il volto di Piton perdere quel poco colore che aveva e gli occhi neri dilatarsi. Le zanne del serpente gli perforavano il collo e lui non riusCiva a liberarsi dalla gabbia incantata; le ginocchia gli cedettero e cadde a terra.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Si voltò; non c'era tristezza in lui, nessun rimorso. Era tempo di lasCiare quella stamberga e prendere in mano la situazione, con una bacchetta che
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

    ora avrebbe eseguito ogni suo ordine. La puntò verso la gabbia luminosa che teneva il serpente, facendola fluttuare in alto, via da Piton, che cadde disteso su un fianco, con il sangue che gli sgorgava dal collo. Voldemort uscì dalla stanza senza guardarsi indietro e l'enorme serpente lo seguì galleggiando nella sua sfera protettiva.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Non sapeva perché lo faceva, perché si stava avviCinando a Piton morente: non sapeva che cosa provava quando guardò il suo volto bianco e le dita che cercavano di tamponare la ferita insanguinata nel collo. Harry si tolse il Mantello dell'Invisibilità e guardò l'uomo che odiava: gli occhi neri dilatati si posarono su di lui e Piton cercò di parlare. Harry si chinò. Piton lo afferrò per il bavero e lo tirò a sé.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Un terribile gorgoglio, un rantolo uscì dalla sua gola.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Qualcosa di diverso dal sangue colava da Piton. Era azzurro-argento, né liquido né gassoso, e usCiva dalla bocca, dalle orecchie, dagli occhi; Harry capì che cos'era, ma non sapeva che fare...
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Hermione gli ficcò tra le mani una fiala, apparsa dal nulla. Con la bacchetta, Harry vi spinse dentro la sostanza argentea. Quando la fiala fu piena fino all'orlo, e in Piton sembrava che non Ci fosse più sangue, la sua presa sui vestiti di Harry si allentò.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Gli occhi verdi incontrarono i neri, ma dopo un attimo qualcosa nel profondo di questi ultimi svanì, lasCiandoli fissi e vuoti. La mano che stringeva Harry crollò a terra e Piton non si mosse più.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Harry rimase inginocchiato accanto a Piton, a guardarlo, quando all'improvviso una voce fredda e acuta parlò così viCino da farlo balzare in piedi, la fiala stretta in mano, convinto che Voldemort fosse tornato nella stanza.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

    La sua voce riverberava dalle pareti e dal pavimento, e Harry capì che stava parlando a tutta Hogwarts e dintorni, che gli abitanti di Hogsmeade e coloro che ancora combattevano dentro il castello l'avrebbero sentita chiaramente come se fosse stato accanto a loro, il suo respiro sul collo, mortalmente viCino.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Ma avete subito pesanti perdite. Se continuerete a resistermi, morirete tutti, uno per uno. Io non desidero che Ciò accada. Ogni gocCia di sangue magico versata è una perdita e uno spreco.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Ora, Harry Potter, mi rivolgo direttamente a te. Tu hai consentito che i tuoi amiCi morissero per te piuttosto che affrontarmi di persona. Io ti aspetterò nella Foresta Proibita. Se entro un'ora non ti sarai consegnato a me, la battaglia riprenderà. E questa volta vi prenderò parte io stesso, Harry Potter, e ti troverò e punirò fino all'ultimo uomo, donna o bambino che abbia cercato di nasconderti a me. Un'ora».
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Rivolse uno sguardo al corpo di Piton, poi corse verso l'entrata del cunicolo. Ron la seguì. Harry raccolse il Mantello dell'Invisibilità, poi guardò Piton. Non sapeva che cosa provare, se non orrore per il modo in cui era stato ucCiso e per il motivo...
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Tornarono indietro strisCiando lungo il tunnel, senza parlare. Chissà se Ron e Hermione sentivano ancora Voldemort risuonare nella testa come lo sentiva lui.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Tu hai consentito che i tuoi amiCi morissero per te piuttosto che affrontarmi di persona. Io ti aspetterò nella Foresta Proibita... un'ora...
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Piccoli fagotti erano sparsi sul prato davanti al castello. Doveva mancare poco più di un'ora all'alba, ma era ancora buio pesto. I tre amiCi corsero verso i gradini di pietra. Uno zoccolo solitario, grande come una barca a remi, giaceva abbandonato davanti a loro. Non c'erano altre tracce di Grop
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   I tavoli delle Case erano spariti e la Sala era affollata. I sopravvissuti erano a gruppetti e si abbracCiavano. Madama Chips e un gruppo di volontari curavano i feriti sulla pedana in fondo. Tra questi c'era Fiorenzo; perdeva sangue dal fianco e tremava, disteso a terra, incapace di alzarsi.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   I morti erano disposti in fila al centro della Sala. Harry non vedeva il corpo di Fred, perché era Circondato dalla sua famiglia. George era inginocchiato viCino alla testa; la signora Weasley era accasCiata sul petto del figlio, scossa dai singhiozzi. Il signor Weasley le accarezzava i capelli e aveva le guance inondate di lacrime.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Senza dire una parola, Hermione andò da Ginny, che aveva il volto gonfio e arrossato, per abbracCiarla; Ron raggiunse Bill, Fleur e Percy, che gli gettò un bracCio attorno alle spalle. Ginny e Hermione si avviCinarono al resto della famiglia e Harry vide i corpi distesi accanto a quello di Fred: Remus e Tonks, pallidi e immobili, sembravano tranquilli, addormentati sotto il buio soffitto incantato.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   La Sala Grande parve volar via, rimpicCiolire, restringersi. Harry indietreggiò oltre la soglia. Non riusCiva a respirare. Non ce la faceva a guardare gli altri cadaveri, a scoprire chi altri era morto per lui. Non riusCiva a unirsi ai Weasley, a guardarli negli occhi: se si fosse consegnato subito, Fred forse non sarebbe morto...
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Si voltò e corse su per la scalinata di marmo. Lupin, Tonks... avrebbe preferito non provare nulla... potersi strappar via il cuore, le viscere, tutto Ciò che urlava dentro di lui...
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Silente!» rispose senza riflettere, perché era lui che voleva vedere, e con sua sorpresa il gargoyle sCivolò di lato, rivelando la scala a chiocCiola.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Ma quando Harry irruppe nella stanza Circolare, vide che qualcosa era
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

    cambiato. I ritratti appesi alle pareti erano vuoti. Non un solo preside era rimasto; evidentemente erano corsi tutti via, attraverso i quadri che tappezzavano il castello, per assistere da viCino agli eventi.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Harry guardò disperato la cornice vuota del ritratto di Silente, appesa dietro la sedia del Preside, poi le voltò le spalle. Il Pensatoio di pietra era al suo posto nell'armadio: Harry lo trasportò sulla scrivania e versò i ricordi di Piton nel grande baCile con le rune inCise attorno al bordo. Fuggire nella testa di qualcun altro sarebbe stato un sollievo... nemmeno i pensieri di Piton potevano essere peggio dei suoi. I ricordi vorticarono, bianchi, argentei, strani, e senza esitare, con un sentimento di disperato abbandono, come se così potesse placare il dolore che lo torturava, Harry vi si immerse.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Cadde lungo disteso nella luce del sole, su un suolo tiepido. Quando si mise in piedi, scoprì che si trovava in un parco giochi quasi deserto. Un'enorme Ciminiera dominava l'orizzonte. Due bambine si dondolavano sulle altalene e un ragazzino magro le osservava da dietro un gruppo di cespugli. Aveva i capelli neri troppo lunghi e abiti così male assortiti che sembrava fatto di proposito: jeans troppo corti, un cappotto logoro e troppo grande che avrebbe potuto appartenere a un adulto, una strana camiCia simile a un grembiule.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Harry si avviCinò al ragazzo. Piton non doveva avere più di nove o dieCi anni, giallastro, piccolo, nervoso. Sul suo volto magro si leggeva chiaramente il desiderio con cui guardava la più piccola delle due bambine dondolare sempre più in alto, molto di più della sorella.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Ma la bambina, arrivata nel punto più alto dell'arco, si lanCiò a volo, quasi letteralmente a volo, si gettò verso il Cielo con uno scoppio di risate e, invece di preCipitare sull'asfalto del parco giochi, si librò nell'aria come una trapezista e vi indugiò troppo a lungo, e atterrò con troppa leggerezza.
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   Petunia si guardò intorno. Il parco giochi era deserto a parte loro e, anche se le bambine non lo sapevano, Piton. Lily raccolse un fiore caduto dal cespuglio dietro il quale era nascosto Piton. Petunia si avviCinò, dibattuta
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Mica ti fa del male» obiettò Lily, ma poi chiuse la mano sul bocCiolo e lo gettò di nuovo a terra.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «È ovvio, no?» Piton non riuscì più a trattenersi e balzò fuori dai cespugli. Petunia strillò e tornò di corsa alle altalene, ma Lily, per quanto allarmata, rimase dov'era. Piton parve pentirsi di essere usCito allo scoperto. Un cupo rossore invase le sue guance giallognole.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Piton era agitato. Scoccò un'occhiata a Petunia che gironzolava viCino alle altalene, poi abbassò la voce e disse: «Io so cosa sei».
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «CioÈ?»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Si voltò, il naso per aria, e si allontanò a grandi passi verso la sorella. «No!» esclamò Piton. Ormai era paonazzo, e Harry si chiese come mai non si toglieva quel cappotto, sproporzionato e ridicolo, a meno che non fosse per nascondere la camiCiola di sotto. Saltellò dietro le bambine, come la caricatura di un pipistrello, o di se stesso da adulto.
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   La risata di Petunia fu come una docCia fredda.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Un mago!» strillò, rinfrancata dopo lo spavento per l'improvvisa apparizione. «Io so benissimo chi sei. Sei il figlio dei Piton! Abitano giù a Spinner's End, viCino al fiume» spiegò a Lily, e dal suo tono si capiva che trovava l'indirizzo poco raccomandabile. «Perché Ci stai spiando?»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   La scena si dissolse e in un attimo si riformò. Adesso si trovava in un boschetto. Vide un fiume sCintillare al sole che filtrava fra i tronchi. Gli alberi proiettavano sull'erba una pozza di fresca ombra verde. Due bambini erano seduti per terra a gambe incroCiate, una di fronte all'altro. Piton si era tolto il cappotto; la sua strana camiCia sembrava meno assurda in quella penombra.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Noi siamo a posto. Non abbiamo ancora la bacchetta. Ti lasCiano stare, quando sei un bambino e non puoi farCi niente. Ma a undiCi anni» e annuì con aria d'importanza «cominCiano a istruirti, e allora devi stare attento».
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Calò un breve silenzio. Lily raccolse un bastonCino e lo agitò, e Harry capì che immaginava di vederne usCire una pioggia di sCintille. Poi lo lasCiò cadere, si sporse verso Piton e chiese: «È vero, no? Non è uno scherzo? Petunia dice che mi racconti delle bugie. Dice che Hogwarts non esiste. è proprio vero?»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Certo» confermò Piton, e persino con i capelli tagliati male e i vestiti balordi era stranamente solenne, seduto davanti a lei, fiduCioso nel proprio destino.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Oh, sì, litigano» ribatté Piton. Raccolse un pugno di foglie e cominCiò a strapparle, soprappensiero. «Ma fra poco me ne andrò».
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Arrossì di nuovo e strappò altre foglie. Poi un frusCio alle spalle di Harry lo costrinse a voltarsi: Petunia, nascosta dietro un albero, aveva perso l'equilibrio.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   E la scena si riformò. Harry si guardò intorno: Piton era davanti a lui, sul binario nove e tre quarti, un po' curvo, viCino a una donna magra, dal viso giallastro e aCido, che gli assomigliava moltissimo. Piton fissava una famiglia di quattro persone poco lontano. Le due ragazze si erano lievemente allontanate dai genitori. Lily stava supplicando la sorella; Harry si avviCinò per ascoltare.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Forse quando sarò là... no, ascolta, Tunia! Forse quando sarò là riusCirò a convincere il professor Silente a cambiare idea!»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Io non... voglio... venirCi!» esclamò Petunia, tirando la mano. «Tu credi che io voglia andare in uno stupido castello per imparare a essere una... una...»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   I suoi occhi sbiaditi vagarono sul marCiapiede, sui gatti che miagolavano tra le bracCia dei proprietari, sui gufi che sbattevano le ali e gridavano l'uno all'altro dalle gabbie, sugli studenti, alcuni già nelle lunghe divise nere, che caricavano i bauli sul treno a vapore rosso o si salutavano con grida di gioia dopo un'estate di separazione.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Gli occhi di Lily si riempirono di lacrime e Petunia riuscì a liberare la mano.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «È là che stai andando» ribatté Petunia compiaCiuta. «In una scuola speCiale per mostri. Tu e quel Piton... due balordi, ecco cosa siete. è giusto separarvi dalla gente normale. Per la nostra sicurezza».
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Lily si tradì rivolgendo un mezzo sguardo a Piton. Petunia boccheggiò. «L'ha trovata quel ragazzo! Siete entrati di nascosto in camera mia!» «No... non di nascosto...» Adesso Lily era sulla difensiva. «Severus ha visto la busta e non poteva credere che una Babbana avesse preso contatti con Hogwarts, tutto qui! Dice che alle poste devono esserCi dei maghi che lavorano in incognito per...»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «A quanto pare i maghi ficcano il naso dappertutto!» esclamò Petunia, pallida quanto era stata rossa poco prima. «Mostro!» E si preCipitò dai genitori...
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   La scena sfumò di nuovo. Piton correva lungo il corridoio dell'Espresso per Hogwarts, che sferragliava attraverso la campagna. Si era già cambiato e indossava la divisa: la prima occasione per liberarsi di quegli orrendi abiti Babbani. Finalmente si fermò, fuori da uno scompartimento in cui alcuni ragazzi chiassosi stavano chiacchierando. Rannicchiata nell'angolo viCino alla finestra c'era Lily, il volto premuto contro il vetro.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «È solo una...» Riuscì a trattenersi; Lily, troppo impegnata ad asCiugarsi gli occhi senza farsi notare, non lo sentì.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Ma Ci stiamo andando!» esclamò lui, incapace di trattenere la gioia. «Ci siamo! Stiamo andando a Hogwarts!»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Lei annuì, stropicCiandosi gli occhi, e quasi suo malgrado sorrise. «Speriamo che tu sia una Serpeverde» continuò Piton, rinfrancato. «Serpeverde?»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «No» rispose Piton, ma il suo lieve ghigno diceva il contrario. «Se preferisCi i muscoli al cervello...»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Ci si vede, MocCiosus!» gridò qualcuno quando la porta dello scompartimento si chiuse...
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Harry sentì Piton emettere un flebile gemito. Lily si tolse il Cappello, lo diede alla professoressa McGranitt, poi corse verso i Grifondoro esultanti, ma a metà strada si girò e rivolse a Piton un rapido sguardo e un sorrisino triste. Harry vide Sirius farle posto sulla panca. Lei lo guardò, lo riconobbe, incroCiò le bracCia e gli voltò le spalle con deCisione.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   E Severus Piton andò dall'altro lato della Sala, lontano da Lily, dove i Serpeverde lo accolsero con grida di tripudio, dove LuCius Malfoy, con una spilla da prefetto che brillava sulla veste, gli diede una pacca sulla schiena e lo fece sedere accanto a sé...
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Lily e Piton passeggiavano nel cortile del castello, litigando. Harry accelerò il passo per riusCire ad ascoltare. Quando li raggiunse si rese conto che erano molto più alti: erano passati alcuni anni dallo Smistamento.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «... credevo che fossimo amiCi!» si stava lamentando Piton. «Credevo di essere il tuo migliore amico!»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Lo siamo, Sev, ma non mi piace la gente con cui vai in giro! Scusa, ma detesto Avery e MulCiber! MulCiber! Che cosa Ci trovi in lui, Sev? Fa venire i brividi! Lo sai cos'ha cercato di fare a Mary Macdonald l'altro giorno?»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Ma non usano Magia Oscura». Lily abbassò la voce. «E tu sei un ingrato. Ho sentito cos'È successo l'altra notte. Ti sei infilato in quel tunnel viCino al Platano Picchiatore e James Potter ti ha salvato da quello che c'È là sotto, qualunque cosa sia...»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

    Il volto di Piton si contorse in una smorfia. Farfugliò: «Salvato? Salvato? Credi che abbia fatto l'eroe? Stava salvando se stesso e anche i suoi amiCi! Tu non... io non ti permetterò...»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Gli occhi verde chiaro di Lily erano ridotti a due fessure. Piton fece subito marCia indietro.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Non volevo dire... è solo che non voglio che ti prendano in giro... gli piaCi, tu piaCi a James Potter!» Sembrava che le parole gli venissero strappate contro la sua volontà. «E non È... tutti pensano... il Grande Campione di Quidditch...» L'amarezza e il disgusto lo rendevano incoerente, e le sopracCiglia di Lily erano sempre più inarcate.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «So benissimo che James Potter è un arrogante» lo interruppe. «Non ho bisogno che me lo dica tu. Ma il modo di divertirsi di MulCiber e Avery è malvagio. Malvagio, Sev. Non capisco come fai a essere loro amico».
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Harry non pensava che Piton avesse nemmeno sentito le sue critiche su Avery e MulCiber. Appena Lily aveva parlato male di James Potter, si era rilassato, e nel suo passo c'era una nuova baldanza...
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Piton usCiva dalla Sala Grande, dopo aver sostenuto l'esame di G.U.F.O. in Difesa contro le Arti Oscure, si allontanava dal castello e andava, soprappensiero, verso la betulla sotto la quale erano seduti James, Sirius, Lupin e Minus. Ma Harry questa volta si tenne a distanza, perché sapeva che cosa era successo dopo che James aveva sollevato Severus a mezz'aria e lo aveva insultato; sapeva che cosa era successo e che cosa era stato detto e non aveva voglia di risentirlo. Vide Lily raggiungere il gruppo e difendere Piton. Da lontano udì Piton urlarle contro, umiliato e furente, le parole imperdonabili: «Schifosa Mezzosangue».
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Era notte. Lily, in vestaglia, era davanti al ritratto della Signora Grassa, a bracCia incroCiate, all'ingresso della Torre di Grifondoro.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Sono usCita solo perché Mary mi ha detto che minacCiavi di dormire qui».
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «... scappato?» Non c'era pietà nel tono di Lily. «Troppo tardi. Ti ho giu stificato per anni. Nessuno dei miei amiCi riesce a capire come mai ti rivolgo la parola. Tu e i tuoi cari Mangiamorte... vedi, non lo neghi nemmeno! Non neghi nemmeno quello che volete diventare! Non vedi l'ora di unirti a Tu-Sai-Chi, vero?»
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   Poi nell'aria balenò una luce bianca accecante e frastagliata: Harry pensò a un fulmine, ma Piton cadde in ginocchio e la bacchetta gli sCivolò di mano.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Non mi ucCida!»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Piton si tormentava le mani: sembrava un folle, con i capelli neri che gli sventolavano in facCia.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Sa cosa voglio dire! Lui pensa che si tratti di suo figlio, le darà la cacCia... li ucCiderà tutti...»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Tu mi disgusti» commentò Silente, e Harry non aveva mai sentito tanto disprezzo nella sua voce. Piton parve rimpicCiolire.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Quindi non t'importa se suo marito e suo figlio muoiono? Possono morire, purché tu ottenga Ciò che desideri?»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   La Cima della collina svanì e Harry si ritrovò nello studio di Silente, e qualcosa o qualcuno esalava un lamento terribile, da animale ferito. Piton era chino in avanti su una sedia e Silente, in piedi accanto a lui, lo guardava cupo. Dopo qualche istante Piton alzò il viso: rispetto all'uomo sulla collina spazzata dal vento sembrava aver vissuto cento anni di dolore.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Lei e James hanno riposto la loro fiduCia nella persona sbagliata» osservò Silente. «Più o meno come te, Severus. Non speravi che Lord Voldemort la risparmiasse?»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Con uno scatto della testa, Piton parve scacCiar via una mosca molesta. «Suo figlio è vivo. Ha i suoi occhi, esattamente i suoi occhi. Ricordi la forma e il colore degli occhi di Lily Evans, non è vero?» «No!» urlò Piton. «Perduta... morta...»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «E a che cosa sarebbe servito, e a chi?» ribatté Silente, gelido. «Se amavi Lily Evans, se davvero l'amavi, allora la tua strada è tracCiata».
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «... mediocre, arrogante come suo padre, ribelle a ogni regola, compiaCiuto di scoprirsi famoso, avido di attenzione e impertinente...»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Si allontanò, lasCiando Piton basito...
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

    era afflosCiato su un bracCiolo della poltrona simile a un trono dietro la scrivania, semisvenuto. La mano destra gli penzolava lungo il fianco, nera e bruCiata. Piton borbottava incantesimi, puntando la bacchetta verso il polso ferito, mentre con la sinistra versava in gola a Silente un calice colmo di una densa pozione dorata. Dopo qualche istante, le palpebre di Silente tremarono e si aprirono.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Io... sono stato uno sCiocco. Terribilmente tentato...»
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   «È un miracolo che tu sia riusCito a tornare qui!» Piton era furibondo.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Quell'anello conteneva una maledizione di straordinaria potenza e possiamo solo sperare di limitarne il danno; l'ho Circoscritta a una sola mano, per il momento...»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Qualcosa del genere... deliravo, non c'È dubbio...» rispose Silente. Con uno sforzo, si raddrizzò nella poltrona. «Be', insomma, questo rende le cose molto più sempliCi».
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Piton parve deCisamente perplesso. Silente sorrise.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

    farmi ucCidere da quel povero giovane Malfoy».
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Piton si sedette sulla sedia che Harry aveva occupato tanto spesso, al di là della scrivania, di fronte a Silente. Harry capì che voleva parlare ancora della mano maledetta del Preside, ma quest'ultimo la alzò in un garbato rifiuto di discuterne oltre. AcCigliato, Piton osservò: «Il Signore Oscuro non si aspetta che Draco Ci riesca. è solo una punizione per i recenti insuccessi di LuCius. Una lenta tortura per i genitori di Draco, che lo guarderanno fallire e pagare per questo».
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «E se effettivamente vi cade» proseguì Silente, quasi come se fosse un dettaglio di scarsa rilevanza, «ho la tua parola che farai tutto Ciò che è in tuo potere per proteggere gli studenti di Hogwarts?»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Bene. Allora. La tua priorità è scoprire cosa sta facendo Draco. Un ragazzino spaventato è un pericolo per sé e per gli altri. Offrigli il tuo aiuto e la tua guida, dovrebbe accettare, tu gli piaCi...»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «... molto meno da quando suo padre non è più nelle grazie del Signore Oscuro. Draco attribuisce la colpa a me, crede che io abbia usurpato la posizione di LuCius».
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Comunque devi tentare. Sono meno preoccupato per me stesso che per le vittime acCidentali dei piani che potrebbe architettare il ragazzo. In definitiva, c'È una sola cosa da fare, se vogliamo salvarlo dall'ira di Lord Voldemort».
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Piton inarcò le sopracCiglia e chiese, in tono sardonico: «Vuoi lasCiare che ti ucCida?»
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   «Certo che no. Devi ucCidermi tu».
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Vuoi che lo facCia subito?» chiese Piton, ironico. «O hai bisogno di qualche istante per comporre il tuo epitaffio?»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Se non ti importa di morire» insisté Piton con durezza, «perché non lasCi che sia Draco a ucCiderti?»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Tu solo sai se evitare a un vecchio sofferenza e umiliazione sarà un danno per la tua anima» replicò Silente. «Ti chiedo questo grandissimo favore, Severus, perché la mia morte si avviCina, quanto è certo che i Cannoni di Chudley quest'anno finiranno ultimi in classifica. Ti dirò che preferisco una dipartita rapida e indolore all'operazione lunga e cruenta che risulterebbe se, per esempio, se ne occupasse Fenrir Greyback... ho sentito che Voldemort l'ha reclutato. O la cara Bellatrix, a cui piace giocare col Cibo prima di mangiarlo».
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   L'uffiCio scomparve. Piton e Silente passeggiavano insieme nel parco deserto del castello, al crepuscolo.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Non è questione di fiduCia. Come entrambi sappiamo, ho pochissimo tempo. è fondamentale che trasmetta al ragazzo abbastanza indicazioni perché possa fare quello che deve».
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Lo facCio su tuo ordine!»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «L'anima di Lord Voldemort, mutilata com'È, non sopporta un contatto stretto con un'anima come quella di Harry. Come una lingua sull'acCiaio ghiacCiato, come la carne nel fuoco...»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Nel caso di Harry e Lord Voldemort, parlare di una è parlare dell'altra». Silente si guardò intorno per controllare che fossero soli. Erano ormai viCini alla Foresta Proibita, ma non c'era nessuno.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Dopo che mi avrai ucCiso, Severus...»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Vieni nel mio studio stanotte, Severus, alle undiCi, e non ti lamenterai più che non ho fiduCia in te...»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Harry non deve sapere, fino all'ultimo, finché non sarà necessario, altrimenti come potrebbe avere la forza di fare Ciò che deve essere fatto?»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «PreCisamente. Se Lord Voldemort cesserà di mandare Nagini a eseguire i suoi ordini, ma la terrà al sicuro accanto a sé, sotto protezione magica, allora credo che sarà bene dirlo a Harry».
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Dirgli che la notte che Lord Voldemort cercò di ucCiderlo e Lily interpose la propria vita tra di loro come uno scudo, l'Anatema che UcCide gli rimbalzò addosso: un frammento dell'anima di Voldemort fu violentemente separato e si agganCiò alla sola anima vivente rimasta nella casa che crollava. Parte di Lord Voldemort vive dentro Harry, ed è questa che gli dà il potere di parlare con i serpenti e un legame con la mente di Voldemort che non ha mai compreso. E finché quel frammento di anima, di cui Voldemort non sente la mancanza, resta aggrappato a Harry e da lui protetto, Lord Voldemort non può morire».
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   A Harry parve di osservare i due uomini dall'estremità di un lungo tunnel: erano lontanissimi e le loro voCi echeggiavano in modo bizzarro nelle sue orecchie.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «E deve ucCiderlo Voldemort in persona, Severus. Questo è fondamentale».
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «L'abbiamo protetto perché era essenziale dargli un'istruzione, crescerlo, fargli mettere alla prova le proprie forze» spiegò Silente, sempre a occhi chiusi. «Nel frattempo il legame tra i due diventa sempre più forte, una cresCita parassitica: a volte ho pensato che lui stesso lo sospetti. Se lo conosco, avrà fatto di tutto perché, quando deCiderà di andare incontro alla morte, questa sia davvero la fine di Voldemort».
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Di recente, solo quelli che non sono riusCito a salvare» rispose Piton. Si alzò. «Tu mi hai usato». «Sarebbe a dire?»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

    «Ho fatto la spia per te, ho mentito per te, ho corso rischi mortali per te. Credevo che servisse a proteggere il figlio di Lily Potter. Adesso mi diCi che l'hai allevato come una bestia da macello...»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Dalla punta della sua bacchetta affiorò la cerva d'argento: atterrò sul pavimento dell'uffiCio, fece un balzo e si tuffò fuori dalla finestra. Silente la guardò volar via e quando il suo bagliore argenteo svanì si rivolse a Piton, con gli occhi pieni di lacrime.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Devi riferire a Voldemort la data esatta della partenza di Harry da casa degli zii» disse Silente. «Non farlo susCiterebbe dei sospetti, visto che Voldemort ti crede così bene informato. Tuttavia, devi dare a qualcuno l'idea dei sosia... ritengo che possa garantire a Harry l'incolumità. Prova a Confondere Mundungus Fletcher. E Severus, se sarai costretto a prendere parte all'inseguimento, vedi di reCitare la tua parte in modo convincente... Ho bisogno che tu resti nelle grazie di Lord Voldemort il più a lungo possibile, o Hogwarts sarà alla mercé dei Carrow...»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Ed ecco Piton in una taverna sconosCiuta a confabulare con Mundungus, il cui volto era curiosamente privo di espressione, mentre quello di Piton era acCigliato e concentrato.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Devi suggerire all'Ordine della Fenice» mormorava «di usare dei sosia. Pozione Polisucco. Dei Potter identiCi. è l'unica soluzione. Dimenticherai che te l'ho suggerito io. La proporrai come idea tua. Chiaro?»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   E poi Harry volava accanto a Piton su un manico di scopa in una notte limpida: era accompagnato da altri Mangiamorte incappucCiati e davanti a loro c'erano Lupin e un Harry che in verità era George... un Mangiamorte alzò la bacchetta e la puntò sulla schiena di Lupin...
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Lo so» rispose Piton asCiutto. Si avviCinò al ritratto di Silente e tirò da un lato della cornice. Si aprì, rivelando una cavità nascosta, dalla quale prese la spada di Grifondoro.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «No, non credo» replicò il ritratto di Silente. «Lui saprà cosa farne. Severus, fai molta attenzione, potrebbero non apprezzare la tua comparsa dopo l'inCidente a George Weasley...»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   E chiuse la porta. Harry uscì dal Pensatoio e qualche istante dopo era disteso sul tappeto di quella stessa stanza: Piton poteva essere appena usCito.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Finalmente, la verità. Disteso con la facCia nel tappeto polveroso dello studio dove un tempo aveva creduto di apprendere i segreti della vittoria, Harry capì infine che non doveva sopravvivere. Il suo compito era dirigersi tranquillamente nelle bracCia accoglienti della Morte. Sulla strada, doveva distruggere gli ultimi legami di Voldemort con la vita, così che quando finalmente si fosse offerto a lui, senza nemmeno alzare la bacchetta per difendersi, l'epilogo sarebbe stato netto, e Ciò che sarebbe dovuto accadere a Godric's Hollow si sarebbe compiuto: nessuno dei due sarebbe vissuto, nessuno dei due poteva sopravvivere.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Sentì il cuore battere forte nel petto. Strano che, nel terrore della morte, pompasse più forte, tenendolo energicamente in vita. Ma doveva fermarsi, e presto. I suoi battiti erano contati. Quanti ne restavano, adesso che stava per alzarsi e attraversare il castello per l'ultima volta, usCire nel parco e andare nella Foresta?
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Il terrore gli si rovesCiò addosso: disteso a terra, sentiva dentro di sé quel tamburo di marCia funebre. Sarebbe stato doloroso? Tutte le volte che aveva creduto che stesse per succedere ed era scampato, non aveva mai pensato veramente alla cosa in sé: la volontà di vivere era sempre stata più forte della paura della morte. Ma ora non gli venne in mente di fuggire, di correre più veloce di Voldemort. Era finita, lo sapeva, e restava solo la cosa in sé: morire.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Se solo fosse successo quella notte d'estate che era usCito per l'ultima volta dal numero quattro di Privet Drive, quando invece la nobile bacchetta di piuma di fenice l'aveva salvato! Se avesse potuto morire come Edvige, così in fretta da non rendersene conto! Se si fosse potuto gettare davanti a una bacchetta per salvare una persona amata... invidiava perfino la morte dei suoi genitori. Quella passeggiata a sangue freddo verso la propria fine avrebbe richiesto un altro genere di coraggio. Sentì le dita tremare e fece uno sforzo per controllarle, anche se nessuno poteva vederlo; i ritratti alle pareti erano vuoti.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Lentamente, molto lentamente, si alzò a sedere e si sentì più vivo, più consapevole che mai del suo corpo vivente. Perché non si era mai reso conto del miracolo della propria esistenza, cervello e nervi e cuore pulsante? Tutto finito... o almeno, lui non Ci sarebbe stato più. Il suo respiro divenne lento e profondo, aveva la bocca e la gola completamente asCiutte, ma anche gli occhi.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   E Silente sapeva che Harry non si sarebbe sottratto, che avrebbe continuato sino alla fine, anche se era la sua fine, perché si era preso il disturbo di imparare a conoscerlo. Silente sapeva, come Voldemort, che Harry non avrebbe permesso a nessun altro di morire per lui, una volta scoperto che era in suo potere impedirlo. Le immagini dei cadaveri di Fred, Lupin e Tonks stesi nella Sala Grande gli tornarono prepotenti davanti agli occhi e per un attimo non riuscì quasi a respirare: la Morte scalpitava...
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Ma Silente l'aveva sopravvalutato. Aveva fallito: il serpente era ancora vivo. Sarebbe rimasto un Horcrux a legare Voldemort alla terra, anche dopo la morte di Harry. Certo, rendeva il compito molto più faCile per qualcun altro. Chissà chi... Ron e Hermione sapevano che cosa fare, naturalmente... ecco perché Silente aveva voluto che si confidasse con altre due persone... in modo che, se lui fosse andato incontro al proprio destino un po' troppo presto, loro potessero continuare...
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Come la pioggia contro una finestra fredda, questi pensieri tamburellavano sulla dura superfiCie dell'incontrovertibile verità: doveva morire. Io devo morire. Doveva finire.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Ron e Hermione sembravano molto lontani, in un paese dall'altra parte del mondo; gli parve di averli lasCiati da tantissimo tempo. Niente addii, niente spiegazioni, non aveva dubbi. Era un viaggio che non potevano intraprendere insieme e i loro tentativi di fermarlo avrebbero solo sprecato tempo prezioso. Guardò l'orologio d'oro ammaccato che aveva ricevuto in dono per il suo diCiassettesimo compleanno. Quasi metà dell'ora concessa da Voldemort per la sua resa era passata.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Si alzò. Il cuore gli sbatteva contro le costole come un uccello agitato. Forse sapeva che gli restava poco tempo, forse era deCiso a completare tutti i battiti di una vita prima della fine. Chiuse la porta dell'uffiCio senza guardarsi indietro.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Il castello era deserto. Si sentì come uno spettro ad attraversarlo da solo, come se fosse già morto. Le corniCi dei ritratti erano ancora vuote; ovunque aleggiava una calma inquietante, come se tutta la linfa vitale rimasta
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Poi Neville per poco non lo urtò. Era con un altro e trasportavano un cadavere. Harry abbassò lo sguardo e avvertì un'altra fitta allo stomaco: Colin Canon, anche se minorenne, doveva essere riusCito a sgattaiolare indietro come Malfoy, Tiger e Goyle. Era piccolissimo da morto.
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   «Sai cosa? Ce la facCio da solo, Neville» disse Oliver Baston. Si gettò Colin sulla spalla e lo portò nella Sala Grande.
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   Neville si appoggiò alla cornice della porta per un attimo e si asCiugò la fronte col dorso della mano. Sembrava un vecchio. Poi ridiscese i gradini e avanzò nel buio per recuperare altri corpi.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Harry gettò un'ultima occhiata all'ingresso della Sala Grande. Chi cercava di dare e ricevere conforto, chi beveva, chi s'inginocchiava accanto ai morti. Non vide nessuna delle persone che amava, nessuna tracCia di Hermione, Ron, Ginny o degli altri Weasley, o di Luna. Sentì che avrebbe volentieri passato tutto il tempo che gli restava a guardarli un'ultima volta; ma poi avrebbe avuto la forza di distogliere lo sguardo? Meglio così.
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   Harry si avviCinò a Neville, che era chino sopra un altro cadavere. «Neville».
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   «Bisogna ucCiderlo. Ron e Hermione lo sanno, ma nel caso che non...» L'orrore di quella ipotesi lo soffocò per un attimo, impedendogli di parlare. Ma si riprese subito: era un punto cruCiale, doveva fare come Silente, mantenere il sangue freddo, assicurarsi che Ci fossero delle riserve, altri che potessero continuare. Silente era morto sapendo che altre tre persone erano a conoscenza degli Horcrux; ora Neville avrebbe preso il posto di Harry: sarebbero stati ancora in tre a parte del segreto.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   «Nel caso che siano... impegnati... e tu riesca...» «UcCidere il serpente?»
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   «UcCidere il serpente» ripeté Harry. «D'accordo, Harry. Tu stai bene, vero?»
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   Il senso di soffocamento inghiottì la fine della frase. Non riuscì a dire altro. Neville non parve trovarlo strano. Gli diede una pacca sulla spalla, lo lasCiò andare e si allontanò in cerca di altri cadaveri.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Ma era a casa. Hogwarts era la prima e la migliore casa che avesse conosCiuto. Lui e Voldemort e Piton, i ragazzi abbandonati, avevano tutti trovato una casa lì...
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   La capanna di Hagrid apparve in lontananza nel buio. Niente luCi, niente
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Thor che raspava la porta, né il suo chiassoso latrato di benvenuto. Tutte quelle visite a Hagrid, il riflesso del bollitore di rame sul fuoco, i biscotti duri come sassi e i bruchi giganti, il suo facCione barbuto, Ron che vomitava lumache, Hermione che lo aiutava a salvare Norberto...
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Uno sCiame di Dissennatori fluttuava tra gli alberi; ne avvertì il gelo e non fu certo di riusCire a oltrepassarli senza conseguenze. Non aveva più la forza per un Patronus. Non riusCiva più a controllare il proprio tremito. Non era poi tanto faCile morire. Ogni secondo che respirava, l'odore dell'erba, l'aria fresca sul viso, era tutto così prezioso: pensare che altri avevano anni e anni, tempo da perdere, tanto tempo che non passava mai, e lui si aggrappava a ogni singolo istante. Pensò che non sarebbe riusCito a continuare e nello stesso momento seppe che doveva. La lunga partita era finita, il BocCino era stato preso, era ora di lasCiare il campo...
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Il BocCino. Con le dita intorpidite, trafficò per un momento con la saccocCia che portava al collo e lo tirò fuori.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Il gusCio dorato si spezzò. Lui alzò la mano tremante, levò la bacchetta di Draco sotto il Mantello e mormorò: «Lumos».
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   La pietra nera con la crepa al centro era posata nel BocCino. La Pietra della Resurrezione si era incrinata lungo la linea verticale che rappresentava la Bacchetta di Sambuco. Il triangolo e il cerchio del Mantello e della Pietra erano ancora visibili.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Non erano fantasmi, né persone di carne e d'ossa, lo vedeva. Assomi gliavano più che altro al Riddle usCito dal diario tanti anni prima, che era memoria quasi solidificata. Meno concreti di corpi viventi, ma molto più di fantasmi, venivano verso di lui, e su Ciascun volto danzava lo stesso sorriso affettuoso.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Sirius era alto e bello, molto più giovane di come Harry l'aveva conosCiuto in vita. Avanzava con elegante disinvoltura, le mani in tasca e un sorriso in volto.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Il sorriso di Lily era il più largo. AvviCinandosi, spinse indietro i lunghi capelli, e gli occhi verdi, così simili a quelli di Harry, frugavano avidi il suo volto, come se non potesse mai saziarsi di guardarlo.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Lui non riuscì a parlare. I suoi occhi si beavano di lei, e pensò che gli sarebbe piaCiuto star lì a guardarla per sempre, che gli sarebbe bastato.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   «Ci sei quasi» disse James. «Sei molto viCino. Noi siamo... fieri di te». «Fa male?»
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   «Morire? Niente affatto» rispose Sirius. «È più veloce e più faCile che addormentarsi».
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   «Io non volevo che moriste». Harry pronunCiò questa frase senza volerlo. «Nessuno di voi. Mi dispiace...»
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Una brezza gelida che sembrava venire dal cuore della Foresta sollevò i capelli dalla fronte di Harry. Sapeva che non gli avrebbero detto di andare, che doveva essere una sua deCisione.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   «Stammi viCino» sussurrò.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   E si avviò. Il gelo dei Dissennatori non lo fermò; lo attraversò insieme ai suoi compagni, che agirono per lui come Patroni, e insieme passarono tra i vecchi alberi che crescevano viCini, i rami intrecCiati, le radiCi contorte sotto i piedi. Harry si strinse forte nel Mantello, addentrandosi nella Foresta buia, senza avere idea di dove fosse di preCiso Voldemort, ma certo di trovarlo. Accanto a lui, quasi senza rumore, camminavano James, Sirius, Lupin e Lily, e la loro presenza era il suo coraggio, la ragione per cui riusCiva a mettere un piede dopo l'altro.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Il suo corpo e la sua mente erano stranamente slegati, gli arti lavoravano senza ricevere istruzioni, come se lui fosse il passeggero, non il conducente, del corpo che stava per lasCiare. I morti che camminavano accanto a lui nella Foresta erano molto più reali per lui, ora, dei vivi rimasti al castello: Ron, Hermione, Ginny e tutti gli altri sembravano i fantasmi, adesso che lui inCiampava e sCivolava verso la fine della sua vita, verso Voldemort...
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Un rumore sordo e un sussurro: qualche altra creatura vivente si era mossa, lì viCino. Harry si arrestò sotto il Mantello e si guardò intorno, in ascolto, e anche i suoi genitori, Lupin e Sirius si fermarono.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   «C'È qualcuno là» sussurrò una voce roca, molto viCino. «Potter ha un Mantello dell'Invisibilità. Possibile che sia...?»
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   «Sono sicuro di aver sentito qualcosa» insisté Yaxley. «Un animale, cosa diCi
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   «Quello scemo di Hagrid teneva un sacco di roba qui dentro» rispose Dolohov, sbirCiando alle proprie spalle.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Un fuoco ardeva al centro della radura e la sua luce guizzante ricadeva su una folla di Mangiamorte vigili e silenziosi. Alcuni erano ancora incappucCiati e mascherati, altri a volto scoperto. Due giganti sedevano ai margini del gruppo, gettando ombre enormi sulla scena, i volti feroCi, rozzamente sbozzati come nella rocCia. Harry vide Fenrir, appiattato nell'ombra, che si rosicchiava le unghie; il grosso, biondo Rowle si tamponava il labbro sanguinante. Vide LuCius Malfoy, sconfitto e spaventato, e NarCissa, gli occhi infossati, colmi di ansia.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   «Nessuna tracCia di lui, mio Signore» annunCiò Dolohov.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Era stata Bellatrix a parlare: era seduta accanto a Voldemort, scarmigliata, qualche tracCia di sangue sul volto, ma altrimenti illesa.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Harry lo disse più forte che poté, con tutta la determinazione che riuscì a radunare: non voleva sembrare impaurito. La Pietra della Resurrezione gli sCivolò tra le dita insensibili e con la coda dell'occhio vide svanire i suoi genitori, Sirius e Lupin; si fece avanti alla luce del fuoco. In quel momento sentì che nessuno era importante tranne Voldemort. C'erano solo loro due.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Si voltò: Hagrid era legato a un albero. Il suo corpo massicCio scosse disperatamente i rami.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   «TACi!» urlò Rowle, e lo zittì con un colpo di bacchetta.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Harry, il petto palpitante. Le sole cose che si muovevano erano le fiamme e il serpente, che attorCigliava e distendeva le spire nella gabbia splendente dietro la testa di Voldemort.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Harry sentiva la propria bacchetta contro il torace, ma non fece alcun tentativo per sfoderarla. Sapeva che il serpente era protetto troppo bene, sapeva che se anche fosse riusCito a puntarla contro Nagini, Cinquanta maledizioni l'avrebbero colpito. Voldemort e Harry continuavano a guardarsi: Voldemort inclinò appena la testa da un lato, contemplando il ragazzo in piedi davanti a lui, e uno strano sorriso, senza gioia, gli increspò la bocca senza labbra.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Voldemort alzò la Bacchetta. Aveva ancora la testa piegata da un lato, come un bambino curioso che si chiede che cosa succederà. Harry guardò dentro quegli occhi rossi e sperò che accadesse subito, in fretta, quando ancora riusCiva a stare in piedi, prima di perdere il controllo, prima di tradire la paura...
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Era disteso a facCia in giù, ascoltando il silenzio. Era perfettamente solo. Nessuno lo guardava. Non c'era nessun altro. Non era del tutto sicuro di esserCi nemmeno lui.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   Dopo molto tempo, o forse nessun tempo, capì che doveva esistere, doveva essere più che pensiero disincarnato, perché era disteso, certamente disteso su una superfiCie. Quindi possedeva il senso del tatto, e anche la cosa sulla quale giaceva esisteva.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   Non appena fu giunto a questa conclusione, Harry si rese conto di essere nudo. Convinto com'era della propria totale solitudine, la cosa non lo preoccupò, ma lo incuriosì. Si chiese se, così come era in grado di sentire, sarebbe riusCito a vedere. Aprendoli, scoprì di avere gli occhi.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   Era Circondato da una nebbiolina luminosa, diversa da ogni nebbia mai vista prima. Intorno a lui non c'erano cose nascoste dal vapore; era più come se il vapore non avesse ancora preso una forma definita. Il pavimento sul quale giaceva era bianco, né caldo né freddo, semplicemente un piatto, vuoto qualcosa sul quale stare.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   Poi un rumore lo raggiunse dal nulla che lo Circondava: i piccoli, morbidi colpi di qualcosa che sbatteva, si agitava e lottava. Era un rumore pietoso, ma anche un po' indecente. Ebbe la spiacevole sensazione di origliare qualcosa di nascosto, di vergognoso.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   Si alzò e si guardò intorno. Si trovava in un'enorme Stanza delle Necessità? Più guardava, più c'era da vedere. Una grande cupola di vetro sCintillava alta su di lui alla luce del sole. Forse era un palazzo. Tutto era ovattato e immobile, tranne che per quegli strani colpi, quei piagnucolii lì viCino, nella foschia...
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   Harry si girò lentamente sul posto e Ciò che lo Circondava parve inventarsi davanti ai suoi occhi. Un ampio spazio aperto, luminoso e pulito, una sala molto più grande della Sala Grande, con quel limpido soffitto di vetro a cupola. Era vuota. C'era solo lui, a parte...
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   Gli faceva paura. Nonostante fosse piccolo e fragile e ferito, non desiderava avviCinarsi. Tuttavia si mosse lentamente verso di lui, pronto a balzare indietro all'istante. Ben presto fu abbastanza viCino da toccarlo, ma non riusCiva a farlo. Si sentì un codardo. Avrebbe dovuto consolarlo, ma lo disgustava.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Harry». Spalancò le bracCia e le sue mani erano tutte due intere, bianche e sane. «Meraviglioso ragazzo. Uomo di enorme coraggio. Camminiamo».
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   Sbigottito, Harry lo seguì, allontanandosi dal bambino scorticato che piagnucolava, verso due sedie che prima non aveva notato, non molto distanti sotto il soffitto alto e luminoso. Silente sedette su una e Harry si lasCiò cadere sull'altra, guardando il suo vecchio Preside in facCia. I lunghi capelli e la barba d'argento, gli occhi azzurri e penetranti dietro gli occhiali a mezzaluna, il naso rotto: tutto come lo ricordava. Eppure...
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Ma...» Harry sollevò d'istinto la mano alla Cicatrice a forma di saetta. Non c'era. «Ma avrei dovuto morire... non mi sono difeso! Volevo che mi ucCidesse!»
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   La feliCità sprizzava da Silente come luce, come fuoco; Harry non l'aveva mai visto così profondamente, così evidentemente contento.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Ma tu sai già» rispose Silente. Fece girare i polliCi.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

    «Ho lasCiato che mi ucCidesse» cominCiò Harry. «Giusto?»
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Ma se Voldemort ha usato l'Anatema che UcCide» riprese Harry, «e questa volta nessuno è morto per me... come posso essere vivo?» «Secondo me lo sai. PensaCi. Ricorda che cos'ha fatto, nella sua ignoranza, nella sua avidità e nella sua feroCia».
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   Harry rifletté. LasCiò vagare lo sguardo. Se quello era davvero un palazzo, era strano, con brevi file di sedie e tratti di inferriate qua e là, e solo lui, Silente e la creatura rachitica sotto la sedia presenti. Poi la risposta gli salì alle labbra da sola.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Tu eri il settimo Horcrux, Harry, l'Horcrux che non ha mai avuto l'intenzione di creare. La sua anima era così instabile che si spezzò quando commise quegli atti di ineffabile malvagità, l'assassinio dei tuoi genitori, il tentato omiCidio di un bambino. Ma quello che fuggì da quella stanza era ancora meno di quello che credeva. Si lasCiò dietro più del suo corpo. LasCiò parte di se stesso legata a te, la vittima designata che era sopravvissu ta.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «E la sua conoscenza è rimasta terribilmente lacunosa, Harry! Ciò che
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   Voldemort non ritiene importante, non si dà la pena di comprenderlo. Di elfi domestiCi e storie per bambini, di amore, fedeltà e innocenza Voldemort non sa e non capisce niente. Niente. Che tutti hanno un potere che va oltre il suo, oltre la portata di qualunque magia, è una verità che non ha mai afferrato.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Ha preso il tuo sangue convinto che l'avrebbe rafforzato. Ha accolto nel suo corpo una minuscola parte dell'incantesimo che tua madre aveva imposto su di te quando morì per te. Il suo corpo tiene vivo il sacrifiCio di Lily, e finché quell'incantesimo sopravvive, sopravvivi anche tu, e sopravvive l'ultima speranza di Voldemort per se stesso».
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «FacCia una supposizione, allora» suggerì Harry, e Silente rise.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Senza volerlo, come ora sai, Lord Voldemort raddoppiò il legame tra voi quando tornò ad assumere sembianze umane. Una parte della sua anima era ancora legata alla tua e, pensando di rafforzarsi, accolse in sé una parte del sacrifiCio di tua madre. Se solo fosse riusCito a comprendere il preCiso, enorme potere di quel sacrifiCio, forse non avrebbe osato toccare il tuo sangue... ma se l'avesse compreso, non sarebbe Lord Voldemort e forse non avrebbe mai ucCiso.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

    «Quella notte si spaventò più di te, Harry. Tu avevi accettato, addirittura abbracCiato la possibilità della morte, cosa che Lord Voldemort non è mai stato in grado di fare. Il tuo coraggio vinse, la tua bacchetta sconfisse la sua. E in quel momento, accadde qualcosa tra quelle bacchette, qualcosa che rifletteva la relazione tra i loro padroni.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Penso che la tua bacchetta abbia assorbito alcuni poteri e qualità di quella di Voldemort, come dire che conteneva un po' di Voldemort stesso. PerCiò quando lui ti stava inseguendo, la tua bacchetta riconobbe un uomo che era insieme fratello e nemico mortale, e rigurgitò parte della sua stessa magia contro di lui, una magia molto più potente di quanto la bacchetta di LuCius avesse mai compiuto. La tua bacchetta ormai conteneva il potere del tuo enorme coraggio e dell'abilità mortifera di Voldemort: che speranze aveva quel povero bastonCino di LuCius Malfoy?»
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Ma se la mia bacchetta era così potente, come mai Hermione è riusCita a spezzarla?»
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   Harry rimase immerso nei suoi pensieri a lungo, o forse per pochi secondi. Era molto diffiCile avere certezze su cose come il tempo, lì.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Mi ha ucCiso con la bacchetta che era appartenuta a lei».
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Non ti ha ucCiso con la mia bacchetta» lo corresse Silente. «Credo che possiamo convenire che tu non sei morto... anche se naturalmente» aggiunse, come temendo di essere stato poco gentile, «non sottovaluto le tue sofferenze, che di sicuro sono state terribili».
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Adesso però mi sento benissimo». Harry osservò le proprie mani pulite e perfette. «Dove siamo di preCiso?»
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «La stazione di King's Cross!» Silente ridacchiò senza ritegno. «Santo Cielo, sul serio?»
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Ma certo» rispose Harry. «Ma certo... come può fare una domanda del genere? Lei non ha mai ucCiso se poteva evitarlo!»
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Fu la cosa che Ci unì» sussurrò. «Due ragazzi intelligenti e arroganti con un'ossessione in comune. Lui voleva venire a Godric's Hollow, l'avrai capito, per la tomba di Ignotus Peverell. Voleva esplorare il luogo in cui era morto il terzo fratello».
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Tu. Hai capito, immagino, perché avevo il Mantello la notte che i tuoi genitori sono morti. James me l'aveva mostrato solo qualche giorno prima. Spiegava molte delle sue malefatte mai scoperte a scuola! Quasi non Ci credevo. Gli chiesi di prestarmelo. Avevo ormai rinunCiato da tempo al sogno di riunire i Doni, ma non resistetti, non potei fare a meno di esaminarlo... era un mantello del quale non ho mai visto l'uguale, antichissimo, perfetto in ogni senso... poi tuo padre morì e finalmente io avevo due Doni tutti per me!»
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Quindi quando vide il Mantello aveva già rinunCiato a cercare i Doni?» «Oh, sì» rispose Silente con voce flebile. Si costrinse a sostenere lo sguardo di Harry. «Sai che cosa accadde. Lo sai. Non puoi disprezzarmi più di quanto io disprezzi me stesso».
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «E invece dovresti». Silente trasse un profondo respiro. «ConosCi il se greto di mia sorella, che cosa le fecero quei Babbani, che cosa diventò. Sai che il mio povero padre cercò vendetta e ne pagò il prezzo, morendo ad Azkaban. Sai come mia madre rinunCiò alla propria vita per prendersi cura di Ariana.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Oh, avevo qualche scrupolo. Misi a tacere la cosCienza con parole vuote. Era tutto per il bene superiore, e qualunque danno sarebbe stato ripagato cento volte in vantaggi per i maghi. Sapevo, nel profondo del cuore, chi era Gellert Grindelwald? Credo di sì, ma chiusi gli occhi. Se i nostri piani fossero andati in porto, tutti i miei sogni sarebbero diventati realtà.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «E al centro dei nostri progetti c'erano i Doni della Morte! Quanto lo affasCinavano, quanto Ci affasCinavano! La Bacchetta invinCibile, l'arma che Ci avrebbe condotti al potere! La Pietra della Resurrezione... per lui, anche se fingevo di non saperlo, voleva dire un eserCito di Inferi! Per me, lo confesso, significava il ritorno dei miei genitori, la fine di ogni responsabilità.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «E il Mantello... non parlammo mai molto del Mantello. Entrambi sapevamo nasconderCi benissimo anche senza il Mantello, la vera magia del quale, ovviamente, è che può essere usato per proteggere e riparare altri, oltre che il proprietario. Pensavo che se l'avessimo trovato, sarebbe stato utile per nascondere Ariana, ma il Mantello Ci interessava soprattutto perché completava la triade, perché la leggenda dice che l'uomo che unisce i tre oggetti sarà il vero padrone della Morte, che per noi era sinonimo di invinCibile.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

    «Grindelwald e Silente invinCibili padroni della Morte! Due mesi di follia, di sogni crudeli, trascurando i soli due membri della famiglia che mi erano rimasti.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   Silente trattenne il respiro e scoppiò in lacrime. Harry si protese verso di lui e fu felice di scoprire che poteva toccarlo; gli strinse forte il bracCio e Silente piano piano riprese il controllo.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Passarono gli anni. Corsero voCi su di lui. Dissero che si era procurato una bacchetta di immensa forza. A me nel frattempo fu offerto il posto di Ministro della Magia, e non una sola volta. Naturalmente rifiutai. Avevo imparato che non ero adatto al potere».
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Sei molto gentile, Harry. Ma mentre io mi occupavo di istruire giovani maghi, Grindelwald radunava un eserCito. Dicono che mi temesse e forse è così, ma meno, credo, di quanto io temevo lui.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

    «Oh, non la morte» aggiunse in risposta allo sguardo interrogativo di Harry. «Non quello che poteva farmi con la magia. Sapevo che eravamo pari, forse io ero persino un po' più abile. Era la verità che temevo. CapisCi, non avevo mai saputo chi di noi, in quell'ultimo, tremendo duello, avesse scagliato la maledizione che ucCise mia sorella. Potresti chiamarmi codardo: avresti ragione. Harry, io temevo più di ogni altra cosa la consapevolezza di essere stato io a provocare la sua morte, non solo con la mia arroganza e stupidità, ma di aver fisicamente sferrato il colpo che spense la sua vita.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   Un'altra pausa. Harry non gli chiese se avesse mai scoperto chi aveva ucCiso Ariana. Non voleva saperlo e ancora meno voleva costringere Silente a dirglielo. Finalmente capì che cosa vedeva Silente quando guardava nello Specchio delle Brame e perché aveva mostrato tanta comprensione per il fasCino che eserCitava su di lui.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   Silente annuì, guardandosi in grembo. Nuove lacrime lucCicavano lungo il naso rotto.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Dicono che nei suoi ultimi anni sia stato preso dal rimorso, nella sua cella a Nurmengard. Spero che sia vero. Mi piacerebbe pensare che abbia compreso l'orrore e l'indegnità di Ciò che ha fatto. Forse quella bugia detta a Voldemort è stata il suo tentativo di fare ammenda... di evitare che Voldemort si impossessasse del Dono...»
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «... o forse che violasse la sua tomba?» suggerì Harry, e Silente si asCiugò gli occhi.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Fui uno sCiocco, Harry. Dopo tutti quegli anni, non avevo imparato nulla. Ero indegno di riunire i Doni della Morte, l'avevo dimostrato più e più volte, e questa era la conferma».
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Forse un uomo su un milione potrebbe riunire i Doni, Harry. Io sono stato capace solo di possedere il più crudele, il meno straordinario. Sono stato in grado di possedere la Bacchetta e di non vantarmene e non usarla per ucCidere. Mi è stato concesso di dominarla e usarla, perché l'avevo presa non per mio tornaconto, ma per salvare altri da lei.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Ma il Mantello l'ho preso solo per futile curiosità, e quindi non avrebbe mai potuto funzionare per me come per te che ne sei il legittimo proprietario. Avrei usato la Pietra per richiamare indietro coloro che sono in pace, invece che per consentire il sacrifiCio di me stesso, come hai fatto tu. Tu sei il degno possessore dei Doni».
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   Silente batté sulla mano di Harry, che alzò lo sguardo sul vecchio e sorrise; non riuscì a trattenersi. Come faceva a essere ancora arrabbiato con lui?
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Temo di aver sperato che la signorina Granger ti frenasse, Harry. Avevo paura che la tua testa calda potesse avere la meglio sul tuo buon cuore, che se tu avessi saputo tutto fin da subito su quegli oggetti tentatori avresti potuto gettarti sui Doni come feCi io, al momento sbagliato, per le ragioni sbagliate. Se dovevi metterCi le mani sopra, volevo che li possedessi senza rischi. Tu sei il vero padrone della Morte, perché il vero padrone non cerca di sfuggirle. Accetta di dover morire e comprende che vi sono cose assai peggiori nel mondo dei vivi che morire».
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Ero sicuro che Ci avrebbe provato, da quando la tua bacchetta sconfisse la sua nel Cimitero di Little Hangleton. All'inizio temeva che l'avessi battuto per la tua abilità superiore. Dopo aver rapito Olivander, tuttavia, scoprì l'esistenza dei nuclei gemelli. Pensò che questo spiegasse tutto. Ma la bacchetta presa in prestito non si comportò meglio! E Voldemort, invece di chiedersi quale tua caratteristica avesse reso la tua bacchetta così forte, quale dono tu possedessi che a lui mancava, si mise a cercare l'unica bacchetta che secondo la leggenda avrebbe sconfitto tutte le altre. L'ossessione per la Bacchetta di Sambuco era diventata feroce quasi quanto quella per te. è convinto che la Bacchetta di Sambuco elimini il suo ultimo punto debole e lo renda veramente invinCibile. Povero Piton...»
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Quando ha chiesto a Piton di ucCiderla, voleva che la Bacchetta di Sambuco diventasse sua, vero?»
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Ah, certo». Silente gli sorrise. «Sei a King's Cross, no? Credo che se deCidessi di non tornare, potresti... diCiamo... prendere un treno». «E dove mi porterebbe?»
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Ritengo» rispose Silente «che se tu scegliessi di tornare, Ci sarebbe la possibilità che lui venga battuto per sempre. Non posso garantirlo. Ma so questo, Harry: che se dovessi tornare qui avresti meno da temere di lui».
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

    «Non provare pietà per i morti, Harry. Prova pietà per i vivi e soprattutto per coloro che vivono senza amore. Tornando, potresti fare in modo che meno anime vengano mutilate, meno famiglie distrutte. Se questo ti sembra uno scopo degno, allora per il momento diCiamoCi addio».
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   Harry annuì e sospirò. LasCiare quel luogo non era neanche lontanamente diffiCile quanto era stato entrare nella Foresta, ma lì c'era caldo, luce e pace, e sapeva di dover tornare al dolore e alla paura di altre perdite. Si alzò e Silente fece lo stesso, e per un lungo istante si guardarono.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   Era di nuovo per terra a facCia in giù. L'odore della Foresta gli riempiva le nariCi. Sentiva il suolo freddo e duro sotto la guanCia e la cerniera degli occhiali, spostati di lato dalla caduta, che gli penetrava nella tempia. Gli faceva male ogni centimetro del corpo, e il punto in cui l'Anatema che UcCide l'aveva colpito era come il livido lasCiato da un pugno di ferro. Non si mosse, ma rimase dov'era, con il bracCio sinistro piegato a una strana angolatura e la bocca aperta.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Era la voce di Bellatrix, e parlava come chi si rivolge a un amante. Harry non osò aprire gli occhi, ma lasCiò che gli altri sensi esplorassero la situazione. Sapeva che la sua bacchetta era ancora riposta sotto gli abiti perché la sentiva tra il petto e il suolo. Una lieve imbottitura dalle parti dello stomaco gli disse che anche il Mantello dell'Invisibilità era lì.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Voldemort si stava alzando. Molti Mangiamorte si allontanavano da lui, tornando tra la folla che Circondava la radura. Solo Bellatrix era rimasta inginocchiata accanto a lui.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Harry chiuse di nuovo gli occhi e considerò Ciò che aveva visto. I Mangiamorte si erano affollati attorno a Voldemort, che doveva essere caduto a terra. Era successo qualcosa quando aveva colpito Harry con l'Anatema che UcCide. Anche lui era crollato? Evidentemente sì. Ed entrambi erano rimasti privi di sensi per un po', ed entrambi adesso erano tornati in sé...
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Nella radura il silenzio era totale. Nessuno si avviCinò a Harry, ma lui avvertì i loro sguardi concentrati, che parevano schiacCiarlo ancora più forte a terra, e temette che il movimento di un dito o di una palpebra potesse tradirlo.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Harry non sapeva a chi si era rivolto. Non poteva far altro che restare lì disteso, col cuore che martellava, traditore, e aspettare di essere esaminato, ma nello stesso tempo capiva, per quanto gli fosse di magra consolazione, che Voldemort non si azzardava ad avviCinarsi, sospettando che non tutto fosse andato secondo i piani...
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Mani più delicate di quanto si aspettasse gli toccarono la facCia, gli aprirono una palpebra, s'insinuarono sotto la camiCia fino al petto, a sentirgli il cuore. Udì il respiro affannoso della donna, i suoi lunghi capelli gli solleticarono il viso. Sapeva che aveva sentito il battito regolare della vita contro le sue costole.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Sentì la mano di lei contrarsi sul suo petto e le unghie conficcarsi nella pelle. Poi la mano fu ritratta. NarCissa Malfoy si rimise a sedere.
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   «È morto!» annunCiò.
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    Harry vide volare schizzi di luce rossa e d'argento per celebrare l'evento. Continuò a fingersi morto e capì. NarCissa sapeva che il solo modo per entrare a Hogwarts e trovare suo figlio era insieme all'eserCito vittorioso.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Visto?» strillò Voldemort sopra il tumulto. «Harry Potter è morto per mano mia e ora nessun uomo vivente può minacCiarmi! Guardate! CruCio!»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Harry se l'era aspettato: sapeva che il suo corpo non sarebbe stato lasCiato in pace sul terreno della Foresta, che doveva essere umiliato per dimostrare la vittoria di Voldemort. Fu sollevato da terra e gli Ci volle tutta la sua forza di volontà per restare inerte, ma il dolore che si aspettava non venne. Fu scagliato una, due, tre volte in aria: i suoi occhiali volarono via e sentì la bacchetta sCivolare un po' sotto gli abiti, ma restò molle e inanimato, e quando cadde giù per l'ultima volta per la radura risuonarono risate di scherno.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Ora» proclamò Voldemort «andremo al castello e mostreremo a tutti che fine ha fatto il loro eroe. Chi di voi trasCina il corpo? No... un momento...»
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   «Lo porterai tu» disse Voldemort. «Lo si vedrà bene tra le tue bracCia, no? Raccogli il tuo piccolo amico, Hagrid. E gli occhiali... mettetegli gli occhiali... devono riconoscerlo».
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Qualcuno gli sbatté con deliberata malagrazia gli occhiali in facCia, ma le mani enormi che lo sollevarono erano estremamente delicate. Harry sentì le bracCia di Hagrid tremare, scosse dai singhiozzi; grandi lacrime lo bagnarono mentre Hagrid lo cullava, ma lui non osava far capire all'amico, con un movimento o con le parole, che non tutto era perduto.
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   I due giganti seguivano i Mangiamorte; Harry sentì gli alberi scricchiolare e cadere al loro passaggio; facevano tanto rumore che gli uccelli si alzarono in volo strillando e perfino le risate dei Mangiamorte furono coperte. Il corteo vittorioso continuò a marCiare verso il terreno aperto e dopo un
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

    po' Harry capì dalla penombra, percepibile anche attraverso le palpebre chiuse, che gli alberi cominCiavano a diradarsi.
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   Hagrid non riuscì a continuare, ma scoppiò di nuovo in lacrime. Harry si chiese quanti centauri assistessero al loro corteo; non osò aprire gli occhi per vedere. Alcuni Mangiamorte li insultarono. Poco dopo Harry capì dall'aria più fresca che avevano raggiunto il limitare della Foresta.
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   «Harry Potter è morto. è stato ucCiso. Stava fuggendo, per mettersi in salvo mentre voi davate la vita per lui. Vi portiamo il suo corpo a dimostrazione che il vostro eroe è caduto.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Abbiamo vinto la battaglia. Avete perso metà dei vostri combattenti. I miei Mangiamorte vi superano in numero e il Ragazzo Che è Sopravvissuto è morto. La guerra deve finire. Chiunque continui a resistere, uomo, donna o bambino, verrà ucCiso insieme a tutti i membri della sua famiglia. UsCite dal castello, ora, inginocchiatevi davanti a me e verrete risparmiati. I vostri genitori e i vostri figli, i vostri fratelli e sorelle vivranno e saranno perdonati, e vi unirete a me nel nuovo mondo che costruiremo insieme».
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   Silenzio nel parco e dal castello. Voldemort era così viCino che Harry non osava aprire gli occhi.
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   «Andiamo» ordinò Voldemort. Harry sentì che si muoveva e Hagrid fu costretto a seguirlo. Aprì appena gli occhi e lo vide marCiare davanti a loro, con l'enorme serpente Nagini sulle spalle, libero dalla gabbia incantata. Ma Harry non poteva estrarre la bacchetta nascosta sotto gli abiti senza farsi vedere dalla scorta di Mangiamorte nel buio che lentamente sbiadiva...
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Harry richiuse gli occhi. Sapeva che si stavano avviCinando al castello e tese le orecchie per captare, sopra le voCi allegre dei Mangiamorte e i loro passi pesanti, segni di vita dall'interno.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   I Mangiamorte si arrestarono: Harry li udì disporsi in fila di fronte al portone aperto della scuola. Anche attraverso le palpebre chiuse riuscì a percepire la luce rossastra che gli pioveva addosso dall'ingresso. Attese. Da un momento all'altro le persone per le quali aveva cercato di morire l'avrebbero visto tra le bracCia di Hagrid, apparentemente morto.
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   L'urlo fu ancora più terribile perché non aveva mai immaginato che la professoressa McGranitt potesse emettere un simile suono. Udì un'altra donna ridere viCino a lui e capì che Bellatrix si crogiolava nella disperazione della McGranitt. SbirCiò di nuovo per un solo istante e vide la soglia affollarsi: i sopravvissuti alla battaglia usCivano sui gradini a fronteggiare i vinCitori e a vedere con i loro occhi che era vero, che Harry era morto. Vide Voldemort, davanti a lui, accarezzare la testa di Nagini con un solo dito bianco. Richiuse gli occhi.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Le voCi di Ron, Hermione e Ginny erano peggio di quella della McGranitt; Harry non desiderava altro che gridare, rispondere, ma si costrinse a restare in silenzio, e le loro urla furono come un segnale: la folla di sopravvissuti si scatenò, urlando ingiurie contro i Mangiamorte, finché...
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   «Visto?» disse Voldemort. Harry lo sentì camminare avanti e indietro davanti al punto in cui era stato deposto. «Harry Potter è morto! Lo capite adesso, illusi? Non è mai stato altro che un ragazzo che contava sul sacrifiCio degli altri!»
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   «È stato ucCiso mentre cercava di scappare di nascosto dal parco del ca stello» proseguì Voldemort, compiacendosi della menzogna, «ucCiso mentre tentava di mettersi in salvo...»
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   Ma s'interruppe: Harry udì un rumore di passi e un urlo, poi un altro colpo, un lampo di luce e un grugnito di dolore; aprì gli occhi di una frazione infinitesima. Qualcuno si era allontanato dalla folla e si era scagliato su Voldemort; Harry vide la sagoma afflosCiarsi a terra, Disarmata. Voldemort gettò via la bacchetta di chi l'aveva sfidato e rise.
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   «È Neville PaCiock, mio Signore! Il ragazzo che ha dato tanti grattacapi ai Carrow! Il figlio degli Auror, ricordate?»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Mostri spirito e ardimento, e discendi da una nobile stirpe. Sarai un Mangiamorte molto prezioso. Abbiamo bisogno di gente come te, Neville PaCiock».
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   «Mi unirò a te quando l'inferno gelerà» ribatté Neville. «EserCito di Silente!» Dalla folla si levò in risposta un boato che gli incantesimi taCitanti di Voldemort non riusCirono a domare.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Molto bene» proseguì Voldemort, e Harry avvertì più pericolo in quella voce serica che nella più potente delle maledizioni. «Se questa è la tua scelta, PaCiock, torneremo al piano originale. L'hai voluto tu» concluse con calma.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Non vi saranno altri Smistamenti alla scuola di Hogwarts» annunCiò Voldemort. «Non vi saranno più Case. Lo stemma e i colori del mio nobile antenato, Salazar Serpeverde, basteranno per tutti, non è vero, Neville PaCiock?»
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   «Il nostro Neville ora dimostrerà che cosa accade a chiunque sia così sCiocco da continuare a opporsi a me» annunCiò Voldemort, e con un guizzo della Bacchetta incendiò il Cappello Parlante.
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   Dai confini del parco si alzò un frastuono: centinaia di persone varcavano le mura sCiamando e correvano verso il castello, levando alte grida di guerra. Nello stesso momento, Grop arrivò a passi pesanti da dietro la scuola e chiamò: «HAGGER!» Al suo grido risposero i ruggiti dei giganti di Voldemort, che caricarono Grop come elefanti, facendo tremare la terra. Poi un rumore di zoccoli, il vibrare degli archi, e una pioggia di frecce cadde sui Mangiamorte, che ruppero i ranghi, urlando sorpresi. Harry prese il Mantello dell'Invisibilità, se lo gettò addosso e balzò in piedi.
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   Il sibilo della lama d'argento non si sentì sopra il ruggito della folla, il rimbombo dei giganti che cozzavano, la carica dei centauri, eppure attirò a sé gli sguardi di tutti. Con un solo colpo, Neville mozzò la testa dell'enorme serpente, che roteò alta nell'aria, sCintillante nella luce che veniva dalla Sala d'Ingresso. La bocca di Voldemort si spalancò in un urlo di rabbia che nessuno riuscì a sentire, e il corpo del serpente cadde con un tonfo ai suoi piedi...
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Regnava il caos. I centauri scatenati stavano disperdendo i Mangiamorte, tutti cercavano di scappare dai piedi dei giganti, e sempre più viCini risuonavano i rinforzi arrivati da chissà dove; Harry vide enormi creature alate planare attorno alle teste dei giganti di Voldemort; i Thestral e Fierobecco l'Ippogrifo cercavano di cavar loro gli occhi mentre Grop li riempiva di
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    pugni; tanto i difensori di Hogwarts quanto i Mangiamorte di Voldemort furono costretti a rientrare nel castello. Harry scagliava maledizioni contro tutti i Mangiamorte che gli passavano viCino, tramortendoli senza che sapessero chi o che cosa li aveva colpiti; i loro corpi venivano calpestati dalla folla in ritirata.
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   Sempre nascosto sotto il Mantello dell'Invisibilità, Harry fu costretto a entrare nella Sala d'Ingresso: stava cercando Voldemort e lo vide dall'altra parte dell'atrio che scagliava incantesimi a destra e a manca e intanto arretrava nella Sala Grande, senza smettere di urlare ordini ai suoi seguaCi; Harry lanCiò altri Sortilegi Scudo e salvò Seamus Finnigan e Hannah Abbott dalla sua furia; i due gli sfrecCiarono davanti ed entrarono nella Sala Grande per prendere parte alla lotta che già vi divampava.
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   E ce n'erano altri, tanti altri che si lanCiavano su per i gradini del castello: Charlie Weasley superò Horace Lumacomo, ancora con il suo pigiama color smeraldo. Erano tornati alla testa di parenti e amiCi di tutti gli studenti di Hogwarts rimasti a combattere, insieme ai negozianti e agli abitanti di Hogsmeade. I centauri Cassandro, Conan e Magorian galopparono nella Sala in un rombo di zoccoli, e dietro Harry la porta che conduceva alle cuCine venne scardinata da un'esplosione.
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   Gli elfi domestiCi di Hogwarts sCiamarono nella Sala d'Ingresso, urlando e brandendo trinCianti e mannaie; al loro comando, col medaglione di Regulus Black che gli ballonzolava sul petto, c'era Kreacher, la voce da rana chiara e sonora anche sopra quel baccano. «Lottate! Lottate! Combattete per il mio padrone, difensore degli elfi domestiCi! Combattete il Signore Oscuro, nel nome del prode Regulus! Lottate!»
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   Menavano fendenti e pugnalate alle caviglie e agli stinchi dei Mangiamorte, i facCini animosi e cattivi, e i Mangiamorte ripiegavano, schiacCiati dalla pura forza dei numeri, sopraffatti dagli incantesimi, strappandosi le frecce dalla carne, colpiti alle gambe dagli elfi, o semplicemente cercando di fuggire ma inghiottiti dall'orda che avanzava.
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   Ma non era ancora finita: Harry sfrecCiò tra i duellanti, oltrepassò i prigionieri che si divincolavano ed entrò nella Sala Grande.
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   Voldemort era nel cuore della battaglia e colpiva tutto Ciò che gli capitava a tiro. Harry non poteva mirare con preCisione e cercò di avviCinarsi, ancora invisibile, ma la Sala Grande era sempre più affollata, poiché chiunque fosse in grado di camminare tentava di entrare.
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    la stanza da Hagrid, colpire la parete di pietra e cadere a terra svenuto. Vide Ron e Neville abbattere Fenrir Greyback, Aberforth Schiantare Rookwood, Arthur e Percy atterrare O'Tusoe, e LuCius e NarCissa Malfoy correre nella folla, senza nemmeno provare a combattere, chiamando a gran voce il figlio.
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   Voldemort stava duellando con la McGranitt, Lumacorno e Kingsley insieme, e il suo volto era una maschera di freddo odio mentre i tre balzavano e si abbassavano attorno a lui, senza riusCire a finirlo...
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   Anche Bellatrix continuava a combattere, a Cinquanta metri da Voldemort, e come il suo padrone lottava contro tre avversari a un tempo: Hermione, Ginny e Luna ce la stavano mettendo tutta, ma Bellatrix le uguagliava, e l'attenzione di Harry fu distratta da un Anatema che UcCide scagliato così viCino a Ginny che la mancò di un soffio...
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   «FUORI DAI PIEDI!» urlò la signora Weasley alle tre ragazze, e con uno svolazzo della bacchetta cominCiò a combattere. Harry rimase a guardare terrorizzato ed euforico la bacchetta di Molly Weasley fendere l'aria e vorticare, e il sorriso di Bellatrix Lestrange tremò prima di trasformarsi in un ringhio. Schizzi di luce volarono da entrambe le bacchette, il pavimento attorno alle due streghe era rovente e crivellato di buchi; entrambe combattevano per ucCidere.
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   «Cosa sarà dei tuoi figli quando ti avrò ucCiso?» la canzonava sprezzante Bellatrix, folle come il suo Signore, schivando le maledizioni di Molly che le danzavano attorno. «Quando mammina sarà morta come Freddie?»
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   Bellatrix rise, la stessa risata esaltata di suo cugino Sirius prima di cade re oltre il velo, e Harry seppe in antiCipo che cosa stava per succedere.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   La maledizione di Molly passò sotto il bracCio teso di Bellatrix e la colpì in pieno petto, al cuore.
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   L'urlo di sorpresa, le acclamazioni, le grida di «Harry!», «È vivo!» furono subito soffocati. La folla ebbe paura e il silenzio cadde improvviso e totale, quando Voldemort e Harry si guardarono e cominCiarono a muoversi in cerchio uno di fronte all'altro.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Nessuno» rispose Harry semplicemente. «Non Ci sono altri Horcrux. Siamo solo tu e io. Nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive, e uno di noi sta per andarsene per sempre...»
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   «È stato un caso quando mia madre morì per salvarmi?» chiese Harry. Continuavano a spostarsi di lato, tutti e due, disegnando un cerchio perfetto, mantenendo la stessa distanza l'uno dall'altro. Per Harry esisteva solo il volto di Voldemort. «Un caso che io abbia deCiso di combattere in quel Cimitero? Un caso che io non mi sia difeso questa notte, eppure sia sopravvissuto, e tornato per combattere di nuovo?»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

    loro due respirassero. «Casi e fortuna e il fatto che ti sei rannicchiato a frignare dietro le gonne di uomini e donne più grandi di te, e hai lasCiato che io li ucCidessi al posto tuo!»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Non ucCiderai nessun altro questa notte» ribatté Harry. Ancora si muovevano in cerchio e si fissavano, occhi verdi dentro occhi rossi. «Non potrai ucCidere nessuno di loro, mai più. Non capisCi? Ero pronto a morire per impedirti di fare del male a queste persone...»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «È di nuovo l'amore?» ringhiò Voldemort, il volto da serpente contorto in una smorfia di scherno. «La soluzione preferita di Silente, l'amore, che a sentir lui vince la morte. Ma l'amore non gli ha impedito di cadere dalla Torre e andare in pezzi come una vecchia statuina di cera. L'amore non ha impedito a me di schiacCiare quella Mezzosangue di tua madre come uno scarafaggio, Potter... e pare che nessuno ti ami abbastanza da farsi avanti, questa volta, a prendersi la mia maledizione. Quindi che cosa ti impedirà di morire adesso, quando colpirò?»
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   «Vuoi dire che era un debole!» urlò Voldemort. «Troppo debole per osare, troppo debole per prendere Ciò che avrebbe potuto essere suo e invece sarà mio!»
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   «Silente è morto!» Voldemort sputò queste parole contro Harry come se gli potessero provocare un dolore insopportabile. «Il suo corpo marCisce nella tomba di marmo viCino a questo castello, io l'ho visto, Potter, e non tornerà!»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Certo, Silente è morto» rispose Harry tranquillo, «ma non l'hai fatto ucCidere tu. Ha scelto lui come morire, con mesi di antiCipo, ha programmato tutto con l'uomo che credevi fosse il tuo servo».
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Severus Piton non era tuo» spiegò Harry. «Piton era di Silente, di Silente dal momento in cui hai cominCiato a dare la cacCia a mia madre. E non te ne sei mai accorto, per via della cosa che non puoi capire. Non hai mai visto Piton evocare un Patronus, vero, Riddle?»
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   «Il Patronus di Piton era una cerva» continuò Harry, «come quello di mia madre, perché lui l'ha amata per tutta la vita, da quando erano bambini. Avresti dovuto capirlo» aggiunse, vedendo le nariCi di Voldemort vibrare. «Ti aveva chiesto di risparmiarla, no?»
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   «Naturale che ti abbia detto questo, ma è stato la spia di Silente dal momento in cui la minacCiasti e da allora ha lavorato contro di te! Silente stava già morendo quando Piton l'ha finito!»
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    «Non ha importanza!» strillò Voldemort. Aveva seguito ogni parola con attenzione rapita, ma ora scoppiò in una risata stridula e folle. «Non ha importanza se Piton fosse mio o di Silente, o quali insignificanti ostacoli abbiano cercato di mettere sul mio cammino! Io li ho schiacCiati come ho schiacCiato tua madre, il presunto grande amore di Piton! Oh, ma tutto torna, Potter, e in modi che tu non comprendi!
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   «Silente stava cercando di tenere lontana da me la Bacchetta di Sambuco! Voleva che fosse Piton il vero padrone della Bacchetta! Ma io sono arrivato prima di te, ragazzino... l'ho trovata prima di te, ho capito la verità prima di te. Ho ucCiso Severus Piton tre ore fa e la Bacchetta di Sambuco, la Stecca della Morte, la Bacchetta del Destino è davvero mia! L'ultimo piano di Silente è andato storto, Harry Potter!»
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   «Sì, è vero» concesse Harry. «Hai ragione. Ma prima che tu provi a ucCidermi, ti consiglio di pensare a quello che hai fatto... pensaCi, e cerca in te un po' di rimorso, Riddle...»
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   «È la tua ultima possibilità» continuò Harry, «tutto Ciò che ti resta... ho visto quello che sarai altrimenti... sii un uomo... cerca... cerca un po' di rimorso...»
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   «L'ha ucCiso...»
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   «Non mi ascolti? Piton non ha mai sconfitto Silente! Hanno deCiso insieme la sua morte! Silente voleva morire imbattuto, essere l'ultimo vero padrone della Bacchetta! Se tutto fosse andato come previsto, il potere della Bacchetta sarebbe morto con luì, perché non gli sarebbe mai stata vinta!»
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   «Ancora non capisCi, Riddle? Possedere la Bacchetta non basta! Tenerla, usarla non la rende davvero tua. Non hai sentito Olivander? è la bacchetta che sceglie il mago... la Bacchetta di Sambuco ha riconosCiuto un nuovo padrone prima della morte di Silente, qualcuno che non l'ha mai nemmeno sfiorata. Il nuovo padrone ha tolto la Bacchetta a Silente contro la sua volontà, senza mai capire cosa aveva fatto, o che la bacchetta più pericolosa del mondo gli aveva offerto la sua obbedienza...»
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   «Ma che importanza ha?» mormorò il Signore Oscuro. «Anche se tu avessi ragione, Potter, non farebbe alcuna differenza per te e per me. Non hai più la bacchetta di fenice: il nostro sarà un duello di pura abilità... e dopo che avrò ucCiso te, potrò occuparmi di Draco Malfoy...»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Quindi è tutto qui, capisCi?» sussurrò. «La bacchetta che hai in mano sa che il suo ultimo proprietario è stato Disarmato? Perché se lo sa... sono io il vero padrone della Bacchetta di Sambuco».
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Un bagliore d'oro rosso divampò all'improvviso nel soffitto incantato sopra di loro e uno spicchio di sole accecante apparve sul davanzale della finestra più viCina. La luce colpì i due volti nello stesso momento e quello di Voldemort divenne una macchia infuocata. Harry udì la voce acuta strillare e urlò anche lui la sua speranza estrema verso il Cielo, puntando la bacchetta di Draco.
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   Lo scoppio fu come un colpo di cannone e le fiamme dorate che eruppero tra loro, al centro esatto del cerchio che avevano disegnato, segnarono il punto in cui gli incantesimi si scontrarono. Harry vide il lampo verde di Voldemort urtare il proprio incantesimo, vide la Bacchetta di Sambuco vo lare in alto, scura contro l'alba, roteare come la testa di Nagini contro il soffitto incantato, verso il padrone che non avrebbe ucCiso, che finalmente ne entrava in pieno possesso. E Harry, con l'infallibile abilità del Cercatore, la prese al volo con la mano libera mentre Voldemort cadeva all'indietro, le bracCia spalancate, le pupille a fessura degli occhi scarlatti che si giravano verso l'alto. Tom Riddle crollò sul pavimento con banale solennità, il corpo fiacco e rattrappito, le mani bianche vuote, il volto da serpente inespressivo e ignaro. Voldemort era morto, ucCiso dal rimbalzo della sua stessa maledizione, e Harry fissava, con due bacchette in mano, il gusCio vuoto del suo nemico.
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   Un vibrante secondo di silenzio, lo stupore sospeso, poi il tumulto esplose attorno a Harry, le urla, l'esultanza e i ruggiti dei presenti lacerarono l'aria. L'ardente sole nuovo incendiò le finestre mentre tutti avanzavano verso di lui, e i primi a raggiungerlo furono Ron e Hermione, le loro bracCia ad avvolgerlo, le loro urla incomprensibili ad assordarlo. Poi Ginny, Neville e Luna, e poi gli altri Weasley e Hagrid, e Kingsley e la McGranitt e Vitious e la Sprite; Harry non riusCiva a capire una parola di quello che stavano urlando, né quali mani lo afferravano, lo tiravano, cercavano di abbracCiarlo: erano in centinaia a premere contro di lui, tutti deCisi a toccare il Ragazzo Che è Sopravvissuto, la ragione per cui era davvero finita...
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   Spostarono il corpo di Voldemort in un'aula accanto alla Sala Grande, lontano dai corpi di Fred, Tonks, Lupin, Colin Canon e degli altri Cinquanta che erano morti lottando contro di lui. La McGranitt risistemò i tavoli delle Case al loro posto, ma nessuno era più seduto nell'ordine giusto: erano tutti mescolati, insegnanti e allievi, fantasmi e genitori, centauri ed elfi domestiCi; Fiorenzo era disteso in un angolo a riprendersi, Grop guardava
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

    dentro la Sala da una finestra rotta e la gente lanCiava Cibo nella sua grande bocca ridente. Dopo un po' Harry, sfinito, si ritrovò seduto su una panca accanto a Luna.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   E prima che lui riusCisse a dire una parola gridò: «Oooh, guardate, un
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Finalmente poté camminare nella Sala senza essere intercettato. Vide Ginny due tavoli più in là, con la testa posata sulla spalla della madre: Ci sarebbe stato tempo per parlare più tardi, ore e giorni e forse anni. Vide Neville, che mangiava con la spada di Grifondoro accanto al piatto, Circondato da un manipolo di ammiratori. Passò fra i tavoli e vide i tre Malfoy, stretti come se non sapessero se star lì o no, ma nessuno vi faceva caso. Ovunque guardasse scorgeva famiglie riunite, poi finalmente vide i due che cercava.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Sono io» mormorò, accovacCiandosi tra Ron e Hermione. «Venite con me?»
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   Si alzarono subito e insieme usCirono dalla Sala Grande. La scalinata di marmo era scheggiata, parte della balconata era sparita, e salendo incontrarono detriti e macchie di sangue.
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   Da qualche parte in lontananza sentirono Pix che sfrecCiava nei corridoi intonando un canto di vittoria di propria composizione:
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Rende l'idea delle dimensioni tragiche dell'avvenimento, no?» commentò Ron, e spinse una porta per lasCiar passare Harry e Hermione.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   La feliCità sarebbe arrivata, pensò Harry, ma al momento era attutita dallo sfinimento, e il dolore per la perdita di Fred, Lupin e Tonks lo trapassava a intervalli regolari come una ferita fisica. Provava soprattutto uno straordinario sollievo e una gran voglia di dormire. Ma prima doveva spiegare a Ron e a Hermione, che gli erano rimasti al fianco così a lungo e meritavano la verità. Faticosamente, narrò Ciò che aveva visto nel Pensatoio e Ciò che era successo nella Foresta, e non avevano nemmeno cominCiato a manifestare tutto il loro sconcerto quando finalmente arrivarono nel posto do ve erano diretti, anche se nessuno di loro l'aveva nominato.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Il gargoyle che sorvegliava l'ingresso dello studio del Preside era stato abbattuto; era lì tutto storto, con l'aria un po' stordita, e Harry si chiese se sarebbe riusCito a riconoscere la parola d'ordine.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Lo scavalcarono e montarono sulla scala a chiocCiola di pietra che saliva lentamente come una scala mobile. In Cima, Harry aprì la porta.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Riuscì appena a scorgere il Pensatoio, ancora sulla scrivania dove l'aveva lasCiato, e poi un fragore assordante lo fece gridare, pensare a maledizioni e Mangiamorte di ritorno, e alla rinasCita di Voldemort...
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Ma erano applausi. Dalle pareti, i Presidi di Hogwarts in piedi nei loro ritratti gli battevano le mani; agitavano i cappelli e in qualche caso le parrucche, si sporgevano dalle corniCi per feliCitarsi a vicenda, saltavano sulle poltrone; Dilys Derwent singhiozzava senza pudore, Dexter FortebracCio sventolava il cornetto acustico; e Phineas Nigellus gridò con la sua voce acuta ed esile: «Vorrei rimarcare che la Casa di Serpeverde ha fatto la sua parte! Che il nostro contributo non sia dimenticato!»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Infine Harry alzò le mani e i ritratti caddero in un rispettoso silenzio, sorridendo e asCiugandosi gli occhi, aspettando con trepidazione che parlasse. Lui tuttavia si rivolse a Silente e scelse le parole con grande attenzione. Sfinito com'era, con gli occhi gonfi e arrossati, doveva fare un ultimo sforzo, chiedere un ultimo consiglio.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «La cosa che era nascosta nel BocCino» esordì «mi è caduta nella Foresta. Non so dove di preCiso, ma non ho intenzione di andare a cercarla. è d'accordo?»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Mio caro ragazzo, lo sono» rispose Silente, mentre gli altri ritratti mostravano confusione e curiosità. «Una saggia, coraggiosa deCisione, ma è esattamente quello che mi aspettavo da te. Qualcun altro sa dove è caduta?»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Frugò nella saccocCia che portava al collo e ne estrasse le due metà di agrifoglio ancora attaccate soltanto per un sottilissimo filo di piuma di fenice. Hermione aveva detto che non poteva essere riparata, che il danno era troppo grave. Lui sapeva solo che se non funzionava questo, non avrebbe funzionato nient'altro.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   La sua bacchetta si saldò e dalla punta scaturirono sCintille rosse. Harry capì che ce l'aveva fatta. Prese la bacchetta di agrifoglio e di fenice e sentì un improvviso calore alle dita, come se mano e bacchetta esultassero per essersi ritrovate.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Rimetterò la Bacchetta di Sambuco» annunCiò a Silente, che lo guardava con enorme affetto e ammirazione, «dov'era. Può restarCi. Se morirò di morte naturale come Ignotus, il suo potere sarà infranto, vero? L'ultimo padrone non sarà mai stato sconfitto. E sarà la fine della storia».
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   DICiANNOVE ANNI DOPO
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

    strada rumorosa verso l'enorme stazione fuligginosa, i fumi delle auto e il fiato dei pedoni sCintillavano come ragnatele nell'aria fredda. Due grandi gabbie sbattevano in Cima ai carrelli stracolmi spinti dai genitori; i gufi all'interno gridavano indignati e la bambina con i capelli rossi si trasCinava in lacrime dietro i fratelli, aggrappandosi al bracCio del padre.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Non manca molto, fra poco Ci andrai anche tu» tentò di consolarla Harry.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Fra due anni» protestò Lily tirando su col naso. «Io voglio andarCi adesso!»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   I pendolari fissarono incuriositi i gufi quando la famiglia si aprì la strada verso la barriera tra i binari nove e dieCi. Harry udì di nuovo la voce di Albus nel frastuono; i suoi figli avevano ripreso la discussione cominCiata in macchina.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Ma James colse lo sguardo della madre e tacque. I Cinque Potter si avviCinarono alla barriera. Con un'occhiata impertinente al fratellino, James prese il carrello dalla madre e cominCiò a correre. Un attimo dopo era sparito.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «L'anno scorso gli scrivevamo tre volte la settimana» preCisò Ginny.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Fianco a fianco, spinsero il secondo carrello, prendendo veloCità. Quando arrivarono alla barriera, Albus trattenne il fiato, ma non Ci fu nessuno scontro. La famiglia emerse sul binario nove e tre quarti, oscurato dal denso vapore bianco che usCiva dal rosso Espresso per Hogwarts. Sagome indistinte sCiamavano nella nebbiolina che aveva già inghiottito James.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Ma il vapore era fitto ed era diffiCile distinguere i volti. Separate dai
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

    proprietari, le voCi rimbombavano in modo innaturale. Harry riconobbe Percy impegnato in un'animata discussione sulle norme relative ai maniCi di scopa, e fu lieto di avere una buona scusa per non fermarsi a salutare...
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Un gruppo di quattro persone affiorò dalla nebbia accanto all'ultima carrozza. Solo quando Harry, Ginny, Lily e Albus si furono avviCinati, riusCirono a distinguere le loro facce.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Ciao» li salutò Albus, immensamente sollevato.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Tutto bene con il parcheggio?» chiese Ron a Harry. «Io sì. Hermione non credeva che sarei riusCito a superare l'esame di guida Babbano, vero? Pensava che avrei dovuto Confondere l'esaminatore».
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Non è vero» protestò Hermione. «Avevo assoluta fiduCia in te».
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «In realtà l'ho Confuso» sussurrò Ron a Harry mentre caricavano insieme il baule e il gufo di Albus sul treno. «Avevo solo dimenticato di guardare nello specchietto retrovisore, e diCiamocelo, per quello posso sempre usare un Incanto Supersensor».
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Sul marCiapiede Lily e Hugo, il fratello minore di Rose, erano immersi in un'animata discussione sulla Casa in cui sarebbero stati Smistati una volta a Hogwarts.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Se non finisCi in Grifondoro ti diserediamo» intervenne Ron, «ma non voglio metterti pressione».
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Non dice davvero» li rassicurarono Hermione e Ginny, ma Ron si era distratto. Intercettò lo sguardo di Harry e accennò di nascosto a un punto a una Cinquantina di metri da lì. Il vapore per un attimo si diradò e tre persone si stagliarono nitide contro la nebbiolina fluttuante.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Era Draco Malfoy con moglie e figlio, un cappotto scuro abbottonato fino alla gola. Stava cominCiando a stempiarsi, il che enfatizzava il mento appuntito. Il ragazzino gli assomigliava quanto Albus assomigliava a Harry. Draco si accorse che Harry, Ron, Hermione e Ginny lo guardavano, fece un brusco cenno di saluto e si voltò.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

    «Ron, per l'amor del Cielo» ribatté Hermione, un po' seria un po' divertita. «Non cercare di metterli contro ancora prima che la scuola sia cominCiata!»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Hai ragione, scusa» concesse Ron, ma non riuscì a trattenersi e aggiunse: «Non dargli troppa confidenza, Rosie. Nonno Arthur non ti perdonerebbe mai se sposassi un Purosangue».
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «C'È Teddy laggiù» ansimò, puntando alle sue spalle, verso le nuvole di vapore. «L'ho appena visto! E indovinate cosa sta facendo? Si baCia con Victoire!»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Il nostro Teddy! Teddy Lupin! Che si baCia con la nostra Victoire! Nostra cugina! Gli ho chiesto cosa stava facendo...»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «... e lui ha detto che era venuto a salutarla! E poi mi ha detto di andar via. Si stavano baCiando!» aggiunse James, come se fosse preoccupato di non essere stato abbastanza chiaro.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Viene già a cena quattro volte la settimana» osservò Harry. «Perché non gli diCiamo di venire a vivere da noi e la facCiamo finita?»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «No» rispose Harry deCiso, «tu e Al starete in stanza assieme solo quando vorrò far demolire la casa».
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Sono quasi le undiCi, è meglio se salite».
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Non dimenticare di dare un baCio a Neville!» si raccomandò Ginny a James abbracCiandolo.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Mamma! Non posso dare un baCio a un professore!»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   James alzò gli occhi al Cielo.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Fuori sì, ma a scuola è il professor PaCiock, no? Non posso entrare in classe di Erbologia e baCiarlo...»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

    calCio ad Albus.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Ci vediamo dopo, Al. Occhio ai Thestral».
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Ma James rise, si lasCiò baCiare da sua madre, abbracCiò in fretta il padre e balzò sul treno che si andava riempiendo. Lo videro agitare il bracCio in segno di saluto e correre via lungo il corridoio, a cercare i suoi amiCi.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Non devi preoccuparti per i Thestral» spiegò Harry ad Albus. «Sono creature gentili, non c'È niente di spaventoso in loro. E comunque non arriverai a scuola in carrozza, Ci andrai in barca».
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Ginny baCiò Albus.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Ci vediamo a Natale».
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Ciao, Al» disse Harry, mentre il figlio lo abbracCiava. «Non dimenticare che Hagrid ti ha invitato a prendere il tÈ venerdì prossimo. Non perdere tempo con Pix. Non sfidare a duello nessuno finché non avrai imparato. E non farti prendere in giro da James».
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Harry si accovacCiò in modo che il viso di Albus fosse appena sopra il suo. Era l'unico dei suoi tre figli ad aver ereditato gli occhi di Lily.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Albus Severus» mormorò, in modo che nessuno sentisse a parte Ginny, e lei, con molto tatto, finse di salutare Rose, già sul treno. «Tu porti il nome di due Presidi di Hogwarts. Uno di loro era un Serpeverde e probabilmente l'uomo più coraggioso che io abbia mai conosCiuto».
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Non l'aveva mai detto a nessuno dei suoi figli e vide la meraviglia sul volto di Albus. Ma ormai gli sportelli sbattevano lungo il treno rosso e le figure sfocate dei genitori si avviCinavano alle carrozze per i baCi d'addio e le ultime raccomandazioni. Albus balzò a bordo e Ginny chiuse lo sportello alle sue spalle. Dai finestrini più viCini si sporgevano studenti. Un gran numero di facce, sia sul treno sia sul binario, erano rivolte verso Harry.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Non farCi caso» rispose Ron. «È per me. Sono estremamente famoso».
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Albus, Rose, Hugo e Lily risero. Il treno cominCiò a muoversi e Harry lo seguì camminando, guardando il viso magro del figlio, già infiammato per l'emozione. Continuò a sorridere e a salutare, anche se era come un piccolo lutto vedere suo figlio allontanarsi...
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   L'ultima tracCia di vapore svanì nell'aria autunnale. Il treno svoltò. La mano di Harry era ancora alzata in segno di saluto.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Harry la guardò e distrattamente abbassò la mano a sfiorare la Cicatrice a forma di saetta sulla fronte.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   La Cicatrice non gli faceva male da diCiannove anni. Andava tutto bene.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Le Fiabe di Beda il Bardo sono una raccolta di storie scritte per giovani maghi e streghe. Sono state popolari favole serali per secoli, perCiò il Pentolone Salterino e la Fonte della Buona Sorte sono altrettanto familiari a molti studenti di Hogwarts quanto Cenerentola e la Bella Addormentata nel Bosco lo sono ai bambini Babbani (non magiCi).
Introduzione (Cap. 0 Harry Potter 8)

    Le storie di Beda assomigliano alle nostre favole per molti aspetti; per esempio, la virtù vi è generalmente ricompensata e la cattiveria punita. C'è però un'ovvia differenza. Nelle favole Babbane, la magia sta di solito alla radice dei problemi dei protagonisti: la strega cattiva ha avvelenato la mela, o ha fatto dormire la prinCipessa per cent'anni, o ha trasformato il prinCipe in un'orribile bestia. Nelle Fiabe di Beda il Bardo, invece, incontriamo eroi ed eroine in grado essi stessi di praticare la magia, ma che Ciononostante hanno le nostre stesse difficoltà a risolvere i propri problemi. Le storie di Beda hanno aiutato generazioni di genitori magiCi a spiegare questa triste verità ai loro figli: la magia crea tanti problemi quanti ne risolve.
Introduzione (Cap. 0 Harry Potter 8)

    Un'altra notevole differenza tra queste fiabe e le loro controparti Babbane è che le streghe di Beda sono molto più attive nel cercare la propria fortuna rispetto alle nostre eroine. Asha, Altheda, Amata e Baba Raba sono streghe che prendono il proprio destino in mano, invece di farsi un pisolino secolare o aspettare che spunti qualcuno con la scarpetta che hanno perso. L'eccezione a questa regola, l'anonima fanCiulla dello Stregone dal Cuore Peloso, si comporta più come una prinCipessa delle nostre fiabe, ma nessuno vive per sempre felice e contento, alla fine della sua storia.
Introduzione (Cap. 0 Harry Potter 8)

    Beda il Bardo è vissuto nel quindicesimo secolo e la gran parte della sua vita rimane avvolta dal mistero. Si sa che è nato nello Yorkshire e l'unica xilografia esistente lo mostra con una barba straordinariamente rigogliosa. Se le sue fiabe riflettono accuratamente le sue opinioni, doveva essere abbastanza bendisposto verso i Babbani, che considerava più ignoranti che malevoli; diffidava della Magia Oscura e credeva che i peggiori eccessi dei maghi derivassero da tratti fin troppo umani di crudeltà, apatia o arrogante abuso dei propri talenti. Gli eroi e le eroine che trionfano nelle sue storie non sono i più dotati di poteri magiCi, ma coloro che dimostrano maggiori gentilezza, buonsenso e ingegnosità.
Introduzione (Cap. 0 Harry Potter 8)

    Un mago dei giorni nostri che condivideva simili idee era, naturalmente, il Professor Albus PerCival Wulfric Brian Silente, Ordine di Merlino (Prima Classe), Preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, Supremo Pezzo Grosso della Confederazione Internazionale dei Maghi, e Stregone Capo del Wizengamot. È stata Ciononostante una sorpresa scoprire, tra le molte carte che Silente ha lasCiato in eredità agli Archivi di Hogwarts, una serie di commenti alle Fiabe di Beda il Bardo. Non sapremo mai se siano stati scritti per il proprio piacere o in vista di una pubblicazione; ma per. gentile concessione della Professoressa Minerva McGranitt, attuale Preside di Hogwarts, siamo oggi lieti di pubblicare in questa sede i commenti del Professor Silente, insieme a una nuova traduzione del testo di Beda a cura di Hermione Granger. Confidiamo che le intuizioni del Professor Silente, che includono osservazioni sulla storia della magia, ricordi personali e informazioni illuminanti sugli elementi chiave di ogni fiaba, faranno apprezzare a una nuova generazione di maghi e di Babbani Le Fiabe di Beda il Bardo. Chiunque abbia avuto la fortuna di conoscere il Professor Silente non può non credere che sarebbe stato felice di contribuire a questo progetto, dato che i diritti d'autore saranno donati al Children's High Level Group, che opera per aiutare i bambini in disperato bisogno di essere ascoltati.
Introduzione (Cap. 0 Harry Potter 8)

    Ci corre l'obbligo di aggiungere una piccola osservazione alle note del Professor Silente. Per quanto possiamo arguire, le note furono terminate Circa diCiotto mesi prima dei tragiCi eventi che si verificarono in Cima alla Torre di Astronomia di Hogwarts. Chi conosce la storia della più recente guerra tra 343f59d maghi (per esempio chi ha letto tutti e sette i volumi sulla vita di Harry Potter) si accorgerà che il Professor Silente rivela qualcosa di meno di quello che sa - o sospetta - a proposito dell'ultima fiaba di questo libro. Il motivo di tale omissione sta, forse, in quanto Silente ebbe a dire sulla verità, molti anni or sono, al suo pupillo preferito e più famoso:
Introduzione (Cap. 0 Harry Potter 8)

    I commenti del Professor Silente si rivolgono a un pubblico di maghi, perCiò ho inserito occasionalmente la spiegazione di qualche termine o fatto che potesse necessitare di un chiarimento per i lettori Babbani.
Introduzione (Cap. 0 Harry Potter 8)

   C'era una volta un vecchio mago gentile che adoperava la magia con generosità e saggezza a benefiCio dei suoi viCini. Invece di rivelare la vera origine del suo potere, egli fingeva che le pozioni, gli incantesimi e gli antidoti gli sorgessero già bell'e fatti dal piccolo calderone che chiamava la sua pentola fortunata. Nel raggio di miglia, la gente veniva da lui con i propri problemi e il mago era lieto di dare una rimestata alla pentola e aggiustare ogni cosa.
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    Il mago, che era molto amato, visse fino a una notevole età, poi morì, lasCiando ogni bene all'unico figlio. Costui era di disposizione molto diversa dal suo gentile padre. Coloro che non sapevano praticare la magia erano, nella sua opinione, privi di alcun valore, e più d'una volta egli aveva litigato col padre per via dell'abitudine di quest'ultimo di dispensare soccorso magico ai viCini.
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    Il figlio maledisse la mente rammollita del padre, poi gettò la pantofola nel calderone, deCiso a usarlo d'ora in avanti come cestino per la spazzatura.
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    «Mia figlia si è riempita di verruche, signore» disse. «Vostro padre le mischiava uno speCiale impiastro in quel vecchio pentolone...»
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    «Vattene!» gridò il figlio. «Che m'importa delle verruche della tua mocCiosa?»
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    E sbatté la porta in facCia alla vecchia.
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    Immediatamente si udì un fracasso venire dalla cuCina. Il mago accese la bacchetta e aprì la porta; con sommo stupore, vide la pentola del padre: le era spuntato un unico piede di ottone e saltellava sul posto, in mezzo alla stanza, producendo uno spaventevole baccano sulle pietre del pavimento. Il mago le si avviCinò meravigliato, ma fece un balzo all'indietro quando vide che l'intera superfiCie della pentola era coperta di verruche.
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    «Oggetto disgustoso!» urlò, e cercò prima di far Evanescere la pentola, poi di pulirla magicamente, infine di gettarla fuori di casa. Ma nessuno dei suoi incantesimi funzionò ed egli non poté impedire alla pentola di seguirlo saltellando fuori dalla cuCina e fino a letto, salendo fragorosamente i gradini di legno della scala.
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    Il mago non riuscì a dormire tutta la notte per il rumore della vecchia pentola verrucosa accanto al letto, e la mattina dopo quella riprese a saltellare dietro di lui fino al tavolo della colazione. Clang, clang, clang, faceva la pentola col piede di ottone, e il mago non aveva neanche assaggiato il porridge quando si udì bussare di nuovo alla porta.
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    «E io ho fame adesso!» ruggì il mago, e sbatté la porta in facCia al vecchio.
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    «Mio figlio è malato grave» disse. «Per piacere, aiutateCi. Vostro padre mi ha raccomandato di venire se avevamo...»
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    Ma il mago le sbatté la porta in facCia.
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    Allora l'insopportabile pentola si riempì fino all'orlo di acqua salata e sparse lacrime per il pavimento, senza perCiò smettere di saltellare, ragliare, gemere e produrre nuove verruche.
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    Anche se per il resto della settimana non vennero altri abitanti del villaggio alla casa del mago, la pentola lo teneva informato delle loro molte sventure. Nel volgere di pochi giorni, non si trattava più solo di ragli e gemiti e lacrime e saltelli e verruche, ma anche di asfissie e vomiti e pianti di bambino, di uggiolii di cane, di rigurgiti di formaggio andato a male e latte inaCidito e di un'invasione di lumache voraCi.
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    «Portatemi tutti i vostri problemi, tutti i vostri guai e le vostre disgrazie!» urlò, correndo nella notte con la pentola che gli saltellava dietro lungo la strada per il villaggio. «Venite! LasCiate che io vi curi, vi sistemi e vi consoli! Ho la pentola di mio padre e vi guarirò!»
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    La pentola fece un ruttino, col quale rigurgitò la pantofola che il mago le aveva gettato dentro, e gli permise di infilargliela al piede di ottone. Insieme, tornarono verso la casa del mago, il passo della pentola finalmente attutito. Da quel giorno, il mago aiutò gli abitanti del villaggio così come aveva fatto suo padre, per evitare che la pentola scalCiasse via la pantofola e ricominCiasse a saltellare.
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    Un vecchio mago gentile deCide di insegnare al figlio senza cuore una lezione, facendogli assaggiare l'infeliCità dei Babbani locali. La cosCienza del giovane mago si risveglia ed egli accetta di mettere la propria magia al servizio dei viCini non maghi. Una fiaba semplice e confortante, si potrebbe pensare: nel qual caso si farebbe la figura di ingenui Citrulli. Una storia pro-Babbana che mostra la superiorità nelle arti magiche di un padre filo-Babbano rispetto al figlio anti-Babbano? È a dir poco sorprendente che anche solo una copia della versione originale sia sopravvissuta alle fiamme, cui tanto spesso simili storie erano destinate.
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    Non si può dire che Beda fosse al passo con i suoi tempi nel predicare amore fraterno verso i Babbani. All'inizio del quindicesimo secolo la persecuzione di streghe e maghi si stava diffondendo per tutta Europa. Molti rappresentanti della comunità magica ritenevano, e a ragione, che praticare un sortilegio sul maiale ammalato del viCino Babbano equivalesse a raccogliere la legna della propria pira.[1] «Che i Babbani se la cavino senza di noi!» fu il motto che accompagnò il progressivo allontanamento dei maghi dai fratelli Babbani, tendenza culminata con l'istituzione dello Statuto Internazionale della Segretezza Magica del 1689, allorché i maghi deCisero di entrare volontariamente in clandestinità.
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    Il grottesco Pentolone Salterino, tuttavia, aveva fatto presa sull'immaginazione dei bambini. La soluzione fu di sbarazzarsi della morale pro-Babbana e tenere il calderone con le sue verruche, perCiò verso la metà del sedicesimo secolo tra le famiglie magiche Circolava una variante della favola. Nella nuova versione, il Pentolone Salterino protegge un mago innocente dai viCini armati di torce e forconi, catturandoli e inghiottendoli. Alla fine della storia, quando ormai il Pentolone ha consumato la maggioranza dei viCini, il mago ottiene dai paesani che rimangono la promessa che sarà lasCiato a praticare la magia in pace. In cambio, ordina al Pentolone di restituire le vittime, che vengono diligentemente rigurgitate, leggermente acCiaccate. Ancora oggi, alcuni genitori maghi (generalmente anti-Babbani) raccontano questa seconda versione ai propri figli i quali, se mai leggono l'originale, ne rimangono assai stupiti.
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    Come ho accennato, tuttavia, il suo spirito pro-Babbano non fu l'unica ragione di risentimento verso Il Mago e il Pentolone Salterino. Con la crescente feroCia della cacCia alle streghe, le famiglie magiche cominCiarono a condurre doppie vite, usando incantesimi di dissimulazione per proteggersi. Nel diCiassettesimo secolo qualsiasi mago che fraternizzasse con Babbani era sospetto, se non addirittura emarginato dalla propria comunità. Tra i molti insulti rivolti ai maghi filo-Babbani (alcuni coloriti epiteti, quali 'Sguazzafango', 'Leccacacca' e 'CiucCiafecCia' risalgono a questo periodo), c'era l'accusa di possedere poteri magiCi deboli o inferiori.
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    Di questo possiamo star certi: che qualsivoglia mago dimostri gradimento della soCietà dei Babbani sia di modesto intelletto, di magia tanto fiacca e meschina ch'egli può sentirsi superiore soltanto se si Circonda d'ignobili Babbani.
Nulla è più sicuro segno di debole magia che una predilezione per la compagnia non magica.

IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    Nel corso del tempo questo pregiudizio venne meno, a fronte della prova schiacCiante che alcuni dei migliori maghi del mondo[3] erano, come si suol dire, filo-Babbani.
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    L'ultima obiezione al Mago e il Pentolone Salterino resta ancora oggi viva in certi ambienti e trova probabilmente la sua massima espressione in Beatrix Bloxam (1794-1910), autrice delle nefande Fiabe del funghetto. La Bloxam riteneva che Le Fiabe di Beda il Bardo fossero diseducative per quella che lei chiamava «l'insana ossessione per i più orridi argomenti, quali la morte, la malattia, lo spargimento di sangue, la magia nera, i personaggi immorali e le deiezioni ed eruzioni corporee del peggior tipo». La Bloxam riscrisse svariate storie, tra cui alcune di Beda, secondo i propri ideali, e Cioè «onde riempire le menti pure dei nostri angioletti di pensieri sani e lieti, preservare il loro dolce riposo dai brutti sogni e proteggere il prezioso fiore della loro innocenza».
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    Così reCita l'ultimo paragrafo del Mago e il Pentolone Salterino nella versione di Beatrix Bloxam:
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    E allora la piccola pentolina d'oro danzò per la gioia - hoppitti, hoppiti, hop! - sui piedini di rosa! Gigetta Cosetta aveva curato tutte le bambole dal male al panCino, e la pentolina era così felice che si colmò di dolcetti per Gigetta Cosetta e le sue bamboline!
«Ma mi raccomando di lavarti i dentini!» gridò la pentola.
E Gigetta Cosetta baCiò e abbracCiò la pentolina saltellosa e promise di aiutare sempre le bambole e di non fare mai più la vecchia CicCiosa lagnosa.

IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    La storia di Beatrix Bloxam ha sempre ottenuto la stessa reazione da generazioni di bambini magiCi: irrefrenabili conati di vomito, seguiti dall'immediata richiesta di portar via il libro e ridurlo in poltiglia.
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

   In un giardino incantato chiuso da alte mura e protetto da potenti magie, in Cima a un colle scorreva la Fonte della Buona Sorte.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    In quel giorno, centinaia di persone giungevano da ogni parte del regno per essere davanti alle mura del giardino prima dell'alba. Maschi e femmine, ricchi e poveri, giovani e vecchi, con poteri magiCi e senza, si ammassavano nella notte, ognuno con la speranza di essere l'eletto a entrare nel giardino.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Le tre donne ebbero pietà l'una dell'altra e deCisero che, se la fortuna le avesse scelte, si sarebbero unite e avrebbero cercato di arrivare alla Fonte insieme.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Il Cielo fu squarCiato dai primi raggi del sole e nel muro si aprì una fessura. La folla si accalcò, e ognuno gridava il proprio diritto alla benedizione della Fonte. Dal giardino usCirono dei rampicanti, serpeggiarono tra la gente e si attorCigliarono alla prima strega, Asha, che afferrò il polso della seconda strega, Altheda, che si strinse alla veste della terza, Amata.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    I rampicanti tirarono dentro le tre streghe attraverso la fessura e il cavaliere venne disarCionato e trasCinato insieme a loro.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    «Solo uno può bagnarsi nella Fonte! Sarà già diffiCile deCidere chi sarà tra noi, Ci mancava anche un altro!»
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Ora, Messer Senzafortuna, come il cavaliere era conosCiuto nelle terre fuori dalle mura, si avvide che quelle erano streghe e, poiché egli non possedeva alcun potere magico, né particolare abilità a giostrare o a tirar di scherma, né alcunché che lo distinguesse, era certo di non aver speranza di battere le tre donne nella corsa alla Fontana. Dichiarò pertanto la propria intenzione di tornare fuori dalle mura.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    «Cuore pavido!» lo rimbeccò. «Sfodera la tua spada, Cavaliere, e aiutaCi a raggiungere la meta!»
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    E così le tre streghe e il misero cavaliere si inoltrarono per il giardino incantato, dove erbe rare, frutta e fiori crescevano in abbondanza ai lati di sentieri assolati. Non incontrarono ostacoli finché giunsero ai piedi del colle in Cima al quale stava la Fonte.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Lì, però, trovarono una mostruosa Serpe bianca, gonfia e Cieca, attorCigliata alla base del colle. Al loro arrivo, essa voltò l'orrenda facCia su di loro e pronunCiò le seguenti parole:
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Messer Senzafortuna sfoderò la spada e cercò di ucCidere la bestia, ma la lama si spezzò. Allora Altheda le tirò delle pietre e Asha e Amata provarono ogni incantesimo che potesse domarla o stordirla, ma il potere delle loro bacchette non ebbe più efficaCia delle pietre dell'amica né della lama del cavaliere: la Serpe non li lasCiava passare.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Il sole si levò sempre più alto nel Cielo e Asha, disperata, cominCiò a piangere.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Allora la grande Serpe posò il muso sul suo volto e bevve le sue lacrime. Placata la propria sete, la Serpe sCivolò via e svanì in una buca del terreno.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    A metà dell'erta, tuttavia, s'imbatterono in una frase inCisa nel terreno.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Messer Senzafortuna prese l'unica moneta che possedeva e la posò sul pendio erboso, ma la moneta rotolò via e si perse. Le tre streghe e il cavaliere continuarono a salire, ma dopo ore e ore di cammino non erano avanzati di un sol passo; la Cima del colle non era più viCina e l'iscrizione stava sempre davanti a loro.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Il sole si alzò sulle loro teste e cominCiò a scendere verso il lontano orizzonte. I quattro erano ormai scorati, ma Altheda marCiò più veloce e più forte degli altri e li spronò a seguire il suo esempio, nonostante non avanzasse affatto per la collina.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    «Coraggio, amiCi, non cedete!» li esortò, asCiugandosi il sudore dalla fronte.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Come le gocce caddero lucenti a terra, l'iscrizione che bloccava il loro cammino sparì, ed essi videro che riusCivano di nuovo a salire.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    FeliCi per aver superato il secondo ostacolo, corsero più veloCi che poterono verso la vetta, finché finalmente intravidero la Fonte, lucCicante come cristallo, in una cornice di fiori e di alberi.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Ma prima che potessero raggiungerla, incontrarono un ruscello che bloccava loro il passaggio. Nelle profondità dell'acqua limpida una pietra lisCia recava le seguenti parole:
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Messer Senzafortuna cercò di attraversare il ruscello a bordo del proprio scudo, ma lo scudo affondò. Le tre streghe lo tirarono fuori dall'acqua, poi tentarono a loro volta di superare il torrente con un balzo, ma il torrente non le lasCiava passare, e intanto il sole scendeva sempre più basso nel Cielo.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    PerCiò si misero a riflettere sul significato del messaggio sulla pietra. Amata fu la prima a comprendere: con la bacchetta estrasse dalla propria mente tutte le memorie dei giorni feliCi passati con l'amante fuggito e le lasCiò cadere nell'acqua. Il torrente le portò via e un passaggio di pietre affiorò. Le tre streghe e il cavaliere finalmente raggiunsero la vetta.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    La Fonte sCintillava davanti a loro, tra le erbe e i fiori più rari e più belli che avessero mai visto. Il Cielo era infiammato di rosso ed era ormai tempo di deCidere chi tra di loro si sarebbe bagnato alla Fonte.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Ma prima che potessero giungere a una deCisione, la fragile Asha cadde a terra. Esausta per lo sforzo di scalare la vetta, era in fin di vita.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    I tre amiCi l'avrebbero portata alla Fonte, ma Asha era in mortale agonia e li supplicò di non toccarla.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Allora Altheda corse a raccogliere tutte le erbe che ritenne più adatte, le mescolò nella borracCia di Messer Senzafortuna e versò la pozione nella bocca di Asha.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Immediatamente Asha riuscì ad alzarsi. Non solo, ma tutti i sintomi del suo terribile morbo erano spariti.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    «Sono guarita!» esclamò. «Non ho più bisogno della Fonte. LasCiate che sia Altheda a bagnarsi!»
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    «Se sono in grado di curare questa malattia, potrò guadagnare tutto l'oro che voglio! LasCiate che sia Amata a bagnarsi!»
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Quando il sole scese oltre l'orizzonte, Messer Senzafortuna uscì dall'acqua della Fonte rivestito della gloria del suo trionfo e, con la sua armatura arrugginita, si gettò ai piedi di Amata, che era la donna più gentile e più bella su cui avesse mai posato gli occhi. Fulgido di successo, le chiese la mano e il cuore e Amata, non meno felice di lui, capì di aver trovato l'uomo che li meritava.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Le tre streghe e il cavaliere scesero insieme dal colle, a braccetto, e tutti e quattro vissero a lungo feliCi e contenti, senza mai sapere né sospettare che l'acqua della Fonte non possedeva alcun incantesimo.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    La Fonte della Buona Sorte è un classico intramontabile, tanto che fu il soggetto dell'unico tentativo di inserire una reCita natalizia nelle celebrazioni festive di Hogwarts.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    L'allora insegnante di Erbologia, il Professor Herbert Beery,[4] devoto entusiasta del teatro amatoriale, propose un adattamento di questa amatissima fiaba come intrattenimento natalizio per insegnanti e studenti. Io ero allora un giovane insegnante di Trasfigurazione e Herbert mi affidò gli effetti speCiali, che includevano la realizzazione di una Fonte della Buona Sorte funzionante e una collina erbosa in miniatura, che le nostre eroine e il nostro eroe dovevano fingere di scalare, mentre sprofondava lentamente nel palcoscenico e scompariva alla vista.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Penso di poter dire, senza eccessiva vanità, che sia la Fonte sia il Colle fecero discretamente la loro parte. Ahimè, non altrettanto si può dire del resto del cast. TralasCiando per un momento il comportamento della gigantesca 'Serpe' messa a disposizione dal nostro insegnante di Cura delle Creature Magiche, il Professor Silvanus Kettleburn, l'elemento umano fu un disastro. Il Professor Beery, nel suo ruolo di regista, era pericolosamente ignaro degli intrecCi sentimentali che si consumavano sotto il suo naso. Non aveva idea che gli studenti che interpretavano Amata e Messer Senzafortuna erano stati fidanzati fino a un'ora prima del levarsi del sipario, momento scelto da 'Messer Senzafortuna' per spostare i propri affetti su 'Asha'.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Basti dire che i nostri cercatori di Buona Sorte non arrivarono mai in vetta al Colle. Il sipario si era appena alzato quando la 'Serpe' del Professor Kettleburn - rivelando di essere un Ashwinder[5] sotto Incantesimo di Ingozzamento - esplose in una pioggia di sCintille incandescenti e polvere, riempiendo la Sala Grande di fumo e frammenti di scenografia. Mentre le enormi uova infuocate che aveva deposto ai piedi del mio Colle incendiavano le tavole del palcoscenico, 'Amata' e 'Asha' si scagliarono l'una contro l'altra, duellando con tanto ardore che il Professor Beery cadde vittima di fuoco incroCiato, gli insegnanti dovettero evacuare la Sala e l'inferno che si era scatenato sul palco rischiò di inghiottire tutto quanto. L'intrattenimento serale si concluse con un'infermeria piena; Ci vollero diversi mesi prima che la Sala Grande perdesse l'aroma pungente del legno bruCiato, e molto di più perché la testa del Professor Beery riassumesse le normali dimensioni, mentre il Professor Kettleburn fu messo in verifica.[6] Il Preside Armando Dippet vietò ogni futura rappresentazione, una tradizione non teatrale che Hogwarts è fiera di continuare tutt'oggi.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Nonostante il nostro fiasco, La Fonte della Buona Sorte è probabilmente la più popolare delle fiabe di Beda, benché, come Il Mago e il Pentolone Salterino, abbia i suoi detrattori. Più di un genitore ha chiesto la rimozione di questa fiaba dalla biblioteca di Hogwarts, tra cui, curiosamente, un discendente di Brutus Malfoy nonché ex membro del Consiglio di Hogwarts, il signor LuCius Malfoy. Il signor Malfoy sottopose per iscritto la sua richiesta di bandire la fiaba:
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Il mio rifiuto di rimuovere il libro dalla biblioteca fu appoggiato dalla maggioranza del Consiglio. Scrissi a Malfoy per spiegare la mia deCisione:
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Le cosiddette famiglie Purosangue mantengono la propria presunta purezza negando, cancellando o nascondendo la presenza di Babbani o nati-Babbani nel proprio albero genealogico. Dopodiché cercano di imporre la loro ipocrisia su di noi, chiedendoCi di bandire opere che parlano delle verità da loro negate. Non esistono maghi o streghe il cui sangue non sia mischiato a quello dei Babbani, pertanto ritengo tanto illogico quanto immorale togliere dal bagaglio di conoscenze dei nostri studenti opere che trattino tale argomento.[7]
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Questo scambio epistolare segnò l'inizio della lunga campagna di LuCius Malfoy per sollevarmi dalla posizione di Preside di Hogwarts, e della mia per sollevare lui da quella di Mangiamorte Preferito di Lord Voldemort.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

   C'era una volta un giovane stregone bello, ricco e pieno di talento, che aveva notato come i suoi amiCi, quando si innamoravano, diventassero sCiocchi, sgambettassero e si azzimassero, perdessero l'appetito e la dignità. Risolto a non cadere mai preda di tali debolezze, il giovane stregone ricorse alle Arti Oscure per assicurarsene l'immunità.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    «Tutto cambierà» prevedevano, «quando una fanCiulla catturerà il suo cuore».
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Ma il suo cuore rimaneva intatto. Benché molte fanCiulle fossero attratte dal suo contegno altezzoso e avessero impiegato le arti più sottili per sedurlo, nessuna riuscì a conquistarne l'affetto. Lo stregone si gloriava della propria indifferenza e della sagaCia che l'aveva prodotta.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    La prima freschezza della gioventù sfiorì e i coetanei dello stregone cominCiarono a sposarsi e poi a mettere al mondo figli.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    «Il loro cuore dev'essere come un gusCio vuoto» ridacchiava lui tra sé e sé, osservando il comportamento dei giovani genitori che lo Circondavano, «raggrinzito dalle richieste dei loro pargoli miagolanti!»
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Lo stregone era certo di essere oggetto di immensa invidia da parte di chiunque contemplasse la sua splendida e indisturbata solitudine. PerCiò, un giorno che sentì per caso due dei suoi lacchè parlare di lui, fu colto da rabbia e da dolore.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Ma il suo compagno ridacchiava, chiedendo come mai un uomo che possedeva tanto oro e un castello così prinCipesco non fosse stato capace di attirare una moglie.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Risolse immediatamente di prender moglie, e una moglie superiore a qualunque altra. Sarebbe stata di stupefacente bellezza, in grado di susCitare invidia e desiderio in qualsiasi uomo la vedesse; sarebbe stata di stirpe magica, di modo che i loro figli ereditassero straordinari talenti; e sarebbe stata ricca almeno quanto lui, così che nonostante l'accresCimento della famiglia la sua esistenza non risultasse meno comoda.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Avrebbe potuto impiegare anche Cinquant'anni per trovare una donna siffatta, ma il caso volle che, il giorno stesso in cui aveva deCiso di cercarla, una fanCiulla che corrispondeva a ogni suo desiderio giungesse nel viCinato a far visita alla propria famiglia.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Era una strega di prodigiosa abilità e possedeva moltissimo oro. La sua bellezza era tale che faceva sussultare il cuore di ogni uomo che le posava gli occhi addosso; ogni uomo, Cioè, tranne uno. Il cuore dello stregone non provò assolutamente nulla. Tuttavia, era il trofeo che cercava, perCiò cominCiò a farle la corte.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Tutti coloro che notarono il cambiamento nei suoi modi ne furono stupefatti e dissero alla fanCiulla che era riusCita laddove altre cento avevano fallito.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    La ragazza stessa era a un tempo affasCinata e respinta dalle attenzioni dello stregone. Percepiva la freddezza che stava dietro al calore dei suoi complimenti, e non aveva mai incontrato un uomo così strano e remoto. I suoi famigliari, però, consideravano il loro un ottimo matrimonio e, ansiosi di favorirlo, accettarono l'invito dello stregone a una festa in onore della fanCiulla.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    La tavola era imbandita di piatti e bicchieri d'oro e d'argento che ospitavano i migliori vini e i Cibi più sontuosi. I menestrelli pizzicavano liuti dalle corde di seta e cantavano un amore che il loro padrone non aveva mai provato. La fanCiulla sedeva su un trono accanto allo stregone, che le sussurrava tenere parole rubale ai poeti, senza alcuna idea del loro vero significato.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    La fanCiulla ascoltò, perplessa, e infine rispose: «Voi parlate bene, Stregone, e io sarei deliziata delle vostre attenzioni, se solo pensassi che voi abbiate un cuore!»
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Lo stregone sorrise e le rispose di non temere per Ciò. Le chiese di seguirlo e la portò via dalla festa, giù fino alla segreta in cui era rinchiuso il suo più grande tesoro.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Per anni distaccato da occhi, orecchie e dita, non era mai caduto preda della bellezza, di una voce musicale o del contatto con una serica pelle. La fanCiulla rimase terrorizzata nel vederlo, perché il cuore si era ristretto e coperto di lunghi peli neri.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Vedendo che era necessario obbedirle per compiacerla, lo stregone prese la bacchetta, aprì lo scrigno di cristallo, squarCiò il proprio petto e rimise il cuore peloso nella cavità che aveva un tempo occupato.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    «Ora siete guarito e conoscerete il vero amore!» esclamò la fanCiulla, e lo abbracCiò.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Il tocco delle sue morbide e candide bracCia, il suo respiro nelle orecchie, il profumo dei suoi folti capelli dorati perforavano come lance il cuore appena ridestato. Ma durante il suo lungo esilio, il cuore s'era fatto strano, Cieco e selvaggio nelle tenebre cui era stato condannato, e i suoi appetiti erano potenti e perversi.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Gli invitati della festa avevano notato l'assenza del loro anfitrione e della fanCiulla. Dapprima non se n'erano curati, ma con il passare delle ore si erano impensieriti e finalmente s'erano messi a cercarli per il castello.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    La fanCiulla giaceva morta sul pavimento, con il petto aperto, e di fianco a lei era accucCiato il folle stregone, che teneva in una mano insanguinata un grande cuore lisCio e scarlatto. Lo leccava e lo accarezzava e diceva di volerlo scambiare con il proprio.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Nell'altra mano brandiva la bacchetta, con la quale cercava di estrarre dal proprio petto il cuore peloso e rimpicCiolito. Ma il cuore peloso era più forte di lui e si rifiutava di lasCiare la presa sui sensi dello stregone e ritornare nella teca dov'era stato confinato per tanti anni.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Davanti agli occhi inorriditi degli ospiti, lo stregone gettò via la bacchetta e afferrò una daga d'argento. Dichiarando che mai sarebbe stato schiavo del proprio cuore, lo reCise dal petto.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Per un istante, lo stregone si inginocchiò trionfante, con un cuore in ogni mano; poi cadde sul corpo della fanCiulla e morì.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Come abbiamo visto, le prime due fiabe di Beda hanno attirato critiche per i loro temi di generosità, tolleranza e amore. Lo Stregone dal Cuore Peloso, invece, non sembra essere stata modificata né eccessivamente criticata nei secoli trascorsi da quando fu scritta; la storia che lessi un giorno nell'originale runico era quasi identica a quella che mi aveva raccontato mia madre. Detto questo, Lo Stregone dal Cuore Peloso è di gran lunga la più raccapricCiante delle opere di Beda, e molti genitori non la raccontano ai figli finché non pensano che siano abbastanza grandi da non avere incubi.[8]
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Perché, dunque, una fiaba così macabra è sopravvissuta? A mio modo di vedere, Lo Stregone dal Cuore Peloso è rimasta intatta attraverso i secoli perché parla agli abissi più oscuri di tutti noi. Riguarda una delle più grandi e meno riconosCiute tentazioni della magia: la ricerca dell'invulnerabilità.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Ovviamente, tale ricerca non è altro che una sCiocca fantasia. Nessun uomo e nessuna donna vivente, maghi o meno, sono mai sfuggiti a una qualche forma di lesione, fisica, mentale o emotiva. E tuttavia, noi maghi sembriamo particolarmente inclini all'idea di poter piegare la natura stessa dell'esistenza alla nostra volontà. Il giovane stregone[9] di questa storia, per esempio, deCide che innamorarsi metterebbe a repentaglio la sua comodità e la sua sicurezza. Percepisce l'amore come umiliazione, debolezza, un prosCiugamento delle proprie risorse emotive e materiali.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Naturalmente, il secolare commerCio di pozioni d'amore dimostra che lo stregone della storia non era il solo a voler controllare l'imprevedibile corso dell'amore. La ricerca di una vera pozione d'amore continua ancora oggi, ma nessun elisir di questo genere è mai stato creato e i migliori pozionisti dubitano che sia mai possibile.[10]
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    L'eroe di questa storia, però, non è interessato neanche a un simulacro dell'amore che possa creare o distruggere a propria volontà. Egli desidera rimanere per sempre immune da quella che considera una speCie di malattia, perCiò compie un atto di Magia Oscura possibile solo in un libro di fiabe: imprigiona il proprio cuore.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    La somiglianza di questo procedimento con la creazione di un Horcrux è stata sottolineata da molti. Sebbene l'eroe di Beda non stia cercando di sfuggire alla morte, tuttavia divide Ciò che chiaramente non è stato creato per essere diviso - corpo e cuore, piuttosto che anima - e così facendo sfida la Prima Legge Fondamentale della Magia di Adalbert Incant:
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Naturalmente, nel tentativo di diventare superumano, questo imprudente giovanotto si rende disumano. Il cuore che ha imprigionato lentamente si restringe e diventa peloso, simboleggiando la propria discesa nella bestialità. Alla fine si è ridotto a un animale violento che prende Ciò che vuole con la forza e muore nel futile tentativo di riconquistare Ciò che ormai è per sempre al di fuori della sua portata: un cuore umano.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Sebbene un po' desueta, l'espressione 'avere il cuore peloso' è entrata nel linguaggio quotidiano dei maghi, per descrivere una strega o un mago freddi e insensibili. La mia zia zitella, Honoria, ha sempre sostenuto di aver rotto il fidanzamento con un mago dell'UffiCio per l'Uso Improprio delle Arti Magiche perché a un certo punto ha scoperto che 'aveva il cuore peloso'. (Si mormorava, tuttavia, che in realtà l'avesse sorpreso nell'atto di palpeggiare degli Horklumps,[11] Ciò che l'aveva profondamente sconvolta.) In tempi più recenti, il manuale di auto-aiuto Il cuore peloso: i maghi che non vogliono responsabilità[12] ha scalato le classifiche dei libri più venduti.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    A tale scopo ordinò al capo del suo eserCito di formare una Brigata di CacCiatori di Streghe e li dotò di un branco di feroCi cani neri. Contemporaneamente, il Re fece proclamare in ogni Città e villaggio del regno il seguente editto: «Il Re richiede un Istruttore di Magia».
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Nessun vero mago osò presentarsi volontario, poiché si erano dati tutti alla clandestinità per sfuggire alla Brigata di CacCiatori di Streghe.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Ma un astuto Ciarlatano privo di qualsivoglia potere magico vide un'occasione per arricchirsi e arrivò a palazzo vantandosi di essere un mago di prodigiosa abilità. Il Ciarlatano eseguì qualche semplice trucco, col quale convinse il Re dei suoi poteri magiCi, e fu immediatamente nominato Gran Fattucchiere Capo, nonché Reale Istruttore Privato di Magia.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Il Ciarlatano chiese al Re un enorme sacco d'oro, onde procurarsi bacchette e altri generi di necessità magiCi. Domandò inoltre svariati grossi rubini, per preparare incantesimi curativi, e un paio di caliCi d'argento, per la conservazione e la fermentazione delle pozioni. Lo stolto Re gli fornì tutto quanto.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Il Ciarlatano nascose il tesoro in casa propria e tornò a palazzo.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Non sapeva di essere osservato da una vecchietta che viveva in una baracca ai margini dei giardini della reggia. Si chiamava Baba ed era la lavandaia che si occupava di mantenere le lenzuola del palazzo morbide, profumate e candide. Da dietro le lenzuola stese ad asCiugare, Baba vide il Ciarlatano strappare due rametti da uno degli alberi del Re e poi sparire dentro il palazzo.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Il Ciarlatano diede uno dei due rametti al Re e lo assicurò che si trattava di una bacchetta di immenso potere.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Ogni mattina il Ciarlatano e il Re stolto passeggiavano per i giardini della reggia, dove agitavano le bacchette e urlavano al vento parole prive di senso. Il Ciarlatano badava a eseguire qualche altro trucco, di modo che il Re restasse convinto dell'abilità del suo Fattucchiere Capo e del potere della bacchetta che gli era costata tanto oro.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Una mattina, il Ciarlatano e il Re stolto stavano agitando i loro rametti, saltellando in cerchio e cantando rime insensate, quando una fragorosa risata raggiunse le orecchie del Re. Baba la lavandaia li stava guardando dalla finestra della sua baracca, e rideva così forte che presto non ebbe più la forza di reggersi in piedi e sparì alla vista.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    «Devo essere molto ridicolo, se una vecchia lavandaia ride tanto a vedermi!» disse il Re. Smise di saltellare e agitare il rametto e aggrottò la fronte. «Sono stanco di tutti questi eserCizi! Quando sarò pronto a eseguire veri incantesimi di fronte ai miei sudditi, Fattucchiere?»
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Il Ciarlatano cercò di consolare l'allievo, promettendogli che presto sarebbe stato capace di compiere stupefacenti imprese di magia, ma la risata di Baba aveva punto l'orgoglio del Re stolto più di quanto il Ciarlatano immaginasse.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Il Ciarlatano capi che era giunto il momento di prendere il tesoro e darsela a gambe.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    «Ahimè, Vostra Maestà, Ciò è impossibile! Ho scordato di avvertire la Vostra Signoria che domani devo intraprendere un lungo viaggio...»
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    «Se lasCi la reggia senza il mio permesso, Fattucchiere, la mia Brigata di CacCiatori di Streghe ti scaglierà contro i suoi cani! Domani mattina mi assisterai nell'esecuzione di magie davanti ai signori e alle signore della mia corte, e se qualcuno riderà di me, sarai decapitato!»
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Il Re tornò dentro il palazzo, lasCiando il Ciarlatano solo e spaventato. Tutta la sua astuzia non sarebbe bastata a salvarlo, adesso, perché non poteva fuggire né aiutare il Re a eseguire magie che nessuno dei due conosceva.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Cercando uno sfogo alla sua paura e alla sua rabbia, il Ciarlatano si avviCinò alla finestra di Baba la lavandaia. Guardò dentro e vide la vecchietta seduta a un tavolo, intenta a pulire una bacchetta. In un angolo dietro di lei, le lenzuola del Re si stavano lavando da sole in un catino di legno.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Il Ciarlatano comprese immediatamente che Baba era una vera strega e che, dato che era stata causa del suo terribile problema, poteva anche risolverlo.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    «Vecchia!» ruggì il Ciarlatano. «La tua risata mi è costata cara! Se rifiuti di aiutarmi, ti denuncerò come strega, e sarai tu a essere dilaniata dai cani del Re!»
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    La vecchia Baba sorrise al Ciarlatano e gli promise che avrebbe fatto qualsiasi cosa in suo potere per aiutarlo.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Il Ciarlatano le diede istruzione di nascondersi in un cespuglio durante l'esibizione del Re e di eseguire a sua insaputa gli incantesimi che il Re avrebbe tentato. Baba si disse d'accordo, ma fece una domanda.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Il Ciarlatano fece spallucce.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    «La tua magia è senz'altro superiore all'immaginazione di quello stolto» rispose, e tornò al castello molto compiaCiuto della propria intelligenza.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Il mattino seguente tutti i nobili del regno si erano radunati nei giardini del palazzo. Il Re salì su un palco davanti a loro, affiancato dal Ciarlatano.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    «Per prima cosa, farò sparire il cappello di questa dama!» annunCiò il Re, puntando il rametto verso una nobildonna.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Da dietro il cespuglio, Baba puntò la bacchetta verso il cavallo e lo fece salire in alto nel Cielo.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    «E ora...» disse il Re, guardandosi attorno alla ricerca di un'idea; e il Capitano della sua Brigata di CacCiatori di Streghe si fece avanti.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    «Vostra Maestà» disse il Capitano, «questa stessa mattina, SCiabola è morto per aver mangiato un fungo velenoso! Riportatelo in vita, Vostra Maestà, con la vostra bacchetta!»
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    E il Capitano issò sul palco il corpo senza vita del più grande dei cani cacCiatori di streghe.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Lo stolto Re levò il rametto e lo puntò verso il cane morto. Ma dietro al cespuglio Baba sorrise e non si prese nemmeno la briga di alzare la bacchetta, poiché nessuna magia può resusCitare i morti.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Quando il cane non si mosse, la folla cominCiò prima a mormorare, poi a ridere. Sospettavano che i primi due incantesimi del Re fossero solo dei trucchi.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    «Perché non funziona?» urlò il Re al Ciarlatano, che ricorse all'unico espediente che gli restava.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Baba fuggì, e la Brigata di CacCiatori di Streghe si gettò al suo inseguimento, sCiogliendo i cani che latravano assetati del sangue di Baba. Ma, raggiunta una bassa siepe, la piccola strega sparì alla vista e quando il Re, il Ciarlatano e tutti i cortigiani furono dall'altro lato della siepe, videro che la muta dei cani stava abbaiando e raspando attorno a un albero vecchio e ricurvo.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    «Si è trasformata in un albero!» esclamò il Ciarlatano e, temendo che Baba si mutasse di nuovo in donna e lo denunCiasse, aggiunse: «Abbattetela, Vostra Maestà, così si trattano le streghe malvagie!»
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Fu immediatamente portata un'asCia e il vecchio albero venne abbattuto tra l'esultanza dei cortigiani e del Ciarlatano.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    «SCiocchi!» gridò la voce di Baba dal ceppo che si erano lasCiati alle spalle.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    «Non si possono ucCidere le streghe né i maghi tagliandoli a metà! Prendete l'asCia, se non mi credete, e tagliate in due il Gran Fattucchiere!»
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Il Capitano della Brigata di CacCiatori di Streghe non vedeva l'ora di fare l'esperimento, ma quando levò l'asCia il Ciarlatano cadde in ginocchio, chiedendo pietà e confessando tutte le sue malefatte. Mentre lo portavano verso le segrete, il ceppo dell'albero sghignazzò più forte che mai.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    «Tagliando una strega a metà, avete scatenato una spaventosa maledizione sul vostro regno!» disse al Re, terrorizzato. «D'ora in poi, ogni capello che torcerete ai miei colleghi maghi e streghe ricadrà come un colpo d'asCia sulle vostre reni, finché non desidererete d'esser morto!»
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Il Re promise immediatamente di ingaggiare il più famoso scultore del regno e di commissionargli una statua d'oro puro. Poi il Re svergognato e tutti i nobili tornarono al palazzo, lasCiando il ceppo a sghignazzare.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Quando i giardini furono deserti, da un buco tra le radiCi del ceppo uscì un vecchio coniglio robusto e baffuto, che stringeva una bacchetta tra i denti. Baba Raba saltellò fuori dai giardini e andò molto lontano, la statua d'oro della lavandaia sorse sul ceppo d'albero e da allora in quel regno mai più una strega o un mago furono perseguitati.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    La storia di Baba Raba e il Ceppo Ghignante è, per molti versi, la più 'realistica' delle fiabe di Beda, nel senso che la magia descritta risponde, quasi in tutto, alle leggi magiche conosCiute.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    È attraverso questa storia che molti di noi hanno scoperto per la prima volta che la magia non può resusCitare i morti. È stata una grande delusione e una grande sorpresa, perché da bambini credevamo che i nostri genitori fossero in grado di riportare in vita i nostri topini o gattini morti con un semplice cenno della bacchetta. Benché Circa sei secoli siano trascorsi da quando Beda scrisse questa storia, e nonostante abbiamo trovato innumerevoli modi per mantenere un'illusione della presenza dei nostri cari,[13] nessun mago è mai riusCito a riunire corpo e anima dopo che la morte è avvenuta. Come scrive l'eminente filosofo mago Bertrand de Pensées-Profondes nel suo famoso trattato Uno studio delle possibilità di invertire gli effetti contingenti e metafisiCi della morte naturale, con particolare riguardo alla reintegrazione di essenza e materia: «LasCiate perdere. Non succederà mai».
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    La fiaba di Baba Raba, inoltre, Ci offre una delle prime apparizioni letterarie di un Animagus, poiché Baba la lavandaia possiede la rara abilità magica di trasformarsi in animale a proprio piaCimento.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Gli Animagi costituiscono una minima percentuale della popolazione magica. Arrivare a una perfetta e spontanea trasformazione da umano in animale e viceversa richiede molto studio e molto eserCizio, e molti maghi ritengono che il loro tempo possa essere meglio impiegato in altri ambiti. Certamente, le applicazioni di un simile talento sono limitate, a meno che si abbia un gran bisogno di travestirsi o nascondersi. È per questo motivo che il Ministero della Magia ha voluto istituire un registro degli Animagi, poiché non Ci sono dubbi che questo tipo di magia sia di grande utilità soprattutto a chi operi in attività clandestine, segrete o addirittura criminali.[14]
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Che sia esistita una lavandaia capace di trasformarsi in un coniglio è dubbio; tuttavia, alcuni storiCi della magia hanno avanzato l'ipotesi che Beda si sia ispirato alla famosa fattucchiera francese Lisette de Lapin, condannata per stregoneria a Parigi nel 1422. Con grande meraviglia dei suoi carcerieri Babbani, che furono accusati di averla aiutata a scappare, Lisette sparì dalla propria cella la notte prima dell'esecuzione. Non è mai stato provato che Lisette fosse un Animagus e che sia riusCita a passare attraverso le sbarre della finestra della cella, ma poco tempo dopo un grosso coniglio bianco fu visto attraversare la Manica a bordo di un calderone sul quale era issata una vela, e in seguito un simile coniglio divenne un fidato consigliere alla corte di Enrico VI.[15]
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Il re della storia di Beda è uno stolto Babbano che al tempo stesso brama e teme la magia. Pensa di poter diventare un mago semplicemente imparando formule e agitando una bacchetta.[16] Ignora del tutto la vera natura della magia e dei maghi, perCiò crede agli assurdi suggerimenti sia del Ciarlatano che di Baba. È infatti tipico di un certo pensiero Babbano accettare, per ignoranza, ogni genere di cose impossibili sulla magia, tra cui l'idea che Baba si sia tramutata in un albero e possa ancora pensare e parlare. (Val la pena notare a questo punto, però, che Beda da un canto usa l'espediente dell'albero parlante per mostrarCi quanto sia ignorante il re Babbano, dall'altro Ci chiede di credere che Baba possa parlare dopo essersi trasformata in coniglio. Potrebbe trattarsi di una licenza poetica, ma io ritengo più probabile che Beda abbia solo sentito parlare degli Animagi e non ne abbia mai conosCiuto uno, perché questa è l'unica incongruenza della fiaba con le leggi della magia. Gli Animagi non conservano l'abilità umana della parola nella loro forma animale, anche se conservano il pensiero e le capaCità di ragionamento degli umani. Questa, come sa qualsiasi scolaretto, è la differenza fondamentale tra un Animagus e chi si Trasfigura in un animale. Quest'ultimo diventa in tutto e per tutto un animale, con la conseguenza di non sapere niente di magia e nemmeno di essere mai stato un mago, e di aver bisogno pertanto di qualcuno che lo ri-Trasfiguri nella sua forma originale).
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Ritengo invece possibile che nel far fingere alla propria eroina di trasformarsi in un albero e nella sua minacCia al Re di un dolore simile a un colpo d'asCia nelle reni, Beda si sia ispirato a vere tradizioni e pratiche magiche. Gli alberi da bacchetta sono sempre stati ferocemente protetti dai fabbricanti che li hanno in cura, e chi abbatta simili alberi per rubarli rischia non solo la ritorsione degli Asticelli[17] che vi fanno abitualmente il nido, ma anche gli effetti degli incantesimi protettivi imposti dai loro proprietari. All'epoca di Beda, la Maledizione CruCiatus[18] non era ancora stata dichiarata illegale dal Ministero della Magia e poteva produrre esattamente la sensazione di cui Baba minacCia il Re.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

   C'erano una volta tre fratelli che viaggiavano lungo una strada tortuosa e solitaria al calar del sole. Dopo qualche tempo, i fratelli giunsero a un fiume troppo profondo per guadarlo e troppo pericoloso per attraversarlo a nuoto. Tuttavia erano versati nelle arti magiche, e così bastò loro agitare le bacchette per far comparire un ponte sopra le acque infide. Ne avevano percorso metà quando si trovarono il passo sbarrato da una figura incappucCiata.
LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)

    E la Morte parlò a loro. Era arrabbiata perché tre nuove vittime l'avevano appena imbrogliata: di solito i viaggiatori annegavano nel fiume. Ma la Morte era astuta. Finse di congratularsi con i tre fratelli per la loro magia e disse che Ciascuno di loro meritava un premio per essere stato tanto abile da sfuggirle.
LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)

    Così il fratello maggiore, che era un uomo bellicoso, chiese una bacchetta più potente di qualunque altra al mondo: una bacchetta che facesse vincere al suo possessore ogni duello, una bacchetta degna di un mago che aveva battuto la Morte! Così la Morte si avviCinò a un albero di sambuco sulla riva del fiume, prese un ramo e ne fece una bacchetta, che diede al fratello maggiore.
LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)

    Il secondo fratello, che era un uomo arrogante, deCise che voleva umiliare ancora di più la Morte e chiese il potere di richiamare altri dalla Morte. Così la Morte raccolse un sasso dalla riva del fiume e lo diede al secondo fratello, dicendogli che quel sasso aveva il potere di riportare in vita i morti.
LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)

    Infine la Morte chiese al terzo fratello, il minore, che cosa desiderava. Il fratello più giovane era il più umile e anche il più saggio dei tre, e non si fidava della Morte. PerCiò chiese qualcosa che gli permettesse di andarsene senza essere seguito da lei. E la Morte, con estrema riluttanza, gli consegnò il proprio Mantello dell'Invisibilità.
LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)

    Il primo fratello viaggiò per un'altra settimana o più, e quando ebbe raggiunto un lontano villaggio andò a cercare un altro mago con cui aveva da tempo una disputa. Armato della Bacchetta di Sambuco, non poté mancare di vincere il duello che seguì. LasCiò il nemico a terra, morto, ed entrò in una locanda, dove si vantò a gran voce della potente bacchetta che aveva sottratto alla Morte in persona e di come essa l'aveva reso invinCibile.
LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)

    Quella stessa notte, un altro mago si avviCinò furtivo al giaCiglio dove dormiva il primo fratello, ubriaco fradiCio. Il ladro rubò la bacchetta e per buona misura tagliò la gola al fratello più anziano.
LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)

    Nel frattempo, il secondo fratello era tornato a casa propria, dove viveva solo. Estrasse la pietra che aveva il potere di richiamare in vita i defunti e la girò tre volte nella mano. Con sua gioia e stupore, la figura della fanCiulla che aveva sperato di sposare prima della di lei prematura morte gli apparve subito davanti.
LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)

    Ma sebbene la Morte avesse cercato il terzo fratello per molti anni, non riuscì mai a trovarlo. Fu solo quando ebbe raggiunto una veneranda età che il fratello più giovane si tolse infine il Mantello dell'Invisibilità e lo regalò a suo figlio. Dopodiché salutò la Morte come una vecchia amica e andò lieto con lei, da pari a pari, congedandosi da questa vita.
LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)

    L'ironia della sorte è che da questa storia è scaturita una curiosa leggenda, che contraddice preCisamente il messaggio originale. La leggenda sostiene che i doni che la Morte consegna ai fratelli - una bacchetta invinCibile, una pietra che può richiamare i morti dall'oltretomba, e un Mantello dell'Invisibilità che dura per sempre - siano oggetti reali che esistono nel nostro mondo. La leggenda va oltre: se qualcuno diventasse il legittimo proprietario di tutti e tre, diverrebbe 'padrone della Morte', locuzione che è sempre stata intesa a significare invulnerabile, persino immortale.
LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)

    Potremmo sorridere, un po' tristemente, su quanto tutto Ciò Ci riveli dell'umana natura. L'interpretazione più ottimista sarebbe: «La speranza eternamente sorge».[20] Nonostante il fatto che, secondo Beda, due dei tre oggetti siano molto pericolosi, nonostante il chiaro messaggio che la Morte alla fine viene per tutti noi, una piccola minoranza nella comunità magica continua a credere che Beda abbia voluto inviare un messaggio Cifrato, che è esattamente l'opposto di quello scritto nero su bianco, e che soltanto loro sono suffiCientemente intelligenti per deCifrare.
LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)

    Naturalmente, nemmeno la pietra è mai stata trovata. Come ho già rilevato nel commento a Baba Raba e il Ceppo Ghignante, non siamo ancora capaCi di resusCitare i morti e Ci sono tutte le ragioni di credere che non lo saremo mai. Spregevoli copie, è vero, sono state create da taluni Maghi Oscuri: gli Inferi,[22] che sono però niente più che spettrali marionette, e non uomini realmente ridestati dall'aldilà. Inoltre, la storia di Beda dice espliCitamente che l'amore perduto del secondo fratello non fa veramente ritorno dal regno dei morti. La fanCiulla è stata mandata dalla Morte per attirare il secondo fratello nelle proprie grinfie e perCiò è fredda, lontana, tormentosamente presente e assente al tempo stesso.[23]
LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)

    Resta la bacchetta, e qui gli ostinati che credono nel messaggio nascosto di Beda hanno per lo meno una qualche testimonianza storica alla quale appoggiarsi. Si dà infatti il caso che attraverso i secoli Ci siano stati maghi che hanno sostenuto - o per vanità, o per intimidire possibili nemiCi, o in assoluta buona fede - di possedere una bacchetta più potente del normale, una bacchetta addirittura 'invinCibile'. Alcuni di loro hanno persino asserito che la bacchetta fosse di sambuco, come quella che avrebbe fabbricato la Morte. A tali bacchette sono stati attribuiti molti nomi, tra cui 'Bacchetta del Destino' o 'Stecca della Morte'.
LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)

    Non è affatto sorprendente che esistano vecchie superstizioni sulle nostre bacchette, che dopo tutto sono i nostri strumenti magiCi e le armi più potenti. Certe bacchette (e di conseguenza i loro proprietari) sarebbero incompatibili:
LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)

   
Se lui è querCia e lei è agrifoglio,
le nozze non consiglio.
oppure denoterebbero difetti nel carattere del proprietario:
Il sorbo sparla, il castagno sogna,
testardo è il frassino, il nocCiolo si lagna.
E naturalmente, in questa categoria di detti non dimostrati troviamo:
Bacchetta di sambuco, non cavi un ragno dal buco.

LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)

    Un secolo dopo, un altro personaggio poco raccomandabile, chiamato Godelot, fece progredire gli studi di Magia Oscura con una raccolta di pericolosi incantesimi, prodotti con l'ausilio di una bacchetta che descrive come «il più maligno e sottile tra li miei amiCi, il quale ha corpo di Sabuco,[24] e conosce i modi delle magie fetide e putridissime». (Delle Magie Fetide e Putridissime divenne il titolo del capolavoro di Godelot).
LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)

    La maggior parte dei maghi e delle streghe preferiscono una bacchetta che li abbia 'scelti' a qualsiasi bacchetta di seconda mano, proprio perché questa potrebbe aver preso dal precedente proprietario abitudini incompatibili con lo stile di magia del nuovo padrone. La pratica generale di seppellire (o cremare) la bacchetta insieme al proprietario tende a far sì che nessuna bacchetta assorba conoscenze da troppi padroni. Chi crede nella Bacchetta di Sambuco, però, sostiene che a causa del modo in cui avrebbe cambiato proprietà - ogni padrone avrebbe infatti superato il precedente, di solito ucCidendolo - essa non sia mai stata distrutta né seppellita, ma sia sopravvissuta attraverso i secoli accumulando saggezza, forza e potere ben oltre il normale.
LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)

    Si sa che Godelot perì nelle proprie segrete, dove era stato rinchiuso dal figlio pazzo Hereward. Dobbiamo pensare che Hereward abbia sottratto la bacchetta al padre, altrimenti questi sarebbe riusCito a evadere, ma cosa ne fece successivamente Hereward non è dato di sapere. Quel che è certo è che una bacchetta chiamata 'Bacchetta di Surello'[26] dal suo stesso proprietario, Barnabas Deverill, appare all'inizio del diCiottesimo secolo e che Deverill la utilizzò per farsi una reputazione di mago terrificante, finché il suo regno di terrore non venne sovvertito dall'altrettanto infame Loxias, che prese la bacchetta, la ribattezzò 'Stecca della Morte' e la usò per far scempio di chiunque non gli andasse a genio. È diffiCile tracCiare la storia successiva della bacchetta di Loxias, perché furono molti a vantarsi di averlo fatto fuori, inclusa la sua stessa madre.
LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)

    Ciò che non può non colpire qualsiasi mente dotata di buonsenso che studi la cosiddetta storia della Bacchetta di Sambuco è che ogni uomo che si sia mai vantato di possederla[27] ha sempre sostenuto che fosse 'invinCibile', mentre il suo stesso passaggio di mano in mano dimostra non solo che è stata vinta centinaia di volte, ma che attira guai quanto Ghiozza la Capra Zozza attira le mosche. In fin dei conti, la ricerca della Bacchetta di Sambuco non fa che confermare un'osservazione che ho avuto più volte occasione di ripetere nel corso della mia lunga vita, e Cioè che gli esseri umani hanno un debole esattamente per le cose che sono peggiori per loro.
LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)

    Ma chi di noi avrebbe mostrato la saggezza del terzo fratello, se avessimo avuto la possibilità di scegliere fra i tre Doni della Morte? Maghi e Babbani sono altrettanto assetati di potere: chi avrebbe resistito alla 'Bacchetta del Destino'? Quale essere umano, che avesse perduto una persona cara, non avrebbe scelto la Pietra della Resurrezione? Persino io, Albus Silente, troverei più faCile rifiutare il Mantello dell'Invisibilità. Il che dimostra che, per quanto intelligente, sono comunque un idiota come tutti.
LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)

    Cara Lettrice, caro Lettore,
grazie infinite per aver comprato questo libro speCiale e unico. Ho voluto approfittare dell'occasione per spiegare come il vostro aiuto potrà fare davvero la differenza nella vita di molti bambini.
Conclusione (Cap. 6 Harry Potter 8)

    Per cambiare la vita dei bambini 'istituzionalizzati' o emarginati, e per far sì che nessuna generazione futura debba mai più patire simili sofferenze, nel 2005 io e JK Rowling abbiamo fondato il Children's High Level Group. La nostra intenzione era dare voce a questi bambini abbandonati: far sì che le loro storie fossero conosCiute.
Conclusione (Cap. 6 Harry Potter 8)

    L'iniziativa aiuta Circa 250.000 bambini ogni anno. Abbiamo fondato una linea telefonica dedicata e indipendente che fornisce sostegno e informazioni a centinaia di migliaia di bambini all'anno. Gestiamo inoltre attività formative, tra cui i progetti 'Community Action', nel quale ragazzi provenienti da scuole tradizionali lavorano insieme ai bambini bisognosi di cure speCiali negli istituti, ed 'Edelweiss', che consente ai ragazzi emarginati e collocati in istituto di esprimere la propria creatività e il proprio talento. In Romania, il CHLG ha creato un consiglio nazionale dei bambini per rappresentare i loro diritti e permettere loro di parlare delle proprie esperienze.
Conclusione (Cap. 6 Harry Potter 8)

    Il CHLG ha una caratteristica unica tra le organizzazioni non governative in questo campo, che è quella di lavorare, oltre che sul territorio con servizi speCializzati, anche con i governi e le istituzioni statali, con la soCietà Civile, con organizzazioni professionali e di volontariato.
Conclusione (Cap. 6 Harry Potter 8)

    Vi siamo davvero molto grati per l'aiuto che Ci date comprando questo libro. Questi fondi essenziali daranno al CHLG la possibilità di continuare le proprie attività, e a centinaia di migliaia di altri bambini quella di vivere una vita dignitosa e sana.
Conclusione (Cap. 6 Harry Potter 8)

    [1] Naturalmente le vere streghe e i veri maghi erano per lo più in grado di sfuggire al rogo, al ceppo e al capestro (cfr. le annotazioni su Lisette de Lapin nel mio commento a Baba Raba e il Ceppo Ghignante). Tuttavia, alcune esecuzioni ebbero effettivamente luogo: Sir Nicholas de Mimsy-Porpington (un mago della corte reale durante la vita, e durante la morte fantasma della Torre di Grifondoro) fu privato della propria bacchetta prima di venire rinchiuso in una segreta e si trovò quindi nell'impossibilità di sfuggire alla morte; soprattutto, le famiglie di maghi rischiavano di perdere i giovani rampolli che, per la loro incapaCità di controllare la magia, si facevano notare dai cacCiatori di streghe Babbani e risultavano vulnerabili.
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)

    [2] [Un Magonò è una persona nata da genitori maghi, ma priva di poteri magiCi. Si tratta di casi piuttosto rari. Molto più comuni sono maghi e streghe nati da genitori Babbani. JKR]
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)

    [4] Il Professor Beery avrebbe poi lasCiato Hogwarts per insegnare alla A.M.A.D. (Accademia Magica di Arti Drammatiche) dove, mi confessò una volta, mantenne una forte avversione nei confronti delle rappresentazioni di questa storia, ritenendo che portasse iella.
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)

    [5] Cfr. Gli Animali FantastiCi: dove trovarli per una descrizione completa di questa curiosa creatura. Non la si sarebbe mai dovuta introdurre volontariamente in una stanza rivestita di legno né sottoporla a un Incantesimo di Ingozzamento.
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)

    [6] Il Professor Kettleburn fu messo in verifica per ben sessantadue volte durante la sua carriera di insegnante di Cura delle Creature Magiche. I suoi rapporti con il mio predecessore a Hogwarts, il Professor Dippet, furono sempre tesi, dato che il Professor Dippet lo considerava un po' uno scavezzacollo. Quando io diventai Preside, tuttavia, il Professor Kettleburn si era notevolmente calmato, sebbene alcuni CiniCi sostenessero che con solo uno e mezzo dei suoi arti originali a disposizione avesse dovuto per forza prendere la vita con maggiore serenità.
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)

    [8] Come racconta nel suo diario, Beatrix Bloxam non si riebbe mai dall'aver origliato questa storia raccontata da sua zia a una cuginetta più grande. «Per puro caso, la mia piccola orecchia finì proprio sulla serratura. Posso solo immaginare di essere rimasta paralizzata dall'orrore, perché inavvertitamente ascoltai l'intera orribile storia, oltre ad alcuni spaventosi particolari che riguardavano una scabrosissima faccenda occorsa tra mio zio Nobby, una strega del posto e un sacco di Bulbi Balzellanti. Lo shock per poco non mi fu fatale; rimasi a letto per una settimana ed ero tanto traumatizzata che sviluppai l'abitudine di tornare, nel sonno, ogni sera alla stessa serratura, finché mio padre, per il mio bene, non deCise di imporre un Incantesimo di Adesione alla mia porta durante la notte». Evidentemente Beatrix non trovò mai modo di adattare Lo Stregone dal Cuore Peloso alle sensibili orecchie dei bambini, perché nelle sue Fiabe del funghetto non ce n'è tracCia.
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)

    [9] [Il termine 'stregone' è molto antico. Benché a volte sia semplicemente un sinonimo di 'mago', originariamente denotava una persona versata nel duello e nella magia marziale. Era anche un titolo che si conferiva a maghi che avevano compiuto imprese coraggiose, così come i Babbani possono venir nominati cavalieri per atti di valore. Chiamando il giovane mago di questa storia stregone, Beda indica che era già stato riconosCiuto come particolarmente abile nella magia offensiva. Oggigiorno i maghi usano la parola 'stregone' in due significati: o per descrivere un mago dall'aspetto particolarmente feroce, o come titolo che denota particolari abilità o risultati. In questo senso, Silente è Stregone Capo del Wizengamot. JKR]
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)

    [10] Spiega Hector Dagworth-Granger, fondatore della Strastraordinaria SoCietà dei Pozionisti: «Un bravo pozionista può indurre potenti infatuazioni, ma nessuno è mai riusCito a creare quell'attaccamento veramente indistruttibile, eterno e incondizionato che soltanto può essere chiamato Amore».
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)

    [11] Gli Horklumps sono creature rosa e ispide, simili a funghi. È veramente diffiCile immaginare perché qualcuno dovrebbe volerle palpeggiare. Per maggiori informazioni, cfr. Gli Animali FantastiCi: dove trovarli.
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)

    [14] [La Professoressa McGranitt, attuale Preside di Hogwarts, mi prega di preCisare che è diventata un Animagus solo in seguito alle proprie estese ricerche in tutti i campi della Trasfigurazione, e che non ha mai usato la sua capaCità di trasformarsi in un soriano per nessuna attività clandestina, eccezion fatta per legittime missioni svolte per conto dell'Ordine della Fenice, nelle quali segretezza e dissimulazione erano indispensabili. JKR]
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)

    [16] Come studi approfonditi dell'UffiCio Misteri hanno dimostrato già a partire dal 1672, maghi e streghe si nasce, non si diventa. La inattesa capaCità di praticare la magia può in effetti apparire in persone di stirpe apparentemente non magica (benché diversi studi successivi facCiano pensare che Ci dev'essere stato un mago in qualche punto dell'albero genealogico), ma i Babbani non possono essere maghi. Il meglio, o il peggio, che possono sperare sono effetti casuali e incontrollabili generali da un'autentica bacchetta magica, la quale, in quanto strumento che incanala la magia, a volte trattiene poteri residui che si possono scaricare improvvisamente. Cfr. anche le note sulle bacchette a proposito della Storia dei Tre Fratelli.
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)

    [17] Per un'esauriente descrizione di questi curiosi arboricoli, detti anche Bowtruckles, cfr. Gli Animali FantastiCi: dove trovarli.
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)

    [18] Le maledizioni CruCiatus, Imperium e Avada Kedavra furono dichiarate Senza Perdono nel 1717, e il loro uso punito con le pene più severe.
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)

    [19] [La negromanzia è l'Arte Oscura di resusCitare i morti, un ramo della magia che, come questa storia spiega chiaramente, non ha mai funzionato. JKR]
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)

    [20] [Questa Citazione dimostra che Albus Silente non era solo estremamente colto in termini magiCi, ma che aveva anche una certa familiarità con l'opera del poeta Babbano Alexander Pope. JKR]
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)

    [21] [In genere, i Mantelli dell'Invisibilità non sono infallibili. Si possono rompere o possono diventare opachi con il tempo, gli incantesimi che vi sono imposti possono consumarsi o essere annullati da contro-incantesimi. È questa la ragione per cui le streghe e i maghi di solito ricorrono a Incantesimi di Disillusione per nascondersi o camuffarsi. Albus Silente era noto per la sua capaCità di eseguire un Incantesimo di Disillusione tanto potente da rendersi invisibile senza bisogno di un Mantello. JKR]
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)

    [23] Molti critiCi ritengono che, nel creare questa pietra che resusCita i morti, Beda si sia ispirato alla Pietra Filosofale, con la quale si distilla l'Elisir di Lunga Vita, che induce l'immortalità.
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)

    [27] Nessuna strega ha mai dichiaralo di possedere la Bacchetta di Sambuco. Pensatene Ciò che preferite, ma così è.
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)